Zombie's Attack

di Demoniac_Baby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Apocalisse ***
Capitolo 2: *** Hunter ***



Capitolo 1
*** Apocalisse ***


ZOMBIE'S ATTACK.

 

-Capitolo 1-

Apocalisse

Pov Fine

Era un martedì. Un noiosissimo e freddissimo martedì di metà febbraio.

Come tutti i giorni seguivo svogliatamente la lezione, osservando fuori dalla finestra il mondo che mi aspettava e liberando di tanto in tanto qualche sbadiglio annoiato che non riuscivo a trattenere.

Matematica...puah! La odiavo con tutta me stessa.

Come potevano pretendere i professori di insegnare qualcosa di tanto noioso e complicato?

Stavo per lasciarmi andare al sonno, quando un aeroplanino di carta atterrò leggermente sul mio banco.

Mi guardai intorno fino a che non incontrai due occhi acquamarina che mi osservavano: mia sorella Rein.

Aprii il biglietto.

Ancora tre ore e saremo libere.

Resisti fino ad allora e poi andremo a mangiarci un bel gelato enorme,

proprio come piace a te!

P.S Paghi tu.

Baciii.

Rein.

Sorrisi felice.

Mia sorella sapeva sempre come tirarmi su di morale.

Peccato che non prendemmo mai quel gelato.

Dopo poco la mia attenzione fu attratta da un gruppetto di quattro insegnanti che si dirigevano all'entrata e voltai lo sguardo, pronta a vedere una delle solite risse dei ragazzi di quarta che amavano attaccare briga.

Ma niente avrebbe mai potuto prepararmi a quello che le mie pupille videro.

Li, dietro il cancello di ferro dell'istituto, un “uomo” sbatteva ripetutamente contro le sbarre, tentando invano di oltrepassarle.

Il sangue mi si gelò nelle vene e il primo istinto fu quello di gridare, ma poi ci riflettei un secondo e, cercando di nascondere il terrore, dissi alla prof di mate: “Mi scusi, ma la professoressa Antonino ha chiesto a Me, Rein, Lione e Altezza di andare ad aiutarla con un cartellone sulla vita umana.”

La professoressa mi guardò un secondo con il solito sorrisino stampato in faccia: “Ok, andate pure, ma fate in fretta.” Voltai lo sguardo verso le mie amiche che mi guardavano sbigottite.

Feci loro segno di uscire e mi obbedirono.

Ringraziai la prof e uscii il più velocemente possibile, ma facendo attenzione a non sbattere la porta a causa dell'ansia.

Altezza mi guardò in cagnesco: “Posso sapere per quale motivo hai raccontato questa bugia?” a volte non la sopportavo con quel suo tono da superiore ma indicai la finestra e loro, riluttanti, guardarono.

Lessi sul loro viso un misto di stupore e terrore e mia sorella non riuscì a trattenere un gemito d'orrore: “C-che cavolo è quello?”

Lione scosse la testa sconvolta, facendo ondeggiare i morbidi capelli arancioni: “Non è possibile! Il...il professor Norman aveva ragione!”

Annuii.

Rein: “Quindi...è iniziato l' attacco, alla fine.”

Ci guardammo tutte e quattro con la consapevolezza di quello che stava per accadere.

Lione mi guardò e un lampo di tristezza passò sui suoi occhi: “Che ne sarà dei nostri compagni di classe? E degli altri?”

Per quanto detestassi la cosa, il nostro compito era un altro: “Non possiamo fare niente per loro. Ora la priorità è riunire tutti.”

Altezza annuì piano: “Fine ha ragione. Anche se ci vorrà un po'.”

Rein sospirò affranta: “Andiamo.” Poi, inforcammo i nostri cellulari e digitammo i numeri che avremmo sempre sperato non dover mai utilizzare.

I telefoni presero a squillare e dopo qualche secondo una voce fredda e metallica ci rispose: “Miss. Rein, Miss. Fine, Miss. Altezza, Miss. Lione,… desiderate?

Protocollo 778. Attivare timer per l’operazione 1349.” Dissi, cercando di non incrinare la voce.

Tessere di riconoscimento…” disse la voce.

Mi scocciai, maledicendo quegli stupidissimi programmi di sicurezza.

Guardai all’esterno. I professori erano già arrivati e cercavano di parlare con l'uomo, forse di capire cosa volesse. Avrei tanto voluto aprire la finestra e far notare loro il taglio sanguinante lungo la giugulare, gli occhi vitrei e l'aria alquanto affamata, ma non sarebbe servito a niente.

Chiamai le altre: “Meglio sbrigarsi. Tra non molto entreranno anche qui.” La mia voce lasciava trasparire una nota di insicurezza, che mi preoccupai subito di nascondere con un finto colpo di tosse.

Lione seguì il mio sguardo: “Stupidi professori. A momenti tutte le persone all'interno della scuola verranno contagiate. Siete sicure che…”

Lione, no!” dissi decisa capendo fin subito dove voleva andare a parare “Se adesso avvisassimo tutti che un gruppo di non- morti sta per varcare quei cancelli…” abbassai lievemente il tono della voce “…si creerebbe il panico e sarebbe peggio. Per noi e per loro.”

Lione: “Neanche un gruppetto? Proprio nessuno?”

No! Anche io vorrei salvarli, ma è impossibile e lo sai anche tu.” Forse ero stata un po’ dura, ma era necessario. Avevamo altri ordini, altri scopi, altri progetti e tutte quelle persone come zavorra, non avrebbero fatto altro che rallentarci sia fisicamente che con inutili domande.

Non ostante lo trovassi assolutamente disumano e mostruoso… il tempo, per il momento, era limitato.

Ciascuna di noi estrasse dal portafogli una tesserina metallizzata poco più grande di una carta di credito e la mise di fronte allo schermo del cellulare.

La voce ripeté ad alta voce i nostri numeri di codice: “Altezza 265, Rein 398, Lione 154, Fine 457.”

Poi disse i nostri gradi di preparazione: “Altezza 06, Rein 06, Lione 05, Fine 07.” seguì un breve pausa nel quale demmo conferma.

Attivato protocollo 778. Apocalisse.”

Disse infine “Attivata operazione 1349.” Po lo schermo si spense.

-E’ fatta.- pensai. –Ormai indietro non si torna.-

Guardammo fuori dalla finestra e vedemmo lo zombie mordere la mano di un professore.

Rein si portò una mano alla bocca: “OH, NO!”

Quest'ultimo cadde subito dopo sul pavimento, contorcendosi in preda alle convulsioni. E iniziò a sputare sangue sotto lo sguardo sbigottito e inorridito degli altri tre.

Noi non riuscivamo a togliere lo sguardo da quella scena. Sembrava la trama di un film di serie B, eppure era reale.

Quel professore che si stava rialzando e correva al collo della professoressa di Latino per poi strapparne metà, era reale.

Nel giro di un minuto, tutti e quattro i professori erano mutati e si stavano dirigendo all'interno.

CAZZO!” esclamai. E subito dopo l'urlo tremendo delle bidelle ci fece gelare sul posto.

Correte.” dissi.

Tutte e quattro partimmo verso l'unica uscita.

Verso gli zombie.

Arrivammo nel giro di pochi minuti e la scena che ci si parò di fronte era inconcepibile persino per noi che sapevamo.

I professori erano a terra, inginocchiati e i resti sanguinolenti delle povere donne pendevano dalle loro bocche. Il pavimento era macchiato di sangue e l'odore ferreo che emanava era insopportabile.

Feci un passo avanti e pestai qualcosa di molle.

Non volevo guardare, ma lo feci.

Un occhio gelatinoso giaceva sotto la mia scarpa, inerme. Alzai lo sguardo con un conato di vomito in gola e osservai le bocche sanguinanti delle bidelle muoversi e cercare carne viva da poter assaporare.

Una volta il professor Norman mi aveva detto: “Per loro niente equivale al sangue dolce e caldo che scorre in bocca e poi giù in gola. E' come la droga per gli esseri umani.”

E gli esseri viventi più vicini eravamo noi.

Merda” disse Lione colpendo con un pugno uno zombie che si era avvicinato troppo.

Quella che una volta era la prof di arte, provò a venirmi addosso, ma con un calcio ben assestato le colpii le gambe, spezzandole e cadde all'indietro con un verso mostruoso.

Un agghiacciante cigolio ci fece voltare lo sguardo: il cancello era stato distrutto e una miriade incontrollata di zombie stava goffamente procedendo verso di noi.

Altezza ci guadò terrorizzata: “Non riusciremo mai ad affrontarli tutti!”

Feci un passo indietro, inizialmente incerta. Poi presi una lunga boccata d'aria mentre gettavo a terra l'ex professore di ginnastica.

Andiamo via!” decisi. E prima che un altro mi arrivasse addosso, partimmo per andare al piano superiore.

Da sotto sentimmo le urla di una studentessa che urlava: “I MORTI!” e subito dopo un pandemonio di studenti che tentavano di uscire dalle aule.

Le urla che si accesero subito dopo erano terribili. Pensai a tutte quelle povere persone che stavano per essere uccise e provai il desiderio di precipitarmi ad aiutarli, ma poi la mano di Rein sulla mia spalla mi fece ricordare cosa dovevo fare.

Corremmo al terzo e ultimo piano e mi concentrai per cercare una via di fuga.

SUL TETTO!” gridai alle altre notando che il primo e il secondo piano erano stati invasi. Indicai la prima finestra abbastanza grande e la aprii.

Uscimmo una alla volta dalla finestra.

Mia sorella era l'ultima.

Occhio a non cadere!” le dissi e le porsi la mano e fece per afferrarla, ma qualcosa la prese e la riportò dentro.

REIIIIIN!!!” urlai e mi rigettai dentro.

Stava combattendo contro gli zombie e se non avessi fatto qualcosa al più presto, ne sarebbero arrivati altri e sarebbe stata spacciata.

Uno stava per morderla, ma con un pugno lo rimisi al suo posto.

A cuccia bello! REIN VAI!” e indicai con un cenno della testa la finestra.

MA...” provò a protestare.

NIENTE MA!” e si arrampicò, mentre prendevo a calci quei bastardi. Quando fu al sicuro, scappai anche io il più velocemente possibile.

Altezza mi tirò su, poco prima che uno mi graffiasse.

Bastava un morso, un graffio, un normale scambio di liquidi per diventare come loro.

Li guardammo con orrore.

Te l'avevo detto” guardai Lione “Parla di zombie e si crea il panico.”

Mi guardò con gli occhi pieni di lacrime.

Se fossimo rimaste per salvare qualcuno...probabilmente saremmo morte anche noi. E lei lo sapeva.

Improvvisamente un rumore ci fece sobbalzare e ci voltammo.

Merda. Altezza, Rein, cercate qualcosa per bloccare la porta.” Ordinai loro mentre Lione e io correvamo a chiuderla a chiave. Non avrebbe resistito a lungo, nemmeno con un armadio davanti. Ma per il momento bastava.

Altezza e Rein tornarono subito trascinando il mobiletto dei fiori che posizionammo davanti all'entrata.

I rumori si fecero ancora più vicini e qualcosa sbattè contro la porta.

Cazzo!” urlò una voce maschile. “E' chiusa!” e subito dopo un urlo di zombie squarciò l'aria.

Aiuto!” c'era anche una voce femminile piena di terrore che implorava di aprire.

Rein fece per togliere il mobile e aprire ma le bloccai le mani.

No.” dissi scuotendo la testa mentre lei mi guardava sorpresa. “No? Dobbiamo aiutarli!” Altezza e Lione le diedero man forte, guardandomi in tralice.

Sono già infetti.” spiegai gettando una veloce occhiata alla porta.

E come fai a dirlo?” mi chiese Lione quasi urlando. Lo sapevo che avrebbero voluto aiutarli, ma la nostra vita era la priorità per il momento. Non potevamo metterci in pericolo così stupidamente.

Riconosco le voci. Elliot Marley e sua sorella Mary. Lui è stato morso.” spiegai freddamente mordendomi il labbro inferiore.

E lei?” mi chiese Rein “Lei possiamo aiutarla.” Mi innervosii...possibile che non capissero?

Oh certo!” sbottai “Aprite la porta e dite -Cara Mary entra pure. Oh tu no Elliot, stai per diventare uno schifosissimo zombie quindi dobbiamo lasciarti fuori!- Provate a spiegarglielo questo!” tutte e tre abbassarono lo sguardo non sapendo cosa dire. Avevo ragione e lo sapevano.

Le urla provenienti dal giardino ci fecero avvicinare al parapetto.

Un gruppo di studenti impavidi, si era avventurato in cortile, finendo però nelle fauci fameliche di quegli esseri mostruosi.

Rimanemmo a guardare quello spettacolo agghiacciante fino a quando un aereo militare F 104 non si posò a pochi metri da noi.

Ne uscì un uomo con un completo militare e una maschera anti contaminazione sul volto, che riconobbi essere Alastair, un avviatore della marina che avevo conosciuto un paio di anni addietro.

Su, coraggio, salite!” ci ordinò e man mano che montavamo sul mezzo, dava una protezione anche a noi.

Ciao Alastair” mi sedetti nel posto accanto al suo “Dacci le ultime novità.”

L'uomo fece alzare l'aereo e ci avviammo alla base senza guardare indietro: “Alla base è scoppiato il finimondo. Non sappiamo ancora come questo virus sia scappato. Avevamo preso ogni precauzione, ma a quanto pare qualcuno si è inoltrato nel sistema e l'ha fatto fuggire. Siamo riusciti a salvare tutto il resto, meno la camera blindata 88 e sette scienziati.”

Guardai fuori dal finestrino. La città pullulava di carne marcia che camminava.

Dobbiamo trovare gli altri.” dissi più a me stessa che agli altri.

Avete già convocato gli HUNTER?” chiesi poi sperando in una risposta affermativa.

Si, devono arrivare domani. Dovrete trovarvi tutti nella sala del consiglio a Dublino.”

Annuimmo tutte.

Noi facevamo parte di una squadra speciale della marina militare mondiale.

Eravamo cinque squadre in tutto. Venivamo chiamati HUNTER: cacciatori.

E la missione per la quale eravamo stati addestrati fin dalla nascita era appena iniziata.

 

Angolino dell'autrice:

Salve a tutteeeeeeeeeeeeeee!!!!!

Come va? Vi ricordate di me?...No?...Oh giusto, ho cambiato account. Una volta ero Lora98 e forse conoscete qualche mia vecchia storia: “Quando il cuore è spezzato”, “Il giorno del mio matrimoio”, “Ad Halloween tutto è possibile”, “Aiutami a capire” e “Merry Christmas”. A chi non mi conoscesse...PIACERE!!!! :)

Comunque...dopo tanto che sono rimasta assente ho voluto ripresentarmi con questa nuova storia ad OC. :)

Partecipate in tanti!

 

E ora le regole:

1) Massimo 16 OC sennò sono troppi da gestire.

2) Siccome vorrei creare delle storie d'amore tra i personaggi OC almeno la metà (8) dovranno essere personaggi maschili. :)

3) Non chiedetemi storie d'amore con Shade o Bright.

4) Siate dettagliati su quello che volete, non risparmiate nemmeno un dettaglio perchè non posso leggere le vostre menti e non posso inventare caratteristiche io per ogni personaggio.

Grazie dell'attenzione.

 

Nome:

Cognome:

Età:

Aspetto fisico:

Carattere:

Luogo di provenienza:

Squadra di HUNTER a cui appartenete ( Ex. squadra 2,3,4 o 5):

Vestiti abituali:

Arma preferita:

Punti di forza:

Punti deboli:

Veicolo (facoltativo):

Il tuo partner dovrebbe essere (Ex. Dolce, peperino, con una forte personalità...)

Personaggi con cui vuoi legare di più:

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Capitolo 2
*** Hunter ***


-Capitolo 2-

Hunter

 

Nota iniziale: Siccome tanti di voi avevano scelto la squadra 3, ho dovuto spostare qualcuno. Sotto scriverò le aquadre. :) Per mancanza di tempo e di palle, ho deciso di aggiungere un mio Oc. :) Ve lo presento brevemente e poi partiamo con la storia. ;)

Squadra 1): Fine, Lione, Altezza, Rein.

Squadra 2): Annalisa, Alex, Kanade.

Squadra 3): Abigail, Erika, Lawrence, Kira, Marco.

Squadra 4): Violine, James, Castiel, Arthur.

Squadra 5): Rias, Shon, Shail, Fenris.

 

Nome: Fenris (per gli amici Fen)

Cognome: Hopkins

Età: 18

Aspetto fisico: Alto e muscoloso. Pelle chiara, capelli scalati e sbarazzini, con due ciocche più lunghe. Il ciuffo lo tiene fermo con una serie di forcine rosse e gli occhi sono sul rosso, ma un po' più chiari,

Carattere: E' allegro, ribelle e testardo. Dice sempre quello che pensa. Non è per niente un gentiluomo ma difende sempre le persone a cui si affeziona. In principio crede che non si innamorerà mai ma poi...

Tira sempre frecciatine, ma lo fa cercando di non offendere nessuno. Fa esercizio tutti i giorni per evitare di diventare pigro. Lo sci elo snowboard erano i suoi sport preferiti. Essendo abituato ad un clima freddo il caldo per lui è quasi insopportabile.

Luogo di provenienza: Juneau. Alaska.

Squadra HUNTER: 5

Vestiti abituali: Una maglia a rombi dallo scollo a V, viola e nera con sopra la sua giacca nera preferita. Jeans neri strappati e scarponcini. Al medio porta un'anello d'argento con una pietra d'ambra incastonata. E al collo un collarino di cuoio, nero.

Arma preferita: Macate e mitragliatore m4.

Veicolo: Lamborghini murcielago Roadster. <3 (La mia preferita) Ma sa guidare anche il carro armato.

Lui:

http://i81.photobucket.com/albums/j210/ichigo_momomiya15/AnimeBoyBlueHair.jpg

 

New York. USA. 16 ore dopo l'inizio del contagio.

 

Pov Shail

Merda, merda, merda. Era tutto una merda.

Alle 8.30 me ne stavo tranquillamente a scuola a studiare e alle 8:31 era scoppiato il finimondo. Almeno un centinaio di morti viventi era entrato in classe come un'inarrestabile inondazione e io e mio fratello ci eravamo trovati completamente impreparati.

L'unica grazia era che noi sapevamo almeno combattere, quindi ci eravamo dovuti arrangiare lui con coltellino a serramanico e io con una misera scopa. Con cui ero riuscita comunque a spaccare la testa a un paio.

L'unico inconveniente era stata un'esplosione al secondo piano, provocata da un' uscita di gas e l'avevamo scampata per miracolo, anche se mio fratello aveva rimediato una brutta ferita.

Dopo una ventina di minuti era arrivato un aereo militare c130 dalla grande mela a salvarci il culo.

Osservai con le lacrime agli occhi mi fratello Shon, steso sopra quella barella troppo piccola per lui, con i soffici capelli bianchi sparpagliati sul cuscino e gli occhi color rubino serrati per il dolore.

Shon...tutto bene?” provai a chiamarlo posando una mano sul torace.

Lui piano aprì gli occhi regalandomi un debole sorriso: “Starò bene appena toglierai quella bestiaccia dalla mia gamba.”Non riuscii a non ridere di fronte al caratteraccio di mio fratello che si ripresentava nonostante la profonda ferita alla destra del costato. Poi voltai lo sguardo sulla “bestiaccia” che sonnecchiava pigramente. Il mio serpente albino. “Break non è una bestiaccia. Ed è molto più educato di te.” Break come se avesse capito, alzò la testolina ed emise un sibilo.

Shon dal canto suo decise saggiamente di starsene zitto per scampare alla mia ira.

L'aereo barcollò leggermente e fui costretta ad aggrapparmi al sedile per non mettermi ad urlare. In genere non mi dispiaceva l'alta quota, ma vista la schifosissima situazione in cui ci trovavamo, avevo paura eccome. Io che in diciassette anni di vita avevo avuto paura solo dei ragni...orridi animali.

Poco dopo vidi uscire dalla sala di comando una ragazza che conoscevo piuttosto bene. Allargai il sorriso per quanto possibile: “Ehi Rias, da quanto tempo.”

Lei mi sorrise debolmente per poi sedersi al mio fianco, facendo ondeggiare i ricci castani. “Che bella situazione eh?...Non mi aspettavo che sarebbe davvero successo.” la sua espressione era terribilmente seria.

Già.” concordai io. Nessuno di noi se lo sarebbe aspettato.

Dove andiamo ora?” chiesi per rompere la tensione che si stava formando. Lei mi guardò, un leggero sorriso derisorio a incorniciarle il viso di porcellana: “Andiamo a gelarci il culo in Alaska.”

Sospirai e tornai a concentrarmi su Shon che sembrava aver ripreso un po' di colore.

Hai sentito Shon? Andiamo a prendere Fen.” lui sorrise contento di rivedere il suo migliore amico: “Bene, così posso ammazzarlo per avermi fregato la macchina.” Ok, forse non così contento di rivederlo.

Un'ora e mezzo dopo eravamo nella freddissima città di Juneau. Persino dentro l'aereo che aveva la bellezza di 30 gradi, si riusciva a battere i dent.

La città fuori dai finestrini era silenziosa tranne per qualche goffo urlo di zombie. Per un attimo pensai che Fen fosse morto, ma un rombo di macchina mi fece intuire il contrario.

Una Lamborghini Murcielago Roadster nera come il carbone (dove cazzo l'aveva presa?!) sfrecciava a tutta velocità tra gli zombie.

Aprii il finestrino e gli gridai con un megafono: “Ehi Fen, muovi quel culo e sali sull'edificio più alto che trovi!” Mi sentì, aprì il finestrino e... mi alzò il medio: “Col cazzo che lascio qui la mia bambina.” urlò alludendo alla macchina.

Come sempre era riuscito a far svanire la mia pazienza: “Coglione! Non vorrai rischiare la tua vita per una macchina, spero!”

La sua bella testolina vuota sbucò dal finestrino: “A chi hai dato del coglione, brutta racchia?” pur avendo la testa fuori, riusciva tranquillamente a guidare e pure molto al di sopra del limite massimo di velocità.

A te, stupido!” in risposta l'auto accelerò e io mi sorpresi. Ma che diavolo faceva?

Lo inseguimmo fino ad una pianura dove accostò e scese. “Ora potete atterrare prima che arrivino altri zombie. E aprite l'hangar.”

Se aveva dall'inizio quest'idea, perchè non me l' ha detta subito?!

Brutto esibizionista del cavolo.” sussurrai.

 

Wutsburg. Germania. 17 ore dopo l'inizio del contagio.

 

Pov Kanade.

Crack. Colpii per l'ennesima volta la testa di un non- morto con un colpo secco.

Grazie. C'è mancato davvero poco.” la voce arrivò distorta dall'auricolare e sorrisi sporgendomi un poco dal balcone per fare un cenno ad Alex che stava per essere morso.

In risposta mi sorrise e con un colpo di spada ben assestato tranciò la testa dello zombie di un'allieva di quinta.

Sospirando tornai alla mia postazione dando un colpetto affettuoso al mio fucile a pietra focaia e mandando a centro un altro colpo.

Ehi Kana, ma tra quanto arrivano a prenderci?” la voce seccata di Annalisa mi giunse da dietro le spalle e mi girai ad osservarla.

Teneva la sua ascia bipenne sulla spalla a mo di mazza da baseball e guardava il cielo, assorta alla ricerca dell'elicottero che avrebbe già dovuto essere qui da un pezzo.

A momenti credo. Probabilmente hanno avuto problemi. Ma Alex fa sempre così? Intendo...instancabile?” allusi al fatto che appena arrivato (ossia due ore prima) non aveva fatto altro che ammazzare zombie senza un attimo di pausa.

Annalisa sorrise sardonica per poi sporgersi alla balaustra e fargli un fischio. Lui le gettò una rapida occhiata e mimò un OK con la mano.

Si...forse un po'. Lui lo chiama eccesso di adrenalina, io stupidità innata. Ma diciamo che per lui la vacanza in Germania si sta rivelando molto...divertente.”

Etchu!” starnutii di nuovo portandomi al naso il fazzoletto.

Annalisa si avvicinò a me e chinandosi un poco prese ad accarezzarmi i capelli, che non facevo mai crescere oltre le spalle. “Come sei carina! Sembri proprio una ragazzina delle medie.” Dall'alto (alto si faceva per dire) del mio metro e cinquantatrè, le rifilai un'occhiata triste e offesa: “Guarda che sei alta più di me solo di dieci centimetri.” e gonfiai le guance come una bambina sapendo che comunque mi l'avrebbe rimbeccato.

Sospirò: “Sei talmente minuta che non capisco come il rinculo del fucile non ti abbia ancora fatto volare via.”

E' perchè sono fort-etchu!” un altro starnuto. Di questo passo sarei dovuta tornare di nuovo a letto con un febbrone da cavallo come la settimana scorsa.

Dalla porta della terrazza della casetta che avevamo usato come momentaneo rifugio, entrò Alex raggiante.

Finalmente una vacanza come si deve!” proferì felicissimo.

Sei tutto scemo.” gli disse Annalisa con un sorrisone. Forse lo trattava un po' male, ma si vedeva che gli voleva molto bene. Per anni avevo sospettato che il loro rapporto non si soffermasse solo sull'amicizia, ma quei due cattivoni non si decidevano a dirmi niente.

Su Liz lo so che in realtà mi vuoi tanto tanto bene.” scherzò lui allungandosi per abbracciarla ma fermandosi in tempo, ad un passo dall'ascia di Annalisa.

Provaci e ti taglio le mani.” rispose secca.

Ma Annalisa...voleva solo darti un abbraccio.” le dissi sorridendo angelicamente.

Un'occhiataccia di risposta non tardò ad arrivare: “E' pieno di sangue dalla testa ai piedi. E non ci tengo ad andare in giro con un impronta rossa addosso a forma di Alex.”

Le sorrisi e lui fece per rispondere, ma il rumore di un elicottero sopra le nostre teste ci fece distrarre.

Ehi voi.” ci urlò dietro un soldato in divisa gettando giù una scaletta “salite, veloci. Ci aspettano alla base di Dublino. La squadra 1 è già lì.”

Feci cenno ai miei amici di salire per primi. Visto che loro indossavano i pantaloni e io il mio vestitino arancione corto di pizzo, tutto fronzoli.

Quando fummo saliti, l'elicottero ripartì in tutta fretta.

Allora” chiese Alex “quale base è stata attaccata?” non eravamo sicuri che fosse stata effettivamente attaccata una base, ma circolavano voci in merito.

Quella a Kyoto. Stando alle informazioni che ci hanno fornito, qualcuno è riuscito a bypassare il blocco di sicurezza a entrare nella camera di sperimentazione delle armi batteriologiche e a trovare il ceppo virale.”

Ma quindi” chiesi “l'hanno fatto apposta?” non riuscivo a concepire come qualcuno potesse volere un mondo infestato da zombie assetati di sangue. Tranne un pazzo psicopatico.

Il soldato si schiarì la voce: “No...hanno sbagliato a prendere il ceppo. Se avessero preso l'altro sarebbe stato molto, molto peggio.”

 

Tasmania. Australia, 17 ore dall'inizio del contagio.

 

Pov Erika.

Quella fu sicuramente la mattinata più strana della mia vita.

Ogni mattina, appena sveglia, accendevo la televisione per controllare il meteo della giornata. Non tanto per sapere se avrebbe piovuto, dato che le piogge erano rare e scarse, ma giusto per avere qualcosa da fare mentre sgranocchiavo svogliatamente i miei cereali integrali.

Quella mattina però per poco non mi andò tutto il cibo di traverso. Tutti i canali non facevano altro che parlare di zombie che si aggiravano indisturbati per mezzo mondo.

Osservai a bocca aperta la conduttrice che riceveva un plico di fogli da una mano comparsa sull'inquadratura: “Secondo le ultime notizie, tutti i paesi che ancora non hanno riscontrato sintomi del contagio, hanno chiuso i propri confini e decretato la legge marziale. I cittadini sono in preda al panico...” non riuscii a seguire altro, perchè sputai i cereali che avevo in bocca nella ciotola e corsi su per le scale aprendo di scatto la porta della camera di mio fratello.

MARCO! MARCO SVEGLIATI CAZZO!!” lo presi per le spalle e lo scossi. Lui si svegliò con un balzo e cadde a terra per poi guardarmi con gli occhi verdi velati di lacrime. Se non avessi appena ascoltato una notizia sconvolgente sarei scoppiata a ridere. I capelli castani chiarissimi erano tutti scompigliati e il suo pigiama era tempestato di orsetti (cosa abbastanza imbarazzante dati i suoi diciassette anni). Sembrava un bambino.

Cosa ho fatto? “chiese sempre con gli occhi lucidi. E io accesi la televisione che aveva in camera.

Poche volte in vita mia avevo sentito Marco dire parolacce, ma l'imprecazione che seguì mi fece capire che ne conosceva e pure di originali.

E questa da dove esce?” gli chiesi sorpresa. E lui mi guardò camuffando un sorrisino e alzò le spalle come a dire che non ne sapeva niente.

Subito dopo il mio cellulare sqillò e controllai. Mi era appena arrivato un video dal computer della base: da un aereo caduto a nord erano scesi alcuni contagiati sull'Australia.

Erano arrivati anche da noi alla fine.

E un messaggio mi avvisò che ci aspettavano da li a due ore al porto per andare a Dublino, la base principale. Il centro di controllo.

Ricacciai il telefono nella tasca dei pantaloncini rossi: “Marco, fai i bagagli. Abbiamo in programma una bella vacanza.” non c'era traccia di umorismo nella mia voce e lui se ne accorse, quindi si alzò e senza spiccicare parola estrasse la valigia da sotto il letto.

Io andai nella mia camera e posai la mano sul pannello accanto al letto che subito rilevò le mie impronte digitali e la parete si aprì rivelando il mio armamentario. Optai per una Magnum 44 che misi nella fondina alla coscia e la mia katana che legai al fianco.

E legai i capelli castani e liscissimi in una coda alta.

Poi presi il mio borsone da viaggio e iniziai a cacciare dentro vestiti alla bell'è meglio.

Bip bip...bip bip. Lo schermo del mio computer cominciò a lampeggiare e si accese, rivelando una faccia conosciuta.

Osservai i suoi occhi, uno bianco e l'altro nero, sorridermi.

Ciao Kira.” la salutai tornando a riempire la borsa.

Erika...CI SONO GLI ZOMBIEEEEEEE! YEEEEEE!!!!!” sospirai lanciandole un'occhiataccia. Lei era probabilmente l'unica persona sulla faccia della terra a trovare la cosa divertente.

Ne hai già uccisi parecchi?” chiedi conoscendo già la risposta. Infatti lei s'imbronciò e disse un secco NO:” Mi hanno obbligata a salire in questo cazzo di aereo poco prima che potessi spaccargli la testa con questa.” e sollevò la sua accetta preferita.

Tranquilla” le sorrisi “scommetto che avrai modo di ucciderne tanti.”

Lei saltò sul sedile mostrando la sua canotta con la scritta “Keep Calm and Kill Zombie”. I capelli metà bianchi e metà neri ondeggiarono finendole in faccia. Lei prontamente li scostò rivolgendomi un'inquietante sorriso: “Lo spero. Adesso stiamo venendo a prendevi. Come sta Marchettino?” Prima che potessi risponderle lei riprese a parlare: “Comunque, mancate solo voi. Noi siamo qui da parecchio. Siamo partiti da Tokyo, siamo andati a prendere Larry a Los Angeles dato che li la situazione era abbastanza grave, poi abbiamo raccattato Abby a Queenstown che stava per essere massacrata.”

Si sentì un sospiro seccato di sottofondo e Kira posò lo sguardo alla sua sinistra. “Su Larry, non fare sempre lo scorbutico.” E gli portò la telecamera a un centimetro dal naso: “Saluta Erika.” spostò la telecamera un po' più lontano e con cipiglio seccato mi rivolse un: “Ciao.” Io segretamente lo chiamavo “uomo delle nevi”. Quel tipo era un vero pezzo di ghiaccio, quasi sempre silenzioso, ma almeno in combattimento ci sapeva fare.

Osservai il ciuffo colorato di blu sui suoi capelli corvini: “Come mai questo cambio di look?”

Mi fissò in tralice: “Devo per caso farti sapere ogni cosa che faccio?” un nervetto iniziò a pulsare sulla mia tempia. -Brutto antipatico- pensai, e poi mi corressi -Solo antipatico.- Infatti non poteva essere considerato oggettivamente brutto. Aveva un fisico snello ed elegante, la pelle perfetta e liscia e due occhi blu come il cielo a mezzanotte. L'unica pecca era il suo caratteraccio.

Non troverai mai la ragazza se continui ad essere così glaciale.” per tutta risposta alzò le spalle e si rimise a lucidare il suo M-16.

Kira allora gli tirò un pugno in testa e lui l'avrebbe sicuramente uccisa di botte se Abigail non fosse intervenuta.

Basta! Mi state scocciando!” la telecamera si puntò su di lei e mi sorrise:” Ciao Erika. Vedi in che situazione sono da più di tre ore? Tra poco mi butto dall'aereo, giuro.”

Sarebbe ora.” rispose Larry con un ghigno.

Signori e signore ora si ammazzano!” gridò Kira zummando prima su Larry e poi su Abigail.

Uffa, vado a prepararmi un the.” disse Abigail alzandosi e sistemandosi i capelli rosa salmone e mossi in una coda bassa. I suoi occhi lapislazzuli lanciarono uno sguardo fulmineo a Kira. Non sopportava tutta quell'attenzione.

Un urlo fuori da casa mi fece tornare alla realtà.

Cos'è stato?” mi chiese Kira.

Probabilmente” risposi estraendo la mia katana perfettamente lucidata “uno schifoso lurido e puzzolente pezzo di carne putrida che viene a farmi visita.” Spensi lo schermo e iniziai a correre mentre mio fratello mi raggiungeva.

 

Dublino. Irlanda. 17 ore dall'inizio del contagio.

 

Pov Violine

Giornata difficile. Terribilmente difficile.

Già alle prime luci dell'alba ero stata per così dire “rapita” dagli agenti e mi ero ritrovata neanche un'ora dopo seduta su un divanetto in pelle bianca, con il mio pigiama rosa terribilmente ridicolo, i capelli che sembravano appena scampati dalle mani di un parrucchiere impazzito, due occhiaie che farebbero invidia ad un fantasma e un caffè bollente in mano.

Non hai un bell'aspetto sai?” il cafone che trovò il coraggio di rivolgermi parola era l'essere più schifosamente e irrimediabilmente viziato del globo. Si era seduto di fronte a me e mi fissava con occhi terribilmente verdi mentre passava una mano tra i capelli biondi bagnati. Un secondo...bagnati? Guardai un po' più giù e: “Porca miseria Arthur!” Mi coprii il viso rosso con le mani: “Vedi almeno di vestirti prima di farti vedere mezzo nudo.” Più che mezzo nudo, era completamente nudo. Ma il suo bel culetto era, grazie al cielo, coperto da un asciugamano microscopico intorno alla vita. Mi vergognai a pensare che solo tre anni prima avevo avuto una cotta per lui.

Che noiosa.” mi rimbeccò facendo l'offeso “Se ho un bel fisico lo metto in mostra. E tu sei probabilmente l'unica pudica verginella che non mi sbava dietro.” Io una pudica verginella?...Aveva ragione. Ma insomma, quando passi quattordici dei tuoi quindici anni ad allenarti ogni singolo giorno per sventare una minaccia di zombie, i ragazzi non sono esattamente il centro dei tuoi pensieri. Evidentemente però lo spocchioso seduto davanti a me aveva avuto un bel po' di tempo a disposizione.

Prima che riuscissi a urlargli tutta la mia rabbia, la porta si aprì ed entrarono i miei eroi: James e Castiel.

Il primo, diciotto anni, fisico da paura, pelle leggermente color caramello,capelli rossi rasati ai lati con una cresta alla moicana e due meravigliosi occhi grigio nuvola, sprizzava sensualità da tutti i pori. Non che mi interessasse, certo. Era solo il mio migliore amico.

L'altro invece, diciannove anni, addominali d'acciaio scolpiti su un pelle d'alabastro, i capelli bordeaux lasciati sciolti sulle spalle muscolose e due pozze impenetrabili d'ossidiana era il fratello maggiore di James. Nonché un figo da paura. Ovviamente quello che pensavo non mi sarei azzardata a dirlo nemmeno sotto tortura. Primo avevo una dignità da difendere e secondo ero davvero troppo timida quando si trattava di queste cose.

Ehi Vì, come è andato il...” prima di finire la frase, James lanciò un'occhiataccia ad Arthur, che se ne stava ancora mezzo nudo.

Tu! Perchè sei nudo?” quasi ringhiò. “Perchè mi sono fatto una doccia, ovvio.”

La porta si aprì ed entrò Dann, il capitano della base qui a Dublino: Stanno per arrivare quelli della squadra 1. Preparatevi.” Il suo tono poteva sembrare un po' rude e scontroso, ma in realtà lui non lo era per niente.

Di mala voglia mi alzai e andai a vestirmi, cercando di darmi un aspetto quantomeno decente. Indossai dei pantaloncini corti neri con delle catenine argentate appese, una maglietta a scacchi e una felpa nera col cappuccio e con le maniche che arrivavano fino alle dita. Infine misi un anello argentato, molto semplice, al mignolo destro e pettinai i capelli neri, sistemandoli dietro le orecchie.

Tornai giusto in tempo per sentire il rombo di un aereo che atterrava e mi diressi alla pista assieme agli altri.

Quattro ragazze saltarono giù e vennero verso di noi. Una di loro, dai capelli color fragola, con due occhi rossi che sprizzavano scintille di rabbia , strinse la mano che le porse il capitano.

 

Pov Rein.

Quando scendemmo dall'aereo l'umore di Fine era notevolmente peggiorato. Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che urlare contro lo schermo del telefono e insultare “quegli incapaci babbei che non sanno un bel niente di tecnica ed elettrotecnica”. Ovviamente si riferiva ai tecnici del laboratorio che ancora non erano riusciti a capire chi fosse riuscito ad eludere il nostro sistema di sicurezza.

Davanti a noi, che ci aspettavano c'erano quattro ragazzi e il comandate Dann, che subito ci salutò.

Poi si voltò verso i ragazzi e fece le presentazioni.

Questi sono Castiel e James Howard, Arthur Thompson e Violine Xin” avevo sentito parlare di quel Thompson. Pareva che fosse un riccone e visti i vestii che indossava, non potei che dare per vere quelle voci.

Le ragzze invece sono...” Arthur interruppe il generale. “Lo so chi sono.” disse per poi avvicinarsi ad Altezza e farle il bacia mano. Io strabuzzai gli occhi.

Altezza lo spinse subito via: “Appiccicoso come sempre. Lo conosco solo perchè i miei genitori erano in affari con i suoi.”

La cosa si faceva...interessante.

 

Angolo dell'autrice:

Ed ecco il secondo capitolo, bello pronto per voi! :D Se qualcosa non va, non fatevi scrupoli a dirmelo e vedrò di cambiare. :)

In questo capitolo niente zombie, ma dai prossimi ci sarà sangue a volontà.

Fiuuuuu (*si passa una mano sulla fronte*) ho sudato sette camicie. Sedici Oc non sono per niente facili da gestire, ma ce l'ho fatta per ora. Quando saranno tutti insieme allora si che cominceranno le rogne. E ricordatevi che ho fatto tutto (pure aggiornare alle due di notte) solo per voi. <3 x3

Dedico il primo capitolo a Elly-chan, che mi sostiene sempre. *^* Grazie ammorreeeeeee. <3<3<3

Demoniac_baby <3

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