A song to say Goodbye

di chemical_kira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Under London's sky ***
Capitolo 2: *** Destiny? ***
Capitolo 3: *** I've killed my soul ***
Capitolo 4: *** Teenagers ***
Capitolo 5: *** Unintended ***
Capitolo 6: *** Goodbye ***



Capitolo 1
*** Under London's sky ***


Disclaimer: Allora, i personaggi non mi appartengono e non fanno o dicono o pensano nulla di ciò che gli faccio fare dire o pensare in questa storia. Anzi, giornali e tv sostengono che i due si odino...ma secondo me sono solo leggende metropolitane...


Londra non era mai stata così bella. La luce di quel tramonto settembrino disperdeva luce ambrata sui palazzi e le persone che percorrevano le sue strade.

Disperso tra le anime vaganti che animavano la città c'era anche quello che sembrava un semplice ragazzo incappucciato, uno come tanti altri a cui Londra non faceva neanche più caso. Eppure sotto quel cappuccio si trovava il cantante di una delle rock-band più importanti del momento, reduce da un enorme successo negli States.

Matt percorreva quelle strade ormai da ore, da quando cioè il suo aereo era atterrato a Heatrow. Ne aveva bisogno, dopo mesi di lontananza sentiva la necessità imperante di ricucire il filo che lo legava a quella città, voleva riempirsi le narici del suo odore, le orecchie delle sue voci. Voleva sentire pulsare nelle sue vene l'adrenalina che colorava la città, uno degli ombelichi del mondo. Voleva ricongiungersi alla sua anima.

Si sentiva legato a quell' ammasso di strade e colori, eppure Londra non era la sua città, non lo aveva visto nascere, non lo aveva cresciuto. La sua esistenza era iniziata in un paesino del Devonshire, e lì si era consumata per 20 anni. Ma guardando dal basso il suo cielo grigio Matt non poteva non ringraziarla per averlo adottato, e per avergli regalato un sogno. Si, perchè era grazie a Londra, ai suoi locali, alle persone che la abitavano se i Muse erano quel che erano.

Ma c'era una cosa che Matt rimproverava alla sua Londra,ed era quel qualcosa che donava al suo reincontro con la città una vena di dolore. Ma era anche quel qualcosa che rendeva quel suo vagare così intenso.

Se Londra non poteva essere considerata la sua città, poteva perlomeno essere considerata la loro città.

Loro, cioè sua e di Brian, perchè sotto quel cielo grigio Matt aveva visto il suo cuore rompersi, spezzarsi senza più speranze. Ed era stato sempre sotto quelle nubi che tutto era cominciato. C'era quel cielo a fare da sfondo quando lo conobbe per la prima volta, c'era quella luna a guardarli quando si baciarono per la prima volta. C'erano quelle voci a fare da sfondo al loro amore oltre le finestre, protetti dallo sguardo indiscreto della città da mura solide. Eppure Londra si era sempre offerta a loro senza difese, dalla finestra di Brian si vedeva il Tamigi, Matt adorava quel lento flusso che tagliava la città in due.

Sospirò pensando agli impegni mondani che lo attendevano quella sera stessa. Analizzò velocemente le possibilità di evitare quella festa a casa di Bono prevista per la sera ma non aveva molta libertà di scelta, a meno di non mettere in conto la possibilità di perdere la sua vita ovviamente.

Il pensiero di dispensare falsi sorrisi per ore lo irritava, ma ce l'avrebbe fatta, ne era sicuro. O meglio, ce l'avrebbe fatta se Brian non fosse stato tra gli invitati. Ma, ovviamente, quella era un'utopia.


**


Alle porte di Londra si ergeva maestosa la villa di Mr. Vox. Quella sera sarebbe diventata teatro dell'ennesima festa di beneficienza, un modo come un altro per dimostrare la propria ipocrisia al mondo e sentire la propria coscienza svanire nascondendola con un falso sorriso, pensò Brian.

Era la personificazione del cinismo mentre varcava con la sua rover il cancello della villa. Ripensò con rabbiosa disperazione alla telefonata avuta con Alex, aveva tentato in tutti i modi di non essere presente, inventando qualunque tipo di contrattempo, imprevisto o malattia rarissima fosse in grado, ma non era riuscito a convincerla, Alex l'aveva spuntata anche quella volta.

E così eccolo lì, maledì nello stesso istante in cui varcò la soglia l'aver deciso di andare lì da solo, mandando Stefan e Steve in avanscoperta.

Ora gli toccava pure cercarli in quella massa di gente.

Addobbato con i suoi classici vestiti neri scandagliava la sala alla ricerca dei suoi due compagni di band, probabilmente gli unici invitati alla festa che il suo umore isterico gli avrebbe permesso di tollerare. Sfiorava con sguardo annoiato tutte le stupide comparse che riempivano la sala, il fatto che molte di quelle persone fossero famose come se non più di lui non gli risparmiava certo di essere trattati come nullità dalle sue iridi azzurre e saccenti.

Ma una figura tra quelle presenti lo colpì al petto facendo abbandonare quel tono di sufficienza alle sue iridi e impregnandole di calore.

A pochi metri da lui si trovava l'esile figura del front-man dei Muse, lo guardava sorridere con persone di cui non ricordava il nome, l'esistenza. Non riusciva neanche a cedere attenzione a quello che lo circondava, si sentiva come risucchiato.

Le sue pupille restarono incollate a Matt per interminabili secondi, esaminò ogni dettaglio, ogni piccolo particolare che era cambiato in quei cinque mesi da cui non si vedevano.

I capelli erano un pò più corti, forse, ma i movimenti delle mani, lo sguardo furbo, gli occhi attenti e lucidi, quelli non erano cambiati.

Quando si riprese dall' insensibile osservazione del suo ex-amante incontrò i suoi occhi che lo fissavano. Due pozzi azzurri che lo scrutavano senza ritegno, ad incorniciare il tutto un sorrisetto furbo che sembrava deriderlo.

“ Cazzo!” pensò Brian prima di distogliere lo sguardo e allontanarsi il più possibile dal punto in cui si trovava l'altro cantante.

“ cazzo!” pensò Matt vedendo svanire il moro tra la folla, sorrise tristemente pensando che quella notte sarebbe stata anche più complicata di quanto aveva previsto.



Ciao a tutti!

È la prima volta che posto una Mollamy, però adoro la coppia, non so se per la bellezza della loro unione in se o se per il fatto che le storie più belle siano quelle dedicate a loro.

Quindi, che dire? Spero che la mia sia all'altezza di quelle pubblicate in questa sezione, e comunque se cercate un colpevole a tutto questo prendetevela con il mio computer, oggi pomeriggio gli ho concesso la libertà di scegliere lui cosa farmi ascoltare inserendo la riproduzione casuale ed è andato avanti a Muse e Placebo tutto il tempo. Era una sfida..non potevo non accettare..o no?


kira

n enorme successo negli States.

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Capitolo 2
*** Destiny? ***


Disclaimer: Uff! Non mi appartengono nè Matthew nè Brian. E anche se è da una settimana che prego ogni sera affinchè Brian si presenti davanti a me dicendomi di essere mio, beh, non si è ancora fatto vedere..vi avviso se lo fa!


**


This is the last time I'll abandon you

and this is the last time I'll forget you..


Sull'enorme terrazza che sovrastava la villa Brian stava tentando di dissolvere il suo nervosismo in nuvole di nicotina. Sforzo inutile, realizzò alquanto seccato.

La musica e le voci gli arrivavano ovattate dal piano inferiore, facendo da brusio scomodo alla messa in onda dei suoi ricordi.

Il volto triste di Matt si impiantò nei suoi pensieri, ricordava tutto di quel giorno. Il suo sadico piacere nel confessargli il tradimento, il suo piacere nel vedere il volto di Matt rigarsi di lacrime. Si sentiva bene Brian in quell' istante, il suo orgoglio era tronfio di vanitosa felicità nel vedere quanto male era riuscito a fare a un' altra persona. Era soddisfatto di essere stato ancora lui quello a dire basta, quello superiore, quello che meritava amore senza darne in cambio.

Ma il suo trionfo era durato poco, qualche minuto di dolore sparso in lacrime e poi Matt aveva rovinato il momento.

Aveva fissato le sue iridi azzurre nei suoi occhi e asciugato le lacrime, aveva rivestito le sue pupille di glaciale dignità e gli aveva fatto una domanda. Un unica parola e Brian si era ritrovato senza parole. Aveva preparato una serie di frasi con cui rendere ancora più fastosa la sua vittoria, voleva costruirsi attorno un alone di affascinante immunità che lo proteggesse da ogni ingiuria che, ne era certo, gli sarebbe arrivata ma Matt lo spiazzò. Era preparato a tutto ma non alla semplicità di quella parola lasciata a fermentare nell'aria.

“ Perchè?”

Aveva strabuzzato gli occhi all'udire quel suono, era talmente diverso da quello che si aspettava che per qualche secondo pensò di aver capito male. Ma lo sguardo di Matt gli confermò quella domanda.

E lui non seppe che fare, abbassò lo sguardo.

Il rumore di una porta che si chiudeva era stata lo stimolo a rialzare gli occhi dall'osservazione vorace del pavimento. Quando lo fece si ritrovò solo, completamente.

Di tutta la gamma di emozioni che si aspettava di provare non appena avrebbe riconquistato la sua libertà non se ne era presentata neanche una. Era come essere alla propria festa di compleanno e scoprire che tutti i bambini che avresti voluto lì con te non ci sarebbero stati, ma in compenso casa ti si riempiva di tutti quelli che detestavi.

E fu così.

A tenergli compagnia furono tristezza, rancore e angoscia. Ma soprattutto la fastidiosa sensazione di essere il colpevole di tutto, di non poter delegare ad altri la folle lucidità del suo attacco kamikaze e le sue tragiche coincidenze.

E poi il vuoto, era lui il peggiore tra i presenti.

Il vuoto che ti lacera l'anima e che non ti lascia uscire dalle sue grinfie, costringendoti in un loop di rimorsi e rimpianti.

Sospirò abbandonando la testa tra le mani e scuotendola leggermente, mentre gli echi della festa ancora riempivano l'aria intorno a lui. Poi un suono fuori tono lo costrinse a voltarsi, avrebbe riconosciuto quella voce tra migliaia.

“ Brian..”

prima di incrociare il suo sguardo con quello dell'inglese però lo rivestì di freddezza, non voleva esporre alla sua analisi i sensi di colpa che aleggiavano nella sua anima.

“ Bellamy..”

Matt sorrise sarcastico al sentirsi chiamare per cognome, sbuffò leggermente prima di posizionarsi di fianco al cantante senza esprimere nessun altro rumore.

Brian sbuffò, averlo così vicino vanificava tutti quei mesi di pazienza certosina impiegati a patteggiare sul dolore una stabilità. Voleva allontanarlo, cacciarlo e non rivederlo mai più. Non ebbe il coraggio di voltarsi verso di lui, la sola percezione del suo calore era già troppo per il suo fragile equilibrio interno.

“ Che ci fai qui? Non dovresti essere disperso tra i monti in un qualche lago in Italia Bellamy?”

Il suo tono era volutamente acido, voleva che quel momento durasse il meno possibile. Erano troppe le cose da gestire con lui a fianco.

Matthew rise, sporcò l'aria con il suono aspro della sua ilarità. Lo stesso rumore che riempiva le stanze di quel loft con vista sul placido fiume londinese solo qualche mese prima. Si può provare nostalgia per un suono?

“ Non più Brian, io e Gaia non stiamo più insieme, e io ho abbandonato Como e il suo lago e sono tornato a casa”

sorrise, condendo le sue parole con gli occhi più sinceri che Brian ricordasse.

Era come inebetito, troppo impegnato a contenere il flusso di sensazioni che inondavano le sue vene dopo mesi di completa arsura. Lo sforzo che gli richiedeva il controllo delle sue emozioni lo rendeva incapace di imbastire il suo solito impianto di battute sottili e parole posate lasciandolo incapace di usare altro che non fosse uno sterile sfoggio di banalità.

“ Questa non è la tua città..”

disse con aria annoiata, cercando di mantenere un pò di quel distacco che si era autoimposto.

“ Beh, è come se lo fosse. Ho qui i miei amici, la mia casa, il mio lavoro, e poi..”

ma si bloccò, la sincerità non era sempre l'arma migliore. Aveva più di trent'anni, non poteva pensare fino all'infinito che il fatto di non avere un filtro tra il cervello e la bocca gli semplificasse la vita. Soprattutto con Brian.

“ E poi cosa? “

il tono dell'altro ragazzo era spazientito,

“ Nulla, ho semplicemente delle questioni da risolvere qui..”

“ Buona fortuna allora” disse Brian staccandosi dal davanzale e deciso a ritornare a mischiarsi con i presenti alla festa. Non era esattamente nella hit-parade delle sue preferenze ma sempre meglio che sopportare l'aria stagnante che li avvolgeva.

“ Aspetta!”

la voce di Matt lo fermò giusto quando stava per rimettere piede nell'interno, si voltò lentamente concedendosi tempo per raccattare qualche neurone funzionante e pregarlo di speronare la sua causa.

“ si Bellamy?”

“ Sei una delle mie cose in sospeso Brian”

Brian si trovò senza parole, non riusciva a formulare neanche un pensiero nel groviglio di circuiti nervosi e confusi che popolavano il suo cranio. Gli occhi verdi rimbalzavano da un punto all' altro della terrazza alla ricerca di un improbabile via di fuga. Quando poi infine sfiorarono le iridi di Matt tutta la sua confusione fu presa in affitto da quei due pozzi verdi.

“ Credo di no Bellamy, ci siamo detti tutto..”

“ Mi devi una risposta!”

gli occhi di Matt erano incatenati a quelli di Brian, non gli permettevano alcuna via di fuga. Si sentiva prigioniero, costretto a fornire una risposta che non voleva dare. La luna li osservava curiosa, in attesa di sentire quale scusa avrebbe inventato per giustificare quanto accaduto un anno prima.

“ Era destino, Matt..doveva andare così..”

Brian si morse le labbra, aveva pronunciato il suo nome, quelle poche lettere che aveva giurato a se stesso di non usare mai più a quel modo. Il viso di Matt si imbrattò con un espressione sarcastica.

“ Il destino? Quindi il fatto che tu coscientemente abbia deciso di farti scopare dal primo tizio che hai incontrato per strada era destino? E anche il fatto che tu sia venuto a raccontarmelo con quel sorrisetto sodisfatto sul volto era destino? E cosa ti aspettavi? Che ti chiedessi come era stato? Che ti facessi le lodi o proponessi qualcosa a tre? Eh, Brian, qual'era il tuo scopo?”

“ Liberarmi di te..”

Matt rimase a bocca aperte mentre tutto l'insieme confuso di accuse e speranze che aveva coltivato per un anno e che ora aspettavano di uscire si dissolsero. Davanti a lui Brian lo guardava con un espressione indecifrabile, erano alla resa dei conti.

Ma sperare che ci fosse almeno un vincitore era pura illusione.

“ C-cosa?”

Matt si maledì per non aver impedito alla rabbia di far tremare la sua voce, ma non era mai stato bravo con le parole. Quella era una prerogativa di Brian.

“ Mi hai sentito..”

si, l'aveva sentito. E il dolore che sentiva all'altezza del petto lo confermava, quelle parole erano entrate nella sua testa, e avevano già cominciato a fare danni.

“ Vaffanculo Molko!”

Brian detestava le parolacce, e la volgarità in genere. Non riusciva a trovare il senso dell'utilizzo di qualcosa di così sporco e fastidioso per esprimere un'idea. Ma quando Matt gli passò accanto oltrepassando la soglia e sputandogli uno sguardo velenoso addosso quella parola offensiva gli sembrò persino troppo gentile per quello che aveva detto.

Si strinse nel suo cappotto, nonostante la sera fosse mite sentiva brividi di freddo scivolargli addosso. Guardò arcigno la luna ricambiando il suo sguardo severo, facendo emergere tutte le verità nascoste che aveva nascosto ma che ora lottavano per uscire.

Sentiva ancora il peso di quella domanda fermo nell'aria intorno a lui. La risposta fu sincera solo per la sua mente.

Perchè lo aveva fatto?

Di nuovo fu assalito dai ricordi, trascinato fino a quel pomeriggio in cui la sua mente aveva progettato il tradimento, era stata solo una reazione. La sua piccola vendetta per quello che aveva visto, per il senso di paura e smarrimento che aveva provato nel vedere Matt e Dom seduti e abbracciati davanti a un piano. Ripensandoci a freddo forse non c'era nulla di male in quella scena. Eppure Brian sentì il mondo crollargli addosso mentre osservava la perfezione del loro incastro da dietro una porta socchiusa, la dolcezza con cui Matt aveva scostato i capelli di Dom e il bacio che gli aveva depositato sulla fronte lo avevano terrorizzato.

Era spaventato ed era geloso, estremamente geloso.

Ma quella era stata solo la prima reazione, poi la gelosia era sparita e la paura mutata. Il terrore di perderlo si era trasformata ben presto nella paurosa consapevolezza di essere prigioniero di un sentimento così forte da devastare il suo equilibrio. Era terrorizzato perchè per la prima volta nella sua vita la sua sicurezza si stava mostrando debole, per la prima volta qualcosa sfuggiva al suo controllo rimescolando la sua anima.

E non poteva permetterglielo.

La sua mente malata quindi passò all'attacco, uscì dalla sala prove in fretta, disperdendosi tra le strade londinesi e puntando tutte le sue attenzioni su una preda. E la trovò.

Ma le cose non andarono come immaginava, il sesso non lo aveva aiutato. Non si sentiva meglio, non si sentiva libero, non si sentiva forte. Era solo roso dal dubbio di essere stato davvero spregevole, e ancora quella sensazione di buonismo gli sembrò troppo stonata con se stesso per potergli davvero appartenere. Si convinse che la mancata soddisfazione derivasse dal fatto che Matt non sapesse nulla del suo tradimento.

Per cui confessò.

Andò da lui con un sorriso sadico e vuotò il sacco, inebriato dalla libertà e dalla forza attese.

Ma ancora una volta le cose sfuggirono le sue previsioni, e fu solo dopo che Matt uscì dalla sua vita che capì il suo errore.

Voleva mantenersi forte e sicuro e intoccabile e integro.

Ma la realtà era che aveva paura, una banale e semplice paura di avere Matt impresso così a fondo da farlo sentire debole. E lui odiava la fragilità, ci aveva messo troppo a combatterla per poterle aprire le braccia con gioia, era per questo che lo aveva allontanato.

Aveva paura.

Semplicemente.

Ma ora lo rivoleva indietro.



Ciao a tutte!

Mi ha fatto enorme piacere essere accolta così bene nel gruppo delle fangirl dedite alla causa “Mollamy”, mi ha soprattutto sorpreso e fatto contenta il vedere le recensioni di autrici di cui posso definirmi un'estimatrice..wahh!! Grazie!!

Per questo capitolo, si, lo so che è troppo introspettivo, forse anche un pò pesante ma pensavo ci fosse bisogno di raccontare il motivo per cui si erano lasciati. E siccome il motivo è una sega mentala contorta di Brian difficilmente spiegabile ci ho messo un capitolo e non so neanche se in realtà si è capito tutto. Il fatto è che io vedo Brian come un essere dotato di profondo egocentrismo e autostima che permette agli altri solo di venerarlo senza farsi toccare a fondo, e si, lo so che le canzoni dei Placebo in realtà sono traboccanti di amore e dicono cose tipo “ Senza di te non sono niente” o “ Sarò tuo padre, sarò tuo..” ma la mia idea su quell'uomo resta comunque quella.

E ora voglio profondamente scusarmi per due errori che c'erano nel primo capitolo che ora ho corretto grazie alla segnalazione di lisachan: allora 1) Matt non è nato in un paesino dello Yorkshire ma del Devonshire, ehm..è quello shire finale che mi ha confuso.. 2) Stefan si chiama Stefan e non Stephan...ehm..

Grazie a tutti quelli che mi hanno messo tra i preferiti, e grazie a..

Isult: spero che questo capitolo ti abbia fatto capire cosa ha fatto Brian, si anche io li adoro, ancora non ho capito perchè dicono di odiarsi..secondo me è una trovata pubblicitaria e in realtà si amano! (ahahah!!)

Stregatta: uao! Mi ha fatto molto piacere la tua recensione anche perchè a me le tue piacciono sempre un sacco ( anche se non commento spesso..sorry!)

Lisachan: Ma certo che ti conosco, perlomeno di nome e fama grazie alle tue storie stupende! Grazie per l'accoglienza nella tribù delle fangirl devote al sostegno dell'amore tra Matt e Brian!! E grazie per le correzioni e per i complimenti, alle volte mi faccio prendere la mano e divento un pò ridondante, hai ragione, ma sono contenta ti sia piaciuta lo stesso...

memuzz: Grazie mille dei complimenti cara..

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Capitolo 3
*** I've killed my soul ***


Matt tornò nel salone in profondo contrasto con il mondo. Si sentiva come un insetto con il pungiglione intriso di veleno posto nella tiepida attesa di affondare i suoi colpi per soffocare la rabbia che gridava a chiunque avesse osato rivolgergli la parola.

Le due striscie sottili a cui aveva ridotto i suoi occhi ricolme di odio parvero riuscire nel suo intento di attraversare la folla senza interruzioni di sorta. Si appollaiò su un divano rosso posto alla fine del salone a lasciar fermentare la sua rabbia inespressa.

Tra le teste che lo guardavano dubbioso se ne avvicinò una bionda che pareva assolutamente immune al suo sguardo astioso. Dom arrivò trottorellando in preda ai fumi dell'alcool e con un sorriso radioso si posizionò di fianco al suo cantante ignorando i segni di asocialità invocata che ne sagomavano la figura.

“ Mattyyyyy!!!”

l'alito pregno di alcool con cui Dom aveva inondato il collo di Matt urlandogli a pochi centimetri dalla pelle tolse al cantante ogni possibile dubbio sull'origine di quella allegria.

“ Che cos'hai??? Dillo al tuo amico Dooommm..io poscio aiutarti...”

Matt cercava di liberarsi dell'alcolica presenza di Dom che ormai era praticamente addossato a lui quando una figura sullo sfondo attirò la sua attenzione. Perso tra la folla lo sguardo di Brian tagliava lo spazio che li separava per inchiodare i suoi occhi verdi nei suoi. Quegli occhi velati di incomprensibile rivalsa e fragile tristezza fecero impazzire Matt che non sopportava di essere sezionato dal suo sguardo come se si trattasse di un oggetto in una vetrina.

In un momento di temporanea sospensione del pensiero arpionò il volto di Dom, che ancora continuava a straparlare, e lo avvicinò al suo coinvolgendolo in un bacio profondo. Quando l'unione delle loro due bocche si sciolse Matt sguinzagliò subito il suo sguardo vittorioso su Brian che continuava a fissarlo dal fondo della stanza, un sorrisetto furbo si appropriò del suo volto scontrandosi con quello del cantante dei Placebo che gli rivolse un brindisi prima di vuotare il bicchiere e abbandonare la sala.

Il passo elegante con cui Brian uscì dalla sala imprigionò l'attenzione di Matt, facendo sembrare quella vendetta appena consumata come uno sterile tentativo di dimostrare una forza che non aveva. Un disinteresse che non provava. Un sentimento che non gli apparteneva.

Un altro passo verso il fondo.


**


Nebbia densa abitava Londra, unica compagna di un anima in pena che stazionava da ore appoggiata a un ponte.

L'umidità filtrava nei suoi vestiti, segno della città in aperta ostilità con il suo fragile corpo. O forse, semplicemente, un suggerimento a tornarsene a casa. Attraccare in un posto sicuro e familiare per cercare di recuperare un pò di stabilità, uscire dal circolo di cene saltate, serate alcoliche e scosse chimiche. Cercare di liberarsi della solita e deprimente voglia di sdraiarsi su un letto e dormire per sempre, dimenticando tutto il resto, senza essere riconosciuto per strada e sentirsi costretto a regalare sorrisi pregni di una falsità ingombrante a gente che crede in quello che sei.

E cercare di liberarsi di quella sensazione che ingolfava la bocca dello stomaco, quell'ignobile sensazione di fame. Inestinguibile fame di un corpo.

Il volto di Matt si specchiò nel lento incedere del fiume, rimandandogli l'immagine delle nottate passate in compagnia di quello sfondo in un tempo ormai lontano.

Lo sguardo percorse lento il profilo dell'elegante palazzo che si stagliava davanti ai suoi occhi fino a fermarsi sulle finestre di quello che rappresentava il loro mondo. L'indecisione abbandonò il suo corpo dopo interminabili ore passate in adorazione di un passato ormai cadavere. Si spinse al citofono, cercando febbrilmente quel bottone che ogni volta lo catapultava nella vita di Brian.

Ma la voce del cantante non rispose, l'incalzante ritmo del pollice sul citofono non ottenne altro che silenzio come risposta.

“ Cerca qualcuno?”

una voce fuori tono lo costrinse a voltarsi, ritrovandosi a fissare le sue iridi nello sguardo grigio di una donna ormai anziana che lo scrutava con candore.

“ ehm..si, un mio amico, abita al secondo piano ma non risponde al citofono..”

“ al secondo piano? Ma quella casa è abbandonata da mesi signore..”

Matt perse le parole, raccolse parole balbettanti per ringraziare e quando la signora lo abbandonò salutandolo con un sorriso concesse alla caterva dei suoi pensieri di tornare ad essere il padrone indiscusso della sua vita.

Nelle strisce di stoffa che racchiudevano il suo corpo infilò una mano nella tasca estraendo l'oggetto che aveva impegnato tutta la sua mattinata, costringendolo in una ricerca spasmodica.

Una chiave.

Guardò il suo riflesso nel vetro del portone prima di infilarla nella toppa e eliminare l'ingombro di quell'ostacolo sulla sua strada. Il ritrovamento di quella chiave corrispondeva al ritrovo di un tesoro, quando la fine si impadronì della loro storia non ci furono strascichi. Non ci fu neanche un momento in cui le loro rabbie e delusioni si fossero mischiate, nessuna patetica richiesta di oggetti scambiati in quei mesi in cui erano stati insieme. E quindi la chiave ora era lì, tra le sue mani, a fornirgli il remake di una strada da percorrere.

L'entusiasmo che percorreva le sue vene quando era la mano di Brian a guidarlo per quelle scale era svanito, l'eccitazione che accompagnava i loro ritorni da notti adrenaliche passate in compagnia della loro Londra se ne era andato.

Oltre quella porta ora restava solo il cadavere di un amore sepolto sotto metri di polvere. Una casa in cui nessuno metteva più piede da tempo, Matt sospirò prima di girare la chiave nella toppa e dare un sotegno visivo ai fantasmi che non lo lasciavano in pace.

La luce filtrava dalle finestre rimarcando le ombre sul muro, in un circolo di immagini che sembravano non aver subito l'incedere del tempo. Le mura bianche contornavano le stanze del loft, inconcsapevoli spettatrici della loro storia.

Gli occhi di Matt vagavano inquieti su quelle pareti, colpiti da mille stimoli diversi e da pesanti ricordi da affiancare ad ogni piccolo particolare della stanza.

Abbandonò il suo corpo sul divano viole che governava lo spazio aperto, cercando ancora il suo odore su quella stoffa. Il respiro pesante lo riconduceva alla fine, mentre sperava che il battere del suo cuore non fosse così forte da far saltare i punti con cui aveva rattopato il suo cuore ferito.

Si odiava in quel momento.

Si odiava per la realtà che quel luogo che gli riportava alla mente, si odiava per l'omicidio di un anima ingenua, ferita, barcollante tra la realtà e l'insana convinzione. Si odiava per la fredda determinazione con cui si era annullato, la stessa con cui aveva deciso di amarlo con tutto se stesso.

Aveva ucciso un anima lacerata, ma non quella del suo amante, ripiena di ingestibile fascino.

Si odiava perchè non riusciva a staccarsene, e anche se la realtà del male che gli aveva fatto era chiara come un neon a intermittenza su fondo scuro non riusciva a invocare la libertà.

Brian era come il sole, brillante e desiderabile, ma pericoloso. E lui si sentiva come un moderno Icaro, imprigionato nel suo viaggio verso la luce, ma era già caduto una volta perchè si era avvicinato troppo e le sue ali non avevano retto la vicinanza.

Non voleva ripeterlo. Non ne sarebbe uscito vivo questa volta.

E ancora una volta il pensiero di Brian era stato in grado di ferirlo, lasciandolo vuoto e incapace di gestire quel flusso di emozioni.

Chiuse gli occhi, lasciando che le lacrime inondassero il suo volto prima di addormentarsi stremato per la tristezza che dilagava nella sua anima.

Fuori dalla finestra Londra si tingeva di rosso, pronta ad accogliere tra le sue braccia un'altra notte.


**


Ciao!!

Chiedo perdono per l'attesa, ma è stata una settimana pregna, tra l'inizio dei corsi e i due fanta-concerti diciamo che non ho avuto tantissimo tempo..

Il cielo grigio che sovrasta Milano da una settimana mi ha fatto partorire questo capitolo triste triste...non è colpa mia se sono metereopatica..

Scusatemi se non rispondo alle recensioni, ma domani la sveglia è puntata alle 7 e io sto morendo di sonno...comunque grazie a tutte!

Mi fa piacere che questa storia vi piaccia!! mi scuso con lisachan per il bacio tra Matt e Dom, giuro che sarà l'ultimo hint BellDom della storia, certo che se anche tu lo cogliessi non ci vedrei nulla di male (eheheh!)...

Buonanotte a tutte donne, ora vado se no scrivo solo castronate...e potrei pentirmente..

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Capitolo 4
*** Teenagers ***


Matt riaprì gli occhi, proteggendosi con una mano dai raggi del sole che filtravano la finestra e chiedendosi quale fosse l'origine di quei rumori di sottofondo.

Il gorgoglio di un caffè, rumore di piatti e tazze, il corredo quotidiano di suoni che accompagnano la colazione. Si stropicciò gli occhi, alzandosi a sedere sul divano e gettando un'occhiata all'angolo cucina alle sue spalle. La sensazione che accompagnava la sua esplorazione visiva era un misto tra paura e desiderio, tremava pensando di ritrovarsi davanti alla figura di Brian avvolto con il suo improbabile grembiule rosa.

Ma l'uomo che si trovava a pochi passi da lui e dedicava la sua attenzione ai fornelli non era colui che temeva, o che sperava, questo punto non era ancora chiaro nella sua mente instabile.

La figura alta e longilinea che stava canticchiando serena si voltò verso di lui, rivolgendogli un sorriso amico.

“ Ben svegliato Matthew!”

Il cantante rispose incerto al saluto, prosciugato delle parole e di qualunque banale forma di cortesia, troppo impegnato ad essere ansioso. Si guardava intorno spaventato, avvolto dalla paura che Brian saltasse fuori da un momento all' altro da qualche mobile.

“ Vuoi una tazza di the?”

Matt annuì leggermente rivolgendogli uno sguardo pieno di gratitudine, il volto cosparso di confusione. Un sorriso amaro gli imbrattò il volto pensando all uomo che aveva davanti. Grande amico del suo ex e degno compagno nelle sue scappatelle notturne.

La tazza di the fumante gli comparve davanti sovrastata da un sorriso amico, e lo allontanò dai suoi pensieri, avvicinò le mani alla ceramica per imprigionarne il calore e berne il contenuto.

Mormorò un grazie a Stefan che lo osservava dall'alto, lo stesso immutabile sorriso gentile ancora stampato sul volto.

Perchè diavolo sorrideva? Rideva di lui? Probabilmente stava semplicemente cercando di confortarlo, per quanto un mezzo sconosciuto potesse farlo, ovviamente.

“ Nessun problema”

il bassista gli sorrise ancora prima di allontanarsi nuovamente e dirigersi ai fornelli. Matt lo guardava stordito, non riusciva a capire. Stef non gli aveva chiesto nulla, non gli interessava sapere perchè era lì? In fondo non era normale, o no? E soprattutto come aveva fatto Stef ad entrare? L'unico che avrebbe potuto dargli le chiavi era lui, Brian.

Mentre ipotesi assurde si accavallavano nella mente di Matt il rumore di una chiave che girava impetuosa nella serratura contorse il suo stomaco.

L'apertura della porta fu corredata da una voce che squittì piena di invadente allegria.

“ Steeeeffffff!!!! Tesoro sono qui!!!”

Brian entrò nella stanza facendo morire subito il suo entusiasmo non appena incontrò gli occhi di Matt. Quelle due pozze azzurre portavano dentro troppe cose perchè Brian potesse sostenerne il peso senza tensioni. Si ricompose, staccando gli occhi da Matt e mandandoli a vagabondare per la stanza.

“ Ciao Bellamy, che fai qui?”

Matt non rispose. La verità non poteva essere una risposta adatta per la sopravvivenza del proprio orgoglio, e non riusciva ad inventare alcuna scusa plausibile, per cui semplicemente non parlò. Brian intanto si avvicinò a Stef accarezzandogli la schiena e guadagnandosi un sorriso che ricambiò prontamente prima di alzarsi in punta di piedi e baciarlo sulle labbra, giocando con la sua lingua. Stefan si voltò imbarazzato ma Brian inchiodò i suoi occhi in quelli di Matt colorandoli di sadica rivincita prima di prendere una tazza di the e sedersi di fronte al cantante dei Muse al tavolo.

“ Stronzo..”

Matt si pentì immediatamente della parola piena di veleno che aveva abbandonato la sua bocca senza controllo, nonostante fosse stata pronunciata a bassissima voce Brian se ne era accorto e ora sorrideva in modo arrogantemente vittorioso.

Lo guardò negli occhi per qualche secondo, poi mandò le sue iridi verdi in giro per la stanza a cercare la presenza di Stefan e rivolgere le sue parole a lui.

“ Stef, tesoro, potresti far presente al nostro ospite che trovo alquanto ridicolo il suo comportamento, soprattutto il criticare me per averti baciato dopo aver fatto la stessa identica cosa con il suo batterista..”

Stef alzò gli occhi al cielo, sbuffando e cercando di convincere Brian a non peggiorare la situazione, che senso aveva provocare Matt?

“ Brian non..”

ma i suoi tentativi di mediazione furono bloccati dalla voce piena di astio del cantante dei Muse che parlava con lui ma fissava Brian con sguardo pieno di astio.

“ Stefan, potresti ricordare al tuo cantante che quello che c'è tra me e Dom non è affar suo dal momento che è stato lui a tradirmi?”

Il tentativo diplomatico questa volta fu indirizzato all'orecchio dell' inglese

“ Matthew, ascolta, non credo...”

ma la sua voce cadde ancora nel vuoto, interrotta da quella di Brian..

“ Stefan, amore, chiedi a Bellamy se tra lui e quel coso assurdo c'è davvero qualcosa. E poi complimentati da parte mia per la durata della sua svolta etero..”

Stef fece un ultimo tentativo, ma si sentiva impotente e inascoltato, uno spettatore amorfo di una scena pietosa.

“ Brian non credo che...”

Il rumore di una sedia che cadde troncò di nuovo le parole del bassista. Matt si era alzato talmente in fretta da far cadere la sedia, era rosso in volto e livido di rabbia.

“ Tu!!” puntò un dito dritto contro il petto di Brian, urlandogli contro dopo aver abbandonato i toni serafici di poco prima. “ Tu sei una grandissima testa di cazzo! Io non sto con Dom! Io non sto con nessuno!”

Brian strabuzzò gli occhi, quell'improvviso attacco di sincerità lo turbò ma non abbastanza da convincerlo ad abbandonare le armi.

Sorrise, quella frase irata ai suoi occhi sembrava quasi una dichiarazione d'amore. Ora che aveva la certezza della vittoria poteva crogiolarsi ancora un pò nella sadica pratica che stava perpetrando.

“ Stef, amore, di invece a Bellamy che io e te stiamo insieme e che non mi importa quali siano le sue dinamiche di coppia con Dom. Digli inoltre che se quel bacio voleva farmi ingelosire, beh, ha mancato il bersaglio. “

Sul volto di Stef era comparsa una strana espressione, si poteva leggere incomprensione allo stato puro.

Matt invece lottava per trattenere le lacrime, inondato dall'inaspettata cattiveria del suo ex- amante. Non si aspettava un trattamento del genere dall'uomo che aveva significato così tanto, ora lo guardava e non vedeva altro che un ultratrentenne borioso e pieno di se che sputava cattiverie solo per soddisfare il proprio senso sadico.

Lo guardava e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, non riusciva a capire come il suo cuore fosse talmente stupido da decidere di accellerare i battiti solo perchè i suoi occhi avevano fatto lo sbaglio di appoggiarsi su quelle labbra rosse e morbide.

Si riscosse dai suoi pensieri, riemergendo nella realtà quando il moro si alzò dal suo posto di fronte a lui.

Brian approfittò del momento di sconcerto per avvicinarsi nuovamente a Stef e strusciarsi addosso a lui, con lo sguardo pieno di insana rivalsa inchiodato a Matt.

“ Ok, ora basta!”

Le parole di Stef furono finalmente raccolte, staccò le braccia di Brian dal suo corpo e si voltò verso Matt.

“ Matt, ascolta, io e Brian non stiamo insieme. Non so per quale motivo voglia fartelo credere ma non è la realtà. Brian non sta con me, nè con nessun' altro, ha avuto solo una sfilza interminabili di avventure ma nulla di rilevante dopo di te. “

Soffocò le lamentele di Brian mettendogli una mano sulla bocca.

“ Quanto a te Brian, io non so perchè Matt sia venuto qui ma mi pare ovvio che la risposta sia legata a te e alla vostra storia. E poi smettila di fare lo stronzo, sappiamo entrambi che non è quello che vuoi..”

Questa volta fu Matt a tentare di lamentarsi, per nulla contento che venissero messe in piazza le sue intenzioni. Ma Stef lo fermò.

“ Ora, siccome non avete più quindici anni ma siete entrambi ben più maturi cercate di discuterne con calma, io me ne vado.”

i due ragazzi lo seguirono con lo sguardo avvicinarsi al tavolo e raccogliere i loro cellulari dalla superficie liscia e le due copie di chiavi.

“ Stef, ma che...?”

Il bassista si girò verso il proprio cantante sorridendo,

“ Brian, tesoro, io torno stasera. Spero di trovarvi ancora vivi quando torno!”

aprì la porta ed uscì, scomparendo dalla loro vista.

I due si voltarono lentamente uno verso l'altro. Li aveva fregati.


**


Ciaooo!!! Mi scuso per quanto è breve questo capitolo ma dato che la storia giunge alla fine e non ho ancora in mente esattamente come andrà ho preferito postare questo ora e poi il prossimo quando madama ispirazione si farà vedere!

Ora passo ai ringraziamenti...

Gufo: grazie dei complimenti!! Mi fanno piacere anche perchè è la prima volta che mi cimento in una mollamy ( il mio pairing standard è in genere un altro) e quindi avevo il terrore di non riuscire a inquadrare Bri e Matt, quindi grazie per avermi detto il contrario..

Erisachan: Scusami, è la mia vena sadica che mi porta a far soffrire i personaggi, ma sono anche una fan dei lieto fine quindi non preoccuparti! E poi mi sa che la realtà reale corrisponde alla tua virtuale, ovvero Bells e soci sono tre coglioni felici, ma soprattutto geniali!!

Lisachan: non ci saranno altre hint belldom, lo giuro! La storia si chiuderà nel prossimo capitolo,a meno che non mi venga qualche idea geniale che soppianti il finale che ho in testa...Beh, era ovvio che Matt dovesse trovarsi Brian in quella casa, altrimenti che ce l'ho mandato a fare?? Eheh, stavolta non ci ho messo tantissimo ad aggiornare no?

Stregatta: Si, si, è vero..sono due idioti, ma per questo adorabili in modo assurdo..ne convengo con te!!

Isult: eccoti qui il nuovo capitolo, penso però di aver messo solo più confusione nella tua testa..beh, il prossimo sarà l'ultimo e il cerchio si chiuderà...

Ora vi saluto, la notte mi attende....




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Capitolo 5
*** Unintended ***


Un silenzio imbarazzato riempiva la stanza in cui si trovavano i due cantanti. Lo sguardo febbrile di Matt era impegnato nella inutile ricerca di un posto su cui poggiarsi senza sentirsi assalire da ondate di ricordi. Ogni dannatissimo centimetro di quella casa grondava frammenti della loro storia, e lui non riusciva a sottrarsi a quella tortura.

Rivolse lo sguardo a Brian che stava comodamente seduto sul divano, immerso tra cuscini porpora e intento ad accendere l'enorme televisore che governava la stanza.

“ Che fai?”

la voce di Matt appariva insicura nel porre quella semplice domanda, lo spaventava la reazione dell'altro. La totale dissonanza che l'uomo con cui condivideva la stanza in quel momento mostrava

con la persona con cui aveva condiviso tutto solo pochi mesi prima lo spiazzava.

“ Siamo intrappolati qui fino a che Stef non torna, e non abbiamo cellulari. Sto solo cercando un alternativa al parlarti, siccome questa casa è un open space non ho stanze in cui potermi rinchiudere. Ora da buono, Bellamy, trovati un occupazione anche tu..”

il tono distaccato di Brian rese Matt ancora più insicuro, se avesse avuto il suo cellulare tra le mani avrebbe chiamato Dom per parlare con lui, era sicuro che il suo amico sarebbe riuscito a trovare il lato ridicolo della cosa e lo avrebbe fatto ridere a crepapelle. Oppure avrebbe chiamato Chris, e il suo bassista lo avrebbe ascoltato pazientemente, e poi gli avrebbe detto frasi rassicuranti. Lo avrebbe aiutato a rialzarsi, così come aveva fatto quando tutto si era infranto. Prima che arrivasse Gaia la sua vita era stata tenuta incollata dall' affetto dei suoi due amici, dai loro modi diversi di consolarlo. Ma non aveva nessun fottutissimo cellulare tra le mani, aveva solo un odioso essere che lo ignorava e lo costringeva ad ascoltare stupidi programmi della bbc.

Si guardò intorno alla ricerca di un qualche oggetto con cui spaccare la porta, o la televisione o, nell'ipotesi peggiore, ferire a morte Brian quando lo vide. Inizialmente non ci aveva fatto caso perchè era coperto da un drappo nero, e lo aveva scambiato per un tavolo. Ma ora lo riconobbe, si avvicinò con passo lieve all'oggetto che aveva catalizzato la sua attenzione mentre le risate di Brian per qualche battuta idiota gli facevano da sfondo. Con religiosa deferenza alzò il drappo rivelando alla sua vista una fila di tasti bianchi e neri accomodati in quello che era stato il suo pianoforte, un tempo lontano. Accarezzò i tasti, percependo un brivido lungo la schiena, lo strumento più pericoloso per la sua fragile stabilità emotiva era proprio quello. Mentre sfiorava i tasti la memoria di tutte le sere passate a suonarlo in compagnia di Brian o da solo, riempiendo fogli bianchi di note e parole da dedicare a lui lo sommersero.

Si sedette e poggiò le sue dita su quei tasti candidi.

Con enorme soddisfazione trovò che era in ottime condizioni, il suono era ancora perfetto.

Le sue mani esperte vagavano su quei tasti trasportandolo verso un mondo parallelo, quello che ogni volta lo accoglieva quando componeva qualcosa di nuovo. Ma questa volta le note si fermarono a comporre una base conosciuta.

Le voci stridule di origine catodica scomparvero per lasciare spazio alle note malinconiche del piano, note che si stavano guadagnando l'attenzione dell orecchio di Brian.


You could be my unintended

Choice to live my life extended

You could be the one I'll always love


Qualche istante e lo scatolone che trasmetteva immagini perse tutto il suo fascino all'attenzione di Brian che era ormai catapultata sulla magra figura al pianoforte.


You could be the one who listens

To my deepest inquisitions

You could be the one I'll always love


La voce straziata di Matt fece abbandonare il suo nascondiglio a Brian, conducendolo a pochi passi dal cantante dei Muse dolcemente adagiato sullo sgabello. Si sentiva in balia di quelle note, di quelle parole, di quella voce. Si sentiva fragile, quella canzone stava facendo crollare ogni muro di difesa costruito attorno al suo cuore, doveva smetterla prima che le crepe si allargassero.

“ Questa canzone è orribile..”

pronunciò non appena le note di “ Unintended” furono chiare nella sua mente. Matt sorrise, un sorriso divertito ma anche velato di malinconia, quello che ti si impianta addosso quando ripensi a qualcosa che un tempo riempiva la tua vita, in un passato che sai non tornerà indietro.

“ Me lo dicevi sempre..”

mormorò a voce talmente bassa da sembrare impegnato in un monologo tra se e la sua anima, ma Brian lo sentì comunque. Stava per ribattere qualcosa di acido ma quella nota di malinconia nella voce di Matt lo aveva imobilizzato per qualche secondo, tanto da permettere all' inglese di continuare.

“ Quando stavamo insieme mi dicevi sempre che le mie canzoni erano fastidiose..”

continuò, con lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse rivivendo quelle scene di tenera quotidianità che un tempo abitavano quelle mura.

“ Ma poi ogni volta che tornavo da un viaggio senza avvisare, o semplicemente passavo a trovarti, capitava che ti trovassi addormentato con le cuffie nelle orecchie. E quando spegnevo il lettore per impedirgli di continuare a urlarti nelle orecchie quasi sempre erano canzoni dei Muse. “

Matt gli rivolse un sorriso disarmante, come quello di un bambino felice per una cosa stupida. Notando l'espressione raddolcita di Brian continuò nel remake del suo ricordo.

“ Mi è sempre sembrata una cosa carina. Insomma, sopportare qualcosa che non ti piace solo perchè è legata a me, beh, mi faceva piacere..”

Matt arrossì leggermente volgendosi di nuovo verso i tasti sotto le sue dita, si sentiva stupido ma non era da lui ostentare indifferenza. Lui era sempre stato sincero e trasparente, il peso di quelle ore passate a fingere odio solo per mostrarsi all'altezza di Brian lo aveva sfinito.

“ Erano cazzate, lo so, ma mi rendevano felice..”

disse Matt stringendosi nelle spalle con un'espressione inconsapevole. Brian resistette all impulso di avvicinarsi e stringerlo a lui, talmente forte da levargli il fiato, talmente forte da imprimere la sua pelle addosso alla sua come un tatuaggio. Il vederlo con quello sguardo timido e malinconico lo faceva impazzire.

Sorrise.

“ Non penso che le vostre canzoni facciano schifo Matt, è solo che non mi va di ammettere che mi piacciano..ho una reputazione in fondo.”

disse sedendosi sullo sgabello accanto all' altro.

“ Ah ah..quindi sei un nostro fan Molko?”

Brian sorrise, “ Ora non esagerare Bellamy! E comunque anche tu non vai certo in giro a dire di amare le canzoni dei Placebo!”

Matthew rise. Tornando a riempire l'aria con quel suo inglese frustrato da un accento provinciale. Levando quella pellicola di assordante indifferenza che ricopriva il suo cuore. In un impeto di temporanea sospensione del pensiero Brian accarezzò lievemente la guancia dell altro, guadagnandosi uno sguardo confuso.

“ Io invece ho sempre trovato immensamente tenera la tua faccia appena sveglio, con lo sguardo addormentato e i capelli scombinati..eri dolce..”

disse sorridendo dolcemente e mandando una mano a scombinargli i capelli.

“ Peccato che poi la magia svanisse non appena ti mettevi addosso quei vestiti orrendi..”

mandò il suo sguardo a vagare sul corpo del cantante dei Muse davanti a se sbuffando leggermente e ravvivandosi un ciuffo di capelli ribelle.

“ Noto che nonostante il soggiorno in Italia e il tempo passato il tuo gusto per l'abbigliamento non è affatto migliorato..”

Matt si guardò i vestiti, non notava nulla di così terribile nei suoi pantaloni bianchi e nella sua magliettina dello stesso colore.

“ M-ma non ho nulla di strano addosso stavolta!”

Disse con l'aria infuriata.

“ Noo! Se non fosse che sembri un gelataio andrebbe tutto bene..”

Matt stava per ribattere qualcosa ma l'espressione che coronava l'espressione di Brian lo bloccò. Era intensa, e incomprensibile, e sensuale. Pensò di sbagliarsi quando la sua mente attribuì quello sguardo a un ricordo, immagini rubate al passato e che ora rivivevano tra quelle stesse mura.

Matthew conosceva abbastanza Brian da sapere a cosa quello sguardo corrispondeva, era voglia, semplice voglia delle sue labbra, del suo corpo. Era desiderio colato sul suo volto senza neanche il minimo tentativo di nasconderlo.

Sospirò alzandosi dallo sgabello e allontanandosi dal corpo adeso al suo. Lo sguardo di Brian lo seguì indagatore fino a che il suo corpo non si fermò alla finestra in adorazione della città che si stendeva all'esterno. Come unico punto fermo in un irrefrenabile corsa altalenante tra desideri e stati d'animo ogni volta sempre più incomprensibili c'era ancora il placido fiume londinese.

“ Matthew..”

sentì il tocco leggero delle mani di Brian sul suo braccio, non si era neanche accorto che fosse lì. Si girò tremando, cercando di nascondere il nervosismo dietro un sorriso di facciata.

“ No..”

Brian sgranò gli occhi rivelando la bellezza indefinita di quel colore che li occupava e che risaltava sotto l'ombretto nero messo magistralmente.

“ No?”

Matt chiuse gli occhi tentando di sottrarsi alla sua immagine, ma il respiro dell' altro cantante era ancora tremendamente reale.

“ No!”

ripetè deciso.

“ No..”

contemplò Brian assorto. Matt lo fissò, con quel suo volto pensieroso e le labbra corrucciate su quel volto di porcellana non rusciva a trovare nulla per cui doverlo odiare. Si dovette fare violenza per frenare l'insano gesto di baciarlo, non poteva muovere neanche un muscolo nella sua direzione, se lo avesse fatto la sua decisione sarebbe andata a rotoli.

Era fermo nell' osservazione del moro quando questo lo guardò leggermente confuso.

“ Allora no?”

“ No!” ripetè Matt stizzito, possibile che non dovesse mai accettare una cosa quando glie la si diceva? Possibile dovesse sempre stare a cercare i doppi sensi, le parole nascoste, le indecisioni dietro ogni fottuta parola? Perchè non poteva accettare un no per quello che era? Cosa diavolo pensava si nascondesse dietro quelle due semplici lettere?

“ Ma no a cosa? “

Matt lo guardava mentre sbatteva le sue lunghe ciglia come se fosse stato un qualche parente di Bambi, peccato che nonostante fosse ridicolo nell'imitare un cerbiatto a trentacinque anni Matt non riuscì a pensare a niente di diverso dalla sua bellezza in quel momento. Non appena si rese conto di essersi incantato si riscosse scuotendo la testa, sotto lo sguardo sempre più vicino di Brian.

“ No! No! No! No a quel tuo sguardo Brian!”

L' incredulità sul volto di Brian parve aumentare mentre pigolò con tono isterico.

“ Il mio sguardo? Cosa c'è che non va nel mio sguardo?”

Lo stava prendendo in giro. Matt poteva vederlo, lo stava davvero facendo! Voleva sentirselo dire, quello stronzo voleva sentirsi dire che Matt aveva pensato che lui volesse farselo.

“ Oh! Non fare il finto tonto, lo sai benissimo cosa voleva dire quello sguardo!”

Ecco, scacco matto tuonò felice il pensiero di Brian mentre la tenerezza di quell' essere che si contorceva nel nervosismo davanti a lui lo inondava.

Si avvicinò a lui con ancora quello sguardo incollato sul volto, camminando lentamente e immergendo ogni parola nel tono più sensuale da lui conosciuto.

“ Sai Matthew credo di avere problemi a capire..potresti essere più chiaro per favore?”

Matt arretrò il viso paonazzo da quello del moro che ora si trovava a pochi centimetri dal suo.

“ Brian...”

sussurrò mentre le mani del ragazzo si appoggiavano alla sua vita e lui premeva le spalle contro al muro.

“ si?”

domandò Brian con un tono tale da far scorrere cascate di brividi lungo la schiena di Matt.

“ Io non mi lascerò...”

ma la sua frase fu sospesa a metà dalle labbra di Brian sulle sue. Fu un lieve tocco che lo lasciò incapace di ragionare, non aveva neanche fatto in tempo a chiudere gli occhi che Brian si era già allontanato e lo guardava mostrando il suo sorriso più seducente che possedesse nel campionario.

“ Continua la frase Matt..”

suggerì provocatorio mentre Matt avvertì la salivazione azzerarsi e come un robot finì di esprimere la frase che aveva in programmazione. Anche se ormai non ci credeva più.

“ ...scopare da te..”

Brian rise. Matt avvertì il rumore della frana della sua decisione, quel suono che riempiva l'aria partendo da pochi centimetri di distanza dal suo orecchio era più di quanto potesse sopportare. Tornò a guardare Brian, non più terrorizzato ormai ma imbarazzantemente rassegnato.

“ Ne sei sicuro?”

Il tono mellifluo della domanda di Brian si infilò direttamente nelle sue orecchie, Matt chiuse gli occhi stringendo forte il maglione dell uomo davanti a se e baciandolo con forza attirandolo più vicino a se. Quando riaprì gli occhi si ritrovò a guardare l'ombretto nero che alloggiava sulle palpebre ancora abbassate del cantante dei Placebo. Lentamente quelle due serrande si aprirono svelando piano l'esistenza di quelle due iridi azzurro-verdi.

Il sorriso nascente sul volto di Brian si allargò a dismisura quando Matt fece l'ultima cosa che entrambi si sarebbero aspettati. Appoggiò la fronte a quella del moro e lasciò la sua voce libera di tradire tutta la sua emozione cantando.

“ Please...be mine..”

Poi tutto si perse mentre le braccia di Brian lo avvolgevano impedendogli di pensare.



Ciaoooo!!! Buona Pasqua a tutte anzitutto!!

Questo è il nuovo capitolo ma non l'ultimo, alla fine nei miei calcoli mentali non avevo inserito la mia devastante logorrea nello scrivere, e quindi resta un ultimo capitolo che a questo punto sarà il prossimo..

So che Matt non canterà mai neanche sotto tortura una canzone dei Placebo ma mentre scrivevo è passata di sottofondo, giusto mentre si stavano baciando e sembrava così perfetta..

Con Unintended invece io ho un serio problema, credo di esserne diventata dipendente, sapete mica come si fa a disintossicarsi! La ascolto a ripetizione e se per sbaglio passa troppo tempo dall'ultimo ascolto vado in astinenza e devo spararmela nelle orecchie.

Per la mise di Matt da gelataio, si, lo so che ha vissuto moment peggiori ma il fatto è che quando ho visto i Muse live al Rolling Stone lui era vestito proprio così e io ho passato il concerto a pensare che sembrava davvero un gelataio! Vi metto il link delle foto che ho messo sul mio blog e ditemi voi se non ho ragione ( non spaventatevi, in alcune sembra risplendere di luce propria..)

http://kirasonica.spaces.live.com/photos/cns!EA05BF7750374A4D!256/

Isult: ehm..non è l'ultimo, ho fatto qualche errorino di calcolo nelle mie previsioni! Aniway, certo che scriverò ancora su di loro, ora ho un idea in testa che coinvolge oltre a Muse e Placebo anche i MyChem..eheh, vedremo vedremo

Erisachan: mi spiace non aver appagato il tuo senso sadico con questo capitolo, ma cerca di capire..io non credo che nessuno al mondo possa trovarsi in una stanza con Brian Molko e impiegare tutto il suo tempo a litigare senza investirlo in altre azioni più..piacevoli

nainai: ahahah!! Hai perso la scommessa! Non solo sono ancora vivi ma anche soddisfatti..eheh

Stregatta: già già!! Sono d'accordo con te, tutti i loro battibecchi sono in realtà generati da una profonda tensione sessuale che avvertono e non soddisfano come dovrebbero..In realtà c'è un altro capitolo oltre a questo, chiedo perdono per aver diffuso notizie false e tendenziose ma ho fatto qualche errore di calcolo!

Lisachan: naaahhh! Non sono odiosi, sono semplicementi sessualmente repressi..vedrai che ora si sfogano e tutto tornerà nei ranghi, cioè più o meno considerando i soggetti..Viva Stef! Ora poi che non c'è neanche più Steve è davvero l unico che può ammansire Brian..









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Capitolo 6
*** Goodbye ***


Le lenzuola arruffate erano l'unica traccia rimasta di quell'amore consumato con urgenza qualche ora prima.

La luce del tramonto aveva invaso la stanza, sostituendo la luce piena del giorno con una più smorzata, che si posava distratta sugli oggetti che arredavano la stanza donandogli una nota di calore.

Matthew aprì gli occhi, trovando davanti a se la scena di un inevitabile ritorno al passato. L'immagine che abitava i suoi occhi in quel momento era la stessa che si presentava a lui mesi prima, quando in quel letto passava quasi tutte le notti, con relative albe e risvegli a fargli da contorno. Solo una differenza stonava con quella sensazione di deja-vu, ed era il corpo di Brian che stranamente non era avvolto intorno a lui.

Si stropicciò gli occhi e si guardò intorno, rendendosi conto solo allora della presenza di Brian al tavolo, accanto a lui si trovava qualcun'altro...Stefan?

Stava quasi per aprire bocca e rendere così noto al mondo di essere sveglio ma prima che muovesse un solo muscolo facciale la voce interrogativa lo interruppe, smorzando le sue parole sul nascere.

“ Non manderai a puttane tutto anche questa volta, vero Brian?”

Matt richiuse gli occhi, fulmineo, concentrando tutta le sue energie nel cogliere la risposta di Brian e non perdersi una parola di quel discorso cospiratorio che riempiva di bisbigli la casa. Le parole che attendeva di sentire avrebbero deciso se poteva continuare a respirare o se il crollo delle speranze glie lo avrebbe impedito.

Brian sospirò pesantemente, raccogliendo le gambe sulla sedia e facendo scontrare la sua fronte con le ginocchia, così ranicchiato continuava a dondolare, crogiolandosi nell' indecisione.

“ Non lo so Stef..lo spero..” alzò lievemente la testa, guardando il suo amico e l'espressione che gli si era dipinta sul volto, poi continuò a parlare. “ é solo che..è tutto così difficile!”

Il bassista alzò un sopracciglio, un misto di disapprovazione e incredulità annebbiava i suoi occhi.

“ Non parlarne come se la cosa non dipendesse da te.. basta solo che tu non faccia il bastardo un'altra volta!”

“ Ehy!” sbottò il cantante, ferito da quell' affermazione. “ Io non ho fatto il bastardo!”

esclamò mettendo il broncio e tornando ad affondare il volto sulla stoffa dei suoi pantaloni.

“ Già, non sei stato tu quello che lo ha tradito e poi è andato a dirglielo, chissà come devo essermelo immaginato..”

Brian alzò il volto, consapevole che per quanto non volesse ammetterlo la colpa di tutto era stata sua.

Si voltò verso il letto, lasciando riposare il suo volto su quel corpo sepolto tra le lenzuola. Quel corpo era una droga per lui, sai che ti fa male ma non riesci a farne a meno. E la tua decisione è destinata a crollare ogni volta che la ritrovi sul tuo percorso, anche se sai che non dovresti caderci ancora.

Scuotendo la testa si alzò per raggiungere il tavolo e appropiarsi del pacchetto di sigarette che giaceva immobile sulla sua superficie, riempiendo l'aria con il rumore del suo passo aggraziato e leggermente saltellante. Si voltò di nuovo ad ammirare l'uomo addormentato nel letto, mentre con mano tremante donava alla sigaretta impigliata tra le sue labbra il fuoco.

“ Io lo amo...” aspirò nicotina mentre la frase restava sospesa ad aspettare il proprio finale, così come Stef, seduto al tavolo, e Matt che riempiva il letto col suo calore.

“ Ma odio il modo in cui mi fa sentire..”

Matt strinse gli occhi, mentre il battito del suo cuore si confondeva con il dolore che si stava lentamente appropiando di quello stesso organo battente.

Brian si voltò lentamente verso Stef, trovando ad acoglierlo uno sguardo di muto rammarico. Brian lo vide esitare, probabilmente aveva già una frase pronta per uscire a dargli del cretino ma con un clic mentale vide l'onda dei suoi pensieri cambiare.

“ Vi ho riportato le vostre chiavi e i cellulari, ora credo che andrò..”

Brian piegò leggermente il capo per acconsentire all' affermazione, in silenzio ringraziava il suo amico per non aver infierito su quella frase.

Non sapeva perchè l'aveva detta, nè tantomeno perchè l'avesse pensata, ma sapeva che era vera.

“ Brian..”

la voce di Stef lo scuotè dal torpore, si voltò a guardarlo mentre la sigaretta si consumava lenta tra le sue mani.

“ Concediti una tregua ogni tanto e prova ad essere felice...”

un sorriso increspò le labbra del cantante mentre Stef si voltava per abbandonare l'appartamento e lasciarlo di nuovo da solo con Matthew. Brian concesse alla sua figura di posizionarsi in adorazione della città, del fiume placido che scorreva investito dalla luce aranciata del tramonto.

Matt aprì leggermente gli occhi, deciso a vomitare il suo rancore per quella frase che lo aveva colpito al cuore ma si bloccò. Brian stava fumando immerso nella luce arancione, a petto nudo e con un espressione così malinconica da impedire a Matt qualunque funzione vitale volontaria, non era in grado neanche di pensare.

Richiuse gli occhi, non glie lo avrebbe permesso. Brian non gli avrebbe permesso di allontanarsi da lui senza la sua approvazione, lo sapeva. Ma lui non era intenzionato a permettergli ancora un tale controllo sulla sua vita. Non poteva morirne di nuovo, non poteva buttarsi in un attacco kamikaze consapevolmente, l'amore non poteva essere così distruttivo.

L'amore non poteva essere quel sentimento destabilizzante che provava con Brian e che lo distruggeva ogni volta.

Non poteva essere quell' ossessione che gli impediva di respirare.

Non poteva voler dire tradire la propria dignià senza attenuanti e immolarsi al desiderio dell' altro senza parole.

Non poteva essere quel desiderio imperante che permeava ogni momento nascondendo le ferite che ogni volta subiva dalla persona che avrebbe dovuto amarla.

Non poteva permetterselo ancora.

Non poteva.

Mentre era perso nei suoi pensieri il calore del corpo di Brian che tornava a infiltrarsi tra le lenzuola lo riscosse, trovandolo incapace di trattenere l'insano desiderio che per quel corpo nutriva. Lo sentì avvicinarsi, posare sul suo collo un bacio leggero e avvertì quelle stesse labbra arricciarsi in un sorriso allo scontro con la sua pelle.

“ I'll be yours..”

pronunciò prima di abbandonare la testa sul cuscino e addormentarsi.

Una lacrima scivolò pigra lungo la guancia di Matt, che ancora lottava in silenzio contro quella distruzione emotiva che lo stava avvolgendo.

“ Bugiardo..”

gridava la sua mente, i suoi pensieri vorticavano tutti intorno a quella parola. Ma la voce non uscì, la rabbia si tramutò in un pianto silenzioso, la delusione aggiungeva volume alle lacrime, la tristezza le prolungava.

Accanto a lui Brian dormiva tranquillo.


**


Matthew si svegliò, il respiro sul suo collo gli resero subito livida la presenza di Brian accanto a se. Si voltò a guardarlo.

Prima di andare.

Indugiò sulle linee sottili del volto. Su quelle labbra sottili e leggermente dischiuse che lo ingannavano ogni volta. Sulla perfezione di quelle ciglia, lunghe e ammalianti. Sulle palpebre chiuse e ricoperte di nero che coprivano alla sua vista lo spettacolo di quelle iridi verdi che abitavano i suoi occhi.

Ma la bellezza dell'involucro non lo conivinse, pensieri confusi gli urlavano addosso, tutti con la stessa ingenua rabbia.

Il bagliore residuo di quella luce era ormai spento ai suoi occhi disincantati.

Non era il dolce abbraccio di Morfeo che avrebbe potuto trasformare Brian in una persona migliore, il sonno non poteva impedirgli di fingere.

Non voleva affrontare il suo sorriso quando si sarebbero svegliati, non lo avrebbe sopportato.

Ma non avrebbe potuto neanche sostenere il peso di un nuovo addio.

Guardando i suoi occhi socchiusi sentiva di nuovo il desiderio incessante di esprimere in quel dolore in lacrime.

I ricordi lo annegavano in un tempo che non esisteva più, che non poteva rivivere più.

Si sottrasse alla splendida condanna rappresentata dall' osservazione di Brian e si alzò dal letto.

Ricoprì il suo esile corpo con i vestiti sparsi per la stanza, spettatori inconsapevoli della fine della loro storia.

Raggiunse il tavolo su cui albergava il suo cellulare e la sua chiave, censurò la sua mente impedendole che la sua volontà raggiunse la mano e prese solo il telefono.

Si voltò nuovamente verso Brian.

Prima di andare.

Lo guardò avvolto da quel bianco candido e vide solo un cumulo di errori che non aveva più senso ripetere.

Lo guardò e un' immagine attraversò la sua mente, quella di Lucifero, l'angelo caduto.

Bellissimo e crudele.

Ammaliatore e spietato.

Poggiò la mano sulla porta ma un pensiero suicida gli ingombrò la mente, e questa volta lo assecondò.

Tornò al tavolo, recuperando carta e penna per lasciare a quel pezzo di vita che stava abbandonando un addio.

Prima di andare.

Le parole che giravano tra i suoi neuroni rimbalzavano nel suo cranio senza darsi un ordine.

Si voltò verso il fiume alle sue spalle.

Il punto fermo che lo ancorava a quella realtà.

Poi le parole di Brian si fermarono nella sua testa, quella promessa fatta la sera prima.

Con un filo di voce.

Mentre pensava dormisse.

“ I'll be yours..”

ricacciò le lacrime che gli morirono in gola.

Poi macchiò il bianco candido con l' inchiostro.


You'll never be mine

We both know..

Good Bye”


Permise alla sua mano di raccogliere la chiave, la sua chiave.

Lanciò un ultima occhiata al cantante ancora addormentato.

Prima di andare.

E si eclissò al di fuori della porta.

Lo scontro con l'aria e la vita che albergava fuori dal cancello gli riempì i polmoni di aria, riattivando i suoi polmoni.

Sorrise, dirigendo i suoi passi verso il Tamigi davanti a se.

Osservò il placido incedere del fiume scuro.

Schiuse la mano che racchiudeva la chiave e la fissò.

Il pezzo che mancava per chiudere il circolo.

Si voltò verso il palazzo, fissando i suoi occhi in quelle finestre al primo piano.

Prima di andare.

La chiave tra le sue mani catturava la luce del sole, sembrava così innocente. Un semplice pezzo di metallo senz'anima.

Matthew la guardò ancora una volta. L'ultima.

Poi l'oggetto di metallo perse ogni contatto con il suo corpo, impegnandosi in una parabola discendente che trovò la sua conclusione nel fiume sporco.

Un secondo e venne inghiottita.

Un secondo e la sua storia con Brian scompariva con quella chiave.

Lasciando l'ultimo ricordo alla pancia del fiume.

Il punto fermo di una storia destabilizzante.

Restò ancora un attimo a guardarlo.

Prima di andare.

Senza voltarsi più.


**


Parigi.

La città francese cullava l'anima dei Muse in quella sera di ineffabile scarina adrenalinica.

Il taxi che li stava riconducendo a casa dopo il concerto macinava metri lentamente, inglobato nel traffico parigino. Matthew si perse osservando le curve morbide della città scorrergli attorno, ammaliato dalla bellezza di quei palazzi. Dall'anima che sembrava avvolgerli, donando benessere a chiunque li vedesse.

Poi una voce si infiltrò tra i suoi pensieri, coprendo le risate dei suoi compagni e arrivandogli diretta come un pugno al cuore.

E smise di nuovo di respirare.

La sua mente si confuse mentre quella voce si impadroniva altezzosa e prepotente delle sue sinapsi, indirizzando senza pietà i suoi pensieri al suo ricordo.


You are one of God's mistakes,

Tu sei uno degli errori di Dio

You crying, tragic waste of skin,

tu, piangente tragico spreco di pelle

I'm well aware of how it aches,

sono ben consapevole di quanto faccia male

And you still won't let me in.

e tu continui comunque a non farmi entrare

Now I'm breaking down your door,

adesso sto buttando giù la tua porta

To try and save your swollen face,

per provare a salvare il tuo viso gonfio

Though I don't like you anymore,

sebbene tu non mi piaccia più

You lying, trying waste of space..

tu, bugiardo insopportabile spreco di spazio


L'intensità di quelle parole lo fece scricchiolare per qualche secondo, lasciandolo in preda a contorti pensieri. Sapeva quanto facesse male? E allora perchè non lo aveva evitato? E la porta che aveva buttato giù lo aveva distrutto. Con quella semplice strofa aveva già tolto i cardini al portone che Matt aveva posto a guardia del suo deposito di ricordi legato all'altro cantante. E il tono di disprezzo con cui vedeva tracciare la propria figura da quella voce graffiante lo rattristò, c'era troppo astio in quelle parole. Più di quanto la sua ingenua umanità si meritasse.


Before our innocence was lost,

Prima che la nostra innocenza si perdesse

You were always one of those,

tu eri sempre uno di quelli

Blessed with lucky sevens,

benedetti con lucky sevens

And the voice that made me cry.

E la voce che mi faceva piangere

My Oh My.


Innocenza persa? Ma di quale innocenza parlava? Di certo non la sua. Poteva fingere ma il sorriso con cui Brian Molko incantava il mondo aveva perso un accolito fedele. Eppure l'ultima frase non poteva non rimandare il suo ricordo alle lacrime di Brian quelle sere in cui lo trovava arrotolato con il lettore mp3 in playmode.


You were mother nature's son,

tu eri il figlio di madre natura

Someone to whom I could relate,

qualcuno con cui potevo avere un bel rapporto

Your needle and your damage done,

il tuo ago e i tuoi danni fatti

Remains a sordid twist of fate.

Rimangono una svolta sordida del destino

Now I'm trying to wake you up,

Adesso sto provando a svegliarti

To pull you from the liquid sky,

Per tirarti via dal cielo liquido


Sta provando a svegliarmi? Non dovrebbe, non dovrebbe farlo. Dovrebbe lasciarmi solo, tornare a odiarmi, a ignorarmi.

Dovrebbe seppellire la sua chiave con la mia, dovrebbe regalarla a quel fiume. Lo spettatore della nostra felicità, quando esisteva.

E poi il destino, quello stronzo aveva ancora il coraggio di usare quella parola nella descrizione della loro storia, affibbiandogli la colpa oltretutto.


'Cause if I don't we'll both end up,

Perchè se non lo faccio, finiremo entrambi

With just your song to say goodbye.

Con solo la tua canzone per dire addio

My Oh My.


“ Matt, ma stai piangendo?”

la voce di Dom lo riscosse dal loop di domande e rancore e ricordi che lo stavano ingoiando. Si voltò verso il suo amico e trovò i suoi occhi castani a fissarlo.

Lentamente si portò una mano al volto, avvertendo il tocco delle lacrime sulla sua pelle. Non se ne era neanche accorto.


A song to say goodbye,

A song to say goodbye,

A song to say...


La voce di Brian continuava a riempire l'abitacolo del taxi mentre Parigi colorava la vita fuori da quella macchina.

La voce di Brian occupava ancora la sua testa e le lacrime il suo volto. Un loop di ricordi ingorgava il suo corpo e strozzava ogni tentativo di smettere di singhiozzare.


Before our innocence was lost,

You were always one of those,

Blessed with lucky sevens,

And the voice that made me cry...


Il circolo era completamente chiuso.

Quello era l'addio di Brian, non sapeva se anche il suo fosse stato altrettanto doloroso per il cantante dei Placebo, ma ora ne avvertiva la crudele realtà.

Non si era mai fermato a pensare a come Brian potesse aver reagito trovando il suo addio, ma ora ascoltando la sua risposta non poteva farne a meno.

Era un laconico rodeo.

Nell' abbraccio di Dom aveva trovato la forza per smettere di piangere.

Mentre le note della canzone si spegnevano lentamente sfumando in quella successiva Matt sentì il suo battito normalizzarsi, il tappo di rancore affievolirsi.

Si rilassò addosso al suo batterista, riuscendo a fatica a richiudere la porta scardinata dalla voce di Brian.

“ Addio”

mormorò placidamente mentre la figura del front-man dei Placebo sfumava nella sua mente.


A song to say Goodbye...


**


FINITA!!!

Chiedo scusa per la mancanza del lieto fine ma quando l'avevo iniziata la fine era una delle poche cose chiare nella mia mente, e poi dovevo inserire la canzone che aveva dato il motore a tutto.

È finita ma non vi preoccupate, sicuramente tornerò a scrivere nuovamente di loro..sono bellissimi insieme!! AAAAAWWWW!! Sposatevi e poi andate a vivere nella villa del Grande Fratello, sicuramente potrete fornire uno spettacolo migliore ( anche solo stando fermi!! Ihih...)!

Per questo capitolo ho ascoltato un pò di cose a ripetizione, ovviamente “ A song to say Goodbye” dei Placebo e “ Protect me”. E poi ho ascoltato “ Veleno” e “ Alba a quattro corsie” dei SubsOnicA a cui ho rubato anche qualche frasetta qua e la, che non me ne voglia nessuno nè...

Però un pò mi dispiace che sia finita, e in più male. Però secondo me il lieto fine sarebbe stato un pò troppo forzato per come era la storia in se..no?

Bah..GRAZIE A TUTTE!!! E ora che sono stata accolta nel Mollamy Fangirl Club sappiate che questa non sarà l'ultima..eheheh, sembra una minaccia!!

Isult: eheh..anche a me è piaciuto un casino il pezzo dei “no”, continuavo a rileggerlo e immaginarmi la scena! Ehm...spero tu non nutra istinti omicidi nei miei confronti per l'assenza del lieto fine...ehm...

Erisachan: Eheh! Beh, quando suonava con la chitarra a specchio che rifletteva le luci gli abiti sembravano un pò fosforescenti..faceva quasi impressione! Eheh..c'eri anche tu quindi? Bei tempi quelli...

Sweet Bee: eccotelo qui l'ultimo capitolo! Spero ti piaccia anche questo...ehm..

Gufo: eheh, si Matt è il nemico del buongusto! Comunque eccoti l'ultimo capitolo..me spera che a te piace

Stregatta: Eheh..e invece è finita altrimenti...ma non potevo non farli stare insieme almeno un pochino, insomma è umanamente impossibile stare chiuso con Brian e non saltargli addosso..e lo stesso vale per Matt..o no?

Beh vi saluto care..

COMMENTATE!!

E grazie soprattutto a Erisachan, Stregatta, Nainai, Lisachan per scrivere Mollamy così belle....

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