I hate (love) you

di Britin_Kinney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


I Hate (Love) You.



Merlin prese tra le dita il cellulare che aveva appoggiato sulla scrivania. Bevve un altro sorso di the alla menta e lesse il messaggio che arrivando gli aveva praticamente fatto vibrare le ossa.
Quel maledetto telefonino...
Tolse il blocco e controllò.
Era Arthur, già, quel coglione di un asino! Odiava i suoi compagni per aver scelto alla velocità della luce i loro compagni per la ricerca, lasciando fuori lui e quel Pendragon idiota.
Chiuse gli occhi un attimo per tentare di calmarsi: solo il nome dell'asino gli faceva salire i nervi. E quando Merlin si innervosiva non era un bene neanche per se stesso. 


"Ehi, Dumbemrys come va la ricerca?"

Ma che cazzo, perchè doveva chiamarlo 'Dumbemrys'? Non che avesse qualcosa in contrario con Dumbo, però! Solo perchè aveva le orecchie un po' più grandi della media non c'era bisogno di sfotterlo e inventare nomignoli idioti!
Cercò di non lanciare il cellulare dalla finestra e scrisse la risposta:

"Va benissimo, come mai te ne preoccupi?" 

Premette 'Invio' e sbattè con tutta la forza -il che era un tutto dire- che aveva in corpo il cellulare sul tappetino del mouse.
Il telefono si spense per l'intensità dell'impatto, un Samsung era piuttosto delicato e questo Merlin lo sapeva bene, però non sopportava quel telefono per il solo fatto che nella sua memoria ci fosse il nome di quel... messaggio.
Merlin afferrò di nuovo il cellulare scocciato più che mai.

"Te l'ho chiesto perchè mentre tu sei lì a scrivere e contorcerti il cervello, io me la sto spassando con due ragazzi mori. Volevo sapere se la ricerca era eccitante come quello che sto facendo io... Visto come sono buono?"

Ah, altro piccolo dettaglio, Arthur era Gay. Anche Merlin lo era, certo, ma non era così appariscente ed evidente! Insomma... Arthur ce l'aveva scritto in fronte! 

"Sono contento che ti stai divertendo. E comunque sì, la ricerca è interessantissima!"

Certo, tsè, e i maiali volano.
Merlin poggiò per l'ennesima volta il telefono sul tavolo, si era ripromesso che l'avrebbe spento, ma poi sarebbe stato in pensiero per quel coglione! Quindi doveva per forza lasciarlo acceso, dopo quello che era successo l'ultima volta, poi!

Arthur lo aveva chiamato nel cuore della notte. Oh, non avrebbe potuto scegliere notte migliore, è chiaro, il giorno dopo c'era l'esame di chimica e quello di tedesco.
Che dire? Lo odiava!
Biascicava per telefono che gli serviva il suo aiuto.
A malincuore Merlino aveva lasciato le calde coperte e preoccupato - perchè, sì, lui l'aveva un cuore a differenza di qualcun altro - si rivestì in fretta. Entrando nel locale dove sapeva sarebbe andato Arthur quella sera, lo vide in mezzo a due ragazzi che lo tenevano su, più di una volta aveva rischiato di scivolare.
"Grazie, lo riporto io a casa" aveva sorriso a quei due ragazzi e lo aveva trascinato in macchina.
Una volta in auto Arthur aveva cominciato a sorridere come un'idiota. "Grazie, Dumbemrys" Merlin lo aveva guardato male.
"Non chiamarmi più così, o giuro che apro lo sportello e ti faccio rotolare per la strada" Arthur aveva riso, Merlin si era fermato davanti casa Pendragon.
"Non credevo che saresti venuto, mi conosci solo da due settimane" Merlin si morse il labbro inferiore.
"Due settimane sono state sufficenti per capire che sei un coglione che ne combina una dietro l'altra e che di conseguenza hai sempre bisogno del mio aiuto" Arthur rise ancora, si avvicinò piano a lui.
"Che cosa fai?" chiese Merlin allontanandosi dal suo viso.
"Volevo ringraziarti" bisbigliò prima di lasciargli un bacio sulle labbra. Merlin deglutì e lo vide scendere dalla macchina ed entrare in casa.
Il mattino dopo, ovviamente, non si era presentato in classe, perdendo così due importanti esami. Asino.

Da quel giorno ogni volta che Arthur usciva, lui teneva il cellulare acceso, stava sveglio fino a tardi e ovviamente, era in ansia.
Si teneva occupato scrivendo e leggendo o magari guardando un film, chiamando Morgana e Gwen, le sue migliori amiche fin dalle elementari. Fumava come un matto per tenersi sveglio.
Quando pensava che fosse trascorso abbastanza tempo, guardava l'orario, se superate le quattro Arthur non aveva chiamato allora voleva dire che era ancora vivo e non aveva fatto una delle sue solite stronzate.
Con un po' di difficoltà Merlin riusciva a prendere sonno. Per poi affrontare la giornata scolastica quando il deficente usciva nei giorni feriali. Fortuna che le volte in cui si permetteva di uscire in mezzo alla settimana erano rare o a Merlin sarebbe venuto una specie di ictus e avrebbe ucciso l'asino nel bel mezzo della lezione, oppure una crisi isterica. In ogni caso, Arthur non ne sarebbe uscito vivo.
Con questo pensiero rilesse ciò che aveva scritto: una ricerca sulla guerra di secessione.
Apportò le ultime modifiche e la corresse per intero.
Firmò Merlin Emrys. Poi le dita si fermarono come d'incanto, sembrava soppesassero anche loro se firmare o no anche con il nome di Arthur... Alla fine per la sua sconfinata bontà vinse e scrisse anche Arthur Pendragon. Stampò la ricerca e poi spense il computer, andò in cucina trascinando il cellulare con sè (ovvio) acceso (sicuro) modalità normale (per forza).
Lo appoggiò sul tavolo di legno chiaro e andò verso la macchinetta del caffè.
Aspettò che quel vecchio aggeggio decrepito si riscaldasse e nel frattempo picchiettava le dita sul marmo scuro.
Tintintin.
Messaggio, di nuovo.
Ovvio! Non combinava niente da due mesi! Come poteva non farlo quella sera? Il giorno prima di consegnare la ricerca.


"Ti prego, Merlino, aiutami!" 

diceva il messaggio, erano le quattro e un quarto, neanche farlo apposta!

"Sei di nuovo ubriaco?" 

Chiese indignato Merlino, la risposta di Arthur arrivò in fretta.

"No! Merlino, per favore è una questione di vita o di morte. Ti prego vieni" 

Merlin poteva quasi sentire Arthur gridare aiuto. Forse in una vita precedente l'aveva conosciuto... Magari anche in quella doveva salvargli il culo ogni santissima volta. 

"Sto arrivando, dove sei?" 

chiese Merlino evidentemente più preoccupato di prima.

"In Carlisle Street, vicino Soho... arriva subito, sto sanguinando. Ho paura Merlino..."

Il cervello di Merlin assorbì tutto con estrema lentezza.
Arthur... Arthur sanguina. Okay, devo sbrigarmi. Dove sono le scarpe? La giacca. Le chiavi?!
Uscì come un fulmine da casa, lasciando la luce accesa. Salì in macchina e sfrecciò versò Carlisle street.
Parcheggiò accanto al marciapiede, camminò a lungo incrociò qualche barbone e qualche prostituta. Ma di Arthur non vi era traccia. Fortunatamente lo trovò poco più avanti, era seduto per terra e si teneva una mano premuta sul fianco.
La schiena contro il muro, il viso contratto in un'espressione di dolore. "Arthur!" gridò Merlin precipitandosi in ginocchio accanto a lui.
"Oh, grazie a Dio sei qui" mormorò il biondo sollevato dalla presenza di Merlin "Fammi vedere..." ordinò il moro.
"No. Non voglio che..."
"Ohh, sta' zitto!" sbottò irritato togliendo la mano dalla ferita, poco più in là scorse una bottiglia di birra rotta.
"Chi è stato?" chiese Merlin non ottenendo risposta.
Cominciò a sollevare Arthur dal marciapiede, si passò un braccio del biondo intorno alle spalle e cominciò il lento cammino per l'auto. Non appena lo sdraiò nei sedili posteriori, sincerandosi che fosse al sicuro, salì e mise in moto.
"Andiamo all'ospedale" affermò Merlin tassativamente.
"No, no. Non voglio andare all'ospedale. Portami a casa..." si lamentò "Arthur, per favore, non fare l'idiota. Tuo padre ucciderà me e te se ti riporto così a casa" Merlin sospirò dal naso pensando di essersi ficcato in una situazione suicida.
"Ma non parlavo di casa mia, parlavo di casa tua" Merlin guardò incredulo e inacidito la strada, ma poi si ricompose, provando compassione per il biondo.
"D'accordo, va bene. Però vuoi spiegarmi cosa è successo?" chiese Merlin. Arthur si premette ancor di più la mano sul fianco.
"Hai presente quei due ragazzi di cui ti ho parlato?" cominciò a raccontare.
"Sì, ce li ho presente. Che cosa ti hanno fatto?" Arthur sorrise.
"Ti stai forse preoccupando per me?" chiese il biondo "Certo che no, asino!" rispose Merlin "Voglio solo sapere come hai fatto a finire per terra, pestato e sanguinante" continuò il moro.
"Hanno provato a derubarmi" Merlin si schiaffò una mano sulla faccia "Cosa ti avevo detto delle cattive compagnie?" lo canzonò "Sì, sì... comunque hanno cercato il portafoglio. Ma solo tu ed io sappiamo dove lo tengo..." Merlin fece una smorfia disgustata: "Sì, lo so..." rispose solamente "Ecco, hanno cercato ovunque e non trovandolo mi hanno picchiato.
Uno ha spaccato una bottiglia di vetro e ha provato ad 'accoltellarmi' per fortuna il taglio non è tanto profondo. Non serviranno neanche i punti" Merlin rilassò le spalle e svoltò alla terza traversa quella per tornare, finalmente, a casa. 
Una volta arrivati fece scendere l'asino con cautela, lo guidò fino al portone di casa sua.
Prese le chiavi e provò ad aprire, ci riuscì e trascinò Arthur dentro.
Lo portò fino alla sua stanza e lo adagiò piano sul letto, gli sfilò le scarpe, il giaccone e la felpa per farlo stare più comodò, restò con solo indosso la maglietta dell'Hard-Rock, i suoi adorati jeans stinti e i suoi calzini a stelle e strisce.
"Vado a prendere il disinfettante, non muoverti" ordinò Merlin "Come vuoi" rispose Arthur.
Merlin si recò in bagno cercando disperatamente il disinfettante e del cotone idrofilo. Trovò tutto nel primo cassettino sotto lo specchio.
Tornò da Arthur.
Si avvicinò titubante e sotto lo sguardo divertito del biondo sollevò piano la maglietta.
Il taglio poteva essere profondo almeno un chicco di riso. Però sanguinava parecchio. Merlino prese il cotone e lo impregnò del disinfettante, poi con delicatezza tamponò la ferita. Vide Arthur afferrare il piumone turchese, gettare la testa all'indietro e strizzare gli occhi.
"M-mi dispiace..." tentò di scusarsi Merlin.
Dopo essersi accertato che nella ferita non ci fosse niente di sospetto e che non sanguinasse esageratamente, strappò un largo pezzo di cerotto lungo quanto il taglio e coprì la ferita. Abbassò la maglietta nera con cura.
"Buonanotte, Arthur" disse poi e fece per andarsene ma venne bloccato da un polso...
"Merlin" lo chiamò il biondo "Arthur, ti prego, ho sonno. Sono stanchissimo, voglio andare a dormire" Arthur strinse maggiormente la presa sul polso del moro tirandolo verso di lui.
"Resta qui, con me" implorò "Se dovessi sentirmi male chi mi curerebbe?" chiese pur sapendo che il peggio era stato largamente superato. "Nessuno, temo. Non posso dormire con te, chi mi garantirà che non allungherai le mani?" tentò di buttarla sull'ironico.
"Te lo sto chiedendo per favore. Resta" mormorò fissando Merlin nelle iridi, alchè il moro cedette a quello sguardo e si sdraiò al fianco del biondo: tanto il lettone di Merlin era abbastanza grande da contenere due persone.
"E..." cominciò in imbarazzò Artù guardando il soffitto "Grazie" Merlin aveva già chiuso gli occhi "Umh, umh" rispose prima di sprofondare in un sonno profondo.
Non appena fu sicuro che Merlin si fosse addormentato si avvicinò, gli tolse le scarpe con cautela e gli rimboccò le coperte. "Grazie" gli sussurrò all'orecchio prima di sentirlo mugulare e vederlo sorridere nel sonno. Arthur gli baciò la fronte e poi si rimise nella sua parte di letto. Si addormentò qualche minuto dopo. 
Witsle di Florida cominciò a riecheggiare per tutta la stanza, la buffa sveglia di Merlin... "Umm" mugulò cercando alla cieca il telefonino per spegnere quel casino.
Arthur si mosse nel sonno, di malavoglia Merlin si alzò e andando verso il bagno cominciò a spogliarsi, si ficcò sotto la doccia e cominciò a far scendere l'acqua calda, si rilassò e chiuse gli occhi.
Fare la doccia rilassava sempre i nervi di Merlin.
Chiaramente, in quel momento l'asino non voleva dimostrare la benchè minima benevolenza nei confronti dei nervi di Merlin.
Entrò in bagno con uno sbadiglio che avrebbe svegliato un rinoceronte in letargo.
Ancora sonnecchiante si mise davanti alla tazza del water e cominciò a fare pipì.
Merlin sospirò irritato, scostò un po' la tenda della doccia e fece spuntare solo la testa.
"Scusa... non è che potresti aspettare il tuo turno?" chiese sbattendo le palpebre.
"Ma non potevo trattenerla, me la stavo facendo nei pantaloni!" Merlin sbuffò ancora tirando le tende.
"Ora esci, per favore" gli ordinò.
Era pur sempre casa sua, che cavolo!
"D'accordo, d'accordo. Scusami, Merlina" lo prese in giro.
"Credevo che il mio nomignolo fosse Dumbemrys" disse acido Merlino.
"No, adesso è Merlina. Perchè trovi strano il fatto che un maschio ce l'abbia di fuori insieme a te nello stesso bagno" La testa scura di Merlin spuntò un'altra volta dal telo della doccia.
"Ho detto: Esci" Arthur alzò le mani in segno di resa.
"Come vuoi Merlina" ciò che si sentì dopo quella frase fu un gemito di dolore da parte di Arthur che aveva ricevuto il flacone del balsamo in mezzo alla schiena.
"Così impari" sentenziò Merlin.
"Non ti sopporto" fece Arthur.
"Altrettanto" rispose Merlin allungando la mano fuori dalla tenda della doccia per sbattere la porta e passare la chiave una... due volte.
Quando finì uscì con una tovaglia avvolta alla vita, sbirciò dalla porta del bagno e vide che Arthur era seduto in cucina.
Sgattaiolò in tutta fretta nella sua stanza richiudendosi la porta alle spalle.
"Il bagno è libero!" urlò sperando che Arthur lo sentisse "Oh, grazie a Dio!" commentò ironico il biondo.
"Ma vaff..."
"Dov'è il bagnoschiuma?" chiese Arthur dal bagno.
"Sul piano di marmo accanto alla doccia!" rispose Merlin.
"Dove?!" alzò la voce il biondo che non aveva capito.
Merlin sbuffò e si recò in bagno con solo indosso i jeans scuri.
Entrò e puntò il piano di marmo.
Afferrò con poca delicatezza il bagnoschiuma al miele e alla vaniglia e glielo porse ad occhi chiusi.
"Tieni!" disse acido, Arthur lo afferrò divertito osservando le sue palpebre chiuse.
Biascicò qualcosa che sembrava un 'idiota' appena sussurrato.
Merlin uscì dal bagno fiondandosi nella sua stanza.
Infilò i calzini a striscie arancioni e verdi, mise le sue nike nere, indossò una maglietta con su scritto 'cogito ergo sum' in monotype corsiva, con la faccia di Cartesio.
Arthur entrò in quel momento. Non appena vide la maglietta rise "Oh, dio! Capisco che sei un secchione, Dumbemrys, però questa maglietta fa cagare" commentò.
Sì, era tornato il solito stronzo di sempre. Alleluja...
Quello che aveva fatto la sera prima adesso non contava più.
"A proposito, non è che potresti prestarmi una maglietta? Quella che avevo ieri sera è sporca di sangue" Merlin lo guardò male.
"Certamente" rispose sbuffando dal naso.
Aprì l'armadio e gli lanciò addosso una maglietta a caso.
La tovaglia che Artù aveva avvolta in vita scivolo già dalle sue cosce, finendo sul pavimento.
Merlin si voltò accorgendosene in ritardo. Fece una faccia imbarazzata e abbastanza inorridita.
Uscì dalla stanza tra le risate di Arthur.
"E dai, Merlin, è solo un pene! Ce l'hai anche tu!" lo canzonò.
"Va' a cagare, Arthur!" rispose Merlin prima di andare a setacciare l'armadio a muro del corridoio in cerca di una maglia.
La trovò, era una maglia semplice, blu, scura, con lo scollò a V. Afferrò la giacca nera dal divano e la sciarpa blu scuro che aveva lasciato sulla poltrona la sera prima.
"Sbrigati è tardi!" lo incitò a sbrigarsi guardando l'orario.
Le sette e 20.
"Arrivo!" rispose il biondo. "Potresti prestarmi anche dei calzini?"
"Ma certo, sire!" sbottò con un sarcasmo scuro Merlin entrando di nuovo nella stanza.
Gli lanciò un paio di calzini sulla faccia che scivolarono sulla spalla del biondo.
"Ti va di lanciare le cose oggi, eh?" lo punzecchiò il biondo.
"Taci per favore, non vorrei finire sul quotidiano per tentato omicidio" detto questo prese dalla scrivania il cellulare, le chiavi della macchina, quelle di casa e la ricerca infilandole nella borsa blu con il marchio della coca-cola in rosso e bianco.
"Ok, andiamo. È tardi" annunciò "Posso almeno mettermi le scarpe o vengo con i calzini?" chiese.
"Quale parola ti sfugge della frase 'andiamo, è tardi'?" chiese il moro. Arthur sbuffò.
"Tu mi odi, non è vero?" chiese "Nooo! Ti amo alla follia" rispose Merlin.
"Davvero?" chiese Arthur sorridendo "No! E adesso sbrigati che è tardi" 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il Hate (Love you)



Una volta scesi dalla macchina nel parcheggio Gwen e Morgana fecero un sorriso malefico e si chiesero a vicenda come mai il loro Merlin fosse sceso dalla macchina insieme a quel bel pezzo di manzo di Arthur.
Sia Gwen che Morgana avevano sviluppato una cotta per il biondo.
Tutte e due l'avevano sognato anche per parecchie notti, ma non l'avrebbero mai ammesso, ne a loro stesse, ne reciprocamente, ne ai loro consorti, ne tantomeno a Merlin.
Certo, prima o poi gliel'avrebbero detto aspettavano solo il momento propizio, ecco...
"Wen! Morghy!" li salutò Merlin "Buongiorno, splendore!" lo salutarono mettendogli entrambe un braccio intorno alle spalle.
"Come è andata la stesura della ricerca?" chiese cortesemente il moretto.
"Lascia stare la ricerca, che hai combinato stanotte?" chiese maliziosamente Morgana, dandogli una piccola pacca sul naso con l'indice.
In quel momento Merlin si chiese dove fosse Arthur... si guardò intorno.
"È già entrato a scuola" lo informò entusista Gwen.
"Allora che avete fatto stanotte?" chiese ancora curiosa Morgana.
"Cosa ti fa pensare che non gli abbia solo dato un passaggio stamattina?" disse Merlin.
"Perchè conosco Arthur Pendragon. Avresti dovuto vedere i ragazzi nel parcheggio appena vi hanno visto scendere insieme dalla macchina..."
"Sono degli emeriti idioti perché devono sempre pensare male. Io e Arthur non abbiamo fatto niente" chiarì sbuffando per l'insistenza delle due ragazze.
A volte Morgana e Gwen erano insopportabili...
"Piuttosto Morgana, come va con Morgouse?" chiese Merlin "Benissimo, ci amiamo alla follia,chiaro" Merlin sorrise felice per l'amica.
"Sono contento e tu Wen? Con lanc..."
"Sono felici e si amano anche loro alla follia, okay?" Gwen fece un risolino quando l'amica voleva sapere qualcosa di una persona, non si fermava davanti a nulla, soprattutto se la persona in questione era il suo migliore amico Merlin.
"E dai..." piagnucolò tirandogli un braccio "Che cosa avete fatto?".
Merlin prese un bel respiro e si voltò verso di lei, gli prese le mani delicate nelle sue che non si differenziavano poi molto per carnagione e delicatezza, Arthur glielo aveva sempre detto che aveva le mani delicate come quelle di una donna.
Ma questa era un'altra storia...
Merlin guardò Morgana negli occhi e prima che lei potesse chiedere una qualsiasi altra cosa lui parlò:
"Morghy, ascoltami bene: Io e Arthur non abbiamo fatto niente. Ha mandato un messaggio alle quattro del mattino e sono dovuto andare a prenderlo in Carlisle street a Soho, due ragazzi lo avevano aggredito. Gli ho detto di andare all'ospedale, ma lui non voleva andarci, ne lì ne a casa sua. Così mi ha chiesto se potevo portarlo a casa con me. Siccome ho provato pena per le sue condizioni l'ho portato a casa mia e l'ho curato. Tutto quì" Morgana sorrise maliziosa.
"Non me la racconti giusta, Merly" Il moro sospirò.
"Per favore, Morgana! Tra me ed Arthur non potrà mai succedere niente! Io lo odio, d'accordo. Per me è solo una fastidiosa spina nel fianco" Morgana e Gwen sorrisero.
"Certo..." commentarono smentendo le parole dell'amico.
Fortuna che il tempo delle parole era scaduto o Merlin avrebbe reagito mandandole a quel paese.
Voleva troppo bene a quelle due pazze scleratiche, però quando insistevano su cose impossibili non le sopportava.
Merlin andò a sedersi al banco che divideva con il biondo.
Gli occhi di tutta la classe erano puntanti su loro due e Merlin volle sprofondare nella sedia. Desiderò sparire da quella classe e apparire in qualsiasi posto, anche nella bocca di un vulcano se necessario.
Il professor Wilson, che in realtà chiamavano tutti 'mister sopracciglio' lo teneva sempre sollevato!
Il suo nome reale era Gaius, ed era lo zio di Merlin.
Ma questo non lo sapeva nessuno, neanche Merlin. Infatti ogni volta che poteva Gaius, faceva si che il voto di Merlin aumentasse, anche se era sempre abbastanza alto, poichè Merlin era una mente.
Voleva solo aiutarlo, farlo andare avanti con gli studi, l'unica cosa che poteva offrirgli da quando i genitori di Merlin erano morti.
Era successo due estati prima: Merlin non aveva ancora compiuto quindici anni, li avrebbe fatti una settimana dopo. All'improvviso a Merlin arrivò una notizia parecchio poco piacevole. Aveva pianto tra le braccia dei nonni e poi sfogliando l'album dei ricordi aveva trovato la foto dei suoi genitori "Non vi deluderò, ve lo prometto. Prenderò il massimo dei voti a scuola. E sarò una persona migliore, vi renderò orgogliosi di me" Aveva baciato la foto, l'aveva strappata dall'album e se l'era messa in tasca.
All'età di diciassette anni si era trasferito in un appartamento che distava una manciata di minuti dalla scuola.
Con disappunto dei familiari aveva dichiarato la sua omosessualità a tavola, alla vigilia di natale, rischiando di far quasi venire un infarto al nonno dalla mente un po' troppo chiusa vittima di tempi antichi.
Le uniche che lo avevano sorretto erano state Gwen e Morgana in quella situazione, affermando che aveva fatto loro un bel regalo di natale. Dopo averlo saputo ad entrambe era passata la cotta che avevano fin dalla quinta elementare per Merlin, però erano felici per lui.
Speravano solo che trovasse qualcuno che potesse proteggerlo e amarlo.
Perchè Merlin si meritava tanto.
Anche se negli ultimi anni aveva dovuto superare due storie andate a farsi fottere.
Will e Percival.
Erano riusciti ad entrare nel cuore di Merlin, ma per fortuna non avevano deturpato la sua verginità. Mica era scemo! Solo aveva capito troppo tardi che il loro unico scopo era portarselo a letto.
E così Merlin dopo la seconda delusione, non si azzardava neanche ad uscire per conoscere ragazzi nuovi.
E si rendeva benissimo conto da solo che stare di fronte ad un computer scrivendo e scrivendo all'infinito non avrebbe risolto la sua situazione di 'sexy-single'.
Certo c'erano Morgana e Gwen a fargli compagnia, però anche loro avevano delle vite.
E Merlin il più delle volte restava da solo e soprattutto tranquillo, ma da quando Arthur Pendragon aveva varcato la soglia della classe il primo giorno di scuola di quell'anno, i suoi piani erano stati sconvolti così come la sua tranquillità.
Credeva che Arthur non avrebbe portato grane, si sbagliava.
Di grosso.
Si pentiva anche di avergli dato il numero il primo giorno per eventuali compiti o chiarimenti sulla lezione, Merlin avrebbe fatto lo stesso con chiunque.
Solo che chiunque non era Arthur e il biondo usava il suo numero solo come servizio taxi o crocerossina all'occorrenza...  
La lezione di storia iniziò.
"Allora.. vediamo..." Gaius scorse il registro "Whifer?" Gwen sorrise "Certo, signore" prese la ricerca dallo zaino, quella che la sera prima aveva scritto insieme a Morgana.
Qualcuno all'ultimo banco, però, non era attento alla lezione, ma continuava a fissare Merlin e Arthur, machinando chissà cosa. "Mordred?" lo scuotè per il braccio la compagna di banco "Che cos'hai?" gli chiese vedendolo praticamente in trance "Niente, sto bene. Stavo solo ascoltando Gwen attentamente" le sorrise "Come vuoi" lei arrossì.
Mordred era un bel ragazzo.
La sua compagna di banco era bellissima, capelli rosso-rame morbidi che le accarezzavano la schiena, occhi azzurri, labbra carnose color ciliegia. Peccato che aveva avuto la sfortuna di beccare un compagno di banco Gay.
"Emrys?" lo chiamò Gaius "Sì, professore" si alzò andò vicino alla cattedra e cominciò a leggere.
"La guerra di secessione americana, detta anche guerra civile americana. Per alcuni anche la "Grande Ribellione" venne combattuta dal 12 aprile 1861 al 9 aprile 1865 fra gli Stati Uniti d'America e gli Stati Confederati d'America..."
La voce di Merlin si disperse nell'aula e tutti si lasciarono cullare dal tono rassicurante della sua voce.
Quando finì lesse anche le firme.
"Merlin Emrys, Arthur Pendragon" come aveva fatto Gwen con il suo nome e quello di Morgana.
Solo che la classe non avrebbe sospettato mai di loro due.
Invece, di Arthur e Merlin sì.
Praticamente tutta la scuola sapeva che erano gay.
L'intero sistema scolastico, compresi docenti e dirigenti.
Per colpa di Arthur, si intende.
Merlin arrossì ed andò a sedersi accanto all'asino.
"Sei stato... molto bravo" commento Arthur, Merlin gli sorrise era felice che il suo lavoro fosse apprezzato.
"Grazie" due ragazzine more dietro di lui risero maliziosamente tra loro, guardandoli.
"Volete spiegarmi quali armi si usarono nella guerra si secessione? Nessuno ha approfondito l'argomento" disse Gaius.
"Nessuno lo sa. Ma tutti sanno quale arma ha usato Pendragon ieri notte nella camera di Emrys: un fucile!" scherzò un biondino.
Tutta la classe scoppiò a ridere.
Merlin soppesò le parole e gli occhi gli si riempirono di lacrime per l'imbarazzo.
Scappò dalla classe seguito da Morgana e Gwen che prontamente vennero messe al loro posto dal professore.
Le due ragazze incrociarono le braccia.
Ma insomma! Merlin aveva bisogno di loro!
Merlin si infilò in bagno, piangendo.
Non sarebbe mai più uscito dal quel bagno, mai più! Avrebbe potuto fare a meno di tutte le lezioni che ci sarebbero state dopo.
Chissene importava delle lezioni! Non voleva neanche vedere l'orario.
Tutta colpa di quell'asino! Se non si fosse cacciato nei guai a quest'ora Merlin non avrebbe avuto tutti quei problemi.
Era sempre colpa di Arthur, sempre. Se fosse stato un po' più prudente...
La porta del bagno di aprì.
"Ehi..." sussurrò una voce.
"Mordred" Merlin sorrise tra le lacrime.
"Mi dispiace per quello che ha detto quel coglione di Tom. Lascialo stare" andò vicino Merlin e lo abbracciò cullandolo.
Poi lo lasciò e gli asciugò le lacrime, gli fece sciacquare il viso e poi gli sorrise.
Gli fece cenno di precederlo. Merlin gli sorrise ed uscì per primo dal bagno.
"Forza, dai, torniamo in classe" lo rassicurò con una pacca sulle spalle.
Merlin sorrise ancora, grato.
Non appena poggiò la mano sulla maniglia la campanella suonò.
Merlin si fece da parte per permettere a tutti gli altri studenti di uscire.
Tom uscì per ultimo.
"Ciao, checca" salutò guardando Merlin "Tom, piantala o prendo a calci quel tuo culo da verginello" lo insultò Mordred.
Tom lasciò perdere e se ne andò camminando per i corridoi come una furia.
Entrando in classe Merlin trovò Morgana e Gwen.
"Dov'è Arthur?" chiese "Ha firmato un permesso per andare via. È uscito più o meno quando sei uscito tu" Merlin le guardò incredulo
"D'accordo" tirò su col naso, per i residui del pianto di prima.
Poi vide Mordred fare la borsa.
Si affrettò anche lui a farla aspettato, ovviamente, da Morgana e Gwen.
"Andiamo a biologia" suggerì Gwen "Certo..." acconsentì Merlin "Emh... Mordred?" Lo chiamò "Sì?" rispose il ragazzo "Vieni con noi?" chiese cortesemente.
"Oh, no, non posso andare alle altre lezioni, ho firmato il permesso di uscira. Devo andare in ospedale a trovare mia madre. Ci vediamo lunedì, d'accordo?" Sorrise ancora a Merlin e baciò la mano alle ragazze.
Poi uscì dalla classe.
"Okay, credo di essermi appena innamorata" scherzò Morgana, Gwen scoppiò a ridere "È proprio quello che ho pensato anch'io, dammi il cinque brutta baldracca" Morgana rise e gli diede il cinque.
Merlin sorrise e scosse il capo "Andiamo" suggerì "Prima che la prof Coopler si incazzi" Le ragazze annuirono.
"Sì, meglio sbrigarci" e tutti insieme si recarano nella classe di biologia.
Le altre ore trascorsero velocemente,forse perchè Arthur non c'era e quindi Merlin si sentiva meno soggetto a frecciatine e battute idiote.
Quando entrarono in mensa andarono a sedersi al loro solito tavolo.
Quel giorno la mensa era straordinariamente silenziosa. Si sentiva solo un brusio, mormorì bassi. Tutti rivolti a Merlin ovviamente. Il moro se ne accorse quasi subito e volle subito andare via da lì.
"Ragazze, se mangiassimo qualcosa fuori?" chiese "Sì, d'accordo. Andiamo al McDonald?" chiese Morgana.
"No, solo il nome mi fa venire da vomitare. Se sapessi cosa c'è dietro vorresti suicidarti per esserci andata a mangiare" Commentò Gwen, lei aveva lavorato al McDonald... E Dio... le venivano i brividi al solo pensare a quello che aveva visto.
"Allora andiamo a casa mia e cucino qualcosa?" chiese Merlin.
"No, andiamo in una tavola calda quì vicino. Il cibo e buono e sono anche molto igenici e puliti" Merlino sorrise "d'accordo andiamo lì".
Si alzarono dal tavolo tutti insieme e andarono ognuno con la propria macchina alla tavola calda.
Quando arrivarono, entrarono subito. C'era un freddo cane!
Quando il calore di un camino e il sorriso smagliante di una vecchia commessa grassoccia li accolse, i tre amici si sentirono meglio. Soprattutto Merlin, non più costretto a sopportare gli sguardi e le parole taglienti dei suoi compagni. Non appena si sedettero a tavola, Morgana parlò:
"Allora, per lunedì cosa abbiamo da studiare?" chiese "Chimica, fisica, tedesco, letteratura inglese, arte e biologia" Gwen si rabbuiò.
"Io odio Biologia" espresse il suo sentimento nei confronti di quella materia con un piccolo esempio pratico: "Questa è la biologia, no?" prese una patatina "E questa sono io" prese il portatovaglioli, schiacciando la patatina.
"Che schifo, Gwen!" si lamentò Morgana "Sì, lo so. Ma la odio a morte!" Scoppiarono tutti e tre a ridere.
Quando le risate si calmarono Morgana prese di mira Merlin.
"Allora, vogliamo sapere, nel dettaglio come hai curato Arthur Pendragon..." chiese maliziosa.
"Gli ho alzato la maglietta, ho messo del disinfettante sul taglio e gli ho messo un cerotto. Il che è abbastanza sensuale!" commentò ironico "E com'era la sua pelle?" chiese ad un certo punto Gwen "Cioè... non che mi interessi... è che..." Merlin la guardò sorridente.
"Non preoccuparti, ho capito Gwen" la mora sospirò e chiuse gli occhi, Morgana fece il suo solito mezzo sorriso e la guardò.
"Allora, Merlin, com'era la sua pelle?" ripropose la domanda Morgana bevendo un sorso di coca-cola dal suo bicchiere, mentre Gwen spruzzava del Ketchup sulle patatine.
"Bhe... era..." Lo sguardò di Merlin si perse al di là del tavolo.
"Era vellutata e... e morbida. Profumava di pesca... e miele... e fresia. Cioè... perchè mi fate queste domande?" sbottò poi imbarazzato "Perchè vogliamo saperlo. Soprattuto vogliamo sapere se ti è piaciuto vederlo mezzo nudo" Gwen si strozzò con la coca-cola che stava bevendo.
"Ma... sentite ragazze perchè non mangiamo?" Morgana sorrise malefica, probabilmente in un'altra vita lo era davvero.
"So cosa cerchi di fare, vuoi cambiare discorso... Ti conosco troppo bene, Merlinuccio" gli pizzicò una guancia.
"Per favore Morgana, non voglio parlarne più" Gwen lanciò uno sguardo serio all'amica.
"Ma... ahi!" Gwen gli aveva dato un piccolo calcetto sotto il tavolo,  Morgana riservò uno sguardo omicida alla sua migliore amica e si rivolse di nuovo a Merlin.
"D'accordo, mangiamo. Scusa se ho esagerato" mormorò poi poggiando la mano su quella di Merlin.
"Non preoccupati, ti voglio troppo bene per mandarti a fanculo" Morgana sorrise "Ohh" fece e lasciò un bacio sulla guancia a Merlin, imbrattandogliela di lip gloss alla menta.
"Ahh" fece Merlin sentendosi la faccia improvvisamente appiccicosa.
"Questo è un altro dei tanti motivi per cui sono Gay" risero di nuovo tutti insieme prima di continuare a pranzare.
Non appena finirono, Merlin si offrì di pagare per tutti e tre, ma Gwen e Morgana si opposero e si ostinarono a pagare la loro parte. Uscirono tutti e tre a braccetto dal locale. Merlin lasciò un bacio sulla guancia a tutte e due, prima di far fare una giravolta ad entrambe.
"Ci vediamo lunedì, pazze" le salutò "Come vuoi!" le due si recarono alle loro macchine vicine a braccetto, mentre Merlin dovette andare dalla parte opposta perchè era dietro di loro e aveva trovato un posto più avanti.
Salì in macchina e sfrecciò verso casa. Un volta arrivato, buttò le chiavi nello svuotatasche e appese il cappotto all'appendi panni.
Si stravaccò sul divano, avendo l'intenzione di dormire fino al pomeriggio seguente.
Ovviamente avrebbe anche dovuto studiare poi.
Ma adesso voleva solo pensare a rilassarsi e dormir... Dlindlon.
Merlin imprecò e andò ad aprire. Non vide nessuno e stava per richiudere il portone, probabilmente era qualche bambino idiota che non aveva un cazzo da fare...
Un piede fermò la chiusura della porta.
"Non ti converrebbe chiedere chi è ogni tanto?" chiese una voce che conosceva fin troppo bene.
"Che cazzo ci fai qua?" chiese irritato Merlin "Mi volevo... scusare" portò la mano che aveva dietro la schiena di fronte al viso di Merlin, aveva in mano un giacinto porpora:
"Ho letto da qualche parte che questo fiore vuol dire 'sono spiacente, per favore, perdonami" sussurrò rigirandosi il fiore tra le mani "Perchè invece di imparare queste stronzate non studi un po'?" provò a respingerlo.
"Ma... io l'ho imparato solo per te" si avvicinò e lo afferrò con un braccio dietro la schiena attirandolo a lui, mise il fiore in mezzo ai loro visi "Significa davvero quello che ho detto" gli sussurrò "Mi perdonerai?" chiese Artù togliendo il fiore e infilando lo stelo nella tasca dei Jeans di Merlin.
Si avvicinò ancora quasi a sfiorare le sue labbra.
"Non puoi fare di me quello che vuoi, lo sai, vero?" chiese Merlin.
"Sì, ma adesso ho voglia di baciarti".
Merlin rise piano "Ma di solito si baciano le persone che ti amano, non quelle che ti odiano" mormorò deglutendo.
"Davvero mi odi?" chiese Arthur "A morte" rispose Merlin sorridente.
Arthur azzerò la distanza tra le loro labbra e lo baciò. Quando si staccarono, un insicuro Merlin spinse Artù.
"No, aspetta... Non voglio. E-esci, per favore" Arthur arricciò le labbra.
"D'accordo... scusami" detto questo uscì dalla casa di Merlin che si richiuse la porta alle spalle, mordendosi il labbro inferiore, guardando il soffitto.
Ad un certo punto di ricordò del fiore nella tasca dei suoi jeans.
Lo prese e se lo rigirò tra le dita.
Gli venne una gran voglia di buttarlo nella spazzatura... Invece, contrariamente alle sue intenzioni lo portò con sé sul divano, appoggiandolo sul bracciale.
Dormì con il profumo di giancinto a cullarlo.
Il fiore del perdono...
Forse Merlin avrebbe dovuto dare un'altra possibilità a Arthur.
O forse si stava facendo mille film.
Probabilmente per chiede scusa Arthur baciava sulle labbra.
Sì, certo! E per ringraziare scopava!
Merlin decise di cancellare tutti quei pensieri e di addormentarsi. Anche perchè era davvero esausto.
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


I Hate (Love) You




Il cellulare di Merlin squillò, mentre lui dormiva.
Whistle di Florida, cavolo quella canzone l'avrebbe anche usata anche come colonna sonora della sua vita.
Anche se una canzone che parla di un 'fischio' non era esattamente da adattare a colonna sonora della propria vita.
Rispose al telefono con voce roca dovuta al risveglio brusco.
"Pronto?" dall'altro capo Artù gli chiese cosa stesse facendo.
"Stavo dormendo. Che cosa vuoi, Artù?" chiese irritato "Hai da fare stasera?" gli chiese e dalla voce del biondo si capiva che sorrideva.
"Oh, sì, certo. Sta per venire un ragazzo. Oh, è chiaro che dobbiamo cenare insieme. Mi spoglio poi mi metto sul tavolo e mi mangerà addosso. Sicuramente useremo la panna. Poi abbiamo intenzione di fare sesso sfrenato per tutta la notte. Tu?"
Artù rideva da quando il moretto aveva inziato la frase.
"Tu... sei una sorpresa continua per me" mormorò serio il biondo "Ovvio, certo. Però ora devo andare a mettere delle candele in camera mia sai... Harry..." si morse il labbro per il nome inventato.
"Adora le candele" Artù rise per l'ennesima volta in quella telefonata.
"Harry? Ci saranno anche Ron e Hermione? Fate una cosa a quattro?" Merlin fece una smorfia per la battutta, adorava Harry Potter.
Forse era proprio stato Daniel Radcfliff a farlo diventare Gay, e che cavolo! Ma, così era troppo!  
"Ah-ah" aveva risposto acidamente Merlin "Sul serio che fai stasera?" chiese serio Arthur.
"Mi pare di avertelo detto o sbaglio?" la voce di Artù si vece di velluto.
"Non ci credo neanche se esci dalla porta e me lo dici" Merlin aggrottò le sopracciglia.
"Cosa? Che vuol dire 'se esci dalla porta'?" Arthur rise ancora "Esci e vedrai" con ancora il telefono incollato all'orecchio Merlin andò verso la porta, titubante l'aprì.
Vide Arthur con due borse della spesa in mano, il collo di una bottiglia di vino rosso spuntava da una busta.
Un mazzo di fiordaliso blu elettrico, margherite bianche, rose di un rosa scuro e un paio di tulipani screziati.
Chiuse la telefonata.
"Quindi... questi sono per te. Mi sono preparato bene e ti voglio spiegare perchè questi colori strani tutti insieme. Non sono messi insieme per il colore. Ecco... sono messi insieme per il loro significato. Dunque, il fiordaliso..." cominciò sfilando il fiore in questione e poggiandolo delicatamente sulla mano pallida e delicata di Merlin.
"Amicizia sincera" sorrise.
"Margherita..." sfilò il fiore dalla composizione e lo adagiò accanto al fiordaliso sulla mano di Merlin che lo osservava con uno sguardo indecifrabile, ma che non era per niente negativo.
"Abbi pazienza" e sorrise perchè il significato di quel fiore con quello che lui faceva passare a Merlin aveva un'attinenza perfetta.
"Rosa rosa scuro..." sorrise imbarazzato "Scusa il gioco di parole..." sussurrò "Gratitudine" spiegò.
"Tulipano screziato..." poggiò anche quello come gli altri sulla mano di Merlin.
"Significa 'i tuoi occhi sono splendidi'" puntò il suo sguardo in quello di Merlin che arrossì mentre il biondo gli fissava le iridi.
Arthur decise di spezzare quel momento di imbarazzo e mostrò a Merlin le buste.
"Ovviamente emh... ho portato anche il cibo per cenare. Oh, ovviamente... sempre che Potter non venga a disturbarci" Merlin lo guardò in tralice e poi sorrise.
"Entra, accomodati" lo invitò ad entrare.
Gli sfilò il cappotto.
Artù lo guardò negli occhi e provò ad avvicinarsi, Merlin lo respinse.
"Che fai?" gli chiese intimorito "Scusa..." Arthur si ritirò imbarazzato.
Merlin sospirò e chiuse gli occhi voltandosi e andando ad appendere il cappotto del biondo.
"Bhe, umh..." cominciò Arthur sfregandosi le mani "Comincio a portare queste cose in cucina" Merlin annuì e capì che l'imbarazzo per il momento di prima era passato.
"S-sì. Io intanto vado a mettere..." si schiarì la voce rosso in viso "Questi fiori in un vaso" Andò nel salone e trovò un vaso di porcellana che raffigurava dei fiori gialli.
"Bhe..." fece spallucce "Questo andrà bene" afferrò il contenitore dal collo e lo portò in cucina dove trovò Arthur intento a tagliare dei pomodorini.
Era così concentrato: Il viso rilassato, l'espressione serena, le labbra distese in un piccolissimo sorriso che increspava i lati delle labbra formando due piccole fossettine adorabili.
"Perchè mi stai fissando?" chiese Arthur senza mai distogliere lo sguardo dal tagliere "Non ti stavo fissando, stavo pensando" Arthur sorrise con lo sguardo ancora basso sul coltello che si muoveva veloce sugli ingredienti.
"Che cosa?" chiese "Che questo vaso è osceno. Me lo ha regalato mia nonna Annette quando mi sono trasferito quì" Arthur finalmente sollevò lo sguardo sul vaso lo osservò e poi sorrise.
"Certo che..." si mise un pugno davanti alla bocca per reprimere una risata "Tua nonna ha dei gusti molto... emh... originali" commentò.
Merlin sorrise ma si sentì in dovere di difendere i gusti di sua nonna, se non difenderli almeno giustificarli!
"Bhe lei... lei è vecchia, è di un'altra epoca quindi adora le cose così. E così rendendosi conto di quanto le piacesse pensava che anche io fossi dello stesso parere".  
Arthur sorrise ancora raccogliendo i pomodorini tagliuzzati e facendoli ricadere nella padella dove aveva fatto sciogliere una noce di burro, i pomodorini cominciarono a soffriggere.
"E tu sei dello stesso parere?" chiese distrattamente cominciando a tagliuzzare il bacon.
"Sì... insomma è mia nonna!" rispose con un'alzata di spalle come a dire che quella frase spiegava tutto "Ovvio" Arthur sorrise.
"Io non li ho mai conosciuti i miei nonni. Cioè è come se fossi nato da genitori nati dal nulla. Non ho conosciuto neanche mia madre. Le venne un'emorreggia dopo che io nacqui e purtroppo l'unico a porterle dare il sangue ero io... solo che non potevano prosciugare un neonato, capisci che intendo?"
Merlin annuì sconvolto e dispiaciuto "Io non... non lo sapevo. Mi dispiace" Arthur scosse il capo "Non preoccuparti. Non lasciamo che questo piccolo inconveniente rovini la serata d'accordo?".
Arthur prese la bottiglia di vino rosso dalla busta e aprendo il cassetto delle posate prese una cavatappi. Stappò la bottiglia e ne versò un po' nel bicchiere di Merlin e un po' nel suo.
"Ho portato un CD... emh... hai una radio?" chiese, Merlin sorrise "Ma certo..." rispose in fretta "è lì" indicò uno scaffale accanto alla finestra dove era posizionato uno stereo nero di medie dimensioni. Introdusse il CD e mise Play.
"Spero che tu sappia ballare..." Merlin sorrise imbarazzato "Emh... a dire il vero io..." Arthur appoggiò il suo bicchiere sul banco della cucina, anche quello di Merlin che gli fu sfilato dalle dita.
Artù si avvicinò e lo strinse a sé con un braccio intorno alla vita, i loro corpi aderirono.
Artù intrecciò le dita a quelle di Merlin e portò le mani all'altezza delle spalle.
"Conosci questa canzone?" chiese Arthur "Veramente no" Merlin deglutì "è di Terence Trent d'Arby, si chiama 'Sign your name'. Concentrati sulle frasi della canzone e poi dimmi cosa hai capito" Merlin cercò di concentrarsi sulle parole. 

"Abbiamo cominciato da amici, 
ma il pensiero di te mi scava dentro                                                            
I sintomi sono tanto profondi, 
ma è troppo tardi per tornare indietro". 

Arthur sorrise appoggiando la guancia alla sua. 

"Firma col tuo nome nel mio cuore,
 io voglio che tu sia il mio piccolo"

Ondeggiò ancora, stringedolo di più a lui. Merlin all'inizio era un po' teso ma poi si rilassò tra le braccia di Arthur 

"Firma col tuo nome nel mio cuore [...] 
sono sicuro che il tempo, 
porterà con se delusioni per molte cose" 

Arthur ondeggiò ancora, era un ballo molto rilassante, Merlin doveva riconoscerlo 

"preferirei essere con te all'inferno
 piuttosto che da solo in un freddo paradiso."

 "Stare solo con te mi fa mancare il fiato" 

Arthur sorrise sapendo quale frase sarebbe venuta dopo. "Sai cosa dice adesso?" Merlin squotè il capo prima di sentire un:  

"Lentamente facciamo l'amore 
e la terra gira a nostro piacimento" 

Merlin sentì l'aria mancargli, ebbe la sensazione di morire. Stranamente si sentì mancare, fortuna che Arthur lo prese in tempo e lo resse.
"Ehi, che fai, Merlin?" domandò, il moro gli sorrise debolmente.
"È solo un capogiro, non preoccuparti" e trovò supporto nelle spalle forti di Arthur.
Guidato dalla canzone il biondo si piegò in avanti sul viso di Merlin sospeso a mezz'aria tra Arthur e il pavimento, le braccia del biondo a sorreggerlo.
Lo baciò e la canzone ripetè: 

"Lentamente facciamo l'amore... 
firma col tuo nome nel mio cuore" 

il biondo gli diede il colpo di grazia.
Merlin svenne tra le braccia di Arthur...                                                                                      

"Merlin? Merlin?" il moro si risvegliò sul divano. "Che è successo?" chiese "Credo che sia stata colpa mia... ti ho fatto svenire" spiegò con ironia.
"Tu? E come scusa?" commentò incredulo "Bhe, ti ho baciato e mi sei svenuto addosso" Merlin arrossì.
"Non... avevo lo stomaco vuoto emh... Ho bisogno di riprendermi" disse "Certo, Merlin" Arthur sorrise e lo aiutò ad alzarsi.
Merlin barcollando leggermente, si recò in cucina.
Andò verso la pentola dove Arthur aveva finito di preparare tutto.
"No, siediti, servo io..." tirò indietro la sedia facendolo sedere, poi la riavvicinò al tavolo.
"Grazie..." mormorò Merlin arrossendo "Non c'è di che, è il minimo per averti rubato un'altro bacio, oltre a quello di oggi pomeriggio. Però è strano: ti ho già baciato due volte da quando ti conosco e ancora non mi hai mandato a quel paese" Merlin sorrise accondiscendente.
"A dire il vero... è la terza volta che mi baci" Arthur aggrottò le sopracciglia e voltò il capo nella sua direzione "Cosa? Quando?" Merlin sorrise ancora.
"La prima volta che eri ubriaco, quando sono venuto a prenderti prima di scendere a casa tua mi hai baciato, hai detto che 'volevi ringraziarmi'"
Arthur scoppiò a ridere "Ops, scusa" Merlin lo guardò male "Scuse accettate" disse, il biondino gli porse il piatto che aveva riempito per il moretto tra i ringraziamenti di quest'ultimo.
"Sembra buono" commentò "Oh, lo è. Diciamo che è il mio piatto forte" disse fiero delle sue doti culinarie.
Merlin afferrò la forchetta e infilzò due farfalle.
Portò la forchetta alla bocca, masticando con perizia.
Sentì la croccantezza del bacon, il sapore dolce dei pomodorini, le zucchine.
"Mi sembra impossibile ma... è buono" Arthur sorrise "Sono contento che ti piaccia" Merlin continuò a mangiare, così come Arthur gustandosi quella delizia. Poi ad un certo punto Arthur esordì con un:
"Peccato che Potter non sia venuto sono sicuro che avrebbe riso vedendoti svenire così elegantemente tra le mie braccia" Merlin arrossì e gli diede un pugno sul braccio "Quanto sei scemo" commentò sorridendo.
All'improvviso Arthur prese Merlin per mano e lo trascinò nella sua stanza. Lo appoggiò alla parete mise le mani ai lati della sua testa, i palmi appoggiati al muro.
"Merlin, ti voglio. È inutile nasconderlo. Il pensiero di te mi tormenta" Merlin arrossì violentemente, mentre Terence Trent d'Arby continuava a cantare... Cavolo, Merlin aveva dimenticato di togliere la riproduzione in modalità ripeti alla radio.
Perchè si era fissato con quella canzone di Florida... aveva fatto un CD di tredici canzoni però delle altre non gli importava voleva ascoltare solo quella e così aveva messo il 'ripeti' e adesso sarebbe stato la sua rovina.
Sentì distrattamente il cantante ripetere ancora per l'ennesima volta in quella serata: 

"Il pensiero di te mi scava dentro... 
abbiamo iniziato come amici...
 lentamente facciamo l'amore" 

Merlin sentì il sangue ribollire.
Facciamo l'amore... lentamente facciamo l'amore...
Ma aveva la garanzia che Arthur sarebbe rimasto con lui, poi? Cavolo, Arthur avrebbe preso la cosa più importante di lui: la sua verginità. La sua purezza...
Il biondo, cominciò a baciarlo dappertutto, gli morse piano il collo, Merlin gemette per la sorpresa.
Si lasciò trasportare sul letto dove la mano di Arthur riuscì ad insinuarsi sotto i jeans.
Arthur lo baciò non riuscendo a tenere il ritmo con il quale lo accarezzava lentamente, entrambe le mani di Arthur si impegnarono a sbottonare i pantaloni del moro.
Merlin recuperò la ragione per un secondo.
"No... Arthur... no. Fermo" Merlin gli bloccò le mani con le sue.
Arthur lo guardò negli occhi perforandogli l'animo con una sconfinata dolcezza.
"Non... non posso" Merlin abbassò lo sguardo "Perchè?" chiese Arthur.
"Non..." Merlin tentò di inventarsi una scusa su due piedi.
"Non abbiamo il preservativo" Era una risposta abbastanza plausibile...
"Non rimarrai incinto, Merlin, se è questo quello che temi" rispose ironico il biondo.
"Davvero, Arthur, non voglio farlo" il biondo lesse nel suo sguardo quanto Merlin lo stesse internamente implorando di togliere le mani da lì.
Lentamente Arthur si alzò "Scusami io..." si sentì improvvisamente in colpa.
"Scusa, devo... devo andare" Prese il cappotto ed uscì da casa di Merlin che si rituffò tra i cuscini.
Lasciò cadere poche lacrime, prima di mettere i tappi nelle orecchie e addormentarsi affranto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ehi Guys!! Come và? Spero bene! Mi dispiace tanto per l'estremo ritardo, ma ho avuto un piccolo contrattempo. Tipo... un volo Monaco-Catania. XD
E a casa mia non ho internet!!! 

____________________________________________________________________________________________________________

Merlin si svegliò alle dieci e mezza quel sabato mattina. La prima cosa che fece non appena aprì gli occhi fu controllare il cellulare...
Due messaggi.
Forse era Arthur! Premette 'ok' sul messaggio aspettandosi di leggere il nome del biondino.
No.
Uno era di Morgana. 

Morghy: 9:50
"che facciamo 'sta sera?" 

L'altro era di Gwen.

Wen: 8:34
"Buongiorno, Merly! :) Cinema a casa tua stasera?"

Merlin sorrise a quei messaggi nonostante fosse parzialmente deluso del fatto che non appartenessero alla persona che avrebbe sperato...
Però, Morgana e Gwen, erano le sue migliori amiche. Quindi non poteva dire che gli dispiacesse un messaggio da loro, anche solo per salutarlo.
In quel momento voleva solo fare una doccia, bere del thè alla menta e deprimersi.
Si tolse i tappi dalle orecchie e sentì ancora la canzone della sera prima.
Ma certo! Aveva dimenticato di spegnere la radio! Andò in cucina e ammutolì lo stereo.
Preparò una tazza di thè e poi fece la doccia. Dopo essersi lavato e rinfrescato, fece le pulizie. Cambiò le tende e fece il bucato. 


Tintintin. 

Messaggio.

Afferrò il telefono con il cuore che scoppiava di speranza. 
 
Morghy. 12:14
"Ehi! Sei morto per caso?! Merlyyy!!"
 
Merlin deglutì e rispose al messaggio:

"No, sono ancora vivo. Comunque per stasera Wen ha detto se guardiamo un film a casa mia"
 
Il messaggio della mora arrivò quasi subito.
 
Morghy: 12:16
"Sìì!! Io porto i pop corn!"
 
Merlin sorrise, Morgana aveva 18 anni ma ne dimostrava otto a volte. Appoggiò il telefonino sul tavolo.
Vibrò di nuovo; tintintin: Gwen.
 
Wen: 12:23
"Morgana ha detto che siamo d'accordo, stasera, film a casa tua" 
 
Merlin sorrise e rispose.
 
"Sì, Wen. Ci vediamo stasera"
 
Poggiò il telefono sul tavolo e dopo aver ispezionato la casa per vedere se era tutto in ordine, si sedette sul divano e accese la televisione.

Boom:

Un servizio su Re Arthur...
Cambiò canale.
Documentario su Arthur Rimbaud.
Cambiò ancora.
Sherlock Holmes: "Sir. Arthur Conan Doyle, non mi aspettavo di trovarvi qui"
Cambiò ancora canale. 
La storia di Merilyn Monroe... Sposata con Arthur Miller.

Merlin spense la tv irritato, lanciando una pantofola contro lo schermo.
Andò nella sua stanza e aprì l'armadio per prendere una giacca.
Vide una cosa nera appallottolata in un angolo. L'afferrò e spiegandola scorse il marchio dell'Hard-Rock, sul fianco una macchia di sangue era evidente ed inscuriva ancor di più la stoffa già abbastanza scura.
La maglietta di Arthur...
Non seppe perché ma in quel momento voleva risentire il profumo del biondino...
Si portò la maglietta al naso e inspirò.
Dio... odorava di tutto: Caffè preso di corsa al mattino, cannella le labbra di Arthur, fresia tra i capelli di Arthur, lavanda la pelle di Arthur, albicocca la sua lingua...
Merlin sorrise, premendosi ancor di più la maglietta sul nasino arrossato per il freddo.
Poi si rese conto di quello che stava facendo e l'appallottolò gettandola nuovamente dove l'aveva trovata.
Prese la giacca che gli serviva e sbattè le ante dell'armadio con forza, irritato.
Si recò nel salotto, prese la ciabatta che aveva tirato contro il televisore e si recò in cucina trascinando con sé la borsa della scuola.
Cominciò ad estrarre i libri che gli servivano.
Si tuffò anima e corpo sullo studio per distrarsi da ciò che era successo la sera prima, ovvero ciò a cui pensava da quando aveva aperto gli occhi quel mattino.
Finì qualche ora dopo. Verso le sette e un quarto prese un tramezzino dal frigo e lo mangiucchiò lentamente.
Andò nella sua stanza, dopo aver sistemato le cose della scuola accese il computer per vedere se vi era posta.
Niente.
Prese il cellulare per controllare i messaggi.
Niente anche lì.
Allora si mise a leggere i messaggi di Arthur.
L'ultimo risaliva a due sere prima quando gli chiedeva di aiutarlo, quando sanguinava.
Merlin appoggiò il telefonino sul tavolo.
Ma poi lo afferrò perchè... e perchè, cavolo, voleva sapere perchè Arthur ce l'avesse con lui!

Menù > Messaggi > Nuovo Messaggio...

Le dita di Merlin si bloccarono, come paralizzate.
Non fece in tempo a scrivere 'Ciao' che il campanello suonò.
"Merliiiiiiin!!" si sentì da fuori "Apri o buttiamo giù la porta!" Merlin rise.
"Arrivo!" esclamò prima di guardare un'ultima volta il cellulare e spegnerlo.
Andò ad aprire.
"Ciao, bellezza!" esclamò Morgana abbracciandolo.
"Ehi, Merly!" esclamò Gwen.
"Ciao, ragazze" le salutò Merlin con un tono poco 'Merliniano'.
"Cazzo che faccia... che è successo?" chiese Morgana alzando le sopracciglia e guardandolo in viso.
"Niente" Merlin sorrise.
"Raccontala a qualcun altro, amore mio, non mi freghi!" Gwen sorrise.
"Che cos'hai?" chiese la mulatta.
"Niente, ragazze. Davvero. Vado a mettere questi pop corn in una ciotola".
Morgana sorrise maliziosa scorgendo i fiori "E... questi?" chiese con la sua solita espressione del tipo: 'ti farò confessare non importa quanto ci vorrà, dovessi torturarti!'
Merlin si morse il labbro inferiore ricordando la spiegazione di Arthur la sera prima...

Tulipano screziato: i tuoi occhi sono splendidi.

Ancora con il labbro fra i denti, non riuscì ad impedire alle lacrime di riempirgli gli occhi.
Morgana lo guardò in viso... era più pallido, anche Gwen se ne accorse.
"Merlin?" domandarono, prima che il moro cominciasse a piangere.
"Merlin!" l'istinto protettivo delle due si fece avanti, andarono ad abbracciarlo, stringendolo.
Poi lo presero per mano e lo fecero sedere sul divano.
"Che cosa è successo?" chiese Gwen porgendogli un fazzolettino, Merlin ci si soffiò il naso e poi con voce tremolante parlò.
"Ieri..." singhiozzò "Ieri sera, A-Arthur è venuto qui" altro singhiozzo. Anche se la voce non era rotta come prima.
"Ha cucinato, abbiamo ballato e... mi ha baciato. Poi siamo andati nella mia stanza ha provato a spogliarmi e gli ho detto di no, che non volevo farlo".
Gwen e Morgana si scambiarono uno sguardo.
"E lui cosa ti ha detto?" chiese Morgana apprensiva passandogli amorevolmente una mano sul braccio, accarezzandolo.
"Si è alzato e se ne andato" rispose Merlin la voce durante la frase degenerò sfociando nuovamente nel pianto.
"E perché stai così, adesso?" chiese Morgana.
"Perchè... perchè... Non lo so neanche io".
Di nuovo tutte e due lo strinsero.
"Dai, Merlyy!" Tentò di tirarlo su di morale Gwen spostandogli qualche ciocca dalla fronte con le dita.
"E solo che... avrei voluto... insomma...".
Morgana sorrise "Avresti voluto farlo, però non ne avevi il coraggio" Merlin annuì.
"E perchè? Sei stato con Will e Percival, cos'ha Arthur di diverso da loro?" continuò Morgana.
"Vuoi saperlo?" chiese con ancora le lacrime agli occhi.
"Se l'avessi fatto ieri sera avrei perso la verginità" Gwen restò a bocca aperta.
"Tu... tu sei ancora vergine?" chiese.
"Sì, Gwen. Ma non mi va di parlarne più adesso, guardiamo il film. Cosa hai portato?" Cambiò discordo Merlin con la voce ancora tremolante.
"I love Shopping" Gwen si alzò e andò verso la sua borsa estrasse il DVD, aprì la custodia e poi lo mise nel lettore di Merlin.
Premette play e il film partì. 

Quando il titoli di coda fecero capolino sul televisore e la ciotola dei pop corn era ormai vuota, Morgana si alzò dal divano stiracchiandosi, Gwen la imitò.
"Bhe, Merlin, noi andiamo adesso è tardi. Morgouse sarà in pensiero" Disse la mora controllando il suo cellulare, aprì il messaggio che la bionda le aveva inviato e sorrise davanti al display del cellulare.
Anche a Gwen era arrivato un messaggio, sicuramente da Lancelot perchè sorrideva anche lei, dolcemente.
Chiusero gli sportellini dei cellulari e li infilarono in tasca.
"Bhe, Merlin, noi andiamo. Miraccomando, non stare così per Arthur. È un coglione, non si merita le tue lacrime".
Merlin annuì "Va bene, ma adesso andate!" esclamò divertito accompagnandole alla porta.
Uscirono dopo aver lasciato un bacio sulle guance a Merlin... dopo aver portato la ciotola dei pop corn in cucina e spento il televisore, Merlin andò a dormire.

Arthur gemette sotto di lui, Merlin lo aveva accolto dentro di sé. Arthur gli poggiò le mani sui fianchi guidandolo nei movimenti.
"Mer...lin!" gemeva, era nudo sotto di lui e sudato e caldo e così virilmente Arthur...
"Arthur!" esclamò il moro quando il biondino guidando il suo bacino raggiunse un punto del suo corpo che mandò in pezzi la ragione di Merlin.
"Ah" gemette Arthur più forte.
"Sto per..." i muscoli di Arthur si contrassero per lo sforzo dell'orgasmo...
Si strinse Merlin contro, possessivamente.
Pelle contro pelle.
"Aahh, Merlin!" esclamò prima di riversarsi nel corpo del moro.
"Arthur!" esclamò Merlin...


Aprì gli occhi, respirava a fatica.
Si accorse solo dopo qualche secondo che era stato un sogno.
Non c'era Arthur nel suo letto.
Il sudore fu il primo dettaglio che gli giunse... il secondo fu l'imbarazzante gonfiore in mezzo alle gambe.
Merlin represse l'istinto di accarezzarsi pensando ad Arthur.
No... non doveva andare così.
Però era stato tutto talmente... talmente bello anche se lo aveva solo sognato.
La sua mano valicò l'elastico del pantalone del pigiama...
Raggiunse i boxer di microfibra... andò a sfiorarsi piano.
Immaginò Arthur sotto di lui, ricordò come il biondo sfogava il suo piacere ad ogni spinta.
Era il biondo a guidarlo... scandiva il ritmo delle spinte, le mani a stringerli i fianchi.
"Ah" Merlin gemette per il piacere che i movimenti della sua mano provocavano.
"Ah!" strizzò gli occhi incarcando la schiena, si sentì incendiare le vene quando l'orgasmo lo colpì.
"Arthur!" esclamò tra i denti prima di affondare la testa nel cuscino, i polmoni che si riempivano e svuotavano di aria convulsamente, così come il suo petto.
Era sconvolto.
Prima di pensare a ciò che realmente aveva fatto...
Si era...
Aveva davvero fatto quello che aveva fatto pensando a... ad Arthur?!
Si alzò di scatto dal letto e si ficcò in bagno, buttò il pigiama nella cesta dei vestiti da lavare.
Mentre faceva la doccia piangeva e sfregava con forza la spugna sul suo corpo per rimuovere tutta quella...
tutta quella...
Non sapeva nemmeno lui cosa fosse:
Malinconia?
Tristezza?
Delusione?
Rabbia?
Verso chi? Arthur?
Se stesso?
Se stesso.
Perchè l'aveva rifiutato pur volendo esattamente ciò che voleva il biondo?
Merlin uscì dal bagno completamente nudo e andò a vestirsi in camera sua.
Le lenzuola per fortuna non avevano pagato le conseguenze di quello che Merlin avrebbe volentieri definito un misfatto.
Una catastrofe, un'apocalisse, una tragedia.
Merlin andò in cucina e avviò il telefonino.
Sfilò l'accendino dal pacchetto delle sigarette e ne prese una.
L'accese e aspirò un'abbondante boccata.
Il fumo si disperse nell'aria disegnando ghirigori bianco-grigi nel silenzio della stanza.
Merlin buttò fuori il fumo per la quarta volta da quando aveva acceso la sigaretta.
Guardò il cellulare abbandonato sul tavolo dal pomeriggio.
Lo prese tra le dita, aspirò ancora e poi entrò nella cartella dei messaggi.

Nuovo Messaggio. Destinario: Arthur.

Merlin: 3:51
Ciao.

Non ebbe il coraggio di scrivere altro, solo... Ciao. Punto.
Sapeva che anche se avesse avuto la volontà di far comparire altre parole sul piccolo schermo dopo quel punto, non ne avrebbe comunque avuto la forza.
Non avrebbe trovato le parole giuste.
Cosa avrebbe dovuto scrivere?
Ciao, Arthur, ce l'hai con me perchè l'ultima volta non ti ho dato la mia verginità?
No, assolutamente.
Non esisteva ne in cielo ne in terra. Scrivere un messaggio del genere ad Arthur dopo quello che era successo avrebbe significato uno: che si sarebbe reso ridicolo, due: che Il biondo avrebbe cambiato nazionalità pur di non vederlo più, tre: aveva una paura fottuta che Arthur lo prendesse in giro, burlandosi del fatto che teneva a cose importanti come la verginità.

Arthur non rispose.
Merlin cominciava a deprimersi...
Alla fine buttò il cellulare per terra che si aprì nelle diverse parti che lo componevano.
Spense la sigaretta a metà.
Stette per tutta la notte in piedi.
Verso le cinque e mezza non aveva idea di cosa fare, accese il computer ma neanche quello gli dava soddisfazione.
Su facebook nessuno era in linea a quell'ora chi voleva aspettarsi collegato?
Alle sei e un quarto andò a farsi un thè, ricompose e riaccese il cellulare e fumò ancora, ormai il posacenere ospitava una sfilza di cicche e Merlin si sentiva sempre più giù.

Verso le nove Morgana chiamò, Merlin prese la telefonata.
"Morghy!" esclamò tentando di raggiungere un tono abbastanza entusiasto che celasse lo stato d'animo dovuto a quello che aveva sognato e ciò che ne era derivato.
Per fortuna o per sfortuna, Morgana ormai conosceva Merlin a menadito, conosceva tutte le tonalità della sua voce e sapeva facilmente accorgersi quando l'amico sforzava la voce per rendere il suo tono felice.
"Che cos'hai?" chiese l'amica.
Ma che cavolo! Merlin era stato così bravo a mascherare il suo umore!
Ma come faceva quella straghetta anche con una semplice telefonata a scoprirlo?
"Niente, cosa dovrei avere. Non ho dormito bene stanotte...".
Morgana sospirò.
"Che cosa è successo?" chiese.
Ma sì, alla fine all'amica poteva dire tutto, no?
Morgana era come una sorella.
"Ho..." prese un respiro profondo e poi partì in quarta "HosognatoArthurstanotte" disse velocemente.
"Frena, frena, frena. Hai parlato in tedesco per caso? Perchè non ci ho capito una cippa".
Merlin sospirò e chiuse gli occhi.
"Ho sognato Arthur" ripetè lentamente.
"Davvero?" Merlin annuiva mentre diceva .
"E che genere di sogno era?" chiese lei.
"Ho sognato di fare l'amore con lui" mentre lo diceva sentì un brivido alla schiena e allo stomaco.
"Merlin è chiaro che ti stai tormentando troppo per la storia dell'averlo respinto" risolse lei.
Merlin sospirò dal naso.
"Morgana, tu non capisci... mi sono svegliato nel cuore della notte. Era un sogno abbastanza dettagliato: quindi mi sono svegliato in certe condizioni che hanno portato a delle conseguenze..." spiegò cercando di essere diplomatico.
"E smettila di fare tutti questi giri di parole, perchè tanto lo so che ti sei masturbato pensando a lui. O mi sbaglio?" fece lei schietta.
"Morgana" disse in un lamento Merlin, pizzicandosi con l'indice e il pollice il naso alla base della fronte "Se lo dici così sembra una cosa... brutta".
Morgana dall'altro capo del telefono sospirò "Hai ragione, scusa. Che cosa hai intenzione di fare?".
Merlin si passò una mano tra i capelli.
"Forse è meglio se mi tolgo Arthur dalla testa. Insomma... come se non fosse mai esistito".
Morgana sospirò ancora "È una tua decisione. Vuoi che venga da te con Gwen?" Chiese lei.
"No, non preoccuparti, sto bene. Ci vediamo domani a scuola" concluse lui.
"D'accordo, a domani. Ti voglio bene" gli disse prima di riattacare.
Merlin si passò ancora la mano tra i capelli, si leccò le labbra, guardò in alto e poi incrociò le braccia pensando alla telefonata.
Doveva togliersi dalla testa Arthur.
Sì. Doveva farlo, per il suo bene.
Abbassò il capo e poi andò a sedersi sul divano per guardare un po' di tv.
Ora restava da capire bene come affrontare Arthur a scuola.
L'avrebbe ignorato.
E anche Arthur si sarebbe scordato di lui.

Merlin si rigirò tra le lenzuola per spegnere la sveglia.
Si preparò e solo dopo aver preso la borsa scese le scale e salì in macchina recandosi a scuola.
Quando scese nel parcheggio dell'istituto.
Una persona inaspettata si avvicinò a lui... Merlin sobbalzò, ma quando constatò che non era Arthur si calmò.
"Ehi, Mordred. Come sta tua madre?" chiese cortesemente.
"Bene, è uscita dall'ospedale" rispose sorridendo.
"Merlin..." si schiarì la voce il ragazzo "Mi chiedevo... se potessi fermarti dopo la scuola. Devo dirti una cosa importante" dicendolo sorrise, di un sorriso che poteva sembrare dolce ma che in realtà era tutt'altro.
Purtroppo gli occhi dolci e ingenui di Merlin intepretarono quel sorriso come qualcosa di buono e fidato.
Entrando in classe si fermò sulla porta, il suo banco era vuoto.
Menomale. Si sedette.
Le lezioni trascorsero velocemente tra i sorrisi di Morgana, quelli di Gwen e i bei voti.
Quando suonò l'ultima ora, uscì dalla classe e vide Mordred nel corridoio sorridergli e fargli cenno con la testa di seguirlo.
Morgana e Gwen guardarono Merlin interrogative.
"Ce l'ha con te?" gli chiesero all'unisono, poi si guardarono e sorrisero per la mezza gaf.
"Sì. Ha detto che vuole parlarmi" fece spallucce e seguì il compagno di classe tra gli sguardi sbalorditi delle amiche.
Mordred portò Merlin nel retro della scuola.
"Qui nessuno potra sentirci" Merlin sorrise poco convinto.
Chissà perchè pensava che quella frase non avrebbe portato niente di buono...
"Allora cosa dovevi dirmi?" chiese.
Mordred non rispose, lo prese per le spalle e fece sì che la schiena di Merlin sbattesse contro il muro.
"Mordred che cos..." la frase e lo sguardo interrogativo e spaventato di Merlin furono bloccati da un bacio, Mordred gli afferrò il viso con forza e possessività.
Lo schiacciò contro il muro con il suo corpo.
Mordred era più alto, più muscoloso e certamente più forte di Merlin. Ai livelli di Arthur, quasi.
"Lasciami" fece il moro.
"Merlin tu non capisci, io ti desidero. Ti bramo. Voglio che tu sia mio, mio e di nessun altro".
Merlin scuotè il capo con un espressione spaventata sussurrando stridulo: "No" continuamente.
"Lasciami, ti prego" lo implorò il moro.
"Sta' fermo" gli sussurrò all'orecchio, poi lo voltò bruscamente sollevandogli la giacca e la maglietta, arrivò al bordo dei jeans.
"No" gli occhi di Merlin si riempirono di lacrime "Lasciami, per favore".
Mordred gli bloccò le mani contro il muro.
"Ti prego!" esclamò di nuovo.
Mordred baciò, leccò e morse la sua pelle.
Tappò la bocca di Merlin con una mano.
"Vedrai che ti piacerà" gli sussurrò il ragazzo, Merlin mugulò e pianse contro la sua mano.
Mordred abbassò i pantaloni del moro.
"Su non fare così, è molto piacevole. Sentirai solo un minimo bruciore. Se non sei vergine, ovviamente. Ma con due storie passate penso che tu non lo sia. È stato fortunato Will, ha preso la parte migliore di te. Merlin, tu mi fai eccitare come nessun altro" detto questo gli e si abbassò anche i boxer.
Merlin singhiozzava ancora, chiuse gli occhi desiderando solo che Mordred facesse quello che doveva fare e prendesse ciò che doveva prendere in fretta.
"Toccalo ancora e giuro che ti ammazzo con le mie mani".
Mordred congelò i suoi intenti e Merlin sospirò piano riconoscendo la voce del suo salvatore.
"Vattene, Pendragon. Non è roba tua questa".
Arthur si avvicinò.
"Sei sordo? Lascialo" ordinò sibilando, lo sguardo omicida.
"Ho detto vattene" ripetè Mordred, Arthur si avvicinò e gli diede un pugno sul viso.
Mordred cadde a terra perdendo i sensi.
Merlin venne così liberato dalla presa ferrea del moro, ma non osò muoversi.
Rimase esattamente dov'era, terrorizzato.
Arthur si accorse della sua nudità e decise che almeno Merlin doveva essere salvato dignitosamente.
Gli andò vicino e lentamente gli alzò i boxer e poi i jeans. Passò le mani intorno a suoi fianchi e glieli abbottonò, si graffiò un pò i dorsi delle mani contro il muro dove Merlin era stato schiacciato.
Arthur posò un bacio sulla nuca di Merlin per poi avvicinare le labbra al suo orecchio.
"Và tutto bene, ci sono qui io. Sei al sicuro adesso" Merlin si voltò lentamente lo abbracciò e per la tensione svenne, Arthur lo afferrò.
Lo prese in braccio, la testa di Merlin ciondolava dal suo braccio la spinse contro la sua baciandogli la fronte.
Poi lo adagiò in macchina portandolo a casa.
Cercò le chiavi nella borsa del moro e aprì la porta.
Come aveva fatto con lui qualche giorno prima, Arthur lo adagiò sul letto.
Gli rimboccò piano le coperte.
Prese una sedia in cucina e si sedette accanto al suo letto. Vegliò il sonno di Merlin.
Qualche minuto dopo il telefono del moro squillò. Arthur lo prese e aprì lo sportellino per farlo smettere.
Stava per dire 'pronto' quando un fiume di parole gli si riversò nell'orecchio: "MERLIN! Dove cazzo sei?! Lo sai che hanno piacchiato Mordred? Lo hanno trovato scoperto per terra con un livido in faccia e il naso sanguinante. Abbiamo avuto paura. Tu eri con lui! Gwen si è anche messa a piangere!".
Arthur sospirò.
"Hai finito? Grazie. Non sono Merlin, sono Arthur. Siamo a casa di Merlin e..." Morgana si infervorò.
"Razza di infame! Che cazzo ci fai a casa di Merlin tu!?".
In lontananza si sentì un: "Che c'è? Chi è? Sono i rapitori? Chi c'è a casa di Merlin? Morgana?!" Morgana scostò il cellulare dal viso.
"È Arthur" anche Gwen si arrabbiò "Che ci fa quel coglione a casa del mio Merlin?!".
Arthur buttò gli occhi al cielo.
"Volete smetterla di insultarmi e farmi spiegare?" Morgana annuì, mise il vivavoce per far sentire anche a Gwen e pose il telefonino in mezzo ai loro visi così che entrambe sentissero bene.
Rispose di sì.
"Okay. Sono stato io a picchiare Mordred, stava per violentare Merlin. Per fortuna sono arrivato in tempo. Merlin è svenuto per lo shock. E l'ho portato a casa sua. Adesso dorme" Gwen si portò una mano alla bocca sconvolta cominciando di nuovo a piangere.
"E smettila!" la sgridò Morgana "Adesso Merlin sta bene" anche se Gwen credeva che fosse una ragazza insensibile in realtà si stava preoccupando davvero per Merlin.
"Trattalo bene. Non lo fare preoccupare senno ti taglio le palle, intesi?" lo minacciò prima di terminare la chiamata.
"Oh, ma che gentile!" imprecò contro il telefonino a voce bassa.
Merlin mugulò piano, muovendo il capo.
"Arthur, Arthur, Arthur" mormorò nel sonno agitandosi.
"Sono quì. Sshh" sussurrò il biondo prendendogli una mano, baciandone il dorso.
La tenne tra le sue.
Merlin si svegliò piano, focalizzando tutto con estrema lentezza.
"Arthur" bisbigliò vedendo il biondo sorridergli.
"Mi ha violentato?" chiese chiudendo gli occhi, temendo la risposta.
"No" Merlin buttò fuori l'aria che aveva trattenuto in un sospiro di sollievo.
"Sono arrivato in tempo. Dopo sei svenuto" Merlin aprì gli occhi, sollevò il braccio fino a raggiungere la mano di Arthur adagiata sul suo cuscino.
Gliela strinse.
"Grazie" sussurrò fissandogli le iridi azzurre.
L'altra mano di Merlin lasciò la coperta per raggiungere la nuca del biondo.
"Se io..." sussurrò "Sei io ti chiedessi di... di baciarmi... Tu, cosa faresti?".
Arthur sorrise "Non mi farei scappare l'occasione di venerare le tue labbra, Merlin. Purtroppo ho promesso a me stesso che dopo ciò che è successo non prenderò l'iniziativa in alcun modo con te".
Merlin sorrise "Hai un animo nobile... come quello di un principe" commentò il moretto arrossendo un po'.
"Forse in un'altra vita lo ero davvero" Risero piano.
"Se fossi io prendere l'iniziativa..." ricominciò Merlin con il condizionale "Mi respingeresti?".
Arthur si avvicinò piano al suo viso.
"No, ma devi volerlo davvero. Merlin io voglio trovare stabilità tra le tue braccia, capisci? Non voglio più tormentarmi, non voglio più trovare una scusa ogni volta che ti penso" Merlin arrossì ancora.
"Vorresti... baciarmi?" chiese il moro, Arthur sorrise.
"Io lo voglio. Non ti respingerò. Ma la vera domanda è: Tu, mi respingerai?". 
Merlin alla sua domanda arrossì.
"Arthur, mi devi promettere una cosa" Il biondo sorrise.
"Cosa devo prometterti, Merlin?" il moro rimase in silenzio per qualche secondo.
"Che rimarrai con me, sempre".
Arthur sorrise ancora "Per sempre, Merlin, per sempre" il biondo si avvicinò e lo baciò sulle labbra, profondamente.
Era un bacio casto, come mai Arthur gliene aveva regalati prima.
"Voglio che tu... voglio che tu sia il primo e l'ultimo uomo della mia vita. Fammi tuo, Arthur" 

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Aspetto di sapere cosa ne pensateee!! :PP
Ringrazio chi ha recensito gli altri capitoli, chi ha messo la storia tra le seguite, tra le preferite o chi è solo passato per leggere. :)
Grazie a tutti! Baci :)
-Aithusa_Emrys.


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Okay... caspita. Undici mesi sono decisamente troppi. Meriterei la gogna... e.e Ma... per chi vorrà leggerlo, ecco a voi il "finale" di questa storia. :)
Se posso permettermi, questo capitolo può anche essere letto con questa canzone... e.e 
http://www.youtube.com/watch?v=z3YKtOBGMTM

I hate (love) you
Capitolo 5

Artù scostò le coperte e si mise sopra di lui. Lo baciò ancora, lasciando che il sapore di Merlin gli si imprimesse nella mente.
Le dita di Artù leggere e rispettose, si fecero strada al di là della maglia del moro, accarezzandolo dolcemente.
Merlin sorrise divertito.
“Che c’è?” domandò Artù, osservando il suo sorriso.
“Nulla… credevo non fossi capace di tali ‘romanticherie’” spiegò Merlin e Artù incurvò le labbra, storcendo il naso, con espressione birichina.
“Sono capace di questo ed altro, Emrys” affermò con convinzione, accarezzandogli lentamente i fianchi. Su e Giù, delicatamente.
Merlin chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quelle carezze.
Artù si avvicinò alle sue labbra, sfiorandole leggermente con le sue. Merlin rabbrividì dal desiderio e dall’aspettativa.
Artù era ad un passo dallo sfilargli la maglietta, quando…
Driiiiiiin.
Artù sorrise, sbuffando divertito dal naso. “Tempismo perfetto” commentò, facendo ridacchiare Merlin.
“Si sono preoccupate per me” disse Merlin, sentendosi in dovere di giustificare le amiche.
“Anche io” soffiò Artù chinandosi su di lui e afferrandogli le labbra con passione. Quando lo lasciò, le guance di Merlin erano completamente arrossate.
Artù ridacchiò del suo immenso e incontrastabile pudore.
“V-vado ad aprire” disse, quando un prolungato scampanellio ruppe quel dolce momento.
“Ti conviene, o butteranno giù la porta” aggiunse Artù, sorridente.
Merlin ridacchiò “Già” disse solo ed andò ad aprire.
Quando Merlin lasciò entrare Gwen e Morgana, le due si precipitarono in braccio a lui, stringendolo.
“Merlin!” esclamarono all’unisono.
“Stai bene?” domandò Morgana, poggiandogli una mano sulla guancia.
“Eravamo così preoccupate” aggiunse Gwen, portandosi una mano al petto.
“Tranquille. Sto bene, adesso” –quando Artù entrò in salotto, avvicinandosi a Merlin, Morgana mise su un espressione sostenuta, seguita a ruota da Gwen con tanto di braccia incrociate- “Se non fosse stato per lui, sarebbe finita male.”
Artù passò un braccio attorno alla vita di Merlin e gli baciò una tempia. Merlin sorrise alle due amiche e loro, roteando gli occhi al cielo, si sciolsero in un sorriso.
“Grazie, di aver salvato Merlin” cominciò Gwen, mettendo da parte l’orgoglio. Morgana non si decideva a spiccicare parola, alche ricevette una gomitata nel fianco dall’amica.
“Oh, e va bene!” –sbottò Morgana- “Grazie, Pendragon.” –Sottolineò- “Ma non credere che sia finita. Ti terrò comunque d’occhio” promise con aria solenne, prima di avvicinarsi a Merlin, baciargli una guancia, guardare in tralice Artù ed uscire.
“Gentile” commentò divertito Artù.
“Non farci caso” cominciò Gwen.
“Gwen!” esclamò Morgana dal pianerottolo.
“È molto protettiva e anche se non lo dimostra nel modo giusto…”
“Gwen!”
“Tiene a Merlin più…”
“GWEN!”
“…di quando tu possa pensare”
“Ginevra Whifer!” Abbaiò Morgana e Gwen fece un sorrisetto colpevole.
“Ciao” li salutò a bassa voce, prima di uscire dall’appartamento di Merlin.
“Beh, siamo rimasti soli” cominciò Artù, avvicinando le labbra al collo di Merlin per baciarlo.
“S-sì” aggiunse Merlin, titubante.
“Che cosa c’è, Merlin?” domandò Artù, aggrottando le sopracciglia.
“Nulla…”
“Merlin,” –cominciò il biondo, sorridendogli- “Smettila di fare la ragazzina pudica e lasciati andare” lo prese in giro.
Merlin accettò la sfida e mettendosi di fronte a lui, poggiò una mano al centro del petto del biondino. Lo spinse, fino a fargli raggiungere la sua stanza e il suo letto. Lo fece sedere ai piedi del grande lettone.
Poi si mise davanti a lui e cominciò a spogliarsi, lentamente…
Artù si alzò in piedi, di fronte a cotanta perfezione non poté che avvicinare piano le dita alla pelle di Merlin.
Il mago lo guardava con gli occhi leggermente intimoriti.
Artù vide del timore nel suo sguardo e poggiò una mano sul cuore di Merlin: batteva all’impazzata.
“Non avere paura” mormorò dolcemente il biondo.
“N-non ho paura” ansimò Merlin, sentendo il respiro accelerare.
Artù si avvicinò piano, pianissimo. E, per la quarta volta in quella giornata si concesse di venerare le labbra di Merlin.
Quando si staccò da lui, Artù poggiò entrambe le mani sul viso del moro e cominciò a scendere, con tocchi leggeri e lenti.
Le sue mani sfiorarono le spalle, le braccia… fino ad arrivare alle mani. Intrecciò le dita a quelle del compagno.
E, sempre tenendolo per mano, lo condusse fino al letto.
Merlin avvicinò le dita tremanti al colletto della camicia di Artù e cominciò a slacciarla, bottone dopo bottone. Quando fu interamente aperta, il moro lasciò che le sue mani vagassero sull’addome di Artù, fino ad arrivare alle spalle. Infilò le dita sotto la camicia e gliela sfilò.
Anche quell’indumento, andò a far compagnia al vestiario di Merlin, sul pavimento.
Artù sorrise e le dita di Merlin scesero a sbottonare i suoi jeans. Quando anche i pantaloni raggiunsero il pavimento, Artù si sfilò gli slip e rimase completamente nudo.
“Sicuro di non volerti coprire gli occhi? O di voler scappare dalla stanza, come quella mattina prima di andare a scuola?” ricordò, ridacchiando.
“È solo un cazzo, Pendragon. Ce l’ho anche io” citò le parole che il biondo aveva usato in quella situazione, giorni prima.
“Sta diventando un perfetto allievo, Signor Emrys.” Scherzò Artù, accerchiandogli la vita con le braccia e accarezzandogli la schiena. Per poi chinarsi e adagiarlo delicatamente sulle lenzuola sfatte.
Quando Artù fece aderire i loro corpi, Merlin cominciò a respirare faticosamente.
“Tu…” –cominciò il moro, in iperventilazione- “Tu non… non hai paura?” domandò con il petto che si alzava ed abbassava furiosamente.
“No, Merlin. Sono molto tranquillo” –rispose il biondo- “E felice” aggiunse.
“D-davvero?” domandò Merlin, sottopressione.
“Merlin, non devi sentirti costretto. Se non vuoi farlo, non ti forzerò in alcun modo” disse Artù, sorridendogli per rassicurarlo.
“Perché io ne ho. Ho tanta paura” confessò, ansimando.
“Di cosa?” domandò Artù, accarezzandogli il viso.
“Di… tutto questo” -rispose Merlin.- “Ho paura che, quando domani mi sveglierò, non ci sarai”
“Per questo esiste la fiducia, Merlin” -mormorò il biondo, puntando il suo sguardo in quello del moro.- “Ti fidi di me?” chiese Artù.
Merlin lo guardò in silenzio, respirando affannosamente e fissandogli le iridi.
“Sì” rispose infine.
Perché quella diavolo di paura gli veniva adesso? Era così sicuro, prima! Ma che cavolo stava facendo?! Artù era l’uomo della sua vita! Un po’ di coraggio, che diamine!
“Vuoi fare l’amore con me, allora?” domandò Artù, sorridendogli.
Merlin sollevò una mano e la portò dietro la nuca di Artù, infilando le dita tra i suoi capelli. Lo avvicinò a sé e lo baciò profondamente.
“Quello era un sì?” chiese il biondo.
“Ooh, sta’ zitto una buona volta!” esclamò Merlin ridacchiando e zittendolo con le sue labbra.
Artù, lasciò incustodite le sue labbra per cominciare una scia di baci che cominciava dal mento, la gola, la dolcissima fossetta che Merlin aveva in mezzo alle clavicole, lo sterno, l’addome… il ventre, per poi risalire e baciargli la fronte.
Merlin in quel frangente, teneva gli occhi ben serrati, sospirando ad ogni minimo tocco.
Era dispiaciuto di non poter fare nulla per sembrare un amante spudorato e passionale ma… era la sua prima volta e, per una volta, avrebbe lasciato ad Artù le redini di tutto. Per una volta, voleva che fosse il biondo a prendersi cura di lui.
Merlin portò le gambe ad accerchiare i fianchi di Artù, stringendosi contro il suo calore. Pelle contro pelle. Dio… era una sensazione… non sapeva quali parole usare per descriverla.
Artù condusse il suo membro all’apertura inviolata di Merlin. Il ragazzo sollevò lentamente le palpebre e Artù capì che si era davvero innamorato di quel ragazzo impacciato che gli aveva salvato la pelle in innumerevoli situazioni.
Il biondo entrò piano in lui e le dita di Merlin artigliarono le lenzuola.
“Aspetta… fermati” gemette tra i denti. Artù obbedì, guardandolo in viso. E quando il moro si sentì veramente pronto da farglielo sapere, il biondo si lasciò scivolare nel suo corpo ancora di poco.
Merlin aveva contratto il viso in un espressione sofferente.
“Fa malissimo” disse, gemendo di dolore un secondo dopo.
Artù si avvicinò al suo orecchio per sussurrargli piano: “Rilassati”
Merlin provò a respirare profondamente, cercando di rilassarsi il più possibile. A poco a poco, riuscì a rilassarsi ed Artù, finalmente, poté entrare a far parte del suo corpo completamente.
Entrambi rimasero fermi per un arco di tempo interminabile. I loro sospiri si fondevano, si perdevano gli uni negli altri, fino a quando Artù non si ritirò leggermente per spingersi nel corpo dell’amante.
Merlin gemette flebilmente, portando anche le braccia a stringere la schiena possente di Artù.
Quando Merlin fu più sicuro e convinto i movimenti di Artù divennero più veloci. Il dolore che il moro sentiva qualche minuto prima, si trasformò in un piacere intenso.
E finalmente, riuscì a godersi la sua prima volta. Con Artù… chi l’avrebbe mai detto.
Il biondo, cominciò a baciarlo intensamente, ormai vicino a quella che i francesi chiamerebbero “Le Petit Mort”, la piccola morte. La grande Ecstasy. Insieme a quella però, arrivarono anche diverse emozioni e sensazioni differenti. Passione, protezione, affetto e possessività.
E Amore. Soprattutto amore.
Artù si lasciò andare su di lui con il fiato corto e il cuore che pulsava il triplo del normale.
Merlin si concesse un sorriso e andò ad accarezzargli i capelli.
Il suo primo vero amore. Il suo primo uomo. Il primo che lo aveva amato in maniera del tutto sincera.
“Sono perdonato di tutto ciò che ho combinato, Merlin?” domandò Artù, sorridendo contro la pelle della spalla sudata di Merlin, per poi baciarla.
Il moro sorrise “Ti ho già perdonato quando mi hai salvato, Artù”
“Perdonami se ti ho fatto impazzire” si scusò, senza ombra di giocosità nella voce.
“Non preoccuparti, diciamo che mi hai ripagato di tutte le volte in cui mi ha fatto impazzire” mormorò Merlin, accarezzandogli la testa, dolcemente.
Artù sollevò il capo per avvicinarsi alle sue labbra.
“Sei perdonato” aggiunse Merlin sulle sue labbra carnose.
Il biondo sorrise ancora e lo baciò profondamente.
“Ah, dimenticavo” –cominciò il biondino- “Ti amo”
Merlin quasi si commosse, ma poi si ricompose e sorrise “Ti amo anche io”
“E… le tue orecchie a sventola mi sono sempre piaciute, dumbemrys” scherzò, chinandosi su di esse per baciarle entrambe.
Merlin aggrottò le sopracciglia “Quindi… i tuoi nomignoli idioti erano solo per farmi capire che ti piacevo?” domandò il moro.
“Non esattamente… all’inizio sono stato proprio stronzo. Sono un Pendragon, è nella mia natura.” –detto questo ridacchiò scherzosamente, guadagnandosi un’occhiataccia- “Hai cominciato a suscitare la mia devozione e il mio sincero interesse quando mi hai riportato a casa, quella notte” confessò il biondo.
“Mi racconterai tutto domani” –mormorò Merlin- “Quando ci sveglieremo insieme, non è vero?” domandò, incurvando le labbra in un sorriso birichino ma serio.
“Te lo prometto, sarò al tuo fianco domattina” giurò Artù, guardandolo negli occhi e a Merlin suonarono davvero sincere quelle parole.
Lasciò che Artù poggiasse il capo sul suo petto e si addormentò sorridendo, abbracciato all’amore della sua vita.

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