Rumba

di Cara_Sconosciuta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** pioggia ***
Capitolo 2: *** respiro ***



Capitolo 1
*** pioggia ***


Ecco qui la mia ultima creazione… una shot che mi è venuta in mente guardando i Cesaroni, la scora settimana, quando Giulio voleva imparare il tango…

Ecco qui la mia ultima creazione… una twoshot che mi è venuta in mente guardando i Cesaroni, la scora settimana, quando Giulio voleva imparare il tango…

La Kelsi di questo racconto, come sempre, ha un po’ di me, perché, come chi mi conosce ben sa, io ODIO il ballo con tutta me stessa e solo un insegnante così potrebbe riuscire a farmi indossare abito e scarpette.

Grazie mille a chi ha commentato “Wanna dance” e “Amici?”!

Temperance

 

Rumba

“La rumba esprime in verticale un desiderio orizzontale”

(da Shall we dance?)

 

Le domande erano due e, a voler ben guardare, entrambe dalla risposta piuttosto facile ad indovinarsi.

Domanda numero uno: perché Kelsi Nielsen stava in piedi sotto la pioggia di un sabato pomeriggio novembrino davanti all’enorme cancello di villa Evans?

Risposta: perché Ryan Evans, abitante della suddetta villa, si era offerto di insegnarle a ballare la rumba.

Domanda numero due: perché Kelsi Nielsen, che con il ballo non era mai andata d’accordo, aveva deciso proprio in quel determinato giorno di quel determinato mese di quel determinato anno di imparare tale arte?

Risposta: perché sua sorella, attraverso l’occulta arte del ricatto, l’aveva convinta ad iscriversi con lei ad un corso di balli latino americani che si sarebbe concluso una settimana dopo con risultati straordinari per Doris, la Nielsen maggiore, e miserevoli per Kelsi. Il problema era che per sostenere l’esame erano necessari una coreografia preparata dagli alunni e, non meno importante, un partner.

E, indovina indovinello, chi era l’unica ad essere rimasta spaiata? Esatto, signore e signori: il cataclisma ambulante Kelsi Emerald Nielsen!

Per rimediare a questa sconfitta preannunciata, la povera musicista si era posta una terza domanda: chi avrebbe potuto aiutarla ad imparare uno cosa così complessa –leggete impossibile- come la rumba in pochi giorni e senza ucciderla?

Risposta: Ryan Evans.

E così eccola lì, attaccata al campanello dorato di un cancello che avrebbe potuto tranquillamente essere quello del paradiso ad aspettare che qualche caritatevole maggiordomo le aprisse, così che potesse piazzarsi davanti al caminetto e scongelarsi per bene.

Peccato che i maggiordomi sembrassero essere tutti fuggiti.

Pigiò per la settecentesima volta il dito sul campanello e, nemmeno dieci secondi dopo, le giunse –alleluja!- una gracchiante risposta.

Kelsi, sei tu?”

Ryan, aprimi! Mi sto ibernando qua fuori!”

Kelsi udì il suono del citofono che veniva riappeso e, poco dopo, lo scatto della serratura del cancello, che si aprì, cigolando.

°Se non fosse per ilf atto che ci si potrebbe specchiare nelle inferriate, questa casa sarebbe un luogo perfetto per girare un film horror.°  Pensò la ragazza, rabbrividendo, mentre un Ryan in tuta e munito di ombrello le correva in contro attraverso l’abnorme giardino in stile inglese.

“Scusami” Attaccò, non appena la raggiunse. “Stavo scegliendo la musica e non ho sentito suonare. Sai com’è, Matthew, il maggiordomo, è in vacanza e…”

“Non c’ problema, Ryan… è tutto…etciù!”

“Salute! Vieni, entriamo.” Il ragazzo le passò un braccio intorno alle spalle –che lei non spostò solo per stare meglio sotto all’ombrello- e si avviò verso la grande casa.

Ora, forse sarebbe bene sapere che Kelsi Nielsen odiava Ryan Evans e sua sorella con tutto il cuore, il corpo, l’anima e con tutto ciò attraverso cui è possibile odiare una persona e aveva chiesto l’aiuto del giovane re del teatro solo perché era ridotta alla disperazione più nera e, di conseguenza, trascorrere con lui non era meglio che passarlo tra le fauci di Cerbero, ma per non fare la figuraccia a cui era destinata, questo ed altro.

Kelsi Nielsen non era una che si arrendeva facilmente, nossignore!

Non appena fu nel salotto –salotto…salone, sarebbe stato meglio… ma esisteva qualcosa a misura normale, in quel posto? Sarebbe stata curiosa di vedere la cuccia del cane…- si fiondò davanti al caminetto, decisa ad abbrustolirsi ben bene, prima di iniziare il calvario.

“Ti vado a prendere dei vestiti di mia sorella.. non puoi ballare con addosso quelli.”

Che hanno i miei vestiti che non va?” Domandò lei, sulla difensiva.

Gli Evans saranno stati modaioli quanto volevano, ma nessuno doveva permettersi di fare commenti negativi su ciò che indossava.

“Ehm… sono fradici?”

Opsok, domanda male interpretata…

“Sì, grazie Ryan…”

Un quarto d’ora dopo, i capelli di Kelsi avevano assunto una piega totalmente al di là dell’umana concezione, segno che erano asciutti e lei aveva smesso di battere i denti ogni due millesimi di secondo, quindi Ryan ritenne opportuno iniziare la lezione.

“Allora, Kelsi, ti piace ballare?”

“No.” Fu la lapidaria risposta.

“Ehm.. ok… e, dimmi, che cosa è per te la danza?”

Uh, bella domanda, dottor Freud… cominciava male, molto male…

Quel pomeriggio si prospettava peggiore del previsto.

 

Continua…

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Capitolo 2
*** respiro ***


Ringraziamenti:

Ringraziamenti:

Sore: cos’hai, manie di protagonismo? No, mi spiace, per questa NON mi sono ispirata a Be Different….ma penserò a quella scena quando ballerò con Lucas al rinfresco del nostro matrimonio.

Marki: seguito forse diverso da come ti aspettavi… ma volevo più che altro sottolineare la sensualità di questo ballo… spero che ti piaccia comunque!

Romanticgirl: grazie, come sempre!

Discepola: che ragionamento aspetti? XD ok, scherzi a parte… io ce ne passerei due di vite!!!!!! Ah, ho una proposta semi-indecente per te…. Ti manderò una mail.

 

E ora ecco il secondo e ultimo capitolo…. Avrei forse, non sicuramente ipoteticamente in mente una continuazione che descriva la gara di ballo, sempre divisa in due parti ma non prometto niente!!!

E ora…leggete È un ordine!!!

E, se volete, commentate anche…x favore….*.*

Temperance (che vorrebbe essere Kelsi in questa storia)

 

 

“La danza è…”

°n’inutile perdita di tempo.°

Questo avrebbe voluto dirgli, Kelsi, ma non le sembrava il caso di farsi sbattere fuori ancora prima di cominciare.

Decise, quindi, di optare per qualcosa di più soft.

“La danza è ballo.”

“S…sì…” Ryan la guardò con un sopracciglio alzato.

°Ecco, ora si sta chiedendo a che livello può arrivare l’idiozia umana. Fantastico

“Proviamo in un altro modo.” Riprese il giovane, sorridendo. “Cosa è per te la musica?”

°Oh, questa la so

“La musica è armonia.” Rispose lei, sicura. “È poesia, energia, emozione. Tutto è musica, dal canto dell’usignolo al rombo di un motore al battito di un cuore innamorato. La musica è quella cosa senza la quale non potrei vivere… è come aria per me.

“Bene, bene… e se io ti dicessi che anche la danza è tutto questo?”

Kelsi mise su il suo miglior sorriso ironico.

E come potrebbe?”

“La danza” Ryan si alzò in piedi, fissandola negli occhi con uno sguardo color del cielo d’autunno che la ragazza non avrebbe esitato un secondo a definire ipnotico. “è armonia in movimento, poesia su due piedi, energia di un corpo che non sa star fermo, emozione di un volto che vive di ritmo. È il battito d’ali di quell’usignolo, il meccanismo che fa funzionare quel motore, la pulsazione che da vita a quel cuore. La danza è la mia aria, Kelsi, e io sono qui per insegnarti a respirarla.

Il suo viso, a quel punto, non distava più di una manciata di centimetri da quello della pianista e lei non poté fare altro che trattenere il respiro alla presenza di una tale passione.

Non avrebbe mai creduto di poter scorgere nel frivolo e sottomesso Ryan Evans una forza di quel genere.

Una forza così simile alla sua.

“Wow…” Esalò, mentre lui le prendeva una mano e la faceva alzare, stringendola a sé.

Kelsi arrossì violentemente, come faceva ogni volta che si trovava a stretto contatto con un ragazzo.

°Oh, avanti, Nielsen, non è un ragazzo: è Evans

“E ora passiamo allo specifico: la rumba. Ryan rafforzò la presa sul corpo di Kelsi e il sentire così chiaramente il battito del cuore di lui e i muscoli, tesi e vibranti sotto la sua pelle, così come vedere la determinata bellezza di quel volto aperto e cordiale le fecero immediatamente riformulare il pensiero.

°Sarà anche Evans, ma è decisamente un ragazzo!°

“Sì, la rumba… Ryan, potresti allentare un po’la presa?”

“No.” Replicò lui, semplicemente, allungando un braccio verso il tavolo per prendere il telecomando dello stereo. “La rumba è pura e semplice passione.” Premette il tasto play, per poi posare il piccolo parallelepipedo nero di nuovo al suo posto, mentre una musica coinvolgente dal sapore caraibico iniziava a fuoriuscire dalle casse. “Insieme al tango, è in assoluto il ballo più sensuale. È espressione sulla pista di ciò che, solitamente, si fa a letto, mi segui?”

“S…sì…” Biascicò Kelsi, imbarazzata, lasciandosi guidare da Ryan nei primi, timidi passi sul prezioso pavimento di marmo rosato.

“Bene, quindi capirai che, al fine di rendere la rumba comunicativa al massimo, è necessaria una certa attrazione tra i due partner.

“Beh, Ryan, allora credo che noi due non….

“Non ho detto amore, kelsi, né simpatia. Parlo di attrazione al suo stato base, puro desiderio fisico.”

Una mano del ragazzo salì lungo la schiena della pianista e scostò i suoi capelli di lato, accarezzando, poi, con delicatezza, il collo latteo.

Senza pensare a ciò che stava facendo, Kelsi inclinò la testa da un lato, chiudendo gli occhi, mentre continuava a muoversi, seguendo Ryan e la musica.

E questo c’è tra noi…” Sussurrò lui, rivolto più che altro a se stesso. Eccome se c’è…”

°O, almeno, da tuo lato è solo questo. Dal mio, invece…°

“Apri gli occhi e guardami.” Ordinò Ryan, con tono autoritario e dolce allo stesso tempo.

Kelsi eseguì, solo per trovarsi davanti lo sguardo sereno e gentile di lui, illuminato da un sorriso un po’ sghembo.

“Visto? Stai ballando!”

Era vero, accidenti!

Nemmeno se n’era accorta, occupata come era a pensare alla storia della sensualità e al perché di quella chimica speciale che il ballo sembrava creare tra lei ed Evans. Eppure si stava muovendo, stava danzando… e anche discretamente, visto che il suo partner possedeva ancora entrambi i piedi.

La voglia improvvisa di abbracciarlo fu troncata sul nascere dal sentore della mano di lui che si muoveva da qualche parte nei pressi della sua coscia e della punta del suo naso che scivolava leggera sulla pelle del suo collo, mandandole brividi in ogni singolo angolo del corpo.

Brividi terribilmente belli, nuovi e sbagliati.

Soprattutto sbagliati, perché era pur sempre Ryan Evans, quello a cui stava praticamente appiccicata e lei odiava Ryan Evans.

O no?

Ryan…” Iniziò, senza nemmeno ben sapere come continuare la frase.

Lui, comunque, la sollevò dal problema.

“È strano, no? Sentirsi così attratti da una persona che ti odia.

O che odi…” Replicò lei, dando voce ai propri pensieri.

La timida, riservata, insignificante pianista della East High non aveva idea di cosa avesse quella musica, quel ballo di speciale, così come non poteva dirsi una grande esperta di sesso e affini, ma riteneva di poter dire con fin troppa certezza che quel ritmo, unito alla consapevolezza della vicinanza dei loro corpi e alle labbra di Ryan che si posarono, per un attimo solo, sul suo collo, rappresentava l’esperienza più carica di erotismo della sua ancora breve vita e questo la spaventò.

Ryan…” Chiamò di nuovo, gli occhi bassi,  allontanando il giovane da sé. “Io devo… devo andare a fare… qualcosa.”

Ok…torni domani, vero?”

Furono quelle parole o, meglio come quelle parole furono pronunciate a convincere Kelsi a prendere il coraggio a due mani e guardare di nuovo Ryan negli occhi.

Occhi, nei quali trovò qualcosa che mai si sarebbe aspettata: preoccupazione… e qualcos’altro al quale non seppe né volle dare un nome.

Ho… ho fatto qualcosa di sbagliato?”

La pianista sorrise e, non ricordando nemmeno uno dei motivi che l’avevano spinta ad odiare quel ragazzo fino ad allora, si alzò in punta di piedi e posò un bacio leggero sulla guancia di lui.

“Dammi il tempo di capire che cosa è successo oggi, ma sì, tornerò: la voglio vincere, quella gatra.

“Contaci.” Rispose lui, il sorriso tornato sulle labbra.

°E che sorriso…°

“Grazie, Ryan.”

E di che?”

“Di avermi insegnato a respirare.

 

The end

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