Got to fight

di EMNancy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nell'arena ***
Capitolo 2: *** L'albero ***
Capitolo 3: *** Il gruppo ***
Capitolo 4: *** La caccia ***
Capitolo 5: *** In pericolo ***
Capitolo 6: *** Il sogno ***
Capitolo 7: *** Cannoni e farfalle ***
Capitolo 8: *** L'alleato ***
Capitolo 9: *** I tributi ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Nell'arena ***


Comincia il conto alla rovescia. Tutti i tributi sono posizionati su una pedana non molto distante dalla Cornucopia, intorno alla quale sono ammassati molti oggetti, tra i quali armi, zaini e provviste. Faccio appena in tempo a guardarmi intorno. Il paesaggio sembra prevalentemente montano, con folti boschi e piccoli ruscelli visibili anche dalla mia postazione. Davanti a me il territorio è in salita, mentre dietro sembra continuare in piano. Il cielo è limpido e il sole splende, ma tira un forte vento e fa piuttosto freddo. Per fortuna i nostri vestiti sono abbastanza pesanti. Mi soffermo un attimo a guardare il mio compagno di distretto, Talo, che è qualche pedana alla mia destra. Ci siamo accordati durante le sezioni di allenamento: correremo a prendere il necessario alla Cornucopia e poi scapperemo insieme cercando di evitare il bagno di sangue iniziale.

Quando il tempo scade tutti i tributi cominciano a correre, chi verso i boschi chi verso la Cornucopia. Io mi affretto con Talo e insieme riusciamo ad afferrare due zaini, tre coltelli e una spada. Allora ci voltiamo verso il bosco della parte piana dell'arena, con l'intento di mettere più metri possibili tra noi e gli altri tributi.

Ma ad un tratto sento qualcuno afferrarmi per il collo e tirarmi verso di lui. È Lurn, il tributo del distretto 4. Ha una grossa lancia in mano e sono sicura che mi ucciderebbe all'istante, se Talo non lanciasse uno dei due coltelli che aveva preso verso di noi. Riesce appena a toccare la felpa di Lurn, ma questo sembra abbastanza per farlo imbestialire. Così mi lascia e si concentra sul mio compagno. Talo fa' appena in tempo a lanciarmi il suo zaino e a urlarmi: - Scappa Eve! - che Lurn infila la grande lancia nel suo stomaco e la fa' risbucare dalla schiena.

Vorrei semplicemente urlare e piangere come una bambina, ma so che devo scappare e cercare un posto adatto per accamparmi, così abbandono Talo e corro a perdifiato nei boschi. Mentre lo faccio sento i cannoni sparare almeno una decina di volte.

Il bagno di sangue sembra essere finito.

 

Quando finalmente trovo un posto che mi sembra adatto per fermarmi per la notte deve essere passata almeno un'ora e mezzo dalla morte di Talo. Non posso fare a meno di pensare che si è sacrificato per me. Spero che al distretto lo ricordino come un eroe, almeno fino alla fine dei giochi. Io lo farò per il resto della mia vita, corta o lunga che sarà.

Per passare la notte ho scelto una piccolissima radura completamente nascosta dagli alberi e posizionata accanto a un ruscello. Mi accoccolo sotto uno dei grandi alberi e comincio a ispezionare il contenuto degli zaini. Nel primo, quello che avevo preso io, ci sono due borracce piene, sei panini abbastanza grandi e una piccola corda che sarà lunga al massimo tre metri. Il secondo, quello che mi aveva lanciato Talo, è completamente vuoto, se non fosse per una sbarra di ferro di venti centimetri. Inoltre ho anche un coltello e una spada, non molto pesante per fortuna. Allora metto la sbarra e il coltello nell'altro zaino e mi sistemo la spada nella cintura dei pantaloni. Poi nascondo lo zaino vuoto in un cumolo di foglie un po' distante dal posto in cui avevo deciso di sistemarmi.

Infine comincio a pensare a come dividere le provviste e a come procurarmi altro cibo. Per l'acquanon ci sono problemi: dovrebbero esserci ruscelli quasi dappertutto. Il vero problema è il cibo. Conosco alcune piante commestibili grazie alle sezioni di allenamento, ma se voglio sopravvivere dovrò uccidere qualche animale. Ho sempre odiato farlo, e questo è un grande problema, non solo per le provviste, ma, considerato che sono negli Hunger Games, se voglio provare a vincere dovrò anche uccidere qualcuno.

Il mio distretto si occupa di allevamento e io lavoro con i miei nonni da quando avevo otto anni e i miei genitori sono morti, uccisi da un pacificatore perché non avevano potuto lavorare una settimana per colpa di una malattia. Da allora ho visto ammazzare molti animali, ma io non sono mai riuscita a fare niente del genere. Il lato positivo è che mio nonno mi ha insegnato ad usare i coltelli per difendermi da eventuali attacchi di bestie selvatiche, quindi so maneggiarne uno bene come i Favoriti. Inoltre dalle sessioni di allenamento ho imparato a maneggiare decentemente la spada, ad accendere un fuoco e a fare molti tipi di nodi, oltre che a riconoscere alcune piante commestibili, e sono abituata a camminare giornate intere con pochissima acqua, senza cibo e con qualsiasi tipo di clima. Infatti i miei nonni sono tra i pochi nel distretto 10 a preferire di pascolare i propri animali frequentemente, invece che tenerli sempre chiusi, schiacciati dentro enormi stabilimenti. Per questo la nostra carne è molto rinomata. Negli ultimi anni però soltanto io ho potuto pascolare gli animali, dato che i miei nonni sono incappati in problemi fisici.

Non so come potranno fare adesso, senza di me. Probabilmente pagheranno qualcuno che lavori al posto loro. Ma se io dovessi morire, se non dovessi più tornare a casa, avranno abbastanza risparmi da poterselo permettere per ancora molto tempo? Riusciranno ad andare avanti? È soprattutto per loro che devo tentare di tornare viva dai giochi.

Mentre penso a questo sento dei passi avvicinarsi. Cerco di nascondermi tra la vegetazione e vedo una ragazza avvicinarsi lentamente al ruscello. Lei non mi ha vista, ma io la riconosco: è Dana, dal distretto 5. Quando si china per prendere un po' d'acqua noto che ha un grosso taglio nella mano. Deve esserselo fatto alla Cornucopia.

Improvvisamente vedo qualcosa schizzare dall'acqua e avventarsi sulla ragazza. Sembra un pesce, ma è molto grosso e ha delle zanne incredibilmente appuntite. Probabilmente è un ibrido. L'animale si getta sul collo di Dana e le da un morso. Poi ne arrivano altri quattro o cinque, che cominciano a morderle la faccia e le braccia. Alla fine tutto il corpo della povera ragazza è ricoperto di pesci. Un colpo di cannone. Il tributo si accascia a terra e gli animali tornano nell'acqua.

Mi avvicino lentamente, per prendere tutto quello di utile che aveva prima che l'hovercraft porti via il suo corpo. Gli ibridi l'hanno completamente scuoiata, lasciando però intatti i vestiti. Comincio allora a ispezionare le sue tasche e il suo piccolo zaino. Alla fine trovo una dozzina di frutti, una coperta e un altro piccolo coltello. Vorrei prendere anche la borraccia vuota, ma era caduta nell'acqua nel momento in cui la ragazza era stata attaccata dal primo pesce, quindi non mi arrischio neanche a provarci: sono sicura che se lo facessi gli animali attaccherebbero anche me. Così metto le cose che ho trovato nel mio zaino e torno a sedermi sotto un grande albero.

Posso ritenermi fortunata per quello che ho adesso, ma so che se voglio sopravvivere devo farmi bastare l'acqua nelle due borracce.

 

Spazio autrice: Questa è la mia prima ff, ma mi girava in testa già da un po'. Finalmente ho avuto il coraggio di pubblicarla e, ovviamente, spero che vi piaccia. So di non essere bravissima, ma mi sono divertita e impegnata a scrivere questo primo capitolo, quindi mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Sono ben accette recensioni, sia positive che negative. Credo che i prossimi capitoli, come la storia in generale, non saranno molto lunghi, ma spero che vi piaceranno lo stesso.

EMNancy

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Capitolo 2
*** L'albero ***


È ormai sera quando il mio stomaco brontola impaziente, ricordandomi che non mangio da quando sono cominciati gli Hunger Games. Così sgranocchio due frutti e bevo un sorso d'acqua e poi inizio a prepararmi per la notte. Mi tiro su il cappuccio perché ho freddo alla testa e mi sistemo comodamente nella coperta, che è abbastanza grande per avvolgere completamente me e il mio zaino. Infine stringo in mano il coltello più piccolo, preparandomi per ogni necessità, e comincio a sonnecchiare.

L'inno nazionale a tutto volume mi risveglia e mi obbliga a fare attenzione. Quando finisce vedo nel cielo le facce di tutti i tributi morti. Sono dieci in tutto: i due del distretto 3, Dana, il ragazzo del 6 e quello dell'8, i due del 9, Talo e i due del 12. Tutti, tranne Dana, deceduti nel bagno di sangue iniziale.

Stavolta, quando vedo il volto di Talo nel cielo, non riesco a trattenere le lacrime, che scivolano sul mio volto senza preavviso. Lo conoscevo da quando avevo cominciato a lavorare dai miei nonni. Abitava accanto a noi con i suoi genitori e le sue due sorelline. Aveva solo sedici anni, uno più di me, ma sembrava certamente molto più grande. Era alto, forte, con un fisico possente e con delle gambe lunghissime. Se c'era una persona nel nostro distretto che avrebbe potuto vincere gli Hunger Games, era lui. Di sicuro adesso nessuno spererà in una mia vittoria. Neanche i miei nonni. Mi hanno sempre detto che sono troppo magra e troppo debole per Panem, ma non avevo mai capito cosa significasse veramente. Fino ad ora.

Alla fine mi addormento, pensando alle sorelle di Talo che hanno visto in diretta la morte atroce dell'adorato fratello.

 

Appena inizio a dormire sogno la ragazza del distretto 5.

Sto passeggiando accanto a un ruscello e, notando che non c'è traccia degli strani ibridi divora carne, decido di riempire le mie borracce. Appena però metto una mano in acqua Dana si materializza davanti a me, tirandomi per i polsi verso il torrente. Vuole che io faccia la sua stessa fine. Infatti pian piano cominciano ad arrivare anche gli animali, che però per il momento non attaccano.

Solo quando finisco con la testa sott'acqua sento dolorosi morsi in tutto il mio corpo. L'ultima cosa che vedo prima che gli ibridi arrivino a mangiarmi gli occhi è il mio stesso sangue scorrere tranquillo davanti a me.

 

Quando mi risveglio non posso fare altro che sentirmi molto stupida riguardo a quello che è successo ieri a Dana. Quando è stata attaccata sono rimasta semplicemente a guardarla, quasi aspettando impaziente la sua morte. Ho pensato solo alle sue provviste. Avrei potuto almeno cercare di aiutarla, anche se probabilmente era già condannata al primo morso, ma non l'ho fatto. Sembra difficile da credere ma penso di subire già l'influenza negativa degli Hunger Games, che mi spinge a guardare gli altri tributi solo come oggetti da distruggere, che mi vuol far diventare una macchina da guerra sotto il controllo di Capitol City.

Mentre penso a questo alzo lo sguardo e noto qualcosa di strano nella chioma dell'albero sotto il quale mi sono accampata: è completamente piena di farfalle colorate. Svolazzano tra i rami e le foglie mostrando di non accorgersi nè di me nè di qualsiasi altra cosa accada loro intorno. Ce ne sono di rosse, di gialle, di verdi, di blu, di bianche e di nere. È uno spettacolo incredibile. Non credo di aver mai visto niente di simile. Sono talmente tante che sembra che vogliano addirittura prendere il posto dell'intera vegetazione. Potrei rimanere a guardarle tutta la vita. Ad un certo punto ne vedo una blu venire cautamente verso di me. Disegna piccole spirali nell'aria. Sono quasi iptnotizzata da quel movimento.

Improvvisamente però mi ricordo. Sono nell'arena, a combattere negli Hunger Games, non a casa al sicuro. Non posso mai sapere cosa gli strateghi hanno in serbo per me. Per quanto ne so io adesso quelle farfalle potrebbero essere velenosissime, o potrebbero indurmi il sonno. O potrebbero mangiarmi la pelle come gli ibridi del ruscello.

Così mi tolgo la coperta e mi alzo in fretta, allontanandomi dall'albero delle farfalle. Appena lo faccio sento un gran freddo penetrarmi fin sotto i vestiti. Poi raccolgo tutte le mie cose, mi metto lo zaino in spalla e mi appresto a incamminarmi altrove.

Quando sto per andare però vedo due figure, un ragazzo e una ragazza, venire verso di me. Non li vedo bene, ma non sembrano nessuno dei Favoriti. Mi nascondo, proprio come avevo fatto quando avevo visto arrivare la ragazza del 5. Stanno confabulando tra loro di alberi e fuochi.

Poi vedo che si inginocchiano sulla riva del torrente, pronti a bere. Rivedo velocemente le immagini di Dana scuoiata. Mi faccio coraggio ed esco dal mio nascondiglio urlando: - No! Attenti! Attenti ai pesci!

Faccio appena in tempo a notare le espressioni interrogative e sconcertate sui loro volti appena mi vedono. Qualcuno mi da una forte botta in testa ed io cado svenuta, proprio sotto l'albero delle farfalle.


Spazio autrice: Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno letto la mia storia e tutti quelli che l'hanno recensita o la recensiranno. I vostri consigli e accorgimenti mi sono molto utili.
EMNancy

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Capitolo 3
*** Il gruppo ***


Mi risveglio con la testa che mi pulsa e negli occhi ancora le immagini dei due ragazzi al ruscello. Spero di averli avvertiti in tempo ed avergli risparmiato una fine dolorosa. Sono seduta con la schiena appoggiata ad una roccia piatta. Le mie mani e i miei piedi sono legati insieme con una corda. Davanti a me sono poggiati lo zaino, la spada e il coltello piccolo. Non sono più vicina all'albero delle farfalle. Sono su una collinetta erbosa, con poche piante, ma pieno di sassi.

Sento delle voci e vedo tre tributi seduti non molto distanti da me, probabilmente non pensano che mi sia svegliata. Ci sono i due di prima e un'altra ragazza, che però non vedo bene. Riesco anche a sentire cosa dicono: - Dovremmo ucciderla subito, non abbiamo bisogno di un'altra persona nel nostro gruppo. - propone la sconosciuta – Siamo già abbastanza, questa qui è inutile.

- Non è affatto inutile. - ribatte l'altra ragazza – sa usare i coltelli, ci aiuterà a cacciare.

- Facciamo così, se sa cacciare la teniamo altrimenti la uccidiamo. - dice alla fine il ragazzo.

Perfetto. Dovrò uccidere un animale o loro uccideranno me. Non poteva andarmi peggio di così. Quando finiscono di parlare si avvicinano lentamente a me. Hanno un'aria strana mentre mi guardano. Come se si aspettassero che mi trasformi in un maiale da un momento all'altro e scappi tra gli alberi.

- Chi sei? - mi chiede il tributo maschio, sedendosi davanti a me con le altre.

- Eve Maaklass, distretto 10.

Sembrano soddisfatti della mia risposta. Rimangono a fissarmi un po' e poi si presentano. I due che avevo visto al torrente sono Harly e Boost, dal distretto 7, l'altra è Vlex, dal distretto 8. Harly è una ragazza alta e magra, con i capelli castani legati dietro la testa e gli occhi scuri. È l'unica dei tre che mi ispira simpatia. Boost sembra il più giovane di tutti: non molto alto, magrolino, ma con delle grosse braccia. Ha i capelli e gli occhi neri e assomiglia molto alla sua compagna di distretto. Vlex è bassa, massiccia e non fa altro che spostarsi i capelli biondi dagli occhi. Lei ha qualcosa che non va, non riesco a capire bene se nel suo sguardo freddo o nella sua voce gracchiante, ma decido di tenermi alla larga da questo tributo.

- Hai perso il tuo compagno di distretto, giusto? - dice, e sembra quasi soddisfatta quando lo fa.

Io annuisco in silenzio, pensando ancora una volta a Talo.

- E sai usare un coltello?

Annuisco ancora.

- Ha preso un nove alle sessioni private, Vlex. - irrompe allora Harly – Non credo che l'abbia guadagnato mostrando agli strateghi come pascolare una mucca.

È vero: non solo ho usato i coltelli nelle sessioni di allenamento private, ma ho anche sbalordito gli strateghi. È molto raro per una del mio distretto saper usare tali armi.

- Sai cacciare? - continua Vlex, ignorando la ragazza.

Io ci penso un po' e poi decido: - Si, ma per adesso non ce ne sarà bisogno.

Mi chiedono cosa voglio dire e indico con la testa la corda che mi tiene imprigionata. Quando finalmente vengo liberata prendo il mio zaino e mostro a tutti le mie provviste. È una fortuna che non l'abbiano guardato prima.

- Pane! - esclama Boost.

- Ho sei pagnotte, una decina di frutti e due borracce piene d'acqua. - dico.

Mi guardano stupiti e constatano anche loro che quello che ho detto è vero. Siamo in quattro e se riusciamo ad amministrare bene il cibo e l'acqua posso restare almeno due giorni senza dover cacciare. Ma Vlex non sembra convinta.

- Ci basteranno si e no fino a domani mattina. Io sono ancora dell'idea di andare a caccia.

- Allora andiamo domani mattina. - dice Harly, e io mentalmente la ringrazio per avermi permesso di avere più tempo.

- Ok, stavolta ve lo concedo, ma domani tieniti pronta Maaklass, non accetterò nessuno sbaglio da parte tua. - e detto questo Vlex si allontana.

Restiamo in silenzio per un po' di minuti, in attesa di chissà cosa. Sono piuttosto nervosa, la mia vita dipende da un coltello e da come riuscirò a infilarlo nella pancia di un animale. Ma adesso sento di non dover pensare a questo. Così cerco di cominciare una conversazione: - Come siete finiti ad essere alleati? - chiedo a Harly e Boost, che stanno seduti di fronte a me.

- Ci siamo conosciuti agli allenamenti e abbiamo deciso di formare un gruppo, per avere maggiori possibilità di sopravvivere. - mi spiega il ragazzo – All'inizio nella nostra squadra era compreso anche Flear, il compagno di distretto di Vlex, ma sfortunatamente i Favoriti l'hanno ucciso nel bagno di sangue.

Il discorso si ferma qui e non va più avanti, non credo che nessuno di noi abbia più voglia di parlare adesso, così restiamo seduti a riposarci. Sentiamo due cannoni sparare in lontananza, ma non ci facciamo molto caso.

 

Verso sera ci sistemiamo per la notte, dopo aver mangiato un po' di provviste. Io sono l'unica ad avere una coperta quindi la condivido con Harly e Boost. Vlex invece si rifiuta di dormire e si offre per stare di guardia. Mette il mio zaino e le mie armi in un cumolo erboso dietro di me. Immagino sia lì che tengono anche le loro cose.

Gli strateghi ci informano che i due tributi del distretto 11 sono morti. Così adesso siamo rimasti in dodici. Nessuno di noi commenta le vittime di oggi e, quando l'inno finisce, cala lo stesso silenzio che c'è stato per quasi tutto il giorno.

Mi addormento quasi subito, ma stavolta è un sonno senza sogni.

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Capitolo 4
*** La caccia ***


Quando Vlex ci sveglia ha già preparato tutta la nostra roba. A quanto pare non ha intenzione di tornare qui dopo la caccia. Ci costringe a partire subito senza neanche darci il tempo di mangiare e quando le chiedo spiegazioni si limita a accennare alle poche scorte e a un pranzo più sostanzioso. Così preparo il mio zaino e mi sistemo la spada e un coltello alla cintura. Ognuno di noi ha almeno un'arma. Harly ha una grossa ascia, che deve essere l'oggetto con cui sono stata colpita al ruscello, Boost uno strano martello piatto e duro da una parte e acuminato e taglente dall'altra, e Vlex ha una piccola lancia e uno dei miei coltelli, che ha insistito per prendere, pur non sapendolo usare.

Boost propone di dividerci in due gruppi, ma la proposta è subito declinata in modo da non creare confusione nel caso uno dei due dovesse perdersi. Mentre andiamo in cerca di una preda nessuno fiata. Io faccio attenzione a fare meno rumore possibile mentre cammino e mi guardo intorno con attenzione. Harly mi aiuta a raccogliere alcune piante e ad aggiungerle alle nostre provviste.

Mentre si avvicina l'ora di pranzo ci addentriamo in un folto bosco. Dappertutto si sentono i cinguettii di uccelli sconosciuti, ma non riesco mai a vederli. Per tutto il tempo sono tormentata dalla paura che anche questi non siano altro che crudeli ibridi. Ad un certo punto Vlex mi indica un punto, in mezzo alla chioma di un albero. All'inizio non riesco a vederlo bene, ma quando si muove, il mio braccio impugna il coltello e si muove velocemente. L'arma rotea nell'aria fino a conficcarsi orizzontalmente nel collo dell'uccello sfortunato. La bestia cade a terra in un tonfo sordo ed è allora che la vediamo veramente per la prima volta. È grande quasi quanto un gatto adulto, ma dal suo cinguettio avrei giurati che si trattasse di qualcosa di molto più piccolo. Fatico anche a pensare a come un animale del genere sia riuscito a volare fino al punto in cui Vlex me lo ha indicato. Le sue piume sono rosso fuoco, tranne nella coda, dove perdono un po' di colore fino a diventare arancioni. In fondo i miei timori erano sensati: non è un uccello normale, ma una qualche creatura realizzata in qualche modo dagli strateghi per questi Hunger Games, anche se vista così non sembra molto letale, piuttosto fa pensare a una qualche sorta di volatile grasso e poco aggraziato.

Non resisto al suo sguardo, quindi provvedo subito a tagliargli il resto del collo e a gettare lontano la sua testa. Mi sento un'assassina, anche se quello che ho ucciso è solo uno stupido ibrido creato dalla gente che sta cercando di uccidermi per far divertire Capitol City. Quando ne abbatto altri due decidiamo di trovare un posto in cui fermarci per mangiare. Finalmente. Dato che abbiamo tutti molta fame facciamo fuori due panini e tutti gli uccelli, che non hanno un gran sapore, ma sembrano placare l'appetito. Con l'acqua invece ci andiamo piano, dato che è la cosa più preziosa che abbiamo, al momento. Per me non è un grosso problema, ma vedo che gli altri sono visibilmente ancora assetati dopo la loro dose. Forse il saper resistere alla sete è, insieme al saper usare i coltelli, l'unico vantaggio che ho sugli altri tributi.

Dopo pranzo ci concediamo un'oretta di pausa, prima di ripartire verso qualche altro posto dove passeremo la notte. Non posso fare a meno di notare che Vlex mi osserva. E non è curiosità quella che leggo sul suo volto, ma diffidenza. Non so cosa voglia ancora da me: le ho dimostrato che sto dalla sua parte uccidendo quei tre uccelli stamattina e guadagnandomi un posto nel suo gruppo, ma forse non è abbastanza. Poi Harly mi si avvicina: - Non devi aver paura di lei, - mi dice – può sembrare un po' scorbutica all'inizio ma è una buona alleata.

- In realtà credo che sia lei ad avere paura di me. - le sussurro invece io, stando attenta a non farmi sentire dagli altri.

Harly inizia a ridere, e la sua risata è talmente fresca e sincera che per un attimo quasi dimentico di essere nell'arena e che proprio quella persona che mi sto facendo amica potrebbe essere la mia assassina. Ma non mi interessa. Io e Harly continuiamo a parlare. Lei mi illustra le mansioni che svolge nel distretto 7 e io le racconto dell'allevamento dei miei nonni nel distretto 10. Infine finiamo per elencare i motivi per i quali vorremmo vincere. In cima alla sua lista ci sono i soldi. A quanto pare la sua famiglia è molto povera, almeno per gli standard del suo distretto, e lei vorrebbe garantire una vita agiata a tutti quelli a cui vuole bene. Io invece vorrei vincere solo per tornare a casa, per poter riabbracciare i miei parenti e i miei amici e poi ricominciare la mia normale vita di giovane allevatrice. I soldi non mi interessano granché: ce la siamo sempre cavata bene con i nostri mezzi e non credo che mio nonno accetterebbe mai del denaro dalle stesse persone che tutti gli anni uccidono ventitrè ragazzi. E per cosa poi? Punirci? Credo che ci abbiano già punito abbastanza. Ma penso che ormai ci abbiano preso gusto, adesso è solo una questione di tradizione. O almeno così dicono. La voce di Vlex mi distrae dai miei pensieri. Ci incita a partire subito e a camminare in fretta. Mi sembra piuttosto irrequieta, e non credo che questo sia un buon segno.

Durante il viaggio Boost uccide un piccolo scoiattolo col suo martello e Harly raccoglie altre piante, stavolta per uso medico, nel caso qualcuno di noi si ferisse. Camminiamo seguendo il corso di un fiume per almeno due ore. Spesso mi volto ad osservare i malvagi pesci che abitano quelle acque con occhi pieni di orrore. La cosa peggiore è che all'apparenza sembrano totalmente innocui, come i grossi uccelli che abbiamo visto stamattina. Immagino un tributo qualsiasi che, tormentato dalla fame, cerca di abbatterne uno con la sua spada, ma viene abbattutto lui stesso dai terribili denti degli ibridi. Aspirante predatore che diventa facile preda. Il suono di un cannone mi prende del tutto alla sprovvista.

L'irrequietezza di Vlex diventa improvvisamente paura. Non credevo che una come lei potesse realmente provare paura. Dice che dobbiamo camminare il più velocemente possibile, ma cercare di non parlare o fare qualsiasi rumore possa rivelare la nostra posizione. Rivelare la nostra posizione? Cosa sta succedendo? Io e Harly ci guardiamo spaventate, non dai cannoni ma dalle parole della ragazza. Però decidiamo che è meglio assecondarla e seguire i suoi ordini, così camminiamo. E dato che camminare è una delle cose che mi riesce meglio non ci metto molto ad arrivare in testa al gruppo.

Dopo un po' mi fermo, perché i metri che ho messo tra me e gli altri sono davvero troppi adesso. Mi hanno quasi raggiunto, quando sento un fruscio sospetto provenire dagli alberi dietro di loro. L'attimo prima che i Favoriti sbuchino dal nulla vedo due farfalle, una blu e una nera, svolazzarmi davanti agli occhi avvitandosi nell'aria.

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Capitolo 5
*** In pericolo ***


Vedo i Favoriti correre verso di noi. Il mio istinto mi dice di correre a mia volta, ma non credo di averlo mai veramente seguito. Così faccio la cosa più stupida, e anche l'unica, che mi viene in mente. Mi getto nella mischia per salvare i miei alleati.

Appena li raggiungo però uno di loro getta Vlex nel fiume, e io non posso fare altro che guardarla morire dolorosamente a causa degli ibridi. Quando hanno finito il loro lavoro tornano a nuotare tranquillamente, probabilmente cercando di nascondere la loro indole violenta. Il corpo della ragazza sprofonda nelle acque limpide e un cannone spara.

Ma non posso soffermarmi a piangere la morte di Vlex, perché i Favoriti intanto decidono di gettarsi su Harly e me. Boost invece scappa tra gli alberi, ma nessuno lo insegue. Sembrano tutti troppo concentrati su noi due. Prima che anche noi possiamo cercare riparo nel bosco però un tributo colpisce Harly al polpaccio con una grossa lancia. Lei cade a terra e mi grida: - Scappa Eve! - e solo allora mi rendo conto che chi l'ha ferita è Lurn, lo stesso Lurn che ha ucciso Talo. Penso bene quindi di vendicare lui e Vlex.

Impugno la mia spada e la brandisco cercando di difendere me e Harly. Ma io sono sola, mentre loro sono in cinque. Combatto valorosamente per più o meno trenta secondi, quando il tributo del 2 decide di farla finita e cerca di colpirmi al petto col suo coltello. Ma, prima che quello possa penetrare la mia carne, il ragazzo cade a terra esanime. Dietro di lui vedo Garett, il tributo del distretto 1, e solo ora mi accorgo che non era tra i Favoriti.

Garett tende di nuovo il suo arco e colpisce Val, la ragazza del 4, alla schiena. Prima che possa fare qualcosa io la ferisco all'addome e lei barcolla fino a cadere nel ruscello. I pesci finiscono il lavoro e il suo corpo va ad aggiungersi a quello di Vlex. Un altro cannone spara.

Proprio mentre Garett si avvicina ai tre Favoriti rimasti una di loro, che deve essere la ragazza dell'1, strappa la lancia di mano a Lurn e la scaglia verso il suo compagno di distretto. L'arma lo colpisce al braccio, ma lui sembra non farci caso e continua a muoversi.

Improvvisamente però anche i tre tributi cominciano ad andargli incontro. Corrono, lo superano, raccolgono la lancia e se ne tornano da dove sono venuti. Garett sospira: - Vigliacchi. Che razza di Favoriti dovrebbero essere? - e viene verso me e Harly.

Ci ucciderà, lo so, può anche non essere un Favorito ma è comunque un tributo. Infine scelgo che il mio istinto merita di essere ascoltato almeno una volta, così faccio per cominciare a scappare, quando Garett mi chiede: - Dove stai andando?

Mi volto leggermente per guardarlo. Lui mi fissa con i suoi occhi verdi, si pulisce i capelli castani da alcune foglie e si piega per prendere il coltello del ragazzo del 2. Poi si ferma ad esanimare la ferita di Harly, dice: - Non è molto grave, ma devi essere fasciata. - e prende dal suo zaino una piccola garza. Cosa sta facendo? Appena inizia a medicarla Harly gli chiede: - Dove hai preso le fasciature?

- Sponsor. - risponde semplicemente lui.

Sponsor. Non ci avevo nemmeno mai pensato fino ad ora, ma credo sia un grosso aiuto per sopravvivere. Devi dare spettacolo. Aiuta Capitol City a divertirsi e Capitol City aiuterà te. È crudele, ma molto utile.

Do una mano a Garett a mettere in piedi Harly e la sostengo con lui. Non è molto pesante, ma è comunque faticoso. In fondo sono troppo magra e debole per Panem. Ci mettiamo in cammino con l'intento di trovare un rifugio sicuro, perché adesso siamo in pericolo, rallentati dalla ragazza ferita. Siamo vulnerabili.

Mi chiedo perché io adesso stia seguendo i consigli di un ragazzo che non conosco e perché lui stia dando dei consigli a me. Probabilmente vuole solo liberarsi di noi. Lasciarci sole o ucciderci nel sonno. Sono gli Hunger Games e noi siamo tributi. Se vuole vincere meno siamo e meglio è.

Poi mi ricordo che all'inizio non mi fidavo neanche di Vlex, e lei non si fidava di me. Ma mi ha salvata. Non so come, ma sapeva che i Favoriti ci stavano dietro. Avrei dovuto capire subito che pensava di essere seguita quando, stamattina, ci ha fatto partire in fretta e furia per andare a caccia, o quando ci ha fatto affrettare il passo dopo lo sparo del cannone. Ma come lo sapeva?

- Là. - Garett mi indica una grossa pietra e ci dirigiamo verso di essa.

Poggiamo Harly per terra e gli chiedo: - Vuoi stistemarti qui?

- C'è qualcosa qua dietro. - risponde lui, cercando di spostare il masso.

Ci mette tutta la sua forza, ma è troppo pesante, così mi chiede se ho qualcosa per aiutarlo. Ripenso alla piccola asta, l'unica cosa che avevo trovato nello zaino di Talo. L'unica cosa... Adesso capisco! Non credo che gli strateghi riempiano gli zaini di roba inutile. Ogni cosa ha il suo valore, sta ai tributi scoprire qual'è. Se l'asta era l'unica cosa in quello zaino, significa che vale tanto quanto il contenuto di altri zaini completamente pieni. Se il mio ragionamento è giusto, allora l'oggetto non è fatto di semplice ferro.

Lo prendo velocemente e lo porgo a Garett. Lui guarda l'asta, inizialmente non convinto, poi capisce cosa intendo e la usa come leva. La roccia scivola via facilmente e rivela l'entrata di una piccola caverna.

- Titanio. - sussurra Garett, e io annuisco.

Ci sistemiamo dentro la grotta, che è grande abbastanza per contenerci tutti e tre, e accendiamo un fuoco: dentro è umido e fa ancorna più freddo che fuori. Poi risistemiamo lentamente la pietra davanti all'ingresso, lasciando un piccolo spazio aperto per far entrare aria. Infine ci sistemiamo e, dato che è ormai sera, mangiamo un po' di provviste.

Adesso dovremmo essere al sicuro, ma come faccio a sentirmi protetta con un perfetto sconosciuto sbucato dal bosco che proviene dal distretto 1?

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Capitolo 6
*** Il sogno ***


I volti dei tributi appaiono nel cielo, accompagnati dal solito inno. Il ragazzo del 2, ucciso da Garett, la ragazza del 4, che deve la sua morte anche a me, il ragazzo del 5, ucciso probabilmente dai Favoriti, e Vlex, buttata nel fiume da Lurn. Con questi sono sedici in tre giorni. Probabilmente adesso gli strateghi ci faranno rallentare un po' il ritmo, per permettere ai cittadini di Capitol City di gustarsi di più questa edizione degli Hunger Games.

- Siamo rimasti in otto. - dice Harly. - Questo significa che partiranno con le interviste.

Giusto. Quindi andranno a casa dei miei nonni e li riempiranno di domande personali o anche quesiti più generici. Del tipo come sono morti i miei genitori, come va l'attività di famiglia, perché so usare i coltelli, quanta lana ricaviamo dalle nostre pecore e quali erano i miei giochi preferiti quando avevo sei anni.

- E che questa edizione volge al temine. - aggiunge Garett.

In realtà non capisco cosa intende. Chissà quante cose ancora ci aspettano, quanti combattimenti dovremmo ancora vincere, o perdere, quanti coltelli o frecce dovremmo ancora lanciare prima che questa edizione volga al termine. Adesso mi viene quasi voglia di nascondermi in questa grotta fino alla fine e aspettare che gli altri si uccidano o muiano di fame, o più probabilmente di sete, per poi uscire e dichiararmi vincitrice. Ma so che una cosa del genere non succederebbe mai. Se davvero voglio vincere devo combattere anch'io.

Sistemiamo la coperta per la notte e ci dividiamo i turni di veglia. Harly insiste per farne uno anche nelle sue condizioni, così le assegniamo il primo. A me tocca l'ultimo.

Sono talmente stanca che mi addormento immediatamente. La mia mente mi porta in un viaggio a ritroso, verso il giorno in cui tutto questo è cominciato.

 

Sono a casa. È mattina. Devo prepararmi per andare in piazza. Oggi è il giorno della mietitura. Mi lavo, indosso un bel vestito verde e mi aggiusto i capelli. Poi mi avvio con i miei nonni davanti al Palazzo di Giustizia, dove hanno allestito un grande palco. Siamo molti e il caldo è quasi insopportabile, quando finalmente arriva la solita donna stravagante di Capitol City a darci il benvenuto a questa nuova edizione degli Hunger Games e ad annunciare i nomi dei due tributi del nostro distretto. Così estrae il mio nome e poi quello di Talo. Avanzo tremando verso il palco e ho a malapena la forza di stringere la mano alla donna di Capitol e al ragazzo. Mentre i pacificatori ci portano dentro il Palazzo vedo i miei nonni piangere, consolandosi inutilmente a vicenda.

Quando è il momento dei saluti piango anch'io e riesco solo a dire che gli voglio bene e sono grata a entrambi per avermi cresciuta quando i miei genitori non hanno potuto farlo. Entrano poi nella stanza anche la madre e il padre di Talo e mi dicono che sono molto dispiaciuti per me. Dico che anche a me dispiace molto, ma in fondo so che loro sperano con tutto il cuore di vedermi morta e di poter riabbracciare il loro unico figlio maschio. Ed è giusto così.

Poi ci portano a Capitol City. Viaggiamo in un treno incredibile: è la cosa più lussuosa e appariscente che io abbia mai visto in vita mia. Il cibo poi è delizioso e la sera mangio così tanto che ad un certo punto sono costretta a scappare in bagno a vomitare. La mattina dopo però siamo arrivati a destinazione.

In un grandissimo edificio, dove si trovano anche le nostre stanze e il centro di allenamento, il mio staff di preparatori e lo stilista mi puliscono, truccano e vestono per la sfilata. La sera tutti i tributi sfilano davanti ai cittadini di Capitol City e al presidente Snow con vestiti ispirati alle specialità di ogni distretto. Poi lo stesso presidente ci da' il benvenuto a Capitol City e ci augura buona fortuna per questa edizione degli Hunger Games.

Dal giorno dopo cominciano le sessioni di allenamento, dove posso imparare molte cose e ammirare i tributi Favoriti distruggere un manichino dopo l'altro. Io e Talo ci spostiamo in ogni postazione, ma non ci facciamo mai notare molto. Alle sessioni private però centro più volte il collo dei manichini con i miei coltelli, sbalordisco gli strateghi e mi guadagno un buon nove.

Poi c'è l'intervista. Sono di nuovo rimessa in tiro dai preparatori e dallo stilista e aspetto il mio turno di apparire sulle televisioni di tutta Panem. Quando sta a me Ceasar esordisce con la classica domanda 'Quali sono i tuoi punti di forza?'. Non ci penso nemmeno a rivelare a tutti i miei avversari i miei punti di forza, quindi dico a Ceasar che sono molto brava a mimetizzarmi, a nuotare e nel combattimento corpo a corpo. Forse spero che gli altri tributi ci credano e che mi evitino nell'arena, ma nessuno sembra molto convinto. Probabilmente ad una domanda come questa mentire sarebbe stata la strategia di chiunque.

Il giorno dopo i giochi cominciano.

 

Garett mi sveglia per ricordarmi che è il mio turno di veglia. Mentre mi metto a sedere lentamente noto che lui fatica a prendere sonno. I suoi occhi verdi risplendono anche nel buio della caverna. Gli chiedo allora quello che mi ha tormentato per tutta la giornata: - Perché ci hai aiutate oggi?

Lui mi fissa e risponde: - Perché dovevo farlo.

- No, non dovevi. Potevi ucciderci ed avvicinarti alla vittoria.

- Non sono quel tipo di persona, - protesta lui – non sono un Favorito. Non mi sono mai sentito come un Favorito, per questo li ho abbandonati appena i giochi sono iniziati.

Io annuisco e ripenso a come si è scontrato in nostra difesa oggi pomeriggio. Improvvisamente mi torna alla mente che oggi non solo Harly è stata ferita. Infatti Garett è stato colpito al braccio dalla grossa lancia di Lurn.

- Il tuo braccio! - esclamo costringendolo ad alzarsi.

Lui protesta un po', ma poi acconsente a farsi controllare. Vedo solo grazie a quello sprazzo di luce che esce dallo spazio che abbiamo lasciato tra la pietra e la fine dell'ingresso alla grotta, ma sono sicura che il taglio che Garett ha sul braccio è pieno di sangue rappreso. Così lo pulisco con meno acqua possibile e mi appresto a fasciarlo, quando mi ricordo delle piante che aveva raccolto Harly per uso medico. Prendo un paio di foglie di uno strano arbusto disinfettante e le strofino alla ferita. Poi prendo la garza e la avvolgo intorno al suo braccio. Per tutto il tempo in cui l'ho medicato, Garett non ha fatto altro che fissarmi. Devo ammettere che è un bel ragazzo, ma questo suo comportamento mi inquieta un po'. Mi chiedo cosa abbia in mente.

Quando ho finito sussurra un ringraziamento e torna a distendersi. Mentre si avvolge nella coperta mi chiede: - E tu perché adesso mi hai aiutato?

- Perché dovevo farlo. - rispondo, sorridendo dolcemente.

Non ne sono sicura, ma credo che anche Garett mi sorrida prima di assopirsi.

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Capitolo 7
*** Cannoni e farfalle ***


Costringo Harly e Garett a svegliarsi e cambio le fasciature a entrambi. Quando ho finito mangiamo tutte le provviste rimaste, accendiamo il fuoco e ci concediamo qualche minuto per organizzare la giornata. Io e Garett andremo a caccia sia la mattina sia il pomeriggio, mentre Harly resterà a fare la guardia alla grotta. Per la notte i turni di guardia saranno gli stessi, a meno che qualcuno di noi si ferisca gravemente, o muoia.

Stiamo per avviarci fuori dalla grotta, appena mi ricordo del ragionamento del giorno prima su Vlex e decido di condividerlo con i miei alleati. Quando ho finito di spiegarlo Harly, che sembra poco convinta, mi chiede: - E per quale motivo credi che sapesse di essere seguita?

Io ci penso un attimo. È quello che mi chiedevo anche io. Non credo di avere una risposta, in fondo era solo una riflessione improvvisata. Sto per risponderle, quando Garett mi anticipa.

- Probabilmente tra voi c'era un traditore. O una traditrice. - ipotizza - Se era una tra voi due significa che i Favoriti ci stanno seguendo ancora.

Io so di non esserlo. E non credo neanche che sia Harly. Se veramente lo fosse i Favoriti probabilmente non avrebbero cercato di ucciderla, anche se ne sarebbero stati del tutto capaci, oppure lei avrebbe tentato di scappare nel bosco, perché forse non l'avrebbero seguita. Scappare nel bosco...

- Boost! - esclamo, facendo sobbalzare gli altri due.

Ancora una volta condivido con gli altri i miei pensieri, e ancora una volta Harly non sembra convinta.

- Non so, Eve. Io conosco Boost da moltissimo tempo, è quasi un fratello per me, e non credo che farebbe mai una cosa del genere. - dice.

Voglio ribattere, ma Garett mi anticipa di nuovo: - Non bisogna mai giudicare una persona negli Hunger Games da come si comportava normamelmente al di fuori dell'arena. I giochi ti cambiano, ti rendono qualcosa che non sei, ti fanno fare cose che non faresti se non per sopravvivere. Non avete visto le altre edizioni?

Io annuisco lentamente, ma Harly si fa silenziosa e triste e gli occhi le si riempiono di lacrime. Credo che abbia capito che noi abbiamo ragione, ma non vuole ancora accettare la realtà. In fondo è quello che avrei fatto io se Talo fosse stato ancora in vita e mi avesse tradito.

- Tu sei del distretto 1, quindi saresti stato un Favorito, - dico rivolta a Garett – non hai notato niente di strano durante gli allenamenti?

- Anche durante gli allenamenti cercavo di tenermi il più distante possibile da loro, - risponde – ma credo di averli visti parlare un paio di volte.

Adesso le lacrime rigano silenziosamente le guance di Harly. Io le cingo le spalle con il braccio e cerco di confortarla. Mi ricordo la sua risata fresca provo a farla ridere ancora, ma è tutto inutile. Alla fine Garett mi costringe a lasciarla stare e a partire per la caccia. Mentre stiamo spostando la roccia all'ingresso Harly ci chiede: - Non mi tradirete anche voi, vero?

Io mi giro lentamente verso di lei, le sorrido e le dico: - No, certo che no.

 

La nostra battuta di caccia mattutina si rivela una delusione. Riusciamo a prendere solo un piccolo scoiattolo e due uccellini azzurri. Tutto questo basterà a malapena per il pranzo, quindi oggi pomeriggio saremo obbligati a fare del nostro meglio. Stiamo per tornare alla grotta, quando sentiamo un fruscio dietro di noi.

Garett incocca una freccia e tende l'arco, mentre io impugno la spada. Aspettiamo un po' e proprio mentre ci stiamo convincendo che sia solo un animale, Boost sbuca dai cespugli aggredendoci col suo strano martello.

Mi salta addosso e cerca di colpirmi alla testa, ma, lasciando cadere la spada, riesco a bloccare il colpo. Però cado a terra sotto il suo peso e trascino lui con me. Il martello gli sfugge di mano e mi colpisce alla spalla. Cerco di ignorare il tremendo dolore e blocco le sue mani con le mie. Garett punta la freccia alla sua testa. Sta per ucciderlo quando lui parla.

- Dite a Harly che mi dispiace. - ci dice – Ditele che ho dovuto farlo, che ero costretto.

Gli occhi di lui si riempiono di lacrime, proprio come quelli di Harly questa mattina. Io annuisco e chiedo: - Altro?

- Ditele che le voglio bene.

Appena ha finito di parlare, Garett lascia andare la freccia, che trapassa il cranio di Boost.

Un cannone spara.

 

Torniamo alla grotta e troviamo Harly seduta a pensare a chissà cosa. Il compito di dirle di Boost è stato affidato a me, perciò mi affretto a spiegarle come lo abbiamo incontrato, cosa ha detto e come è morto, mentre Garett riaccende il fuoco per cuocere le nostre prede.

Harly comincia a singhiozzare disperatamente. Io non provo neanche a farla smettere, ma stavolta è lei che cerca il mio sostegno e mi abbraccia. Sono stupita e onorata di questo gesto, ma appena lo fa sento una fitta fortissima alla spalla e emetto un gridolino di dolore.

Quando mi tolgo la felpa per mostrare la ferita a Harly, che mi ha chiesto spiegazioni, non mi aspetto di trovare un grosso bozzolo nero pulsante. È incredibile che non me ne sia accorta prima. La ragazza, continuando a piangere ma in modo più contenuto, prende un paio di foglie arancioni dallo zaino e me le poggia delicatamente sulla spalla. Le sono infinitamente grata perché sento subito una splendida sensazione di sollievo. Le foglie sono fresche e attenuano il dolore.

Sembra che il vedermi stare meglio la renda felice e compiaciuta, perché riesce a sorridermi.

Mangiamo velocemente e io e Garett decidiamo di partire subito per cercare di ottenere un bottino più ricco della mattina. Così spegniamo il fuoco e ci apprestiamo ad avviarci. Prima di andare però abbraccio un'ultima volta Harly.

 

La caccia del pomeriggio va sicuramente meglio di quella della mattina. Riusciamo infatti a uccidere tre lepri piuttosto grandi, un paio di scoiattoli e anche un grasso uccello come quelli che avevo cacciato con Vlex. Io faccio la mia parte, anche con la spalla dolorante, mentre Garett sembra non ricordarsi neanche del taglio che ha al braccio.

Quando decidiamo di finire è ancora presto per tornare alla grotta, così cerchiamo un luogo per riposare un po'. Dopo qualche minuto di cammino arriviamo in un posto che conosco bene. Siamo davanti all'albero delle farfalle.

Garett si avvicina, ammirando la maestosità dello spettacolo colorato che aveva stupito anche me, ma io lo avverto: - Attento! Credo siano ibridi, potrebbero essere pericolose.

Garett osserva un po' me e un po' le farfalle e poi ribatte: - Si, sono ibridi. Ma sono innocue.

Io gli chiedo spiegazioni e lui per tutta risposta mi fa sedere sotto l'albero e osserva affascinato gli animaletti colorati che svolazzando sopra le nostre teste. Dopo qualche attimo di silenzio lui finalmente comincia a spiegare: - Ho scoperto che sono dei segnali. Ogni colore significa qualcosa. Gli strateghi le hanno posizionate nell'arena credendo che nessuno ci sarebbe mai arrivato, così da avere una scusa pronta per i distretti dopo le nostre morti. Qualcosa del tipo: 'Noi li avevamo avvertiti, ma loro non hanno capito'.

- Invece tu l'hai scoperto. - concludo io – Ma come?

- Queste farfalle sono dovunque nell'arena. Seguono i tributi e, a volte, li precedono. Di solito nessuno se ne accorge, ma io sono stato abbastanza sveglio da farlo. In ogni momento cercavo di individuarle, per capire cosa stava per accadere. È anche grazie a queste che sono ancora vivo.

- E per questo hai anche ricevuto le bende dagli sponsor, giusto?

Lui annuisce.

- All'inizio non mi servivano, credevo che me le avessero mandate per precauzione. Ma poi ho capito che forse non dovevano servire a me. Così quando ho incontrato te e la tua alleata ferita non ho esitato ad aiutarvi. Anche gli sponsor hanno capito che non sono come un Favorito. Non sono fatto per gli Hunger Games.

Io lo guardo stupita. No, lui non è fatto per gli Hunger Games. Il suo cuore è troppo grande per poterlo essere, e scommetto che quando ha ucciso si è sentito sbagliato. Si è sentito come stretto nelle mani di Capitol City.

Quando Garett si accorge che lo sto guardando io arrossisco e volgo lo sguardo da un'altra parte. Poi gli chiedo: - E esattamente cosa significano i diversi colori delle farfalle?

- Quelle blu avvertono l'avvicinamento di altri tributi, - risponde – quelle gialle che gli sponsor sono interessati a te, quelle rosse che sta arrivando un pericolo, quelle nere che il pericolo è mortale, e quelle bianche che invece va tutto bene.

- E quelle verdi? - chiedo, osservando attentamente le farfalle nella chioma dell'albero.

- Non l'ho ancora capito, non credo di averle mai incontrate. - mi sussurra sorridendo – Forse gli strateghi le tengono per qualcosa di veramente importante.

Sorrido a mia volta. Lui sta per dire qualcos'altro. Un cannone spara.

La paura mi afferra. Balziamo in piedi insieme. Evidentemente abbiamo avuto entrambi lo stesso, terribile pensiero.

Harly.

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Capitolo 8
*** L'alleato ***


Cerco di ricordarmi tutto il percorso che abbiamo fatto per arrivare all'albero delle farfalle. Corriamo a perdifiato tra gli alberi e le uniche cose che sento sono il rumore dei rami che mi urtano il viso e il cuore che mi batte all'impazzata nel petto. Non provo affatto fatica. O almeno non ci faccio caso, perché quando finalmente arriviamo alla grotta le gambe a malapena mi reggono. Ma non m'importa.

Ho veramente paura. La pietra all'ingresso è stata spostata, anche se di poco, e sono sicura che c'è lo zampino dei Favoriti. L'hanno trovata. Forse però Harly è riuscita a scappare. Con la sua gamba? Forse allora volevano solamente le provviste.

Forse l'hanno risparmiata.

Quando entriamo però è chiaro che non erano le provviste il loro obbiettivo. Di quelle probabilmente ne avranno in abbondanza. Tutta la nostra roba è al suo posto, nessuno l'ha toccata.

In compenso al centro della caverna c'è il cadavere di Harly, al centro di una pozza di sangue. Ha un taglio profondo al collo e altre ferite lungo tutto il corpo. I Favoriti non hanno avuto pietà.

Appena la vedo mi lascio vincere dalla disperazione e cado a terra, sotto il peso del dolore e della fatica. Vorrei piangere, vorrei urlare e farmi sentire dagli altri tributi, dagli strateghi e da tutta Panem, ma riesco solo a rimanere in silenzio davanti al corpo esanime di Harly.

È morta anche lei. Dopo Talo, dopo Vlex, e si, anche dopo Boost. Non sentirò più la sua risata fresca e non potrò più gustare i suoi abbracci. Ma forse sapevo già che sarebbe successo. Perché quelli che sto combattendo sono semplicemente gli Hunger Games. Tutto questo accade ogni anno. E non posso fare a meno di pensare a quanto sia crudele e ingiusto.

Garett intanto raduna tutte le nostre cose e se le mette in spalla.

- Eve alzati, dobbiamo andare via di qui. - dice – I Favoriti potrebbero tornare. Eve!

Io riesco a sentirlo, ma non ad ascoltarlo. Possibile che non capisca il mio dolore e il mio sgomento? No, lui capisce. Anche lui è triste, ma sa che non dobbiamo arrenderci in questo modo adesso. Ed ha ragione.

Così mi alzo faticosamente, prendo uno zaino e mi avvio con lui verso l'esterno. Poi gli prendo la mano e mi lascio guidare verso un posto più sicuro. Mentre ci allontaniamo scorgo l'hovercraft che preleva il corpo di Harly dalla caverna.

 

Ci sistemiamo in un piccolo spazio nascosto da alberi e folti arbusti. Ormai è sera, quindi accendiamo un piccolo fuoco e arrostiamo i due scoiattoli. Una volta cotti decidiamo di spegnerlo subito, per non rischiare di rivelare la nostra posizione. Mangiamo la nostra parte in silenzio e beviamo un sorso d'acqua. Adesso è quasi finita. A questo punto spero solo che anche i giochi finiscano presto. Non mi importa molto di vincere, però. Che senso avrebbe vincere e continuare a vivere in una realtà come questa?

Dopo aver mangiato prendiamo la coperta e la sistemiamo per la notte. Garett si copre subito. Io preferisco tenermi vicino ai resti del fuoco, almeno fino a quando sono ancora caldi. Il freddo da parte sua si fa' sentire sempre di più. Passiamo in questo modo tutta la serata, finché suona l'inno. Appaiono nel cielo i volti di Boost e di Harly. Entrambi i tributi del distretto 7.

Neanche adesso riesco a piangere. Riesco solo a stringermi contro i resti del fuoco, ormai gelidi e consumati, e rievocare nella mia mente alcuni ricordi. Le giornate passate a pascolare gli animali. I sorrisi dei miei nonni. L'erba fresca e i fiori colorati in primavera. Qualche amica che mi ero fatta a scuola. E ancora la risata di Harly.

- Stai tremando. - mi dice il mio alleato.

- Sto bene così. - ribatto io.

- Non stai bene. Vieni sotto la coperta.

All'inizio rifiuto malamente l'offerta, poi però mi trovo costretta ad accettarla perché la temperatura si sta abbassando sempre di più. Quando mi avvolgo a mia volta nella coperta, sento due braccia forti e calde che mi stringono.

È Garett. All'inizio penso addirittura che stia cercando di strangolarmi, ma poi capisco che è solo un goffo tentativo di abbraccio. Non deve essersi trovato molte volte in una situazione come questa.

- Va meglio? - chiede.

Io annuisco. Adesso non sento più freddo.

- Mi dispiace per quello che è successo a Harly. - aggiunge.

Io non so cosa dire. Che dispiace anche a me è ovvio. Così, finalmente, riesco dolorosamente a far uscire le lacrime dai miei occhi. Sono lacrime tristi, ma anche liberatorie, e non credo che avrei potuto tenermele dentro a lungo.

Garett mi stringe ancora. Sto quasi per soffocare, ma non protesto e mi lascio asciugare il viso e confortare dalle sue parole. Sono sul punto di addormentarmi e gli sussurro: - Se alla fine noi due fossimo gli ultimi sopravvissuti, non credo che riuscirei ad ucciderti.

Garett ride dolcemente e mi dice: - Già, neanch'io. Probabilmente preferirei suicidarmi che uccidere te.

So che è ironico, ma quelle parole mi fanno una gran paura e devo farmi promettere da lui che non lo farà davvero per riuscire ad assopirmi in pace.

 

Quando mi sveglio noto che Garett è già alzato e sta cuocendo il grasso uccello per colazione. Vorrei cambiargli di nuovo le fasciature, ma lui insiste sul fatto che ormai la sua ferita è praticamente guarita e io mi lascio convincere. Mi limito a prendere dallo zaino un altro paio di foglie miracolose per la mia spalla.

Mangiamo lentamente, come per assaporare il gusto che questo uccello non ha, poi prepariamo le nostre cose e ci apprestiamo a rimetterci in cammino. Nessuno di noi accenna più a quello che è successo ieri, fortunatamente.

Camminiamo per un'oretta senza una meta precisa cacciando solo qualche misero passerotto. Sembra quasi che non abbiamo voglia di fare niente, stamattina.

Improvvisamente però Garett sembra risvegliarsi da una trance. Si guarda intorno spaventato e pare quasi impazzito. Quando gli chiedo cosa sta succedendo lui mi indica posti a caso tra la vegetazione.

Mi sa che è davvero impazzito.

All'inizio sono davvero perplessa. Capisco solo quando sembra aver ritrovato il dono della parola.

- Farfalle! - farfuglia – Farfalle verdi! Sono dappertutto!

Mi guardo intorno sbalordita e mi rendo conto che ha ragione. Sono dovunque, ma si confondono nel verde deglia alberi, dei cespugli e perfino dell'erba.

Farfalle verdi.

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Capitolo 9
*** I tributi ***


Mi faccio prendere subito dal panico. Ci allontaniamo in cerca di un posto sicuro, ammesso che queste farfalle siano davvero pericolose. Ma è tutto inutile: sono centinaia, migliaia, forse milioni, e sembra quasi che ci stiano seguendo. O precedendo, come aveva detto Garett.

- È un segno Eve. - mi dice lui.

- E cosa credi che voglia significare? - chiedo.

- Non lo so, ma non penso che vogliano farci del male.

- Come puoi saperlo? Mi avevi detto di non averle mai incontrate prima.

- Lo so, ma... è quasi un presentimento.

Decidiamo allora di continuare a camminare, ma adesso più passi facciamo in una direzione, più la temperatura si abbassa. Siamo costretti a fermarci di continuo, cercare nuovi sentiere e tentare di seminare le farfalle.

Verso l'ora di pranzo ci fermiamo ad accendere un fuoco, ma gli animali ci rendono impossibile anche fare questo. Infatti si posano su tutta la nostra legna e, quando cerchiamo di scacciarle, ne arrivano invece ancora di più. Vogliamo allora bere un sorso d'acqua, ma appena apro la borraccia con quella rimasta, riescono ad infilarsi anche lì. Getto la borraccia a terra, arrabbiata, e impreco contro questi stupidi insetti.

Improvvisamente si alza addirittura sulla nostra strada un muro di farfalle.

- Gli strateghi vogliono farci andare da qualche parte. - sussurra Garett – E non credo che stiano lavorando solo su di noi.

Capisco cosa vuole dire.

- Vogliono costringerci a combattere con gli altri tributi. - aggiungo io – Vogliono garantirsi il gran finale.

Lo guardo preoccupata.

- Io non mi piegherò ai loro voleri! - esclama allora lui, cominciando a correre verso il muro verde che svolazza davanti a noi.

Appena lo tocca però viene scaraventato all'indietro, come respinto prepotentemente da qualcosa. Mi precipito a soccorlerlo, ma non sembra avere lesioni di alcun genere.

- Le farfalle formano un campo di forza. - constato, e lui annuisce.

- È abbastanza forte da non farci passare, ma non abbastanza da ucciderci o ferirci. - dice mestamente Garett quando si rialza.

- Dobbiamo piegarci ai loro voleri, Garett. - gli sussurro – Dobbiamo combattere.

Garett mi abbraccia goffamente, come aveva fatto dopo l'inno, ed è come se quell'abbraccio mi parlasse. Dice quello che sapevamo fin dall'inizio dei giochi. Sopravviverà soltanto uno tra noi. Perché siamo tributi.

Tentiamo disperatamente di aggirare il muro di farfalle, ma quello si muove con noi. Quindi ci limitiamo a seguire il sentiero indicatoci dagli strateghi, impugnando saldamente le nostre armi. Non parliamo, ma a volte ci osserviamo, come se fossero gli ultimi attimi in cui potremmo farlo. Soltanto una volta io mi arrischio a prendere la parola. Chiedo: - Quali sono gli altri tributi rimasti?

- Magenta, del distretto 1, Tarya, del distretto 2, Lurn, del distretto 4, e la ragazza del distretto 6.

La conversazione muore lì. Quindi rimaniamo noi due, i Favoriti e la ragazza del 6. Sinceramente pensavo che gli strateghi avrebbero aspettato ancora un po' prima di pensare al gran finale.

Camminiamo per una buona mezz'ora, prima di sentire dei passi. Vengono dalla nostra destra. Ci voltiamo e scorgiamo tre tributi in lontanaza. I Favoriti. Non ci hanno visto, quindi decidiamo di nasconderci dietro due grossi cespugli. Forse così riusciamo ad utilizzare l'effetto sorpresa.

Stringo la spada in una mano e il coltello nell'altra. Proprio mentre i Favoriti sono abbastanza vicini da poter provare un attacco, però, sbuca davanti a noi la ragazza del distretto 6. Questa non ci voleva. Lei ci vede e sono sicura che i Favoriti vedano lei. Ci viene incontro brandendo una lunga spada e Garett incocca una freccia. Non la uccide subito però. Sta pensando a quanto sia conveniente farlo, probabilmente. Infatti, se noi adesso la uccidiamo, i Favoriti scopriranno la nostra posizione e forse ci uccideranno prima che riusciamo a scappare. Ma, se restiamo qui o tentiamo subito di scappare, ci sono buone probabilità di essere uccisi sia dalla ragazza, che dai Favoriti. Comunque, in ogni caso, l'effetto sorpresa è rovinato.

Evidentemente però Garett decide di farla subito finita, perché in un attimo il collo del tributo del 6 è trapassato da una sua freccia e un cannone spara. Così ci alziamo e iniziamo a correre il più velocemente possibile. Mi volto un secondo a controllare i Favoriti. Ci inseguono fuiosamente brandendo le loro armi. Una di loro ha anche un arco e mi colpisce al fianco con una freccia.

Cado irreparabilmente in ginocchio, ma, grazie all'aiuto del mio alleato, mi rialzo quasi subito. Comunque non riesco più a correre veloce come prima e vedo i Favoriti guadagnare sempre più terreno.

È fatta. Sono morta. Addio Panem, addio distretto 10, addio vita. Tanto vale consegnarmi direttamente nelle mani degli altri tributi e dare a Garett un ultima opportunità di vincere.

Sto quasi per fermarmi e sacrificarmi per lui, quando proprio Garett sembra aver avuto la stessa idea.

Torna indietro di corsa e si prepara a fronteggiare i tre Favoriti per proteggermi. Come avevo fatto io per proteggere Harly e gli altri alleati vicino al fiume.

- Scappa, Eve! - mi grida lui.

- Non ci penso nemmeno! - protesto io, aiutandolo ad affrontare gli altri tributi.

Garett col suo arco uccide subito Tarya e io ferisco Lurn al braccio con la spada.

- Ma guarda! Due innamoratini che si proteggono a vicenda. Che pena! - ci schernisce Magenta, la compagna di distretto di Garett.

Io non ci penso due volte e lancio il mio coltello verso il suo cuore. Due cannoni sparano, segnalando la morte dei due tributi. Però, mentre guardo il corpo di Magenta cadere a terra, Lurn mi spinge e anch'io cado a terra a mia volta.

Indietreggio velocemente. Lurn prende la mira. Scaglia la sua grossa lancia, che però non mi colpisce.

Garett mi sfreccia davanti, beccandosi l'arma in pieno petto.

Alla fine è stato lui a sacrificarsi per me, come Talo. E per questo adesso mi sento una persona terribile.

- No! - grido, gettandomi su Lurn.

Lui tira fuori una spada, così ci combattiamo ad armi pari. All'inizio sembra quasi avere la meglio su di me, ma adesso non mi arrenderò facilmente.

Con una rapida mossa lo disarmo e successivamente penetro lentamente con la lama nel suo stomaco. Il sangue inizia a zampillare. Io mi avvicino al suo orecchio e sussurro: - Questo è per Talo, per Vlex, per Harly, per Garett e per tutti gli altri.

Poi lo lascio accasciarsi sull'erba mentre un altro cannone spara. Provo una strana sensazione. Come se qualcuno mi stesse applaudendo in questo momento. Sono esaltata.

Un rumore metallico mi riporta alla realtà. Mi volto e vedo Garett, disteso su un fianco su una pozza di sangue. Ha appena gettato via la lancia di Lurn e si tiene la pancia con entrambe le mani.

Sono un mostro. Ho lasciato che gli Hunger Games mi cambiassero, che mi rendessero un'assassina spietata proprio come i Favoriti che ho appena ucciso.

Mi avvicino al mio alleato e lo guardo. In faccia gli si legge solo dolore. Sta tossendo, sputando sangue, e nel profondo del mio cuore so che non ce l farà.

- Forse se prendo qualche foglia dallo zaino... - dico.

- No! - grida Garett, fermandomi.

I suoi occhi verdi sono ridotti a fessure, ma mi fissano ancora come quella volta in cui l'avevo medicato nella grotta.

Sorride.

- Hai vinto. - mi dice.

- Garett... - all'inizio non so cosa dire e sento le lacrime scorrermi sulle guance – Perché ti sei sacrificato per me?

- Perché dovevo farlo. – risponde, sempre sorridendo.

Allora sorrido anch'io, ma è un sorriso triste, che mi costa un mare di fatica.

- Mi dispiace tantissimo Garett.

- Almeno nessuno di noi ha dovuto uccidere l'altro.

Adesso sto veramente singhiozzando. Sono distrutta. Vorrei solo far provare a tutta Capitol City quello che sto provando io adesso grazie ai loro giochi.

- Sono contento di averti conosciuto, Eve. - dice.

- Anch'io Garett.

Sento che se ne sta andando. Si rigira sulla schiena. La bocca è socchiusa e respira appena.

Mi avvicino lentamente a lui e gli accarezzo i capelli corvini. I suoi occhi continuano a fissarmi e, nonostante tutto, lui sorride ancora.

- Baciami. - mi sussurra.

Io mi chino su di lui e poggio le mie labbra sulle sue. È solo un momento, ma mi fa dimenticare dove sono, cosa sta succendo e cosa probabilmente succederà.

Il suo respiro si ferma. Poggio la mia mano sul suo cuore. Non batte.

- Garett no! Non andartene Garett! - urlo talmente forte che alcuni uccellini posatisi sui rami di alcuni alberi davanti a me volano via preoccuparti – Garett! Ti prego.

Mi piego sul suo petto, macchiandomi di sangue. Un cannone spara ed io mi sento vuota.

Se n'è andato anche lui, ma ad ucciderlo non è stato Lurn, adesso lo capisco. Sono stati gli strateghi con le loro maledette farfalle verdi. È stata Capitol City.

Così alzo lo sguardo verso il cielo e parlo, rivolgendomi proprio alla capitale.

- Vedete questa faccia? - dico – È la faccia di chi avete cercato di cambiare per il vostro interesse. Di chi avete mandato a morire, e adesso vive.

E mentre pronuncio queste parole vedo una farfalla bianca volteggiarmi sopra il naso e poi andarsi a posare sulla parte del pento di Garett dove c'è un cuore che non batterà più.

Ricordo le sue parole. Le farfalle bianche comunicano che va tutto bene.

Quindi è finita. Ce l'ho fatta.

Sono la vincitrice degli Hunger Games.

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


I giorni seguenti sono i più dolorosi di tutta la mia vita. Mi curano, puliscono, rimettono a nouvo per costringermi ad apparire di nuovo su tutte le televisioni di Panem. Incontro il presidente Snow, mi presento a numerose interviste e un giorno rivedo con Ceasar Flickerman tutte le immagini 'salienti' di questa edizione degli Hunger Games. Quasi tre ore di torture. Per la maggior parte del tempo, però, chiudo gli occhi. Una volta credevo che dopo i giochi Capitol City lasciasse stare i vincitori, e invece questo è il loro modo di dirci che non lo faranno mai.

Dopo la visione, applaudita a lungo dal pubblico, Ceasar comincia a farmi domande su domande sui miei sentimenti durante i giochi, sulle mie strategie vincenti e, soprattutto, su Garett. Perché qua a Capitol City adorano notizie succulente come questa.

- Allora, Eve, - comincia Ceasar, cercando di ottenere l'attenzione del pubblico per il suo gran finale – vuoi dirci come è stato quell'ultimo momento con Garett?

- Beh, - rispondo – è stato triste. Sapevo che non l'avrei più rivisto quindi volevo... volevo solo dirgli addio.

- Già. - dice Ceasar, sinceramente commosso – Posso assicurarti che tutta Capitol City, di più, tutta Panem è rimasta attaccata allo schermo in quegli atti finali. Eravamo davvero, davvero addolorati nel vedere una scena tanto straziante.

Annuisco lentamente e fisso il pubblico, con gli occhi pieni di lacime. Stanno tutti in silenzio, aspettando probabilmente che io dica qualcos'altro. Ma io resto in silenzio con loro e aspetto la prossima domanda di Ceasar, che non tarda ad arrivare.

- E parliamo di quello che ci ha veramente spezzato i cuori: cosa sentivi mentre lo baciavi?

Mi volto di nuovo verso di lui.

- Io non lo so. Per un attimo credo di essere stata addirittura felice. Poi però mi sono sentita... vuota. Solo vuota.

Qualche spettatore si asciuga le lacrime.

- E... perché l'hai baciato?

Perché l'ho baciato? Ma è ovvio.

- Perché dovevo farlo.

 

20 anni dopo

 

Osservo pigramente da una sedia della mia cucina la colazione che finisce di cuocersi. Stanotte ho dormito solo tre ore, come sempre ormai. Il mio sonno è infestato spesso da incubi, demoni del passato che tornano a farmi visita. Sono tutti ambientati nell'arena, ma i personaggi cambiano di volta in volta. Ci sono tutti i tributi morti, gli ibridi dei fiumi, le farfalle e persino quei grossi e goffi uccelli che avevo cacciato un paio di volte. Ho provato di tutto per tentare di dormire tranquillamente: zuppe, bevande calde col miele, alcol, sonniferi e, si, anche morfamina. Tutto inutile.

A volte ho persino pensato di ricorrere al suicidio. Almeno avrei dormito.

Ormai non ho più molte ragioni di vivere. Quasi ogni anno sono costretta a fare da mentore a ragazzi giovani e spaventati, ai quali devo dare consigli per morire il più tardi possibile. La maggior parte di loro muore nel bagno di sangue iniziale e gli altri qualche ora dopo per cause naturali. Soltanto una volta uno dei miei tributi ha vinto. Una ragazzina. Aveva dodici anni, ma non ricordo come si chiamasse. Nella tappa nel distretto 2 del tour della vittoria uno spettatore le sparò, arrabbiato poichè lei aveva vinto e suo nipote no. Io ero presente. A volte nell'arena dei miei incubi vedo anche lei, con in testa ancora il foro della pallottola.

Adesso, come se non bastasse, mi sento più sola che mai. I miei amici, gli alleati nell'arena, i miei nonni, sono tutti morti. Tutti uccisi da Capitol City, che, per quanto speri di camuffare tutto quello che mi fa, si dimentica che io ho vinto gli Hunger Games e conosco bene fino a quanto può spingersi la sua malvagità. Il presidente Snow ha eliminato tutti quelli a cui volevo bene e che, a volte, ho addirittura amato.

Quasi tutti. Mi rimangono tre persone al mondo, le uniche che possono capirmi e confortarmi. Mio marito e i miei due figli.

Ho conosciuto mio marito appena tornata al distretto dopo i giochi. Era il ragazzo che, come immaginavo, i miei nonni avevano assunto per dargli una mano con l'allevamento. Io gli ho sempre voluto bene come fosse un fratello, ma lui sa e sapeva che non potrò mai amarlo veramente. Non dopo quello che è successo nell'arena. Ci siamo sposati quando avevo vent'anni e, qualche settimana dopo il nostro terzo anniversario di matrimonio sono nati i nostri due figli. Sono gemelli, un maschio e una femmina.

Dopo la loro nascita ho abbandonato definitivamente l'idea del suicidio. L'ho fatto per garantirgli un fututo migliore, per quanto mi è possibile. Se io morissi infatti dovrebbero abbandonare la lussuosa casa che mi è stata offerta dopo aver vinto e tutti i soldi che ci permettono di vivere agiatamente. Sono fortunati da questo punto di vista, ma non potranno mai essere del tutto fortunati dei ragazzi costretti a vivere in questa Panem.

Anche quest'anno dovrò fare da mentore ai tributi del mio distretto, e il pensiero che mi possa capitare uno o anche entrambi i miei figli, appena dodicenni, mi distrugge. Cerco sempre di darmi forza, di convincermi che è pressoché impossibile che il loro nome venga estratto, ma non serve a niente. Penso quasi che sarebbe stato meglio suicidarmi prima di metterli al mondo e dargli false speranze di un futuro migliore

Proprio quando comincio a piangere silenziosamente, quasi senza accorgermene, entra in cucina mio figlio.

- Cosa ci fai sveglio così presto? Vai a riposarti ancora un po'. - dico dolcemente.

- Ho fatto un incubo, mamma.

Anche lui sta piangendo. Lo faccio sedere sulle mie ginocchia, come quando ancora neanche andava a scuola, e comincio ad accarezzargli i capelli chiari.

- Che tipo di incubo? - chiedo.

- Ho sognato che tu te ne andavi. Che ci lasciavi soli e i Pacificatori ci buttavano fuori di casa. Quindi io dovevo scappare nei boschi con papà e Klea.

Klea è sua sorella. L'ho chiamata come mia nonna.

- Questo è impossibile. Io non vi lascerò mai soli.

Continuo ad accarezzargli i capelli e lo stringo in un affettuoso abbraccio. Penso che si sia addormentato di nuovo, quando mi chiede: - E tu perché stai piangendo? Cosa c'è che non va?

- Niente, tesoro. Non ci pensare.

Mi asciugo le lacrime e gli sorrido.

- Mamma, pensi che un giorno potremo smettere di avere paura?

Ci risiamo. Dovrò mentirgli ancora. Dovrò dirgli che manca poco al momento in cui Capitol City ci lascerà stare. Ma lui non sa che sono tutte bugie.

- Noi non permetteremo che abbiate paura.

È mio mrito. Mi ha salvato. Lo guardo con uno sguardo pieno di riconoscenza. Lui sorride e toglie dal fuoco il bricco con il latte. Mi ero completamente dimenticata della colazione. Faccio sedere mio figlio a tavola e gli porto un bicchiere di latte caldo e qualche biscotto. Preparo la colazione anche per Klea e per mio marito

- Tu non mangi? - mi chiede.

- Non ho fame.

Non insiste perché capisce quello che provo ora, ma so che è in pensiero per me. Per farlo contento allora provo a mangiare una fetta di pane tostato, ma il cibo mi si impasta in gola, quindi ci rinuncio. Dopo qualche minuto ci raggiunge anche mia figlia, che ci dà il buongiorno e si fionda a ingozzarsi di biscotti al cioccolato.

È incredibile quanto poco mi somiglino i miei figli nell'aspetto. Hanno i capelli chiari e gli occhi blu proprio come il padre. Solo un po' nei tratti del viso si notano alcune somiglianze. Spesso mi chiedo se saranno i loro figli, se mai ne avranno, ad ereditare i capelli castani e gli occhi chiarissimi tipici della mia famiglia prima che loro due nascessero.

Quando tutti hanno finito di mangiare dico loro di prepararsi in fretta. Dobbiamo arrivare in tempo, perché oggi è un giorno speciale.

È il giorno della mietitura.

 

In quanto vincitrice e mentore devo raggiungere il mio posto sul palco insieme alle autorità del distretto 10 e alla donna di Capitol che estrae i nomi dei tributi da più di vent'anni. Sto per avviarmi, quando mio figlio mi ferma.

- Cosa fai? Dov'è Klea? - chiedo.

- Klea è già con gli altri. - risponde mestamente.

- E perché non ci sei anche tu?

- Mamma io... ho paura.

Mi abbasso un po' fino a guardarlo direttamente negli occhi.

- Ascoltami: il tuo nome non verrà estratto ok? E anche se succedesse io non permetterò mai che ti succeda qualcosa là dentro. Capito?

Lui annuisce, ma non sembra ancora convinto, così lo abbraccio.

- Andrà tutto bene. Forza, adesso vai.

Lui mi guarda e sorride. Sembra molto più tranquillo adesso.

- Ciao mamma.

- Ciao Garett.

 

- Benvenuti ai 74esimi Hunger Games! - gracchia la donna di Capitol, che quest'anno ha optato per una parrucca blu a punta.

È addirittura più ridicola degli altri anni.

Manca poco ormai al momento cruciale. Cerco di restare calma, ma il cuore mi martella nel petto e devo stringermi ansiosamente i ginocchi per non mettermi a piangere o a urlare nel bel mezzo dell'estrazione dei nomi.

Incontro con lo sguardo i miei figli tra la folla dei ragazzi del distretto.

Sta per succedere.

Abbasso lo sguardo e fisso le mie scarpe. Impazzirò, lo so.

Proprio mentre la mano della donna sta per afferrare il primo nome, vedo qualcosa svolazzarmi davanti.

Una farfalla bianca.

Bianca.

Significa che va tutto bene. Andrà tutto bene.

Si, andrà tutto bene. Proprio come ho detto a Garett prima.

Andrà tutto bene.

Almeno per quest'anno.

 

FINE



Spazio autrice: E con questo la mia prima fanfiction è finita. Ringrazio ancora chi ha letto questa storia e chi l'ha recensita. Spero di scriverne altre in futuro, comunque non è escluso che in seguito io scriva anche un seguito di Got to fight, per esempio sulla ribellione dopo l'edizione della memoria. Fatemi sapere cosa ne pensate se volete. :)
EMNancy

 

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