Il giusto disordine delle cose.

di HappinessBK
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontri e scontri ***
Capitolo 3: *** Lavanda's lavanderia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Ci sono due categorie di peccati: quelli compiuti in buona fede o condizionati  da sentimenti e quelli compiuti in preda alla passione del momento.
Avevo paura a classificarmi in uno di questi due peccati, perché se avessi ammesso di essere preda di un sentimento, anche se questo sarebbe potuto essere una leggera alleviante alla mia colpa, avrei anche ammesso di esserci dentro; se d'altro canto avessi ammesso di essere solo consumata dalla passione del momento ed il mio unico scopo fosse quello di placare l'urgenza che mi attanagliava la gola, non avrei avuto nessuna attenuante.
A volte è divertente come le persone si affannino nel cercare spiegazioni, crearsi problemi e trovare delle risposte, senza considerare minimamente i fattori esterni, fattori esterni che puntualmente mandano a monte tutto.
Il mio fattore esterno era alto, caldo ed invitante. Le sue mani si insinuavano sulle mie cosce, con una malizia che si sbrigava subito a contraddire, lasciando salire la punta delle dita lungo i fianchi fino alle spalle, tramutando quella peccaminosa quanto silenziosa provocazione in un innocente abbraccio.
 Il suo volto affondò  nell'incavo del mio collo, sentivo il suo respiro caldo infrangersi piano sulla mia pelle, come se si stesse trattenendo mentre cercava di inspirare il mio profumo. La punta del suo naso sfiorava la mia spalla e le mie mani accorrevano, come sue schiave, a farsi riempire dalle sue spalle muscolose. Il mio fattore esterno mi stava annullando e non c'era niente che potessi fare per placare il desiderio di trascinarlo nel baratro con me ed abbracciarlo, per proteggerlo. Ironico che fossi io a volerlo proteggere.
-Caterina-
Aprii gli occhi, cercando di attutire il leggero sobbalzo che mi colse al suono della sua voce profonda e, in quel momento, anche roca.
-Jared-
-Il film..-
-Sì, il film-
Lasciai che il suo viso si allontanasse dal mio corpo, che le sue mani abbandonassero i miei fianchi e che i suoi occhi spezzassero quel contatto coi miei e mi rimisi a posto, senza veramente spostarmi ma facendo finta di accomodarmi meglio, in mancanza di qualcosa da poter dire per poter superare l'imbarazzo e di qualcosa da fare per fingere che la situazione non fosse imbarazzante.
-Lei è veramente bella..-azzardai a mormorare, indicando un personaggio di quel film che, per quanto lui tentasse di negare, non era affatto interessante.
-E' vero- rispose con il suo solito sorriso solare stampato sul volto mentre portava un braccio dietro allo schienale del divano, come per ridurre le distanze che lui stesso aveva messo tra noi.
-E' così..così..insomma, magra, alta, perfetta..-mi persi in tutti quegli aggettivi inutili, accigliandomi nel notare che la ragazza che sgambettava nella tv del salotto fosse realmente bella e brava.
-Oh sì, e guarda che curve- Ovviamente. Non si poteva certamente risparmiare quest'uscita, mi pare ovvio. Serrai la mascela e mi morsi una gota in segno di disapprovazione ma rimasi in silenzio, a braccia conserte, decisa a non rispondere niente a quell'insulso apprezzamento. La sua voce però spezzò velocemente il silenzio che si era creato tra di noi e sull'angolo delle sue labbra vidi un sorriso, mal celato, probabilmente gonfio d'orgoglio per la mia reazione. -Non pare anche a te che sia veramente bella?-
-Sì Jared, l'ho appena detto, è molto bella, moltissimo, moltissimissimo- 
Stava trattenendo un ghigno mentre io incrociavo le gambe e lentamente mi allontanavo sempre più da lui. Come poteva fare apprezzamenti su una stupida attrice dopo tutto quello che era successo?
-Caterina-
Non risposi.
-Caterina- la sua voce divenne più dura.
-Caterina- mi guardò, con un lampo di stizza che gli attraversò gli occhi quando mi prese e mi costrinse a girarmi verso di lui. Non importava che le sue mani fossero così calde e che la mia pelle pulsasse ovunque lui mi toccasse, non importava nemmeno che il mio collo fosse ancora in fiamme dopo aver subito il suo respiro, non importava perchè non risposi comunque.
-Caterina rispondimi!- mi apostrofò, troppo scocciato per mantenere la sua solita maschera di indifferenza.
-Che cosa vuoi?- sputai quelle parole con astio mentre mi scrollavo di dosso le sue manacce e tornavo a guardare la televisione.
-Smettila di fare la bambina e guardami!- continuò, con la voce carica
di disappunto. Rimasi qualche attimo a fissare in modo atono la tv mentre la mia mente lottava contro milioni di istinti diversi che mi spingevano a baciarlo, oppure a zittirlo a suon di pugni, o ancora ad andarmene.
 -Mi dici, perfavore, cos'è che vuoi da me?- mi voltai verso di lui, occhi negli occhi, e quello che ci trovai non fu per nulla piacevole, o forse lo fu fin troppo.
I suoi occhi verdi erano puntati nei miei, erano così tenaci e determinati che non riuscivo ad abbassare lo sguardo, non riuscivo a rifuggire a quel contatto che non poteva portare altro che disastri. Vidi una sua mano appoggiarsi sulla mia gota, prima mi sfiorò con dolcezza, con gentilezza, o forse soltanto paura, poi lasciò scivolare la mano su tutta la mia guancia e lasciò che inclinassi la testa per riempirla, per poi accoglierla a mia volta nella mia e chiudere gli occhi.
-Caterina..- mormorò ancora una volta, con la voce che cedeva, chiaramente stupito dal mio gesto.
Non c'era nulla che potessi fare per oppormi alla continua lotta che risiedeva all'altezza del petto, che mi costringeva ad assecondare i suoi voleri, o forse i miei, e questo sarebbe stato assai sbagliato. Era sbagliato tutto ciò che stava accadendo, erano sbagliate le sue labbra che senza esitazione accolsero le mie, era sbagliato il fatto che dopo quel bacio non le lasciò più ma le torturò con altri mille baci, ognuno di questi sempre più simile ad un bacio d'addio. Le sue mani mi liberarono da qualsiasi impiccio costituito dal tessuto e, famelico, si sbrigò ad assaggiare tutto il mio corpo con carezze, carezze che non tralasciarono il mio seno, i fianchi, l'interno coscia. Una tortura sempre più peccaminosa e sempre più invitante che ormai non avrei potuto fermare  in alcun modo.
Prima che potesse togliere anche l'ultimo indumento che mi era rimasto, lo fermai.
-Jared-
-Shh, shh, Caterina sei bellissima-
Appoggiò le sue labbra sulle mie e con quel bacio suggellò un tacito patto che implicava silenzio.
Un silenzio che mi avrebbe uccisa in seguito, ma in quel momento non importava, nulla importava.
Le sue braccia forti accolsero il mio torace, il mio seno schiacciato contro il suo petto e le labbra che si schiudevano in lamentosi e dolorosi gemiti di piacere dettati totalmente dal ragazzo, dallo stesso ragazzo che non mi apparteneva.
Mi violò.
Non solo fisicamente, non sono mentalmente, ma spiritualmente, era impensabile che qualcosa di così sbagliato sembrasse così giusto. Non avrei mai creduto che il mio corpo fosse così adatto per accogliere il suo e non avrei mai potuto immaginare, nemmeno lontanamente, con quanta gentilezza era capace di soffiare sulla quella fiamma che non era altro che passione e di come fosse capace di alimentarla lentamente, con calma, con cautela, mentre io mi abbandonavo alla sfrenata lussurria che mi travolgeva.




Note: Salve a tutti, mi chiamo Spring e questa è la prima Originale che scrivo. La storia è venuta fuori dopo diversi mesi che i personaggi si dibattevano nella mia testa quindi ringrazio chiunque abbia aperto questa storia e letto questo primo assaggio.
Avevo provato a pubblicarla qualche mese fa ma per diversi impegni non sono riuscita a portarla avanti. Adesso, con rinnovata voglia di mettere ''su carta'' i miei personaggi, sono qua.
Inizialmente ero anche titubante riguardo al pubblicare anche questa prefazione che, in realtà, è un piccolo scorcio degli eventi che avverranno fra diversi capitoli. Nonostante l'insicurezza una mia amica mi ha consigliato di postarla quindi..eccola!
Volevo sottolineare che questo è un assaggio della storia e la tematica romantica è condensata in un paio di righe che probabilmente fanno sembrare tutto molto pesante. In realtà la storia è molto più leggera e frizzante quindi spero che i ragionamenti di Kath non vi frenino dal leggere il prossimo capitolo!
Spero che vi sia piaciuto e mi farebbe molto piacere ricevere dei commenti, anche critiche. Sono sempre utili per migliorare.
Un abbraccio grande.
Spring.

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Capitolo 2
*** Incontri e scontri ***


Incontri e scontri

-Non ci potrai mai credere-
Phoebe, nonché mia migliore amica, si sporse verso di me e puntò i suoi grandi occhi azzurri dritti nei miei.
-Mh… racconta- Scrollai le spalle in segno di rassegnazione e voltai la sedia verso di lei per ascoltarla.
-Allora, dicevo. Non ci potrai mai credere!- Si scostò una ciocca di capelli biondi dal viso mentre io alzavo gli occhi al cielo.
-Va bene- Sospirai. -Ma arriva al succo del discorso prima che la campanella suoni-
-Giusto, giusto. Allora...sabato sera sono uscita con Miranda. Hai presente quella ragazza bassina con un cesto di boccoli in testa? Lei.  E beh...ho incontrato un ragazzo fantastico. Fan-ta-sti-co- 
-Mhmh...molto interessante. E, dimmi: cosa avrebbe di diverso questo ragazzo o che cosa ha in più rispetto a Thomas, Liam..aspetta, come si chiama quello di tre sabati fa?- Storsi il naso nel tentativo di ricordare il nome.
-Leonard. In ogni caso Caterina, devi ascoltarmi. Lui non ha nulla, assolutamente nulla a che vedere con quei bifolchi!- Phoebe stava annuendo con fare convinto e fece per aprire la bocca quando la campanella suonò.
La Rossi fu preceduta dal solito ticchettio fastidioso delle sue scarpe e quando entrò tutta la classe si alzò in piedi rumorosamente. Non potei fare a meno di notare il registro che la prof teneva contro il petto. Brutto segno: interrogazione imminente.
‘’Ti racconto dopo’’ Phoebe mimò.

-Insomma! Ti stavo dicendo!- Una ragazza biondo cenere, non troppo alta e con degli occhi azzurri capaci di trapassare chiunque da parte a parte mi piombò davanti. Nè il sei e mezzo-di cui andavo assai fiera- appena preso a latino, nè l'entusiasmo della mia amica avrebbero potuto rendere quella giornata meno lunga ed estenuante.
-E va bene, raccontami di questo benedetto ragazzo- La fulminai con lo sguardo e continuai per la strada verso la stazione, non vedevo l'ora di tornare a casa e riposarmi.
-Si chiama Jared, è alto tanto da sembrare un armadio, ha dei muscoli da paura e gli occhi verdi. Ci siamo conosciuti in un pub, la sua fidanzata stava cantando sul palco e per sbaglio mi ha sporcato con il suo drink. Oddio, non laverò mai quella macchia.-
Mi voltai verso Phoebe e rabbrividii nel vedere i suoi occhi a forma di cuoricino.
-E quindi, che cosa è successo poi?- Domandai, a questo punto incuriosita.
-Oh, ma niente! Mi ha sorriso e...Caterina! Non puoi capire! Il suo sorriso, il suo sorriso è qualcosa di incomparabile- Alzai un sopracciglio, non stava bene.
-Hai intenzione di risentirlo..hai il suo numero per provare a rintracciarlo..?-
-Assolutamente sì! Mi ha promesso che avrebbe portato in lavanderia il mio vestito! Beh..ovviamente non potevo togliermelo e darglielo sul momento e quindi mi ha lasciato il suo numero, così che ci potremo rivedere !-
-E tu hai veramente bisogno di uno sconosciuto che ti lavi i vestiti? Suvvia Phì, sei ricchissima-
-Accidenti, ma tu sei veramente una testona! Io mi chiedo ancora come  tu abbia fatto a conquistare William!- Le sue parole continuavano, squillanti come sempre, ma nella mia testa divennero come immagini sfocate. Già, William, il mio bellissimo fidanzato ambito da tutta la città che non si faceva sentire da giorni.
-Ma mi stai ascoltando?- Una sua pacca sulla testa mi riportò coi piedi per terra -Io l'ho fatto solo per poterlo incontrare ancora! Altro che vestito e vestito..anzi, se proprio vuole, quello me lo toglierò davvero. Ma quando saremo soli!-
Incespicai nel marciapiede dismesso e di poco non caddi a gambe all’aria. -Accidenti!- corrucciai la fronte e gonfiai le guance, fermandomi a fissare la buca per terra.
-Maddai, se lo vedessi non diresti così!- Sbuffò la bionda mentre continuava a camminare senza accorgersi di star parlando ad un malcapitato passante anziché all’amica. -Oddio!Kath, dove sei?!- Sobbalzò dopo qualche attimo e si girò,trovandomi a pochi metri da lei mentre mi mordevo le labbra per trattenere una risata.
-Ma..ma..ma che ci fai tu lì?- Fissai la sua espressione imbronciata, sembrava davvero una bambina in alcuni momenti e non riuscii a non ridere.
-Sei veramente senza cuore- sentenziò succesivamente quando le ritornai accanto.
-Certo certo, come vuoi tu- Annuii, continuando a sghignazzare sotto i baffi fino a che non mi accorsi di essere arrivata alla stazione.
-Beh..allora, ci vediamo domani?-
-Certo, a domani Phì-
-A domani Kath-
Phoebe si allontanò da me saltellando e si allontanò verso casa sua. Rimasi qualche attimo ad osservare come tutti i ragazzi si voltassero verso di lei mentre l'ignara tornava a casa; in effetti, Phoebe era davvero una bella ragazza. I capelli le ondeggiavano sulle spalle in onde talmente naturali da farla sembrare una visione nonostante i suoi diciassette anni. Improvvisamente un pensiero mi lampò in mente: domani sarebbe stato il compleanno di mia madre ed io ancora non le avevo comprato nulla. Come potevo essere così sprovveduta? Proprio mentre sentivo i binari stridere, segno che il treno stava per arrivare, alzai i tacchi e mi diressi fuori dalla stazione.
Trovare un regalo adatto fu impossibile, avevo i soldi contati in tasca e non solo il budget costituiva un problema, ma anche i gusti di mia madre. Era una donna singolare, quel tipo di donna che accusa il passaggio degli anni nel corpo ma non nel sorriso. Desideravo regalarle qualche cosmetico, credevo che le sarebbe piaciuto ma, se non avessi azzeccato il colore adatto, sarebbe stato soltanto uno spreco di soldi. Alla fine, dopo aver straziato la commessa ed averle fatto trasportare quasi tutti gli articoli dalla vetrina al bancone, optai per un rossetto rosa acceso. Le sarebbe andato bene, o almeno speravo.
Un ora e dodici minuti dopo, con un pacchetto infiocchettato nello zaino, il portafoglio svuotato e tutti i vestiti impregnati di pioggia ero di nuovo davanti alla stazione.
-Non è possibile, non è possibile. Solo a me capitano queste cose!- Borbottai ad alta voce mentre un passante mi guardava male. Richiusi l'ombrello e lo scossi per cercare di far scivolare via la pioggia, non c'era niente di peggio che entrare nella metro con un ombrello bagnato tra le mani.
-Hei!Hei! stai attenta bambina!-
Un ragazzo alto circa un metro e novanta mi stava davanti, la maglia colore bordeaux bagnata dagli schizzi di pioggia e la mano davanti al viso nel tentativo di ripararsi. I miei occhi caddero sul muscolo del suo braccio, teso e tonico che si intravedeva dalla maglietta mezza incollata al suo corpo.
-Non sono una bambina!- Ottimo, non solo avevo appena schizzato la pioggia del mio ombrello in faccia ad uno sconosciuto ma gli avevo anche risposto male! E come se non fosse già abbastanza questo sconosciuto aveva la maglia completamente aderita al torace che lasciava trasparire la scacchiera perfetta dei suoi addominali.
'Alza il viso Kathrine, alza il viso' Pensai, tentando di focalizzarmi su quel comando e distogliere gli occhi dal suo corpo.
-Accidenti, che lingua lunga questa bambina-
La sua voce mi provocò un sobbalzo, era roca e calda, probabilmente era dovuta ad un principio di tosse ma qualcosa mi fece pensare che quella fosse la sua vera voce.
-Smettila di chiamarmi bambina- Sono un'idiota. Sì, lo sono. Gli avevo risposo ancora prima di imporre a me stessa di stare zitta. Barriere mente-bocca: totalmente inesistenti.
 Con fare esausto mi costrinsi ad alzare lo sguardo. Non lo avessi mai fatto.
Il mio sguardo come una calamita si incatenò al suo, i suoi occhi verdi richiamarono i miei in maniera tanto violenta che mi venne la pelle d'oca; per la prima volta in tutta la mia vita sentii una sorta di scossa attraversarmi il corpo ed impormi di non spostare lo sguardo, di non smettere di perdermi in quel verde. Feci mezzo passo verso di lui e deglutii nel tentativo di ravvivare la gola che in un attimo si era seccata, non avevo mai visto un ragazzo tanto bello e tutta quella bellezza mi metteva in imbarazzo.
'Kathrine.'
Mi imposi di ritornare ad un limite di decenza e subito il mio orgoglio-che al momento doveva essere assopito dato che avevo l'espressione di un pesce- si fece vivo e mi comandò di ritornare schiena dritta, petto in fuori ed un passo indietro. Ma questo non fu possibile. Lo sconosciuto afferrò la mia mano e mi tirò a sè con leggerezza, quel tanto che bastava per non permettermi di tornare sui miei passi.
-Attenta, ti è caduto l'ombrello, bambina- Sussurrò piano e vidi le sue labbra carnose e piene schiudersi lentamente fino ad emettere un sussurro, quelle parole, pronunciate a voce così bassa, sembravano qualcosa di intimo e in men che non si dica arrosii.
-Bambina, l'ombrello- Ripetè il ragazzo mentre lasciava che la sua mano dal mio polso vagasse sui miei fianchi e li sfiorasse. Indietreggiai immediatamente e, senza nemmeno avere il tempo di capire come fosse successo, mi ritrovai seduta per terra con le natiche doloranti.
-Aia che dolore!- Frignai a denti stretti per non attirare l'attenzione di nessuno.
-Te l'avevo detto, l'ombrello- Lo sconosciuto alzò il sopracciglio in una espressione da 'te l'avevo detto' e con una mano raccolse l'oggetto da terra, sventolandomelo davanti al naso mentre tendeva l'altra verso di me e mi invitava ad alzarmi da terra.
-Ma che cosa vuoi tu?!- Lo fissai con espressione stizzita per qualche attimo, mi tirai su come se non avessi avuto una mano sbucciata e pulsante di dolore a causa della caduta e gli presi l'ombrello dalle mani. Mi voltai e proseguii verso la metro che stava per arrivare.
Lo sentii sbuffare dietro di me e superarmi senza alcuna difficoltà mentre io zoppicavo ed incespicavo nei miei passi a causa della caduta.
'Kathrine, com'è possibile che tu sia così stupida?' 
Il ragazzo entrò nella metro ed io rimasi con espressione da pesce lesso, ancora una volta, a fissarlo mentre le parole di Phoebe mi tornavano alla mente.
''Si chiama Jared, è alto tanto da sembrare un armadio, ha dei muscoli da paura e gli occhi verdi.''
Socchiusi gli occhi, continuando a fissare il ragazzo come a fare un'attenta analisi di ogni più piccolo particolare del suo viso.
'Possibile?' 
-Merda..- Il ragazzo appoggiò una mano sulle porte del treno per impedire che si chiudessero e tirò dentro la sottoscritta che, troppo presa dal fissarlo spudoratamente, era rimasta fuori.
-G..grazie- Balbettai, improvvisamente col viso schiacciato contro il suo petto che mi trovavo a scoprire caldo e marmoreo.
-Stai attenta la prossima volta.- La sua voce, stavolta meno roca e calda, mi rimproverò ed il ragazzo si appoggiò contro le porte del mezzo , incrociando le braccia al petto con espressione scocciata.
Sondai il suo viso e in qualche modo mi sentii la causa della sua espressione stizzita, mi sentii umiliata per la figuraccia fatta poco prima e per il fatto di aver dovuto ringraziare uno sconosciuto a cui stavo antipatica dopo neanche cinque minuti che ci eravamo incontrati. La vista si annebbiò e presi a mordermi il labbro con nervosismo mentre tentavo di reprimere le lacrime. Lacrime causate dal dolore alla gamba ed alla mano, sicuramente.
-Uffa- Mormorai tra me e me mentre prendevo tra le mani lo zaino e vi rovistavo dentro.
-Menomale- Sospirai gratificata appena trovai il regalo intatto di mia madre. Rimisi tutto nel suo posto con cura ed una volta rimesso lo zaino sulle spalle notai di avere il palmo della mano completamente sporco di terra, graffiato e sanguinante.
'Non ci posso credere. Non ci posso credere.' Ripetei mentalmente quella frase come mantra nel frattempo che cercavo dei fazzoletti che -ovviamente-non trovavo. Alla fine mi arresi e sospirai, tra poco sarei tornata a casa, dovevo sopportare il bruciore solo per qualche altro minuto.
-Vieni qua- Roca, era di nuovo roca. Mi abbandonai ad un sorriso compiaciuto nel sentire quella sfumatura così calda ed accogliente di quella voce e non mi resi conto di cosa stesse dicendo. -Bambina, avvicinati-
Mi voltai verso di lui con gli occhioni spalancati, sì, proprio come una bambina contenta nel constatare che il suo amichetto l'ha appena perdonata e rimasi a guardarlo col mento leggermente sporto verso di lui, suggerendogli con quell'espressione di continuare a parlare. Scrollò le spalle per la mia reazione che evidentemente non lo aveva soddisfatto e si avvicinò lui a me stavolta. Mi ritrovai a rivolgergli un broncio mal celato per il suo gesto e lui scoppiò a ridere.
-Mi dici che cosa ci trovi di divertente in tutto questo?-
-Che sembri davvero una bambina-
-Beh, non lo sono, mi spiace per te-
-Ma lo sembri-
-No-
-si-
-No-
-Si-
-No-
-Dopo ciò aggiungerei anche capricciosa- Lo guardai con espressione scandalizzata. Come si permetteva di appellare una sconosciuta in quel modo ed oltretutto darmi anche della capricciosa?!
-Questa non te la perdono-
Assunsi un tono più serio ed il broncio si fece nuovamente largo sul mio viso mentre sentivo il peso del suo corpo schiacciare il mio contro le porte e il suo viso mi si fece vicino.
-Bimba, quando mai mi hai perdonato?- Sussurrò nuovamente a bassa voce, in modo ancora così intimo che mi fece arrossire per l'ennesima volta ed un ricciolo dei suoi capelli neri sfiorò la mia fronte, provocandomi un sorriso involontario. 
Uno sconosciuto, perchè questo era, si trovava chinato su di me ad un palmo del mio viso mentre mi sussurrava in maniera segreta delle frasi innaturali per due persone che non si conoscono e tutto ciò che riuscivo a fare io era sorridergli. Il ragazzò portò una mano sul mio fianco e fece quel gesto con una tale naturalezza che glielo lasciai fare senza oppormi, senza nemmeno provarci. La mia vena critica, antipatica e asociale era completamente scomparsa in quel momento, non capivo più nulla. Il suo respiro era caldo, ancora troppo lontano dal mio viso per i miei gusti ma abbastanza vicino da poter capire che era accellerato, così come l'alzarsi ed abbassarsi del suo petto che, a causa della mia scarsa altezza, era chino su di me. Percepivo il pollice della sua mano accarezzare il mio fianco destro, senza indugiare in maniera maliziosa ma accarezzandomi in maniera abbastanza peccaminosa da poter pensare che quella mano avrebbe desiderato sgusciare sotto la maglia, forse.
Improvvisamente la metro si fermò e le porte si aprirono, causando una mia quasi caduta che fu trattenuta dal mio salvatore che mi tirò a sè e costrinse il mio volto contro il suo petto ed il mio torace nella morsa delle sue braccia. Le sue mani calde vagarono per un attimo, solo un attimo, sulla mia schiena, come se fossero state curiose, troppo poco per poter pensare ad un gesto volontario, troppo intenso il brivido che mi assalii per pensare che chiunque avrebbe potuto farmi trasalire in quella maniera.
-G..grazie- mormorai contro il suo torace mentre quella che rimaneva appolipata, ancora col cuore in gola per lo spavento, a lui ero io.
-Prego bambina- Lo sentii parlare ridendo mentre constatava le mie mani aggrappate alle sue spalle. Aprii la bocca e di certo mi sarei scandalizzata di me stessa se una canzone con voce femminile non mi avesse risvegliato dai miei pensieri e fatto sobbalzare indietro, lontano dal ragazzo.
-A-aspetta un attimo- Il ragazzo appoggiò una mano sulla tasca dei jeans che evidenziavano la muscolatura perfetta delle sue gambe e mi resi conto che il cellulare era suo. Corrucciò la fronte con fare scocciato e, proprio come se nulla fosse mai successo, uscì dalla metro che si era appena fermata.
Rimasi a bocca aperta a fissare le porte scorrevoli senza riuscire a comporre alcun pensiero per alcuni attimi. Passati questi attimi, la mia mente venne inondata di domande ed accuse a me stessa. Presi un sospiro pesante, come una persona che si sveglia da un incubo e affogai le lacrime che minacciavano di uscire con una fragorosa risata. Soltanto io potevo essere capace di una cosa del genere, niente da dire.
Soltanto la sottoscritta poteva essere capace di fare una sonora figuraccia con uno sconosciuto, rispondergli male ma allo stesso tempo mangiarselo con gli occhi per poi essere aiutata da lui. E come se non bastasse mi ero anche palesemente incollata a quel ragazzo come se fosse stato un amico di vecchia data, ovviamente poi lui se n'era andato proprio come se nulla fosse.
Portai un dito ad asciugare una lacrima che mi era sfuggita a causa di quella risata amara eppoi riportai la mano nella tasca della felpa, rendendomi conto che c'era qualcosa dentro.
-E..e questo?- Tirai fuori dalla tasca un fazzoletto e rimasi a fissarlo senza parole mentre la metro apriva le porte per la mia fermata ed io, come sempre troppo presa dai miei pensieri, non riuscii a realizzare che dovevo scendere e rimasi ferma al mio posto.
-Non ci posso credere- Ripetei a me stessa, per la millesima volta in questa giornata mentre col fazzoletto mi tamponavo il sangue dai graffi sulla mano e fissavo sbalordita la porta che si richiudeva davanti ai miei occhi.

-Sono a casa- Appoggiai con fare scocciato lo zaino davanti alla porta di casa e sorrisi nel vedere la mia gattina venirmi incontro per darmi il bentornata a casa.
-Anche tu mi sei mancata Rin- Le baciai con dolcezza la testa, presi a farle i grattini dietro al collo e lei mi rispose con delle fusa.
-Oh..se non ci fossi tu, che cosa farei- Sorrisi solarmente e tutto ciò che era successo durante la mattinata sembrava solo un ricordo lontano. Perchè preoccuparsi di uno sconosciuto?Giusto, nessuna preoccupazione.
Annuii convinta e mentre mettevo i croccantini per Rin nella ciotola afferrai il cellulare. Nello schermo vidi apparire l'icona di un messaggio e, come sempre travolta da un brivido, lo aprii velocemente.

''Non riesco a tornare in città per questo fine settimana piccola, mi spiace. Ti amo''
Sbiancai totalmente e rilessi il messaggio cinque o sei volte, no, forse molte di più. William, William, William, perchè?
Appoggiai il cellulare sul tavolo, lo allontanai quel tanto che bastava per non rileggere quel messaggio nuovamente e mi sedetti sulla sedia per poi appoggiare la fronte sulle mani congiunte e mordermi forte il labbro. Rimasi qualche minuto ferma, in silenzio, col solo rumore dei miagolii di Rin in sottofondo. Non sapevo cosa fare, cosa dire e come comportarmi in quella situazione, mi sentivo trascurata ed usata.
William aveva un anno in più di me, ci eravamo conosciuti ad uno stupido corso di difesa personale a cui mi aveva iscritto mia madre durante l'estate ed era successo. Era successo tutto ciò che le ragazzine vedono nei film romantici, tutto quello che una ragazza aspetta per anni: ci eravamo innamorati. Io ero innamorata di lui, lui era innamorato di me. Per circa tre  anni questo sentimento era bastato per tenerci insieme nonostante le litigate, la distanza o qualsiasi altro tipo di intoppo, ma ora, ora non sapevo più che cosa fare. William aveva cominciato a frequentare un'università fuori  Londra e nel fine settimana lavorava come modello. Questo comportava lo stare più lontani del previsto. Mi sentivo sola senza di lui, mi sentivo trascurata tutte le volte che mi diceva che non poteva tornare da me, mi sentivo gelosa nel pensare a chissà cosa sarebbe potuto succedere.
-Merda- battei un pugno sul tavolo e scrollai le spalle, presi il telefono e composi velocemente il numero di Phoebe.
-Phì..io..-
-Sono da te tra venti minuti, nel frattempo vedi di affogare i dispiaceri in una vaschetta di gelato-
Attaccai con un leggero sorriso sul volto.
Santa Phoebe, santissima donna.



Note: Sono nuovamente qua, subito dopo aver pubblicato il prologo. Dato che ero indecisa se pubblicarlo o no ho preferito pubblicarlo insieme al primo capitolo.
Soooooo, cominciamo a mettere le carte in tavola! Phoebe è un personaggio davvero divertente: modaiola, amicona, logorroica. L'esatta ragazza perfetta per farsi delle risate sincere che non ti abbandona mai. Lei avrà un ruolo molto importante nel corso della storia.-Ma non vi svelo niente-
Parliamo di Will! Come vi sembra? Suvvia, non ditemi che lo odiate! Vi assicuro che è davvero un bel bel bel ragazzo! E d'altra parte..non tutto è come sembra.
Kath: lei è la mia piccola dolce bambina. Un autoritratto con delle correzioni, per così dire. Lei ha i miei difetti e i pregi che io non ho e spero che nel corso dei capitoli la avvertirete vicina, riuscendo a capire il flusso sconnesso del suoi pensieri. Ovviamente per lei è una grande delusione non avere Will accanto a sè ma sente qualcosa che la trattiene dal mettere in chiaro le cose con lui. D'altra parte è lei stessa che sfugge.
Per ultimo ma non meno importante: Lui. Per questo capitolo lo chiamerò ''Lui'' perchè ancora non ha nome. Che ne pensate? Devo dire che anche lo scrivere l'incontro tra i due mi ha scombussolato e spero che sia lo stesso per voi! In realtà, analizzando bene la scena e vedendo le cose da fuori tra Lui e Kath non succede nulla di eclatante, tutto ciò che lei sente è amplificato dalle sensazioni che lui suscita in lei.
Beh, non mi dilungo ancora, ho una storia da scrivere!
Come sempre spero che recensiate, sia positivamente che negativamente. 
Un abbraccio.
Spring.

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Capitolo 3
*** Lavanda's lavanderia ***


Lavanda's lavanderia

 

-E’ un grandissimo deficiente. Lui non ha idea di cosa si sta perdendo!- L’ennesimo pugno sul tavolo mi fece ancora sobbalzare e dall’orlo della tazza si riversò della cioccolata sul tavolo.

-Ma che cosa pensa di fare, eh? Un bel faccino e un sorriso da angioletto non giustificano di certo i suoi comportamenti!- Phoebe era implacabile e continuava a dimenarsi sulla sedia mentre io mi alzavo per prendere uno straccio.

-Ah, ma questa volta non lo devi perdonare! Ci siamo intese? Sono passate tre settimane dall’ultima volta che vi siete visti- Un ringhio stizzito le uscì dalle labbra e io con un movimento svogliato pulii la cioccolata dal tavolo –Assolutamente no! Ma chi si crede di essere?!-

Lo sguardo di Phoebe calò su di me, non voleva realmente una risposta ma mi strinsi nelle spalle in un tacito segno di approvazione.

-Dio, guarda come ti ha ridotto!- La bionda si placò per un attimo e trascinò la sedia più vicino a me con un fastidioso rumore. Sporse una mano verso il mio volto e catturò una lacrima solitaria prima che scivolasse sulle guance.

-Phì, non lo so, io non so cosa fare. Io lo amo- Mi soffermai a calcare le ultime parole con un' agitazione inconsueta.

‘’Ma lo ami ancora davvero Kath? Lo ami nonostante ciò che ti sta facendo? Lo ami realmente?’’

-Non lo so- Risposi a voce alta ai miei pensieri e notai l’espressione stranita di Phoebe.

-Come non lo sai?-

-O..oh..cosa mi hai chiesto?- sussurrai flebilmente, bevendo altra cioccolata.

-Sai per quale motivo non può venire questo fine settimana?-

Fui sul punto di dirle la verità: che non lo sapevo. Che in quelle tre settimane non mi aveva mai dato una spiegazione e mi aveva abbandonata con un semplice messaggio, ma mi fermai. Se Phoebe avesse saputo tutta la realtà su Will, non credo che avrebbe approvato e in quel momento non ero abbastanza in forze da sopportare un secondo round di insulti a senso unico verso il mio ragazzo.

Se così lo potevo ancora chiamare.

-M-mi ha detto di avere una sfilata, sai, è importante. Non può mancare- Sputai fuori quella bugia con la voce tremante e lo sguardo basso, non mi piaceva mentire a Phoebe.

-Mh…capisco...- La ragazza rimase pensierosa a fissare il pavimento –Ma...che ne dici se…-

Le parole di Phoebe sfumarono e ritornai a pensare all’ultima volta che avevo parlato con William.

 

‘’P-pronto?’’

‘’Chi è?’’ La sua voce attraverso la cornetta sembrava ovattata, forse era colpa del chiasso nella stanza.

‘’Amore...amore, sono io’’

‘’Oh, amore! Mi manchi da impazzire, non ti immagini nemmeno quanto!’’

‘’Hai...hai cambiato cellulare?’’ Come poteva non aver riconosciuto il mio numero? Gliel’avevo salvato in rubrica prima che partisse.

‘’No...cioè si! Ah si, mi ero dimenticato di dirtelo. E’ stato un gentile regalo da parte del mio capo. Ora amore devo and-‘’ Lo troncai prima che potesse farmi a pezzi il cuore, per l’ennesima volta.

‘’Quando tornerai Will? Quando?’’

‘’Oh Kath…lo sai che sono pieno di studio’’ La sua voce era spezzata, non mi stava dicendo tutta la verità.

‘’M-ma...non possiamo con-‘’

‘’Tesoro devo andare, ti richiamo stasera. Ti amo’’ Sentii delle risate in sottofondo e poi la linea cadde.

Ovviamente la sera la passai tra diversi strati di coperte ed il materasso nel vago tentativo di soffocare il rumoroso pianto che la sua assenza si era portata appresso.

 

 

-Allora? Che ne dici?- La voce entusiasta di Phoebe non mi fece presagire nulla di buono ma ormai il bello del discorso me l’ero persa, non potevo chiederle di ripetere ancora una volta il suo monologo.

-Si..si, immagino che vada bene- Abbozzai un sorriso e il volto della bionda si illuminò.

-Allora vediamo di farci belle!- Storsi il naso a quella esclamazione.

‘‘Per l’amor del cielo, in che guaio mi sono cacciata?’’

 

 

 

Due ore dopo mi trovavo strizzata in un paio di jeans troppo stretti per le mie cosce bitorzolute ed impantanata nei chili di mascara.

-Mi puoi spiegare il perché di tutto questo dannatissimo trucco?- Sbuffai mentre Phoebe si fermava davanti ad un negozietto dall’aria trascurata.

La vetrina era trasparente e tappezzata di adesivi di sconti di anni fa e promozioni risalenti all’era mesolitica. Dal vetro spiccavano subito due cose: il colore giallo canarino dei divanetti sistemati davanti alla schiera di lavatrici e l’insegna. Lessi avidamente quelle lettere rovinate dal tempo e mi ritrovai a rabbrividire un attimo dopo.

‘’Lavanda’s lavanderia’’

-Ma mi ascolti una buona volta? Jared, oggi incontriamo Jared!-

-Ommioddio- Feci in tempo a sillabare quella parola e mi resi conto del pasticcio in cui mi ero cacciata.

Effettivamente Phì mi sembrava fin troppo contenta per quella proposta e fin troppo stupita del mio consenso. Dannatissima me, dannatissima la mia stupida testa che si perdeva nei suoi pensieri come se nulla fosse!

Avevo il morale sotto i piedi per tutto quello che era successo ed ora, alle tre del pomeriggio di un autunno fin troppo freddo dovevo spalleggiare la mia migliore amica nella conquista di una nuova fiamma.

‘’Perfetto’’ pensai.

Mi spostai una lunga ciocca di capelli neri che era finita sul viso a causa del vento e mi persi ancora nei miei pensieri.

‘’Dovrei tagliare i capelli, se continuo ad aspettare mi arriveranno fino alla schiena’’

-Hei..Cate, non ti sarai arrabbiata..- Vidi Phoebe avvicinarsi lentamente con voce tremolante, una parvenza di pentimento. Ma come potevo fare l’antipatica quando la mia migliore amica stava cercando di distrarmi? Probabilmente stavo togliendo anche la privacy a quello che si era immaginata un incontro di fuoco.

Scrollai le spalle e sorrisi. –Non ti preoccupare, va tutto bene- Si illuminò per la mia risposta e saltellò sul posto.

-Chissà cosa avrà di così bello questo ragazzo da farti perdere la testa a questo modo..-

-Tu non hai id...- La vidi sbiancare, rimanere a bocca aperta per un attimo e poi sciogliersi in un sorriso smielato. –E’ arrivato, è lui- Phoebe mi intimò a bassa voce, così da non farsi sentire.

Mi sporsi oltre la sua spalla che mi copriva la visuale e lo vidi anche io, un ragazzo in t-shirt che si avvicinava a grandi falcate verso di noi.

Aveva dei grandi occhiali scuri che gli coprivano parte del viso e una chioma di riccioli neri e ribelli che si stava scompigliando proprio nel momento in cui si fermò di fronte a Phoebe.

-Hei ciao! Sono in ritardo?- Una schiera di denti bianchi e regolari fecero capolino dalle sue labbra e trattenni il fiato per un attimo mentre un calore poco familiare si irradiava dal centro del mio corpo. Il ragazzo si stava sfilando gli occhiali senza distogliere lo sguardo dalla mia amica e io fui libera di analizzarlo da capo a piedi, sempre più stupita. I suoi occhi verdi raccolsero prepotentemente tutta la mia attenzione e con un sussulto ed il fiato mozzato sobbalzai, sporgendomi involontariamente verso il ragazzo ed appoggiando la mano sulla sua spalla.

-M...ma...ma tu...!- Sussurrai soffiando le parole nel momento stesso in cui mi resi conto di ciò che stavo facendo.

Phoebe mi guardò stranita e il ragazzo, che a quanto pareva si chiamava Jared, si voltò verso di me. Un lampo di stupore gli trapassò gli occhi e dopo poco vidi un sorriso divertito disegnarsi sulle sue labbra carnose.

-Heila, bambina. Ti sono mancato?-

Rimasi stordita. Non solo perché lui era girato verso di me e i suoi occhi terribilmente verdi non sembravano schiodarsi dai miei, ma perché il timbro roco della sua voce arrivò alle mie orecchie in maniera tanto melodiosa che mi abbandonai ad un sospiro rilassato.

In un istante tutto ciò che era successo prima si cancellò. Fine, caput, spazzato via. Tutta la realtà di quel momento sembrò sbalzata via, in quel momento in cui né io né lui dicevamo nulla ed io-priva di pudore- mi crogiolavo nell’intensità del suo sguardo.

-Mi devi raccontare qualcosa Caterina?- La voce aspra di Phoebe mi risvegliò dal mio piccolo paradiso personale e scattai lontana da Jared, facendo scivolare via la mano dalla sua spalla ed accarezzandogli distrattamente tutta la lunghezza del braccio. Le labbra di Jared si serrarono ed i contorni del suo viso si irrigidirono mentre mi allontanavo ed abbozzavo delle scuse poco convincenti alla mia amica.

-Oggi io e Caterina abbiamo avuto un piccolo incidente per colpa del temporale improvviso. Mi avresti dovuto dire che avevi un’amica così sbadata Phì- La sua voce, stranamente dura e autoritaria si intromise nel discorso. Rabbrividii nel sentire quel cambio di tono.

‘’Meglio non aggiungere altro, si stanno già mangiando con gli occhi’’ Chinai la testa per farmi da parte e lasciai che Phoebe prendesse in mano la situazione.

Il suo sguardo mi aveva letteralmente bruciata, come se mi avesse allontanata in malo modo da loro due e così mi limitai a seguirli in silenzio.

Mi guardai intorno: Oltre la stanza con i divanetti giallo canarino c’era un piccolo corridoio disseminato di altre stanze. Divanetti verdi, blu, rossi e viola spiccavano da ogni saletta e alla fine del corridoio si apriva una sala più grande. Negli angoli di quest’ultima stanza c’erano due banconi dover poter pagare, o almeno così era un anno fa quando ci venni con mia madre.

-Allora- La mano smaltata di rosso della bionda si avvinghiò al braccio muscoloso di Jared e i due si avviarono verso lo stanzino viola lasciandomi indietro. –Cosa fai nella vita?-

Jared gettò uno sguardo perplesso e rammaricato verso di me prima di rispondere.

-Mi mantengo dirigendo una sede dell’azienda di mio padre qua a Londra e con quello che guadagno mi diverto. Sai, incido delle canzoni, vado al pub, esco con gli amici..-

-Ma davvero dirigi una azienda?! Deve essere fantastico! Di che cosa si occupa la tua sede?-

Mantenni lo sguardo basso mentre Phoebe saltellava a fianco di Jared.

‘’Lei sta provando a conquistarlo e tu le stai tra i piedi, bell’amica che sei!’’ Arricciai il naso a quei pensieri e cominciai ad escogitare una scusa da poter rifilare ai due piccioncini per poterli lasciare soli.

-Cate, mi faresti il favore di mettere la camicetta nella lavatrice?- La voce di Phoebe interruppe il rumore molesto che stavano producendo gli ingranaggi della mia testolina e, colta di sorpresa, le annuii.

-Dove l’hai messa?- Chiesi intimorita di poter disturbare la loro conversazione.

-Beh..dovrebbe essere qua..- La bionda cominciò a frugare nella borsa e a sbuffare scocciata per poi avvicinarsi ad un ripiano di lavatrici ed appoggiarci la borsa.

-Io te lo dico sempre che ci metti troppa roba- Le dissi facendo spallucce nel vago tentativo di continuare ad ignorare Jared

Jared.

Mi voltai verso di lui ed il suo sguardo mi inchiodò letteralmente. Il profilo perfetto e la linea decisa della mascella, la labbra carnose ed increspate dal disappunto che gli addolcivano i tratti. Ed i suoi occhi. I suoi meravigliosi occhi verdi come un prato in primavera, grandi ed incorniciati da lunghe ciglia per le quali qualsiasi ragazza avrebbe dato l’anima.

Era bellissimo.

-Hei...ma...tu sei Phoebe?- Un ragazzo biondo con due occhioni color miele si catapultò nella nostra saletta e attaccò bottone con la mia amica. Rimasi allibita davanti a quella visione fino a che lo sconosciuto non trascinò fuori dalla stanza Phoebe, tenendola per mano.

‘’Forse è uno dei suoi tanti spasimanti’’ Mi limitai a fare spallucce mentre avvertivo lo sguardo di Jared trafiggermi la schiena.

Mi voltai e un sorriso si fece largo su quelle labbra rosee. Per un istante, solo uno, lasciai che il mio sguardo vagasse sul suo volto come a trarre placido piacere dello spettacolo che mi stavo godendo.

-Mi stai evitando?- La sua voce mi risvegliò dalla contemplazione di quel volto così perfetto e mi resi conto che stava bisbigliando.

-Perché bisbigli?- Chiesi, sfacciata.

-Perché non sarebbe carino far sapere alla tua amica che stai catalizzando tutta la mia attenzione-

Sgranai gli occhi, stupita dalle sue parole ed ancora prima di realizzarne il significato e poterne essere lusingata, gli assestai uno schiaffo in pieno viso.

-Tu… ma come ti permetti?!- Sputai acida, con ancora la mano sul suo volto mentre l’espressione di stupore di Jared mutava in un sorriso.

Sentivo la mano e la pelle liscia del suo viso andare a fuoco per lo schiaffo. Imbestialita per la sua quasi risata feci per ritirare la mano ma lui fu più veloce di me; catturò il mio polso in una morsa che tradiva rabbia e mi attirò a sé.

-Questo comportamento è molto, molto, molto scorretto- Sussurrò portando una mano alla base della schiena ed indugiando lentamente mentre scivolava sempre più giù verso le mie natiche.

-C-che cosa..stai facendo?- Sussurrai scandalizzata mentre il suo tocco mi calmava e mi trascinava al suo livello, al suo gioco.

‘’Dio, Kathrine, contieniti!’’ Ringhiai a me stessa. Ero furiosa! Furiosa perché era ad un appuntamento con la mia amica ed aveva fatto lo smorfioso con me. Furiosa perché stamattina mi aveva lasciata sul treno senza nemmeno degnarsi di salutarmi. Ero furiosa per tutti gli avvenimenti della giornata ma, soprattutto, perché odiavo sentire il mio corpo reagire al suo in maniera così prepotente.

Una scia di brividi mi fece inarcare la schiena e, con ancora la sinistra imprigionata nella sua mano, appoggiai l’altra sulla sua spalla e cercai di spingerlo via. O almeno ci provai, perché non lo scostai nemmeno di un millimetro.

-Le bambine non dovrebbero alzare le mani sugli adulti, lo sai?- Mormorò mentre si chinava su di me e la mascella contratta si rilassava, come placato dal sentire il mio seno che premeva contro il suo torace.

‘’Forse, anche io gli faccio lo stesso effetto’’ Aggrottai la fronte.

‘’Stupida che non sono altro, appena mi lascia ora gli assesto un altro schiaffo. Ma chi lo conosce?!’’

‘’...il suo corpo però è così caldo…’’

-Mhmh…scusami- Chiusi gli occhi quando il suo respiro caldo arrivò a sfiorare le mie guance arrossate e smisi di cercare di spingerlo via. Feci scivolare una mano fino al suo gomito e accarezzai la pelle nuda del braccio con avidità.

-Non mi bastano delle scuse- Disse a denti stretti mentre scioglieva la presa sulla mia mano.

-C-cosa vuoi?- Riaprii gli occhi e vidi che non era più chino su di me, che solo i nostri toraci si sfioravano mentre la sua mano continuava a vagare sulla mia schiena in leggere carezze circolari, sfiorando la cinta dei pantaloni ma senza andare oltre.

-Una cena fuori - Un sorriso bastardo si dipinse sul suo volto e il mio viso divenne purpureo.

-Ma, ma sei pazzo?- Sgranai gli occhi indignata ma non provai nemmeno ad allontanarmi da Jared. C’era una insana, folle, masochista parte di me che mi teneva imprigionata tra le sue mani. Sembrava voler plasmare il mio corpo a sua misura mentre il suo sguardo sfidava il mio ed io non riuscivo a negare queste carezze al mio corpo desideroso.

-Sto scherzando, stai calma- Soffocò una risata giocosa ed io abbassai lo sguardo. –Hai attirato l’attenzione di tutti tirandomi lo schiaffo, ora fai la brava bimba-

‘’Oh no! Che stupida che sono! Non ho minimamente pensato alle conseguenze’’ Mi maledissi mentalmente e quando provai a girarmi per sondare l’espressione dei presenti, la presa di Jared si fece più stretta.

-Non ti girare- Sussurrò in modo che solo io potessi sentirlo.

La sua voce era splendidamente roca come quel mattino, non potei fare a meno di trasalire.

-Ma Phì..- Protestai, pensando alla figuraccia che avrei fatto se non mi fossi allontanata prima che Phoebe tornasse dalla stanza vicina.

-Shh, non ti preoccupare, a quanto pare ha già trovato un altro- Ridacchiò e sul suo viso si formarono delle tenerissime fossette. Un tuffo al cuore mi scosse e mi ritrovai a sorridere, persa nella dolcezza che il suo volto tradiva. Sentii il cuore perdere un battito quando mi guardò e schiuse le labbra come in contemplazione.

‘’Quanto sei bello, Dio’’ mi morsi le labbra quasi con rabbia e senza accorgermene le sue dita mi sfiorarono.

-Non ti mordere le labbra- Sussurrò –Ora devi fare la brava fidanzata e fare finta che stiamo facendo pace- Poggiò il pollice sulle mi labbra e le carezzò lentamente mentre mi teneva ferma. Aveva paura che mi ritraessi da lui? Come se ne fossi stata capace.

-Fida…che?! Non se ne parla!-

-Forza, le tue labbra sono così morbide..non vuoi darmi un bacio?- Si leccò le labbra con impazienza e la mia mente recepì quella visione con una lentezza ed una carica erotica senza pari.

Con un ansimo rotto allacciai le mani dietro la sua nuca e lo tirai a me, costringendolo a chinarsi.

-Sei un pufetta- Sorrise divertito e commentò con voce spezzata mentre le mie mani vagavano tra i suoi ricci morbidi e neri.

-Zitto e baciami- Ansimai nuovamente mentre mi dibattevo sotto di lui nel tentativo di colmare la poca distanza che rimaneva tra i nostri volti. Portò anche l’altro braccio a cingermi la vita e la pressione delle sue mani aumentò così tanto che sembrò mi volesse annientare in se stesso.

Sentivo dei commenti in sottofondo, sentivo la voce di Phoebe ma recepivo chiaramente solo il respiro caldo di Jared sulle mie labbra.

Chiusi gli occhi e mi abbandonai a quella tentazione, lasciando che i suoi riccioli mi si intrecciassero tra le dita e che il suo petto mi accogliesse. Fino a che non sentii un soffio e qualcosa di morbido sulla mia fronte. Un bacio.

Riaprii gli occhi e lui si era già allontanato mentre le mie labbra reclamavano disperatamente il bacio non ricevuto.

-C…che…P...perché?!- Lo guardai senza riuscire a connettere bocca e cervello e lui, dopo essersi passato una mano tra i capelli con fare quasi disperato, sfonderò un ennesimo sorriso perfetto.

Mi fece spallucce e fece finta di niente quando, un attimo dopo, una Phoebe assai scocciata tornò nella saletta viola.

-Tsk, scusate. E’ solo un vecchio amico che non vedevo da molti anni-

-Non ti preoccupare piccola. Io mi sono ricordato di avere un impegno assolutamente improrogabile. Vediamoci al ‘’Piece of Paper’’ tra una settimana. Ti renderò i soldi della lavanderia-

Era di nuovo dannatamente acida la sua voce. Non la sopportavo, mi stizziva sentire quel tono smorfioso nei confronti di Phoebe.

‘’Ora te la do io una lezione’’

Feci un passo verso Jared ma vidi che si era bardato con una sciarpa a scacchi verdi e blu e gli occhiali per coprire alla meno peggio il rossore causato dal mio schiaffo. Una fitta di dispiacere mi attanagliò lo stomaco e mi sorpresi a pugni chiusi, arrabbiata con me stessa.

‘’Si, mi sono cacciata veramente in un disastro cosmico’’

-Ti aspetto- Mi fissò spudoratamente.

Jared si defilò dopo avermi lanciato un’occhiata ed uscì dalla stanza sotto lo sguardo attonito di Phoebe.

-Dimmi che cosa gli hai detto per  farlo scappare in quel modo, ragazza!- Sgranò gli occhi e gesticolò come era solita fare.

-Nulla, non gli ho detto proprio nulla- Scrollai le spalle e mi sedetti con un piccolo tonfo sul divanetto. Era duro, accidenti.

Una signora molto in avanti con gli anni stava seduta con i piedi a penzoloni quando non decise di sporsi verso di me.

-Signorina, ma quello è il suo rag…-

-Non lo dica. No! Non lo è- Sbuffai scocciata e dopo un breve sguardo di disapprovazione al cappellino verde evidenziatore della signora anziana, mi alzai ed uscii da quel dannato posto.

Una folata di vento gelido mi fece trasalire e mi appoggiai con la schiena su un piccolo muretto.

Accidenti a me, che cosa avevo combinato.

 

-Zitto e baciami-

 

Ma da dove l’avevo tirata fuori quella Kathrine?! Dove è finita la Kathrine che soppesa ogni minimo pericolo?! Perché ora non mi sto abbuffando di dolci per l’assenza di Will e mi trovo col profumo di Jared addosso?

‘’Sto delirando. E’ impossibile che sia il suo profumo, siamo stati vicini troppo poco’’

-Kathrine ti decidi a darmi qualche risposta?!- Phoebe mi squadrò: era arrabbiata.

-Ascoltami..ora…non ne ho proprio voglia- Negai con la testa e mentre sentivo le sue proteste alle spalle mi avviai verso la strada di casa.

 

 

-Bentornata Kath- Un sorriso si aprì sul volto di mia madre ed un calore mi avvolse. Famiglia. Era lì che volevo stare: tra i miei parenti a festeggiare il compleanno di mia madre.

Questa Kathrine che si prendeva troppe iniziative non mi piaceva, dovevo mettere la testa a posto.

-Ciao mamma- Mi gettai tra le sue braccia e lasciai che le sue carezze amorevoli mi cullassero mentre affondavo il viso tra i suoi capelli corvini e strofinavo il naso sul suo seno prosperoso. Dote che la figlia non aveva ereditato.

-Come mai tutta questa enfasi piccola mia?- Anche se non la vedevo sapevo che aveva lo sguardo basso sulla mia nuca, con quelle lunghe ciglia che avevo sempre pensato fossero bellissime. Mia madre era così femminile, la maggior parte delle volte la scambiavano per mia sorella. Era un’adolescente intrappolata nel corpo di una quarantenne.

-Nulla, nulla. Papà quando torna?-

-E’ già a casa, ha portato il taxi dal meccanico. E’ sotto la doccia-

Mio padre aveva fatto ogni sorta di lavoro:imbianchino, muratore, maestro. Da una manciata di anni a questa parte però aveva smesso di cercare lavori diversi ogni anno ed era un taxista. Licenza, taxi e tutto il pacchetto compreso.

Non avevo un bel rapporto con mio padre, era il perenne avvertimento di chi non sarei mai voluta diventare. Era un uomo di mezz’età molto riflessivo. Tendeva a stare da solo molte volte ed il nostro rapporto si limitava a qualche battuta scambiata durante la cena, visto che per il resto del giorno lavorava.

Vedevo in lui un cattivo esempio perché era una persona che tendeva ad isolarsi da sola e molto spesso era il primo a scavarsi la buca con le proprie mani. Io volevo essere positiva, volevo essere ricordata come quella sorridente e solare. Peccato che avessi preso così tanto da mio padre.

-Kath ho una sorpresa per te- Con un leggero buffetto mia madre mi scrollò di dosso ed io andai in salotto, facendo un volo d’angelo sul divano giallo canarino.

-No, mamma. Non ho voglia di vedere nulla- Sbuffai.

Sistemai meglio la testa sul cuscino arancione e presi a tamburellare le dita sulle mattonelle marroni striate di rosa antico.

-Sono sicura che ti farà felice, invece- Lauren si sedette sul bordo del divano e mi scosse.

-Mamma, ho davvero sonno. ‘Notte-

Sbuffò e scrollò le spalle con disapprovazione.

-Almeno vai a metterti un pigiama- Mormorò –Subito- Aggiunse con una nota severa nella voce.

Nel sentire quel tono autoritario mi sembrò di risentire Jared.

Jared, Jared, Jared. Il suo profumo sui miei vestiti, la sua voce roca.

‘’Accidenti quanto lo odio!’’

Incentivata dalla rabbia che mi scosse, mi alzai e a grandi passi entrai nella mia camera.

La borsa mi cadde a terra e non potei fare a meno di schiudere le labbra per lo stupore.

Un respiro affannato riscaldò le mie labbra e senza fare un altro passo fui trasportata sul letto mentre delle mani grandi e morbide tracciavano delle carezze di fuoco lungo il mio torace. Gemetti sommessamente e le sue labbra furono sulle mie, morbide e fameliche mentre mi rubavano i respiri ed assaggiavano con avidità il mio sapore. Schiusi le labbra e la sua lingua non si fece attendere, accarezzò la mia con lentezza esasperante e desiderio palesemente trattenuto. Fui scossa da brividi violenti e lo strattonai su di me, cingendogli i fianchi con le gambe e costringendolo a quel contatto tanto violento quanto doloroso e sollevante.

-Will- sussurrai sulle sue labbra inumidite dalla mia saliva mentre un sorriso faceva capolino sul mio viso e le sue mani mi accarezzavano il volto come se fosse stata la prima volta.

-Mi sei mancata amore, mi sei mancata così tanto- Senza il minimo sforzo mi sollevò e ribaltò la situazione, stendendosi sul mio lettino cigolante con me appolipata al suo corpo.



Note: Ciao a tutti! Eccomi ancora qua! Ho deciso che aggiornerò ogni giovedì quindi spero di essere sempre regolare.
Prima di tutto voglio ringraziare le persone che hanno commentato lo scorso capitolo, per me è stato un piacere immenso vedere delle recensioni, sono consapevole di quanto sia difficile riceverne in questa categoria. Quindi grazie grazie grazie. Vorrei ringraziare anche chi ha letto questo capitolo ed è arrivo fino a qua e, ovviamente, chi ha letto i capitoli precedenti.
Sono un po' amareggiata nel vedere che le letture del primo capitolo sono esattamente la metà rispetto a quelle del prologo. La mia paura era che ''l'intensità'' del prologo venisse fraintesa quindi forse lo eliminerò. Voi cosa mi consigliate?
Ora però passiamo alla storia! Prima di tutto questo capitolo è un po' più lungo del precedente, voglio allungarli gradualmente in modo da non creare dei malloppi troppo pesanti quando i personaggi non sono ancora ben definiti.
Ad ogni modo in questo capitolo viene messa molta carne al fuoco e non so nemmeno da che parte incominciare. Diciamo che in un primo momento le mie intenzioni non erano quelle di inserire Will nella storia e sopratutto non avevo intenzione di renderlo parte attiva negli inciuci del personaggi ma non sono riuscita a resistere e alla fine del capitolo ho dovuto inserirlo. In ogni caso sarà una presenza scostante ed evanescente, che -penso- vedrete solo nella prima parte della storia. Detto questo...vi piace? Non viene detto molto di lui e ciò che viene detto -alla fine e all'inizio del capitolo- è in contrasto. Il mio obbiettivo è proprio questo: creare una storia piena di contrasti. Con dei personaggi che sbagliano e continuano a sbagliare. Perchè sono stufa delle storie dove la protagonista è buona, lui è perfetto ed il resto del mondo è cattivo. Voglio una storia vera, con persone che sbagliano, tradiscono, amano. Una storia fatta di sensazioni nella quale sarete voi a decidere da che parte stare.
Ora, lasciando stare i miei progetti per i futuri capitoli, cosa ne pensate del bacio di Will e Kath? Il mio obbiettivo era quello di depistarvi e farvi pensare a Jared! E' riuscito?
Inoltre scopriamo la famiglia di Kath, verranno approfonditi i motivi di contrasto con il padre ed abbiamo lasciato a fine capitolo una Phoebe stupita ed arrabbiata. Secondo voi, quando parlerà di nuovo con Kath, come reagirà?
Non mi perdo in troppe parole però su Jared, tutti i suoi comportamenti sono suoi, semplicemente. E mi farebbe tantissimo piacere sapere come vi sembra.
Bene, ho parlato fin troppo.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero che commentiate. Per me è davvero molto importante.
Un grazie immenso a tutte voi.
Spring.

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