Another world

di VasHappeningMum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jess, una semplice ragazza americana ***
Capitolo 2: *** Isolata da tutti ***
Capitolo 3: *** Una serata in discoteca ***
Capitolo 4: *** Credi che io non me ne sia accorta? ***
Capitolo 5: *** Ed, solo Ed ***
Capitolo 6: *** Che la partita abbia inizio. ***



Capitolo 1
*** Jess, una semplice ragazza americana ***


                                             1
                         Jess, una semplice ragazza americana
 

"Jessica svegliati o farai tardi a scuola!"
Ero ancora nel mio letto quando sentii la voce di mia madre provenire dal piano di sotto della nostra casa. Ci eravamo trasferite a Chicago per via del suo nuovo lavoro nel settore degli affari ed era finalmente arrivato Settembre, il mese in cui tutto sarebbe cominciato.
Poggiai i gomiti sul letto sbadigliando ancora un po' assonnata. Dalla finestra accanto al letto riuscii a vedere tutto ciò che stava succedendo nella mia nuova città, era spettacolare. Centinaia di ragazzi si spostavano da una parte all'altra in compagnia di amici, alcuni già con dei libri in mano, altri con nemmeno la cartella sulle spalle.
Risi, vivere in una città come quella era sempre stato il mio sogno e non credevo ancora che si fosse realizzato. Misi a fuoco la situazione dopo una decina di minuti rendendomi conto che sarei dovuta arrivare a scuola tra all'incirca venti minuti e che ero ancora sdraiata nel mio letto a fantasticare.
Mi alzai di scatto correndo velocemente in bagno,una volta essermi sciacquata per bene indossai dei jeans ed una magliettina con il collo a V bianca.
Un filo di mascara, le mie amate vans grige, la borsa con dentro libri e quant'altro e poi via...
"Mamma io vado" urlai aprendo la porta di casa per uscire. Ricevetti un semplice "Ciao, buona giornata!" e poi incominciai ad incamminarmi verso il nuovo edificio che per tre anni sarebbe stato la mia seconda casa.
Avevo già freqeuntato due anni di liceo nella mia città, Londra, ed ora mi aspettavano altri tre anni qui.

Arrivai fortunatamente in orario e appena la campanella suonò mi diressi in cerca della mia rispettiva classe. "Aula 21 del secondo piano", mi ripetevo quelle parole nella mente mentre con un foglio in mano cercavo disperatamente quella classe facendomi strada tra tutti quei ragazzi che riempivano gli ampi corridoi.
"Ehi, sei nuova?" una voce alle mie spalle mi colse di sorpresa. Mi girai ancora un po' spaesata per poi ammirare lo stupendo sorriso di quel ragazzo di fronte a me. Pensavo che fosse addirittura un angelo, aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi un po' spettinati.
"Beh, in realtà sì. Mi hanno dato questo foglio con su scritto il numero della mia classe ma non riesco a trovarla" risi imbarazzata.
Lui lo prese in mano "è l'aula accanto alla mia, vieni con me!"
Cominciò a camminare salutando, di volta in volta, alcuni ragazzi anch'essi molto carini. Sembrava la tipica scuola americana che si vedeva nei film, piena di armadietti, ragazzi stupendi, cheerleaders, giocatori di football e poi sì, c'erano anche i ragazzi sfigati e isolati da tutti...Ed io ero una di loro. Mi sentivo diversa dai miei coetainei, io dovevo fare il terzo ed essendo nuova non conoscevo nessuno.
"Eccola qui, questa è la tua classe. Buona fortuna" mi salutò entrando nella sua che era a due passi dalla mia.
Strinsi la borsa tra le mani in preda al nervosismo ed entrai in quella che sarebbe dovuta essere la mia classe, la mia nuova famiglia, il luogo pieno di divertimento ma anche di paura dati i compiti in classe e le interrogazioni.
La cattedra era vuota e dedussi che il professore di chimica non fosse ancora arrivato. Rimasi accanto alla porta squadrando per bene la stanza; i muri erano bianchi coperti da alcune scritte fatte dai ragazzi negli anni precedenti, i banchi erano ancora vuoti e nessuno dei miei compagni era seduto al suo posto.
C'era chi lanciava aereoplanini, chi si truccava, chi messaggiava al cellulare, chi chiacchierava allegramente e poi c'ero io, ferma in un angolo ad osservare il tutto immobile, come una cretina.
Quando una ragazza mi vide appoggiata alla porta in classe scese il silenzio più totale, mi sentivo davvero a disagio.
"Tu sei quella nuova" disse lei con tono arrogante, quasi come se volesse intimorirmi.
Avrei voluto essere forte e risponderle con lo stesso tono con cui lei mi aveva detto quelle cose ma non ce la feci. Non conoscevo ancora nessuno e non avevo il coraggio di mettermi contro quella ragazza davanti a tutti.
"Ehm si..." sussurrai.
"Come ti chiami? Mrs. SonoAttaccataAllaporta?" tutti risero, azione che mi fece arrossare le guance. Mi spostai dalla porta fingendo un sorriso "No, sono Jessica. Jessica Park".
Lei fece un sorriso compiaciuto squadrandomi dalla testa ai piedi per poi battere le mani un paio di volte. In classe tutti tornarono a fare ciò che stavano facendo prima del mio arrivo. Avevo intuito che era lei che 'comandava', adesso sì che era proprio un liceo americano da film!

Il professore entrò dopo qualche minuto e tutti si sedettero ai loro posti, io finii in penultima fila vicino ad un ragazzo riccio che non mi rivolse la parola per tutta l'ora di chimica.
Ero riuscita ad imparare alcuni loro nomi, la ragazza di prima, per esempio, si chiamava Emily. Un nome adatto a lei e ai suoi modi di fare, un nome che personalmente avevo sempre odiato.
La giornata trascose così, qualche piccola pausa per uscire dalla classe ed andare alle macchinette per mangiare qualcosa, quale battuttina tra amici...Niente di tanto strano o insolito, a parte il fatto che nessuno mi aveva rivolto la parola tranne una ragazza bionda dagli occhi verdi. 

Note autoree

Spero di non annoiarvi ma ci tenevo a dirvi qualche cosuccia.
So che questo capitolo è orribile ma dovete avere pazienza, non sono ancora molto pratica ahaha.
Comunque voglio ringraziare tutti quelli che recensiscono e che seguono questa fan fiction! :)

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Capitolo 2
*** Isolata da tutti ***


                                              2
                                      Isolata da tutti                              




"Ehi, Jessica giusto?"
Girai la testa sentendo il mio nome, ero stupita dato che era la prima volta in quella giornata che qualcuno mi rivolgeva la parola.
Annuii trovando una mia compagnia di classe, quella bionda con gli occhi verdi, Hope mi pare.
"Posso sedermi accanto a te?" la sua voce era dolce e tranquilla, annuii nuovamente.
La pausa sarebbe finita dopo una decina di minuti e poi la mensa si sarebbe completamente svuotata. 
Era un'enorme stanza dalle pareti azzurre, sulla sinistra tre banconi erano ricoperti da piatti di pasta, frutta, panini e quant'altro. I ragazzi si alzavano, prendevano ciò che volevano e poi si cercavano un posto, io ero capitata in un piccolo tavolo centrale e sembrava che nessuno si accorgesse della mia presenza.
"Quindi è così che accogliete quelli nuovi" dissi portando un pezzo di anguria alla bocca.
"In realtà no, solitamente siamo più gentili ma lei ti ha preso di mira..." spostò lo sguardo dalla parte di Emily che era seduta insieme ad altre ragazze che si facevano trattare come serve da lei. 
"Lei conta parecchio eh?" chiesi spostando lo sguardo da lei e riportandolo sul mio piatto quasi vuoto.
"Direi di si, è una cheerleder. Essendo la ragazza più bella e popolare della scuola può permettersi ciò che vuole" aveva uno sguardo triste, quasi sconfortato.
Volevo chiederle come stava, se era successo qualcosa ma la mia attenzione si spostò su un ammasso di capelli biondi seguiti poi da altri ricci scuri.
Due ragazzi si stavano dirigendo verso il tavolo dei "vip" ovvero quello composto dalle Cheerleders e dalla squadra di football.
Riconobbi i loro sguardi, uno era Harry, il mio compagno di classe, quello che non mi aveva minimamente calcolata, l'altro era quel ragazzo gentile che all'entrata mi aveva accompagnata in classe. 
Sorrisi pensando a quel momento,la giornata sembrava essere iniziata bene ma era solo un'illusione.
"Niall eh?" Disse Hope catturando nuovamente la mia attenzione.
"Cosa?" chiesi.
"Quello biondo si chiama Niall, ti piace?" sorrise arrossendo.
"Oh no, non amo particolarmente i ragazzi biondi e poi guardalo, sta con loro. Non si interesserebbe mai a me!" sospirai ripensando a ciò che avevo appena detto. 
"Sei una bella ragazza, potresti fare concorrenza ad Emily se solo vorresti" apprezzavo le sue parole ma era solo un modo per farmi sentire meglio che però non sembrava funzionare.
Girai ancora una volta la testa, il loro tavolo si era ormai riempiti di ragazzi che ridevano e scherzavano tra di loro. 
Emily si fiondò su Niall baciandolo, azione che mi fece capire parecchie cose. Stavano insieme, almeno che lei non baciava tutti i ragazzi che le piacevano!
Mi alzai con il vassoio vuoto in mano, passai vicino alcuni tavoli ed arrivai finalmente ad uno dei banconi. Poggiai lì il vassoio per poi tornarmene al mio posto, isolata da tutto e da tutti.
"Ehi, tu!" qualcuno mi aveva chiamata, mi girai sorpresa sentendo poi il ragazzo biondo continuare "Sei quella nuova giusto?" mi sorrise.
"Sì, mi hai anche aiutata stamattina.." 
"Ah sì, adesso ricordo! Beh, vuoi venire con noi qui?" sembrava così carino e gentile nei miei confronti che davvero non riuscivo a capire come poteva essere fidanzato con quell'arpia.
Scossi la testa vedendo negli occhi di Emily una fiamma rossa, era parecchio infastidita dalle parole del suo presunto ragazzo.
"Dai, non essere timida! Vieni con noi" continuò Niall.
Emily gli strinse il polso per tirarlo via con se, lui le diede un leggero bacio sussurrandole poi qualcosa.
Mi sentivo di troppo, Harry stava cercando di rimorchiare un'altra Cheerleder che gli dava corda e gli altri scherzavano allegramente.
La campanella suonò, era il momento di tornare in classe ed anche se il pensiero di condividere l'aula con Emily non mi piaceva gran che era sempre meglio che rimanere lì ferma come un'idiota.
 
Camminavo nei corridoi con un libro in mano, arrivata davanti alla mia classe mi sentii tirare da qualcuno.
"Scusa per prima ma Emily è parecchio possessiva" era Niall, la sua voce era inconfondibile, tenera, dolce ma allo stesso tempo forte e rassicurante.
Feci spallucce "Non fa niente, è la tua ragazza ed è giusto che sia così" risposi.
"Forse hai ragione ma non siamo proprio fidanzati" rise "la nostra è una relazione complicata".
"Beh, ora devo entrare in classe...Grazie comunque" dissi timidamente.
"Grazie per cosa?" la sua espressione era sorpresa.
"Sei l'unico che mi ha rivolto la parola" risi e lui a sua volta.
Poi rientrai in classe notando che Emily non mi staccava gli occhi di dosso, aveva evidentemente visto la scena di me che parlavo con Niall.
 
Tornai a casa con due libri in mano e la borsa sulla spalla sinistra, ero sfinita dopo quella giornata.
Speravo solo che non sarebbero state tutte così ma, fin che Emily sarebbe stata contro di me, dubitavo potessero migliorare.
Niall ed Hope erano gli unici gentili nei miei confronti, da lei potevo aspettarmelo, insomma...Era una ragazza come me, semplice e con poche amicizie ma da Niall...Beh, sembrava una cosa abbastanza strana. 
Un giocatore di football, uno di quei ragazzi fighi, uno dei più popolari della scuola... Non era per niente una scena da film! Era una cosa al quanto impossibile ma non era niente male, era un bel ragazzo anche se era fidanzato con la ragazza più insopportabile dell'intera scuola.
 
"Mamma sono tornataa" urlai chiudendomi la porta d'ingresso alle spalle.
La porta della cucina si aprì ed uscì lei ancora in divisa da lavoro, dedussi che aveva lavorato e che dopo pranzo sarebbe tornata in ufficio.
"Hai fame, tesoro?" scossi la testa "Ho mangiato a scuola, c'è la mensa qui" sorrisi.
"Ah giusto, non siamo più in Inghilterra!" rise e poi ritornò ai fornelli mentre io andai in camera mia.
Non avevo voglia di fare niente, solo dormire e ancora dormire per provare a dimenticare quell'orribile giornata.
Era così complicato il liceo? Speravo vivamente di no, speravo di farmi degli amici, quelli veri intendo, il più presto possibile.
Dormii per un'oretta svegliata poi dal suono del cellulare poggiato sul comodino.

Note autoree

Grazie per le recensioni, spero di continuare presto :3

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Capitolo 3
*** Una serata in discoteca ***


                                                        3
                                           Una serata in discoteca
 


-Sconosciuto-
Cominciai a chiedermi chi potesse essere, dubitai subito che fosse qualcuno del liceo dato che non avevo parlato praticamente con nessuno e di conseguenza non avevo dato il mio numero a nessuno.
Risposi tra uno sbadiglio e l'altro a quella telefonata.
"Pronto?"
"Jessica?"
"Sono io" risposi fredda senza capire di chi fosse quella voce rauca. Sentii una risatina provenire dall'altra parte.
"Sono un tuo compagno di scuola, scusa se ti chiamo con lo sconosciuto ma non posso davvero dirti chi sono".
Mi focalizzai sulle sue parole, non aveva una voce familiare e non capivo come avesse fatto a trovare il mio numero!
"Senti io non ho tempo da perdere, non mi va di stare al tuo gioco quindi dimmi chi sei, cosa vuoi da me e soprattutto come hai fatto a scoprire il mio numero di cellulare!" risposi scontrosa.
"Non voglio niente da te, mi sei semplicemente sembrata carina e volevo conoscerti un po' meglio. Il numero non è difficile da trovare, siamo in America" rise rumorosamente. Una risata forte, contagiosa e, devo ammetterlo, anche molto bella.
"Bene, non potevi dirmi queste cose oggi a scuola?"
"No, tu non devi conoscermi. Non posso stare con te, i miei amici mi ucciderebbero ecco perchè ti ho chiamata".
"Senti coso io di te non so niente, non so nemmeno se mi stai raccontando bugie su bugie quindi per favore non chiamarmi più" 
La telefonata più strana della mia vita. Questo ragazzo non mi conosceva ed io non conoscevo lui, era una cosa assurda! 
"Jessica per favore, fidati di me. Magari inizi anche a scoprire che sono simpatico" rise e dopo un sospiro continuò "Non posso parlare con te a scuola a causa dei miei amici, sono tutti fighi, popolari e tu.." si bloccò. Capii dove voleva andare a parare e ci rimasi abbastanza di merda.
"Io sono sfigata, cretina, brutta, patetica. Per questo non merito di stare con te? Senti fatti passare questo interesse nei miei confronti e non chiamarmi più, ciao".
Chiusi semplicemente la telefonata senza ascoltare altro, mi aveva già stancata.
Poggiai di nuovo il cellulare sul comodino per poi scendere al piano di sotto, avevo una fame da pazzi.
Entrai in cucina, aprii il frigorifero e rimasi lì davanti per qualche minuto osservando un punto fisso senza prendere niente.
La mia testa si invase da mille pensieri e dubbi partendo proprio da quel ragazzo misterioso. Le cose che mi aveva detto non avevano un senso preciso! Si vergognava di me ma voleva conoscermi, solite cose che succedono nei film.
Sbuffai. Lì dentro non c'era niente che potesse farmi passare l'appetito.
Decisi di uscire di casa in cerca di qualche bar, presi la vespa di mia madre ed incominciai a girare per la città con il vento che mi scompigliava i capelli.
 
"Merda!" urlai davanti alla porta di casa. Ero tornata dopo un paio d'ore di svago in quella magnifica città quando mi resi conto di aver dimenticato le chiavi dentro casa, precisamente sul tavolo che c'era in cucina.
Il cellulare l'avevo dimenticato sul comodino e non avevo modi per contattare mia madre che in quel preciso istante si trovava in ufficio in cui avrebbe passato tutta la serata.
"Ora cosa faccio? Pensa Jessica, pensa" mi ripetevo queste parole nella mente, non avevo molte idee in testa e l'unica era un po' sciocca.
Ripresi la moto e incominciai a girare in cerca dell'edificio in cui mia mamma lavorava fino a trovarlo proprio di fronte ad una discoteca abbastanza conosciuta.
Citofonai. 
"Chi è?"
"Mamma sono io, ho dimenticato le chiavi in casa e non so come entrare"
"Sali, quinto piano"
Feci ciò che mi aveva detto ed arrivai al quinto piano, pieno di uffici e sale riunioni.
Il lavoro di mia madre era abbastanza complicato ed io non avevo mai capito bene in cosa consistesse.
Sapevo solo che c'entrava con la moda ma lei, essendo sempre molto impegnata, non aveva mai avuto il tempo di spiegarmelo per bene.
La vidi seduta ad una sedia insieme ad altre persone, tutte con alcuni libri in mano. Si alzò appena mi vidi accanto alla porta, sembrava quasi imbarazzata.
"Jess non posso darti le mie chiavi, tieni questi soldi. Mangia qualcosa e trova un passatempo fino alle undici. Ci vediamo a casa". Mi salutò con un bacio per poi rientrare nella sala.
 
Erano appena le nove quando finii di mangiare, avevo due ore da occupare e nella mia testa non c'erano idee. 
Quella città era nuova per me ed inoltre non avevo amici con cui trascorrere il tempo.
Si era alzato un leggero venticello mentre passeggiavo avanti ed indietro per quella via. Misi le mani nelle tasche della felpa quando vidi la luce del Late Bar accendersi.
Non ero mai entrata in una discoteca da quando mi ero trasferita lì ed era, forse, il momento per farlo.
Mi avvicinai ancora un po' spaesata e lessi che quella sera, come ogni lunedì, l'ingresso era gratuito.
 
Fui spinta da centinaia di persone che ballavano e si divertivano con gli amici mentre io, lì dentro, mi sentivo ancora più sola del solito.
Provai a ballare un po', bevvi un paio di drink e cercai di divertirmi o di cercare qualche viso familiare.
Sul cubo notai un paio di ragazze brune, avevano dei vestitini corti fin sopra al ginocchio e dei tacchi che, ad occhio, dovevano essere alti quattordici centimetri.
Si muovevano benissimo quasi come due ballerine famose e quando una delle due si voltò sbarrai gli occhi.
Emily, era proprio lei in compagnia della sua amica del quale non conoscevo nulla, nemmeno il nome.
Sentii un desiderio pazzesco di uscire da quel locale e andare via ma dovevo aspettare le undici e mancava ancora un'oretta scarsa quindi decisi di resistere.
Tornai verso il bancone per ordinare un altro drink alla frutta, niente alcool o cose così.
"Ehi, anche tu qui!" sentii una voce dietro di me.
Era il biondino, Niall. Avrei dovuto aspettarmelo dato che anche la sua quasi fidanzata si trovava lì.
"Ciao Niall" mi limitai a dire accennando un sorriso.
"Ti va di ballare un po'? Tanto per Emily sono inesistente" si voltò nella direzione del cubo per poi rigirarsi verso di me con lo sguardo triste.
Si capiva che le piaceva seriamente ma lei era davvero stronza e non meritava di stare con lui.
Gli presi la mano e lo portai in pista, non mi andava di vederlo triste in fondo lui era l'unico che si era mostrato gentile con me...
Ballammo per un po' di tempo e lui mi raccontò parecchie storie successe in quella discoteca, tanto da capire che lui e i suoi amici erano davvero dei pazzi scatenati!
Risi parecchio, stare con lui era divertente e sapeva sempre come far star bene una persona quando era con lui ma, quando tutto sembrava andare per il meglio, spuntò lei.
-Un classico- pensai scocciata.
"Niall cosa ci fai con lei?" disse con la faccia disgustata, nemmeno fossi uno zingaro.
"L'ho incontrata e siamo stati un po' insieme, non ci trovo niente di male" rispose il biondo sorridendomi.
"Beh, ora stai con me! Andiamo"
Mi salutò velocemente per poi essere trascinato via da quell'arpia. 
Erano finalmente le undici, momento perfetto per tornare a casa.

Note autoree

Questo capitolo non mi ispira molto però tenetelo a mente perchè servirà in seguito per capire alcune cosucce della storia

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Capitolo 4
*** Credi che io non me ne sia accorta? ***


                                                                                   4
                                       "Credi che io non me ne sia accorta?"



Guardai per l'ultima volta quel ragazzo biondo tra la folla e poi uscii ancora un po' scossa da ciò che era successo qualche attimo prima.
Vidi mia madre appoggiata alla mia moto, la raggiunsi salutandola con la mano per poi abbracciarla dolcemente.
Salimmo entrambe sulla moto e tornammo a casa, non passavo molto tempo con lei e spesso mi mancavano i vecchi tempi...I miei genitori si erano separati nel 2003 e lui si era rifatto una vita con un'altra donna.
Non lo avevo più visto dopo il suo secondo matrimonio e mi mancava terribilmente, giorno dopo giorno, sempre di più.
Vivere senza una presenza maschile in casa non era semplice, ti poni sempre tantissime domande del tipo "Chi mi accompagnerà all'altare il giorno del mio matrimonio?" oppure "Chi si ingelosirà quando mi vedrà con il mio fidanzato?"
Non è bello pensare a queste cose ed infatti mamma cercava sempre di non incominciare argomenti sulla famiglia ed a me stava bene così... Ormai ci avevo fatto l'abitudine.
 
"Non andare a dormire tardi, ti amo" mi disse lei poggiando le chiavi di casa sul tavolo in salotto.
Annuii e corsi in camera. Avevo un sonno incredibile e l'unica cosa che volevo fare era dormire.
 
La mattina seguente mi svegliai verso le sei, avevo un'ansia terribile. La scuola stava diventando un incubo bello e buono, l'unica cosa positiva era Niall.
Non potevamo trascorrere del tempo insieme, Emily era sempre pronta a separarci ma con un sorriso riusciva a rendermi felice anche per poco ed io gli ero grata per questo.
Mi preparai con calma, la scuola sarebbe cominciata alle otto e avevo ancora un'oretta per ripetere matematica.
 
***
 
Cercai il suo sguardo nella sala mensa senza trovarlo, Niall sembrava scomparso.
Mi alzai con il vassoio in mano, lo poggiai come sempre su uno dei banconi e mi diressi in bagno.
Hope era seduta insieme ad un ragazzo e sembrava anche parecchio presa da lui...Sembravano tutti felici in quella scuola, tranne me.
Mi sciacquai le mani e ripresi a passeggiare per i corridoi isolati dato che tutti i ragazzi erano in mensa a mangiare.
Camminai un altro po' con il cellulare tra le mani e, tanto presa da quell'oggetto, non mi accorsi della presenza di altre due persone.
Mi nascosi senza farmi notare e cercai di inquadrare la situazione, misi a fuoco le loro facce e una lacrima rigò il mio viso.
 
"Eh ti pareva?" sentivo l'eco di queste tre parole nella mia mente. Erano loro due, Niall ed Emily, si stavano baciando, come sempre.
Era troppo umiliante vederli insieme, la scuola era appena cominciata e lei aveva già vinto su tutto.
Infondo il mio odio era solo invidia dato che lei aveva tutto: aveva la popolarità, un ragazzo stupendo, la sua squadra di Cheerleders, gli amici, tutto!
Ed io invece? Io cosa avevo? Niente.
La campanella suonò ed il mio cuore incominciò a battere, sentivo che lui stava venendo nella mia direzione senza sapere che nascosta dietro a quella pianta c'ero io.
Volevo andare via ma mi precedette, "figura di merda" pensai.
 
"Ehi, Jessica!" pronunciò quelle parole con un'energia unica, un'energia che solo lui aveva.
"Niall..."
"Cosa ci fai lì dietro?" rise riferendosi al mio nascondiglio.
Le mie guance si arrossarono "Niente, mi era caduto l'iphone nel vaso" inventai la prima scusa che mi venne in mente.
Rise "Beh, fai più attenzione". Annuii e mi alzai in piedi.
"Emily, andiamo ti accompagno in classe".
Lei arrivò subito dato che stava parlando con un ragazzo a due passi da noi, lui le prese la mano e mi salutò con un cenno della testa.
Sospirai tornando in classe, era sempre così difficile stare accanto a lui?
In quell'aula la giornata non passava mai, avevo ancora due ore di Geografia ed Emily non mi toglieva gli occhi di dosso.
Sapevo che aveva qualcosa da dirmi, avevo fatto sicuramente qualcosa che le aveva dato fastidio ed infatti, così era.
Alla fine della lezione si avvicinò al mio banco con un'espressione seria, diversa da solito.
"Credi che io non l'abbia notato?" disse scontrosa.
"A cosa ti riferisci?" abbassai lo sguardo.
"Eri lì dietro per spiarci, smettila di girare intorno a Niall! Lui ama me, lui è felice con me e tu non rovinerai tutto, capito?"
Annuii "Non voglio rovinare nulla e l'iphone mi era sul serio caduto nel vaso".
"Smettila di sparare cazzate e cercati altri amici, lui è impegnato" mi buttò a terra l'astuccio ed uscì dalla classe.
La odiavo, la odiavo troppo.
Raccolsi l'astuccio, presi in mano i libri ed uscii dalla classe, avevo la testa fra le nuvole e non mi accorsi del ragazzo che c'era fuori dalla porta della scuola. 
Ci scontrammo ed io caddi proprio sopra di lui, la sfiga sembrava perseguitarmi...

Note autoree
Non mi piace molto però non avevo ispirazione, i prossimi saranno migliore lo prometto!

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Capitolo 5
*** Ed, solo Ed ***


                                                                                                                              5
                                                 Ed, solo Ed


Misi una mano sulla testa proprio nel punto in cui la sua testa si era scontrata con la mia.
"Ma vuoi stare attento?!" urlai senza rendermi conto di essere in mezzo al cortile della scuola.
Lui alzò lo sguardo facendo incontrare i nostri occhi, i suoi erano verdi. Un verde chiaro, smeraldo, stupendo.
"Sei tu che mi sei venuta addosso, guarda dove metti i piedi la prossima volta" ribattè porgendomi il libro di biologia che mi era caduto.
Ero imbarazzata, forse troppo. Aveva un cappuccio in testa e non riuscii a vederlo meglio... Si mise subito gli occhiali da sole per poi sparire tra la folla di ragazzi che ci stavano osservando ridendo.
Feci finta di niente e provai a distrarmi un po' mentre tornavo a casa. 
Cercai di concentrarmi su quegli occhi e su quella voce, mi era tutto molto familiare ma non al punto di capire chi fosse quel ragazzo.
Aveva il cappuccio, gli occhiali e sembrava parecchio misterioso e quasi...imbarazzato.
Mi concentrai anche sulle parole di Emily, era stata fin troppo chiara. Non voleva vedermi con Niall, voleva che io mi cercassi degli amici al di fuori del suo gruppo e aveva anche capito che avevo mentito sul fatto del nascondiglio.
Sembrava sempre un passo avanti a me e la situazione era abbastanza frustrante.
Entrai in casa dopo una ventina di minuti di camminata e come ogni giorno trovai mia madre in cucina ma sta volte aveva un'espressione diversa, spenta e sembrava decisamente triste.
"Ciao mamma" mi piegai per darle un bacio sulla guancia.
"Jessica, dopo devo parlarti".
Mi sedetti sulla sedia accanto alla sua e presi in mano la situazione.
"Perchè non ora?" risposi decisa.
"Mi ha chiamato tuo padre proprio due minuti fa..."
"E quindi? Cosa ti ha detto?" ero spaventata, non ero più abituata alla parola padre.
"Tra tre mesi vuole averti con lui a New York. Mi ha detto che gli manchi e che vuole recuperare il rapporto".
I miei occhi si illuminarono, non so se di felicità o di tristezza. Era una situazione complicata forse troppo tanto da non essere capita da una ragazzina di sedici anni.
Ma mi ci volle poco per mettere a fuoco la situazione e per capire ciò che volevo. Io non volevo vederlo, ne in quel momento ne fra tre mesi.
"No, digli che per me è come morto. Digli che non ho intenzione di vederlo!" urlai alzandomi dalla sedia e aprendo il frigorifero. Presi un bicchiere di the e lo avvicinai alla bocca.
"Non mi importa ciò che vuoi. Lui ha deciso, tra tre mesi andrai da lui. Non si discute".
Feci cadere il bicchiere per terra senza nemmeno accorgermene, mia madre sobbalzò dalla sedia.
Ero nervosa, era la prima volta che mi veniva imposta una cosa che non volevo fare.
"Jessica devi capirlo..." si avvicinò a me provando ad abbracciarmi ma mi spostai, non volevo saperne niente ormai avevo deciso.
"No, no e no! Io lo odio, non sa fare il padre e non ho intenzione di passare del tempo con lui!!" corsi in camera mia con le lacrime agli occhi.
Mi buttai sul letto dopo aver chiuso la porta a chiave, avevo bisogno di stare da sola.

Facile per te vero papà? Chiami, dici una cosa e mi imponi ciò che vuoi. Non è così semplice, sai? Non puoi pentirti di tutto dopo otto anni di assenza, ormai non ti voglio più accanto. Pensi che sia stato semplice abituarmi a questa situazione? Beh non è così! 

Ero davvero confusa e arrabbiata, tanto da parlare da sola! 
Nessuno riusciva a capirmi, nessuno provava a parlare con me e a capire ciò che realmente volevo! 
Se solo fossi riuscita a farmi degli amici tutto questo sarebbe stato più semplice da superare ed invece, eccomi qui, sola a piangere su un letto.
Cercai di svagarmi un po' studiando, in fondo il liceo stava diventando più complicato ed i compiti aumentavano giorno dopo giorno.
"Chimica...Prendere un bicchiere di acqua e fa-" i miei pensieri si interruppero per colpa del suono del mio cellulare, sbuffai.
Mi allungai verso il comodino e lo presi in mano.

-Sconosciuto-
"Pronto?"
"Jessica..."
"Chi sei?"
"So che mi avevi detto di non chiamarti più ma non ho resistito. Ho bisogno di parlare con te e di scoprire che ragazza sei" aveva un tono di voce dolce, impossibile da respingere. 
"Ti avevo chiesto di dimenticarmi, caro sconosciuto" sentii la sua risata, era quasi più bella dell'altra volta.
"Non chiamarmi così" rise "chiamami Ed, solo Ed".
Ed...Questo nome non mi diceva proprio niente, nessun ragazzo a scuola mi aveva detto di chiamarsi così e pensavo sempre di più che fosse uno stupido scherzo di uno stupido ragazzo.
"Senti Ed o come ti chiami, io sto cercando di studiare chimica" ero seccata.
"Bene, io sono un portento! Ti posso aiutare sempre se non mi chiudi il telefono in faccia" rise nuovamente.
La sua non era un'idea tanto strana, in fondo io non ero molto portata per le materie scientifiche ed un aiuto mi sarebbe servito.
"Va bene però c'è una cosa che devo chiederti" lui sospirò.
"Dimmi" 
"Se per caso io dovessi affezionarmi a te cosa succederebbe?"
"Cosa intendi?" sembrava curioso ma non lo biasimavo. Io ero sempre stata una ragazza parecchio complicata e capirmi non era semplice.
"Voglio dire...Se un giorno io avessi bisogno di parlare con te anche dietro ad un telefono? Se un giorno mi venisse voglia di conoscerti e di scoprire come sei? In fondo tu sai chi sono mentre io di te non so assolutamente nulla."
"Beh, semplice. Devi aspettare, un giorno sicuramente ti dirò chi sono" sapevo che stava sorridendo, si sentiva e ne ero anche contenta.
Passai un'ora attaccata al telefono, mi aiutò con i compiti, mi fece ridere e mi raccontò qualcosina di lui.
Mi aveva detto che Niall era uno dei suoi migliori amici e questa cosa mi aveva fatto uno strano effetto. Se erano migliori amici e andavano nella stessa scuola significava che passavano molto tempo insieme solo che...Il nome Ed non mi dava di niente! Niall non aveva amici con quel nome, era tutto molto strano.
Mi aveva anche detto di essere abbastanza alto e magro ma nessuna di queste informazioni mi serviva più di tanto.
Era almeno riuscito a farmi sorridere per un'oretta ed anche se non lo conoscevo gli ero grata per questo.
Mia madre uscì verso le sei per andare in ufficio ed io rimasi a casa per parecchio tempo.
"Mmh, Ed..." dissi ad alta voce scorrendo con il mouse sulla schermata di facebook.
Cercai quel nome tra gli amici di Niall e trovai trentadue risultati.
"Nome comune in America..." sbuffai.
Vidi la bacheca di alcuni Ed e sembravano tutti abbastanza alti e magri.
Ed Crift, Ed Witler, Ed Biselt...Tantissimi nomi, tantissime foto, tantissimi ragazzi ma la mia mente era ancora vuota.
Venivano tutti alla mia scuola ma non mi ero mai soffermata sui ragazzi che Niall frequentava e non ricordavo di averlo visto con uno di questi Ed.
Passai un altro po' di tempo connessa ad internet e poi spensi tutto. Da quel momento la scuola sarebbe diventata una "caccia a Ed", ero motivata e abbastanza convinta della cosa.
Mi arrivò un messaggio proprio in quel momento, alle otto e mezza di sera, da una persona che non mi sarei mai aspettata.

Note autoree

Grazie a tutte per le bellissime recensioni che mi scrivete, sono felice che la mia storia vi piaccia.
Spero di continuare presto xx

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Capitolo 6
*** Che la partita abbia inizio. ***


                                                          6
                                         Che la partita abbia inizio



Era Niall, aveva provato anche a chiamarmi ma troppo presa da facebook e dagli Ed non lo avevo sentito.

"Ei Jessica, domani alle tre ci sarà la partita di football. Giochiamo contro la "Webster school" e vorremmo il supporto di più persone possibili! xx"

Beh, forse andare a quella partita non sarebbe stata una cattiva idea il problema era solo uno: Emily come l'avrebbe presa?
Conoscendola si sarebbe infuriata tanto da rendermi la vita un inferno, più di come già stava cercando di fare e la cosa brutta è che ci stava anche riuscendo piuttosto bene...

Verso le nove mi preparai un panino, ripetetti Chimica per un'ultima volta e mi feci cullare dal vento che veniva dalla finestra.
Il letto era comodissimo eppure non riuscivo a prendere sonno, troppi pensieri mi frullavano nella testa.
Niall, Ed, Emily... era tutto così confuso e complicato ed in più ci si aggiungeva anche mio padre!
Mi sarebbe piaciuto molto vedere New York ma non con lui, non con un uomo che mi ha abbandonata e non mi ha cercata per otto anni!
Andare a New York con un ragazzo era sempre stato il mio sogno nel cassetto, passare sotto la statua della libertà con lui, gironzolare la notte per le strade affollate mano nella mano... Ma purtroppo la vita non è come vorremmo, è solo un ammasso di emozioni incontrollabili.

***

"Porca miseria Jessica! Dovevi essere a scuola cinque minuti fa, muoviti!"
Mi alzai di soprassalto senza rendermi subito conto di aver dormito troppo.
Mi preparai più in fretta che mai, presi una matita nera da occhi, una mela e la borsa ed uscii velocemente di casa.
Cominciai a correre ed arrivai a scuola alle nove meno un quarto, ero letteralmente sfinita.
Pensai di entrare direttamente alla seconda ora per non beccarmi un rimprovero dal prof di lettere e mi sedetti sulla gradinata che c'era prima di entrare.
"Ehi Park, anche tu qui fuori?" sentii una voce alle mie spalle e mi voltai di scatto, era Harry.
"Ehm mi sono svegliata tardi oggi..." risposi a voce bassa.
"Capisco. Come ti trovi qui a scuola?" mi accennò un sorriso.
"Male, cioè i professori sono buoni ma gli alunni un po' meno.." abbassai lo sguardo, stavo in un certo senso insultando i suoi migliori amici.
"Beh devi farci l'abitudine. Qui non siamo in Inghilterra, Park."
"Si, lo so bene e sinceramente preferirei tornare lì." ero scontrosa, mi stava davvero infastidendo con quell'atteggiamento da duro.
"Si vede che non conosci questa città sul serio e forse possiamo rimediare..." sorrise maliziosamente per poi alzarsi.
Venne verso di me e mi porse la mano mettendosi con l'altra gli occhiali da sole sulla testa.
"Cosa dovrei fare scusa?" 
"Mi sembra ovvio, prendi la mia mano" rise.
Feci come mi aveva detto ed incominciò a trascinare via, correva ed io lo seguivo.
A volte si girava e mi sorrideva, il tutto mentre correvamo come due bambini piccoli stanchi dei giocattoli ed impazienti di conoscere la vita vera.
Mi soffermai a guardare le nostre mani, erano intrecciate e lo sentivo vicino a me in qualche strano modo che nemmeno riesco a spiegare.
Si fermò dopo una ventina di minuti e mi coprì gli occhi con le mani, una situazione assurda.
"Posso vedere adesso?" chiesi impaziente.
"Va bene..." tolse le mani davanti ad i miei occhi e vidi ciò che avevo davanti...Un mare spettacolare, una spiaggia vuota, tutta per noi.
"Ora vuoi ancora tornare in Inghilterra?" rise.
"Boh, forse. L'hai mai vista? Ci sei mai stato?" scosse la testa ed io continuai "Allora non puoi capire..."

Ci stendemmo sulla sabbia per gustarci il sole di quella calda giornata mentre l'acqua ci bagnava le gambe.
"Porca puttana!" mi alzai di scatto.
"Cosa ti prende?" 
"La scuola, Styles! Dovremmo essere lì adesso!"
Cominciò a ridere, rideva come uno stupido ed io non ne capivo il motivo.
"Cosa cavolo ridi?" alzai un sopracciglio.
"La mia intenzione era questa, Park. Devi gustarti la vita."
"Io me la gusto la vita solo che vorrei diventare qualcuno e per farlo devo studiare!" rise nuovamente.
"Non muori mica se salti un giorno eh" si alzò in piedi e mi porse la borsa.
Camminammo un altro po', forse aveva ragione, la scuola era cominciata da ormai un paio di settimane e una pausa ci serviva.
Ritornammo a scuola dopo aver comprato due panini e aspettammo le tre insieme agli altri, la partita sarebbe cominciata tra all'incirca un'oretta ed erano tutti gasati e carichi.
Harry invece non mi degnava di uno sguardo, sembravo una sconosciuta per lui ed era una cosa al quanto fastidiosa. Non poteva fare così, da soli mi tratta bene e con gli amici no.
Pensavo fosse simpatico ed invece era proprio come lo immaginavo: un montato che si crede chissà chi solo perchè sta con il gruppo dei "vip" pff.

"Jess tra poco comincia, vieni con noi" Niall mi sorrise e mi portò nella palestra della scuola. Lì si sarebbe svolta la partita e c'erano già più di duecento alunni seduti nell'attesa che cominciasse.
Mi sedetti anche io ed in un luogo pieno di gente mi sentii ancora più sola del solito.
Non avevo nessuno con cui parlare, anche Hope sembrava essere sparita. Ormai passava tutto il suo tempo con il suo nuovo "ragazzo" e non mi degnava più di uno sguardo.
La partita cominciò alle tre precise. Entrò prima in campo la squadra avversaria, ragazzi belli e muscolosi cercavano di coinvolgere il pubblico e di invitarlo a tifare per loro...Poi fu il momento della nostra squadra. 
Nella palestra si sentivano urla, applausi, ragazzi che urlavano cose del tipo "Siamo con voi!" "Siete tutti noi" "Vincete per noi" e poi c'erano naturalmente le Cheerleders che ballavano come ochette.

Cominciarono a giocare, non capivo niente di quello sport e non capivo nemmeno chi stava vincendo e chi perdendo.
Sullo schermo gigante facevano apparire varie foto dei giocatori e ci fu un ragazzo che mi colpì particolarmente...

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