Case 39

di Essence_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** One ***
Capitolo 3: *** Two ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Case 39
1.  
 

Damon Salvatore sgusciava rapidamente a zig zag tra le varie automobili fuori dal sudicio motel in cui aveva alloggiato per la notte, guardandosi attorno con aria circospetta. Nella mano destra teneva impugnata una pistola berretta calibro nove, nella sinistra il cercapersone che non aveva smesso nemmeno un minuto di trillare impazzito. Intercettò nell’oscurità della notte la figura sinuosa e possente di un suv nero, parcheggiato sul ciglio della strada. Sorrise, seppur brevemente, accelerando il passo. Si guardò un ultima volta intorno, prima di rompere con il gomito il finestrino e infilarsi all’interno, atterrando con un piccolo tonfo sul sedile in pelle. Impugnò il volante, ghignando, e posò accanto al posto vuoto quell’aggeggio infernale. Cliccato il tasto verde, la voce inconfondibile e ansiosa di suo fratello Stefan riempì l’abitacolo. «Dove diavolo ti sei cacciato? Dovevi rientrare al quartier generale venti minuti fa!» abbagliò, aumentando a dismisura il sorriso già largo sulle labbra piene del moro. «Tranquillo, santo Stefan, sto rientrando. Indovina dove sono stato..» dall’altro capo il ragazzo tentennò. «Atlanta?» azzardò. Damon sghignazzò, annuendo, sebbene sapesse che l’altro non poteva vederlo. «Sono andato a trovare una vecchia amica» spiegò malizioso. «Damon siamo qui per lavoro,non per divertirci!» lo ammonì mentre lui ingranava la marcia e sgommava ad alta velocità sull’autostrada deserta, canticchiando una canzone orecchiabile in sottofondo. «Prenditi una camomilla e rilassati. Sto arrivando» senza nemmeno aspettare una risposta, mise giù, premendo ancora il piede sull’acceleratore.

«Abbiamo un'altra missione per te, Damon» arrivato al quartier generale, situato in un bunker parecchi metri sotto terra, il moro non aveva avuto nemmeno il tempo di una doccia; il capo l’aveva convocato con urgenza e ora si ritrovava su una di quelle sedie costosissime, davanti a lui un uomo dai capelli radi e lo sguardo affabile che sorseggiava caffè. «E’ di vitale importanza» posò la tazza fumante e congiunse pacato le mani sulla superficie liscia e trasparente della scrivania. Poi si protese in avanti e  avvicinò il viso a quello del giovane, assumendo un aria spaventosamente seria. «Si tratta del caso più pericoloso e difficile, il caso 39. I migliori uomini non ce l’hanno fatta» Damon non si scompose minimamente e attese impaziente di sapere altro, curioso e allo stesso tempo eccitato; se aveva scelto proprio lui tra tanti, voleva dire che era bravo, forse di più di quanto avesse mai immaginato. «Devi proteggere a tutti i costi Elena Gilbert, vive a Mystic Falls con sua zia Jenna e suo fratello Jeremy. I suoi genitori sono morti in un incidente, ma sappiamo tutti che non è stato solo un incidente. Volevano uccidere l’intera famiglia Gilbert e hanno fallito. Si tratta dell’organizzazione degli Originari, ragazzo. Non si fermano davanti a nessuno finché non ottengono ciò che vogliono. E vogliono la giovane Gilbert morta» terminò, mentre un silenzio carico di tensione calava nella stanza. Damon si sollevò e lanciò un ultimo sguardo ad Alaric Saltzman, prima di voltarsi e raggiungere la porta. Sapeva quando era il momento di andarsene. «Ragazzo..» spalancò appena l’uscio, attendendo. «Stai attento» l’attimo dopo era già scomparso. 


Ehm salve (?), sono qui dopo circa un anno a riproporre un ennesima creazione strampalata, yee. Ok no, seriamente, sono di nuovo qui per vostra sfortuna con una trama fuori dal normale, però con il solito spirito da pazza shipper compulsiva. Giuro di avere buone intenzioni Spero che vi piaccia il prologo, anche se corto. Eh niente.. se vi va lasciatemi una recensioncina (per favore, mi basterebbe pure piccola) bene.. ora mi eclisso ahaha alla prossima,spero! Un bacio.

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Capitolo 2
*** One ***


Case 39

2.

Caro diario, oggi è stata una giornata difficile. Mi hanno chiesto come sto e io non sono brava a mascherare i miei sentimenti, spero che abbino abboccato ai miei sorrisi falsi e ai miei “sto bene”. Ultimamente anche sorridere è diventato complicato. Zia Jenna dice che è normale, che passerà. Il punto è che non sa quando e come e io sto impazzendo. Forse dovrei solo staccare la spina per un po’ e andarmene da qui. Qualunque posto sarebbe meglio di Mystic Falls. Per ora, mi accontento di rimanere nella mia stanza e scrivere; è l’unico modo che ho per evadere. Non entro più nella camera dei miei genitori dal giorno dell’incidente. Vorrei avere la forza per farlo, ho bisogno di sentire di nuovo il profumo della mamma e la morbidezza delle camice di papà. Caroline dice che lo shopping aiuta a distrarsi, io non ne sono tanto convinta però. Non sono mai stata una patita della moda. Bonnie invece ha proposto di vederci tutte e tre al Mystic Grill, è un locale carino e molto frequentato.  Non sono persuasa neanche da questa proposta, come potrei stare in mezzo a tante persone felici? Comunque si è fatto tardi e sono parecchio stanca. Spero in una svolta nella mia vita. Notte,

-Elena.

La ragazza sospirò e ripose il piccolo libricino sotto il cuscino. Stiracchiò poi le braccia, accompagnando il movimento con uno sbadiglio. Da quando  c’erano le selezioni delle cheerleader, non stava mai un attimo ferma e spesso si ritrovava a terminare i compiti la sera, rimanendo sveglia fino a tardi. Fortunatamente la sua media era impeccabile e rasentava la perfezione; a breve si sarebbe diplomata. In quanto a Jeremy, Elena non era così tranquilla. Aveva iniziato a frequentare gente poco raccomandabile e quasi sempre rincasava con un insopportabile odore di alcol e canne addosso. Jenna, loro zia, era anche la loro tutrice legale e la mora immaginava che non era un compito affatto semplice per lei. Specialmente se non aveva mai avuto dei figli e doveva occuparsi di due adolescenti infelici e complessati. Per questo cercava di non darle gatte da pelare e usciva per controllare suo fratello, accertandosi che non facesse stupidaggini. Purtroppo, Jeremy era una testa calda e in diverse circostanze aveva fatto da baby sitter, riportandolo a casa anche in stati pietosi. Ne avevano parlato mille volte, talvolta alzando la voce e finendo quindi per litigare. E si ritrovavano sempre al punto di partenza. Elena sapeva che era il suo modo per attenuare il dolore ma non poteva andare avanti così. Sarebbe finito per distruggersi con le sue stesse mani e la mora non poteva permettere che ciò accadesse. Forse, l’intento del fratello, era proprio questo. Sospirò nuovamente, spostando le coperte per immergersi nel torpore rilassante e ristoratore del letto. In poco, scivolò nel mondo dei sogni, lontana da preoccupazioni e pensieri contrastanti che facevano a pugni per venire fuori.

Damon roteò gli occhi lapislazzuli al cielo mentre suo fratello, esattamente al suo fianco, continuava a straparlare su cose che non si era nemmeno preso la pena di seguire. Afferrò il bicchierino sul bancone e lo bevve tutto d’un fiato, indirizzando un occhiolino alla cameriera bionda. Quella gli sorrise e mimò una cornetta, sibilando un “chiamami”. Abbassando lo sguardo, si accorse di un bigliettino sotto il drink e lo prese, infilandolo accuratamente nella tasca posteriore dei jeans. «Mi stai ascoltando?!» domandò Stefan, esasperato, gesticolando animatamente. L’altro rise e gli posò una mano sulla spalla. «Smettila di agitarti o la vena sul tuo collo scoppierà» e poi imitò il boato di qualcosa che esplodeva. In risposta, il biondo grugnì in segno di irritazione e gli scoccò un occhiata torva, scuotendo rassegnato il capo. «Non so davvero come hai fatto a diventare un agente segreto..» borbottò. Il moro sollevò le spalle, abbandonando poi lo sgabello. «Fascino fratellino, qualcosa che tu non possiedi e non possiederai mai» Stefan lasciò una mancia alquanto generosa e si affrettò a raggiungerlo all’uscita. «Ora possiamo pensare a cose serie? Tipo alla missione?» Damon increspò le labbra in un sorriso sardonico. «Me ne sto già occupando» E prima che potesse anche solo chiedere a cosa stesse alludendo, gli indicò un abitazione dall’altra parte della strada. Casa Gilbert. Bingo.

Jenna guardò almeno per la decima volta fuori dalla finestra, giocando nervosamente con una ciocca dei propri capelli ramati. Erano le dieci di sera e non aveva ancora ricevuto una telefonata. All’esterno il quartiere era calmo come sempre, nessuna nuova macchina all’orizzonte o una sagoma nera sul porticato. Sbatté le palpebre, cercando di non cedere al sonno. Non aveva praticamente più dormito da quando aveva  saputo della faccenda degli Originali, del complotto che avevano organizzato per uccidere l’intera famiglia Gilbert  e dell’imminente tentativo di riuscirci fino in fondo. Improvvisamente qualcosa vibrò nella sua mano destra chiusa a pugno e si riscosse, sospirando di sollievo. Nonostante avessero accordato che fosse quello il segnale, controllò comunque dallo spioncino. La sicurezza prima di tutto. Alla vista di due ragazzi dall’aria terribilmente giovane, aggrottò la fronte e spalancò piano l’uscio. «Prego..» fece, quasi in imbarazzo, mettendosi di lato per permettergli di entrare. Il primo a varcare la soglia fu Damon che cominciò a studiare l’ambiente, attento. Subito dietro, si stagliò la figura gentile di Stefan, che invece le sorrise piano. Quando chiuse la porta, si girò a scrutarli, leggermente confusa. Possibile che solo due ragazzi, sebbene la grossa stazza, sarebbero riusciti a proteggerli? Li osservò ancora, rendendosi conto di quanto fossero diversi. Il primo aveva uno sguardo glaciale, freddo; il suo viso era imperscrutabile e sembrava fin troppo gessato nei suoi vestiti. Il secondo, al contrario, le ispirava tranquillità e le aveva perfino rivolto un sorriso. «Ehm.. accomodatevi pure» propose, facendo strada verso il salotto. Tuttavia, solo Stefan si sedette, Damon rimase in piedi dietro di lui. «Esattamente.. cosa accadrà?» si decise a chiedere Jenna. Fu Stefan a schiarirsi la gola e risponderle. «Veda, signorina Gilbert, sarà semplice.. vi terremo a sicuro, senza segregarvi in casa. Potrete fare tutto quello che fate solitamente, noi ci limiteremo a svolgere il nostro dovere. Le promettiamo che andrà tutto secondo i piani» la donna annuì, assimilando man a mano quelle informazioni. «E i ragazzi.. io ragazzi possono sapere di tutto questo?» Questa volta, Damon le diede il responso. «Meno sanno, meglio è. E’ una situazione abbastanza complicata» annuì ancora, trovandosi d’accordo con il ragionamento dell’agente. «E.. dormirete qui?» Di certo non poteva immaginare le condizioni degradanti in cui in numerose missioni avevano dovuto sottostare i due fratelli, che per lavarsi avevano perfino usufruito dell’acqua piovana, che si erano ritrovati a strusciare su terreni fangosi e arrampicarsi su montagne. «Non si preoccupi di questo, sapremo cavarcela» Stefan si alzò dal divano e Damon lo affiancò, mentre Jenna faceva lo stesso e li accompagnava all’ingresso. «Andrà tutto bene, signorina Gilbert» ribadì ancora il secondo, rassicurandola. Si limitò a sorridergli riconoscente. «Comunque sono Stefan e lui è Damon» disse ancora. «Io sono Jenna e possiamo darci del tu» annuirono in contemporanea e con un sincronismo inquietante, lasciarono l’abitazione. Jenna sospirò, appoggiandosi alla porta.

E’ andato anche il primo capitolo,wow. Allora premetto che all’inizio i capitoli non possono essere lunghi, dal secondo in poi invece saranno più corposi. Parlando del capitolo.. finalmente entra in scena –anche se per poco- la nostra cara Elena e in seguito anche Jenna. (che nella serie devo dire che mi manca parecchio). Vi prometto che le cose si movimenteranno e presto vedremo i due fratelli Salvatore in azione, gogo(?) Okay, mi eclisso nuovamente ahaha. Il prossimo aggiornamento probabilmente sarà giovedì, se tutto va bene lol Adieu <3

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Capitolo 3
*** Two ***


Case 39

3.

A quanto pare, Elena Gilbert aveva un ragazzo. Era quello che aveva costatato Damon, quella torrida mattina, appostato fuori all’edificio imponente del liceo di Mystic Falls. Appoggiato alla sua amata Audi nera, osservava il via vai di studenti che schiamazzando, si affrettavano a raggiungere il cortile, diretti verso i rispettivi gruppi. Sorrise, impercettibilmente, considerando quanto alcune cose, anche a distanza di tempo,non cambiavano mai. Le solite scale gerarchiche, le divise striminzite delle cheerleader e i bulli. Comunque, il presunto ragazzo della bruna, era il classico biondino dagli occhi azzurri e molto probabilmente, il capitano della squadra di football. Lo aveva dedotto da come, quasi tutti, gli passavano accanto e lanciavano un “Ehi Matt” nella sua direzione. Che cliché, pensò il moro, divertito. Durante la giornata non perse nemmeno per un attimo tutti gli spostamenti della ragazza e per essere sicuro di adempiere in tutto e per tutto ai suoi doveri, la sorvegliava a distanza ravvicinata, attento comunque a non dare nell’occhio. Non poteva permettere che la sua copertura saltasse per mano di uno stupido ragazzino brufoloso e ficcanaso o addirittura dell’interessata. All’ennesimo suono stridente della campanella, il corridoio si riempì nuovamente e Damon sbuffò, fingendo di controllare la bacheca degli eventi e non Elena intenta ad aggiustarsi le sbavature del trucco attorno ai grandi occhi nocciola. Una volta che l’atrio si svuotò, la ragazza con tutta calma chiuse l’anta e lisciò le pieghe della gonna, dirigendosi verso le scale. A quel punto il moro si voltò e si accinse a raggiungere la segreteria. Se voleva controllarla a vista, doveva trovare un modo. Dato che non aveva ne l’aspetto o l’atteggiamento di un adolescente..

«Sai qualcosa del nuovo professore?» Caroline Forbes era visibilmente eccitata. Forse più del solito. Bonnie Bennet, al contrario, sembrava apatica e sfogliava quasi meccanicamente il libro di storia. Elena accavallò le gambe, scuotendo il capo. Se doveva essere sincera, anche lei non stava più nella pelle per la curiosità. «Sarà vecchio e noioso come gli altri» si decise finalmente a parlare Bonnie. Ultimamente la ragazza non aveva avuto nemmeno un attimo di pace e lavorava come cameriera nel piccolo bar appena a cinque minuti fuori da Mystic Falls,al termine del quale avrebbe avuto i soldi necessari per frequentare il college dei suoi sogni. Ciononostante, durante il weekend, faceva anche da baby sitter ai suoi vicini; un extra giusto per uscire con le amiche. Caroline arricciò le labbra, contrariata. Se doveva stare in quella prigione che era la scuola, un docente affascinante l’avrebbe motivata e di certo non le sarebbe dispiaciuto. «Beh, ragazze, lo scopriremo tra poco» disse Elena e infatti, appena due secondi dopo, Damon varcò con passo sicuro la soglia della classe. Immediatamente un brusio sorpreso si levò nell’aula e Bonnie ridacchiò, scuotendo la testa. Non era per niente vecchio o noioso. «Sexy» mormorò la bionda e la bruna si ritrovò ad annuire con vigore, squadrando il nuovo arrivato da capo a piedi. Aveva la netta sensazione che storia dell’arte fosse diventata la sua materia preferita. Al termine della lezione, Caroline e Bonnie salutarono svelte la ragazza, mentre quest’ultima le faceva un cenno col capo e tentava di ficcare velocemente il pesante tomo di storia nella borsa. Se la portò sulla spalla e fece per andarsene quando la voce profonda e roca del nuovo professore, la costrinse ad arrestarsi davanti alla cattedra. Sollevò lo sguardo, incontrando quello glaciale di Damon. «Ti è caduta questa » spiegò, mostrandole  la sua matita mangiucchiata. La bruna mostrò un piccolo sorriso e la sfilò gentilmente dalle sue mani, mormorando un “grazie”. Poi si avviò speditamente fuori dall’aula con una strana sensazione nel petto.

Stefan socchiuse gli occhi, stanco. Aveva tutti i muscoli intorpiditi come se avesse dormito per ore e in bocca aveva il sapore metallico del sangue. I seguaci di Klaus gli avevano teso un imboscata e senza Damon al suo fianco, la situazione era irrimediabilmente degenerata. Tuttavia ne era uscito solamente con dei piccoli e insignificanti graffi sul viso e qualche livido qua e là sul corpo. Si rimise in piedi con difficoltà e cercò di individuare, nel buio, il porticato di casa Gilbert; doveva assolutamente parlare con Damon, dato che il cercapersone continuava a squillare a vuoto. Si ritrovò improvvisamente a correre, dimentico del dolore. Una jeep nera e sicuramente non appartenete alla loro compagnia, era appostata di fronte all’abitazione. Tentò nuovamente di chiamare il fratello e quando anche quella volta non rispose,  scagliò con forza il cellulare a terra, sibilando un “maledizione” tra i denti.

 

Lo so, sono davvero imperdonabile, però siate buone, per favore! Ho avuto una settimana davvero dura e impegnativa, ieri ho dovuto sostenere un esame e scrivere questo capitolo è stato davvero un parto per me. Nonostante ciò, sono consapevole che fuori non è venuto un granché ed è anche molto corto. Prometto solennemente di produrre capitoli più corposi e movimentati. Chiedo anche scusa per il mostruoso ritardo con cui mi ripresento. Il prossimo aggiornamento non posso prestabilirlo, non vorrei deludervi di nuovo! Un bacio e alla prossima! PS. Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate.

 

 

 

 

 

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