Apocalypse Earth- I prescelti

di Madelyne Scott
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .:Prologo:. ***
Capitolo 2: *** .:Capitolo 1:. ***
Capitolo 3: *** .:Capitolo 2:. ***



Capitolo 1
*** .:Prologo:. ***


.: Prologo :.

23 settembre, anno 2995. La Terra, messa in ginocchio dalle continue guerre che infuriano su di essa da ormai sette lunghi secoli, è divisa in sette nazioni. I terrestri, ormai, sono pochi: vivono con altre creature, ne assumono le caratteristiche e la razza umana si evolve. Nasce così una nuova specie, i cui “poteri” sono i più disparati: controllo della mente, degli oggetti, del tempo; c’è chi ha sviluppato la capacità di volare, chi può respirare sott’acqua, chi invece riesce a rendersi invisibile. Queste modifiche sono state causate anche dalle radiazioni presenti sul suolo terrestre: ecco perché gran parte della popolazione di questo pianeta vive in isole fluttuanti nell’atmosfera, che formano i sette arcipelaghi maggiori. Questi sono: Ganemia, Fiteo, Abelta, Mokuji, Lazea, Ayeto, Okame. Tutte le nazioni sono sotto il controllo di Arame,  l’ottavo arcipelago dal quale il governo impartisce gli ordini e che è dimora dei Kamigami, gli “dei” provenienti da una lontana galassia che sottomisero i terrestri settecento anni prima, provocando l’inizio delle guerre. Da tempo immemore, la razza umana ha smesso di combattere contro Arame per la propria libertà, limitandosi a seguire gli ordini e alimentando i contrasti fra le sette nazioni.
Alcuni, però, non si sono arresi: essi vivono nelle isolette sperdute che formano il cosiddetto “Ignoto”, e tra di loro vi è Miramiko, una terrestre in grado di prevedere il futuro. Con lei vive suo nipote Akira, capace di controllare le menti altrui e comparire nei loro sogni. Miramiko è a conoscenza del futuro e sa che tra non molto tempo arriverà la fine, ma al contempo sa anche che le uniche persone in grado di fermare le guerre sono quindici giovani, provenienti dagli otto arcipelaghi maggiori.
 
 
- Buona sera, nonna, ancora alle prese con l’identificazione dei prescelti?- un giovane ragazzo sui diciannove anni, i cui lunghi e lisci capelli viola raccolti in una coda alta incorniciavano il suo volto chiaro, mentre un paio di penetranti occhi neri si posavano su una donna molto più anziana. I suoi capelli bianchi formavano una cascata argentea sulle sue esili spalle, leggermente incurvate a causa dell’età.
- No, nipote caro, ora conosco tutti prescelti: adesso è il tuo turno.
Il giovane alzò impercettibilmente il mento, poi sorrise ed annuì, preparandosi a contattare i quindici ragazzi in questione.

*Angolo autrice* 
Buonasera a tutti, gente! Eccomi qui che rompo le scatole ancora, ovviamente con un’altra storia. Ma c’è un particolare diverso: con me, a scrivere questa ff, c’è una mia cara amica Agnes_ rowing.
Tutti:- Benvenuta, Agnes-san!
Agnes:- Non chiamarmi così, madda- radio kisskiss!
Maddy:- Vabbeh, passiamo a cose serie: questa storia è… uno schifo. Ma…
*Agnes cade dal letto*
Agnes:- Ahia!
Maddy:- *si spiaccica una mano in faccia* idiota…
Cooomunque, dicevo, mi è venuta l’ispirazione così, e ho dovuto assecondarla per la salvezza dei miei neuroni. Ma ora vi spiego un po’ di cosette:
i personaggi di IE sono suddivisi in sette gruppi, che vi dirò più tardi, e ogni gruppo proviene da uno degli arcipelaghi maggiori. Ora, io ho già due OC (il mio e quello di Agnes), quindi me ne mancano tredici.
Agnes:- Posso aprire una parentesi?
Maddy:- No.
Agnes:- Ma no… *si prende male e cade in depressione*
Maddy:- … Sì. Infatti, deficiente.
Tornando a noi, ecco la scheda per gli OC:
Nome (preferibilmente giapponese):
Cognome (idem):
Età (dai quindici ai venti):
Sesso:
Aspetto (niente da dire):
“Anomalie” (capirete più tardi):
Carattere (niente da dire):
Storia (non troppo complicata né troppo priva di particolari o non capisco niente… Agnes:- Già sei priva di quella cosa molliccia che la gente chiama cervello! O.o ):
Paure/tic:
Abitudini:
Armi:
Ragazzo/a (non sono disponibili: Shuuya-kun –statene alla larga!-, Fideo Ardena e, possibilmente, Hiro-chan, Mido-chan e Atsuya-kun!):

Il mio personaggio si chiama Sakura Kiyama, ha 17 anni e il suo ragazzo è Shuuya Gouenji.
Il personaggio di Agnes, invece, è Megumi Haruya, ha anche lei 17 anni e il suo ragazzo è Fideo Ardena.


Per “le anomalie” (i "poteri particolari" che ogni personaggio possiede -ad esempio, Sakura ha le ali e un'udito finissimo, mentre Megumi salta come un gatto-) dei personaggi di IE (Mamoru, Kazemaru, Kidou...): se aveste qualche suggerimento vi saremmo molto grate, sia io che questo cadavere a fianco a me!
Invece, per gli arcipelaghi decideremo a conti fatti con tutti gli OC, vi faremo sapere al prossimo capitolo!
Grazie mille per la vostra attenzione! Un bacio
Maddy e Agnes
Ps: perdonate il prologo pietoso, ma era giusto per darvi un’idea!

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Capitolo 2
*** .:Capitolo 1:. ***


.: Capitolo 1 :.

Una ragazza dai mossi capelli viola, lunghi fino alla base del collo e con un ciuffo sul lato sinistro della fronte, stava camminando distrattamente per le vie della città.
Sulla sua schiena spuntavano due enormi ali candide e piumate, ripiegate per permetterle di muoversi più facilmente. Gli occhi, di color blu notte, sembravano brillare di luce propria come due stelle, e fissavano il marciapiede davanti a lei. La viola, che indossava una semplice maglietta celeste a maniche lunghe e larghe sino alle nocche e un paio di jeans alla metà coscia, era persa nei propri pensieri, tanto che quasi non si accorse di essere arrivata al ristorante dove lavorava come cuoca apprendista. Sbatté le palpebre un paio di volte, come se si fosse appena svegliata e le avessero chiesto di rispondere ad una domanda difficilissima. Qualche minuto dopo, però, la ragazza era già in cucina e si affrettava a posare pentole e padelle sui fornelli.

***

Fra gli alberi della foresta di Ganemia, una ragazza si muoveva agilmente, balzando da un ramo all’altro con la grazia propria di un felino. I suoi occhi smeraldini scintillavano alla luce della luna, mentre alcuni ciuffi  dei lunghi capelli di fuoco, raccolti in un chignon in cima alla testa, le ricadevano ai lati del viso roseo. Quando giunse sul ramo di un’enorme quercia si fermò, accovacciandosi vicino alla corteccia e posandovi una mano dalle dita affusolate. Era vestita con una T-shirt sportiva di colore giallo e un paio di pantaloncini in jeans blu, che lasciavano scoperti i lunghi ed eleganti arti chiari; il suo abbigliamento sportivo terminava con un paio di scarpe da tennis.
Dopo qualche minuto, la rossa si accorse di un movimento sotto di sé: con un balzo, agile e silenzioso, fu a terra e, impugnato l’arco che aveva in spalla ed incoccata una freccia, si posizionò dietro all’enorme tronco, in attesa.
/Uno, due e … Tre!/
Con uno scatto, la ragazza uscì dal suo nascondiglio, puntando con la freccia la figura che aveva davanti.
- Buona, buona, sorellina! Sono io, Nagumo!- la minore sollevò un sopracciglio, poi riconobbe la voce del fratello e abbassò l’arma, mentre con gli occhi distingueva la linea del ragazzo. Sorrise.
- Nii-san! Non avverti mai, nemmeno quando sai che sono a caccia! La prossima volta potrei colpirti per sbaglio, lo sai?
L’altro fece spallucce, gli occhi ambrati nascosti dalle palpebre, poi un leggero ghigno divertito gli fece incurvare le labbra chiare. Subito dopo si avvicinò una mano al petto con fare teatrale.
- Chi, io? Il tuo dolce e virtuoso fratellone dovrebbe dire addio a tutte le sue ammiratrici a causa di una freccia della sorellina?- pronunciò poi con enfasi, riaprendo gli occhi e puntandoli in quelli verdi della minore.
- Sarà, ma poi non dire che non ti avevo avvertito- rispose tranquillamente quella, lasciandolo di sasso. Come se nulla fosse si sciolse l’acconciatura, lasciando ricadere le meravigliose ciocche rosse lungo la schiena. Non lasciò passare nemmeno un istante, ma iniziò subito a raccoglierseli nuovamente, questa volta in una semplice coda alta. Nel frattempo si era voltata, e in quel momento dava le spalle al fratello, che la osservava in silenzio. Un leggero sorriso, misto di dolcezza e ammirazione, prese il posto del ghigno di superiorità che aveva preso qualche minuto prima.
/Mamma, papà… Si sta facendo una bella ragazza, vero?/ pensò il rosso, mentre un’espressione triste gli solcava il volto. Venne però sorpreso dall’altra, che si era voltata verso di lui. I suoi grandi occhi lo fissavano con curisità.
- Qualcosa non va, nii-san?- domandò poi, le braccia chiare che abbandonavano i capelli e si andavano adagiando lungo i fianchi. Il maggiore riprese il suo solito sguardo divertito e il ghigno schernitore, che era uno dei suoi marchi di fabbrica, cancellando in un istante la nostalgia causata dai ricordi.
- Sì, la tua indifferenza mi ha ferito, sorellina!- rispose con ironia, facendo roteare gli occhi, poi si avvicinò a lei e le cinse le spalle con un braccio.
- Che ne dici se torniamo a casa, Megumi? Sta per sorgere il sole.

***

- Uff, questa era l’ultima, finalmente!- una ragazza, i cui capelli viola erano raccolti in una piccola coda alta in modo che non la intralciassero, si passò un polso sulla fronte, sorridendo soddisfatta.
- Questa è pronta, Yu-san!- disse poi a voce alta, rivolta ad una ragazza più grande che si stava dirigendo verso di lei, e le porse un piatto. La maggiore lo afferrò, e uscì dalla cucina.
- Sakura, hai terminato?- una giovane donna dai capelli verde acido le rivolse un’occhiata.
- Sì, Eri-san. Perché?
- Semplicemente, devo chiederti un favore- rispose la donna, puntando i suoi profondi occhi color rosa-aranciato sul viso della minore, che fece un piccolo cenno di rispetto con la testa.
- Mi dica.
- Io devo andare, ma sono appena arrivati altri clienti. Quindi, servili e poi chiudi il ristorante, va bene? Hanno chiesto cinque porzioni di riso, altrettante di carne e del sakè.
- Certo, va benissimo.
La verde sorrise, poi salutò e se ne andò. Subito, l’altra cominciò a preparare ciò che era stato ordinato, mentre una ragazzina più giovane la sbirciava dalla finestra al di sopra del lavello. Dopo un paio di minuti, un movimento di quest’ultima attirò l’attenzione della cuoca, che vagava per la stanza muovendosi con sicurezza tra fornelli, scaffali e quant’altro. La giovane si fermò davanti alla finestra, puntando i suoi occhi blu in quelli scuri della persona al di fuori del locale, della quale erano l’unica cosa che si vedeva. Entrambe rimasero immobili, continuando ad osservarsi, per alcuni minuti buoni, poi la viola scoppiò a ridere.
- Yuuka! Ma che fai lì fuori, entra dentro!
La ragazza obbedì, spostandosi verso sinistra e attraversando la porta che immetteva nella cucina. Sorrise, leggermente imbarazzata, poi si avvicinò alla maggiore e annusò la carne che stava preparando.
- Ha un aspetto delizioso!- esclamò passandosi la lingua sulle labbra.
- Non toccare! Ci sono cinque clienti che hanno chiesto riso, carne e sakè, perciò ora potresti controllare la prima portata?- disse l’altra, senza distogliere lo sguardo dalla carne che stava preparando.
- Il riso è pronto!
La Kiyama le rivolse uno sguardo incuriosito, poi sorrise.
- Yuuka! Lo sai che poi il riso non viene buono se usi i tuoi poteri!
Quella rigonfiò le guance, poi voltò la testa da un lato, mentre le lunghe trecce castane le sbatterono contro il viso. La maggiore le si avvicinò, posandole una mano bianca sulla testa per attirare la sua attenzione, poi le sorrise.
- Ci hai creduto? Ma dai, scherzavo! Se non sarà buono, se lo terranno così!
La castana rispose al sorriso, poi annuì con convinzione. Subito dopo cominciò a riempire cinque ciotole di riso, mentre l’amica rigirava la seconda portata.
- Bene, andiamo a servire- disse quest’ultima, e afferrò quattro dei piatti, lasciando all’altra l’ultimo e la bottiglia di sakè. Le due si diressero fuori dalla cucina, dopo che la maggiore si fu sfilata il grembiule e sciolta i capelli.
- Buonasera signori. Questa è…
Sakura aveva cominciato a parlare ai cinque giovani seduti al tavolo più in ombra. Entrambe avevano mosso diversi passi verso i clienti, ma quando i loro sguardi incontrarono quelli di due di loro si fermarono, come pietrificate. Gli oggetti nelle loro mani scivolarono, e si sarebbero certamente scontrati al suolo se un ragazzo dai capelli rossi non avesse teso un braccio verso di loro, la mano aperta e, come per incanto, i piatti e la bottiglia si adagiarono lentamente sul pavimento. Nel frattempo, sia lui che un giovane da una curiosa capigliatura color crema si erano alzati, e in quel  omento erano a pochi passi di distanza dalle ragazze, sui cui volti compariva un’espressione stupita.
L’attimo successivo, però, la maggiore aveva dischiuso le labbra rosse, che tremavano.
- Nii-san…- sussurrò, per poi fiondarsi tra le braccia aperte del rosso, i cui occhi turchesi erano chiusi, mentre un sorriso gli illuminava il volto niveo.
- Onii-chan!- esclamò la bruna, correndo incontro al fratello che le aveva teso le braccia, un’espressione dolce sul viso.
- Sakura, sorellina! Sei diventata bellissima, lo sai? Quasi non ti riconoscevo- la voce di Hiroto fece allontanare leggermente la ragazza, che aveva gli occhi blu notte pieni di lacrime, le ali candide che tremavano.
- Mi sei mancato tanto, fratellone!- la più piccola del  gruppo non aveva trattenuto il pianto, e ora le guance chiare erano rigate da perle luminose.
- Anche tu, tesoro- rispose il Gouenji, stringendola di più. E, anche se non lo notò nessuno, una minuscola lacrima abbandonò i suoi occhi color fondente, andando a perdersi fra i capelli della sorella.

***

- Zia… State bene?- la voce dolce di una ragazza risuonò nella stanza, dove una donna dai lunghi capelli canuti era sdraiata su un letto a baldacchino. La stanza era fiocamente illuminata dalla luce che proveniva dalla grande finestra, che però era coperta da una pesante tenda ricamata, color rosa antico. La camera, le cui pareti erano di un verde chiaro opaco, sfumato e più scuro in alcuni punti, era arredata in stile antico. Affianco ad un grande mobile di ebano c’era un orologio a pendolo, che batteva in quel momento le tre del pomeriggio.
La giovane si avvicinò al letto, sedendosi su una sedia e afferrando delicatamente una mano pallida e nodosa dell’anziana donna che sembrava assopita. Dopo qualche attimo quest’ultima aprì lentamente gli occhi grigi, sorridendo dolcemente alla nipote.
- Mi avete fatto chiamare?-riprese la giovane, sporgendosi leggermente verso di lei.
- Sì, tesoro. Sai, credo che ormai sia arrivata la mia ora.
La ragazza sbatté le palpebre diverse volte, mentre i suoi occhi celesti cominciavano a brillare. Le sue labbra rosse tremarono per un attimo, poi si richiusero velocemente.
- Ma no, zia, non dite così.
La donna scosse delicatamente la testa, senza smettere di sorriderle.
- Non ti preoccupare, non hai nulla da temere. Quando me ne sarò andata, tutte i miei averi andranno a te, così come l’intero governo della Terra. Vivrai bene, anche senza di me.
Le mani candide della ragazza non avevano ancora abbandonato quella piccola dell’anziana, mentre i capelli biondi le ricadevano sulle spalle. Sentiva che, presto o tardi, sarebbe scoppiata a piangere, ma tentò di rimanere calma, deglutendo.
- M-ma… Zia Aiko, non riuscirei mai a farcela senza di voi!
- Fandonie! Sei una ragazza forte ed intelligente, ce la faresti di sicuro!- la donna si interruppe, mentre cominciava a tossire.
- Zia!- la giovane tese le braccia verso di lei, che si rimise sdraiata dopo qualche colpo di tosse.
- Sto bene. Ma non per molto. Devi saperlo, e prepararti. Quando me ne sarò andata, tutto sarà nelle tue mani.
- Va… va bene. Come desiderate, zia.
Aiko sorrise, richiudendo gli occhi con aria tranquilla.
Passarono diversi minuti, durante i quali le due rimasero in silenzio. Quando i respiri della più anziana si fecero quasi inesistenti, la bionda non riuscì a trattenere le lacrime, che iniziarono a scorrerle sulle guance bianche e andando ad infrangersi sulle lenzuola linde.
- Zia…- sussurrò poi, portandosi la mano nodosa della donna alla fronte, quando anche le ultime rughe sul suo volto si furono distese e l’ultimo alito di vita abbandonò le sue labbra pallide.
- Aiko-sama, la cena. Oh!- la domestica, che aveva appena attraversato la porta in legno con in mano un vassoio, si bloccò. La ragazza voltò il viso verso di lei, gli occhi velati dal pianto e le gote arrossate, mentre un fiato muto usciva dalle sue labbra rosse e tremanti. La donna capì all’istante, e lasciò cadere il vassoio, che cadde a terra facendo rovesciare tutta la cena sul pavimento. Subito dopo arretrò, portandosi le mani alla bocca, per poi uscire di corsa dalla stanza chiamando aiuto.
 
I lunghi capelli biondi della ragazza erano raccolti in un elegante chignon sotto un cappellino nero, che nascondeva le punte color arcobaleno. Era fasciata da un meraviglioso abito dello stesso colore del cappello, e tornava dal funerale della zia. Aveva pianto, e tanto, eppure in quel momento stava semplicemente pensando a cosa avrebbe dovuto fare da quel momento in avanti.
/Sei triste?/
- Lasciami stare- disse scocciata la ragazza, passandosi una mano dalle lunghe dita chiare sugli occhi.
/Stai soffrendo, vero? Eppure, ora hai il potere. Anzi, abbiamo il potere/
- Stai zitta!
/Ahahahah! Va bene, me ne vado, ma sappi che io sono sempre qui/
La bionda sbuffò, mentre la voce nella sua testa ridacchiava, per poi tacere.
Per il momento.

*Angolo autrice*
Perdonatemi, sono in ritardo! Il fatto è che non avevo tempo (e non ne ho molto nemmeno ora, sinceramente…). E non sono nemmeno tanto convinta, questa cosa non è né carne né pesce.
Ma passiamo subito al succo.
Ringraziamo tanto (parlo anche da parte di quell’antipatica di Agnes)
Agnes:- Grazie per il complimento.
Maddy:- Di nulla.
Dicevo, ringraziamo tanto tutte coloro che ci hanno inviato i personaggi, non vi elenco perché non saprei da chi cominciare! Sappiate che tutti gli OC sono meravigliosi, spero di non deludere nessuno!
Ringrazio anche la persona che (sai chi sei) ha deciso di seguire la storia anche senza averci inviato un personaggio. Grazie a tutte!
Bene, come avete visto qui sono comparsi Sakura, Megumi e… Sorpresa! Come avrete notato non ho scritto il nome dell’ultima ragazza (che, per la cronaca, è una Kamigami), lo scoprirete in seguito. Sappiate che questo OC è stato inventato da una nostra amica, che non è sul sito, ma dato che ci serviva l’ultimo personaggio le abbiamo chiesto questo favore, e lei ci ha gentilmente accontentato. Grazie tante anche a te! *kisskiss*
Bene, un’ultima cosa: non vi dico più quando aggiornerò, dato che non riesco a pubblicare entro un termine prestabilito. Quindi, vi consiglio di controllarla periodicamente!
Agnes:- Hai finito? Mi sto annoiando!
Maddy:- Ah, che rompiscatole! Sì, ho finito, va bene?
Agnes:- Sì, ok!
Maddy:- Ora vi salutiamo!
Un bacio e alla prossima
Maddy
 

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Capitolo 3
*** .:Capitolo 2:. ***


.: Capitolo 2 :.
Una giovane e bella ragazza camminava tra le vie della città di Turi*, i capelli neri e liscissimi, raccolti in una coda alta, che le sbattevano contro la schiena. Era vestita con un semplice kimono corto e attillato del medesimo colore, con stampe floreali, che metteva in risalto il seno prominente e il corpo magro. Gli occhi viola, puntati davanti a sé, mostravano la pupilla di un felino, e osservavano senza particolare interesse i numerosi volti che le passavano accanto che, al contrario, la guardavano ammirati. In realtà ciò accadeva solo per alcuni attimi, data la sua incredibile velocità. La Kosaka camminava rapidamente, ma la sua reale celerità era moderata dalle scarpe in oro laccato di nero che portava ai piedi, sopra un paio di calze della stessa colorazione, che le arrivavano alla coscia.
Shigure era persa nei propri pensieri, tanto che quasi non si accorse di essere arrivata nel luogo in cui abitava. Da quando aveva abbandonato il padre, cinque anni prima, si era stabilita in uno dei quartieri della città, ospite di un’anziana signora cieca che le dava vitto e alloggio in cambio di alcune commissioni che lei svolgeva.
La ragazza piegò leggermente la testa verso sinistra, un’espressione distaccata sul viso chiaro. Le labbra, rosee e non troppo carnose, erano delicatamente socchiuse, quando entrò nella casa.
- Shigure! Eccoti, hai fatto la spesa?- la voce tremula di un’anziana donna la svegliò dalle sue preoccupazioni, facendole tendere il braccio destro, che reggeva una busta con alcune uova, pane e della carne secca. La pose sul tavolo della cucina, sistemando la roba e preparando due piatti. Dopo accompagnò la sua ospite al tavolo, ed entrambe iniziarono a mangiare.
Il pasto, come sempre non molto sostanzioso, si prolungò solo per alcuni minuti, durante i quali le due restarono in completo silenzio. Quando ebbero terminato, la mora si alzò dal tavolo e andò velocemente in camera sua, dove trovò una bottiglietta sulla finestra. La ragazza alzò il sopracciglio destro, avvicinandosi al davanzale e afferrando l’oggettino con le dita affusolate, lo stappò e ne tirò fuori un pezzo di carta arrotolato. Tirò leggermente indietro la testa, aprendolo e leggendo un nome. Quando ebbe finito si avvicinò ad un mobile in legno, consumato dall’uso, dove in un cassetto era nascosto un accendino. Lo prese con l’altra mano, accendendolo e avvicinando il foglietto, che si incendiò in un istante.
La mora si voltò, diretta alla finestra, portando la mano destra davanti a sé, il pezzo di carta ormai ridotto a metà a causa del fuoco. Il vento lo faceva sventolare impetuosamente, come se volesse strapparlo dalle sue mani. Aspettò che il foglietto fosse quasi totalmente divorato, poi lo lasciò andare. Chiuse la finestra, andando ad afferrare il suo amato pugnale intarsiato, che aveva trovato quando aveva lasciato il padre. Dopo qualche momento, durante il quale la ragazza aveva iniziato a frugare nei cassetti, estrasse un bauletto antico, che aprì con una chiave che aveva al collo. Il cofanetto conteneva diverse fiale ripiene di liquidi di ogni colore, fra i quali ne scelse una rosso sangue dalle sfumature carminio. Sorrise, mentre un’espressione inquietante si dipingeva sul suo volto meraviglioso.
- Questo è perfetto. Rapido e letale- sussurrò, rigirando la bottiglietta fra le dita.
Esatto: Shigure Kosaka era un’assassina su pagamento.
***
- Kidou-kuuun!- una giovane dai capelli neri, tagliati in un caschetto lungo fino alle spalle, stava correndo dietro ad un ragazzo più grande, agitando un braccio. Sul suo viso chiaro compariva un enorme sorriso, che si allargò ancora di più quando il rasta davanti a sé si voltò, incurvando le labbra verso di lei.
- Hotaru! Sei anche qui?- rispose Yuuto nel momento in cui la mora lo raggiungeva. Poi si chinò leggermente su di lei, essendo più alto, e la sua espressione divertita si trasformò in una più seria – Mi hai seguito?
La sedicenne, che a prima vista dimostrava almeno cinque anni di meno, gonfiò leggermente le gote, strizzando gli occhi azzurri – Kidou-kun, non è così che si saluta la propria ragazza!- ribatté, con tono fintamente offeso, mentre voltava la testa verso destra. Il ragazzo sorrise dolcemente, passando le braccia dietro la vita della Masumi e spostandole il viso con un dito, avvicinando le proprie labbra, arricciate in un leggero ghigno, a quelle rosate della fanciulla.
- Hai ragione- concesse, in un flebile sussurro, poi estinse la quasi già inesistente distanza fra i due.
Dopo qualche secondo la mora si allontanò, le gote color vermiglio acceso e gli occhi puntati sul terreno.
- M-ma… Yuuto-kun! Ti sembra il caso?- la ragazza parlava impacciata, e in quei momenti assomigliava tanto ad una bambina confusa. L’altro amava quella caratteristica di Hotaru, che si suoi occhi la rendeva speciale, perciò si mise a ridere. Poco dopo, però, posò la mano sinistra sulla testa della fidanzata.
- Che c’è? Avevi detto che il mio saluto non era adatto, quindi ho rimediato.
- Sì, ma… Non mi puoi baciare così, davanti a tutti!- esclamò lei, alzando la testa. I due restarono in quella posizione, lo sguardo sanguigno dell’uno fisso in quello cristallino dell’altra, per diversi attimi, fino a ché la voce di un certo punk li riscosse.
- Ehm-ehm… Potreste smetterla di scambiarvi certe effusioni in pubblico?- domandò con tono stizzito Fudou, roteando gli occhi all’espressione contrariata che gli venne rivolta da parte dell’amico.
- Mi dispiace farvelo notare, ma Akio non ha tutti i torti- intervenne Sakuma, un leggero sorriso imbarazzato sulle labbra. Kidou sbuffò, portandosi al fianco della Masumi, cingendole le spalle con il braccio destro e facendola arrossire.
- Direi che avete ragione. Forza, torniamo alla navetta- disse il ragazzo, e i quattro si avviarono verso la periferia ad ovest della città.
***
Un sogno? Un incubo? Non lo sapeva.
Akira Taku si era ritrovata, senza sapere come, in un luogo sconosciuto. L’ultima cosa che ricordava era il suo letto, sul quale si era gettata dopo una giornata lunghissima. Aveva passato tutto il suo tempo a litigare con “quello stupido” di Tsurugi, che non faceva altro che punzecchiarla. Fortunatamente i due vivevano agli angoli opposti di Omate, la capitale di Ayeto, perciò si incontravano solo perché erano compagni di classe, e perché erano i “leader” del gruppo più importante della città, insieme a Shindou Takuto e Kirino Ranmaru. Quei due erano estremamente amici, lo sapevano tutti, e inoltre erano gli unici che riuscivano a fare in modo che gli altri capi non si uccidessero ad ogni incontro.
La rossa era crollata sul materasso e, in meno di un secondo, era caduta fra le braccia di Morfeo. In quel momento la ragazza stava vagando in un luogo sconosciuto, mentre una nebbiolina oscura la avvolgeva. Le tenebre, il suo elemento, non la spaventavano per nulla, quindi non aveva il benché minimo problema a procedere.
Ad un certo punto, però, la sua attenzione fu attirata da un movimento alla propria destra. Si voltò in quella direzione e la mano che saettò alla ricerca dell’arco che la ragazza aveva sempre con sé. Con uno sbuffo la Taku si accorse di non avercelo appresso, quindi si costrinse, seppur di malavoglia, di seguire la figura senza armi.
/Dopotutto è solo un sogno…/ si disse e, con un sospiro, cominciò a muoversi.
Attorno a lei il panorama era il più vario: a volte si ritrovava fra gli alberi radi della savana, altre in deserti ghiacciati, e quando arrivò in una folta foresta di piante floride e verdeggianti si fermò. Una voce sconosciuta risuonò attorno a lei.
- Akira… Akira!- sembrava quasi un’eco. La rossa arricciò il naso e corrucciò la fronte, mentre una strana sensazione cominciava a farsi strada nella sua mente acuta.
- Chi mi chiama?- domandò, cauta, sollevando un sopracciglio.
- Non è il momento, non è la mia identità a interessarti. Io sono qui per dirti che sei una dei quindici prescelti- continuò la voce, facendo incuriosire la bella sedicenne dagli occhi azzurro mare.
- Ma che stai blaterando?
- Ascoltami, non c’è più molto tempo. Sei stata scelta, assieme ad altri quattordici giovani, per ribaltare le sorti del mondo intero. Ma devi partire il prima possibile per Arame, dove incontrerai gli altri prescelti.
- Che… Cosa stai dicendo? Fatti vedere, e parla chiaro!- la ragazza strinse i pugni, voltando la testa alla ricerca di una figura inesistente.
- Devi credermi, ora non ho più tempo. Recati ad Arame, fai presto!- con queste ultime parole il mondo attorno ad Akira cominciò a disintegrarsi, facendola sprofondare in un abisso oscuro e gelido.
 
La Taku spalancò gli occhi, alzandosi leggermente sul letto, poi si sdraiò nuovamente sulle lenzuola. Si passò una mano ambrata fra i capelli scarlatti, inspirando profondamente e fissando il suo sguardo profondo sul soffitto.
- Arame, prescelti… Cosa avrà voluto dire quella voce?-sussurrò poi al buio, voltando il viso alla finestra, dalla quale entravano i raggi argentei della luna come lame celesti.
***
- Tutto bene, Hinata-san?- il sole stava sorgendo dietro le colline che circondavano Eas**, e la ragazza stava osservando con i suoi occhi nocciola, dei quali il destro era per metà azzurro, il meraviglioso spettacolo. La voce, appartenente ad uno spirito che ormai la accompagnava da ben dieci anni, l’aveva sorpresa proprio nel momento in cui distoglieva lo sguardo a causa della troppa luce.
- Certo, Shuu-chan, perché me lo chiedi?- la bionda sorrise alla figura trasparente alla sua sinistra, chiudendo gli occhi dietro le lenti dei suoi occhiali rettangolari.
- Mi sembravi nervosa, tutto qui.
La ragazza inspirò profondamente, puntando gli occhi sul bosco davanti a sé. Lo spirito la guardò, come aspettando qualcosa.
- Il fatto è… è che stanotte ho fatto un sogno davvero insolito- disse la Kiyozawa, mentre un’espressione poco convinta le si dipingeva sul volto color pesca.
- Ti va di parlarne?- domandò Shuu, sorridendole dolcemente. Hinata rispose al sorriso, guardando poi nuovamente verso est.
- Ho sognato che… Una voce veniva a dirmi di partire per Arame, che ero una dei quindici prescelti per salvare il mondo…
- Dici sul serio?- lo spirito le rivolse uno sguardo confuso, le sopracciglia corrucciate. La ragazza annuì, sospirando. Dopo qualche minuto, il fantasma parlò nuovamente.
- Cos’hai intenzione di fare, Hinata-san?
- Io… non lo so. Sento che dovrei partire, ma- la bionda venne interrotta da una terza voce, che la fece voltare.
- Ma cosa, Hinata?- una donna le sorrideva, gli occhi luminosi e pieni di dolcezza. Il suo tono era gentile, e la sedicenne sbatté leggermente le palpebre.
- Mamma! Già sveglia?
La donna, ancora bella seppur non più giovanissima, le si sedette affianco. I suoi capelli, dorati come quelli della figlia, le arrivavano al petto.
- Eh, non riuscivo a dormire.
La ragazza abbassò gli occhi, mentre il suo viso si rabbuiava.
- Tu… hai sentito tutto, vero?- domandò con tono quasi risentito.
- Io… Sì, tesoro, ho sentito ogni parola- rispose la donna, sorridendole con espressione triste.
- Mamma, io…
- Tu partirai, Hinata, partirai il prima possibile.
La Kiyozawa guardò sua madre con occhi sgranati, non credendo alle proprie orecchie.
- Ma cosa dici, mamma? Non ti lascerò da sola, Kaede e papà non ci sono più!- esclamò con enfasi la giovane, sentendo le lacrime che cominciavano ad infuocarle gli occhi. Sapeva benissimo che quando sua madre si metteva una cosa in testa era impossibile farle cambiare idea.
- Non discutere, tesoro, ormai ho deciso. Non ti preoccupare, me la so cavare anche da sola!- rispose la donna, posandole una mano sulla testa e allargando il proprio sorriso. La ragazza rimase immobile per alcuni secondi, poi scoppiò a piangere, gettandosi fra le braccia dell’adulta. Quest’ultima l’abbracciò, le lacrime che le spuntavano dalle ciglia chiare.
- Stai tranquilla, andrà tutto bene- disse, la voce incrinata dall’emozione, mentre affondava il viso tra i capelli della figlia.
***
/Un sogno, eh? Che stupidaggine!/
- Taci!- sibilò la ragazza, portandosi una mano alla tempia. I capelli biondo cenere dalle punte color arcobaleno erano lasciati ricadere sulla schiena, mentre la giovane era poggiata sulla propria scrivania.
/E cos’hai intenzione di fare? Hai deciso di recarti davvero all’appuntamento?/la voce nella sua testa le parlava con tono schernitore.
- Io… Non lo so ancora- sussurrò la bionda, passandosi una mano fra i capelli – Non lo so…
 
*Angolo autrice*
Eccomi! Perdonate l’ora, faccio davvero schifo!
Sarò breve, sarei dovuta andare a letto un’ora fa!
In questo capitolo sono comparsi:
Shigure Kosaka, OC di oSiRiS
Hotaru Masumi, OC di Violaine
Akira Taku, OC di Demon Heart
Hinata Kiyozawa, OC di Angelo Oscuro
Spero di aver descritto bene tutti i personaggi; come avrete notato ho aggiunto alcune cose, spero di non aver sbagliato! Se qualcosa non va, avvisatemi subito!
Ora, alcuni chiarimenti:
*Turi: città appartenente all’arcipelago di Abelta
**Eas: città appartenente all’arcipelago di Lazea
Allora, cose importanti: chi sarà la voce comparsa nei sogni dei quindici prescelti?
Qual è il nome sul foglietto di Shigure?
Chi è la bionda incognita (?) ?
Tutto questo nei prossimi episodi (?) !!!
Ora scappo!
Un abbraccio a tutti!
Maddy (e Agnes!!)

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