Una Vacanza Quasi Tranquilla

di iacomary97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caldo... Troppo! ***
Capitolo 2: *** La vacanza si avvicina! ***
Capitolo 3: *** Questo non è un titolo originale... ***
Capitolo 4: *** Dammi il tuo posto! ***
Capitolo 5: *** I tassisti non sono affidabili! ***



Capitolo 1
*** Caldo... Troppo! ***


A/N= Salve a tutti. Questo è il sequel a “Tutta la verità” inserito nella sezione Psych. Se venite da quella sezione o avete già letto il primo, tutto ok. Se invece è la prima volta che sentite parlare della serie o della fanfiction, non c’è problema. Se volete sapere quello che è successo nella prima, basta che andate nell’ultimo capitolo, l’epilogo, e leggete il riassunto. Se volete invece conoscere meglio i personaggi di Psych, oltre a consigliarvi la serie, vi consiglio di visitare le loro schede dei personaggi su Wikipedia. Dato che coinvolgerà molto la coppia consiglio di leggere almeno la scheda di Shawn Spencer e Juliet O’Hara. Sono davvero ben fatte e molte volte hanno aiutato anche me nonostante sia una grandissima fan. All’inizio incentrerà molto la coppia Callian, mentre successivamente in egual modo insieme ai Shules. Scusate per il lungo intro, ma era necessario.

Enjoy. :D

 

Cap 1 - Caldo... Troppo!

--- Gillian Foster POV ---

--- Washington DC… 1 Luglio ore 12:00 ---

 

Era un caldo lunedì di luglio. L’ufficio era nella sua normale attività nonostante fossimo nel pieno dell’estate. Non c’erano molti dipendenti ma quelli che erano presenti correvano da una parte all’altra per finire il proprio lavoro e poter andare in vacanza in anticipo. Il rumore delle loro scarpe bastava a sostituire il rumore abituale. Era davvero davvero davvero faticoso lavorare in quell’afa, nonostante Cal avesse fatto montare da poco dei ventilatori nuovi e dei condotti del filtro dell’aria più efficienti. Non riuscivo nemmeno io a lavorare.

Nonostante la mia città fosse circondata da due importanti fiumi e numerosi canali, desideravo tanto di trovarmi in una città vicina al mare. Era così caldo che sembrava fossimo nel deserto…

 

Mi accasciai dal caldo sulla scrivania sui numerosi fogli dei soliti casi minori, tradimenti e furti, che ultimamente avevano colpito numerosi negozi di elettronica e qualunque negozio che avesse ventilatori. Potete capire quanto faceva caldo.

 

Mi accorsi poi che li stavo stropicciando ma poco mi importava. Li avrei ristampati all’evenienza più tardi.

Ancora sdraiata mi ricordai che sarebbe mancato poco alla nostra meritata vacanza, io e lui da soli… e sorrisi.

 

Andai nel suo ufficio.

Lo ritrovai in canotta su una scala, deciso a cambiare il piccolo ventilatore che aveva sempre avuto al posto di uno molto più grande posizionato precariamente sul mobile. Nella camera il caldo era soffocante, perché era stato costretto a togliere la corrente per montare i ventilatori elettrici.

-Cal?- La mia voce era quasi un sospiro. Era come se non ci fosse aria nella camera. Cal era in una pozza d’acqua. Prese il cacciavite ma gli cadde.

-Dannazione.- Non sapeva cosa fare perché con una mano teneva il ventilatore ancora appeso e con l’altra non riusciva a raggiungere il cacciavite. Cercò di scendere un po’, ma per paura di farsi male tornò come prima. A quel punto mi avvicinai e mi notò.

-Oh ehi… non è che me lo passi?- Dopo averglielo passato, smontò il ventilatore e passandomelo lo posai a terra.

-Sei un bagno d’acqua… non c’era nessun tecnico in giro?-

Sbuffò e con un piccolo sforzo tirò su il ventilatore e lo incastrò nell’ingranaggio.

-A trovarne uno… uh… sai quanti ricconi ci sono in DC. Se li sono prenotati i tecnici…-

-E Locker?-

-Aha… beh lui è stato chiamato da suo zio e mi abbandonato qui dopo aver finito la sua e la tua camera… L’unica cosa che mi fa piacere è che suo zio è tirchio. E potrei abbassargli lo stipendio.-

-Lo sai che non entra tra le sue competenze… è solo un plus…-

-Infatti non gli aggiungo nulla.-

 

Anche se sapevo il perché faceva così, il caldo e la stanchezza, a volte mi pareva che era troppo duro con lui.

-Senti stavo pensando…- Era da un po’ che volevo farlo e beh, con questo caldo era indispensabile. -…con questo caldo è impossibile lavorare e… mi chiedevo se potevamo finalmente andare in vacanza.-

-Eh beh... non lo so.-

-Dai Cal.-

Sistemò gli ultimi agganci e poi si girò verso di me.

-Va bene... ma prima dobbiamo finire tutti i casi stupidi che hai accettato tu...-

Li odiava proprio...

Sulla sedia trovai un asciugamano. Glielo lanciai. Afferrato se lo avvolse intorno al collo e scese.

-Dimmi un po'...- si avvicinò e mi poggiò le braccia intorno alla vita. -...dove vorresti andare? Un paese remoto del Cile, un isola tropicale, un viaggio spirituale tibetano?-

-Non voglio viaggiare lontano, o andare in posti famosi o chissà dove. Quello che voglio è staccarmi dal lavoro, dallo stress e dal caldo, e passare una settimana in pace con la persona che più amo. Ok?-

Alzò le sopracciglia giocosamente e si avvicinò per baciarmi.

Durò poco perché tornò la corrente e il ventilatore cominciò a funzionare.

-Chi diavolo ha acceso la corrente...-

Non fece in tempo di alzare gli occhi al soffitto che mi spinse sotto al tavolo. Poi mi raggiunse anche lui.

 

Il rumore che seguì non era nulla di buono.

 

-Dannazione... non avevo ancora finito...- Alzato prese il ventilatore e controllò i danni. Un'ala era spezzata in due. -Credi si può rammendare con un po' di nastro adesivo?-

 

-Ehi capo!-

Locker tutto contento salutava dalla porta.

-Ho notato che il suo contatore è saltato... Sicuramente avrà sudato parecchio.-

-Sei stato tu...-

-Ehm, si...-

-... Avrai il 50% dei casi accettati da Gillian. Divertiti...-

 

E' stato quindi parecchio facile per il problema dei casi. Ma il posto era ancora da scegliere. Io volevo andare al mare, lui in montagna. Secondo lui era stupido, "senza offesa" andare al mare se si aveva caldo... "Non si può andare direttamente al fresco?". Dovevamo quindi scegliere un posto che avesse entrambe e a poca distanza una dall'altra.

 

Mi alzai da quella pila di fogli e aprii il browser delle mappe. Avevo la visione di tutta la mappa degli stati uniti. Nella costa Est era raro trovare catene montuose, davvero raro, e quelle più vicine erano lontane kilometri dal mare. Arrivai quindi alla costa Ovest. Li era tutta un altra cosa. Buttai l'occhio sulla California. Li c'era il mare e una delle catene montuose più famose e visitate.

Mi ricordai quindi dell'invito di Jul.

 

Diventammo davvero amiche dopo quell'incontro. Non erano rare le video chat insieme, le lunghe chat durante i vari momenti di pausa o prima di andare a dormire. Per il lavoro e vari problemi non ci vedevamo dal nostro primo incontro, ma adesso avrei avuto anche la scusa.

Guardai l'orologio ed erano le 12:20. Erano passati solo 20 minuti...

Ragionando da lei sarebbero state le 9 circa. Lei era già al distretto alle 7 e mezza quindi decisi ad azzardare una chiamata.

 

-Pronto? Qui Juliet.-

-Jul, sono io, Gillian.-

-Ehi ciao Gill!- Immaginavo il suo sorriso durante il saluto.

-Sei a lavoro? Ti disturbo?-

-No no. Nessun disturbo, anzi grazie. Con il caldo anche i criminali qui sembrano essere partiti per le vacanze e sono costretta quindi a fare lavoro cartaceo. Solita noia.-

Una volta mi aveva chiesto un parere legale e con un mio avvocato ero riuscita ad aiutarla. Avevo quindi sperimentato quella noia indirettamente. E pensare che doveva farlo per ogni caso... riuscivo a capire il lato negativo nel fare il poliziotto, oltre ad essere sempre in pericolo, e che aveva convinto Shawn a rimanere solo un consulente.

 

Evitava davvero un bel grattacapo.

 

Anche se Shawn, per quanto mi aveva detto, faceva sempre la sua parte per aiutarla: la faceva ridere, le portava il pranzo, la aiutava a raccogliere gli indizi, e più velocemente risolvendo il caso e dandole quindi più tempo per il lavoro d'ufficio.

-Non c'è Shawn a sollevarti?-

Sbuffò un po' -Domani tornerà dalla missione sotto copertura per l'FBI di Los Angeles. Mi manca molto. Devo ricordarmi di leggere per lui i contratti... Tre casi a gratis... fortuna che questo è l'ultimo...-

-Eh beh.-

-Comunque- prese fiato -c'è un motivo particolare per cui hai chiamato?-

-Si c'è n'è uno, a parte il volerti sentire. Ti volevo chiedere se per te è un problema se accetto il tuo invito per questo mese.-

-Vuoi venire qui, a Santa Barbara? Certo che non è un problema! Anzi sono contenta.-

-Non ho ancora deciso quando e per quanto di preciso, perché non ne ho ancora parlato con Cal, ma penso il prima possibile. Conosci qualche buon albergo da poter-

Mi interruppe -No niente albergo, casa mia è grande. Vi ospito volentieri.-

Ero un po' esitante accettare. Non pensate male, ero felice all'idea di passare più tempo possibile con lei, ma non volevo togliere del tempo con Shawn dopo aver saputo che erano stati molto tempo separati. Non volevo essere d'intralcio. E anche per Cal, soprattutto per lui.

-Ne sarei molto felice, anche se Cal...-

-Niente se. Se no mi offendo.-

I californiani erano alcuni dei più cordiali, calorosi e disponibili americani. Davvero aperti ed estroverti. Poi dall'altra parte c'era Cal l'Inglese tutto orgoglioso, serio introverto, ma anche determinato e riservato. Non che tutti gli inglesi erano così, ma lui esasperava ogni caratteristica, cosa che mi faceva esasperare in effetti ma che mi aveva fatto in primo luogo innamorare di lui.

-Ok. Lo convincerò allora.-

-Fammi sapere.-

-A più tardi.-

 

Posai il telefono e cercai con il computer il calendario e le offerte dei voli.

In questo momento sbucò Cal dalla porta.

-Ehi è già l'una. Spegni e andiamo a mangiare.-

 

Presa la borsa mi avvicinai a lui. Mi avvolse il braccio intorno e iniziammo a camminare verso l'uscita.

-Sai, stavo pensando a viaggio, e ho già trovato un posto perfetto per entrambi.-

-Si? Dove?-

Sorrisi.

-Ora ti spiego tutto.-

 

 

 

 

A/N= E questo è il primo capitolo. Spero vi sia piaciuto. Molto incentrato sui Callian e quindi credo piacerà parecchio a qualcuno. Ma non potevo non mettere qua e la qualche cenno ai Shules. E' più forte di me. Li amo troppo. *u*

 

Le recensioni sono come gli enzimi. Se volete che la scrittura avvenga più velocemente, recensite e mi farete felice. :D

 


Lista personaggi POV: (per ora)

Gillian Foster, Cal Lightman, Shawn Spencer, Juliet O’Hara

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Capitolo 2
*** La vacanza si avvicina! ***


A/N= “Avete visto gli spoiler da 100 Clue? NO? Beh andate a guardare xD” Episodio che uscirà il 27 e che non vedo l’ora di vedere *u* Nonostante questo piccolo spot xDEnjoy. :D

 

Cap 2 - La vacanza si avvicina!

--- Juliet O’Hara POV ---

--- Santa Barbara… 2 Luglio ore 9:00 ---

 

Mi svegliai nel mio letto. Non aprii i miei occhi, rimasi ferma. Nel mio sogno avevo immaginato che mi faceva una sorpresa. Non ricordavo cosa... Ultimamente i sogni erano molto vaghi e confusi, e ne facevo davvero raramente.

Dicono che per sognare, bisogna dormire profondamente, e addormentarsi con un preciso pensiero in testa.

Il mio ultimo pensiero era sempre lui, Shawn. Mi mancava davvero tanto e da quando si era trasferito da me non riuscivo più ad addormentarmi senza di lui. E ora non lo vedevo da tre settimane, tre!

 

Mi feci coraggio e mi allungai dall'altra parte del letto.

 

Caddi a terra.

 

Aprii gli occhi e mi alzai.

Evidentemente durante la notte mi ero trasferita dalla sua parte. E di lui non c'era segno. L'avrei potuto ipotizzare. Non era un tipo mattiniero quindi non si sarebbe svegliato presto per farmi una sorpresa... non perché non era romantico, anzi… ma solo per il fatto che non ci sarebbe proprio riuscito.

Guardai l'orologio. Al suo arrivo avrei dovuto aspettare minimo altre tre ore.

 

Mi ributtai sul letto e abbracciai il suo cuscino. Poi decisi di focalizzarmi su di lui per ottenere un sogno. Non avevo problemi di puntualità quest'oggi.

Avevo chiesto la giornata libera.

 

Mi focalizzai sul suo viso e sul suo profumo, e mi addormentai sorridendo.

 

 

--- Gillian Foster POV ---

---Washington DC… 1 Luglio ore 13 circa ---

 

-Non farò il mendicante!-

Eravamo al ristorante e tutti ci guardavano male. Era la quinta volta che alzava la voce alla mia richiesta.

-Abbassa la voce... e non farai il mendicante. Mi ha solo offerto una camera che ha in più.-

-Abbiamo soldi, e tempo. Prendiamo una camera. Che cos'è questa storia di stare sotto lo stesso tetto? Non mi posso fidare di lui.-

-Non mi dire che è per la storia dell'email della boyband famosa?-

-Non è solo quello. Ultimamente ho parlato con Lassiter, il detective. Spencer fa sempre scherzi... io voglio una vacanza tranquilla. Non voglio svegliarmi avendo paura di abbracciarti o guardare se sulla mano o nelle scarpe ho della schiuma da barba… Non voglio svegliarmi e trovarmi dei disegni sulla faccia. Voglio stare da solo con te. Da soli. Senza impedimenti. Ecco. Voglio una VA-CAN-ZA!-

-Ti assicuro che ho parlato con Jul e ci pensa a tutto lei. Non ti daranno fastidio…-

 

Non era ancora convinto.

Arrivò la macedonia con il gelato. Come al solito io gli passai i pezzi di kiwi e lui mi diede il gelato alla vaniglia.

 

-Cal!-

Continuò a mangiare imperterrito.

-Almeno fallo per me. Lo sai quanto ci tengo a vederla.-

Avvicinò un cameriere per il conto.

-Cal!-

 

Ebbi un idea...

-Ok senti... non voglio litigare con te. Ne parliamo domani. Ora voglio solo passare una serata in tranquillità e in compagnia del mio bel maritino.-

Al mio tono fece uno di quei sorrisi sapienti... e contenti...

E per non farsi mancare nulla mi poggiò una mano sul ginocchio. Come se avesse vinto... Non sapeva cosa gli avrei combinato.

-Tutta la serata…-

-Questa serata…-

-In compagnia eh.-

-Vicina vicina compagnia...-

 

-Ehm... Il conto.-

Il cameriere avrà avuto massimo 20 anni ed era imbarazzato, come se avesse sentito troppo.

Cal cacciò i soldi e ce ne andammo subito.

 

Prima di andare però, senza farmi vedere diedi la mancia al ragazzo.

 

 

--- Juliet O’Hara POV ---

 

Mi ritrovai di nuovo sul mio letto.  Mi girai, sperando di trovarlo li... ma nulla. Sentii suonare alla porta e senza pensarci un attimo volai verso la porta. La aprii e lui era li.

In carne ed ossa.

Lo abbracciai ma capii che qualcosa non andava... non sapevo cosa in particolare, ma qualcosa non andava. Mi allontanai e lo guardai negli occhi. Era triste. No... era... sofferente.

 

Mi alzò le mani e a quel punto vidi. Non riuscii a capire come avessi mancato un dettaglio del genere. Era ferito da qualche parte e per questo era cosparso di sangue. Le mie mani erano anch'esse rosse quindi la sua schiena non stava molto meglio. Lo portai a sedere tutta preoccupata e corsi a prendere il kit di pronto soccorso. Ritornata dalla camera lo trovai accasciarsi a terra.

-Jules...-

-Shawn riposati, andrà tutto bene.-

-...mission-eh... male-e... mi dis-pace...-

Mi stavo mettendo a piangere, ma dovevo essere forte per lui. -Shawn io...-

-Amo... Jules... ti... amo.-

Alzò una mano e con il pollice cancellò delle lacrime traditrici. -Sempre.-

 

-Shawn!!!-

Shawn sparì dalla mia vista.

Aprii gli occhi e non ero più nell’atrio.

Era un sogno. Mi correggo... un incubo.

Grande fortuna che avevo. Tutto quello che volevo era solo un sogno romantico con lui e me abbracciati, o un ricordo dei nostri momenti più belli, o anche addirittura un nostro piccolo litigio su qualche ragione stupida.. Avrei preferito 1000 volte anche ricordare la vacanza con Shawn a Vancouver, quella sul ponte, quella vacanza che avrebbe dovuto passare con Abygail, ma che feci con lui dato che Gus si era già ritirato (il culmine per lui fu il percorso in carrozza in mezzo ai boschi). Preferirei, non perché non mi piaceva li, ma perché era abbastanza imbarazzante.

 

... ok... era solo perché mi ingelosiva il fatto che l'aveva ideato per lei e non per me.

 

Comunque era tutto meglio di vederlo in quello stato.  Debole, ferito, spaventato... anzi, terrificato e triste. Non vederlo con il suo solito sorriso... E poi tutto il sangue...

 

Speravo davvero che una cosa del genere non fosse mai successa, ma sapevo che era sempre da un passo così a finirci.
“Basta!” Mi dissi.

Ora mi stavo preoccupando. Non lo sentivo da giorni e ancora non arrivava ne un messaggio ne una chiamata...

 

Il sogno... l’incubo, non aiutava certo.

 

Non avevo per niente voglia di dormire ora... Ma non avevo nemmeno la voglia di alzarmi dal letto, ma lo feci comunque. Sistemai il letto e dal pigiama mi cambiai in qualcosa di più comodo, leggins neri e una maglietta arancione. Scese le scale per arrivare alla cucina, sentii dei suoni distinti arrivare dal bagno "di servizio". Questi suoni mi fecero sorridere e preoccupare. Sorridere perché li ricollegai a Shawn, preoccupare perché non era il suono della sua voce o della sua risata, ma erano moine..... di dolore.

 

Entrata in bagno lo notai trafficare con il disinfettante. La fronte e la tempia erano piene di taglietti superficiali (per fortuna), ma abbastanza profondi per farlo soffrire al contatto con il disinfettante. La mano che usava era con tagli anch'essa e un ginocchio era sbucciato. Lo sapevo perché indossava dei larghi bermuda verdi che avevamo comprato insieme ma che non aveva mai messo.

Avete presente i bambini che al parco giochi corrono e cadono sulla strada a sassolini? Bene, tipo quello ma fatto da un adulto... beh quasi.

Era come se fosse scivolato sull'asfalto da un mezzo in corsa e abbia cercato di fermarsi.

 

Dopo un altro grugnito decisi che era il caso di aiutarlo.

 

-Shawn!-

Era sorpreso, forse di non avermi notato dopo tutto quel tempo, ma iniziò a ridere e sorridere subito dopo.

-Juuuuuules...- Si avvicinò e mi baciò. Subito ci abbracciammo a vicenda. Mi sorprese per primo il suo corpo che trovai molto più tonico e forte. Senza pensarci le mani passarono alla sua pancia. Dal piccolo accenno di pancia di cui mi ricordavo, passai alla sensazione di forti addominali... Ricordai che l'ultima era una missione sotto copertura e ma mi stupii che qualcuno era riuscito a metterlo in riga. E così in riga...

 

Ogni volta che cercavo di fargli fare sport era una missione, diceva che era noioso e inutile, e perché tanto non sarei riuscita a fargli mangiare quella poltiglia insapore e incolore che mangiavo io... Cereali salutari.

 

Mi era mancato così tanto e ora era li, e ci stavamo baciando… finalmente.

Volendo di più, con un braccio intorno al collo lo avvicinai a me. Forse però lo colpii al ginocchio perché si allontanò difendendolo da me come se ne dipendesse la vita.

 

-Ahi.- Saltando su un piede, indietreggiò sedendosi sul bordo della vasca. –Ugh…-

-Shawn scusa non volevo…- Mi avvicinai ancora una volta e preso il kit lo posai alla mia destra. Cautamente presi il cotone disinfettato da Shawn e iniziai a aiutarlo. Sistemate velocemente le mani, controllai per sicurezza il braccio che notai non era messo meglio. Insieme ai tagli trovai come dei fogli attaccati alla pelle. Si erano rovinati a causa della caduta forse, ma riuscii a capire che erano dei finti tatuaggi. Dovetti rimuovere cautamente prima tutti quei pezzetti che erano entrati anche in alcuni tagli. Fortunatamente avevo fatto dei corsi e riuscii a medicarlo velocemente in alcuni minuti.

Ad eccezione di alcuni cerotti alla fronte e al braccio e alla fasciatura del ginocchio, non c’era stato bisogno di niente a parte di un po’ di disinfettante.

-Che diamine è successo?-
Insieme andammo sul letto e dopo esserci sdraiati mi accoccolai a lui appoggiando la testa sul suo petto.

-Eh beh…-

-Dai.-

-Allora beh. C’era questo trafficante d’armi grazie ad alcuni indizi sono riuscito a trovare la base. Gli altri come al solito volevano seguire il protocollo e dato che sapevo sarebbe fuggito decisi di andare per conto mio quindi trovai una finestra aperta e finii nel garage del tipo. Sai… dopo alcune schivate, calci e pugni sono venuti e l’hanno arrestato… Credo ci siano state alcune colluttazioni tra lui, me e i mobili intorno.-

Il battito cardiaco era un po’ più veloce. Mi alzai un po’ e lo guardai in faccia.

-… Dai… come ti sei imbarazzato dai…-

Sbuffò e mi avvicinò ancora.

-Vabbè… durante la colluttazione ho perso… coscienza e… mi ha… fatto cadere dalla macchina…-

-In corsa immagino.-

-Ehm si…-

-Ti saresti spaccato il collo. Dai. Credi davvero di potermi mentire?-

-Beh ci sono riuscito una volta.-

-Una volta appunto. E poi lo sai anche tu che era diverso. Senti ma è così imbarazzante?-

 

Sbuffò un ultima volta e mi fece abbassare di nuovo sul suo petto.

-Si e no… Ecco. E’ imbarazzante perché non l’ho fatto in missione e… -

-E?-

-La cosa che mi fa non onore ma quasi è perché avevo fretta di tornare a casa…-

 

La mia mente iniziò a correre…

Aveva rischiato la sua vita su quella moto solo per risparmiare qualche minuto? Era passato con il rosso? Aveva preso scorciatoie?

Poi come se mi leggesse nel pensiero… mi fece quel sorriso… infantile.

 

-Non mi dire…-

-Sono inciampato sotto casa mentre scendevo dalla moto. E il casco era già a posto. Sono inciampato nella moto e sono finito in quel cespuglio spinoso che aveva fatto mettere Lassie per i teppisti… Devo dirti che è efficace e fa davvero male.-


Cercai di trattenermi… ma… come potevo non ridere...

-Ehi Jules… guarda che non è divertente eh!-

Lo strinsi stando attenta e lo zittii con alcuni baci.

-Lo sai che sei proprio unico eh Shawn?-

-E’ questo che ti piace di me no?- Mi sorrise fieramente –Oh, e ho notato che hai apprezzato il mio allenamento.-

Lo schiaffeggiai un po’ sulla guancia “buona”. –Te l’ho sempre detto no?-

 

Iniziammo a baciarsi e lui si alzò rimanendo sopra di me. Gli tolsi lo smanicato, e le mani finirono sulla schiena.

 

Mi fermai un po’ li… ripensando al sogno.

-Shawn… alla schiena non hai nulla?-

-Nulla. Oh ehi… Mi dovresti fare un favore… Ho ancora altri due tatuaggi attaccati e me li dovresti togliere… Ricordati la spugnetta però… Se no fai effetto ceretta e fa male…-

 

--- Gillian Foster POV ---

 

Entusiasta della situazione, Cal non vedeva l'ora di tornare a casa. Ovviamente questo era il nostro ultimo giorno di lavoro prima della "pacchia" quindi usciti dal ristorante ritornammo in ufficio. Lui aveva ancora molte cose da sbrigare: consegnare tutti i casi completati ai clienti, nominare il sostituto di entrambi, e dare la lista di numeri di emergenza a questi ultimi per qualsiasi cosa fosse successo a Emily nel frattempo. Mi chiese se avevo anche io da fare e gli dissi di si.

Non avevo impegni lavorativi, ma mi sarei impegnata in faccende ancora più importanti, ma questo non glielo dissi. Senza farmi vedere sostituii il suo telefono con il mio.

Poi raggiunsi con fretta il mio ufficio e mi chiusi dentro... Trovate le foto di cui avevo bisogno, le impostai come sfondo, e blocca schermo. Riuscii dalla stanza e lo trovai nella sala conferenze. Questa era quasi terminata. Notando che stava per prendere il cellulare sul tavolo, mi affrettai a fermarlo. Mi misi tra lui e il telefono e lo abbracciai.

-Che fai?-

-Beh, - Non avevo pensato ad una scusa, si moriva di caldo e nessuna persona sana, anche se innamorata, avrebbe pensato di abbracciare qualcuno con quell'afa. Poi per le riunioni era stato costretto a rivestirsi a tutto punto, con camicia e cravatta. Non era quindi una buona idea… Ma non avendo nulla, mi buttai.

-Volevo solo chiederti, quando pensi- mi avvicinaidi finire e- di più -di tornare- di più -a casa...-

Mentre era distratto dalla nostra vicinanza ne approfittai per scambiare i telefoni.

-Ummm...-

Si stava avvicinando... troppo.

 

A malincuore mi spostai...

-Mamma mia, che caldo. Senti Cal, fai in fretta che si muore qui.- Mi girai e senza voltarmi mi indirizzai al mio ufficio. Mentre camminavo lo sentì balbettare qualcosa deluso.
 Acceso il mio computer attivai il programma di sorveglianza e lo guardai dallo schermo.

Era imbambolato davanti le foto e con una mano si sistemò il colletto della camicia. Mi misi a ridere dalla contentezza.

Il piano era ancora all’inizio ma stava già funzionando! 

 

Lui era ancora concentrato sulla foto, quando un cliente lo fece saltare quando poggiò la sua mano amichevolmente sulla spalla di Cal. Nel girarsi nascose il telefono dietro di lui e lo spense.

-Si?-

-Iniziamo la riunione? Doveva iniziare 10 minuti fa.-

-Umm... si... L'ultima è finita un po' più tardi... Vogliamo chiudere tutto oggi e la sua non è l’ultima.-

-Faremo in fretta allora.-

-Grazie.-

In quel momento vide che strinse il telefono.

 

La stanza si riempì in fretta e la riunione iniziò. Ebbi un'altra idea, andai in ogni stanza dell'ufficio e mi feci una foto provocante, senza però mai farmi vedere da nessuno e soprattutto da Cal. Ogni volta chiudevo sempre la porta a chiave, e ero lontana dalle finestre o dalle pareti visibili dall'esterno.

Finito il mio set fotografico, ritornai in camera portandomi una busta di popcorn (non sto scherzando!) e una birra analcolica, e attuai il piano.

 

Ogni tanto, quando era più attento gli mandavo un MMS, ed era bellissimo da guardare. So che mi avrebbe ucciso appena scoperto il perché di questi tentativi di stuzzicarlo. Stranamente ancora non l'aveva scoperto, ma era ancora sicuro che l'unico motivo era che volevo stare con lui, vicini vicini, come gli avevo promesso.

 

Ad ogni messaggio deglutiva e perdeva il filo del discorso, si muoveva a disagio sulla sedia e sempre più spesso evitava di alzarsi dalla sedia.

Quando una foto riguardava una stanza vicina, senza vergogna si alzava e cercava teatralmente di vedermi li. Ma ogni volta se ne tornava deluso a sedere, camminando verso la sedia sempre più goffamente.

 

I clienti del resto ogni volta se ne andavano via confusi... non capendo cosa ci fosse di così bello in quei messaggi e non capendo queste sue indispensabili ricerche dei dintorni.

 

In meno di due ore, (Si, due intere ore di punzecchiamenti) aveva già concluso quasi tutti i meeting, e pensai che dovevo usare ora il mio colpo di grazia.

Come si dice, "Ora o mai più".

 

Gli inviai l'ultima foto, quello che lo avrebbe fatto crollare. Non perché era più provocante delle altre, anche perché stando in ufficio non potevo rischiare chissà quanto... alcune porte non avevano la serratura, ma per la posizione. L'avevo fatta nel bagno della sala conferenze, e non so bene neanche io come ci fossi riuscita ma fu una delle cose più elettrizzanti che feci negli ultimi mesi. La paura di farmi vedere, sperare che il mio diversivo riuscisse a bloccarlo abbastanza... che non entrasse in ufficio proprio in quel momento...

 

Wow.

 

I clienti dell'ultimo meeting erano fuori, pronti per entrare. Notando Cal strano, Loker non fece entrare subito tutti ma entrò nella sala per chiedere se era tutto apposto.

-Si perché è qui.-

-Che? Chi è qui?-

-Lei è qui...-

-Capo!-

Solo in quel momento lo notò.

-Oh... ehi... senti... Mi devi fare un favore.-

-Non devo farli entrare subito?-

-Devi... oh si. Oggi sei più sveglio del solito.- Questo era il suo modo per fargli i complimenti. Lui capì e sorrise. -Potrei ridarti il "plus" se fai tutto correttamente... beh chiudi un attimo tutte le tende e esci... dammi dai 10 ai... diciamo mezz'ora.-

 

Fatto quello che doveva fare, uscì e Cal fece uno sprint verso il bagno e chiuse la porta.

 

Dopo non meno di 2 minuti mi arrivò il messaggio.

 

 

Dannazione Gill… So che vuoi solo la

vacanza ma non vincerai sta volta :P

 

 

Non avevamo telecamere in bagno ma quando uscì capii bene cosa era successo.

 

Camminando verso la sua postazione rabbrivideva e aveva i capelli tutti arruffati e lucidi. Sopra alla camicia e intorno al suo collo portava un asciugamano a mo' di scialle. Era bagnato al centro e asciutto ai lati. Quando Cal si sedette, Loker sbucò dalla porta.

 

-Oh si è fatto una doccia... Beato lei.-

-Si... una doccia fredda... ghiacciata...-

 

Dopo alcuni minuti l'inizio dell'ultima riunione inviai altre foto, ma furbamente tolse la suoneria e capovolse il cellulare sul tavolo. Mi mandò uno sguardo vittorioso attraverso la telecamera...

 

Avrei dovuto provare la sera...

 

 

 

--- Diverse ore dopo... a casa Lightman ---

 

La serata era passata bene. Finito tutto all’ufficio, siamo tornati a casa con la sua auto, passando prima a prendere qualcosa al take-away. Mentre apparecchiavo lui parlò con Emily e poi mangiammo. Del piano sembrava me ne fossi dimenticata e così volevo fargli credere, ma lui sembrava avesse avuto la stessa idea. Dopo il fallimento inaspettato non c’erano stati più stuzzicamenti, provocazioni...

Non potevo credere che non aveva avuto nemmeno un effetto, diamine!

 

Si era fatto una doccia fredda!

 

Provai a pensare un modo per rifargli mettere in moto quello che era stato riuscito a controllare, la sua anima più forte, più ribelle, passionale. Accesi la TV e scelsi un film romantico, ma anche d'azione (se no si sarebbe rifiutato!) e presa una ciotola di patatine me la misi sulle gambe.

All'inizio fu un po' titubante ma poi mi raggiunse e mi abbracciò. Si mise comodo e mi fece appoggiare al suo petto. In quella posizione riuscivo a sentire il suo battito cardiaco ed era perfetto.

Iniziò ad appassionarsi anche lui al film e mentre mangiava spostai la ciotola sulle sue gambe e lo strinsi di più. Il battito aumentava e mentre lo stringevo lui era davanti a me.

Ora ci stavamo guardando negli occhi. Eravamo così vicini. Le nostre labbra si sfioravano soltanto. Il "parlare molto vicino"... era stata Juliet ad avermelo consigliato...

 

-Che stai facendo?-

-Nulla.-

-Nulla? Non sembra sia nulla, ma la cosa che hai fatto tutto oggi.-

-E cosa?-

-Provocarmi.-

-Non sto lo sto facendo, chiaramente.-

-E cosa stiamo facendo secondo te?

-Parlare molto vicino. Stare molto vicino... non te lo avevo promesso??-

Gli sorrisi, lui fece lo stesso...

-Beh se insisti...-

Si mise più frontale e più comodo davanti a me… Iniziammo a fare una gara tra noi a chi si arrendesse prima. Io non ne avevo intenzione.

Per la vacanza, ovviamente. Ma anche un po’ per la soddisfazione di batterlo.

 

Rimanemmo in quella posizione credo per 5 o 10 minuti… interminabili interi 10 minuti… 600 singoli secondi… o almeno così sembrava.

-Allora, che dici…-

-Cosa? Che vuoi che ti dica Cal.-

-Vuoi rimanere così tutta la serata?-

-Tu, più che altro, cosa vuoi?-

-Sai benissimo cosa voglio.-

Gli sorrisi inclinando la testa, e gli tirai dolcemente un lembo dell’orecchio…

-Perché non te lo prendi allora… che aspetti?-

 

Chiuse le distanze, e mi baciò ma mi allontanai subito per evitare che mi bloccasse. Iniziai ad indirizzarmi verso la nostra camera. Ero ancora affacciata alla porta del soggiorno, e lui era li con la stessa faccia delusa che immaginavo avesse mentre scriveva quel MMS.

-Vieni a prendermi, tesoro.-

Iniziai a sentire i suoi passi mentre correvo. Salii le scale e entrai nella camera. Chiusi la porta dietro di me e riuscii a chiudere a chiave poco prima di sentire un tonfo sulla porta. Era proprio a due passi da me.

Sentii uno sbuffo da dietro la porta e dei colpetti seguirono.

-Dai apri! APRIIIII…-

-A una condizione Cal. Sai bene qual è!-

-Tu… Tu… Sei maligna… argh… Dai apriiiii!-

-No.-

-Non te la darò vinta.-

-Nemmeno io.-

 

Lo sentii sbraitare la fuori… Dopo un po’ ci fu silenzio, quindi, giusto per sicurezza spostai una grande cassa davanti la porta. Raramente l’apriva Cal… ma sicuramente dentro c’era qualcosa di molto pesante… Sapevo solo che erano dei souvenir da alcuni viaggi di studio che fece quando era giovane.

 

Risentii i suoi passi avvicinarsi.

-L’hai voluto tu cara.-

Poi il rumore seguente fu altamente riconoscibile.

 

-Cal tesoro…- Ero distesa sul letto e mi portai una mano sugli occhi, a mo’ di :facepalm: -…posa il cacciavite elettrico.-

-E allora fammi entrare.-

-Tanto non entreresti comunque… Ho messo la cassa davanti la porta.-

 

Altre imprecazioni seguite da un –Me ne vado a dormire sul divano!-.

Sapevo che sarebbe dovuto tornare comunque… Oggi ero stata davvero maligna… Non sapevo davvero come era riuscito a resistere per quelle due ore… Di solito rinunciava dopo poco.

Presi un libro che avevo iniziato già da un mese, uno che mi aveva consigliato Jul, e ne lessi parecchi capitoli.

Mi alzai e andai a lavarmi i denti nel frattempo.

Ritornai e posai il libro.

 

-Ehm…farò come mi dici… fammi entrare…- dopo sentii alcune parole incomprensibili.

Mi avvicinai alla porta…

-Eh? Non ho sentito.-

-Gill, cara… che ne pensi di Malibu eh? Ho contattato degli amici e…-

-Non era quello che stavi dicendo! E non hai nessun amico a Malibu!-

-Vabbè…Mi fai entrare?-

-Cal… ad alta voce.-

-Andremo… dagli… Spencers…-

 

Aprii la porta contenta. Gli saltai addosso e lo abbracciai.

-Graziegraziegraziegraziegrazie GRAZIE!-

-Mi hai mentito… Non c’è la cassa…-

 

-Ah, la cassa… L’ho tolta un attimo fa per mettere il libro al suo posto… Non ci arrivavo…-

Mi infilai finalmente nel letto stanca.

-Dai non vieni?-

Lui si svegliò dai suoi pensieri…

-Certo.-

 

Si infilò anche lui, abbracciandomi da dietro.

-Dimmi ancora. Quanti giorni ho per prepararmi psicologicamente?-

-3 forse 4.- Mi girai e lo baciai. –Grazie ancora.-

 

 

 

 

 

A/N= Shawn... *u* Ehi datemi tregua xD Voi fan di Tim Roth l'avete visto spesso senza maglietta. L'unica volta che è successo a James in Psych, era dentro un parallelepipedo da doccia xD Posso dire che aveva belle braccia però...

Spero non pensiate nulla di male per questo A/N       °///. ///°

A parte questo spero vi diverta come sta divertendo a me di scriverlo xD

(L’imbranataggine di Shawn – Cal e il suo debole xD)

<3  Commentate e Recensite  <3

 

 


Lista personaggi POV: (per ora)

Gillian Foster, Cal Lightman, Shawn Spencer, Juliet O’Hara

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Capitolo 3
*** Questo non è un titolo originale... ***


A/N= Davvero… Non so come chiamarlo… “Capitolo Senza Nome” AKA: “Capitolo per necessità di trama.” Di solito ho difficoltà ma con questo, un titolo riassuntivo nun se po fa’!

 

Cap 3 – Questo non è un titolo originale…

--- Juliet O’Hara POV ---

--- Santa Barbara… 3 Luglio 14:00 ---

 

Vacanze... Le adoravo.

Svegliarsi tardi abbracciata al tuo fidanzato, corsa mattutina, colazione abbondante al ritorno e altri momenti insieme.

 

Stavo ancora meglio perché Gus non era ancora tornato dal suo giro, e forse sarebbe stato impegnato per tutta la settimana, e per quanto egoistica potesse sembrare la cosa, ero felice di avere Shawn tutto per me.

 

Dalla sua entrata, il mio appartamento aveva avuto un restyling colossale, molto caratterizzato dalle cose che lo ossessionavano. Iniziando dalla cucina, era facile trovare qualcosa all'ananas, da poggia mestoli a piccole miniature di terracotta, da magneti da frigo a qualsiasi cibo che lo contenga. Beh, non dimenticando "l'indispensabile" scorta di ananas, per non rimanerne mai senza. Qui e là poi si potevano trovare console retrò come il nintendo64 o il moderno xBox con Kinect, e la sua personalissima e immancabile vasta collezione di film, dai più cult come "The Breakfast Club" (il suo preferito) ai più rari e sconosciuti, passando per i film d'animazione o cartoni animati. Come non citare ScoobyDoo o Phineas And Ferb?

 

Non che me ne dispiaccia, anzi. Ogni serata era e sempre uno spasso con lui.

 

Mi trovavo quindi interamente nello spirito di vacanza, a preparare il pranzo “all’italiana” con Shawn e ad aspettare una notizia da Gillian. Mi aveva detto che doveva solo convincerlo.

 

Speravo bene.

 

 

 

--- Gillian Foster POV ---

---Washington DC… 3 Luglio ore 02:00 ---

 

Caldo.

Troppo caldo.

 

Mi allontanai dall'abbraccio di Cal. Eravamo entrambi fradici ma mentre lui dormiva bello e beato, io ero sveglia e non riuscivo più a prendere sonno. Cercando sollievo, portai il mio corpo sulla parte fredda del letto e capovolsi il mio cuscino. Il sollievo fu immediato... ma di breve durata.

Diedi un occhiata all'orologio. Erano solo le due.

Presi dei panni puliti, andai a farmi una doccia. Fredda.

 

Lasciai cadere l'acqua sul mio viso e sul mio corpo. Il brivido di freddo causato dall'acqua fu molto piacevole e fu una gradevole aggiunta al mio bisogno vitale di combattere il caldo.

Finalmente risanata e rinvigorita dall'acqua uscii dalla doccia e mi asciugai. Mi avvolsi i capelli in un asciugamano, non volendo in alcun modo avere un contatto con il caldo vento dell’asciugacapelli e ritornai in camera.

 

Notai che il letto era vuoto e che dietro di me la porta del bagno si stava aprendo. Con un grido, reagii alla sensazione di due braccia intorno la vita che mi stringevano.

-Shhhhhhh... sono io tesoro... non gridare.- Pensò di calmarmi dandomi dei bacetti sul collo, grazie al quale sentii un altro piacevole brivido di freddo.

-Non riesci a dormire, tesoro?-

-Cal, fa troppo caldo. Mi sono appena fatta la doccia per rinfrescarmi e mi stai già riscaldando.-

Mi allontanai dal suo abbraccio e mi sdraiai di nuovo sulla parte fredda del letto.

 

-Dovresti andare anche tu a farti la doccia. Sei tutto sudato Cal e ti fa male.-

-Faccio subito.-

 

In meno di 5 minuti era già davanti la porta chiusa con i capelli ancora evidentemente bagnati.

-Sul serio? Già fatto?-

-E allora? Al diavolo il freddo. Alla doccia preferisco qualcos'altro.-

Era impossibile.

Lo bloccai a metà viaggio con una mano sulla fronte.

-No.-

-...Come no?-

Spostò la mano e fece un altro passo, e lo bloccai di nuovo dalla spalla.

-Ho sonno e ho bisogno di stare al freddo.-

-Non puoi dirmi di no!-

-Ti butto di nuovo fuori dalla camera o ti faccio dormire sul pavimento, se non la smetti.-

 

Guardò me, il letto e infine il pavimento.

-Donne...-

Sbuffò e si accasciò sul letto. Mi diede le spalle e poi si allontanò alla fine del letto.

 

Stavo per addormentarmi quando mi ricordai di dover avvertire Jul.

 

Mi allungai, e afferrai il cellulare. Iniziai a comporre il messaggio.

 

Ciao Jul, spero di non disturbare, ma ho convinto Cal a venire da voi.

Ti do poi l’orario preciso. Ci vediamo in alcuni giorni! XOXO <3

 

-Non avevi detto che avevi sonno?- Poggiai il telefono sul comodino e lo guardai negli occhi.

–Non lo nego. Stavo avvertendo Jul… Per poco non me ne stavo scordando.-

-Te ne stavi scordando… lo sai che-

-Non continuare nemmeno. Fammi inviare il messaggio e dormo.-

-Posso avvicinarmi almeno?-

-No.-

-Come vuoi…-

Inviai il messaggio e me ne tornai a dormire.

 

 

--- Juliet O’Hara POV ---

-Dannazione Shawn! Questo pesto è fantastico!-

Stavamo mangiando le penne al pesto, condimento che aveva preparato solo un ora prima…

-Ti avevo detto che sarei riuscito a farlo.-

-Ti devo 10 dollari.-

-Preferirei invece un altro scambio… invece dei soldi perché… non lavi i piatti tu?-

-Faccio la lavastoviglie.-

-Baci?

-Già hai scelto…-

-Ah…- Shawn si spostò con la testa e guardò dietro di me. -Oh Jules, il telefono…-

 

Mi girai e il telefono era illuminato.

 

-Ehi pronto?-

-Ciao Jul!-

-Ehi Gill! Ce l’hai fatta?-

-Si! Comunque cercavo di contattarti ieri sera, ma hanno installato un dispersore di segnale sotto casa e quindi siamo stati un po’ indaffarati a far smontare tutto…-

-Dispersore di segnale?-

-Non so il nome tecnico… comunque questo affare creava un interferenza tale da non avere segnale in casa e a isolare una distanza di 300m2… La nostra casa era interamente inglobata… Sembrava volessero irrompere in casa, approfittando del fatto che non potevamo chiedere aiuto, ma Cal li ha fatti scappare con un finto sparo di fucile.-

-Beh l’importante è che state bene. Ma sapete il perché? Eravate un caso o vi stanno minacciando?-

-Jul non preoccuparti. Non è raro che ci arrivano minacce. Cal ha un grande numero di nemici a causa del suo lavoro… Ma questo sembrava casuale. Davvero. Quindi stai tranquilla… Poi verremo da voi quindi è tutto ok. Non abbiamo lavorato mai a Santa Barbara.-

-Beh la cosa a me preoccupa… Comunque… se tu sei tranquilla…-

-Si lo sono…-

-Ok… Sai quando vieni?-

-Si, siamo riusciti a prendere i biglietti proprio in tempo. L’ultimo volo disponibile che abbiamo trovato è per domani, quindi devo sbrigarmi a preparare. I posti disponibili poi erano anche pochi. Ma dovremmo atterrare verso le due di pomeriggio, se non mi sbaglio.-

-Allora ti lascio alle valigie.-

-Ci sentiamo.-

-A domani.-

 

Posai il cellulare nella borsa, e tornai a tavola. Cercai di dissimulare la mia preoccupazione, ma era parecchio difficile.

-Allora?-

-Beh, arrivano domani.-

-Domani?! Non sei contenta? Di cosa sei preoccupata? Hai già preparato tutto in anticipo una settimana fa.-

Si alzò e mi poggiò le mani sulle spalle.

-Centra qualcosa la telefonata?-

-Dice che è una cosa normale, che era un caso, ma ieri li hanno isolati dall’esterno con un congegno per irrompere in casa.-

-Jules… Se ti ha detto che sono sicuri, ti devi fidare… Sanno quello che fanno. E poi rimarranno qui per una settimana, saranno al sicuro. Quindi non devi preoccuparti.-

Mi diede un bacio sulla fronte e sulla guancia. –Ora mangia se no mi offendo.-

 

 

 

 

A/N= Abbastanza corto come capitolo, ma è di passaggio. Il prossimo riguarderà il viaggio sull’aereo. Uno spasso. :D

 

 


Lista personaggi POV: (per ora)

Gillian Foster, Cal Lightman, Shawn Spencer, Juliet O’Hara

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Capitolo 4
*** Dammi il tuo posto! ***


A/N= Intero Pov Callian. Tra una cosa e un'altra e vari problemini è passato un intero mese. Spero che questo capitolo valga tutta l’attesa.   Enjoy <3

Cap 4 – Dammi il tuo posto!

--- Gillian Foster POV ---

---Washington DC… 4 Luglio ore 8:00 ---

 

Non potevo credere che i voli sarebbero stati annullati per una intera settimana!

Per questo, l'unico volo che sarebbe partito prima della pausa sarebbe stato il nostro, e a causa di questo molte persone, sapendo prima e come noi di questo inconveniente avevano riempito questo volo.

 

Locker era riuscito con molta fatica ad ottenere i due ultimi biglietti, ed era stato quasi pestato da una vecchietta per averla superata nella fila.

 

Nonostante la sua fatica, non riuscì a trovare due posti vicini e per questo Cal non era molto compiaciuto.

 

Non era contento.

Era irritato. Molto irritato...

 

Direi geloso marcio... per tutto il viaggio da casa ad aeroporto era rimasto zitto... a stritolare il volante. Come se già sapesse che mi sarei seduto vicino ad un uomo bello, muscoloso, affascinante e ricco.

Forse ricco no... Dovrebbe saperlo che non  è importante per me.

E doveva anche sapere che non l'avrei lasciato per il primo di turno... Come se dopo 10 anni e altri 3 insieme lo avrei abbandonato dopo una chiacchierata di 10 minuti con uno sconosciuto. Anche se sapevo che non era quello il problema. Non voleva proprio vedere gente intorno a me che ci provava. Non dovevano nemmeno provarci. Ne un complimento, ne uno sguardo o nemmeno sfiorarmi mentre si sistemava al suo posto.

 

Le sue nocche erano bianche ora, stava stringendo così forte il volante che il sangue non riusciva a circolare.

-Cal, calmati... sono solo 3 ore di viaggio e potrei anche stare vicino ad una donna.-

-Una cosa gli avevo chiesto... una!-

-Non ha potuto fare nulla, erano gli ultimi posti rimasti... E’ stato quasi pestato per saltare la fila. Ed è anche riuscito a metterci nella stessa cabina.-

-Che vuoi dire? Che avrei potuto accettare prima? Ora la colpa è mia?-

-Non sto dicendo questo...- Era furioso... ero contenta per Loker. Ci aveva detto la notizia per telefono “Proprio per evitare la mia morte” disse... e capii che aveva ragione.

-Che conforto... Sarà proprio bello vederti con un uomo... o anche due che ci provano non sapendo che sei già sposata... già di qualcuno... già mia.-

-Beh, gli farò vedere l'anello.-

Alzai la mano per vederlo, scintillava vicino a quello di fidanzamento.

-Anello che non avrai per tutto il viaggio a causa delle nuove restrizioni del governo... Ma che ti può fare un anello... un anello!-

Dopo questa notizia, totalmente nuova, capì perché mi aveva chiesto di ricordargli che le avremmo dovute mettere nella mia valigia.

-Beh… Potresti…-

-Non potresti farci niente ecco!-

Guardai di nuovo l’anello. Al centro di quello di fidanzamento c’era un piccolo diamante. Lo avvicinai al vetro e lo strusciai… Shhhhrrrrrrr… Un piccolo graffio comparve sul vetro.

E anche l’arrabbiatura di Cal.

-Beh si potrebbe tagliare un vetro.-

-E dovevi proprio fare la prova sulla mia macchina?!- Allentò la presa sul manubrio, non pensando più a me a ai passeggeri “ignoti”. –E per fare cosa poi? Saltare fuori dall’aereo? Buttare qualcuno o qualcosa dall’aereo? Non molto utile, c’è la porta per farlo.-
-Non se i piloti non la aprono. C’è il blocco…-

-Oh beh.- Fuori la macchina notai un cartellone… mancava poco all’arrivo.

-Si potrebbe strozzare una persona… non avendo poi prove e segni sulle mani. La forza di resistenza poi graverebbe sull’anello e non sulla mano. Quindi avendo già il segno dell’anello, quello verrebbe sovrapposto.-

-Non dovresti ascoltare Shawn e i suoi cartoni animati da quattro soldi… Tutti i metodi mostrati su Detective Conan sono ridicoli e poi… troppo artefatti… Solo un genio in un attacco d’ira potrebbe pensare a certi stratagemmi, dai. E poi ritornando al tuo caso, chi tiene gli anelli in entrambe le mani? Io non ne ho visti, ne viste. Se non le riccone…-

-Tu no, ma a molti uomini piace indossare gli anelli di metallo.-

-Pochi. Anche se poi, i segni passano dalle mani in un ora, quindi alla fine lo faresti normalmente senza anelli.-

-Non siamo tutti come te, con la pelle dura. Io ad esempio ho le mani delicate. E poi pensaci… In un aereo sarebbe fondamentale trovare al più presto il killer. Non sarebbe per niente rilassante rimanere chiusi dentro per 4 ore in pericolo di vita.-

-Vabbè…- Guardò il cruscotto, poi aumentò l’aria condizionata. L’aveva fatta scendere a 20 gradi.

-Cal! Sarà ancora peggio quando scenderemo dalla macchina. Fuori ci sono 40 gradi! Abbassa.-

Sbuffò.

 

Arrivati al parcheggio impiegammo mezz’ora, (30 minuti!) per trovare posto, parcheggiare, correre in aeroporto, fare il controllo dei bagagli di routine e trovare la fila giusta per il nostro aereo. Io e Cal non fummo gli ultimi a fare il check in, come invece avevo paura io(Cal poi mi disse che eravamo partiti addirittura con un ora di anticipo). Eravamo esattamente al centro della fila. Mentre io “tenevo posto”, Cal si staccò da me e fece il giro della fila per trovare il tipo vicino a me. Testardo!

Velocemente arrivò il nostro turno quindi fu costretto ad arrendersi.

Ancora una volta ci fu ricordato di posare gli anelli una volta per tutto nella valigia, o nella mia borsa e il dirigente della sicurezza me li sistemò in una confezione assicurata digitalmente. Pesava poco, ma era molto resistente. Sembrava uno di quei nuovi materiali di ultima generazione.

La sistemai nella borsa e a braccetto io e Cal entrammo nell’aereo.

 

Era a due livelli. Noi salimmo a quello superiore. Come al solito avevamo preso la classe business.

Questo voleva dire niente bambini che piangevano per l’inesperienza dei genitori, niente genitori che urlavano animalmente per farli zittire, persone che attaccavano briga come se fosse sport, e persone maleducate in generale.

Era uno di quegli aerei Jumbo quindi il numero dei posti era uguale a quelli di seconda classe in ogni cabina.

Tre file, due posti sulle file ai lati e tre al centro. L’unica cosa che cambiavano erano i comfort. La cosa che potevi subito notare era la raffinatezza dei tessuti e c'erano anche i piccoli schermi situati nelle sedute in ogni fila. Ognuno aveva il loro paio di cuffie e se volevi potevi anche mettere a caricare cellulari, mp3 o anche computer. Se non fosse abbastanza lo spazio tra una fila ed un'altra era immensa e questo permetteva di reclinare la seduta. Le hostess nella nostra cabina erano 3, e guardando la mappa dell’aereo notai che vicino avevamo addirittura 4 toilette.

I posti erano già quasi completi, questo perché mentre io contemplavo i dintorni alcuni mi superavano per andarmi a sedere. Intanto Cal aveva già sott’occhio i posti e stava già corrompendo il tipo vicino la finestra.
Mentre mi avvicinavo, lui si arrese e si andò a sdraiare al suo posto.

 

-Saalvee.- Il tipo allungò la mano verso di me, e io la strinsi cordialmente. -Piaaceeree dii coonooscerlaa.- Sembrava davvero una persona affabile. Era un ragazzo di 25-30 anni. Aveva gli occhi azzurri e capelli lunghi fino alle spalle pettinati all'indietro. Aveva una perfetta abbronzatura degna di un maestro di surf e aveva una leggera barbetta. A parte il modo strano di parlare, aveva l'aria di un ragazzo piuttosto sveglio.

Si alzò e si offrì di mettermi apposto le valigie. Ringraziai e mi misi a sedere al mio posto, vicino alla finestra. Vidi già Cal spiare il tipo e cercare di ricordarmi che ero sposata…

Mi indicava il dito anulare e cercava di farsi vedere nonostante la grande stazza del suo vicino.

Indicava il dito, me e poi guardava il tipo.

Non intendeva me quindi, ma che dovevo dirlo al tipo che ero già impegnata.

 

Girai la testa verso il finestrino e vidi che stavano ritirando la scala. Non ero molto nervosa, fortunatamente, anche perché per tutto il viaggio non avrei avuto il supporto di Cal, e quindi avrei dovuto essere forte. Mi tirai un po’ su e ripensai alla prima volta in aereo.

 

Mi ricordavo che avevo passato tutto il viaggio con gli occhi chiusi… Era stato pessimo. Anche per questo motivo poi non ci ero salita più per i seguenti tre anni. Poi avevo iniziato a lavorare con Cal. Con lui era indispensabile viaggiare e il modo migliore era proprio in aereo. Fu lui ad aiutarmi a sconfiggere questa paura. Fu irritante, esagerato, rumoroso e fastidioso per tutto il viaggio. Ma fu un genio. Sapeva cosa stava facendo. Perché? Beh perché dopo solo 2 viaggi (andata e ritorno poi!) mi era passata la paura.

 

-Paauraa deeglii aeereeii?- Il modo in cui parlava era buffo, ma notai che era quasi forzato. Mi ricordai che c’era un esercizio di logopedia che consisteva proprio nell’allungare le vocali. Balbuziente?

-Non più fortunatamente.- Avrei dovuto chiederglielo?

Nel frattempo, sentimmo entrambi agli altoparlanti il segnale di staccare i cellulari e di tenere le cinture di sicurezza. Sentii dei rumori nella cabina e mi girai solo alle mie spalle per vedere di striscio Cal litigare con una hostess. Apparentemente non voleva chiudere il cellulare. Scossi la testa, lui mi vide e lasciò perdere. L’hostess diede l’ok e partimmo.

 

Il decollo era il mio punto debole però. Era una sensazione strana. E’ come se ti senti più pesante e senti tutto il movimento che fa l’aereo. Sembra di scivolare all’indietro e sentire il suolo sollevarsi sotto di te…

 

Non è molto chiaro, ma come ho detto è una sensazione strana.

 

-Allooraa haa un po’ dii pauuraa!-

Riaprii gli occhi (evidentemente così coraggiosa non lo ero stata) e notai che stavo stritolando qualcosa con la mano. Non era il bracciolo però, ma la sua gamba. Dopo averlo capito lasciai la presa e gli chiesi scusa.

-Noon c’è problemaa. Sono conteento di esseere d’aiutoo.-

 

Eravamo entrambi rossi in faccia, soprattutto io che non volevo imbarazzarmi. Proprio io poi, che non volevo far ingelosire Cal. Che cosa era la prima cosa che facevo appena seduta in aereo?? Afferrare la gamba nuda (aveva dei bermuda) di un bello e sconosciuto giovane e poi arrossire.

Giusto per essere sicura cercai di fare tutto per non farmi vedere, e cercai la sua faccia, soprattutto la sua espressione.

 

Non era per nulla rassicurante. Era arrabbiato e irritato come se pensasse che glielo stavo facendo apposta. Appena mi vide, arrossì e si nascose dietro al tipo e ad un giornale che faceva finta di leggere.

Come poteva pensarlo dopo quello che gli avevo detto?!

 

-Ha bisogno di quaalcosa o vaa meglio?-

-Molto meglio grazie. Dammi del tu, davvero. Il lei mi fa sentire vecchia.-

-Cosa che non sei.-

-Grazie.- Era davvero galante. Notai che al flirt non aveva avuto problemi di pronuncia. Si sentiva a suo agio. Probabilmente non piaceva nemmeno a lui il lei… Mi girai al finestrino. Eravamo già sopra le nuvole.

Non mi ero più accorta del volo. Notai che avevamo già superato la nostra città. Nonostante la stazza il velivolo era parecchio veloce.

 

Sentii a quel punto il segnale dell’altoparlante. Potevamo ora toglierci le cinture e accendere i telefoni.

Riaccesi il cellulare e vidi che il tipo fece lo stesso. Sullo schermo aveva una foto con una bella ragazza sulla spiaggia. Erano abbracciati e si riusciva a capire benissimo la loro intesa.

-E’ la tua ragazza?-

Dopo una mezza risata spiegò. –No No! Non sono fidanzato. Lei è mia sorella.-

Oh beh. Questo non era per niente d’aiuto. Anche single era…

-Non vi assomigliate molto.-

-Io sono una copia di mio padre e lei di mia madre.-

 

Mentre guardavo le foto dal suo cellulare lui si schiariva la voce ma si bloccò più volte. Poi riuscì a parlare.

-Beh, ehm, noon ci siamo ancora presentatii. Io sono Jared, piacere.-

-Io Gillian.-

Da dietro vidi Cal che mi spiava, feci finta di niente e tornai alla conversazione.

-Penso che il viaggio sarà davvero lungo quindi potrebbe essere più piacevole se lo passiamo parlando, ti va?-

-Sii… sareebbe una buona idea.-

Lui non iniziava, quindi spaccai io il ghiaccio.

-Allora, di lavoro di che cosa ti occupi?-

-Studioo windsurf, e lo insegno ai piccoli. Poi quando non ho da fare o quando il clima noon è favorevole, aiuto mio zio a controllare la sicurezza negli aerei. Psssss, sono qui proprio per questo.-Si avvicinò e si mise la mano sulla bocca. –Tu?-

-Io faccio la psicologa e sono…- Non potevo fare a meno a non guardare il telefono. Era pieni di messaggi che ordinavano di dire al “ragazzino quello che doveva sapere” o che “non aveva speranze con me”.

 

Mi stava davvero irritando questa sua mancanza di fiducia.

-Quell’uomo loo conosci? Ti sta importunando? Vuoi che faaccia qualcosa?-

-No è tutto apposto. Ha solo dei problemi a staccarsi da me. E’ un caso clinico.-

-E’ un paziente?-

Mi misi a ridere. Con caso clinico aveva capito che era pazzo…–Una volta lo era.-

-Ohhhhhhh, capisco… Quindi lo stai facendo trasferire…-

Pensava davvero che era matto… Il mio telefono continuò a squillare e a questo punto ebbi un idea.

Il caso mi aveva servito l’idea su un piatto d’argento. Potevo fare quasi quello che volevo perché poi Cal verrebbe assecondato per il “suo problema”.

 

Capii che tanto comunque era già convinto che lo stavo stuzzicando. Perché non farlo davvero allora?

 

 

--- Cal Lightman POV ---

Quella piccola traditrice, irritante, bugiarda…

Perché doveva essere così maledettamente bella, affascinante, divertente, intelligente… attraente?

Perché?

Beh, si poteva ben capire.

 

Ma perché diceva una cosa e poi faceva l’opposto?

Perché doveva essere così irritante, punzecchiosa, vendicativa…

Perché mi piaceva così tanto poi?

 

Forse era tutto il pacchetto che la rendeva speciale. Anche includendo le cose che da una parte mi facevano morire di gelosia, e dall’altro me la facevano volere di più.

 

Ed ecco che mi riprese… la gelosia.

 

Mi aveva promesso che non l’avrebbe fatto… che non mi avrebbe stuzzicato. Che avrebbe evitato.

Come potevo crederle?

Adorava spingermi fino a quel burrone. Al bordo del burrone. E poi lasciarmi fare l’ultimo passo da solo ed esplodere di gelosia. Adorava questa parte gelosa di me.

Io non tanto. Era una fatica trattenermi e mi mandava in bestia il fatto che alla fine riusciva sempre a battermi, a rigirarmi per i suoi fini malefici…

 

Beh non malefici in realtà, ma per me si. Riusciva sempre a convincermi ad andare a cene di beneficenza, cene di gala, feste VIP e feste con un mucchio di gente in generale. Tutti avrebbero forse pensato differentemente ma ero un uomo semplice, che voleva solo le cose necessarie nella vita.

Al primo posto, casa, famiglia e lavoro. Tra queste è inclusa ovviamente e soprattutto Gillian. Come potete capire, invece di incontri ipocriti con persone che non contavano niente a parte per i loro soldi e per la loro fama, io preferivo una normale cena con Gillian ed Emily. Sinceramente terminando con un bel film o con il rimanere da solo con Gill.

 

La mia Gill.

La stessa Gill che era rossa in faccia e stava levando da quel momento la sua mano dalla gambetta flaccida e senza peli di quel ragazzino capellone.

La guardai per un bel po’… poi mi notò e per non essere visto mi nascosi dietro il signore vicino a me. Presi il giornale e lo forai. Potevo “leggere” qualcosa da li.

Imbarazzo… senso di colpa

Forse ero stato troppo impulsivo… Forse era stata solo la sua paura a farle afferrare la gamba… Forse non era così bugiarda dopotutto…

 

Lui invece… La mia Gillian sembrava arrossire di nuovo ad un suo commento. Lui ci stava provando… Ne ero sicuro.

Sentii il segnale dell’aereo e senza perdere tempo accesi il telefono e riempii il suo telefono di messaggi. Non poteva illuderlo così. Diglielo che sei sposata. Dillo. DILLO!

 

Dai!

 

Ad un certo punto lei si mise a ridere e poi guardò verso la mia direzione.

Un motivo per il quale lei mi prendeva sempre in giro è perché nonostante fossi tanto bravo a leggere le emozioni, non lo ero nello stesso modo con il labiale. Non che lo studio fosse collegato in qualche modo, ma secondo lei dato che riuscivo a percepire ogni minuscolo movimento allora di conseguenza doveva essere facile per me capire anche il labbiale.

Ma non era così facile!

Associare un muscolo ad una emozione era tutta un'altra cosa, rispetto ad associare un movimento ad un suono. Il suono è… astratto per un certo senso. Almeno finché non è unito ad altri per diventare una parola.

Poi capire solo una parola espressa lentamente è un conto, ma una frase intera detta velocemente…

 

Fino a quel punto non avevo capito nulla, a parte il fatto che stavano parlando di me, (e quello mi faceva ben sperare) anche per colpa degli altri passeggeri. Era piuttosto tranquilla la stanza ma non abbastanza da sentire la conversazione.
“La botta vera…” “La notte era”… “Una colta c’era”…
Non avevano alcun senso… Forse “Una volta c’era” ma non gli stava sicuramente raccontando una fiaba…

 

Lui intanto le rispose con “tra sfere-re”… trasferire??

Non ce la potevo fare. Nemmeno dieci minuti e già voleva invitarla a casa!

Le inviai un ultimo messaggio. Doveva dirglielo ora…

Ci guardammo negli occhi, poi girò il suo sguardo verso di lui

 

“Si”

 

Si?... Come si? Dovevo per forza aver sbagliato a capire…

Il tipo vicino a me si mise a tossire.

-Amico, se vuoi il mio posto parla non mi uccidere il fianco.-
-Uh?-

-Dai, alzati che ti do il mio posto…-

-Uhm, ok…-

 

In quelli che sembrarono due lunghi e imbarazzanti minuti il tipo grasso mi lasciò a fatica il suo posto, e io mi sistemai nel mio nuovo punto di appostamento. In questo modo li vedevo entrambi meglio.

-Dormirò per tutto il tempo quindi… non… svegliarmi…- Sbadigliò e si addormentò.

Giuro di non aver mai visto una persona addormentarsi con quella velocità.

Mi coprì il viso con una rivista e continuai a spiarli.

 

Continuarono a parlare di me. Di quello ne ero sicuro. Stando più vicino riuscivo anche a sentirli. Lei gli disse da quando mi conosceva e di come all’inizio mi aveva aiutato. Ad ogni parola mi rivolgeva lo sguardo. Sempre più… sfrontata, e arrogante, e… affascinante… Sicuramente, per quel tipo…

 

Quando lei invece iniziò a cambiare argomento, lui poggio il braccio sullo schienale e mi bloccò la visuale.

Il tipo mi bloccò la visuale.

 

Potevo solo vedere i suoi occhi.

 

Lui intanto chiamò la hostess e si fece portare due aperitivi. Il vassoio che gli venne portato lo posizionò tra di loro.

Si mise chiaramente a flirtare, fece risuonare il bicchiere con il suo, la fece arrossire con dei commenti galanti, le offri anche qualcos’altro da mangiare che fece portare poco dopo, pagò per lei… potrei elencare qualsiasi cosa per ore.

 

Continuai ancora a mandarle messaggi ma lei alzò il telefono, evidentemente per farmelo notare, e lo spense. Il tipo a questo si allarmò e disse che avrebbe chiamato la sicurezza ma lei lo fermò.

 

A questo lei incominciò a difendermi, e a quel punto un ragazzino accese la console e si mise a giocare con il volume acceso, impedendomi di sentire qualcosa. Dato che in questa cabina non era concesso, la hostess, che si fermò esattamente tra me e Gillian, si mise a litigare con la madre e il ragazzino.

Non riuscivo a sentire e vedere nulla.

 

-OHHHHHHH!-

Tutti mi guardarono impuniti…
Scavai nel giubbotto ritrovando quel che mi serviva. Le lanciai al ragazzino.

-Ecco delle cuffie auricolari. Fanne buon uso da ora.-
-Grazie signore!-

Il ragazzino tutto contento montò il tutto e tornò felice a giocare. In silenzio!

La madre aveva un espressione stupita, come se non avesse mai visto il figlio ubbidiente o riconoscente.
-Che avete da guardare? Muovetevi!-

Non sapendo cosa dire, la hostess se ne andò imbarazzata, e la madre si nascose dietro un libro…

 

Ritornai alla “coppietta” e continuavano a parlare felici.

 

 

Passò un'altra mezz’ora. Loro la passarono, io no. Cercai di far entrare la parte ragionevole di me. Stavano solo chiacchierando. Lei stava solo chiacchierando… lo sapevo, ma lui?

Non potevo esserne certo. Non lo conoscevo. Non ci avevo parlato. Non ero vicino abbastanza.

 

Ero geloso.

 

Loro stavano passando un bel periodo, divertendosi, e io li, fermo a fissarli come uno stalker con il viso da cane bastonato e a cui si è tolto l’osso. Spencer mi avrebbe adorato per questa metafora.

Cambiando argomento, speravo davvero che avrebbe mantenuto la promessa per tutta la durata di questa vacanza. Nell’ultima nostra e-mail gli avevo chiesto espressamente di non –in caratteri cubitali, letteralmente- di non parlare in mia presenza con metafore continue e citazioni alla cultura popolare, film, telefilm e canzoni anni 80’.

 

Ad un certo punto il tipo accende il cellulare e inizia a parlare del suo lavoro, mi guarda e poi girandosi verso di lei (facendomi capire proprio tutto*…) dice qualcosa a Gill che la lascia di stucco. Lei mi guarda e poi cerca di fermarlo. A fare qualcosa. “Lasica, Noè mente”.
Il che probabilmente traducibile come: “Lascia, non è niente.”

 

Sicuramente stavo migliorando perché finalmente la frase aveva un senso.
-Ehm, signore? Qualche problema?- Mi girai. Una hostess sbucò da dietro il sedile. Beh non proprio dietro, perché era sempre nella corsia, ma ecco, mi sorprese, facendomi girare a 180°.

-Ehm?!-

-Qualcosa la disturba?-

-Nulla davvero, ora può pure andare. Va va.- Con questo mi rimisi in posizione.

 

Dopo meno di un minuto la tipa si spostò davanti a me aprendo di nuovo bocca.

-Le devo chiedere di smetterla di guardare in quella posizione.-

-Le devo chiedere di muoversi, perché voglio guardare in quella direzione, grazie.-

Con una mano la scansai ancora.
-Qual è il problema?! Sta importunando i passeggeri e il suo comportamento è inaccettabile. Ora vieni con me.-

A questo punto mi prese il braccio.

La scrollai di dosso.

-Vuoi sapere qual è il problema?- Mi girai verso il pavoncello e lo indicai con la mano.

-E’ lui il problema. Lui.-
-Non ti seguo.-

-Lui ha continuato a parlare con lei, flirtare con lei, farla ridere, dirle complimenti…-

-Qual è il problema?- Il tipo rispose guardandomi.

-Lei è la mia donna.-

-Lei non è la donna di nessuno. Lei ti vuole bene, si, ma lo fa per il tuo bene.-

-Ma di che cosa stai parlando?-

-Forza. Siediti al tuo posto e inizia a capire che devi lasciarla andare. Siete stati insieme per così tanto tempo che il tuo è diventato un bisogno troppo possessivo. Se vuoi davvero bene, lasciala andare.-

 

Di che cosa stava parlando? Lasciarla andare? Bisogno possessivo? Che diavolo voleva da me?

L’unica cosa che volevo era riaverla tra le braccia e far sapere che era mia. Che lei amava me. E che aveva scelto me per il resto della nostra vita.

 

Alzai la mano e guardai il segno rosso dell’anello.

Il più bel giorno della mia vita.

Forse solo secondo o a pari merito con la nascita della mia bambina. La posizione era sempre variabile.

 

La hostess continuava a parlarmi ma non la sentivo. Eravamo solo io e lui ora.

-Tu alzati. E lasciami il posto.-

-Non vedo perché dovrei.-

-Tu… tu non sai chi sono io. Alzati e levati dalle scatole.-

Dietro di lui Gillian mi diceva di smettere e di tagliare il discorso ma… l’aveva voluto lei no? Non potevo tirarmi indietro ora.
-Tu… non sai chi sono io. E dovrò prendere provvedimenti.-

-Ehi, - Gillian cercò a questo punto di prendere la sua di attenzione, ma nulla. –Lascialo stare, lui è…-

-Tu…- Lo presi dal colletto e lo alzai dalla sedia. Lo feci sbattere alla hostess e come se nulla fosse, mi sedetti al suo posto. Girandomi verso di Gill, finalmente le presi il viso e la baciai.

Non mi fregava più niente.

Solo lei.

 

 

Anche se posso ammettere che ero abbastanza fiero di me stesso nel sentire la sorpresa del bacio nella folla.

 

Durò poco perché il tipo mi tirò su e con la frase “Non toccarla mai più” e tirandomi un cazzotto finì lungo a terra.

-… è mio marito.-

 

 

Quella frase valeva tutto l’occhio nero che quel pugno mi procurò.

 

 

--- Gillian Foster POV ---

Da adesso in poi è meglio che racconto io. Io lo conosco, mio marito, e non racconterebbe la vera storia, nonostante lui non la possa sapere.

Non ammetterebbe mai che un pugno era stato sufficiente a fargli perdere conoscenza.

Si, dopo il pugno svenne.

 

Apparentemente era stato molto forte e, oltre all’occhio aveva colpito anche il naso. Si sa che un pugno, dato con una certa forza può far perdere conoscenza, soprattutto se dato in punti precisi. Il naso è uno di questi. Essendo posizionato in una zona così delicata può provocare molto dolore e, è il dolore il più delle volte a far perdere conoscenza, non la botta in se. Ma mettendo da parte tutto questo la vera scena fu questa:

 

Mentre parlavo con Jared, scoprii che lui era un affiliato dell’azienda del padre, la compagnia di aerei su cui stavamo viaggiando proprio in quel momento. Lui a volte faceva il bodyguard come lavoro part time durante i suoi lunghi viaggi. Ogni tanto quindi si metteva in posti strategici degli aerei e non gli dispiaceva controllare un po’ la situazione. Per questo cercai poi di lasciar perdere, e appena vidi la gelosia di Cal saltare sapevo che dovevo fare qualcosa. Cercai di dirgli che era mio marito ma… Cal mi baciò  tappandomi la bocca e poi, il pugno. Non feci in tempo…

La gente era divisa tra persone schifate dal suo comportamento e altre solo sorprese dalla sua indifferenza.
Il viaggio non continuò più normalmente. Per metà dovetti spiegare tutto a tutti, non solo a Jared. Poi quasi in contemporanea mi aiutarono a portare a sedere vicino a me Cal. Mi portarono alcuni cerotti e medicazioni per l’occhio. Poi abbassai il suo schienale, permettendogli di sdraiarsi propriamente. Durante il sonno comunque mi prese la mano e lo vidi sorridere.

 

Prima dell’arrivo, e del fatidico incontro con la mia amica, mi concessi mezz’ora di riposo sdraiata anch’io vicino al mio maritino geloso.

 

 

A/N= La scena di gelosia me l’ero immaginata più divertente :S  Ma visto che nonostante tutto il tempo non mi è venuto meglio, lascio così e passo al prossimo capitolo. Completamente meglio.

* questa scrittura con il corsivo alternato, è un nuovo modo per inserire il sarcasmo. Secondo me è geniale. L’ho trovata su Tumbrl

Spero vivamente che vi sia piaciuta e che questo capitolo non sia troppo prolisso. Per non farvi aspettare un'altra settimana xD ho deciso di saltare il mio solito controllo extra.

J Al prossimo capitolo J


Lista personaggi POV: (per ora)

Gillian Foster, Cal Lightman, Shawn Spencer, Juliet O’Hara

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Capitolo 5
*** I tassisti non sono affidabili! ***


A/N=  Il caldo davvero non mi fa lavorare… mi spiace davvero per l’attesa. Enjoy.

Cap 5 – I tassisti non sono affidabili!

--- Juliet O’Hara POV ---

--- Santa Barbara… 4 Luglio 8:00 ---

 

La sveglia squillò. Era ora di alzarsi, prepararsi e andare a prendere Gillian e Cal in aeroporto.

Il caldo era lo stesso dei giorni precedenti, ma con la piacevole aggiunta di un venticello fresco che arrivava dalla finestra. Shawn era accanto a me, nell’ultimo angolo fresco di letto che rimaneva. Tutta la notte aveva continuato a girarsi e rigirarsi, e una volta l’avevo anche beccato a dormire nella vasca da bagno.

Lo riuscivo a capire però. Faceva davvero caldo, ma io abituata al clima quasi tropicale di Miami non ci facevo molto caso. Scansai il lenzuolo, che apparentemente avevo usato solo io, e cercai di svegliarlo.

 

-No…-

Con una mano mi spinse di nuovo giù e lui si rimise più comodo.

-Dai Shawn svegliati!-

-…un'altra mezz’ora…-

-Non abbiamo tempo da perdere! Stanno per arrivare in aeroporto.-

-Ma… non arrivavano nel pomeriggio?-

 

Mi alzai e andai verso il bagno. –Non ti ho detto che il volo del pomeriggio era stato cancellato?-

-Uhm… evidentemente no…-

 

 

In circa 15 minuti eravamo pronti e arrivammo nel cortile.

La mia macchina era dal meccanico e l’avrei ripresa durante il pomeriggio.

-Gus ti ha potuto prestare la macchina?-

-No è in giro… ma ne ho “affittata” una per il pomeriggio.-

-Di che stai parlando?- presi il cellulare pronta a chiamare un taxi. –Perché l’hai fatto? La mia macchina è pronta a quell’ora!-

-Oh lascia stare.-

 

Aspettammo ancora un po’, e mentre lui si dava un ultima aggiustata ai capelli l’autista finalmente arrivò.

 

In macchina lui guardava fuori il finestrino e pensava… pensava… Non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa ed ero preoccupata. Quando rimaneva in silenzio non era un buon segno.

-Shawn, mi vuoi spiegare quello che hai detto prima?-

-No, hai ragione tu… Lasciami chiamare e disdire tutto.-

Prese il telefono e digitò un numero fisso.

-Ehi… … … Si… … Non si fa più niente per oggi… 15?... Si? E’ possibile?... Ok. A presto.-

-15 cosa?-

-Uhm, 15… dollari… per il disturbo.-

 

Il viaggio fino all’aeroporto passò altrettanto tranquillamente. Il traffico non era eccessivo, e parlammo un po’ della vacanza che avevamo programmato e che avremmo vissuto insieme ai nostri amici. E mi tenne vicina a lui tutto il tempo, abbracciati.

 

In circa mezz’ora arrivammo all’aeroporto e ricordando al tassista di aspettare il nostro ritorno, ci incamminammo nell’affollato atrio aeroportuale.

 

-Ora, mi raccomando Shawn, non irritare Cal ok? Me lo ha chiesto esplicitamente.-

-Niente scherzi, niente trappole. Si si… lo so.-

-Dico davvero.-

 

Si bloccò di colpo e mi tirò a se, avvicinandomi.

-Sai che ti amo vero?-

Ero stata abbastanza spiazzata da questo scatto improvviso… ma risposi di si.

-E lo sai che cambierei per te?-

-Me lo hai dimostrato… parecchie volte ormai.-

-Beh, sappi che la cosa più importante per me è renderti felice. Vederti felice è il massimo, davvero.-

L’avevo già sentito dire queste cose anni fa, e sentirle di nuovo mi riempiva il cuore.

-Quindi non preoccuparti. Non saboterò la tua festa, la tua vacanza in nessun modo.-

 

-JUL!!-

Ci girammo entrambi e notammo le due figure in lontananza. Erano arrivati.

 

-- Shawn Spencer POV –

Jules corse ad abbracciare la sua amica. Ero davvero contento per lei. Si vedeva che si mancavano da morire.

Con più calma di Juliet, mi avvicinai al gruppo. Salutai Gillian con un abbraccio, e inviai un cenno a Cal. Lui ricambiò in fretta con un sorriso e ritornò alla conversazione che avevano appena iniziato.

-Quindi… i convenevoli li continuerei più tardi. Dov’è la macchina?-

Gillian lo fulminò con lo sguardo e lui si scusò con un “Ma fa caldo” in sottovoce, ma nonostante questo le due iniziarono a camminare verso il taxi. Io e Cal le seguimmo più lentamente, e lo vidi avvicinarsi a me.
-Senti…-

-Ti sono mancato, Lieboy?-

Cercai di appoggiargli il braccio sulle spalle ma si scansò.

-No. Senti idiota. Voglio chiarire giusto una cosa. Se in questa vacanza mi troverai un po’ più gentile nei tuoi confronti, sappi che è solo per la mia donna. Capito?

-E… affondato!-

 

La sua espressione indicava una marcata facepalm, e questo mi disse che avevo sbagliato qualcosa…

Lui comunque ci passò subito sopra.

-Speriamo bene…-

-Non ti preoccupare. Anche io ho promesso qualcosa a Jules.-

-Sembri sincero…-

-Certo che sono sincero. Comunque ti piacerà la vacanza. L’ho organizzata nei minimi particolari. Sarà FAN-TAS-TI-COOO-

-Oddio no…-

-Ti piacerà, credimi.-

-Non avrò comunque scelta.-

-Ci sarà pure la serata poker.-

-Cosa!- Notai un suo mezzo sorriso. –Ti spennerò vivo.-

-Si spera!-

-Come si spera? ... Spiegati.-

-Lo sai che non sono d’accordo con il gioco d’azzardo. Ma tu volevi TANTO giocare con vere fish e veri soldi. Quindi mi sono informato e tra 3 giorni ci sarà una partita di beneficenza. Tutti i soldi vinti verranno devoluti per la costruzione di una diga in Africa e per l’acquisto di tappi speciali che filtrano l’acqua inquinata.-

Gillian si avvicinò sentendoci. –Che bell’iniziativa Shawn.-

-Grazie.-

 

-Senti, non so come fai ogni volta a vincere, ma… va bene per la serata. Ma non ti facevo un tipo da beneficenza.-

-Beh forse beneficenza non la faccio spesso ma aiuto la città a catturare le persone pericolose. E’ qualcosa no?. Comunque, i primi 3 vincitori avranno i loro nomi scritti sulla diga.-

-Sapevo che c’era sotto qualcosa…-

 

Finalmente arrivammo al parcheggio, in pochi secondi controllai l’area, ma del nostro taxi nemmeno l’ombra.

-Shawn?-

-Jules… del taxi non c’è traccia.-

-Sei sicuro?- Jules si stava preoccupando. Ed era naturale. Con questo traffico ci sarebbe voluta un intera ora per l’arrivo di un nuovo taxi.
-Si. Ho già controllato tutti i taxi. Il 4896 non c’è.-

-Dannazione.-

Mentre un Cal MOLTO arrabbiato si stava avvicinando, notai Gillian chiedersi come avessi fatto in così poco tempo a controllare tutto il parcheggio. Juliet le ricordò della mia supervista.
Supervista.

Mi piace chiamarla così.

 

Cal mi prese per il colletto. –Sapevo che non mi potevo fidare! Che cavolo! Avevi detto di avere tutto sotto controllo!-

-Avevo tutto sotto controllo. Finché non avevate anticipato il volo. E finché il taxi non è partito senza di noi.-
Gillian era venuta in aiuto. –Cal controllati!-

-Lo ha fatto apposta, vuole irritarmi!-

-Non è colpa mia!-

-Sei un irresponsabile!-

-Non è vero!!-

-Grida come un bambino! Cosa che sei ancora.-

-Non è vero!-

-Dimostramelo? Sicuramente non hai ancora l’auto ma solo quel catorcio di moto.-

-Non capisci niente di moto la mia è un gioiellino e… e…-

 

Mi era venuta un idea.

   

--- Cal Lightman Pov ---

 

Non è che non mi fidavo… e che non si dovrebbe dare fiducia ad un adolescente.

Cosa che Shawn è completamente.

Ne sono convinto per vari motivi: non prende niente sul serio, nonostante il suo lavoro dovrebbe esserlo, lui trova comunque l’ironia su tutto; parla a citazioni e ogni cosa intorno a lui lo riporta a qualche film o telefilm; guarda ancora i cartoni animati e questo lo voglio sottolineare, CARTONI ANIMATI; è facilmente distraibile con un dolcetto o con qualsiasi argomento che gli possa interessare, e… per questi motivi non lo trovo affatto affidabile.

Ora… Forse è vero che avevo esagerato nel prenderlo dal colletto e sgridarlo, ma ero nervoso.

Il caldo, la voglia di andare in vacanza mi aveva reso nervoso, ma non come un'altra cosa…

 

Ma cambiamo discorso. Vorrei parlare della faccia che ha fatto subito dopo aver difeso la sua moto.

Ancora la faccia da flashback, con la mano quasi alzata alla tempia.

Con gli occhi socchiusi e la testa abbassata.

 

Lo rende solo più strano. Dai, oramai tutti sanno la sua vera natura.

Lo scuso solo per il fatto che un abitudine di 6 anni non è facile da eliminare.

Solo per quello.

 

Gillian mi tirò indietro e lui subito dopo prese il cellulare e chiamò qualcuno.

-Si ciao… si sono io… C’è stato un piccolo cambio di programma. E’ vero che il box è vicino l’aeroporto vero? … si… si. Fantastico. La potete portare al parcheggio? … ok… ok al più presto.-

 

Sospirai e chiesi una spiegazione.

-Non dirmi che vuoi riportarci a casa uno alla volta sulla tua moto? Che io preferisco rimanere qui.-

-Abbi fiducia.-

“La vedo dura.” Pensai io…

Poi si girò verso di Juliet. Stava per dire qualcosa ma poi lasciò perdere. Lei lo guardò confusa, e poi continuò a parlare con Gillian.

 

A questo punto chiesi io.

Lui mi prese da un braccio e ci allontanò un pochino.

-Non sto architettando nulla… è che…- Girò di nuovo il suo sguardo.

 

Non capivo tutte queste pause, tutto questo nervosismo, agitazione. A questo punto capivo che si stava facendo portare una macchina ma non capivo qual era il problema. Potevamo tornare prima a casa, e iniziare la vacanza… finalmente andare a mangiare qualcosa più salutare di vari salatini, e bere acqua fresca. Oppure rimaneva un'unica ipotesi. Si era comprato una auto e per qualche motivo ora si era pentito. Ma perché? Giorni fa mi aveva detto che un giorno avrebbe comprato una macchina per dimostrarle quanto era disposto a crescere per lei. Ma ovviamente bimbo com’è  la sua volontà non sarà bastata per questo cambiamento.

-Che… Che… Cosa? Non sei abbastanza innamorato per crescere?-

-Lo sono… Eccome se lo sono. Non potresti mai immaginare quanto sono cambiato negli anni… Quanto ho combattuto contro me stesso e gli altri. Non è stato facile per me. Ma l’ho fatto. Perché l’importante è che sia felice.- Mi fece girare lo sguardo verso di lei. –Guardala. Guarda quant’è felice. Vederla così è la cosa più bella in questo momento. Non è lo stesso per te?-

 

Guardai la mia Gill. Il suo sorriso era raggiante, era rilassata, felice, divertita. Da quanto aveva la sua nuova amica era davvero migliorato tutto. Lei è sempre stata solare con tutti, ma avere qualcuno con cui confidarsi, con cui parlare, che non sia io o i colleghi, era sicuramente qualcosa in più che la rendeva più rilassata e forte. Quindi si.

-Certo che per me è lo stesso.- Sorrisi, finalmente di gusto. Di sicuro su qualcosa aveva ragione il ragazzo. Vederla felice era sicuramente molto contagioso.

Poi lo notai, con le braccia aperte.

-Dai, forza, abbracciamoci da veri uomini.- Lui con quel suo ghigno divertito…

Finsi di continuare la frase -… Se no, non mi troverei qui a parlare con un idiota.-

Mi diressi verso Gillian.

 

Poi Shawn gridò -Devi sempre rovinare tuttooooo!-

 

-Ehi Shawn,- Juliet disse mentre indicava una strana macchina. – Hai visto quella Deleorean modificata? E’ fantastica.-

-Lo so.- Disse lui avvicinandosi all’autista dell’auto che nel frattempo si era avvicinato a dargli le chiavi.

 

-E’ la nostra.-

 

DeLeorean

 

A/N=  Il caldo è davvero insopportabile… Spero di migliorare con la velocità, ma a questo punto non vi prometto nulla. Credo sia meglio…
Lista personaggi POV: (per ora)

Gillian Foster, Cal Lightman, Shawn Spencer, Juliet O’Hara

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