L'ultimo ricordo

di Sam14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno ***
Capitolo 2: *** Secondo giorno ***
Capitolo 3: *** Terzo giorno ***
Capitolo 4: *** Quarto giorno e.... forse l'ultimo ***



Capitolo 1
*** Primo giorno ***


Presto verrà la fine. Lo so, me lo sento. É una strana sensazione percepire all'improvviso, come segretamente previsto, che il tempo ha fatto il suo corso. Da alcuni mesi, ormai, il dolore mi attanaglia. Tutto è diventato difficile. Alzarsi, coricarsi, perfino restare immobile, con lo sguardo che vaga e va lì, alla parte alta del muro del parco, verso quel luogo che amo in modo particolare e dal quale, con un solo colpo d'occhio, posso abbracciare la distesa della proprietà, della mia proprietà, la mia. Sì, anche da fermo, il mio corpo mi tormenta. Proprio così. Mi sto spegnendo, senza altre complicazioni. Non il decadimento interiore, non una piaga aperta, non un disturbo psicologico. No, l'aspetto generale può illudere. Saranno l'aridità e la ruggine a condurmi alla morte. È più discreto, ma fa male lo stesso. Infine, anche se dico di non avere disturbi interiori, devo comunque confessare che, da un po' di tempo, dimentico le cose. Sì, lo so, il termine dimenticare è piuttosto vago, diciamo che vivo in una realtà sfumata. Da due o tre settimane, ho la sensazione di trovarmi in una pozzanghera che mi densa dal sonno. Mi alzo subito, o meglio prima che posso, e spero che l'aria della stanza asciughi il mio giaciglio di vecchio. Per ora, la messinscena prosegue a meraviglia. Lei non si è ancora accorta di niente. Ma fino a quando durerà? È un continuo tormento. Non solo non oso immaginare quale terribile umiliazione subirò al momento della scoperta, ma qualora mi dice che, quando accadrà, questa incontinenza segnerà la mia fine. Il suo amore per me è immenso, lo so, ma tutto ha un limite. Non voglio pensarci troppo. Vivo un giorno alla volta, e oggi è una bella giornata. Il risveglio è stato meno doloroso del previsto e il sole ancora un po' esitante mi invita ad uscire. Programma della mattinata: breve giro del parco, e specifico breve poiché ci sono due versioni di questa camminata mattutina; quella lunga, ottimista, si sviluppa in questo modo: attraverso il prato davanti alla casa, scendo le scale e attraverso abbastanza veloce la prateria, che conduce al viale dei carpini. Spesso Lei, parlando di me a chi vuole intendere, dice che tutto mi appartiene. Mi piace quando parla così. Con un orecchio ascolto e intanto muoio di felicità. Con quelle parole, Lei riconosce il mio vero ruolo in questa casa. Infatti niente e nessuno ci ha separato, MAI da quando ho memoria. Dopo attraverso il viale dei carpini, mi dirigo verso una grande prateria. I miei antenati quando arrivavano qui facevano "uscire il cacciatore che c'era in loro". Io, invece, ho messo la parola fine a tutto questo. Inutile dire che sono contro la caccia. Detesto l'idea di correre dietro a un indifeso animale. Correre, sì, ma con il naso al vento, il corpo come una freccia, per la bellezza del gesto, per la libertà intravista. Ora mi ritorna in mente un sogno, anzi un incubo recente, dal quale mi sono svegliato terrorizzato, come se avessi visto il diavolo. Io e Lei stavamo facendo una passeggiata di quelle che amo tanto. Passeggiamo uno a fianco all'altro senza parlare, solo fianco a fianco e qualche volta Lei con la mano fa un piccolo gesto d'incoraggiamento, una piccola carezza che fingo di ignorare, ma che in realtà mi elettrizza. Nel sogno io inizio a correre, e intanto Lei si allontanava sempre di più. Allora iniziai a correre ancora più veloce e ad un tratto, cado in un buco oscuro senza fine, dal quale impossibile scappare. Il luogo incantato si trasformò in un territorio malefico. Lei si allontanava dimenticandomi. Non era uno scherzo. Finita la passeggiata ci dirigemmo verso casa stanchi, quando ad un tratto, incontrai una bastardina come me. Il suo nome era Sam. La conoscevo da tanto tempo e l'amavo però non come amavo Lei. Amavo saperla al mio fianco, amavo quando mi dava importanza e amavo quando con delicatezza mi accarezzava la testa.

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Capitolo 2
*** Secondo giorno ***


I giorni e le settimane passarono sempre più veloci, e io mi avvicinavo sempre di più alla morte. Qualcuno pensa che la morte porti solo dolore, tristezza e sofferenza. Ognuno di noi ha paura di morire. Ma io no. Secondo me la morte è felicità, tranquillità.... soprattutto non mi sono mai sentito più vivo come adesso. Ho dovuto affrontare la morte un sacco di volte, ma lo affrontata sempre con il sorriso. Non solo io mi sono trovato a faccia con la morte, ma anche Sam. Ora vi raccontò com'è andata. È sparita, Lei, un giorno di giugno di due anni fa, per un fenomeno che ancora non riesco a spiegarmi. Lei sistemò Sam in macchina, la poggiò su una coperta stesa sul sedile posteriore e partì senza neanche degnarmi di uno sguardo. Non disse niente, si affrettò a salire in macchina e sparì. Tuttavia, un dettaglio mi aveva colpito. Mentre, sistemava delicatamente Sam, la quale, nonostante un Dimagrimento divenuto più evidente negli ultimi anni, Lei piangeva. Sì, piangeva e da questo, ero giunto alla conclusione che quella non doveva essere una passeggiata di piacere, bensì un viaggio che aveva il sapore della fine. Il ritorno dell'auto mi colse di sorpresa. Lei scese dall'auto e subito mi chiamò con una voce debole e stanca. Mi avvicinai a Lei, si mise in ginocchio e mi abbracciò. Sembrava volesse dirmi qualcosa che l'avrebbe sollevata, ma non disse niente. Si rialzò e rientrò in casa. Un piccolo particolare notai: Sam non era scesa dall'auto. Non c'era e non ci sarebbe più stata. Allora da quel giorno imparai a diffidare sempre dall'auto e di tutto quanto potesse presagire su una coperta. Mi rimaneva, come vero amico, Romeo e tutti e due capiremo che solo restando insieme si è più forti, e niente più ci impedisce di riconoscere nell'altro il risvolto della nostra stessa paura, trovando una rassicurazione che ci mantiene al caldo. Anche oggi il risveglio è stato meno doloroso, ma continuo a pensare alla povera Sam. Comunque è tempo di passare alle presentazioni. Non so perché ho tutta questa fretta di parlarvi; forse ho ancora l'impressione che il tempo stringe, che non è più molto,che non posso più rimandare. Mi chiamo Toby; sono un bastardino maschio, nato il 4 settembre 1998. In questa famiglia mi piace tutto, ma soprattutto mi piace il suono della sua voce, quella di Claire (durante il racconto la chiamerò Lei con la lettera maiuscola), quando lo modula sulle diverse intonazioni... Oggi Lei piange. È una brutta giornata. L'ho capito quando l'ho vista scendere le scale. Finita la colazione, Lei salì in fretta le scale e si rinchiuse in camera. Per fortuna feci in tempo a intrufolarmi nella sua stanza. Si buttò sul letto e iniziò a piangere. Mi sedetti a fianco e Lei fece lo stesso. Non mi raccontò il motivo della sua tristezza, però intuì che il motivo fu per un litigio con delle sue amiche e con un ragazzo. Prima o poi chiunque dovrà prendere decisioni importanti e Lei è arrivata a quel punto. Ormai hanno preso strade diverse, ha deciso di proseguire la sua strada da sola. Forse un giorno chi sà quale e quanto distanze riusciranno a tornare come prima, ma per il momento ognuno prenderà decisioni diverse. Ci sono certe volte in cui, le persone che ti stanno vicino ti deludono con il loro comportamento, perché pensi di essere importante, che finalmente hai trovato un tuo posto nel mondo, invece sei una delle tante. Ed è proprio in quel momento che cominci a pensare che, forse sia meglio iniziare a scrivere la parola Fine. Dopo qualche ora esce dalla stanza pronta per giocare un po' con me. Lo so, sono un vecchio cane che sta per affrontare la morte, ma che ci posso fare sono pure sempre un giocherellone. Dentro di me è ancora rinchiuso il cagnolino che ama giocare, sporcarsi, inseguire le lucertole (all'inizio vi ho detto che odio la caccia, però alle lucertole non riesco a resistere. E poi non le uccido, le insegue solo), e tante altre cose. Da qualche giorno Lei iniziava a mancare, è come se ad un punto e in bianco, non le interessava più niente, perfino di me. Mancava durante la settimana, e anche nei weekend salta i nostri incontri, con la scusa di cose da fare o gente da incontrare. La vedo sempre meno. E questo mi fa star male. Rimango ore e ore di guardia nella parte alta della valle, da dove per primo posso scorgere le auto che si avvicinano. Ormai è raro sentire il particolare rumore della sua, che riconoscerei tra mille. Allora l'aspetto paziente, ormai non mi interessa nemmeno più il cibo, il parco, nè Romeo. Da circa una settimana non rientro in casa, per paura che Lei arrivi e non mi trovi. Non posso pensare che in un posto che nemmeno riesco ad immaginare, Lei si dimentichi di me. I giorni trascorrono veloci, minuti che diventano eterni. Ma per quanto tempo ancora? Mi piaceva quando dormivo ai piedi del letto. Lì, piccino piccino e cercando di fare meno rumore possibile, mi guardavo bene dal respirare troppo forte e mi addormentavo con Lei, felice.

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Capitolo 3
*** Terzo giorno ***


Questa mattina non mi alzo. Non è una decisione, ma una constatazione. Il mio corpo è dolorante, e il minimo movimento mi abbatte. Sono costretto a rimanere qui. Romeo, sorpreso di non percepire alcun movimento dalle miei parti, è venuto a controllare che fosse tutto a posto. So bene che teme di trovarmi, una mattina, stecchito nella mia cesta. Ovviamente non me lo dice, ma io lo so. Ci teniamo d'occhio a vicenda e, per quanto riguarda lui, lo trovo un po' sottotono. Meno vispo, il pelo un po' spento, penso che d'ora in poi avrà qualche difficoltà a prendermi in giro. Mi ha visto ancora disteso nel cesto e si è avvicinato, zoppicante su tre zampe. Da molto tempo Romeo, ha dovuto rivedere le leggi dell'equilibrio. Il suo centro di gravità si è leggermente spostato da quel brutto giorno in cui, il giardiniere gli ha chiuso la quarta zampa nel cofano. Non ho assistito alla scena, meglio così, visto che il sangue m'indispone. Non c'era nessun altro a parte il giardiniere, e questo rimase talmente scosso che decise di tornare a casa, anche perché Romeo, nonostante il dolore, aveva trovato la forza di scappare nel parco, dove rimase nascosto per due giorni. Mentre il pover'uomo ci raccontava il fatto, Romeo non era ancora riapparso. Fu dunque creduto morto. Il solo pensiero che fosse morto da solo, in un fosso, aggiungeva particolari terribili a quella fine e cambiava ogni cosa. Non si tenne però conto della leggendaria capacità di resistenza che hanno i gatti. Su questo punto, superano di gran lunga i cani, per quanto coraggiosi possano essere questi ultimi. È possibile che, dopo molte sofferenze, il povero Romeo avesse pensato che avrebbe avuto più possibilità di salvarsi se avesse cercato di tornare verso casa, dove qualcuno avrebbe finito per trovarlo. Non mi ha mai raccontato come racimolò la forza di trascinarsi fino alla scalinata della cucina, e fu proprio lì che una sera lo trovò Lei. I giorni trascorrono e non sono mai uguali. Ieri stavo per morire. Lo stesso vale per Romeo, tra l'altro. Vedendomi in una forma migliore, mi ha parlato di quegli slanci che presagiscono la fine, quei momenti di inspiegabile vitalità che sperimentano alcuni malati quando sono ormai vicini al traguardo. Tuttavia, questa mattina, con o senza le ultime forze, non ci ho messo molto ad abbandonare la mia cesta e seguire Lei. Non potevo mancare, dal momento che campagna vuol dire parco, lavori da uomini dove anch'io ho il mio ruolo. É strano che mi senta meglio. Trotterello senza fatica dietro di Lei, deciso più che mai di approfittare di questo fenomeno campestre. A metà della campagna ci raggiungono i cavalli che, curiosi come sono, guardano un momento, da lontano, poi se ne vanno annoiati. Mi piacciono questi momenti all'aria aperta, in cui Lei sembra tutt'una con la natura, la terra, gli alberi. Ha sempre una carezza per me, di quelle veloci. Nel pomeriggio abbiamo assistito a quello che chiamo un evento. Il veterinario è venuto a trovarci. Il suo arrivo ha provocato un'ondata di panico che si è propagata in un batter d'occhio. Io ero mezzo addormentato, e sognavo non so quale folle corsa, immagini di conigli in fuga, sempre più veloci, sempre più lontani. I miei riposini sono spesso caratterizzati da movimenti e desideri irraggiungibili. Il rumore dell'auto che saliva lungo il viale mi aveva fatto aprire un occhio. I miei latrati danno il segnale, e ogni nuovo arrivo deve mostrare il proprio lasciapassare. La gente deve sapere che qui non si entra come in un hotel. Beninteso, non sono un idiota, so riconoscere le auto. E se si tratta di qualcuno della famiglia, ovviamente non abbaio. Questa volta si trattava di un'auto sconosciuta, una specie di furgoncino. Stavo per aprire la gola per dare il via al mio lavoro, quando riconobbi il veterinario che scendeva dall'auto. Fu uno shock. Abbandonai subito l'idea di abbaiare e mi feci piccolo quanto più potevo. Mi vide, era fatta. Venne verso di me, pronto, ne ero sicuro, per una delle sue punture, quando ecco che Lei le andò incontro e lo distrasse. Si vedeva proprio che Lei non era affatto sorpresa di vederlo qui. Entrarono entrambi un cucina e Lei gli offrì un caffè. Parlarono per mezz'ora. Dopo uscirono dalla cucina e Lei lo accompagnò verso la macchina. Rientrò e venne verso di me, mi diede una carezza sulla testa, fu così tanto leggera che a stento riuscì a sentire il calore della sua mano. Mi guardò fisso negli occhi e notai una piccola e ingenua lacrima che cadeva leggera, ma scavava dentro Lei sempre di più. E in quel momento capì che la visita del veterinario non era andata a buon fine. So che lui è venuto per vedere me, per vedere come stavo; perché ora anche lui sa il mio segreto, che i giorni disponibili per me stanno per terminare. La giornata proseguì triste e fu di una gravità inusuale. Lei sembrò riprendere le proprie attività là dove le aveva interrotte, venendo di tanto in tanto verso di me per vedere cosa stavo facendo. La reputazione del veterinario continuava a peggiorare. Avevamo deciso di raddoppiare in prudenza, poiché il nemico poteva colpire in qualunque momento, e soprattutto in qualunque luogo. Ciao a tutti! Sono nuova, mi ha iscritto una mia amica! Scusate se non ho continuato a pubblicare, ma ho avuto da fare, scusate se non mi sono presentata prima. All'inizio non avevo la più pallida idea di scrivere. Ma con il passare dei giorni ho pensato di dedicare una storia ai cani, dato che pochi lo fanno. Le cose che, fino ad adesso, ho scritto sono vere, sono accadute nella realtà, qualcosa è un'invenzione, ma la maggior parte è ispirato da una storia vera. Questa storia non racconta solo delle piccole avventure di un cane, ma ci tenevo a "immergere" anche un po' della mia storia. Comunque volevo solo sapere, alle persone che leggeranno il racconto di questo cane, che cosa se pensate della storia? Non so se concludere la storia! È per questo che voglio una vostra opinione. Spero che recensirete in tanti, almeno per avere un'idea se terminare. Vorrei anche sapere se avete qualche consiglio da darmi per la storia oppure se devo cambiare qualcosa! Grazie comunque, per tutti quelli che apprezzeranno la mia storia. Ci risentiremo presto e grazie ancora. Baci Sam14.

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Capitolo 4
*** Quarto giorno e.... forse l'ultimo ***


Tutto ciò ha un senso? A volte mi faccio questa domanda. La testa mi scoppia sotto gli assalti della memoria. I cani hanno forse una memoria? Romeo confessa di non sapere come comportarsi da quando lo sottometto, per ore intere, al fuoco dei miei racconti, per non dire delle miei lagne. Se c'è un senso, è certamente quello dell'uscita di scena. Improvvisamente, Lei é rimasta con me per un lungo momento, in ginocchio davanti alla mia cesta, con la mano che tracciava una carezza interrotta un po' tremolante. Sento che è triste, ma non di quelle tristezze abituali, nelle quali io non c'entro. No, in questo caso lo è per me. É chiaro che sono io la principale causa del suo tormento. Mi spengo giorno dopo giorno. Me ne accorgo dai suoi occhi. Mi parla dolcemente e mi offre degli zuccherini, che io rifiuto. Questo dettaglio, da qualche tempo, l'ha sprofondata in una perplessità inquieta. Devo dire che all'improvviso non ho più appetito. Non tocco più la mia zuppa. In realtà, soffro meno. I dolori hanno ceduto. Riesco appena a percepire la presenza di Romeo che veglia su di me e che continua a riscaldarmi con il tepore del suo corpo. Ho molto freddo. La sua presenza ostinata mi tiene in vita. Al pari di lui, voglio credere che il suo calore sarà benefico e che, quando giungerà la fine, m'impedirà di abbandonarmi completamente. Ma per quanto tempo ancora? Lei ha creato il vuoto intorno a me, e sta attenta che in cucina regni la calma più assoluta. Dunque è tutto qui? È sufficiente aspettare, coricato nella cesta, di chiudere gli occhi al momento opportuno e basta... Ho sentito di addii più precipitosi! Ripenso a quelle giornate di primavera, l'estate, l'autunno e anche l'inverno. Non avevo mai freddo, mai paura, la pioggia non mi bagnava, il vento mi trasportava. E quando rientravo ormai sfinito, Lei mi asciugava le zampe ridendo, poi mi sistemavo al mio posto preferito, davanti al camino del salone, a volte steso direttamente sul parquet, il cui legno tiepido sostituiva qualsiasi tappeto. Quante ore ho passato, al tepore del camino, in compagnia del rumore scoppiettante sotto le fiamme. Spesso, Romeo mi raggiungeva e rimanevamo lì tutti e due, con gli occhi semichiusi, quasi assenti, attenti a non rovinare quell'atmosfera che ci avvolgeva, entrava nel più piccolo atomo del nostro corpo, calore contro calore, e rimanevano tranquilli. Il camino esercitava su di noi un potere assoluto. Mi bastano queste cose per farmi tornare di nuovo il giovane cane che ero un tempo. Non ho ancora pronunciato la mia ultima parola. La pelle è dura. Ieri, tuttavia, è stata una brutta giornata. Romeo ha passato tutto il tempo facendo le fusa vicino a me, come se stesse recitando a rotazione la preghiera dell'Ave Maria. Attraverso una lunga sfilata un po' compassata, ho ricevuto le visite di tutti, sui cui volti leggevo tristezza e inquietudine. In particolare, la madre e la sorella non riuscivano a nascondere il loro dispiacere nel vedermi in questo stato, accucciato nella mia cesta. Sono rimaste a lungo in ginocchio davanti a me, accarezzandomi dolcemente, non sapendo cosa fare per potermi dare un po' di sollievo. Credo, addirittura, che me ne volessero per non averle considerate molto. Tuttavia, le sentivo vicine e non avevo il bisogno di aprire gli occhi per immaginare i loro sguardi tristi. Sapevo a cosa pensavano, quali immagini venivano loro in mente, lì, nella penombra della cucina. Non ero più un vecchio cane morente, ma il loro compagno di giochi, quello delle cacce al tesoro, delle merende a tre, al ritorno da scuola e dall'ufficio, seduti sul muro, con i piccoli pezzi di brioche lanciati al volo. Ero il loro piccolo peluche vivente, stritolato, impastato, abbracciato in una valanga di risate e grida festose. Piangevano dolcemente, cercando di trattenere i piccoli singhiozzi, rifiutandosi di credere all'ineluttabile. Lui era ancora più triste. A volte passava e si fermava un istante per darmi coraggio:"Dai su, andrà tutto bene". Nel suo caso, era piuttosto il dispiacere un po' sinistro degli uomini, più virile e più silenzioso. Quest'atmosfera di tristezza generale, vinceva la mia resistenza. Sembrava essere giunto il momento di eclissarmi dolcemente. Andavo alla deriva lungo il sentiero della radura. Alla fine, distinguevo ormai la luce dell'abbeveratorio nel campo situato in basso. Avrei avuto fortuna questa volta di intravedere il coniglio con l'orologio? Fu Lei che mi prese per il collo. Lei con la sua apparente freschezza, decisa nel suo rifiuto di vedermi mollare la presa. Non era ancora pronta. Con gli occhi ormai secchi, mi guardava, valutava le mie possibilità come una professionista, con in fondo la certezza che l'ora delle fine non era ancora giunta. Non potevo andarmene, né abbandonarla. Era fuori discussione. Uno per chi vive veramente? Per chi muore? Quest'idea mi rilassò. Lei, che aveva sempre avuto ragione, non poteva sbagliarsi proprio adesso. Non potevo far altro che fidarmi di Lei. Non era forse così che avevo sempre fatto? Per Lei, dunque, resistetti ancora una volta. È troppo doloroso pensare che, dopo tutti questi anni, è arrivato il momento di separarci. Che cosa farà dopo? Io ho paura, non di morire, ma ho paura che Lei faccia qualche sciocchezza. Ormai il momento è arrivato. Però adesso ho deciso di morire. Sono pronto. Non ho mai desiderato la morte come ora. Voglio morire, perché in questo periodo per Lei sono stato solo un peso. Salì in camera per ultima, molto dopo tutti gli altri. Mi lasciò in cucina solo dopo aver tentato ancora una volta di farmi mangiare uno zuccherino. Avevo aperto gli occhi, e quando si era alzata per andarsene con voce neutra mi aveva detto: "A domani, mio caro. A domani!". Ci sarebbe stato un domani, dunque, Lei l'aveva detto. Me l'aveva chiesto. Poi aveva spento la luce, e l'oscurità mi aveva avvolto. Mi sono addormentato, probabilmente. Di un sonno tanto profondo da non udire il bla-bla-bla subito contenuto attorno a me. Forse la porta si era aperta e qualcuno era entrato. Romeo non c'era più. Era rimasta solo Lei, che mi teneva in modo fermo, come se volesse sollevarmi e portarmi altrove. Era una bella sensazione sentire il suo corpo piegato su di me, che si avvicinava piano piano verso la mia fronte. Mi diede un bacio e un'ultima carezza. Ma in quel preciso momento il mio cuore si spense, come un vento spegne una piccola fiamma, come un'impronta lasciata sulla spiaggia e un'onda cancella. L'ultima sensazione che rimase nel mio cuore, come un ricordo, era la stretta delle sue braccia che emanavano calore, ma che poi si allentava. Però io so che nel suo cuore per sempre rimarrò. Note: Ciao a tutti! Scusatemi se dopo molto tempo ho pubblicato, ma in questi giorni ho avuto dei problemi con una persona, la quale si arrabbia come me per una cosa che non ho fatto. Ma lasciamo stare. ;) E dopo alcuni mesi questa storia ha avuto un finale. Forse alcuni di voi hanno pensato a un finale più bello, cioè un lieto fine. Ma questo è un lieto fine, perché sono in questi momenti che si capisce di ciò che si perde. Ma ho una domanda! Siamo arrivati veramente alla fine di questa storia? E chi lo sa! Nemmeno io lo so! Continuate a seguire la storia e scoprirete se è la fine. Ci risentiremo...forse ciaociao! Ah grazie per aver seguire il racconto un abbraccio a tutti! Ciao <3

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