Il pegno

di LadyDenebola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Sotto assedio ***
Capitolo 3: *** Un aiuto da Erebor e Dale ***
Capitolo 4: *** L'accampamento di Erebor ***
Capitolo 5: *** Il viaggio ***
Capitolo 6: *** L'Altopiano del Re ***
Capitolo 7: *** Nelle forge ***
Capitolo 8: *** Screzi ***
Capitolo 9: *** L'assedio di Erebor ***
Capitolo 10: *** Allenamento nel bosco ***
Capitolo 11: *** Freddezza ***
Capitolo 12: *** Il pegno ***
Capitolo 13: *** Confronti ***
Capitolo 14: *** Girion ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Un lampo squarciò il cielo sereno, attraversato di rado da sottili nubi scure mentre la luna si faceva alta. Il vento si stava alzando, trascinando via le prime foglie cadute prematuramente. Un secchio rotolò via da qualche parte, il rumore del legno che sbatteva sull’acciottolato attutito da quello del vento.
Marina si allontanò dalla finestra lasciando ricadere la tenda leggera e dirigendosi al camino col fuoco acceso. Una pentola di rame ribolliva diffondendo nella cucina un odore di patate che faceva subito venire l’acquolina in bocca. Marina vi aggiunse un rametto di rosmarino preso da un barattolo sulla mensola vicina e rimase qualche secondo a girare nella pentola, pensosa e lievemente preoccupata.
I suoi amici erano via da quella mattina, ma le avevano garantito che sarebbero tornati presto. Era ora di cena e ancora non si vedeva nessuno. Si stava avvicinando quello che sarebbe stato un temporale coi fiocchi, preceduto da nuvoloni neri che arrivavano da est, e nelle strade non c’era anima viva. E Marina era lì, sola, ad aspettare quei quattro disgraziati che si erano persi chissà dove. Pensare che li aveva pregati di portarla con loro, per non dover restare tutto il giorno in casa, ma niente: Thomas aveva ripetuto almeno dieci volte che sarebbe stato troppo pericoloso per lei e troppo sconsiderato per loro portarla in una perlustrazione per cercare orchi. Già, orchi. Erano anni, se non decenni, che non si vedevano orchi nelle vicinanze della loro città, Minhiator, e di colpo, senza che nessuno avesse potuto prevederlo, erano comparse loro tracce proprio a un paio di miglia dalle case più esterne. Alcuni uomini della città avevano deciso di cercarli da soli, nonostante il divieto categorico del Sovrintendente, ma non avevano trovato nulla. Perciò Tom e gli altri quella mattina erano partiti tutti entusiasti, convinti che loro ce l’avrebbero fatta.
Il cuore di Marina ebbe un tuffo. E se gli fosse successo qualcosa? Dove diavolo sarebbe andata a trovarli? Magari avevano davvero trovato gli orchi, e lei se ne restava lì, a cucinare…
Istintivamente, balzò in piedi, ma ricadde quasi subito sullo sgabello ai piedi del camino. Qualcuno aveva bussato rudemente alla porta, cogliendola totalmente alla sprovvista. Afferrò l’attizzatoio e corse ad aprire, lentamente, ma venne scaraventata indietro da una violenta folata di vento che fece tintinnare i bicchieri già sul tavolo e volar via alcuni fogli sparsi su un mobile là vicino.
Prima che la ragazza potesse voltarsi di nuovo verso la porta e scansarsi via dagli occhi i capelli che le erano volati in ogni direzione, ci fu un frettoloso rumore di passi accompagnato da pesanti sbuffi. La porta venne richiusa e il vento tornò a essere chiuso fuori.
Marina alzò lo sguardo sui tre che erano entrati, e sorrise sollevata. Tre giovani uomini ricambiarono rapidamente il sorriso mentre si scrollavano di dosso le foglie e si ripulivano gli stivali infangati.
<< Qua sistemeremo noi >>rassicurò Thomas, il biondo più alto e robusto, nonché il più anziano fra tutti e quattro. Indicò lo sporco che si stava formando sotto di loro.
<< Dove accidenti eravate finiti? >>esclamò Marina, aiutando un ragazzo moro, poco più alto di lei, a districarsi dal mantello.
<< Avevamo trovato gli orchi >>spiegò quello digrignando i denti.<< C’erano tracce fresche a qualche chilometro dall’entrata est della città. Le abbiamo seguite tutta la mattina, ma niente >>
<< Non li avete trovati, allora? >>
<< Sì, e ne abbiamo ammazzati anche un paio >>rispose il terzo ragazzo, anche lui biondo, ma con un aspetto più curato rispetto a Tom.<< Ci siamo scontrati con alcuni di loro questo pomeriggio >>
<< Ma non ci hanno fatto niente >>aggiunse Rio, in risposta allo sguardo atterrito di Marina.<< Erano lenti perché, nonostante fosse nuvoloso, temevano che il sole potesse spuntar fuori da un momento all’altro. Li abbiamo colti di sorpresa, ma quasi tutti sono riusciti a fuggire >>
<< E Alex? >>domandò Marina, guardandosi intorno. Mancava suo cugino.
<< È andato da suo fratello per riferirgli subito tutto. Passerà la notte a casa >>Will, l’altro ragazzo biondo, volse la testa in direzione della cucina, dilatando le narici. Il volto gli si illuminò.<< Cibo! >>
<< Valar! Si staranno bruciando! >>quasi urlò Marina correndo a controllare il pentolone e mescolando febbrilmente. Gli altri la seguirono senza la minima preoccupazione: avevano tutta l’aria di chi avrebbe mangiato anche patate bruciate.
Marina riuscì tuttavia a salvare la cena, e nel giro di pochi minuti si ritrovarono tutti e quattro seduti attorno al lungo tavolo apparecchiato in fretta e furia, a ridere e scherzare, senza fare alcun accenno alla caccia agli orchi. In realtà, Marina avrebbe tanto voluto saperne di più, ma visto che i ragazzi non toccarono più l’argomento pensò che non ci fosse nient’altro da sapere. L’idea che attorno alla città si aggiravano davvero degli orchi l’atterriva, anche se in quel momento la preoccupava di più la possibilità di essere richiamata a casa se la sua famiglia fosse venuta a saperlo. Ma le battute di Rio e Will la distolsero da questi pensieri, e l’atmosfera rimase leggera e allegra fino al mattino seguente, quando, di buon’ora, si udì bussare con insistenza all’uscio.
Brontolando e tirandosi le maniche della camicia fin sopra i gomiti, Tom andò ad aprire. Un giovane con chiari capelli castani gli lanciò un’occhiata carica d’apprensione.
<< Philip ci vuole vedere. Riguarda gli orchi >>disse.<< Dice che bisogna prendere subito dei provvedimenti… Vuole chiamare i nani >>



 Angolo dell'autrice:

Salve a tutti e grazie per essere arrivati alla fine del primo capitolo! Questa è la mia prima fanfic in assoluto sul mondo di Tolkien e, dopo anni in cui ho rimuginato su storie con Legolas o Boromir, eccomi a scrivere di Thorin e ipotetici antefatti dell'arrivo di Smaug nel suo regno. I primi capitoli saranno alquanto introduttivi per farvi capire chi sono i tizi che ho creato e delineare quel che avverrà in seguito. Non so con precisione dove andremo a finire, ma un'idea ce l'ho già.
Per cui, vi aspetto al prossimo capitolo e spero che la storia vi piaccia! Bye bye ^_____^


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Capitolo 2
*** Sotto assedio ***


Tom, Rio, Will e Marina fecero rapidamente colazione e seguirono Alex su per la collina, diretti al palazzo del Sovrintendente.
La cittadina di Minhiator si sviluppava in altezza, su per una collina coltivata ai cui piedi scorreva un ruscello, minuscolo affluente del Fiume Fluente. Tutto attorno si estendeva la foresta e, più a est, si scorgeva la Montagna Solitaria, la vetta più alta visibile a miglia di distanza e che incuteva non poca soggezione.
A quell’ora la città iniziava a svegliarsi. Le botteghe aprivano i battenti e iniziavano a sentirsi i primi rumori tintinnanti di ferro battuto o i crepitii dei primi fuochi nelle fornaci, mentre nelle stradine laterali venivano allestite bancarelle di frutta e verdura.
Il palazzo del Sovrintendente era una struttura a tre piani, che dominava tutti i lati della collina e si affacciava in particolare su uno strapiombo alto decine di metri, nel quale rimbombava il cupo ruggito del ruscello che deviava proprio lì sotto.
I ragazzi superarono rapidamente le alte siepi e i nodosi pini che occupavano buona parte del giardino, ed entrarono in un immenso corridoio in legno scuro. Alex li precedette oltre un alto portone di quercia che li immise in una lunga sala semicircolare, anch’essa pavimentata in legno e sempre di legno erano le travi sul soffitto, ma lungo le pareti correvano robuste colonne di pietra grigio-perla che attenuavano l’aspetto rustico dell’ambiente, rendendolo più principesco.
In fondo alla sala, oltre un tavolo posto su un lato, c’era un piano rialzato sul quale si ergeva un’alta poltrona foderata di cuscini cremisi. Vi sedeva un uomo con folti capelli corvini, alto e robusto, vestito con un semplice paio di pantaloni scuri, una camicia e un gilet di pelle. Accanto a lui stavano ritti alcuni uomini molto più anziani che scrutarono i nuovi arrivati con un cipiglio severo, e, a tratti, quasi di sufficienza.
<< Avete saputo qualcosa di nuovo? >>esordì Tom senza tante cerimonie né badando agli sguardi scandalizzati e irritati degli anziani consiglieri. Anzi, Marina avrebbe giurato che Tom si divertiva, ogni volta, a usare quel tono confidenziale con suo cugino in presenza dei consiglieri, che non avevano mai approvato il fatto che il Sovrintendente continuasse a usare quei modi con i suoi amici di infanzia. Ma, fortunatamente per tutti gli altri, Philip non aveva la minima intenzione di assumere un atteggiamento più altero solo perché adesso era Sovrintendente.
<< Ci sono squadre di orchi che marciano da sud, in numeri che vanno da cinquanta a trecento e armate fino ai denti >>rispose Philip.<< Avevo inviato dei perlustratori che sono tornati stanotte. I gruppi più vicini si trovano ancora a qualche centinaio di chilometri da qui, ma già hanno devastato tutti i villaggi che hanno incontrato. Nessuno ha avuto il tempo di mandare messaggi d’aiuto, e pare che qui a nord ancora non si sia diffusa la notizia >>
<< Volevamo mandare dei messaggeri a Dale ed Erebor >>continuò Alex sfogliando alcune mappe sparse sul tavolo.<< Sono gli alleati più vicini che abbiamo, e se gli orchi continuano a marciare a questo ritmo, nel giro di due giorni ce li ritroveremo addosso >>
<< Ma di solito non viaggiano di notte? >>si intromise Marina.
<< Dovrebbero >>rispose Philip scrollando le spalle,<< ma questi si muovono troppo velocemente per qualcuno che si sposta solo di notte. Anche quelli che avete incontrato voi ieri >>aggiunse guardando Tom, Rio e Will,<< erano in giro nonostante fosse giorno. Dobbiamo sbrigarci anche noi. I messaggeri per Dale ed Erebor partiranno fra un’ora e ancora dobbiamo organizzare i nostri uomini >>
<< Sei sicuro che Dale ed Erebor risponderanno? >>domandò Rio.
<< Devono. Se non ci aiuteranno si ritroveranno comunque gli orchi sotto casa. Tanto vale combatterli fin da subito e sperare di fermarli qui, no? >>
<< Mio signore >>Un ometto calvo si fece avanti con un profondo inchino,<< non sarebbe invece il caso di avvertire soltanto Dale? Dopotutto, i nani non avrebbero alcuna ragione per combattere gli orchi >>
<< E perché? >>esclamò Tom, precedendo Philip.
L’uomo lo guardò con una vaga smorfia di disgusto mentre rispondeva:<< Re Thror si trova al sicuro nella sua montagna insieme a tutta la sua gente. Probabilmente lascerà che siano gli uomini a fermare gli orchi e interverrà solo nel caso in cui fallissimo. Tanto vale combattere questa battaglia senza di lui >>
Alcuni consiglieri annuirono con un mormorio compiaciuto, ma Philip scosse la testa, la fronte aggrottata.
<< Sarebbe stupido non chiedere anche l’aiuto dei nani >>disse, sfoggiando la stessa schiettezza di Tom.<< I nani di Erebor sono una razza leale che non negherebbe un favore per tutto l’oro del mondo e che non pretende in cambio nient’altro che la stessa lealtà che ha dimostrato ai suoi amici. Hanno il diritto di essere informati. E >>concluse con un’occhiata maliziosa,<< potrebbe essere un’ottima occasione per rafforzare i rapporti con re Thror, consigliere Martens >>
L’ometto chinò la testa in segno di sottomesso assenso, ma il suo sguardo si rabbuiò mentre Philip ordinava di mandare a chiamare i messaggeri e scioglieva quel breve consiglio.
Marina rimase a osservare in disparte Philip e gli altri discutere con un piccolo gruppo di soldati con armature leggere e armati di arco e freccia. I consiglieri stavano lasciando la sala, alcuni discutendo con preoccupazione sulla possibile futura guerra contro gli orchi, altri lamentandosi di essere messi in secondo piano dal Sovrintendente, che pareva dar molto più peso alle parole dei suoi amici.
<< Dovrebbero regnare tutti e quattro insieme >>stava dicendo Martens a un uomo alto con una folta barba bionda, che annuì prima di accorgersi che Marina li stava ascoltando.
I loro sguardi si incrociarono, ma Marina non distolse il proprio. L’uomo si fermò e le rivolse un inchino.
<< Madamigella >>salutò.<< Spero non vi siate annoiata. Non capisco perché il Sovrintendente vi faccia scomodare per partecipare a questi incontri che non hanno nulla di attraente per una giovane come lei >>
<< Si sbaglia, Vermion >>replicò Marina sforzandosi di sorridere serenamente.<< Questi incontri sono davvero interessanti. Apprezzo il fatto che mio cugino voglia rendermi partecipe di quanto accade oltre i nostri confini e di come gestisce la città e i rapporti con l’esterno >>
Vermion e Martens le diedero una rapida risposta ammirata prima di salutarla e lasciarla lì, irritata e costretta a mordersi la lingua per non dir loro quello che in realtà pensava. Erano solo un branco di viscidi servitori che non avevano mai veramente accettato Philip come Sovrintendente e che cercavano ancora di influenzarlo con le loro decisioni. Invece, Philip continuava a dare maggior importanza al pensiero dei suoi più intimi amici e parenti, e questo, naturalmente, non faceva che renderlo inviso a quei consiglieri che volevano allontanarlo da Tom e gli altri.
<< Ehi >>Alex le batté non proprio delicatamente sulla spalla, distogliendola dai suoi pensieri.
I messaggeri stavano lasciando la stanza mentre Philip e gli altri continuavano a discutere fra loro.
<< Phil è preoccupato per te >>disse Alex.<< Vuole che tu resti a dormire qui finché non tornerai a casa, a Longshale >>
<< Che male c’è se resto dagli altri? >>esclamò Marina, stupita e voltandosi verso il suo cugino più anziano, che l’aveva udita e ora aveva alzato lo sguardo su di lei.
<< Mi sento più tranquillo sapendoti qui anziché giù al paese >>le spiegò.
<< E cosa cambia? >>
<< Cambia il fatto che ti troverai in un palazzo più robusto e protetto da decine di guardie >>rispose, stavolta, Tom, stupendo ancora di più la ragazza.<< Anch’io penso sia meglio che tu resti qui. Se arriveranno gli orchi, la nostra casa sarà una delle più esposte ai primi attacchi. E poi, se anche noi dovessimo andare a combattere, non potrai certo restartene lì da sola >>
Marina spalancò la bocca, arrabbiata, ma non ne uscì alcun suono tanto l’avevano presa alla sprovvista. Guardò Rio e Will, sperando di trovare supporto, ma i due si limitarono a fissarla con lo stesso sguardo serio. Richiuse la bocca, delusa, e chiese:<< E che vuol dire che dovrò restare qui finché non tornerò a casa? >>
<< Penso sia meglio che tu rientri prima >>disse Philip, senza battere ciglio.
<< Ma dovevo rientrare solo a fine settembre! Manca più di un mese, Phil! >>
Suo cugino sospirò, quel sospiro che voleva dire che stava per troncare il discorso, impedendole qualsiasi altra replica.
<< A casa starai più al sicuro. Dobbiamo ragionare in previsione di una vera guerra. Abbiamo a che fare con degli orchi, esseri con cui si può solo combattere e non ragionare o scendere a patti. Quando arriveranno qui vorranno soltanto distruggerci per passare al villaggio più vicino. Dovremo comunque mettere al sicuro tutte le donne e i bambini >>
<< Se arriveranno qui allora arriveranno anche a Longshale! >>ribatté Marina.<< Che senso ha partire adesso? >>
 << Non voglio discuterne ancora >>Il tono definitivo di Philip smorzò qualsiasi altro tentativo di Marina di replicare, e a lei non restò altro da fare che farsi trascinare fuori da Alexander.
Il sole era ormai alto e l’aria molto più calda. Dalla città veniva un confuso vociare misto a rumori di ogni tipo che, comunque, giungeva attutito dalle siepi del giardino. Marina e Alexander si addentrarono in mezzo a esse, mentre sul lato est del giardino alcune guardie marciavano silenziose. Neanche i due cugini proferirono parola, come se preferissero godersi il lieve frusciare dei rami sulle loro teste o il profumo di qualche arbusto che occasionalmente arrivava ai loro nasi.
<< Il discorso di Philip non ha senso >>sbottò alla fine Marina, incapace di trattenersi un secondo di più.
<< Cioè, chiamare i nani non avrebbe senso? >>domandò Alexander con un’espressione talmente sfacciata che Marina non poté non ridere.
<< Sii serio, Alex! >>esclamò dopo un po’.<< Perché mi volete rimandare a casa? Volete farmi viaggiare scortata? Direi di no, visto che i soldati serviranno tutti qui. E voi non mi lascereste mai tornare da sola, anche se si tratta di meno di quarantotto ore di viaggio, quindi tanto vale che resti qui. No? >>
Alexander rimase qualche secondo soprappensiero, poi sorrise.
<< Non hai tutti i torti >>ammise,<< ma sarà Phil a decidere >>
Entrambi raggiunsero il parapetto merlato sul lato est, lo sguardo puntato sulla Montagna Solitaria. Marina avvertì una sgradevole stretta attanagliarle lo stomaco mentre con gli occhi cercava di seguire la via che dalla città attraversava la foresta fino a Dale ed Erebor. Non voleva pensare a tutti quegli orchi che stavano marciando su di loro, né a cosa Philip avrebbe deciso per lei, perciò si concentrò sulla Montagna Solitaria.
<< Sai >>disse lentamente,<< sono venuta qui un sacco di volte e mi ricordo di essere stata anche a Dale, da piccola, ma non ho mai incontrato un nano >>
<< Sono tipi a posto. Forse un po’ rozzi, ma di compagnia. Tanto per intenderci >>Alexander si lasciò sfuggire un sorrisetto,<< non sono come gli elfi che abbiamo incontrato quando andavamo in giro per i boschi. I nani sono persone schiette che non usano giri di parole, ma ha ragione Phil: sono leali. Penso che Dale sia stata davvero furba a farseli subito amici >>
Marina annuì distrattamente, desiderosa di riportare il discorso sui nani ed Erebor: Alexander doveva saperne molto più di lei, visto che spesso aveva accompagnato Philip laggiù.
<< Tutte le nostre armi sono state fabbricate dai nani di Erebor, giusto? Dovrebbero andar bene contro gli orchi >>
<< Sì che andranno bene, ma ci servono comunque dei rinforzi. E poi, l’hai sentito anche tu: con questa guerra potremmo rafforzare l’amicizia con Dale e la Montagna Solitaria >>
Un pesante rintocco di campana coprì le ultime parole di Alexander, e sia lui che Marina sobbalzarono, impreparati a udire quel suono che poteva significare solo una cosa: una minaccia incombente era stata appena avvistata vicinissima alle porte della città.
Alexander afferrò senza tante cerimonie la cugina per il braccio e la trascinò dentro, mentre le guardie lungo il parapetto correvano a disporsi fra una merlatura e l’altra, al comando del capitano.
Il suono della campana era perfettamente udibile anche all’interno del palazzo, di colpo come uscito da una sorta di stasi silenziosa. I consiglieri stavano facendo ritorno alla sala principale mentre alcune guardie attraversavano di volata i corridoi, lance e archi in pugno, per andare a coprire i restanti lati del palazzo.
<< Tu fila di sopra da Madeline! >>soffiò Alexander spingendo Marina verso una porta laterale.
La ragazza obbedì subito. Non voleva fargli perder tempo con inutili proteste e voleva togliersi rapidamente di mezzo per non ostacolare gli uomini armati che andavano da una parte all’altra dei corridoi. Chiedendosi se anche Tom e gli altri fossero andati a disporsi lungo il perimetro del palazzo o se fossero scesi verso l’entrata della città, Marina superò la porta laterale.
L’atrio in cui entrò era molto più piccolo dell’ingresso principale, ma ciononostante era molto più illuminato grazie al legno chiaro dei pavimenti e ai candidi drappeggi che correvano lungo le pareti e che proseguivano, alternati a vasi di piante, attraverso un corridoio sul quale si affacciavano un paio di eleganti porte e una scala.
I rumori provenienti dall’ala principale del palazzo andavano rapidamente scemando, e Marina intuì che ormai da quella parte non doveva esserci rimasto più nessuno. Con un certo senso di ansia, si domandò se ci sarebbe stata una battaglia e, soprattutto, contro chi. Incapace di restare lì senza sapere niente, Marina corse su per la scala, al piano superiore dove si affacciavano molte più porte e che era ancora più silenzioso del resto della casa. Non appena Marina ebbe mosso alcuni passi nel corridoio, una porta verso la fine si spalancò lasciando uscire una bella e giovane donna, i lunghi capelli biondi mossi che incorniciavano un viso triangolare e illuminato da un paio di occhi celesti.
<< Sapevo che Phil ti avrebbe mandata su! >>esclamò correndo incontro a Marina.
<< Madeline, che succede? Chi ci sta attaccando? >>
La donna scosse la testa, preoccupata.
<< Hanno detto che sono orchi, ma non ne sono sicura. Non ho fatto in tempo a vedere Phil per informarmi, e qui non è rimasto nessuno che possa dirmi qualcosa di più. So solo che ormai dobbiamo aspettarci quegli orrendi orchi da un giorno all’altro >>Madeline fece segno a Marina di seguirla dentro la sua stanza, arredata con ogni agio, dal letto matrimoniale a baldacchino ricoperto di soffici cuscini in stoffa blu al camino spento al boudoir in un angolo.
Marina si diresse alla finestra e guardò in basso, verso le porte della città da lì ben visibili. Frotte di uomini armati stavano finendo di disporsi oltre i cancelli e sulle mura mentre gli ultimi cittadini rimasti in strada si affrettavano a chiudersi in casa. E, guardando oltre, Marina riuscì a vedere quella che, a primo acchito, sembrava una solida nuvola nera che si spostava sulla terra. Ma, osservando meglio, la ragazza si rese conto che era un piccolo esercito di orchi che risaliva la collina attraverso le querce e gli olmi della foresta.
<< Sono proprio orchi >>mormorò, reprimendo un brivido.
Madeline scrutò fuori da sopra la sua testa, e Marina poté vedere sul vetro il suo riflesso farsi sempre più pallido.
<< Phil ha mandato a chiamare Dale ed Erebor >>disse cercando di risollevarle il morale.<< E questi orchi sono pochi. Riusciremo a respingerli >>
<< Ne arriveranno altri, però >>sospirò Madeline, guardandola seriamente.<< Tornerai dalla tua famiglia, lo sai? >>
Marina si limitò ad annuire. Non le andava di intraprendere una discussione anche con Madeline, che, dal tono con cui aveva parlato, di sicuro condivideva appieno il progetto di suo marito. Madeline la fece allontanare dalla finestra proprio nell’istante in cui le prime file dell’esercito si buttavano in avanti e gli orchi emergevano dagli ultimi alberi.
<< Dale ed Erebor ci saranno di grande aiuto >>fece Madeline dopo un po’, andando a sedersi su una sedia a dondolo e afferrando un lavoro all’uncinetto da un tavolo vicino.
<< Pensi che Phil farà combattere anche i ragazzi più giovani? >>chiese Marina.<< Intendo, chi non è nell’esercito? >>
<< Lo farà solo se sarà costretto. Phil odia far combattere chi non è destinato a farlo. Perciò >>concluse Madeline lanciandole uno sguardo severo,<< non pensare che ti permetterà di prendere la spada >>
<< Ma andiamo! Per quale motivo ha convinto i miei a farmi imparare a usare la spada se poi non mi lascerà usarla? >>sbottò Marina.
Madeline la guardò sorpresa, bloccandosi nell’atto di tirar via un filo di troppo dal suo lavoro.
<< Pensava che la spada ti avrebbe fatto sentire molto più sicura di te, ma di certo non vuole vederti combattere come un soldato qualunque. E poi >>aggiunse prima che Marina potesse ribattere, arrabbiata:<< non hai mai affrontato un orco in vita tua. Pensi davvero di poter tenere testa a bestie del genere? Ti concedo di usare la spada per difesa personale e di portarla con te quando lasci i nostri confini, ma non metterti in testa di poter andare a combattere quando gli orchi arriveranno >>
<< La terrò comunque con me >>replicò Marina tentando di suonare cortese e non ostinata come una bambina alla quale è stato vietato di giocare. Dentro di sé, tuttavia, esultò: da quello che aveva detto, Madeline sembrava convinta che non sarebbe stata rimandata subito a casa.
Entrambe trascorsero tutta la mattinata in camera. Madeline non si fidava a lasciar andare Marina in giro, sospettando che potesse approfittarne per sgattaiolare fuori dal palazzo, e così la costrinse ad aiutarla con i suoi lavori all’uncinetto fino all’ora di pranzo. E anche dopo Marina dovette restarsene seduta in camera di Madeline a litigare con gomitoli di lana senza riuscire a scorgere nulla di nuovo dalla finestra. Questo finché un’anziana serva non entrò annunciando che i soldati stavano facendo ritorno in città.
Le due donne scattarono in piedi, o meglio, Marina approfittò di quell’attimo di distrazione di Madeline per sgattaiolare al piano terra, dal quale, nel giro di una manciata di minuti, cominciò a provenire un confuso rumore di passi e il brusio di tante voci che si accavallavano. Marina riuscì a scivolare non vista nell’ingresso principale, dove andavano accalcandosi i consiglieri in attesa di suo cugino. Philip entrò quasi subito, seguito da Tom, Rio e Will, tutti e quattro sudati e sporchi di polvere e terra ma, a quanto pareva, illesi. Il consigliere Martens scattò in avanti, ma Philip tirò dritto fino alla sala del trono senza rispondere alle domande dei consiglieri, che gli si misero alle calcagna come in preda a un’irrefrenabile agitazione.
Marina si affrettò dietro di loro, del tutto ignorata, ma non riuscì ad avvicinarsi a suo cugino che subito i consiglieri gli furono attorno.
Tom aveva posato a terra la spada e stava srotolando una lunga mappa. Philip prese una penna e tracciò sulla pergamena ingiallita qualche segno di spunta, dicendo:<< Stamattina, prima di pranzo, abbiamo eliminato tutti gli orchi che ci stavano raggiungendo e ho mandato un paio di esploratori a sud per scoprire se ce ne fossero altri così vicini. Prima che rientrassimo ci hanno informato che qui >>e puntò l’indice a pochi centimetri dalla città, sulla mappa,<< c’è un altro plotone di quaranta o cinquanta orchi. Solo questi, per il momento >>
<< Entro stasera saranno qui, mio signore >>osservò Martens.
<< Mio fratello sta guidando centotrenta uomini verso il Passo Roccioso, a metà strada fra noi e gli orchi >>spiegò Philip.<< Nessuno dei nostri è stato ferito, ma dovevo lasciare qualcuno a guardia della città e penso che centotrenta soldati basteranno, laggiù >>
<< Quando pensate che risponderanno Dale ed Erebor? >>domandò un altro consigliere.
Philip e Tom si scambiarono un rapido sguardo prima che Philip rispondesse:<< I nostri messaggeri sono partiti soltanto stamattina, quindi presumo che prima di domani pomeriggio non avremo loro notizie >>
Alcuni consiglieri si guardarono sconsolati, e Martens si azzardò a riproporre di affrontare gli orchi senza chiedere aiuto, suscitando l’assenso di molti colleghi e la perplessità di altri. Dalla sua posizione all’ombra di una delle prime colonne, Marina riuscì a scorgere il viso sconcertato di Philip e quello esasperato dei suoi amici.
<< Ormai i messaggi sono stati mandati, Martens >>replicò Philip con voce decisa. Scrutò uno a uno gli uomini attorno a lui.<< Vi ho spiegato perché ho voluto convocare gli uomini di Dale e i nani di re Thror e so che molti di voi approvano la mia decisione. Quando la notizia dell’arrivo degli orchi è stata confermata nessuno di voi è stato in grado di proporre un’alternativa migliore, perciò sono convinto che vi ricrederete. Potete andare >>
I dieci consiglieri si ritirarono in silenzio, ma Marina non si lasciò sfuggire le smorfie niente affatto convinte o addirittura ostili di alcuni di loro. Martens, dal canto suo, muoveva le labbra in quella che doveva essere una muta invettiva. Quando il portone di quercia si fu richiuso alle loro spalle, Philip si abbandonò sul trono e gli altri su alcune sedie del tavolo.
<< La situazione è più seria di quel che pensassi >>borbottò Philip massaggiandosi le tempie.<< Ci è rimasto poco tempo >>
Quelle parole inchiodarono Marina lì dov’era, nell’atto di uscire allo scoperto, e la costrinsero ad appiattirsi contro la colonna. Qualcosa le diceva che, se l’avessero vista ora, Philip l’avrebbe rispedita a casa in un batter d’occhio, anche a costo di legarle mani e piedi.
<< Devi far mettere al sicuro le donne e i bambini >>disse Rio, gli occhi ancora sulla mappa,<< e far armare tutti gli uomini >>
<< No >>Philip si alzò, sfilandosi i pesanti guanti di pelle,<< ogni famiglia dovrà rifugiarsi nelle proprie case. Qui non abbiamo luoghi sicuri dove sistemare l’intera città. La battaglia dovrà essere combattuta lungo il letto del Saarhin, così forse riusciremo a tenere gli orchi abbastanza lontani. Will, fa’ dare l’allarme. Entro stasera nessuno dovrà lasciare la propria casa finché non ordinerò il contrario >>
Will obbedì e corse via, ma il portone si era appena richiuso che una guardia lo spalancò con impazienza entrando talmente trafelata che Philip e gli altri balzarono subito in piedi, allarmati.
<< Non dirmi che gli orchi sono già qui! >>esclamò Philip.

<< Sono… suo fratello, signore >>ansimò la guardia cercando di riprendersi in fretta.<< Suo fratello, i nostri e gli uomini di Dale e re Thror >>



Angolo dell'autrice:

Rieccoci qui con un capitolo che non ce la faceva più ad aspettare! Spero i personaggi e la storia vi stiano piacendo, ormai le presentazioni sono tutte finite e dal prossimo cap. inizieranno i giochi. Per precisare, Minhiator è una piccola cittadina a ovest e distante da Dale ed Erebor almeno una settimana di viaggio a cavallo (all'inizio avrei voluto ambientare la storia a Dale, ma poi ho pensato che la lontananza fra Erebor e i protagonisti potesse rendere il tutto più interessante).
Ringrazio tutti/e quelli che commentano o leggono soltanto, continuate a sostenerci e ne vedrete delle belle! A presto! ^____^
Marta




 

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Capitolo 3
*** Un aiuto da Erebor e Dale ***


Il trambusto che seguì è indescrivibile. Philip e gli altri corsero fuori preceduti dalla guardia, fino al parapetto che circondava quella parte del giardino che dava sulla foresta sottostante. La sera stava calando in fretta e le prime stelle iniziavano a trapuntare il cielo di un blu violaceo, ma laggiù, in mezzo agli alberi, era ancora possibile scorgere fila innumerevoli di cavalieri, lance in pugno, che avanzavano lentamente e in silenzio, fatta eccezione per lo scricchiolio di qualche ramo sotto gli zoccoli dei cavalli, che giungeva fino al palazzo come il rumore di uno sparo.
Marina aveva seguito gli altri, non preoccupandosi più di essere vista da suo cugino, ma anzi era riuscita a farsi largo fra le guardie addosso al parapetto fino a raggiungerlo e a osservare la scena stretta fra Philip e Tom. Un brivido le corse lungo la spina dorsale, ma non seppe se per via del fremito di eccitazione dei due accanto a lei. Guardò prima l’uno e poi l’altro, e vide sul volto di entrambi un’espressione stupita e di trionfo allo stesso tempo che andava rapidamente contagiando tutti nel cortile.
<< Che il vassallo vada ad accoglierli! >>ordinò Philip. Poi si accorse di Marina, e il suo sguardo si accigliò. Sembrava essersi completamente dimenticato che la cugina si trovava ancora in città.
<< Posso assistere al vostro incontro? >>lo supplicò Marina senza lasciargli il tempo di dire alcunché.
La faccia di Philip stava esprimendo un chiarissimo “no”, ma non ebbe il tempo di emettere fiato che l’esercito di Dale, seguito da quello di Erebor, meno numeroso, varcò le porte della città. Così Philip dovette limitarsi ad annuire dicendo:<< Non farti vedere da Martens o da qualche altro consigliere >>prima di rientrare.
Marina obbedì con prontezza, ricordando che metà dei consiglieri non aveva approvato la scelta di chiedere sostegno e una parte di lei sospettava che Martens o qualcun altro potesse mostrarsi poco amichevole verso gli uomini di Dale e i nani. Perciò, la ragazza si affrettò a tornare nella sala del trono, dove già cominciavano a prendere posto i consiglieri, sul lato sinistro di Philip, mentre Tom, Rio e Will si disponevano sulla destra. Nella confusione creata da servi, vassalli e guardie che si muovevano freneticamente da una parte all’altra, Marina riuscì a riconquistare la sua posizione all’ombra di una delle colonne più vicine all’entrata, e lì si acquattò in attesa dell’arrivo dei rappresentanti delle due città.
Philip non era tipo da amare cerimonie pompose, fosse stato anche solo per accogliere i capitani degli eserciti di Dale ed Erebor, perciò non ci furono squilli di trombe all’entrata del vassallo che li introduceva nella sala. Soltanto, rimbombò la voce del vassallo che ne annunciava i nomi prima di farsi da parte con un inchino.
Marina spiò la delegazione che aveva fatto il suo ingresso fra gli sguardi sollevati dei soldati di Minhiator e quelli scettici di alcuni consiglieri. Erano in tutto una decina di uomini e solo tre nani, che se ne restarono in disparte mentre il capitano dell’esercito di Dale porgeva i suoi omaggi al Sovrintendente.
<< Entham di Dale, al vostro servizio, signore >>si presentò con un inchino.<< Giorni fa abbiamo ricevuto notizia di alcuni villaggi devastati dagli orchi, al sud, e i nostri sovrani già ci avevano ordinato di andare a controllare la situazione quando abbiamo ricevuto il vostro messaggio, a metà strada >>
<< E dunque vi siete precipitati qui non appena vi è stata fatta una richiesta formale >>concluse Martens, attirando su di sé lo stupore dei nuovi arrivati.
Philip lo ignorò ma sorrise a Entham.
<< Vi ringraziamo per la prontezza con cui avete risposto al nostro messaggio >>disse con un tono completamente diverso da quello di Martens.<< Immagino che, avendo appreso della marcia degli orchi già da tempo, abbiate messo a punto una strategia per affrontarli. Ma lasciate che prima saluti i nostri amici di Erebor! >>aggiunse con un cenno cortese ai tre nani in fondo alla sala.
Solo in quel momento Marina li scrutò con più attenzione, visto che le parole di Entham prima e quell’uscita fuori luogo di Martens poi aveva completamente catturato il suo interesse. Quello che doveva essere il più anziano – a giudicare dal volto rugoso e scavato da anni, se non secoli, trascorsi nelle miniere – rimase accanto a un nano più alto e robusto, la pelata coperta da curiosi tatuaggi neri e carico di una pesante armatura foderata di pelliccia. Il terzo si fece avanti e rivolse un breve inchino a Philip.
<< Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror, Re sotto la Montagna >>si presentò con voce profonda e decisa. Non sorrideva, né aggiunse altro, ma si limitò a scrutare con rapidi sguardi i volti attorno a Philip, come se stesse studiando chi aveva davanti.
Philip, tuttavia, fu talmente stupito che a rispondere alla sua chiamata fosse stato addirittura il principe dei nani che la sua accoglienza fu calorosa quanto quella rivolta agli uomini di Dale. Gli altri due nani che erano con Thorin furono presentati come due fra i più valorosi guerrieri della Montagna Solitaria, in particolare il più robusto, Dwalin, mentre l’anziano Balin aveva il merito di essere appellato come uno dei più saggi consiglieri di Thror, nonché un’eccellente vedetta.
Finalmente, iniziò la riunione. Enthar espose il progetto che già avevano elaborato a Dale in previsione di uno scontro diretto, con Philip e i suoi amici che ascoltavano concentrati ignorando gli sguardi scettici e perplessi dei consiglieri al loro fianco. I tre nani, soprattutto Balin, intervenivano più spesso di quel che si era aspettata Marina, con osservazioni sagge che agli altri erano sfuggite. L’incontro non durò molto, tuttavia Marina ebbe tutto il tempo che voleva per studiare ciascun nuovo arrivato. Gli uomini di Dale, a giudicare da quelli presenti in sala, avevano un aspetto quasi regale, per lo più alti e robusti e con un’espressione fiera e coraggiosa. Entham, poi, era un eccellente comunicatore, capace di attirare in un attimo l’attenzione di tutti soltanto con la parola giusta o una particolare modulazione della voce. Ma, inevitabilmente, l’attenzione di Marina si spostò ben presto sui nani. Era la prima volta che li vedeva, e fu contenta di scoprire che erano alquanto diversi dalle descrizioni poco lusinghiere di alcune favole. Sì, forse Balin era quello che assomigliava di più a un nano “tradizionale”: basso e abbastanza grasso, con uno sguardo serio illuminato tuttavia da una luce bonaria. Dwalin aveva invece un non so che di minaccioso, forse per la sua stazza che faceva pensare subito a un guerriero in piena regola, o forse perché, osservandolo bene, Marina si rese conto che poteva essere addirittura più alto di lei – che certo non aveva fatto grandi progressi in altezza. Thorin era ancora più diverso. Aveva un portamento fiero e magari anche altezzoso, o forse era semplicemente molto introverso. Da quel poco che aveva visto, considerato che l’aveva scorto in viso solo per pochi istanti prima di avvicinarsi al trono, Marina aveva notato come i lunghi capelli e la barba di un castano scuro lo facevano sembrare più giovane di Dwalin.
Marina era talmente concentrata sui tre nani che quasi non sentì quello che dicevano, e fu colta totalmente di sorpresa quando Philip congedò tutti ma chiese a Entham e i tre nani di restare ancora un attimo.
La ragazza si appiattì di più contro la colonna mentre i soldati di Dale, i consiglieri e i vassalli lasciavano la sala, non osando uscire adesso, ma un respiro profondo alle sue spalle la spaventò così tanto da farla balzare sotto i fasci di luce delle torce appese ai muri.
<< Ha trovato interessante anche questo incontro? >>le domandò Vermion con un sorriso che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere affabile, ma che a Marina sembrò il ghigno di chi ha braccato la preda.
<< Sì, molto >>balbettò automaticamente.
<< E pensa sia conveniente per una fanciulla origliare un incontro di tale importanza? >>
<< Non mi sono certo intrufolata di nascosto >>
<< Questo lo appurerò più tardi >>replicò Vermion, soave.<< Adesso mi preceda fuori. Suo cugino sta aspettando di poter parlare da solo con i nostri alleati >>
Marina lanciò un’occhiata all’altro capo della sala, dove Philip, Entham e i nani continuavano a discutere, del tutto ignari di loro due. Thorin, comunque, in quel momento sollevò il capo nella loro direzione, e Marina avvertì su di sé uno sguardo scuro e luminoso passarle da parte a parte e costringerla ad abbassare il proprio. Un secondo dopo, Thorin tornò alla discussione con gli altri, e Marina, ancora confusa per il disagio che le aveva provocato con un semplice sguardo, si lasciò condurre fuori da Vermion.
Non appena fu nel corridoio d’ingresso, Marina si allontanò in fretta pur di non farsi sgridare ancora da Vermion. Più di una volta lui e molti altri consiglieri avevano criticato apertamente la scelta di Philip di farla partecipare a incontri importanti, ritenendo fosse inopportuno che una ragazza ascoltasse piani di battaglia o di alleanza anziché restarsene nelle sue stanze, come facevano tutte le fanciulle normali. Philip, però, aveva sempre riservato alla cugina lo stesso trattamento dei suoi amici, e più volte aveva ripetuto che l’opinione di Marina era essenziale per lui, anche se riguardava soltanto il progetto di abbattere qualche albero nella foresta.
Ma stavolta a Marina non restò altro da fare che risalire nelle stanze alte, dove tuttavia trovò più caos di quel che si stava lasciando alle spalle. Appena varcata la porta che conduceva nell’altra ala del palazzo fu quasi investita da decine di servi indaffarati nel preparare la cena per gli ospiti e che andavano avanti e indietro portando piatti e vassoi, ansiosi per il poco preavviso che avevano ricevuto per organizzare un dignitoso banchetto di benvenuto.
Dalle scale apparve la serva che prima era venuta ad avvertire lei e Madeline del ritorno dell’esercito di Mihiator, ma la giovane si accorse di lei solo quando ormai l’aveva afferrata senza tante cerimonie per il polso, trascinandola al piano di sopra e borbottando fra sé e sé.
<< Che succede? >>esclamò Marina, divincolandosi.
<< La signora mi ha mandato a cercarti per farti preparare per il banchetto >>replicò la serva con voce aspra.<< È mezz’ora che ti cerco e il banchetto inizierà fra pochissimo e tu sei più impresentabile di un vagabondo >>
Marina neanche rispose, tanto era abituata a quei modi franchi e rustici della serva personale di Madeline. Definirla dama di compagnia forse era un po’ troppo, visto che praticamente vestiva come tutti gli altri servitori del palazzo, ma rispetto a questi si distingueva per gli anni di servizio passati fedelmente al fianco della madre di Philip, accudendola anche durante le due gravidanze e aiutandola a crescere i figli. Perciò, quando Philip e Madeline si erano sposati la vecchia Sarah aveva accettato di prendersi cura anche della nuova signora. E Marina, che era spesso stata ospite del cugino anche per tanti mesi, godeva a sua volta del suo aiuto.
Sarah le aveva già preparato un bel bagno caldo e dei vestiti abbastanza eleganti piegati sul letto. Con un ultimo borbottio sul fare presto e non sporcarsi gli abiti puliti, uscì dalla camera, lasciando Marina ai suoi preparativi. In effetti, pensò la ragazza, Philip non sarebbe rimasto a parlare con Entham e i nani troppo a lungo, e di sicuro il banchetto avrebbe avuto inizio quasi subito dopo la fine dell’incontro. Con un sospiro, Marina si affrettò a fare come aveva detto la vecchia serva. Si asciugò i capelli al fuoco, ringraziando che fuori era ancora abbastanza caldo da poterli far finire di asciugare anche all’aria, e indossò un abito di un cremisi molto chiaro.
Aveva appena finito di pettinarsi che Madeline entrò come una furia senza neanche bussare e facendole prendere il secondo spavento nel giro di mezz’ora.
<< Sei pronta? >>esclamò impaziente e osservandola con l’aria di un critico davanti un’opera d’arte.<< Bene. Dobbiamo scendere subito, gli ospiti sono quasi arrivati a palazzo e noi dobbiamo farci trovare ai nostri posti quando entreranno nella sala del trono >>
Tornarono giù, Madeline con una fretta febbrile e anche inquieta ogni volta che ripensava al fatto che, dopo i festeggiamenti, avrebbe dovuto preoccuparsi della guerra imminente contro gli orchi, Marina ansiosa al pensiero di trovarsi faccia a faccia con i nuovi arrivati. Gli unici veramente a proprio agio erano Philip, Alexander e i loro amici, già tranquillamente seduti al tavolo apparecchiato collocato sul lato più luminoso della sala del trono. Madeline e Marina si erano sedute da poco quando il portone di quercia si spalancò lasciando entrare, per la seconda volta, i portavoce di Dale e il principe di Erebor, accompagnato da una schiera più numerosa di nani.
Marina aveva già partecipato ad alcuni banchetti di benvenuto in onore di nobili provenienti dal sud o da ovest, e mai in presenza di guerrieri. L’atmosfera non era comunque appesantita dal pensiero della guerra imminente contro gli orchi, anzi: Philip si era davvero impegnato perché i suoi ospiti dimenticassero, almeno per quella sera, i pensieri cupi del futuro e le fatiche del viaggio appena terminato. Mangiarono, bevvero e ascoltarono musica allegra per molte ore, parlando di affari, pietre preziose e rapporti con le altre razze.
La compagnia dei nani era la più chiassosa di tutte, anche se, naturalmente, non vi facevano parte tutti i guerrieri di Thror giunti a Minhiator. Fra loro c’erano i due fratelli Dwalin e Balin che avevano già accompagnato Thorin a consiglio con Philip, e altri nani i cui nomi Marina non era riuscita ancora a memorizzare ma che comunque le stavano tenendo gran compagnia con battute e racconti della loro terra.
All’inizio Marina aveva pensato di poter conversare con Entham, e dentro di sé era ben consapevole del fascino del portavoce di Dale. Entham stava dimostrando ancora una volta la sua grande abilità nel condurre una conversazione senza annoiare nessuno, perfino trattando argomenti banalissimi. Eppure, ben presto Marina notò in lui una certa aria di sufficienza – in particolare nei confronti delle donne – che gli fece perdere parecchi punti nella sua stima.
<< Sono stato diverse volte a sud, e mi sono quasi sempre imbattuto in donne molto emancipate… anzi, direi fin troppo emancipate >>aveva detto con tono leggero.<< Non fraintendetemi, penso sia un bene per una donna sapersi difendere da sola, ma trovo inconcepibile che sappia maneggiare qualsiasi arma al pari di un vero guerriero. A Dale, naturalmente, le donne si dedicano ancora molto alla famiglia, riusciamo a far sopravvivere gli antichi valori che ci sono stati tramandati, e a nessuna fanciulla verrebbe mai in mente di imbracciare un arco o “indossare i pantaloni” in casa. No no, a Dale i ruoli sono ancora ben distinti, e finora non abbiamo avuto alcun problema >>
E così dicendo, Entham rivolse col capo un galante inchino a Madeline e Marina, quasi con fare conciliante, e le due donne sorrisero in risposta. In realtà, Marina dovette fare un grande sforzo per non rispondergli a tono, ma il rischio di mandare all’aria con due parole l’alleanza fra Dale e Minhiator la costrinse a tacere.
Di fronte a lei, Balin ridacchiò.
<< È curioso osservare quanto possano essere diversi nani e uomini >>disse.<< Ci sono comunità di uomini che accettano donne più “emancipate”, come dite voi, e altre che preferiscono tenerle al sicuro in casa. Be’, quest’ultima è probabilmente la scelta più tranquilla: la donna non ha molto di cui preoccuparsi, al di fuori della famiglia, e l’uomo sa di averla lasciata in un posto sicuro. Noi nani invece lasciamo che scelgano da sole, che si tratti del compagno per una vita o di che cosa si mangerà a cena >>
<< Questo finché le vostre donne non si sposano >>replicò Entham.<< È allora che perdono qualsiasi libertà. Conosco abbastanza bene gli usi della vostra gente per sapere che le mogli sono considerate proprietà dei mariti, alla stregua di un pezzo d’arredamento >>
Marina guardò accigliata Balin, che non sembrava imbarazzato, tanto che confermò quanto aveva detto Entham, supportato dai suoi compagni.
<< Perciò le vostre mogli avranno tirato un sospiro di sollievo quando siete partiti >>scherzò a un certo punto Rio.
<< Senza dubbio! >>rise Dwalin tra un boccone di vitello e uno di pancetta.<< Ma nel mio caso non c’è nessuna che debba sentirsi lieta di non avermi tra i piedi >>
<< Non pensavo che i nani potessero essere così gelosi >>bisbigliò Marina a Madeline. Balin la udì, e il suo sorriso si fece più gentile.
<< Deve sapere, ragazza >>spiegò,<< che i nani si innamorano una volta sola nella vita e spesso neanche trovano la persona giusta. Siamo una razza dedita al lavoro, ci piace lavorare i metalli che estraiamo dalla terra e trasformarli in oggetti straordinari. Domani vedrà la magnificenza delle nostre armi e armature! Perciò trovare l’amore è una cosa talmente eccezionale da renderci gelosi. Se ci sposiamo, lo facciamo perché sentiamo che la nostra compagna sarà una parte fondamentale nella nostra esistenza, quasi quanto lo è il lavoro. Il signore di Dale, qui >>e abbassò la voce,<< esagera. Le nostre mogli conservano la loro indipendenza, solo che i mariti le custodiscono come fossero un tesoro >>
Entham alzò le sopracciglia, scettico, ma Marina decise di prendere per buona la spiegazione del vecchio nano, quantomeno perché non aveva parlato con l’arroganza del portavoce di Dale. La cena trascorse in un clima disteso: nessuno pareva intenzionato a menzionare orchi e battaglie, tranne Dwalin e Gloin che si cimentarono in racconti di guerre di tempi remoti, con gran dovizia di particolari che fecero ben presto passare l’appetito a quasi tutti gli altri commensali.
In tutto quel chiasso Marina notò come molti dei loro ospiti di Erebor lanciassero di frequente occhiate furtive a lei e Madeline, che non si stupì quanto lei ma anzi sembrava divertirsi molto. Quando si congedarono tutti e le due donne tornarono nelle loro stanze, Madeline rise:<< I nostri poveri signori di Erebor non sono abituati alle donne degli uomini! Hai visto anche tu come ci fissavano, no? Sarei proprio curiosa di vedere com’è una donna dei nani. Il vecchio Balin mi ha detto che assomigliano molto ai loro uomini, barba compresa, ma immagino mi stesse prendendo in giro >>
Fermatesi davanti la camera di Marina, tuttavia, Madeline si fece tremendamente seria.
<< Domani i nostri partiranno verso sud-est, in modo da non far avvicinare di più gli orchi >>disse.<< È tardi per rimandarti a casa, e a questo punto sarebbe anche imprudente. Philip ha deciso che, per sicurezza, tutti gli abitanti di Minhiator dovranno ridurre le loro uscite per la città, e questo vale anche per te. Dovrai restare  nel palazzo finché non avremo la certezza che gli orchi sono stati sconfitti, hai capito? >>
Marina annuì stancamente. Era meglio di quanto si era aspettata, nonostante l’idea di starsene chiusa lì dentro per chissà quanti giorni non l’allettava. Ma Madeline si accontentò della sua placida sottomissione, e la lasciò tutta la notte a rimuginare sulla battaglia ormai alle porte, ai suoi amici e cugini che sarebbero andati a combattere, alla sua spada custodita sul fondo dell’armadio, ai racconti dei nani e – bruscamente – allo sguardo intenso che Thorin le aveva lanciato prima di cena.
Prima che potesse rendersene conto, Marina scivolò in un lungo sonno e si risvegliò molto tardi, quando il sole era alto già da ore.
Un silenzio irreale era calato dentro e fuori la città. Per le strade pochi osavano girare, se non per compiere acquisti necessari e affrettarsi a rincasare. Nel cortile del palazzo e sulle mura che chiudevano Minhiator pattugliavano sentinelle armate di robuste lance o con la faretra piena. Gli accampamenti di Dale ed Erebor apparivano deserti, ma ogni tanto si scorgevano figure coperte da pesanti armature marciare avanti e indietro lungo i perimetri.
Marina passò il giorno poggiata al davanzale della finestra della sua camera nel tentativo di cogliere qualche segnale della battaglia che, ormai, doveva essere iniziata da ore. Ma l’aria era calda e immobile; non una colonna di fumo a levarsi nel cielo, non un albero che tremava sotto i colpi di qualche guerriero. Solo silenzio, tanto che Marina iniziò ad avvertire un senso di disagio, come se Minhiator fosse diventata una città fantasma.
Alla fine, nel tardo pomeriggio, quando il sole stava iniziando a declinare sulle lontane colline a occidente, Marina lasciò il palazzo. Naturalmente non poteva andarsene in giro come nulla fosse, con le guardie pronte a ricacciarla dentro non appena l’avessero vista. Perciò la ragazza aveva atteso che una giovane domestica uscisse per ritirare dal calzolaio un paio di stivali di Philip. Quando la domestica uscì in giardino, Marina si affrettò ad affiancarla, calandosi – come spesso faceva la domestica – un leggero cappuccio sul volto. La ragazza trasalì violentemente quando si accorse di lei, ma Marina la zittì e le strappò di mano un cestino vuoto.
<< Reggimi il gioco e ti preparerò quei dolcetti al miele che ti piacciono tanto, Maryssa >>sussurrò.
<< Ma la cuoca ha detto che li preparerà quando il Sovrintendente sarà tornato >>balbettò Maryssa, visibilmente spaventata al pensiero di essere la complice di Marina.
<< I miei sono più buoni, l’ha detto anche Philip >>replicò in fretta Marina mentre si avvicinavano all’uscita del giardino.<< Senti, Maryssa, dobbiamo solo fingere che sono un’altra domestica. Le guardie non ci toglieranno il cappuccio, e mio cugino non saprà mai che sono uscita, né gli dirò che ero con te >>
<< Ma non è prud… >>cominciò Maryssa, ma tacque di botto mentre superavano le sentinelle che si limitarono a intimare loro di rientrare presto.
Dopo neanche cinquecento metri, Marina restituì il cestino alla domestica, la ringraziò e corse nella direzione opposta, passando per vicoli più stretti e normalmente poco trafficati. Mentre percorreva sconsolata le stradine deserte e umide, in un silenzio interrotto sporadicamente da voci confuse che giungevano dalle case, Marina sentiva la spada legata in vita sbatterle contro il fianco sinistro e la gamba, e più volte rischiò di inciamparci. Quando ebbe raggiunto la casa di Tom decise di fermarsi un po’ lì: aveva voluto uscire per prendere un po’ d’aria, ma attraversare la città era deprimente quanto restare a palazzo, perciò tanto valeva riposarsi un attimo.
Marina andò dritta sul retro dove si trovava la cucina con la sua finestra dall’imposta rotta, l’unica entrata disponibile. Con un po’ di forza e tenendosi in equilibrio su alcune traballanti cassette, Marina riuscì a scostarla quel tanto che bastava per arrampicarsi dentro.
<< Se mi scoprono, i ragazzi mi uccideranno >>borbottò afferrando un paio di biscotti e andando nella sala da pranzo.<< Ma già che sono qui posso riprendermi il libro che avevo prestato a Rio >>
La sala andò rapidamente facendosi buia; le ombre si allungarono dietro le poltrone e il tavolo, e Marina cercava senza fretta il suo libro, la spada posata ai piedi delle scale, nell’ingresso.
Un acuto suono di tromba squarciò l’aria e parve far tremare i vetri alle finestre. Marina lo sentì penetrare nelle vene come veleno. Scattò in piedi lasciando cadere il libro che finalmente aveva trovato e corse ad afferrare la spada. Il segnale d’allarme risuonò ancora una volta e a lungo, e il suo eco non si era smorzato quando Marina si richiuse alle spalle l’imposta della cucina e tornò in strada.
Dal basso, in direzione delle porte della città, giungevano urla furiose.
<< La mia solita sfortuna! >>sbottò Marina tornando indietro, verso il palazzo, e domandandosi cosa diavolo fosse successo. Ripercorse i vicoli di prima, con l’oscurità che si infittiva e il silenzio tornato sovrano. Qualche orco doveva aver raggiunto Minhiator e i soldati si erano precipitati verso le porte, ecco perché per strada non se ne vedeva nessuno.
Nel mezzo di questi pensieri, Marina si fermò, il cuore schizzato di colpo in gola. Sguainò la spada con mano tremante e tese le orecchie. Era quasi arrivata alla fine di un intrico di vicoli che l’avrebbe fatta spuntare non lontano dal palazzo, quando qualcosa era caduto nella strada davanti a lei. Cercando di restare lucida e con tutti i sensi all’erta, Marina azzardò un passo indietro.
Un grugnito poco distante, un urlo isterico, e Maryssa uscì fuori dalla stradina, bianca come un cencio, facendola balzare dallo spavento.
<< Dove eravate finita? C’è un orco! >>strillò Maryssa sulla soglia del pianto.
<< Dov’è? >>sussurrò Marina.
Maryssa tese un dito tremante alle sue spalle.
<< Lì! Quando vi ho sentita arrivare pensavo fosse lui. E invece c’è stato quel grugnito alle mie spalle e… >>. Marina le tappò la bocca con la mano e la trascinò via, il che non fu facile visto che la giovane domestica continuava a tremare in preda al panico. Ma ora che non poteva parlare, Marina udì con chiarezza tonfi pesanti che le stavano seguendo lentamente.
Senza dire nulla, Marina spinse Maryssa nel vicolo che aveva appena percorso: avrebbero preso un’altra strada più lunga ma che almeno si allontanava da quel punto.
<< Di qua! >>sibilò Marina spingendo l’altra senza tante cerimonie, ma la sua voce fu coperta da un grugnito più sonoro.
Le due giovani si voltarono di scatto, e tanta fu la paura che non riuscirono a emettere alcun suono. Semi-incastrato fra le case troppo vicine ma in grado di strisciarvi in mezzo, un orco alto più di un piano le guardava con un ghigno bramoso.
<< Va’ avanti! Va’ avanti! >>sibilò Marina, e Maryssa non se lo fece ripetere due volte. Uscirono sulla strada principale, e Marina ebbe appena il tempo di vedere che si erano allontanate troppo dal palazzo che l’orco le fu addosso. Con una risata simile a un ringhio brandì una mazza ferrata grande quasi quanto Marina e la calò su di lei.
Con uno strillo, Marina corse via, ma la mazza si impigliò nell’orlo del suo mantello. Marina scivolò e cadde carponi, il mantello che, tirato, la soffocava e la spada che le sfuggì di mano. Quando l’orco rialzò il braccio, la mazza trascinò Marina sollevandola per i piedi. Con uno strattone, la ragazza si liberò del mantello, cadde di nuovo e afferrò la spada sotto lo sguardo divertito dell’orco.
<< Cosa vorresti fare con quello stuzzicadenti spuntato? >>la sbeffeggiò facendo roteare la mazza.
Marina mosse qualche passo di lato, stranamente lucida anche se non aveva la più pallida idea di come togliersi da quella situazione. L’orco sollevò nuovamente il braccio, e Marina scattò in avanti, del tutto incapace di controllare i propri movimenti. Alzò la spada a due mani e la abbatté sullo stinco dell’orco.
Il colpo fu così violento che la spada rimase incassata di qualche centimetro nella pelle coriacea del mostro. Marina fu scagliata indietro. Il fiato mozzo e l’urlo lancinante dell’orco nelle orecchie, Marina strisciò a ritroso e riuscì a evitare un altro, furioso fendente. Ma in quei pochi, rapidi secondi che l’orco impiegò a rialzarsi, Marina era sgusciata al suo fianco e, afferrando l’elsa della spada, tirò con tutte le sue forze. Ululando, l’orco scalciò l’aria, e Marina e la spada volarono via, entrambe macchiate di nero sangue.
Un urlo simile a un ruggito, e una figura scura si abbatté sull’orco, impreparato a un altro assalto. Due fendenti della sua possente ascia, e Thorin ebbe la meglio.
La scena fu così rapida che Marina impiegò svariati secondi prima di realizzare di essersi salvata. Si guardò attorno per non dover osservare la carcassa dell’orco solcata da un taglio profondo alla schiena. Maryssa era raggomitolata in un angolo, pallida e immobile, lo sguardo fisso sul mostro. Da alcune finestre si stava affacciando qualcuno, e presto si udirono grida, bisbigli e perfino qualche applauso.
Thorin stava ritto a un paio di metri da Marina, e in quel momento era davvero imponente, protetto da un’armatura nera lucente, decorata con rubini rossi come il tramonto. Le mani guantate stringevano senza sforzo l’impugnatura, incastonata di altre gemme preziose, di un’ascia a doppia lama.
Gli occhi di Thorin si posarono su Marina, severi e cupi, e lei ebbe per la seconda volta la sensazione di esserne trafitta. Poi, non senza stupore, vide il nano tenderle la mano per aiutarla a rialzarsi.
<< Ti ha ferita? >>chiese, e la sua voce non suonò rude o aspra, ma semplicemente impaziente.
<< Sto bene >>rispose Marina, che in realtà si sentiva ammaccata dopo tutte quelle cadute.<< Cos’è successo? >>
<< Hai avuto la fortuna di incontrare l’unico orco che non siamo riusciti a bloccare >>
<< E gli altri orchi? Li avete uccisi tutti? >>
<< Non so come stiano procedendo le cose giù al fiume, io ero di guardia alle porte della città >>Thorin alzò lo sguardo su alcuni uomini che stavano facendo capitolino dalle abitazioni, e disse:<< Tornate dentro! La battaglia non è ancora finita. Lasciate questa feccia qui e aspettate gli ordini del Sovrintendente. Voi due ce la fate a tornare da sole a palazzo? >>aggiunse a Marina.
La ragazza guardò Maryssa, ancora accucciata nel suo cantone, e annuì. Una piccola parte di lei stava per chiedere a Thorin di poter scendere con lui, ma il nano glielo impedì, seppur inconsapevolmente. Accennò alla spada di Marina, sporca e abbandonata a terra.
<< Quando torni a palazzo tienitela stretta. Voglio darci un’occhiata >>e se ne andò.
Marina rimase a osservarlo finché non scomparve alla vista. Poi, d’un tratto, tornò in sé. Convinse Maryssa a rialzarsi e, preparandosi alla sfuriata che l’attendeva a palazzo, tornarono indietro.

 

  


Angolo dell’autrice: 

 

Yeah! Rieccomi qui! Stavolta il capitolo è più lungo e spero siate riuscite ad arrivare fino alla fine. All’inizio si trattava di due capitoli separati, ma poi ho preferito passare subito all’azione e a questo faccia a faccia fra Marina e Thorin. Allora, che ne pensate? (e giù pomodori e fischi) Spero di avervi coinvolto almeno un po’ nelle disavventure della mia povera Marina, ma prometto che più avanti le cose le andranno meglio.
A presto! ^___^
 

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Capitolo 4
*** L'accampamento di Erebor ***


Angolo dell’autrice:
Buondì e buona domenica a tutti/e! Non vi anticiperò molto, ma sappiate che finalmente Marina e Thorin si scambieranno qualche parolina in più (finalmente)! Piccola precisazione: in origine si trattava di due capitoli distinti, ma spero di essere riuscita a unirli senza lasciare visibili le “cuciture”. Se così non fosse, segnalatemelo pure e cercherò un’altra soluzione!
Buona lettura! ^__^
Ps: ah! Non vorrei che Thorin apparisse un po’ OCC! Non volevo farlo apparire burbero e distaccato come nel film, considerando che la fanfic è precedente all’arrivo di Smaug: perciò ogni tanto apparirà anche un Thorin allegro e magari anche loquace, e spero non stoni troppo con l’immagine che ne abbiamo tutti noi.
Detto questo, vi lascio al capitolo. Ringrazio in anticipo chi leggerà e commenterà! E, soprattutto, ringrazio Eruanne e ShinerLegolasOakenshield per i commenti e il sostegno! Grazie di cuore!!! ^___^
Marta



 
In quella mezz’ora che Marina aveva trascorso a casa di Tom la battaglia lungo le sponde del fiume stava giungendo a termine, a favore degli uomini. Ma anche questi erano spossati, dopo un’intera giornata passata ad attaccare, arretrare, temere e gioire, così che una manciata di orchi era riuscita a svignarsela attraverso la foresta e ad arrivare a Minhiator. Non si erano aspettati una retroguardia lasciata a difesa della città, oltre gli accampamenti, e la lotta contro i nani guidati da Thorin fu aspra ma breve. Solo un orco aveva avuto la prontezza di aggirare gli accampamenti e scovare l’entrata est, più sopra e più nascosta rispetto a quella principale, situata a sud-est. Quando le sentinelle sulle mura si accorsero di lui era troppo tardi per sperare di abbatterlo solo con le frecce. Fu dato l’allarme e i soldati rimasti in città scesero verso l’entrata est, trascurando i vicoli che invece l’orco aveva prediletto da subito come passaggi sicuri. Il resto Marina lo sapeva bene, e infatti toccò a lei raccontare dopo che Alexander – che aveva capeggiato le sentinelle sulle mura – ebbe concluso la spiegazione. In realtà, la giovane aveva dovuto decifrare le parole del cugino in mezzo ai furiosi rimproveri che Philip e Tom non smettevano di scagliarle contro e che più di una volta costrinsero Alexander a tacere.
Entro le dieci di sera, comunque, le truppe erano rientrate in città senza aver subìto perdite, nonostante alcuni – soprattutto uomini – fossero stati feriti gravemente. Entro quell’ora tutti avevano ormai appreso com’erano andati i fatti, alcuni medici di Minhiator erano stati inviati negli accampamenti di Dale ed Erebor, la cena era stata servita e Philip ancora fumava di rabbia.
Tom, Rio e Will rimasero a cena da loro, ma nessuno aveva molta voglia di parlare tanto erano stanchi. Oltretutto, Philip e Tom non cessavano di lanciare a Marina occhiate che presagivano una paternale coi fiocchi tanto che, dopo dieci minuti di pesante silenzio inframmezzato soltanto dal tintinnio delle posate, Madeline si azzardò a parlare.
<< Che fine hanno fatto i cadaveri degli orchi? >>domandò nel tentativo di distogliere l’attenzione da Marina.
<< Bruciati. Non è rimasto niente >>bofonchiò Tom.
<< Allora dovremo organizzare i festeggiamenti >>esclamò Madeline allegra, ma Philip sbottò con fare sarcastico:<< I consiglieri ne saranno felicissimi. Non hanno mai potuto soffrire l’arrivo di Dale ed Erebor, e non si abbasseranno a festeggiarli. Soprattutto se mia cugina, per colpa della sua imprudenza, si è fatta salvare da un nano >>
<< E allora? >>proruppe Marina, indignata.<< Li hai chiamati apposta perché ci aiutassero! >>
<< Philip ha soltanto ripetuto quel che gli ha detto Martens >>intervenne Rio, ma anche lui guardava accigliato l’amico.<< Molti consiglieri erano convinti che Minhiator ce l’avrebbe fatta da sola, ma noi sappiamo che non è così: se Thorin non avesse difeso l’accampamento e la città, qui ci sarebbe stata una strage. Martens si rifiuta di accettarlo, e ora non sopporta che la stessa famiglia del Sovrintendente debba essere debitrice a Thorin perché ti ha salvata >>
<< Ma non ha senso! È una cosa folle! >>esclamò Marina, ma, a giudicare dalle loro espressioni, Rio aveva detto la verità.<< Al mio posto avrebbe potuto esserci chiunque! >>
<< No, invece, perché avevo espressamente ordinato a chiunque di non uscire >>la interruppe Philip.<< Che ti è saltato in mente di andartene in giro? Volevi sgattaiolare fuori per combattere, vero? >>
<< Volevo solo prendere un po’ d’aria >>
<< Avevi la spada! >>
<< Per sicurezza! Mi hai sempre detto di tenerla con me quando ci troviamo in situazioni di pericolo >>
<< Be’ >>fece Philip, scornato,<< non avresti comunque dovuto disobbedire! Ora va’ sopra e portami quella spada >>
<< Non sono una bambina alla quale devi togliere il suo giocattolo! >>
<< Portagli la spada, Marina >>mormorò Tom, stanco di quella discussione.
Con uno scatto furibondo, Marina spinse indietro la sedia, si sbatté il portone alle spalle e corse in camera, umiliata e furiosa per la reazione di Philip. D’accordo, se fosse rimasta a palazzo non avrebbe corso alcun pericolo, ma si era salvata ed era anche riuscita a difendersi prima dell’arrivo di Thorin! Possibile che suo cugino dovesse fare tutte quelle scenate?
Tornò giù a passi pesanti stringendo la spada, e nell’ingresso quasi si scontrò con una guardia. Il giovane la guardò spaesato; spostò lo sguardo da lei alla porta della sala del trono a Thorin, ritto accanto il portone di quercia. Il nano chinò il capo quando Marina si avvicinò meravigliata, e la guardia si affrettò a spiegare:<< Thorin di Erebor voleva parlarvi, signora, ma pensavo che il Sovrintendente dovesse essere avvisato della sua visita >>
Dal tono frettoloso con cui aveva parlato, Marina intuì che aveva dato la stessa spiegazione anche al principe dei nani appena prima che lei scendesse. E infatti, Thorin si portò le mani dietro la schiena in un gesto di rassegnata attesa e disse: << Se la vostra etichetta stabilisce così, avvisalo, ma la mia “visita” vuole essere breve >>
La guardia gettò uno sguardo esitante a Marina, che gli accennò col capo la porta chiusa della sala del trono; il giovane annuì e corse ad avvisare Philip. Allora Marina si volse verso Thorin, e lo stupore di colpo lasciò il posto all’imbarazzo nel ritrovarsi, senza preavviso, faccia a faccia con lui. Il nano, tuttavia, con la massimo naturalezza accennò alla spada che lei ancora stringeva forte.
<< Mi aspettavi o stavi andando a esercitarti? >>
<< Mi scusi? >>
<< Ti avevo detto che avrei voluto esaminarla >>Thorin rivolse un cenno col mento all’arma e si fece avanti.<< Posso? >>
Marina gli porse la spada, un po’ a disagio. Thorin la sfilò con cautela dal fodero e la studiò a lungo, rigirandola lentamente davanti agli occhi aggrottati, passando il dito sulla parte piatta della lama.
<< Questa spada ha visto molte battaglie contro ceppi di legno >>osservò.
<< Be’, non sono una guerriera >>si giustificò Marina. Subito, si rimproverò per aver accettato di mostrargli la spada: era chiaro che un esperto di armi e guerre come doveva essere Thorin si sarebbe facilmente accorto che non aveva mai usato seriamente quella spada.
Thorin alzò brevemente lo sguardo su Marina, come se avesse percepito i suoi pensieri, perché spiegò: << Non volevo offenderti. Immagino che tu l’abbia usata per la prima volta solo oggi >>
Marina annuì a quell’affermazione. Possibile che Thorin l’avesse capito così, soltanto con poche occhiate? Ma il nano tornò a soppesare l’arma, inconsapevole che così facendo aveva gettato la ragazza in uno stato di agitata attesa, come uno studente che ancora non sa se ha o no superato l’esame. Thorin continuava a rigirare la spada davanti agli occhi, mormorando piano, più a se stesso che a Marina:<< Non viene affilata da tempo… la lama è un po’ smussata. Tuttavia è ben resistente, o si sarebbe spezzata quando hai colpito quell’orco… Fabbricata da mano umana per braccia esili e poco potenti. Mi stupisce che una ragazza abbia un’arma propria >>concluse sollevando lo sguardo su Marina.
La giovane l’aveva ascoltato in un crescendo di stupore e imbarazzo alle parole “braccia esili e poco potenti”. Sapeva che i nani erano, per natura, maestri nel creare armi e armature, in particolare i nani di Erebor, ma non si era aspettata una descrizione così perfetta della propria spada.
<< Philip me l’ha regalata quando ho compiuto dodici anni >>rispose.<< Pensava non ci fosse niente di male nel farmi imparare a combattere, ma mi sono sempre battuta solo con lui o i suoi amici >>
<< Sì, la tua spada e la tua tecnica me l’hanno fatto capire subito >>disse Thorin. Non era sarcastico o sprezzante, quanto piuttosto colpito.<< Da quant’è che non ti alleni? >>
<< Da una decina di giorni. Di solito mi alleno con i ragazzi – Tom e gli altri – ora che Philip ha poco tempo libero >>
<< E prima di dieci giorni fa quando hai usato la spada? >>
Marina esitò, ma Thorin la squadrava con tanta insistenza che capì di non poter evitare di rispondere.
<< Dall’ultima volta che sono stata a Minhiator, e cioè otto mesi fa. I miei genitori non approvano che usi la spada, per cui la uso solo quando sto qui >>
Prima che Thorin potesse rivolgerle qualche altra domanda, il portone della sala del trono si aprì per lasciar uscire la guardia di prima e Philip, il cui sorriso alla vista del nano si tramutò in una smorfia perplessa vedendolo reggere la spada di Marina.
<< Salute, Sovrintendente >>esclamò Thorin.<< Mi perdonerai per aver trattenuto tua cugina riguardo questa? >>e rinfoderò la spada.<< Non avevo mai visto una ragazza brandire un’arma, perciò le ho chiesto di vederla. Sei più saggio di quanto credevo, se permetti alle donne della tua famiglia di imparare a combattere >>
Preso alla sprovvista e ancora agitato dalla rabbia verso Marina, Philip balbettò una specie di ringraziamento. Thorin restituì la spada a Marina, che ora lo guardò grata, sicura che le sue parole avrebbero fatto effetto sul cugino, placandone l’ira.
<< Se hai intenzione di non usarla come soprammobile ti consiglio di portarla da un buon fabbro >>le disse Thorin.<< Gli orchi sono stati sconfitti, ma non si può mai star tranquilli, e una spada come quella è sprecata se tenuta in quelle condizioni >>
<< Domani andrò dal vecchio Jeremy: è lui che l’ha fabbricata >>disse Marina.
Philip ebbe un attimo di esitazione; poi, come se temesse di veder andare via Thorin prima che potesse parlare, disse in fretta:<< È troppo chiedere a uno dei tuoi compagni di rimetterla in sesto? >>
Thorin rivolse ai due cugini uno sguardo sorpreso ma lusingato: la vanità e l’orgoglio dei nani erano stati risvegliati, e il principe annuì con rispetto.
<< Puoi venire in qualsiasi momento >>assicurò a Marina.<< Non partiremo prima di tre giorni, e per la mia gente è un tempo sufficiente a sistemare un centinaio di spade >>
I due ragazzi lo ringraziarono sorridenti, ma, non appena il portone si fu chiuso dietro il nano e la guardia fu congedata, Marina si voltò verso Philip, perplessa e con un mezzo sorriso in volto.
<< Ci vuole poco a farti passare la rabbia >>
 Philip le rivolse uno sguardo serio.
<< Devo molto a quel nano, e non mi lascerò sfuggire l’occasione di stringere un’alleanza con suo nonno. Pare ti stia prendendo in considerazione, quindi non c’è niente di male se domani scendi all’accampamento di Erebor e passi la mattina lì >>
Marina non era sicura d’aver sentito bene; addirittura pensò che Philip stesse scherzando, perciò, quando il mattino successivo dopo colazione il cugino mandò a chiamare Will perché la accompagnasse, rimase veramente scioccata dal suo repentino cambio d’umore. Ma ci mise poco a rallegrarsene, anche grazie alla compagnia di Will, con cui non parlava seriamente da prima della battaglia. Rispetto ai suoi cugini e a Tom e Rio, Will recava evidenti segni della lotta contro gli orchi: tagli e graffi sulle braccia e alcuni lividi di un giallo violaceo. Ma aveva comunque accettato di accompagnarla, anche se Marina sapeva che avrebbe preferito riposare di più: nonostante avesse due anni più di lei e fosse un maschio, fra loro c’era sempre stata una salda amicizia fatta di confidenze e complicità.
<< Philip ci ha spiegato il suo piano: vai e conquisti la fiducia del principe di Erebor con la scusa della spada >>disse Will in tono divertito, mentre passavano oltre le bancarelle del mercato della frutta.<< Non pensavo avresti accettato di fare da esca >>
<< O faccio l’esca o resto senza spada >>replicò Marina, la mano posata sull’elsa al suo fianco.<< Alla fine, Thorin mi ha evitato proprio un bell’impiccio >>
<< Già. Nel giro di poche ore ti ha salvato due volte >>rise Will.<< Certo che, però, affrontare un orco con una spada non affilata! >>
<< Senti, evitiamo di parlarne >>tagliò corto Marina, che ancora sentiva le parole di Thorin nelle orecchie.
Ai piedi della collina di Minhiator, poco lontano dall’entrata e fiancheggianti la foresta, si ergevano gli accampamenti di Dale ed Erebor, separati soltanto da un’esile striscia d’erba. Marina e Will attraversarono quello di Dale, ignorando i soldati che alzavano la testa al passaggio di una donna, fino a un grande e fitto gruppo di tende più basse e larghe, di tela scura e leggera. Fuori alcune di esse erano stati accesi fuochi sui quali sfrigolavano grossi pezzi di carne di montone, il cui odore rendeva l’aria calda ancora più pesante. Ciascun fuoco aveva attorno almeno sei o sette nani, e molti di loro rivolsero ai due ragazzi saluti allegri.
<< Tipi simpatici, i nani >>commentò Will dopo che uno di loro gli ebbe battuto giovialmente una mano sulla spalla.<< Anche se non ti conoscono o ricordano sono sempre pronti a rivolgerti la parola >>
Arrivarono a una tenda al centro del campo, identica alle altre tranne che per lo stendardo di Thror che vi sventolava sopra. Dwalin, seduto davanti l’entrata, li salutò burbero.
<< Vogliamo vedere Thorin >>spiegò Will.<< Aveva detto che Marina avrebbe potuto far vedere la sua spada a un vostro fabbro >>
Lo sguardo del nano si fissò sulla ragazza, e da lì non si spostò, mettendola a disagio. Sembrava dubitare del fatto che la spada fosse veramente sua. Senza toglierle gli occhi di dosso, chinò appena la testa tatuata di lato e urlò, verso l’interno della tenda:<< Thorin! Sei atteso da una cliente! >>
Will e Marina si guardarono perplessi. Thorin uscì dalla tenda quasi confuso quanto loro, ma quando riconobbe Marina capì e spiegò tutto all’amico.
<< E quindi il Sovrintendente ha una guerriera in famiglia >>commentò Dwalin,<< anche se, a giudicare da ieri, hai ancora molta strada da fare >>
Marina non seppe cosa replicare. Provò a ignorarlo, ma il fatto che Dwalin – e chissà se non tutto l’accampamento! – sapesse del suo disastroso scontro con l’orco le fece correre un brivido lungo tutto il corpo.
Thorin invitò lei e Will nella tenda, arredata con semplici coperte, zaini straripanti cibo e alcune armi, ciascuna accuratamente posata nel proprio angolo. Dwalin li seguì, mise sul braciere al centro della tenda quattro fette di pane e tirò fuori burro, prosciutto e almeno mezza dozzina di barattoli di marmellata.
<< Non volevamo disturbare >>disse subito Marina, mostrando la spada a Thorin, ma Dwalin gliela prese di mano con estrema nonchalance e le tolse il fodero per esaminarla.
<< È messa maluccio >>osservò.<< Guarda qui, Thorin. Qui è scheggiata. È un segno fresco >>
<< Fatto ieri, probabilmente >>rispose Thorin senza alzare lo sguardo dallo zaino in cui continuava a rimestare.
<< Allora l’hai colpito davvero, quell’orco! >>esclamò Dwalin, a metà fra il divertito e il meravigliato.
<< Certo che l’ho colpito, stava per uccidermi! >>replicò Marina, che iniziava a sentirsi scocciata dal suo tono.
<< Be’, gli uomini non smetteranno mai di stupirmi >>fu l’unico commento di Dwalin. Posò la spada accanto a Thorin e tolse il pane dal fuoco.<< Cosa preferite? Burro? Marmellata? Mi sa che da qualche parte abbiamo anche delle uova e del salame >>
Siccome aveva già mangiato, Marina fece per rifiutare ma Will, seduto per terra accanto a lei, le diede una rapida ginocchiata mettendola a tacere e scelse per entrambi la marmellata. Dopo due morsi al suo pane, Dwalin si cimentò con spontaneità in un vivace resoconto della lotta contro gli orchi, lì alle porte di Minhiator. Era un ottimo narratore, e Marina lo ascoltava con sincero interesse, immaginandosi i guerrieri di Erebor brandire asce e spade all’arrivo del nemico e provando un leggero rimorso per non avervi assistito di persona.
<< Poi, a un certo punto, non vediamo più Thorin >>continuò Dwalin versando ai ragazzi un bicchiere di vino.<< Gli orchi erano sconfitti, eppure mio fratello Balin ne aveva contati nove, e lì ne avevamo otto. Allora capimmo dov’era andato Thorin, ma non ci spostammo da qui: dovevamo rimanere al nostro posto, nel caso ci fossero state altre sorprese. E poi, Thorin non se la cava niente male in battaglia >>
Per tutta risposta, dall’angolo dove si era ritirato il suo principe venne il raschiare di pietra su acciaio, e tutti e tre si voltarono a guardare. Le maniche della maglia di lino blu rimboccate e seduto a gambe incrociate, Thorin quasi non aveva ascoltato una parola del racconto di Dwalin, concentrato com’era a passare sulla lama della spada una pietra piatta grande quanto il palmo della sua mano.
<< È un ottimo fabbro >>disse Dwalin in risposta agli sguardi attoniti di Will e Marina.
<< Ma… lui non è il vostro principe? >>sussurrò Marina. Non ci stava capendo più niente.
Dwalin ridacchiò.
<< Immagino tu sia abituata a principi che se ne stanno tutto il giorno seduti sul loro piccolo trono ad amministrare quegli affari che il re non sopporta fare, giusto? >>
Marina e Will annuirono senza pensarci due volte.
<< La nostra gente è diversa >>spiegò allora Dwalin.<< Amiamo lavorare, che si tratti di scavare nelle profondità di una montagna e scoprirne i tesori o di fabbricare armi, mobili, giocattoli. Tutti sanno fare qualcosa, e Thorin non ha voluto fare eccezione. Ha sempre avuto talento nel forgiare spade, asce e scudi; una volta ha realizzato un pugnale incastonato di ametiste e col manico tempestato di piccole pepite d’oro per un nobile signore della lontana Rohan. È instancabile, sia come fabbro che come guerriero. Anche se non capisco perché nutra tanto interesse per quella spada >>
Marina, che era rimasta ad ascoltare con gli occhi fissi su Thorin, a quelle parole si riscosse.
<< Perché, cos’ha che non va? >>
<< Be’, se ben tenuta ha delle potenzialità >>rispose Dwalin, scaltro,<< ma le armi degli uomini non possono eguagliare la resistenza delle nostre >>
<< Mi serve un’affilatrice >>disse d’un tratto Thorin, alzandosi.
<< Prova da Oin, di solito ne porta sempre una >>rispose Dwalin attaccando un paio di fette di prosciutto.<< Ma non hai fame? >>
<< No >>tagliò corto Thorin, e agitò appena la spada in direzione di Marina.<< Stasera te la farò avere come nuova >>
Marina ebbe solo il tempo di ringraziarlo che quello già li aveva lasciati. Avrebbe voluto esprimergli la propria gratitudine con maggior intensità, ma davvero non trovava le parole.
Dwalin si rivelò un ottimo ospite, pronto a ridere e raccontare qualsiasi cosa gli passasse per la mente, anche se, a volte, recuperava quel tono burbero che tuttavia Marina iniziava ad apprezzare. Era quasi ora di pranzo quando lei e Will tornarono in città, sotto un sole caldo ma in un’atmosfera più gioiosa e sollevata, tanto a Minhiator quanto negli accampamenti.
Fu quando Marina entrò nel giardino del palazzo, dopo aver salutato Will a casa di Tom, e vide decine e decine di tavoli venir sistemati in mezzo ai cespugli che si rese conto che la proposta di Madeline di festeggiare la vittoria stava per tramutarsi in realtà.
In materia di banchetti Madeline aveva sempre saputo il fatto suo: sapeva affidare ogni singolo incarico alle persone giuste, sapeva dove cercare i cibi migliori, come disporre tavoli e musicisti e come spartire i posti dei convitati. Non che a Minhiator ci fossero molte occasioni per dare banchetti sfarzosi, ma quei pochi che Madeline aveva organizzato a palazzo da quando si era sposata erano rimasti indimenticati in chi vi aveva preso parte.
Le truppe di Dale ed Erebor sarebbero ripartite per i rispettivi regni di lì a due giorni, e tanto Madeline quanto Philip sentivano di dover dedicare loro i migliori festeggiamenti. Sciami di servitori, artigiani e sarti andavano e venivano dal palazzo creando una gran confusione, sovrastata quasi sempre dalle indicazioni che Madeline urlava a pieni polmoni.
Entro il tramonto il giardino era stato trasformato in un’ampia sala da pranzo a cielo aperto: i lunghi tavoli erano coperti da tovaglie di un celeste pallido che sfumava verso il bianco, e su di essi facevano sfoggio caraffe piene di vino e idromele e piatti di terracotta rossa traboccanti ogni tipo di cibo, dal pane a immense macedonie di frutta. Su un lato del giardino, in mezzo a due siepi sempreverdi, era stata costruita una pedana in legno destinata ai musicisti. Da un ramo di un albero all’altro, per tutto il cortile, correvano sottili fili che sostenevano tante piccole lanterne che diffondevano una luce aranciata.
Marina osservava incantata quello spettacolo, dimenticando per un momento di aver quasi dovuto sostenere una lotta con Sarah, l’anziana serva di Madeline, per non farsi conciare come Madeline aveva ordinato. Ma, alla fine, si era dovuta arrendere, e ora indossava un lungo abito blu notte con due tagli ovali che lasciavano scoperte le spalle. L’unica concessione lasciatale era stata tener sciolti i capelli castani, che comunque, anche normalmente, le sfioravano le spalle.
<< Quanta eleganza! >>rise Rio arrivando con Tom e Will.
<< Potrei dire lo stesso di voi >>replicò Marina con un sorriso, ma, guardandoli, ammise tra sé e sé che non erano affatto male, avvolti in morbide casacche che arrivavano a metà coscia e strette in vita da cinture di pelle lucida.
<< Madeline ha fatto le cose in grande, come al solito >>disse Tom facendo scorrere lo sguardo tutto intorno.<< E pensare che Philip voleva una cosa informale! >>
<< Sarà informale, visto che parteciperà anche il popolo >>disse Marina, domandandosi se il giardino avesse potuto accogliere tanta gente.
I primi invitati iniziavano ad arrivare: donne e uomini di Minhiator di ogni età, vestiti nei loro abiti migliori e a loro agio in quel luogo, vuoi per la gioia della vittoria sugli orchi, vuoi perché Philip e la sua famiglia non avevano mai posto alcuna barriera fra loro e il popolo. Gli uomini di Dale ed Erebor arrivarono insieme, i primi scortati da Entham e i secondi da Thorin, tutti maestosi, ma quando presero posto e il banchetto ebbe inizio si sciolsero in risate e chiacchiere allegre. Fra un tavolo e l’altro c’era un continuo viavai di camerieri e gente che andava a trovare i conoscenti seduti lontano. Fu solo quando i musicisti attaccarono a suonare canzoni vivaci che gli abitanti di Minhiator e i soldati di Dale abbandonarono le ultime formalità per andare a ballare tutti insieme, raggiunti ben presto da molti nani.
Al tavolo dove sedeva Marina, Tom era sparito fra la folla in compagnia della sua ultima fiamma, Will era sparito, Philip e Madeline ballavano lì vicino e Marina e Rio se ne stavano a osservare la scena commentando e ridendo. In genere a Marina piacevano quelle feste, ma stavolta si sentiva esausta, e sospettò fosse a causa delle emozioni degli ultimi tempi. Ogni tanto cercava con lo sguardo Will, ma l’amico si era seduto troppo lontano, e lei riusciva a malapena a scorgerlo, in mezzo alle coppie danzanti, intento a chiacchierare allegramente con Balin.
Con non poco sforzo e tanta pazienza, Marina riuscì a riconoscere alcuni nani seduti insieme a loro; Thorin e Dwalin osservavano i ballerini con espressione serena, scambiandosi di tanto in tanto qualche battuta. Marina osservò stupita il principe di Erebor avvicinarsi alla bocca un boccale di birra, ridendo, la fronte spianata e il volto illuminato da un sorriso felice: allora anche lui sapeva divertirsi… In quelle poche occasioni che aveva avuto per parlargli, Marina non ricordava di avergli visto un’espressione simile, neanche quella mattina: adesso le sembrava di guardare una persona diversa, e quasi inconsciamente desiderò essere seduta laggiù per sentire come suonava la sua risata… ma dopo qualche minuto Rio, accanto a lei, cominciò ad annoiarsi.
<< Andiamo, almeno questa balliamola! >>esclamò all’inizio di una ballata movimentata.
<< Ma non mi va! >>sbuffò Marina, distogliendo lo sguardo da Thorin.<< Prova con quelle ragazze laggiù, se ne stanno sedute sole solette da ore >>
Rio neanche si voltò: con un sospiro esasperato balzò in piedi e, afferrandole il polso, la costrinse a seguirlo senza tante cerimonie. Un attimo dopo, Marina si ritrovò in mezzo a decine e decine di persone che ballavano e ridevano, e, prima di rendersene conto, anche lei si ritrovò a ridere mentre Rio la guidava, ogni traccia di stanchezza di colpo svanita e il viso di Thorin accantonato dalle risate dell’amico.
Quando l’ultima nota vibrò nell’aria per lasciare il posto a una canzone più lenta, Philip e Madeline passarono per caso accanto a loro. Madeline si portò a bordo pista e Philip ne approfittò per afferrare Marina e, facendola volteggiare con foga, spingerla dall’altra parte della pista.
<< Sei impazzito? >>urlò Marina. Guardò il cugino, la testa che le girava, ma lui si limitò a farle l’occhiolino e a sparire per riprendersi Madeline.
Senza parole, la ragazza si voltò per chiedere scusa ai malcapitati contro i quali Philip l’aveva scagliata, e sussultò violentemente. Thorin la fissava con espressione indecifrabile, a un paio di passi da lei, e Marina si chiese se avesse assistito a tutta la scena. Ma forse era meglio non saperlo. Lo trovò così come l’aveva visto poco prima: appoggiato al tavolo con altri nani, alcuni dei quali con in mano pesanti boccali di birra e l’aria festosa.
Pensando fosse meglio svignarsela prima di fare altre figuracce, Marina fece per voltarsi, e proprio allora fu richiamata da Will, ancora seduto lì. Le rivolse un largo sorriso e, con voce suadente, la esortò a tornare a ballare.
<< Non da sola, però >>aggiunse un nano corpulento di nome Bombur, seduto sulla panca fra lui e Balin.
<< In realtà io non… >>cominciò Marina con un brivido di presentimento.
<< Suvvia, anche noi nani amiamo questo genere di divertimenti >>la interruppe Balin.<< Certo, ora noi ce ne stiamo qui come degli stoccafissi, ma le assicuro che ce la caviamo nei balli. Thorin, Dwalin, secondo me siete rimasti fermi abbastanza >>
Dwalin scosse la testa e borbottò qualcosa che Marina non udì, ma lui si concentrò sulla sua birra con un’attenzione tale che sembrava volesse studiare tutti i suoi riflessi chiari alla luce delle candele appese su di loro. Thorin, invece, sembrò cadere dalle nuvole. Guardò interrogativo Balin, e Dwalin ne approfittò per dire, con un ghigno furbo ma senza distogliere gli occhi dal boccale:<< Sì, Thorin, va’ a sgranchirti le gambe >>e gli assestò una sonora pacca sulla schiena che spostò Thorin in avanti.
In trappola, il principe abbassò lo sguardo su Marina – sì, “abbassò”, come notò per la prima volta anche Marina; nonostante fosse più bassa di pochissimi centimetri, Thorin riuscì a farla sentire davvero piccola. Con aria vagamente rassegnata, Thorin accennò ai ballerini e la guidò in silenzio in mezzo alla pista, lontano dagli altri. Incapace di capire bene cosa stesse accadendo e perché si trovasse in quella situazione quando, fino a dieci minuti prima, se ne stava seduta in disparte, Marina lasciò che Thorin le mettesse una mano sul fianco e le afferrasse l’altra.
Mentre giravano lentamente fra tante altre persone che, con loro sollievo, li ignorarono, Marina si stupì di quanto fosse delicata la presa di Thorin, che contrastava col suo aspetto imponente. Certo, vestito con una raffinata casacca rossa con su ricamati arabeschi dorati Thorin non era minaccioso come in armatura, ma il suo portamento fiero e il cipiglio severo gli conferivano un’aria davvero solenne.
<< Ti ho riportato la spada, come nuova >>disse d’un tratto lui.
<< Grazie >>balbettò Marina, maledicendolo tra sé e sé visto che ora era costretta a intavolare una conversazione.<< Ehm… quindi anche a Erebor date banchetti così? >>
<< Sì, abbiamo una grande sala per le feste dove potrebbero entrare comodamente i nani di tutte e sette le stirpi >>
<< E non passate mai del tempo con gli uomini? >>
<< Per commerciare sì. A volte anche per festeggiare, ma gli uomini non amano passare troppo tempo nella montagna >>
<< Ed è grande, Erebor? >>
<< Immensa >>Thorin guardò con attenzione l’espressione incuriosita di Marina.<< Ci sono centinaia di gallerie e sale. Sale maestose. La più piccola potrebbe essere grande quanto il vostro palazzo. Ma… non sai nulla di Erebor? >>
<< So pochissimo, e non ho idea di come sia fatta dentro >>disse Marina.
<< Nessuno te ne aveva mai parlato prima? Ci sono racconti, decine di leggende… >>esclamò Thorin, ora accigliato.<< Ma forse ti hanno sempre parlato di elfi e miti di uomini >>
<< In effetti sì. Conosco molte storie sugli elfi >>ammise Marina, cauta.
Thorin non si preoccupò di trattenere uno strano verso, a metà fra il disgustato e il deluso.
<< Gli elfi >>mormorò,<< esseri perfetti ed eterni. Degli dei in terra. Nelle storie per bambini non c’è spazio per i nani >>
Marina ringraziò i Valar di non avergli mai accennato le tante fiabe con protagonisti nani malvagi che da piccola l’avevano atterrita, e, per eliminare l’improvviso silenzio che stava facendo seguito alle parole di Thorin, chiese:<< Non avete alcun rapporto con gli elfi? >>
<< Ogni tanto ci commissionano qualche lavoro. Di solito, lavori che comprendono molte gemme preziose che loro non hanno >>spiegò il principe con una smorfia.<< Ho visto donne di Dale impazzire quando vedono qualche elfo. Sospirano come delle innamorate. Fortuna che le nostre donne hanno altri gusti! >>
<< Be’, gli elfi sono esseri dotati di grande bellezza, ma personalmente non mi fanno “impazzire” >>replicò Marina, come se Thorin avesse detto quelle cose per provocarla.
E infatti il nano la guardò scettico.
<< Sei insensibile alla loro bellezza? >>
<< No, ma di certo non sono il mio tipo di uomini. Troppo perfetti. Non vorrei mai un marito dall’aria eterea, senza barba o… be’, come loro >>concluse Marina.
Scorse l’espressione curiosa con cui Thorin la fissava. Un lieve sorriso gli increspava le labbra, appena percettibile sotto la barba castano scuro, e intanto continuavano a girare indisturbati.
“Ma che accidenti sei andata a dirgli?” si rimproverò Marina, e cercò di riparare alle sue ultime parole, ma Thorin le fece segno che non era necessario.
<< Non conosco molte donne umane, ma tu mi stupisci >>disse.<< In genere, le fanciulle della tua età si perdono dietro gli elfi o quegli uomini che gli somigliano… e neanche sanno maneggiare una spada! Quanti anni hai, a proposito? >>
<< Ventitré >>
<< E allora temo che tu sia ancora giovane per sapere bene cosa vorrai in futuro, che si tratti di un uomo o di altro. Dovresti lasciare questi confini. Sei mai stata a sud, giù fino alle terre dei signori dei cavalli? O fino a Gondor? Hai mai visto cosa c’è dall’altra parte delle Terre Selvagge? >>
Marina sentì il cuore sprofondarle in petto mentre scuoteva la testa. Avrebbe potuto ripetergli tantissime storie su quei luoghi che aveva ascoltato da piccola, ma, in quanto a vederli, non era mai accaduto, se non nei suoi sogni. Thorin dovette accorgersi dell’effetto delle sue parole perché fece per dire qualcosa, ma era iniziata una canzone molto più vivace, e lui e Marina dovettero uscire dalla pista per non essere travolti dai ballerini. Rimasero in silenzio per qualche istante, finché Thorin non si riscosse con un sussulto.
<< La spada >>
Marina lo seguì fino al suo tavolo, dove erano rimasti Dwalin e Balin, quest’ultimo intento a fumare da una lunga pipa blu. Thorin prese da sotto la sua sedia la spada di Marina e gliela sfoderò davanti agli occhi. La ragazza rimase a bocca aperta: la lama era tornata affilata come gli artigli di un’aquila ed era così lucida che ci si poteva specchiare dentro.
<< Non sembra neanche lei! >>esclamò estasiata.
<< Resta la questione del pagamento >>si intromise Dwalin con un’occhiata prima a lei poi a Thorin.<< Paga col ballo? >>
Thorin lo ignorò.
<< Prendilo come un segno di gratitudine per l’ospitalità >>disse a Marina.
<< L’ospitalità la dovete a mio cugino. Io voglio pagarvi >>ribatté subito lei.
<< E tu, stasera, non sei stata ospitale? >>replicò Thorin.
Marina aprì la bocca, confusa, ma non le venne niente da dire se non:<< Voglio pagare, ospitalità o no >>
<< Facciamo così, allora >>Balin si sporse oltre suo fratello per vederla meglio,<< ti faremo un buon prezzo per la spada, e l’ospitalità sarà ricambiata con altra ospitalità. Che ne dici, Thorin? >>
<< Se vorrà farci l’onore >>disse Thorin, osservando attentamente Marina.<< Il viaggio, però, sarà lungo e non privo di rischi >>
<< Viaggio? Mi state invitando a Erebor? >>esclamò Marina sentendo montare l’incredulità.
<< Esattamente >>annuì Thorin, e rimase a guardarla in attesa, così come gli altri due.
Marina esitò. Sarebbe stato fantastico vedere Erebor, ma subito le vennero in mente le opposizioni che la sua famiglia avrebbe fatto, le discussioni per ottenere una risposta positiva e tutte le loro preoccupazioni nel saperla in giro per le Terre Selvagge…
<< Deciditi, ragazza, che stanno portando il dolce! >>esclamò Dwalin mentre la gente tornava ai propri posti e i camerieri portavano nuovi vassoi.
<< Vengo >>disse Marina.
I tre nani la guardarono piacevolmente stupiti, e Balin le promise che avrebbero discusso ogni cosa con suo cugino il più presto possibile. Marina tornò al tavolo soddisfatta e ancora incredula per quanto era successo nell’ultima mezz’ora, e le parve di leggere gli stessi sentimenti sul volto di Philip e Madeline. Il consenso per andare a Erebor giunse non appena il banchetto fu finito: Alexander, Will e Rio accettarono di accompagnare Marina, e Philip era talmente su di giri per l’invito che si assunse ogni responsabilità verso gli zii, così da toglierle ogni preoccupazione su quel fronte.
In realtà, Marina notò quanto la notizia non entusiasmasse Rio. Irritato con Philip per avergli letteralmente strappato la dama di mano durante il ballo, Rio aveva accettato di andare a Erebor con l’aria di chi non aveva alternative, e quando vide la spada aggiustata di Marina si ritirò in un silenzio ostile. Marina provò a parlargli e a scusarsi a nome di Philip, ma l’amico la interruppe bruscamente:<< Il piano di Philip di avvicinare Minhiator ed Erebor sta filando liscio. Certo, non pensavo ci tenesse così tanto ma, alla fine, andrà a vantaggio di tutti noi. E tu sei stata brava >>
<< Non ho fatto niente che non avrei fatto in altre circostanze >>ribatté Marina, colpita dal tono seccato dell’altro.<< Anch’io penso che Phil abbia un po’ esagerato, però la mia scelta di andare a Erebor non c’entra nulla con lui. Mi sembrava scortese rifiutare l’invito e poi, così, ho una buona scusa per vedere la Montagna Solitaria! >>concluse, cercando di suonare spensierata.
Rio le rivolse uno strano sorriso.
<< Se le cose stanno così, hai fatto bene >>disse soltanto prima di alzarsi e andar via.
<< È solo stanco >>disse la voce di Tom alle spalle di Marina, facendola sobbalzare.
<< E tu da quanto sei qui? >>
<< Da abbastanza >>Tom si stiracchiò con uno sbadiglio e si alzò a sua volta.<< Non prendertela per Rio: domani farà i salti di gioia per andare a Erebor mentre io dovrò restare qui a litigare con i consiglieri di tuo cugino. Adesso vado: Rio e Will si sono avviati verso casa e non hanno le chiavi. E, a proposito >>aggiunse guardandola dritto negli occhi,<< ho riparato l’imposta della cucina >>

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Capitolo 5
*** Il viaggio ***


<< Sarà la nostra ambasciatrice >>
Erano almeno dieci minuti che la sala del trono rimbombava delle voci sovrapposte dei consiglieri; metà di loro continuava a cercare di convincere gli altri di quanto il viaggio di Marina, Alex, Rio e Will a Erebor avrebbe rafforzato i rapporti con re Thror. Gli altri, capeggiati da Martens e Vermion, erano paonazzi in volto a forza di ripetere tutti i rischi di un viaggio di una settimana nelle Terre Selvagge, nonché l’assoluta inutilità dell’avvicinarsi ai nani. La discussione non aveva preso la piega che Philip si era aspettato così che, dopo averli fatti sfogare un po’, mise a tacere i consiglieri con quell’idea che gli era appena balzata in mente ma che fece passare per un progetto a lungo meditato.
L’effetto fu immediato. I consiglieri tacquero e spostarono come un sol uomo lo sguardo dal Sovrintendente a Marina, che a sua volta fissava il cugino. Philip le lanciò un’occhiata di avvertimento prima di ripetere:<< Marina sarà la nostra ambasciatrice presso re Thror. Ha conquistato la fiducia dei nostri ospiti in breve tempo, e sono sicuro che a Erebor farà anche di meglio. So che riconoscerete i suoi meriti >>
I consiglieri ci misero un po’ a riprendersi. Il primo fu uno di quelli che aveva sostenuto fin dall’inizio l’idea del viaggio e che si affrettò a parlare prima che Martens o uno dei suoi tagliasse le gambe anche a quella proposta.
<< Sono d’accordo, Sovrintendente! Vostra cugina è stata bravissima nell’intrattenere i nostri ospiti, tanto che l’invito ad andare a Erebor è stato sincero e spontaneo. E penso che questa occasione gioverà a Minhiator quanto a lei stessa >>
Marina gli sorrise grata, ignorando Martens che scuoteva la testa con disappunto; ma l’idea di fare l’ambasciatrice stonava anche a lei. Martens e i suoi provarono ancora a dar battaglia, ma Philip fu irremovibile, e nel giro di pochi minuti tutti i consiglieri furono caldamente invitati a lasciare la sala.
<< Ben fatto, Phil! >>esclamò Tom quando finalmente rimasero soli.
<< Ben fatto davvero! Ma… esattamente, che cosa dovrei fare come ambasciatrice? >>domandò Marina.
<< Oh, parlare col re, non far arrabbiare nessuno… insomma, sii te stessa >>rispose Philip, sbrigativo.<< In realtà, ho detto che farai da ambasciatrice per far tacere quei vegliardi, ma non dobbiamo dimenticare che il vostro è pur sempre un normalissimo viaggio. L’alleanza con Erebor c’è, ormai, e Thorin ce lo dimostra accogliendovi in casa sua >>
Ma Marina non sbagliava a non sentirsi sicura. Quel pomeriggio si chiuse in camera a riempire di abiti un grande zaino, nonostante i rimproveri di Madeline che era convinta che una fanciulla dovesse avere con sé almeno due valige vere e proprie. L’esigenza di viaggiare leggeri, però, e il fatto che Marina stesse andando in un palazzo regale l’avevano convinta a lasciarle usare un semplice, rozzo zaino. Mentre Marina ripensava non senza divertimento a tutto questo, qualcuno bussò delicatamente alla sua porta e, prima che lei potesse rispondere, Vermion vi fece capolino.
<< Ha sbagliato strada? >>esclamò subito Marina, senza frenare il tono aspro.
<< Non le ruberò molto tempo, visto che è così indaffarata >>disse il consigliere con una rapida occhiata agli abiti impilati sul letto. Rimase sulla porta.<< È dunque sicura di ciò che sta per fare? >>
<< Vermion, mi pare che lei e i suoi colleghi stiate esagerando, non trova? >>sbottò la ragazza. Ma stavano impazzendo tutti, per caso? Possibile dovessero continuare a fare quelle storie ancora adesso?!
<< Non nego di non aver mai nutrito molta stima nei confronti dei nani, ma trovo sconveniente che ad andare a Erebor siate voi e non vostro cugino, come invece dovrebbe essere >>
<< Philip è impegnato qui >>rispose asciutta Marina stringendo le cinghie dello zaino per chiuderlo e voltandosi a fronteggiare Vermion.<< Ve lo dico chiaramente: non sarete voi a trattenermi dal partire >>
<< Mi fraintendete, madamigella >>replicò lui con un garbato inchino.<< Non voglio negarvi il piacere di partire, ma temo per la vostra incolumità. Dovrete viaggiare in compagnia di soldati, unica donna, per quasi una settimana. E in terre abitate da esseri mostruosi! È per questo che ho provato a dissuadere il Sovrintendente a farvi andare. Ma, poiché la cosa è fatta, tanto vale che mi arrenda >>concluse con un sospiro,<< e che parta con voi >>
<< Che cosa? >>Marina cercò di trattenere la smorfia orripilata che quelle ultime parole le avevano provocato.
<< Il Sovrintendente si è mostrato d’accordo con me a mandare a Erebor un suo fedele consigliere che possa intrattenere i giusti rapporti diplomatici con re Thror… >>
<< Ma avete appena detto che detestate i nani! >>
<< … e che possa tenervi al sicuro da eventuali pericoli >>Vermion terminò la frase con trionfo, e Marina si sentì gelare. Un brivido le percorse la schiena mentre osservava il consigliere ritto di fronte a lei.
<< Sono lieta abbiate trovato l’occasione di rendervi utile >>riuscì a dire dopo molti secondi in cui aveva inghiottito a vuoto, la voce forzatamente calma.<< Philip lo apprezzerà. E io vi ringrazio per la premura con cui siete venuto a comunicarmi questa notizia. Potete andare, ora >>
<< Non sembrate contenta >>osservò Vermion, gaio.<< Pensavate di fare un viaggio di piacere coi vostri amici? Avete idea >>aggiunse muovendo qualche passo nella stanza, verso di lei – Marina si rifiutò di arretrare,<< dei rischi che correrete? Siete in età da marito e ve ne volete andare a zonzo per le Terre Selvagge! >>
<< Questi non sono affari vostri! >>scattò Marina.<< Non sta a voi stabilire se sia ora o no che debba pensare al matrimonio. E adesso, fuori! >>
Vermion si inchinò ancora, beffardo, e uscì dalla camera lasciandola fremente di rabbia e disgusto. Tuttavia, Marina decise di non parlare con nessuno del loro colloquio, compreso Philip, il quale, osservando l’espressione della cugina a cena, capì comunque che aveva saputo dell’aggiunta di Vermion al loro gruppo. Anche gli altri non ne erano entusiasti, e Will e Alexander provarono con scarsa convinzione a far tornare Philip sui suoi passi, ma il Sovrintendente fu irremovibile: Vermion li avrebbe accompagnati e, se sarebbero stati fortunati e poco impudenti, si sarebbe anche tenuto lontano da tutti loro.
Fu così che all’alba del giorno seguente, immersi in un’aria frizzantina, Philip, Madeline, Marina e Vermion scesero verso la porta principale della città, dove vi trovarono ad attenderli Alexander, Rio e Will. Gli accampamenti erano già stati smontati, e gli eserciti di Dale ed Erebor aspettavano in ordinato silenzio che i loro capitani si congedassero da Philip.
<< Non vi saremo mai abbastanza riconoscenti per l’aiuto che ci avete dato >>esclamò Philip spostando lo sguardo da Entham a Thorin.
<< Sono sicuro che Minhiator avrebbe fatto lo stesso >>replicò Entham con un sorriso gentile.
Thorin si limitò e chinare il capo in segno di rispetto prima di allontanarsi; il capitano di Dale si inchinò con un gesto galante in direzione di Madeline prima di imitarlo. Allora, Philip si voltò verso il fratello e la cugina.
<< Fate attenzione >>sussurrò.
Entham e Thorin diedero ordine di mettersi in marcia. Marina si affrettò a montare sul piccolo cavallo delle scuderie di suo cugino, ignorando di proposito Vermion che attendeva poco lontano. Anche Rio lanciò un’occhiata ancora perplessa al consigliere, poi guardò eloquente Philip, ma questo scosse la testa.
<< Ho dovuto farlo venire con voi >>disse.<< Cercate di non scontrarvi con lui. Anzi, tenetelo d’occhio: non vorrei mancasse di rispetto a Thror e mandasse all’aria tutto quanto >>
<< Ci penseremo noi >>lo rassicurò Will.
Marina diede un ultimo bacio a Madeline e sorrise al cugino, non riuscendo a esprimergli a parole la propria gioia e gratitudine per quel viaggio.
<< Ci rivediamo a fine settembre >>disse soltanto. Diede un leggero colpetto di tallone ai fianchi del suo cavallo, e insieme ad Alexander, Rio, Will e Vermion si affrettò a seguire i due eserciti.
I nani procedevano tutti quanti su dei pony robusti e dal pelo lungo, in schiere compatte, con i ragazzi e Vermion che li seguivano nella retroguardia.
Minhiator scomparve rapidamente alla vista quando si addentrarono nella foresta, ma Marina quasi non se ne accorse. Dopo neanche due chilometri, infatti, i nani si fecero chiassosi, contenti di rientrare a casa così presto, e non ci volle molto perché quell’allegria contagiasse anche lei, facendole dimenticare Vermion che cavalcava appena dietro di loro.
<< Oh, ecco qui la nostra ammazzaorchi! >>la salutò Dwalin, facendole l’occhiolino.<< Ma ragazzi, non dovreste stare qui nella retroguardia. Siete troppo scoperti, e non ci va che i nostri ospiti vengano attaccati durante il viaggio. Non preoccupatevi di andare più avanti: non ci sono pericoli e i ranghi si stanno allargando. A proposito, ragazza >>Dwalin si chinò verso l’orecchio di Marina, lievemente accigliato,<< quel tizio ce l’ha con me, per caso? Mi guarda male da quando vi ho salutato >>
Anche senza voltarsi, Marina capì al volo a chi alludeva.
<< Ignoralo >>rispose.<< È uno dei consiglieri di Philip >>
<< Ah, sì. Thorin mi aveva detto che sarebbe venuto qualcun altro con voi >>fece Dwalin senza preoccuparsi di abbassare la voce, e guardando Vermion con un ghigno che non prometteva nulla di buono.<< Che faccia da idiota! >>
Marina e Will, più vicini al nano, dovettero fare uno sforzo enorme per non scoppiare a ridere davanti a tutti. Spronarono i cavalli e si inoltrarono fra i nani che cavalcavano davanti a loro, dove poterono lasciar sfogare la loro ilarità. I loro volti allegri attirarono subito l’attenzione dei nani, e in breve sia Marina che Will si ritrovarono a chiacchierare con i loro vicini.
Uno di loro, in particolare, si fece avanti con un largo e contagioso sorriso gentile. Era giovane e abbastanza robusto e gli enormi baffi castani che gli incorniciavano tre lati della bocca e che si sollevavano con un movimento buffo ogni volta che sorrideva – praticamente, quasi sempre – gli attirarono subito la simpatia di Marina.
<< Bofur >>si presentò.<< È bello avervi qui con noi, sapete? >>
<< Vale anche per noi! Ma… ci siamo incontrati in battaglia, per caso? >>chiese Will osservandolo attentamente.
<< Oh, forse sì, ma non saprei dirlo con certezza: c’erano così tanti uomini e nani ed eravamo così presi dagli orchi che sarebbe difficile ricordarsi tutte le facce che abbiamo visto quel giorno >>rispose Bofur.<< Forse, però, avete conosciuto mio fratello Bombur alla festa dell’altra sera >>
<< Notavo una somiglianza, infatti >>sorrise Will.<< Carino >>aggiunse poi, accennando con la testa a un piccolo omino di legno legato alla sella del pony di Bofur e che sobbalzava a ogni passo dell’animale.
<< Grazie >>il sorriso di Bofur si allargò.<< Non è rifinito, ma è tutto quello che sono riuscito a ricavare da un piccolo ramo di olmo, ieri sera prima di addormentarmi >>
<< È incredibile, invece! >>esclamò Marina, che si era sporta oltre Will per guardare quel piccolo soldatino in legno dotato di elmetto e spada.<< Intagli il legno, quindi? >>
<< Non solo il legno. Anche se vengo da una famiglia di minatori adoro creare giocattoli. Posso cucirti una bambola di pezza con gli occhi fatti di smeraldi e le labbra di rubini o, se preferisci un lavoro più sobrio, posso scolpire animali di ogni tipo in tutti i materiali che vuoi >>spiegò Bofur con una certa nota d’orgoglio nella voce.<< Il legno è molto facile da lavorare, sai? Questo tipetto qui è nato in neanche un’ora >>
Se possibile, il sorriso del nano si accentuò di più davanti l’espressione meravigliata e ammirata di Marina. Come i suoi compagni, anche Bofur era di grande compagnia, e nel corso del viaggio i ragazzi legarono molto con lui: il suo fare allegro e a tratti premuroso lo spingevano a raccontare tanti aneddoti della vita dei nani o a elargire, soprattutto a Marina – una novellina di viaggi così lunghi – consigli su come cucinare una lepre appena catturata o pescare senza far strappar via l’esca dal pesce.
Tutto sommato, il viaggio non riservò loro grandi sorprese, a parte brevi e intensi scrosci di pioggia. Marina non ricordava di essersi mai spinta tanto a est, e osservava con curiosità il paesaggio che diventava via via sempre più selvaggio. Lungo il cammino incontrarono ampie macchie d’alberi, perfette per le soste, e ruscelli che si ricongiungevano al Fiume Fluente, che iniziava a diventare una lunga, serpeggiante striscia argento scuro all’orizzonte.
La sesta sera di viaggio, Entham e Thorin stabilirono di accamparsi sulla cima di una collina ricoperta di frutteti selvatici, attraverso i quali il canto delle cicale risuonava inframmezzato ai cupi richiami di qualche gufo celato nel buio. Uomini e nani accesero i fuochi e piazzarono sentinelle in mezzo ai cespugli di more e lamponi. Ma l’aria era calda e immobile, e un senso di mitezza si diffuse fra tutti i presenti, rendendoli allegri e indolenti. Poche tende furono issate, come quelle destinate ai capitani dei due eserciti, mentre la maggior parte preferì stendersi sull’erba e addormentarsi sotto le stelle.
Marina e gli altri fecero lo stesso: si accamparono ai margini del cono di luce di un fuoco acceso da Bofur e, mentre tutti si stiracchiavano o si gettavano pesantemente a terra e alcuni si sfilavano di dosso le armature, Marina si avvicinò al nano per aiutarlo con la cena, anche se cominciava a sentirsi davvero spossata dopo tutte quelle ore di marcia. Il nano se ne accorse; con un cenno di diniego del capo e un sorriso bonario le impedì di issare sul fuoco un largo pentolone pieno d’acqua, e le indicò le coperte stese sull’erba.
<< Riposa. Per la cena mi farò aiutare da mio fratello Bombur. Eccolo, vedi? Sta arrivando >>disse agitando un braccio per richiamare l’attenzione di Bombur, che avanzava a fatica sotto il peso di un cesto carico di verdura.
Marina fissò il pentolone. Alla luce del fuoco sottostante riuscì a distinguere il proprio riflesso: un volto pallido e stanco incorniciato da ciocche di capelli sporche di polvere, che stavano sfuggendo alla coda di cavallo che si era fatta quella mattina.
<< Bofur, dove hai trovato l’acqua? >>domandò.
<< Laggiù >>il nano puntò un dito verso una folta macchia d’alberi che degradava lungo il versante della collina.<< Oltre quei faggi c’è un minuscolo ruscello che esce da un’apertura bassa fra alcune radici. Se lo segui, oltre alcuni cespugli troverai anche un laghetto – be’, è più una pozza, in realtà – ma l’acqua sembra abbastanza pulita per farsi un bagno >>
Marina lo ringraziò, sollevata che avesse capito subito di cosa aveva più bisogno, riposo a parte. Afferrò dallo zaino un asciugamano e una tunica pulita e seguì la direzione indicatale da Bofur.
I faggi coprivano il resto del versante su cui si erano accampati e anche quello successivo, e scendevano fin quasi alle pendici della collina. Era il lato opposto a quello da cui erano saliti e, osservando fra i larghi tronchi, Marina vide in lontananza un lieve chiarore salire, come un’aureola, da una valle. Sorrise: era Dale e, poco più in là, l’immenso crostone roccioso di Erebor si ergeva perdendosi nel buio della notte. Ancora un giorno e sarebbero arrivati…
Il suono di acqua che scorre la spinse a proseguire. Studiando i piedi di ogni albero, alla fine Marina trovò il ruscello di cui le aveva parlato Bofur: una striminzita striscia d’acqua che sgorgava da alcuni sassi sotto le radici rialzate di un faggio e che si perdeva in mezzo a cespugli alti più di lei. Facendo attenzione a dove metteva i piedi, Marina seguì quel minuscolo ruscello e riuscì a trovare un’apertura fra i cespugli, troppo stretta perché potesse passarci. Marina vi sbirciò in mezzo. Qualche piede più in basso il ruscello si gettava in quella che sembrava una terrazzina erosa dall’acqua e circondata da pareti di cespugli e rocce; il lieve gorgoglio le suggerì che, da qualche parte, il ruscello avesse trovato una via per continuare il suo corso giù per la collina.
Alla scarsa luce datale dalle stelle, Marina cercò un’altra via, ma attorno al laghetto vide solo spine e terra scoscesa. Sospirò: non aveva molta scelta. Ebbe un ultimo istante di esitazione prima di infilarsi nell’apertura, le braccia sollevate sulla testa che strusciarono contro qualche spina, provocandole un leggero bruciore.
Alcuni gradini scavati nella terra scendevano ripidi fino al laghetto. Non senza difficoltà, Marina riuscì a scenderli; posò la tunica e l’asciugamano su un piccolo masso a fior d’acqua, staccò un sottile ma lungo ramo dall’albero più vicino e lo immerse. Perplessa, lo sentì scendere di parecchi centimetri prima che toccasse il fondo ma, a ben vedere, era una profondità accettabile per lei. Senza perdere altro tempo, si spogliò e si immerse con cautela. Nonostante fosse ancora caldo, l’acqua era ghiacciata, e a Marina si mozzò il fiato mentre si immergeva fin quasi alle spalle e se la faceva scorrere sul viso e fra i capelli.
“Beati gli uomini che sopportano lo sporco e il sudore!” pensò rabbrividendo.
Man mano che si muoveva, però, il corpo iniziò ad abituarsi al freddo e lei poté provare a godersi la quiete che la circondava…
Plunf!
Marina si voltò di scatto. Alla sua destra, qualche metro più in là, alcuni sassolini erano rotolati in acqua. Cerchi concentrici partirono da quel punto, allontanandosi da un tronco scuro immerso a metà nel lago. Marina strizzò gli occhi: era la sua immaginazione o quel tronco stava sprofondando nell’acqua? Con sommo orrore, lo vide scivolare in maniera impercettibile e stendersi sulla superficie tornata liscia, per poi nuotare con movimenti sinuosi.
L’urlo le proruppe dalle labbra prima che avesse finito di rendersi conto che quel maledetto tronco era un serpente, e che era stato lui a smuovere i sassolini. Indietreggiò, rallentata dall’acqua che le arrivava poco più sopra dei seni, senza osare staccare gli occhi da quel coso che puntava proprio su di lei. Annaspando, Marina si afferrò ai gradini, ma la presa fu così forte che pugni di terra le rimasero appiccicati in mano e lei scivolò in acqua fino al naso. Sputando e rizzandosi, si ritrasse ancora di più alla ricerca di un altro appiglio, ma un sonoro scricchiolio e un fremito sopra di lei la costrinsero a sollevare la testa.
Ebbe il tempo di fare un altro passo indietro che una freccia le volò davanti agli occhi attraversando il capo del serpente da parte a parte. Il tempo di vederlo sprofondare con un ultimo spasmo attorno alla sottile asta, ed ecco qualcosa piombare a peso morto nel lago, sollevando un’ondata che investì Marina in pieno.
Boccheggiante, la ragazza allontanò i capelli fradici dagli occhi e si appiattì contro i rami e le rocce alle sue spalle. Una piccola parte di lei cercava di convincerla che il serpente non poteva più farle niente, anche se, vuoi per lo spavento, vuoi per tutta quell’acqua ghiacciata che le era piovuta addosso, faticava a ragionare lucidamente. Gli occhi sgranati, vide Bofur riemergere dall’acqua sputando e prendendo ampie boccate d’aria, l’arco stretto in pugno e i baffoni ritti per il gelo improvviso nel quale era caduto.
Si guardarono. Al di là dell’assurdità di quella scena, Marina si ricordò di coprirsi con le braccia, nonostante non ce ne fosse bisogno visto che, nel punto dov’era finita, l’acqua le lambiva le spalle. Quasi non percepiva più il freddo: dopo l’improvviso susseguirsi di paura, sollievo e imbarazzo, il suo corpo era diventato insensibile.
<< Umido, qui >>fece Bofur per spezzare il silenzio, ma lo disse con una voce talmente intrisa di freddo e imbarazzo che Marina non poté non sorridere. Sollevato per la sua reazione, ma guardando ovunque tranne che lei, il nano aggiunse:<< Ero venuto a chiamarti per la cena, e già che c’ero stavo raccogliendo anche un po’ di legna. Ti ho udito urlare e ho pensato ti fossi sentita male. Per un attimo, ho pensato di correre indietro per chiamare tuo cugino, ma se ti era successo qualcosa non potevo mica lasciarti in acqua! Ho guardato dall’apertura lassù… be’, ora è un varco, in effetti… >>
Marina seguì il suo sguardo. L’impeto del nano gli aveva quasi fatto sradicare i cespugli: molti rami si erano staccati, altri penzolavano ancora reggendosi ai cespugli grazie a pochi filamenti, e alcuni pezzi di terra uniti a sassi erano finiti in acqua insieme a Bofur.
<< Ho visto quel serpentaccio e gli ho scagliato contro la freccia, ma questo l’hai visto anche tu >>proseguì lui.<< Fortuna che ho avuto il buon senso di non venire disarmato. Ma dimmi, stai bene? >>aggiunse, di colpo ansioso.
<< Sì >>esalò Marina. Mentre ascoltava il racconto del nano, la mente le si era schiarita, e ora iniziava a provare un po’ di vergogna per come aveva reagito alla vista del serpente, vergogna che però dimenticò non appena vide un graffio sulla guancia di Bofur.<< Stai sanguinando! >>
<< Noo, non è niente >>Bofur si lavò ripetutamente il taglio con la mano libera, reprimendo una smorfia al contatto dell’acqua con la ferita bruciante. Quando quella smise di sanguinare, la indicò con un sorriso.<< Visto? Mai stato meglio! >>
Marina sorrise.
<< Grazie >>
Bofur sembrò colto alla sprovvista. Nel tentativo di non farla preoccupare era riuscito a guardarla negli occhi, ma ora parve ricordarsi di tutta la situazione. Voltò il capo a destra e sinistra, poi concentrò l’attenzione sui gradini di terra ormai deformati, e annuì.
<< Possiamo ancora risalire senza problemi. Magari ti risporcherai un po’ >>disse, e un brivido lo scosse tutto.<< Ehm, ti manca tanto? Sai, la cena è pronta da un pezzo e io sto diventando un ghiacciolo >>
<< Solo un attimo! >>Marina corse come meglio poteva ad afferrare l’asciugamano. Mentre Bofur le dava le spalle e fischiettava per combattere il disagio, si asciugò e rivestì in fretta.
In confronto a quegli ultimi minuti, la risalita fu una passeggiata. Bofur aiutò Marina a riarrampicarsi e, sebbene si fosse rivestita, ancora non riusciva a guardarla negli occhi; quando finalmente riemersero dai cespugli, il silenzio fra loro si fece più pesante. Bofur raccolse la piccola catasta di legna che aveva lasciato cadere per venirla ad aiutare e la guidò fino all’accampamento.
Il buio era ormai calato del tutto, ma i molti fuochi accesi permettevano di distinguere alla perfezione i volti attorno a loro, e molti si girarono al passaggio di Marina e Bofur. Alle domande sul perché fosse bagnato fradicio, il nano rispondeva con battute allegre e disinvolte, ogni traccia di imbarazzo svanita ora che non era più solo con Marina. Lei, da parte sua, lo seguì a capo chino per non essere costretta a dare spiegazioni. Passarono davanti il falò accanto al quale stavano mangiando Thorin, Dwalin e Balin, e tutti e tre li guardarono con la massima sorpresa.
<< Non pensavo sentissi così caldo da voler fare un bagnetto, Bofur >>esclamò Dwalin.
Contrariamente a come aveva reagito finora alle domande degli altri nani, Bofur non trovò nulla con cui ribattere: le parole di Dwalin parevano averlo rimesso in difficoltà. Lui e Marina si guardarono bene per la prima volta da quando erano usciti dal laghetto, e solo allora si accorsero di come erano realmente conciati. Certo, fra i due, Marina non aveva nulla di strano: essendosi asciugata, non mostrava segni di essersi lavata, a parte i capelli bagnati che ancora le sgocciolavano sulle spalle. Ma Bofur sembrava un fagotto zuppo, con la casacca, i pantaloni e gli stivali intrisi d’acqua e baffi e capelli attaccati alla pelle, sulla quale lasciavano ancora qualche gocciolina.
<< Mi ha aiutato a uscir fuori dal lago in cui ho fatto un bagno >>balbettò alla fine Marina, consapevole che o lei o Bofur avrebbero comunque dovuto dire qualcosa.
Con la coda dell’occhio vide l’espressione ancora perplessa di Thorin, la fronte aggrottata e la bocca leggermente aperta, ma preferì non voltarsi del tutto. Dwalin scuoteva la testa sorridendo, e fu solo grazie a Balin, che li esortò a correre a mangiare, se Marina e Bofur riuscirono a sottrarsi ai loro sguardi.
<< Trucco patetico, Bofur! >>gli urlò dietro Dwalin con una risata, ma l’amico non gli rispose, e anche Marina scelse di ignorarlo, accorgendosi di essere un poco arrossita.
Con sollievo, scorse i suoi amici dove li aveva lasciati, seduti con Bombur e suo cugino Bifur attorno al fuoco. Prima che potesse raggiungerli, però, un’ombra le si parò davanti. Anche se in controluce, Marina non ebbe dubbi su chi fosse: si trovavano nell’accampamento di Thorin, e l’unico uomo che ancora non aveva visto era Vermion.
Il consigliere fece scattare gli occhi da lei a Bofur, che, non accortosi di niente perché aveva preso a camminare molto più avanti a Marina, aveva già raggiunto gli altri.
<< Dove eravate finita? >>domandò Vermion, calmo ma scrutandola da capo a piedi.
<< A fare un bagno >> rispose Marina superandolo, ma la voce dell’altro la inchiodò lì dopo appena un passo.
<< A quanto pare è stato un bagno… di coppia >>
Quel familiare senso di disgusto che spesso alcuni consiglieri di Philip le provocavano invase il petto di Marina, le risalì su per la gola fino alle labbra e proruppe in un’esclamazione indignata che fece voltare molti nani. Marina non ci fece caso, perché finalmente poteva scorgere l’espressione sul volto di Vermion, disgustata quanto la sua.
<< Non siete voi quella che deve indignarsi >>sibilò lui.
<< Non dovrei indignarmi? >>mormorò Marina con voce tremante di rabbia.<< Avete insinuato che… Non osate farlo mai più! >>
<< Allora spiegatemi cos’è successo, perché – e dovreste capirlo da sola – la situazione è suscettibile di fraintendimenti >>così dicendo, Vermion incrociò le braccia, in attesa.
Marina represse l’istinto di urlargli in faccia qualche insulto, ma l’orgoglio le impediva di dirgli che un serpente l’aveva spaventata, e che Bofur era accorso per salvarla. Non l’aveva rivelato a Thorin per evitare che Dwalin la prendesse in giro e non l’avrebbe rivelato neanche a Vermion.
<< Ditemi cos’è successo >>insisté il consigliere,<< e perché anche quel… signore è bagnato >>
L’asprezza con cui Vermion aveva pronunciato la parola “signore” le fece ribollire il sangue, indignandola più di tutto il resto.
<< A “quel signore” devo la vita >>replicò rabbiosa, e subito si morse la lingua.
Vermion si lasciò sfuggire una risata sprezzante e incredula. Marina non lo sopportò più. Al diavolo l’orgoglio: di quel passo, non sarebbe andata a mangiare niente, costretta a rimanere lì in piedi di fronte a quell’impiccione! Gli snocciolò, allora, quanto era accaduto al laghetto, non tralasciando alcun dettaglio, e quando finì sentì lo stomaco protestare indignato mentre il profumo di patate alla brace aleggiava fino a loro. Guardò impaziente Vermion, che la osservava con scetticismo, e dentro di sé Marina tremò: sarebbe stato capacissimo di riferire a Philip una versione distorta del suo racconto. E allora sì che avrebbe preferito rimanere intrappolata con un’intera nidiata di serpenti anziché affrontare suo cugino!
Un piatto con verdure grigliate e salsicce le fu messo proprio sotto il naso, e lo stomaco esultò con gratitudine. Con un misto di sollievo e ancora imbarazzo, Marina lo prese dalle mani di Bofur mentre lui guardava prima lei poi Vermion, perplesso.
<< Cosa fai ancora qui, Marina? Ci stiamo finendo tutto il cibo. Perché non venite? >>
<< Volevo sapere cos’è successo mentre eravate via >>rispose Vermion a denti stretti.
Bofur si era tolto la casacca bagnata, che ora si stava asciugando davanti al fuoco, ma il resto dei suoi vestiti era ancora umido e i capelli attaccati alle tempie. Tuttavia, non gli era sfuggito lo sguardo che il consigliere rivolse sia a lui che a Marina, e così, candidamente, ripeté quanto la ragazza aveva appena detto. Poi, senza aggiungere un’altra parola, le posò una mano sulla spalla e la condusse via.
<< Grazie >>sospirò stancamente lei.
<< Basta ringraziamenti, non ho fatto niente di speciale! >>si schermì lui.
Alexander, Rio e Will ascoltarono con interesse il loro racconto, e per Marina fu un sollievo sentirli scherzare su come lei si era spaventata e su come Bofur era scivolato in acqua. Anche Bombur e Bifur presero in giro il compagno, e in breve l’animo di Marina si risollevò, nonostante ogni volta che si girava verso Vermion si sentisse assalire dall’ansia.
Il mattino seguente i due eserciti si rimisero in marcia di buon’ora, così che, entro il primo pomeriggio, giunsero a Dale, incassata in una gola profonda sulla quale incombeva, immensa, la Montagna Solitaria.
Erano arrivati sulla bocca della valle di Dale quando Entham e i suoi li salutarono, e Marina e gli altri proseguirono con i nani. La valle di Dale era un insieme di tante, piccole case col tetto rosso e circondate da un verde lussureggiante che contrastava con l’aspetto cupo e quasi sinistro di Erebor, una gigantesca vetta di pietra e terra priva di alberi, fatta eccezione per qualche arbusto sparso qua e là. Marina, Will e Rio la osservarono un po’ delusi, e lo stesso Vermion espresse a mezza voce la convinzione di essersi aspettato molto di più. Alcuni nani ridacchiarono e li invitarono a raggiungere Thorin in prima fila.
Il principe sembrò non accorgersi del loro arrivo: continuò imperterrito sul suo pony alla guida di quella che si era fatta, di colpo, una folta processione silenziosa e vigile mentre si addentravano fra i primi crostoni. Dopo un’ampia svolta, arrivarono, e Will si lasciò sfuggire un’ardita esclamazione di sorpresa, che però compiacque Thorin.
Avevano raggiunto la porta principale, alta centinaia di metri e scavata nella roccia, coi battenti in ferro larghi quanto un campanile. Ai suoi lati, lavorate nella montagna, si ergevano le statue di due re nanici in armatura e lance in pugno.
Il portone era aperto, e a Marina ricordò la bocca di qualche essere mitologico che si spalanca per inghiottire visitatori sgraditi. Balin spiegò che le sentinelle dovevano averli visti arrivare già da quando avevano lasciato Dale, ma, guardandosi attorno, Marina non riuscì a vedere nessuno. Thorin li precedette fino a un ampio atrio dal quale si dipanavano scalinate e viuzze; qui, Thorin affidò i suoi uomini a Dwalin e fece segno a Marina e gli altri di seguirlo.
Poiché era stato a Erebor già due volte, Alexander si divertì moltissimo nel vedere le facce dei suoi compagni quando si addentrarono nella montagna. Erebor era nata e cresciuta all’interno del monte, che faceva da contenitore a un infinito dedalo di scale e ponti che collegavano centinaia di case e piazze di ogni dimensione. Thorin e Balin accompagnarono i loro ospiti lungo scalinate con le ringhiere in vero oro e ponti in pietra lucida, attraverso ampi archi incastonati di pietre scintillanti e oltre fontanelle dai rubinetti in argento lavorato.
<< Il re vi sta aspettando, dopo il messaggio che gli ho inviato prima di partire da Minhiator >>disse Thorin mentre continuavano a salire.
Marina azzardò un’occhiata in giù, e quasi le venne un colpo: stavano percorrendo un ponte largo appena per due persone, sospeso nel vuoto della montagna sopra altri ponti – lontani – e un fondo invisibile.
Notando che Will e Rio continuavano invece a tendere il collo verso l’alto, Thorin spiegò:<< Il palazzo di Thror si trova sotto la cima di Erebor, ma è così grande che la sua entrata dista dalla cima almeno seicento metri >>
Superata una larga rampa di scale, giunsero su un ponte dal parapetto alto e robusto. All’altro capo sorgeva un palazzo ricavato direttamente dalla montagna e la cui sommità si perdeva nel buio; ma non era cupo, anzi, scintillava di una luce dorata che si diffondeva da lucerne poste in alcune nicchie sotto a ogni finestra a ogiva. Ma la sorpresa più grande fu la sala del trono, una vera sala del trono, diversa da quella cui Marina era abituata: due volte più grande del palazzo di Philip, era pavimentata con pietra scura e lucida, mentre le pareti chiare, insieme ai candelabri a muro, rischiaravano l’ambiente con una luce leggera.
Re Thror sedeva su un trono alto e rigido, posto su una pedana priva di ornamenti. E, incastonata nel trono sopra la testa di Thror, una pietra curiosa, sferica, splendeva della propria luce blu-argento.
Quando furono a un metro dalla pedana, si inchinarono tutti e Thorin e Balin si disposero accanto al trono, lasciando che l’attenzione di Thror si concentrasse subito sugli ospiti. Il re lasciò che Balini glieli presentasse, e quando giunse il turno di Vermion – rimasto fino ad allora in un perfetto mutismo – gli rivolse parole tanto gentili e ospitali che il consigliere dovette accantonare la propria ostilità per rispondergli con garbo.
<< Sono contento che tu abbia portato un po’ di compagnia, Alexander di Minhiator! >>disse alla fine il vecchio re.<< È stato un viaggio difficile, mia signora? Non si preoccupi >>aggiunse prima che Marina potesse anche solo aprir bocca,<< ho già ordinato di farvi trovare pronte le stanze e un bel bagno caldo >>
Marina, Will e Rio ammiccarono; non si erano affatto aspettati quei modi spontanei e travolgenti dal nonno di Thorin. Ma dopo quei primi convenevoli, Thror assunse un tono molto più serio mentre si rivolgeva a Balin.
<< Il tuo messaggio diceva il vero? Gli orchi sono stati tutti sconfitti? >>
<< Non ne abbiamo risparmiato neanche uno, sire >>
<< Bene, bene >>commentò Thror, lisciandosi la lunghissima barba bianca.<< La vostra richiesta d’aiuto mi ha fatto piacere, Alexander. O meglio: la notizia che gli orchi stessero marciando rapidamente su di voi ci ha allarmati, ma sono contento che abbiate deciso di rivolgervi a Erebor per proteggervi >>
<< Mio fratello Philip era più che certo che non ci avreste negato il vostro prezioso aiuto >>rispose Alexander portandosi la mano al petto e inchinandosi profondamente.<< Non solo Minhiator, ma tutto il nord-ovest vi è debitore. Senza la forza e il coraggio dei nani non saremmo stati in grado di salvarci >>
<< Oh, basta così, ragazzo >>si schermì Thror con una profonda risata.<< Lascia un po’ del merito anche ai tuoi uomini e a quelli di Dale! Balin mi ha riferito con grande accuratezza ogni dettaglio della battaglia, perciò so che il merito della vittoria deve essere equamente ripartito fra tutti e tre gli eserciti >>
<< Non volevo adularvi >>si affrettò a correggersi Alexander,<< soltanto, volevo esprimervi io stesso tutta la nostra gratitudine. Sapete che non sminuirei mai il valore dei miei uomini solo per elogiare un nostro caro amico >>
Marina guardò la schiena del cugino aggrottando le sopracciglia: anche lei non voleva mostrarsi servile, ma le parole di Alexander le parvero davvero un po’ troppo sfacciate. Tuttavia, Thror ne rimase soddisfatto. Scambiò un’occhiata con i nani in piedi alla sua destra, e fu allora che Marina spostò l’attenzione su di loro.
La somiglianza fra i tre era incredibile, se non che Thrain, figlio di Thror, aveva i capelli di un castano ramato e un’espressione seria identica a quella di Thorin. Accanto a questo, a chiudere la fila, stava Frerin: guardandolo, Marina poteva dirsi certa di star vedendo la versione più giovane di Thorin. I due fratelli erano due perfette gocce d’acqua, e l’unica differenza stava nei tratti più distesi e meno severi. Osservava con moderata curiosità i loro ospiti, le mani dietro la schiena come il fratello e gli occhi verdi come smeraldi.
Il re non volle trattenerli a lungo: ordinò a un paio di servi di accompagnarli nelle loro stanze con la promessa di rivedersi a cena, e Marina e gli altri furono condotti ai piani più alti del palazzo, in un’ala poco frequentata ma molto accogliente che, spiegò Alexander, serviva a supplire l’assenza di una vera area adibita agli ospiti.
<< I nani non sono abituati a ricevere visite, neanche dai loro parenti >>disse,<< perciò Thror sfrutta questa parte del palazzo che la sua famiglia usa meno >>
Uno dei servi indicò ad Alexander, Rio e Will la stanza che avrebbero condiviso, mentre Vermion fu costretto ad aspettare che la sua finisse di essere preparata: i domestici si scusarono dicendo che re Thror non era stato avvertito in tempo della sua aggiunta al gruppo e che, dato il suo ruolo di consigliere, aveva voluto riservargli una camera privata. Ridendo all’espressione impaziente e offesa di Vermion, Marina seguì l’altro domestico all’altro capo del corridoio.
<< Il re mette a vostra disposizione dama Ès >>annunciò il nano. Aprì una porta e Marina non ebbe il tempo di sbirciare dentro che si ritrovò faccia a faccia con una nana corpulenta, con un grembiule color avorio annodato attorno ai fianchi e i capelli legati in tante treccine annodate dietro la nuca.
<< Ès >>si presentò con un inchino,<< al vostro servizio >>
“Sembra più gentile della vecchia Sarah” pensò Marina con gran sollievo mentre le oltrepassava per entrare.
La camera aveva una pianta circolare, con un camino – spento – sulla destra, una toeletta con lo specchio bordato d’oro a sinistra e, di fronte la porta, un baldacchino con tende e lenzuola grigio-argento. Avvicinandosi, Marina vide che le colonnine – così come ogni altro oggetto in legno nella stanza – erano coperte da sottili intarsi di castagne e tralci d’uva.
Ès le sfilò lo zaino dalle spalle, guardandola con una certa curiosità, e la invitò a farsi un bagno nella stanza accanto, dove la vasca era già stata riempita d’acqua bollente.
Quando Marina tornò in camera, avvolta da soffici profumi dopo giorni di viaggio, trovò sul letto un abito rosso sangue con un’ampia scollatura sulle spalle decorata con pietre verdi e blu.
<< Ho messo a lavare i vostri vestiti >>spiegò Ès in risposta al suo sguardo.<< La principessa Dìs è stata così gentile da offrirvi gli abiti che non porta più, nel caso ne aveste avuto bisogno. E, a occhio e croce, posso dire che dovrebbero andarvi bene >>
<< Sì, diciamo che ho la statura adatta >>sorrise Marina, metabolizzando in fretta la notizia che Thorin aveva una sorella, e che quella sorella le stava prestando i suoi abiti!
Il vestito era di un tessuto leggero e più raffinato di quanto si era aspettata, ma Marina se lo era appena infilato che Ès le avvolse attorno alla vita una sottile cintura di pietre blu, così che l’abito finì con l’aderirle quasi come una seconda pelle.
<< Sei sicura che vada bene? >>domandò Marina girando davanti lo specchio.<< Non vorrei fosse troppo stretto per cenare con dei reali >>
<< Le nane usano portare abiti aderenti >>la rassicurò Ès.<< I vestiti larghi non valorizzerebbero il nostro fisico e ci farebbero confondere troppo con gli uomini! >>
<< Se lo dici tu >>borbottò Marina. Sorvolò sul fatto – peraltro, evidentissimo – di non avere il fisico confondibile con quello di un nano, ma temeva l’effetto che quell’abito avrebbe potuto avere sugli ospiti: un conto era essere abituati a vederlo addosso a una nana, e un conto vederlo così aderente addosso a un’umana… o no?
Marina fu strappata da questi pensieri dai ragazzi che, poco dopo, vennero a chiamarla; di nuovo scortati da uno dei domestici di prima, scesero in un ampio salone attiguo alla sala del trono. Come questa, aveva pietre scure come pavimento e pareti di roccia color crema, lungo le quali correvano larghe colonne bianche con venature grigio cenere. Un lungo tavolo troneggiava al capo opposto all’entrata, sotto un lampadario di bronzo che reggeva almeno qualche centinaio di candele. Non c’erano tovaglie: piatti, posate, calici e vassoi di ogni forma poggiavano direttamente sul piano lucido.
Thror e la sua famiglia erano già seduti, e Marina scorse subito due membri che non aveva ancora visto. Accanto a Thrain stava un robusto nano dal faccione roseo e baffi con le punte arrotondate all’insù, che si presentò come Filer, marito di Dìs, la quale gli sedeva vicino. Marina rimase sorpresa da quest’ultima: forse perché l’unica nana che avesse visto fino a quel momento era Ès, ma si era aspettata  una figura severa e magari altezzosa come Thorin. Invece, dal fratello Dìs aveva ereditato soltanto l’aspetto fiero e regale, mentre la chioma ramata era quella di Thrain e il sorriso bonario come quello del nonno. Un sorriso che indirizzò subito a Marina facendole i complimenti per l’abito e attirando, in tal modo, sulla ragazza gli sguardi degli altri. Marina la ringraziò, resistendo alla tentazione di voltarsi verso Thorin, seduto dall’altro lato di Dìs. Si era accorta di come, per un momento, avesse spostato la propria attenzione da Alexander, che stava salutando, a lei.
L’invito di Thror perché si sedessero e l’arrivo delle prime portate tolsero Marina dal centro della scena in cui Dìs, senza malizia, l’aveva gettata, anche se la ragazza, durante la cena, continuò a sentirsi addosso molti sguardi.
<< Fate come se foste a casa vostra, ragazzi: non amiamo le formalità >>esclamò Thror facendo loro l’occhiolino.<< E ora, Alexander, raccontami un po’ come vanno le cose giù a Minhiator >>
Fra tutti, Alexander era quello più disinvolto poiché aveva già conosciuto tutti i familiari del re nelle sue visite precedenti. A differenza di quanto avevano temuto gli altri, anche i familiari di Thror erano – chi più, chi meno – aperti e allegri come i nani che avevano incontrato fino ad allora. Dìs, suo marito e Frerin dovevano essersi accorti di quanto Marina, Rio e Will non fossero abituati a stare al cospetto di gente regale, e si sforzarono in ogni modo per metterli a proprio agio. Vermion, da parte sua, taceva se non quando la cortesia non gli imponeva di rispondere alle domande del re.
Fra tutti i nipoti di Thror, Dìs era la più aperta e premurosa di mettere a loro agio gli ospiti. Parlò per quasi tutta la serata con Marina, spiegandole i modi di vestire e pettinare delle nane – ottima scusa per costringere Marina a elogiare le robuste trecce che le cingevano il capo come un diadema per poi scendere con eleganza dietro la nuca, sul resto dei capelli lasciati sciolti. Dìs era instancabile: voleva sapere tutto sulle usanze degli uomini, sul modo in cui festeggiavano o si corteggiavano, per poi promettere a Marina di farle visitare la città e cimentarsi – riprendendo appena fiato – nella descrizione dei figli dei nani, su come venivano cresciuti ed educati. Tutto ciò per rivelare alla sua ascoltatrice di essere in dolce attesa del suo primogenito.
Marina era talmente presa dalla nana che si accorgeva a malapena degli altri. Accanto a Dìs sedevano Thorin e Frerin, tanto simili nell’aspetto quanto diversi nel carattere: Frerin, come sua sorella, chiacchierava senza sosta con Will, mentre Thorin interloquiva di tanto in tanto e non dava segni di un particolare interesse per i loro argomenti. Doveva essere colpa della stanchezza, pensò Marina, considerando quanto l’aveva visto allegro al banchetto di Minhiator. Eppure, quel ricordo la portò inevitabilmente a ripensare anche al loro ballo. Come se fosse una forza misteriosa a muoverla, Marina azzardò un rapido sguardo al principe. E Thorin, come se l’avesse tenuta d’occhio in attesa di quella mossa, subito ruotò gli occhi su di lei.
Marina si sentì allo scoperto, ma non volle distogliere subito lo sguardo, o sarebbe parso strano. Si ritrovò così a fissare le iridi scure del nano, incapace però di decifrarne l’espressione. Sapeva soltanto che avevano un potere d’attrazione irresistibile, e lei stessa si stupì dei suoi pensieri. Si costrinse a voltare la testa e interrompere quel contatto, e di colpo provò un intenso disagio che la fece arrossire. Sperò che nessuno se ne accorgesse mentre tentava di seguire i discorsi fra Thrain, Alexander e Filer, il marito di Dìs.
La cena terminò a notte fonda, quando Dìs, saltando all’improvviso sulla sedia, rimproverò il nonno per aver costretto gli ospiti a restare in piedi dopo tutti quei giorni di viaggio.
<< Hai ragione, mia cara, hai ragione, ma non te la prendere così. Ci siamo dilungati con le chiacchiere, ma è stato piacevole, o no, ragazzi? >>borbottò Thror, anche se lui stesso iniziava a sentirsi le palpebre pesanti.<< Ma sì, andiamo a riposare! C’è tempo per parlare! E domani i miei figlioli vi mostreranno il nostro regno. Te l’avrò ripetuto mille volte, stasera, Alexander: sentitevi liberi di andare ovunque desideriate e di fermarvi tutto il tempo che volete. Non riceviamo spesso visite, ma quando ce ne sono ci teniamo stretti gli ospiti >>
<< Mio signore, hanno compreso la tua ospitalità >>lo interruppe Dìs con tono eloquente.<< Ora, lasciali andare a dormire >>
<< Sì, certo, certo… andate pure, tutti quanti >>borbottò Thror agitando una mano inanellata.
I suoi parenti e gli ospiti si alzarono e lo salutarono, ma presero subito strade differenti. Marina e gli altri risalirono da soli le scale che portavano alle loro stanze, attraversando corridoi silenziosi e ormai quasi bui ora che le torce sulle pareti si erano consumati oltre la metà. Doveva essersi fatto davvero tardi, pensò Marina, che a stento riusciva a tenere gli occhi aperti. Salutò gli amici e si avviò verso la propria camera, quasi dimentica di Vermion che la seguiva. Fu quando sentì la sua mano chiudersi come una morsa sul polso che si riscosse. Si voltò verso il consigliere, accigliata e irritata: possibile dovesse darle grane anche quando erano tutti e due esausti?!
<< Avete fatto una buona impressione sui nostri ospiti >>sussurrò Vermion.
<< Ne sono lieta >>replicò Marina con uno sbuffo: era palese che Vermion desiderasse andare a dormire, ma quel suo maledetto vizio di commentare ogni suo passo riusciva a tenerlo sveglio anche allora.
<< Sì >>continuò lui, nascondendo a stento la voce impastata,<< il principe Thrain mi ha reso partecipe dei suoi pensieri: vi ritiene una giovane per bene e interessante. Vi avverto soltanto di fare attenzione: non vorrei vi ritrovaste di nuovo in una situazione… ambigua >>
<< Non capisco la vostra preoccupazione, Vermion, perché ho sempre agito in buona fede e senza voler provocare nessuno >>disse Marina. Era così stanca che neanche si arrabbiò: voleva solo buttarsi nel letto e cancellare dalla mente la brutta faccia che aveva davanti.
<< Cercherò di fisarmi, ma ricordate che vi terrò d’occhio >>continuò il consigliere, anche lui incapace di resistere un secondo di più. Le liberò il polso e si ritirò.
Con un misto di stanchezza e irritazione, nel giro di due minuti Marina si ritrovò sotto le coperte. Di colpo, le membra le divennero pesanti e una fiacca nebbia le invase la testa, sprofondandola in un sonno in cui le vennero a far visita Thrain che la invitava a restare per sempre a Erebor, Dìs che le regalava un guardaroba di abiti troppo grandi per lei, e Thorin che continuava a ripeterle, minaccioso, che l’avrebbe tenuta d’occhio…






Angolino dell'autrice:
Hola! Giusto per rovinarvi la domenica, ho deciso di aggiornare la fanfic! Che ne pensate del cap.? Piaciuta l'entrata in scena di Bofur? E l'arrivo a Erebor? Tanto per precisare: ho voluto inserire Frerin perché mi ha sempre incuriosito, proprio come Dìs. Pur essendo fratelli di Thorin, caratterialmente me li immagino un po' diversi da lui, perciò voglio sbizzarrirmi con loro. Anche perché, controllando le date, Frerin sarebbe morto durante la battaglia di Moria fra nani e orchi, per cui è più che plausibile trovarlo qui, prima dell'arrivo di Smaug.
Detto ciò, ringrazio tutti coloro che hanno letto ed eventualmente commenteranno. Spero che la storia vi stia piacendo. Alla prossima!!! ^___^
Marta

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Capitolo 6
*** L'Altopiano del Re ***


Le statue sulla soglia della Montagna Solitaria splendevano della luce dorata del primo mattino quando il regno dei nani si svegliò, pronto a far risuonare gli echi dei martelli e dei picconi fino a Dale. Anche gli ospiti di re Thror si svegliarono di buon’ora, del tutto ristorati dopo l’abbondante cena della sera prima e una dormita in un vero letto.
La colazione fu allegra come ogni banchetto dei nani; inoltre, con la prospettiva di poter visitare il regno, Marina e gli altri erano nello spirito più adatto per apprezzare la loro chiassosa compagnia. Quando ebbero finito di mangiare, re Thror invitò Dìs e Frerin ad accompagnare gli ospiti in giro per Erebor, ma trattenne Alexander dicendo che avrebbe voluto discutere di alcuni affari importanti.
<< Resterò con voi, mio signore >>s’intromise Vermion, che sembrava cercare un pretesto per non dover visitare la Montagna.<< Il mio scopo è accompagnarvi negli affari diplomatici col re, ricordate? >>
<< Non ce ne sarà bisogno, amico mio >>lo tranquillizzò Thror.<< Non tratterrò Alexander a lungo, perciò andate pure ad ammirare tutta la magnificenza della nostra Erebor. Vi garantisco che è un’occasione più unica che rara! >>
Vermion accettò stoicamente la sconfitta e si lasciò condurre via dai principi più giovani. Dìs e Frerin li guidarono lungo le scalinate e i ponti che avevano attraversato il giorno prima, fermandosi a decantare la grandiosità delle arcate, delle lunghe scale e dei robusti ponti. Passarono davanti innumerevoli case e botteghe circondati da decine di nani che, al passaggio dei principi e degli stranieri, interrompevano ogni attività per riverirli con profondi inchini. Marina notò che molti sguardi rimasero fissi su di lei e i suoi amici.
<< Sanno che venite da Minhiator, perciò vi guardano >>la rassicurò Dìs.<< Spesso ci intratteniamo con la gente di Dale, ma è raro avere degli ospiti nella Montagna >>
Giunsero in una piazza abbastanza affollata da nani di ogni età. I bambini si rincorrevano urtando involontariamente gli adulti in piedi davanti le entrate delle botteghe. Un avvolgente profumo di pane appena sfornato aleggiava su di loro. Ad attirare l’attenzione di Marina fu però una piccola e schiamazzante folla di bimbi che si accalcava sull’ingresso di un negozio con l’insegna decorata con colori vivaci. Mentre i suoi compagni entravano in un’armeria, la ragazza decise di seguire i bambini, e di colpo si ritrovò in un altro mondo.
Il negozio di giocattoli in cui era entrata era una stanzetta assiepata di balocchi finemente intagliati nel legno, dai cavallini a dondolo a bambole snodabili per tutti i gusti. Lungo i muri correvano mensole cariche di pupazzi di stoffa, armi giocattolo e modellini di animali e creature fantastiche – sempre in legno o in pietra lucida.
A fatica, Marina riuscì a farsi largo fra i bambini che correvano da una parte all’altra del negozio, toccando o comparando i giochi e chiamandosi a gran voce per mostrarne qualcuno veramente bello. Dietro al bancone in fondo al locale Marina scorse un anziano nano, con una lunga barba bianca e un grembiule ricoperto di trucioli, e Bombur che, non appena la vide, le fece allegramente segno di avvicinarsi.
<< Non pensavo di rivederti così presto! >>la salutò, continuando ad avvitare una ruota minuscola a un carro giocattolo.
<< E io non sapevo che lavorassi qui >>
<< Oh, Bofur e io siamo stati assunti da poco >>spiegò Bombur.<< Clus, qui, è stato così gentile da offrirci un lavoro nella sua bottega >>
Il vecchio nano la salutò con un inchino.
<< Non potevo sperare di trovare dei giocattolai migliori >>disse.<< Sono davvero in gamba, pur essendo così giovani >>
<< E Bofur dov’è? >>chiese Marina, ma in quel momento i due nani furono distratti da un gruppetto di bambini che volevano pagare i giocattoli che avevano scelto. La trattativa durò alcuni minuti poiché il vecchio Clus volle accertarsi che i bimbi avessero denaro a sufficienza, mentre Bombur li teneva d’occhio per scoprire se nascondevano qualche gioco sotto gli abiti.
<< Bofur, dicevi? >>disse quando il gruppo uscì dal negozio portando via un po’ del chiasso che vi regnava.<< È nel laboratorio, qui dietro. Puoi andare a salutarlo, se vuoi >>
Clus scostò una tenda scura proprio dietro il bancone e che Marina non aveva ancora notato. Oltre, si apriva una stanza più lunga, dalle pareti spoglie ma occupata da grandi tavoli che reggevano strumenti di lavoro, ceppi di legno e giocattoli incompleti. Alla luce che filtrava da un’alta finestra, Bofur stava intagliando un drago in un ciocco di quercia grande quanto la sua testa.
Marina esitò a parlare, temendo di disturbarlo, e aveva quasi deciso di lasciarlo in pace quando il nano sorrise e disse:<< Vi ho sentito, sai. Riuscirebbero a udire il vocione di Bombur dall’entrata principale >>
<< Non sapevo facessi il giocattolaio di mestiere >>Marina si avvicinò e osservò i dettagli del dorso e delle ali del drago.
<< Be’, in genere i nani sono minatori o guerrieri. Nessuno si aspetterebbe di trovare un giocattolaio fra loro >>rispose Bofur sempre sorridendo e senza staccare gli occhi dal suo lavoro.<< Perciò ho pensato fosse il lavoro perfetto per me. È ovvio, però, che se occorre scendo in battaglia>>. Sollevò il drago ad altezza occhi, dubbioso, rigirandolo come se si aspettasse di trovarvi qualche difetto.
<< Quindi i giochi nel negozio sono anche tuoi? >>
<< Non ancora. Bombur e io eravamo arrivati da poco a Erebor e avevamo appena conosciuto Clus quando siamo partiti per Minhiator. Adesso sto completando i lavori che avevo già iniziato >>Bofur accennò col capo al tavolo alle proprie spalle, dove campeggiava una decina di sculture raffiguranti nane che reggevano ceste di frutta e nani musicisti.
<< Aspetta… Non siete di Erebor? >>
<< La mia famiglia viene da Moria… Oh, eccolo qui! >>Bofur riafferrò il coltellino e iniziò a raschiare un punto sul lungo collo del drago, sul quale Marina vide incise tante minuscole scaglie.
<< La conosco >>disse.<< Mio cugino mi ha detto che si trova migliaia di chilometri a sud >>
<< Oh, sì, è un viaggio di mesi e mesi >>annuì Bofur sempre intagliando.<< Nulla in confronto a quello per Minhiator, credimi. Volevamo venire a trovare i nostri amici e nel frattempo lavorare un po’. Sai, un nano non ha pace se non lavora >>
Marina prese un musicista di legno e lo osservò affascinata: aveva così tanti dettagli da sembrare vero. Sotto i polpastrelli poteva sentire le trecce della barba, gli arabeschi sul minuscolo flauto, le pieghe degli abiti…
<< Quanto viene una statuina? >>le venne da chiedere.
Bofur ridacchiò.
<< Il prezzo lo decide Clus, e se vuoi una di queste dovrai aspettare ancora un po’: devo dipingerle. Però ti prometto che ne avrai una prima che tornerai a Minhiator >>
<< Gentile come sempre! >>sorrise Marina.
Per tutta risposta, i baffoni di Bofur si sollevarono ai lati della bocca mentre le labbra si piegavano in un sorriso compiaciuto. Osservandolo lavorare con la minuziosità di un artista, Marina avrebbe perso la cognizione del tempo se non fosse stato per Bombur, che si affacciò da dietro la tenda per dirle che Rio la stava cercando.
Quando il resto del gruppo aveva lasciato l’armeria e si era accorto della sua assenza, Marina era stata data subito per persa. Era stato solo per curiosità se Rio era entrato nel negozio di Clus e, avendo riconosciuto Bombur, aveva scoperto che l’amica era lì.
<< Sei proprio una bambina >>commentò Will con una risata quando Marina e Rio li raggiunsero.
<< E tu sei proprio un maschiaccio se ti diverte passare mezz’ora in un’armeria >>lo rimbeccò Marina.
<< Ma sentila! Chi è quella che si è fatta rimettere a posto la spada? >>
Marina gli fece una linguaccia che strappò a Vermion un verso di disapprovazione, ma Will rise ancora di più e, poiché nessuno le aveva prestato molta attenzione, Marina non provò il minimo imbarazzo.
Ripresero a passeggiare, con Dìs in testa che raccontava aneddoti sui nani alternati a storie dei suoi antenati. Marina non ascoltò nulla di tutto ciò perché Frerin le si affiancò rivolgendole subito la parola. Per un breve istante, Marina rimase spiazzata, ma la parlantina disinvolta del nano le ricordò che non si trattava di Thorin, per quanto Frerin gli somigliasse.
<< Spero che quello che avete visto finora vi sia piaciuto >>esordì il giovane principe.<< Non si visita tutti i giorni una città costruita dentro una montagna >>
<< No, infatti. E, a essere sincera, non me l’aspettavo così >>
<< Sei delusa? >>
<< Tutt’altro >>esclamò Marina.<< Alexander mi aveva descritto Erebor e molte volte ho provato a immaginarla, ma vederla e visitarla dal vivo mi fa capire quanto la mia fantasia fosse lontana dalla realtà >>
Frerin, a quelle parole, si aprì in un largo sorriso.
<< Mi fa piacere sentirtelo dire. Sono sicuro che quando vedrai le forge sarai ancora più sbalordita >>
Rio e Will, che li precedevano insieme a Dìs, si voltarono incuriositi.
<< Possiamo vedere le forge? >>esclamarono.
<< Perché no? Per me, sono il luogo più straordinario di tutta la Terra di Mezzo >>disse Frerin con entusiasmo.
<< Aspetta, Frerin. Non credo che nostro nonno ci consentirà di accompagnarli >>intervenne Dìs, d’un tratto nervosa e all’erta.
Frerin agitò una mano come se la sua fosse una preoccupazione infantile.
<< Non capisco perché non debbano vedere come lavora il nostro popolo. Non si tratta solo di picconare e scavare fino a che la pelle non assume il colore della terra >>aggiunse rivolgendosi ai ragazzi.<< Si tratta di tecniche e conoscenze che la nostra razza adopera fin da quando Mahal ci creò. Credo proprio che vi piaceranno >>
Marina lanciò uno sguardo a Dìs, il cui volto si faceva sempre più terreo. Si chiese come mai una proposta simile la stesse indisponendo in quel modo ma, vedendola stringere minacciosamente gli occhi man mano che il fratello procedeva nella descrizione delle forge, decise di intervenire e scongiurare l’imminente lite.
<< Ma scendendo nelle forge non rischieremo di disturbare i fabbri? >>domandò.
<< Se sarete con me e mi seguirete non infastidiremo nessuno >>replicò Frerin con tono leggero.
<< Frerin, ti ripeto che il re non te lo permetterà >>disse Dìs scandendo le parole.
Il fratello le lanciò un’occhiata di sfida.
<< Non occorre che lo venga a sapere >>sibilò.<< Anzi, potremmo andarci anche ora che abbiamo un po’ di tempo… >>
Dìs soffocò un ringhio, limitandosi a fulminarlo con lo sguardo, e, molto civilmente, si volse verso gli ospiti facendo loro cenno di riprendere a camminare, come se non ci fosse stata alcuna interruzione. Frerin sbuffò irritato e si costrinse ad arrendersi; tuttavia, quando lui e Marina si ritrovarono di nuovo l’uno accanto all’altra, le sussurrò:<< Quando vuoi, ti accompagnerò nelle miniere >>
<< Non sarebbe meglio chiedere prima al re? >>domandò Marina.<< Non vorrei si arrabbiasse >>
Frerin scosse la testa e sorrise con fare rassicurante.
<< Mia sorella esagera. In effetti, sta diventando un’abitudine… ma il nonno non se la prenderà. È geloso dei suoi tesori, è vero, ma non penso che ti metterai a rubare proprio in mia presenza >>
<< Certo che no! >>esclamò Marina. Frerin le sorrise soddisfatto, ma lei non riuscì a ricambiare. Era a dir poco perplessa. Aveva sentito dire che i nani custodiscono gelosamente il proprio oro, ma non si sarebbe aspettata che Thror e la sua famiglia addirittura temessero che i loro ospiti potessero sottrarglielo.
Spinta da quei pensieri, Marina si scostò quasi automaticamente dal parapetto, nel quale, a intervalli regolari, erano incastonate lucide gemme color perla. Fu il gemito di Dìs, davanti a lei, a riportarla alla realtà.
La nana si era arrestata e, quasi piegata in due, si premeva le mani sul pancione. Frerin corse da lei e le passò un braccio attorno ai fianchi per farla appoggiare a sé.
<< Sto bene >>La fronte imperlata di sudore, Dìs abbozzò un sorriso tremulo. << È il piccolo che ogni tanto si diverte a prendermi a calci >>
<< Fareste meglio a tornare a palazzo e riposare >>intervenne Vermion, chinandosi su di lei.
Dìs scosse la testa con impazienza e fece per staccarsi dal fratello, ma una seconda fitta la costrinse ad aggrapparsi a lui con più forza.
<< Torniamo a palazzo >>disse Frerin con fermezza.
<< È solo una fitta >>protestò Dìs cercando di ripetere il gesto di prima, ma Marina la fermò con un gesto gentile, mormorando:<< Torniamo indietro. C’è tempo per passeggiare >>
Circondata dai loro volti risoluti, Dìs dovette arrendersi e lasciare che Frerin la sorreggesse mentre rientravano a palazzo. Una volta arrivati, Frerin, con tono di scusa, si congedò da Marina e gli altri per accompagnare la sorella nelle sue stanze. Per qualche secondo, i quattro rimasero soli nel grande atrio di pietra scura lucida, finché dalla sala del trono non uscì Alexander. 
<< Già di ritorno? >>li salutò, sorpreso. Marina gli raccontò di Dìs, ma il cugino, pur esprimendo solidarietà alla loro ospite, l’ascoltò distratto. Marina gliene chiese il motivo, e Alexander si limitò a scuotere il capo.<< Vermion, vorrei parlarvi subito >>
<< Cos’è successo? >>chiese Rio.
<< Ve ne parlerò più tardi >>rispose Alexander, il volto insolitamente serio che stupì perfino Vermion.
Marina, Rio e Will li osservarono allontanarsi in direzione delle loro stanze, perplessi.
<< Che diavolo gli avrà detto Thror? >>sussurrò Will.
Rio si strinse nelle spalle.
<< Riguarderà Philip, ecco perché Alex vuole parlare prima con Vermion >>azzardò, pur senza molta convinzione.
Ma, nonostante quel che Alexander aveva detto, quando più tardi si ricongiunse con gli amici non fece parola di ciò che l’aveva reso così serio. E, in realtà, non ne ebbe neanche l’occasione: nel pomeriggio lui, Rio e Will furono invitati da Frerin a provare alcune armi. Rimasta sola, con Dìs che ancora riposava e Vermion spartito chissà dove – non che la cosa le dispiacesse – Marina non ebbe altra scelta che esplorare il palazzo di Thror.
Abituata com’era a quello infinitamente più piccolo di Philip, non smetteva mai di meravigliarsi davanti a tutti i particolari che adornavano sale e corridoi, dalle colonne ai mobili. Ben presto, però, Marina perse di vista ogni punto di riferimento e si ritrovò in un’ala del palazzo deserta e tuttavia ben curata, il che le suggerì di essere arrivata nelle sale private della famiglia reale.
Sbuffando, Marina si affacciò a una finestra per cercare di orientarsi, ma tutto quello che vide fu una distesa piramidale di case e vie punteggiate di lucerne, simili a un gigantesco formicaio: niente di diverso da quel che vedeva dalla propria stanza. Marina tornò sui propri passi nella speranza di ritrovare i corridoi da cui era venuta, ma più camminava più aveva la sensazione di essersi addentrata in un vero labirinto. Quando superò un vaso dipinto a mano su un fine piedistallo di bronzo che non aveva mai visto in vita sua, si fermò e, soffocando un’imprecazione, si affacciò a un’altra finestra.
<< Come mai sei qui? >>
Marina sobbalzò violentemente, ormai certa di essere sola in quella parte del palazzo, e si voltò con esitazione, convinta di ritrovarsi davanti Frerin. E invece, con sgomento, scoprì che a parlare era stato Thorin.
Il nano era appena uscito da una stanza che lei aveva già superato e la fissava con cortese sorpresa. Marina impiegò qualche secondo per riprendersi e Thorin, sospettando che la sua domanda potesse averla offesa, si affrettò a precisare:<< La tua stanza non si trova da queste parti, se non sbaglio, giusto? >>
<< Non dovrebbe >>borbottò Marina.<< Non mi ricordo di questi corridoi >>aggiunse arrossendo un po’.
<< Ah, sì >>Thorin annuì, solidale. << È inevitabile perdersi qua dentro, se non ci si è abituati >>
Marina sorrise debolmente, sentendosi incredibilmente sollevata dal tono tranquillo e affabile dell’altro. Thorin la superò e le fece cenno di seguirlo.
Camminarono in silenzio, e in pochissimo tempo Marina riconobbe i corridoi principali che conducevano alla sua stanza. Come era riuscita a perdersi? Thorin aveva ritrovato la strada in un baleno…
<< Mi hanno detto che hai già visitato Erebor >>la voce del principe la spinse a portare lo sguardo sulla sua schiena mentre svoltavano un angolo.
<< Suo fratello e sua sorella ci hanno fatto fare un giro questa mattina >>
<< Molto bene >>replicò Thorin dopo un attimo di curioso silenzio. Fece un’altra pausa, prima di aggiungere:<< Sono stato da Dìs, poco fa >>
<< Come sta? >>
<< Meglio. In effetti, non si è trattato di qualcosa di veramente allarmante. Il medico ha detto che queste contrazioni sono del tutto naturali, ma deve comunque pensare a riposarsi. Dìs dice che sei stata tu a convincerla a rientrare >>affermò Thorin, voltando appena il capo.
<< Io? >>esclamò Marina, sorpresa.<< Io non ho fatto nulla, in realtà. L’abbiamo spronata tutti a tornare a palazzo, per cui non credo di dovermi prendere il merito di averle fatto cambiare idea >>
Thorin si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito, e Marina capì di aver parlato con troppo impeto, tanto le sue parole l’avevano confusa. Il principe si fermò e si voltò verso di lei; erano giunti in cima alle scale che conducevano all’atrio.
<< Hai fatto una buona impressione su mia sorella >>le disse,<< ma temo che le sue condizioni le impediranno di accompagnarti in lunghe passeggiate per la città, nonostante muoia dalla voglia di mostrartela tutta. Sicuramente, stasera se ne resterà tranquilla a palazzo: se anche provasse ad alzarsi dal letto, io e mio padre glielo impediremmo. Ma >>e qui Thorin si zittì, come se fosse dubbioso sul continuare a parlare o congedarsi.
Marina lo guardò in attesa, osservando non senza divertimento il modo in cui sembrava cercare le parole più adatte. Alla fine, Thorin rialzò lo sguardo su di lei.
<< Dìs ci teneva a farti visitare l’Altopiano del Re, stasera >>disse.<< Ci sarà luna piena ed è uno spettacolo da non perdere, o almeno così dice lei. Se vuoi, posso accompagnarti io >>
Se a proporglielo fosse stato qualcun altro, perfino Frerin, Marina non sarebbe rimasta così attonita. Per qualche istante, si domandò se quello che aveva davanti fosse davvero Thorin, il nano silenzioso e introverso che l’aveva salvata dall’orco e che ora la osservava con le sopracciglia lievemente inarcate.
<< Sarà un piacere >>riuscì a rispondere alla fine, con la dovuta cortesia.
Thorin non sorrise, ma le rivolse – com’era suo solito – un breve inchino col capo dietro il quale sembrava si celassero tante parole che preferiva non pronunciare.
<< A più tardi, allora >>disse soltanto.
Marina quasi non lo vide andare via, tanto si sentiva stordita da quell’invito. Più ci pensava più le sembrava uno scherzo, e a nulla servirono il vivace resoconto di come Will e Rio avevano trascorso il pomeriggio, ad allenarsi con balestre e spade di forgia nanica. Ma la profonda amicizia che lo legava a Marina fece ben presto capire a Will che qualcosa la stava distraendo e preoccupando. Così, poco prima di scendere a cena, il ragazzo si intrufolò nella camera dell’amica e, ignorando le proteste indignate di Ès, si sedette sul letto a osservare Marina pettinarsi davanti lo specchio.
<< Scusate, non so quali usanze abbiate voi uomini, ma per noi è maleducato restare in camera di una ragazza mentre si prepara! >>sbottò Èr cercando di far alzare Will.
<< Tranquilla, Ès, è come se fosse mio fratello >>rise Marina, osservando allo specchio la nana lasciar andare con furia il braccio di Will, che si allontanò di più da lei, vagamente spaventato.<< Ma comunque, perché sei qui, Will? >>
<< Volevo sapere se stai bene. Quando sono rientrato con Rio mi sei sembrata un po’ strana. Anzi, preoccupata >>spiegò il ragazzo controllando con la coda dell’occhio le mosse di Ès, che ora stava risistemando i vestiti puliti di Marina.<< Perciò, c’è qualcosa che non va? >>
<< Ti sarai sbagliato, Will, perché sto decisamente bene >>
<< Sei più pallida del solito >>insistette lui, scrutando il riflesso dell’amica.<< Non è che, per caso, Vermion ti ha dato fastidio? Ricordo che quando tu e Bofur siete tornati dal lago ti ha fatto una scenata indimenticabile >>
Ès si voltò accigliata verso di lui e poi guardò Marina, che si affrettò a dire:<< Si è trattato di un salvataggio, non pensar male, ti prego! >>
<< Oh, allora non c’è problema >>sorrise la dama, agitando noncurante una mano.
Marina tirò un sospiro di sollievo e lanciò un’occhiataccia a Will, che smise all’istante di sorridere.
<< Ti sarei grata se evitassi di parlare ancora di quell’episodio >>sibilò fra i denti.
<< Cosa c’è di male, scusa? Sei quasi annegata di paura per un serpente e Bofur lo ha ucciso prima che potesse morderti >>scattò Will.<< Ecco cos’è successo, Ès. Ma non è questo il punto. Vermion ti ha dato fastidio? >>
<< Nessuno mi ha dato fastidio, Will! E non sono agitata! >>
<< E allora perché è da mezz’ora che non riesci a infilarti quell’orecchino? >>
Marina si voltò spazientita verso di lui, posando la mano tremante chiusa attorno all’orecchino sulla toeletta. Will non batté ciglio, anzi incrociò le braccia facendole capire chiaramente che non le avrebbe permesso di scendere a cena senza prima avergli detto tutto.
<< E va bene >>sbuffò alla fine.<< Ès, per favore, lasciaci soli >>
Will alzò un sopracciglio mentre un sorrisetto gli increspava le labbra, ma Marina attese finché i passi di Ès non si furono spenti al di là della porta prima di dirgli dell’invito di Thorin. Se la prospettiva di passare un po’ di tempo col principe la rendeva sempre più pallida, dall’altra parte colorò le guance di Will di un bel porpora mentre lui ascoltava e, alla fine, scoppiava a ridere di tutto cuore.
<< Oh, miei Valar! >>fu il suo primo commento.<< Per Lórien, è questo che ti spaventa così tanto? >>
<< C’è poco da ridere, sai? >>borbottò Marina, che si era aspettata quella esatta reazione.<< Non so come comportarmi! Si tratta di un principe, non del primo scemo che capita >>e così dicendo gli lanciò uno sguardo significativo, ma Will era ancora preda dell’ilarità per potersi offendere.
<< Philip sarebbe fiero di te! >>esclamò.<< Non so che cosa tu abbia fatto a Thorin, ma ormai è sicuro che gli piaci. “Dìs voleva farti vedere l’Altopiano del Re”… ottima scusa! >>
<< Will, certe stupidaggini tienitele per te, ti prego >>
<< D’accordo, allora >>Will si schiarì la gola e tornò serio.<< Se per te sono stupidaggini, perché ti stai agitando così? Si tratterrà di una passeggiata, nulla più. Al di là delle battute, sappiamo entrambi che Thorin non è il tipo da approfittare di un’occasione simile >>si interruppe un attimo, come se si stesse chiedendo se, al contrario, Thorin non ne avrebbe approfittato, ma Will aveva visto abbastanza per essere sicuro che la sua amica non aveva nulla da temere.
Marina annuì e tornò a litigare con l’orecchino, pur continuando a provare in cuor suo una certa agitazione. Will si avvicinò stiracchiandosi alla porta e, la mano sulla maniglia, guardò l’amica con attenzione.
<< Anche se è un principe, sii te stessa e andrà tutto bene >>disse.<< E ricorda che, se non farai colpo, al nostro ritorno Philip ti scuoierà viva >>
 
Dìs quella sera non cenò con loro, ma sia Thror che Thrain si mostrarono assolutamente sereni sapendo che aveva solo bisogno di riposo. Thror in particolare svelò ai suoi ospiti di essere disposto a fare a meno della nipote per i prossimi sei mesi se ciò fosse servito a garantirle una gravidanza senza rischi. Essendo cresciuta in un circolo di famiglie nobili, Marina capì subito quanto il re tenesse alla nascita di un nuovo, eventuale erede, nonostante potesse già contare su un figlio e due nipoti.
Per tutta la durata della cena Marina evitò il più possibile di guardare in direzione di Thorin, ma se pure l’avesse fatto lo avrebbe trovato intento a chiacchierare con Rio. Lo stomaco le si contrasse in maniera buffa quando le venne il dubbio che Thorin potesse invitare anche gli altri sull’Altopiano del Re, e in realtà una parte di lei sperò andasse così. Ma le portate furono consumate con gran soddisfazione di tutti i commensali e senza alcun riferimento esplicito a quella passeggiata, finché Thorin, prima che Thror finisse di bere, non gli si avvicinò e gli sussurrò qualcosa che solo lui, Thrain e Frerin udirono.
Marina simulò totale impassibilità mentre il re abbassava il calice e, come suo figlio e suo nipote, la scrutava con un cipiglio tutt’altro che bonario. Dopo quella che parve un’eternità, Thror fece un breve cenno d’assenso e Thorin si raddrizzò, il volto imperscrutabile.
<< Mio nipote ha avuto una bella idea, madamigella >>disse Thror spezzando il silenzio che inevitabilmente era calato su di loro.
Gli occhi di tutti si spostarono su Marina, che rispose alle parole del re con un debole sorriso. Thror, tuttavia, non sorrise, ma si limitò a darle il permesso di alzarsi.
<< Vi auguro buona passeggiata >>mormorò freddamente.
<< Vi ringrazio, maestà >>fu tutto quello che Marina riuscì a dire, compensando il tono tremulo della voce con un profondo inchino.
Ignorò gli sguardi che Alexander e Rio si scambiarono e l’espressione di disappunto di Vermion, e si affrettò dietro a Thorin che, senza una parola, la scortò fuori dal palazzo.
L’aria all’interno della montagna era più tiepida di quel che Marina si era aspettata anche se, quando oltrepassavano i tunnel che si perdevano nell’oscurità, la ragazza udì il lontano ruggito del vento. Per qualche minuto né lei né Thorin dissero nulla, limitandosi ad attraversare le vie deserte illuminate da centinaia di lucerne che correvano lungo i parapetti o che erano fissate su alti pali. Marina avrebbe preferito parlare, almeno per dimenticare l’espressione dei parenti di Thorin. Il cambiamento di Thror era la cosa che più l’aveva sconvolta: era chiaro che l’idea di Thorin l’aveva offeso, e forse lo stesso principe stava avendo dei ripensamenti. Con un tuffo al cuore la ragazza ripensò al desiderio di Philip di rafforzare i rapporti con lui: chissà se Thror l’avrebbe ancora voluto, dopo quella sera.
Come se le stesse leggendo nel pensiero, Thorin disse:<< Mi dispiace per mio nonno. Non avrebbe dovuto essere così freddo >>
Marina fissò colpita la schiena del nano, e dentro di sé lo ringraziò con tutto il cuore. Di colpo, le tornò in mente la discussione fra Dìs e Frerin sulle forge di quella mattina.
<< Questo Altopiano del Re è un luogo che non dovrei vedere, per caso? >>
<< Certo che no >>Thorin si voltò per la prima volta verso di lei, accigliato.<< Chiunque può andarci. Ma non far caso a Thror: probabilmente ha reagito così perché sarà la prima volta che un principe accompagna un’umana sull’Altopiano. È una preoccupazione sciocca, la sua, ma su certe questioni il re è… particolare >>
“A me sembrate tutti ‘particolari’, in famiglia” pensò Marina, ma le parole del nano l’avevano comunque rincuorata e le permisero di concentrarsi su cosa stava facendo.
Avevano preso una strada che conduceva in alto e che si immise in un tunnel privo di abbellimenti, molto simile a quelli delle miniere. L’unico elemento originale era la balaustra, sormontata da piccoli archi, che dava sulla città e fronteggiava i piani superiori del palazzo. Presto anche quella scomparve, quando il tunnel si addentrò in profondità lasciandosi alle spalle la città e arrampicandosi ancora più in alto, sul fianco superiore della montagna.
Marina si strofinò le braccia man mano che l’umidità aumentava e la corrente d’aria si faceva più forte. Dopo una curva furono investiti da violente raffiche di vento che entravano da un ampio foro, stranamente sprovvisto di porte; una volta varcato, però, Marina scorse subito, alla luce tremula di alcune torce, un paio di nani massicci a guardia di quell’entrata. Marina guardò perplessa Thorin: erano usciti in un piccolo spiazzo a malapena protetto dal vento da alte rocce, lontano dall’idea di Altopiano del Re che lei si era fatta.
<< Di qua >>Thorin si infilò in una fessura così stretta che uno come il povero Bombur avrebbe potuto rimanervi incastrato.
Marina ebbe il tempo di vedere una lunga distesa che si affacciava sul cielo stellato prima che il vento le mandasse tutti i capelli davanti agli occhi. Quando fu riuscita a raccogliere le ciocche in una coda, Marina raggiunse Thorin, che si ergeva al centro dell’Altopiano in sua attesa.
Non c’erano alberi, solo roccia e terra battuta sotto i loro piedi e la volta celeste a mo’ di soffitto. Nel complesso, avrebbe potuto essere uno spettacolo spettrale e forse anche desolante; invece, fin da subito Marina aveva avvertito un’atmosfera magnetica che tutto le fece provare, tranne che paura o delusione. Erano quasi in cima alla montagna, ma non in corrispondenza di Dale: miglia più in basso rispetto a loro si stendevano foreste e pianure che formavano un unico mare nero, increspato dalle scure fronde agitate dal vento. All’orizzonte non una vetta, ma solo qualche sporadica collina. Sollevando lo sguardo, Marina vide la neve brillare nella notte con un chiarore quasi argenteo, ma era meno vicina di quel che si aspettava, e questo le fece capire che erano ancora piuttosto distanti dalla vetta. Ciò non toglieva, però, che a quell’altitudine e in mezzo a quelle raffiche, il freddo stava diventando insostenibile.
Thorin aveva osservato l’espressione meravigliata della ragazza con la fiera soddisfazione di chi rivela un tesoro unico, e fu solo quando la vide stringersi con più forza le braccia al petto per resistere al vento che si ricordò di avere fra le mani un mantello foderato di pelliccia. Glielo porse in fretta e attese che fosse pronta per condurla verso il ciglio dell’Altopiano.
Marina guardava affascinata l’Oriente buio che le si stendeva sotto gli occhi, consapevole che, con ogni probabilità, un’altra ragazza sarebbe già tornata nel caldo della montagna anziché restarsene lì a contemplare la notte col rischio di essere spazzata via dal vento come una foglia.
Dopo pochi minuti le folate cominciarono a farsi meno intense, e Marina riuscì a commentare senza dover urlare per farsi sentire.
<< Non sono mai salita così in alto in vita mia! >>
<< E dubito ne riavrai l’occasione, fuori da Erebor >>replicò gentilmente Thorin.<< Nessun uomo sarebbe capace di ricavare quel passaggio a una simile altezza >>
<< E nessuno saprebbe come raggiungerlo dall’esterno. Perché ci sono delle guardie? >>
<< Questo lato della montagna è il meno sorvegliato, ma il passaggio che abbiamo preso noi potrebbe attirare molte creature. Non potevamo chiuderlo, o avremmo rischiato di farlo crollare. Perciò è custodito >>
Marina annuì e tornò a guardare davanti a sé. Improvviso e indesiderato, il volto rabbuiato di Thror le si riaffacciò alla mente provocandole un brivido che non sfuggì a Thorin. Il nano si sedette per terra, le gambe penzoloni nel vuoto, e le fece cenno di imitarlo.
<< Stai ripensando alla tua famiglia? >>le chiese all’improvviso.<< Già ti manca? >>
Marina sorrise e scosse il capo.
<< Ho i miei amici e mio cugino con me, e finora la vostra gente non mi ha mai fatto sentire sola. E poi, non è la prima volta che passo del tempo lontano dai miei: Philip mi ospita spesso a Minhiator >>
Thorin la guardò interrogativo, così Marina spiegò:<< Mio padre, conte di Longshale, e il padre di Philip erano cugini e hanno sempre mantenuto ottimi rapporti. Ho passato quasi tutta la mia vita con Philip e Alexander, perciò sento a casa più a Minhiator che a Longshale. Philip e sua moglie vorrebbero farmi trasferire definitivamente da loro, a questo punto >>
<< Ora capisco perché tuo cugino ti ha lasciato venire qui >>disse Thorin.<< Ho notato quanto ti tiene in gran conto, come una sorella >>
<< In effetti è così >>ammise Marina.
Un pipistrello passò sulle loro teste con un allegro frullo d’ali, catturando la loro attenzione fino a lasciarli in silenzio a osservare lontano. Un’inaspettata quiete si era impossessata di Marina, e nulla l’avrebbe disciolta, neanche la consapevolezza di essere seduta gomito a gomito con Thorin. Era incredibile come il principe fosse riuscito a metterla a suo agio; lui stesso sembrava più rilassato mentre scrutava l’orizzonte, la fronte distesa, la barba e i capelli ondeggianti al vento che si era fatto meno forte. In quel momento la somiglianza con Frerin era assoluta, eppure Thorin manteneva quel portamento regale che gli donava  un’aura minacciosa e attraente allo stesso tempo.
Marina si scoprì a guardarlo di sottecchi; il ricordo della gravidanza di Dìs e della nascita di un nuovo erede le fecero d’un tratto realizzare che non aveva mai sentito parlare di una futura sposa per Thorin. La cosa le sembrò davvero strana: Dìs era sposata mentre l’erede al trono ancora non aveva iniziato a garantire una successione a suo nonno, il quale neanche pareva così preoccupato…
Una scia luminosa la riportò alla realtà. Alzando gli occhi, Marina riuscì a cogliere l’ultimo strascico di una stella cadente prima che il cielo la inghiottisse. A Thorin non sfuggì il sorriso che le andò a increspare le labbra e, seguendo il suo sguardo, cercò di capire cosa la rendesse così felice, ma senza risultati. Così, le rivolse uno sguardo interrogativo.
<< Ho appena visto una stella cadente >>spiegò Marina, con l’entusiasmo di una bambina.
Thorin dovette pensare lo stesso, perché sorrise accondiscendente e chiese:<< A Minhiator non è facile vederle? >>
<< Oh, sì, ma è sempre bello guardarle. Quand’ero piccola, con i miei cugini facevamo a gara fra chi esprimeva più desideri, e Alexander vinceva quasi sempre! >>
<< Cosa c’entrano i desideri? >>
Marina guardò Thorin, le sopracciglia inarcate, ma l’espressione del nano era sinceramente confusa.
<< Chi riesce a vedere una stella cadente ha diritto a esprimere un desiderio. Voi non avete questa usanza? >>
<< No >>esclamò Thorin, colpito.<< Non ne ho mai sentito parlare. E cosa si desidera, solitamente? >>
<< Le cose più diverse. Soldi, fortuna, l’amore… >>
<< È un’usanza davvero strana >>commentò Thorin, ancora accigliato.<< Credevo che gli uomini fossero concreti come noi nani >>aggiunse dopo un attimo di riflessione.<< Come fate a credere che una stella possa esaudire un desiderio? >>
Marina non riuscì a trattenere un sorriso davanti la sua perplessità. Era la prima volta che lo vedeva pensoso per una faccenda così sciocca.
<< È una semplice credenza, che va bene sia per i bambini che per i grandi >>rispose.<< Non c’è niente di sbagliato a credere a cose… fantasiose come i desideri delle stelle cadenti >>
<< E tu sei convinta che possano davvero esaudirli? >>
<< Non mi sono mai illusa. Ho sempre espresso i miei desideri con serenità, senza attendermi davvero di vederli concretizzarsi >>
La decisione con cui Marina aveva risposto spiazzò ancor di più il principe nanico.
<< Quindi tu esprimi un desiderio anche se sai che la stella non potrà mai realizzarlo? >>domandò lentamente, con l’aria di chi cerca di capire un concetto particolarmente contorto.
<< Esatto >>
<< Non è molto sensato >>replicò Thorin con una schiettezza che strappò a Marina una risata.
<< No, non lo è >>asserì lei,<< ma, in fondo, non si fa nulla di sbagliato o pericoloso, perciò perché non giocarci su? >>
Thorin soppesò la sua spiegazione, e, anche se alla fine annuì, Marina ebbe la sensazione di non averlo pienamente convinto. O almeno, era sicura che il nano stesse pensando che era pazza a fare ragionamenti del genere.
<< Hai mai desiderato qualcosa di veramente importante? >>
A quella domanda, Marina si voltò di scatto. Thorin osservava imperturbabile davanti a sé, ma la poca luce fornita dagli astri impediva alla ragazza di decifrare la sua espressione.
<< Forse, da piccola, ho desiderato di vivere le avventure di cui mi narrava mia madre >>rispose incerta Marina.<< Ma mai qualcosa di serio >>
<< E prima cos’hai desiderato, se mi è concesso chiederlo? >>
<< Se ve lo rivelo, non si potrà più avverare >>
Thorin voltò il capo nella sua direzione, un sopracciglio lievemente inarcato. Marina sorrise affabile.
<< È la regola >>spiegò.
<< Avete davvero delle usanze bizzarre >>commentò Thorin con un sorrisetto. Si guardò intorno: il buio e il silenzio che li circondavano davano l’impressione che gli unici esseri viventi rimasti nella Terra di Mezzo fossero loro due.<< Cosa te ne pare di questo posto? >>
<< È suggestivo. Venite spesso quassù? >>
<< Molto meno di quanto facevo in passato >>ammise il principe con un sospiro.<< Ormai devo impiegare il mio tempo accanto al mio re o svolgendo gli incarichi che mi affida. La preparazione a succedergli al trono è già iniziata >>
<< E vostro padre? Dopo Thror, sarà Thrain a governare >>esclamò Marina, perplessa.
<< Giusto, ma mio nonno vuole… diciamo prendere delle precauzioni e preparare fin da ora il successore di suo figlio alla guida di Erebor >>
Nonostante il tono con cui Thorin aveva pronunciato questa frase fosse leggero, Marina non si lasciò sfuggire la ruga verticale che gli comparve fra le sopracciglia e la mano che si chiuse a pugno sul ginocchio. Thorin viveva da molto più tempo di lei, questo lo sapeva, eppure in quel momento aveva l’aria di un giovane costretto a rinunciare alle gioie della sua età per assumersi fin troppo presto gravi responsabilità. Marina provò a dirgli qualche parola di incoraggiamento, ma dalla bocca non le uscì alcun suono. Thorin non se ne accorse: con un ultimo, rapido sguardo all’orizzonte, si levò in piedi e le porse la mano per aiutarla a fare altrettanto.
<< Rientriamo >>disse soltanto.
Il ritorno nella Montagna Solitaria fu più cupo di quanto Marina si era aspettata. Thorin era tornato a essere taciturno e, le mani dietro la schiena, precedeva di pochi passi la sua ospite. Da parte sua, Marina non provò nemmeno a farlo chiacchierare tanto quell’improvviso cambio d’umore l’aveva colta alla sprovvista.
Arrivati in cima alla scalinata dell’atrio, si salutarono in un alone di freddezza che mise Marina a disagio, lasciandole mille interrogativi mentre attraversava a rapidi passi il corridoio verso la propria camera. Passando davanti la porta di Vermion le parve di udire delle voci basse e concitate. Si fermò, esitante, ma la porta era così spessa da rendere incomprensibili i discorsi che stavano avvenendo dall’altra parte. Dopo alcuni secondi, Marina decise di ignorare le voci: l’ultima cosa che voleva, in quel momento, era farsi sorprendere lì fuori da Vermion e sopportare le sue allusioni sulla passeggiata notturna col principe di Erebor. E Marina sapeva che, presto o tardi, avrebbe dovuto affrontarle.
 


Angolino dell’autrice:
Hola! Ben ritrovati a tutti quanti! Allora, come vi è sembrato questo capitolo? Ammetto che la storia procede più lentamente di quanto mi aspettassi, e di sicuro passerà del tempo prima che riuscirò a riaggiornarla (e tutti tirarono un sospiro di sollievo XD). Ma, a parte questo, vi è piaciuta l’iniziativa di Thorin? Ripeto: spero di non farlo sembrare troppo OOC con queste sue idee, ma mi piace pensare a lui come a un tipo introverso ma comunque più “tranquillo” prima dell’arrivo di Smaug (che ha comunque inciso tanto sul suo carattere, secondo me).
Detto ciò, ringrazio tutti coloro che leggeranno, commenteranno o inseriranno la storia nelle preferite/seguite! Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto! ^___^
Marta 

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Capitolo 7
*** Nelle forge ***


Angolino dell’autrice: Mi prostro davanti a voi per questo vergognoso ritardo. Spero solo che questo capitolo basti a farmi perdonare! Buona lettura e grazie per la magnanimità!





 
Marina ancora stentava a credere alle sue orecchie.
Suo cugino Alexander si era limitato a osservarla in silenzio, le mani dietro la schiena, mentre lei, quasi inconsciamente, si abbandonava sul bordo del letto, impietrita. Da molto lontano giungevano le voci e i rumori di Erebor, ma nella stanza di Alex tutto si era immobilizzato. Il ragazzo non sembrava aver fretta: aveva detto quel che doveva, e ora non gli restava che aspettare la reazione di sua cugina. Reazione che non tardò ad arrivare non appena lei ebbe recuperato parte delle sue facoltà comunicative.
<< Dimmi che è uno scherzo >>furono le sue prime parole.<< Non puoi esser serio >>
<< Mi conosci: ho mai avuto quest’aria quando ho voglia di scherzare? >>replicò placidamente Alex.
<< Ma perché così all’improvviso? >>
Lentamente, Marina stava uscendo da quello stato di pietrificazione e riacquistando lucidità – anche se ciò significava iniziare a sentire la rabbia e la frustrazione scorrere nelle vene. Si guardò intorno come alla ricerca di un aiuto, ma era sola con suo cugino, che la fissava inesorabile. E lì Marina intuì che difficilmente l’avrebbe avuta vinta.
<< Non puoi essere d’accordo con questa follia >>sibilò, quasi supplicante.
<< A meno che tu non ti regoli da sola, dubito che potrai scamparla. Ma vedici il lato positivo: non dovrai fare niente, a parte confezionarti l’abito e trovare l’acconciatura adatta >>
Marina ebbe la sensazione che il cuore le andasse in mille pezzi. Non poteva credere che quelle parole fossero uscite dalla bocca di Alex, che sempre l’aveva difesa, sempre. Capì che restando in quella camera non sarebbe mai riuscita a difendersi come voleva.
Si alzò. Alex non provò a fermarla, né batté ciglio quando lei, prima di uscire, mormorò tremante:<< Se mi conoscessi davvero, non avresti mai approvato >>
 
Fuori dalla Montana la pioggia scorreva gorgogliante lungo i versanti, più frastagliati e sinistri che mai ogni volta che un lampo li illuminava. Le due statue all’Ingresso parevano giganti pronti a calare le loro asce su chiunque avesse osato avvicinarsi. Ma quel temporale da solo bastava a scoraggiare qualsiasi tentativo di incursione o escursione su Erebor, e tanto bastava a re Thror per sapere il proprio tesoro al sicuro. Eppure, questo pensiero non fece che deprimere Thorin.
Erano giorni, settimane, che aveva notato quanto il re fosse diventato maniacale verso le montagne d’oro che custodiva nel cuore della Montagna, e la cosa iniziava a spaventarlo. Quella mattina, dopo il Consiglio, Thror si era congedato da lui con una fretta impaziente. Thorin ne aveva seguito qualche passo, e non gli ci era voluto molto a capire che il nonno si stava dirigendo nelle sale del tesoro. Ma solo dopo aver rimirato con amore l’Arkengemma, beninteso. Thorin aveva avuto una mezza idea di seguirlo fin giù, ma sapeva che Thror l’avrebbe potuto perfino buttare fuori dalla sala del tesoro.
Immerso in questi pensieri, Thorin prese l’ultima boccata dalla pipa e guardò in basso dall’alto di una torre, e quel che vide gli fece dimenticare il nonno.
 
<< Qualcosa mi dice che siamo arrivati >>esclamò Will.
Frerin annuì con una risata e aprì una pesante porta di pietra che celava l’entrata di un nuovo tunnel. Una pesante alitata d’aria bollente investì il gruppetto prima ancora che potesse varcarla. Anzi, Rio, Will e Marina esitarono sulla soglia. Frerin, che già era andato avanti, si voltò a guardarli con un sorriso quasi canzonatorio, non lasciando loro alternativa: del resto, loro stessi volevano scendere. E così, inspirando un’ultima boccata fresca, i tre lo seguirono.
Dopo pochi passi già si erano tirati su le maniche delle casacche e Marina si era legata i capelli in un alto chignon, mentre sentiva il collo già madido di sudore. Il tunnel era scuro come fuliggine e illuminato da torce che, tanto erano distanziate l’una dall’altra, aiutavano ben poco. L’aria era talmente intrisa di calore che i tre ragazzi non si sarebbero stupiti di vedere i propri abiti prender fuoco. Di tanto in tanto, Frerin si voltava per accertarsi che stessero bene: era chiaro che era abituato a quelle temperature, ma anche lui preferiva non parlare per evitare che gli si seccasse la gola.
Dopo quella che parve un’eternità, il tunnel tornò in piano lasciandoli uscire su una terrazza molto più arieggiata. Un’esile balaustra era il solo ostacolo che li separava da una gola profonda e buia, nei cui recessi si intravedevano le luci sugli elmi dei nani. Lontani, giungevano gli echi delle picconate.
Frerin non indugiò a lungo, ma li guidò subito a destra, verso una lunga e imponente arcata che gettava su di loro spettrali ombre rossastre. Il ricambio d’aria fu troppo breve per Marina e gli altri: seguendo Frerin in quella direzione, furono investiti da ondate di calore se possibile più intense di prima. Ma non appena ebbero passato gli archi, la loro attenzione fu completamente catturata dalla più grande fornace che fosse mai stata concepita sulla Terra di Mezzo.
Una fortezza nera, fatta di arcate cave e colonne portanti, che sembrava aver inghiottito un intero incendio. I bagliori delle fiamme risplendevano dal suo interno fino al colonnato, come a scandire il respiro dell’intera forgia. Fiumi densi di oro scorrevano nei suoi tunnel, riversandosi rapidi e silenziosi lungo i canali che si diramavano sul pavimento. Sembrava la miniatura di Erebor, in quel momento, con la pioggia che scorreva su di essa per affluire lontana nel Fiume Selva.
Marina e gli altri impiegarono qualche secondo per riprendersi da quello spettacolo e accorgersi del rumore che regnava là sotto. I mantici giganteschi che alimentavano il fuoco lanciavano, a intervalli regolari, sibili acuti simili a fischi, mentre tre o quattro nani – a seconda della loro stazza – vi balzavano sopra per azionarli. Ma era il clangore di ferro contro ferro a riempire le forge.
Frerin vide i compagni guardarsi attorno alla ricerca della fonte del rumore, e spiegò:<< Più avanti ci sono le sale dove i fabbri forgiano armi e armature. E, più giù, lavorano i metalli più preziosi >>
<< E tutto quest’oro dove va? >>domandò Will chinandosi su un canale quel tanto che bastava perché i riflessi quasi aranciati si riflettessero nei suoi occhi castani.
<< Alla fine di ogni canale ci sono stampi o calderoni dove l’oro si solidificherà o verrà raccolto e lavorato poco alla volta >>Frerin indicò un punto a sud oltre l’arcata, dove i fiumi di oro si perdevano nel buio.
<< Mai vista una cosa simile! >>fu l’unico commento di Rio, gli occhi sgranati – se per la meraviglia o la luce e il calore, Marina non sapeva dirlo, ma Frerin gli sorrise lo stesso, compiaciuto.
<< Vediamo le armi? >>propose dopo che ebbero osservato ancora un po’ le fiamme guizzare fra le mura della forgia.
Marina li seguì svogliatamente: non nutriva il loro stesso interesse per le armi, e avrebbe preferito continuare a guardare quei fiumi di oro, ma non osava rimanere troppo indietro in mezzo al calore e alla luce pulsante dei fuochi. Tenendosi distante dal resto del gruppo, si ritrovò a passare fra gruppi di fabbri che attorniavano possenti incudini e brandivano martelli grandi quanto il suo braccio. Il loro pesante tintinnio ogni volta che venivano calati su lastre di metallo dava quasi alla testa. In realtà, non c’era molto da vedere se le figure dei nani nascondevano quasi del tutto i loro lavori. Passarono accanto a singoli fabbri impegnati a raffreddare in bacili d’acqua una lama appena forgiata, incuranti del vapore che si sprigionava sui loro volti; passarono davanti ad asce a lama doppia o singola, ben esposte su ganci lungo le pareti rocciose. E, nonostante tutto, Marina non poté non sentirsi catturata da quelle lame lucenti che la circondavano: si attardò davanti a una scala crescente di pugnali dalle impugnature magnificamente incastonate di gioielli. Perlomeno, laggiù aveva più probabilità di dimenticare la conversazione che aveva avuto con Alex e, soprattutto, di evitare di incrociare Vermion, ovunque fosse finito.
<< Buongiorno, mio signore! Credevo non sareste sceso, oggi >>
<< Credevi bene, Mahor. Sono solo venuto a controllare una cosa >>
Marina alzò lo sguardo, convinta che tutti quei rumori l’avessero ingannata. E invece scoprì di aver riconosciuto alla perfezione la voce di Thorin, quando lo vide avanzare in mezzo ai banchi da lavoro e alle incudini. I fabbri interrompevano il lavoro per il tempo necessario a salutarlo, e subito lo riprendevano con più vigore di prima. Quasi addossata contro la parete, Marina osservò il principe di Erebor muoversi rapido e perfettamente a proprio agio, fermandosi soltanto per dare pacche amichevoli sulla schiena di un paio di nani. Non si era accorto di lei: i suoi occhi erano puntati sul fratello che, con Rio e Will, stava studiando una pesante spada dalla lama ricurva molto simile a una sciabola, poco più avanti.
Frerin aggrottò le sopracciglia quando Thorin li raggiunse, ma stavolta Marina non riuscì a udire quel che si dissero: Thorin muoveva appena le labbra, e probabilmente si lasciò sfuggire qualche osservazione pungente, alla quale il fratello rispose immediatamente, offeso. Thorin lo ignorò. Marina lo vide rivolgere un cenno a Rio e Will con lo stesso cipiglio con cui aveva appena discusso col fratello. Poi tornò indietro, e allora si accorse di lei.
La ragazza distolse in fretta lo sguardo con aria colpevole. Un brivido le sfuggì incontrollato quando, con la coda dell’occhio, lo vide raggiungerla rapidamente, costringendola a salutarlo.
<< Fa troppo caldo, qui, per te >>fu tutto ciò che gli uscì di bocca, e, senza darle il tempo di rispondergli, la prese per un braccio e la trascinò via, letteralmente.
Marina era troppo stupita per reagire: la mano di Thorin la stringeva come una morsa, tanto che era convinta che le avrebbe lasciato il segno. Attraversarono l’aria pesante del tunnel più in fretta di quando erano scesi e, quando si lasciarono alle spalle la pesante porta di pietra, il sollievo dell’aria fredda sul volto fu tale che Marina dimenticò per un momento tutto il resto.
Thorin la lasciò andare e la squadrò con attenzione.
<< Stai bene? >>
<< Sì, certo >>rispose Marina, scoprendo in realtà solo ora di avere indolenzita e annebbiata e di essere completamente fradicia di sudore.
<< Non puoi restare in queste condizioni. Torniamo a palazzo >>le intimò Thorin con un tono che non ammetteva repliche. Ma, fatti appena pochi passi, proruppe:<< Quello stupido! Portarvi in un posto del genere, voi che non siete abituati a stare a quelle temperature e così in profondità! E senza interpellare il re! >>
 A Marina tornò in mente la discussione che Dìs aveva avuto con Frerin quando lui aveva proposto di mostrar loro le forge. Si sentì invadere dal senso di colpa.
<< È anche colpa nostra: non l’abbiamo scoraggiato >>disse.
<< Ti sbagli. Frerin è un principe, e in quanto tale dovrebbe conoscere le regole del regno. Non avrebbe proprio dovuto avere quest’idea >>replicò Thorin sempre con voce alterata.<< E, se possibile, mio padre e mio nonno non dovranno saperne niente >>
<< Perché? >>esclamò Marina, stupita.
Thorin si rabbuiò.
<< Sono gelosi di alcuni luoghi sotto la loro autorità, come forse ti avrò già detto. E se vengono a sapere che Frerin vi ha messo in pericolo portandovi laggiù… >>
<< Ma stavamo bene, anche se faceva caldo! >>
Thorin le lanciò un’occhiata eloquente.
<< Ancora un altro minuto e saresti stata cotta a puntino. Frerin ci sta seguendo con Rio e Will. I loro corpi sono più robusti e resistenti del tuo, ma non quanto quelli dei nani. Penso che, oltre alla mia gente, solo gli orchi potrebbero restare nelle nostre forge senza particolare sforzo >>
Marina si voltò, allarmata, sperando di vedere dietro di loro i suoi amici, ma lei e Thorin già erano tornati in vista del palazzo reale, e i tunnel per le forge erano lontani, nascosti dietro i crostoni più alti e occidentali. La ragazza tornò a guardare davanti a sé e accelerò il passo: Thorin camminava svelto, come se fosse ansioso di lasciare la strada, ma quel suo silenzio la mise a disagio. Aveva un’espressione accigliata, e lei non seppe dire se fosse arrabbiato o semplicemente preoccupato.
<< Scendete spesso nelle forge? >>gli domandò dopo un attimo di esitazione.
<< Quasi tutti i giorni >>L’ombra di un sorriso affiorò sulle labbra del nano, come se stesse rievocando lontani e affettuosi ricordi.<< Ci ho passato quasi tutta la vita. Sono cresciuto insieme ai fabbri che hai visto laggiù >>. Ma subito riassunse l’aria di prima e, senza usare mezzi termini, le chiese:<< Perché sei scesa anche tu? >>. Sembrava quasi un rimprovero.
<< Avevo bisogno di distrarmi >>rispose Marina, vaga.
<< Doveva essere un pensiero serio >>osservò Thorin senza trattenersi.
<< Lo è >>
Il nano si voltò verso di lei, accorgendosi che aveva cambiato espressione: gli occhi arrossati dalle forge erano chini a terra e bui, come coperti da un velo.
<< C’è qualche problema? >>
Marina non rispose subito: stavano superando le guardie ed entrando nell’ingresso, vuoto. Sperò che Thorin la lasciasse sola, almeno così avrebbe evitato di rispondergli, ma sembrava che il principe non si fidasse a lasciarla sola: le aprì la strada come una scorta, lasciandola confusa. Ma ancora Marina non osava parlare: più si avvicinavano alle loro stanze più temeva di incontrare Alex o Vermion. Forse Thorin intuì i suoi timori perché, giunti all’inizio del corridoio che portava all’ala degli ospiti, si fermò e ripeté la domanda di prima.  Inchiodata lì da quello sguardo che tanto l’attirava e metteva in soggezione, Marina cercò di suonare il più naturale possibile mentre rispondeva:<< Mi è stato proposto un matrimonio con un uomo di Dale. Vermion ne ha parlato ad Alexander e ha già scritto a Philip >>
Thorin corrugò la fronte, perplesso.
<< Ti stanno imponendo un matrimonio? Per quale motivo? >>
Marina sentì il sangue ribollire al ricordo, ma mantenne i nervi saldi.
<< Vi suggerisco di chiederlo a Vermion. È lui che ha avuto questa brillante illuminazione >>Ciò detto, Marina proseguì senza avere il coraggio di guardare la faccia di Thorin: quasi provava rabbia anche verso di lui, ora che le aveva fatto tornare in mente quel guaio.
Ma, prima che potesse chiudersi in camera, il nano bloccò la porta e la fissò ancora con l’aria di chi fatica a capire.
<< Tu hai accettato? >>
Inspiegabilmente, il cuore di Marina perse un battito.
<< Certo che no! >>quasi urlò. Poi, calmandosi:<< Ma Alex mi ha fatto capire che non avrò molta scelta >>
<< Capisco >>rispose Thorin dopo una pausa. Indugiò ancora un po’ prima di ricordare che Marina doveva farsi un bel bagno. Le rivolse un rapido inchino e la lasciò sola, in preda a un turbinio di frustrazione e delusione.
 
Il temporale estivo era passato con la stessa rapidità con cui era venuto, e ora i raggi del tramonto penetravano nella Montagna come lunghe dita aranciate. I ponti e le piazze erano tornati a brulicare di chiassosa vita. In un altro momento Thorin sarebbe sceso volentieri a cercare Dwalin per bere un goccio, ma stavolta sentiva il bisogno di sfogare da solo i propri pensieri. Erano passate ore da quanto era risalito dalle forge, e del re ancora nessuna traccia: con rabbia e costernazione, era stato informato da una guardia che Thror era ancora chiuso nella sala del tesoro. Assurdo. Quella faccenda aveva dell’assurdo. Thorin avrebbe voluto parlarne subito con suo padre, ma perfino Thrain era sparito. L’unica soluzione sarebbe stata scendere nelle sale del tesoro e trascinare via il nonno di peso, anche per la barba, se necessario, ma una vocina l’aveva bloccato prima che potesse muovere più di un passo. Lui, Thorin, non era certo un campione di pazienza, ma perfino accecato dalla rabbia com’era in quel momento aveva capito che non poteva essere imprudente. Sarebbe stato meglio tentare di far ragionare Thror con le parole. E se avesse fallito… be’, allora le cattive maniere erano giustificate.
<< Perché ti sei rintanato quassù? >>
Thorin non si voltò né rispose, aspettando semplicemente che Dìs lo raggiungesse e s’appoggiasse al parapetto, accanto a lui.
<< Siete spariti tutti >>continuò lei, la voce leggermente alterata.<< Dove sono nostro nonno e nostro padre? >>
<< Nostro padre è stato chiamato a ispezionare un rivo sul fianco occidentale della Montagna. Pare che il temporale di prima l’abbia ingrossato notevolmente >>
<< E il re? >>
Thorin la guardò, un sopracciglio alzato: tanto bastò perché Dìs capisse. Sbuffò, esasperata e aprì la bocca, pronta a dare libero sfogo agli stessi pensieri del fratello, ma la richiuse subito, decidendo all’istante che fosse meglio tacere.
<< Gli parlerò >>disse allora Thorin, lieto di non dover sentire alcuna invettiva.
<< Fallo presto >>replicò Dìs, ora a voce bassa.<< Finirà con l’ammalarsi e ad allontanarsi dal suo regno >>. Poi, la sua espressione mutò, come se un pensiero spaventoso le si fosse presentato davanti agli occhi.<< E se qualcuno venisse a sapere di questo suo atteggiamento? Potrebbero pensare che nasconde qualcosa di veramente inestimabile, fra i suoi tesori e… >>
<< L’unico tesoro veramente inestimabile è l’Arkengemma >>la interruppe Thorin, allarmato dalle sue parole,<< e sia uomini che elfi ne sono già a conoscenza. Non vedere le cose più nere di quanto non lo siano già >>
Dìs annuì, ma faticò a liberarsi di quei pensieri sgradevoli, finché Thorin non notò, con voce più pacata:<< Non dovevi rimanere a letto? >>
<< Non sono malata! >>esclamò lei, e si accarezzò il ventre.<< E poi, il piccolo voleva prendere un po’ d’aria. Senti com’è felice! >>
Thorin si chinò e poggiò un orecchio sul pancione della sorella. Dapprima udì solo le voci e i rumori della città. Chiuse gli occhi e, bassa ma ben distinta, percepì un’improvvisa pressione contro l’orecchio. I calcetti durarono pochissimi secondi e, quando si interruppero, Thorin continuò a stare in ascolto, mentre sulle labbra gli era affiorato un sorriso inconsapevole.
<< Vorrei fosse meno irrequieto, in realtà >>rise Dìs facendolo rialzare.<< Ma perfino uno tranquillo come Frerin faceva sobbalzare nostra madre. A proposito, è sparito anche lui >>
<< Spero stia riflettendo sul colpo di genio che ha avuto stamattina >>borbottò Thorin tornando a guardare giù dalla torre.
<< Che cos’ha fatto? >>domandò Dìs, cambiando tono all’istante.
Il principe le raccontò brevemente della visita alle forge dei loro ospiti e stavolta Dìs non si trattenne.
<< Non pensavo fosse diventato così incosciente! Gli avevo espressamente vietato di non farlo, ma… >>
<< Tu lo sapevi? >>esclamò Thorin guardandola con occhi di fuoco.
<< Gli avevo detto di no! Pensavo mi avrebbe obbedito. Thror non ne sarà affatto contento >>
<< E infatti non dovrà saperlo >>
<< Non glielo dirai? >>Dìs lo fissò stupita.
<< Già è così fissato col suo oro, figuriamoci cosa potrebbe fare se venisse a sapere che degli uomini sono scesi nelle sue forge a sua insaputa >>sbottò il fratello.
Dìs rifletté a lungo su quella risposta, e alla fine non riuscì a dargli torto.
<< Inoltre >>aggiunse Thorin,<< non vorrei se la prendesse con quei ragazzi. Sai quanto sia sospettoso nei confronti delle altre razze, anche se vuole mantenere le alleanze >>
<< Stai ripensando a come ha reagito quando hai portato Marina sull’Altopiano del Re? >>
<< Come fai a saperlo? >>
<< Me l’ha detto Filer. Thror non era entusiasta, a quanto pare >>
Il volto di Thorin tornò a rabbuiarsi.
<< Inizia a fissarsi un po’ troppo, secondo me >>borbottò appoggiandosi pesantemente al parapetto, le braccia penzoloni.
<< Forse ha pensato che ci fosse un legame fra te e quella ragazza >>
<< Sciocchezze. Per quel che ne sa Thror, Marina potrebbe anche essere già impegnata >>
<< Sarà, ma è l’unica spiegazione plausibile >>ribatté Dìs scrutandolo attentamente.
Thorin non si diede la pena di risponderle. Il sole stava calando, e il palazzo era già al buio mentre gli ultimi raggi si attardavano ai livelli inferiori della Montagna. Thorin sentì tornare un’improvvisa voglia di bere.
<< Dove stai andando? >>esclamò la sorella quando girò sui tacchi.
Thorin voltò appena la testa e, da sopra la spalla, si limitò a un:<< Lascio il palazzo nelle tue mani! >>

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Capitolo 8
*** Screzi ***


CAPITOLO VIII
Il re fissava sbalordito suo nipote, ritto in piedi davanti al trono, le mani dietro la schiena e lo sguardo impassibile. Thor si accarezzò la lunga barba ingrigita, a disagio: non appena Thorin aveva finito di parlare si era fatto una bella risata, subito svanita quando vide che il nipote non mutò espressione. Gettò allora uno sguardo a Thrain, accanto a lui, e l’occhiata vagamente colpevole del figlio gli fece sparire il sorriso dalle labbra.
<< Quel che dici è sciocco e privo di fondamento, Thorin >>disse infine.
<< Quel che dico ha senso ed è sotto gli occhi di tutti >>replicò Thorin con forza.
Le dita di Thror indugiarono su uno smeraldo avvolto in una ciocca della barba.
<< Tutta la famiglia si è accorta del tuo atteggiamento, e senza dubbio alle guardie e ai consiglieri non sono sfuggite le tue scappatelle nelle sale del tesoro >>continuò il nipote con lo stesso tono.<< Presto l’intero regno si chiederà perché il suo re passa più tempo col suo oro che a tenere udienze e mandare avanti gli affari di Erebor >>
<< Bada a come parli, ragazzo >>ringhiò Thror.<< Io non trascuro il regno, e tuo padre amministra tutto l’amministrabile! E anche tu dovresti iniziare a prenderti qualche responsabilità >>concluse socchiudendo gli occhi, seccato.
Thorin non raccolse la frecciatina e si rivolse a suo padre:<< Te ne sei accorto anche tu, vero? E’ normale che il re passi giornate intere… >>
<< Devo forse rendere conto a mio nipote delle mie azioni? >>ruggì Thror raddrizzandosi sul trono.
Thorin non batté ciglio: aveva previsto quella reazione. Dopotutto, aveva ereditato proprio quel carattere impaziente e impetuoso del nonno, ma aveva lo stesso sperato che Thror non perdesse la pazienza tanto in fretta.
<< Sai cosa vuol dire avere tra le mani centinaia di milioni di monete d’oro, valanghe di gemme preziose e solo duecento nani a difendere i tuoi confini? >>proseguì il re, e ogni parola echeggiò fra le pareti della sala del trono.
<< Non sapevo andassi nelle sale del tesoro a escogitare un modo per aumentare le difese >>ribatté Thorin.<< L’oro ti aiuta a pensare meglio? >>
<< Thorin >>ammonì suo padre.
Thor aprì la bocca con un suono gorgogliante, il volto paonazzo, e, con uno scatto irato, indicò l’Arkengemma che splendeva fulgida sul suo capo.
<< La vedi questa? Vedi il simbolo del potere di cui sono investito? Non dormo la notte al pensiero che qualcuno possa attaccarci e rubarci le nostre ricchezze, riducendoci a mendicanti! >>
<< E’ a forza di scendere in mezzo al tuo oro che inizierà a spargersi qualche pettegolezzo che attirerà ogni sorta di ladri >>Thorin cominciava a innervosirsi. Ignorò la rabbia e l’indignazione del re e fu pronto a continuare, ma Thrain lo anticipò.
<< C’è del vero e del giusto nelle parole di Thorin, e dentro di te sai che è così, padre. Le sale del tesoro hanno protezioni sufficienti, ma se temi per il regno potremo aumentare gli uomini ai confini. Intanto limita le tue visite a quei luoghi >>
Thor si voltò come una furia verso il figlio e spalancò la bocca, ma non ne uscì alcun suono. La richiuse di scatto e rimuginò a lungo finché, dopo molti secondi di febbrile attesa, Thorin non lo vide annuire impercettibilmente. Il principe rivolse un sorriso grato a suo padre. Sbuffando, ora che era stato sconfitto, Thror scese dal trono, ma Thrain lo richiamò subito.
<< Vermion aveva chiesto di discutere di una cosa con te >>
<< Finirà mai, questa giornata? >>sospirò il re ricadendo seduto e massaggiandosi le tempie.<< Be’, se sono già arrivati fateli entrare >>
Due guardie ai lati del portone si affacciarono fuori. Thorin rimase a osservare l’ingresso di due dei loro ospiti, Alexander e Vermion, con la sensazione di essersi perso qualcosa.
<< Perdona l’ora tarda, maestà, ma il mio consigliere ha pensato fosse meglio togliersi subito il pensiero >>esordì Alexander.
<< Non dirmi che dovete già lasciarci: avevamo stabilito che sareste tornati a Minhiator a fine settembre >>esclamò Thror.
Con un gesto che tradiva una certa insofferenza, Alex fece avanzare Vermion, che parlò tenendo lo sguardo rispettosamente chino sui primo gradini della pedana del trono.
<< Maestà, di recente si è presentata un’occasione che, temo, ci costringerà ad abbreviare il nostro soggiorno nel vostro magnifico regno >>
<< Niente meno! >>commentò il re.<< E di cosa si tratta? >>
Vermion guardò Alex quasi a chiedere il permesso di continuare. Il giovane annuì, senza espressione.
<< Ci auguriamo che presto il matrimonio della mia giovane signora possa allietare l’arrivo dell’autunno, maestà >>
<< Matrimonio >>ripeté Thror, scambiando un’occhiata col figlio e il nipote, che a stento trattenne la sorpresa per la rapidità con cui quella notizia era stata resa pubblica.<< Alexander, non mi avevi parlato di alcun matrimonio. E, Thorin, tu ne sapevi qualcosa? >>
<< Nulla, maestà >>mentì Thorin, senza lasciarsi sfuggire la nota di sollievo nella voce del nonno.
<< E’ stato improvviso e inaspettato anche per me >>ammise Alex.<< Ho ricevuto un messaggio da parte di un conoscente solo due giorni fa, con la proposta per mia cugina. E, considerando che siamo distanti da Minhiator, non ho potuto perder tempo. Perciò, volevo chiederti il permesso di anticipare il nostro rientro, quando sarà il momento >>
<< Nessun problema, caro ragazzo, se non volete perdere tempo >>annuì il re.<< Anzi, se doveste aver bisogno di qualcosa – un messaggero per Minhiator, cavalli o altro – non esitare a chiedermelo >>
Alex lo ringraziò con un profondo inchino:<< Cercheremo di arrecarvi meno disturbo possibile >>
Thror sorrise con fare paterno:<< Sono lieto che almeno tua cugina sia così saggia da accettare una responsabilità così grande >>e scoccò al nipote uno sguardo significativo.
Thorin si sforzò di non alzare gli occhi al cielo: ci mancava solo che a Thror venisse in mente di combinargli un matrimonio!
<< Allora, Alexander, ti porgo i miei auguri a nome di tutta la famiglia, ma spero vi tratterrete ancora per molti giorni >>
Alex e Vermion si congedarono, con espressioni diverse sul volto. Quando rimasero soli, Thror sospirò, colpito.
<< Poveri umani >>osservò Thrain.<< Devono fare i conti con una vita estremamente breve, ed ecco che sono costretti a pianificare persino un matrimonio >>
<< A volte, un progetto ben pianificato è la soluzione migliore >>replicò il re.
Thorin sentì ancora il suo sguardo su di sé: esasperato e ben deciso a non innescare una nuova discussione, chiese di potersi ritirare.
<< Va’ pure, ragazzo >>Thror si accarezzò ancora la barba, osservandolo pensoso e, prima che Thorin uscisse, esclamò:<< Domani voglio che tu vada a controllare le terre a nord del Lago Lungo: gli orchi sono tornati a farsi inquieti. Come vedi, sono aggiornato su quanto accade nel mio regno >>
 
I giorni seguenti trascorsero in un’atmosfera più ingrigita: nonostante Thror non avesse saputo nulla dell’iniziativa di Frerin, questo non osò più proporre altre escursioni ai suoi ospiti. Il loro soggiornò passò visitando Erebor da cima a fondo e, se Frerin o Dìs non potevano accompagnarli, trovavano altri nani più che disponibili a far loro da ciceroni.
L’estate era nel pieno del suo splendore: i temporali turbavano poco l’immobilità dei boschi e delle colline che circondavano la Montagna Solitaria e, salendo sui punti di vedetta, si poteva distinguere la superficie priva di increspature del Lago Lungo. Si trovavano a Erebor da circa dieci giorni, e Marina adesso si sentiva più sicura ad andarsene in giro da sola.
Si era presto abituata alla magnificenza della città dei nani, ma iniziava a sentire nostalgia dell’aria aperta. Fu questo a spingerla a uscire da sola, quel pomeriggio, per andare a passeggiare lungo il ballatoio che girava come una corona sul lato ovest dell’Ingresso e scendeva ripido in una zona ricca di faggi. Faceva molto caldo, ma Marina respirò a pieni polmoni, beandosi del tocco del sole sulla pelle. Non un alito di vento muoveva l’aria, tanto che l’orizzonte era appannato a una confusa patina afosa.
La ragazza si appoggiò al parapetto di roccia color sabbia, e sentì lo stomaco contrarsi sgradevolmente mentre guardava lontano, in direzione di Minhiator. In quei giorni aveva cercato di non pensare a cosa l’aspettava, né Alex vi aveva più fatto cenno. Eppure, Marina non osava dare tutto per perso: Philip non aveva ancora risposto, e lei poteva sperare che non acconsentisse a quel matrimonio scellerato. E, dopotutto, non sapeva ancora cosa ne pensavano i suoi genitori.
Un rumore di passi rapidi e pesanti le annunciò l’arrivo di qualcuno: a quell’ora il ballatoio non era molto trafficato. Infatti, l’unico che sembrava aver auto il coraggio di uscire a quell’ora calda era Bofur. Il pover giocattolaio stava risalendo dal faggeto con una cassetta colma di rami e robusti ciocchi, oltre che con un’ascia e una sega ben legate a una corda che gli passava dal petto al dorso.
<< Prendi il sole? >>la salutò fra uno sbuffo e l’altro. Posò la cassetta, si sfilò il cappello e si asciugò la fronte.
<< Perché non lo togli? >>gli chiese Marina: il cappello sembrava un pezzo di pelo lasciato ammollo nell’acqua.
<< Ci sono affezionato >>rispose Bofur, senza molta logica.<< Fa caldo qui, eh? Volevo tagliare un po’ più di legna, ma laggiù si soffoca >>
<< La userai tutta per fare giocattoli? >>
<< Anche utensili, in realtà >>Il nano si dondolò avanti e indietro, prendendo quell’aria compiaciuta di quando parlava del suo lavoro.<< Tu, invece? Perché stai qua fuori quando dentro c’è quella bell’arietta fresca? >>
<< Facevo due passi >>Marina sentiva che avrebbe potuto urtare la sua sensibilità di nano se gli avesse confessato che non ce la faceva più a starsene chiusa nella Montagna.
<< Ah, quanto invidio voi donne. A parte il matrimonio, non avete altre preoccupazioni come il lavoro >>esclamò ingenuamente Bofur.
Marina ebbe l’impressione di esser stata colpita da qualcosa di grande e spigoloso, ma inghiottì quel che pensava sui matrimoni: non sarebbe stato corretto sfogarsi con Bofur. Il giocattolaio non fece caso al suo silenzio, e anzi lo interpretò come un assenso su quanto aveva detto perciò, ripresa la cassetta, disse:<< Stasera c’è uno spettacolino nella piazza davanti la mia bottega. Dillo anche agli altri. Forse verranno anche Thorin e Frerin >>
<< Verremo >>gli promise Marina, rendendosi conto solo allora di aver visto Thorin pochissime volte, negli ultimi giorni.
Quando più tardi tornò a palazzo trovò i suoi amici ad allenarsi in duello a turni insieme al rampollo più giovane. Annunciò l’invito per quella sera, e Frerin si batté una mano sulla fronte.
<< Che stupido! Avevo dimenticato di dirvelo! Nella seconda metà dell’estate a Erebor teniamo degli spettacoli. Sono come le vostre fiere, più o meno, anche se scorre molta più birra. Vi accompagnerò >>concluse evitando all’ultimo un affondo di Rio.
<< Verranno anche i tuoi fratelli? >>
<< Dìs senza dubbio, e ci trascinerà anche Filer. Ma Thorin non so se ce la farà. Non è ancora rientrato >>rispose Frerin, perplesso, e pagò quell’attimo di distrazione con un disarmo imbarazzante.
<< Ci parlavi di orchi, prima >>Will si fece avanti, la spada levata, in attesa che il nano recuperasse la propria.
<< Sono lontani, ma comunque ci sono. Vogliamo distruggere ogni focolaio prima che possano scendere a sud. Se dovesse esserci qualche attacco, partirò anch’io con mio fratello >>
Marina si sedette accanto ad Alex e Rio a osservare i due battersi il più seriamente che potevano, anche se a ogni colpo fallito o scivolone non riuscivano a trattenere le risate.
<< Verrai anche tu, stasera? >>chiese d’un tratto Marina al cugino.
<< Certo, che domande >>rispose lui, colpito dalla sua freddezza.<< Ce l’hai ancora con me >>
<< Non vedo perché dovrei >>sibilò Marina. Alex e Rio si scambiarono un’occhiata, ma il ragazzo moro non mostrò alcuna solidarietà all’amico: anche lui non gli aveva perdonato l’idea del matrimonio.
Rimasero fuori fino al tramonto, quando, dopo un intero pomeriggio di allenamenti, Frerin e i ragazzi decisero di andare a prepararsi per la festa.
 
 

Angolino dell’autrice: Ehm… ehm… EHM! Mi vergogno a ripresentarmi così, dopo quasi un anno di silenzio su questa fanfic ma… ecco, l’ispirazione faticava a tornare e forse è stato l’aver visto La battaglia delle cinque armate a sbloccarmi definitivamente. Perciò, vi chiedo umilmente perdono e vi ringrazio se riprenderete a seguire Il pegno nonostante il ritardo madornale (si prostra)! Il capitolo è di transizione e spero vi tenga occupati fino al prossimo.
Di nuovo, scusate e grazie per la pazienza (continua a prostrarsi)! >.<

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Capitolo 9
*** L'assedio di Erebor ***


CAPITOLO IX
 

Angolino dell’autrice: sì, stavolta mi anticipo così da non rompervi le scatole alla fine. Per farmi perdonare l’immensa pausa di due capitoli fa, ho aggiornato subito, e spero che il capitolo via piaccia. Ha un ritmo piuttosto veloce e ancora pochi dialoghi, ma è la premessa a quanto avverrà poi fra Thorin e Marina. Tanto che ho voluto sperimentare e riportare i loro punti di vista già in questo capitolo, e mi auguro che il risultato sia armonico. Qui mi servivano anche i pensieri di Thorin, anche se hanno ancora poco spazio.
Detto ciò, vi lascio alla lettura e ringrazio in anticipo chi leggerà fino alla fine, metterà la storia fra le seguite, commenterà e non mi tirerà addosso qualche pomodoro!
Ah, prima che mi dimentichi: buon anno nuovo a tutti! ^___^

 
 
 
Da ore Erebor risuonava dell’allegro suono di flauti, violini e arpe che si univa ai canti dei nani, nella piccola piazza su cui si affacciava la bottega di Clus e nelle strade che da essa si diramavano. Bancarelle di dolci erano state allestite accanto a lunghi tavoli su cui troneggiavano piatti di carne alla brace e verdure estive acquistate a Dale. Barili di birra vuotati venivano rapidamente fatti rotolare in un angolo per lasciare spazio a barili ancora straripanti.
Marina, Will, Rio e Alex si facevano strada come meglio potevano fra la calca di bambini che giocavano ovunque capitasse e comitive di nani adulti che ridevano e bevevano schizzando birra dappertutto. Vermion li seguiva con l'aria cupa di chi si sente fuori posto. I ragazzi riuscirono a scorgere alcuni nani che conoscevano seduti a un tavolo, circondati da boccali e taglieri colmi di salumi.
<< Ben arrivati! >>li accolse caloroso Bofur. Diede una gomitata a un nano di nome Nori per far posto agli altri, cui porsero subito piatti e bicchieri.
Ma Marina era molto più attratta dalla festa che da tutto quel cibo che scorreva a fiumi. Avevano trovato posto proprio davanti la bottega di Clus, e da lì potevano godere di un’ottima vista dei balli allegri e sfrenati della gente di Erebor. Nulla in confronto alle danze serie e composte degli uomini. Marina si estraniò dalla conversazione fra i suoi amici e i nani, catturata da quell’atmosfera: pur essendoci tante persone lo spazio non sembrava finire mai, sotto la luce calda di lampioni e lampade appese a fili che correvano da un palazzo all’altro.
<< Vuoi ballare? >>
La ragazza alzò lo sguardo su Frerin, sorpresa: non si era affatto accorta del suo arrivo. Accettò, e il suo piacere aumentò quando notò lo sguardo ancor più cupo di Vermion.
Muoversi a quel ritmo vivace fu un sollievo, per lei. Non c’erano vere regole per ballare: i piedi parevano muoversi da soli, come un tutt’uno con la musica. Solo di tanto in tanto Frerin la prendeva per mano per farla volteggiare a tradimento e provocare un po’ di confusione fra gli altri ballerini. Senza volerlo, Marina si ritrovò a paragonarlo a Thorin: così simili eppure con caratteri tanto diversi… I loro sguardi, adesso che aveva un’ottima scusa per incrociare a lungo quello di Frerin, non avevano la stessa intensità. Frerin aveva ancora la sfacciataggine della gioventù, mentre gli occhi di Thorin erano sempre curvi in un’espressione severa, che però sembrava celare sentimenti più profondi. O era lei che correva troppo con la fantasia?
Si fermarono solo quando rimasero senza fiato e i piedi iniziarono a dolere seriamente. Frerin ricondusse Marina al tavolo, dove si era aggiunta Dìs.
<< Ti piace la festa? >>domandò sorridente notando il volto arrossato e il fiato corto della ragazza.
<< Moltissimo. Da noi è raro avere feste così… sfrenate >>
Dìs rise soddisfatta, accarezzandosi il pancione.
<< Dov’è Filer? >>le chiese Frerin allungando la mano verso un boccale di birra incustodito.
<< E’ andato ad accogliere Thorin >>Sul volto della principessa comparve un’ombra.<< Spero riporti buone notizie. Ah, ora che ricordo… Alexander, ho saputo che tornerete a Minhiator prima del previsto. Avete già fissato una data? >>
Alex guardò rapidamente Marina, che però a quelle parole distolse lo sguardo e lo tenne risolutamente fisso sui nani che ballavano.
<< Rientreremo a inizio settembre. Philip deve ancora rispondermi >>
<< La sua risposta sarà già in viaggio >>intervenne Vermion.
<< E chi è il fortunato? >>Stavolta, Dìs si rivolse direttamente a Marina, ma fu sempre Vermion a risponderle con una prontezza disarmante.
<< Il figlio del governatore di Dale. E’ un giovanotto estremamente portato per il buon governo, o, perlomeno, questa è la sua fama >>concluse il consigliere con una risata leggera.
<< Al consigliere piacciono i politici >>non riuscì a trattenersi Marina, con voce soave e senza degnarlo di uno sguardo.
Probabilmente Dìs percepì la vibrazione della sua voce o colse l’espressione allarmata di Alex, perché si affrettò a dire:<< Mio nonno ha sempre tenuto in gran considerazione Dale e i suoi governatori. Non dubito che il ragazzo sappia cavarsela al comando di una città. Vorrei tanto che anche i miei fratelli si decidessero a dare una discendenza al trono di Erebor, ma loro sono più guerrieri che politici >>
<< So che i nani prendono sul serio questioni come il matrimonio >>disse Alex, con un’occhiata cauta alla cugina.
<< Ci innamoriamo una sola volta >>annuì Dìs,<< e la persona amata diventa preziosa quanto un gioiello. Non la perderemmo per alcun motivo >>
Marina non ne poté più: con la massima disinvoltura che riuscì a simulare, scattò in piedi e si giustificò dicendo che aveva bisogno di fare due passi.
I nani continuavano a danzare, altri aprivano nuovi barili di birra o trasportavano pesanti vassoi. Ovunque si udivano musica e voci allegre. Mai come quella sera Marina desiderò non tornare a casa: il solo pensiero di Minhiator la ripugnava. Stava iniziando a chiedersi cosa avrebbe potuto inventarsi per restare a Erebor quando scorse tra la folla Thorin.
Il principe non la vide, tanto era concentrato mentre si dirigeva con decisione verso i fratelli. Fu l’espressione accigliata che si dipinse sul volto di Frerin mentre Thorin gli parlava a convincere Marina a tornare indietro. Quando ebbe raggiunto il tavolo, però, Thorin e Frerin già si erano allontanati.
<< Stai bene? >>le chiese Dìs, che evidentemente voleva rimediare all’effetto che il discorso di prima aveva avuto sulla ragazza.
Marina annuì distratta e accennò alla sedia lasciata vuota da Frerin.<< È  successo qualcosa? >>
<< Gli orchi >>sospirò la principessa, stringendosi le mani sul ventre come a voler proteggere il figlio anche solo da quelle parole.
Thorin e Frerin tornarono dopo pochi minuti.
<< Andiamo dal re, a quest’ora Dwalin l’avrà avvertito >>disse Thorin.<< Alexander, vieni anche tu >>
Alex scattò in piedi, la fronte aggrottata, e Marina non esitò a seguirlo. Davanti al suo sguardo accigliato disse soltanto:<< Sono pur sempre un’ambasciatrice di Minhiator, ricordi? >>
Thorin la guardò per un solo istante. Annuì, prima di precederli di fretta fino al palazzo. Nella sala del trono erano radunati tutti i consiglieri della corona, fra i quali Balin. Thror passeggiava avanti e indietro, mentre suo figlio e Filer sedevano pensierosi, cercando di ascoltare le opinioni di tutti i consiglieri.
All’entrata di Thorin, Alex e Marina Thror si fermò.
<< È vero? Gli orchi sono davvero a meno di dieci miglia da qui? >>
<< Almeno un migliaio di orchi, armati per combattere >>confermò Thorin.
<< Dobbiamo inviare almeno il doppio degli uomini, sire >>esclamò un consigliere.
<< E rafforzare la guardia a ogni ingresso >>aggiunse un altro.
<< Come sono equipaggiati? >>chiese Thror.
<< Sono armati di mannaie e sciabole, nessuna catapulta, ariete o altro, comunque. E sono tutti a piedi, anche se abbiamo trovato alcune tracce di Mannari >>
<< E pensano di attaccarci solo con questi mezzi? >>A Thrain venne quasi da ridere.
<< Sono pur sempre centinaia di orchi, e non escludiamo possano esser raggiunti da altri a cavallo di Mannari >>ribatté Thorin.<< Non dobbiamo farli avvicinare alla Montagna. Ho lasciato alcuni nani sul lato nord-ovest, ma da soli non potranno nulla se verranno attaccati >>
Thror lanciò uno sguardo truce all’Arkengemma prima di farlo scorrere sulla sala, in silenziosa in attesa.
<< Date ordine all’esercito di prepararsi a combattere. Duemila nani marceranno a nord a fermare gli orchi. All’Ingresso voglio la guardia raddoppiata. Chiudete ogni altro passaggio. Quella feccia non dovrà sfiorare un singolo sasso di questa montagna! >>
Thorin, Frerin, Filer e Dwalin si inchinarono e uscirono rapidi. Nel superarla, Thorin si soffermò un secondo in più su Marina, e il modo in cui la guardò la allarmò più di tutto il resto. Quel contatto fu però troppo breve perché lei potesse coglierne il significato. Senza accorgersene, Marina seguì Thorin con lo sguardo finché non fu sparito oltre i possenti archi di pietra.
<< In questa situazione sono costretto a rimandarvi subito a Minhiator, Alexander >>La voce di Thror la fece rigirare di scatto.<< Sarei un pessimo ospite se vi facessi restare in un momento tanto pericoloso >>
<< In realtà, sire >>intervenne Balin con voce calma,<< la Montagna al momento è il posto più sicuro. I nostri ospiti sono in cinque: non potranno muoversi tanto velocemente da mettere una distanza di sicurezza sufficiente con Erebor >>
Thror dovette riconoscere la saggezza di quell’osservazione.
<< Inoltre, maestà, io non sarei un buon alleato se scappassi proprio nel momento del bisogno >>aggiunse Alex.<< Permettimi di combattere al fianco dei tuoi >>
Il re inarcò le sopracciglia così tanto che sollevarono la corona.
<< Non potrei mai chiedertelo. E, dopotutto, con duemila nani dovremo cavarcela senza alcun problema >>
<< Vorrei che Minhiator facesse la propria parte e si sdebitasse per l’aiuto che le diede Erebor >>insistette Alex.
<< Alexander potrebbe affiancare la retroguardia >>propose Thrain. I consiglieri annuirono con un basso mormorio.
In netta minoranza, Thror si vide costretto ad accettare.
<< Andrai con Balin, allora. Se anche i tuoi amici vorranno aiutare potrete rivolgervi a lui. Tua cugina e il tuo consigliere resteranno al sicuro qui >>
<< Io vengo con te >>esclamò Marina non appena uscirono dal palazzo.
<< No, non sei a Minhiator, non conosci queste terre >>Alex scosse la testa risoluto e con un’espressione seria che Marina gli aveva visto davvero poche volte.
<< Non ci vorrà molto >>la rassicurò Balin.<< E la retroguardia non dovrà neanche combattere, fidati di me >>
Marina però non si sentiva sicura, nonostante il tono fiducioso del vecchio nano.
<< Torna nelle tue stanze! >>sbottò Alex mentre lei continuava a seguirli.<< Vermion ti raggiungerà presto >>Ma, prima che corresse via insieme a Balin, Marina fu certa di aver visto un sorriso sul viso del cugino.
I suoni della festa, che giungevano fin lì amplificati oltre i ponti e le scalinate, cessarono quasi tutti nello stesso istante e, per qualche secondo, la Montagna sprofondò nel silenzio. Poi, un vociare concitato e un pesante rumore di passi e bancarelle smantellate annunciarono che i nani avrebbero fatto subito ritorno a casa.
Nient’affatto desiderosa di ritrovarsi da sola con Vermion, Marina corse in camera sua. Ignorando gli ordini delle guardie che giungevano dal basso, tirò fuori la spada e la mise accanto al letto, pregando in cuor suo che le previsioni di Balin si avverassero.

***
 
L’alba seguente sorse facendosi strada attraverso una gelida nebbia, che a malapena riusciva a fendere. Fra gli alberi della foresta a nord di Erebor restavano le carcasse degli orchi cui i nani avevano dato fuoco e dalle quali si levavano ancora sottili fili di fumo.
Seduto ai piedi di una quercia, Thorin tirava grosse boccate dalla pipa, osservando con cupa soddisfazione quello spettacolo. Non un nano era caduto in quella notte di battaglia, e pochi erano i feriti in maniera seria.
A pochi passi di distanza alla sua sinistra, Dwalin e i fratelli Dori e Nori esaminavano le armi e le armature sottratte agli orchi e ora accatastate in due pile alte ciascuna circa un metro.
<< Sono recuperabili? >>chiese Thorin.
Dwalin alzò le spalle, scettico. Aveva ancora capo e viso sporchi di terra e sangue.
<< Sono di fattura degli orchi, ma ci si potrebbe ricavare qualcosa >>
Dori scosse con un piede, come temendo di sporcarsi, un tozzo elmo nero simile a una pignatta.
<< Io propongo di bruciare anche questa robaccia >>
<< Se il metallo si può ancora fondere e riusare sarebbe un peccato sprecarlo >>bofonchiò Nori grattandosi la testa.
Thorin spostò lo sguardo in direzione di Erebor. Le pendici erano nascoste dalla cortina di nebbia, ma già le vette innevate erano baciate dal primo sole di quel giorno. Una calma piatta aleggiava su quelle terre, talmente piatta da risultare anomala dopo una notte di sangue.
Troppo calmo, pensò Thorin, tirando l’ultima boccata. Non si sentiva affatto tranquillo. In passato aveva affrontato varie volte gli orchi: sapeva quanto fossero scrupolosi nel preparare piani di battaglia, perciò non poteva credere che quei mille di cui non restavano altro che le ceneri fossero tutti quelli mandati contro Erebor. E non poteva credere che avessero elaborato un piano così scarso che prevedeva di attaccare solo sullo stesso versante.
<< Doveva trattarsi di un semplice focolaio >>Filer osservò gli alberi attorno a loro.<< Non avevano neanche un vero capo >>
<< Pensi siano stati mandati in avanscoperta? >>
<< Non lo escludo. Tuo fratello è andato a controllare che non ne arrivino altri da nord >>
<< Chi abbiamo a est? >>
<< Gloin e Oin, anche se quella strada non mi preoccupa: non è battuta dagli orchi da tempo >>
Un suono basso e pesante, simile a un ruggito nato dalla terra, perforò la nebbia e fece sobbalzare l’intero esercito, mettendo tutti a tacere. Thorin scattò in piedi, imprecando. Non erano i corni dei nani di Frerin.
L’allarme veniva dalla Montagna.
***
 
Erebor fu scossa dal suono cavernoso dell’allarme. Ancora non si era spento l’ultimo eco che gli arcieri allineati sul ballatoio dell’Ingresso avevano incoccato le frecce, pronti a colpire qualsiasi cosa fosse emersa dalla nebbia.
<< Dietro il portone sono stati disposti almeno sessanta soldati >>riferì Vermion, ansante.
<< Hai visto Alex e gli altri? >>
<< Sono fra i soldati nell’Ingresso, mia signora >>
Marina si strinse nel mantello e si affacciò alla finestra, invano: da quella distanza poteva solo scorgere file compatte di armature scure con le spade sguainate, simili a un immenso istrice in attesa. Vermion, che era corso a controllare di persona la situazione, stava ancora riprendendo fiato.
<< Non pensavo che gli orchi sarebbero riusciti ad arrivare fin qui >>commentò.
<< Se entrano dovremo difenderci >>Marina parlò inconsciamente, rivolta più a se stessa, e se ne accorse troppo tardi.
Vermion si spostò davanti la porta e piantò lo sguardo sulla sua schiena, simile a una statua. La ragazza represse un brivido: intrappolata in camera con Vermion. Cosa aveva fatto di male per meritarselo?
<< Non vorrà ripetere le sue eroiche azioni anche qui, vero? >>domandò il consigliere con voce forzatamente calma.
<< Lo sa anche lei che dovremo esser pronti a combattere se gli orchi riusciranno a entrare >>sbottò Marina.<< Non me ne starò qui mentre Alex e i miei amici rischiano la vita. E neanche lei dovrebbe >>aggiunse, voltandosi.
Alla luce delle candele vide Vermion arrossire.
<< Non siamo fatti per combattere, io e lei. Resteremo a palazzo: è l’ultimo luogo che potrebbe cedere, in questa situazione >>
Una cacofonia di voci naniche costrinse Marina a tornare a guardar fuori. Poteva vedere i soldati nell’ingresso ancora immobili, ma dal ballatoio esterno, oltre alle urla di comando, riuscì a distinguere anche il sibilo delle frecce. E, con un singulto, ringhi e urla furenti.
<< Cosa succede? >>esclamò Vermion senza staccarsi dalla porta.
<< Hanno iniziato >>Marina si domandò in che posizione si trovassero Alex, Rio e Will. Le venne un’idea.<< Adesso, può lasciarmi, Vermion >>
<< Non credo sia il caso >>
<< Come ha detto anche lei, il palazzo è il luogo più sicuro di tutta Erebor, e non essendo più una bambina credo d’essere capace a sopportare l’attesa anche da sola >>Marina parlò con tutta la lentezza di cui fu capace, scandendo bene le parole. Poteva quasi vedere Vermion rodersi nell’indecisione, ma non ricevette risposta.
Stava quasi per perdere ogni speranza quando lo udì cedere, alterato:<< Non dimentichi che non la perderò di vista >>
Dopo che Vermion si fu richiuso la porta alle spalle, Marina contò fino a venti secondi. Poi, cercando di non far rumore, corse a vestirsi e allacciarsi la spada alla cintura. Dentro di lei una vocina le urlava di non aprire la porta, tentava di convincerla che Vermion aveva ragione: anche se gli orchi fossero riusciti a entrare, Thror non avrebbe mai permesso che raggiungessero il palazzo.
Sessanta secondi, contò Marina mentre sgattaiolava leggera lungo il corridoio, la mano serrata attorno alla spada per impedirle di urtare qualcosa.
Vermion doveva essere rientrato nella sua stanza, perché non lo incrociò da nessuna parte.
Torna indietro!, le urlò ancora la vocina, ma fu messa a tacere dal martellare del suo cuore. Non poteva restarsene lì, placida, mentre Alex e gli altri avrebbero dovuto combattere.
Non incontrò nessuno fino all’atrio, dove, affacciandosi a una sottile finestra, vide una folta schiera di guardie all’inizio e alla fine del ponte che conduceva al palazzo.
Marina cercò di farsi venire un’idea, mentre sentiva montare la rabbia e la frustrazione e la vocina esultava: non sarebbe mai riuscita a passare.
Urla acute, vicine e lontane, quasi la fecero saltare dallo spavento. Le guardie sparirono oltre il ponte, lance in pugno.
Non perse tempo. Aprì il portone quel minimo che le bastava per sgusciar fuori e si ritrovò sotto una pioggia di ordini in lingua nanica inframmezzati dallo sferragliare delle armature.
Col senno di poi, capì di essere stata incredibilmente fortunata a eludere le guardie rimaste sul ponte, approfittando della loro distrazione per l’annuncio – come scoprì più tardi – dell’arrivo di Thror.
Le gambe la condussero quasi automaticamente sul ponte principale, dove si arrestò, inorridita. Il portone ancora ermeticamente chiuso sulle prime la ingannò, ma capì presto che qualcosa non andava.
Centinaia di nani si stavano riversando in strada dalle abitazioni, armati di asce, spade e archi, per correre a dar manforte ai soldati. Gli orchi erano riusciti ad arrampicarsi sul ballatoio esterno e alcuni di loro già erano saltati dentro, a cavallo di Mannari dal pelo irto. I loro ringhi vibranti la inchiodarono lì, a metà del ponte, e nessuno le badò. L’Ingresso si stava trasformando in un campo di battaglia in cui bestie e cavalieri atterravano chiunque incontrassero, schiacciando elmi e spade.
Con un brivido, Marina riconobbe due figure alte e familiari in mezzo alla ressa di nani e orchi. Sfoderò la spada e corse giù. Ai piedi della scalinata individuò Will alle prese con un orco color fango. Senza pensarci due volte, puntò dritta alla sua schiena, sollevando la spada a due mani e conficcandola poco più sopra del gonnellino sudicio che quello teneva legato in vita. Dovette fare uno sforzo enorme per ritirare la spada.
L’orco ululò di dolore e sorpresa, e quell’attimo di distrazione permise a Will di finirlo.
<< Che diavolo ci fai qui? >>strillò quando riconobbe l’amica. Ma prima che lei potesse rispondere la scansò bruscamente e parò il fendente di un secondo orco.
Un ringhio molto vicino costrinse Marina a distogliere l’attenzione da Will. A pochi passi da loro un mannaro era stato circondato da una decina di nani. Gli occhi gialli da felino saettavano da un volto all’altro in cerca di una via di fuga.
Will l’afferrò per un braccio e la trascinò verso le scale.<< Torna a palazzo! >>
Orchi e Mannari continuavano a entrare dal ballatoio, facendo crollare al suolo gli arcieri.
Un corno giunse fino a loro sovrastando ogni altro rumore. Balin, fra i pochi ancora sul ballatoio, mozzò la testa a un orco e ordinò di aprire il portone.
Marina sentì la mano di Will tremare sul suo braccio, ma non ebbero il tempo di pensare, perché in quel momento accaddero molte cose. I corni dei nani risuonarono dentro e fuori la Montagna, precedendo i soldati guidati da Thror e Thrain che scendevano come una valanga dal cuore di Erebor e quelli di Thorin, che proruppero attraverso il portone preceduti da possenti urla di guerra.

***
 
La situazione a Erebor era peggiore di quanto si era aspettato, ma Thorin ancora non se la sentiva di disperare. Al suono dell’allarme erano balzati tutti in sella agli arieti corazzati, spronandoli fino allo sfinimento per coprire quelle dieci miglia che li separavano dalla Montagna.
Nani e orchi giacevano fuori dalle Porte e nell’Ingresso, mentre i Mannari erano ancora quasi tutti in piedi e in vigore. L’arrivo congiunto delle forze dei sovrani in un primo momento disorientò i combattenti. I nani furono più svelti a riprendersi. Approfittarono della confusione per abbattere i loro nemici, mentre la marea di nani guidata da Thror investiva in pieno i Mannari.
Il clangore, le urla e i ringhi divennero assordanti. Thorin abbatteva la possente spada senza soffermarsi più di due secondi sull’avversario, e passava come una furia al successivo, calcolando dentro di sé quanti ne potevano restare ancora.
Finché non vide qualcuno che lì non avrebbe proprio dovuto esserci. A una prima occhiata credette di essersi sbagliato, ma il violento sobbalzo del suo cuore gli fece realizzare subito di aver riconosciuto Marina. Decapitò l’orco che aveva davanti e corse dalla ragazza, a circa metà della scalinata principale, mentre teneva testa a un mostro alto quasi il doppio di lei. Thorin la vide schivare per un soffio un fendente, sollevare quella minuscola spada verso il ventre dell’orco e vacillare sotto l’urto.
L’orco grugnì e tentò di scrollarsela di dosso. Marina ritirò l’arma e si preparò a colpire di nuovo, ma fu lenta. Fu scagliata contro la balaustra di pietra da un possente braccio coperto di peluria, e quasi rischiò di ruzzolare dall’altro lato della scalinata.
Thorin colpì l’orco sul fianco destro, affondando la spada fin quasi all’elsa, finché non sentì quel maledetto essere irrigidirsi e lasciar andare la sciabola. Ritirò la spada prima che quello gli crollasse addosso.
Rialzò lo sguardo sulla ragazza. Sembrava illesa. Teneva ancora la spada salda in pugno.
<< Stai bene? >>le chiese soltanto.
Marina annuì, un gesto così semplice e tuttavia così irritante, in un momento come quello. Thorin l’avrebbe volentieri rispedita a palazzo, ma sapeva che non sarebbe mai riuscita a tornarci né lui poteva perder tempo a escogitare un piano.
La battaglia attorno a loro ancora infuriava, ma le voci dei nani aumentavano di tono ed erano pregne di speranza. Gli orchi non riuscivano a superare il primo ponte che subito venivano fermati dalle forze guidate da Thrain: i loro corpi mutilati  e coperti di tagli venivano fatti precipitare nell’Ingresso. Uno di questi rotolò giù per la scalinata seguito da un secondo orco in fuga che costrinse Marina e Thorin a scattare in due diverse direzioni. La furia e lo spavento avevano confuso il mostro, che volse ripetutamente il capo dalla ragazza a Thorin, indeciso su chi colpire prima. Come spinti dalla medesima intuizione, Thorin e Marina gli si avventarono contro, chiudendogli ogni via di fuga.
Al di sopra del rumore della battaglia echeggiò un ordine nella lingua degli orchi: i superstiti richiamarono i pochi Mannari ancora vivi e si fecero largo tra i nani, per ritirarsi. Con un balzo, Thorin spinse Marina giù per le scale e la fece appiattire contro una parete per evitare che venisse travolta da alcuni orchi che ridiscendevano dal ponte. Molti nani balzarono di lato per non farsi travolgere a loro volta mentre, come un fiume in piena, orchi e Mannari uscivano dalla Montagna.
<< Non fateli scappare! >>ruggì la voce di Thror da un punto imprecisato dell’Ingresso.
Balin e Frerin richiamarono gli arcieri sul ballatoio esterno. Una pioggia di frecce abbatté i nemici prima che potessero fare più di dieci metri. Con un urlo possente, Thorin si lanciò al loro inseguimento, seguito dai parenti, Dwalin, i soldati e gli altri nani.
Un ultimo, tremante rumore di spade che squarciano carne e pelli, poi il silenzio.

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Capitolo 10
*** Allenamento nel bosco ***


Erebor non osò cantar vittoria fino a quando Thorin, Frerin e i loro uomini non rientrarono a pomeriggio inoltrato annunciando di non aver trovato altre piste di orchi. Quelli uccisi erano stati trasportati lontano dalla Montagna e bruciati insieme alle carcasse dei Mannari. La lenta e densa colonna di fumo che si levò sarebbe stata visibile per miglia, ma il vento la disperse in fretta, portandosi dietro il pesante odore di cadaveri arsi.
Marina venne a sapere tutto questo da Will, mentre si preparava per i festeggiamenti di quella sera – ancora sorpresa di esservi stata ammessa. Quando fu chiaro che gli orchi erano stati tutti sconfitti si era ritrovata al centro di una folla ululante di gioia che la sballottava da una parte all’altra mentre i nani si abbracciavano o correvano andare la notizia a casa. In quella ressa Marina riuscì a riabbracciare Alex, sporco e scarmigliato, ma illeso. E naturalmente furioso per essersela ritrovata davanti, con spada e vestiti sporchi di sangue d’orco, ma l’arrivo di Rio e Will ritardarono la sfuriata. Anche perché, per almeno un’ora furono tutti presi dall’euforia collettiva e dalle direttive di Thrain per poter parlare o discutere da soli. Quando il principe ebbe terminato di impartire ordini fece chiamare i suoi ospiti e li ricondusse a palazzo, dove Thror era rientrato poco dopo la battaglia.
<< Aspetto che i miei nipoti rientrino dalla perlustrazione: non mi sentirò tranquillo finché non saprò che abbiamo ucciso ogni singolo, dannato orco e quelle bestie che si portano dietro >>spiegò il re mentre con la mano ravvivava la folta chioma grigio ferro appiattita dall’elmo.<< Ma lasciate che vi ringrazi, Alexander. Vi ho scorti in battaglia, e mai sono stato tanto felice che i miei ospiti abbiano lottato al nostro fianco! >>
Alex, Rio e Will lo ringraziarono con un inchino, e fu allora che Thror notò Marina, alle loro spalle. Nel posarsi sulla spada che la giovane ancora stringeva in mano, gli occhi gli si illuminarono.
<< Mi avevano raccontato del tuo coraggio, ragazza, ma questo va oltre le mie aspettative. Quanti orchi hai ucciso? >>
Marina esitò, anche se il tono del re era incoraggiante.
<< Meno di quanti avrei voluto, sire >>rispose diplomaticamente.
Thror e Thrain scoppiarono a ridere mentre Alex le rivolgeva un’occhiataccia.
<< Se è la prima volta che partecipi a una battaglia devi esser fiera di aver ucciso anche un solo orco e di potercelo raccontare >>esclamò Thrain.
<< Non avrebbe dovuto lasciare il vostro palazzo, mio signore >>fece Alex, camuffando al meglio il tono seccato.
Thror alzò le spalle:<< Se Dìs avesse fatto lo stesso mi sarei arrabbiato come te, ma non scoraggiare lo spirito guerriero di tua cugina. Ha onorato se stessa e noi, e il suo coraggio va tenuto in considerazione. Non è da tutti scegliere di abbandonare un luogo sicuro per andare a combattere >>
Marina sospirò sollevata, mentre si sentiva arrossire. Dopo un breve momento di riflessione, Alex dovette dar ragione ai sovrani. Ancora ridacchiando, Thror li invitò a riposare prima del ritorno di Thorin e Frerin.
Marina riuscì a scampare la sfuriata del cugino e, miracolosamente, anche quella di Vermion. Il consigliere corse loro incontro trafelato e balbettando per l’agitazione, e quando vide la ragazza quasi svenne dal sollievo. Ma Marina pagò quella fortuna con la promessa di restarsene in camera mentre gli altri sceglievano di aspettare i principi nell’Ingresso, insieme a molti altri nani.
<< La principessa non crederà a quello che avete fatto >>commentò Ès quella sera, mentre le pettinava i capelli.<< Una ragazza umana che se ne va a combattere gli orchi insieme ai nani! >>
<< Al re ha fatto piacere >>replicò Marina, punta sul vivo.<< La fate sembrare più grande di quello che è, tutti quanti. Le nane non sanno combattere? >>
<< Alcune sì, ma di solito, se dobbiamo occuparci di altro al di fuori della casa, ci diamo al commercio >>
<< Anche Dìs? >>esclamò Marina, perplessa.
<< Le donne della famiglia regnante vengono allenate tutte nell’ascia o nella spada >>rispose la dama con voce appena severa.<< Ma io non saprei difendermi con altro che una padella! >>
Marina rise insieme a Ès e ammirò il risultato del suo lavoro allo specchio. La dama le aveva acconciato alcune ciocche in sottili trecce che le cingevano la nuca per poi confondersi nella cascata castana.
<< Potreste anche passare per una di noi >>commentò soddisfatta Ès.
Marina arrossì, ma la dama aveva ragione: indossava un altro abito di Dìs, di seta lilla con un’ampia scollatura sulla schiena. Di colpo, non vide l’ora di ritrovarsi in mezzo ai festeggiamenti. 
 
Fu come se la festa della sera precedente non fosse mai stata interrotta. Quelle ore di ansia e lotta vennero spazzate via nel momento in cui Erebor fu sicura che non sarebbe più stata assalita. Ogni nano suonò e cucinò, tavoli, bancarelle e palchi furono riallestiti nella piazza, e in breve la Montagna tornò a risuonare di canti di gioia e vittoria.
Marina, Alex, Rio e Will presero parte ai festeggiamenti così come i principi e i loro guerrieri, ogni traccia di stanchezza subito svanita dal sollievo e dalla voglia di festeggiare la vita che continuava.
Come gli amici, Marina ballò con chiunque incrociasse, trascinata in giravolte allegre e chiassose dove. Vide perfino Bombur ballare cauto e rischiare più di una volta di travolgere i vicini. E, poco lontano, un altro gruppo di nani fra cui Dwalin, che fra un passo e l’altro sorseggiava birra da un grosso boccale, e Thorin. La fronte rilassata, l’energia che metteva nel ballare e ridere insieme a tutti gli altri, sembrava una persona completamente diversa da quella che Marina aveva visto fino a quel momento. Non un guerriero, un fabbro o un principe, ma solo un nano che si divertiva insieme agli altri.
Senza accorgersene, la ragazza si ritrovò a fissarlo, pur continuando a ballare nel gruppo in cui era finita, e a cercarlo ogni volta che qualcuno le bloccava la visuale. Non ne capiva il motivo, forse – semplicemente – non aveva mai visto Thorin ridere e divertirsi in quel modo.
Si sentì battere sulla spalla: Bofur le rivolse un breve e goffo inchino e le porse la mano. Ridendo, Marina accettò subito.
<< Complimenti per stamattina! T’ho vista abbattere un orco! >>urlò il giocattolaio per farsi sentire al di sopra della musica.
<< C’eri anche tu? >>
<< Naturale! Cosa avrei fatto se avessero distrutto la bottega di Clus? >>
Marina avrebbe voluto chiedergli se era riuscito a finire le statuine di legno su cui l’aveva visto lavorare, ma Bofur era troppo euforico per voler continuare a parlare. Afferrò la ragazza in quello che le sembrò un tentativo di valzer e che invece prese un ritmo talmente veloce che molti vicini si scansarono per la foga con cui ballavano.
Quando i musicisti si concessero un momento di pausa per andare a mangiare e bere, Bofur invitò Marina a raggiungere il fratello e altri nani, ma la ragazza non osò gettarsi in mezzo ai nani che, ora che la musica si era interrotta, si ammassarono attorno a tavoli e palchi bloccando ogni passaggio. Così, mentre il giocattolaio si gettava nella mischia con l’aria di divertirsi come non mai, lei si appoggiò al muro di una casa poco più discostata per riprendere fiato.
Alex, Rio e Will erano sparpagliati per la piazza: dal busto in su Marina li vedeva troneggiare oltre i nani, e quasi le venne da ridere per la bizzarria della scena. Poi, con la cosa dell’occhio, vide Thorin riuscire a staccarsi dalla calca e guardarsi intorno spaesato finché non la individuò. Con sorpresa, il principe puntò dritto su di lei, privo di alcuna esitazione.
Thorin si fermò davanti a lei, costringendola ad alzare lo sguardo, e, per un lungo secondo, si scrutarono negli occhi.
<< Stai bene? >>le chiese infine lui.
Marina fissò quegli occhi lucenti nella penombra, incerta su quel che aveva sentito. Annuì. Vide Thorin rilassare le spalle.
<< Non avresti dovuto farlo >>esordì senza giri di parole, ma non c’era traccia di rimprovero nella sua voce, anzi sembrava divertito.
<< Non volevo fare l’eroina o altro >>si giustificò subito Marina,<< ma non mi sarei data pace se Alex e gli altri fossero rimasti feriti in combattimento mentre io ero al sicuro a palazzo >>
Thorin la studiò con attenzione, soppesando quella risposta, e annuì solidale.
<< Mia sorella era preoccupata, quando Vermion non ti ha trovata. Ha detto che ti ha cercato per tutto il palazzo anche se era sicuro che fossi corsa giù nell’Ingresso >>continuò.
<< Non volevo far preoccupare nessuno! >>esclamò Marina, e di colpo si sentì invadere dall’imbarazzo. Cercò con lo sguardo Dìs fra la folla, certa che anche la principessa fosse alla festa, ma non la trovò.
<< Quando Dìs ha saputo che stavi bene si è calmata. Sappiamo tutti che non volevi far preoccupare nessuno >>la tranquillizzò Thorin, colpito dalla sua reazione. Esitò per una frazione di secondo, poi aggiunse:<< Sei stata brava, oggi >>
Marina sbatté le palpebre, sempre più disorientata. Thorin continuava a osservarla senza remora.
I musicisti ripresero a suonare, e moltissimi nani tornarono subito in pista con una foga, se possibile, più chiassosa di prima. Thorin rimase a osservarli a lungo, come pensieroso. Marina credette che sarebbe tornato a ballare, ma lo vide voltarsi nuovamente verso di lei, stavolta con più lentezza. Fissando un punto sopra la sua spalla, Thorin borbottò:<< Si stanno scatenando un po’ troppo, se volessimo sederci non riusciremmo a raggiungere neanche un tavolo. Che ne dici di fare due passi? Il resto di Erebor dovrebbe essere più tranquillo >>
Se fino a quel momento Thorin l’aveva sorpresa, adesso la lasciò completamente senza parole. E, visto che Marina non rifiutò – o meglio, non riuscì ad avere una reazione immediata – la condusse fuori dalla piazza, costeggiando a fatica le case e le botteghe evitando di farsi trascinare di nuovo nelle danze.
Passeggiarono davvero lungo le strade semideserte di Erebor, attraversarono ponti e scale seguiti come un’ombra dalla musica e dagli altri rumori della festa. E chiacchierarono. Dapprima sia Thorin che Marina rimasero chiusi in un silenzio imbarazzato, come se si fossero resi conto troppo tardi della situazione, finché la ragazza non azzardò un’osservazione sulla festa, e lei e Thorin iniziarono a parlare dei modi di festeggiare delle proprie razze. Rievocarono le feste cui avevano preso parte, le persone che avevano conosciuto; Thorin parlò anche dei suoi viaggi a Moria e ai Colli Ferrosi, sempre più disinvolto.
<< Il re pensa che dovrei limitare le mie “gite” >>disse a un certo punto.<< Ormai, ogni volta che il Consiglio viene convocato devo parteciparvi, e devo fare da ambasciatore quando dobbiamo incontrare altre città >>
<< Può sempre considerarle come una gita >>
<< Non proprio: ho tutte le responsabilità del re sulle spalle, in quelle occasioni. Non potrei mai concedermi un attimo di svago >>
<< E Frerin non l’accompagna? >>
Thorin emise uno sbuffo divertito.
<< Il “lei” riservalo a mio nonno e mio padre, ma risparmialo a me. Con te preferisco l’informalità >>
<< Benissimo >>rise Marina.<< Allora, Frerin non viene mai con te? >>
<< Quasi mai. Sono incarichi che toccano al primogenito, e a Frerin non dispiace restarsene a Erebor e scendere giù alle forge >>Thorin fece una pausa, pensoso.<< Dìs oggi mi ha detto una cosa… le donne dovrebbero pensare al cucito e alla cucina, ma non alle armi. Detto da lei suona davvero assurdo: da piccola riusciva a tener testa a Dwalin! >>
<< Io non ho mai voluto pensare solo al cucito e alla cucina, anche se mi hanno costretto a imparare entrambi >>replicò Marina leggermente indispettita e sorpresa che fosse stata Dìs a pronunciare certe parole.<< I miei cugini mi hanno incoraggiata anche a combattere. In fondo, torna utile avere una donna che sa difendersi da sola >>
<< Sì, è un pensiero in meno per l’uomo >>ridacchiò Thorin.<< Ma tu, oggi, hai fatto preoccupare molta gente, lo sai? >>
Marina non raccolse la provocazione: il tono del principe era ancora scherzoso, e lei era ormai stanca di doversi scusare per quel che era successo. Dopotutto, non si era fatta neanche un graffio.
<< Fra un paio di settimane ve ne andrete >>osservò all’improvviso Thorin, fissandola come a chiedere conferma.
<< Potremmo parlare d’altro? >>borbottò Marina senza nascondere la propria amarezza.
Thorin la squadrò di sottecchi: si era immaginato quella reazione, anche se non era stata certo sua intenzione innescarla. Gliel’aveva chiesto d’impulso, adesso che poteva concentrare la mente su qualcosa di diverso dagli orchi.
Come se fosse un altro a parlare, sentì la propria voce dire:<< Il re non mi ha dato altri incarichi. Domani potremo andare ad allenarci nel bosco: stamattina te la sei cavata per fortuna, ma devi ancora affinare la tecnica >>
Marina rialzò lo sguardo sul principe, riuscendo a malapena a non spalancare la bocca dalla sorpresa. Thorin appariva altrettanto sconcertato, come se si fosse resto conto solo allora delle proprie parole.
<< Va bene >>fu l’unica risposta che Marina riuscì a dare, sentendosi arrossire. E aggiunse subito, per evitare ulteriore imbarazzo:<< Forse adesso dovrei andare da Dìs. Non la vedo da ieri sera >>
Thorin fu d’accordo e si offrì di riaccompagnarla alla festa, dove trovarono la principessa seduta insieme a Thror e Thrain a un tavolo attorno al quale gli altri nani aveva lasciato più spazio.
Nel vedere Marina, Dìs sarebbe scattata in piedi e le sarebbe corsa incontro, ma una piccola contrazione la costrinse a restar seduta.
<< Stai bene, grazie a Mahal! >>esclamò facendole segno di prender posto accanto a lei. Poi, non appena Marina si fu seduta, si chinò verso di lei con un sorriso furbo.<< Ti ho invidiato, sai? Anch’io avrei dato volentieri una bella lezione a quegli orchi! >>
<< Io invece devo chiederti scusa, non ho pensato che avrei potuto farti preoccupare >>
<< Va tutto bene >>esclamò Dìs, dandole una leggera pacca sul braccio.<< Certo, non sapevo che eri così in gamba a combattere: era inevitabile che mi preoccupassi. Ma quando ho saputo che te l’eri cavata mi sono tranquillizzata subito. Dovrei allentarti, però: i tuoi amici si sono sempre allenati con Frerin, ma tu non l’hai mai fatto, mi pare >>
<< Si allenerà con me, domani >>intervenne Thorin, che era rimasto in silenzio accanto a loro.
Dìs lo guardò con piacevole sorpresa, ma non era la sua reazione a preoccupare Marina. La ragazza lanciò uno sguardo di sottecchi verso Thror e Thrain, che avevano seguito con blando interesse la conversazione fra le due donne, e con sollievo li vide annuire. Addirittura, Thrain consigliò che si allenassero in una radura a est di Erebor.
Marina sentì la tensione scendere rapida così come le era venuta in quei pochi secondi tanto che, incoraggiata anche dagli sguardi benevoli dei due sovrani, decise di passare il resto della serata a chiacchierare con Dìs mentre Thorin, con non poco sdegno della sorella, tornò alla festa. A Marina non dispiacque che si allontanasse. Avrebbe avuto modo di distogliere la mente da quanto era accaduto quella sera e, soprattutto, da cosa l’avrebbe aspettata il giorno seguente.
Lei e Dìs rientrarono accompagnate da Thorin, Dwalin, Alex, Rio e Will prima che la festa finisse. Dìs aveva bisogno di riposare, e anche loro iniziavano ad accusare tutta la tensione accumulata nelle ultime ventiquattro ore.
<< Domani dormirai fino all’ora di pranzo, eh, ragazzina? >>ridacchiò Dwalin rivolgendo a Marina uno sguardo pastoso.<< Devi esserti stancata, oggi. Fortuna che non t’ho vista, perché avrei riso fino a farmi tagliare la testa da un orco! >>
<< Avresti avuto ben poco da ridere se l’avessi vista >>replicò serenamente Will scompigliando con affetto i capelli all’amica.
<< E avrai ben poco da ridere se ricapiterà un’altra battaglia >>aggiunse Thorin.<< Domani ci alleneremo. Così, forse, la ragazza diventerà una vera guerriera >>e lanciò un’occhiata ad Alex, alle sue spalle.
Il ragazzo lo guardò sorpreso per qualche istante, e per un attimo Marina temette un secco rifiuto. Ma l’euforia che ancora gli circolava nelle vene non poteva svanire tanto facilmente: dopo una rapida riflessione, Alex annuì, dando ragione al principe e pregandolo soltanto di non strapazzare troppo la cugina.
 
L’erba si piegava docile sotto i loro piedi, splendendo rigogliosa alla luce del primo mattino, mentre l’aria si scaldava in fretta asciugando la rugiada sui rami dei cespugli.
Dietro Thorin, che la precedeva spada in spalla, Marina nascose uno sbadiglio: dopo una giornata come la precedente avrebbe preferito dormire fino all’ora di pranzo, ma quando si erano separati per andare a dormire Thorin le aveva dato appuntamento per le sette, e lei non aveva osato opporsi. Avevano fatto una rapida colazione, lei cercando di non apparire più stanca di quanto fosse in realtà, lui fresco e tonico come se avesse riposato per una settimana di fila.
Camminarono in silenzio addentrandosi nella foresta, in una direzione nuova per Marina. Poco a poco, la ragazza iniziò a svegliarsi e a godere dell’aria tiepida e pulita. Assaporò il tocco del sole sulla pelle e quello delle foglie che la sfioravano dai rami degli alberi più bassi: le sembrava di non uscire da un’eternità.
Giunti in un’ampia radura pavimentata di fiori gialli e bianchi, Thorin decise di fermarsi lì e fece ruotare la spada a mo’ di riscaldamento. Incerta, Marina sfoderò la propria: non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe dovuto fare, e il silenzio del principe non l’aiutava.
<< Iniziamo con un po’ di riscaldamento >>esordì lui dopo essersi sgranchito braccia e gambe.<< Mostrami cosa sai fare >>
Mai come in quel momento Marina si sentì piccola davanti al principe: decisamente, non sarebbe stato come allenarsi con i cugini. Scuotendo la testa per allontanarsi una ciocca di capelli da davanti gli occhi, si mise in posizione di guardia, piantò i piedi nel terreno e si diede lo slancio in avanti.
Thorin parò e deviò il suo fendente senza sforzo e l’invitò subito a riprovare. Marina riattaccò, stavolta dal basso, e di nuovo fu respinta fin quasi a esser disarmata. Recuperò rapida l’equilibrio e, con un respiro profondo e le mani strette attorno all’elsa, iniziò ad attaccare Thorin da ogni lato, alla ricerca di un punto scoperto, ma lui sembrava prevedere tutte le sue mosse. Parava ogni singolo attacco quasi con pigrizia, senza proferire parola, e dopo quasi venti minuti si decise a farle volar via la spada.
<< Hai buone basi, ma ti perdi subito >>decretò mentre Marina si piegava sulle ginocchia a riprender fiato.<< In un combattimento devi individuare i punti deboli del tuo avversario e concentrarti solo su quelli. È inutile colpire alla cieca: rischi di stancarti ed esporti troppo a un contrattacco >>
La ragazza annuì in silenzio. Si sarebbe nascosta volentieri sottoterra, in mezzo a quei fiorellini che avevano assistito beffardi ai suoi tentativi di disarmare Thorin. Mentre lo colpiva come una forsennata il nano quasi non aveva mosso piede, solido come una roccia. Si raddrizzò, mentre il sole si levava rapido in un cielo solcato da filiformi nuvole bianche.
<< Adesso faremo sul serio >>Thorin slacciò una cordicina sottile che teneva annodata in vita e la avvolse attorno al polso sinistro di Marina, facendola poi passare sotto l’ascella e legarla stretta attorno ai fianchi.
<< A cosa serve? >>
<< A toglierti la tentazione di tenere la spada con entrambe le mani. Te ne basta una per reggerla >>Thorin la colpì sul fianco sinistro con la parte piatta della spada e si mise in posizione.<< Pensa di trovarti davanti uno degli orchi di ieri >>
Marina recuperò la propria arma con movimenti goffi: a ogni movimento del lato sinistro del corpo la cordicina si tendeva fastidiosamente sulla pelle. Ma non l’avrebbe data vinta a Thorin.
Le lame si incrociarono. Marina diede un ultimo sguardo agli occhi limpidi del principe prima d’esser trascinata in un vortice di passi serrati, costretta a parare i colpi e a mantenere l’equilibrio mentre il braccio legato la sbilanciava. Thorin attaccava senza darle un attimo di respiro, con passi rapidi e pesanti con cui si piantava a terra in modo che Marina non potesse smuoverlo di un centimetro.
La radura risuonò a lungo del clangore delle loro spade e del rumore di zolle sollevate in aria, inframmezzati dalle imprecazioni di Marina. La ragazza aveva perso ogni remora o imbarazza: si sentiva solo mossa dal desiderio di non farsi sopraffare. Thorin non si scompose, e anzi di tanto in tanto le intimava con voce dura di attaccarlo con più serietà.
<< Mi stupisce che ieri non ti sia fatta neanche un graffio >>commentò mentre respingeva Marina con tale forza da farla rotolare in un cespuglio.<< La fortuna aiuta gli audaci >>
Marina si raddrizzò a fatica, scansando bruscamente i rami su cui era piombata, e recuperò la spada. Thorin le era già sopra. Mirò dritto alla sua spalla, Marina parò il colpo ma non riuscì a respingerlo. Con un lieve sogghigno, il principe spinse la lama contro quella della ragazza, facendola affondare nel cespuglio. Marina sentì i rami agganciarsi nella maglia di sottile lino e lasciarle lievi tagli sul collo; i capelli si impigliarono fra le foglie e il braccio destro non reggeva più il peso di Thorin.
Piegò la gamba sinistra, rimasta più scoperta, e riuscì a spinger via il nano, cogliendo alla sprovvista. Marina mollò la spada per puntellarsi sulla mano libera e rimettersi seduta. Il braccio sinistro le formicolava.
Thorin corse ad aiutarla. Le slacciò la cordicina e l’aiutò a districarsi dal cespuglio.
<< Per il momento va bene così >>disse, senza la minima traccia di fiatone.<< Vogliamo riposarci? Qui vicino c’è un posto fresco >>
A cinque minuti dalla radura, infatti, si estendeva un laghetto largo appena una decina di metro, proprio nel punto in cui la foresta s’interrompeva per lasciare il posto, oltre un ultimo gruppo di pioppi, a una lunga distesa di erba alta che si perdeva all’orizzonte fino a confondersi col cielo blu.
Thorin e Marina posarono le spade e gli zaini all’ombra di alcuni alberi. Marina si accucciò sul ciglio dell’acqua per lavarsi il viso sudato e sporco di polvere e si strappò via le foglie che le erano rimaste fra i capelli. Qualche passo più in là, Thorin si era immerso fino all’altezza delle ginocchia, si era sfilato la casacca che ora galleggiava al suo fianco e si lavava con più vigore, con una naturalezza che paralizzò Marina. I riflessi le fecero distogliere subito lo sguardo anche se, mentre continuava a lavarsi, gli occhi tornarono inevitabilmente su Thorin.
“Era solo interesse accademico” si era giustificata una volta Madeline quando aveva sbirciato un gruppo di ragazzi che faceva il bagno presso un fiume fuori Minhiator.
In realtà Marina era piuttosto abituata a vedere uomini seminudi: dopotutto, era cresciuta con due cugini, e ormai perfino Rio, Will e Tom non si vergognavano più a togliersi le maglie davanti a lei quando dovevano farle asciugare al sole. Era stata la sorpresa nel vedere Thorin a imbarazzarla: si sarebbe aspettata quella disinvoltura da chiunque altro, ma non da lui.
Il principe le dava le spalle, perso nei suoi pensieri, o forse non pensava affatto e si limitava a godere dell’acqua fresca e del calore del sole sulla pelle. Marina poteva vedere chiaramente i muscoli delle sue braccia contrarsi mentre si gettava l’acqua sul capo e si massaggiava il retro del collo, poteva vedere decine di goccioline scorrere sulla sua pelle arrossata dal fuoco delle forge e lasciare lunghe scie lucenti che si perdevano nella cintura dei pantaloni. Se i cantori delle vecchie fiabe per bambini avessero davvero conosciuto dei nani ne avrebbero dato una descrizione da far sfigurare gli elfi, pensò Marina.
Quando ebbe finito, Thorin sciacquò la casacca, la strizzò fin quasi a ridurla a un fagotto scuro e informe e la rindossò senza neanche aspettare d’asciugarsi. Non c’era stata alcuna grazia in nessuno dei suoi movimenti: chiunque l’avesse visto in quel momento non si sarebbe stupito nel vederlo maneggiare un’ascia o un martello. E Marina dovette ammettere che quei gesti rudi gli donavano, mentre lo vedeva uscire dal lago a grandi falcate. Distolse lo sguardo quando venne a sdraiarsi al suo fianco, alcune ciocche di capelli scuri appiccicate dall’acqua.
<< Sai, hai buoni riflessi e prendi l’iniziativa, ma ti manca la forza >>disse, come se non avessero mai smesso di parlare dell’allenamento.
<< Allora è vero: ieri me la sono cavata per pura fortuna >>borbottò Marina tirandosi su le maniche per rinfrescarsi le braccia.
<< Non solo per fortuna. Sei agile: se riprendi ad allenarti con regolarità diventerai davvero brava >>
Marina ripensò agli allenamenti con Alex e Philip, e, sleale, le tornò in mentre il matrimonio: se si sarebbe sposata avrebbe anche potuto dire addio alla spada. Provò l’istinto di chiedere a Thorin di poter restare a Erebor, ma si trattenne: l’ultima cosa che voleva era parlare di quel matrimonio scellerato proprio con lui.
<< Con chi ti allenavi quand’eri piccolo? >>chiese invece per allontanare quei pensieri.
<< Di solito mio nonno e mio padre, ma quando non potevano ci pensavano i mastri ferrai. Ogni nano sa combattere e insegnare quel che sa su spade e asce. Molte altre cose le ho imparate in battaglia, invece >>Thorin piegò le braccia sotto la testa e osservò pigramente i rami che li coprivano come un tetto.<< Mi sono allenato anche con Frerin e Dwalin. E anche con Dìs, ma era troppo piccola: avevo paura di poterle fare del male >>
<< E tua madre? >>Marina si era appena accorta di non averne mai sentito parlare. Si voltò, e si accorse con orrore che Thorin si era irrigidito.
<< Quando Dìs aveva circa dieci anni i miei genitori si recarono dai nostri parenti sui Colli Ferrosi, ma furono attaccati in un’imboscata di orchi. Riuscirono a respingerli, ma non prima che mia madre e altri della compagnia venissero uccisi >>
<< Non lo sapevo >>mormorò Marina, dandosi mentalmente della stupida e chiese subito, per spezzare la tensione:<< Allenerai il figlio di Dìs? >>
<< Certo. Dìs già dice che dovremo dividercelo, io, Frerin, Filer e nostro padre >>il tono di Thorin tornò più leggero, e Marina si rasserenò.
Giocherellò con una farfalla che si aggirava pigra attorno al suo ginocchio, mentre sia lei che Thorin si abbandonavano a quel momento di pausa, ciascuno perso nei propri pensieri. Thorin avrebbe in realtà ripreso subito ad allenarsi, ma quando alzò il capo per proporlo a Marina si bloccò. I capelli baciati dal sole che dal castano tendevano verso un biondo dorato, la vide giocare con una grossa farfalla dai riflessi blu e violacei, sul bordo del lago. La superficie piatta era diventata una lastra di cristalli luminosi, e gli alberi offrivano un’ombra fresca dalla calura estiva. L’impulso di non disturbare Marina sopraffece la smania di Thorin di riprendere la spada: in fondo, ne avevano avuto abbastanza il giorno prima, e qualche minuto in più di riposo avrebbe giovato a entrambi. Il principe decise di approfittarne per riposare la mente e lasciarsi cullare dal silenzio che li abbracciava, interrotto di rado e per brevissimi istanti da lontani cinguetti o dagli acuti richiami delle volpi.
Vedendolo rilassarsi, anche Marina si sdraiò. La farfalla sembrava assecondarla, forse perché intontita dal caldo: volava da un dito all’altro, posandovisi sopra come a voler riposare. Evidentemente non trovò la mano della ragazza abbastanza comoda, perché dopo un po’ preferì tornare al fresco del sottobosco. E Thorin, osservandola superarlo in volo come un piccolo fantasma, si riscosse. Recuperò la spada e guardò Marina, ancora stesa fra lunghi fili d’erba, con un vago senso di colpa.
<< Ricominciamo >>
 



Angolino dell’autrice: ed eccoci di nuovo qui! Spero siate riusciti ad arrivare fino alla fine: stavolta il capitolo è un po’ più lungo ma non mi andava di frammentare troppo tutti questi incontri fra Thorin e Marina. Insomma, dopo la battaglia finalmente un attimo di pace e finalmente questi due passano un po’ di tempo insieme! Giuro, è un’impresa farli stare soli anche per cinque minuti, ho sempre paura di far sembrare Thorin troppo OOC, accidenti a lui e a quell’aria fiera che si è portato dietro per tre film! Ma poi mi ripeto sempre: è ancora giovane e spensierato, un po’ di OOC è inevitabile(?)… o almeno spero!
Allora, prima di lasciarvi in pace fino al prossimo capitolo, vi ringrazio come sempre per le letture. E, naturalmente, ringrazio chi inserisce la storia fra le seguite/preferite. Vuol dire che (sotto sotto) non sta venendo fuori così male! ^___^
Marta 

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Capitolo 11
*** Freddezza ***


NdA: ehm… c’è nessuno? Prima che iniziate a tirarmi pomodori, lasciatemi chiedervi scusa per il ritardo! So che non aggiorno da secoli, ma l’università mi ha portato via energie, tempo e fantasia, perciò ci è voluto così tanto per questo nuovo capitolo. E vi anticipo (preparate anche le uova marce) che quei due disgraziati di Marina e Thorin non hanno fatto grandissimi passi da gigante, ma questa fase di “stallo” ci serve per arrivare al dunque nel prossimo capitolo (giuro, ci sarà un “dunque” come si deve!). Perciò, vi chiedo ancora scusa e pazienza per la mia lentezza e spero vi godiate il capitolo!
Marta




 
Marina e Thorin rientrarono quando il sole già stava calando dietro Erebor, stendendo a poco a poco un velo nero sulla foresta mentre la neve sulle cime più alte brillava come rubini.
Le botteghe stavano chiudendo e le taverne iniziavano ad allestire i tavoli all’esterno, mentre un gruppetto di giovani nani – adolescenti, da quel che poteva capire Marina – si divertiva suonando e cantando appoggiati a una balaustra. Gli operai delle forge scendevano in una lunga fila chiacchiereccia, sporchi di terra ma soddisfatti. Thorin salutò cordialmente alcuni di loro.
<< Cinquanta chili d’oro. Domani inizieremo a lavorarlo >>riferì un nano dalla folta barba rossiccia.
<< Di già? Abbiamo nuove commissioni? >>si informò il principe.
<< Thranduil ci ha chiesto una coppia di diademi per i suoi parenti di Gran Burrone >>gli ricordò il minatore.
<< Avete molti affari con gli elfi? >>chiese Marina mentre riprendevano a salire verso il palazzo.
<< Abbastanza. Gli elfi si rivolgono a noi quando vogliono fatture particolari: le loro sono sempre delicate, ma non disdegnano gioielli e armi più “pesanti”, soprattutto se impreziosite dalle gemme della Montagna >>spiegò Thorin con voce divertita e orgogliosa.
Marina abbassò lo sguardo sulla mano che il nano poggiava sull’elsa: solo allora notò l’anello d’oro che vi splendeva. Aveva una forma semplice, in realtà, con una pietra scura incastonata al centro. Thorin se ne accorse: si sfilò l’anello e glielo porse, e Marina dovette ricredersi. La superficie esterna era decorata da sottilissime incisioni simili a fiamme danzanti.
<< Non ho mai visto un anello come questo >>ammise.
<< Dubito ci siano orafi umani o elfici capaci di lavorare i metalli come noi. Dovresti vedere i gioielli delle nostre donne: in confronto a quelli, il mio anello è fin troppo semplice >>
Arrivati a palazzo, Marina glielo restituì. Un delizioso aroma aleggiava nell’ingresso, e solo allora la ragazza si rese conto di quanta fame avesse: avevano mangiato solo dei panini, dopotutto.
<< Non eravate ancora rientrati? >>Frerin comparve alle loro spalle, il viso arrossato e sporco, pulendosi le mani con un panno già nero.
<< Sei stato alle forge? >>
<< Naturale, non potevo sopportare Dìs! Più si avvicina il momento del parto più si fa intrattabile. Forse le farebbe bene un po’ di compagnia femminile >>disse Frerin guardando Marina.<< E comunque, stamattina quel Vermion ha detto che avresti dovuto parlare con tuo cugino, non appena tornavi >>
Marina si sentì sprofondare, ma non disse nulla davanti i due fratelli. C’era solo una cosa di cui Vermion avrebbe voluto che ne parlasse con Alexander. Udì a malapena quel che Frerin diceva sulle nuove armi che Thror voleva forgiare dal metallo degli orchi, e quasi a malincuore si separò da loro per tornare nella propria stanza.
<< Ah,  ora che siete una dama! >>fu l’accoglienza di Ès, nel vederla sporca e sudata.<< Toglietevi quegli stracci, il bagno è già pronto. Spero non abbia in programma altri allenamenti: su questi pantaloni ci saranno almeno due dita di terra! >>
<< Puoi star tranquilla, non ne  abbiamo organizzati altri >>urlò Marina, già sull’orlo della vasca in bagno. Sentì i tendini sciogliersi uno a uno man mano che andava a fondo, circondata da caldi vapori e schiuma profumata: niente in confronto alla rinfrescata giù al lago di quella mattina. E, a tradimento, l’immagine di Thorin immerso fino alla vita mentre si buttava sul capo e il torso nudo l’acqua fresca la colse così alla sprovvista da farla quasi affogare. Incredibile ma vero, non ci aveva più pensato, forse perché gli allenamenti erano stati tanto serrati e perché, quando si erano fermati per mangiare, non avevano fatto altro che chiacchierare. Ma adesso che si trovava da sola, Marina non riusciva a togliersi dalla mente quel ricordo. Anzi, più restava in quella vasca più l’immagine diventava definita, vivida, tanto che si aspettava di ritrovarsi Thorin davanti.
<< Quasi dimenticavo >>la voce di Ès la raggiunse come un colpo di frusta,<< suo cugino mi ha chiesto di mandarla da lui prima di cena! >>
<< Ci vado subito! >>provò a urlare in risposta Marina, ma dalla sua bocca uscì solo un vago balbettio. Confusa e leggermente indispettita, come se Ès l’avesse interrotta con Thorin, si asciugò e rivestì in fretta e, senza aspettare che i capelli si asciugassero, andò da Alexander.
Lui, Will e Rio sedevano in cerchio attorno al letto, e la fissarono sorpresi quando entrò nella stanza.
<< Com’è andata? >>le chiese Will.
<< Bene, era da tanto che non mi allenavo >>rispose impaziente Marina. Poi, volgendosi verso il cugino:<< Volevi vedermi? >>
Alex sventolò una lettera.
<< Philip mi ha risposto. È arrivata poco dopo che te ne eri andata, stamattina >>
<< E cosa dice? >>Marina si sedette su una sedia libera, le gambe di colpo molli.
<< Ha informato i tuoi. Lo stanno raggiungendo a Minhiator, ma vogliono vederti per discuterne con te >>
<< Sì, ma cosa ne pensano? >>
<< La proposta sembra interessante: Girion sa amministrare  la città, pur essendo ancora giovane >>
<< Ne parli come se dovessi acquistare un cavallo >>commentò Marina senza riuscire a trattenere una nota sprezzante nella voce.
<< Riporto solo quel che dice Philip >>Alex le porse la lettera, ma la ragazza guardò gli altri due.
<< La pensate così anche voi? >>
<< Per me è una stupidaggine >>disse Rio senza alcuna esitazione. Marina gli sorrise grata, ma Alex sbuffò:<< Non è mica il primo matrimonio combinato della storia! Girion è un lavoratore instancabile ed è poco più grande di Marina >>
<< Non c’è motivo per correre tanto, e voi non avete il diritto di scegliere per Marina chi sposare e quando farlo! >>sbottò Rio, come se avesse atteso di ritrovarsi tutti insieme per far conoscere i propri pensieri.
<< È la fretta con cui vi state muovendo a essere strana >>intervenne Will, più calmo ma non meno accigliato.<< Eravamo appena arrivati a Erebor quando è spuntata fuori questa storia >>
Vedendo Alex arrossire, Marina gli chiese:<< Spiegami questa cosa: perché tanta fretta e tanto interesse? Cosa ti ha detto Vermion per convincerti? >>Si era appena ricordata delle parole di Vermion, prima di partire per Erebor “Siete in età  da marito e ve ne andate a zonzo per le Terre Selvagge!”.
<< Non è stato lui a convincermi >>borbottò Alex.
Ma a Marina non bastava: adesso che aveva la certezza che Rio e Will erano dalla sua parte non voleva evitare l’argomento. E ne avrebbero potuto parlare più liberamente senza Vermion in loro presenza.
<< Hai preso questa decisione da un giorno all’altro >>disse, senza staccare gli occhi dal cugino.<< Cosa c’è sotto? È davvero solo opera tua? >>
Senza preavviso, Alex scattò in piedi e si chinò su di lei, poggiando le mani sui braccioli, tanto velocemente da farla sbattere contro lo schienale.
<< Apri bene le orecchie >>scandì, arrabbiato quanto Marina.<< Mentre venivamo qui Vermion mi ha riferito alcune voci che correvano su di te fra i nani. Sembrava che molti ti trovassero… simpatica. Poi Thror mi ha raccontato di come Thorin gli avesse già parlato di te. Era perplesso: non era mai successo che una ragazza che suo nipote conosceva da pochi giorni avesse catturato la sua attenzione. Forse Thror doveva iniziare a temere un secondo fine di Minhiator su Erebor, al di là dell’aiuto reciproco in guerra? >>
Il giovane si raddrizzò, il fiato corto come se avesse corso per un miglio. Marina rimase a guardarlo inebetita per un minuto intero. Alla fine, fu Rio a rompere il silenzio.
<< Come avete fatto a ottenere la proposta di Dale in così poco tempo? >>
<< Vermion mi propose prima di diffondere la voce e poi di ottenere la proposta >>Di nuovo, Alex evitò di guardare i suoi compagni.<< Accettai solo nella speranza di calmare Thror e vedere di fatto come si comportava Thorin. Io non avevo notato granché, né mi era sembrato che qualche altro nano nutrisse un particolare interesse per Marina, ma la situazione sembrava allarmante. Dovete però credermi: non ritenevo necessaria una vera proposta, ma Vermion aveva già provveduto a contattare Dale >>Guardò Marina quasi a volerle chiedere scusa.<< Quando poi la cosa si è concretizzata ho pensato che comunque potesse interessarti. Sei adulta, e io pensavo che l’avresti affrontata con uno spirito diverso >>
<< Mi avete imposto un matrimonio >>Marina ritrovò la voce, seppur roca. Parlava lentamente, come se stesse ancora cercando di chiarire l’intera situazione,<< e adesso vuoi che lo veda come una questione politica e di interessi? Hai iniziato tutto solo perché Thror temeva che potessi piacere a suo nipote? >>
<< Stava fraintendendo lo scopo del nostro viaggio: pensava ti avessimo portata con noi per conquistare Thorin e mettere le mani sull’oro di Erebor, quando lui sarebbe divenuto re >>
Marina ricordò la faccia che aveva fatto Thror quando Thorin l’aveva invitata sull’Altopiano del Re e di come, invece, non avesse battuto ciglio quando quella mattina erano andati ad allenarsi insieme. Sul momento non vi aveva prestato alcuna attenzione, ma adesso era chiaro che il re non la vedeva più come una minaccia.
Quel pensiero non la consolò. Anzi. Con la sensazione di sprofondare in un abisso senza fondo, Marina si alzò, chiudendo il pugno attorno alla lettera fino a conficcarsi le unghie nella carne.
Alex la fissava con un vago timore, certo in attesa dell’esplosione. Ma quella non ci sarebbe stata: l’idea che fosse stata sospettata di tutte quelle macchinazioni infondevano in Marina un tale disgusto e vergogna che le impedivano perfino di urlare.
<< Non attaccar briga con Vermion >>la ammonì Rio, che, come gli altri due, non aveva perso alcun suo movimento.
<< Appena lo incontrerò gli romperò un vaso su quella testa da furetto >>ringhiò Marina.
<< Non fare la bambina >>il tono improvvisamente rude di Rio la inchiodò lì dov’era, a pochi passi dalla porta.<< Vermion non capisce perché sei tanto ostinata nel rifiutare il matrimonio. Tu vedila così: finora tutto quello che hai è una proposta. Nessuno ti obbliga ad accettarla >>Rio guardò Alex, che scrollò le spalle.
<< Il matrimonio potrebbe essere un ulteriore legame con Dale >>spiegò questo.
<< Andiamo, è di Marina che stiamo parlando, non della regina di Gondor! >>sbottò Will.<< Voglio dire, quanto potrà essere indispensabile questo matrimonio se con Dale siamo sempre stati in buoni rapporti? >>
<< Forse non lo è, ma a questo punto dovremo discuterne con i miei zii >>ribatté Alex, che aveva riacquistato la calma.<< Ormai le danze sono iniziate >>
L’arrivo di un’ancella impedì a Marina di rispondergli a tono. La nana esitò vedendoli tutti e quattro in piedi e rabbuiati.
<< Il re è preoccupato per il vostro ritardo a cena >>esordì timidamente.
L’interruzione parve ricondurli alla ragione. Marina seguì subito l’ancella pur di allontanarsi dal cugino. Nascondendo la lettera nel corsetto sotto l’abito, entrò nel salone dove tutti i commensali avevano già preso posto, e con una fitta d’astio il primo che vide fu proprio Vermion. Forse era solo una sua impressione, ma le sembrava molto più rilassato che nei giorni scorsi. Di sicuro perché sapeva che avrebbero presto lasciato Erebor, si disse fra sé e sé Marina con una smorfia.
<< Ci stavamo preoccupando >>esordì Thror con voce bonaria quando anche gli altri entrarono dietro Marina.<< Per un attimo ho temuto aveste mangiato troppo alla festa di ieri. Credo che noi nani abbiamo uno stomaco più robusto del vostro, vero? >>
<< Perdonaci, sire, ma ci stavamo semplicemente perdendo in futili chiacchiere e non ci siamo accorti di quanto fosse tardi. La tua cucina è così buona che non ne avremmo mai abbastanza! >>replicò Alex sforzandosi di suonare quanto più allegro poteva, e il re parve accontentarsi.
<< Mangi solo questo? >>esclamò sorpresa Dìs vedendo il piatto di Marina, più vuoto del solito.<< Dopo gli allenamenti ci vuole un pasto sostanzioso. Prendi qualcos’altro >>
<< Va bene così >>Marina respinse gentilmente il vassoio di carni assortire che la principessa le porgeva, sentendo lo stomaco chiudersi di più. Le era completamente passato l’appetito.
<< Come sono andati gli allenamenti, a proposito? Dìs temeva che Thorin potesse ammaccarti più degli orchi >>intervenne Frerin.
<< Direi di essermela cavata, anche se tuo fratello è davvero severo >>
<< Severo? Quand’ero piccolo mi fece cadere per una rampa di scale ed ebbe la faccia tosta di dire “Be’, gli orchi non ti dicono mica “sta’ attento alle scale”! >>Frerin imitò la voce profonda del fratello, e gli altri risero.<< Borioso fin da ragazzo! >>
<< Era una lezione vera, nessuno ti insegna a rotolare giù dalle scale o a farti male >>replicò Thorin con un ghigno e, intercettando lo sguardo di Marina, le rivolse un sorriso complice, ma la ragazza distolse in fretta gli occhi e tornò a concentrarsi sul piatto. Le parole di suo cugino, i sospetti di Thror e la simpatia che Thorin aveva espresso nei suoi confronti le tornarono prepotentemente alla mente, affollandovisi e mandandola in confusione.
Con un vago senso di panico si chiese se qualcun altro sospettasse un interesse di Thorin per lei ma, ragionando con più lucidità, Marina ricordò che tutti l’avevano sempre trattata con gentilezza, da quando era partita. Probabilmente era stato solo Thror a ingigantire la questione e ad allarmare Alexander su un pericolo che, di fatto, non esisteva. Riemerse dai suoi pensieri in tempo per cogliere uno stralcio della conversazione fra Thrain, Filer e i suoi ragazzi.
<< Il pericolo degli orchi al momento è rientrato. Dovreste rientrare incolumi a Minhiator >>
<< Potremmo farvi scortare da qualcuno dei nostri fino a metà strada >>propose Thrain con un’occhiata a Thror.
Il re annuì e aggiunse:<< Passerete anche da Dale? >>
Ad Alexander e Marina i bocconi andarono di traverso nello stesso istante, e Rio e Dìs si affrettarono a dar loro energiche pacche sulla schiena.
<< Andremo direttamente a Minhiator >>rispose Alex tossicchiando mentre Marina gli lanciava un’occhiataccia.<< Con Dale poi si vedrà >>
<< Potremmo contattarli anche prima di partire >>suggerì Vermion.
<< Sa anche lei che prima dovremo discuterne con la mia famiglia >>sibilò Marina tra i denti, lo sguardo di fuoco.
Un silenzio gelido calò sulla tavolata e per un attimo sembrò che nessuno sapesse bene in quale direzione guardare.
Dìs prese prontamente in mano la situazione chiedendo a Rio se l’avessero accompagnata a passeggiare il giorno dopo, e Marina tornò a isolarsi da qualsiasi conversazione. Le tremavano le mani tanto che riusciva a stento a tagliare la carne. Possibile che in qualsiasi posto e a qualsiasi ora dovessero tirare in ballo quello stupido matrimonio?
Rialzò la testa per versarsi del vino, e vide Thorin fissarla col suo solito sguardo impenetrabile, come se la stesse studiando. Continuò a guardarla anche quando lei si affrettò a parlare con Dìs. Il tono con cui aveva zittito Vermion aveva colpito l’erede di Erebor: la voce le aveva tremato, così come ora le tremavano le mani. E, nel breve istante in cui i loro sguardi si erano incrociati, aveva potuto constatare che gli occhi di Marina erano lucidi. Quella visione gli strinse il cuore: nelle ultime ore aveva visto una ragazza combattiva e allegra che adesso appariva incredibilmente fragile. Non riusciva a spiegarsi tutto quell’accanimento per un matrimonio di cui lei, tra l’altro, non sembrava entusiasta.
<< Si può sapere cos’hai da fissare? >>gli chiese di colpo Dìs.
Thorin sobbalzò con aria colpevole. << Ascoltavo soltanto quel che stavate dicendo… >>
<< Cioè che domani andremo sul lato sud della Montagna? Vorresti venire anche tu? >>
<< No, scenderò alle forge >>rispose deciso Thorin. Si voltò di nuovo verso Marina, ma lei gli occhi fissi sul piatto. Thorin aggrottò le sopracciglia, perplesso. Perché continuava a evitare il suo sguardo? Avevano trascorso una mattina perfetta e priva di qualsiasi imbarazzo, perciò perché tutte queste remore adesso? E soprattutto, perché la cosa lo indispettiva tanto?
 
***

Le vie di Erebor brulicavano di vita a quell’ora del mattino: le botteghe vedevano un viavai di nani che facevano acquisti mentre fuori dai ferramenta si allungavano file di chi sperava di rivedere i pezzi delle armature degli orchi.
Marina aveva disertato la passeggiata con Dìs e gli altri, anche se sapeva che un po’ d’aria fresca le avrebbe fatto bene. Ma non se la sentiva di farsi fare altre domande sul matrimonio né di trovarsi con Alex. A dieci giorni dalla partenza – ormai una parte di sé, crudele, aveva cominciato il conto alla rovesci – preferiva la compagnia dei nani. Non che qualcuno la stesse accompagnando, visto che era sola, ma ormai molti per strada la riconoscevano e si fermavano volentieri a chiacchierare.
Fu così che trascorse quelle ore, passeggiando senza una meta, finché non si appoggiò al parapetto di una scalinata che dava sulla bottega dove lavoravano Bofur e Bombur. Sorrise vedendo il capannello di bambini fuori dalla porta, e senza pensarci due volte decise di unirsi a loro. Quando li raggiunse i bimbi le fecero largo, alcuni intimoriti, ma un trillo dall’interno diede loro il coraggio di tornare a guardare dentro.
Bombur teneva sollevato un passerotto di legno dipinto d’azzurro e col petto giallo oro, dal cui becco usciva un grazioso trillo ogni volta che il nano soffiava da un boccaglio sul dorso. Molti bambini scattarono in avanti cercando di accaparrarselo, ma Bombur, ridendo, lo tenne bene in alto e lontano dalle loro manine. Fu allora che notò Marina.
<< Bello, vero? Ne stiamo già producendo altri, Claus sente che andranno a ruba. Non fa che ringraziarmi… l’idea è stata mia >>aggiunse gonfiando il petto.
<< Se fossi più piccola impazzirei anch’io per averlo >>rise Marina mentre una bimba saltellava come una rana per afferrare il passerotto.
<< Voglio vederlo da vicino! >>supplicò con voce lamentosa.
<< Così è vicino, piccola. Mi spiace, ma so che se ve lo lasciassi non lo rivedrei più. E ora… sciò! Questo è un negozio, non una sala giochi! >>  
Imbronciati, i bambini se ne andarono lanciando occhiate di desiderio al giocattolo. Bombur lo fece cinguettare di nuovo alle loro spalle.
<< A vederti non sembri così burbero >>osservò Marina.
<< Devo esserlo, o se ne approfitterebbero e Claus ci caccerebbe. È Bofur quello che non rimprovera mai i bambini. Ma dimmi, sei qui come cliente o come amica? >>
<< Come amica, e spero non mi caccerai >>
<< Certo che no! >>Bombur agitò la manona mentre posava il passerotto.<< Un po’ di compagnia è sempre ben accetta quando il negozio è vuoto >>Si affacciò sul retrobottega e fece un fischio.
Bofur uscì con sguardo interrogativo, che si illuminò quando vide Marina.
<< Che bello vederti! >>esclamò affettuoso, come se non si vedessero da anni, e lei rise.<< Tutta sola anche oggi? >>
<< Gli altri sono fuori con Dìs >>
<< Con giornate belle come questa è un peccato starsene dentro. Se non avessi da fare ti farei fare un giro dei boschi qui vicino >>disse Bofur col suo solito candore.
<< Ma devi lavorare >>gli ricordò perentorio il fratello.
<< Non avete un giorno di riposo? >>
<< Era ieri, ma l’abbiamo impiegato ad aiutare a ripulire dopo la festa >>sospirò Bofur accarezzandosi i lunghi baffi.<< Uno pensa che quello del giocattolaio sia il mestiere più bello del mondo, ma nessuno immagina che passiamo intere giornate seduti curvi a intagliare pietre e legno >>
<< Be’, non sarà un lavoro dinamico ma guarda che risultati! >>esclamò Marina prendendo una coppia di ballerini su un piedistallo e facendoli roteare tramite una piccola manovella.
Bofur sorrise e Bombur si accarezzò il pancione, entrambi piacevolmente zittiti.
<< E tu cosa fai quando sei a casa? >>
<< Oh, potete star sicuri che mi annoio più di voi. Se la moglie di Philip non mi costringe a farle compagnia mentre tesse, esco a cavallo con i miei amici. Non sopporto di stare ferma a non far niente >>
<< Sai cosa dovresti vedere? >>esclamò d’un tratto Bofur schioccando le dita.<< La Montagna in autunno, quando la foresta diventa un tappeto di foglie rosse e marroni >>
<< Be’, dovrà aspettare solo poche settimane. Agosto sta finendo >>aggiunse Bombur.
<< Temo che per allora sarò già tornata a Minhiator >>replicò Marina con un sorriso triste.
<< Di già? >>esclamò deluso Bofur.<< Perché non restate un altro po’? >>
<< Ci aspettano delle questioni urgenti >>
<< Capisco >>Bofur e Bombur si scambiarono un’occhiata.<< Ma tornerete a trovarci? >>
Marina non seppe cosa rispondere. Avrebbe voluto dirgli di sì con tutto il cuore, ma davanti a sé non vedeva alcuna certezza. I due nani la osservavano mesti, ma l’arrivo di una cliente li distrasse. Bofur andò a cercare un giocattolo nel retrobottega, e Marina li salutò.
Era arrivata a metà del ponte del livello superiore quando Bofur la raggiunse di corsa.
<< Stavo dimenticando di darti questo! L’ho finito ieri sera >>e le mise in mano un soldatino nanico, con tanto di baffoni  e ascia in pugno.
<< È bellissimo! Ma ieri avresti dovuto riposarti! >>
<< Tranquilla, dovevo solo aggiungere gli ultimi particolari >>si schermì Bofur fissando ansioso il suo volto sorridente, come se non fosse sicuro che il regalo l’avesse veramente colpita,
<< E quanto ti devo? >>
Bofur la guardò come se fosse impazzita.<< Nulla, che domande! È un regalo >>
<< Non puoi farmi un regalo, fatti pagare! >>Marina si frugò nei vestiti, ma quelli non avevano tasche né lei aveva del denaro con sé.
Bofur la bloccò per un polso con fermezza e disse:<< Non accetterò i tuoi soldi. Sarà un ricordo di Erebor, d’accordo? >>
Marina guardò la sua espressione decisa, e non riuscì a opporsi ancora. << Grazie >>
Bofur sorrise a sua volta, impacciato, e accennò al soldatino.<< Guarda qui, muove il braccio… Sì, magari a una ragazza come te non importa, però… >>
<< Sì che mi importa, l’hai fatto tu! >>stavolta fu Marina a fingersi offesa. Bofur ridacchiò.
<< E quindi è così che lavori? >>
Marina e Bofur saltarono dallo spavento. Thorin e Dwalin erano arrivati sul bordo del ponte, con volti e braccia ancora sporchi di fuliggine. Marina guardò automaticamente Thorin, i cui occhi spiccavano sul volto arrossato dalle forge.
<< Che fate? >>continuò Dwalin.
<< Parlavamo >>rispose Bofur quasi seccato.
Thorin fece scorrere lo sguardo tra i due. Mentre si avvicinavano li aveva visti chiacchierare, è vero, ma Marina aveva un’espressione molto più serena di quella che aveva appena rivolto a lui. Ancora quella freddezza, si disse mentre sentiva una fitta di fastidio allo stomaco. Non poteva non pensare che ci fosse sotto qualcosa.
<< Non dovevi andare con Dìs? >>le chiese senza celare il tono accusatorio, tanto che Dwalin lo guardò di sottecchi.
<< Ho preferito restare nella Montagna >>Marina lo guardò, sorpresa.<< Stavo tornando a palazzo >>
Thorin strinse gli occhi: non riusciva a spiegarsi l’atteggiamento della ragazza ma, a quanto pareva, davanti a lui non voleva lasciar trasparire i propri pensieri.
<< Io rientrerò stasera. Vado a mangiare qualcosa alla locanda >>si limitò a dire prima di proseguire, Dwalin dietro di lui.
<< Qualcosa non va? >>Bofur si rivolse a Marina quando i due ebbero superato il ponte.
Marina era rimasta a fissare la schiena del principe, e pian piano sentiva un vuoto allo stomaco: Thorin non era stupido, doveva essersi accorto di come continuava a cercare di evitarlo.
<< Non ne ho idea >>fu tutto quello che riuscì a rispondere.
 
***

<< A volte mi chiedo chi ce lo fa fare, a passare intere giornate a scavare fin quasi agli inferi e ustionarci dentro le fucine >>Dwalin rimirò il proprio viso nero nel boccale di birra, ma non si diede la pena di ripulirselo.
Attorno a loro molti altri tavoli della taverna erano occupati da fabbri e minatori, ciascuno con un grado di sporco diverso addosso.
<< Potresti vedere se hanno bisogno di qualcuno qui >>replicò Thorin.
<< Ah be’, non mi lamenterei >>commentò Dwalin mentre una graziosa cameriera posava davanti a loro piatti di pane, formaggio e prosciutto.<< La compagnia sarebbe migliore di tutte queste talpe barbute! >>
<< Quando sarò re ti esilierò a Gran Burrone: vedremo se rinnegherai ancora queste belle facce barbute >>
<< Preferire la pena capitale >>Dwalin rabbrividì ma il sorriso gli ricomparve sul volto quando la cameriera passò accanto a loro per prendere le ordinazioni al tavolo vicino. Quella fece finta di niente, ma la bocca era piegata in un mezzo sorriso.
Thorin osservava la scena divertito: non era la prima volta che Dwalin mostrava interesse per quella ragazza, ma – salvo qualche sguardo – non si era mai fatto avanti. La mente gli scivolò casualmente su Marina e su come fosse cambiata rispetto alla mattina precedente. Ogni volta che ci pensava sentiva una fitta di rabbia e dolore che lui stesso non sapeva spiegarsi. Forse perché si stava comportando così solo con lui?
<< Non sapevo che Bofur fosse tanto amico di quella ragazzina >>bofonchiò Dwalin masticando un’intera fetta di formaggio.
Thorin sentì l’affermazione trapassargli lo stomaco come una freccia avvelenata.
<< Sarà perché si somigliano >>si sentì rispondere.<< Sono tutti e due un po’ sempliciotti >>
<< Sì, stesso livello di ingenuità. Ma non pensavo ritenessi quella ragazzina una sempliciotta >>
Thorin sbuffò nel boccale.<< Volevo dire che è una ragazza tranquilla e alla mano. Ieri abbiamo chiacchierato un po’ >>concluse a voce più bassa, come a non volersi far sentire. Evitò lo sguardo inquisitore dell’amico e tornò a concentrarsi sul pane.
<< Perché ieri hai buttato una giornata ad allenarla se sai che non toccherà più una spada? >>
A Thorin quasi caddero le braccia per l’esasperazione: perché dovevano parlare di Marina proprio in quel momento?
<< Magari le tornerà utile per il viaggio di ritorno. E poi non avevo niente da fare >>
<< Se lo dici tu >>
Finirono di mangiare in silenzio, Thorin più nervoso di prima, e Dwalin che allungava il collo alla ricerca della cameriera. Quando ne intercettò lo sguardo quella finì di servire e si diresse a fatica da loro, passando in mezzo ai tavoli affollati.
<< Quasi quasi le chiedo se stasera ha da fare >>borbottò Dwalin facendosi rosso.<< Ma comunque, secondo te tra Bofur e la ragazzina…? >>
<< Posso portarvi altro? >>domandò la cameriera con un sorriso dolce.
Prima che Dwalin potesse dire qualcosa Thorin sbatté due monete sul tavolo. << Siamo a posto così. È ora di tornare a lavoro, Dwalin >>e, ignorando la confusione dell’amico, gli indicò con un cenno secco l’uscita perché lo precedesse.
Mai una pausa pranzo l’aveva messo così di cattivo umore, nemmeno quando discuteva con Frerin. Molte teste si voltarono quel pomeriggio, alle forge, a spiare sbalordite e perplesse il principe abbattere con violenza il martello sul ferro caldo fermo sull’incudine. I tintinni stavano diventando quasi ipnotici tanto erano frequenti quando Thorin si sentì battere sulla spalla.
Il braccio a mezz’aria, si voltò spazientito e si ritrovò a pochi centimetri dal volto ancora più irritato di Frerin.
<< Non lo sai che rischi di spezzare il ferro? >>
<< Mi hai interrotto solo per questo? >>
<< No, ma pensavo che per oggi lo spettacolo fosse finito. Che cos’hai? >>
<< Niente >>Thorin tornò imperterrito a martellare anche se, con disappunto, scoprì che il ferro si era leggermente deformato.
<< Non si direbbe >>
Thorin non si voltò e, respirando a pieni polmoni, cercò di riparare al danno.
<< Che ne dici se stasera ci facciamo un bicchierino con Dwalin e Balin? >>insisté Frerin.<< Invitiamo anche Rio e gli altri >>
Leggera martellata: il ferro poteva ancora raddrizzarsi. << Fa’ come ti pare >>
<< Per Durin, che diavolo hai, Thorin? >>esplose Frerin, abbandonando ogni diplomazia.
Thorin prese un respiro profondo: sarebbe stato scorretto sfogarsi con suo fratello.
<< Ti ho detto niente. Staserà verrò. Forse >>
 
***

Sarebbe andato, decise dopo la cena di quella sera. Marina lo aveva ignorato di  nuovo. Non ne poteva più, né di quella sciocca ragazza né della bile che gli ribolliva nello stomaco ogni volta che ci pensava. Doveva distrarsi, e forse gli amici di lei avrebbero potuto dirgli qualcosa sul suo atteggiamento di quei giorni.
La taverna si trovava al secondo livello di Erebor, nascosta in mezzo a botteghe chiuse: voci e risate risuonavano per buona parte della strada deserta e le luci proiettate dalle finestre sembravano vividi spettri che squarciavano il buio.
Frerin e Dwalin si fecero largo fra gli astanti accalcati nel poco spazio tra i tavoli, portando gli ultimi boccali di birra che mancavano.
<< A un’altra giornata di duro lavoro! >>Frerin sollevò il proprio boccale,
Alex scoppiò a ridere.<< Allora noi non possiamo brindare, non abbiamo mai lavorato da quando siamo qui >>
<< Ma passare la giornata con Dìs è un lavoro! >>rise Frerin. Sollevò invitante il boccale e gli altri, con una risata ruggente, si unirono al brindisi.
Alex, Rio e Will osservarono i  nani che li circondavano, seduti ai tavoli, lungo il bancone di pietra che correva attorno a una robusta trave portante o in piedi in ogni spazio libero.
<< Fate bene a godervi il soggiorno qui: immagino che a Minhiator vi aspetti un sacco di lavoro >>disse Balin, osservando i tre.
<< Con l’autunno ricomincerà la macina dell’uva e dell’ultimo raccolto >>asserì Rio.
<< E di sicuro ci saranno lavori da fare per arginare il fiume: sono due inverni che allaga le porte di Minhiator >>aggiunse Alex.
<< Costruire argini è un gioco da ragazzi! Potremmo pensarci noi >>Frerin guardò Thorin, che annuì con un sorrisetto.
<< Solo perché ci avete aiutato contro gli orchi non pensate di essere migliori di noi! >>replicò Rio fingendosi offeso.
Dwalin batté il boccale sul tavolo, facendolo tremare << Scommetto una cena che argineremo quel rigagnolo in metà del tempo che impieghereste voi! >>
Rio sbatté le palpebre, poi sorrise, sardonico. << Non mi fiderei: voi nani non sapete neanche arginare tutta la birra che bevete. Una volta ne ho visto uno crollare dopo due bicchieri >>
Dwalin spalancò gli occhi e gonfiò il petto, e per un secondo parve aver perso la parola. Poi diede due possenti manate sul tavolo, e quello scricchiolò dolorante.
<< Questo possiamo scoprirlo subito, ragazzo! >>ruggì.<< Vediamo chi resiste di più! >>
<< Non fare il bambino >>sospirò Balin, senza però molta convinzione.
Rio sollevò il calice con un sorriso di sfida e, dopo un ultimo, provocatorio sguardo, lui e Dwalin lo vuotarono alla stessa velocità.
<< Oste! Porta altra birra! >>saltò su Frerin eccitato, sovrastando la voce degli altri avventori.
L’oste, convinto servissero a tutto il tavolo, portò altri sei boccali stracolmi, che Frerin e Will divisero fra gli sfidanti. Rio e Dwalin mandavano giù birra come fosse stata acqua, ma già al quarto boccale Rio rallentò, e dovette scrollare più volte il capo. Lunghi rivoli schiumosi scendevano fin dentro la barba di Dwalin.
Frerin ordinò allegro un nuovo giro, e molti iniziarono a seguire il duello, battendo le mani e pestando i piedi per incitare Rio e Dwalin. Thorin e Balin si guardarono rassegnati.
<< Fareste meglio a convincere Rio a ritirarsi >>suggerì Balin ad Alex, ma quello scosse la testa, niente affatto preoccupato.
<< Non credo gli farebbe piacere, è molto orgoglioso >>rispose il ragazzo, e si unì al coro di incitamento dei nani.
Dwalin si era fermato, e Rio ne approfittò per recuperare terreno finché, a metà del settimo boccale, non fu colto da un accesso di tosse. Gli astanti si scatenarono euforici. Dwalin tentò qualche altro sorso, ma Rio, il volto lucido e paonazzo, scattò in piedi. I nani gli fecero largo mentre correva verso il bagno. Dwalin sollevò trionfante le braccia in alto, scatenando l’ovazione generale, ma subito si accasciò pesantemente sul tavolo con un rutto sonoro. Ci fu un attimo di silenzio attonito, poi il russare del nano li rassicurò sul fatto che si era semplicemente addormentato, e tutti tornarono ai propri tavoli.
<< Stupido >>commentò divertito Thorin.
<< Dovremo portarcelo in spalla >>sospirò Frerin. Contò le birre rimaste e le distribuì agli amici.<< Non facevo Rio così resistente: ha tenuto testa a Dwalin fino alla fine! Se quel Vermion fosse stato qui penso che non si sarebbe divertito molto >>aggiunse ridendo.
<< No, è più un tipo da biblioteca >>annuì Alex. I nani ridacchiarono.
<< Non gli piaceremo mai, vero? >>disse Balin.
<< Non è questo. Gli ha dato fastidio accettare di seguirci a Erebor invece di restarsene comodo e al sicuro a casa >>
<< Povera Marina, scommetto che le toccherà fargli compagnia, stasera >>fece Frerin.
<< Conoscendola, avrà detto che sarebbe andata a dormire presto >>rise Will.<< Non ha mai sopportato Vermion. E non le do torto: è da quando ha dodici anni che Vermion non fa che tormentarla ogni volta che torna a Minhiator >>
<< Anche per il matrimonio? >>chiese d’un tratto Thorin.
Alex e Will lo fissarono, impietriti, poi Alex annuì a malincuore.
<< È partito tutto da lui, sì >>ammise.
<< Perché? >>
I due ragazzi evitarono di guardarsi, ma non poterono evitare di rispondere, anche se Thorin era l’ultima persona alla quale avrebbero voluto parlare del matrimonio. Dopotutto, era come se fosse stato coinvolto anche lui, seppur molto indirettamente.
<< È compito dei consiglieri scovare alleati, e il matrimonio è un ottimo sigillo fra due città >>intervenne Balin, risparmiando ai loro ospiti la pena di trovare una risposta.
<< Lo so, ma Marina non è di Minhiator. Perché Vermion si immischia nella sua vita privata? >>
<< Be’, rafforzeremo i rapporti con Dale su due fronti >>spiegò Alex.<< Anche Longshale, la città di Marina, ne beneficerà >>
<< Anche se lei non vuole? >>Thorin vide Alex aggrottare le fronte e squadrarlo con una nuova luce negli occhi.
Rio tornò da loro, ancora barcollante e con gli occhi lucidi.
<< Un po’ d’acqua? >>offrì Frerin.
<< Già fatto >>rispose Rio con un singulto.
<< Allora sarà meglio rientrare >>disse Frerin con uno sguardo a Dwalin, il cui russare iniziava ad attirare le occhiatacce dell’oste.
Sulla strada del ritorno furono tutti silenziosi. Rio avanzava ancora incerto sulle gambe, e si rifiutava di esser aiutato. Frerin e Balin sorreggevano Dwalin, abbandonato pesantemente sulle loro spalle, che di tanto in tanto si ribellava pretendendo di avanzare da solo. Alex e Will chiudevano la fila insieme a Thorin, ma nessuno dei tre provò a fare conversazione. Fu solo dopo che Frerin e Balin si separarono dal gruppo per riportare Dwalin a casa e Will fu andato a sorreggere Rio che Alex parlò.
<< Tu pensi che il matrimonio di Marina sia una decisione avventata? >>
Thorin rimase colpito da quella domanda diretta, ma riuscì a mantenere un’espressione impassibile.
<< Come ha detto Blin, il matrimonio è un’ottima strategia diplomatica, e mi pare lo stiate organizzando con premura >>rispose cercando di non rivelare quel che pensava veramente di tutta quella faccenda.<< Non capisco però perché tu voglia la mia opinione: non facendo parte della tua famiglia e non sapendo quali sono le dinamiche fra voi e Dale non posso darti un giudizio appropriato >>
<< Proprio perché sei… esterno alla famiglia te lo sto chiedendo >>
Thorin lo guardò dritto negli occhi.<< Se al posto di Marina ci fossi stato tu, come avresti reagito? >>
Alex parve spiazzato. << Cosa c’entra questo? >>
<< Non sottovalutarmi, è chiaro anche ai sassi che Marina non vuole sposarsi e che neanche tu sei convinto. Eppure ti ostini con questa idea. Perciò te lo chiedo di nuovo: tu avresti accettato un matrimonio imposto? >>
Alex tornò a fissare il palazzo di Thror, a pochi passi da loro, irritato. Si stava pentendo di aver intrapreso quel discorso con Thorin, perché il principe non solo aveva colto i sentimenti di Marina, ma perfino i suoi. Possibile avesse sbagliato ad assecondare il consiglio di Vermion? Non capiva perché le parole di Thorin lo avessero messo tanto a disagio: suo fratello e i suoi zii sembravano approvare, eppure per la prima volta avvertiva una sorta di ostilità nelle parole del nano.
Rimase indietro con il principe mentre Will li precedeva accompagnando Rio.
<< Cosa faresti tu al mio posto? >>proruppe all’improvviso.
Questa volta, Thorin non riuscì a celare la sorpresa né a trovare il modo di rispondere. Provò a pensare a come si sarebbe sentito se avesse dovuto convincere qualcuno a sposarsi contro la propria volontà, ma la mente gli andò implacabile su Marina, sulla freddezza verso Alex e verso lui stesso, Thorin. All’improvviso si domandò se sarebbe tornata gentile come prima se il matrimonio fosse stato annullato. La freddezza di lei nei suoi confronti sembrava in qualche modo collegata a quella storia.
Un’inaspettata eccitazione lo colse: la soluzione era così semplice, dopotutto, e gli era già salita alle labbra quando Alex, interpretando il suo come un silenzio irritato, si scusò per la propria invadenza.
<< Non dovrei tormentare anche te con questa faccenda >>disse.<< In un modo o nell’altro la risolveremo, e Marina capirà che sarà un bene soprattutto per lei >>
Preso completamente alla sprovvista, Thorin riuscì a stento ad annuire mentre elaborava lentamente le parole del ragazzo, e rimase a guardarlo tornare nella propria stanza, mentre una morsa fastidiosa gli chiudeva lo stomaco dandogli l’impressione di aver sprecato un’occasione d’oro.

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Capitolo 12
*** Il pegno ***


Il pegno
 
 
<< Devo ammettere che sarà strano, quando non ci sarete più >>
Marina guardò con la coda dell’occhio Dìs, poggiata accanto a lei alla balaustra di roccia, e rimase in silenzio. La principessa continuò:<< Quando Minhiator ci chiese aiuto ero un po’ scettica, lo ammetto, ma mio nonno ha visto più lontano di me nella nostra alleanza. Adesso spero possa durare a lungo >>
<< Da parte della mia famiglia posso garantirti che ci impegneremo perché i nostri figli la tengano salda >>rispose Marina, con più formalità di quanta non avesse davvero voluto. D’altra parte, si era accorta che tutti quei discorsi sulla loro imminente partenza la mettevano a disagio.
Dìs le diede qualche colpetto gentile sul braccio e tornò a scrutare davanti a sé, passandosi una mano sul pancione. Dopo cena, aveva invitato Marina sul fianco della Montagna che si affacciava su Dale, le cui luci facevano capolino in fondo alla valle, quasi impercettibili tanto era intenso il chiarore delle stelle.
Marina si strinse nel mantello, rabbrividendo nella brezza sempre più pungente ora che l’autunno era alle porte. Mancavano due giorni alla partenza e il suo disagio aumentava a ogni ora. Non solo temeva le future discussioni con la sua famiglia sul matrimonio, ma si sentiva tremendamente in colpa per come si era comportata con Thorin. Si era infatti accorta troppo tardi che l’imbarazzo che provava nello stare in sua presenza l’aveva spinta a evitarlo: un atteggiamento infantile, come continuava a ripetersi da ore, che sicuramente l’aveva offeso. E il prezzo da pagare era stato il conseguente allontanamento di Thorin: scostante, infastidito. Perciò, adesso Marina aveva un motivo in più per evitarlo, perché non sopportava di vederlo distogliere lo sguardo o ignorarla con la scusa di parlare con qualcun altro. Non c’era niente di consolante nel sapere che era stata lei a rovinare quella che – si era augurata – avrebbe potuto essere una buona amicizia. Nulla di consolante, perché ora che Thorin la stava ricambiando con la sua stessa moneta Marina si rendeva conto di quanto le mancasse la sua compagnia, fosse stata anche per pochi minuti. Una parte di lei continuava a ripeterle di spiegargli tutto, nella speranza che potesse capire e perdonarla; un’altra, crudele ma perspicace, temeva di peggiorare la situazione rivelando a Thorin dei timori di Thror su un suo probabile interesse per la loro ospite, timori che, fra l’altro, avevano indotto Alexander a combinare un matrimonio con Girion di Dale.
Marina scosse la testa, come a confermare l’assurdità di tutti quei pensieri. Non poteva neanche permettersi la consolazione d’essere lusingata dall’interesse di Thorin perché, a ben vedere, non ne aveva mai avuto conferma e quelle di Thror erano state semplici congetture.
<< Mi piacerebbe vedere Minhiator, un giorno o l’altro. Thorin e Dwalin dicono che è molto bella >>La voce di Dìs giunse come da molto lontano, e Marina si sentì riportare bruscamente alla realtà, in piedi sullo stretto corridoio di roccia sul fianco di Erebor.
<< Lo è >>rispose alla fine.<< Forse, dopo il parto, potrai venire a trovarci, saresti la benvenuta! >>
<< Ti ringrazio. E porterò anche Thorin: so già che fra qualche settimana avrà bisogno di cambiare aria >>rise Dìs.
<< Per quale motivo? >>
<< Non sopporta di restare fermo nello stesso luogo troppo a lungo, anche se si tratta di Erebor >>sospirò la principessa,<< e fin quando non sarà re non rinuncerà a viaggiare ogni volta che ne avrà la possibilità >>Tacque un attimo prima di riprendere con maggior serietà:<< In questi giorni è più scorbutico del solito, te ne sarai accorta, temo >>
A Marina si strinse lo stomaco mentre sentiva le guance avvampare. Dìs non le fece caso, e continuò, sempre con quell’aria pensosa e preoccupata:<< Non vuole darlo a vedere, ma credo gli dispiaccia che partite. Siete stati una novità, per lui come per tutti noi: non abbiamo mai avuto ospiti così giovani. Di solito il re sceglie alleati vecchi e noiosi, ma voi siete più che alleati: posso definirvi degli amici >>
<< Sei molto gentile, ma temo di non essere stata così amichevole con tuo fratello, in questi giorni >>borbottò Marina.
Dìs la guardò con un sorriso comprensivo.
<< Thorin non è un bambino: sa che anche tu hai le tue preoccupazioni. Ma ti consiglio di parlargli, se vuoi separarti da lui in amicizia. È così testardo e orgoglioso che non farà mai la prima mossa! >>
Marina la fissò con un misto di stupore e gratitudine: sapere che Dìs non la considerava una “minaccia” come Thror la rincuorava. Le parole della principessa le infusero una determinazione tale che il mattino seguente si unì ai suoi amici nell’ultimo allenamento con Frerin e Filer.
Scesero in un’ampia sala del palazzo adibita, spiegò Frerin, ad allenare gli eredi di Durin che avrebbero regnato sotto la Montagna. Alta con un soffitto a volta, era interamente rivestita di pietra; lungo le pareti erano appese numerose spade di varie misure, insieme ad asce a una o due lame e mazze ferrate.
All’inizio Marina si tenne in disparte mentre gli altri si lanciavano verso le armi con l’entusiasmo di un bambino. Si limitò a gironzolare osservando le spade esposte, rimpiangendo che anche Thorin non si fosse unito a loro, finché Frerin non la strappò ai suoi pensieri richiamandola. Marina si voltò con sguardo interrogativo, e sobbalzò nel ritrovarsi la punta della spada del nano non distante dal volto.
<< Non dovresti oziare in questo modo. Perché non mi fai vedere se gli allenamenti di mio fratello sono serviti a qualcosa? >>Frerin la guardò con un sorrisetto di sfida, e Filer le consegnò una lama più piccola e leggera, dall’aria consunta.
L’allentamento fu un sollievo, per Marina. Non era come combattere con Thorin: Frerin restava socievole e con la battuta pronta. Ma, soprattutto, aveva una tecnica diversa. Se Thorin preferiva restare immobile come una roccia, lui non cessava mai di muoversi, balzando da un lato all’altro di Marina così da disorientarla. La ragazza era talmente concentrata nel tentativo di colpirlo e di ignorare i suoi scherni da dimenticarsi di Thorin. Ma quando Frerin approfittò di un suo momento di stanchezza per assestarle un affondo che la fece cadere a terra, si pentì di aver accettato la sfida.
Alex e gli altri ridacchiarono mentre la spada le scivolava di mano con un clangore lamentoso che rimbombò sulle pareti.
<< Pessimo lavoro >>commentò Frerin scuotendo il capo, ma sorrideva.
<< E tu sei sleale! Questo colpo era proprio necessario? >>ribatté Marina rimettendosi seduta, più ammaccata di quanto non si fosse aspettata.
<< In un vero combattimento l’avversario non ti darà mai tregua, lo diceva Thorin, perciò prenditela con lui se i miei metodi sono bruschi >>Frerin le raccolse la spada, ma lei si tenne a distanza.
<< Per oggi sono a posto così >>
<< Di già? Eppure sembravi molto più combattiva, quando sei arrivata a Erebor! >>esclamò il nano, leggermente deluso.
<< Non voglio rompermi qualcosa prima di tornare a casa >>si giustificò Marina.<< Dammi la spada, ci penso io a rimetterla a posto >>
Ignorò l’occhiata inquisitrice di Frerin, e ringraziò silenziosamente Will quando richiamò il giovane principe perché riprendesse gli allenamenti con lui. In effetti, in quei minuti era riuscita a dimenticare Thorin – rifletté Marina riponendo l’arma sul suo gancio sulla parete – ma la somiglianza col fratello e il continuo nominarlo non erano di grande aiuto. Forse sarebbe dovuto andare a cercarlo, almeno per essere sicura di trovarlo in tempo per parlargli e spiegarsi, si disse mentre gli altri riprendevano l’allenamento. Ma da dove avrebbe cominciato? E come avrebbe cominciato?
<< Ehi, Thorin, quando sei arrivato? >>
Marina si voltò di scatto verso Filer e poi, seguendone lo sguardo, verso i piedi delle scale d’ingresso della sala, e il suo cuore perse un battito. Senza che se ne accorgesse, Thorin era arrivato – chissà da quanto – ed era rimasto lì a osservarli.
<< Mi chiedevo dove eravate finiti tu e Frerin. Alle forge mi hanno detto di non avervi visti, oggi >>rispose il principe con un’alzata di spalle.
<< Eravamo qui a dare una lezione a questa gentaglia! Potresti darci una mano, sai? >>esclamò Frerin mentre Will lo metteva spalle al muro.
<< Basti tu a tenere alto l’onore del popolo di Durin! >>replicò ridendo Thorin.
In quel momento la spada del fratello volò via grazie a un fluido colpo di Will, e cadde a pochi centimetri da Marina, che balzò indietro. Fu in quel momento che Thorin si accorse che anche lei era presente, e impallidì. Non si era aspettato di trovarla laggiù. Quando la ragazza rialzò lo sguardo su di lui provò l’impulso di girare sui tacchi, ma l’orgoglio lo tenne inchiodato lì. Peggio, i suoi piedi – ancor più orgogliosi, a quanto pareva – lo spinsero in avanti.
Si fissarono per due lunghi secondi, poi Thorin, per vincere l’imbarazzo, raccolse la spada di Frerin e indicò con un cenno le altre esposte sul muro.
<< Potrebbe servirti una spada nuova? >>fu tutto quel che riuscì a dire di originale.
Marina lo guardò quasi stupita.
<< Hai rifatto il filo alla mia, e ora è perfetta >>balbettò.
<< Questo è ferro estratto dalla Montagna Solitaria >>continuò il nano, senza dar segno di averla sentita. Poggiò la spada di Frerin e ne prese una dalla lama sottile e leggera.<< Sono un po’ vissute ma ancora letali e robuste. Le più corte di solito vengono utilizzate per allenare i giovani della mia famiglia. È probabile che Dìs abbia usato anche questa >>
Marina osservò la lama frapposta fra sé e Thorin, senza capire il perché di quel discorso. Fino a quel momento si erano accuratamente evitati, mentre ora ecco che Thorin cercava di convincerla a prendere una delle loro lame… possibile che fosse un modo per riprendere a parlare?
Prima che Marina potesse formulare una risposta sensata, però, il principe mutò di colpo espressione e ripose la spada sul suo gancio.
<< Forse, però, non ne avrai bisogno in futuro >>disse con una nota di freddezza nella voce.
<< Mi auguro sempre di non aver bisogno di una spada >>replicò Marina, reprimendo a stento la sorpresa per questo nuovo cambiamento.
<< Intendevo che potresti non essere costretta a difenderti da sola… che potresti avere altri a tua protezione >>spiegò Thorin guardandola con attenzione e ignorando Frerin che, dopo aver scherzato con Will, gli chiedeva di rendergli la spada.
Marina quasi sentì la pelle trafitta da quelle parole. Fissò il volto del nano, rabbuiato, e cercò disperatamente una rassicurazione, ma la confusione che improvvisamente la colse le impedì di trovarne una.
<< Non dipenderò mai completamente da chi sarà al mio fianco, chiunque sarà >>balbettò.<< Mi piace sapermi difendere da sola, come avrai notato >>
Thorin non batté ciglio, e lei ebbe l’impressione che avesse addirittura smesso di respirare. Vide le sue robuste spalle rigide e le mani chiuse a pugno, e capì di non essere stata convincente.
<< Thorin, dammi quella dannata spada, per Mahal! >>tuonò Frerin, ormai al colmo dell’impazienza.
Thorin gliela restituì con un gesto secco. Frerin lo fissò accigliato:<< Si può sapere cosa sei venuto a fare qui? Cercavi solo me e Filer o avevi altro da fare? >>
<< Ora che mi ci fai pensare, dovevo avvertirvi che il re pensava di organizzare un banchetto d’addio in onore dei nostri ospiti. Tutta Erebor vi saluterà >>
<< Così ci farete arrossire >>scherzò Alex, ma Thorin non sorrise.
<< Sta anche preparando una scorta. Alcuni dei nostri vi riaccompagneranno fino a Dale. Resta solo da decidere se vi faremo parte anche noi della famiglia. Ne sta parlando con Vermion, ma forse è meglio che vada a sentire anche tu >>
Alex acconsentì e si affrettò a seguire il principe. Marina rimase a fissarli sparire su per le scale, ammutolita e sconcertata. Thorin prima le si era avvicinato spontaneamente e poi non l’aveva più degnata di uno sguardo. Cosa gli passava per la testa? Possibile avesse frainteso il suo comportamento pensando che non avrebbe più apprezzato l’aiuto dei nani ora che avrebbe fatto ritorno fra gli Uomini? O era lei ad aver capito male?
A Marina tornarono in mente le parole di Dìs del giorno prima, e decise. Avrebbe dovuto trovare il modo di affrontare Thorin e spiegargli il perché del suo allontanamento. Sapeva che non si sarebbe mai perdonata se fosse partita senza aver prima chiarito.
Incredibilmente, però, Thorin divenne introvabile per il resto del giorno e parte di quello seguente. Quando Frerin la informò che il principe sembrava essersi rinchiuso nelle forge Marina perse ogni speranza: nessuno poteva accompagnarla laggiù, né lei aveva il tempo di andarci. Era arrivato il momento di preparare i bagagli, come Vermion le ricordava da almeno tre giorni, e col fiato del consigliere sul collo non osava muovere un passo.
Eppure anche Vermion si dimostrò utile, suo malgrado. Giustificandosi dicendo che era suo dovere accertarsi che Marina non dimenticasse nulla era riuscito a intrufolarsi nella sua camera, in modo da intrappolarla. E, mentre la ragazza recuperava i suoi vestiti, si lasciò sfuggire che Frerin avrebbe fatto parte della loro scorta. Era chiaro quanto la notizia di avere attorno a sé i nani fino a Dale non lo entusiasmasse, ma, ora che la partenza era imminente, riusciva a sopportarla addirittura col sorriso. Disgustata e col pensiero totalmente rivolto a Thorin, Marina si affrettò a finire i bagagli in modo da liberarsi di Vermion nel pomeriggio con la scusa di volersi concedere un’ultima passeggiata solitaria per Erebor.
Il sole in realtà già iniziava a calare inondando l’atrio di calda luce rossastra quando lei si affacciò dalla balconata che dava sulla piazza principale, dove i nani stavano allestendo i tavoli per quella sera. A quella vista, Marina si sentì stringere il cuore: ora come non mai sentiva il desiderio di restare lì. Si fermò a osservare i preparativi, domandandosi se avesse avuto seriamente il coraggio di andare a cercare Thorin alle forge, quando uno sbuffo la fece voltare.
Confuso fra un gruppetto di nani, il principe stava scendendo sul ponte, ancora sporco di fuliggine al punto che, in un primo momento, Marina faticò a riconoscerlo. Camminava da solo in coda, e quando la vide si bloccò, sorpreso per la seconda volta in meno di quarantotto ore di ritrovarsela davanti. E, come il giorno precedente, il primo impulso che provò fu quello di passare oltre. Le rivolse un semplice cenno di saluto e proseguì, ma Marina, mossa dalla disperazione, scattò in avanti.
<< Aspetta! >>
Thorin si voltò lentamente, lo sguardo indecifrabile. Marina si costrinse a non lasciarsi intimidire: non poteva perdere quell’occasione per la seconda volta.
<< Devo… >>cominciò, ma non sapeva come cominciare.
Thorin continuava a fissarla senza dir nulla, ma sembrava ancora sul punto di andarsene.<< Ti devo delle scuse  >>disse infine Marina.<< In questi giorni non mi sono comportata… normalmente, come forse avrai notato. Ti ho evitato, e me ne vergogno. Non ti meritavi un comportamento simile >>. Nel parlare tenne lo sguardo fisso sul ginocchio del principe, pronta a vederlo andar via. Ma quando il silenziò si protrasse e lui rimase immobile, rialzò gli occhi.
Era una sua impressione o qualcosa era cambiato nello sguardo di Thorin? Cos’era? Sorpresa? Soddisfazione? O dubbio? Marina sapeva di esser stata fin troppo sbrigativa: non gli aveva spiegato nulla, in realtà, ma, se poteva, non gli avrebbe mai rivelato di averlo evitato perché Thror l’aveva sospettata di voler sedurre suo nipote. Sperò che Thorin si accontentasse di quelle scuse frettolose e si sforzò di non apparire troppo colpevole o incerta.
<< Non scusarti >>borbottò alla fine Thorin, quando ebbe recuperato il controllo di sé.<< Anch’io ho sbagliato, avrei dovuto chiederti subito se avessi bisogno di aiuto invece di… evitarti a mia volta >>
<< È tutta colpa di quel matrimonio, ma non dovevo prendermela con te >>disse Marina.
<< Proprio con me, infatti, e non con qualche altro nano >>osservò Thorin, quasi casualmente. Non voleva metterla in difficoltà, ma aveva bisogno, diritto di sapere.
La ragazza chinò la testa, sconfitta. Come avrebbe potuto rispondere? Se gli avesse detto la verità, forse Thorin si sarebbe sentito così offeso da troncare ogni rapporto con lei, Alex e Minhiator. E non ne avrebbe avuto tutti i torti, ragionò lei: non si erano comportati lealmente.
<< Hai cambiato atteggiamento così all’improvviso che pensavo di averti offesa in qualche modo >>proseguì il principe quando lei non accennò a parlare.
<< Credimi, tu non hai fatto nulla >>esclamò subito Marina.<< Sono io che ho sbagliato a chiudermi in me stessa >>
Thorin la osservò con attenzione. Sembrava sincera, ma qualcosa gli diceva che non l’avrebbe indotta a dirgli la verità, almeno per il momento. Nonostante nutrisse ancora qualche dubbio, non poté non provare un certo sollievo. Se Marina si era fatta avanti di sua volontà non appena si erano incontrati doveva essere davvero decisa a riappacificarsi con lui…
<< Mi fido delle tue parole >> disse infine.<< Adesso è meglio che vada, non posso presentarmi al banchetto in questo stato. A Thror dispiacerà salutarvi così presto >>. Disse l’ultima frase quasi casualmente, anche se gli era venuta in mente solo alla fine. Una parte di lui gli diceva che nominare Thror o il banchetto sarebbe potuto tornargli utile. E, quasi inaspettatamente, aveva ragione. Notò il sorriso di Marina irrigidirsi in maniera quasi impercettibile mentre annuiva in silenzio.
Si separarono amichevolmente, ma con sentimenti ben lontani dal sollievo o la serenità. Prima di incontrare Marina Thorin pensava di fermarsi a bere una birra in qualche locanda, ma adesso si affrettò a tornare a palazzo e trovare il nonno, colto da un’improvvisa inquietudine. Scese automaticamente nella sala del tesoro, e, come immaginava, vi trovò Thror intento a sistemare uno scaffale carico di scrigni.
<< È successo qualcosa? >>gli chiese il re notando la sua espressione rabbuiata.
<< Volevo solo salutarti >>Thorin decise all’istante di non attaccare subito: il suo era solo un sospetto, e aveva bisogno di conferme prima di poter avviare una qualsiasi discussione col nonno. Eppure, dopo aver osservato la reazione di Marina, non poté non trovare dei collegamenti col suo comportamento e le reazioni di Thror ogni volta che aveva sorpreso il nipote a parlare di o con lei.
<< Be’, va’ a ripulirti, non vorrai salutare i nostri ospiti in quello stato? >>
<< Ho appena incontrato Marina e non mi sembrava sconvolta dal mio aspetto >>replicò il principe, nominando apposta la ragazza.
Thror gli lanciò appena un’occhiata prima di tornare ai suoi scrigni, grugnendo.
<< Forse si è abituata a vederti andare in giro come un fabbro, ma stasera cerca di essere un po’ più principe >>disse.<< Come mai l’hai incontrata? >>
<< L’ho incrociata per caso mentre rientravo >>
<< Erebor tornerà tranquilla quando quei ragazzi saranno partiti >>sospirò il re.<< Fin troppo, forse, ma sapevamo che sarebbe stato un soggiorno breve >>Fece una pausa per spostare un bauletto più pesante, poi chiese con voce vaga:<< Che impressione te ne sei fatto? >>
<< Sono tutti ottime persone, degne di fiducia. Non potevi sperare in alleati così leali, come ti hanno anche dimostrato quando gli orchi ci hanno attaccato >>
<< Sono contento ti piacciano. Bisogna sempre stare attenti con gli Uomini. Sono scaltri e calcolatori, e mi duole dire che le loro donne non sono da meno >>
<< In qualsiasi razza ci sono persone degne di stima e altre di biasimo, ma Alexander e i suoi compagni non mi sono sembrati calcolatori >>replicò calmo Thorin, ma le mani dietro la schiena erano chiuse a pugno.
<< Certo che no, non fraintendermi! Ma vedi, portare estranei nella nostra Montagna, a contatto con i nostri segreti e tesori è sempre rischioso >>si spiegò Thror accarezzandosi distrattamente la barba incastonata di gemme.
Thorin inarcò un sopracciglio. << Temevi ti derubassero? >>
Il re assunse gli lanciò uno sguardo imbarazzato.
<< Fidarsi è bene… e l’hai visto anche tu, dopotutto: il loro consigliere tesse alleanze come un ragno affamato. Se non avessero ricevuto quella proposta da Dale ho l’impressione che avrebbe anche potuto considerare la nostra famiglia >>concluse Thror senza nascondere la propria disapprovazione.
<< Dubito che l’avrebbe fatto, ma avevo capito che apprezzassi quei ragazzi. Avresti rifiutato un’alleanza più stretta con la loro famiglia? >>
Thorin aveva parlato con tutta la calma che riuscì a mantenere, ma suo nonno a quelle parole si voltò, accigliato, e lo scrutò per alcuni lunghi secondi. Thorin sostenne impassibile l’esame, provando in fondo al cuore una sorta di feroce soddisfazione: sentiva di aver trovato il punto di tutta quella faccenda.
<< Sai che ammiro Alexander, la sua famiglia e i suoi amici, e sono sicuro che anche il resto della loro gente sia degno di stima >>replicò infine il re, con voce lenta e calcolata.<< Ma Erebor deve essere guidata da una stirpe nanica, la linea di Durin non dovrebbe mescolarsi con le altre razze, o non sarebbe più la stessa, mi capisci? >>
<< Fin troppo, sire >>Thorin marcò con forza l’ultima parola. Thror gli aveva involontariamente confermato i suoi sospetti. Ignorò lo sguardo sempre più cupo del re: la soddisfazione di qualche secondo prima aveva lasciato il posto a rabbia e delusione con la stessa velocità di un acquazzone estivo. Scoprì di non poter pronunciare altre parole coerenti, tanto si sentiva furioso. Guardò suo nonno, circondato da montagne d’oro e gioielli il cui riflesso alla luce delle torce era quasi doloroso alla vista. Ed ebbe una nuova conferma: Thror non avrebbe mai condiviso una moneta neanche con i suoi amici più fedeli. Un sentimento di vergogna e rammarico si unì alla rabbia: anche lui avrebbe fatto quella fine? Anche lui avrebbe presto rifiutato l’amicizia di altri popoli per paura di dover condividere le ricchezze di Erebor?
<< Anche Alexander ha capito l’importanza di un matrimonio nella stessa razza, comunque >>riprese Thror dopo alcuni minuti di silenzio.
Thorin si riscosse come da un lungo sonno. Il re era tornato a dargli le spalle per frugare in un nuovo scrigno.
<< Eppure, un matrimonio è un ottimo sugello per un’alleanza >>ribatté con voce tagliente.
Thror ridacchiò, ma la sua voce era fredda come la lama di un coltello quando parlò.
<< Hai deciso di prender moglie, nipote mio? >>
<< Non ancora, sire, ma spero di avere la fortuna di sceglierla personalmente, se verrà il momento >>
Il re lo studiò ancora, sospettoso. Poi annuì. Diede un ultimo sguardo attorno e scelse un paio di anelli dall’ultimo scrigno, che ripose con cura.
<< Spero che al banchetto di stasera sarai meno impertinente, Thorin >>borbottò.
Thorin alzò le spalle, indifferente, e il re lasciò il salone. Il principe rimase a osservare le scale dalle quali se ne era andato, la mente di colpo immersa nella conversazione appena conclusa. Thror aveva temuto che Alex o Vermion potessero ordire un matrimonio con Marina? Ma su quali prove? Il re era troppo scaltro e intelligente per basarsi sul solo comportamento di Vermion, o lui, Thorin, lo stava sopravvalutando? Ripensò a Marina e a come l’aveva evitato negli ultimi giorni, dall’allenamento nella foresta: se aveva se la ragazza aveva sospettato i pensieri di Thror o le era giunta qualche voce, allora finalmente si spiegava il suo comportamento.
Ma, dovette ammettere Thorin, anche se era giunto al nocciolo della questione non poteva sentirsi soddisfatto, anzi. Sapere che Marina doveva essersi sentita offesa e a disagio a causa di suo nonno lo imbarazzava, e ancora di più se ripensava che lui stesso aveva reagito evitandola. Idiota. E ora non gli restavano che poche ore che spiegarsi con Marina, poche ore prima di vederla partire e probabilmente perdere qualsiasi occasione per incontrarla e passare del tempo con lei come aveva fatto lì a Erebor. L’idea che forse, se mai avesse rivisto Marina, avrebbe dovuto rivolgersi a lei come alla signora di Dale gli fece ribollire il sangue nelle vene.
Per sfogare la tensione prese a passeggiare fra i corridoi, schermandosi ogni tanto gli occhi quando il bagliore dell’oro diventava troppo intenso, ma non servì a nulla. Continuava a ripensare agli ultimi tempi, a come aveva quasi odiato Marina per la sua freddezza e alle parole di poco prima di Thror. La certezza che il re non avrebbe mai approvato un legame fra la sua famiglia e un’altra razza era, se possibile, più demoralizzante di qualsiasi altro pensiero. Ma, ancor più sorprendente e sconcertante, era l’agitazione che continuava a crescere in lui, Thorin, davanti a quelle considerazioni. Sentiva di non essere più in grado di ragionare lucidamente…
Con un urlo di rabbia, sferrò a un tavolo un calcio che lo sollevò di parecchi centimetri facendo rotolare a terra, in una cascata tintinnante, alcune gemme di vari colori. Fu in quel momento che lo sguardo di Thorin fu attirato da un bagliore bluastro.
 
***
 
C’era un’atmosfera da fine estate, quella sera, a Erebor. Il sole calò prima che le tavolate nella piazza principale si fossero riempite, e tante lanterne furono accese, sospese fra le case e lungo i corrimani delle scalinate. Vista dall’alto, sembrava di trovarsi in un immenso formicaio illuminato a festa.
L’aria frizzante era comunque pregna delle risate e canzoni che si alzavano dai gruppi di nani seduti a mangiare, e Marina e gli altri non provarono neanche per un istante il rimpianto di dover partire, ma solo una pesante nostalgia. Perfino Vermion si godette la serata, seduto a parlare con Thror e Thrain.
Al termine della cena, quando iniziarono le vere danze sfrenate dei nani, Marina rimase accanto a Dìs e Filer mentre suo cugino e gli altri andarono a unirsi a Dwalin e un nutrito gruppo di robusti nani che già stringevano boccali di birra. La ragazza rimase a osservarli soprappensiero finché Bofur non la scosse delicatamente per la spalla.
<< Ti ho cercata per tutta la piazza! >>
<< Ormai dovresti sapere che Marina siede al tavolo del re >>rise Dìs.
<< Sì, ma credevo stesse ballando >>rispose Bofur. Prese posto accanto a Marina e la fissò così seriamente da farle pensare fosse accaduto qualcosa di grave.<< Farai attenzione lungo la strada di casa? Stavolta ci saranno solo tre nani con voi. So che Filer farà parte della scorta, e di sicuro anche gli altri saranno ottimi guerrieri, ma non vorrei abbassasse la guardia >>
<< Ce la caveremo, e io mi terrò lontana dai serpenti >>lo rassicurò Marina cercando di apparire serena.
Bofur si accontentò, perché la sua espressione divenne immediatamente più rilassata. Si volse a guardare i nani che ballavano poco lontano, canticchiando sulla scia della musica, e, senza preavviso, afferrò Marina per un polso e la trascinò in pista. La ragazza non provò nemmeno a opporsi: sapeva che il giocattolaio non l’avrebbe ascoltata, ma lei stesso sentiva che forse, così, si sarebbe distratta. Aveva intravisto Thorin a cena, ma era sparito non appena i musicisti avevano iniziato a suonare. Ora, mentre Bofur la faceva volteggiare in mezzo alle altre coppie, lo scorse appoggiato a un tavolo con altri nani, composto e niente affatto incline a scatenarsi come all’ultimo banchetto.
A quella vista Marina sentì le viscere contrarsi dolorosamente. Nonostante fosse riuscita a farsi perdonare sapeva di non averlo convinto, e aveva sperato che, quella sera, avrebbero potuto parlare un po’… almeno per essere sicura che Thorin si fidava ancora di lei. Più di una volta provò l’impulso di lasciare la pista e tentare di parlargli, ma Bofur sembrava intenzionato a non fermarsi più, e quando anche gli altri nani rimasti seduti decisero di unirsi ai balli, Marina perse completamente di vista il principe.
Fu dopo molto tempo che Thror costrinse i musicisti a interrompersi. Il re si era alzato e invitò i suoi ospiti a tornare al loro tavolo.
<< Non potremo mai ringraziarvi abbastanza per la vostra amicizia >>tuonò in modo che l’intera Montagna lo udisse.<< Siete stati più che semplici ospiti. Ci avete dimostrato la vostra alleanza nel momento del bisogno, ed Erebor non lo dimenticherà. I Valar benedicano il giorno in cui i nostri popoli si sono incontrati! >>
Alex, Marina, Rio, Will e Vermion si inchinarono in segno di riconoscenza mentre i nani esultavano e applaudivano a gran voce. Thror tornò a sedersi, e la musica riprese a suonare. Marina si preparò a essere riacciuffata da Bofur quando scorse Thorin, alla destra del nonno, rivolgerle un inequivocabile cenno verso l’estremità della piazza.
Sorpresa, Marina lanciò uno sguardo furtivo a Vermion, che già aveva ripreso posto accanto ai sovrani, e si affrettò a raggiungere Thorin, lottando per non rimanere intrappolata in mezzo alla calca.
<< Allontaniamoci da qui, voglio parlarti in un posto tranquillo >>fu tutto quel che le disse, e Marina si lasciò guidare lontano dalla piazza.
Risalirono una scala stretta e deserta, lasciandosi alle spalle i rumori della festa, e presto raggiunsero il ballatoio che conduceva all’Altopiano del Re. Marina non fece domande, sicura che fossero abbastanza lontani per poter parlare tranquillamente, ma Thorin imboccò con decisione il tunnel che portava all’esterno. Fuori faceva molto più freddo della prima volta che erano saliti insieme sull’Altopiano, o forse era Marina a percepire con più intensità l’aria della notte ora che non aveva un mantello con sé. Thorin la guardò come a scusarsi per quella mancanza e, quasi avesse voluto farsi perdonare, si fermò a qualche metro dal bordo, in un punto dove soffiava ancora un’aria più tiepida proveniente da sud. Marina lo guardò, in attesa, ma lui rimase in silenzio, voltato verso la foresta ai piedi della Montagna, come intento a cogliere il lontano canto delle cicale. Alla fredda luce delle stelle sembrava un’antica statua ritta contro il buio del cielo.
<< Come mai siamo venuti proprio qui? >>chiese infine la ragazza.
<< Pensavo ti avrebbe fatto piacere tornarci prima di partire >>
Marina sorrise, pur a disagio; Thorin continuava a darle le spalle e, dopo aver atteso ancora qualche secondo, fu lei a farsi avanti. Il nano teneva lo sguardo fisso davanti a sé, e sembrava nervoso.
<< Come pensi che starai quando tornerai a Minhiator? >>le chiese dopo un’altra pausa.
Marina aggrottò la fronte, perplessa. Non aveva visto abbastanza di lei da immaginare già la risposta? Tuttavia, non poté non sentirsi allarmata dall’espressione così seria di Thorin.
<< Non mi dispiacerà tornare a casa, anche se mi sono davvero affezionata a Erebor >>rispose infine.
Finalmente, il nano si volse a guardarla.<< Quindi, se potessi resteresti qui? >>
<< Sì, saremmo comunque dovuti rimanere più a lungo >>rispose Marina, ancora più colpita.
<< Non intendevo questo >>borbottò Thorin.<< Mi sono reso conto che ti trovi bene qui, perciò mi chiedevo se non ti faccia piacere tornare in futuro, per restare più a lungo >>
Marina spalancò gli occhi, colta da un’improvvisa agitazione. La sua immaginazione schizzò alle stelle. Thorin intendeva proprio quel che lei pensava? O stava fraintendendo? Sopraffatta dall’imbarazzo e dalla confusione, distolse lo sguardo dal volto del principe e lo fissò a sua volta sulla foresta, senza però vederla.
Thorin aveva osservato la sua reazione, ma subito dubitò di aver detto troppo, o di essersi espresso male. In realtà, anche lui era stupito delle sue stesse parole. Non capiva con precisione cosa gli fosse passato per la testa: non era quello ciò che si era ripromesso di dirle mentre la conduceva sull’Altopiano. Semplicemente, la proposta gli era salita spontaneamente alle labbra. Eppure, una parte di sé si congratulava con lui per averla fatta: meglio essere diretti, ora che restava poco tempo.
<< Spero con tutto il cuore di poter tornare qui >>disse Marina con un filo di voce,<< non appena avrò risolto la questione del matrimonio con la mia famiglia >>
<< Intendi rifiutare, quindi? >>
<< Non vedo perché dovrei assecondarli. Anzi, perché dovrei assecondare Vermion, considerando che l’idea è stata sua. Tornerò a Minhiator e presenterò le mie ragioni… e poi sarò libera di tornare >>Marina abbozzò un sorriso risoluto, ma dentro di sé sapeva che non sarebbe stato così semplice.
Evidentemente, Thorin la pensava allo stesso modo, ma evitò di contraddirla.
<< Potrai perdonarmi? >>disse invece.<< Anch’io non ho avuto un comportamento esemplare, in questi giorni, ma, a differenza tua, non ho problemi o pensieri seri che possano giustificarmi >>
<< Non devi, anch’io, forse, avrei reagito come te se qualcuno avesse cominciato a evitarmi senza un motivo. Oppure >>rifletté Marina,<< l’avrei affrontato subito col rischio di litigare. Quindi, penso sia stato meglio aspettare un po’ prima di confrontarci >>
<< Ma in questo modo abbiamo perso giorni che avremmo potuto sfruttare per… per altri allenamenti o per mostrarti meglio la Montagna >>replicò Thorin. 
Marina lo guardò: perché voleva sottolineare a tutti i costi la loro stupidità? Anche lei sapeva che, se non si fossero evitati, molto probabilmente avrebbero avuto molto più tempo per conoscersi meglio. Possibile che Thorin, come lei, se ne rammaricasse così tanto?
<< Nulla ci impedisce di farlo in futuro >>disse lei.
<< Nulla… o nessuno? >>
<< Da parte mia mi auguro nessuno. Ti ho già detto che mi opporrò con tutta me stessa al matrimonio, perciò ne passerà di tempo prima che un improbabile marito mi vieti di venire a Erebor >>
Thorin represse a stento un sospiro. Era evidente che Marina cercava di convincere prima di tutto se stessa, ma stava dimenticando il re. Lui, Thorin, avrebbe potuto fidarsi a lasciarla partire con la sola promessa che sarebbe tornata, libera da qualsiasi legame… ma non osava fidarsi di chi le stava accanto. A Minhiator, probabilmente, la sua famiglia avrebbe provato ogni mezzo per convincerla a sposare Girion, e lui stesso sapeva che Thror avrebbe continuato a percepire quella ragazza come un pericolo se fosse tornata a Erebor da nubile. Le sole parole non sarebbero bastate, né per lei né per lui. E lui per primo non voleva accontentarsi di una semplice promessa. Sentiva di aver bisogno di qualcosa di concreto che gli assicurasse il ritorno di quella ragazzina che cercava di dimostrarsi combattiva ai suoi occhi, nonostante fosse chiaro quanto si sentisse in trappola.
Come mossa da quei pensieri, la mano di Thorin scivolò in una tasca dei pantaloni e ne estrasse un ciondolo. Mentre Marina continuava a scrutare davanti a sé, Thorin lo fece passare attorno al suo collo con un movimento fluido. La vide chinare la testa mentre glielo agganciava.
Marina fissò senza fiato il pendente che le scintillava sul petto: una farfalla dalla forma raffinata ricavata – da quel che poteva intuire alla poca luce – in una pietra viola e con piccole gemme color cobalto incastonate nelle ali e sulle antenne. Sollevò lo sguardo su Thorin, e sussultò nel ritrovarselo ancora così vicino. Lui accennò impacciato al ciondolo.
<< Non volevo te ne andassi senza un ricordo di Erebor. Ti prego di accettare questo pegno >>
<< Pegno? >>ripeté Marina.
<< Negli ultimi giorni ci siamo allontanati l’uno dall’altra quando invece avremmo potuto conoscerci di più, e ora che la tua partenza è arrivata voglio offrirti questo pegno. Prendilo come un segno del legame che abbiamo instaurato e una promessa che lo rafforzeremo in futuro >>spiegò Thorin.
Marina guardò il pendente, ancora ammutolita. Le parole del principe le avevano acceso una scintilla di speranza in fondo al petto: avrebbe voluto accettare senza remore, ma una piccola parte di sé la costrinse a rimanere coi piedi a terra.
<< Non possiamo, Thorin. Sai in quale situazione mi trovo >>si sforzò di dire.
<< Nulla è stato ancora deciso, e tu stessa hai detto che ti opporrai e che vuoi tornare qui >>
Marina esitò. Era stata sincera, ma come avrebbe potuto dirgli che, se anche fosse stata libera di decidere, avrebbero dovuto affrontare i sospetti di Thror?
<< So che in cuor tuo ti sei affezionata a questo luogo >>continuò Thorin, nella speranza di indurla a parlare,<< ma so anche che, nella situazione in cui ci troviamo entrambi, le sole parole non basterebbero a garantire il tuo ritorno qui. Forse mi riterrai un egoista, ma ho bisogno di legarti con più di una promessa per essere sicuro di rivederti dopo domani. Di rivederti e di non dover pensare a te come alla moglie di Girion o di qualcun altro >>. Pronunciò queste ultime parole talmente a bassa voce che temette di non essere udito – o sperò quasi che Marina non lo udisse.
La ragazza, però, aveva sentito tutto, e a ogni frase aveva inconsciamente trattenuto il respiro al punto che i polmoni quasi le dolsero quando riprese a respirare normalmente. Era impossibile aver frainteso: erano talmente vicini, lei e Thorin, che non poteva aver capito male. La testa le girava e le mani le tremavano per l’improvvisa emozione e la sorpresa. La voglia di accettare quel pegno e buttarsi fra le braccia di Thorin quasi la sopraffece, ma di nuovo si costrinse a restare lucida e a farsi coraggio per quel che avrebbe dovuto dire.
<< Le tue parole mi rincuorano: prima di oggi pomeriggio temevo di averti allontanato irrimediabilmente da me >>disse scegliendo con cura le parole.<< Però non posso accettare lo stesso. Il re mi ha accolta a braccia aperte, ma dubito possa condividere la tua decisione. Forse accetterà di ospitarmi di nuovo, ma non si fiderà mai completamente di me. Vedi, deve esserci stato qualche malinteso per il quale Thror si è convinto che volessimo convincerti a sposarmi >>aggiunse sforzandosi di ridere, ma dalla bocca le uscì solo una sorta di rantolo.
<< Lo immaginavo >>la interruppe Thorin. Marina lo guardò spaventata, ma lui alzò le spalle quasi con indifferenza.<< Dopo averti incontrata nel pomeriggio sono andato a parlare con Thror, e ho intuito che doveva aver frainteso le vostre intenzioni. Per quale motivo preciso, lo ignoro, perché tu e i tuoi amici vi siete sempre dimostrati corretti nei miei confronti. Forse, però, anch’io ho una parte di responsabilità per qualche parola o azione di cui non mi sono reso conto >>
<< Allora come puoi offrirmi questo pegno? Non hai pensato a cosa porterà? >>esclamò Marina, riprendendosi in fretta.<< Tu sei l’erede al trono di Erebor, è naturale che la tua famiglia si aspetti di vederti accanto a una principessa nanica anziché a una come me. Non sono una principessa. Sono solo la discendente di importanti famiglie di sovrintendenti, tutto qui >>
Thorin la zittì afferrandola quasi brutalmente per le spalle e avvicinandosi così tanto al suo volto da vedersi riflesso nei suoi occhi spalancati.
<< Ascolta >>mormorò con voce rauca,<< non credere che non ci abbia pensato anch’io prima di prendere quel ciondolo. Ho esitato per delle ore prima di decidermi. So chi siamo e cosa si aspettano da noi, ma più rimuginavo più capivo che non c’è un’altra soluzione che possa accontentare tutti. Tu non vuoi sposare Girion e io non voglio vederti andar via senza la certezza che quando ti rincontrerò potrò disporre del nostro tempo come vorremo. Avrei dovuto capirlo prima, per poterne parlare meglio, ma ormai ci resta poco tempo e voglio farti capire quanto sia importante per me quel pegno. Non ti sto chiedendo di impegnarti, ma solo di promettermi che quando tornerai potrò corteggiarti come meriti. Solo mentre ti dimostravi fredda nei miei confronti ho capito quanta serenità mi infondeva la tua presenza, e questo non mi è mai capitato con alcuna nana che ho conosciuto. E non voglio che qualcun altro provi lo stesso al tuo fianco, che sia Girion o qualsiasi altro uomo. Forse mi disprezzerai – non so come funzionano queste cose fra gli Uomini – ma posso giurarti che mi impegnerò perché tu possa provare lo stesso nei miei confronti >>
Marina lo vide finire di parlare quasi col fiato corto, come se avesse corso per miglia senza fermarsi mai, mentre la presa sulle sue spalle si rafforzava e allo stesso tempo diventava tremula. O forse era lei a tremare al punto da far fremere anche Thorin. Non riusciva a capirlo né sarebbe stata in grado di scoprirlo. Durante il discorso del nano aveva continuato a fissarlo negli occhi come ipnotizzata, mentre incredulità e gioia crescevano fino a soppiantare la paura. E quando Thorin tacque e la fissò in attesa, eliminò quei pochi centimetri rimasti fra loro e gli cinse le spalle con le braccia, affondando il volto nell’incavo della sua spalla. Sentì le mani di Thorin scenderle lungo la schiena per avvicinarla di più a sé, stringendola come temendo di vederla svanire nell’aria notturna. Nessuno dei due riusciva a capire cosa provassero di più, se sollievo, sorpresa o semplicemente un’immensa felicità, come se quel solo gesto bastasse a rimuovere qualsiasi ostacolo.
<< Lo accetti? >>le domandò il principe all’orecchio. Sentì Marina sorridere contro il collo.
<< Accetto! >>
Sorridendo a sua volta, Thorin rialzò la testa e si chinò sulle labbra di lei, molto più rudemente di quanto avrebbe voluto, ma, si disse mentre la ragazza ricambiava senza più alcun timore, la delicatezza non aveva mai fatto parte della sua natura.
Si separarono dopo molti minuti che parvero loro un unico battito di ciglia. La forza di quella rivelazione impedì a entrambi di dire qualcosa di sensato, ma sia Thorin che Marina sentivano che, ormai, qualsiasi parola sarebbe stata superflua. Di colpo, però, iniziarono ad accusare il nervosismo dell’ultima mezz’ora, così Thorin si sedette in terra, trascinando la ragazza con sé e cingendola subito in un abbraccio molto più delicato del bacio. Marina si rifugiò fra le sue braccia: stava tornando a percepire il freddo della notte e a ricollegarsi col mondo che li circondava. Si sentiva come se avessero trascorso quel tempo sull’Altopiano in una bolla, e iniziava a chiedersi se il banchetto fosse terminato nel frattempo quando Thorin si separò di poco da lei per guardarla negli occhi. Era tornato a essere serio come sempre.
<< Mostrerai il ciondolo alla tua famiglia? >>
Marina esitò: chiunque, una volta scoperto che quel pendente era un dono di Thorin, ne avrebbe colto il significato. E lei? Avrebbe voluto che indovinassero subito? Ora che la sua mente cominciava a snebbiarsi dall’emozione percepiva che le cose avrebbero potuto degenerare con fin troppa facilità, se non avessero fatto attenzione.
<< Gliene parlerò quanto prima >>rispose alla fine.
Thorin si irrigidì e allentò di poco la presa su di lei.<< Temi la loro reazione? >>
<< Non proprio, ma voglio procedere un passo alla volta. Appena tornerò dovrò convincerli a rinunciare al matrimonio, e so già che si preannuncia una dura lotta >>spiegò Marina.<< Perciò, prima di allarmare tutti, cerchiamo di rabbonirli, in qualche modo >>
Thorin la fissò dubbioso per qualche istante. Pensò a Thror, alla sua famiglia e a tutti i nani che conosceva, e già poteva immaginare la loro reazione al pensiero che il futuro re sotto la Montagna aveva intenzione di corteggiare una donna degli Uomini. Quasi riusciva a udire le risate d’incredulità di Dwalin e i rimproveri di suo padre e suo nonno, e comprese la cautela di Marina. Non sarebbe stato facile, per nessuno dei due.
<< Va bene >>annuì,<< ma sappi che, qualsiasi cosa diranno, non rinuncerò a rivederti, dovessi costringere il re in persona a incatenarmi nelle prigioni di Erebor! >>
Marina scoppiò a ridere, di nuovo pervasa dalla gioia e dal sollievo. La sicurezza con cui Thorin continuava a esternare i suoi sentimenti era per lei una garanzia sufficiente. Di quel che sarebbe accaduto poi, si disse mentre si abbandonava sul largo petto del nano, si sarebbe preoccupata l’indomani.

***
 
<< Allora, vi siete chiariti, tu e Thorin? >>fu la prima cosa che le domandò Dìs quando Marina e il principe fecero ritorno al banchetto che, con loro sorpresa, ancora non era terminato, ma anzi sembrava nel vivo dei festeggiamenti.
<< Sembrerebbe di sì >>rispose la ragazza cercando di suonare naturale. Sentì il cuore accelerare di poco i battiti accanto al ciondolo, ora al sicuro sotto l’abito. Thorin prese posto accanto alla sorella, senza una parola e con lo sguardo puntato sulle tante coppie che ancora ballavano.
<< Lo immaginavo >>commentò Dìs, guardando prima l’uno poi l’altra con una certa soddisfazione che, tuttavia, non mise Marina a suo agio.<< E dove siete andati? Immagino che la festa fosse troppo rumorosa per una bella litigata >>
<< Siamo saliti all’Altopiano del Re >>rispose Thorin, piuttosto seccato, senza togliere gli occhi di dosso dai danzatori,<< e non c’è stata alcuna litigata. Non tutti risolvono i loro problemi urlandosi contro come fate tu e Filer >>
Dìs lo fissò, accigliata, ma Marina capì all’istante che non era per l’allusione ai suoi litigi col marito. Vide chiaramente il sorriso della principessa vacillare, ma Dìs era brava nel simulare i suoi pensieri, quasi quanto suo fratello. Si rivolse di nuovo verso di lei con educata sorpresa, così Marina si affrettò a chiarire:<< Thorin voleva che mi riaffacciassi dall’Altopiano prima di ripartire. È un’esperienza che non mi ricapiterà al di fuori di Erebor, temo >>
<< È stato un pensiero gentile >>annuì Dìs, pur lievemente allarmata. Scoccò un’altra occhiata a Thorin, alla sua sinistra, ma lui continuava a ignorarla, così lei domandò:<< Marina non avrà più neanche l’occasione di partecipare a un banchetto come questo. Perché non la inviti a ballare? Se Bofur fosse ancora da queste parti chiederei a lui, ma non lo vedo da un po’… >>
Finalmente Thorin si degnò di guardarla, e fu come se i due avessero ingaggiato un confronto silenzioso, fatto di soli sguardi. Ma il principe si rifiutò di sostenerlo a lungo, o forse preferì concluderlo soddisfacendo la richiesta di Dìs. Alzandosi, fece un cenno a Marina, e la ragazza si ritrovò suo malgrado a seguirlo in mezzo agli altri nani che ballavano, senza avere il coraggio di guardare Dìs.
Era una sfida? Dìs già sospettava qualcosa? Ma se così era, pensò Marina mentre Thorin le afferrava una mano e ne posava una sul suo fianco, tutti i loro buoni propositi sull’essere cauti e aspettare andavano allegramente a farsi friggere!
<< Non pensarci >>borbottò lui non appena iniziarono a girare sul posto, seguendo la musica, come se le avesse letto nel pensiero.<< Dìs ha voluto provocare solo me, ma non perché sospetti qualcosa. Di solito non dedico tante attenzioni a una donna, perciò credo volesse solo mettermi alla prova, per vedere fino a che punto sarei arrivato con te. Sta’ sicura che per il prossimo mese lei e Frerin mi prenderanno in giro perché abbiamo danzato insieme >>
Marina accennò a un sorriso, e nel fissare quegli occhi scuri e lucenti, così tranquilli, si rilassò a sua volta, e riuscì a godersi il ballo. Dopotutto, chissà quanto avrebbero dovuto aspettare prima di ritrovarsi così vicini, e nessuno pareva veramente interessato a loro.
Trascorsero due balli, e avrebbero continuato fino all’alba se Frerin non li avesse richiamati.
<< Il re suggerisce di andare a riposare >>annunciò con uno sbadiglio.<< E io non gli do torto: domani partiremo appena dopo il sorgere del sole, ed è già notte fonda >>
I principi riaccompagnarono i loro ospiti a palazzo, lasciandosi alle spalle una musica più leggera e risate meno sguaiate, segno che anche il resto di Erebor iniziava ad avvertire la stanchezza. Quando si separarono, Dìs annunciò che il mattino seguente non li avrebbe accompagnati.
<< Il re e mio padre mi hanno imposto di riposare, domani >>si giustificò abbracciandoli uno a uno.<< Spero di rivedervi presto: siete stati una piacevole distrazione. E, detta tra noi, non capita spesso che Thorin inviti davvero una ragazza a ballare >>aggiunse all’orecchio di Marina.
La ragazza sorrise colpevole ma felice nello scoprire che i suoi timori erano infondati. Si voltò verso Thorin, e sentì lo stomaco chiudersi, sleale, ma davanti agli altri si limitarono a una neutrale buonanotte.
<< Dove vi eravate cacciati, prima? >>le domandò Alex mentre tornavano nelle loro stanze.
<< All’Altopiano del Re, Thorin voleva che lo rivedessi >>rispose Marina con noncuranza, ma suo cugino la afferrò per un polso, costringendola a fermarsi. Gli altri proseguirono, ma Rio lanciò ad Alex un eloquente sguardo di avvertimento.
<< Fa’ attenzione >>sussurrò Alex quando i loro amici e Vermion si furono richiusi le porte delle loro stanze alle spalle,<< il nostro soggiorno qui è finito, ma non dimenticare che Thror tiene gli occhi bene aperti >>
Marina impallidì di collera e colpevolezza, ma suo cugino, anziché arrabbiato, pareva preoccupato.
<< L’hai detto anche tu, il nostro soggiorno è finito >>rispose Marina,<< ma qualsiasi cosa abbia fatto finora non è mai stata davvero meritevole di biasimo, e tu lo sai >>
<< Non sempre è facile convincere qualcuno della bontà delle nostre azioni. Ricordatene quando rivedrai i tuoi genitori >>replicò piano Alex. La lasciò andare e la superò, non meno turbato di quanto avesse lasciato sua cugina.
 
***
 
Marina fu svegliata all’alba, o perlomeno dovette fidarsi di Ès che erano già passate tutte quelle ore da quando era riuscita a prendere sonno. L’ancella l’aiutò a prepararsi e finire gli ultimi preparativi, e quando Marina scese a colazione insieme agli altri trovò già la famiglia di Thorin seduta ad attenderli. Dìs, come aveva promesso, era assente, e Frerin indossava abiti da viaggio, con un mantello color fango posato sul bracciolo della sedia.
La colazione trascorse in un silenzio pressoché assoluto, inframmezzato dalle raccomandazioni di Thror e Thrain e dall’esposizione di Alex del tragitto che avrebbero intrapreso, nonostante sarebbe stato lo stesso percorso all’andata.
Quando ebbero finito di mangiare, i nani accompagnarono i loro ospiti fino alla Porta Principale, attraversando una Erebor ancora addormentata. Oltre alle guardie sul ballatoio che dava sull’esterno gli unici altri esseri viventi lì presenti erano Dwalin e Nori, in attesa insieme ai loro cavalli. Alcuni servi stavano finendo di caricare le bestie con i bagagli e le provviste.
<< Saremo la vostra scorta! >>fu il buongiorno di Dwalin.<< Con noi, viaggerete sicuri >>
<< Sei sicuro di riuscire a reggerti in piedi? Ieri sera ti ho visto bere almeno… quanti, erano? Otto boccali di birra? >>ribatté ridendo Rio.
<< Bazzecole! Sono fresco come una rosa. Nessuno oserà importunarvi finché sarò al vostro fianco >>rispose Dwalin stringendosi la cintura, dalla quale pendeva un’enorme spada.
Frerin storse il naso e lo fissò accigliato.<< Con quel fiato, sfido chiunque ad avvicinartisi! >>
Marina si tenne fuori da quello scambio di battute, ma evitò anche Alex e Vermion, che stavano scambiando ultimi ragguagli con i sovrani. I suoi occhi assonnati andarono a cercare Thorin, che, dopo aver salutato Dwalin e Nori, la raggiunse con la scusa di avere l’obbligo di salutarla degnamente.
Si fissarono a lungo e in silenzio, poi il principe disse:<< Sai che il mio sentimento è sincero? >>
Marina annuì: improvvisamente, anche se non inatteso, avvertì un fastidioso nodo in gola. Si costrinse a rimanere calma: l’ultima cosa che voleva era farsi sorprendere a piangere da tutte quelle persone.
<< Avremmo dovuto avere più tempo >>mormorò.
<< Lo avremo >>la rassicurò Thorin,<< perché se entro trenta giorni non riceverò tue notizie, verrò a prenderti di persona >>
Marina rise.<< Mi rapiresti? >>
<< Sì, se necessario >>Thorin non aggiunse altro.
Will chiamò Marina, e Thror e Thrain si voltarono verso di loro. Impacciato, il principe le diede una semplice pacca sulla spalla:<< Non metterti nei guai >>
<< Ci proverò >>Marina sorrise tristemente, e a malincuore raggiunse gli altri.
<< È stato un piacere conoscervi e ospitarvi >>disse Thror quando furono tutti montati a cavallo e i nani su dei pony grassi ma, a detta di Dwalin, agili.<< Mi auguro di rivedervi presto. Sarete sempre i benvenuti >>
<< Così come voi a Minhiator. Grazie per l’ospitalità e l’amicizia, sire >>replicò Alex.
Thror si schernì con una mano e si rivolse alla scorta. << Vi affido i nostri ospiti fino a Dale, ma se riterrete necessario accompagnarli anche oltre voglio che almeno uno di voi torni per avvertirmi. Buon viaggio! >>
Alex, Marina e gli altri chinarono il capo in segno di saluto e strinsero le redini. Marina lanciò un ultimo sguardo a Thorin, poco dietro suo nonno. Le sorrise, un sorriso dolce e triste, e lei ricambiò. Mentre i loro cavalli li conducevano fuori e lei chiudeva la fila insieme a Nori sentì il cuore sanguinare e le lacrime bruciarle gli angoli degli occhi. Si trattenne e guardò avanti a sé.
Alcune stelle ancora brillavano nel cielo violetto, e l’aria era fredda. Ma, vuoi perché il chiarore stava aumentando pian piano d’intensità, vuoi perché finalmente sentiva una leggera brezza accarezzarle il viso, Marina riuscì a sentirsi più ottimista. Il pendente sobbalzava delicatamente sotto la maglia mentre il suo cavallo prendeva un’andatura più vivace.
Si voltò per l’ultima volta verso la Montagna, un colosso la cui sommità nevosa brillava come diamante ai primi raggi del sole, mentre il cielo da violetto si tingeva di un rosa dorato. Dalla foresta si levò il primo canto degli uccelli, e qualche corvo andò a posarsi sulle statue a guardia degli ingressi. Marina si rese conto che era la prima volta che vedeva Erebor a quell’ora del giorno, e dovette ammettere che era di una bellezza da togliere il fiato. Ma non appena si addentrarono fra i crostoni frastagliati, sul lato opposto della foresta, fu costretta a voltarsi per guidare il cavallo, e a lasciarsi Erebor alle spalle.
 





Angolino dell’autrice: Non ci posso credere! Finalmente, finalmente siamo arrivati a questo benedetto pegno! O meglio, finalmente siamo arrivati a un nuovo aggiornamento! Ditemi voi cosa aspettavate con maggior ansia! Per prima cosa, però, perdonate i tanti voli pindarici (per usare un eufemismo) di quei due, ma non avrei saputo come render meglio tutti i loro dubbi se non attraverso i loro pensieri. Anche perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, Thorin è davvero un personaggio complesso, e inserirlo in una situazione d’incertezza come questa senza snaturarlo non è semplice.
Ma al di là di questo, cosa ne pensate del capitolo? Io vi chiedo scusa per averci messo tanto ad aggiornare, ma fra l’università e altri impegni non ho trovato il tempo per sistemare il capitolo! Siate comprensivi! E, se siete riusciti ad arrivare fino alla fine anche stavolta, vi ringrazio come sempre, farò il possibile per non far passare un altro secolo prima del prossimo aggiornamento!
A presto! ^___^

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Capitolo 13
*** Confronti ***


CONFRONTI
 


 
Si era da poco fatto giorno quando i viaggiatori scortati dai nani di Erebor giunsero in corrispondenza di Dale. Erano stati tutti d’accordo sul procedere con calma, almeno nelle prime ore del mattino: i nani erano certi che quei territori erano sicuri come un mese prima, quando i loro ospiti erano arrivati alla Montagna; inoltre, tutti avevano voluto ritardare il momento in cui si sarebbero salutati definitivamente.
La valle di Dale era ancora immersa in una fredda ombra, ma le torri più alte, a guardia della città, erano già baciate e scaldate dal sole. A quella vista, Marina sentì lo stomaco contrarsi dolorosamente, come se non avesse digerito la colazione. Per uno strano scherzo del destino, se avesse sposato Girion sarebbe stata molto vicina più vicina a Thorin.
<< Qui noi ci fermiamo >>annunciò Frerin con un sorriso triste. << È stato un piacere conoscervi e spero di rivedervi presto >>
<< Magari ci chiameranno quando avranno bisogno di un lavoro di manutenzione fatto come si deve >>ridacchiò Dwalin.
<< Oppure per farvi vedere che sappiamo farli meglio di voi >>rise Rio, ma si strinsero vigorosamente la mano, e Frerin benedì il loro viaggio in nome del popolo di Erebor.
Marina prestò poca attenzione a quei convenevoli: erano la prova definitiva che il loro soggiorno nella Montagna Solitaria era terminato. Prima di voltarsi e seguire gli altri lanciò, quasi inconsciamente, un ultimo sguardo a Frerin, così simile nell’aspetto a Thorin. Contrariamente a quanto aveva pensato quando si erano conosciuti, però, ora le sembrava di scorgere con più chiarezza le differenze fra i due. Il sorriso che faceva, nonostante tutto, capolino dietro gli occhi verde smeraldo, l’aspetto più giovane e i modi meno burberi erano solo alcune delle differenze fra i due fratelli. Gli occhi di Thorin non sorridevano così spesso, anzi, il più delle volte Marina vi aveva scorto uno spirito assorto, introverso e, soprattutto, orgoglioso. Ma, quando si rilassava, quello sguardo scuro pareva infuocarsi al pari delle fucine che si trovavano nel cuore di Erebor.
 
Senza i nani ad accompagnarli, il viaggio divenne molto più silenzioso rispetto all’andata, e ora che anche Frerin, Dwalin e Nori erano tornati indietro, i ragazzi parvero perdere ogni voglia o forza per chiacchierare, a meno che non fosse per proporre una sosta. La stanchezza e la nostalgia per la terra appena lasciata li resero taciturni e pensierosi, e in quell’atmosfera Marina avvertì aumentare l’ansia.
Ogni volta che si fermarono a riposare prese l’abitudine a isolarsi, lasciando agli altri il compito di cercare la legna o cucinare. Sapeva, in realtà, che tenersi occupata le avrebbe fatto bene, ma temeva che, rimanendo sola con qualcuno di loro, potesse uscir fuori l’argomento Thorin, soprattutto perché era sicura che Alex avrebbe voluto parlarle prima di arrivare a Minhiator. Più di una volta lo sorprese con la coda dell’occhio in procinto d’aprir bocca, senza però che si decidesse a dire qualcosa.
Quando giunsero in vista di Minhiator, circa sette giorni più tardi, dopo aver incrociato alcuni mercanti che si dirigevano a sud ma, fortunatamente, nessun orco o lupo, Will e Alexander tornarono a sorridere e presero a discutere dei lavori imminenti che li avrebbero accolti. Anche Marina, suo malgrado, provò gioia nel rivedere le mura della città e, in alto, lontano, il palazzo di suo cugino Philip.
L’autunno stava facendo timidamente capolino a Minhiator: gli alberi ai lati della strada cominciavano a tingersi d’oro e marrone, mentre le foglie già cadute scricchiolavano allegramente sotto gli zoccoli dei cavalli. Il giardino del palazzo era già decorato da un tappeto di rosso e oro inframmezzato dagli aghi dei pini, nonostante quel giorno l’aria fosse ancora tiepida.
Philip venne loro incontro mentre entravano nella sala del trono, seguito immediatamente dalla moglie Madeline. I primi minuti trascorsero in caldi saluti e abbracci, e anche Marina si lasciò cullare dalla felicità mentre suo cugino la stringeva, finché non notò le due persone che entrarono subito dopo. Philip aveva appena cominciato a chieder loro del viaggio che Marina si separò da lui per correre incontro ai suoi genitori. Con un misto di ansia e gioia, li abbracciò a turno. La ragazza aveva ripreso molto da entrambi, dai capelli castani all’espressione grave del volto, ma non aveva ereditato la statura del padre né il temperamento irascibile della madre.
Il resto della mattina e il pranzo trascorsero nel resoconto del soggiorno a Erebor, sebbene sia Vermion sia i genitori di Marina avessero tentato, senza successo, di invitarli prima a rinfrescarsi dopo il viaggio. I ragazzi, però, parevano essersi rianimati, e l’idea di un bagno caldo passò in secondo piano davanti alla prospettiva di raccontare tutto quel che era accaduto nelle ultime settimane. I genitori di Marina ascoltarono interessati, non essendo mai stati a Erebor, ma si infuriarono quando Vermion ammise che la ragazza aveva preso parte alla resistenza contro gli orchi.
<< È pur vero che Thror ha apprezzato il suo coraggio e la sua lealtà verso Erebor >>si affrettò ad aggiungere Alex.<< I nani ammirano le donne che sanno combattere >>
<< È stato comunque un gesto avventato e immaturo, e, cosa ancora più grave, niente affatto necessario >>ribatté suo zio guardando furibondo Marina.
<< Annes, i nani spesso giudicano le altre razze in base ai loro metri di giudizio, che sono ben differenti da inostri >>intervenne Philip.<< La destrezza nel lavorare i metalli, il coraggio in guerra… Marina non sarebbe dovuta intervenire per la sua incolumità, ma ha dimostrato che teniamo all’amicizia con la Montagna Solitaria rischiando la sua vita. Non rimproverarla: se la principessa di Erebor avesse difeso Minhiator non l’avresti condannata >>
Annes non replicò, ma dal suo sguardo Marina non aveva dubbi che non condivideva affatto la spiegazione del nipote. Il resto del pranzo trascorse tuttavia più serenamente, e al termine i viaggiatori decisero di andare a riposare. Solo Alex rimase al fianco del fratello per riportare il viaggio al resto dei consiglieri.
Per quanto iniziasse ad avvertire la stanchezza del viaggio, dopo essersi concessa un bagno ristoratore Marina non riuscì a rilassarsi come pretendeva invece il suo corpo. Stesa sul letto a osservare il baldacchino, ripensava all’ultimo mese. Vivide come se le avesse avute davanti agli occhi, rivedeva il suo arrivo a Erebor, l’incontro con Frerin e Dìs, l’Altopiano del Re e, con un brivido, l’immagine dei suoi parenti le ricordò che il momento che aveva a lungo temuto stava per arrivare.
Nel tentativo di dar sfogo all’agitazione, si mise a disfare i bagagli, ma aveva portato così poche cose che nel giro di un’ora aveva già finito. Fu allora che bussarono alla sua porta e un servitore la informò che era attesa nella sala del trono. Quando vi giunse, Marina vi trovò, come si aspettava, i genitori, i cugini e Vermion: nel vederli, ebbe l’impressione che un macigno le piombasse sullo stomaco e avvertì distintamente la sensazione di essere in trappola.
<< Hai riposato? >>le chiese sua madre.
<< Sì >>mentì Marina. Non volle aggiungere altro: a quel punto, tanto valeva iniziare a parlare del matrimonio senza alcun giro di parole.
E, infatti, i suoi genitori la pensavano come lei.
<< Come avrai capito, volevamo discutere con te di questa faccenda del matrimonio >>esordì Annes.<< Devo dire che Vermion ha avuto un’ottima idea nel pensare a Girion, ma vorremmo sapere cosa ne pensi tu >>
Marina si trattenne dal rispondere subito ed esternare quel che pensava davvero, onde evitare la lite: né pensava che rivelare subito i suoi veri sentimenti per Thorin avrebbe compiaciuto la sua famiglia. Avrebbe dovuto procedere con cautela, perciò ponderò bene le parole.
<< Sono sicura che Vermion ha riflettuto con attenzione prima di scegliere Girion, però, francamente, non vedo perché mi si debba organizzare un matrimonio. Raramente la nostra famiglia ha fatto ricorso a matrimoni combinati, e il fatto che io ne sia oggetto non mi lusinga, tutt’altro. Confido che Girion sia un uomo d’onore, ma vorrei essere libera di scegliere con chi e quando sposarmi >>
<< Non ti lusinga ricevere un’offerta come questa? >>interloquì sua madre, sorpresa.<< Ci hai riflettuto bene? Non conosci Girion: potrebbe piacerti >>
<< Potrebbe, forse, ma vorrei essere io a scegliere >>
<< È una buona occasione per rafforzare l’amicizia con Dale >>disse Annes.<< Pensaci con calma: la data non è ancora fissata e avrai tutto il tempo che ti serve per incontrare e conoscere Girion >>
<< La questione non è avere il tempo per conoscerlo >>Marina iniziò a infervorarsi.<< Non sono stata interpellata! Avete deciso tutto alle mie spalle senza prima prendervi il disturbo di chiedermi se potessi accettare un matrimonio combinato! >>
<< Marina ha ragione >>intervenne Madeline prima che i genitori di lei potessero aprir bocca,<< è una decisione che dovrebbe prendere lei sola, senza l’interferenza di nessuno. Come sua famiglia, noi dovremmo guidarla, non forzarla contro la sua volontà. Capisco il vostro punto di vista >>aggiunse quando Annes fece per interromperla,<< ma dobbiamo metterci nei suoi panni: le abbiamo presentato un’offerta così importante senza conoscere prima i suoi pensieri e desideri, pensando solo al nostro beneficio. Credo che ognuno di noi debba riflettere sui pro e contro di questo matrimonio >>
Seguì un lungo silenzio. Marina guardava Madeline, ammirata e piena di gratitudine, felice di trovare un’alleata in famiglia.
<< Condivido le parole di Madeline >>disse infine Philip. Guardò prima Marina, poi Alex. Questo annuì quasi senza esitare, e Marina tornò a respirare normalmente: aveva trattenuto il respiro, non sapendo cosa avrebbero detto i suoi cugini, che fino allora sembravano essere e primi sostenitori dell’idea di Vermion.
Scoccò un’occhiata ai suoi genitori. Annes stava ancora riflettendo, ma la fronte era spianata e l’espressione meno severa. Sua madre, tuttavia, non pareva convinta. Si voltò verso sua figlia, risoluta.
<< Anche se non sei stata interpellata dall’inizio sei stata resa partecipe subito dopo >>disse.<< Posso capire che tu voglia decidere per te stessa, ma non credere che non potrai godere anche tu di questo matrimonio. Dopotutto, se conoscessi Girion potresti trovarlo degno di te >>
Marina si mordicchiò il labbro, a disagio. Ora come non mai sentiva contro la pelle il metallo fresco del ciondolo a forma di farfalla, sotto la veste. Nel fissare negli occhi sua madre si chiese se non avesse dovuto confessare subito i suoi sentimenti per Thorin. Aprì la bocca, ma non seppe da dove cominciare. Pur non vedendoli, era consapevole che tutti avevano gli occhi puntati su di lei.
<< Non dovremmo farle tutte queste pressioni: è abbastanza grande da sapere cosa vuole >>disse Philip, incapace di vederla così a disagio.
<< Marina, devi soltanto rifletterci con calma >>aggiunse Annes.
<< Non sono sicura che potrei apprezzare Girion, per quanto possa rivelarsi l’uomo migliore della Terra di Mezzo >>mormorò infine lei, distogliendo gli occhi dai suoi genitori.
<< Tu prova >>replicò sua madre con tono definitivo.<< Potremo stabilire un giorno in cui incontrare il governatore di Dale e suoi figlio. Tuo padre e io non possiamo restare a lungo, ma vorremmo tornare a… con una tua risposta sicura. Philip, non potresti contattare Dale? Dopotutto, vi hanno aiutato contro gli orchi: non sarà difficile concordare una riunione amichevole >>
<< E cosa ne pensano a Dale? >>esclamò Marina.
<< Sono interessati e vorrebbero parlarne di persona con noi >>spiegò suo cugino, guardandola con attenzione.<< Però credo anche che Girion, come te, abbia le sue perplessità. Anch’io nutrirei qualche dubbio se mi trovassi nella vostra situazione >>
<< Se posso permettermi, vi consiglierei di prendervi qualche giorno per riflettere con serenità. Nel frattempo, potremo contattare Dale >>propose Vermion, che Marina si era aspettata di sentir parlare molto prima.
<< Io non ho bisogno di riflettere, ho avuto abbastanza tempo a Erebor >>ribatté seccata.<< Vi ho detto come la penso, e non credo che fra una settimana o un mese sarò più ben disposta di adesso >>
<< Non puoi partire prevenuta >>esclamò sua madre, arrabbiata quanto lei.<< Incontrerai Girion e te ne farai un’idea >>
<< Tu parti col presupposto che il matrimonio si terrà, a prescindere da quel che voglio io! >>sbottò Marina, incapace di controllarsi.
<< Pyown, facciamo così >>Annes si frappose fra le due e fissando la moglie,<< contatteremo Dale per sapere se sono davvero interessati. Se la risposta sarà positiva potremo invitarli, se Philip e Madeline acconsentono. Io dovrò rientrare a Longshale fra due giorni, non posso lasciare la città in mano ai consiglieri troppo a lungo, perciò tu potrai farti un’idea di Girion: non diamo per scontato che possa piacerci a tutti i costi. È anche probabile che possa dispiacerci, considerando che non l’abbiamo mai incontrato prima d’ora. Marina, tu dovrai solo conoscerlo per capire se possa o no essere degno di te. Per ora non prenderemo alcuna decisione definitiva: il matrimonio non è urgente >>
Marina strinse le labbra, ancora furiosa, ma sua madre annuì seccata e la guardò con malcelata soddisfazione, come se fosse uscita vittoriosa da una battaglia.
<< Nei prossimi giorni scriveremo a Dale, allora >>concluse Philip.
<< Posso contattarli io, signore. Ditemi cosa devo comunicare con esattezza  la lettera potrà partire già domani >>si offrì Vermion.
<< Per questo rivolgiti a me, ma non oggi. Per oggi l’argomento è chiuso >>disse stancamente Annes.
Marina girò sui tacchi e tornò rapidamente in camera, desiderosa soltanto di allontanarsi dalla sua famiglia. Ma la porta non si era ancora richiusa che si spalancò lasciando entrare Madeline. Lei chiuse con cautela e fissò la ragazza con una strana espressione, che Marina rifuggì voltandosi verso la finestra. Con un sobbalzo, si accorse che aveva perso l’abitudine a vedere il cielo dalla sua camera.
<< Sapevo che ti saresti opposta, l’ho detto fin dall’inizio, ma Philip ha comunque voluto scrivere ai tuoi: riteneva corretto informarli >>esordì Madeline.
<< Se solo Vermion non si fosse intromesso mi sarei goduta Erebor e adesso anche il ritorno a casa >>ribatté amaramente Marina.
<< Com’è andata, in realtà? >>
Marina le spiegò che era stato Vermion a convincere suo cugino, ma evitò di parlare del motivo che l’aveva spinto a contattare Dale. Madeline si era seduta sul letto, pensierosa.
<< Vermion è sempre stato un uomo debole e pronto a intromettersi in qualsiasi nostra faccenda pur di sentirsi partecipe delle sorti delle nostre città. O, perlomeno è l’impressione che ho sempre avuto di lui >>disse.<< Ma dimmi, c’è un motivo preciso dietro il tuo rifiuto? >>
<< Credevo lo condividessi >>
<< È vero, però non capisco se si tratta di semplice orgoglio personale o se c’è dell’altro >>
Marina arrossì colpevole pur continuando a guardare ostinatamente fuori. Come mossa da una volontà non suo, sfiorò il pendente. D’un tratto, la rabbia e la frustrazione le piombarono addosso: Alex, Vermion e persino sua madre avevano, chi più chi meno, sostenuto quel matrimonio. Sua madre… Marina la conosceva fin troppo bene per sapere che, una volta che aveva preso una risoluzione, avrebbe fatto di tutto pur di piegarla dalla propria parte. Eppure non si sarebbe mai aspettata un tale accanimento su una faccenda tanto delicata.
<< Tu e Philip non siete stati costretti, vi siete innamorati e basta >>mormorò infine.<< Perché non vogliono permetterlo anche a me? >>
<< Ascolta: per ora si tratta ancora di una proposta che non dovrai accettare se non te la senti. Non escludere però che, se conoscessi Girion, potresti innamorartene. Credo sia quello che, alla fine, sperano i tuoi genitori: non ti costringerebbero a far nulla contro la tua volontà >>
<< Hanno comunque scelto di chi mi dovrò innamorare! Dov’è la mia libertà in tutto questo? >>
Madeline sospirò: era chiaro che neanche lei credeva alle sue stesse parole.
<< E se Girion non mi piacesse? >>aggiunse Marina.<< Lo accetterebbero? Darebbero battaglia pur d’averla vinta! >>
<< Non puoi sapere se ti piacerà o no, ma non puoi escluderlo a priori! Capisco i tuoi sentimenti, ma sembri convinta che il tuo cuore resterà in qualsiasi modo indifferente a Girion. Perciò ti chiedo di nuovo: dietro il tuo rifiuto ci sono altre ragioni? >>
<< E va bene, ci sono! >>sbottò Marina, voltandosi. Vide Madeline sgranare gli occhi e impallidire mentre estraeva il ciondolo e glielo mostrava, tremando suo malgrado.
La giovane donna lo fissò senza fiato, senza osare toccarlo, ma, dietro lo shock, Marina poté leggere nei suoi occhi la meraviglia nel fissare un gioiello così prezioso.
<< Chi te l’ha dato? >>riuscì infine a chiedere.
<< Thorin. La sera prima che ripartissi >>
<< Perché? >>
<< Perché sapessi e ricordassi quanto sono sinceri i suoi sentimenti per me >>nel rispondere, Marina evitò di guardarla.
Madeline sospirò, alzando gli occhi su di lei.<< Quindi lo ricambi? >>
Marina annuì, pentendosi di essersi tradita così in fretta. Madeline la studiò a lungo e in silenzio, ma la ragazza non riuscì a decifrarne l’espressione.
<< Perché non ce l’hai detto, prima? >>
<< Temevo di scatenare qualcosa di troppo grande: eravamo tutti agitati, non potevo tirare in ballo Thorin >>spiegò Marina.<< E poi… ti sembrerà assurdo, ma ho avuto paura anche quando si è dichiarato, e ce l’ho ancora. Non ne riesco a capire il motivo. Lui non mi è indifferente, eppure ho esitato nell’accettare questo pegno >>concluse con un filo di voce.
<< Pensi di esseri lasciata trasportare dal momento? >>
<< No. Quando Thorin si è dichiarato è stato come se anch’io avessi compreso di nutrire qualcosa per lui. Ma so anche gli ostacoli saranno molti, per entrambi >>Era la prima volta che Marina confidava a qualcuno i propri timori su Thorin e il loro pegno: inaspettatamente, ebbe l’impressione che il peso che si portava dentro da giorni si fosse alleggerito di qualche grammo.
Madeline l’aveva ascoltata fissandola attentamente e senza interromperla mai.
<< Avresti dovuto darti del tempo prima di accettare >>disse in tono di rimprovero quando Marina ebbe finito.<< Sai che quel ciondolo corrisponde alla promessa di un legame? >>
<< Una parte di me temeva che, se avessi rifiutato, non ci saremmo più rivisti. Forse mi sono davvero fatta prendere dal momento, ma non dubito che Thorin possa essere il compagno che, inconsciamente, cercavo >>
<< Ti sei messa in un bel pasticcio >>commentò Madeline scuotendo il capo.<< Certo, a questo punto non ti resta che aspettare una sua mossa. Temo che anche Thorin dovrà lottare strenuamente se vuole che il vostro legame si consolidi. La questione, però, è se anche tu riuscirai a lottare e ne uscirai vittoriosa >>
<< Vermion farà di tutto per impedirlo: il matrimonio doveva scongiurare proprio qualsiasi legame fra me e Thorin >>
<< Lascia perdere Vermion. Forse i tuoi genitori potrebbero lasciarsi convincere. Sono rimasti colpiti dai vostri racconti, e se potessero conoscere Thorin potrebbero anche accettare di accoglierlo in famiglia. Se dobbiamo metterla sul piano di matrimoni di convenienza, oserei dire che è anche meglio di Girion: è un nano ma è anche l’erede al trono di Erebor. In fondo, Philip dentro di sé l’ha sempre sperato >>
<< Sarete con me, allora? >>domandò speranzosa Marina, sedendosi accanto a Madeline e stringendole le mani.
La donna la guardò con severità.<< Sì, se è questo che ti renderà felice, ma dovrai essere sincera con tutti gli altri prima che si accordino con Dale >>
Marina abbassò lo sguardo sul ciondolo che teneva ancora in mano. Ripensò alle parole di Thorin e dovette riconoscere che, ora che si era confidata con qualcuno, poteva davvero avere una possibilità di sfuggire a quel matrimonio sciagurato. Era stupido temere Vermion, purché non si fosse più intromesso.
<< Non parlarne stasera, comunque >>la ammonì Madeline.<< Aspetta domani. Io non ne parlerò con nessuno, sarai tu a mettere al corrente gli altri >>
Marina annuì, cercando d’ignorare il disagio che le dava il pensiero di dover rivelare alla sua famiglia cos’era successo fra lei e Thorin. Già sentiva le urla della madre.
<< Thorin è stato davvero uno sciocco, però >>osservò all’improvviso Madeline.<< Avrebbe potuto darti qualche garanzia in più e avvertire suo nonno prima che tu ripartissi, così vi sareste risparmiati molte seccature >>
<< Forse anche lui non era ancora sicuro di quel che stava facendo, considerando che la sua situazione è ancora più complicata della mia. Almeno, io non dovrò guidare alcun regno >>
Madeline la fissò, stupita.
<< Non dovrai guidarlo almeno per il momento >>precisò.<< Ma adesso rispondimi: sei sicura che vuoi passare tutta la vita con lui? Sai che non sarà semplice anche se doveste ottenere la benedizione di Thror e tuo padre? >>
<< Sì, e lo dissi a Thorin, ma lui crede che non sia ancora il momento di preoccuparsene. In effetti, se saremo felici insieme potremo affrontare qualsiasi difficoltà, giusto? >>
<< Non essere così ingenua: sii pronta a ogni tipo di ostacolo. A volte l’amore da solo non basta. Ma se sei sicura dei vostri sentimenti allora posso solo darti il mio sostegno >>concluse Madeline. Si alzò e uscì, lasciando Marina a riflettere se si sentisse più o meno sollevata di quanto non fosse stata nelle ultime ore.
 
***
 
Il silenzio era da poco calato sulle forge di Erebor: tutti gli attrezzi erano stati riposti, gioielli incompleti e pietre appena estratte erano al sicuro nei forzieri, e i fuochi erano spenti. Da alcuni giorni la notte aveva preso a calare più rapidamente, portando con sé un’aria più rigida sulla Montagna, ma, a Dale, l’autunno era solo agli inizi. L’intera valle si stava ricoprendo con incredibile velocità dei suoi colori, uno stuolo d’oro e rosso ramato ai piedi della fredda Erebor, sulla quale le nevi stavano pian piano scendendo di quota.
Erano trascorsi alcuni giorni dalla partenza di Marina, e Thorin non si era ancora deciso a parlare con la sua famiglia. Aspettava il momento propizio per affrontare Thror, sebbene fosse proprio quello, ora che gli orchi non li minacciavano e la Montagna era tornata ai suoi ritmi. Ma, ogni volta che si ritrovava da solo col re, esitava, incapace di avviare il discorso. Inoltre, non poteva sperare di ricevere notizie da Marina, perciò poteva solo augurarsi che la ragazza avesse compreso davvero quanto fossero sinceri i suoi sentimenti. Abituato a ritrovarsela davanti ogni giorno e a sapere che, se avesse voluto vederla, gli sarebbe bastato passeggiare per Erebor o attendere a palazzo, adesso che era tornata a Minhiator cominciava a comprendere quanto lui stesso temeva il matrimonio fra lei e Girion. Non l’avrebbe mai ammesso palesemente, ma Thorin non poteva fare a meno di percepire la lontananza come una minaccia, tanto che più di una volta si era chiesto, amaramente, se Marina non si fosse pentita di aver accettato il pegno ed essere rinsavita, una volta tornata a Minhiator.
<< Ti conosco da una vita ma non ricordavo d’averti mai visto così pensieroso! Su con la vita! Non siamo mica in guerra! >>Dwalin gli posò con forza un boccale di birra davanti agli occhi e si sedette al suo tavolo.
Thorin si riscosse, stupito nel ritrovarsi alla locanda: era rimasto così assorto da non essersi accorto di dov’erano andati dopo aver lasciato le forge. Avvicinò il boccale e vi scrutò dentro, ancora perplesso. Dwalin lo osservò a metà fra il divertito e il preoccupato.
<< Stai peggiorando, amico mio. Adesso disdegni della buona birra dopo il lavoro? >>esclamò.
<< Certo che no! >>replicò Thorin, e mandò giù dei grossi sorsi, lasciando che qualche goccia gli scorresse fin dentro la barba.
<< E ora mi dici che ti prende? Sono giorni che sei silenzioso… più silenzioso del solito, addirittura >>continuò Dwalin.
<< Non mi pare. Pensavo solo a quegli smeraldi che abbiamo estratto ieri >>
Dwalin alzò le sopracciglia.<< Non per vantarmi, ma ti conosco da così tanto tempo che so quando menti. Eri più sereno, quando quei ragazzi erano ancora qui. Devo pensare che ti mancano? O forse te ne manca una in particolare? >>
Thorin tracannò metà boccale, evitando lo sguardo indagatore dell’amico, ma non poté evitare di sentirlo dire:<< Ti sei affezionato alla ragazzina? >>
Il principe continuò a tacere, ma Dwalin non sembrava intenzionato a lasciarlo in pace.
<< Cosa pensi di fare? Se ne è andata e probabilmente non tornerà più >>
<< Lo farà >>Thorin si sentì rispondere involontariamente.
Subito, Dwalin gli piantò addosso uno sguardo inquisitore: non sorrideva, ma anzi aveva assunto un’aria incredibilmente seria. In trappola, ma sentendo anche il bisogno di doversi sfogare con qualcuno, Thorin gli parlò del pegno e, come si aspettava, l’amico alla fine scosse la testa, perplesso.
<< Non avrei mai pensato potessi innamorarti, se devo essere sincero >>fu il suo primo commento.
<< Anch’io ho un cuore, sai? >>sbottò Thorin abbandonandosi sullo schienale della sedia.
<< Innamorarti di una donna degli Uomini >>continuò Dwalin senza dargli ascolto. Ripeté queste parole almeno altre quattro volte, a bassa voce, come se ciò lo aiutasse a metabolizzare meglio la notizia. Alla fine, tornò a guardare il principe senza aver mutato espressione.<< Cosa hai intenzione di fare? Andrai a Minhiator a reclamarla? La porterai qui e la presenterai come tua moglie a Thror? >>
<< È quello che farei anche subito, ma suppongo di dover agire con un minimo di raziocinio >>rispose Thorin.<< Non guardarmi così, dubiti di tutto quel che ho detto? >>aggiunse, perché Dwalin continuava a fissarlo come se fosse impazzito.
<< Non dubito di nulla, ma ancora fatico a capire cosa ti sia successo. Hai sempre mostrato più amore per la guerra o il lavoro nelle forge, e anche quando corteggiavi qualche nana sei sempre rimasto entro certi limiti. Ricordo che una volta Dìs disse che l’amore non ha bisogno di spiegazioni, ma nel tuo caso immagino che ne vorrà avere un bel po’ >>
<< C’è ben poco da spiegare, in realtà. Mi sono affezionato a Marina e non intendo vederla fra le braccia di qualcun altro, fosse Uomo, Elfo o Nano. Dovrò solo convincere il re ad accettarlo >>
<< No, Thorin >>Dwalin si raddrizzò, si protese sul tavolo e lo costrinse a guardarlo negli occhi.<< Dovrai convincere tutta Erebor ad avere per regina una donna Umana, e, credimi, non sarà facile, per quanto Marina e i suoi amici siano riusciti a farsi amare. Certi confini non vanno superati >>
<< Parli come Thror >>sibilò Thorin, seccato.<< Nella storia della Terra di Mezzo ci sono tanti esempi di matrimoni felici fra razze diverse e di altri finiti male fra membri della stessa razza >>
<< Lo so, fosse per lui, Balin continuerebbe ancora oggi a insegnarci la storia dei Tempi Remoti >>Dwalin lo fissò grattandosi il mento irsuto, perplesso.<< Quando hai intenzione di parlarne con Thror? Se vuoi Marina, devi iniziare a preparare il campo >>
Thorin non rispose. Nonostante avesse parlato con determinazione, fu costretto a rimandare ancora di qualche giorno. Thror era tornato a chiudersi nella sala del tesoro e ormai ne usciva solo durante i pasti o quando gli orafi venivano a comunicargli le commissioni di Elfi e Uomini.
<< Cosa ne pensi di questa storia? >>domandò una sera Thorin a suo padre, dopo che il re li ebbe salutati frettolosamente dopo cena.
Thrain sospirò guardando nella direzione in cui Thror era scomparso.
<< Il re è ormai completamente assorbito dalle sue ricchezze. Ho provato a parlargli più di una volta, ma non mi dà più ascolto. Ritiene assurde le nostre preoccupazioni in un tempo di pace come questo >>rispose.
<< La pace non durerà a lungo se lui continuerà a stare così attaccato all’oro! Quando i nostri nemici scopriranno che il re di Erebor passa le sue giornate rinchiuso insieme ai suoi gioielli non ci penseranno due volte prima d’attaccarci! >>esclamò Thorin.
<< Non credere che non l’abbia fatto presente al re! >>sbottò suo padre.<< Sai cosa ha fatto per tutta risposta? Mi ha incaricato di occuparmi di tutte le questioni relative alla difesa e amministrazione di Erebor >>
<< E lui cosa farà? >>esclamò Dìs.
<< L’unica cosa che fa da dieci giorni a questa parte: gestire le entrate del regno e i commerci con l’estero >>Thrain rivolse uno sguardo cupo a Thorin.<< Tieniti pronto a guidare Erebor in caso di emergenza. Le nostre spie mi hanno garantito che non abbiamo molto da temere, al momento, ma voglio che tu sappia che, se le cose non cambieranno, ti ritroverai molto più vicino al trono di quanto possa trovarmici io o tuo nonno >>
Thorin fissò suo padre negli occhi, ammutolito, mentre Dìs, Frerin e Filer spostavano lo sguardo dall’uno all’altro, senza fiato. Poi, Dìs diede in un alto gemito e si piegò su se stessa sulla sedia, premendosi convulsamente le mani sul ventre. Gli altri dimenticarono subito ogni altra cosa mentre la aiutavano ad alzarsi e chiamavano i servitori. Dìs fu portata nella sua stanza, ma solo a Thrain e Filer fu permesso di seguirla mentre i due fratelli furono costretti a rimanere fuori dalla porta, a fissarsi sconvolti.
Una robusta nana comparve nel corridoio e, nonostante fosse molto anziana, si avvicinò di gran carriera seguita da un’ancella di Dìs e scansò con impazienza Thorin e Frerin. Un attimo dopo, anche Filer e Thrain furono sbattuti fuori. Esangue e tremante, Filer rimase a fissare la porta.
<< Pensavo mancassero ancora parecchi giorni >>borbottò alla fine Frerin mentre dall’altra parte si udiva il rumore di catini riempiti, la voce della vecchia ostetrica che impartiva ordini e i lamenti sempre più acuti e frequenti di Dìs.
<< Mi auguro sia un maschio >>fu l’unico commento di Thrain. Diede una pacca a Filer. Come riscosso, il nano si appoggiò al muro dirimpetto, ma sembrava ancora incapace di capire cosa stava accadendo.
Il principe si allontanò lungo il corridoio. Thorin si affrettò a seguirlo e lo blocco all’estremità del passaggio.
<< Temi per Erebor? >>gli chiese schietto.
<< Temo sempre per Erebor >>precisò suo padre.<< Le nostre ricchezze e la nostra forza ci hanno sempre esposti alle mire degli altri popoli. Tu non sei uno sciocco, Thorin, sai che se il re dovesse perdere ogni contatto con la realtà spetterà a noi sostituirlo >>
<< È quel che accade in ogni regno, ma tu sembri non essere sicuro di resistere a lungo. Cos’era quel commento sul figlio di Dìs? >>
<< Più la nostra stirpe sarà forte e numerosa, più sicura sarà Erebor. Thorin, se dovessimo scendere in guerra e tuo nonno non fosse in grado di allontanarsi dal tesoro, qui rimarrebbe solo Dìs. Abbiamo bisogno di tutti gli uomini che la nostra famiglia può dare a tutela della Montagna >>
Un urlo acuto di Dìs attutì le ultime parole di Thrain e fece sobbalzare tutti e quattro i nani nel corridoio. Frerin continuò a tranquillizzare Filer, ma Thorin tornò a guardare suo padre, risoluto.
<< Hai mai pensato a un’alleanza coi nostri amici? >>gli domandò.
<< I sette regni di Durin sono già con noi >>replicò Thrain, perplesso.
<< Non hai capito: se temi che le altre razze possano attaccarci perché non stringere una più profonda alleanza con loro? >>
Thrain si accarezzò la barba color ferro, pensieroso.<< Ci troviamo in buoni rapporti con Elfi e Uomini, i commerci procedono bene con entrambi… ma non dubito che possano diventare pericolosi se iniziassero a interessarsi con avidità ai nostri tesori. Però non capisco che cosa hai in mente. Abbiamo ospitato gli Uomini di Minhiator, l’Oriente e il Nord sono nostri amici – per ora… Pensavi a qualcosa di specifico? >>
Thorin lo fissò negli occhi, le mani strette dietro la schiena. Ignorando i lamenti che provenivano dalla camera della sorella, parlò con voce chiara e sicura:<< Cosa ne penseresti di un matrimonio per rafforzare il legame con gli Uomini del Nord-Ovest? >>
Thrain sbatté le palpebre, ancora più perplesso, così Thorin si affrettò a spiegare:<< Se Erebor suggellasse un simile legame con una città degli Uomini, probabilmente anche il resto di loro ci assicurerebbe una lealtà più forte e sincera >>
Thrain rimase in silenzio per pochi, interminabili secondi mentre le voci dalla camera di Dìs si sovrapponevano concitate.
<< Come mai ti è venuta quest’idea? Nemmeno i nostri consiglieri ci avrebbero mai pensato >>
<< Perché se seguissi il mio consiglio renderesti Erebor ancor più sicura, garantendole anche la benedizione degli Uomini, e tuo figlio felice >>
Gli occhi di Thrain perforarono quelli di Thorin, ma lui non batté ciglio neanche quando suo padre lo trascinò rudemente dietro una colonna in un secondo corridoio.
<< Vuoi farmi credere che vuoi sposarti? Tu, che non ti sei mai interessato a queste cose neanche quando è toccato a Dìs? >>borbottò Thrain con voce rauca.
<< Il matrimonio mi è sempre stato indifferente finché non ho trovato qualcuna degna di condividerlo con me: perché avrei dovuto preoccuparmene prima? >>
Thrain gli strinse la spalla con tanta forza che Thorin sospettò volesse staccargliela pur di sfogarsi, ma riuscì a rimanere impassibile.
<< Tuo nonno aveva visto giusto >>commentò suo padre, rabbuiato.<< Ti sei lasciato conquistare da quella ragazza >>. Davanti lo sguardo risoluto del figlio, però, capì che quello non avrebbe mai ceduto.<< Ti ho cresciuto ed educato per tutta la vita, e so riconoscere quando sei sicuro di una tua decisione. Molto astuto, presentarmi la tua proposta come un’alleanza di cui giovare, ma non vedi il suo punto debole? >>
<< Non mi pare ce ne fossero >>
<< C’è, invece. Il tuo matrimonio dovrebbe fare in modo da riunire tutti gli Uomini del Nord-ovest al nostro fianco ma, perché ciò sia possibile, dovresti sposare una grande regina e non la figlia di un semplice sovrintendente >>
<< Oltre a Dale, la famiglia di Marina è l’ultimo avamposto degli Uomini nelle nostre regioni, prima dello sconfinato Nord. Guida un popolo esiguo ma valoroso e che vanta commerci e amicizia coi Signori dei Cavalli >>spiegò pazientemente Thorin, stupendosi lui stesso di come quegli argomenti – a cui non aveva pensato, finora – gli si stessero presentando così spontaneamente.<< Longshale, Minhiator, Dale… sono città che conoscono queste terre e chi le popola, con loro condividiamo l’arte della guerra e ci siamo sempre aiutato a vicenda. Sono molto più simili a noi che non ai loro parenti del Sud >>
Thrain prese a passeggiare avanti e indietro, la fronte aggrottata, borbottando come un toro che iniziava a imbufalirsi:<< Gli eredi di Erebor devono essere figli di Durin… Avrei capito se avessi proposto una Nana dei Colli Ferrosi, ma una donna degli Uomini! Quella ragazza non resisterà un anno a Erebor, gli Uomini vivono sulle montagne, non dentro >>
<< Non la conosci, ha una tempra più forte di quel che uno potrebbe pensare >>
<< E tu la conosci così bene da volerti legare a lei? >>esclamò incredulo suo padre.<< Mi spiace, Thorin, ma proprio non ti capisco >>
<< C’è poco da capire. Ti ho presentato la mia idea per farti capire come tutti potremmo beneficiarne. Se non sei convinto convoca i consiglieri e parliamone con loro >>
<< Sei davvero sicuro di te >>osservò Thrain mentre Frerin li raggiungeva incuriosito.
<< Ti ho semplicemente messo al corrente di quel che voglio >>rispose con calma Thorin.<< Ho intenzione di invitare qui Marina perché tutti possiate conoscerla meglio e lei possa abituarsi alla vita a Erebor, ma prima ho bisogno che tu e Thror capiate >>
Thrain scosse il capo davanti alla sua espressione risoluta, ma Thorin non si lasciò scoraggiare. Il solo fatto che suo padre non l’avesse mandato al diavolo appena avviato quel discorso gli lasciava sperare di trovare in lui un alleato. Frerin, tuttavia, a quelle parole si voltò verso di lui, accigliato.
<< Ben poche volte l’amicizia con gli altri ha giovato ai Nani >>borbottò Thrain.
<< L’amicizia con gli Elfi, forse, ma gli Uomini sono da sempre i nostri compagni più fedeli, e non puoi negare che Marina e i suoi siano da meno >>replicò prontamente Thorin.
<< È un passo importante, il tuo >>commentò Frerin senza celare una certa asprezza nella voce.
Thorin lo fissò. Se possibile, suo fratello era addirittura più cupo di Thrain. Non potendo fare a meno di sentirsi tradito, Thorin fece per rispondergli con lo stesso tono di sfida ma in quel mentre la porta della camera di Dìs si spalancò con forza. I tre nani tornarono nel corridoio appena in tempo per vedere un’ancella che li aspettava trafelata mentre Filer la guardava diventando ancor più pallido e spaventato.
<< È nato! Un maschietto! >>annunciò la nana con un sorriso enorme e lasciandosi dietro un silenzio attonito che tuttavia durò appena due secondi.
Thrain batté la mani  e scoppiò in una fragorosa risata mentre Filer si accasciava contro il muro ridacchiando isterico. Thorin e Frerin furono più lenti nel recepire la notizia, e si riscossero solo quando Thrain non volle attendere oltre per vedere il nipote.
<< Congratulazioni, papà! >>sorrise Frerin dando una pacca sulla schiena a Filer.
Questo ricambiò il sorriso, ma sembrava ancora incapace di formulare una qualsiasi frase. Solo quando incrociò lo sguardo di Thorin tornò serio e ritrovò la parola.
<< È tardi per chiedertelo, ma accetti l’idea che il tuo prossimo erede è figlio mio e di Dìs? >>domandò con voce roca.
<< Saprò perdonarvi un simile affronto >>rise Thorin.<< Lo amerò come amo te e Dìs, non preoccuparti! >>
L’ostetrica si affacciò alla porta con aria stanca ma ancora energica. Evidentemente, aveva dovuto urlare molto perché parlò con un solo filo di voce per invitarli a entrare.
<< Il principe vuole che salutiate tutti il bambino >>
Entrando, videro Dìs poggiata contro i cuscini, l’aria esausta ma sorridente. Le ancelle avevano già portato via i catini e gli asciugamani sporchi, e l’ostetrica aveva aperto di poco la finestra per lasciar entrare un po’ d’aria fresca.
Filer corse a sedersi accanto alla moglie. Senza badare al fatto che fosse sudata, le scansò dalla fronte una ciocca che vi si era appiccicata e vi posò un leggero bacio.
<< Mi hanno detto che sei stata brava >>
<< Il bambino mi ha dato una mano >>sorrise Dìs con voce flebile.
<< Non ricordo d’aver aspettato così tanto quando sono nati i miei ragazzi >>esclamò Thrain battendo impazientemente il piede a terra, lo sguardo puntato sulla porta del bagno.<< Quanto ci vuole per pulire un neonato? >>
<< Il tempo necessario, maestà. Avete atteso nove mesi: qualche minuto in più ormai non fa alcuna differenza >>ribatté l’ostetrica senza batter ciglio.
Ma quando il principe iniziò a sbuffare e agitarsi andò a controllare di persona, e dopo un minuto uscì dal bagno accompagnando una seconda ancella. In braccio reggeva un piccolo fagotto di lenzuola pulite che porse a Thrain. Questo lo scrutò accigliato per un minuto intero senza mutare espressione. Poi, scoppiò nuovamente a ridere e lo porse con delicatezza a Dìs prima di baciarle con affetto la nuca. Thorin e Frerin si avvicinarono. Non era molto diverso da Dìs quando Thorin la vide per la prima volta nelle braccia della madre, subito dopo che era nata, pensò lui: ancora glabro, teneva gli occhi socchiusi alla luce del candelabro sul comodino, ma anche così se ne poteva distinguere chiaramente l’azzurro.
<< È silenzioso per essere tuo figlio! >>esclamò Frerin, guardandolo con gli occhi sgranati come se si trattasse di qualcosa di estremamente bello ma pericoloso.
<< Anche Dìs e Thorin non piangevano quando sono nati >>ricordò Thrain con gli occhi lucidi.<< Avrà un carattere fermo, questo piccoletto! >>
<< Come lo chiamerete? >>domandò Thorin.
<< Fili >>rispose Filer scambiando un’occhiata d’intesa con Dìs.<< Suona bene, no? >>
<< Lo penso anch’io >>annuì suo suocero con orgoglio.<< Adesso vi lascio: il re ancora non sa nulla >>
Thorin lo seguì quasi automaticamente, approfittando del fatto che tutti erano presi dal bambino per notare la sua assenza. Quando ebbe raggiunto il padre, però, Thrain prevenne ogni sua mossa borbottando a mezza voce:<< Evita di parlare di Marina a tuo nonno, per stasera >>
<< Come vuoi, purché tu convochi quanto prima i consiglieri come ti ho detto >>
<< Se sei così deciso lo farò >>rispose Thrain, irritato,<< ma preparati: non saranno comprensivi quanto me, e sappi che neanch’io sono convinto. Con ogni probabilità, il tuo erede dovrà contendersi il trono con Fili, che essendo il maggiore avrà il diritto di rivendicarlo per sé. E il fatto che tuo figlio sarà per metà Uomo costituirà un ulteriore impedimento, non dimenticarlo >>
<< Mi fa piacere sentire che già pensi al nipote che Marina e io ti daremo >>ribatté Thorin, seccato da quel patetico tentativo di dissuaderlo.
Thrain gli lanciò un’occhiata d’avvertimento.<< Questo sarà solo uno degli argomenti con cui tenteranno di convincerti a lasciar perdere Marina. Prepara tutte le risposte che puoi, perché sarà una dura battaglia e gli orchi in confronto ti sembreranno degli agnellini >>
Thorin lo lasciò andar via da solo, ma, contrariamente a quanto sperasse suo padre, era tutt’altro che preoccupato. Aveva fatto la prima mossa, e ora si sentiva pronto ad affrontare il re e il consiglio. Le parole di Thrain, gli sguardi di Frerin e la nascita di Fili gli avevano messo addosso una determinazione che nessuno avrebbe potuto scoraggiare. Adesso aveva la certezza che, se pure non avesse ricevuto alcun sostegno, avrebbe continuato per la sua strada.
 





Angolino dell’autrice: olè, rieccoci qui! Chiedo subito perdono per il titolo scandaloso, ma l’alternativa sarebbe stata “Capitolo di passaggio”, che non suonava granché bene. Mi serviva un momento di passaggio per mostrare Marina e Thorin alle prese con le loro decisioni: tra l’altro, non gli resta molto tempo se l’arrivo di Girion dovesse farsi imminente. Prometto perciò che dal prossimo capitolo tornerà più azione (ahimè, quanto mi fanno penare quei due!).
Come sempre vi chiedo di pazientare e intanto vi ringrazio per le letture! Questa storia sta sfiancando un po’ tutti XD

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Capitolo 14
*** Girion ***


GIRION
 


Il brusio cresceva d’intensità a ogni minuto che passava, al punto che chi si fosse trovato fuori dalla sala del trono l’avrebbe potuta scambiare per un alveare in pieno fermento.
Thorin osservava i consiglieri confabulare, senza batter ciglio nonostante si sentisse fremere d’impazienza mentre attendeva una loro risposta e cercava di cogliere parole che potessero farlo sperare. Erano trascorsi già molti minuti da quando aveva finito di esporre la sua proposta: aveva usato le stesse parole rivolte a Thrain, nel modo più semplice possibile, per poi lasciare che si riunissero per discuterne, ma faticava a capire come la pensavano. I più continuavano a scuotere la testa e ribadire che la futura regina di Erebor sarebbe dovuta appartenere a una delle sette Case dei Nani, ma i pochi che volevano valutare seriamente l’idea del principe stavano iniziando ad alzare la voce, l’unica cosa alla quale Thorin poteva appigliarsi in quel momento.
Tuttavia, quel che gli dava da pensare ancor più dei pareri dei consiglieri era la reazione di suo nonno. Durante il suo discorso, Thror era rimasto sorprendentemente silenzioso a fissarlo con uno sguardo impassibile tradito soltanto da una ruga in mezzo agli occhi, e ora sedeva al centro del dibattito, la testa china sulle mani intrecciate senza proferir parola. Thorin non sapeva cosa aspettarsi da suo nonno, ma era certo che non gliela avrebbe fatta passar liscia tanto facilmente: non gli avevano lasciato il tempo di festeggiare la nascita di Fili, perché Thrain aveva indetto quel consiglio straordinario solo due giorni dopo il parto di Dìs.
<< Stanno facendo un po’ troppa confusione >>osservò Frerin, seduto alla sua sinistra.
I consiglieri continuavano ad alzare la voce, sempre più paonazzi, e alcuni si erano perfino sollevati a metà dalle sedie, rispondendosi l’un l’altro con veemenza. A un cenno del re, Thrain impose il silenzio, e tutti si risedettero, tacendo all’istante.
<< Il consiglio è in grado di darci un suo parere? >>domandò Thror.
Balin si alzò in piedi.<< Sire, la proposta di Thorin è molto delicata >>esordì.
<< Questo mi era chiaro fin dall’inizio >>ribatté il re.<< Tu cosa ne pensi? >>
<< Be’ >>Balin si lisciò la barba color ferro, cercando con cura le parole, << i matrimoni misti non sono una rarità e spesso si sono rivelati proficui per entrambe le parti contraenti. Non dubito che una maggior alleanza con gli Uomini possa giovare alla nostra sicurezza e ai nostri commerci: Thorin ha ragione, su questo. La famiglia di Marina gode del rispetto di queste regioni, pur regnando in città piccole rispetto a quelle dei sovrani del Sud. Ma non penso che dovremmo soffermarci a lungo sulle dimensioni delle loro città: non è da questo che possiamo misurare appieno il valore di un popolo. Minhiator ti ha dimostrato la sua amicizia come tu l’hai dimostrata loro aiutandoli contro gli orchi. Se rafforzi il legame con Minhiator e Longshale sono sicuro che non faticherai ad avere dalla tua gli Uomini del Nord-Ovest, qualora li convocassi >>
<< Non dimenticare, però, che la storia è piena anche di matrimoni misti che hanno portato distruzione alle loro famiglie per molte generazioni: pensa a quelli fra Elfi e Uomini >>ribatté Thror.
<< Non paragoniamoci agli Elfi! E non commettere l’errore di considerare gli Uomini tutti uguali >>lo ammonì Balin,<< altrimenti anche noi dovremmo tacere quando, a causa di alcuni antenati ben poco ammirevoli, ci sentiamo dire che tutti i Nani sono attratti dalle forze oscure e dall’avidità >>
A queste parole si sollevò una nuova ondata di brusii indignati. Thror osservava Balin, pensieroso, poi si rivolse ai suoi familiari.
<< Voi cosa ne pensate? >>
<< Non è mai male assicurarsi alleati fedeli per il futuro, ma prima dovremmo giudicare se la gente di Marina sia degna di un legame tanto stretto con Erebor >>rispose Thrain.
<< Non hai visto abbastanza da capire che ne sono già degni? >>sbottò Thorin, incapace di controllarsi.<< Ci hanno accolti e poi festeggiati quando li abbiamo aiutati, ci hanno onorato nel migliore dei modi quando sono stati nostri ospiti, e Marina non ha mai fatto nulla per indisporci, anzi è sempre stata entusiasta di ogni persona o cosa che vedesse a Erebor! >>
<< Non è il tuo parere, quello che ho chiesto >>lo zittì Thror, accigliato.<< Visto che l’hai nominata, però, vorrei sapere cosa ne pensano gli altri di Marina >>
<< Nessuno mette in dubbio la sua irreprensibilità e il suo disinteresse verso questo matrimonio >>rispose Balin, lanciando un’occhiataccia agli altri consiglieri. Alcuni borbottarono poco convinti, ma Thorin sorrise tra sé e sé, grato al vecchio amico.
<< Condivido >>ammise Filer,<< ma non vi nascondo il mio stupore per il fatto che Thorin si sia deciso a prender moglie così all’improvviso! >>
Thorin mantenne la calma davanti al suo sorrisetto provocatore: sapeva che la sua famiglia per prima avrebbe tentato in tutti i modi, anche col solo comportamento, a dissuaderlo, ma stavolta avrebbe tenuto a freno ogni escandescenza.
<< Sappiamo tutti che certe cose sono imprevedibili, e non credo sia il caso di chiedere a Thorin ulteriori spiegazioni o dettagli >>intervenne Gloin.<< Escludo che Marina possa averlo stregato con la magia, comunque. Il loro è un sentimento sincero >>
<< E dunque cosa proponete di fare? >>sbottò Thror.<< Convocare Minhiator e Longshale? >>
<< Sì, se il consiglio e il re approvano, e quanto prima >>rispose Balin.<< Longshale sta aspettando di sapere se Girion di Dale accetterà Marina in moglie, e se non agiamo subito potrebbero accordarsi >>
<< Così non rischiamo di scatenare un incidente diplomatico? >>intervenne Frerin con voce annoiata.<< Dale penserà che abbiamo voluto ostacolare i loro rapporti con Longshale e Minhiator >>
<< Perciò dobbiamo avviare subito un dialogo per sapere cosa ne pensano anche Girion e Marina: ricordiamo che a loro il matrimonio è stato imposto e potrebbero non approvare >>
<< E se invece l’avessero già accettata? >>chiese un nano di nome Hudròr.
<< Marina non ha alcuna intenzione di sposare Girion, e chi l’ha conosciuta lo sa >>rispose Thorin.
<< Potrebbe averlo incontrato e cambiato idea, nel frattempo >>replicò mordace Frerin.
Thorin lo guardò quasi con odio, lui che avrebbe dovuto essere il suo primo alleato.<< Non l’ha fatto né lo farà >>
<< Apprezzo la fiducia che riponi in lei, ma non dimenticare che le donne sono volubili >>
<< Ha accettato il mio pegno! Il suo cuore già appartiene a questa Montagna >>lo zittì Thorin.
Un silenzio attonito e, in fondo, anche un po’ ammirato seguì le sue parole. Thorin si guardò attorno con aria di sfida: aveva il fiato corto e le vene pulsavano così rapidamente che, per un momento, dovette slacciarsi il bracciale di pelle che teneva al polso.
<< Hai predisposto tutto ancor prima di parlarne con noi? >>esclamò Thror balzando in piedi e rovesciando la sedia.<< A che serve star qui a perdere tempo se hai già chiesto la sua mano? >>
<< Non ho predisposto un bel niente >>ribatté Thorin con forza.<< Ho dato a Marina un pegno per dimostrare a lei e voi che le mie intenzioni sono serie, e accettandolo lei ha fatto lo stesso. Non ho ancora chiesto la sua mano né l’avrei fatto senza prima sapere cosa ne pensano le nostre famiglie. Come vedi, non ho voluto scavalcare nessuno >>
Senza staccargli gli occhi di dosso, il re rimise la sedia al suo posto e tornò a sedersi. Thorin non riusciva a capire se nel suo sguardo ci fosse più indignazione o delusione, ma scoprì con feroce orgoglio che la cosa non lo feriva come invece si era aspettato. Sapere che Balin e altri consiglieri sostenevano la sua proposta era bastato a rincuorarlo: perlomeno, ora aveva la certezza – e poteva averla anche Thror – che il matrimonio con Marina non sarebbe stato una follia.
I consiglieri guardavano in attesa il re, che si era ritirato in un silenzio meditabondo ma carico di minaccia. Thror continuava a tenere gli occhi puntati sul nipote come un lupo che non voglia perdere di vista un nemico più piccolo di lui ma non per questo meno pericoloso o infido.
<< La nostra gente può già avvalersi dell’amicizia della Gente Libera di queste terre >>disse Frerin interrompendo quel silenzio pesante dopo qualche minuto.
<< Un’amicizia che finora si è basata essenzialmente sui commerci e che non è detto ci garantirà sempre il loro aiuto in caso di necessità >>replicò Thorin.
Suo fratello lo guardò accigliato, e così Thror, che a quelle parole parve riscuotersi come folgorato.
<< Ti stai muovendo come se temessi un attacco da un momento all’altro >>osservò.<< Minhiator è obbligata ad aiutarci, dopo che l’abbiamo protetta dagli orchi, e anche gli altri – che siano Uomini o Elfi – non tarderanno a intervenire qualora li chiamassi. Se Erebor dovesse cadere ne risentirebbero anche loro: siamo i principali esportatori di armi, gioielli, sete e macchine, offriamo servizi di scorta per trasportare persone e oggetti fino all’Occidente… Uomini ed Elfi hanno quanto noi interesse a difendere Erebor in caso di attacco >>
<< È pur vero che, se Erebor dovesse cadere, potrebbero cercare altrove altri con cui commerciare >>intervenne pacatamente Balin.<< E dobbiamo riconoscere che le nostre ricchezze stanno scatenando l’invidia e la bramosia di molti, fuori dai nostri confini, comprese le Genti Libere di cui parli, sire. Dunque perché non eliminare il rischio di essere traditi dai nostri amici legandoli a noi con un matrimonio? È il modo più indolore per stringere un’alleanza, e se Marina ha accettato il pegno di Thorin possiamo considerarla già bell’e fatta >>
Thror si tormentò i diamanti che teneva incastonati nella barba. Adesso fissava Balin come se non l’avesse mai osservato prima d’allora, ma il nano sostenne la prova senza batter ciglio.
<< Dunque tu sei favorevole? >>gli chiese infine.
<< Non vedo perché dovremmo opporci >>rispose Balin con serenità.
<< Vogliamo dunque che i nostri figli siano guidati da un re con sangue di Uomo nelle vene? >>proruppe Hudròr battendo la mano sul tavolo, e molti altri consiglieri si drizzarono sulle sedie sostenendolo a gran voce.
Thorin sentì il sangue ribollirgli nelle vene con una tale velocità che scattò in piedi e, poggiati i pugni sul tavolo, si chinò verso Hudròr e gli altri nani, che tacquero all’istante.
<< Vi ricordo che avrà anche sangue di Durin >>sibilò il principe, guardandoli uno a uno con occhi di fuoco.<< Se non accetterete l’erede che vi darò e la donna che prenderò al mio fianco, non accetterete neanche il vostro futuro sovrano >>e così dicendo si volse verso la sua famiglia.
Frerin e Filer non riuscivano a nascondere la propria costernazione, ma Thrain e Thror erano impalliditi. Fu Thrain a recuperare per primo la parola, ma parve parlare più a se stesso e al re che non al resto degli astanti.   
<< Thorin non ha mai preso una posizione così netta e spontanea su un affare del genere, e nulla di quel che diremo lo smuoverà >>
<< Non possiamo certo ignorare il parere dei consiglieri >>ribatté Thror. Ignorando Thorin, percorse con lo sguardo tutti i volti barbuti seduti al tavolo, e chiese:<< Quanti di voi approverebbero il matrimonio? >>
Balin, Gloin e un piccolo gruppo di consiglieri alzarono le mani senza indugiare. Hudròr e molti altri che si erano opposti fin dall’inizio incrociarono le braccia, evitando comunque di guardare Thorin. Ma altri ancora esitarono, e fra questi ce n’erano alcuni che fino a quel momento avevano rifiutato la proposta del principe. Confabularono a lungo fra loro, scuotendo più volte il capo e lisciandosi le barbe con così tanta forza da arruffarle più di quanto non lo fossero già. Infine, molti di loro si unirono a Balin, pur scoccando occhiate di scusa verso Thror. Questo rimase impassibile mentre contando si rendeva conto che la maggioranza andava a favore – seppur di poco – di suo nipote. Anche Thorin non lasciò trapelare alcuna emozione: il voto dei consiglieri poteva pesare fino a un certo punto, dopodiché sarebbe stato il re a prendere la decisione finale.
<< Mi fido della vostra saggezza >>commentò alla fine Thror, e la sua voce tradì tutta la sua disapprovazione.<< La questione ci tocca troppo da vicino per poter dare subito una risposta definitiva, perciò penserò a tutto quel che è stato detto qui e vi riconvocherò per comunicarvi la mia decisione. Potete andare >>
Con un violento grattare di sedie, i consiglieri si alzarono e iniziarono ad allontanarsi, alcuni rapidi e borbottando indignati, altri continuando a commentare perplessi. Balin fu l’unico a rimanere accanto al re mentre questo si abbandonava contro lo schienale e fissava di nuovo Thorin.
<< Sei più convinto, ora? >>chiese questi.
<< Di cosa? Di quanto tu sia diventato improvvisamente folle? >>ribatté Thror.
Thorin aprì la bocca, pronto a rispondergli senza alcuna remora ora che erano rimasti soli, ma Balin lo prevenne.
<< Tutti noi avremo bisogno di un po’ di tempo per accettare pienamente la tua proposta >>gli disse.<< Se ti fermassi a pensare, anche tu capiresti che non si può prendere una risoluzione così su due piedi >>
<< Tu però sei d’accordo con lui >>intervenne Frerin, guardandolo accigliato. Tutti si voltarono verso il consigliere, che non parve affatto imbarazzato.
<< Non devi accusarmi per questo, Frerin. Vi ho esposto le mie ragioni – che credo siano state comprensive delle necessità del regno – ma quale sarà la decisione del re, io mi rimetterò a essa >>ribatté Balin, e lanciò uno sguardo d’avvertimento a Thorin, che già si preparava ad avvertirli tutti che, da parte sua, non avrebbe accettato un rifiuto.
<< Anche tu sembri condividere l’idea di Thorin >>disse d’un tratto Thror, guardando suo figlio.
<< Per le stesse ragioni che ti ha già esposto Balin >>spiegò Thrain.<< Anch’io fatico a pensare a un erede che non abbia totalmente sangue di Durin nelle vene, ma se è vero che un’alleanza più profonda con gli Uomini potrà giovarci, allora penso che potremmo accettarla. D’altra parte, sarà pur sempre figlio di Thorin, e questo dovrebbe bastare a renderlo degno della tua discendenza >>
<< Sarà come dite voi, ma nessuno mi toglierà tanto facilmente l’impressione che quei ragazzi vogliano solo metter mano sui nostri tesori >>sospirò Thror, alzandosi pesantemente.
 << Allora non hai capito nulla di loro! >>urlò Thorin, e Thror alzò furente lo sguardo su di lui.<< Non so cosa tu abbia detto o fatto perché Marina si allontanasse da me negli ultimi giorni in cui è stata qui, ma nonostante questo non ha mai detto nulla contro di te, per quanto si sentisse in imbarazzo. Se avesse mirato davvero al tuo oro avrebbe trovato altri modi per cercare di compiacerti e farsi accettare come tua futura nipote! >>
<< Questo è troppo, Thorin >>proruppe Thrain, impedendo al re di reagire.<< Ti abbiamo dato modo di parlare, adesso rispetta il tempo che servirà a tuo nonno per accettare la notizia. Non abusare della nostra pazienza >>
<< Quel che ho fatto è stato per proteggere te e tutti i nostri interessi, ragazzo >>disse Thror con voce calma ma vibrante di minaccia.<< Non credere che voglia distruggere la tua felicità, perché ogni mia azione è ponderata solo per il bene di tutti noi >>
Thorin serrò i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne, ma preferì lasciare la sala piuttosto che dar voce ai suoi pensieri: se non si fosse trattenuto avrebbe mandato all’aria tutto quel che aveva ottenuto quel pomeriggio. Raggiunse quasi correndo le mura esterne della Montagna, rispondendo appena alle guardie che lo salutavano con profondi inchini, e si fermò solo quando ebbe raggiunto un angolo deserto. Prese lunghe boccate d’aria fresca, lasciando che lo sguardo si perdesse sulle spirali di fumo che si levavano da pochi camini di Dale e, più oltre, sui campi ingialliti che aveva percorso appena un mese prima. Gli bastarono pochi minuti per recuperare il controllo, ma ciò non gli impedì di sentirsi ancora furioso verso Thror. Una parte di sé sapeva che non avrebbe potuto aspettarsi di più da lui, dopo aver confessato i suoi sentimenti per Marina, eppure Thorin non si sarebbe sentito sicuro finché il re non avesse acconsentito. E quel che più lo irritava e preoccupava, adesso, era che non poteva avere alcuna certezza della sua benedizione. Tutto quel che poteva fare era evitare ogni scontro e sperare che Thrain mediasse per lui.
 
                                                  ***                                                                                


<< Non voglio mettere in dubbio le tue capacità intellettive, ma sei sicuro che tutto questo porterà qualche vantaggio? >>domandò perplesso Thomas prendendo una lunga boccata dalla pipa e osservando accigliato le fiamme danzare davanti a loro nel caminetto.
A quella domanda che si era sentito rivolgere almeno tre volte al giorno negli ultimi tempi, Philip annuì meccanicamente, nonostante in cuor suo iniziasse a nutrire seri dubbi.
<< Girion è qui, ormai, perciò non ci resta che stare a vedere cosa accadrà >>rispose.
Tom si guardò attorno nello studio deserto. Era da poco scesa la notte, dalle finestre si potevano ancora scorgere, lontani, i bagliori aranciati del tramonto mentre le prime stelle iniziavano a trapuntare il cielo. Alla fine, Girion era giunto quel pomeriggio accompagnato da uno dei suoi consiglieri, Alberick, per restare almeno una settimana. Ma Philip aveva ritenuto saggio che ad accoglierli avrebbero dovuto essere solo lui, Madeline e Pyown: Marina avrebbe avuto molte occasioni per ritrovarsi faccia a faccia con Girion, perciò, almeno per il momento, aveva preferito lasciarle godere quegli ultimi momenti di pace. Nelle ultime due settimane il comportamento di sua cugina l’aveva impensierito, e lui non poteva reprimere la sensazione che le cose stessero precipitando. Prima che suo padre partisse, Marina li aveva riuniti per mostrar loro un ciondolo che, a quanto pareva, le era stato donato da Thorin come pegno del suo affetto. Ma era arrivata tardi: Girion era già stato invitato, e i suoi genitori, pur lusingati dall’attenzione del principe di Erebor, volevano esaminare la sua proposta con calma. Non riuscivano a capire perché il nipote di re Thror si fosse interessato alla loro unica figlia e faticavano a credere alla purezza dei suoi sentimenti. Philip, da parte sua, non aveva potuto evitare di provare un certo trionfo: un legame profondo fra la sua famiglia ed Erebor sarebbe stato l’ideale, e se Thorin provava davvero qualcosa per sua cugina non poteva non esserne compiaciuto. Eppure, Marina non aveva insistito come si sarebbe aspettato. Aveva parlato loro del pegno e di come fosse intenzionata a mantener fede alla promessa fatta a Thorin, e, davanti alle perplessità dei suoi genitori, si era limitata a chiudersi in uno strano silenzio. Anche dopo il ritorno di suo padre a Longshale non era più tornata su quell’argomento, ma almeno aveva iniziato a indossare il ciondolo in bella vista sopra gli abiti, unica consolazione secondo Madeline.
<< Secondo te avrei dovuto avvertire Dale che il matrimonio non si farà più? >>domandò d’un tratto Philip.
<< Sì, ma tua zia non te l’avrebbe permesso >>rispose Tom, ma mai come allora Philip detestò la sua sincerità.<< Ancora non è convinta di Thorin, eh? >>
<< E temo che non lo sarà finché non lo conoscerà. Si è talmente abituata all’idea di Girion che sta provando a farla accettare anche a Marina, ma a questo punto non so a cosa possa servire. Dobbiamo solo sperare che quei due non si scontrino: non vorrei perdere l’amicizia di Dale solo per rafforzare quella con Erebor >>sospirò Philip.
Tom lo fissò.<< Se speravi che Marina conquistasse Thorin perché hai parlato della proposta di Vermion ai suoi genitori? >>
<< Non potevo sapere che Thorin si sarebbe innamorato di lei, e parliamoci chiaro: anche adesso non ne abbiamo una vera certezza >>sbottò Philip, guardandolo indignato.<< Conosco poco Girion ma ho sempre saputo che è un guerriero instancabile e un ottimo diplomatico, perciò ho pensato che potesse essere una buona idea presentarlo a Marina. Se quella sciocca avesse parlato fin dall’inizio, ci saremmo risparmiati tutte queste seccature >>
Tom tirò l’ultima boccata dalla pipa e guardò severo l’amico.<< Non prendertela con lei: si è opposta fin da subito, e Alex avrebbe dovuto assecondarla. Da quello che ho capito, Thorin le ha dato quel ciondolo solo prima che partisse, ma è inevitabile che Marina continuerà a sentirsi attratta da lui più di quanto non lo sarà dopo una settimana passata con Girion >> 
Philip scattò in piedi, sempre più irritato: sentiva di aver messo inutilmente Marina davanti a un bivio solo per i suoi desideri egoistici. Ignorando l’espressione accigliata dell’amico, lasciò lo studio e si preparò ad andare a chiamare la ragazza.
La trovò in camera sua intenta a rimirarsi nello specchio con un’aria così rassegnata da preoccuparlo. All’inizio Marina parve non essersi accorta della sua intrusione, tanto era assorta nei propri pensieri. Nonostante fosse tornata da giorni ancora faticava a rivedersi in abiti non nanici: a Erebor aveva imparato – seppur inconsciamente – a vivere coi nani e accettare i loro modi più aperti e bonari – quasi rozzi, a volte – mentre ora l’attenzione e la cura con cui era stata preparata a incontrare Girion la disorientavano. Sollevò lo sguardo sul riflesso di Philip, che ricambiò desolato, ma non si lasciò intenerire: era arrivato il momento che aveva temuto per settimane e ora stava a lei dar fondo a tutte le sue risorse perché tutti capissero che non avrebbe mai acconsentito a sposare Girion, anche se si fosse rivelato l’uomo perfetto.
<< Non credi sia meglio nasconderlo, per il momento? >>le chiese il cugino accennando al ciondolo che spiccava sulla scollatura dell’abito.
<< Credevo fosse meglio essere chiari da subito, arrivati a questo punto >>replicò Marina con freddezza. 
Philip non rispose, ma si limitò a guardarla severamente. Marina fece finta di niente: erano arrivati nella sala del trono e, non appena vi mise piede, sua madre le puntò gli occhi addosso, stringendoli come aveva appena fatto Philip alla vista del pegno. Marina distolse subito i propri e si costrinse a seguire il cugino fino al tavolo dov’era seduto il resto della sua famiglia insieme a Tom, alcuni dei consiglieri e i due uomini di Dale.
Si alzarono tutti al loro ingresso, e fu solo quando furono presentati che Marina si azzardò a osservare Girion con attenzione: con suo stupore, scoprì un uomo ancora molto giovane nel pieno delle proprie forze. Robusto e molto più alto di lei, coi capelli castano chiaro che ricadevano morbidi sulle spalle, Girion ricambiò lo sguardo con vivo interesse. Subito, Marina notò quanto quegli occhi azzurri e luminosi quanto quelli di Thorin mancavano della stessa luminosità: erano intelligenti e sorridenti, nulla in confronto all’austerità del principe di Erebor.
<< Adesso che siamo tutti riuniti, possiamo esprimere il nostro onore per essere vostri ospiti >>esordì il consigliere Alberick non appena si furono accomodati e le portate iniziavano ad arrivare.
<< L’onore è nostro: dopo l’aiuto che ci avete dato, non potevamo non ringraziarvi >>rispose Philip.
<< Abbiamo saputo che Erebor ha voluto sdebitarsi della vostra ospitalità accogliento i tuoi parenti e amici >>Alberick lanciò un fugace sguardo a Marina, che suo malgrado arrossì con fare colpevole, ma quello continuò:<< Dovremo essere all’altezza di re Thror: l’ultima cosa che vogliamo è sembrare meno ospitali di lui! >>
<< Una proposta lusinghiera >>rispose Madeline amabile ma, subito, lanciò un’occhiata d’avvertimento a Marina, costringendola a simulare subito un sorriso di circostanza.
Fortunatamente per la ragazza, gli uomini preferirono trascorrere la cena nei soliti tediosi discorsi di politica e commercio, lasciandola libera di pensare a una qualsiasi soluzione per convincere Girion – quando fosse stato il momento – a rinunciare al matrimonio. A dir la verità, lei stessa si stupì di quante volte i suoi occhi continuavano a posarsi sul loro ospite che, da parte sua, sembrava molto più preso dalla conversazione che dalla compagnia femminile. Pur non essendo più un ragazzo, Girion trasmetteva coi soli gesti ancora molta vitalità, anche se, quando taceva, aveva un’aria pensierosa e quasi preoccupata.
Al termine della cena, però, Marina fu riportata alla realtà dalla voce di Philip che, come realizzò presto con sommo orrore, le stava chiedendo di far vedere a Girion la città prima di ritirarsi. Marina fece appello a tutta la sua volontà per non lasciar trasparire alcuna emozione, anche se, mentre annuiva, il suo sguardo rimase fermo su Philip più a lungo del consueto, come a volerlo rimproverare silenziosamente.
La notte, in realtà, non era la più adatta a passeggiare all’aperto. La luna e le stelle, fredde, parevano lontane al punto che, se lungo le vie non ci fossero state le lanterne, sarebbe stato difficile camminare con scioltezza. Inoltre, in quel periodo Minhiator non offriva alcuno svago, di sera: se Girion fosse giunto qualche settimana prima, Marina avrebbe potuto mostrargli le bancarelle che vendevano dolci o i piccoli caroselli acquistati da Erebor, durante una delle tante fiere che si tenevano in estate. Ora, i due passeggiavano fianco a fianco, immersi in un silenzio imbarazzato e consapevoli di essere entrambi alla ricerca di un qualsiasi argomento per rompere il ghiaccio.
Alla fine, Marina non resistette più. Alzò lo sguardo su Girion, ma lui teneva il proprio fisso sulla strada, come se la trovasse la cosa più interessante attorno a loro.
<< Mi dispiace che non ci sia molto da farti ammirare >>esordì lei ad alta voce, costringendolo a guardarla stupito.<< Ho paura che ti stia solo annoiando >>
Girion sorrise, colpevole.
<< Speravo di non darlo a vedere >>
<< Siamo in due ad annoiarci, perciò puoi stare tranquillo: non mi hai offeso >>anche Marina sorrise, di colpo più serena.
<< In realtà, riflettevo su come iniziare un certo discorso >>ammise Girion, ora serio.
Marina sentì il sorriso congelarsi sulle labbra e lo stomaco contrarsi come se qualcuno si stesse divertendo a ridurlo a una poltiglia. 
Girion fece qualche altro passo in avanti, sovrappensiero e a disagio. Erano soli, nella strada, e dalle finestre che vi si affacciavano provenivano poche voci.
<< Speravo di parlartene spontaneamente prima che qualcun altro ci costringesse a farlo >>riprese Girion, tornando a guardare la ragazza.
Marina sospirò: era stato troppo sperare di scampare a quella tortura con tanta facilità. Ma, rifletté, forse era proprio Girion la persona giusta con cui discutere di quell’assurda faccenda. Annuì, invitandolo a continuare. Girion parve riflettere bene su quali parole usare.
<< Ammetto di essere venuto a Minhiator perché ero curioso di conoscerti >>disse.<< Non mi sono mai interessati i matrimoni combinati, e in realtà finora non ho avuto granché modo di pensare a sposarmi: ho sempre preferito lavorare per difendere e migliorare Dale. Quando abbiamo ricevuto la vostra proposta ero perplesso, ma non ho voluto pregiudicarmi nulla. Il modo migliore per decidere se accettarla era conoscerti e sapere cosa ne pensi anche tu >>
Mentre lo ascoltava, Marina avvertiva crescere un moto di simpatia e solidarietà verso quell’uomo che calibrava le parole e a malapena la guardava, come se avesse temuto di scorgere qualche segnale solo dalla sua espressione.
<< Neanch’io mi sarei mai aspettata che i consiglieri e la mia famiglia potessero concepire l’idea di programmare un matrimonio per me >>disse.<< Ho sempre voluto decidere da sola, e lo voglio anche adesso >>
<< È giusto >>annuì Girion,<< ma pensi di poter dare un’opportunità a questa… idea, se vogliamo chiamarla così? Voglio essere sincero: ho deciso di sacrificare giorni in cui avrei potuto svolgere a Dale attività cui sono più abituato per conoscerti. Anche se la proposta mi ha preso alla sprovvista, non vedo perché dovrei rifiutarla a priori >>
Marina trattenne il fiato. Non si aspettava quella piega, ma come avrebbe potuto far capire a Girion che non poteva dargli false speranze senza offenderlo? Girion, tuttavia, si accorse subito della sua reazione.
<< Non la pensi come me? O sei soltanto timida? >>
<< Voglio decidere da sola >>ripeté Marina, alla ricerca delle parole giuste per tirarsi fuori da quella trappola, ma Girion la interruppe.
<< Possiamo farlo. I giorni in cui resterò qui di sicuro non saranno sufficienti per capire se vorremo accettare la proposta, ma potrebbero aiutarci a conoscerci. Non dobbiamo dare una risposta subito >>
Marina strinse i pugni: aveva sempre più la sensazione di non avere vie di fuga. Avrebbe voluto dirgli subito di Thorin e del pegno, in bella mostra sul suo petto, ma sapeva che così facendo, forse, avrebbe compromesso i rapporti fra Dale e la sua famiglia.
<< C’è un altro? >>domandò a un certo punto Girion. Lo chiese con voce indifferente, anzi, quasi divertita, e lo sguardo colpevole della ragazza gli strappò un sorrisetto.
Per un attimo, Marina ebbe l’impressione che gli occhi del giovane si posassero proprio sul suo ciondolo, ma fu un movimento talmente veloce e la luce era così fioca che non poteva esserne sicura.
<< Ripeto: sarò sincero. Sono venuto qui per conoscere una donna, e non ho alcuna intenzione di rendere vano il mio viaggio e il tempo che trascorrerò a Minhiator. Se qualcuno vuole reclamarti come sua, che si faccia avanti, ma se non lo farà nessuno, mi sentirò in diritto di frequentarti e, eventualmente, corteggiarti >>Girion aveva parlato con molta più sicurezza di prima, senza staccare gli occhi da Marina come se avesse sperato di cogliere qualche gesto che potesse tradirla.
<< Non voglio che il tuo viaggio e il tuo soggiorno siano vani: so che hai impegni più importanti a Dale >>replicò la ragazza, cercando di mantenere il controllo, anche se cresceva la tentazione di far dondolare davanti a quello sguardo quasi insolente il pegno.<< Hai ragione, c’è qualcuno, ed è colpa mia se non sei stato avvertito prima che lasciassi Dale. Avrei dovuto parlarne subito con la mia famiglia, così avrebbero ritirato la proposta, ma ormai era tardi. Ti chiedo solo di non rovinare i rapporti fra le nostre città: se devi biasimare qualcuno, biasima me >>
<< Non voglio coinvolgere le nostre città, né le nostre famiglie, al momento >>ribatté Girion, che continuava a ostentare una calma quasi innaturale.<< Hai ragione: avresti dovuto parlarne subito, ma a questo punto voglio sfruttare i giorni che passerò qui per conoscerti, se me lo consentirai. E se a questo “qualcuno” non andrà bene, dovrà impedirmelo personalmente >>
<< Se potesse, lo farebbe >>Marina non riuscì a trattenersi.
Girion la fissò gravemente, e per un momento alla ragazza sembrò di trovarsi davanti un uomo di gran lunga più anziano, capace perfino di cogliere tutto quel che stava tacendo. Ma Girion non aggiunse altro: sembrava aver capito che, qualsiasi cosa avesse risposto, non sarebbero mai arrivati a una conclusione. Tutto quello che fece fu rincamminarsi verso il palazzo e costringere Marina a seguirlo.
Come l’andata, anche il ritorno fu immerso nel silenzio, stavolta teso e nervoso. Marina era continuamente sul punto di raccontare tutto del suo impegno con Thorin, ma si trattenne ogni volta, consapevole che non sarebbe riuscita a mantenere un tono diplomatico. Ormai, si disse amaramente, poteva solo sperare di apparire a Girion ben peggiore di quanto fosse in realtà.
Gli altri erano ancora nella sala del trono, ne riuscivano a cogliere le voci dall’atrio, ma Marina puntò decisa verso le scale: non aveva alcuna intenzione di riunirsi a loro. Con sua sorpresa, Girion la seguì senza alcuna esitazione.
<< Non ho alcuna voglia di ritrovarmi sotto gli sguardi indagatori di Alberick: so già che mi assillerà di domande quando salirà a dormire >>spiegò con un sorriso rassegnato.
<< Suppongo che dovremo farci l’abitudine, finché non capirai di non avere speranze >>replicò Marina, e, notando gli occhi sgranati di Girion, si rese conto delle sue parole.
Ma l’uomo scoppiò in una bassa risata e, prima di separarsi per raggiungere la propria stanza, disse:<< Chissà che invece non sarai tu a cambiare idea >>  
 



Angolino dell’autrice: ehm… francamente non so come iniziare, penso che qualsiasi scusa per l’indecenza del mio ritardo sia superflua. Ciononostante, ve lo chiedo lo stesso: scusatemi, se potete, ma da dicembre sono stata impegnata con la tesi e anche adesso riesco a stento a trovare momenti liberi. Se poi aggiungiamo che è stata dura scrivere questo capitolo, ecco spiegato un silenzio che iniziava a preoccupare anche me. Anche questo è un capitolo di passaggio: Thorin e Marina sono alle prese con la realtà, in altre parole con le loro famiglie, che già avevano progetti diversi per loro, ma già dal prossimo qualcosa inizierà a smuoversi (e sarebbe anche ora). Ma, soprattutto, a preoccuparmi era Girion: un personaggio di cui non si sa molto, ma ogni volta che penso a lui prima dell’arrivo di Smaug mi viene in mente una sorta di Boromir, anche se qui mi sono presa molta libertà. Girion è più grande di Marina, pensa già a quando governerà Dale e l’idea di un matrimonio combinato, pur non eccitandolo, lo interessa, tanto che questo (per lui) fantomatico “rivale in amore” non lo spaventa. A differenza di Marina, Girion non ha alcun impegno, e finché non avrà le prove che il cuore di lei è davvero impegnato e ricambiato, non rinuncerà all’occasione di conoscerla e darle l’opportunità di diventare sua moglie. È contorto, ma alla fine si tratta di giochi politici dai quali perfino Girion non può né vuole tirarsi indietro. Senza trascurare che, forse, trova Marina sinceramente interessante.
Ok, la faccio finita (in realtà speravo di farvi dimenticare il ritardo nell’aggiornamento con tutte le mie chiacchiere) e spero di poter tornare a scrivere il prima possibile. Un ringraziamento sincero a chi continua ancora a seguire la storia (abbiate fede, arriveremo a una conclusione, prima o poi XD)!

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