Sublimation

di Figlia di Sephiroth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Serie 1 - Capitolo 1: La Rivelazione ***
Capitolo 2: *** Serie 1 - Capitolo 2: Burrascoso Arrivo nell'Epoca Meiji ***
Capitolo 3: *** Serie 1 - Capitolo 3: Incontro Fatale ***
Capitolo 4: *** Serie 1 - Capitolo 4: Conflitti e Misteri ***
Capitolo 5: *** Serie 1 - Capitolo 5: Lo Sguardo del Falco ***
Capitolo 6: *** Serie 1 - Capitolo 6: Il Bambino Triste ***
Capitolo 7: *** Serie 1 - Capitolo 7: L'Addio e il Sorriso ***
Capitolo 8: *** Serie 1 - Capitolo 8: Ritrovarsi ***
Capitolo 9: *** Serie 1 - Capitolo 9: Verità Nascoste ***
Capitolo 10: *** Serie 1 - Capitolo 10: Troppi Colpi alla Testa per Ran ***
Capitolo 11: *** Serie 1 - Capitolo 11: Il Chocobo Aveva i Tappi! ***
Capitolo 12: *** Serie 1 - Capitolo 12: Forse era Meglio alla Conad ***
Capitolo 13: *** Serie 1 - Capitolo 13: Una Poesia Sussurrata ***
Capitolo 14: *** Serie 1 - Capitolo 14: Cena ad Alta Tensione ***
Capitolo 15: *** Serie 1 - Capitolo 15: Evocazioni e Comparse Folli ***
Capitolo 16: *** Serie 1 - Capitolo 16: Scompiglio alla Centrale ***
Capitolo 17: *** Serie 1 - Capitolo 17: L'Abito non fa il Monaco! ***
Capitolo 18: *** Serie 1 - Capitolo 18: The Auron's Show ***
Capitolo 19: *** Serie 1 - Capitolo 19: L'Arrivo del Nord ***
Capitolo 20: *** Serie 1 - Capitolo 20: Tra Ambizione e Sentimento ***
Capitolo 21: *** Serie 1 - Capitolo 21: Roy Sotto Scacco ***
Capitolo 22: *** Serie 1 - Capitolo 22: L'Alleanza Vincente ***
Capitolo 23: *** Serie 1 - Capitolo 23: Li hai mai provati con la bagna cauda? ***
Capitolo 24: *** Serie 1 - Capitolo 24: Doppio Gioco... d'Azzardo ***
Capitolo 25: *** Serie 1 - Capitolo 25: La Decisione di Riza ***
Capitolo 26: *** Serie 1 - Capitolo 26: Roydissea! ***
Capitolo 27: *** Serie 1 - Capitolo 27: Per Una Sigaretta ***
Capitolo 28: *** Serie 1 - Capitolo 28: Tenente Generale Per Una Sera ***
Capitolo 29: *** Serie 1 - Capitolo 29: Una Foto Dimenticata ***
Capitolo 30: *** Serie 1 - Capitolo 30: Auron Colpisce Ancora ***
Capitolo 31: *** Serie 1 - Capitolo 31: Traditore O Tradito? ***
Capitolo 32: *** Serie 1 - Capitolo 32: Un Uomo Nuovo... Molto Confuso ***
Capitolo 33: *** Serie 1 - Capitolo 33: Roy Mustang, il Nuovo Tomb Raider! ***
Capitolo 34: *** Serie 1 - Capitolo 34: Il Quartier Generale del Nord ***
Capitolo 35: *** Serie 1 - Capitolo 35: Che Guaio, Hawkeye! ***
Capitolo 36: *** Serie 1 - Capitolo 36: Il Corpo e la Mente ***
Capitolo 37: *** Serie 1 - Capitolo 37: Bocca Aperta, Bocca Chiusa... ***
Capitolo 38: *** Serie 1 - Capitolo 38: Trifoglio e Quadrifoglio ***
Capitolo 39: *** Serie 1 - Capitolo 39: La Redenzione ***
Capitolo 40: *** Serie 1 - Capitolo 40: Mai dire Pirla! ***
Capitolo 41: *** Serie 1 - Capitolo 41: La Coerenza Qui E' Di Troppo! ***
Capitolo 42: *** Serie 1 - Capitolo 42: Scacco All'Amore? ***
Capitolo 43: *** Serie 1 - Capitolo 43: Il Pellegrinaggio di Ran ***
Capitolo 44: *** Serie 1 - Capitolo 44: Sarti Samurai e Casse Parlanti: Il Mistero s'Infittisce ***
Capitolo 45: *** Serie 1 - Capitolo 45: Una Giornata di Problemi Tecnici ***
Capitolo 46: *** Serie 1 - Capitolo 46: Project Ro...naldinho? ***
Capitolo 47: *** Serie 1 - Capitolo 47: Verso Zanarkand! ***
Capitolo 48: *** Serie 1 - Capitolo 48: L'Unica Speranza di Roy ***
Capitolo 49: *** Serie 1 - Capitolo 49: Una Bella Giornata per Great Khali ***



Capitolo 1
*** Serie 1 - Capitolo 1: La Rivelazione ***


FigliaDiSephiroth: Perchè dovrei scrivere una premessa? Tanto chi la legge?
GreatKhali: Perchè sì.

E allora proviamoci:

PREMESSA (Dove si preprega per la propria presalvezza da tutti i prepeccati, Preamen.)

Innanzi tutto vi ringrazio per aver cliccato su questo link, anche se forse lo avete fatto per sbaglio. Ogni giorno controllo le visite a questa fanfic e vedere il numero salire di giorno in giorno aumenta la mia autostima.
Quindi, se non volete che cada in depressione e diventi un'alcolista, continuate a leggere.

Great Khali: ma se sei astemia...

Ignorate il mio collega autore... non sa mai quando tacere.. comunque, parliamo della fanfiction.
Il titolo: questo sconosciuto. Certamente più difficile da creare della storia stessa, è un elemento essenziale. Deve essere semplice, divertente, intrigante, curioso..
Abbiamo fatto molta fatica a inventarlo, il titolo provvisorio per esempio era 'Salve, Sono il Titolo', che sarebbe stato perfetto se non ci avessero già pensato Gaspare e Zuzzurro...

Great Khali: Quei grafomani..

Alla fine io e GK abbiamo preso il testo della storia e cliccato il mouse su di esso, scegliendo una parola a caso con il cursore dal primo capitolo e mettendola in inglese.
Quindi, se non vi piacesse il titolo, non è colpa mia. E' stato il fato.

La storia di per sè è nata per caso su Messenger, come un dialogo casuale, iniziato da una persona qualsiasi (che non è Great Khali) e continuato assieme a un ragazzo davvero speciale (che è Great Khali, ma ahimè ora le nostre strade si sono separate).
Su MSN, ognuno di noi aveva un determinato numero di personaggi da recitare, senza alcun copione e del tutto improvvisato. La storia si è costruita da sè ed è venuta così bella che abbiamo continuato finchè siamo stati insieme. Ne sono uscite diverse serie bellissime.

Avrei voluto scrivere la fanfic nello stesso stile di messenger, ma il fatto è che lì usavamo parecche emoticon (più di 400!) per esprimere azioni ed espressioni che secondo me sono essenziali a dare quel tocco speciale ai personaggi. Così non la scriverò in tipico stile:

"nome personaggio: battuta *azione personaggio*"

Ma più in prosa. Questo purtroppo ridurrà un pò la comicità e scoraggerà i lettori più pigri (GK probabilmente non la leggerà mai!), ma quello stile senza emoticon avrebbe definitivamente ucciso le scene drammatiche o romantiche che sicuramente abbondano in Sublimation. Comunque potrei alternarmi ad utilizzare lo stile 'copione' in certi frangenti.

Un paio di note a proposito della storia, giusto per fare chiarezza visto che come cross-over è piuttosto intricato, specialmente perchè coinvolge molti molti personaggi provenienti da opere differenti:
- Amestris, lo stato in cui si svolge Fullmetal Alchemist, è stato integrato all'interno di Spira in questa storia per comodità. La sua posizione è imprecisa, ma si trova da qualche parte al centro del continente più grande di Spira. Quindi al Nord di Amestris ci sarà il Gagazet, a sud Kilika eccetera. Luka si trova all'interno di Amestris, vicino a Central City.
- La natura di alcuni personaggi è stata cambiata, ed essi posseggono poteri che negli anime originali non avrebbero. Se non vi piace, mi dispiace molto ma non posso cambiarlo; si perderebbe tutto il senso della storia.
- Ci sono parentele inventate in questa fanfiction. Lo scopo è solitamente umoristico, per dare alla fic ogni tanto una parodia da soap opera.
- Sebbene le differenti parentele e abilità dei personaggi rispetto alle loro opere originali possano ogni tanto portarli a reagire OOC, vi assicuro che io e GK abbiamo fatto del nostro meglio per mantenere le loro personalità fedeli. La maggior parte dei momenti OOC è a scopo demenziale (Per esempio una comparsa potrebbe ripetere alla nausea una propria frase famosa fino a che l'interlocutore non lo riempirà di botte).
- Questa storia potrebbe occasionalmente non avere senso e provocare istinti omicidi nei confronti degli autori e/o irritazioni cutanee e/o mal di stomaco. Tenere lontano dalla portata dei fan.
- In questa storia, Edward Elric rimarrà il nanerottolo che è sempre stato. E non crescerà. Nemmeno di un millimetro.

Nota speciale da parte dei neuroni di FdS:
- L'autrice ha un confermato disturbo ossessivo compulsivo che la porta spesso a perdersi in inutili note che non interessano a nessuno. Perciò vi preghiamo di ignorarla se potete. Non si offenderà. L'importante è non farglielo sapere.

E ora un paio di rinunce, o confessioni, o scuse che dir si voglia:
- I personaggi di fantasia di questa fanfiction non sono di mia creazione, i diritti vanno ai legittimi autori che elencherò alla fine di ogni serie. Se ci sono dei personaggi originali, ve lo farò sapere. Scriverò i nomi degli amici con cui ho scritto questa storia, ma non rivelerò i loro ruoli e personaggi, in quanto ritengo che ognuno dovrebbe avere pari merito.
- Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente voluto. Altrimenti dove sta il gusto?
- Avrei preferito inserire più personaggi e continuare questa fanfiction a quattro mani più a lungo, ma GK è pigro di nome e di fatto e mi ha piantato in asso.
- Probabilmente avrò dimenticato o modificato alcune cose riguardo il carattere e le origini dei personaggi, ma sono un essere umano e ho solo un cervello, perlopiù usato.
- Se ci fossero errori d'ortografia, non prendetevela con me, ma con il sistema di correzione ortografica di Nvu.
- Mi scuso anche con i miei compagni autori per aver apportato delle modifiche qua e là alla storia, ma l'ho fatto solo per renderla più gradevole da leggere.
- E per finire, se questa fanfiction non vi piacesse, per favore non date la colpa alla sottoscritta, ma fatela leggere a qualcuno che vi sta antipatico.
E come disse il buon vecchio Manzoni:

"Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s'è fatto apposta."


Capitolo 1 - La Rivelazione

Personaggi Introdotti:
- Final Fantasy X: Auron, Yojimbo;
- Fullmetal Alchemist: Riza Hawkeye, Roy Mustang;
- Soul Calibur: Mitsurugi.

___________________________________________________________

- Auron, è finita la carne e ho fame, non ti pare un problema piuttosto rilevante? - Mitsurugi chiuse con forza il frigo, alla sua solita maniera.

Il guardiano non batté ciglio alla richiesta dell'amico. Continuò a sfogliare il giornale quotidiano di Luka senza nemmeno rivolgergli lo sguardo. - A te non sembra un problema il fatto che a 30 anni suonati non hai ancora lo straccio di un lavoro?

- Ti ho già detto che non intendo lavorare in questo assurdo mondo. Voglio tornare alla mia epoca! - Mitsurugi strinse la mano sulla spada, con rabbia.

- E come intendi farlo? - Auron lo scrutò finalmente da dietro i soliti occhiali scuri.

Il samurai esitò, sudando freddo. Dopo essersi guardato attorno inutilmente, ammise la sconfitta. - Non ne ho idea...

- Non so fino a quando potrò ospitarti qui. Considerato che sono un non-trapassato per me è facile sopravvivere senza cibo, ma con te è tutt'altra faccenda. Avere un cavallo mi costerebbe di meno.

- Bel commento da amico, Auron!

- Non sono tuo amico.. mi hai solo fatto pena quando hai strisciato implorante davanti a casa mia chiedendo del cibo, e tu te ne sei approfittato.

- Quante storie... perché non ti trovi un lavoro tu invece?

- Sin è morto, la storia dei guardiani è finita da tempo.

Mitsurugi lo guardò perplesso. - Scusa, ma allora perché non te ne vai semplicemente all'altro mondo?

- ...... Ho ancora qualcosa da fare.

- Tipo? - Il samurai ridacchiò. - Non trapassi per leggere il giornale? Non c'è l'edicola nell'aldilà?

- Invece di farti gli affari miei perché non vai a parlare con Kenshin? Lui potrebbe aiutarti.

- NON DIRE QUEL NOME!! Quel moccioso non è un samurai, non merita neanche di definirsi tale!! I samurai non possono non uccidere la gente come lui vuol far credere. - Mitsurugi si sprofondò in poltrona, guardando riluttante un telegiornale.

- Ma è di un'epoca molto più vicina alla tua di quanto non lo sia questa. Potresti almeno farti dire come poter raggiungere l'Impero Celeste. E' quello il punto di unione tra i vari mondi ed epoche. - Auron staccò nuovamente gli occhi dal giornale e guardò lo schermo. - E' un mio buon amico poi, mi fido di lui.

- Se lo dici tu... a me non mi convince... E poi lascia stare tutto questo discorso sui portali e i mondi... mi fa solo girare la testa....Dove vai ora?

- A comprare la carne... Tu restatene pure lì ad aspettare che l'epoca feudale ti caschi tra le braccia dal nulla se vuoi. - Auron prese cappotto e spada ed uscì.

Mitsurugi guardò confuso prima la porta poi il giornale. Era aperto sulla pagina riguardante l'esercito di Central City, con in primo piano la foto di un giovane colonnello chiamato Roy Mustang. Aveva dei profondi occhi neri che Mitsurugi aveva già visto da qualche parte...
- Tho.. - commentò tra sè. - E' lo stesso tizio che c'è al telegiornale in quell'assedio al supermercato...



- PROVATE AD AVVICINARVI E IO FACCIO SALTARE TUTTO IN ARIA!!!

- Che noiosi questi terroristi... - Roy sbadigliò, appoggiato alla sua macchina.

Riza si voltò a guardarlo. - Colonnello, dovrebbe dimostrarsi un pò più attivo in questi casi. Non dimentichi che ci sono le telecamere.

- Non capisco perché non mi è permesso agire con l'alchimia.. sarebbe molto più facile sbarazzarsi di quel pazzo furioso.

- Dobbiamo accontentare le sue richieste per ora. Ha ancora degli ostaggi con sé.

- Come vi pare. - Roy si grattò la testa guardando verso l'edificio con disinteresse. - Che cosa vuole?

- Un elicottero per fuggire e la cifra di..

- Sì, e io voglio sposarmi Anna Falchi. Tutto questo è ridicolo! - Roy prese di mano il megafono alla sua assistente.

- Colonnello...!

- STA A SENTIRE, IDIOTA CHE NON SEI ALTRO... - in pochi secondi l'attenzione di tutti fu su Roy. - ORA VENGO LI' E T'ARRESTO. FA' IL BRAVO ALTRIMENTI TI FACCIO SALTARE IN ARIA!

- HO DETTO CHE FARO' SALTARE TUTTO IN ARIA IO SE VI AVVICINATE!

- PERFETTO, ABBIAMO UN PUNTO D'INCONTRO! - Roy gettò il megafono a Riza. - Non mi piace perdere tempo.

- Sì, colonnello...

- Come se non bastasse quella stupida Pietra Filosofale a farmi venire il mal di testa... - Roy si avvicinò all'edificio, ma prima ancora che potesse tirar fuori la mano dalla tasca, gli si parò di fronte un vecchio.

- Non sono un vecchio... - borbottò Auron. - Si fermi colonnello, non c'è più bisogno che lei intervenga.

Roy lo guardò con una venetta pulsante sulla tempia. - Chi ha fatto passare questo civile?! Portatelo via!

- Ascolta Roy, il pericolo è passato.

- Roy?! Ma tu senti che confidenza. Senti un pò nonno, non so chi tu sia ma c'è un uomo armato di bomba che..

- Che è qui. - Auron indicò al suo fianco, dove apparve l'enorme Yojimbo, con il criminale tenuto per il colletto.

Roy non potè credere ai propri occhi. - Un... una trasmutazione umana?!

- No, questa è un'evocazione. Puoi andare Yoghi. - Auron porse 100 gil all'eone, che con qualche arcana bestemmia di disappunto si dileguò.

- Credevo che l'arte evocativa fosse stata sigillata dalla morte di Sin... questo significa che tu sei... - Roy fissò Auron, che annuì mestamente. - ...che tu sei in arresto! Non si usano arti proibite!!

- ... - L'ex guardiano sospirò. - Non era questo che intendevo, pensavo che tu conoscessi i guardiani...

- Se li conosco? Non farmi ridere! So tutto sui...

- Colonnello! Attento!!

- Riza non vedi che sto parlando con... tu chi sei a proposito?

- Beh... ecco... - Auron sembrò titubante, ma non ebbe il tempo di rispondere che il criminale, liberato e ignorato in modo lampante, gettò la bomba in mezzo ai poliziotti, alzando un gran polverone. Il primo e unico istinto di Auron fu di afferrare il colonnello per un braccio e teletrasportarsi in un luogo sicuro...



- Wow, che roba. - Mitsurugi guardava rapito l'esplosione sul telegiornale. - Ne succedono di cose orribili in questo mondo. Oh beh.. chissà quando arrivano le bistecche?
E cambiò canale su Passaparola..



Roy aprì gli occhi. Subito riconobbe sotto la sua schiena la fredda sensazione dell'erba bagnata e si alzò a sedere. - Accidenti...

Un uomo appoggiato a una fontanella lì vicino mise via il sudoku che stava facendo e gli si avvicinò. - Ti sei ripreso?

- Hm....? Dici a me? - Roy strinse gli occhi per un attimo, tenendosi la testa.

- Sì. - L'uomo lo fissava da dietro gli occhiali scuri. Roy avvertì una strana elettricità a guardarli.

- Che cosa ci faccio qui?

- Hai dimenticato che è successo?

- .... a dire il vero non ricordo nemmeno chi sono... tu chi sei?

Di nuovo, Auron tacque. L'alto colletto dell'impermeabile impedì a Roy di scorgere qualunque espressione che potesse tradire i suoi pensieri.

- Sono uno che ti aiuta.

- A fare che?

- A ricordare ciò che fai.

- E... che faccio?

- Certo che sei difficile tu. Seguimi o resta qui. - Auron si voltò e si incamminò lungo la strada deserta.

Roy si guardò attorno alzandosi. - Ehi sto scenario mi è familiare.. non è che ora arriva un pesce gigante a distruggere tutto e tu mi butti giù per il suo retto dicendomi che questa è la mia storia, vero?

- Ho chiuso con quella roba. - Auron lo guardò. - Aspetta, ma allora sai chi sono?

- No. Dovrei?

- ...... Ricordi nient'altro? - L'uomo riprese a camminare distogliendo lo sguardo.

- Hmmm... Oh sì! Non so chi sia mio padre!

- .... Questo è un passo avanti, direi. -.-

- Sì, ricordo che ho passato molto tempo a chiedere di lui. A fare.... indagini. Giusto, sono un militare!

- Un colonnello, sì.

- Non per molto =.=...

- Dicevi di queste... indagini?

- Oh sì ho concluso le mie indagini a Bevelle. Lì mi dissero che fui concepito appena prima che se ne andasse. Terminò la sua attività di templare al momento più brillante della sua carriera e cedendo il posto all'amico se ne andò a fare il guardiano. Dicono che poi sia morto. - Roy si morse il labbro inferiore, come se cercasse di ricordare qualcosa di vagamente difficile. - So che c'era qualcosa di sbagliato circa i tempi, ma non riesco a...

- Immagino che la notizia ti abbia sconvolto.

Roy lo guardò per un attimo perplesso. - Beh credo di sì... subito dopo quella scoperta il suo amico mi adottò e da allora son stato trasferito a Central City.

- Sei il figlio adottivo di Kinoc?

- Già, figlio di un non-trapass.... ehi un momento, come fai a sapere che si chiama Kinoc?

- Lo hai detto tu.

- No che non l'ho detto. Tu lo conosci? Mi conosci? - Roy guardò Auron con severità.

L'ex guardiano si trovò spiazzato. - Sì lui era... un conoscente.

- Che genere di conoscente?

- Eravamo compagni di camerata ai tempi dei templari, niente di importante...

- E ora non vi vedete più?

- ...Perchè stiamo parlando di me? Sei tu lo smemorato.

- Scambio equivalente.

- Che?

- E' una lunga storia. Chiedi al distributore di limonate del quartier generale Central City se vuoi, si chiama Alphonse. Perchè hai lasciato i templari?

- Nulla di che. Mi volevano dare una specie di promozione forzata e ho rifiutato.

- Come si fa a rifiutare una promozione?! E' del tutto illogico!

- Non si trattava di un semplice grado. Volevano che... mi sposassi con la figlia del comandante. Così me ne andai e divenni guardiano. Lei sposò il mio amico.

- ...

- Ma lei era ossessionata e la notte prima della mia partenza è riuscita a intrappolarmi nella sua camera da letto....

- Ok risparmiami questa parte. Dopo essere diventato guardiano che hai fatto?

Auron sembrava seccato. - Ho peregrinato con Braska e Jecht. Alla fine del viaggio ho incontrato ancora quella pazza furiosa che voleva il bis. Io mi opposi e lei mi ammazzò.

- ... tu non ci sai fare con le donne. Te lo meriti quasi di essere non-trapassato...

- Ma non hai ancora capito che sto dicendo?

"Questo è ubriaco forte..." Roy guardò sospirando la fiasca dell'ex guardiano.

- Non sono ubriaco.

- E chi l'ha detto?

- Tu non mi credi, vero?

- Certo che no. Mi hai ripetuto la storia di mio padre tale e quale.

- Se pensi che io sia tuo padre...

- Non sei mio padre, lo so! Infatti siamo completamente diversi! Non abbiamo gli stessi capelli!

- Li abbiamo...

- Beh gli occhi!

- Neri anche quelli.

- Non è possibile, io sono più bello!! - Roy sembrava voler competere anche su quello.

Auron portò una mano dentro la giacca. - Tu dici? Ecco questa è una foto di me con Kinoc di quando ero giovane.

Roy sgranò gli occhi alla vista. - Come hai fatto?!

- Beh sai esistono queste persone chiamate fotografi che...

- Idiota intendo dire come mi hai rubato questa foto?! E' l'unico ricordo di mio padre e la porto sempre con me proprio qui. - Roy aprì il portafoglio. - E infatti ....c'è ancora.

- Che cosa?

- Sono identiche.. - Roy ed Auron scrutarono le foto.

Per svariati minuti.

- Dunque.... - Roy deglutì. - Facendo due più due...

- E' un fotomontaggio.

- Che c'è, hai tirato fuori tu tutte queste prove e ora neghi? Assumiti le tue responsabilità!

- ...E va bene. Sono tuo padre Roy. - Auron avvertì una fitta allo stomaco, inaspettata visto che era morto.

- E ME LO DICI COSI'!?

- Te lo devo dire in Albhed?

- ...No. E' solo che è così... improvviso...

Auron gli mise una mano sulla spalla. - Posso capirti.

- Anche tu sei andato a fare un lavoro noioso per essere sequestrato da un morto che si rivela tuo padre? - chiese Roy guardandolo poco convinto.

Auron tirò la mano indietro. - Come non detto.

- Che casino, mi gira la testa... che dovrei fare adesso??

- Beh possiamo tornare alle nostre vite di sempre e fingere di non esserci mai incontrati fin quando non ci dimenticheremo inevitabilmente l'uno dell'altro. - disse Auron pacatamente, mentre Roy lo fissava. - Oppure possiamo provare a vivere come una famiglia.

- Posso sapere perchè me lo dici solo ora?

- Ho avuto da fare... ed ho esitato.

Roy lo scrutò. - Esitato eh... - sospirò e si voltò a guardare il vuoto, pensieroso. - Nella mia vita non mi manca nulla. Ho un buon lavoro, una famiglia ricca, una vita agiata e un sacco di donne.

- Capisco.. - Auron fece per avviarsi, ma si fermò alla voce del figlio.

- ...Ma, qualcuno mi ha insegnato che non si può iniziare la propria storia senza qualche brusco cambiamento. Se poi esso porterà felicità non si sa ancora. La felicità può essere pensata, insegnata e afferrata, ma mai compresa. - Il ragazzo lo guardò e sorrise.

- E' una cosa davvero saggia. Chi te l'ha insegnato?

Roy si strinse nelle spalle. - Boh, qualche videogioco scadente di quando ero piccolo. Chi se lo ricorda...

- ...



E da lì, da quel piccolo e assurdo momento nasce la nostra storia. La storia di molti, la storia di tutti. Un insieme di emozioni, battaglie e accadimenti. Una Sublimazione.
_____________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: Anna Falchi, per aver prestato la sua persona alle fantasie di Roy.

Note d'Autrice:
Ed è così che tutto ha avuto inizio, più o meno.
Mi sto sforzando di scrivere qualcosa, anche se non sono abiutata alle note d'autore... La mia opinione su questo capitolo?
Suppongo che una parentela tra Auron di Final Fantasy X e Roy Mustang di Fullmetal Alchemist sia una cosa inaspettata, e quantomeno un'idea originale.
E probabilmente i fan di entrambi vorrebbero uccidermi in questo momento... Ho osato violare la suprema figaggine casta del mitico guardiano di Spira (e con quale donna, poi! Almeno, spero si sia capito o.O;), e ho affibbiato a Roy un'origine che probabilmente nessun altro si era immaginato in ogni maniera possibile. Anche se devo dire che sarei proprio curiosa di sapere delle sue vere origini (ho guardato tutti gli OAV, anime, letto il manga e quant'altro, ma non sono riuscita a trovare niente apparte Madame Christmas... che spero mi perdonerete per non aver inserito in questa storia!).
Comunque, fatemi sapere cosa ne pensate, e cosa vi aspettate dal futuro per questo strano duo (o per Mitsurugi, se proprio vi importa... a me no! *viene inseguita da Mitsurugi90 con katane sguainate*). Se sopravvivo ci vedremo al prossimo capitolo!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 2
*** Serie 1 - Capitolo 2: Burrascoso Arrivo nell'Epoca Meiji ***


Capitolo 2 - Burrascoso Arrivo nell'Epoca Meiji

- Che cosa!?! Il colonnello della TV è tuo figlio?!

- Colonnello della TV...? - Roy guardò Auron, dubbioso.

Auron inarcò un sopracciglio. - Mitsurugi è un pò lento, non farci caso.

Il samurai era stato il primo a sapere del ricongiungimento dei due, a casa di Auron dove Roy era stato invitato a pranzo. Continuava a fissarlo con la bocca aperta, tenendo i rimasugli di pollo tra le sue fauci in bella vista.

- Ehm... Sì... Roy Mustang, Colonnello della divisione Poliziotti Temporali, Sovrintendente alla Procura delle Risorse, Trasporto delle Scorte, Sicurezza, attualmente addetto alla Manufattura dei Materiali e Alchimista di Stato di Central City.

Mitsurugi aggrottò la fronte. - Chi sarebbero tutti quelli lì?

- I miei.. gradi? - il colonnello esitò, dubbioso sul senso della domanda.

- Oh, amici tuoi ok! - il samurai annuì e riprese a massacrare il povero pollo.

Auron sospirò. - Mitsu hai sentito che ha detto almeno?

- Non fhorrai che rifeto fuffa chella rofa che ha deffo fui fero? - Mitsurugi lo guardò quasi con terrore da pesce lesso.

- Sveglia. Roy è un Poliziotto Temporale. Non ti viene in mente niente?

Mitsurugi deglutì e guardò Roy con serietà. Poi guardò la finestra e infine di nuovo Roy. - Dici che domani piove?

Roy era sbigottito.

- Idiota.. la tua epoca! Roy controlla i flussi temporali e ha diretto accesso all'Impero Celeste, e in più è a capo dei trasferimenti. Potrebbe riportarti a casa!

- DAVVERO!?!? - Mitsurugi fece un salto tale che per poco non ribaltò il tavolo. - Perchè non me l'hai detto subito!?

- Non.. saprei. - fu tutto ciò che Roy riuscì a dire.

- Allora mi ci porti!? Eh!?

- Beh tecnicamente potrei ma... ci sono delle procedure da seguire, documenti da compilare e... c-che gli prende ora?

Mitsurugi era in stato catatonico, con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. Stava rigido sulla sedia ondeggiando a destra e sinistra.

- Fa sempre così quando si parla di scrivere o leggere. Le cose difficili lo rendono nervoso. - spiegò Auron. - Ti ci abituerai.

- E tu ci convivi da molto?

- Da troppo.

- Hmm... - Roy si guardò attorno. - Vedo che siete messi male... Sembra che viviate di stenti... O almeno Mitsurugi.

- Beh essendo non-trapassato io posso permettermi di rinunciare a cose quali cibo e medicine. Ma lui non può trovarsi certo un lavoro.

- Già.

Restarono così, al tavolo a fissare Mitsurugi in catalessi per qualche minuto, finchè Roy parlò.

- Sai.. nell'esercito cercano nuovi soldati con esperienza per diventare ufficiali rapidamente.

- Tsk, Mitsurugi non saprebbe dirigere neppure i suoi stessi piedi.

- Parlavo di te.

Auron lo guardò. - Io, nell'esercito?

- Prendila come una possibilità. Come tuo figlio, potrei anche fornirti qualche raccomandazione e farti sorpassare tutte le parti burocratiche del caso. Non ti andrebbe?

L'ex guardiano scrutò il fondo del proprio bicchiere, pensieroso. L'idea di un lavoro, qualcosa che tenesse la sua mente impegnata e lontana da tutte quelle profonde elucubrazioni che tutti i personaggi secondari del suo calibro hanno, non gli era mai passata per la testa prima di allora. Avrebbe rifiutato con fermezza se fosse stato un qualsiasi invito. Ma qui aveva l'occasione di vedersi col figlio più spesso e forse rivivere una parte della perduta parte di padre che mai gli era stata concessa.

- Ci penserò. - Fu tutto ciò che riuscì a dire. Subito portò il bicchiere alla bocca, nascondendo un piccolo sorriso che Roy non notò.

Il ragazzo annuì. - Ok, è stato un buon pranzo comunque. Grazie. - Guardò poi il samurai con attenzione. - Ehi guarda..

- ? - Auron seguì il suo sguardo.

- Può fare da portabicchieri. - Disse Roy, infilando la propria tazza nella mano ancora rigida del catalettico Mitsurugi.

- Accidenti.. non me ne ero mai accorto, è vero. - Auron imitò il suo gesto.

- Ha un futuro.

- Eh già.



- Attenzione, si avvisano i passeggeri che il volo per Bevelle ha subito un ritardo di quarantacinque minuti. Per eventuali rimborsi, rivolgersi a...

Roy ignorò l'altoparlante, scrutando con attenzione il tabellone. Disinvolto ed elegante nella sua divisa di servizio tirata a lucido, non passava inosservato nell'aeroporto internazionale di Luka. Molti si giravano a guardarlo passando, i bambini lo indicavano con ammirazione, e le ragazze non mancavano di sospirare abbandonandosi a sogni galanti con quel giovane colonnello.

- Oh ecco quello per l'Impero Celeste. - disse il ragazzo tra sè con sollievo, al nuovo cambiamento del tabellone. - Cominciavo a credere che fosse stato rinviato. Sbarco numero 21...

Non si accorse delle due figure nascoste a pochi metri da lui che lo pedinavano.



- Mitsu... posso sapere che diavolo stiamo facendo qui?!

- Shhh zitto, vuoi che ci scoprano? - Il samurai non staccava gli occhi dal militare, come un predatore affamato.

- Conciati così non credo che ci scopriranno a causa della mia voce!

- Oh insomma Auron, che c'è che non va? - Mitsurugi si voltò a guardare l'amico, sorpreso e un pò infastidito di dover perdere di vista Roy. - Sono comunissimi abiti borghesi.

- Saranno comunissimi abiti borghesi nella tua epoca, citrullo! - Auron picchiò con forza la shinai di legno sulla testa del samurai. C'erano due cose che non sopportava affatto. La stupidità e cambiare modello d'abito.

- Non ti sta tanto male il kimono viola sai... ahi! - Mitsurugi dovette difendersi dall'ennesima randellata. - Smettila mi rovini il parasole di paglia.

- Togliamoci questa robaccia e andiamocene a casa! Non mi va di pedinare mio figlio solo perchè tu ti rifiuti di chiedergli aiuto a raggiungere la tua epoca!

- Tuo figlio mi ha usato come portabicchieri! Non merita la mia stima. Anzi, è mio nemico. - replicò il samurai impettito.

Auron si portò la mano alla fronte. - Solo tu riesci a far venire mal di testa a un non-trapassato.

- Grazie.

- Ma non era un complime... ehi dove vai!? - L'ex guardiano seguì riluttantemente l'amico.

- Sbrigati o lo perdiamo di vista. E' appena uscito dall'imbarco bargigli.

- Bagagli...

- Eh?

- Lascia stare...

Seguirono Roy a distanza, sotto gli occhi di tutti tranne che di quest'ultimo, attraverso corridoi, su scale mobili e ascensori. Finchè a un tratto Mitsurugi non afferrò Auron con forza e lo sbattè a terra insieme a lui con rapida fermezza.

- Giù!

- Mitsurugi che diavolo combini!?

- Shhh!! - Il samurai si portò il dito alle labbra, intimando il silenzio. Poi sussurrò. - Occhi aperti... siamo in territorio nemico.

- Cos.. che stai dicendo??

Mitsurugi tappò la bocca all'uomo e poi, con cautela e scrutando ogni angolo, indicò un cartello sulle loro teste.

"CHECK-IN"

Auron si liberò la bocca dalla presa. - ....E con ciò?

- Dico, hai 1000 anni e non sai leggere? Ci sono i cecchini! - Mitsurugi continuava a scrutarsi intorno.

- Pezzo di idiota, è Check-in non Cecchini! Si chiama Inglese.

- Lo so benissimo che è in inglese, altrimenti ci sarebbe scritto Cecchini.

- E secondo te se ci fossero dei cecchini nemici lo scriverebbero per farsi scoprire?

- Per questo non l'hanno scritto nella nostra lingua. Devono essere cecchini inglesi.

- ..... - Auron si alzò con furia. - Basta così, la mia pazienza ha raggiunto il limite per tutta la settimana. Me ne vado a casa e tu non osare seguirmi!

- Aspetta Auron ti prego!! - Mitsurugi si alzò e gli corse dietro, aggrappandosi a una sua gamba. - Devi aiutarmi a tornare a casa! Senza di me il Giappone è perduto! E senza di te, IO sono perduto! Potrai davvero dormire tranquillo sapendo di avere sulla coscienza le vite di un intero paese?

- Ti ricordo che sono morto, io non dormo.

- Ma tu..!!

- Ho detto di no, ora mollami!

- Ma tu sei mio amico!

Il cuore di Auron, seppur fermo, sussultò. Sapeva che se si fosse girato sarebbe stato in trappola. E infatti quando si voltò, la sua paura più grande era lì.
Mitsurugi lo fissava implorante con le lacrime agli occhi, con uno sguardo da cucciolo bastonato. Un'esca infallibile e senza via di scampo. Come poteva dire di no a un atto di tale pietà di fronte a tutta quella gente che li guardava?

- Mitsu... per favore..

- Non abbandonarmi! Io ti...

- NON lo dire...

- Io ti voglio bene, Auron!

A quella frase, un enorme, coordinato, collettivo "Awwwwwwww" partì dal Check-in e si sparse rimbombando per tutto l'edificio, anche tra quelli che non avevano visto niente. Più il suono si espandeva, più Auron si sentiva sprofondare in un deprimente, buio e profondissimo pozzo d'oblio..



Roy si era fermato a guardarsi intorno, tentando di capire cosa fosse quel suono. Dopo qualche secondo rinunciò e si strinse nelle spalle. "Sarà un qualche nuovo motore sperimentale che fa cilecca..."



Auron fissò Mitsurugi.

Mitsurugi fissò Auron.

Auron fissò ancora Mitsurugi.

Mitsurugi fissò ancora Auron.

Auron si guardò intorno. Ogni possibile via d'uscita era bloccata da impavide e gagliarde vecchine commosse come davanti alla loro soap preferita.

L'ex guardiano sospirò. - E va bene...

Ci fu un boato di esultanza! Il samurai si alzò e abbracciò Auron, mentre tutt'attorno a loro la gente piangeva commossa. Perfino Maria de Filippi, in un angolo davanti al pubblico con la cartella di C'è Posta per Te sottobraccio, applaudiva con un sorriso. Subito dopo fu trascinata via dagli addetti alla rimozione intrusi tra le comparse della fanfiction.

Anch'egli con un sorriso, il controllore del check-in porse la mano ai due protagonisti della scena. - Biglietti grazie.

- Sono abbonato. - rispose prontamente Auron.

- Sì un attimo... - Mitsurugi finse di controllare nella tasca, per poi improvvisamente stordire l'uomo con una gomitata. - Via!! - esclamò, superando il check-in che suonò a tutto volume per via delle solite katane che si portava appresso.

- E' abbonato anche lui... - aggiunse Auron con una pacca sulla spalla al povero controllore che si teneva il naso sanguinante, prima di seguire il suo amico all'imbarco.

E dietro di loro la folla ancora applaudiva..



Una volta a bordo, Roy prese il suo solito posto in prima classe e, ordinato il caffè di sempre, si perse nella lettura dei suoi documenti di lavoro. Era determinato ad ottenere una promozione entro la fine del mese.



Anche Auron e Mitsurugi si erano imbarcati, sgusciando velocemente tra i passeggeri per evitare il controllo del biglietto.

- Questo affare è stranissimo! Sicuro che un coso così grande può volare, Auron?

- Sì certo che vola, ma adesso sediamoci qui in seconda classe. Diamo già abbastanza nell'occhio.

- Ok ok ma prima voglio esplorare! - disse il samurai, guardandosi attorno entusiasta. - Chissà se c'è un'armeria??

- Non c'è un'armeri... andato. - Auron sospirò pensantemente e si abbandonò alla poltrona. Era incredibile.. suo figlio non era ancora entrato effettivamente nella sua vita e già questa si era movimentata del doppio. Chissà cosa gli preservava il futuro.
Auron non si era mai preoccupato per il futuro. Pensare a quell'evento sconosciuto a cui aveva rinunciato d'andare incontro lo intimoriva ed eccitava al tempo stesso. Ma ovviamente, represse ogni emozione dalla sua faccia come sempre.

Intanto il samurai scorrazzava da una parte all'altra dell'aereo, portando nuove sensazionali notizie ogni volta che passava accanto al sedile di Auron.

- Ho visto uno stanzino minuscolo con dentro la tazza più grande che abbia mai visto!

- E' il bagno... - rispondeva stancamente Auron, ma l'amico era già ripartito per nuove avventure.

- Ehi di là c'è una cucina con le ruote!

- E' il carrello...

- C'è pure un negozio di valigie qui sotto!!

- Sono i bagagli Mitsu...

- Qua fuori ho visto dei trampolini ma mi sa che le piscine sono ancora chiuse...

- Quelle son le ali...

- Ehi più avanti c'è una sala giochi micidiale!!

- Aha...



Più avanti, Roy era ancora sui suoi documenti. Stava per porre una firma su un foglio importante, quando un'improvviso scossone gli fece scappare la penna di mano. L'aereo si inclinò in avanti.

- Ma che diavolo combinano i piloti? Ci fanno imbarcare in anticipo per giocare col carrello? - Guardò fuori un pò seccato. La sua fronte si distese quando vide l'ambiente in movimento. - Finalmente partiamo... ma che cos'è questo suono?



Un forte stridio riempì le orecchie dei passeggeri man mano che l'aereo avanzava. Irritato e innervosito, Auron cominciò a frugare tra le tasche dei sedili alla ricerca di un I-pod.

In quell'istante Mitsurugi si riaffacciò ai sedili. - Auron devi venire a vedere! Nella sala giochi c'è un simulatore da paura! Devi provarlo!

- Grazie dell'offerta ma passo. - Auron si mise le cuffie e si sintonizzò su Radio Yevon come suo solito.

"Che bambino.." pensò. "Non capisce niente di questo mondo ma coi videogiochi ci sguazza come un pesce... Da quand'è che ci sono le sale giochi sugli aerei poi..." Auron guardò fuori, tentando di pensare ad altro. E fu così.

La sua attenzione fu subito colta da due uomini che sbracciavano correndo affianco all'aereo.
I piloti...

- Ma se i piloti sono lì allora chi muove l'a..... - Auron si strappò le auricolari dalle orecchie. - La sala giochi!!



- Forse c'è un guasto... - Roy fissava il soffitto dell'aereo, concentrato sul suono. Fu improvvisamente distratto da un curioso e buffo uomo in occhiali da sole col kimono viola... aveva un che di familiare.

"Gente così non dovrebbe neanche transitarci in prima classe... che starà andando a fare davanti?"



Ignorando lo sguardo curioso del figlio alle sue spalle, Auron si precipitò oltre la porta in testa all'aereo... e l'orrore lo travolse.

- MITSU!!! CHE DIAVOLO FAI QUI???

- Ehi Auron sei venuto alla fine!! - lo accolse l'amico girando come una trottola sul sedile del copilota. - Questi aereopiani sono uno vero spasso!

- Mitsu, questa è la sala comandi!! Non ci possiamo entrare qui!! Non hai visto il cartello?? - Auron indicò con rabbia il segnale "Solo personale autorizzato" sulla porta della stanza.

- Io ho più di 18 anni sai!

- Quello si chiama essere adulti!

- Adulti, autorizzati, sai che differenza... ci vuole la carta d'oro per entrare in una sala giochi oggigiorno?

Auron si avvicinò ai comandi, tentando disperatamente di fermare la macchina. - No, ci vuole la licenza!

- Io ho la licenza di uccidere!

- Sta fermo per un momento, qua rischiano tutti la pelle! Come si spegne questo coso...
Premette il pulsante più logico che vide. Uno grande e rosso vicino alla cloche.

Il computer parlò. - Avviato il decollo d'emergenza a mò di razzo.

- Decollo??

- Auron ma che razza di decollo è "a mò di razzo"?

- E che ne s...

Ma prima che il prode ex guardiano potesse finire, il carrello si piantò di botto nel terreno spingendo il velivolo in sù e dei propulsori spuntarono dal nulla dietro l'aereo, spingendolo a forza mostruosa verso l'alto.

- Hai visto che hai combinato!? - Auron afferrò Mitsurugi per le spalle, nel panico.

- Ma non sono stato io a spingere il pulsante sbagliato!

- Ah sì e tu sapresti qual'è il pulsante giusto!??

- Certo. - Mitsurugi spinse un pulsante con scritto OFF. - Questo qui.

I motori sotto di loro di azzittirono.

- Visto? - Il samurai annuì soddisfatto e con aria di sufficenza.

Non fece in tempo a sbattere gli occhi che si udì un tonfo enorme e tutto si oscurò.

- Che è successo? Siamo sotto delle nuvole?

- No, siamo sott'acqua, genio. Hai spento l'aereo in volo!!

- ....



- Beh... sapevo che le previsioni erano di pioggia per oggi. - Roy guardò perplesso la balena che nuotava fuori dal suo finestrino. - Ma così mi pare un pò esagerato...

Udì poi il suono che preannunciava la voce del comandante al microfono. Ma la voce che ne uscì gli era ben nota.

- Passeggeri, stiamo affondando. Infilatevi i giubbotti di salvataggio, prendetevi per mano e preparatevi ad una manovra di emergenza. PS, attenti agli squali..... Ehi Auron ci sto prendendo la mano. Dovevo fare il pilota forse, non il samurai!

- Samurai...!? Ma che diavolo significa?! - Roy corse alla cabina di controllo, tra il panico generale dei passeggeri. Lì vi trovò chi temeva. - Che ci fate voi due qui!?

Auron si voltò verso il figlio. - Non è il momento. Fai da capofila, dobbiamo teletrasportare tutti i passeggeri fuori di qui!

- Calma.. è tutto sotto controllo, ditemi che cosa sta succedendo e vedrò come provvedere..

Mitsurugi indicò ai piedi del colonnello. - Imbarchiamo acqua.

- Imbarchiamo.... ACQUA DI MARE!! - Roy trasalì e saltò sulla sedia del pilota. - Dobbiamo uscire di qui alla svelta!!

- Mica è olio bollente sai..

Roy fulminò Mitsurugi con lo sguardo. - L'acqua di mare secca i capelli, non lo sai?

- Ma che razza di uomo sei tu!?

- Smettetela di litigare! Mitsurugi dai la mano a me e a quella signora, Roy reggiti a me!

- Dove vorresti portarci? - Roy lo guardò ansioso. - L'ultima volta che l'hai fatto non è stato piacevole...

- In un luogo sicuro.

E una gran luce bianca riempì l'abitacolo mentre il velivolo sprofondava negli abissi...



L'intero gruppo si materializzò con gran fracasso su una strada polverosa.

- Dove siamo finiti? - Roy si alzò lentamente, massaggiandosi la testa. Attorno a loro, gli abitanti di quella città li guardavano confusi e un pò divertiti. Il colonnello aveva già visto prima quel tipo di indumenti, ma non se ne preoccupò molto. Stabilito che quello fosse un mondo collegato all'impero celeste proprio come la sua Spira, si voltò a vedere se suo padre (benchè già morto) stesse bene.

- Complimenti, quella tua abilità di teletrasportarsi è ammirevole. Dove l'hai imparata?

- Non ricordo di preciso.. - Auron non ci perse molto tempo a pensarci. - Ora che ne facciamo di tutte queste persone?

- Oh giusto. - Roy richiamò a sè tutti i passeggeri dell'aereo, e spiegò brevemente cos'era successo. - ...Da qualche parte qui vicino dovrebbe esserci una stazione di trasferimento all'Impero Celeste, che era la nostra destinazione. Chiedete informazioni agli altri civili e siate riconoscenti. E' tutto. - terminò così.

Uno dopo l'altro, ancora scombussolati e confusi, i vari passeggeri si dispersero ognuno per la propria via, ognuno alla ricerca della stazione più vicina.

- Wow, sembra che tu sia a tuo agio nel dirigere le persone. Da quanto sei nell'esercito esattamente? - domandò Auron al figlio. Roy avvertì una nota d'orgoglio nella sua voce.

- Beh su per giù...

- Sono a casa... - Mitsurugi interruppe il colonnello. Era in ginocchio, a guardarsi intorno quasi nello stesso stato calattetico della volta prima a pranzo. Ma stavolta aveva un'espressione completamente diversa sul volto. Gioia. Pura e semplice euforia crescente.

- ....Come hai detto Mitsu? - Auron lo scrutò.

- SONO A CASA!! Riconosco queste strade! Riconosco questo tempo! Questa è Tokyo, della mia epoca!! Ce l'hai fatta Auron, mi hai portato a casa!!! YUHUUUU!!! - Senza contenersi, Mitsurugi abbracciò Auron, poi Roy che si ripettinò indispettito, poi tutti i presenti uno ad uno, facendone anche scappare un paio...

Auron e Roy lo fissavano inebetiti, poi il figlio parlò.

- Allora... è per questo che mi seguivate?

- Sì.. era troppo orgoglioso per chiederti direttamente aiuto.

- O forse aveva paura di affrontare i documenti... Almeno ora sembra felice.

Auron si voltò verso il figlio. - Va tutto bene?

Roy guardava in lontananza, la fronte agrottata, assorto in chissà quali pensieri. Guardandolo, Auron avvertì un velo di tristezza.

- Roy?

- Sì? - Il ragazzo parve svegliarsi da un sogno, scuotendo la testa e ricambiando lo sguardo all'ex-guardiano. - Scusa, mi son distratto. Che dicevi?

- Che ti prende? Sembra che tu conosca questo posto.. e che ti faccia uno strano effetto.

- Heh... non ti si può nascondere niente a te, vero? - Roy si ravviò i capelli con una mano. - Donne, il problema è sempre quello.

Auron lo fissò, in attesa di una spiegazione più specifica.

Roy cedette alla pressione abbastanza in fretta. - Beh diciamo che ce n'è una qui che.. suscita il mio interesse.

- Vuoi andare da lei? Potresti presentarmela. Sai, sarebbe una cosa da padre.

- Haha cos'è, vuoi fare le esperienze perse?

Il padre lo scrutò. - E' sbagliato secondo te?

- Oh no... non dico questo. - Roy sospirò. - E' solo che... non so neppure dove si trovi.

- Non ti sei fatto dare l'indirizzo?

- Non so neppure come si chiami! Io non... credo di starle simpatico. - Il ragazzo si fissò i piedi, con una smorfia di rassegnazione. - Non le piacciono i militari.

- E questo perchè?

- Non lo so di preciso. - Roy strinse le spalle. - Mi ha pure picchiato... e io per farla felice non mi sono neanche preoccupato di parare i colpi. Non mi aspettavo che la spada di legno facesse così male.

- Che galante...

- Era sarcasmo quello?

Auron sbottò una mezza risata simile a un latrato. - Diciamo di sì...

Si fissarono in silenzio. Uno sguardo carico di complicità e intesa. Auron non aveva mai provato niente di più piacevole per molti anni. Di nuovo si maledisse per aver atteso così tanto a presentarsi a Roy. Però c'era qualcosa che non andava... una sensazione quasi sbagliata... come se mancasse una cosa importante.
Il rumore...

Roy si guardò attorno. - Dove diavolo è finito quello?

- Dev'essere scappato in preda all'euforia... sempre il solito. - Auron sospirò lievemente. - Speravo avesse finito di darmi problemi.

- Lo lasciamo qui?

- Meglio di no, voglio essere sicuro che abbia un posto dove andare prima. Potrebbe farsi chiudere in galera e giustiziare nel giro di un'ora se lo lasciamo a se stesso.

Roy annuì. - Io vado da questa parte allora. Vediamoci qui quando lo troviamo.

- Non dovremmo stabilire un tempo limite?

- Oh non me ne preoccupo. Tu hai dei poteri speciali da quel che vedo. Se lo trovo, lo capirai e mi troverai. Se lo trovi tu, saprai comunque dove trovarmi, giusto? - Roy lo salutò portando indice e medio uniti alla fronte, come avrebbe fatto con un compagno d'armi. Un sorriso spavaldo di chi è pronto ad andare in missione a qualunque ora era sul suo volto anche dopo che gli voltò le spalle per andare dalla sua strada.
_________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: Maria de Filippi, per aver sostenuto immaginariamente i nostri protagonisti.

Note d'Autrice:
Ecco il secondo capitolo.
Mitsurugi è tornato a casa! O così crede. L'epoca Meiji è un mondo ambientato in un tempo leggermente successivo a quello da cui effetivamente proviene, spero che nessuno me ne voglia per questo piccolo dettaglio...! Purtroppo ai tempi, non badavamo molto a queste cose, e meno che mai pensavamo di postare questa storia da qualche parte. Sono tuttavia convinta che la storia sia ancora piuttosto fluente.
Auron si unirà all'esercito? Non si sa ancora. Certo è che il nostro prode non trapassato ora come ora non ha proprio nulla da fare. Continuate a leggere però! I colpi di scena non mancheranno.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 3
*** Serie 1 - Capitolo 3: Incontro Fatale ***


Capitolo 3 - Incontro Fatale

Personaggi Introdotti:
- Kenshin, Samurai Vagabondo: Kaoru Kamiya, Kenshin Himura, Megumi Takani.
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"Un autentico soldato. Un'arma umana." era ciò che pensava Auron mentre si avviava verso il centro della città, miracolosamente tornato nel suo solito abito di FFX. Non sapeva se esserne contento oppure no. Chi ha potere lo usa, e forse un giorno anche Roy sarebbe stato sfruttato per la sua determinazione. Magari avrebbe causato la sua stessa morte.

Auron sapeva cosa voleva dire essere un'arma umana... anche quei suoi "poteri speciali" di cui aveva parlato il figlio.. tipo il teletrasporto o la telepatia.. erano tutte cose su cui non aveva nessun controllo. Ma quando li aveva acquisiti? Da sempre? A Bevelle? Per quanto si sforzasse di ricordare la risposta non gli veniva alla mente.

Ebbe la sensazione di aver dimenticato qualcosa di molto importante sul suo passato. Qualcosa che il trauma della morte aveva sopito forse per sempre.... e forse era meglio così.

- VI HO TROVATI MALEDETTI SBIRRI!!

Trattenendo un sussulto, Auron si voltò. Dietro di lui trovò una giovane ragazza dagli occhi blu e i capelli corvini legati in un'alta coda di cavallo. Indossava un hakama da scherma giapponese, come quello che Mitsurugi l'aveva costretto a indossare in aereoporto. Tra le sue mani, puntata verso di lui, c'era una katana di legno.

- Come, prego? - fu tuttò ciò che riuscì a dire, squadrandola attraverso gli occhiali scuri.

- Non fare il finto tonto! Da oggi terminano i tuoi surprusi di potere! - Abbaiò lei con occhi furenti.

- Non ho idea di chi tu sia nè di cosa tu voglia da me, ragazza. Riponi l'arma e va per la tua strada. - La intimò lui. La guardò e non vide il minimo vacillio nel suo sguardo. Aveva una forte tempra.

- Non mi inganni! SOLO VOI TEMPOLIZIOTTI PORTATE SPADE COSI'!! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!

Si lanciò all'assalto con un fendente verticale. Senza il tempo di dire altro, Auron portò il braccio fuori dal cappotto e parò il colpo con la sua enorme spada.
La ragazza, respinta, fu subito di nuovo in piedi e riassunse la posizione. - Non ti salverai dal mio prossimo attacco!

- Ok, come vuoi.. - Auron non aspettò oltre. Abbassandosi per schivare il nuovo fendente, in un attimo fu davanti a lei e colpì un braccio con la lama di piatto, disarmandola. La spinse poi a terra con una mano. Era molto giovane e gracile, non avrebbe fatto sul serio con una ragazzina.

Lei d'altro canto fece per riarmarsi subito, ma l'uomo pronto allontanò la katana a terra con un colpetto, guardandola poi dall'alto in basso.

- Ma chi sei tu? - Le chiese.

- Che cosa può importare il mio nome a uno sporco ex samuai ambizioso che ha lasciato il proprio onore per prendere alte cariche nell'esercito! - rispose lei, quasi ringhiando. L'odio nei suoi occhi era sincero.

- Samurai ambiziosi?

- Avete assassinato mio padre, che invece era rimasto fedele al codice dei samurai! Sporchi sciacalli traditori che non siete altro!

- Io non sono un samurai! - la interruppe Auron bruscamente. Era l'unico modo per farsi sentire da persone del genere. - Nè lo sono mai stato. Io sono il guardiano di Braska!
Finalmente cominciò a intravedere un velo di dubbio, forse lucidità, in quei profondi occhi blu che fissavano la sua arma.

- E allora perchè porti la spada quando è proibito?!

- Perchè mi appartiene, che domande.

- E' comunque contro la legge! Solo i tempoliziotti schifosi possono portare armi.

- Anche tu hai un'arma, se è per questo. - Auron indicò la katana a qualche metro da loro con un cenno della testa.

- Io sono figlia di un samurai e preferisco mancare alla legge piuttosto che rinunciare al mio onore!

- Beh io sono un guardiano e agisco per conto mio. Quindi non rompere. - Auron si risistemò il cappotto e fece per andarsene.

Dietro di sè, udì la ragazza rimettersi in piedi.
- Anche senza le spade leggendarie di mio padre... non mi lascerò sconfiggere da uno come te!!!

- Proprio non ti arrendi.. - Auron si scostò di lato e non appena la ragazza si sbilanciò in avanti per il mancato colpo, le si portò alle spalle e la stordì con un colpo di manico. - Patetico..

- Sir Auron??

"E' il giorno delle sorprese alle spalle..." pensò il guardiano il modo sarcastico tra sè. Ma per fortuna quando si voltò non c'era nessun'altra ragazza isterica armata di katane di legno. Anche se un'arma effettivamente l'aveva.

Ma Auron sapeva anche che Kenshin non l'avrebbe mai puntata contro di lui. Il ragazzo, o l'uomo (Auron sapeva che aveva molti più anni di Roy sebbene dimostrasse forse la stessa età o meno) lo fissava con la bocca aperta e gli occhi spalancati, con la solita espressione da bambino sconvolto che il guardiano aveva imparato a sopportare. Nel suo solito hakama rosso e bianco, coi capelli scarlatti legati in una bassa coda di cavallo, il samurai stava trasportando un sacco di soia.

- Che ci fa lei qui? - gli chiese meravigliato. - E' venuto a trovarmi nella mia epoca?

- Ehi tu... sei di qui dunque?

- Certo! Benvenuto a Tokyo del 1870 - lo accolse Kenshin. - Com'è arrivato qui?

- Non lo so per certo... eravamo in una brutta situazione e mi sono teletrasportato verso un luogo sicuro ed eccomi qui.. chissà forse inconsciamente ho pensato a te.

- Oh, questo mi onora Sir Auron! Spero comunque che stiano tutti bene. - Il samurai vagabondo si guardò attorno. - Ma che ci fa in questa stradina? Non porta da nessuna parte particolare.

- Ehm.. sì cercavo una persona ma... ho avuto un piccolo incidente. Credo di aver bisogno di un pronto soccorso.

- Oh non si preoccupi, la porto con me nella scuola di scherma in cui vivo. Abbiamo un'ottimo medico, l'istruttrice della palestra mi ha chiesto di far la spesa e così stavo andando lì quindi... ma non mi sembra ferito... - lo scrutò per un'attimo. - E comunque non è già morto lei? Senza offesa..

- Nessuna offesa, le cure sono per questa ragazza che mi ha attaccato scambiandomi per un samurai. - Auron si scostò per mostrargli la giovane schermitrice a terra.

- Kaoru!! - Kenshin lasciò cadere il sacco e si avvicinò a lei, sorreggendola. - Che cosa è successo?

- Sosteneva che siccome portavo un'arma ero un tempoliziotto schifoso e che dovevo pagarla cara.. l'ho solo stordita perchè non mollava. Mi dispiace..

Kenshin si caricò la ragazza in spalla. - Beh riconosco che con lei a volte ci vogliano metodi... drastici. Comunque potrebbe farsi perdonare se prendesse per me quel sacco di soia! - aggiunse con un sorriso. - Una volta nella palestra chiariremo tutti i malintesi.

Auron non potè far altro che annuire e fare ciò che gli era stato detto. Conosceva Kenshin e lo riconosceva come la persona più affidabile che avesse incontrato in tutti quegli anni da non-trapassato.



- Allora, perchè ce l'ha tanto con la tempolizia? - chiese dopo un pò mentre camminavano tra la folla, seguiti da sguardi curiosi rivolti all'abbigliamento di Auron e alle loro armi, ma soprattutto alla ragazza caricata come un sacco di patate sulla spalla dell'ex-assassino Kenshin Himura.

- I tempoliziotti che stazionano qui son quasi tutti samurai che han dato via l'onore per i soldi... Kaoru li odia. Son gli unici ad avere il permesso dell'imperatore di portare la spada. Troneggiano con arroganza sul popolo, e per difendere i deboli ha costituito una massoneria segreta che si oppone alla legge per rivoluzionare il governo. Ci chiamano i Samurai Ribelli, e per questo portiamo le armi anche se contro la legge. - spiegò Kenshin, con gli occhi un pò tristi. - L'Impero Celeste non ci aiuta, il Supremo insiste che questi sono affari nostri e così ci arrangiamo come possiamo.

- Sì... è tipico di lui. - Auron guardò la spada al fianco del samurai. - Usi ancora la spada a lama invertita?

- Beh se per usare intende portarla con me sì.. ma non la estraggo da molto tempo. Sa, quel problema...

- Pare che non te ne libererai mai eh? - L'ex guardiano guardò poi la ragazza. - Sembra che il mio colpo abbia ancora effetto.. forse ho calcato la mano.

- Oh, non si preoccupi! E' una persona molto coriacea nonostante l'aspetto. - Kenshin sorrise amabilmente. - Le chiedo ancora scusa per il suo comportamento.. è convinta che la scomparsa di suo padre sia stata a causa dei tempoliziotti. Anche lui si opponeva alla legge, da solo.

- Assomiglio a un tempoliziotto secondo te?

- Beh... per chi non ha visto i vari mondi come lei e me.. direi proprio di sì.

Auron lo guardò. - E che dovrei fare, attaccarmi una spilla con scritto "odio la legge"?

- Oh questo glielo sconsiglio vivamente... - Kenshin si guardò intorno un pò ansioso. - Se la trovano i tempoliziotti... sono molto forti. Uno di loro pratica un'arte terribile chiamata "alchimia". Dicono che abbia distrutto un intero popolo durante una guerra su Spira qualche anno fa.

L'uomo si ammutolì... sapeva che il suo amico parlava di Roy. Aveva saputo della guerra di Ishbar a cui aveva partecipato suo figlio alcuni anni fa... si era visto affibbiare titoli come Terrore di Ishbar, Signore del Fuoco, Fiamma del Giudizio, Inferno Blu e simili.

Ripensò al sorriso che aveva visto l'ultima volta che i loro sguardi si erano incrociati. Come faceva Roy a sorridere così dopo tutti quegli orrori? Forse non gli importava? O aveva dimenticato per lo shock?

O forse aveva un'enorme forza d'animo che neppure Auron avrebbe mai ottenuto.

- E questo alchimista vi ha mai attaccato?

- Io non l'ho mai visto di persona.. Ma non ho mai sentito dire di vittime da parte sua. Qualche volta però è intervenuto per intimidirci, soprattutto durante le rivolte più sanguinose.

- Spero non abbia causato feriti. - Auron non poteva immaginarsi suo figlio fare cose del genere con quel sorriso.. L'esercito lo avrebbe condotto verso una brutta strada se avesse continuato.

- Oh no anzi.. se non fosse arrivato ci sarebbero stati molti versamenti di sangue inutili. E per questo lo ringrazio... tuttavia non posso apprezzare tutti i tempoliziotti solo per lui. Non sono il genere di persona che fa di tutta l'erba un fascio, come si suol dire. - Kenshin sospirò. - Al contrario di Kaoru!

Girato l'angolo, arrivarono finalmente alla palestra di cui aveva parlato. Assorto nei suoi pensieri, Auron non lesse il nome della scuola.

"Non mi sento a mio agio..." pensava. "Che sia successo qualcosa a Roy? O a Mitsu?"

- Sono tornato a casa con la soia! - avvisò Kenshin chiudendo il cancello dietro di loro. Dal dojo uscì una donna sulla trentina, elegante e dai lunghi capelli corvini. Il samurai la salutò con confidenza. - Oh salve signorina Megumi, capita proprio a proposito!

- Ken, caro, che è successo? - Megumi si avvicinò ai due ed esaminò il volto di Kaoru. - Ha fatto ancora a botte con un uomo?

- ^^; In un certo senso... Non credo che abbia niente di rotto però, un pò di ghiaccio per il mal di testa dovrebbe bastare...

- Dovrebbe rompersela la testa, per imparare come si comporta una signora. - Megumi si scostò seccatamente i capelli dal viso. - Portala in camera che le do un'occhiata.

Kenshin annuì e seguì Megumi, voltandosi un'ultima volta verso Auron. - Faccia pure come se fosse a casa sua, ma per favore porti la soia in dispensa, è dietro quel pozzo laggiù.

Auron annuì e col pesante sacco sulla spalla, si diresse dove gli fu indicato. Si guardava intorno con vago interesse, come un turista al museo, in cerca di segni particolari sul genere di vita che un ex assassino come Kenshin potesse fare lì. Era tutto normale, quasi effimero. Si chiese se non fosse lo stile di vita che avrebbe voluto vivere anche lui.. magari una casa in campagna non sarebbe stata così male.

Magari.. una casa appena fuori da Central City, dove lavorava Roy. Chissà se il figlio viveva in città?

All'improvviso, un brivido freddo gli corse lungo la schiena. Si voltò, avvertendo una presenza.

Era arrivato un uomo alle sue spalle, e ad intimorire Auron era il fatto che non l'aveva percepito per niente. Stava lì, seduto accanto a un vaso di fiori, bagnandoli con un piccolo annaffiatoio. Lunghi capelli castani legati in una treccia e occhi viola, canticchiava un motivetto quasi infantile. Vestiva con una tunica bianca molto ampia ed elegante, quasi nobile. Auron pensò di averla già vista da qualche parte.

L'uomo parve accorgersi del suo sguardo. - Oh non faccia caso a me, sto solo aspettando qualcuno. - gli disse con un sorriso amabile salutandolo.

- Posso sapere chi.... huh? - Auron fu interrotto da un fracasso assordante che proveniva dall'interno. Sentì un urlo femminile, poi delle altre frasi sconnesse, infine un altro urlo, stavolta leggermente meno femminile.

Kenshin era in pericolo.

Preoccupato, l'ex guardiano salutò velocemente lo strano individuo ed entrò in casa. Già con la mano sulla spada, si ritrovò davanti uno spettacolo pietoso.

Kaoru aveva ripreso i sensi e si stava avventando su Kenshin con la furia di una tigre con la solita katana di legno. Il povero samurai, pacifista convinto, accusava i colpi senza ribellarsi in nessun altro modo eccetto l'implorare la ragazza che si fermasse, cosa che convinceva ben poco.

- CREPA BASTARDO NON MI PUOI BATTERE COSI' FACILMENTE!!

- Kaoru ti prego stai fraintendendo!!

Agghiacciato, Auron non potè fare altro che fissarli, cercando di convincersi che fosse solo un ridicolosissimo sogno, tutto fino a quando Megumi non li raggiunse con una valigetta di pronto soccorso tra le mani che le sfuggì dalla presa alla vista del tentato omicidio. - Ma che diavolo stai facendo a Ken?!

- CREPA CREPA CREPA MALEDETTO POLI...Ken? - Kaoru si fermò di colpo e guardò l'insieme di lividi e bernoccoli che prima era un uomo. - Kenshin!? Sei tu?? Che ci fai qui in mezzo alla....

- Sei a casa, Kaoru, non te ne sei accorta? Kenshin ti ha portato qui di peso per curarti! - sbottò Megumi soccorrendo il povero samurai. - Guarda che hai combinato, scalmanata!

- Oh.. scusa Ken! Credevo fossi quel poliziotto... - Kaoru si porò le mani alla bocca, sconvolta. - Oddio ma son stata io a fargli perdere tutto quel sangue?

- Va tutto bene @_@; - Ken si mise a sedere a stento. - Kaoru dovresti riposarti un pò, sei confusa.

La ragazza per poco non lo picchiò di nuovo. - Mi stai dando della pazza??

- No no! O_O - Implorò Kenshin rimettendosi in difesa. - E' solo che... non dovresti agitarti così.. non ti fa bene..

- Ehi Kenshin, il vostro giardiniere sta aspettando qualcuno. - Disse Auron, interrompendo il diverbio.

- Il nostro giardiniere? - Kenshin si voltò. - Ma il nostro giardiniere Manolo è qui. - Indicò poi un modello standard di Giardinere Manolo che lì affianco annaffiava un piccolo cactus.

- E allora chi è quello che...

Kaoru vide Auron e spalancò gli occhi. - TUUU!! Maledetto mostro prendi quest.... - fece per saltargli addosso ma prima che Auron potesse mettersi in difesa, Kenshin la fermò con una salda presa dei capelli dalla ragazza. Servì però a poco. In un attimo la furia di Kaoru si ribaltò su di lui e nel giro di qualche colpo il povero samurai era privo di sensi.

- Ecco, l'hai ucciso. - sospirò Megumi.

- Tsk, respira ancora! - Kaoru sembrava avere una doppia identità, ora non si preoccupava affatto di ciò che era appena successo all'uomo di casa. - Ora a noi maledetto corrotto!

- Ma cosa vuoi da me? Non sono neanche di quest'epoca!

- Che vorresti dire, eh? - Kaoru alzò un braccio per colpire, ma il bendaggio stretto e deciso della dottoressa Megumi fece il suo dovere, immobilizzandola.

- Non sono di qui, ecco ciò che dico.

Kaoru lo squadrò. - Beh certo, con quei vestiti orrendi..

Auron le si avvicinò, ignorando il maligno commento. - Prendi questo, peste.

La ragazza guardò il piccolo fagiolo nella sua mano. - Che cosa sarebbe?

- E' un senzu, mangialo.

- NON DARMI ORDINI!!! IO SON FIGLIA DI UN SAMURAI!!

- Come ti pare, se ti piace soffrire. - Auron continuò a fissarla attraverso gli occhiali scuri con la mano aperta.

Indugiando un momento, Kaoru guardò l'uomo con aria imbronciata. - Beh perchè non ci arresti?

- Non sono un tempoliziotto!!

- E la tua katana giapponese allora!? L'hai rubata a qualcuno che hai ucciso?

- Non è una katana giapponese!

- Certo che lo è!

- E' una wakizashi!

- La wakizashi è una katana maggiore ignorante!!

- Non è una katana!!!

- Non sai neppure le basi! Iscriviti alla scuola che ti insegno stupido poliziotto!

- Tuo padre sarà poliziotto!

- Manolo, passami quelle bende. - Megumi curava Kenshin ignorando i due che si mordevano a parole.

- Cosa diavolo dici!? Era un nobile samurai scomparso dopo l'epoca delle guerre in modo misterioso! Se avessi le sue katane leggendarie ti massacrerei di botte fino a farti implorar perdono!

Auron indugiò... quel commento e il comportamento degenerato della ragazza gli ricordavano Mitsurugi..

- Mi ricorda Mitsurugi... - mormorò infatti. Prese al volo una foto dell'amico e la mise davanti al naso di Kaoru. - E' lui?

- Lui chi? - Kaoru la guardò sprezzante. - Chi dovrebbe essere? Un samurai?

- Si chiama Mitsurugi.

- COSA?! E' il nome della nostra scuola! Solo gli eredi maschi possono prenderne il nome! - La ragazza guardò Auron con sospetto.

- Beh, se è tuo padre, è ancora vivo. Mangi il fagiolo o no?

- Come posso sapere che mi posso fidare?

Auron sospirò, chiedendosi perchè in tutta la sua vita e morte dovesse avere a che fare con dei bambini. - Ti propongo un patto. Tu mangi quel fagiolo e io ti presento a Mitsurugi. Anche se non conosci tuo padre, ti interessa sapere perchè porta il nome della tua scuola, no?

Kaoru esitò. poi annuì e mangiò il fagiolo. Dopo aver mandato giù, sobbalzò. - Ehi aspetta, come fai a sapere che non conosco mio p.... che sensazione strana... la mia energia sta aumentando... mi hai dato dell'oppio!!!! Megumi, è amico tuo questo??

- Perchè mi devi tirare in ballo ogni volta che si parla d'oppio? - Le rispose seccata la donna.

- Lascia stare, - Auron scosse la testa. - Non potresti mai capire.

- STAI DICENDO CHE SONO STUPIDA?!

- No.. solo che non puoi capire e basta.

- SAPPI CHE HO BATTUTO POLIZIOTTI ANCHE MIGLIORI DI TE!!

- Ci credo poco... e smettila di urlare, non sono sordo.

- ...Comunque adesso sei sotto sequestro e resterai qui finchè.. - Kaoru fu interrotta da un suono tipo PUFF. - Che è quel PUFF?... Ma dove...

Auron era sparito.



Ancora una volta, aveva voluto teletrasportarsi dove l'istinto incontrollabile lo avrebbe portato. Si aspettò di finire chissà dove, ma non gli importava molto visto che ovunque era meglio che quella casa di matti. Si preoccupò per Kenshin e si chiese come facesse a sopportare di vivere lì.

Fu molto sollevato di vedere Roy davanti ai suoi occhi.

- Papà...? - boccheggiò il ragazzo, saltando di sorpresa.

Auron sentì un tuffo al cuore. Era la prima volta che si sentiva chiamare così. Non si aspettava che un ragazzo ormai adulto come Roy potesse voler usare ancora quelle parole.. forse non era neppure stato intenzionale. Sotto sotto, sperò di sì.

Anche Roy parve accorgersi della stranezza della cosa e si riprese scuotendo la testa. - M-ma che ci fai qui?

- Son dovuto scappare da una situazione piuttosto scomoda..

- Hai trovato Mitsurugi?

- Sì... ma quella sbagliata..

Roy non capiva. - Quella..chi?

- Mah, una pazza che gridava "Ti ucciderò poliziotto!!!"

- Aveva lunghi capelli neri in una coda di cavallo? - Il figlio glielo chiese quasi con ansia.

Auron si voltò. Roy lo guardava con occhi spalancati, come se da quella risposta dipendesse il futuro di tutti. Poco convinto sul se fosse un bene rispondergli o no, l'ex guardiano si lasciò sfuggire un - Sì... diceva di chiamarsi Kaoru e di appartenere alla famiglia Mitsurugi..

- Allora l'hai vista.... - Roy sospirò innamorato. - Sì ora ricordo di averle sentito dire quel nome..

- Allora le hai parlato? - Auron era sbalordito. Come poteva Roy amare un diavolo del genere?

- No, ma sai nominava le sue mosse mentre mi attaccava. - Roy si alzò una manica e indicò un livido sul braccio. - Tecnica Mitsurugi del Drago Terrestre. Poi qui sulla spalla c'è il segno del Drago del Cielo. E qui invece c'è la tecnica Mitsurugi del...

- Ok ok ho capito, ti sei fatto pestare di brutto.. da quella pazza indemoniata.

- Beh sì è un pò violenta. - Ammise il ragazzo risistemandosi la giacca. - Ma mi piace così vigorosa!

- A me no..

- Ha anche un lato gentile sai.. pensa che anche lei cerca il padre, proprio come un tempo feci io per te. - Auron rivolse uno sguardo interrogativo verso Roy, che si affrettò ad aggiungere. - Non me l'ha proprio detto, ma parla molto mentre mena...

- E dimmi hai un piano per conquistarla? Non è facile farsi notare da una che ti vuole uccidere sai.

- Semplice, troverò suo padre e allora non saprà resistermi. Lui mi darà il permesso di chiederle la mano!

Auron lo guardò chiedendosi se facesse sul serio. - Ti aiuterei se fosse più intelligente..

- E' intelligente! - la difese Roy caparbio, vagamente irritato. - Solo che è.... ehm.. un pò troppo orgogliosa, come tutti i samurai.

- Già... come tutti i samurai. - Auron gli voltò le spalle e ripensò al povero Kenshin che si faceva pestare senza reagire proprio come aveva fatto Roy. - Comunque credo di conoscere suo padre.

- Davvero?? - Roy gli si mise davanti di scatto con occhi supplichevoli. - Chi è?

- Non ne sono sicuro.. dovrei prima chiederglielo.

- Beh che aspetti? Vai!

Auron fu attraversato da mille pensieri contrastanti. Sapeva che tra Roy e Mitsurugi non scorreva esattamente buon sangue, e che a Roy non avrebbe fatto piacere sapere della parentela con la belva... la ragazza dei suoi sogni. Ancora più difficile sarebbe stato spiegare a Mitsurugi che aveva una figlia. Non ne aveva mai parlato con lui, quindi senz'altro non se ne ricordava.. tentò di farfugliare un insieme di tutte quelle cose insieme quando un poliziotto li raggiunse affannato.

- Scusatemi! Colonnello Mustang?

Roy si voltò. - Non è il momento! Cosa c'è?

Il poliziotto accennò un saluto militare. - C'è una ribellione di grossa entità nella zona commerciale, chiediamo l'intervento dell'alchimia. Voi siete il celebre Alchimista di Fuoco, no?

Auron guardò Roy affianco a lui. I suoi occhi si erano improvvisamente spenti, avvolti come da una scura nube. Tristezza? Rabbia?

No, l'ex guardiano sapeva benissimo cosa era nella mente del figlio. Tutto a un tratto nella sua testa si materializzarono scene a cui mai aveva assistito di persona. Nubi di fumo, pioggia nera, fuoco dappertutto, e continue esplosioni.. e tanti morti. Tantissimi morti, a perdita d'occhio. La gente gridava di fuggire dalla Bestia di Ishbar, l'Alchimista di Fuoco.. subito dopo uno schiocco di dita e ancora fuoco.

Senza che lo avesse voluto, Auron era riuscito ad entrare nella mente di Roy. Quelli erano i ricordi della guerra.

Fu la voce del figlio a risvegliarlo. - Sì, arrivo subito.

- Molto bene, la aspettano. Da quella parte, prego. - Il poliziotto indicò a Sud.

Roy si mosse, ma Auron prontamente lo bloccò con una mano sulla spalla. Come lo fece, un'altra scarica di orribili ricordi gli invase la vista, e dovette scuotere la testa per disfarsene. Come faceva Roy ad aver preservato la sanità mentale in quel mondo di distruzione?

Quando riaprì gli occhi, Roy lo stava guardando con uno sguardo incuriosito, seppure con ancora un velo di tristezza in volto.

- Non andare.

Quelle parole parvero scuotere Roy nel profondo. Aprì la bocca e mormorò qualcosa che Auron non sentì, e nei suoi occhi gli parve anche di scorgere un principio di lacrime. Ma prima che ad esse fosse data forma, Roy gli dette le spalle.

Si rivolse ancora al poliziotto. - Andrò lì solo per fermare il conflitto. Non ho intenzione di fare altro che un paio di fuochi d'artificio.

Il poliziotto parve contrariato, ma la voce rotta e profonda del colonnello parve intimorirlo. - Va bene così, signore.

- Non ucciderò nessun innocente. Mai più. - Con queste ultime parole Roy si allontanò a passo svelto, mentre la gente davanti a lui si scostava impaurita.

Auron ripensò al momento in cui gli aveva detto di non andare. Roy aveva detto una sola unica parola, un sussurro, e ripercorrendo il ricordo più volte il padre capì che cosa avesse detto.

Rilesse il labiale di quell'istante e comprese il messaggio che il ragazzo aveva costantemente tentato di gridare sin dal primo momento in cui aveva messo piede in quella guerra fino a quel giorno.

"Aiutami."

Come aveva temuto, Roy era diventato uno schiavo della guerra, un cane dell'esercito, per il quale ogni ordine andava imposto e portato a compimento. Aveva tentato di uscire da quell'inferno per tutti quegli anni e non ci era riuscito. Il suo potere era troppo grande perchè lo Stato non se ne approfittasse.
Auron si era sbagliato su una cosa però. Roy non era sereno, quello sguardo soddisfatto e quel sorriso che aveva visto prima erano una maschera, un muro fino ad allora impenetrabile che le sue parole erano riuscite a far vacillare per la prima volta. Dietro di esso, vi era un ragazzo sfruttato e nel panico più totale, che si contorceva nel rimorso e nella paura.

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH DANNATO HAI CHIAMATO RINFORZI EH!!!!

Auron sobbalzò, risvegliato bruscamente dai suoi pensieri. Si voltò assieme al poliziotto, e vide ciò che temeva.

Kaoru era di nuovo in piena forma e pronta alla battaglia. Come lo aveva trovato così in fretta?

- Non ancora lei... - stavolta non provò neppure a comunicare. Si voltò e se la dette a gambe senza proferir altra parola.

- Non scappare!!! - urlò Kaoru andandogli dietro.

- Ehi la spada è proibita dalla le...argh! - Il povero poliziotto non terminò il suo discorso che Kaoru lo stordì con un colpo di spada senza neppure guardarlo.

Auron approfittò di quell'attimo di rallentamento e voltò strada, immergendosi nella calca della città. Attraversò una piazza gremita, attirando l'attenzione di tutti quanti per via anche della grossa arma sulla schiena.

Nel giro di pochi minuti un gruppo di poliziotti gli sbarrò la strada, intimandolo di fermarsi per l'arresto.
Auron si guardò attorno. Kaoru non era in vista, ma era circondato da uomini in divisa. Non aveva altra scelta, padre o non padre di un colonnello doveva disfarsene nella maniera più veloce.

- Spero che siate assicurati contro i Quasar... - disse, prendendo la spada.
_______________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: il Giardiniere Manolo, per essere sempre il numero uno.

Note d'Autrice:
Quante cose in questo capitolo... Roy e l'esercito, Auron e i suoi strani poteri sconosciuti, i personaggi di Kenshin che spuntano l'uno dietro l'altro...Ribellioni... Misteriosi figuri che aspettano qualcuno... a questo particolare proposito, non posso dirvi molto. Non è che me ne dimenticherò, ma è una cosa che verrà spiegata meglio solo nella terza serie (se mai ci arrivo...), quindi per ora non preoccupatevene troppo.
Insomma, stanno venendo fuori tante cose! E spero che non siano noiose... Purtroppo è passato troppo tempo da quando le abbiamo scritte, e perciò non ho un'idea del mio, o dello stato d'animo degli altri quel giorno... vabbè! Basta discorsi da drammone.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 4
*** Serie 1 - Capitolo 4: Conflitti e Misteri ***


Capitolo 4 - Conflitti e Misteri

Personaggi Introdotti:
- Kenshin, Samurai Vagabondo: Hajime Saito, Sanosuke Sagara, Yahiko Myojin.
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Kaoru, che si era persa ed era giunta a un vicolo cieco, cominciava a perdere le speranze di compiere la sua vendetta contro quello strano individuo.

- E adesso dove....uh?! - Alzò la testa, sentendo uno schianto e delle urla. Sopra di lei vide volare alti nel cielo una trentina di soldati. - Accidenti qualcuno deve aver fatto arrabbiare Kenshin.. è meglio che lo raggiunga.



- Sembra che sia riuscito a seminarla. - Auron infilzò la masamune a terra e ci si appoggiò, guardandosi intorno. - Ora però come lo trovo Mitsurugi? Ho sollevato un bel polverone...

Non fece in tempo a darsi risposta, che vide Kaoru sfrecciare verso di lui con la katana pronta.

La reazione fu isntintiva. Non c'era tempo per scappare, nè per pensare ad usare il teletrasporto. Avrebbe potuto attaccarla, ma le conseguenze avrebbero potuto essere fatali per lei.

Si scostò dalla sua traiettoria e la guardò schiantarsi contro un muro.

- Ohi ohi... @_@ - Kaoru perse i sensi, con un vistoso bernoccolo sulla testa.

- Ecco.. - L'ex guardiano sospirò e fece per avvicinarsi a lei in soccorso.

- Fermo tu! Se la aiuti sei un uomo morto!

Auron si voltò verso l'ennesimo poliziotto. - E' quel che sono infatti. Quanti diavolo siete voi?

- E' mio dovere arrestare tutti i ribelli che infrangono la legge di portare le armi. Ora sta immobile altrimenti...!

- Altrimenti cosa? - Auron fece due passi verso di lui, con voce intimidatoria.

Il poliziotto indugiò, poi sguainò una katana maggiore puntandogliela contro. - Attento spaccone, io ho questa!

Auron tolse la spada da terra e imitò la sua posizione. - Anche io.

- ........... - Il giovane esitò, fece un paio di passi indietro, guardò prima Auron e poi Kaoru.

- Che cosa sta succedendo qui?

- Stia alla larga questa è un'operazione di polizia! - urlò il poliziotto senza neanche guardare il nuovo arrivato. Teneva gli occhi fissi su Auron, intimidito dalla sua presenza.

Auron invece poteva vedere benissimo da chi proveniva quella voce. - Ciao, Kenshin. Ben arrivato.

Il poliziotto trasalì. - K-ken....shin?

Si voltò finalmente, e il panico più totale lo avvolse alla vista che gli si presentò.

Era giunto Kenshin Himura, il noto ex assassino Battosai, protettore di Kaoru e a quel che pareva, conoscente anche dello strano tizio dal cappotto rosso.

Kenshin fissava l'uomo di legge con occhi rapaci. Auron aveva visto quello sguardo pochissime volte. Come lui col teletrasporto, anche Kenshin aveva capacità e istinti che non erano sotto il suo totale controllo. Quelli erano gli occhi del Battosai sopito in lui, pronto a risvegliarsi ogni volta che la vita di qualcuno a lui caro era in pericolo. Sicuramente era ora così per via di Kaoru a terra.

Nel terrore puro, il poliziotto mollò l'arma e scappò nell'unica direzione possibile. I due uomini lo guardarono allontanarsi senza battere ciglio nè tentare di seguirlo.

- Tempismo perfetto come sempre, Kenshin.

Lo sguardo del samurai si riaddolcì senza che nemmeno se ne accorgesse. - Che cosa ha fatto a Kaoru?

- Oh stai tranquillo, ha fatto tutto da sola. - Auron indicò la vistosa sagoma a forma di Kaoru sul muro davanti alla ragazza.

Kenshin sospirò. - A volte starle dietro è molto difficile.

- Non capisco perchè tu abbia deciso di accollarti una seccatura del genere, Ken. Uno come te si meriterebbe una vita decente. - Auron scosse la testa e diede le spalle ai due. - E' meglio che mi allontani prima che si risvegli e tenti ancora di uccidere un non-trapassato.

Kenshin annuì con un sorriso. - Va bene, Sir Auron. Si riguardi.

- Fai lo spiritoso? - Auron lo guardò con la coda dell'occhio da sopra la spalla.

- Non mi permetterei mai^^; - Kenshin prese la ragazza tra le braccia e si alzò. - Spero di rivederla presto.

- Vorrei poter dire lo stesso, amico. - Auron diede un ultimo cenno di saluto e si avviò.

Guardandolo allontanarsi fino a sparire nella nebbia, che fino a pochi secondi prima non c'era (ma tendeva ad apparire ogni volta che un personaggio molto figo doveva uscire di scena), Kenshin abbassò lo sguardo su Kaoru, che in quel momento apriva flebilmente gli occhi.

Si aspettò la solita martellata in testa con la katana, ma per una volta, Kaoru lo riconobbe subito, e lo guardò con occhi grandi e sorridenti.

- Ken...? - lo chiamò con un sussurro. Tentò di guardarsi attorno, ma con scarso successo. - Si direbbe che una persona molto importante sia appena andata via, con tutta questa nebbia...

- E' tutto a posto, Kaoru. - Kenshin le rivolse un sorriso tollerante. - Adesso torniamo a casa e ti preparo un bel bagno caldo, va bene?

- Sì, certo!



"Forse è in un bar a sbronzarsi per festeggiare..." Auron si guardò attorno pensieroso. Aveva completamente perso le tracce di Mitsurugi. Ripensandoci, forse era un bene..

Fermò un passante che, appunto, passava di lì.

- Scusi, dov'è il bar?

- AAAAAAAAAHHHHHHHH un poliziotto!!!!!!!!!!!!!!!!

- Allora è un vizio... - Auron guardò l'uomo fuggire nel panico, con sguardo annoiato (ovviamente Auron, mica il passante).. - Accidenti, ora mi tocca cercarlo da solo.. sarà questo?

Entrò nella prima porta che a suo giudizio era abbastanza sfarzosa, e poi quel cartello con scritto "oggi sconto sui panini al salame" non poteva sbagliare.

Fu accolto da un simpatico coro, che a questo punto avrebbe detto fosse il motto della città.

- Fermo! Sei in arresto!!!

Circondato da tenenti e poliziotti ad armi spianate, Auron si voltò verso l'entrata per leggere il nome del bar.
"Questura"

- .... - Auron si rivolse agli uomini di legge inarcando un sopracciglio. - Posso avere un panino al salame?

La risposta non cambiò. Senza via d'uscita, al guardiano non rimase altra scelta che ricorrere alla sua mossa più famosa. Scatenò Huragano, che con una forza dirompente ridusse l'edificio a quel che rimarrebbe di una panineria fallita per mancata manutenzione dopo un tifone. Ovviamente, per non scandalizzare i bambini lettori, nessuno dei poliziotti morì. Furono tutti soffiati via in Thailandia o giù da quelle parti, illesi.

O forse non tutti.. Auron udì dei movimenti alle sue spalle (come sempre) e per chissà quale motivo si aspettava di vedere ancora Kaoru pronta all'assalto. Si voltò velocemente con la spada alla mano e osservò alcuni detriti spostarsi..

- Wow, che botta! - esclamò tossendo un samurai dalla barba poco curata.

- Mitsurugi! Ma che diamine ci fai qui? - Auron ripose l'arma e gli si avvicinò, guardandolo spolverarsi i vestiti. - Ti ho cercato per mezza Tokyo passandone di tutti i colori!

- Passavo di qui e ho deciso che volevo un panino... lo sai che quel cartello è una trappola per adescare dei cosiddetti "ribelli"? Pare che impazziscano tutti per il salame.

- Me ne sono accorto.. meglio filarcela prima che ti arrestino di nuovo.

- Santo cielo... che macello.

Colti di sorpresa, Mitsurugi e Auron si voltarono verso la nuova voce. Era entrato un uomo molto alto e magro, con capelli neri e lucidissimi pettinati all'indietro. Indossava una divisa dell'esercito e portava al fianco una lunga katana. I suoi occhi erano incredibilmente sottili.

Il tizio si guardò intorno (o almeno così parve, Auron dubitava potesse vederci attraverso quelle fessure) togliendosi la sigaretta dalla bocca e soffiando fumo. Lo fece con incredibile tranquillità, come se fosse abituato a cose peggiori. Si voltò infine verso di loro. - Ehi voi..

- Chi sei? - lo interruppe subito Auron. Ne aveva abbastanza delle schermaglie.

L'uomo gli rivolse uno sguardo glaciale. Dopotutto, poteva aprirli gli occhi. Ad Auron ricordavano molto quelli di un lupo.

- Il mio nome.. è Hajime Saito. Sono un ufficiale della tempolizia.. ma tranquilli, non sono un pazzo invasato di potere come questi scarafaggi di Tokyo. Potete riporre le armi.

- Come sappiamo che possiamo fidarci di te? - L'ex guardiano non aveva una buona sensazione riguardo quell'individuo. Era forte, molto più forte di chiunque altro in quel paese, eccetto Kenshin probabilmente.

Saito emise una risata secca, quasi da cane. - Credetemi piacerebbe pure a me vedere il padre di un mio odioso rivale in carriera dietro le sbarre. Ma il caos in questo mondo deve finire. Per una volta, farò uso di un Mustang.

- Uso? Credo che tu stia fraintendendo le nostre capacità. - Auron guardò Mitsurugi con un piccolo cenno. Anche il suo amico era pronto alla battaglia e non si fidava di quel poliziotto.

- Non potete stare qui. Ci sono state molte aggressioni alla polizia a vostro carico.. - Saito guardò ancora l'edificio con ironia. - Dovete nascondervi prima che attivino i campi letali di energia.

- Che sarebbero sti campi di energia? - chiese Mitsurugi, perplesso.

- Cose che ti uccidono senza scampo, ecco cosa.

- Ma non siamo nel 1870?? - il samurai si grattò la testa. - Campi di energia sanno un pò di Star Wars...

- E' tecnologia della tempolizia, non ha niente a che fare con questo mondo. - Saito guardò dietro di sè. Il sole tramontava e una sirena tuonò per la città. - Ora andate al vostro quartier generale, la scuola Mitsurugi Hiten.

- Se sai del quartier generale dei ribelli e non l'hai ancora attaccato, forse vuol dire che sei dalla loro parte dopotutto... andiamo Mitsurugi. - Auron ripose l'arma sulla schiena.

- Ma io non ho nessuna scuola..

- Certo che non hai una scuola testa bacata, ora andatevene e non fatemi perdere altro tempo! - abbaiò Saito.

- Ma io sono Hiten Mitsurugi!

- Sì e io sono Napoleone.

- ORA TI AMMAZZO!!

Auron prese l'amico per il colletto. - Ora basta Mitsu, andiamo. So io dov'è.

- Va bene, va bene! Ma non finisce qui con quello sbirro! - Mitsurugi si lasciò trascinare fino alla scuola senza opporre troppa resistenza, mentre il cielo di Tokyo si tingeva d'indaco.



- Vediamo chi si spaccia per me. - Mitsurugi bussò con forza sul portone d'ingresso.

- Calmo, Mitsu.. non è il caso.

- Lo ammazzo chiunque egli sia! Rubare il nome di un onorabile samurai per far soldi.. tsk.

Auron previde con molta facilità la reazione dell'amico, quando videro Kenshin aprire la porta.

- Oro? Che ci fate qui voi...?

- KENSHIN MALEDETTO IMPOSTORE IO TI AMMAZZ...!! - Mitsurugi fu preso in piena nuca dal manico della spada di Auron, che lo mandò a terra.

- Ti ho detto di stare calmo, Mitsu! Ora ti spieghiamo tutto. Kenshin non c'entra.

L'ex samurai assassino da parte sua non potè fare altro che fissarli perplesso. - Ma che succede..?

Senza apparente dolore, Mitsurugi si rialzò ed aprì completamente il portone entrando con comodità, seguito da Auron. - Allora chi è che deve morire?

- Aspettate! Non potete entrare così! - Kenshin chiuse la porta e gli si parò davanti. - Non avete scelto decisamente il momento adatto per una visita.. mi dite che cosa sta accadendo? Come mai il signor Mitsurugi è qui?

- IO sono Hiten Mitsurugi! - ringhiò il samurai, afferrando Kenshin per la casacca e sollevandolo fino al suo naso.

- S-sì lo so^^;...

- Calmo Mitsu! Vuoi che ci mettiamo contro tutta Tokyo? - Auron staccò Kenshin dal samurai, ben sapendo che comunque non aveva bisogno di aiuto. Ken non lo ammetteva, ma la sua potenza era nettamente superiore a quella di Mitsurugi.

- Chi è che si spaccia per me?!

- Nessuno qui si spaccia per nessuno.. questa è la scuola della famiglia Mitsurugi. - Kenshin guardò dietro di sè. Auron vide vagamente qualcuno che li stava osservando. Aveva fatto un cenno verso Ken prima di sparire di nuovo nell'ombra..

- Potete accomodarvi, ma attenti alla signora. E' in bagno. - Senza aggiungere altro, Kenshin sparì correndo dietro l'angolo della casa, dove all'ex guardiano era parso di vedere l'ombra. Che stava succedendo in quel posto?

L'aria dell'Epoca Meiji sembrava essere mutata al calar del sole.

- Ehi almeno spiegaci una cosa.. ma cavolo! - Mitsurugi lo guardò sparire frustrato. - Dobbiamo ammazzarlo a quello!

Auron sospirò e si avviò verso la casa. - Vieni, non credo tu abbia bisogno di lui per scoprire le origini di questa scuola.

All'interno del dojo, dove fino a poco fa Auron aveva assistito alla rabbia di Kaoru sull'amico, vi erano due ragazzi che giocavano a dama.

Il più grande, un ragazzo molto secco con una folta zazzera scura e una spiga di grano tra i denti, si voltò verso di loro incuriosito.

- Ehi, salve..

Il più giovane staccò gli occhi dalla tavola da gioco e li guardò. - Anche voi siete stati avvertiti da Saito? - chiese, buttando uno sguardo alle spade dei nuovi arrivati. Al suo fianco vi era una semplice shinai di legno.

- Chi è il capo qui? - Mitsurugi ignorò completamente la domanda e li guardò con altezzosa superiorità.

- Capo? - il ragazzo alto guardò l'altro. - Abbiamo un capo noi?

- Certo che no, per questo siamo ribelli. - il piccolo annuì.

Mitsurugi parve spazientito. - Ma avrete uno che vi guida, no?

- No. - risposero i due in coro.

- Fate tutto a caso?

- Esatto. - disse il più giovane, mentre l'altro annuì e fece la sua mossa sul tavolo.

- Ci credo che perdete allora. - Il samurai si guardò attorno seccato.

- Come dici, brutto spac... - il ragazzino portò la mano alla shinai, ma fu interrotto dall'altro.

- Calma, Yahiko. Credevo che con Saito ti fossi abituato a provocazioni peggiori.

- Ma non hai sentito come sfotte questo? - Yahiko lo guardò male. - Come posso ignorarlo, Sanosuke?

- Lo so, ma non voglio saltare la cena per colpa sua. - Sanosuke tornò a guardare i due. - Eppure voi sembrate come noi, portate armi benchè sia contro la legge...

- Tsk.. - Auron si voltò a guardare il resto della stanza, tentando di estranearsi alla conversazione.

- Certo, anch'io sono un samurai. - Mitsurugi si portò le mani ai fianchi gonfiando il petto come un galletto tronfio. - Io sono Hiten Mitsurugi!

I ragazzi lo guardarono per un tempo che parve infinito, poi Yahiko finalmente ritrovò la parola.

- Chi sei tu...?

- Sei sordo? Sono Hiten Mitsurugi!

- Ma va là...- Sanosuke lo guardò con un ghigno in volto, mentre il ragazzino si abbandonò a una risata aperta.

- Perchè non gli mostri dei documenti? - intervenne Auron, guardandoli finalmente.

Mitsurugi parve spiazzato. - Dei.. cosa?

L'ex guardiano si limitò a storcere un angolo della bocca scuotendo la testa. - Lascia perdere.

- Ahahah non disturbatevi. Solo i discendenti maschi che tramandano la scuola Hiten Mitsurugi si chiamano così. - Yahiko si teneva lo stomaco dal ridere. - E qui il discendente c'è già e di certo non sei tu, amico!

- Ah no? Non vedete nessuna somiglianza tra me e quello? - Mitsurugi si mise in posa da eroe, con aria di sufficenza.

Sanosuke e Yahiko lo fissarono, poi si guardarono, e infine scoppiarono in una risata fortissima, entrambi rotolando per terra.

- Ahahahahahahahahahah!!!

- Somigliare a lui ahahahahahahah!!

- SMETTETELA DI RIDERE O VI AMMAZZO ENTRAMBI!! - ringhiò Mitsurugi.

I due risero ancora di più. - Forse una somiglianza dopotutto c'è AHAHAHAHAHAHAH!!!

Stufo di essere deriso, Mitsurugi sguainò due delle katane e le puntò alle gole dei due, con occhi fiammeggianti. - Ve lo sto chiedendo educatamente... spiegatemi di che parlate e badate che sia una risposta sensata o vi ammazzo qui dentro!!

Sanosuke smise di ridere, ma gli sorrise beffardamente ignorando la spada contro di lui. - La signorina capopalestra è l'ultima della famiglia Mitsurugi, almeno finchè la peste non compie quindici anni. Ma essendo femmina non può ereditare il nome.

- E chi sarebbe questa? - Mitsurugi si guardò attorno per un attimo.

- Kaoru Kamiya. - rispose Sanosuke. - Ha ereditato la scuola da suo padre, l'ultimo Hiten Mitsurugi.

- Già, anche se non è certo che sia morto. - proseguì Yahiko. - E' sparito misteriosamente dopo l'epoca delle guerre, assieme alle tre spade della famiglia.

Mitsurugi trasalì. Rimase così per qualche secondo, qualche minuto, e forse ci sarebbe rimasto per un'ora se Auron, riconoscendo i sintomi della catalessi nervosa, non gli avesse dato un coppino in piena nuca.

Riprendendo conoscenza, il samurai buttò fuori tutto d'un soffio le parole che lo avevano mandato in crisi. - Sono io suo padre..

Yahiko lo guardò da capo a piedi. - Cosa, scusa?
Auron guardò Mitsurugi con interesse, scrutando la sua espressione. Non sembrava mentire, nè in cerca di scuse per provare la sua identità. Gli occhi del samurai erano seri, ed evidentemente impauriti.

- Questo qui ha tutte le rotelle fuori posto.. - sentenziò Sanosuke, roteando gli occhi.

Mitsurugi fece per ribattere, ma un rumore di porte provenienti dall'altra stanza fece trasalire i due ragazzi, che in fretta e furia si dileguarono.

- Ma che gli prende adesso? - il samurai guardò l'uscita attonito.

- Non ne ho idea... - Auron si voltò verso il rumore e annichilì. - Oh no...

Kaoru era lì, in un kimono bianco fresco fresco di lavanderia, con ancora i capelli bagnati, a fissarli con occhi enormi. La sua espressione era di autentica paura, che mutò velocemente in shock, poi stupore, serietà, irritazione, rabbia, astio puro.

- AAAAAHH ANCORA IL POLIZIOTTO!!!! - gridò, puntando il dito contro Auron.

- Chi è questa? - sbottò Mitsurugi, colto alla sprovvista.

- Ferma!! - Auron alzò le mani, tentando di mostrarsi pacifico.

Ma era troppo tardi per le parole, come sempre per Kaoru. La ragazza afferrò la shinai più vicina tra le molte in quella stanza.

- Ora basta! Preparati ad assaggiare la mia tecnica, poliziotto!

- Aspetta un attimo.. - Auron si mise sulla difensiva, pronto a subire il colpo. - C'è tuo padre!

- NON INVENTARTI SCUSE ASSURDE DANNATO!! - Kaoru partì alla carica con un fendente dall'alto, ma Mitsurugi le si parò davanti e bloccò il suo attacco.

- Ehi tu, fermati! - Le intimò, respingendola.

Kaoru lo squadrò. - Ehi tu, se sei uno di noi cosa aspetti ad aiutarmi? Quello sbirro vuole arrestarci!

- E tu saresti un capo palestra? - Mitsurugi rinfoderò la katana. - Contro attacchi così deboli non c'è neppure gusto a combattere.

- E' tuo padre. - gli fece eco Auron, indicandolo col capo. - E io non sono un poliziotto! Sono un.. infiltrato.

Kaoru fece saettare lo sguardo da uno all'altro. - Come diavolo siete entrati qui? Siete in combutta contro di noi?!

- Devo parlarti. - le disse Mitsurugi, per una volta finalmente determinato.

Kaoru indietreggiò, continuando a guardarlo da capo a piedi.

Auron, con un sospiro, li indicò entrambi con un breve cenno della mano. - Mitsu, Kaoru. Kaoru, Mitsu.

- Mitsu? - borbottò lei.

- Io sono tuo padre. Hiten Mitsurugi.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: noi stessi, per non aver maltrattato nessun poliziotto durante la produzione di questo capitolo.

Note d'Autrice:
DUN DUN DUN! Colpo di scena... o forse non troppo.
Quale sarà la risposta di Kaoru ad una tale rivelazione? Potrei anche dirvelo, ma perchè togliermi il piacere del costringervi a leggere il prossimo capitolo?

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 5
*** Serie 1 - Capitolo 5: Lo Sguardo del Falco ***


Capitolo 5 - Lo Sguardo del Falco

Ci fu un lungo silenzio. Kaoru e Mitsurugi si guardarono negli occhi. Una forte elettricità parve scorrere tra i due, e Auron rivide per un attimo in loro lui e Roy. Sapeva come Mitsurugi si sentiva in quel momento.

Il samurai sorrise, preparandosi all'abbraccio che sapeva sarebbe venuto.

Abbassando la spada, Kaoru aprì la bocca, con occhi spalancati, e mormorò qualcosa tra sè.. o forse no.

- Certo, e io sono tua nonna. - sentenziò, ricomponendosi.

Auron e Mitsurugi annichilirono. La magia del momento si dissipò in un istante.

- Ma per piacere. Mio padre è scomparso!

- Non mi credi?

- No.

- Cosa ricordi di tuo padre con cui possa dimostarti la mia identità?

- Nulla. Mi ha lasciato che ero ancora nella pancia! Ho vissuto con mio nonno.

Mitsurugi sembrò colpito da un enorme bastone. Si chinava sempre più giù colpo dopo colpo.

- Wow che cafone.. - disse tra sè Auron. Mitsurugi lo guardò per ricordargli che lui non era stato da meno. - Scusa.

- Quindi sei cresciuta col mio maestro?

- Ma smettila! - abbaiò Kaoru. - Si chiamava Hiten Mitsurugi quindi era mio nonno!

- Non lo vuoi capire! - Mitsurugi si stava arrabbiando.

- NO! - Anche lei si stava arrabbiando.

Auron avrebbe voluto far notare che quella era una singolare somiglianza, ma non aveva voglia di ritrovarseli entrambi contro.

- E comunque il mio maestro era appunto mio padre!

- Non mi somigli per niente poi! Specie nel carattere!

- ... - Auron roteò gli occhi. - Mitsu, mostrale le spade.

Mitsurugi annuì e poggiò le sue tre katane leggendarie sul pavimento. - E queste?

- Beh.. son tre katane, e allora? - Kaoru le guardò con sufficenza. - Son dei falsi?

- No, sono vere!

- Sì, vere patacche!

I due ormai si guardavano con occhi assassini. Auron era felice che per una volta Kaoru non stesse cercando di uccidere lui.

- Dov'è tua madre? Lei mi riconoscerà di sicuro!

- .... - Kaoru si lasciò sfuggire una piccola lacrima. - MIA MADRE E' MORTA NELL'EPOCA DELLE GUERRE SCEMO!

- Ops... poveraccia..

"Che famiglia sfigata..." Auron si sedette su un futon, tirando fuori un sudoku scaccianoia.

- E comunque, attenta a come parli con tuo padre! - Si inalberò il samurai.

- Lo farò, se mai ci parlerò ancora.

- Ti ho detto che sono io tuo padre! Nessuno ti ha detto niente su di lui, quindi come puoi darlo per escluso?

- Kenshin mi ha parlato di lui. - replicò Kaoru, incrociando le braccia.

- Ancora quello... - borbottò Mitsurugi con rabbia. - Cosa ti ha detto?

La ragazza roteò gli occhi, annoiata. - Cose insensate che capisce solo lui. Che mio padre è vivo secondo lui, ma che non è in questo mondo.

- Infatti non ero in questo mondo!

- Tsk altri mondi. Non è possibile andare su altri mondi. Solo i poliziotti maledetti come lui possono! - Abbaiò lei puntando un dito contro Auron, che per tutta risposta sventolò la mano come per scacciare un insetto senza staccare gli occhi dal sudoku.

- Smettila di offendere Auron!

- E chi sarebbe Auron?!

- Lui è Auron. - Mitsurugi indicò a sua volta.

- Tsk, lasciala sfogare. Piacere, Auron. - disse l'uomo a sua volta stracciando il foglio dopo averlo completato. I sudoku gli venivano stranamente facili.

Kaoru gli si avvicinò con sguardo pungente, sempre con il dito puntato e sibilando con minaccia. - Ora mi ricordo la tua faccia e il tuo nome, non sperare di sfuggirmi!

- Non capisco come faccia Kenshin a sopportarti. - ribattè l'ex guardiano ricambiando lo sguardo.

- Che altro ti ha detto Kenshin? - incalzò Mitsurugi.
Kaoru ci pensò un pò su. - Vediamo un pò... che è un pò violento come me... che non riflette molto..

- Poi?

- Che è un pò stupido... che non sta mai calmo... che non paga mai nulla..

A Mitsurugi cominciarono a fiorire alcune vene sul collo per la rabbia.
- Io non sono stupido...

- Che è disoccupato... e che scrocca tutto..

- Eheh ti ha inquadrato bene Kenshin, Mitsu... - ridacchiò Auron.

- E infine che vive sulle spalle di un depresso.

- ...

Mitsurugi rise a sua volta - Anche su di te non ha tutti i torti.

- E questo è tutto.. credo. - Kaoru si strinse nelle spalle, guardando fuori sovrappensiero.

- E questo non combacia con me?

- Ma chi ti conosce a te.. - rispose lei seccata. - E comunque il coprifuoco è finito, quindi andatevene via stupidi bugiardi!

Mitsurugi chinò il capo, con occhi chiusi ed espressione drammaticamente seria.- No. Non abbiamo ancora finito di parlare. Io...



SBAM.

Senza neanche finire la frase, Mitsurugi aprì gli occhi. Lui ed Auron erano fuori dal portone della scuola. Attorno a loro, la strada era deserta.

Auron si rialzò togliendosi la polvere di dosso. - Gran bel discorso, Mitsu.

- Ehi tu avresti saputo fare di meglio!? - ringhiò lui.

- Certo. Io a mio figlio l'ho convinto.

- Beh tuo figlio non è così cocciuto e isterico.

- Già, per fortuna non ha preso dalla madre. - Auron lo guardò inarcando un sopracciglio. - Esattamente come Kaoru.

- Aspetta un pò che vorresti dire con ciò?!

- Chissà che diavolo sta combinando Kenshin..

- Ehi, eccovi qui!

I due si voltarono. Roy li guardava all'entrata della via, con espressione vagamente sorpresa e sollevata.

- Per un attimo ho temuto che vi avrebbero preso i campi di energia. - Disse, grattandosi la testa. - Mi spiace, avrei dovuto avvertirvi di recarvi alla Questura di Tokyo.

- Non importa. - disse Auron.

- Già, e poi è stata distrutta da...- Mitsurugi non fece in tempo a parlare che l'amico gli tirò una gomitata nel fianco, facendolo cadere in ginocchio.

Roy lo guardò. - Distrutta? Che ti prende adesso?

- Sì, un incidente pare. Fortuna che non eravamo lì o avremmo potuto venirne coinvolti... e non far caso a lui, è costipato. - intervenì Auron rapidamente.

- Per quel che potrebbe farti un edificio in crollo a te.. - Roy ridacchiò, ma la sua voce si smorzò subito. Con una smorfia, si portò una mano sotto il braccio sinistro, a livello del polmone.

Mitsurugi lo squadrò perplesso. - Mi sa che è lui quello costipato.

- Roy, tutto bene?

- Sì... - disse lui ricomponendosi. - Non è nulla, solo un piccolo incidente di percorso.

Auron si ammutolì, alla vista di ciò che aveva temuto. L'esercito stava conducendo suo figlio alla rovina.

Doveva far qualcosa per fermare tutto ciò... ma prima che potesse parlare, Mitsurugi lo anticipò.

- Senti un pò, Roy. Spiega a mia figlia che sono suo padre!

- Perchè, hai una figlia? Chi è la sfigata che ti ha sposato? - ribattè pronto il ragazzo, guardandolo con sarcasmo. - Sarà sicuramente brutta quanto te comunque... ma piuttosto.. - si voltò verso Auron con ansia.

Preoccupato, il padre fece un passo avanti e lo guardò dritto negli occhi, cercando di carpire qualsiasi minima intenzione. - Dimmi.

Con sua grande sorpresa, il figlio non aveva niente di più urgente e importante da dirgli che:

- Non dicevi di conoscere il genitore della bella ragazza che vive da queste parti? - glielo chiese con occhi grandi e felici. Il dolore di poco fa sembrava svanito nel nulla. Doveva essere proprio cotto.

- Sì eccolo. - Auron indicò Mitsurugi senza troppe esitazioni.

Roy neanche si voltò a guardare, sapendo chi indicava. - Non scherzare per favore, sto parlando seriamente..

- Allora non crederci..

- Devo trovare suo padre così la convincerò a sposarmi! E' troppo bella.. dev'essere mia!

- La fai facile tu. - Auron scosse la testa.

- Mi chiedo dove potrebbe essere suo padre... sicuramente sarà una persona gentile...

Auron guardò Mitsurugi.

- Forte e altruista..

Mitsurugi guardò Auron.

- E generoso, saggio e cortese!

- Lui sì che mi ha inquadrato bene. - Mitsurugi annuì mesto.

Auron roteò gli occhi esasperato. - Roy, Mitsurugi è il padre di Kaoru.

Roy rise, di nuovo per poco. - Certo, se fosse così dovrei lasciar perdere i miei sogni d'amore. Ma siccome so che scherzi non mi arrabbierò^^

- Sei uno zuccone. Accetta la verità! Se ti dico che è il padre, devi crederci.

Roy guardò Mitsurugi, misto a disgusto, sorpresa e timore. - E allora perchè non è con lei, scusa?

- Perchè lei non ci crede..

Auron fece eco a Mitsurugi. - E' più testarda di te.

- Non è testarda! E' dolce e delicata e dall'animo puro.

- Wow hai capito tutto questo dalle botte che ti ha dato? - lo incalzò Auron a braccia conserte.

- Ma dai, non si somigliano per niente!

Mitsurugi lo guardò con occhi di ghiaccio. - Che ti piaccia o no se vuoi sposarla dovrai chiederlo a me!

- Smettila di difenderla solo perchè sei innamorato perso.

Roy sbuffò, guardando i due, forse tentando di trovare un piccolo accenno a uno scherzo. Sperava che fosse tutta una burla. Ma i due di ricambio lo guardarono con ferrea serietà senza aggiungere altro.

- Finchè lei stessa non ammetterà che sei suo padre (che dubito fermamente) non ti considererò tale! - sentenziò poi.

- Allora facciamo una cosa... - Mitsurugi prese un respiro pronfondo, poi mise una mano sulla spalla destra di Roy e lo fissò dritto negli occhi, parlando tutto d'un fiato. - Prima ti ucciderò e poi se lei rompe ancora dubitando della mia identità la rinchiunderò in una stanza finchè non si calma.

Roy lo fissò per un minuto buono. - Che cosa centra l'uccidermi con tutto questo?

- Beh perchè ti odio!

- E comunque non ti permetterò di maltrattarla!

- E vuoi pure sposarla tu!? E poi io non la maltratto la rinchiudo e basta, mica le faccio del male! Il male lo proverai tu.

- Che comportamento paterno.. e comunque non ci tengo a soffrire grazie -.-

- Convincila che sono suo padre e te la lascio sposare.

Roy trasalì all'inaspettata proposta. - M-ma veramente io n-non... cioè... ecco..

- Su avanti! - Mitsurugi lo voltò verso il portone afferrandolo per le spalle e cominciò a spingerlo. - Vai!

- Ma aspetta io...!

- Mitsu, lascialo stare. Non vedi che è...

- Colonnello!

I tre si voltarono alla nuova voce. Là da dove era arrivato Roy, c'era ora una ragazza dai capelli biondi raccolti dietro la nuca. Auron la ricordava vagamente. Era al fianco di suo figlio il giorno dell'assedio al supermercato.

- Riza? - disse Roy quasi tra sè, tutto d'un fiato. Poi sembrò riacquistare la fierezza di sempre, e liberandosi da Mitsurugi con un brusco colpo delle spalle, si rivolse alla soldatessa. - Tenente Hawkeye, che cosa ci fai qui?

- Chiedo scusa, Colonnello. - disse Riza con un saluto militare impeccabile. - Ho ricevuto notizia dell'incidente al velivolo di questa mattina, e mi sono precipitata qui al più presto per riportarvi a Central City.

- Oh.. bene.

Ad Auron venne una stranissima sensazione di deja vù. C'era qualcosa in quella ragazza che gli era tremendamente familiare, benchè non riuscisse a spiegarsi come. L'aveva già vista in passato? Gli parve troppo giovane perchè fosse possibile.

Avvicinandosi, lei ricambiò il suo sguardo. E fu stranissimo.

Lo fissò per un solo istante, come un'occhiata casuale. Eppure, a lui parve che durasse secoli. Il tempo attorno a loro sembrò congelarsi, e gli occhi di lei scrutarono intensamente i suoi. Auron si sentì rovistare dentro, attraversato da una scarica elettrica spiacevole e inarrestabile. Sembrò che tutta l'anima gli fosse stata sottratta e resa in un attimo finintesimale. C'era qualcosa di tremendamente potente in lei, e per la prima volta da quando era morto, egli provò paura.

Tutto svanì quando lei si voltò a guardare Roy. - Colonnello, lei è ferito...

Il figlio di Auron aprì la bocca scuotendo la testa, come per negare. Ma al contempo era troppo esterrefatto. - Come cavolo...? No..

Riza gli toccò lievemente la parte superiore del fianco, dove lui si era prima tenuto. Lo fece con dolcezza e delicatezza, con uno sguardo premuroso e molto dolce. Tutto il contrario di quel che aveva avvertito Auron un secondo prima.

Roy fece una smorfia al contatto. - Dimenticavo che al tuo occhio non sfugge niente.

- E' per questo che son stata chiamata Hawkeye dall'anagrafe, Colonnello. (Hawkeye = "Occhio di Falco" in Inglese N.d.a.) Da quel che sento c'è almeno un paio di costole rotte... che cos'è successo?

Auron fece eco alla domanda di Riza guardando Roy con severità, cosa che il figlio avvertì.

- Non è il momento di parlarne... torniamo a casa.

- Sì, Colonnello. I signori qui vengono con lei?

- Oh.. già! - Roy guardò suo padre e Mitsurugi. - Lei è la tenente Riza Hawkeye, è la mia assistente. Riza, loro sono Mitsurugi e... mio padre.

Riza guardò prima il samurai e poi Auron, decisamente sorpresa.

Auron la salutò con un lieve inchino della testa. - Approfondiremo le presentazioni lungo la strada.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: nessuno, perché a volte sappiamo essere dei veri furfanti.

Note d'Autrice:
E così alla fine siamo giunti qui. 'Fine' in senso metaforico, perchè con la storia siamo appena agli inizi. Ma questo è comunque un traguardo significativo poichè, ahimè, sarà l'ultimo capitolo a cui Mitsurugi90 (l'interprete di Mitsurugi, nel caso non si fosse capito. Lo so che avevo promesso di non fare nomi e ruoli, ma per lui faccio un'eccezione) parteciperà.
Grazie tanto, buon Mitsu. Spero che prima o poi ti capiterà per sbaglio di leggere sta schifezzuola di storia. E chissà, forse ti farai almeno metà delle risate che ti facevi nei giorni in cui scrivevi con noi!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 6
*** Serie 1 - Capitolo 6: Il Bambino Triste ***


Capitolo 6 - Il Bambino Triste

Personaggi Introdotti:
- Clover: A, Ran.
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"Li ho sognati ancora."

"I quadrifogli?"

"Sì..."

"Che cosa hai sognato?"

"Si sono incontrati..."

"Dove?"

"In un posto molto lontano da qui... in un altro mondo."

"...Capisco."

"Ma ora sono nel nostro."

"Davvero..?"

"Sì... posso sentirli."

"Io non ci riesco.."

"Tu sei un trifoglio. E' normale."

"Niente è normale qui..."

"Hai ragione.."

"Che cosa si sono detti i quadrifogli?"

"Ancora niente... lui non si ricorda di noi."

"E lei?"

"Credo che abbia paura di dover tornare..."

"Anche io l'avrei..."

"Cosa ti hanno fatto stavolta..?"

"...... Non voglio ricordare."

"Devi andartene da qui."

"Come..?"

".....Adesso. Ti aiuterò io."

"Non posso... non puoi..."

"Fidati di me. Ora alzati."

Il bambino aprì gli occhi. Il bianco della stanza di contenimento quasi lo abbagliò, ma non ci badò. Conosceva la sua prigione troppo bene per non saper muoversi da semicieco.

Si guardò attorno, con volto privo di espressione. Quel posto gli dava ancora dei sentimenti? Rabbia? Paura? Nostalgia?

Senza darsi il tempo di pensarci, il bambino si alzò in piedi.

- Che cosa vuoi fare, C? - lo chiamò una voce alle sue spalle. C si voltò a guardare il fratello.

Pallido, gracile e avvolto nella tunica bianca uguale alla sua, A era identico a lui. Stessi occhi scuri e plumbei, stesso volto sottile e delicato, stessi capelli neri raccolti in una coda sulla spalla destra. C la teneva sulla sinistra, perchè gli scienziati potessero distinguerli.

Erano molto somiglianti a vedersi. Due gemelli perfetti. Ma C sapeva delle differenze del fratello, e poteva coglierle con estrema facilità.

Lo avvertiva nel suo sguardo, nella sua voce, nei suoi pensieri...

- Devo andare.. - mormorò, come se chiedesse scusa.

A non replicò. Restò lì, seduto contro il muro di vetro che lo separava dal fratello, rivolgendogli le spalle. Un lungo, interminabile silenzio... mentre attorno a loro le sirene d'allarme cominciavano a gridare, e l'intera stanza prendeva a tremare, scossa da mille circuiti e porte metalliche che si spalancavano per tutto l'enorme edificio sotterraneo.

"Allarme... sovraccarico dei circuti interni.. sovraccarico dei circuiti centrali... circuiti interni fuori uso... sovraccarico dei circuiti esterni... Allarme..."

La voce metallica risuonava per tutti i corridoi, e C poteva sentire il rumore dei passi degli addetti alla sicurezza passare accanto alla loro stanza. Poi un sibilo alle sue spalle. La porta si era aperta.

- Addio. - disse, voltando le spalle al fratello e uscendo.

- No, C... - lo sentì sussurrare. - Arrivedeci.

Con un tuffo al cuore, C si avviò verso la più vicina uscita d'emergenza. Attorno a lui il caos nascondeva la sua fuga.



- Come? Vuoi sapere di Riza?

Roy alzò gli occhi dal giornale, fissando suo padre con curiosità. - Mica te la vuoi portare a letto, eh?

Auron inarcò un sopracciglio, sedendosi sull'ampio divano della casa di Roy. Aveva visto bene, il figlio viveva fuori città. Coi soldi dell'esercito si era acquistato una bella villetta con ampio terreno fuori da Central City. Diceva di averla presa da una certa signorina Croft.

- Se così fosse? Sei geloso?

- Tsk. - Roy riabbassò lo sguardo dietro il giornale, e Auron intuì che stesse arrossendo. - Il mio cuore appartiene a una sola persona e tu già lo sai.

- Quella pazza furiosa della figlia di Mitsurugi non fa per te.

- Cosa te lo fa pensare? E non è pazza.

- Diciamo che ho un buon intuito per queste cose.. e lo è. Ha preso da suo padre. - Auron prese un bicchiere di sakè dal vassoio di George, il maggiordomo di Roy. Pareva che l'avesse acquistato con la reggia.

- A proposito di quello... è davvero rimasto nell'Epoca Meiji?

- Sì.. ha detto qualcosa a proposito di un viaggio... vuole vedere quante cose sono cambiate dalla sua sparizione. Ma io credo che stia cercando un modo per dimostrare che è il padre di Kaoru.

- Chissà che pacchia per te adesso, eh?

- Oh sì, faccio festini tutte le notti. A casa mia è un viavai di belle donne e VIPs. - ironizzò Auron, scrutando ancora la casa.

- Sai, se vuoi essere credibile dovresti fingere di avere un pò più voglia di vivere di una lapide.. - Roy cambiò pagina. - Te lo dice un esperto.

- ...Sto pensando di trasferirmi da queste parti, effettivamente.

- Con quali soldi?

Auron accennò un tono vago. - Mi han detto che a Central City cercano persone mature che possano diventare velocemente dei generali..

Roy rialzò gli occhi per vedere se stesse dicendo sul serio. - Mi fa piacere che tu sia interessato. Tuttavia mi pare un pò improvviso, non mi sembravi molto entusiasta. Cosa ti ha fatto cambiare idea?

Suo padre esitò, abbassando lo sguardo. Non gli andava di dirgli che voleva tirarlo fuori dall'esercito, sapeva quanto Roy tenesse alla carriera. Tuttavia, c'erano altri motivi. Così penso di saltare direttamente al secondo.

- La tua amica...

- Non è una mia amica. E' una collega. - si difese subito Roy.

- Mi sembra che tu abbia la coda di paglia.. - Auron proseguì. - Mi incuriosisce. Ha qualcosa di.. familiare. E voglio scoprire che significa.

- Oh, vuoi giocare al piccolo investigatore, eh? - Roy posò il giornale accanto a sè. - Beh non ho molto da dire riguardo a lei. Ci è capitata tra capo e collo durante una spedizione sul monte Gagazet, tre anni fa. Sembra non ricordare nulla o quasi. Tutto ciò che sapeva era il suo nome di battesimo.

- Il monte Gagazet? Che cosa ci faceva in un posto sperduto come quello?

- Non ne ho idea, e lei sembra non volerci neanche pensare. Deve aver subito qualche trauma. Comunque, non avendo una casa, le abbiamo offerto ospitalità alla Centrale finchè non si fosse trovata una sistemazione. - spiegò Roy.
Auron lo guardò pensieroso. - E come è diventata una militare?

- Per caso. Durante le analisi mediche di formalità, abbiamo notato la sua capacità visiva straordinaria. Secondo i computer ha una vista di venti decimi...

- Venti decimi..?

- Lo so, è assurdo. Anche i dottori erano sorpresi, ma per quante volte cambiassimo computer e ripetessimo i controlli, il risultato era lo stesso. Abbiamo così deciso di assumerla come cecchino, e lei ha acconsentito. A patto che io la prendessi come assistente e guardia del corpo personale. Così le ho dato un cognome e... ecco fatto. - Roy strinse le spalle, mentre George gli versava da bere. - Personalmente non ho mai "avvertito" niente di strano in lei. Fa il suo lavoro con estrema diligenza. A volte anche troppa, per una donna.

- Lei mi somiglia..

- Cosa..? - Roy ridacchiò all'affermazione del padre. - Senza offesa, ma tu non sei biondo, non sei giovane e non hai decisamente la sua carrozzeria, se capisci cosa intendo. Dove la vedi la somiglianza?

Auron si alzò in piedi. - La sua storia. Anche io fui accolto tra i Templari come trovatello. E per quanto mi sforzi, la mia memoria antecedente ad allora non torna.

- Ma credevo che questo fosse a causa della tua morte. - notò Roy. - Che vuoi fare adesso?

- Credo che sia il caso di andare a dare un'occhiata al Gagazet. Chissà che non trovi qualcosa che mi riconduca al mio passato.. o a quello di Riza.

Anche Roy si sollevò dalla sua poltrona. - Beh anche io devo prepararmi per andare in Centrale. Vuoi che le dica di raggiungerti?

- No, non preoccuparti. Non mi aspetto di trovare qualcosa di importante comunque.

Auron uscì dalla casa di Roy, ignaro di quanto si fosse sbagliato.



"Son fuori..." Disse C nella sua mente, guardandosi attorno. Attorno a lui si scatenava una tempesta di neve.

"Che cosa si prova ad essere liberi?" Gli giunse la voce limpida, ma vagamente distante, del suo complice.

"...Freddo." C si strinse nella tunica, mentre il vento gli spingeva i capelli sugli occhi. "Anche qui è tutto bianco..."

"Le nostre strade si separano qui, C. Ti auguro la felicità. Ora allontanati più che puoi, non ci vorrà molto prima che la tua assenza venga notata."

"Io ti devo più della vita... prometto che tornerò e ti farò uscire."

"No. Non devi tornare. Dimenticati di questo posto. Dimenticati di tutto."

La porta alle spalle di C si chiuse ermeticamente. Lui la guardò con paura. "Ma io non posso lasciarti li a..."

"Tu sei il collegamento. Mi basta questo. Va e cambia i miei sogni..."

C avvertì un fischio nella testa, poi il vuoto. Colui che l'aveva strappato per sempre alla prigionia eterna aveva interrotto il collegamento telepatico.

Si incamminò lentamente tra i pendii innevati, tremante nella sua leggerissima tunica bianca.



"Khimari ha detto di aver sentito delle strane presenze qui.." Auron si guardò attorno, togliendo la spada dal corpo senza vita di un drago di montagna, che si dissolse dopo pochi secondi. L'ex guardiano osservò i lunioli del mostro alzarsi al cielo, volando verso l'Oltremondo. Provò a concentrarsi sul luogo circostante. Il vento incessante nella sua morsa gelida, il respiro del Gagazet, lo circondava come dotato di una volontà propria. Quella montagna era il simbolo di tutti i Guardiani, un'indomita fortezza alla veglia della terra di Zanarkand. La meta finale degli invocatori che un tempo peregrinavano per sconfiggere Sin. Lo ascoltò in silenzio per vari minuti, sperando che i suoi misteriosi poteri ancora sconosciuti lo aiutassero in qualche modo.

Stava per rinunciare, quando sentì qualcosa di diverso in quel suono. Una variazione nel sibilo, una specie di prolungato e acuto stridio.

Lo ascoltò ancora e ancora tentando di estraniarsi dagli altri suoni. Si faceva sempre più forte, e benchè niente attorno a lui si muovesse eccetto l'aria e la neve, più vicino. Finchè finalmente lo distinse.

Non era nel vento, ma nella sua mente. Ed era una voce che implorava aiuto.



"Aiutami! Aiutami!" C correva, col cuore che gli batteva in gola. La neve gelida ostacolava le sue esili gambe, inzuppando la tunica e infreddolendolo fino alle ossa. Dietro di lui, tre mostri lo inseguivano. Aveva provato a ripararsi in un crepaccio, ed era lì che era stato fiutato. I mostri non avevano tardato ad avvertire l'odore della sua giovane carne. Lui era rientrato nella tempesta, sperando che non lo seguissero, ma si era sbagliato. Il Gagazet era un posto deserto, con pochissimo cibo per le bestie che lo abitavano. Pur di nutrirsi, i mostri erano pronti ad affrontare la bufera.

Invane erano state le sue urla telepatiche, che cercavano l'aiuto di chi lo aveva fatto fuggire. Sapeva che poteva sentirlo, ma che non avrebbe potuto nè rispondergli nè aiutarlo. Avrebbe potuto gridare ad alta voce, ma sapeva che in quel posto sarebbe stato tutto vano.

Dopo una corsa che gli parve infinita, le forze gli mancarono. Incespicò, con le lacrime che gli si ghiacciavano sulle guance. Qualsiasi parte del suo corpo che non avesse ancora perso la sensibilità per il freddo era dolorante e bruciava per le abrasioni della neve.

Sentiva i passi dei suoi enormi assalitori avvicinarsi, e in un ultimo gesto di disperazione, il ragazzino strinse i pugni e scatenò sul suolo il suo potere. La poca energia nel suo corpo si convogliò e percorse i metri che lo separavano dalla morte. Poi un'esplosione, un'enorme fiammata di un istante fecero esplodere tutto alle sue spalle. C sentì l'odore del sangue dei mostri... così diverso da quello che era così abituato a sentire. Seguì poi il fioco, sussurrato lamento delle loro anime trasformate in lunioli.

Senza più neanche la forza di guardarsi dietro, C si accasciò completamente al suolo, affondando il pallido volto nella neve. Sentì il freddo salire lentamente lungo tutto il suo corpo, ormai quasi completamente intorpidito e immobile. La sensazione era di enorme sollievo, l'abbraccio della morte per assiderazione era molto più dolce di qualsiasi altra cosa avesse provato in tutti quegli anni.

Si abbandonò alla tempesta, mentre davanti a lui si fermava un uomo in un pesante impermeabile rosso.



Auron attese molto prima che il ragazzino finalmente si mosse. Era sicuro che fosse stato lui a chiamarlo. Non udiva più la voce nel vento..

Era rimasto esterrefatto alla scena a cui era sopraggiunto. In un lato piano della montagna, poco distante da uno strapiombo, aveva trovato uno scenario apocalittico. Un'enorme distesa di sangue sulla neve, sormontata da un'incredibile quantità di lunioli. E davanti ad essa un bambino privo di sensi. Sul suo corpo aveva trovato solo i segni dell'assiderazione, e senza spiegarsi come fosse giunto lì e che cosa fosse successo, lo aveva preso in braccio e portato nella caverna più vicina. Lì aveva acceso un fuoco e avvolto il bambino nel suo cappotto perchè si riscaldasse. Da parte sua, non pativa alcun freddo. Essere morti aveva i suoi vantaggi...

Il ragazzino aveva dormito in modo irrequieto, bisbigliando parole che Auron a stento poteva sentire. Tremava molto, e spesso sussultava. Non sembrava per il freddo.

Passarono parecchie ore prima che aprisse gli occhi, ma Auron aveva tutto il tempo del mondo.

Auron lo osservò guardarsi attorno, mettendosi lentamente a sedere. Guardava cose di quel posto apparentemente prive di significato. Il soffitto, gli angoli, la parte dietro di lui. Come se pensasse di trovarsi altrove.

Smise subito appena incrociò il suo sguardo. Gli occhi del bambino si immobilizzarono nei suoi, dilatandosi. La fronte leggermente agrottata, e le labbra serrate gli davano un'espressione di enorme tristezza.

Quando aprì bocca, la sua voce suonò flebile e delicata come quella di un fiore. Ma non era esattamente un commento che si sarebbe aspettato da un bambino che aveva appena ripreso i sensi.

- Lei ha l'odore della morte. - gli disse, quasi esitando. L'espressione triste lo fece sembrare quasi dispiaciuto. O forse lo era davvero.

- Chi ti ha insegnato...? - fu la prima cosa che Auron riuscì a dire. Si riferiva alla capacità di comunicare attraverso la mente, ma non riuscì a spiegarlo. Sperò forse che il bambino capisse da sè.

Lui abbassò lo sguardo, osservando il fuoco.

Dopo due minuti di silenzio, Auron rinunciò a ricevere una risposta. - Ok... come ti chiami?

- C. - rispose il ragazzino dopo un'altra lunga pausa.

- C? - Auron si sentì preso in giro, ma come lo pronunciò il bambino alzò la testa, la sua attenzione di nuovo tutta sull'ex guardiano. Era inquietante, come una piccola bambola meccanica a comando vocale. - Cosa ci fai qui? Sei piccolo per stare tutto da solo su una montagna in tempesta.

C si portò la mano dietro la spalla sinistra, come per massaggiarsi. Riabbassò lo sguardo e sembrò soppesare la risposta.

- Non ricordi da dove vieni? - gli chiese poi, per aiutarlo.

- Non voglio ricordarlo. - rispose C, stavolta più rapidamente.

Quella risposta fu la conferma che Auron cercava. Il ragazzino aveva un collegamento con Riza.. e forse con lui.

- Allora, C... stavi andando da qualche parte? Non hai una casa, o una famiglia?

- ... I miei genitori sono morti.

Auron sentì una fitta allo stomaco. Era difficile trovare le parole giuste con quel bambino. - Mi dispiace.. sono stati i mostri che ti inseguivano?

C scosse la testa. - Non credo... ma mi hanno detto che sono morti.

- Chi te lo ha detto?

- ...

- Se vuoi che ti aiuto devi darmi qualche risposta, C. Vuoi tornare a casa?

- La mia casa non esiste più da molti anni ormai. - C guardò fuori dalla caverna. - A Zanarkand...

- Zanarkand? - Auron lo scrutò. - Questo è impossibile. Dovresti essere un non-trapassato per aver vissuto a Zanarkand. E' stata distrutta oltre mille anni fa.

- Dove sono stato io, il tempo non esiste. - mormorò C, scrutando di nuovo le fiamme.

- Che significa?

- ...Tu odori di morte.

- L'hai già detto questo... -.-

- Mi porterai a Zanarkand?

Auron scrutò il bambino. I suoi occhi, sempre in quella congelante espressione di tristezza, lo fissavano insistentemente. Sembrava quasi che potesse guardare dentro il suo animo. Non aveva una gran voglia di tornare a Zanarkand, dove aveva perso la vita. Ma forse quel bambino era la chiave a molte delle domande che ultimamente lo assillavano.

- E va bene.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: George il cameriere per la sua infinita pazienza (e per tutte le volte che si è lasciato chiudere nella ghiacciaia quando ho giocato a Tomb Raider II).

Note d'Autrice:
Ed ecco qui introdotto il primo personaggio della piccola, ma memorabile opera delle CLAMP: Clover!
Ran è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti, anche perchè Clover è stato il secondo delle molteplici serie di manga che mi hanno aiutato a crescere e diventare la cerebrolesa che sono adesso...
Capisco che questo elemento possa essere un pò frustrante per chi non conosce Clover, ma vi assicuro che non è una storia terribilmente difficile. Forse un giorno scriverò un capitolo a parte coi profili originali dei personaggi utilizzati... Oppure metterò dei link a wikipedia. Non lo so! Mi inventerò qualcosa, ecco.
Per chi non lo conoscesse e volesse sapere qualcosa su Ran, ecco due informazioni molto veloci: Ha i capelli neri, gli occhi neri (o blu, non si capisce bene e cambiano da fanart a fanart anche negli artbook...) e usa la magia psichica. Ha la capacità di insinuarsi nella rete dei computer o qualcosa del genere (da quel che ricordo dal manga originale) e, nella storia originale, invecchia molto velocemente fuori dal suo istituto (non sono sicura che gli farò fare la stessa cosa in questa fanfic. Fosse per me, i personaggi non li farei mai invecchiare o morire. Mi affeziono sempre, anche a quelli orrendi. (*sguardo fugace verso Auron, che la incenerisce con un Thundaga, mannaggia al giorno che gli ho completato la Sferografia!* (Ma quante parentesi in questo messaggio!))). Nel manga originale, Ran è quasi sempre triste, e ho pensato di inserire questo particolare per una piccola nota comica sul suo carattere, elevandolo a un livello demenziale. Sempre in Clover, quando è diciamo 'adulto', sostituirà l'hobby dello sguardo malinconico ad un'insana passione nel servire il tè a chiunque sia in casa, ma tralasciamo questo dettaglio.
Ed ecco qui Ran in due parole. Se volete sapere di più, potete cercare su wikipedia o google, ma vi assicuro che non c'è davvero molto altro (è un'opera relativamente breve, e il personaggio di Ran è veramente approfondito solo nel quarto volume...).

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 7
*** Serie 1 - Capitolo 7: L'Addio e il Sorriso ***


Capitolo 7 - L'Addio e il Sorriso

Personaggi Introdotti:
- Final Fantasy X: Yunaleska.
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- Ma perchè hai sempre quella faccia depressa?

C si voltò di scatto, frustando l'aria con la coda dei capelli e guardandolo intensamente. - Stai dicendo che sono triste?

- Sto dicendo che sembri triste.. - corresse Auron, colto alla sprovvista dall'improvviso cambio d'animo del ragazzo. - Non che lo sei..

C lo fissò ancora per qualche secondo, prima di incamminarsi nuovamente lungo il costone della montagna. - Io non posso essere felice.

Auron si avviò a sua volta, stando al suo fianco leggermente dietro di lui. Non sapeva ancora se era stato lui ad uccidere quei mostri, ma non si poteva fidare di un ragazzino tanto strano. Benchè essendo non-trapassato non poteva correre poi tutti quei rischi.

A meno che C non sapesse trapassare i morti.

- Posso chiedere perchè non puoi esserlo?

C sembrò rifiutarsi di rispondere ancora. Passarono diversi minuti di silenzio, in cui l'unico suono udibile era il vento attorno a loro, fuori da quell'enorme intrico di caverne, e i loro passi lenti e costanti sulla dura pietra.

- E' per il mio gemello.

- ...Hai un fratello?

- Ne avevo due.. ma non ho mai conosciuto B. Lui non era come me e A..

Auron lo guardò inarcando un sopracciglio. - A, B e C? Si può sapere che razza di genitori avevi?

- Non sono stati loro a darci un nome. Eravamo molto piccoli quando fummo strappati dalla famiglia. - rispose C guardandolo da sopra la spalla. Poi tornò a fissare il vuoto davanti a lui. - Ad ogni modo, A ha ucciso chiunque a cui io abbia voluto bene.

- Che cosa...? Non mi sembra molto normale che un bambino ammazzi la gente. Per un motivo così assurdo poi.

- Io e A abbiamo poteri che non ci permettono di essere normali... ed A è molto geloso. Lui vuole che io voglia bene solo ed esclusivamente a lui.

Auron tacque un momento, riflettendo. - ...Quindi vuoi andare a Zanarkand per ritrovare A?

C scosse la testa. - No... A è... - si bloccò, fermandosi.

L'ex guardiano lo guardò. - Qualcosa non va?

Il bambino alzò lo sguardo su di lui e Auron avvertì di nuovo quella strana sensazione. Come quando Riza lo aveva guardato.. si sentì rovistato dentro, rivoltato dentro e fuori da una forza sconosciuta. Ma stavolta era più debole.. quasi come se C non riuscisse a "entrare" in lui. Sentì che qualcosa nelle sue vene si stava opponendo allo sguardo del ragazzino, e che la stava avendo vinta.

Anche stavolta, il tutto durò un secondo. C lo guardava di nuovo con quella sua triste espressione di sempre.

- Che cosa mi hai fatto?

- ...Forse è perchè sei morto che non ci riesco. - Il bambino lo scrutò con attenzione.

- Rispondi alla mia domanda, C. - replicò Auron, gravemente.

C si rimise a camminare. - Sai mantenere un segreto?

- Se è questo che vuoi per rispondere, lo farò.

- A si trova.. in una specie di istituto della magia. Lo tengono sotto sorveglianza.

Auron sospirò. Aveva immaginato che C non avrebbe risposto. - Sai che sei irritante?

- Anche io ero lì...

Questo ricatturò immediatamente l'attenzione dell'uomo. Forse C avrebbe potuto condurlo alla verità sul suo passato.

- Laggiù.. classificano i poteri magici con un tatuaggio a forma di foglia. - C si tolse il cappotto dalle spalle e lo restituì ad Auron. - Più si è potenti, più foglie si hanno.

Auron aggrottò la fronte. - Chi è che comanda il posto?

- Non lo so.. non ci lasciano mai uscire liberamente. Ma i più importanti che ho visto sono i Maestri di Magia. - Il bambino si sbottonò il colletto della tunica. - Sono solo cinque monofoglia, ma assieme hanno una forza superiore a chiunque.

L'ex guardiano lo guardò portarsi la mano alla spalla sinistra, come aveva fatto prima nella grotta dove era rinvenuto. Ma stavolta, con la mano scostò il collo della tunica rendendo la spalla visibile. Sulla pelle chiarissima era stampato un trifoglio nero, con un codice a barre su uno dei petali.

- Io e A siamo dei trifogli. Gli ultimi registrati all'istituto. Forse anche gli ultimi al mondo. - C si risistemò la tunica. - Assieme, avevamo la forza di sei foglie... avremmo potuto vincere anche contro i Maestri.

- E allora.. perchè sei scappato da solo?

- Mio fratello è troppo pericoloso.. ha bisogno di rimanere sotto controllo. Se io sto lontano da lui, non riuscirà a scappare.

Auron scosse la testa. - E allora cosa speri di trovare a Zanarkand? Lì non c'è più niente. Sono tutti i morti.

C lo guardò. - Tu sei morto, però sei qui.

- ... Il mio caso è differente. Non sono come gli altri.

- E come sei?

- Non lo so ancora. - Imbarazzato, Auron lo superò, rimettendosi il cappotto. Ma la frase di C lo fece agitare ancora di più.

- Neanche io sono come gli altri. Forse questo ci rende uguali?

- Tsk... Ancora non hai risposto alla mia domanda.

C gli si affiancò, guardando avanti. - Forse anche mia madre o mio padre sono ancora in questo mondo. Forse loro sapranno come placare A.

- Placare? Vuoi dire annullare i suoi poteri?

- Non so se questo sia possibile.. ma è così.

- Quindi... - chiese Auron mentre uscivano dalla zona montuosa. - Tu ti costringi a essere infelice perchè hai paura che la persona con cui stai venga uccisa, vero?

C annuì, mentre entravano nelle rovine della perduta città di Zanarkand.



Esplorarono la città per molte ore, senza mai fermarsi e parlando a malapena. C sembrava conoscere la città, benchè avesse detto di non aver mai vissuto con la famiglia. Auron lo seguiva in silenzio, limitandosi a qualche domanda che molto spesso non aveva risposta e uccidendo qualsiasi mostro che provasse ad attaccare il fragile fanciullo. C non aveva la minima idea di come si combatteva, ma aveva dimostrato delle doti magiche devastanti che convinsero Auron del fatto che fosse stato lui a uccidere quelle creature sul Gagazet.

Imparò anche che a C non piaceva particolarmente essere definito "triste", al punto dal diventare quasi isterico a volte. Forse anche lui aveva subito qualche lesione cerebrale, come il fratello..

Auron si stava distraendo dallo scopo originale per la quale aveva accompagnato quel bambino. Sentiva che c'era qualcosa in lui che lo attraeva fortemente, quasi quanto Roy. E nella sua mente si stava facendo strada un'idea che mai si sarebbe aspettato da sè stesso.

- Senti, C...

Il bambino lo guardò. La sua espressione era sempre depressa, ma ora in lui Auron vedeva un bagliore, una luce negli occhi che si stava ravvivando come una piccola fiamma sopita da tempo. Probabilmente, era la consapevolezza di essere finalmente libero da quello strano istituto, o forse..

- Pensavo.. se tu non riuscissi a trovare niente.. e volessi comunque essere felice.. - Auron distolse lo sguardo. - Forse se stessi con qualcuno che non può morire.. ecco..

C lo interruppe, guardando dietro di lui. - Chi è quella donna che ha caldo?

- Beh ecco.. cosa? - L'ex guardiano si voltò, seguendo il suo sguardo. E rivide ciò per cui non voleva tornare lì.

- Ciao Aury! - lo salutò la prima grandinvocatrice della storia, in un turbine di lunioli e nei soliti pochi veli che la coprivano nelle zone intime. - Quanto tempo!

- Yunaleska... ti ho già detto mille volte di non chiamarmi così.

- Oh, vedo che hai conosciuto mio figlio!

Auron roteò gli occhi. - Sì, ho conosciuto Roy. Senti non è che hai qualcos'altro da fare ora? Sono un pò impegnato, vai a spaventare qualche turista..

- Oh sciocchino, io non parlavo di Roy, io parlavo di Ran! - Yunaleska salutò C amabilmente con una mano. - Ehilà tesoro, sei proprio carino!

- Ran? - Auron si voltò a guardare il bambino, visibilmente sorpreso. Com'era possibile che avesse un altro figlio? Anzi, altri due?

Non riusciva a crederci. Tutto quello che stava accadendo era troppo per la sua comprensione. Era sempre stato un personaggio secondario, pure una comparsa al fianco di un bambino con scarpe enormi e un'arma a forma di chiave.. accompagnato da un papero e un cane coi vestiti. Perchè ora tutt'attorno a lui stavano succedendo quegli eventi così importanti? Chi l'aveva deciso?

Chi era quel bastardo dell'autore di quella dannata storia che ora lo mandava da un lato all'altro del globo a trovare figli sconosciuti e poteri mai visti prima?

- Mamma...? - disse C senza fiato. - M-ma.. lei ha i capelli bianchi.. io e i miei fratelli siamo mori... e perchè mi chiami Ran?

- Oh caro, è perchè hai preso da tuo padre. - Yunaleska si chinò su di lui, posandogli una mano sulla guancia. - Hai pure i suoi stessi occhi. Sei un amore! E Ran è il nome che ti diedi. Anche se ci hanno separati subito, non potevo non dare un nome per ricordarmi di voi, giusto?

Ran guardò lei e Auron, confusissimo. - E... chi è Roy? Hai un altro figlio?

Yunaleska annuì. - Tre gemelli. Roy è il secondo.

- Roy è B?! - Ran la guardò ad occhi spalancati. - Lui è vivo?? Dov'è?

- Calmo, calmo. - Yunaleska si alzò. - Roy è cresciuto, ed ora ha un lavoro e una vita tutta sua. Vedrai che lo incontrerai.

Ran sembrò perso, ma poi annuì. - Giusto.. se è cresciuto fuori dall'istituto il tempo per lui non si è fermato...Ma questo significa che avrebbe più di mille anni! Non può essere vivo!

- Certo non lo sarebbe, se non fosse stato portato nel futuro di qualcosa come 974 anni... Precisamente a ventiquattro anni fa. - Rispose la grandinvocatrice, con un sorriso saccente degno della nonna dell'Ace Gentile. - Adesso ha 26 anni, mi pare.

- Aspetta, Roy non ha mai parlato di fratelli. - La interruppe Auron. - Non mi dire che non ne sa niente?!

- Che avrei dovuto fare, dirgli che aveva due gemelli in un istituto di massima sicurezza?

- Beh perchè non hai detto niente almeno a me? Se Ran è fratello di Roy significa che io...! Non è possibile, vorrebbe dire che sarebbe successo tutto 1000 anni fa!?

- Certo che sì scemotto, come hai fatto a dimenticarlo? Perchè credi che ti abbia ammazzato quel giorno quando hai terminato il pellegrinaggio con quel fricchettone? Eh?

Delle poche cose chiare nella sua memoria, Auron ricordava benissimo la sua morte ventiquattro anni prima. Allora credeva che Yunaleska lo avesse ucciso semplicemente perchè si era opposto alle sue avanches... Possibile che in realtà fosse una rimostranza per essere stata abbandonata 1000 anni prima? Allora lui era davvero originario della stessa epoca di Tidus?

- Non quadra... - Borbottò, scuotendo la testa. - Io non ricordo di essere stato lì quando ero ancora vivo... Prima che Jecht mi chiedesse di andarci...

- Bah zitto ora, voglio parlare col mio bambino. - Yunaleska lo interruppe con un colpo della mano sul petto e si girò di nuovo verso Ran. - Senti piccolo perchè sei tanto imbronciato?

- Non sono triste, mamma! - Si scaldò subito lui.

- Non devi essere triste per colpa di tuo fratello Adelfio.

- Ho detto che non sono trist... Adelfio? - Ran la fissò stranito. - Ma era solo A...

Yunaleska ridacchiò. - Sì lui si fa chiamare così.

- E lo capisco anche..  Mamma, devi aiutarmi. A sta impazzendo!

- Non ti preoccupare, farò in modo che non possa più nuocere.

- Se tu potessi farlo tornare in sè, mamma, potremmo tornare a vivere come una famiglia! Io, te, A e Roy! - E per la prima volta Ran sorrise. Un sorriso delicato, quasi angelico, che ad Auron fece quasi annodare lo stomaco.

Tossì e guardò altrove, rivolgendosi alla sua ex amante. - Ehi, Yunaleska.. quando gli dirai il tuo piccolo segreto?

Ran lo guardò. - Segreto?

Lei si portò una mano alla bocca. - Oh vero, che sciocca che sono. - Alzò poi un indice con un gran sorriso. - Ran, devi sapere che io non ho caldo!^^

- Non quello -.-

- Vuoi dire che ti vesti così per gusto...? - Ran sembrava sotto shock.

- Oh già... beh ecco l'altro segreto è che vostro padre..

- Argh! - Ran si portò la mano alla spalla, come se gli bruciasse. Cadde in ginocchio stringendo i denti. - Questo dolore.. sta arrivando.. ed è arrabbiato...

- Cosa... - Auron udì un fischio dietro di loro, poi una luce invase la stanza.

C'era una quarta persona adesso. Un ragazzo identico a Ran li fissava uno ad uno. La sua espressione però era completamente diversa. I pugni serrati, le sopracciglia tese e gli occhi socchiusi.. A era il riflesso dell'ira.

Auron fece un passo avanti. - Adelfio?

- Mi chiamo A e basta!!!

"E' più isterico di Roy e Ran messi assieme..." pensò l'ex guardiano.

- Non insistere, A... ti prego. - lo implorò Ran, ancora tenendosi la spalla.

- Taci, C.

- Io mi chiamo Ran ora.. - il ragazzino si rialzò, dolorante ma determinato.

- E allora perchè io non posso chiamarmi A?!

- Smettetela. - dissero Auron e Yunaleska in coro, guardandosi poi male.

I due fratelli tuttavia si zittirono.

- Adelfio, perchè sei qui? Come hai fatto ad uscire?

- Io starò sempre con C... ovunque lui vada io ci arriverò e niente potrà fermarmi. - disse A con un lampo negli occhi.

Ran lo guardò perplesso. - Lui aveva detto che avrebbe potuto tenerti sotto controllo...

- Tsk.. lui non può fare proprio niente ora. - A ghignò. - Sai dopo che ti ha aiutato a fuggire, i dottori hanno deciso che si meritasse un bel trattamento speciale. Perchè non accadesse ancora, ovviamente.

Ran sgranò gli occhi. - Cosa gli hanno fatto?!

- Non lo so.. ma non gli piaceva... puoi starne certo. - Il fratello alzò le spalle. - E a quanto pare lo tiene abbastanza impegnato da non ostacolare i miei movimenti..

Ran deglutì, sudando freddo. Yunaleska e Auron guardavano la scena apparentemente incapaci di reagire.

A protese la mano verso Ran. - Ora vieni con me, fratello... troveremo un posto solo per noi. Sai che solo io posso capirti veramente.

- E allora perchè lo punivi ogni volta che era felice con qualcuno? - Auron non riuscì più a tacere.

A non sapeva chi egli fosse. Lo guardò con occhi stretti.. come un serpente all'attacco. - Io non lo punivo.. io voglio solo evitare che non mi voglia più bene.

Auron si mise davanti a Ran, senza staccare gli occhi da suo fratello. Avvertiva in lui un'aura malvagia e terribilmente grande in costante aumento. Entro poco, quel "trifoglio" si sarebbe scatenato.

- Non mi interessa il perchè... ti sei comportato male nei confronti di tuo fratello.

- IO... ho solo ucciso le persone a cui C voleva più bene di me! - A era ormai avvolto da un bagliore color acqua su tutto il corpo. Gli occhi erano diventati come uno specchio, e riflettevano multeplici colori. Auron non aveva mai visto cose simili. Eppure sembrava conoscere quello stato.

Qualcosa nel suo istinto, nei suoi ricordi dimenticati, gli diceva che era una cosa ben poco rassicurante.

Ran fece capolino da dietro di lui, cercando di avanzare. - Oh no.. la trance! - mormorò tra sè, mentre Auron lo bloccava con un braccio.

La mano sinistra di A si colmò d'energia. La sua voce sembrava duplicata, come uno stereo dolby posizionato male. - Non toccare mio fratello.

Auron non si mosse. - Provaci pure, a me quella roba non fa effetto.

- Grazie a me!

- Non ora, Yunaleska -.-...

- Ok ok <.< - L'evocatrice incrociò le braccia, borbottando tra sè. - Cafone..

A alzò la mano, pronto al colpo. - Testiamolo subito allora! Muori!

Auron sfoderò la spada, mettendosi in guardia. - Arrivi tardi con me, marmocchio.

Ma poco prima che A scagliasse il colpo, si fermò. - C che stai facendo!?

Il ragazzino si era portato davanti ad Auron, a braccia spalancate a proteggerlo. - Ora basta, A...

- Togliti di lì, non sarai certo tu a fermarmi. Avverto la tua felicità con quella persona!

- Se non la smetti, sarò io stesso a uccidermi, hai capito!?

- No! - dissero Auron e A all'unisono.

- Tutto suo padre... - sbottò Yunaleska con un sospiro.

- ... - Auron si sforzò di ignorarla.

A si mosse di scatto, troppo veloce perchè Auron potesse reagire. Ma invece di attaccare, abbracciò Ran, scoppiando in lacrime.

- Ti prego ti prego non lo fare ti prego... - lo ripeteva all'infinito tra i singhiozzi, come una macchina rotta.

- Ran, non fare pazzie! - disse Auron animatamente.

Ran non si voltò, ma alzò una mano nascondendola da A e fece segno negativo ad Auron e Yunaleska.

Stava bluffando..

- A, smettila di piangere o lo farò, intesi?

- O-ok... non.. lo fare..

- Non lo faccio, per stavolta non lo faccio. - Ran gli accarezzò la testa staccandoselo di dosso delicatamente. - Ascolta... so che non ti piace l'istituto.. ma noi due insieme siamo troppo pericolosi.

A lo guardò, con occhi enormi. - Mi vuoi lasciare di nuovo?

- Non vorrei.. ma ascoltami. Quella donna dietro di me è la nostra mamma. Ti ricordi di quanto parlavamo di lei? Ci chiedevamo come fosse e fantasticavamo sulla nostra vita come una famiglia..

A alzò lo sguardo oltre la spalla del fratello. - Quella scostumata? Ma se non è neppure mora...

- Modera i termini..! - Yunaleska strinse i pugni.

- Ti ha centrato subito. - Auron trattenne una risata.

- Senti, A. Io voglio realizzare quel nostro sogno. Voglio vivere come una famiglia. E' per questo che devo mettermi in viaggio.

A riafferrò il fratello per il braccio. - Dove vai?! Perchè?

- A... - Ran gli prese le mani e le guardò. - Voglio scoprire come annullare i nostri poteri. Non saremo mai veramente felici finchè li abbiamo. Per questo devo investigare sull'origine dei clover.

- Perchè dovremmo perdere il potere? Senza di esso, la gente ci farà del male, C!

- Non capisci che è proprio per via del potere che abbiamo sempre sofferto? - Ran lo guardò negli occhi e il fratello si ammutolì. Dopo aver riacquistato il loro colore naturale, Ran potè scorgere il fuoco in essi dissiparsi. Un barlume di lucidità si stava facendo strada nella mente di A.

- ...Almeno lasciami venire con te. Io posso aiutarti...

- Ma io ti sto già chiedendo aiuto, A. - Ran guardò i due non-trapassati. - Se resti con lei, potrai guarire e tornare come un tempo. Io non voglio vederti così distrutto da tutti quegli esperimenti... non sei in te.

Yunaleska annuì. - Sei il benvenuto a tenermi compagnia, bambino mio.

A la guardò, dubbioso. Poi abbassò lo sguardo. - Mi verrai a trovare?

- Ehi.. - Ran gli sorrise. - Dovunque tu sia, io posso arrivarci. Proprio come hai fatto tu. Ricordi?

A si staccò da lui, fissandolo commosso. Aveva tanto desiderato vedere il fratello sorridergli in quel modo.. ma uccidere tutta quella gente non era servito a nulla. Solo ora, adesso che finalmente gli stava cedendo la libertà che voleva, C gli aveva sorriso. Desiderò di averlo capito prima.

- Bene bambini, ora che avete fatto la pace andate a giocare tra le macerie.. io e questo signore dobbiamo fare una cosina^^ - Yunaleska abbracciò Auron maliziosa.

- Cosa!? - Auron indietreggiò, divincolandosi. Senza che lo volesse, dentro di lui rispose l'istinto di sopravvivenza, attivando il più incontrollabile dei suoi poteri.

Si teletrasportò, sotto gli occhi dell'invocatrice e dei due bambini.

- Pensavo che solo i clover potessero fare così... - mormorò A.

Yunaleska sospirò. - Uff è scappato di nuovo... storia lunga ragazzi.. c'è molto del mondo che non sapete.

- Ma chi era quel tipo?

- E' vero. Non pensavo vi conosceste. - Ran fece eco al fratello.

- Ve lo dirò quando sarete più grandi^^

I due sospirarono, poi Ran guardò in lontananza, verso il Gagazet. - Bene, è meglio che mi avvii.. devo trovare i due quadrifogli di cui mi ha parlato..

- Stai attento... - A teneva lo sguardo basso, per non piangere ancora.

Ran gli poggiò una mano sulla spalla. - Arrivederci, fratello mio. Abbi cura di te.

E, dopo essersi inchinato un'ultima volta alla madre, si voltò verso la montagna ancora una volta. Ma adesso, mentre varcava le ultime rovine di Zanarkand, il suo cuore era sollevato.

Era felice.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: il mio ventilatore da scrivania, per il suo costante impegno nel tenermi al fresco in qualsiasi momento.

Note d'Autrice:
Non c'è che dire, questa storia sta diventando degna di Beautiful!
Figli, fratelli, padri e madri che spuntano da tutte le parti! A questo punto, se non sapessi come continua, quasi inizierei a temere che il segreto passato di Riza ed Auron non nasconda qualche strano incesto (@_@;). Non preoccupatevi, non sono ancora deviata fino a QUEL punto. XD
Ma GK forse sì x_X;!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 8
*** Serie 1 - Capitolo 8: Ritrovarsi ***


Capitolo 8 - Ritrovarsi

Personaggi Introdotti:
- Final Fantasy X: Fratello, Khimari, Lulu, Rikku, Shinra, Vidinu, Wakka, Yuna.
___________________________________________________________

A lo guardò sparire oltre la nebbia di lunioli senza un sospiro. Fu risvegliato dai suoi pensieri dalla madre.

- Caro Adelfio... - gli sorrise, posandogli una mano sulla spalla. - Tieni...

- Che cos'è? - A prese l'oggetto tra le mani, confuso.

- E' una scopa. Il tempio ha bisogno di braccia forti per essere pulito quindi inizia.

- .......



"Hmmm... da dove potrei cominciare la mia ricerca dei clover?" Ran affondò di nuovo i piedi nella neve, sovrappensiero. "Non so dove andare.. e il mondo sembra molto grande.....Ho la sensazione di starmi dimenticando qualcosa..."

Un'ombra si stagliò su di lui ed alzò lo sguardo.

A un passo da lui, un mostro rettile lo guardava ringhiando.

Ran si guardò attorno, e si rese conto di non essere più protetto. - Oh cavolo..

- ROOAAAAR!!! (P.S. Ringraziamo il nostro Giardiniere Manolo per gli straordinari effetti sonori della fanfic) - Il mostro ruggì rumorosamente e fece per attaccare.

Ran tentò disperatamente di ricordarsi come aveva dato forma distruttiva alla sua magia precedentemente, ma c'era troppo poco tempo per pensare. Istintivamente, si accuattò a terra, mentre un sibilo metallico gli riempiva le orecchie.

Il mostro fece scattare il collo verso di lui non accorgendosi della Masamune volante che in quel momento saettava sopra la testa del ragazzo e gli si piantava in mezzo agli occhi.

- Che è successo....? - Ran guardò il cadavere e la spada. Attaccata ad essa c'era un biglietto indirizzato a lui.

"Caro Ran, questa spada è appartenuta a tuo padre ed è rimasta con me dal giorno in cui ci innamorammo. Volevo donarla al primo figlio che avrebbe compiuto diciotto anni ma Adelfio è pazzo e Roy sputa fuoco quindi la do a te. Abbine cura e fanne buon uso. P.S. Babbo Natale non esiste, dentro il Gabibbo c'è un uomo e i bambini non li porta la cicogna, ma un altro uccello. Con tutto l'amore, Mamma."

- Roy sputa fuoco...? E chi sarebbe Babbo Na... - Ran fu interrotto da un'altra ombra che gli si stagliava contro. Era un hobby del Gagazet apparentemente.

- Tsk, stavolta sono preparato! - Portò mano alla spada, ma finì subito a terra nel tentativo di sollevarla. - Forse no...

Alzò lo sguardo e fu sorpreso di vedere dei Ronso davanti a lui anzichè dei mostri. Lo fissavano in silenzio, senza brandire le loro armi.

- ....Che cosa volete?

Si fece avanti uno di loro, con il corno spezzato e il pelo blu e argento. - Khimari pensa che tu...

Ma fu interrotto da uno schianto improvviso. Ran si coprì il volto, e quando riabbassò il braccio, vide che un'enorme macchina volante scarlatta era atterrata sulla montagna. Precisamente sui Ronso.

- ... - Prima che riuscisse a dire qualcosa, Ran rimase sbigottito nel vedere tre ragazze non molto più vestite di sua madre saltellare fuori dal ponte.

- Ciao Khimari! Hai trovato sfere nuove?^^ - Salutò gioiosa quella al centro, una pistolera in pantaloncini così corti che al confronto i boyscout hanno i pantaloni a zampa.

Khimari non rispose. Fissava i compagni sotto l'aeronave con un'espressione tra il depresso e il comatoso.

La più giovane del trio, una biondina con una faccia da schiaffi più stimolante di Bruno Vespa, guardò Ran con perplessità.

- Ehi tu che Ronso strano che sei...

- ....Ma non avete freddo?? - Parlò finalmente Ran.

La pistolera non rispose alla sua domanda. - Uuuuuh ma che bel bimboooo vieni qui!

Un disperato grido di aiuto si propagò per la montagna mentre il bambino veniva travolto dalle cacciasfere coccolose...



- Che incubo... - Ran si stava ancora togliendo le macchie di rossetto (effetto gloss!) dalla faccia, seduto in un angolo. Senza neanche che gli fosse chiesto, le tre ragazze lo avevano preso a bordo della loro aeronave e avevano lasciato la montagna. Tutto quel rumore di motori metteva il bambino in agitazione. Gli ricordava il laboratorio dov'era tenuto prigioniero.. ma per fortuna c'erano delle differenze rilevanti.

Il laboratorio non era governato da una manica di pazzi.

- Allora piccoletto dove vai?

- Io non lo so...

- Che pallido che sei, perchè non vai a Kilika? Ti prendi un pò di colorito!

- .... -.-

- Non ti ho mai visto in giro, sei di queste parti?

- No.. io sto viaggiando..

- Oh e perchè viaggi?

- Cerco qualcuno come me..

- Aaaaaawwww che carino povero orfanello abbandonato che teeeeeeeeeeeeeeeenero!!!

- Yunaaaaaaaaaaaaaaaaaa non mi tradirai col piccoletto vero?? - chiese un pazzo tatuato al timone della nave.

- Zitto e guida tu!!!

- Non ti immischiare, Rikku!!!

- No io penso solo al mio Tidus!

"Speriamo sia un viaggio breve..."

- Ehi è arrivato un invito di Wakka! E' nato suo figlio! Dice che ha invitato tutti a un party sulla spiagga sìììììììììììììì!!!



- Ma perchè a Besaid? - Auron si guardava attorno, perplesso. - E non c'è pure anima viva... questi poteri devono essere messi in esercizio.. chissà che sta succedendo qui.

Sentì un boato sopra la sua testa, e vide la Celsius superare il paese in volo, rallentando.

Si stava dirigendo verso la spiaggia...



"Prima il freddo ora il caldo, qui ci scappa una polmonite..." Ran scese dall'aeronave con le sue sequestratrici. Il panorama era piacevole. C'era gente su tutta la spiaggia, e un gruppo di buffi uomini in salopette gialla si tiravano una palla l'un l'altro con grande abilità.

- Wow, Lulu. - disse Rikku a una donna piena di cinture alla gonna. - Tuo marito è sempre più bravo a blitzball. Guarda come se la gioca bene, quella palla!

Ran si chiese cosa avrebbe fatto quella donna se le fosse scappato improvvisamente di andare al bagno, con tutte quelle fibbie..

- Ma quale palla... quello è nostro figlio.... WAKKA NON COSI' IN ALTO!!



- Ecco dov'eravate tutti.. - Auron aveva raggiunto gli abitanti di Besaid sulla spiagga, seguendo l'aeronave. Non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo che una cosa gli volò tra le braccia a tutta velocità. - Ma cosa...?!

Wakka sbracciò verso di lui dal bagnasciuga. - Ehi, Sir Auron! Passi il bimbo, ya!

- .... Tieni Lulu, mettilo al sicuro. - il guardiano consegnò il bimbo alla madre. - E tanti auguri.

- Grazie, Sir Auron.. ha ricevuto l'invito vedo.

- Ehm... diciamo di sì. - Auron si guardò attorno e vide un volto familiare. - Ran..?

Il bambino si guardava attorno smarrito, facendo saettare lo sguardo da una persona all'altra.



"Non avverto la presenza di nessun clover tra queste persone... e nessuno sembra riconoscermi. Credo di aver sbagliato posto per cominciare." Ran sospirò, girandosi poi verso la Celsius. "Però forse se prendo quella.."

- EHI RAN!!!!! - Sentì una voce conosciuta.

Il richiamo improvviso alle sue spalle lo fece trasalire, mentre esaminava lo sportello per entrare. Nel voltarsi, picchiò la testa contro di esso e cadde a terra tramortito.

- Ahi ahi... forse dovevo davvero portarmi A dopotutto.. - mormorò tra sè, massaggiandosi la testa. - Ma quello non è...?

Aveva visto il non-trapassato venirgli incontro. Sentì come un tuffo al cuore a quella vista. Una sensazione di calore crescente che non provava da tempo.

Era ormai a pochi metri da lui, quando una muraglia di ragazze li divise, guardando Ran con occhi sbrilluccicosi.

- Oooooh bel bimbo ti sei fatto male? Vieni qui ti do il bacino sulla buaaa!!! - disse la femminea massa umana.

Ran indietreggiò con le spalle contro l'aeronave. - NOOOOO LONTANE DA ME OCHE ASSASSINE!!

- Veramente si dice oRche assassine. - lo corresse Shinra, il bambino genietto dell'aeronave.

Ran alzò un indice in disappunto. - Se le paragonassi alle orche offenderei i cetacei. - disse prima di venir investito dalla valanga d'affetto.

Auron fece un passo indietro, intimorito a reagire. Lo raggiunse Wakka, nuovamente col bambino in braccio.

- Ehi Sir Auron, grazie per essere venuto alla festa, ya!

"Ma perchè dice sempre ya.. e che gel usa sto qui?" Auron ignorò i propri pensieri e accennò al neonato. - A proposito, come si chiama?

Wakka sembrò pensieroso. - Mah, pensavo o a Raismundo VIII° di Cornovaglia...

- Un pò lunghino..

- O a Vidinu.

- Ma perchè Vidinu??

- Ok Sir Auron allora sarà Vidinu! - Wakka si voltò di nuovo verso la sua squadra. - Ragazzi, ho inaugurato il pall... ehm figlio!

- YEAHHHH!!!

- PARTITELLA DI FESTEGGIAMENTO!!!^^

- ..... - Auron guardò Wakka correre col bimbo urlante, senza parole. Si voltò di nuovo verso l'aeronave, ma vi vide solo una folla di ragazze perplesse.

- Ma dov'è finito? - si chiese Rikku.

Yuna si strinse nelle spalle. - Non saprei.

- Oh guarda c'è Auron!

- Sir Auron! Che bello vederla!

- Yuna.. dov'è andato il bambino che era con voi?

- Non so, ha parlato di un luogo sicuro e poi.. è sparito.

Auron tacque. Ran aveva il suo stesso potere di teletrasporto...



"Odio le femmine. Odio le femmine. Odio le femmine!!" Ran lo ripeteva tra sè senza fermarsi, con occhi chiusi e braccia attorno alle gambe. Così si era rannicchiato in un angolo prima di venire assalito. Aveva desiderato di andare via da lì, ovunque (tranne il laboratorio) pur di non essere in quella situazione. Un posto sicuro..

Era così che il suo potere inconscio l'aveva soccorso.

- Chi diavolo sei tu?

Ran spalancò gli occhi, felice e sorpreso di sentire una voce maschile. Una voce forte e sicura.. davanti a lui c'era un ragazzo.

Era più grande di lui, o almeno dell'aspetto che Ran dimostrava, ma più giovane del signore dal cappotto rosso. Corti capelli neri, ma con una discreta frangia, occhi scuri e fermi, quasi severi. Lo fissava con sorpresa e quel che Ran interpretò per vago fastidio.

- Io... dove.. dove mi trovo?

Ran si guardò attorno. Era una stanza molto ampia, con tanti tavoli pieni di fogli e gente tutta vestita uguale. Per fortuna, nessuna femmina in vista.

- Tanto per cominciare, sei sulla mia scrivania. - lo informò il ragazzo. Solo in quel momento Ran si rese conto di essere effettivamente seduto su uno di quei tavoli, in posizione quasi fetale.

- Oh... mi scusi. - Scese immediatamente all'altro lato del tavolo.

- Tsk.. - seccato, l'uomo in divisa prese i fogli che erano sotto Ran e li risistemò, sedendosi. - Rispondi alla mia domanda. Chi sei e come sei arrivato qui? Certo non mi sembri un pacco.

- No, non sono un pacco, signor... - Ran fece saettare lo sguardo sulla targetta della scrivania. - Colonnello Roy Mustang..

- O sei sordo o lento di comprendonio. Rispondi alla... - Roy si bloccò. - Beh che cos'è quello sguardo?

- Sei tu... - Ran lo guardava con grande stupore e gli occhi enormi. - Quegli occhi.. e i capelli... sei tu...!!

Roy inarcò un sopracciglio, guardandosi attorno. Tutti i suoi colleghi avevano alzato lo sguardo dai loro documenti e assistevano la scena.

- Ti prego.. contieniti.

- B! Sei proprio tu, B! Che gioia rivederti!

- Senti, non so di cosa tu stia parlando ma.. Ehi! - Roy si ritrovò improvvisamente abbracciato dal bambino. Imbarazzato, si rivolse ai colleghi. - Eheh.. questi fan non sanno proprio darsi un limite^^;

Quelli tornarono alle loro cose, scuotendo la testa.

Con fermezza, Roy prese il bambino per un braccio e lo portò fuori dagli uffici. Camminò lungo un corridoio, attraversò una porta, poi un largo salone, entrando poi in un hangar, oltre un vasto cancello, che portava a un cortile dove c'era un piccolo sgabuzzino, dentro il quale c'era una botola che li condusse a lungo tunnel al cui termine c'era una corda, su per la quale si giungeva a un vasto labirinto che una volta superato si apriva sulla terra fatata degli unicorni, poi avanti per la palude degli gnomi, e su per gli alti valichi del Nord, oltre le valli del Riddenmark fino a un fiume dove li attendeva una barca che li condusse oltre l'Ade e le lande di Mordor, dentro la torre dell'Oscuro Signore e oltre l'isola segreta dove si trova il lemure a due teste che sorveglia il vulcano spento con dentro un lago che ospita la balena che ha inghiottito la nave maya dove c'è il forziere con dentro la bottiglia che contiene la conchiglia dentro la quale c'è il chicco di riso con la formula della Coca Cola fino a una lunga e interminabile scala che scese per metri e metri e metri fino a un ascensore che li riportò esattamente nello stesso piano in cui erano all'inizio.

Lì Roy si fermò e si voltò verso il ragazzino. - Stammi a sentire tu!

- Wow, certo che è grande questo posto..

- Certo, è la centrale di Central City. Che credevi?

- Una centrale?

- Sì.

- A Central City?

- Sì.

- Decisamente inaspettato.

- ...Non è di questo che sto parlando!!

- Dove posso trovare una stazione? A Station City?

- Vuoi stare zitto?

Ran ammutolì e lo guardò.

Roy annuì soddisfatto. - Bene, adesso dimmi chi sei.

- ...

- Rispondi!

- ...

- Grr.... - Il colonnello si portò una mano alla fronte. -
Non intendevo stare zitto del tutto!

- Allora tu non sai davvero chi sono io? - gli chiese Ran.

Roy lo scrutò con attenzione. - E perchè dovrei? Ad ogni modo... Chi diavolo sei e cosa ci fai in un posto del genere? Siamo in una centrale militare, non un parco divertimenti. E tu spunti così.. puff!.. dal nulla? E in più sembri conoscermi ma mi hai chiamato con un nome che non è neanche tale!

- Allora è proprio vero che non sei come me e A... - Ran scosse la testa. - Ma devi essere tu... i tratti coincidono.. e il nome... e poi i miei poteri mi hanno portato da te.

- I tuoi poteri?

- Sì, è logico in fondo... io volevo raggiungere un posto sicuro e.. Ascolta, Roy... io sono..!

- Cosa c'è? - Roy guardò il ragazzino. Si era bloccato proprio al momento fatidico, tipico delle soap. Ora si guardava attorno, come in cerca di qualcosa. Cercava però più con le orecchie.. o così sembrava. Teneva lo sguardo fisso davanti a se, muovendo la testa lentamente in ogni direzione.. proprio come se fosse in ascolto.

"Questa sensazione... quest'energia terribilmente potente..." Ran sgranò gli occhi. - Un quadrifoglio!

- Un quadrifoglio...? Ma di cosa stai parland...ehi! - Roy vide il bambino partire di corsa lungo il corridoio. - Fermati! Non puoi gironzolare qui!!... Dannazione, questo moccioso mi causerà dei guai...

E partì all'inseguimento. Lungo il corridoio, fino a una scala, oltre le valli di.. eccetera eccetera... fino a quando Ran non si fermò a una porta.

- Lo sento, è qui! Il mio intuito non sbaglia mai! - aprì la porta ed entrò, chiudendosela alle spalle.

Roy si fermò davanti ad essa, affannato. - Accidenti, proprio qui doveva entrare??

- Colonnello, che succede?

Roy alzò la testa. Riza era appena uscita dal bagno, che si trovava proprio accanto alla porta dove era entrato il ragazzino.

- Va tutto bene? Ha il fiatone... come stanno le sue ferite?
Il colonnello reagì tempestivamente. Recuperando ogni energia, si raddrizzò e, poggiandosi con fare indifferente contro la porta, rivolse al sottotenente il più smagliante dei sorrisi.

- Buongiorno Tenente Hawkeye, che bella giornata vero? Oh non preoccuparti io sto benissimo! ^^ - Lo disse tutto d'un fiato, spingendo i propri polmoni ai limiti. "Se questa storia si viene a sapere perderò la promozione imminente..."

Riza lo guardò sorpresa, ma decise di non insistere. - La attenderò nel suo ufficio per i documenti che mi ha chiesto, Colonnello. - lo informò con un rapido saluto militare e sparendo dietro l'angolo.

Vedendola andarsene, Roy si lasciò andare in un profondo sospiro di sollievo, voltandosi ancora verso la porta. Sapeva che non aveva molto tempo per agire.

Raccogliendo tutto il suo coraggio tutto d'un fiato, afferrò la maniglia della porta e aprì la Stanza dello Spirito e del Tempo.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: La Coca Cola, per tenere la propria ricetta in un luogo tanto intricato.

Note d'Autrice:
Ed ecco che Roy Mustang finalmente conosce il caro fratello! Roy e Ran sono forse la mia seconda coppia preferita in tutta la fanfiction (considerando tutte le serie). Forse perchè in fondo in fondo sono davvero un pò simili, chi lo sa. O forse perchè sono una fan incallita di yaoi (mi è costato molto non inserire alcun elemento shonei-ai/yaoi in nessuna di queste serie, ma GK non ha voluto sentire ragioni... dannato sessista!). Comunque li trovo davvero un binomio perfetto, e mi sciolgo ogni volta che mi capita di scrivere una scena sdolcinata tra i due (che ahimè non capita spesso, ma anche farli litigare mi fa divertire molto!).

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 9
*** Serie 1 - Capitolo 9: Verità Nascoste ***


Capitolo 9 - Verità Nascoste

Personaggi Introdotti:
- Dragon Ball Z: Junior/Piccolo.
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Allungò il braccio all'interno, tentando di non sporgersi oltre. Sapeva che se fosse rimasto chiuso dentro, avrebbe potuto dire addio alla sua vita, ma soprattutto alla sua carriera (Roy ha bisogno di rivedere un pò il suo concetto di priorità... ndFigliadiSephiroth)!

- Vieni qui, tu! - chiamò a gran voce, tenendo gli occhi chiusi dallo sforzo e forse anche dalla paura. Come sentì del tessuto sotto le sue dita, le strinse e tirò fuori l'ospite da quel mondo terribile. Chiuse la porta dietro di sè, con un gran fiatone.

- Anf... c'è mancato poco... Ehi tu!! Che non ti salti mai più in mente di entrare lì dentro! - Abbaiò Roy, asciugandosi la fronte.

- E' già arrivato Majin Bu?!?! - gli rispose una voce secca e adulta.

Confuso, il colonnello guardò colui che aveva estratto dalla stanza. Un uomo in tunica blu, verde e con le antenne, senza una traccia di capelli sotto il suo turbante bianco. Sulle sue spalle svolazzava un mantello dall'aspetto ingombrante.

- Pivello, hai interrotto il mio allenamento per niente?!

- Accidenti, ragazzino.. sapevo che quella stanza fa invecchiare rapidamente... ma questo non è normale! - Lo squadrò Roy, nel panico. - Ma che diavolo ti è successo...??

- Che cosa blateri, terrestre?! Io sono...

Ma l'uomo verde fu interrotto da un vigoroso bussare alle loro spalle. Leggermente preoccupato, Roy si voltò a guardare la porta, che si apriva nuovamente...

- Junior, sei qui? - Si affacciò un adolescente dai capelli lunghi e scuri, con una pesante masamune sulla schiena. Roy riconobbe quella spada.

- Ah! Dunque sei tu! Ma allora chi è questo? - Il soldato passò lo sguardo dal ragazzino all'alieno.

Junior roteò gli occhi e spinse il ragazzo fuori, rientrando e chiudendosi la porta alle spalle con un vago commento del tipo - Peggio di Goku...

Dalla serratura provenì il rumore di una chiave che girava. I due si guardarono un pò sgomenti. Poi Ran ruppe il silenzio.

- Ti ho già visto da qualche parte a te..

- ....Ma sei deficente?! Un minuto fa eri qui che mi chiamavi B e blateravi qualcosa su un quadrifoglio!

- Un minuto fa? Ma se sono rimasto lì dentro per almeno... boh.. - Ran si guardò il vestito, ridotto in brandelli dal tempo e gli allenamenti. - Comunque, ora mi ricordo! Tu sei mio fratello gemello B!

Roy inarcò un sopracciglio. - Senti... anche se in quella stanza sei cresciuto parecchio... avrai sì e no 16 anni. Non puoi essere mio gemello! E poi i miei genitori non mi hanno mai parlato di fratelli!

- Sì sì lo so, ma vedi, io stavo in un posto dove il tempo è fermo, e ho solo recuperato un pò della mia età effettiva lì dentro.. Papà e mamma non te lo avran detto perchè io sono un... - Ran si ammutolì, squadrandolo. - Forse.. non dovrei dirtelo neanch'io.

Roy si passò una mano fra i capelli, guardandolo. - Mi stai facendo venire un'emicrania... ma perchè proprio a me...? Che cosa devo fare con te?

Il ragazzino distolse lo sguardo, guardando fuori dalla finestra. - ...Ehi, quella Multipla era in seconda fila anche quattro anni fa!

- Guarda che eri nella stanza dello Spirito e del Tempo. Qui fuori non sono passati neanche dieci minuti. - Roy indicò la porta. - E' una stanza per gli allenamenti speciali dei soldati. Però non dovrebbe essere passato così tanto tempo per te.

- Beh io ho un'invecchiamento accellerato perchè... - Ran si bloccò. - Aspetta... QUINDI IO HO PERSO QUATTRO ANNI DI VITA???

- Non urlare! Sembra sia così comunque, e non ci posso fare nien... EHI FERMO!!

Ma il colonnello non ebbe tempo per fare altro che ripararsi, quando il ragazzino in un impeto di rabbia distrusse la porta con un'esplosione di fuoco scaturita dalla sua mano.

- Così nessuno farà il mio stesso errore.. - mormorò seccato.

"L'energia che proveniva da questo ragazzino si è moltiplicata in maniera spaventosa! Nessuno può ottenere un tale avanzamento di livello in così poco tempo in quella stanza... chi diavolo è questo qui?" Pensò Roy, fissando la scena esterrefatto.

Ran si voltò di scatto. - Questo suono.. è una donna!

- Una donna? - farfugliò Roy, ma prima che potesse ricevere spiegazioni, il ragazzino era uscito con un salto dalla finestra. - Ehi!

- Colonnello Mustang! Che cos'era quel fracasso?! - Riza arrivò alle sue spalle, con la pistola pronta. Fissò le macerie dove prima era la porta distrutta da Ran, con sgomento. - Ma cosa ha fatto?

Roy si guardò attorno, cercando disperatamente una soluzione. - Beh ecco io... pensavo che... insomma..

- L'entrata alla stanza dello Spirito e del Tempo è sparita...

- Beh sai... ogni tanto un pò di rinnovo degli uffici non guasta^^; ahah...

Riza gli rivolse uno sguardo perplesso. - Ma non è possibile ricreare l'accesso a un mondo parallelo.. Il Supremo lo ha proibito espressamente.

- Ma in fondo che bisogno c'è di un mondo parallello? Qui ci starebbe molto meglio una...

- Una..?

- ..... sala per il biliardo? - Ipotizzò lui, con un debole sorriso. - I militari hanno anche bisogno di svago sai.. siamo umani dopotutto no?

Riza lo fissò incantata per un paio di secondi, ma poi annuì, con un lieve sorriso tollerante. - Ha ragione colonnello.

- Bene, sono contento che la pensi così anche tu^^; Quindi... ti dispiacerebbe riferire la proposta al Comandante Supremo?

- Sissignore. Devo portarla a suo nome?

- ....Hughes.... me l'ha suggerito Hughes... - Roy salutò con un cenno della mano e andò verso le scale. - Ho bisogno di una pausa, vado a casa. Ci si vede Ri... Tenente Hawkeye.

E sparì oltre l'angolo, sotto gli occhi premurosi e innamorati della sua assistente.



"Che pomeriggio assurdo..." Roy varcò il cancello della sua residenza. Si fermò in fondo al vialetto di ghiaia, davanti alla porta di casa. Lì spense il motore dell'auto, con un sospiro. Si abbandonò contro lo schienale del suo sedile, fissando il vuoto. "Chissà chi era quello strano bambino dagli occhi tristi..."

- Sono tuo fratello e non ho gli occhi tristi! - Sbottò Ran, seduto dietro di lui a braccia conserte.

Roy trasalì, sbattendo la testa contro il tettuccio. - Che cavolo... come sei salito a bordo tu!?

Il ragazzino lo fissò con indifferenza. - Ho avuto il tempo di imparare a padroneggiare il mio teletrasporto lì dentro. E' qui che vivi?

Roy riaccese l'auto con un colpo secco. - Ora ti porto in questura e se la vedono quelli, non ho tempo per badare a un marmocchio con crisi d'identità.

- Io non ho nessuna crisi d'identità! - Ran gli mise una mano sul braccio, agitandosi. - Ti prego, non portarmi via. Voglio solo parlarti per un pò...!

Il colonnello si voltò a guardarlo, rabbiosamente. - Perchè con me!?

- Perchè non ho dove andare...

Roy risprofondò nel sedile, fissando davanti a sè imbronciato, le braccia rigide davanti a lui mentre stringeva il volante come per staccarlo. Non aveva mai voluto grane, si era sempre concentrato sul fare il suo lavoro al massimo dell'impegno. Voleva fare carriera, e in fretta... per sè stesso e per tutti gli altri.. perchè sapeva che le cose nell'esercito non potevano funzionare a quel modo.

Eppure ora sembrava che ogni genere di casino dovesse capitare a lui... era quasi una congiura!

Spostò gli occhi sullo specchietto retrovisore, e gli occhi del ragazzino incontrarono i suoi. C'era qualcosa di familiare e terribilmente magnetico in essi... e benchè si rifiutasse di anche solo pensare che quello fosse suo fratello (gemello, poi!), Roy non poteva negare di sentirsi attratto da quello sguardo.. era una sensazione che aveva già provato in precedenza, ma non seppe spiegarsi con chi o in che circostanza.

Con un ultimo sospiro, girò le chiavi e le tolse dalla toppa, aprendo la portiera. - E va bene... ma solo finchè non avrò capito chi o cosa diavolo sei, ragazzino. Intesi?

Ran annuì velocemente, seguendolo fuori dal veicolo.



Una volta dentro, Roy fece sedere il ragazzino sul divano, ovviamente intimando l'assoluta immobilità, prima di salire le scale.

- Dove vai?

- A chiamare qualcuno che potrebbe saperne qualcosa.. - fu tutto ciò che replicò, salendo in fretta i gradini che conducevano alle camere.

Una volta nella sua stanza, si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò, respirando profodamente. Con lo sguardo basso, pensò al suo passato, alla sua breve e quasi inesistente infanzia. Nei suoi ricordi, rivide il momento in cui era stato portato via di casa dalla tempolizia. Sua madre li aveva lasciati andare senza alcuna insistenza, come se fosse quello che ella stessa aveva voluto... era così? Non aveva mai pensato, nè voluto chiederle niente. Erano passati molti anni.... molti secoli. Sì, Roy sapeva di essere nato molto, molto tempo prima. Sapeva di provenire da un passato assai lontano da quel tempo, ma delle ragioni non se n'era mai interrogato. La tempolizia lo aveva portato nel futuro, lontano dalla famiglia, e cresciuto sotto continuo addestramento, fino a renderlo la macchina di guerra che era ora.

Ogni disperato desiderio di conoscenza e spiegazioni era svanito, inghiottito da una maniacale ambizione. Per un bene più grande, aveva rinunciato a trovare la pace, e forse la felicità.

O forse... era solo paura di affrontare i fatti?

Aveva avuto dei fratelli nel passato? E se sì perchè quel ragazzino sembrava molto più giovane di lui? Non era cresciuto in un posto normale.. un lato di lui era ancora nascosto nelle ombre del passato. E conosceva solo una persona che poteva conoscere le risposte.

Si avvicinò alla sua scrivania e scostando i fogli sparsi alla rinfusa trovò il telefono. Compose in fretta il numero e se lo portò all'orecchio.

Attese tre secondi.... quattro...

- Pronto, sei tu Roy?

- Scaraventati qui. Spedito. - fu tutto ciò che disse il colonnello, prima di riattaccare.

Sospirò, fissando l'apparecchio... Era sul punto di immergersi ancora nei suoi pensieri, ma fu interrotto dall'atterraggio violento e improvviso di un grosso pacco di cartone alto un paio di metri a due passi da lui. Se non si fosse gettato d'istinto, probabilmente l'avrebbe schiacciato.

Si rialzò, fissando lo scatolone con sorpresa e perplessità. Su un fianco era riportato il suo indirizzo e nome.

- Fammi uscire! - disse lo scatolone, facendo trasalire il colonnello.

- Quella voce.. - Roy aprì in fretta la parte alta del contenitore, e il pavimento si riempì all'istante di resti di cartone e gommapiuma. - Ma che diavolo...!!

- Eccomi, Roy. - Lo salutò Auron, sputando polistirolo.

- Ma che cosa significa?!

- Sei stato tu a dirmi di venire qui spedito.

- .... - Il figlio scosse la testa. - Lasciamo stare, ti ho chiamato qui per..

- Un momento. - Auron frugò nella scatola, nella quale si trovava ancora dalle spalle in giù. Porse a Roy una cartellina e una penna. - Firma la ricevuta.

Roy lo guardò attonito, ma obbedì. - Comunque sei stato veloce ad arrivare...

- Mica abbiamo le Poste Italiane.

- Eh già... - Roy porse la cartella al padre, che uscito dall'involucro la ripose al suo interno, chiudendola e dandole fuoco.

- Comunque, che cosa volevi da me?

- Risposte. - Fu tutto ciò che replicò il figlio, fissandolo intensamente.

Auron ricambiò lo sguardo. - Che genere di risposte?

- Hai detto che non sai niente delle tue origini, ma cosa sai dirmi delle mie?

- Ti ho già detto come tua madre mi ha incastrato per...

- Sì sì lo so... risparmiami questa parte. Quando è successo? E non mentirmi. So di non appartenere a questo tempo.

L'ex guardiano lo guardò in silenzio, chiedendosi cosa avesse scoperto... cosa lo avesse spinto a quella curiosità all'improvviso.

- Mille anni fa... è stato mille anni fa. Anche io sto ricordando poco a poco. Lasciai quell'epoca e venni in questa per diventare guardiano, in qualche modo. Dopo la mia morte, tornai in quel tempo per conto di un amico... E venni a conoscenza della tua esistenza. Ma tu non c'eri già più. Tua madre ti aveva mandato nel futuro per proteggerti.

- Proteggermi da cosa? - Roy sembrò confuso.

- Non lo so.. e dubito che lei stessa lo sappia veramente. Non so altro, mi dispiace.

- Neanche se ho avuto dei fratelli?

Auron ammutolì. Alzò la testa e incontrò gli occhi del figlio. Erano colmi di determinazione.. e rabbia forse? - Come...?

Il colonnello si sedette sul letto, con lo sguardo basso e la voce tetra. - Dimmi ciò che sai... tutto quanto.



Ran aveva fissato il fuoco del caminetto per molto tempo. Col passare dei minuti, la sua mente si era incantata ad ascoltare il ticchettìo del pesante orologio a pendolo alla sua sinistra. Quanti minuti erano passati? Dieci? Venti? Il tempo era ancora una cosa così effimera alla sua vista. Suo fratello stava impiegando molto tempo a tornare... che cosa stava facendo? Ran sapeva che non era più al telefono. Le sue capacità telepatiche avevano il potere di captare ogni frequenza elettronica nei paraggi. La chiamata era durata meno di un minuto.

Forse quella persona era già arrivata? E chi era?

Senza neanche rendersene conto, si era già alzato in piedi e si dirigeva verso le scale.

Il corridoio in cima ad esse si divideva in una biforcazione. Ran si guardò attorno, cercando di capire da che parte andare. La casa in quel momento gli parve immensamente grande.. troppo grande per una persona sola. Viveva davvero solo suo fratello lì? Per quanto lo avrebbe ospitato?

C'era una qualche possibilità che accettasse di vivere come una famiglia? Gli era sembrato così emotivamente distaccato...

All'improvviso, una grande energia lo risvegliò dai suoi pensieri. Qualcosa, o qualcuno di incredibile potenza era vicino.. alla sua destra. Subito Ran attraversò il corridoio, col cuore in gola. La forza era vicina, sempre più vicina. Non era capace di captare alcun pensiero... poteva essere solo una cosa.

Un quadrifoglio.

Si fermò davanti a una porta aperta. L'energia non proveniva da lì, ne era sicuro... ma era altrettanto sicuro di aver visto qualcosa di familiare. Entrò nella stanza, la cui luce si accese da sè a suo comando. Con la sua telecinesi, attraversò tutti i circuiti al suo interno, accendendo qualsiasi cosa incontrasse per vedere meglio. Gli parve uno studio.

Al muro di sinistra vi era un'enorme scrivania in mogano, con dei fogli sparsi e varie cartelle.

Su una di esse vi era stampato un fiore a quattro foglie nero.

Ran si guardò attorno con titubanza, prima di aprirla e iniziare a leggere.
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Un ringraziamento speciale a: Le poste italiane, per aver rinunciato a partecipare.

Note d'Autrice:
Non so proprio che scrivere riguardo questo capitolo.. ma qualcosa di infinitamente impalpabile mi suggerisce che forse quel giorno avevamo visto Dragon Ball Z.
Personalmente il mio personaggio preferito è Vegeta, ma non credo che sia mai apparso in Sublimation. Chissà, magari un giorno lo farà... ma sento che farebbe soltato una figura di cacca, come tutti i personaggi fighi che sono apparsi finora.
Apparte questo, tutto ciò che ho da dire è che mi dispiace per la Fiat, ma io odio davvero davvero tanto la Multipla.
E' orrenda. Fa senso. Non c'è niente da fare.
Il bello è che lo sa anche la Fiat. Ricordo che l'anno in cui è uscita, c'erano dei poster pubblicitari che dicevano:
"Sarete belli voi."

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 10
*** Serie 1 - Capitolo 10: Troppi Colpi alla Testa per Ran ***


Capitolo 10 - Troppi Colpi alla Testa per Ran

Personaggi Introdotti:
- Final Fantasy X: Braska.
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"Il soggetto XX, ritrovato durante la spedizione di pattuglia al Monte Gagazet del 16 Luglio dell'anno corrente, non presenta alcun particolare che possa indicarne la provenienza da un'altra epoca/dimensione parallela. Non sembra capace di ricordare alcunchè sul suo passato od origine, eccetto il suo nome di battesimo. Le capacità psichiche e motorie sono alla norma, eccetto l'esame della vista che ha riportato anomalie evidenti. Questo particolare richiede ulteriori verifiche. Riportiamo qui di seguito i segni particolari, un tatuaggio a forma di fiore a quattro foglie è visibile in foto #13..."

Ran iniziò a scorrere i fogli con frenesia, in cerca delle fotografie. Non ne trovò nessuna... Forse Roy le teneva da qualche altra parte? Il dossier sembrava risalire a tre anni prima. Aprì i cassetti con furia, e quasi gridò quando udì un segnale acustico alle sue spalle. Proveniva dal computer alle sue spalle.

Lo guardò con decisione e lo schermo si accese in un istante. Indicava l'arrivo di una nuova mail.

Si avvicinò e i suoi occhi sgranarono alla vista del mittente. Si stavano già mobilitando per trovarlo...
Una richiesta dalla centrale militare del Nord di Spira, completa di foto segnaletiche e particolari dettagliati su di lui e il suo tatuaggio, chiedeva l'immediato arresto e trasporto del soggetto C sotto la loro giurisdizione, senza possibilità di rifiuto.

Come aveva temuto, rivelare la sua identità al fratello non era sicuro. Ran sentì il panico e la disperazione assalirlo. Il ricordo di tutti quegli esperimenti, tutte le torture che lui, suo fratello A, e tutti gli altri come lui li dentro avevano subito, lo riempirono di un senso di angoscia crescente. Trattenendo un grido in gola, si portò le mani alla testa, tentando in ogni modo di reprimere il suo potere prima che sfuggisse dal suo controllo. Andare in Trance in quel posto era l'ultimo dei rimedi.

- Che cosa stai combinando qui dentro?

La voce alle sue spalle lo fece sussultare, e il computer di fronte a lui andò in corto circuito. Si voltò, per trovare Roy e il signore dal cappotto rosso che lo fissavano. Lo sguardo del fratello era un misto di rabbia, confusione e spavento.

- Il mio computer! - esclamò angosciato, superandolo per avvicinarsi all'apparecchio. Dal canto suo, esso rispose con un'ultima scarica elettrica e si spense, fumando da ogni parte.

- M-mi dispiace... io ti stavo cercando e...

- E hai pensato che forse friggendo il mio PC sarei apparso magicamente? Complimenti, a quanto pare ha funzionato! - Roy si portò una mano alla fronte, esasperato. - I miei documenti, i miei rapporti per il Supremo, tutti i miei dati di ricerca... tutte le foto delle mie ammiratrici di Facebook!

- Tuo fratello ha detto che gli dispiace, Roy. - cercò di riparare Auron, guardando Ran.

Il ragazzino ricambiò lo sguardo, con un velo di panico. - Gli hai detto chi sono?

- Gli ho detto tutto ciò che è successo sul Gagazet e che tu mi hai detto, sì. - L'ex guardiano annuì. - Per un pò di tempo starai qui con lui, Ran. Credo che abbiate molte cose da dirvi.

- Io non posso rimanere con lui...

- Lui non può rimanere con me! - concordò Roy, voltandosi di scatto e indicando i resti di quel che una volta sarebbe potuto assomigliare a un computer. - Hai visto cosa ha fatto? Nel giro di una notte mi distruggerà la casa! Io non posso permettermi distrazioni in questo momento!

- Ha solo qualche problema a controllare i suoi poteri, è ancora sotto shock per tutte queste novità. Non so in che genere di posto sia cresciuto, ma era sicuramente diverso da qui. Sono sicuro che col tempo potrai insegnargli diverse cose, Roy.

- Sei tu quello con le crisi d'identità represse. Se ti interessano tanto le origini di questo moccioso, portalo con te.

Ran fece correre lo sguardo da uno all'altro. - Che vuol dire? Che cosa volete da me?

Auron guardò male Roy, ma la sua risposta parve calma. - Vogliamo solo aiutarti, Ran. Non devi avere paura, sei al sicuro con tuo fratello.

Il colonnello roteò gli occhi, a braccia conserte. - Con queste premesse, è facile che mandi tutto a monte pure tra me e Kaoru.

- E falla finita su quella storia, per una buona volta.

Ran ripensò alla cartella sulla scrivania alle sue spalle. Sapeva che uno dei quadrifogli era una donna.. che fosse la Kaoru di cui parlavano?

- Chi è Kaoru?

Roy e Auron replicarono in coro.

- Un angelo.

- Una pazza assassina.

Ran li fissò, confuso. - Un angelo punitore?

Senza un attimo d'esitazione, Roy gli tirò un fermacarte in testa. - E' solo un pò manesca! Non osare mai più, marmocchio.

Tenendosi la parte dolente con una mano, Ran avvertì una strana scossa dentro di lui. Un impeto a lui sconosciuto finora stava affiorando per la prima volta, e non fu capace di reprimerlo. Guardò Roy fisso negli occhi e, con gli occhi quasi alle lacrime per il male, diede sfogo alla nuova forza dirompente che lo avvolgeva.

- Ahia, ma sei scemo!?

- Ohoh, il moccioso piange! - lo derise il fratello, con le mani ai fianchi. 

- Taci, idiota!

- Piscialetto!

- Stupido piccolo chimico!

- Maghetto dei miei stivali!

- Soldatino scansafatiche!

- Spadaccino da quattro soldi!

- Alchimista ritardato!

"Tra fratelli è sempre così..." pensò Auron, guardando i due spintonarsi come bambini.

- Basta, non voglio stare qui a sopportare una persona tanto arrogante un minuto di più. Vado a cercare mio padre!

Roy bloccò il flusso di insulti. - Tuo padre?

- Non vorrai illudermi che ci sei solo più tu al mondo eh? - lo incalzò Ran, con un'occhiataccia. Auron aveva visto giusto: ricongiungersi al fratello stava facendo tornare Ran il ragazzino che avrebbe dovuto essere. Dubitava che in quel momento stesse pensando al suo penoso passato.

- Ehm.. - Roy guardò Auron, inarcando un sopracciglio. - Diciamo che è morto..

- Quanto morto?

- Che razza di domanda è??

- Beh, nostra madre è morta, ma non morta-morta.

- Si dice non-trapassata...

- Appunto, quindi significa non-morta.

- Così la fai sembrare uno zombie..

- Ma sei così pignolo con tutti quanti oppure hai un trattamento speciale per i famigliari?

- Senti un pò, brutto piccolo...

Auron divise i due seccatamente. - Dateci un taglio, prima che mi venga mal di testa -.-

Si voltò poi verso Ran. - Puoi smettere di cercare.. Sono io tuo padre.

Ran lo guardò sbigottito, rivolgendo un ultimo sguardo al fratello, che rispose con un vago. - Stavo per dirtelo.

Poi svenne.

I due uomini lo guardarono a terra come si guardarebbe un brutto tappeto.

- Beh... - sentenziò l'ex guardiano. - Questo dimostra che è di famiglia.

- Anche tu hai fatto così?

Auron si limitò a guardare Roy in freddo silenzio, nella speranza che capisse a chi si riferiva. Quello per tutta risposta si strinse nelle spalle e dette un leggero calcio al ragazzino, che si riprese velocemente. - Sveglia moccioso, mi rovini l'arredo.

Tenendosi la testa per l'ennesima volta in quell'assurda giornata, Ran si rivolse al padre. - Quanto fa due più due?

- Quattro, Ran.

- Ok, almeno sei meglio di Roy.

- Guarda che lo sapevo anch'io...

Auron li guardò indeciso, chiedendosi se fosse saggio lasciarli soli. Decise che non gli importava e si diresse verso la porta. - Credo che sia ora che me ne vada. Buona fortuna ad entrambi.

E prima che i due potessero ribattere, sparì nella solita nebbiolina per uscite di scena di personaggi fighi.

- Fa sempre così? - domandò Ran, disgustato.

- Abituatici. - Roy si grattò la testa e guardò l'ora. - Accidenti, sono in ritardo per la pattuglia supplementare. Su vieni con me, bimbetto. Non voglio che mi disintegri la proprietà mentre sono al lavoro.

Ran buttò un'ultima occhiata alla scrivania e lo seguì. Avrebbe cercato le foto più tardi. Intanto avrebbe potuto provare a estorcere informazioni da quel bacato di mente...

Non si accorse che la potente energia che aveva captato prima era sparita.



- Allora, che genere di lavoro fai?

- Quello che fa un militare.

- Tieni sotto controllo i prigionieri?

Roy lo guardò con la coda dell'occhio, camminando in fretta verso l'esterno. - Dalle tue parti non c'erano molti militari che facevano il loro lavoro, direi. Mai stato alla centrale del Nord?

Il ragazzino ebbe un tuffo al cuore, al ricordo dell'e-mail. - No, non credo... non ricordo..

- Naturalmente. - Uscirono all'esterno, su un vasto piazzale di cemento dietro la casa. Lì, Roy aprì una scatola nel suo taschino e ne estrasse un gessetto.

- Che cosa fai? - Chiese Ran, guardandolo chinarsi per terra e cominciare a tracciare strani segni.

- Un cerchio alchemico.

- Un... cosa?

- E' un modo per risparmiare sulle tasse. Sai quanto costerebbe un mezzo del genere in tasse? - ridacchiò Roy, spostandosi a terminare il largo disegno.

- Ma quanti anni hai che fai ancora i disegnini per terra, eh?

- Non è un gioco, marmocchio. Sarebbe una buona cosa se imparassi anche tu invece.

- Questo è meglio di un cerchio. - disse Ran, restituendo un gessetto che Roy non capì come avesse fatto a rubargli e indicando il muro.

Il Colonnello fissò sbigottito la copia perfetta de La Primavera di Botticelli sul lato destro della sua casa.

- ...

- Non male eh?

Roy si alzò e gli diede uno scapellotto. - Niente scarabocchi sui muri! Al ritorno lo cancelli.

Ran roteò gli occhi, guardando il fratello unire le mani e poi toccare il cerchio, sul quale si materializzò una gigantesca aeronave. - E questa a che serve?

- Ci porterà nell'Epoca Meiji, ho alcune cose da sbrigare lì. - rispose il colonnello, con un ghigno superbo.

- Che cosa?

- Un lavoro.. - Roy aveva gli occhi scintillanti d'ambizione.

- E ti brillano sempre gli occhi quando lavori?

Il militare si portò una mano al mento, sorridendo. - Tu non puoi ancora capire queste cose...

- Se lo dici tu...

- Oh ma certo! - Roy schioccò le dita, e incendiò inconsciamente i capelli del suo giardiniere Manolo, che cominciò a correre freneticamente attorno alla casa in silenzio, sotto lo sguardo perplesso del fratellino. - Che stupido che sei, non abbiamo bisogno della nave, basta un portale! Il Supremo ha vietato di costruirne senza permesso ma noi non glielo faremo sapere, vero?

Portò così le mani di nuovo sul cerchio, e l'aeronave si accartocciò su se stessa sparendo poi con un 'puff!' e al suo posto apparve un portale temporale.

- Forse volevi dire 'che stupido che sono'...

- Infatti, che stupido che sei.

- ....



L'Era Meiji era qualcosa che Ran non si sarebbe mai immaginato. Lui e Roy erano giunti nel bel mezzo del mercato, in una ventosa giornata di primavera. Una gentile brezza portò loro odore di erba tagliata e frutta fresca. Nell'aria, petali danzanti sembravano incorniciare il paesaggio in un elegante armonioso ondeggiare.

- Perchè il narratore sta inserendo tutti questi inutili e sdolcinati commenti? - domandò il ragazzino.

- Fa sempre così in quest'epoca, sai come sono gli antichi giapponesi...

- No, non lo so...

- Beh comunque non mi azzarderei troppo a offendere il narratore.

- Perchè? - Ran si beccò una noce di cocco sulla testa.

- Ecco perchè...

- Una noce di cocco in Giappone?!

Tutti i presenti si voltarono a guardarli. Imbarazzato, Roy gli arruffò i capelli, sorridendo ai passanti. - Questi bambini d'oggi.. troppo desensibilizzati da videogiochi e televisione! Ahah...

- Mi fai male!

Il colonnello lo afferrò per il colletto e lo costrinse a fissarlo. - Zitto e fai come ti dico. Quelli come me e te non sono visti di buon occhio qui in giro.

- I bambini e i ritardati?

- Gli armati e i tempoliziotti. - Roy lo lasciò andare, e i suoi occhi ripresero a sbrilluccicare. - Ora seguimi in silenzio mentre faccio pattuglia.

- Lo ripeto: è strano che tu abbia quella faccia...

- Su su meno ciance... - Il soldato lo trascinò per un braccio dritto verso una stradina in fondo al mercato.

- Ma una pattuglia non dovrebbe essere fatta con più accuratezza? Non ti guardi neanche intorno.. - Osservò Ran.

- Ho detto 'in silenzio'.

Il ragazzino guardò suo fratello fermarsi all'angolo. Dopo essersi guardato attorno, lo fissò e gli intimò di avvertirlo se qualcuno si fosse avvicinato.

Ran non annuì. - Che vuoi fare? - chiese, guardandolo arrampicarsi su un carro lì affianco.

Roy non rispose e arrivò fino in cima, affacciandosi a guardare oltre il muro di una proprietà. Ran guardò oltre l'angolo. L'insegna della casa diceva 'Scuola di Scherma Giapponese Hiten Mitsurugi (Sconti del 20% sugli abbonamenti annuali - Ora solo tecniche non omicide!)...

Osservò ancora il fratello. Concentrandosi un poco, potè ascoltare la sua mente con facilità.

"Accidenti.. Si sta allenando. Se mi vede ora, mi mena di sicuro.." fu ciò che potè catturare nei suoi pensieri, prima che saltasse giù spolverandosi la giacca.

- Andiamo a continuare il giro, tornerò qui più tardi.

Ran scosse la testa. - Ma io non ci voglio venire con te...

- Ubbidisci, moccioso. - sbottò Roy, incamminandosi. Ma voltandosi di nuovo vide il fratello scappare nella direzione opposta. - No, Ran ASPETTA!!!

- Chi è che parla? - giunse la voce di Kaoru dietro di lui, all'interno della casa. Roy guardò un'ultima volta verso la strada che aveva preso Ran, e con una bestemmia a denti stretti prese la via opposta di corsa.

"Maledetto marmocchio, ora si arrangia! Io devo lavorare.."



Ran corse per diversi minuti, finchè in corpo non gli restò più fiato. Certo essere un clover di magia non lo aiutava nel fisico.

Si guardò attorno, confuso. - Ma che razza di posto è? Le vie son tutte uguali...

Camminò tra la gente del mercato, cercando di evitare gli sguardi curiosi della gente. Avvertì un senso di angoscia e cominciò a pentirsi di aver lasciato il fratello. L'idea che scoprisse che era ricercato e lo riportasse ai laboratori lo opprimeva...

"Non so neppure da dove sono venuto... come ci torno a casa? ...Se ho una casa..."

- Ehi bimbo, sei triste? - gli chiese una vecchina.

- NON SONO TRISTE!! - esclamò con rabbia, e la vecchina fu colta da un'infarto.

Colto di sorpresa, Ran si guardò attorno, nel panico... non c'era tempo per pensare. Doveva agire d'istinto prima che le cose peggiorassero.

Incenerì la vecchina con un fulmine, riducendola in polvere. E prima che qualcuno potesse vedere niente, una macchina lava-strade passò cancellando ogni prova dell'accaduto.

- C'è mancato poco... - mormorò tra sè, guardando alcuni signori vestiti di rosso con buffi cappelli lunghi e neri correre di qua e di là chiamando a gran voce una certa "Queen". Sentì poi una stretta morsa allo stomaco e vi portò la mano. Non era nuovo alla fame.. gli scienziati spesso lasciavano lui ed A a digiuno prima di somministrare loro nuovi farmaci.

- Che fame... ma come si esce da qui? - dopo aver controllato intorno ancora una volta per qualche indizio, si arrese e decise di ricorrere alle sue capacità. Se ci avesse impiegato abbastanza energia, forse aveva qualche probabilità di mandare un richiamo psichico a qualcuno...

Vi prego, che qualcuno mi senta...

Ran portò al massimo il suo potere telepatico... sentì il proprio chakra affluire nelle sue vene, attraverso tutto il proprio corpo... la polvere del suolo attorno a lui cominciò a girargli attorno, sollevata dalla sua forza... il vento era entrato in corrente con essa... più si concentrava e più cose accadevano...

Si spinse ai limiti, cominciando a sudare. Un vetro vicino a lui si ruppe, e i cani della zona presero a latrare impazziti. In Italia, Luca Giurato arrivò persino a dire una frase di senso compiuto. Ma non arrivò nessuno davanti a lui.

Si arrese, staccando le mani tra loro e rompendo la concentrazione. - Maledizione.. sono solo...

- No figliolo, io ti ho sentito e sono venuto ad aiutarti. - Disse una voce soave posandogli una mano sulla spalla.

Spaventato, Ran si voltò di scatto, per ritrovarsi faccia a faccia con un uomo in vestiti molto strani e ingombranti.

- E tu chi sei?

- Sono l'evocatore Braska e ho sentito il tuo richiamo.. - disse l'uomo in una nuvola di lunioli.

- Ma sei morto...

- Dettagli ^^ - Sorrise Braska, con vaga irritazione.

- E puoi riportarmi su Spira?

- No, ma se vuoi posso filmarti così lasci un messaggio a tua figlia quando giungerà qui dopo di te...

Ran sospirò frustrato e con un breve 'no, grazie.' trapassò il buon'uomo.

- EHI, DELINQUENTE! - gli abbaiò contro un negoziante, indicando il vetro rotto ai suoi piedi. - CHI VI CREDETE DI ESSERE VOI SAMURAI RIBELLI EH??

- Non... mi dispiace, io... Ah! - Ran non fece in tempo a dedicarsi alla faccenda che venne spintonato di colpo alle spalle. Si sentì immediatamente più leggero, e al voltarsi vide un ragazzo in abiti bianchi e con una cresta assurda allontanarsi con la spada.

- Fermati, ladro!! - gridò, lanciandosi all'inseguimento e allo stesso tempo scappando dall'ennesimo guaio che aveva combinato.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: La Regina d'Inghilterra per il suo ipotizzato apprezzamento.

Note d'Autrice:
Povero, povero Ran. E' così piccolo e indifeso.. non si merita tutto questo!
Comunque devo dire che se non altro, si capisce benissimo che questa fanfiction è un'opera fantasy.
Se tutto questo fosse successo nella realtà, la storia sarebbe già finita due capitoli fà grazie agli assistenti sociali. Come si può lasciare un povero bambino da solo, in balia di vecchine depravate ed invocatori morti ambulanti?

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 11
*** Serie 1 - Capitolo 11: Il Chocobo Aveva i Tappi! ***


Capitolo 11 - Il Chocobo Aveva i Tappi!

- Hmmmm... accidenti che insistente... - borbottò lo spilungone giunto con le spalle al muro in una via appena fuori dal mercato. Ran lo aveva inseguito fino allo stremo, ma con grande determinazione. Quella spada era un dono di sua madre, e per quanto non ci fosse portato non l'avrebbe ceduta a nessuno.

- Ridammela immediatamente! - ringhiò tra un rantolo e l'altro.

Il ragazzo ridacchiò. - Non ci penso neanch...ouff!

Non aveva fatto in tempo a terminare la frase che Ran lo aveva tramortito con un calcio in extremis in parti non proprio leali da colpire. Si inginocchiò e guardò il ragazzino riprendersi l'arma, osservando i dintorni. - Dove diavolo siamo ora?

- Sanosuke! Che fai qui a quest'ora?

I due si voltarono verso il portone affianco a loro. Una ragazza dai lunghi capelli neri li guardava con aria indispettita.

- Ah Kaoru! Mah.. volevo depistare questo qui, ma è veloce. - borbottò Sanosuke, rialzandosi ancora dolorante.

- Ti dai di nuovo al borseggio? Se lo sapesse Saito... - Kaoru guardò Ran, che la fissava impietrito. - Ti sei perso piccolo?

Il trauma di Ran riaffiorò con violenza, e lui non riuscì a replicare. Rimase lì a guardarla con occhi sgranati. Al posto suo, rispose lo stomaco con un borbottìo sonoro.

Kaoru sorrise. - Oh cielo, hai fame eh? Dai vieni dentro, stavo giusto preparando la cena.

- Non hai neanche un pò di cuore, Kaoru? E' solo un ragazzino, assassina. - la rimbeccò Sanosuke, richiamando a sè un sonoro colpo di shinai in testa.

- Tu renditi utile e vai a chiamare Kenshin, lui forse sa da dove viene. E' vestito strano come i tipi che frequenta lui. - ordinò Kaoru, trascinando il povero Ran inerme dentro la sua proprietà. - Tranquillo caro, ti aiuteremo a ritrovare i tuoi^^!



Nel giro di pochi minuti Kenshin, allarmato dalla spaventosa notizia di Sanosuke, era tornato nella scuola Mitsurugi. Entrò con foga, sbattendo la porta.

- Kaoru non lo fare!! - esclamò, col fiatone.

Sanosuke entrò dopo di lui. - Ehi racchia, siamo arriva.... eh?

- Aiutatemi!! - gridò Ran, schiacciato contro il muro in preda al terrore. Kaoru, seduta davanti a lui, lo guardava con tenerezza.

Kenshin e Sanosuke sbatterono le palpebre diverse volte, nel tentativo di capire. - Ma che sta succedendo?

- Ma come sei timido, eppure sei un bambino così carino! - disse Kaoru, ignorando i nuovi arrivati. Fissava Ran con occhi sfavillanti, affascinata.

- Non avvicinarti, d-donna! Qualcuno mi salvi, ho paura!!!!

Kaoru si lanciò in avanti e lo abbracciò con amore, coccolandolo come un gattino, ignorando il suo 'NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO' di terrore.

- Che dovremmo fare? - borbottò Sanosuke rivolto a Kenshin, mentre guardavano il ragazzino divincolarsi come un pazzo.

Kenshin lo guardò con apprensione, esclamando poi con enfasi. - Oh cielo! Yahiko è di nuovo nella dispensa a mangiare le scorte!!

Una saetta attraversò gli occhi della ragazza, che si alzò di scatto armata di katana e corse fuori, ringhiando a gran voce il nome del ragazzino innocente.

- Sai, incolpare qualcun altro non è molto nobile. - commentò Sano.

- Yahiko è grande ormai, saprà difendersi^^; - Kenshin si avvicinò al bambino tremante. - Tutto ok?

Ran si guardava le mani ancora tremanti. - E' tutta colpa di Roy... sigh... Mi ha portato qui contro la mia volontà... voleva che lavorassi con lui! Io odio le donne! Sono malvagie e violente! Mi vogliono far del male!

- Wow... - Sanosuke era sbigottito. - Non credevo che esistesse un trauma da donne.

- Cerchiamo di essere comprensivi, Sano...

- Quattro anni fa a Besaid mi hanno quasi ucciso! Beh no, in realtà era oggi ma...

Kenshin scrutò Ran. - Besaid? Tu vieni... da Spira?

Ran annuì. - Sì, io sto cercan...

Ma non potè terminare la frase. La porta affianco a lui si aprì con forza schiacciandolo contro il muro e facendogli sbattere la testa ovviamente, di fronte a uno scioccatissimo Kenshin.



- Salve, c'è nessuno? - domandò Roy, il cui sguardo cadde poi sui due samurai ribelli in ginocchio davanti a lui. - Ho perso un moccioso, è qui per caso?

- Un tempoliziotto..? - mormorò Kenshin, guardandolo con occhi grandi.

Sanosuke indicò la porta aperta da Roy. - Ehm... è lì.

Il soldato guardò dietro la porta.- Ehilà idiota, hai smesso di giocare a nascondino?

- Spiritoso... - Ran era ormai sull'orlo dell'embolo cerebrale.

- Poppante.. - Il colonnello si chinò e lo aiutò ad alzarsi. - Lo faccio solo perchè mi hai fornito una scusa per entrare.. - gli sussurrò.

- Vuoi dire che sei stato là fuori a spiare per tutto questo tempo??

- Ehi Kenshin, Yahiko sanguina, credo si sia rotto la testa. - sbottò Kaoru, rientrando nella stanza.

Kenshin impallidì. - Che cosa gli hai fatto??

- Niente... è... è inciampato! - Kaoru notò poi il nuovo ospite e si bloccò. - Tu...

D'istinto, Ran si nascose dietro il fratello, guardandola con terrore mentre Kenshin e Sano si precipitavano a soccorrere l'amico.

L'espressione di Roy era indefinibile. A metà tra l'incantato e il morso da un ornitorinco bianco del Paraguay.

- Togliti di mezzo, poliziotto!!

- Ehm... vedi... io...

- Lascia stare quel bambino!!

Ran si nascose completamente dietro il fratello. - Noooo vatteneeee!!

Kaoru si rivolse al ragazzino con un sorriso amabile. - Niente paura piccolo, ora ti salvo io da questo prepotente!

Roy notò la cosa. - Perchè con te cambia espressione, Ran?

- Basta così, è giunta la tua ora! - Kaoru alzò la spada, ma prima che potesse colpirlo, Roy portò Ran davanti a sè, tenendolo per le spalle.

- Ma questo è il mio fratellino adorato^^! - esclamò con un gran sorriso.

- Da quando sono adorato?? - gli chiese Ran, schiacciandosi contro di lui nel tentativo di indietreggiare.

- Ahah che bricconcello, scherzi sempre!

- La smetti di parlare come la vecchia signora dell'Ace Gentile? - Ran si divincolò ma per tutta risposta Roy gli tappò la bocca.

Kaoru lo osservò dubbiosa. - Fratello eh? Però lo stai tenendo zitto..

- Mmmmfffhhffff!!!

- Ma io voglio bene al mio fratellino^^ - insistette Roy, sollevandolo di peso e fingendo un abbraccio che in realtà stritolò il ragazzino fino allo svenimento. - Tho poverino, s'è addormentato. Chissà com'è stanco. Però se questo bimbo ti piace tanto puoi venirlo a trovare quando ti pare!

- Davvero? - Kaoru, forse per la prima volta, guardò Roy con uno sguardo che non farebbe scappare via anche un tirannosauro.

- Sì sì certo e magari si organizza anche qualcosa insieme...

- Ok, ma mentre sono via guai a te se gli fai del male!! - Intimò lei, ma Roy era già nel mondo dei sogni d'amore e non udì la minaccia.

Kaoru si avvicinò a Ran e gli accarezzò i capelli, svegliandolo. - A te va bene, piccolino? ^^

Con un grido di terrore alla terribile visione, Ran attivò il teletrasporto e portò via con sè il fratello ormai sospirante con un sorriso beato sulla faccia.



Passarono diversi giorni. Auron aveva lasciato la sua vecchia casa, ed era temporaneamente ospitato da Roy finchè non si fosse trovato una sistemazione a Central City. Intanto, Ran aveva fatto di tutto per tenere il fratello all'oscuro degli ordini della centrale del Nord. Sapeva che non sarebbe durato però per molto se non avesse fatto qualcosa. Aveva poi continuato a cercare le foto del quadrifoglio per ulteriori indizi, ma ovunque era bloccato dall'infido George che con spavalda determinazione sembrava volerlo tenere all'oscuro di ogni cosa.. o forse si divertiva semplicemente a perseguitarlo come faceva con la sua vecchia proprietaria.

- Ho sentito che quel tale, Kenshin, ora fa il baby sitter per il vicino di un mio amico. I viaggi temporali stanno diventando di dominio pubblico ormai. - Stava dicendo Roy. - Forse è perchè le cose nell'Epoca Meiji si stanno sistemando. Ora che i tempoliziotti e i ribelli hanno trovato un punto d'incontro. Grazie di cuore, microbo.

- Al diavolo. - borbottò Ran alla sua battuta.

Roy sogghignò. - Mi spiace ma dubito fortemente che tu possa mettermi di malumore oggi... da quel che si dice alla centrale pare che io sia prossimo a una grossa promozione. Finalmente comincio a vedere i risultati dei miei sforzi.

Auron guardò il figlio da sopra il giornale. - Secondo me tu sei troppo fissato con la carriera, Roy.

- E tu lo sei col sake. - Il colonnello chiuse il frigo con un colpo secco. - Siamo a corto di viveri. Perchè non vai a fare la spesa?

- Son troppo impegnato con gli annunci...

Roy guardò allora Ran. - Beh marmocchio, che ne dici di fare la tua parte per una volta?

- Fattela tu la spesa.

- Scusa tanto se io ho un lavoro. Non discutere e vai.

- Non voglio andare da solo dove ci sono le donne...

Roy inarcò un sopracciglio. - Tanto vale che ti trapassi allora. Obbedisci o porto qui tutte le vecchie zitelle che fanno il filo a nostro padre da quando è arrivato.

- Sto male, va bene? Non voglio muovermi oggi. - Ran era effettivamente strano. Auron notò le sue pupille vitree, e capì immediatamente il problema.

- Ran, hai di nuovo provato a bere sake, vero?

- Mi piace il sake. - fu tuttò ciò che rispose lui, imbronciato.

- Sì ma se te ne bevi mezzo litro a colpo è normale che ti riduci così..

Ran indicò in mezzo a loro. - Tu e Roy ne bevete quasi quattro a pasto!

- Perchè noi ci siamo abituati. - rispose il fratello maggiore, terminando di pettinarsi e voltandosi a guardarlo. - Che fai, piangi?

- Ha gli sbalzi d'umore.. - Auron scosse la testa, cambiando pagina.

Ran scoppiò infatti a ridere, ma chinandosi in avanti si sentì male e corse in bagno. Quando tornò, era pallido come un lenzuolo. - Ora ho lo stomaco vuoto.. - si lamentò, di nuovo in lacrime.

- A sedici anni non dovresti bere alcoolici. - lo rimproverò Auron.

- Perchè no? Così mi abituo prima. - Ora Ran era arrabbiato.

- Datti una risposta...

- Santa pazienza. - sospirò Roy, guardando il fratello cadere a terra di nuovo in preda alle risate. Aprì un armadietto e gli somministrò forzatamente della morfina, portandolo poi sul divano. - Non fa altro che crearmi problemi.

Auron lo incalzò. - Vedo che hai imparato bene a prendertene cura però. Che fratellone amorevole.

- Tu chiudi il becco. - lo ammonì il figlio, guardando poi l'orologio. - Sono quasi in ritardo per l'anticipo. Dov'è il mio cappotto?

- Come si fa a essere in ritardo su un anticipo? - domandò Auron sarcastico, prima che Roy sparisse in un'altra stanza.

Ran si alzò all'improvviso urlando: - NON è VERO! L'acqua allo stato gassoso ha una mole maggiore del ferro sotto fusione di nitrato carbonile! - prima di riperdere i sensi.

- Proprio non lo reggi eh... - l'ex guardiano gli gettò un'occhiata e cambiò pagina. - Sta a vedere che ho un figlio astemio, è ridicolo...

Roy tornò, stavolta col cappotto sul braccio. - Io allora vado. - disse, guardando Ran un'ultima volta mentre questi borbottava qualcosa su Napoleone.

- Non puoi fare un'alchimia su di lui e lo calmi?

- Io le cose non le guarisco, le riparo. Se si rompe un braccio chiamami.

- Ecco perchè è inutile l'alchimia.

Roy fece per ribattere, ma in quel momento Ran si riprese. - Bentornato tra noi, vegetale.

- La mia... testa...

- Sì dovremmo montarci un airbag... - commentò Auron. Ran lo scrutò con sorpresa.

- Papà... non lo sapevo...

- Cosa?

- ...che avessi due gemelli!

- .... - Auron e Roy si guardarono con un sospiro. - E dimmi, si muovono come me magari?

- Sì sì...

- Allora hai le visioni, mettiti giù tranquillo e...

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!! - Ran saltò giù dal divano, in preda al puro terrore. Gli altri due lo guardarono allarmati. - Vade retro!!!

- Stai a vedere che ora vede il diavolo.. - scommise Roy.

- Ran, che ti succede? Che cosa vedi?

Il ragazzino fissò il vuoto. - Lì alle vostre spalle... una donna.... con un velo sulla testa e una strana aura dorata e un crocifisso in mano!!!

- Hai sbagliato Roy, vede la Madonna...

- Beh per lui è peggio suppongo -.-

- Beh se è la tua donna mandala via!!!

- Ho detto madonna, non mia donna. Sei da ricovero...

Ran svenne ancora. Roy sembrava molto divertito. - Per me non si riprende più.

- Dobbiamo tenerlo lontano dal sake.

- Io dico che sono quelle strane magie che fate tu e lui che lo rintronano.

- Non nuociono al cervello come l'alchimia.

- L'alchimia non ha mai fatto male a nessuno!

- E ne ho la prova davanti...

- Che cosa vorresti insinuare?

- Lo vedi? Neanche capisci fra poco. - Auron chiuse il giornale e accese la TV.

- STO CERCANDO DI DORMIRE!! - Ran si svegliò di soprassalto, gli occhi color specchio e una tremenda aura attorno a lui. Roy, che per sua sfortuna si trovava vicino, fu afferrato e scagliato fuori dalla finestra dal piccolo clover in Trance.

Auron si voltò a guardare, ma l'effetto era già svanito. Fuori dal cortile si sentì un sonoro SPLASH.

- Oh... che.. dove mi trovo? - Chiese Ran, guardandosi attorno innocentemente. Auron gli guardò gli occhi. Sembrava che qualunque cosa gli fosse successa, aveva fatto sparire i postumi della sbronza. - Che sete... c'è ancora sake?

- E' finito.. sai qui va via come l'acqua. Perchè non vai a comprarlo? C'è da fare la spesa.

Ran annuì e con estrema diligenza si avviò al portone di sotto e fece per uscire. Aprì la porta..

- Oh ciao Roy.

- Ciao... - Lo salutò il fratello fradicio zuppo, con una pericolosa aura color fuoco intorno.

- Mi sembri un pò sbattuto.

- Sono stato scagliato dalla finestra... non credevo che oggi saresti riuscito a farmi arrabbiare...

Ran non sembrò capire, ma lo squadrò da capo a piedi. - In effetti sei un pò spettinato...

- IO TI.... SPETTINATO!?!?!

Senza avere occasione di dire altro, Ran guardò il fratello fiondarsi in bagno. Stringendosi nelle spalle, uscì fuori e andò a far la spesa.

"Oggi su Spira 1... Babe il Maialino va a Luka! Con Maccio Capatonda e..."

Auron cambiò canale seccato. Non apprezzava gli attori importanti.

- Oh guarda, 'L'Uomo che Sussurrava ai Chocobo'.. dicono che sia bello...

Dietro di lui, Roy usciva dal bagno, di nuovo tutto in tiro, alzandosi la camicia oltre i gomiti. - Ora sono pronto a dargli una lezione, brutto mar... - la sua voce sparì in fondo alle scale.

- Oh no... Il chocobo è sordo... ora come gli sussurra?

Roy rientrò nella sala sconvolto, gli occhi fissi nel vuoto. - E' andato via... con l'aeronave nuova...

- Il linguaggio dei segni, geniale....

- Nuova... povero me... nuova... - Roy svenì.

- Ah ecco perchè non capiva, aveva i tappi!!

________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: La nonnina dell'Ace Gentile per aver ispirato Roy; e la Madonna, per la sua apparizione.

Note d'Autrice:
Rileggendo questo capitolo sto cominciando a scoprire un lato sadico di me stessa che non avevo mai notato prima...
Povero Ran.
Che altro dire? Il sakè... Non so di preciso perchè ho voluto inserire questa passione nella famiglia Mustang, ma sono più che sicura di non essere la prima ad attribuire ad Auron una fama di gran bevitore (e di questo, mia cara Squaresoft/Square Enix, la colpa è solo tuaaaaaaaaaaa!). Ho pensato che quindi, se Ran e Roy non possono proprio ereditarne la figaggine (o quanto meno il buon senso...), almeno potrebbero ricevere questa affinità per l'alcool dal caro paparino. Per quanto riguarda Yunaleska... non saprei proprio cosa potrebbero mai ereditare da una come lei! E forse è meglio così...

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 12
*** Serie 1 - Capitolo 12: Forse era Meglio alla Conad ***


Capitolo 12 - Forse era Meglio alla Conad

Personaggi Introdotti:
- Final Fantasy VII Advent Children: Kadaj, Loz, Yazoo;
- I Griffin: Lois Griffin, Peter Griffin, Stewie Griffin.
___________________________________________________________

- Hmmm vediamo... dove potrei andare a fare la spesa? - Seduto sul tetto della nuova aeronave del fratello, Ran teneva sotto controllo tutti i macchinari di bordo con la mente. Non era mai stato a fare la spesa, e per cui non aveva le benchè minima idea di come si svolgesse tale processo. Non c'era un'equazione per lo shopping.

"Forse dovrei andare a chiedere alla mamma... ma mi preoccupa rivedere A dopo essere cambiato così tanto..." pensò, sorvolando la Piana della Bonaccia. "Ma chi altro ho a cui chiedere consiglio? Se solo potessi parlare ancora con lui... starà bene?"

Se non si fosse distratto così tanto, forse avrebbe notato che c'era un intruso nella sala comandi...

- Hehe... quel Pivello ha comprato la nave che IO avevo scelto per il mio piano di conquista... maledetto bifolco, sarei arrivato prima io se questo fosse successo tra sedici anni.... ma ha voluto sfidarmi.... - Il bambino con la testa informe aprì lo sportello dei collegamenti. - Vediamo cosa succede se stacco un pò di fili...

"A Luka ci sono troppe donne.. non mi va di rischiare così tanto la vita per procurarmi del cibo... potrei cacciare dei mostri.." Ran sospirò e si coricò sul tetto, osservando il cielo. Le nuvole sopra di lui quel giorno avevano una strana forma somigliante a delle rocce.

No... non erano nuvole. La nave si era buttata in picchiata verso il suolo!

- Accidenti qua la vedo maLEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!

Dentro la sala comandi, il malefico bambino piantò una bandiera con scritto Io farò resuscitare Sin e si buttò col paracadute. Sbattè contro il parabrezza perchè si era dimenticato di lanciarsi fuori prima.

Con il massimo del suo potere, Ran non potè fare di meglio che effettuare un perfetto atterraggio di emergenza sulle terme del Gagazet, che però disintegrò completamente l'aeronave. Figuriamoci se fosse stato imperfetto.

Intanto il terrorista infante (ormai non so più come chiamarlo per mantenerlo anonimo, anche se han capito tutti chi è!) usciva illeso e si guardava attorno con una risata soddisfatta. - Così imparerà quell'ubriacone ventiseienne a chiamarmi bambino!!

- BLURGH! - Ran emerse dall'acqua, prendendo fiato. Guardò con angoscia l'intrico di lamiere, tubi e gomme Michelin che un tempo erano l'aeronave di Roy. - Posso considerarmi non-trapassato.. d-dove sono?

- NON E' POSSIBILE!! - gridò una voce stridula alle sue spalle. Ran si voltò e vide un bambino attorno ai due anni in pannolone e con la testa a forma di palla da rugby. Lo guardava con immenso odio. Nella sua mano, una pinza da elettricista.

- Cos... sei stato tu!?

- Hmmm sì la somiglianza è stratosferica... - Il bambino tirò fuori dalle fasce una foto tutta storpiata e sporca di Roy, e la confrontò col ragazzino zuppo. - Si dev'essere ristretto col lavaggio... COME FAI AD ESSERE ANCORA VIVO!?!

- Sei... un alieno? - domandò Ran, perplesso.

- Basta così, qui ci vogliono metodi drastici... - il nanetto schioccò le dita. - Manolo!

E il buon Giardiniere Manolo accorse, porgendo al piccolo una motosega.

- Muori!!

- Ma sei impazzito!? - Ran cominciò ad avvicinarsi alla riva opposta delle terme, tentando la fuga. Per qualche strana ragione, non se la sentiva proprio di attaccare una creatura del genere.

L'altro si fermò di botto, assumendo un colore violaceo e sgranando gli occhi.

- Che succede? - Anche Ran si era fermato, a guardarlo.
Quello sogghignò e portò le mani al pannolino. - Hehe... ti conviene scappare...

Esclamando di sorpresa, Ran uscì fuori dall'acqua, appena in tempo per schivare l'arma letale, che cadde nelle terme. L'acqua si tinse di nero..

- Ti prego... ditemi che non è lo stesso effetto speciale che hanno usato con me! - esclamò Kadaj, disgustato.

Yazoo e Loz, affianco a lui, gli diedero delle pacche sulle spalle di conforto.

- Ma voi chi siete? - Ran li guardò perplesso.

I tre si guardarono a vicenda. Poi presero tre vanghe e scavarono un buco istantaneo, nel quale sparirono sventolando le braccia in modo ridicolo. - Tu non hai visto niente...

- Aha... - Il ragazzo riprese poi a sfuggire al babykiller armato di motosega.

Non ci volle molto però perchè fosse bloccato da una muraglia di Ronso.

- Ma non vi avevano schiacciati tutti a voi!?

- Noi essere ultimi rimasti. - risposero loro. - Quando fratelli Ronso venire trasformati in sottilette Craft noi essere al Cepu per lezioni su congiuntivi.

- Affascinante... ehm.. - Ran li guardò ansioso, tentando di trovare una via di fuga.

Intanto, dietro di lui, l'aspirante assassino si avvicinava di soppiatto e gli posizionava la motosega vicino al collo...

- Hehe ci siamo... CREPA!!

- Stewie! Ecco dov'eri amore. - Una donna dai capelli arancioni prese in braccio il bambino, togliendogli la motosega dalle mani. - Mammina ti ha cercato ovunque.

- Cosa!? Lois!? No.. No!! Ci sono quasi! Ci sono quasi lasciami donna prima che ti cavi gli occhi con una mossa di kung fu!!

- Cattivo Stewie, ti avevo detto di rimanere col tuo nuovo babysitter Kenshin!

- Mollami!!

Ran per la paura alla voce femminile era saltato in braccio ai Ronso. Aveva fissato impietrito la scena, mai si sarebbe aspettato che una donna gli salvasse la vita.

Doveva essere un travestito.

- Mi scusi... - disse facendosi coraggio, scendendo dal Ronso.

La donna si voltò a guardarlo, tenendo impegnato Stewie con un sonaglino. - Sì?

- Potrebbe dirmi... dove posso andare per fare la spesa?
- Hmmm mi pare ci siano degli sconti alla Coop in questo periodo..

- La Coop?

- ^^Ma si certo, 'La Coop sei tu'. Quella lì. - E detto questo la donna si incamminò giù per il monte come se nulla fosse.

Ran la guardò sparire, ancora col batticuore.

- La Coop... sono io? Che cosa significa? - mormorò tra sè. - Forse.. che la risposta è dentro di me?

I Ronso si guardarono l'un l'altro, e decretarono che Ran sembrava un pò troppo insano per essere commestibile. Se ne andarono lasciandolo alle sue elucubrazioni.

"Questa è una missione, Ran... il tuo primo passo verso la verità." Il ragazzino guardò il cielo con determinazione. - Troverò la Coop che è in me.



Intanto Auron si allenava agli scioglilingua. - Sotto la capra la panca canta... O era una carpa?



"Se fossi la Coop, dove troverei del cibo?" Ran era giunto alla Piana, e osservava distaccatamente i mostri che la abitavano. Un chocobo gli tagliò la strada.

- Hmmm.... mancano le uova. Forse quel coso giallo ne ha...

Stava per lanciarsi all'inseguimento, quando un signore molto anonimo gli si avvicinò.

- Ehi guerriero! Abbiamo appena riaperto lo zoolab, abbiamo tutti i mostri più degli specia...

Ma il signore molto anonimo non fece in tempo a finire che Ran era già uscito dallo zoolab, carico di resti di mostri.
- Ma come...

- Grazie, questa carne dovrebbe essere sufficente. - Ran annuì soddisfatto, mettendo tutto nella borsa Made by Mary Poppins che aveva trovato a casa di Roy. - Ora vado a cercare le uova.
- Per colpa tua non ho più niente!! Chi diavolo sei!?!?! - Esclamò l'anonimo signore dello zoolab, furibondo.
- Io sono la Coop.



- Sotto la capra la carpa crepa... non fa una piega. - Auron guardò l'orologio. - Ma che fine ha fatto Ran? Se non porta le uova lo fracasso.



- E così vuoi allenare un chocobo, eh? Bravo, ragazzino!

Ran fissò torvo la nuova comparsa. - Ho detto di no, è la terza volta -.-

- Cominceremo dal gioco dei palloncini! Acchiappa i palloncini!

- Non li voglio acchiappare i palloncini!

- Suvvia piccolo, vedrai, ti tirerà su l'umore!

Ran avvertì una scarica elettrica al petto. - Come hai detto....?

- B-beh...

- Stai insinuando che sono... TRISTE?!?

- ^^; Suvvia... capita a tutti non è il caso che ti arrabbi... che fai con quella spada!?

- Mi prendo le uova da solo...

- Ma i miei chocobo sono tutti maschi... NOOOOOOOOOOO SONO ROVINATOOOO!!! - L'urlo della povera comparsa riecheggiò per tutta la piana.



- Ehi Roy, che ci fa una gallina in casa tua? - Auron osservò il volatile passeggiare per il salotto, quando gli balenò un'idea eccezziunale veramente. "Forse se la seguo trovo le uova....

Armatosi così di volontà di fare tutto tranne che dedicarsi a trovarsi un'alloggio, si mise a seguire la povera gallina, ignaro del fatto che essa contnuava imperterrita a girare sempre intorno al divano.

"Prima o poi le troverò!"



Una settimana dopo...



"Sento che sono vicino all'obiettivo..."

- Sono tornato... che stai facendo? - Ran era sull'ingresso della sala, a guardare il padre con aria confusa.

La gallina, finalmente, morì d'inedia.

- Cercavo uova per stasera... - Auron si voltò a guardarlo. - Ce ne hai messo di tempo.

- Beh a piedi da qui alla Piana è stata lunga... però ho della carne di mostro, spero non sia avariata ormai.

- Perchè non ti sei teletrasportato?

- Cercavo la Coop che è in... - Ran non finì la frase che venne afferrato per il colletto della tunica e sollevato da terra, faccia a faccia col fratello finalmente rinvenuto.

- La mia naveeeeeeeeee......... - sibilò il colonnello con occhi di fuoco.

- Ah... ehm... dove l'ho parcheggiata...

- Ho visto il telegiornale l'hanno ritrovata in macerie sul monte Gagazet!!!

- Beh vedi è una storia un pò strana...

- Con una bandierina eretica sul ponte... - Continuava Roy a denti stretti. - Vuoi farmi sfigurare?? Parlava di Sin!

- Davvero...?

- Non lo sai che non bisogna scherzare su tragedie come Sin!?

- Ma non sono stato io!! C'era un bambino sulla nave che...

- Sì un bambino che adesso incenerisco qui e subito!

- Non intendevo io, un tipo con la testa a forma di pallone da rugby! Aveva pure una motosega e ha tentato di...

- Te la riduco io la testa a forma di pall... - Roy fu interrotto da una sonora esplosione alle loro spalle. - Ma cosa...?

- Finalmente sono scappato da quello smacinatesticoli.. - Stewie si guardò attorno. Tra le mani stringeva un apparecchio per il teletrasporto temporale.

- E' lui! - esclamò Ran, mente Roy lo lasciava andare per la sorpresa.

Il bambino li guardò scioccato. - Coooosa due pivelli!?!

I tre non poterono non sorprendersi, guardandolo estrarre un macete di tre metri dal pannolone.

- Tecnicamente un macete non può superare il mezzo metro di lunghezza, in tal caso è una daga o se più grande una spada e...

- Ora vi uccido entrambi!!

Il primo fendente andò a segno: lacerò un lembo della giacca di Roy.

- La mia giacca nuova di Armani!!

- Nuoooo... la giacca nuova di Armani nuoooooo!! - gli fece eco Jean Claude.

Roy lo guardò confuso. - E tu che ci fai qui?

Ma prima che potesse capire, l'affascinante francesino d'alta borghesia era già scappato in lacrime, in una maniera del tutto drammatica ed esagerata come suo solito.

Nel frattempo Ran era inseguito dal malefico bebè. - Fai qualcosa! Fai qualcosa!! Sono troppo carino e sfortunato per morire così indegnamente!

Un attimo prima che l'arma potesse raggiungergli i polpacci, Auron decise finalmente di rendersi utile e acchiappò Stewie, mettendolo su un seggiolone e costringendolo a guardare... I Teletubbies.

Ran e Roy lo guardarono impietriti.

- S-sei senza cuore...

- Io lo dicevo che sotto sotto era malvagio...

- Tinki Winki, n-n-noooooo devo resist.... - Ma era troppo tardi. Stewie rimase scioccato da Po.

Auron lo guardò, con un sospiro frustrato. - Che ci fa il poppante qui?

- E' stato lui che...

- ...ha deturpato la mia eleganza! - Roy interruppe Ran. Teneva la sua giacca tra le braccia, come il corpo di una fanciulla priva di sensi. - Oh, il mio cuore..

Auron prese il teletrasportatore che era sul pavimento. - Hmmm... è impostato sull'Epoca Meiji. Non lo trovi strano, Roy?

Ma il figlio era troppo preso a piangere la triste perdita.

Roteando gli occhi, Auron prese il bambino e avviò l'apparecchio. Fu così che si ritrovò davanti a Kenshin, alla scuola Mitsurugi.

- Oh eccolo qua il piccino! - Lo accolse il samurai, prendendo il bambino che Auron quasi gli lanciò addosso.

- E' pericoloso quando è libero, legalo. - Ammonì.

Kenshin annuì, mentre Stewie lentamente riprendeva conoscenza.

- Lala... Nooo di nuovo il mollaccione!!

- Non dire brutte parole Stewie e gioca col pongo^^ - disse Kenshin, porgendo il giocattolo al bambino e mettendolo nel suo recinto, dove egli prese a crearsi tanti piccoli giornalisti. - Grazie Sir Auron, non sapevo proprio come ritrovarlo senza quell'apparecchio.

Senza neanche rispondere, l'ex guardiano tornò al suo tempo, sparendo nella solita nebbiolina eccetera eccetera.



- Ti dico che quella donna sul monte mi ha parlato e mi ha detto che la Coop sono io!

- E' uno spot, idiota. - Roy si era perfettamente ripreso e sembrava essere di nuovo in un battibecco col fratello.

- Perchè cavolo una donna dovrebbe venire fin lassù per reclamare una pubblicità allora? - disse Ran.

- E che ne so? Mica sono l'autrice della fanfiction! - disse Roy.

- O cacchio. - disse Piter, scappando poi dalla porta posteriore.

I tre guardarono la porta perplessi.

Ran si guardò le mani. - Mi sa che la sbronza non mi è ancora passata.

- Se è così, la tua è contagiosa. - commentò il fratello.

Auron scosse la testa e si risistemò sul divano. Sarebbe stato meglio mandare Ran alla Conad.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: Jean Claude, per la sua empatia nei confronti della giacca di Roy.

Note d'Autrice:
FFVII Advent Children e i Griffin... due cose che assolutamente non ci acchiappano l'un con l'altra...
Potrei dilungarmi in strofe, versi e ciance varie sul perchè è come siamo arrivati a menzionarli nella fanfiction, ma francamente, sapendo che 8 persone su dieci non leggono le note d'autore, e gli altri due non le capiscono (cioè io, e tu. Lo so, è triste ma ti ho sgamato. Ma stai tranquillo, non lo dico a nessuno. Come dici? Sei una femmina? Ma no, io intendevo dire 'tranquilla', è solo un errore ortografico. Se invece sei un maschio smettila di lamentarti.), perchè sprecare fiato?
Se volete dimostrare che mi sbaglio, lasciate un commento!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 13
*** Serie 1 - Capitolo 13: Una Poesia Sussurrata ***


Capitolo 13 - Una Poesia Sussurrata

Personaggi Introdotti:
- Fullmetal Alchemist: Alex Louis Armstrong, Alphonse Elric, Black Hayate, Edward Elric, Heymans Breda, Jean Havoc, Maes Hughes.
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- Proprio così, ieri sono stato promosso!

Ran e suo padre si voltarono a guardare Roy. Se ne stava lì, fiero e gonfio d'orgoglio come un pallone, nella sua nuova divisa fiammante. Era entrato in casa con grande entusiasmo, abbracciando perfino Ran, che per tutta risposta lo aveva fulminato. Si era spaventato, il ragazzino. Suo fratello lo aveva quasi colto in flagrante nel cancellare per l'ennesima volta l'e-mail dalla centrale del Nord. Ma in quel momento era così felice che non si sarebbe accorto neppure se glielo avesse detto specificatamente.

Ran guardò il computer nuovo, spegnendolo. - Che vuol dire 'promosso'?

- Ti han finalmente messo in classe con Del Piero? - scherzò Auron, con sarcasmo. Non se n'era accorto nessuno di loro, ma la vita di famiglia li aveva resi molto più aperti. Fino a poco tempo fa, l'ex guardiano non sarebbe stato neppure ad ascoltare qualcuno che parlava del suo lavoro.

- Spiritoso... - Roy si lustrò nuovamente la nuova decorazione sulla spalla. - Ora sono brigadier generale!

- Che potrebbe aver fatto uno come te per prendersi una promozione? - Ran era ancora difensivo quando si trattava del lavoro del fratello.

- Oh niente di che, Ho semplicemente riportato la pace nell'Epoca Meiji e soppresso diplomaticamente l'insurrezione dei ribelli grazie al mio charm e alle mie straordinarie tecniche di negoziazione con il loro leader. E' stato facile. - Roy annuì, con occhi scintillanti. - E in più con questo grado ho anche ricevuto il completo controllo della tempolizia di quella zona, quindi anche la tirannia dei militari laggiù non è più un problema. Ancora qualche grado e poi sarò finalmente Comandante Supremo dell'esercito!! Buahahahahahahahahah!

- Quindi in pratica sei stato promosso per avermi usato come pupazzo per compiacere quella pazza ogni volta che mi portavi lì... - Ringhiò Ran, stringendo gli occhi. - E perchè vuoi diventarlo?

Lì per lì il colonnello sembrò soppesa...

- BRIGADIER GENERALE, grazie!

Il brigadier generale, sì... -.- sembrò soppesare la risposta. Ma poi un pericoloso sfavillìo nelle sue pupille lo animò di una foga dirompente, che a Ran mise pure i brividi.

- Appena lo diventerò... potrò gestire come mi pare le regole dell'esercito! E la prima cosa che farò....

Tirò una cordicella dal nulla, e dal soffitto si calò un enorme poster con le Veline.

- Sarà istituire una divisa femminile dotata di minigonna per tutte le donne dell'esercito!

Dietro al soldato apparve gagliarda una bandiera delle Charlie's Angels, mentre lui si metteva in posa da supereroe.

Ran scappò in bagno, in preda a un'ondata di panico.

- Tu rovinerai Spira... - commentò Auron, guardandolo dubbioso.

- E questo è solo il primo! Istituerò poi un decreto per impiego obbligatorio di tutti i ragazzini biondo naturale nelle cucine come schiavi!



- Etciù!

- Salute, Fratellone.

- Grazie Alphonse... qualcuno deve star parlando male di me da qualche parte... -.-



- Dopodichè, farò arrivare una gran quantità di cani nelle centrali. E li sostituirò a tutti i militari maschi tranne me. E allora il mio harem sarà perfetto!

- Cani?

- Certo. Il cane è l'animale perfetto per l'uomo perfetto! Non si lamentano, sono fedeli, e non li devi stipendiare! - Roy annuì soddisfatto, a braccia conserte.

- No... non è così... la sensualità nell'esercito.. non conta.

Auron si alzò con volto serio, e sulla sua testa apparve il cappello dello zio Sam. Tirò anche lui una cordicella, e alle sue spalle si erse una bandiera di Spira.

- Bisogna avere amore per la patria... forza di volontà... - disse con mano sul cuore. - Non bisogna pensare a cosa Spira può fare per noi... ma a cosa possiamo fare noi per Spira! Non si deve pensare alle donne in gue... ehi!

Si voltò verso la Tata, che solerte staccò le due bandiere dai fili dello stendino.

- Non avevo ancora finito.

- Fuori c'è il sole, le porto lì ad asciugare! Scusi tanto, la prossima volta se lo farà lei il bucato. - sbottò lei, picchiandolo con un paio di Boxer rossi a lui ben noti, che mise nel cesto con l'altra roba prima di uscire sculettando. - E se vi becco ancora a giocare con i panni per fare gli effetti speciali da cartone animato americano, lo dirò al Signor Sheffield!

Roy la guardò uscire, imbronciato. - Non mi sono mai piaciute le Italiane.. piuttosto... - si rivolse al padre. - A che punto sei col trovarti una casa tua?

Auron indicò il giornale, pieno di cerchietti d'evidenziatore. - Sono a buon punto.

- ...Ne hai visto almeno uno?

- Non essere pignolo -.-

Con un sospiro, Roy si mise il cappotto. - Beh, io vado a lavoro. Stasera spero di ricevere delle novità al ritorno. Ci si vede!

- Sissignore... - bofonchiò Auron, guardandolo chiudere la porta. Però aveva ragione, e lo sapeva. Non poteva stare a suo carico per sempre. Era ora di darsi una mossa dopo tutto quel tempo. Buttò un'occhiata al giornale. - Vediamo da dove cominciare il giro...



- Ben arrivato, Brigadier Generale. - Riza alzò la testa dalla macchina da scrivere per salutare il suo capo, mentre il suo cagnolino Hayate già girava attorno a Roy in un mare di feste.

Il soldato annuì alla tenente, e si rivolse agli altri della squadra con rimprovero. - Beh? Devo cominciare a darvi ordini pure per salutarmi adesso?

- Oh Brigadiere, ciao. - rispose allora Breda, spaparanzato sul divano con noncuranza. Subito Roy gli fu di fronte, con occhi diabolici.

- Brigadier Generale, Breda...

Quello si pulì un'orecchio col mignolo, distogliendo lo sguardo. - Sì sì tanto fra una settimana avrà già ottenuto un nuovo grando...

- Esattamente! - Roy sorrise, andando alla sua scrivania e strappando la sigaretta di bocca al biondino che giocava a carte da solo sulla poltrona lì vicino. - Non in ufficio, Havoc. Te l'ho già detto mille volte. Mi sporchi il soffitto di fumo.

Il sottotenente Havoc non rispose, troppo intento a massaggiarsi il labbro. Fumava così tanto che spesso gli si appiccicava alla cicca e quello che aveva appena fatto Roy non era esattamente il top della delicatezza.

Ma il brigadier generale parve non curarsene. Si sedette e dopo aver dato un'occhiata svogliata ai documenti sul tavolo, vi ci appoggiò i piedi sopra fissando la finestra. - Dove sono il sergente maggiore Fury e il maresciallo Falman?

- Il maresciallo Falman è di turno all'ufficio reclutamento, sono a corto di personale. E credo che il sergente maggiore sia andato di nuovo in una delle sue.... missioni di soccorso, brigadier generale. - Lo informò Riza, senza smettere di scrivere. - Ho sentito dei rumori sospetti provenire dalla sua giacca stamattina.

Roy la guardò con disappunto. - Non ne avrà portato un ALTRO in ufficio, vero?

La tenente non replicò, sulle labbra Roy potè scorgere l'ombra di un sorriso divertito. Sospirò con amarezza. - Che cos'era stavolta?

- Un gatto probabilmente. - Breda sghignazzò.

- Non credo... giurerei d'aver sentito degli uggiolii.

Breda guardò Havoc con terrore. - Non sei divertente...

- Non scherzo...

- Brigadier generale, dobbiamo cambiare la serratura dell'ufficio!

Roy inarcò un sopracciglio. - La tua fobia dei cani è esagerata, Breda.

- Sono pericolosi! Io odio i cani!! - Breda guardò Hayate con un'occhiataccia. Il cucciolo si era seduto di nuovo con la testa sui piedi della padrona, e gli rispose con uno sbadiglio a piene fauci che lo fece rabbrividire.

- Ma a me piacciono. - Rimarcò Roy, sfogliando un giornale di costumi da bagno femminili che teneva nel cassetto. - Se proprio vuoi che faccio qualcosa, ti trasferisco a un'altro ufficio. Magari uno dove ti faranno davvero lavorare per guadagnarti lo stipendio.

- Senti chi parla...

- Come hai detto, Havoc?

- Ehm, cioè, sentite chi parla!? Odo delle voci in corridoio, qualcuno si sta avvicinando!

Tutti si zittirono, in ascolto... Era vero, c'era qualcuno che si stava avvicinando. Le voci erano un continuo rumore altisonante, renendone impossibile la comprensione. Poi Roy udì qualcosa di familiare...

Alisya...

Spalancò gli occhi e fissò la sua tazza di caffè sul tavolo. Il liquido al suo interno tremava a intervalli regolari... dei grandi e pesanti passi...

- No... non LORO.... - mormorò, prima di andare in pieno panico. - Stanno arrivando, tutti in posizione d'emergenza!!

- Ehilà, BRIGADIER GENERALE, AUGURI!!! - salutò con impeto un uomo col pizzetto, entrando a braccia aperte. Fu confuso però, di non vedere nessuno nell'ufficio apparte Riza, che ancora imperterrita scriveva alla macchina.

- Eh? Ma...

- Buongiorno a lei, tenente colonnello Hughes. - lo accolse lei, alzando lo sguardo per un momento. - Ha fatto un buon viaggio dal Nord?

- Uh.. beh... sì però... dov'è Roy?

- E' sotto la propria scrivania, tenente colonnello.

- Tenente... -.-... - Roy emerse dal suo nascondiglio, con un sorriso imbarazzato. - E-ehilà Hughes...

- O.o Che ci facevi sotto la scrivania?

Roy si guardò attorno, in cerca di una scusa. La trovò. - Ah ah che razza di domanda! Non hai sentito le scosse? Io e i miei uomini seguivamo semplicemente la regolare procedura anti-sismica... vero Breda? Havoc?

- Sissignore... - bofonchiarono i due, uscendo dai loro nascondigli e guardandolo con aria truce. "Traditore..."

Maes scoppiò a ridere, avvicinandosi a Roy e dandogli una pacca sulla spalla. - Macchè terremoto. Tranquillo Roy, era solo il Maggiore Armstrong che mi ha accompagnato!

- Un bravo soldato non deve mai abbandonare il suo superiore! - gli fece eco il maggiore Armstrong, entrando e gettando la camicia addosso ad Havoc per esibire i suoi enormi muscoli in un fascio di stelline fucsia. Roy e Breda lo fissarono con un misto di disgusto e odio.

- Dimmi Hughes, a cosa devo questa lietissima visita? - domandò il brigadier generale, senza sforzarsi troppo di nascondere il sarcasmo.

Con sua enorme sorpresa, il vecchio compagno d'accademia non tirò fuori alcuna foto di sua figlia, ma un fascicolo d'archivio. - Il tenente generale del Nord ha insistito perchè ti portassi questi ordini irrevocabili che per settimane hai ignorato, con la minaccia di un rapporto sulla tua mancanza di diligenza se tu avessi rifiutato. Stando al tuo attuale punteggio, temo proprio che significherebbe perdere il tuo freschissimo grado, amico mio.

Roy afferrò subito la cartella, guardandola torvo. - Che diavolo significa? Io non ho ricevuto niente del genere nelle ultime settimane, men che meno dalla centrale del Nord.

Maes si strinse nelle spalle. - Ehi, ambasciator non porta pena. Hai controllato la tua cartella di posta?

- Lo faccio tutti i giorni.

- Forse han confuso gli indirizzi.. speriamo di no. Da quel che ho capito, è roba che scotta. Sarebbe un bel guaio se finisse nelle mani sbagliate, sai.

Roy guardò la dicitura Top Secret in bella vista, pensieroso... Cosa poteva esserci di così importante nella sua zona che interessasse al Nord? Non aveva mai ricevuto un compito del genere. Ma non aveva alcuna voglia che lamentele sul suo conto arrivassero alle orecchie del Comandante Supremo, o ancora peggio, del Supremo stesso. La sua scalata verso il controllo totale dell'esercito non doveva subire retrocessioni.

Con decisione, aprì la busta e... orripilò.

- Hughes, che cavolo di scherzi sono questi!?!? - esclamò, portandogli al naso le innumerevoli foto di Alisya, la figlia di Hughes. - Ti paiono cose da fare??

- Ooops, scusa. - Maes gli porse un'altra cartella identica. - Devo averle confuse ahahahahah! A proposito, guarda qui. Questo è il suo primo giro su un pony! Glielo abbiamo affittato per domenica scorsa, non è un amooooore??

Roy gli restituì la raccolta di foto e portò il fascicolo con sè nel suo studio privato affianco all'ufficio. Chiudendosi la porta alle spalle, poteva ancora udire i deliri dell'ex compagno di guerra che distribuiva istantanee della sua piccola adorata a tutti.

- Non la trova adorabile anche lei, Maggiore?

- Sissignore, sua figlia ha dei bicipiti promettenti! Sembra sana e in forma, ma dovrebbe fare un pò più di allenamento! Come mia prozia Gertrude Mary Armstrong che....

Con un sospiro, Roy andò alla scrivania, dove ritrovò un pacifico silenzio ad accoglierlo. Lì, dopo essersi seduto fissando la cartella con calma, l'aprì.

Era un mandato di cattura.



"Casa a due piani con vista mare, dodici vani e doppio servizio... sembra questa." Auron osservò la sua nuova proprietà. Non era lontanamente grande come quella di Roy, ma abbastanza per un single come lui. Girò le chiavi nella toppa ed entrò, osservando le varie stanze. L'arredo era decente, anche se forse era un pò troppo arieggiata e solare per i suoi gusti.

Aprì tranquillamente la finestra e si godette la vista del mare. Era molto calmo, quasi non si muoveva.

Anzi, non si muoveva proprio.

Era un cartellone promozionale di Besaid piantato davanti al suo balcone.

- Mi hanno fregato -.-... Oh beh vediamo le camere.



"Se trovi un quadrifoglio,
felice tu sarai.
Ma non sperar invano,
tu non lo troverai.
[...]
Il triste quadrifoglio
di nessuno sarà...
Ma forse accadrà
che troverai un trifoglio?"




Ran aprì gli occhi di scatto, mettendosi a sedere. Si era addormentato nella biblioteca di Roy, leggendo un libro di alchimia che dapprima gli era parso collegato ai clover, ma non lo era. Gli Homunculus parevano cosa di tutt'altro genere.

Di chi era quella voce soave? L'aveva sognata? O era un messaggio telepatico da un altro clover, molto più potente di lui?

Si alzò dal tappeto e andò alla finestra. Tutto sembrava tranquillo lì alla villa, e non avvertì nessuna presenza nei paraggi.

"Se però fosse un quadrifoglio, non potrei avvertirlo comunque... il mio sesto senso per captare il chakra si è indebolito..." pensò, poggiando una mano sul vetro. Era caldo dai raggi del sole.

Temeva di starsi ammalando fuori dall'istituto, come gli era stato detto dai dottori. Aveva pensato che fosse solo una scusa per convincerlo a non scappare, ma ora vedeva la minaccia della morte sotto un altro punto di vista. In quella casa, per molto tempo aveva avvertito un'enorme energia, così forte da farlo quasi star male e facendogli perdere completamente l'orientamento astrale. Solo quando era solo sembrava svanire, e tornava a sentirsi un pò meglio.

Ma lì da solo... tutto ricominciava a ricordargli l'istituto. E una fredda sensazione di solitudine gli saliva lungo il corpo, strangolandolo fino a fargli quasi mancare il respiro. Ora aveva imparato a provare nostalgia per la sua famiglia.. perfino per quello sbruffone di suo fratello Roy.

"Che significavano quelle parole...? Erano indirizzate a me...? O forse, una specie di profezia?"

Ran lo avrebbe scoperto prima di quanto pensasse.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: La Tata, per non aver spifferato tutto al signor Sheffield.

Note d'Autrice:
Oggi un evroniano è uscito dal mio frigo e mi ha coolflamizzata, quindi non sono nelle condizioni mentali per scrivere una nota d'autore.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 14
*** Serie 1 - Capitolo 14: Cena ad Alta Tensione ***


Capitolo 14 - Cena ad Alta Tensione

Personaggi Introdotti:
- Fullmetal Alchemist: Kain Fury.
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- L'Istituto di Bio-Genetica Azlight e il Clover Leaf Project...- Roy rilesse le parole del dossier ancora una volta. Non ci aveva capito molto, ma la cosa gli sembrava senz'altro insolita. - Il Consiglio d'Istituto ha iniziato ad accogliere bambini da ogni dove in questa speciale scuola d'addestramento alle doti sovrannaturali e innate...

Voltò pagina, dove erano riportate foto di alcune serie di tatuaggi. Erano neri e a forma di petali, con dei codici a barre.

- In base all'utilità (e pericolosità) delle varie capacità, vi è stata posta la classificazione di Monofoglia, Bifoglio, Trifoglio... e Quadrifoglio ai soggetti più dotati.. Il Governo ha stabilito che il Progetto in sè era frutto di mitomania e fanatismo, e l'ha così abolito...

Provò a inserire alcune parole chiave sul suo computer, ma non ne venne fuori nulla. "Perchè qui non se ne sa nulla? Ho il dubbio che il 'Governo' sia riferito unicamente al comando della Centrale del Nord... qui qualcuno sta nascondendo qualcosa perfino al Supremo.. wow.."

Tornò a leggere i documenti. - Tuttavia la pericolosità dei soggetti 'Clover' è riconosciuta. Pertanto, saranno detenuti nell'Istituto, ora formalmente addetto alla sola custodia e al mantenimento dei soggetti, senza sottospecie di..... maligni esperimenti tipici da serie anime fantascientifica come questa...? Il vostro compito sarà rintracciare i due soggetti Quadrifogli scomparsi, la cui assenza ha causato problematiche rilevanti e insurrezioni pericolose tra gli altri clover.. tra cui l'evasione di due soggetti Trifoglio. Effettuata la cattura, se ne richiede la custodia irrevocabile e l'avviso immediato alle autorità del Nord qui di competenza. Si raccomanda la massima cautela con suddetti soggetti, che sono tra parentesi più forti e intelligenti di Chuck Norris e McGuiver messi assieme. Grazie della cortese attenzione e buon lavoro. PS: Non ci prendiamo responsabilità in caso di incidenti causati dai soggetti quali: ferite fisiche, danni permanenti e/o temporari alle facoltà mentali di chiunque, incendi, furti, terremoti, eruzioni vulcaniche, omicidi, tsunami, morti di massa, caduta meteoriti e/o fine del mondo in generale.... ?!

Staccò gli occhi dal foglio, fissando il vuoto davanti a sè. La faccenda gli puzzava.. era una cosa grossa... troppo grossa per uno nella sua posizione. Perchè avevano scelto lui? Qualcosa di terribilmente sbagliato... un'orribile sensazione di cattivo presagio lo avvolse. Che cosa poteva fare? Era evidente che nessuno apparte lui e i capi del Nord sapessero della faccenda... avrebbe dovuto avvertire i suoi superiori? Che sarebbe successo se lo avesse fatto? Il Nord lo avrebbe fatto degradare? Oppure sarebbe stato visto come un gesto di lealtà al Supremo e l'avrebbero premiato?

E poi questi 'Clover'... se la loro potenza era pari ad anche solo metà di quanto era scritto.. non c'era speranza che ce la facesse da solo.

Sì, c'era una sola cosa da fare...

Il brigadier generale si alzò e aprì la porta sull'ufficio, rivolgendosi a Riza con serietà.

- Avverti Acciaio di venire a Central City immediatamente. Digli che ho un indizio sulla Pietra Filosofale!

Sì... scaricare tutto al protagonista di turno... era quella la scelta migliore...

- L'Alchimista d'Acciaio Edward Elric si è preso una vacanza signore, visto che in questa fanfiction è solo una comparsa..

- D'oh!

- Volevi rifilargli un altro lavoro scomodo, eh? - lo rimbeccò Maes.

Roy lo guardò malissimo. - Sei ancora qui, tu?

- Che affettuoso, come sempre... Sto cercando di sostenerti!

- Perchè non sostieni quella poltrona e la porti via che è vecchia invece?

- Ma siamo al tredicesimo piano!

- Sai, al piano terra c'è Falman di turno al reclutamento.. ho sentito dire che adora le bambine..

L'energia di Maes si rinvigorì. - Maggiore Armstrong, cosa aspettiamo!? Orsù prendiamo questa mobilia e avviamoci all'ufficio reclutamento!

Dopo averli visti uscire, Roy si voltò per tornare nel suo studio personale, quando una voce lo bloccò.

- Sei più viziato del principe dei Savoia.

Il soldato più viziato del principe dei Savo...

- Ehi!

Ehm... Il brigadier generale si voltò. - Che ci fai qui tu?

- Ero venuto a reclutarmi a dire il vero, ma c'è un tizio all'ufficio che non la smette mai di parlare. Dopo mezz'ora di buongiorno ho deciso di rimandare e son venuto a trovarti. - Auron gli lanciò una chiave. - Tieni, è il doppione.

- Oh, fantastico. Hai trovato una bella casa?

- Abbastanza... anche se avrei dovuto sapere che a Central City non c'è il mare.

- Eh?

- Lasciamo stare. - Auron si voltò a salutare Riza con un cenno della testa. Lei lo aveva fissato per tutto il tempo senza dire una parola, ma come lo vide voltarsi riprese a scrivere in fretta e furia.

Un ometto piuttosto basso con un paio d'occhiali, capelli a spazzola e un serpente attorno al collo entrò nell'ufficio, con una carriola carica di fogli. - Buongiorno Brigadier Generale Mustang!

- Sergente Maggiore Fury... che cos'è quello?

- Un Boa Constrictor, signore! L'ho trovato abbandonato nelle giungle dell'amazzonia.

- Non quello, la carriola...

- Oh. - Fury la scaricò addosso a Roy con poche cerimonie. - Sono i suoi nuovi incarichi passatole dai suoi superiori ora che è salito di grado. Buona giornata! - Salutò tutto con un piccolo inchino ed uscì.

Auron si guardò attorno. - Sono tutti uomini tuoi, questi?

Havoc riprese a mescolare le carte e annuì. - Sì, siamo tutti scagnozzi del brigadiere...

- Bvigadief GENEFAFE!! - disse il cumulo di fogli dal quale spuntò un braccio con indice alzato appartenente a Roy.

- Sì sì.. ci stavo arrivando.

- Invece di mangiare fogli, esci di lì che ti rendi ridicolo. - Auron afferrò il braccio del figlio e lo tirò fuori dalla trappola mortale.

- Ci stavo lavorando. - rispose Roy, sputando un dossier e leggendolo. - Che strazio.. tutti questi lavoretti da niente che i miei ex superiori non han voluto fare. Come se non bastasse già la ricerca dei clover...

- Clover?

Roy lo guardò in maniera fugace. - Ehm sì... una ricerca.. botanica.

- Trifogli?

Il figlio lo guardò sorpreso. - Ci sei andato vicino.. come fai a saperlo?

- Ho tirato a caso.. mi son svegliato con una strana filastrocca nella testa. - Auron guardò altrove, con noncuranza. - Hai già una vaga idea sul da dove cominciare?

Roy si rabbuiò. - Non credo di potertene parlare, mi dispiace. Tu invece pensi di saperne qualcosa?

L'ex guardiano aveva evitato di dirgli specificatamente del tatuaggio di Ran e dell'Istituto da cui proveniva, poichè il bambino stesso gli aveva detto che era un segreto. Tuttavia, poteva avvertire che c'era qualcosa che preoccupava molto Roy.. forse quei segreti tra due fratelli non erano una buona cosa. Ma sarebbe stato meglio chiedere a Ran stesso invece che fare le sue voci. - Non credo... senti.. perchè non venite da me stasera? Una cena per inaugurare la casa. Ti va? Non ti farebbe male rilassarti un pò prima di affrontare tutti questi nuovi incarichi.

Roy ci pensò un pò, ma annuì. - Sì, immagino di sì.

- Bene. - Auron si girò verso Riza. - Vieni anche tu col tuo superiore, ok?

- C-come? - La ragazza alzò lo sguardo, incredula.

Roy fissava il padre, incredulo anche lui. Riprese rapidamente conoscenza. - Hehe sempre a scherzare vedo... vecchio volpone...

Auron lo guardò con uno sguardo che fece torcere le viscere al figlio. - Come mi hai chiamato?

- N-niente.. però tu non puoi...

- Ti passa a prendere alle nove. - Disse Auron a Riza, che ancora era senza parole. - A stasera.

- Aspetta! - Roy afferrò il padre per una spalla. - Non ti concedo la libertà di decidere chi io debba...

Stavolta Auron non lo guardò nemmeno. Parlò e qualcosa nella sua voce provocò un fortissimo impulso in Roy, che staccò la mano e se la portò alla testa.

- Niente discussioni Roy, ci vediamo stasera. E' anche per il tuo bene. - Auron si teletrasportò, lasciando tutti di stucco.

- Tutto bene, Brigadier Generale? - domandò Riza, guardando il suo superiore massaggiarsi la testa. - Si sente male?

Lui scosse la testa. - No, non è niente. Chissà che mi è preso..

- Forse sta covando un'influenza. E' normale in primavera. Il tempo cambia spesso..

- Bah chiudi il becco, Havoc. - Roy tornò nel suo studio, seccato. Lo guardarono chiudere la porta in silenzio, poi Riza lo seguì.

Havoc sospirò. - Tutte queste storie solo perchè gli han combinato un appuntamento. E' assurdo.

- Forse non gli piace proprio la tenente.. - suggerì Breda, che però si pentì subito quando Hayate prese a ringhiare. - Scusa! Scusa!



- Avresti potuto bussare. - Roy accolse la ragazza con poco entusiasmo, con lo sguardo fisso sui fogli del suo nuovo incarico. - Ho già detto che sto bene.

- Lo so cosa ha detto, signore. - Riza tacque per qualche minuto, guardandosi intorno mentre nella stanza calava un silenzio imbarazzante. Poi vide i fogli sul tavolo. - Io credo che suo padre abbia ragione, Brigadier Generale.

Roy si alzò e si voltò a guardare fuori dalla finestra, per nascondere il rossore che gli era salito al volto. - Che vuoi dire?

- Lei si sta caricando troppo peso sulle sue sole spalle. - rispose la tenente. - Dovrebbe lasciarsi aiutare.

- E da chi? Siamo in un esercito.. siamo tutti rivali qui dentro...

- Il Quadrifoglio ha capacità al di fuori dell'inimmaginabile. Dicono che sia in grado di avverare qualsiasi suo pensiero, se desiderato con intensità.

Il brigadier generale si voltò di scatto. - E tu questo come lo sai?

Riza lo scrutò in silenzio per un altro pò, poi distolse lo sguardo, puntando di nuovo i fogli. - Mio fratello maggiore è stazionato al Nord, ed ha avuto incarichi riguardanti quell'Istituto..

- E te ne ha parlato? Non è molto professionale. - Criticò l'altro senza troppo cerimonie, come suo solito. - Ma suppongo che le tue informazioni potrebbero essermi d'aiuto, in fondo. Non ricordavo che avessi un fratello... Deve averti rintracciato solo dopo che ti abbiamo trovato e accolta qui, immagino.

Riza annuì, e i loro sguardi si incontrarono ancora. Di nuovo, Roy le diede le spalle.

- E così è in grado di realizzare ciò che vuole, eh? Significa che se io fossi un quadrifoglio, potrei diventare Comandante Supremo solo desiderandolo..

- ... Significa anche che potrebbe uccidere qualcuno solo col pensiero.

Roy non parve preoccuparsene troppo. - Obbedirò anche a questi ordini. Se la faccenda è grande anche solo la metà di quanto sembra, portarla a compimento mi permetterà già di trasferire l'ufficio al piano di sopra.

- Allora lei.. mi verrà davvero a prendere, stasera?

- Non ci penso nemme... - Di nuovo quella fitta alla testa, quell'ultrasuono orribilmente fastidioso.

- Come?

- Due volte... Non ci penso nemmeno due volte. - Roy annuì. - Non preoccuparti troppo per il vestito.. qualsiasi cosa andrà bene. Non staremo lì per molto.



Quella sera...

- Cambiarmi? - Ran guardò il padre con perplessità.

- Sì, sta arrivando tuo fratello con un'amica, quindi voglio che ti metti qualcosa di decente.

- Senti chi parl.... un'amica!?!? - Il ragazzino sgranò gli occhi. - Cioè, un'amica femmina??

- Sì e ora datti una mossa.

Non fece in tempo a finire la frase che Ran si fiondò nella camera degli ospiti, chiudendo a doppia mandata e, a giudicare dai rumori, poggiandoci sopra anche qualche mobile.

- Esci di lì...

- No no no no e no!

- Non puoi avere questa paura per tutta la vita!

- Non mi sento bene! - Ran era sincero. Quell'enorme energia opprimente era tornata, e lo stava schiacciando spiritualmente. Voleva solo tornarsene a casa di Roy e dormire.

- Tutte scuse, ora muoviti ed esci.

- Le donne sono orribili!

- Ti porto dalle suore..

Afflitto, Ran obbedì, uscendo dalla stanza a capo chino. - Era quasi meglio all'Istituto..

- Ora cambiati, sembri un chierichetto.

- E come dovrei vestirmi? Io ho indossato solo tuniche in vita mia.

Auron sospirò, guardandolo appena mentre cucinava. - Non conosci i pantaloni?

- Chi sono, i tuoi nuovi vicini?

L'ex guardiano annichilì e andò in camera sua, portando un fagotto al ritorno. - Tieni. Mettiti questi.

Ran ubbidì, dubbioso. Si guardò poi allo specchio. In jeans larghi e magliettina D&G con scarpe da tennis, sembrava irriconoscibile. - Ma che roba è??

- Il costume alternativo di Tidus, ma nessuno l'ha mai sbloccato.

- ... Sembro una versione minion di Eminem.

- Meglio che quel vestito da santino Bergamasco che ti ritrovavi.

Ran sospirò. - Sarà..

- Hmmm... cotolette, salsiccia e melone ghiacciato... basterà? - chiese Auron, guardando le portate dubbioso.

Il figlio si strinse nelle spalle. - E che ne so, è la prima volta che ceno in vita mia.

- Sul serio?

- Nel manga non l'ho mai fatto. - Ran sentì la sua energia farsi ancora più fioca. "Questo è davvero preoccupante..."

In quel momento si sentì bussare alla porta e lui dimenticò ogni dolore, buttandosi a pesce dietro il divano.

Auron aprì la porta. - Chi è?

- E chi vuoi che sia...

- Buonasera, signor Auron.

- Non voglio shampi. - L'ex guardiano richiuse la porta in faccia a due confusissimi Roy e Riza.

Fissarono la porta per qualche secondo, poi Roy si voltò verso le scale. - Sbagliato giorno, andiamo via.

"Forse sono abituato male..." pensò Auron riaprendo la porta. - Roy, sei tu?

- Acc... - quello sospirò, vedendo l'ultima speranza di uscire da quella situazione svanire davanti ai suoi occhi. - Sì...

- Potevi dirlo prima, no? Su entrate, ma non fate troppo casino o la vecchietta di sopra muore d'infarto.

- La casa di suo padre è davvero incantevole, vero Brigadier Generale? - Riza si guardò intorno, togliendosi il soprabito.

Roy non si disturbò neanche a guardare la casa. Era troppo impegnato a sprofondare nell'autocommiserazione.

- Comunque, qui ci si chiama per nome. - La corresse Auron. La ragazza sembrò sbiancare.

- Pe-per nome?

Auron annuì, guardandosi intorno. - Ran! Dove sei?

- Sono qui, sono qui.. - borbottò il ragazzo, uscendo da dietro il divano massaggiandosi la testa. - Proprio lì il poggiapiedi? Che male...

I suoi occhi si bloccarono su Riza, sgranandosi. Anche lei lo guardò, decisamente sorpresa. Il suo sguardo era piuttosto strano.. come se lo studiasse per riconoscerlo. Si erano già visti in precedenza forse?

Auron lo richiamò all'attenzione. - Ran! Ci sei? Torna fra i vivi..

- Questa da te non suona molto bene.. - commentò Roy sarcastico, sedendosi al tavolo con noncuranza.

- Smettila con ste battute da cabaret dei poveracci.. Ran, apparecchia.. non posso fare tutto da solo.

Ran obbedì, continuando a lanciare occhiate alla nuova arrivata ad ogni occasione. Da parte sua, Riza gli restituì la stessa attenzione.

- Non credo di conoscere questo ragazzo, qual'è il suo nome?

- Roy, perchè non fai le dovute presentazioni?

- Perchè non ne ho vo... argh! - Di nuovo una fitta alla testa. Roy la scosse, irritato.

- Che ti prende? - Ran lo guardò con apprensione. Forse, non era solo una cosa da trifoglio. Che anche Roy subisse la stessa pressione che lo stava affliggendo in quei giorni?

- Non lo so.

- Prenditi un malox. - Auron sembrava poco convinto.

- Forse non è in grado di mangiare.. - Osservò Ran. - Quindi potremmo anche andarcene..

Auron gli tirò uno scappellotto. - Aiuta tuo fratello piuttosto.

- E che dovrei fare, seppellirlo? - lo rimbeccò il ragazzino con rabbia.

- Sei un mago? Curalo.

- Siete fratelli? - La voce di Riza interruppe il battibecco come uno sparo. Era così lieve ed innocentemente gentile, che tutti e tre la guardarono con sorpresa.

Ran poi indietreggiò nel panico. - Non mi guardare, essere maligno!

- Ran ha una specie di trauma verso le donne.. - spiegò Auron alla ragazza confusa, mentre Ran per l'ansia incendiava la giacca di Roy, che prese a bestemmiargli dietro.

- F-forse sarebbe il caso di aiutarlo...

- Oh.. - Auron sembrò accorgersi del danno solo in quel momento. - Ehi, volete bruciarmi la casa al primo giorno? Calmatevi un pò. - li riprese, castando Idroga su Roy, che lo guardò con aria truce prima di fiondarsi in bagno.

- E-ehm... io... - Riza sembrava imbarazzatissima. Stava seduta con le mani in grembo, fissando il tavolo.

- Tipico dei fighettini.. cosa c'è, Riza?

- Te ne vuoi andare? - fece eco Ran, scostandosi in tempo per evitare l'ennesimo scapellotto.

Riza si girò a guardare il ragazzino. - Ho l'impressione che tu non ti senta bene... è per colpa mia?

Ran la guardò sbigottito. Quella ragazza sembrava davvero sapere qualcosa di lui.. e il fatto che fosse dell'esercito non lo tranquillizzava affatto. - Cosa...

Auron lo interruppe, forzandolo a sedersi. - Fa così solo perchè non vuole mangiare le salsicce. Usa il suo trauma come scusa...

- Non è vero!

Roy uscì dal bagno, livido di rabbia. Puntò un dito contro il fratellino, furibondo. - Se lo fai ancora una volta io TI AMMAZZO! CHIARO?!

Si udì un sonoro *TUMP*

- Mi sa che la vecchia è andata... - osservò Ran, distaccatamente.

- Sì infatti... - concordò Auron. - Su, a tavola.

I tre ubbidirono e si misero a tavola. Ran di fronte a Riza, e lei affianco al suo superiore, imbarazzata.

Auron servì i piatti e fece per mettersi a capotavola.. ma è una tavola un pò strana.

- Perchè?

- E' a chiocciola! - Rispose James Tont, uscendo dal frigo e buttandosi dalla finestra.

No, è rotonda.

- Artù di merdaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa..... - la voce dell'agente poco segreto sparì quando si spiaccicò al suolo. *SPLAT*

Iniziarono a mangiare in silenzio, Ran buttando qualche occhiata a Riza, lei a Roy, lui allo specchio in fondo alla stanza. Lo specchio non guardava nessuno.

Auron aveva problemi a sopportare quella tensione, stranamente per uno come lui. - Roy, vuoi dire a Riza di rilassarsi? Sei tu che la rendi tesa.

- Mi hai preso per un interprete? - Roy lo guardò male.

Lui gli restituì lo sguardo. - Non vorrai farla restare così per tutta la sera, vero?

- Per me è meglio così, sembra meno in vena di attaccarmi.

- Ma che ti potrà mai fare, Ran?

- Mi potrebbe ridurre a un corpo smachiettato di rossetto com'è successo a Besaid.

- A un ragazzo certe cose dovrebbero piacere...

- Non ho mai avuto così tanta paura in vita mia...

- Aspetta di vederle in minigonna, poi vediamo se ti fanno ancora paura, novellino.

- Guarda, a me mi ha ucciso una donna ma non sono diventato come te.

- Ma tu eri già grande!

- Anche tu lo sei ormai..

- Ho solo sedici anni...

- E ti sembra normale aver paura delle donne a sedici anni?

- Devo portarti a farti un giro sulle spiaggie di Costa del Sol un giorno...

- Solo tu potresti fare una cosa del genere, Roy.

- Tu non sei normale, Ran.

- Beh neanche Riza lo è...

- Su questo son d'accordo, però... - Roy fu interrotto da un'incantevole, celestiale risata. Di nuovo, i tre 'maschietti' si voltarono a guardare Riza.

Quella si stava tenendo il petto, arrossendo. - S-scusate... è che siete così... buffi. Ahah...

Ran la guardò torvo. - Buffi?

- Ti ha chiamato buffo. - fece osservare il brigadier generale al padre.

Auron roteò gli occhi e servì il secondo.

Riza annuì. - Siete una famiglia meravigliosa. Non avevo mai visto il brigadier generale così sereno prima d'ora. Deve volervi molto bene, ad entrambi.

Roy la guardò sbalordito, poi tornò a guardare dall'altra parte. - Sciocchezze, sono solo un peso.

L'ex guardiano si guardò attorno. - Hmmm avrei dovuto prendere del vino per le salsicce.

- Il sake va bene. - suggerì Ran speranzoso.

- No, niente sake per te. Per almeno due anni.

- Ma potrei essere morto tra due anni!

Tutti si voltarono a guardarlo.

Imbarazzato, Ran si strinse nelle spalle. - Mettete che mi viene una polmonite?

- Ha ragione, papà. Faglielo bere. Così si leva di torno.

- Bere alcoolici alla sua età.... non è molto educativo. - Riza guardò Roy a braccia conserte, con serietà.

- Ma io non lo devo mica educare..

- Sei suo fratello maggiore, Roy. - Auron si rimise al suo posto.

- Non vuol dire nulla.

- Ah no?

- No...

- La piantate di parlare di me come se non ci fossi?

- Ok Roy, da oggi educherai tu Ran. E Riza ti aiuterà.

- Cosa...?

- Cosa!?!?

- Sissignore.

Ran guardò il padre con angoscia. - Perchè Roy?!

Roy guardò il padre con istinto omicida. - Perchè Riza?!

- Ran ha bisogno di vivere anche un'esperienza d'affetto materno, lei sembra l'ideale per questo compito. E poi è consenziente, vedi? - Auron guardò Riza, che annuì.

- Questo è un chiarissimo esempio di scaricabarile. Tu vuoi soltanto la tua casa per te.

- E con questo? Tu hai un motel.

- Ma Ran si ficca sempre nei guai! E io ho troppe cose a cui pensare... Come farò a vedere Kaoru?

- Kaoru? - Riza guardò il brigadier generale con curiosità. - Chi è Kaoru?

- Una strega. - borbottò Ran all'orribile ricordo.
- Sì, una specie. - Annuì Auron. - E finchè Roy si ostina a ronzarle intorno, è anche colei che lo ucciderà.

Ran sembrava divertito all'idea. - Potrei trapassarlo io...Imparerei come si fa apposta per lui.

La tenente si voltò di nuovo verso di Roy, e lui si sentì intimidito.. ma con sua sorpresa, lei si limitò a sorridere. - Sono felice per voi, brigadier generale. Avere qualcuno a cui voler bene è sempre una cosa speciale..

- Ti sentisse A... - Ran soffocò il resto della frase nel suo bicchiere d'aranciata.

Roy era rimasto colpito dalla reazione della sottoposta. Non sapeva perchè, ma si sarebbe aspettato qualcos'altro... forse gelosia? E perchè poi? Mica tutte le donne dovevano trovarlo attraente... beh sì avrebbero dovuto.. ma lui non aveva mai visto Riza da quel punto di vista. Era una cosa... del tutto nuova e intrigante.

Si fissarono ancora, mentre l'aria si riempì di una musica da film d'amore.

- ABBASSATE LA TELEVISIONE, VANDALI!! - Gridò Auron alla finestra, e il magico effetto svanì. - Ma tu vedi questi..

Ran invece era disgustato dall'atmosfera. - Che schifo gli adulti... ahio! - Si rialzò rapidamente dalla caduta e guardò giù. Qualcosa aveva segato le gambe della sua sedia. - Sei stato tu, vero!?

- Ma cosa te lo fa pensare? - Gli chiese Roy, ricambiando il rancore con un'occhiataccia.

- Il cerchio alchemico malfatto sotto il tavolo!

- Non è malfatto, sono un professionista!!

- Vedi che sei stato tu?

- Dannato cretino..

- Cretino ci sarà tuo... - Il ragazzino non terminò mai la frase, cadendo addormentato sul tavolo, spossato dalla stanchezza e dalla pressione.

- Ehi, pivellino? - Roy lo scosse per la spalla, sorpreso e vagamente preoccupato. - Ma che gli è preso?

- Si è addormentato.. deve avere il pancino pieno. - Suggerì Riza, guardando il piccolo amorevolmente.

Roy sbuffò, alzandosi con le mani ai fianchi. - Si addormenta come i poppanti..

- E' tuo gemello, Roy. Probabilmente lo facevi anche tu.

- Non essere ridicolo..

- Gemello?

Roy prese il fratellino tra le braccia, portandolo sul divano dove lo scaraventò senza tante cure. - E' una battuta che fanno spesso loro due, non farci caso.

L'ex guardiano fissò i figli, pensieroso. Ran si era addormentato, e non gli andava di svegliarlo per poi mandarlo nel panico informandolo che Roy cercava i clover come lui. La serata non era andata come aveva programmato, ma forse c'era qualcosa di meglio che stava facendosi strada... Osservò Riza, che lo aiutava a sparecchiare con diligenza, guardando ogni tanto il suo amato brigadier generale. Magari c'era ancora una speranza che tutto si sistemasse per il meglio.

- Beh a questo punto, noi ci leviamo di torno. Ran sembra aver scelto dove stare. - Roy afferrò il suo soprabito e quello di Riza, con un vago tono di rammarico nella sua voce. Che gli dispiacesse essere di nuovo solo in casa? - Andiamo, Riza. Il vecchio ha bisogno di dormire.

- Ok, Roy. - Disse Riza, guardando con un sorriso Auron mentre Roy la osservava stupefatto prendere il proprio soprabito dalle sue mani ed uscire prima di lui. - Spero di vederla presto tra noi in squadra, signor Mustang.

- Perchè mi chiami Mustang?

- Perchè son l'unico in famiglia che ha un cognome. - Roy si posò il cappello in testa e uscì, dopo aver salutato con un vago cenno del capo.

Auron li guardò andare via insieme con l'auto di Roy, spostando poi gli occhi sul ragazzino addormentato. Sì, non era ancora il momento.
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Un ringraziamento speciale a: James Tont per essersi buttato dal balcone (Autrice di mer....!!); e Chuck Norris & McGuiver per non essersi mai alleati per distruggere il mondo.

Note d'Autrice:
Oh che emozione! Roy e una ragazza! (*FdS si dirige al suo personale altarino devoto al dio dello Yaoi e fa ammenda per due ore*)
Roy e Riza. Lo so. Non è niente di inaspettato dopotutto... Ma chi lo sà, c'è ancora Kaoru dopotutto. Forse ci sarà un risvolto imprevisto.
...E me ne sono resa conto solo ora, ma ho sbagliato l'età di Roy in tutta la fanfiction. L'ho fatto più giovane che nel manga (mi pare che lì abbia 29 anni..), scrivendo che ne ha 26... Ma oh beh, dopotutto mi sembra che già a 26 anni conoscesse Edward e sapesse che era alla ricerca della pietra filosofale, o no? Spero non mi ucciderete per questo dettaglio.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 15
*** Serie 1 - Capitolo 15: Evocazioni e Comparse Folli ***


Capitolo 15 - Evocazioni e Comparse Folli

Personaggi Introdotti:
- Final Fantasy (serie): Bahamut, Siren, Shiva.
- Star Wars: Darth Fener.
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Il fuoco divorava tutto, implacabile.

Roy si guardò attorno, asciugandosi il sudore e il sangue sulla fronte con un rapido gesto della manica. Nulla sembrava avere più vita attorno a lui. Solo fuoco, fumo, polvere... e cadaveri. Aveva obbedito agli ordini, come ogni bravo alchimista di Stato... come un cane dell'esercito. Si guardò le mani tremanti. Considerando tutta la morte che avevano portato, era ridicolo, quasi orribile che i suoi guanti fossero ancora bianchi.

Come le mani di un angelo punitore...

Ma quale punizione poteva meritare quella gente, rea solo dell'essere nata sotto la bandiera nemica? Avevano forse una colpa tutti quegli uomini, che così coraggiosamente lo avevano affrontato per nient'altro che un ideale? Un credo diverso dal suo?

E a che serviva poi? La carne brucia, il sangue si disperde, la vita si spegne... ma la guerra era forse iniziata per uccidere? No, non era così...

L'obiettivo di tutto quello era uccidere un'idea. Ma le idee non possono morire...

Era tutto inutile... Era... disgustoso. Era diventata una guerra di sterminio e la sua presenza ne era la prova. Lui era un'arma umana.

Sentì uno schiocco dietro di lui, qualcosa calpestato da uno stivale. Si voltò rapidamente, con la mano destra pronta a far fuoco. Riuscì a fermarsi in tempo alla vista dell'amico.

- Hughes! Non è prudente avvicinarsi di soppiatto quando sono in missione, sai?

- Ma se ti ho chiamato per mezz'ora dalla trincea! - Hughes gli si affiancò, guardandolo con apprensione. - Sembravi in trance. Stai bene?

Il maggiore Roy Mustang posò gli occhi su un ragazzino di Ishbar poco distante da loro. La sua morte era stata così rapida che non aveva fatto in tempo neanche a chiudere gli occhi, che si erano arsi. - Chi potrebbe star bene in quest'inferno?

Maes fissò l'adolescente per un pò con lui. Poi si fece coraggio e disse ciò per cui era venuto. - Il Comandante Supremo ti vuole vedere all'accampamento centrale... dice che ha qualcosa per te.

- Va bene.. - Roy annuì e si incamminò, con l'amico al suo seguito. Qualsiasi motivo potesse avere il Comandante Supremo per chiamarlo, era sempre meglio che restare lì a mietere vite innocenti.

Per quanto ancora lo avrebbe usato come sua personale arma umana?

Qualcosa alla loro destra si mosse, e lui reagì spinto ormai dal puro istinto.

Un altro schiocco di dita, un'altra esplosione. Nessun urlo provenì da dietro le macerie.. solo un tonfo sul terreno arido. Roy non avrebbe mai saputo chi o cosa aveva ucciso. E che cosa importava? Niente di tutto quello aveva senso...

"Questo esercito è in mano ai folli..." Continuava a ripetersi. "E io cambierò le cose... anche per tutte queste vite."

- Roy?

- Sì, Hughes?

- Roy, ci sei? Andiamo, su...

Lui si voltò. Era solo ora... dov'era finito il suo amico?

- Hughes? Dove sei? Non ti vedo!

- Roy? Roy?

- Fatti vedere, Hughes!

- Roy!! Dai, Roy!

Una mano gli si posò sulla spalla e lo scrollò. Voltò ancora la testa, spaventato.

Il ragazzino dagli occhi bruciati lo fissava. - Svegliati, Roy.



Il brigadier generale spalancò gli occhi, con un'esclamazione di sorpresa. Si raddrizzò di scatto, respirando affannosamente. - N-non volevo...

- Era ora, dormiglione. - Ran era affianco a lui, la sua mano ancora sulla spalla del fratello. - Dormire sul lavoro... non è da te. Non mi dirai che hai dormito qui nel tuo studio stanotte...

Roy lo fissò in silenzio per un minuto, mentre il suo respiro tornava normale. Poggiò poi i gomiti sul tavolo, portandosi la faccia tra le mani con un sospiro profondo. - Sì... ho accompagnato Riza al dormitorio qui, poi ero troppo stanco per andare a casa.

Ran gli rivolse un'occhiata severa, ma preoccupata. - Vuoi dire che sei stato qui a lavorare di notte, eh?

Il fratello lasciò scorrere le mani tra i capelli, e poi rialzò la testa, guardandolo. - Ma di che ti impicci tu? Che ci fai qua?

Quello si strinse nelle spalle. - Ricordi quella cosa sull'educarmi? Beh papà vuole che impari a fare la spesa come si deve.. e così ho pensato di venire a chiederti aiuto.

Roy lo guardò torvo. - IO dovrei venire con TE a fare la SPESA? Al contrario di te e nostro padre, io ho un lavoro, sai.

- Tu oggi non dovresti essere qui prima del pomeriggio. Hai il mattino libero il giovedì.

- E tu come lo sai? E' il mio orario nuovo da brigadier generale...

Ran si morse il labbro, guardando i fogli sul tavolo. - ....beh... ecco... me l'ha detto uno dei tuoi uomini.

- E chi?

- Mah... uno coi capelli..

- Sii un pò più specifico, Ran.

- Ma sì quello lì con la faccia... - Il ragazzino tagliò corto e gli mise in mano la lista della spesa. - Allora andiamo?

Roy si sprofondò nello schienale, girandosi a guardare fuori. Era una bella giornata di sole, con un limpidissimo cielo blu. Le tipiche giornate di primavera a Central City. Forse distrarsi un pò non gli avrebbe fatto che bene...

Annuì e si alzò, stiracchiandosi la schiena. - Mi do una sistemata in bagno e andiamo, tu non toccare niente.

- Va bene, grazie... - Ran lo guardò entrare in bagno, e poi tornò a fissare i suoi fogli. Come aveva temuto, cancellare le sue e-mail non era servito a fermare l'Azlight...

Le ricerche sui clover erano ora un impegno dell'esercito.



- A che diavolo gli serve l'intestino crasso di shoopuf? - Roy guardò la lista con una smorfia, camminando tra gli scaffali accanto a Ran, che spingeva il carrello con fierezza. Era stato un motivo di grande orgoglio per lui capire come funzionasse una macchina di così estranea tecnologia.

- Non lo so e non ho intenzione di scoprirlo... questa cosa è geniale: trattenendo il tuo denaro, fa sì che tu non possa andartene senza averlo restituito al supermercato.. l'intelligenza artificiale di questo posto è spaventosa.

- Se lo dici tu... una scorta annuale di carta igienica?? E che cavolo se ne fa? Io non la prendo..

- Ma ha detto che se non prendiamo tutto quello che c'è scritto...

- Non mi importa che ha detto! Ho una reputazione da difendere io e... - Roy scrutò ancora la lista, con sorpresa. - Fegato di Hypello??



- Tsk, ma vedi che mi tocca fare... DONNA, non puoi torturarmi ogni giorno in questo posto infernale!!

- Su su Stewie non ti agitare, fra poco andiamo sulle giostre qui fuori, ok? - Lois accarezzò il suo bambino con affetto, prima di dedicarsi alla scelta dei coltelli da cucina.

- Grr... un giorno di questi ti ritroverai a lavare cessi in un night club... - replicò tra sè il pupo in tutta risposta, continuando a lamentarsi finchè... - Cavolo che palle perchè ci sono duecentocinquanta reparti in questo....!!

....Finchè il suo sguardo non incrociò un paio di occhi tristi...



Ran sussultò alla vista di Stewie dieci metri più in là. - R-roy...

- Silenzio.. sto cercando i coltelli.

- Roy, dovremmo andare via di qui...

- Lo credo anch'io, qua i coltelli non ci sono. - Il brigadier generale continuava a fissare gli scaffali, ignaro del bebè che dal suo carrello si preparava a lanciare un machete da meloni...

Ran lo tirò per la manica. - Roy... non mi piace quel bambino...

- Se non sono tutti belli come noi non è colpa loro, Ran. - sbottò quello senza voltarsi, mentre Stewie mimava col pollice il segno di sgozzamento a Ran.

- Mi sta minacciando!!

- Tu sei paranoico... sarà qui? - Roy si chinò a guardare uno scaffale più in basso, mentre il coltello sibilava sopra la sua testa e si andava a conficcare in una padella.

- AAAHHHH!!!

Finalmente Roy alzò la testa, guardando il fratello. - Ma che cavolo ti prende, eh?

Impietrito, il ragazzino non potè fare altro che indicare il coltello. Roy seguì il suo dito e si rialzò con un sorriso soddisfatto. - Oh, eccolo qui. Bravo, ma la prossima volta non urlare per avvertirmi, ok? - Fece per afferrarlo, e guardò perplesso la padella in cui era conficcato. Stringendosi nelle spalle, mise entrambi nel carrello.

- Sarà un set. Chissà perchè non l'ho visto prima.. forse ho davvero la testa impallata dal lavoro...

- Dannazione l'ho mancato! - Stewie fece per cercare un'altra arma, ma fu portato in un reparto diverso dall'implacabile madre che come sempre non si era accorta di nulla. - Donna ferma! Devo ucciderli!

- Oh dai stai tranquillo, ecco gioca col tuo puppazzino di Po.

Stewie si ritrovò così il balocco tra le mani. - N-no non mi d-d-devo lasciare and-dare.... oooooooh! - Anche stavolta i nostri eroi furono salvati dal potere incantatore dei teletubbies.

Ran li guardò sparire dietro l'angolo e si lasciò scappare un sospiro di sollievo. - Fare la spesa è un'avventura sempre irta di pericoli mortali...

- Ahah, certo... - Roy tirò fratello e carrello con sè. - Su andiamo dal fruttivendolo, prima prendiamo tutto e prima ce ne andiamo.

I due poveri fratelli non avevano ancora fatto i conti con l'uomo vestito di nero che in quel momento entrava al mercato...



- Oggi con il potere del lato oscuro della forza, conquisterò le galassie di Castello d'Annone, Fiumicino e Rocchetta Tanaro... ma prima devo prendere i pomodorini per stasera.



- Ora scegliamo i meloni. - Roy ne prese uno e lo mise in braccio a Ran. - Ora bussa.

Il ragazzino inarcò un sopracciglio. - Che cosa?

- Ho detto bussa.

- In che senso? E' uno dei tuoi giochi di parole..?

- No! - Roy battè le nocche sul melone. - Senti? Se suona come se fosse vuoto, vuol dire che è buono.

Ran provò a bussare sul melone. - Ma se bisogna mangiare quel che c'è dentro, perchè è buono che sia vuoto?

- Non è vuoto, ma deve suonare come se fosse vuoto.

- Perchè?

- Perchè se suona pieno e ovattato vuol dire che l'acqua è troppa e quindi è troppo maturo - Roy si voltò e vide che il fratello lo fissava in modo truce. - Beh, che c'è?

- E' che... sai... - Replicò il ragazzino senza abbandonare quello sguardo. - Non sembri esattamente un provetto contadino.

- ... Tu fai come ti dico e basta. - Roy buttò un altro melone in braccio al fratello. - Ora scegline altri due mentre io sto a guardare se hai imparato.

L'altro sospirò. - Tu sei solo pigro...

- No, io voglio solo che questo episodio non si ripeta.

- Intendi la lezione sui meloni? - Ran lo guardò con ironia, bussando su un altro frutto.

- No, intendo il venire qui con te. La prossima volta ci vai con Riza a fare la spesa..

- Non ci penso nemme.... ehi guarda, un becchino.

Roy buttò un'occhiata sul nuovo arrivato che si dirigeva con passo imponente verso la cassa del fruttivendolo. - Non si indica col dito. E' pure malato, poveretto. Ha l'asma.

- Forse compra le Vigorsol.

- Vuoi stare zitto? Se ti sente facciamo una figuraccia...

- Desidera, signore? - chiese il fruttivendolo, per nulla sorpreso. Le comparse della nostra fanfiction son veri professionisti (Anche più degli attori principali nd_Fds).

- Oggi conquisterò le galassie nordiche, ma per farlo.... ho bisogno di pomodorini freschi. - rispose Darth Fener, col suo solito gesto plateale completo di mantello svolazzante.

Il commesso roteò gli occhi. - Sì sì.. son 200 gil al chilo.

- Cosa? Tu dici a me di pagare???

Ran e Roy guardarono impietriti il fruttivendolo venir disintegrato dal potere del lato oscuro della forza.

- E' un pò violento il tipo...

- Piantala di commentare altrimenti ti metti nei guai, Ran...

Darth Fener prese la verdura e si guardò attorno. - Ok, ma non c'è pomodorino senza insalatina...

- Ma è ridicolo..

- LO SO CHE E' RIDICOLO E SEMBRA UN BECCHINO CON UN SECCHIO IN TESTA ED E' ASMATICO COME IL BAFFO DELLE TELEVENDITE MA STAI ZITTOOOOO!!!

Tutto il supermarket si voltò a guardare Roy.

Il brigadier generale, imbarazzato, si voltò verso il fratello con un'occhiataccia. Ma la sua rabbia si trasformò rapidamente in paura al suono che provenì alle sue spalle. Un rantolio asmatico seguito da:

- Parli di me, sgorbio?

Roy pietrificò. Il fratellino per tutta risposta inarcò un sopracciglio e mosse il capo leggermente. Voltati, che aspetti?

- Ehm... - si girò a guardare l'uomo in nero, indeciso sul tipo di approccio da usare. Dopo un minuto di silenzio, si decise. - Le va una vigorsol?

Incazzato (giustamente) nero (ovviamente), Darth Fener alzò la mano, richiamando a sè il lato oscuro della forza verso Roy, che rimase a guardare confuso e vagamente intimorito.

- Morirai lentamente...

- No. - Ran si mise in mezzo, alzando le braccia. - Per quanto detestabile, arrogante, egocentrico e disfattista sia, Roy è mio fratello. Non posso lasciartelo fare.

- Se mi critichi così tanto perchè mi difendi? -.-

- Non vorrei, ma le CLAMP mi han fatto così. -.-

- Non ci ho capito molto, ma non sarà certo un marmocchio a fermarmi! - Darth Fener spostò la mano da Roy a Ran, ma questi fu più rapido e unì le mani, mentre ai suoi piedi si formava un cerchio luminoso.

Roy sgranò gli occhi. - Ma questo non è un cerchio alchemico...è...

- Vieni, Bahamuth!! - Ran alzò gli occhi al soffitto, che si aprì in due lasciando entrare un mastodontico dragone alato. Bahamuth, il Re dei Cieli, si guardò attorno con superbia. Attorno a lui, tutti, eccetto il suo evocatore, erano caduti a terra dagli scossoni e la sorpresa.

"Perchè vengo sempre coinvolto in cose del genere?" Si domandava Roy.

Hiromu Arakawa: Perchè ti ho fatto così!

Roy: Zitta io non ti ho chiesto niente!!

- Quale potenza... - ansimò Darth Fener, e ansimare per uno come lui non è roba da poco. Fissava il bestione con un'espressione del tutto nuova, che noi non possiamo spiegarvi poichè indossa la solita maschera.

- E non hai ancora visto niente... - Ran aveva un ghigno quasi spavaldo. - Vai Bahamuth, scatena la tuaAHIA!! Ma che fai??

Si portò le mani alla nuca, guardando confuso il drago che gli aveva appena fatto uno scappellotto con la coda. Questo replicò alzando la testa con uno sbuffo presuntuoso di narici, e si rialzò in volo, sparendo in un lampo viola.

- ...

- E io che credevo che Acciaio fosse il peggiore... - Roy inarcò un sopracciglio. - Bel lavoro genio, ora hai distrutto mezzo edificio e questo ci vuole uccidere lo stesso. Che farai adesso?

- N-Non mi sottovalutare!! - Ran si affrettò a riprendere posizione, e stavolta due cerchi, uno azzurro e l'altro rosa si formarono affianco a lui. - A questo punto devo giocarmi il tutto e per tutto! Andate!!

Due nuovi Eoni emersero dai simboli fluorescenti, in uno svolazzo di brillantini e coriandoli.

A Roy sanguinò il naso alla magnifica vista delle nuove arrivate. Shiva e Siren si guardavano attorno, un pò più confuse di Bahamuth ma certamente dall'aria meno disinteressata. Ran esclamò di sorpresa e si portò immediatamente dietro il fratello, che lo guardò perplesso. - Ma che ti prende ora?

- Sono donne!

*Spack* Roy si portò la mano sulla fronte, esasperato.

- Hmmm... - Siren mosse la testa a destra e sinistra, buttando giù mezza dozzina di scaffali con le sue ali. Adocchiò poi la collega. - Oh!

Shiva restituì lo sguardo con severità, e tra le due scattò una scintilla d'elettricità.

- N-non è che adesso quelle si mettono a litigare, eh?

- E che ne so... - Ran sbirciò da dietro il braccio di Roy.

- Per tutti i sette mari!! Cara dimmi assolutamente come fai ad avere quella pelle così liscia?? - Esclamò Siren, causando una reazione a catena di tonfi tra le persone lì ad assistere.

Shiva scosse la testa altezzosa. - Ma sai, è il mio elemento che me lo permette...

- Beate te... A me l'acqua di mare mi secca tutti i capelli... guarda che disastro!!

- Ma va? Hai provato con qualche balsamo?

- Sì ma guarda non c'è niente da fare, ne avevo trovato uno ma capisci che farmelo recapitare è difficile...

- Che caldo qui dentro però... di sto passo mi squaglio.

- SE VOLETE CHIACCHIERARE DELLE COSE VOSTRE ALLORA ANDATEVENE! - esplose il piccolo evocatore, saltando davanti a Roy con un dito contro le creature arcane.

Shiva lo guardò ad occhi stretti. - Che cafone...

- Ma dai però.. è un bimbetto carino! - Siren si avvicinò a Ran, che ricordandosi del trauma tornò nel suo nascondiglio, mentre Roy in trance fissava l'angelo del mare. Si ridestò in fretta però, quando Platinette si unì alle due nel tentativo all'assalto coccoloso del piccolo.

- Ma hai ragione! Caro fatti guardare...

- Uah! - Roy saltò dietro Ran con un balzo felino. - Vade retro!

- Che fai, Roy??

- Ma non ti fa paura?

Ran squadrò la/il nuova/o arrivata/o... - ....Solo a metà. E' strano! o_O

- Ehi bel fusto in divisa.. è tuo il cuccioletto?

- Come mi hai chiamato?? - Roy indietreggiò tenendo le spalle di Ran a coprirlo. - Cosa sei, uno shumi?

- Ma che ci faccio io ancora qui? - si chiedeva intanto Darth Fener.

- Qui le cose rischiando di degenerare... andiamocene! - Ran teletrasportò via carrello e colonello.

Roy: brigadier generale.

Fds: ma così non c'è la rima!

- Oh beh... - Siren si strinse nelle spalle. - Dov'è il reparto cosmetici?

- Vi ci porto io care...

- No io vado dai surgelati a provarci con Capitan Findus!
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Un ringraziamento speciale a: Platinette, per il suo ipotetico, incondizionato affetto.

Note d'Autrice:
Normalmente ogni capitolo ha uno scopo preciso: racconta di uno sviluppo nella storia e aiuta il lettore a capire delle cose in più per gli eventi futuri.
Non so voi, ma io ho l'impressione che questo capitolo non faccia niente di tutto ciò. L'avrei cancellato, forse... Ma era così divertente che non ho proprio potuto farlo.
Divertente, ma anche drammatico. L'inizio mi ha un pò angosciato, e inizialmente temevo che il feroce contrasto del tono di quel pezzo con il resto avrebbe soltanto dato una brutta stonatissima nota alla ff. Ma alla fine, mi sembra che il tono si sia 'sciolto' man mano che si legge. Spero di aver ragione.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 16
*** Serie 1 - Capitolo 16: Scompiglio alla Centrale ***


Capitolo 16 - Scompiglio alla Centrale

Personaggi Introdotti:
- Saiyuki: Cho Hakkai, Genjo Sanzo, Jeep.
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Intanto Auron a casa sua....

- Ma che fine hanno fatto quelle due neglie?

Ma non curiamocene.



- Allora mi dici che cos'era quella roba? - Roy caricò la spesa in macchina, guardando torvo il ragazzino.

- Non lo so... ci sono tanti poteri che non conosco ancora, spesso quando subiamo un forte shock noi tri... - Ran sgranò gli occhi e chiuse la bocca, con un'espressione evidentemente sospetta.

Al brigadier generale questo non sfuggì. - Voi tri... cosa?

Il bambino lo guardò. Lo sguardo del fratello era severo e incredibilmente interessato.. che avesse già capito che lui era un...?

- Noi.... noi... tristi bambini. - rispose con voce tremante, odiando se stesso per essersi dato del triste.

- Eh?

- Hai capito.. non farmelo ripetere... ti prego.

- Voi tristi bambini? - Roy lo fissò in silenzio per un pò, poi inarcò un sopracciglio. - Dico ma fai sul serio?

"Mi ha riconosciuto..." Ran deglutì. - Perchè me lo chiedi?

- E secondo te io sono così fesso da credere a una cosa del genere?

- Perchè non mi credi? - il fratello sfidò Roy con lo sguardo.

Quello sbottò una mezza risata, con le mani ai fianchi. - Ne ho viste a centinaia di bambini tristi, e posso dire con certezza che tu non sei uno di loro.

- .... - Ran lo fissò in silenzio, a bocca aperta.

- Tu non sei triste. - Roy scrollò le spalle. - Lasciamo perdere, non mi importa.

Si voltò per aprire la portiera del guidatore, e con sorpresa avvertì una morsa allo stomaco. Ran gli era corso alle spalle e lo aveva abbracciato alla vita, senza fiatare.

- Ehi dico, che ti salta in mente ora?

- Grazie... - Ran strinse ancora di più. - E' la cosa più bella che mi sia mai stata detta!!

- .... Ok... Non so che problemi tu abbia però.. ehm.. - Roy tossì, guardandosi attorno imbarazzato. - Siamo in un parcheggio e ci guardano tutti, staccati prima che fraintendino!

- Fraintendino cosa?

- Idiota, siamo personaggi manga e siamo belli! Mai sentito parlare di yaoi?

- Eh? - Ran fu staccato a forza, e guardò perplesso il fratello precipitarsi verso una ragazza di passaggio. - E adesso che fa...?

- Mi scusi signorina, verrebbe a casa mia a vedere la mia collezione di...

Ran fece in tempo a chiudere gli occhi prima di udire un forte colpo, seguito da imprecazioni e poi un tonfo. Quando li riaprì, Roy stava entrando in macchina. Sulla sua faccia spiccava un livido blu attorno all'occhio destro.

- Ma che cosa hai fatto...?

- Per la cronaca, la colpa è tua. - Sbottò lui, mentre il fratellino gli si sedeva affianco. - Ho dovuto rimediare al tuo gesto folle, per mantenere la mia popolarità tra le donne.

- E dovevi proprio farlo con una donna accompagnata?

- Credevo fosse un armadio che aveva comprato lì dentro! - Roy indicò il supermercato distrutto con un cenno della testa.

- Almeno potevi trovare un metodo più originale per abbordarla...

- Ormai non esistono più metodi originali con le donne, marmocchietto.

- Potevi dirle che volevi aiuto per ripopolare una città...

Roy si voltò a guardarlo torvo, mentre metteva in moto. Poi scosse la testa. - L'hanno già usata i Romani con le Sabine quella scusa.

- Allora potevi dirle che stavi prendendo parte a una scommessa...

- Don Rodrigo con Lucia..

- Oppure che lo facevi per la passione per la vita casalinga opposta alla noia della regalità..

- Vittorio Emanuele II con Rosina...

- Ma conosci tutti gli abbordatori della storia?!

- E tu ti rendi conto delle assurdità che dici?!

- Quanto sei odioso! - Ran si voltò verso il finestrino a braccia conserte e non aprì più bocca, quasi si fosse dimenticato del momento precedente, quando Roy gli era parso la persona più buona del mondo.



- Era ora che arrivaste. - Auron lasciò entrare due depressissimi fratelli in casa, seguiti da cammelli carichi di spesa. - Com'è andata?

- Dovresti chiederlo al pivellino, ha fatto faville in tutti i sensi. - Roy si sedette al tavolo mettendosi del ghiaccio sull'occhio nero. Poi guardò la finestra con vaga sorpresa. - Non me n'ero accorto ieri sera.. ti hanno tirato il pacco della vista mare eh?

- Lascia perdere... - l'ex guardiano osservò il ragazzino buttarsi sul divano. Non sembrava in ottima forma... - Tutto ok tu?

- Che giornate orrende... - mugugnò lui con la faccia schiacciata contro un cuscino.

- Perchè non te ne torni da A, allora?

- Perchè lui è dalla mamma e lei è una donna...

Roy roteò gli occhi, esasperato. - Se ti lasciassi da solo con Riza non resisteresti un minuto...

- E tu la tua amica l'hai sentita, invece? - Auron cambiò discorso, e vide il brigadier generale diventare rosso.

- Non è mia amica, è una mia sottoposta!

- E' così che giudichi Kaoru ora?

- Kaoru!! - Roy si riprese, ed emise un sospiro malinconico. - Da quando sono Brigadier Generale non ho più tempo di vederla... non sono più incaricato alle pattuglie nell'epoca Meiji.

- Almeno però sei più in salute..

- Sì finchè non si fa prendere a pugni dal primo che passa..

- Zitto, microbo...

- La volete smettere di litigare? - Auron passò lo sguardo da uno all'altro. - E io che speravo che passando un pò di tempo insieme avreste parlato...

- Parlato di che? - Il militare lo guardò inarcando un sopracciglio.

- Beh.. conoscervi un pò. - rispose lui vago. - Per esempio del tuo lavoro e...

A quelle parole Roy si fiondò letteralmente fuori di casa, lasciando una scia di vento dietro di sè e un padre vagamente sorpreso.

- Ma che...?

- Si è accorto di essere in ritardo sul lavoro. - Ran si voltò su un fianco e chiuse gli occhi. "Di nuovo questa dannata pressione..."

Auron lo guardò ancora e poi fissò la porta. - Giusto, il lavoro...



- Fa ancora fresco il pomeriggio, eh tenente? - Fury guardò fuori, mentre accarezzava un grizzly che aveva trovato abbandonato(?) nel parco di Yellowstone.

Riza alzò la testa dai documenti che stava osservando. - Se senti freddo puoi chiudere la porta, sergente maggiore.

- No non farlo, l'ho aperta io per fumare. - intervenì Havoc. - Se il colon... ehm il Brigadier Generale scopre che ho fumato ancora qui, è la volta buona che mi ritrovo degradato!

- E avrebbe ragione.

- Non sia così dura, tenente! - Fury chiuse la porta. - La riaprirò non appena ci sarà... cos'è stato!?

Nel momento in cui aveva chiuso la porta, dietro di essa si era sentito un fortissimo colpo. Si riaprì, e rivelò un alquanto infastidito brigadier generale che si teneva l'occhio sinistro.

- Ancora un colpo e dovrò cominciare a portare la benda come il comandante supremo...(mistero risolto per quelli che han visto il film di FMA nd_Fds)

- Brigadier Generale Mustang! Tutto bene?

- Stavo meglio prima tenente Breda, grazie mille... andavo un pò di fretta.

Havoc nascose rapidamente la sigaretta. - Accidenti brigadiere, ancora un pò e le uscirà il sangue dal naso...

- Accadrà a te fra poco se non butti quella cicca, e comunque io sono Brigadier Gene...

- Sono arrivati altri dati sui clover, signore. - Riza gli porse i documenti per distrarlo. - Credo che il sottotenente Havoc debba andare all'ufficio reclutamenti adesso. Giusto?

- Oh? Ah, sì! - Havoc eseguì il saluto e si affrettò fuori, sotto lo sguardo impietosito dei colleghi.

- Non sembrano segnalazioni molto recenti... - Roy sfogliò il dossier. - Ma vediamo un pò di che si tratta..



Poco dopo....



- Vorrei arruolarmi.

- Davvero? - Havoc staccò gli occhi dalla rivista e osservò il nuovo arrivato. Capotto rosso, occhiali da sole, spada dall'aspetto minaccioso sulla schiena e grossa borraccia da sakè sul fianco. Decisamente un aspetto poco raccomandabile.

- No è uno scherzo.... certo.

- Ma lei non è quello che è venuto l'altro giorno...? Circa un paio di capitoli fa?

- Sì, sono io....

- Oh bene, allora se non sbaglio il capo la conosce... venga con me, mi sbrigherò prima in questo caso. - Havoc si alzò e condusse l'ex guardiano agli uffici superiori. - Magari per una volta non se la prenderà con me...

Quando entrarono, tutti si voltarono a guardarli, e Riza fu la prima a parlare.

- Salve, signor Mustang. - Era sorpresa, ma abbastanza rilassata. Auron ricambiò il suo saluto con un cenno del capo.

- Mustang? - le fece eco Fury, guardando prima lei e poi il non-trapassato.

- Perchè queste facce? - Auron si sentiva leggermente a disagio.

- Per me il tenente Hawkeye è un pò troppo impallata con il Brigadier Generale... adesso chiama tutti Mustang! - Havoc la guardò con un lieve ghigno.

Lei arrossì, ma agrottò la fronte con serietà. - Non so di cosa tu stia parlando, sottotenente.

- Veramente il Brigadier Generale è mio figlio... posso sapere quando comincio?

- Dice davvero? - il maresciallo Falman guardò Riza, che annuì.

Havoc si grattò la testa. - Suo padre? Accidenti... spero che non mi maltratti anche lui se si arruola allora...

- E' qui per unirsi all'esercito? - domandò il tenente.

Auron annuì, cercando di non incrociare lo sguardo degli altri soldati che lo scrutavano come un alieno.

Riza gli fece segno di accomodarsi. - Me ne occuperò io personalmente. Avrò solo bisogno dei suoi documenti e dovrà rispondere a qualche domanda di procedura, niente di che. Benvenuto in squadra, signor Mustang.



- Turno di guardia...?

- Esatto. - Roy annuì, accavallando una gamba mentre leggeva nuovi documenti, col gomito appoggiato alla scrivania. - Si chiama gavetta, ci siamo passati tutti quindi non vedo perchè tu ti possa rifiutare. Puoi andare col sottotenente Havoc, ti istruirà lui sul tuo lavoro.

- Che succede se rifiuto invece?

- Sarebbe disertare. - Il brigadier generale sbadigliò e finalmente alzò lo sguardo verso suo padre. - Io ti aiuterò ad abbandonare lo stato di soldato semplice in fretta, ma ho bisogno che tu collabori. Intesi?

Auron restituì l'occhiata senza esitazioni. L'idea di lavorare come un pivello lo disgustava, ma era lì per altri motivi molto più importanti dell'orgoglio. - Stavolta te la sei vista buona perchè sono senza soldi...

- E dammi del lei...

- Non esageriamo. - Auron andò alla porta.

- Non è esagerare, è protocollo! - abbaiò il figlio di rimando, mentre quella si chiudeva con un botto. Buttò i fogli sul tavolo e sbadigliò. - Dannazione, se leggo un altro pò divento strabico... Maggiore Armstrong, per cortesia... mandi Havoc al cancello d'entrata per il turno di guardia.

E fu così che Havoc atterrò davanti ad Auron dal quarantacinquesimo piano.

- @_@ Pote...vo usare le-e scaleeee....

Il novello soldato semplice lo guardò torvo. - Ma tu guarda con chi mi tocca lavorare...

- Tsk, lo dici a me? - Havoc si risistemò accendendosi la sigaretta.

Auron però si sentì offeso e decise di rimandarlo al 45esimo piano con un quasar.



- Dovremmo essere arrivati.. via del guardiano #8, giusto? - Il fuoristrada si fermò delicatamente.

L'uomo al posto del passeggero scese e si guardò attorno. - Sì, credo che sia qui.

- Vuoi che ti aspetto?

- No... torna all'impero celeste.. prima che la scimmia se lo mangi tutto.

- D'accordo. - rispose l'altro, e senza un'altra parola riavviò la jeep.

Solo allora l'uomo dell'impero celeste vide il foglietto sulla porta. Si avvicinò e lo prese, cercando gli occhiali nella manica destra della tunica. Una volta inforcati, i suoi occhi color ametista corsero lungo le poche linee con rapidità, stringendosi parola dopo parola per l'irritazione.

"Sono a lavoro, se mi cercate chiamate la centrale militare di Central City all'ufficio di Roy Mustang. P.S. Ran compra il pane."

- Non posso continuare così... Ehi Hakkai, non è... - l'uomo si voltò e vide di essere già solo. - Dannazione...



"Non ci sto capendo più nulla..." Con l'ennesimo sospiro, Roy si alzò dalla scrivania stiracchiandosi la schiena. "Perchè tutto a un tratto c'è tutta questa roba segreta di mezzo? Mi sento a disagio come ai tempi di Ishbar..."

Il ricordo del suo ultimo incubo gli fece annodare lo stomaco. Si diresse alla finestra e l'aprì, godendosi la brezza serale sul viso.

"Chissà se dovrei informare il Supremo... non so neppure che tipo sia quello." Guardò avanti e i suoi pensieri si interruppero bruscamente alla vista di Havoc nel vuoto di fronte a lui.

- Brigadier Generale, buonasera. - Disse quello, portando la mano alla fronte per il saluto... prima di rischiantarsi al suolo.

Roy sbattè le palpebre un paio di secondi e poi richiuse la finestra con una smorfia. - Strano, credevo di non aver ancora bevuto oggi..

Si voltò verso la sua scrivania e trasalì alla vista del nuovo arrivato.

Un uomo apparentemente attorno alla sua età, con capelli sottili e dorati in una vistosa tunica chiara lo fissava. Sulle spalle portava una strana sciarpa, di carta gli parve, con delle scritte a lui incomprensibili. Nella mano sinistra una fiasca di sakè.

- ...Chi le ha dato il permesso di entrare nel mio ufficio privato? - chiese Roy quando finalmente ritrovò la parola.

L'uomo in tunica lo squadrò da capo a piedi con freddissimi occhi color ametista. - E tu saresti il Brigadier Generale Roy Mustang? Sembri un pivellino da quattro soldi....

Con una vena pulsante alla tempia, il militare raccolse tutta la sua calma e poggiò le mani sulla scrivania. - Lo ripeto con flemma... CHE DIAVOLO CI FA STO QUA NEL MIO UFFICIO!?

- Sto cercando un uomo. - disse il biondo, accendendosi una sigaretta.

- Beh ne hai trovato uno. - replicò Roy fissando la cicca con rabbia.

- Ne dubito. Cerco Auron Mustang.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: I Romani, Ron Rodrigo e Vittorio Emanuele II, per i loro insegnamenti di grande valore storico e letterario nell'arte della seduzione.

Note d'Autrice:
Oddio, chi è questo losco figuro dall'aria minacciosa che si è presentato di fronte all'Alchimista di Fuoco?
Potrei dirtelo, ma ultimamente mi son resa conto che, mentre io ti parlo di tutti i miei pensieri e le mie angosce adolescenziali,

Roy: hohohohohoho, come se fossi ancora adolescente tu!

Me: zitto e torna in cantina fino al prossimo capitolo!

dicevo: tu non mi hai mai parlato veramente di te? Allora, che mi racconti?

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 17
*** Serie 1 - Capitolo 17: L'Abito non fa il Monaco! ***


Capitolo 17 - L'Abito Non Fa il Monaco!

- Come hai detto?

- Auron Mustang. Per qualche strana ragione in questa fanfiction appena uno riceve un cognome lo conoscono tutti. Oltre a essere pivello sei pure sordo?

Roy si raddrizzò e gli puntò il dito contro. - Sta a sentire, non intendo dare la minima informazione a uno sconsiderato che...

Non terminò mai la sua frase, le parole gli morirono in bocca nel momento in cui l'altro gli puntò contro una piccola pistola a tamburo che non aveva mai visto. Chi era quel tipo? Forse un fanatico religioso di Ishbar? Non aveva la pelle scura, e gli occhi non erano rossi... ma sembrava proprio un monaco. Un monaco decisamente eretico.. che fumava, beveva e portava la pistola.. da dove diavolo veniva?

Che fosse solo un assassino che ce l'aveva con i militari? E perchè allora partire proprio da lui e suo padre? Ma Auron era già morto..

Forse un sicario del comandante supremo... sì... magari aveva capito che lui aspirava a spodestarlo e...

- Con un colpo di questa ti lascio in agonia per l'eternità.

Roy si costrinse a non guardare in basso, verso il cassetto dove si trovavano i suoi guanti speciali... sapeva che non sarebbe mai stato più veloce di un proiettile.. ma forse poteva ancora bluffare.

Si sforzò di apparire disinvolto e per nulla intimorito. - Levami quell'affare di dosso. Mi basta schioccare le dita per mandarti al creatore, bonzo.

- Hmph. - quello abbassò il cane dell'arma e fece girare il tamburo, pronto col colpo in canna. - Il creatore? Si vede che sei proprio un pive...

- Mani in alto!!

La voce di Riza tuonò nella stanza, lasciando sorpreso perfino l'intruso, che voltò leggermente il viso per inquadrarla con la coda dell'occhio. Era entrata silenziosamente nell'ufficio, e ora stava lì, con la pistola puntata sulla testa dell'individuo. Negli occhi il monaco le vide una luce furente. Senz'altro un soldato molto devoto. Ma c'era qualcosa in lei che non lo convinceva.

- E tu chi saresti? - Le chiese, con voce ferma.

- Tenente Riza Hawkeye, alla guardia personale del Brigadier Generale. E tu sei in arresto. - gli rispose lei rapida.

- E il tuo protetto è morto se non abbassi quell'arma.

La ragazza sembrò vacillare per un attimo, evidentemente colpita sul vivo.

Roy se ne accorse e tentò di ricatturare l'attenzione del monaco. - Ehi tu, datti una calmata. Qui non hai speranze di cavartela.

- Non credo che l'esercito voglia minacciare una divinità... Allora, dove diavolo è? Ho questo sakè da tre gior.. ehi! - Il pistolero si ritrovò derubato della fiasca, ora nelle mani di Ran che senza tante cerimonie si era teletrasportato in ufficio.

- Sembra buono... - Disse, osservando la fiasca. - Chissà perchè se lo fa portare a domicilio?

- Tu che diavolo ci fai qui?? - esclamò Roy, guardandolo con terrore.

- Mi annoiavo. Ora però posso anche andarmene. - Il ragazzino si girò e fece per andarsene...

...Quando il monaco cominciò a pronunciare delle parole arcane che lo bloccarono.

"Che cosa?!" Ran si voltò faticosamente a guardarlo. L'individuo lo fissava con freddezza, quasi con disprezzo, mentre la sua strana sciarpa ondeggiava lievemente sulle sue spalle. "Ma chi è questo qui? E' davvero forte!"

Ran: C-come possibile che tu riesca a bloccare un t...

Roy: Un t cosa?

Ran: un Tipo come me!

Roy: <_<

Il monaco guardò di nuovo Riza. - Se non abbassi l'arma, li agonizzo entrambi.

Lentamente, la ragazza obbedì, senza però rinfoderare la pistola.

- Che razza di giornata... - borbottò Roy.

- Pensa la mia... - gli rispose l'altro a tono.

Il brigadier generale sospirò e si ricompose. - Ok... tutti calmi ora... Ran, molla il sake. Tu abbassa quell'arma e Riza porta via la peste.

- Ora ragioniamo. - Il rotolo sulle spalle del monaco si rilassò sulle sue spalle e lui abbassò l'arma. La morsa che tratteneva Ran sparì e lui si affrettò a restituire il maltolto, senza togliere gli occhi di dosso allo sconosciuto. - Dov'è Auron?

Riza posò una mano sulla spalla del ragazzino. - Su Ran, andiamo via di qui.

- Non toccarmi mostro!!! - gridò l'altro, rendendosi conto del contatto ravvicinato e scappando di corsa.

Roy tentò di ignorare l'idiozia del fratello e accennò alla fiasca. - Perchè non la lasci qui? Io sono di famiglia... glielo darò io.

- Tu di famiglia? - il monaco inarcò un sopracciglio. - Ci manca solo che sei il figlio e puoi darti al cabaret.

- Più apri bocca e più mi passa la voglia di scendere a patti con te!

- Dimmi dov'è e basta.

Dunque suo padre era il suo vero obiettivo. Roy fissò l'uomo in silenzio per qualche istante, pensando sul da farsi. Non si preoccupava molto del vecchio in tutta onestà... ma forse essendo quello un monaco, avrebbe potuto trapassare Auron senza problemi...

Purtroppo l'estraneo era impaziente e non appena fece per riportare mano alla pistola, il militare parlò.

- Ora mio p.... prozio è in servizio, quindi non può riceverti!

- In servizio? - il biondo lo scrutò.

- Già, significa LAVORARE ma dai tuoi vestiti non direi tu ne conosca il significato.

- Lavora per te? - il bonzo scosse la cenere dalla cicca, lasciandola cadere senza preoccupazioni sul pavimento. - Accidenti, com'è caduto in basso il nonnetto... Modera il tono, impudente. Tu non sai con chi stai parlando.

- Mi basta sapere con chi stai parlando TU per decidere il tono di voce.

- Patetico... e io che perdo tempo con te. - Il monaco si avviò all'uscita scuotendo la testa. - Lo cercherò da solo.

In un paio di secondi, Roy colse l'occasione e aprì il cassetto, indossò un guanto d'accensione e scatenò una fiamma verso l'intruso. La lingua di fuoco gli serpeggiò intorno in una spirale e si preparò a stringerglisi addosso, ma quello la dissipò semplicemente fermandosi e concentrando la sua aura.

Roy trattenne un gemito di sorpresa nella gola. Era la prima volta che un suo attacco falliva a colpire il nemico in quella maniera.

- Ci hai provato, poppante. - disse il monaco, aprendo la porta. Sarebbe stata una bella uscita di scena, anche senza la nebbiolina, se in quel momento la fiasca di sake non gli fosse caduta di dosso a causa del laccio che la teneva, bruciato dall'attacco di Roy.

Nella stanza seguì un lungo, imbarazzante silenzio.

Senza guardarsi indietro, il nuovo arrivato sbottò. - Ora mi tocca andare a prenderne dell'altro...

E finalmente uscì, lasciando uno sbigottito quanto abbattuto brigadier generale dietro di sè.



- Sta a sentire... anche se sei vecchio e sei imparentato col capo... - Havoc intanto continuava il suo sermone al povero ex guardiano, che stava ormai iniziando a ignorare la sua voce. - Resti di fatto solo un p...

La sua frase fu stroncata dalla porta affianco a lui che si spalancò, schiacciandolo contro il muro e rompendogli un altro paio di costole che tristemente si erano salvate dalla doppia caduta dal palazzo. Ne uscì un monaco furente che si fiondò verso il cancello a passo svelto, ignorando i lamenti della sua ultima vittima.

Auron guardò Havoc e poi l'altro.

- Sanzo?!

Ma quello era già sparito oltre l'angolo, bestemmiando su un certo brigadier pivello.

Con un sospiro, Auron alzò gli occhi verso la finestra dell'ufficio del figlio, e fece qualche passo indietro perchè potesse essere visto.

- ROOOOOYY!!!!

La risposta non tardò ad arrivare. - BRIGADIER GENERALEEEEEE!!!

- Potevi dirmelo che Sanzo era venuto qui!

- E chi sarebbe questo santo?!

- SANZO, era il biondo che se n'è andato poco fa!

- Oh mamma ma allora lo conosci davvero?!

- Sì! E' un bonzo molto importante!

- Sbronzo o no da adesso in poi è un ricercato per minaccia a mano armata a pubblico ufficiale, quindi VIENI SU E FAMMI IMMEDIATAMENTE RAPPORTO SU DI LUIII!!!

- NON ROMPERE, STO LAVORANDOOOOO! E NON E' SBRONZO!

- SOLO UN UBRIACO POTREBBE ATTACCARMI E ORA SALI QUESTO E' UN ORDINEEEE! E poi sei stato tu a dire che è uno sbronzo molto petulante!!

- Perchè sono sotto i suoi ordini? - Si domandò Auron, sospirando prima di salire al piano del figlio.



Lì, Roy lo attendeva dietro la scrivania della sala principale. Batteva nervosamente il dito sul tavolo, con la testa appoggiata all'altra mano.

- Se l'è voluta lui, mi ha minacciato.. - borbottava, con una vena pulsante alla tempia.

- Lui non è una minaccia, lui è il Governo, pirla. - Auron si sedette su una poltrona, guardando Fury nell'ufficio personale di Roy intento a pulire il pavimento.

- Che centra il Governo adesso?

Il padre gli rifilò un'occhiataccia. - Non conosci Genjo Sanzo?

- Non conosco nessun genio santo, te l'ho detto. E che fa, esaudisce i desideri a fin di bene?

- Ecco perchè non sarai mai comandante supremo... Comunque, l'uomo di poco fa era Genjo Sanzo. E' uno dei pochi bonzi che gli dei riconoscono con il nome di Sanzo. Lo si riconosce dal chakra scarlatto sulla fronte.

- Gli Dei...? Credevo che questa moda delle divinità fosse passata dopo il megaflop di Yevon.

- Lui è più importanti di tutti e quattro i Maestri di Yevon messi insieme, Roy.

- Che cosa? Non dire idiozie, vestiva pure da straccione! Per essere così importante dovrebbe essere almeno il Supremo!

- Infatti, è proprio il Supremo.

Roy ammutolì. Alzò la testa e guardò Auron in silenzio per un minuto... due... tre... ma in realtà non fissava lui... guardava nella propria mente.. vedeva il suo piano di controllare l'esercito farsi sempre più lontano... fino a sparire alla sua vista.

Aveva appena insultato una persona perfino più importante del comandante supremo!?

Scosse la testa. - E' assurdo! Ti sbagli sicuramente!

- Non mi sbaglio. Quegli 'stracci' come tu li chiami sono la tunica sacra che solo i Sanzo possono portare. E poi avrai notato il salmo che porta al collo.

- Cosa, quella roba di carta? Credevo che fosse l'etichetta del vestito.

- Quello è uno dei sutra dell'origine, un documento importantissimo che solo i Sanzo custodiscono. - Auron si battè una mano sulla fronte. - Com'è possibile che sei un militare e non lo conosci?

- Sulla mia c'è scritto seta al 100%, lavare a 15° no color.

Auron guardò ancora il sakè per terra. - Sicuramente era venuto qui per portarmi da bere... la prossima volta mandalo direttamente da me e portagli rispetto. Magari non ti farà licenziare.

- Ma come fa a essere importante con quell'atteggiamento da teppista?

- Lui se ne infischia delle regole, perchè è intoccabile.

- Intoccabile eh? Chissà se ha qualche tatuaggio...

- Dobbiamo verificare, Brigadier Generale! - Intervenì Armstrong.

Roy lo guardò malissimo. - Decido io come procedere. - Poi tornò a fissare Auron. - Dobbiamo verificare!

- Non è il quadrifoglio che cerchi..

- E tu come lo sai?

- .....Siamo andati all'acqua park e non aveva tatuaggi.

- Ah sì? - alla risposta di Auron tutti i presenti nella stanza caddero a terra con un sonoro STUMP.

- Esatto. - replicò con serietà.

- E dimmi... - Roy si rialzò a fatica e andò alla finestra. - Come mai il più importante dei capi di Spira ti fa da fattorino del sakè adesso? <.<

- Siamo amici da anni. Ci facciamo i favori a vicenda.

- T-tu sei amico del Supremo? Tu?! - il brigadier generale guardò il padre attonito, che di rimando non disse nulla. Il suo sguardo però era il solito: inflessibile, serio ed irritante... era un sì.

Sprofondò nella propria poltrona, guardando il soffitto. Ogni giorno che passava la sua ambizione incontrava ostacoli sempre più duri... che non fosse destino per lui divenire Comandante Supremo? Forse qualcuno ce l'aveva con lui?

Forse qualcuno NON voleva che diventasse comandante supremo...

Gettò un'occhiata ad Auron. Possibile che fosse tutta una combutta? L'arrivo di suo padre, poi il fratello, e quel misterioso incarico top secret.. e ora il Supremo stesso...

Cercò di scrollarsi quegli orribili pensieri dalla testa, ma fallì. Si raddrizzò e tornò a leggere i suoi documenti sventolando una mano con apparente noncuranza.

- Ok, torna al tuo posto adesso... ho altro da fare.

- Tutto qua? Non mi chiedi altro? - Auron si alzò e continuò a fissarlo. Era insospettito dal fatto che Roy avesse lasciato perdere così in fretta.

Anzi, non lo guardava nemmeno più. In quel momento, l'ex guardiano desiderò con tutto sè stesso di sapere come aveva fatto a leggergli nella mente... per farlo ancora. Cosa diavolo passava per la testa a quel ragazzo sconsiderato?

Non ricevendo risposta, uscì lasciandosi alle spalle il figlio che con flemma aveva ripreso il suo andazzo di sempre.

- Acc di nuovo sto mal di testa improvviso.. Fury quando hai finito lì portami un tè.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: Il Supremo, per aver gentilmente ceduto il titolo a Sanzo per l'occasione, in cambio di una misera vacanza a tempo indeterminato su Neo-Namek...

Roy: Lo hai deportato, vero?

FdS: Zitto...!

Note d'Autrice:
Ebbene sì, signore e signori. Il grande, il magnifico, l'eccellente, celeberrimo misantropo più famoso del mondo è sceso in campo!
Il dottor House? No, Genjo Sanzo!
Mi vengono le lacrimucce ogni volta che vedo questo personaggio in azione, perchè quando fu introdotto in Sublimation io (mea culpa!) non sapevo proprio un'accipigna di Saiyuki. E' stata proprio la sua presenza nella ff a spingermi a spendere più di 100 euro per prendermi tutti i volumi di questo fantastico manga. Sanzo nella fanfiction era il mio personaggio preferito (e come non adorarlo? E' così tenero quando vuole ammazzare chiunque si trova di fronte), ma nel manga è stato velocemente spodestato da Hakkai (amooooooooooreeeeeeeeee!!!) e successivamente da Hazel (*guarda il suo poster sul muro e sviene*).

....
....
....

Roy: Ehi questa qui non si riprende mica...

Sanzo: Seppelliamola mentre è incosciente.

Auron: Sono d'accordo, potrebbe essere la nostra unica occasione per finire questa tortura letteraria.

Ran: State attenti, il computer è ancora acceso. Ci stanno guardando.

Roy: Ghe pensi mi... Ahem! *si siede* Non preoccupatevi per l'autrice, si riprenderà in fretta. Vero? *si gira a guardare gli altri che alzano i pollici annuendo con un sorriso a trentadue denti (quello di Roy, perchè gli altri non sono mai stati programmati/disegnati per sorridere e quindi in realtà non hanno neppure dei denti)* Ci vediamo al prossimo capitolo che verrà presto, non temete! (Kukukukukuku col cavolo che la seppellisco a Chiara, lei è l'unica disposta a farmi diventare Comandante Supremo! Trasmuterò un cadavere e lo spaccerò per suo! I cadaveri carbonizzati sono la mia specialità!)

Sanzo: Guarda che stiamo leggendo quello che scrivi...

Roy: Ooops...! Ma io scherzavo...

Ran: Ho un'idea, seppelliamo lui.

Roy: Cos.. NOOOOOOOO!!!!!!!!!!! *si sentono rumori di botte e colpi di vanga e il computer si spegne*

Se non si spegne arrivato a questo punto, premi sul led luminoso del tuo monitor e spegnilo tu, così fa più effetto.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 18
*** Serie 1 - Capitolo 18: The Auron's Show ***


Capitolo 18 - The Auron's Show

Personaggi Introdotti:
- Fullmetal Alchemist: Vato Falman.
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Passarono due giorni da quell'insolito incidente alla centrale. Roy stava piano piano riprendendo sicurezza, ora che si era accertato del fatto che nessuna lettera di licenziamento sarebbe giunta a infrangere i suoi sogni, e la vita nel suo ufficio era tornata quella di sempre.

Purtroppo però, se tutto rimanesse così che senso avrebbe continuare a scrivere? Un risvolto è inevitabile...

In un insolitamente caldo pomeriggio, mentre Auron era di nuovo di guardia e Alphonse distribuiva granite ai militari accaldati...

- GRANITEEEE!!! TUTTI GUSTI!!!

- Grazie, lattina.

- Suvvia signore, non sia sgarbato. Non sono una lattina...^^

- Era un modo di dire...

- Ok buon lavoro signore!

- Comunque io il sale dalle granite lo toglierei...

- Non sono molto abile con questo corpo...

- Non ti affliggere per nulla.

- LATTAAAAAAAAAAAAAAAA!!! SMETTILA DI DISTRARRE I MIEI UOMINI E PORTA VIA QUEL CHIOSCOOOO!! - La voce dirompente di Roy dalla finestra fece tremare l'edificio, interrompendo il magnanimo sermone dell'ex guardiano.

- Mi... mi scusi!! - il piccolo(?) Elric raccattò tutta la sua roba e tornò a giocare nella discarica del Gigante di Ferro.

- Tsk... - Roy si ritrasse dalla finestra. - Ma dimmi tu... cosa crede che sia, una caserma o un luna park questo?

- Ma il giovane Alphonse sta solo cercando di dimostrarsi utile all'esercito, brigadiere...

- Brigadier Generale... - Sibilò Roy di rimando a Fury, che si ammutolì. - Ora torna al tuo lavoro, e se proprio vuoi andare sulle giostre ti farò provare la mia preferita.

- A che si riferisce, capo? - Chiese Breda con sarcasmo. - Il tiro a segno?

- No, I calci in culo.

- Mi piacciono le altalene!

- Per me c'è un doppio senso.. - commentò Falman pensieroso.

Roy fece per replicare, ma fu interrotto da una dura e sgraditissima voce..

- Ti dai al luna park, pivello?

Il ragazzo trasalì e guardò il bonzo con occhi furenti. Tuttavia, ricordando le parole di suo padre, tentò di reprimere ogni avversità e di suonare il più educato possibile.

- Ancora qui senza che mi sia detto niente... che cavolo combinano le guardie?

- Non sono entrato dal cancello.

- E allora come...?

- Magia di Hollywood. - rispose sarcastico Sanzo, appoggiando una nuova fiasca di sakè sulla scrivania di Roy. - Dalla a tuo zio, e niente discussioni. Questa storia mi ha già seccato abbastanza. E' stato un... lasciamo stare.

Detto questo saltò giù dalla finestra e atterrando su Havoc si accese una sigaretta.

- Sanzo! - Stavolta Auron riuscì a farsi sentire, e si avvicinò al monaco.

Quelli si voltò, un pò sorpreso, ma senza rispondere.

- Ehi, dov'è il sakè che mi avevi promesso?

- La mia testaaaaa.... - si lamentò Havoc sotto i piedi di Sanzo.

- L'ho dato al pivello che dice di essere tuo nipote.

- Mio nipote? Io non ho nipoti...

- Dice di essere il brigadiere...

- Brigadier GENERALEEEE!!!

- Ah.. Roy. - Auron neanche si preoccupò di guardar su e scosse la testa.

- Sì... proprio un pivello.

- NON URLARE, IDIOTA! - Rispose di rimbecco Ran, avvicinandosi ai due sorseggiando una granita alla ciliegia.

- NON TI CI METTERE ANCHE TU, MOCCIOSO!

- NON BUTTARE VOCI, CRETINO! - Auron come sempre aveva frasi dalla schiacciante saggezza per calmare la situazione. - Comunque è mio figlio, non mio nipote.

- Ti è venuto proprio male. - Sanzo guardò un fermacarte proveniente dall'ufficio di Roy schiantarsi contro Ran, che prontamente lo bloccò con una barriera. - E questo chi è?

- Suo fratello. Ran che vuoi?

- Guardavo solo il nuovo zerbino della caserma.. - Ran stava guardando ai piedi di Sanzo. - Poveraccio..

Anche Auron abbassò lo sguardo. - Oh...

Il ragazzino rialzò la voce. - EHI MAGGIORE PIRLA TRA TUTTI I PIRLA!! Voglio anch'io uno zerbino così!

Un'altra sedia volò verso Ran ma fu bloccata di nuovo. Sanzo guardò la barriera formata dal ragazzino con vago interesse.

D'altro canto lui sembrava divertirsi, per una volta. - Non mi fai paura, sai!?

- SO IO COSA TI FA PAURA!

- Fanno sempre così?

- Non me lo chiedere.. - Auron guardò Ran nascondersi dietro di lui. - Che c'è adesso?

Ran indicò in alto, e i due alzarono lo sguardo giusto in tempo per vedere Riza precipitare loro addosso. Con sorprendente rapidità, il monaco la prese al volo.

- Oops... G-grazie. - Riza scese e si inchinò, dirigendosi poi verso le scale.

- Dannazione, l'ho mancato! - si sentì la voce di Roy sopra di loro.

- E' andata via? - Ran spiò da dietro Auron, spaventato a morte.

Intanto da sotto di Sanzo proveniva ancora la flebile voce di Havoc. - Io sono ancora qua sotto @.@....

- Ma perchè sei caduto così in basso da lavorare per quello, Auron?

- Ho i miei motivi... e vorrei anche parlartene. Perchè non vieni a cena da me un giorno di questi?

- Sai che vuol dire invitarmi a cena?

- Ovviamente intendo senza Goku.

- Oh, ecco... tsk. Ci penserò. - Sanzo finalmente si spostò, per accendersi una nuova sigaretta, e dando la libertà al povero Havoc.

- Finalmente... - Il povero sottotenente si rialzò e fece per accendersi una cicca anche lui. Ma il suo capo fu più rapido.

- NON sul lavoro HAVOC!

E sulla testa del malcapitato si rovesciò un liquido nero che gli spense la cicca, seguito da vari pezzi di ferraglia e un secchio di metallo a tramortirlo per completare l'opera.



Riza: Brigadier Generale, dov'è finito il secchio di lubrificante con dentro i pezzi di ricambio per bazooka che avevo messo qui?

Roy: Boh...



Sanzo ignorò il moribondo accanto a lui e si rivolse a quello che morto lo era già da tempo. - Ho l'impressione che tu non volessi veramente solo il sakè, vero? Ti sei cacciato in qualche guaio?

- Diciamo solo che non mi piace non capire certe cose... stanno accadendo troppe stranezze ultimamente, e non posso pensare a nessun altro a cui rivolgermi. Allora quando sei disponibile? - domandò Auron.

Il monaco soffiò del fumo, guardando in lontananza. - Direi che anche stasera va bene. L'idea di stare di nuovo appresso a quella scimmia non mi attrae affatto.

- Allora ci vediamo a casa mia. - Auron gli porse delle chiavi. - Ti ricordi l'indirizzo no?

- E chi se lo scorda.. ti sei beccato la casa col pacco della vista mare. La conoscono tutti. - replicò l'altro prendendo il mazzo e andandosene con noncuranza mentre un depressissimo Auron si sentiva ancora una volta deriso dal mondo.



"Certo che ne hanno di fiato questi vecchi...." Ran era rimasto seduto in camera sua tutta la notte, in silenzio, ad ascoltare la conversazione tra suo padre e l'ospite. Auron aveva parlato a lungo con il monaco, di tutto quello che era successo da quando aveva riconosciuto Roy.

La ribellione nell'Epoca Meiji, la tirannia dei tempoliziotti, il passato del figlio come arma umana. Ran non si sarebbe mai aspettato che suo fratello potesse avere tutta quell'oscurità nel cuore. A vederlo, non ne sembrava così logoro... ma era anche vero che lui stesso lo aveva visto in preda agli incubi. Da un certo punto di vista non erano poi così diversi lui e Roy. Chissà se anche Ran si sarebbe sentito così se i suoi poteri fossero stati utilizzati per uccidere..

"Ne ho visti a centinaia di bambini tristi."

Sentì suo padre parlare anche di lui, e del loro incontro sul Gagazet. Parlò addirittura del tatuaggio e di tutto quello che lui gli aveva raccontato. Di come A fosse impazzito per mano degli esperimenti e degli osceni vestiti di Yunaleska.

Sanzo aveva ascoltato tutto in completo silenzio, eccezion fatta per alcune sporadiche domande. E alla fine erano giunti a parlare dell'incarico che Roy aveva ricevuto dal Nord, e del quale il Supremo si rivelò del tutto ignaro.

- Che vuoi che faccia? - fu la prima cosa che il monaco disse dopo che Auron finalmente tacque. Ran sentì un groppo in gola, nel terrore dell'idea di dover tornare all'istituto. Che sarebbe successo se il Supremo avesse deciso di farlo arrestare?

- Non pretendo niente da te. Mi chiedevo soltanto del perchè di tutti questi misteri.

- Tsk. - Sanzo prese una nuova sigaretta dal pacchetto. - Non è un mio problema. Io ho dato delle istruzioni alla gente, non è mio compito preoccuparmi del fatto che loro le seguano o meno.

- L'esercito sta usando Roy. E non credo per beneficenza.

- E allora che lasci l'esercito, se non gli piace essere usato.

- Ma lui non se ne rende conto, e poi... - Auron fece una pausa per formulare la frase. - Non lo so.. credo che abbia un motivo molto importante per arrivare a comando dell'esercito...

- Le minigonne? Starai scherzando spero.

- Non penso che sia tutto lì -.-

Di nuovo silenzio. Poi Ran udì una sedia spostarsi, probabilmente quella di Sanzo che parlò.

- Lo terrò d'occhio per un pò e vedrò se è il caso che faccia qualcosa. Ma Auron... fossi in te mi preoccuperei di più per quei tuoi poteri fuori controllo che per tuo figlio.

- Io sono già morto, ho smesso di preoccuparmi per la mia sorte.

- E chi ha detto che è in ballo la tua, di sorte? - La porta di casa si chiuse, e Ran capì che il monaco se n'era andato. Attese alcuni minuti, poi.. quando la sigla di Centovetrine cominciò a risuonare dal salotto, capì che suo padre era distratto e si teletrasportò altrove, all'inseguimento di quello strano bonzo.



- Ehi, tu.

BLAM BLAM BLAM! Tre colpi di pistola si schiantarono immediatamente contro la sua barriera. Spaventato, Ran fece un salto indietro. Il bonzo lo fissava, con la pistola ancora estratta e una vaga espressione di disprezzo.

- Ma che cavolo ti salta in mente!?

- Questo è per aver spiato una conversazione tra adulti. - Sanzo gli scaricò addosso il resto del tamburo della pistola. - E questo è per avermi mancato di rispetto.

- Ma quando mai?

- Non rompere o ti faccio evaporare.

Ran pensò ad Ed. - Ma perchè i biondi son tutti così permalosi...

- Vedo che sei una testa calda. - Sanzo pronunciò di nuovo le parole che Ran aveva udito quel giorno in ufficio, e il sutra sulle sue spalle si allungò avvolgendosi attorno a Ran, ignorando completamente la sua barriera. Si avvolse poi attorno a un albero alle sue spalle e lì il ragazzo si ritrovò legato come un fuggiasco fallito.

- Slegami!

- Non prima di esserti calmato. - Sanzo si sedette su un idrante davanti all'albero e lo guardò, con la sigaretta tra i denti. - Hai una bella faccia tosta a venire da me di tua iniziativa.

- Mi... sleghi. - ripetè Ran, tentando di controllare la propria ira.

Per tutta risposta il sutra attorno a lui si strinse di più.

- Mi sleghi... per favore.

- Mi stai chiedendo scusa?

- Ma scusa di cosa?! - il ragazzino rilasciò impulsivamente i propri poteri, in un istintivo sforzo per liberarsi.

Sanzo lasciò cadere un pò di cenere ai suoi piedi. - E' inutile che accresci i tuoi poteri da trifoglio. Solo il quadrifoglio può sconfiggere i miei mantra.

- Tu conosci un quadrifoglio?! Perchè hai fatto finta di niente con mio padre, allora?

- Tsk... sono Genjo Sanzo.. certe cose le conosco.

- Perchè, se eri Marcello di Pizzo Calabro non le conoscevi?

- Sei troppo ingenuo per capire... si vede che sei parente di quel pivello. Auron mi delude proprio...

- Allora il quadrifoglio esiste davvero... ed è vivo....

- Diciamo di sì. - Sanzo buttò la cicca ormai consumata a terra e lo scrutò attentamente alzandosi, mentre il sutra allentava finalmente la presa tornandogli docilmente sulle spalle. - Ora non ho tempo per giocare con te. Se davvero ci tieni a sapere la verità, perchè invece che perseguitarmi non ti muovi con le tue gambe e vai a scoprirla?

Ran lo fissò in silenzio... per poi parlare poco prima che sparisse dalla sua vista. - Dici che ce la posso fare?

Sanzo sparì nella penombra serale, ma la sua risposta giunse chiara alle orecchie del trifoglio.

- Tsk, e io che ne so..



"Arrivare alla verità con le mie forze..."

Ran pensava e ripensava a quelle parole ormai da giorni. Come poteva afferrare la verità da solo, lui, un trifoglio che era vissuto rinchiuso per tutta la sua vita e ora in un mondo completamente sconosciuto?

Passava ore e ore sulla terrazza in cima alla centrale dove lavorava Roy, dileguandosi solo quando avvertiva una presenza femminile in giro. E nella sua mente le parole di Sanzo si ripetevano a non finire. Che quel bonzo sapesse tutto? O almeno, più di quel che lasciava a intendere?

Qual'era per lui la via per trovare il quadrifoglio? E una volta trovatolo, cos'avrebbe fatto? E poi c'era da contare che ce n'erano due in giro.. La voce all'istituto gliel'aveva detto...

Già, quel bambino... chissà se era ancora vivo... Ran avrebbe dato qualsiasi cosa per poter parlare con lui in quel momento.. anche solo un'altra volta.

Se solo ne avesse avuto il potere..

Il potere..

"I miei poteri non si sono ancora risvegliati del tutto...." Ran si guardò le mani, come se servisse a qualcosa.. chissà perchè lo fanno tutti nei film? "Ma se penso a ciò che è successo ad A per averli risvegliati. Non voglio impazzire anch'io...E se quella pressione alla testa che sento ultimamente è causata dai miei poteri repressi?"

Tornò a fissare avanti, sulla città. Che diavolo si aspettava quel bonzo da lui?

- Ehi Ran. Che fai qui?

Il ragazzino si voltò alla voce di suo padre. - Niente...

Lo fissò con intensità, tentando di insinuarglisi nella mente e di leggerne i pensieri. Con Roy ci era riuscito, quindi perchè non con lui?

Come al Gagazet, la telepatia non gli riuscì. Fu bloccato da qualcosa e la pressione alla testa divenne più opprimente.

"Eppure tutti i trifogli dovrebbero riuscirci..." pensò, tornando a guardare avanti.

- Che dici sui trifogli?

- Eh? - Ran si voltò di nuovo a guardare il padre, confuso. - M-ma io non ho detto niente...

- Hai detto che i trifogli dovrebbero riuscirci... a fare cosa?

Ran si alzò in piedi e lo guardò sgomento. - Io l'ho solo pensato...

- Sarà stata una mia impressione allora...

- No no... - Il figlio gli si avvicinò, studiandolo meravigliato. - Dev'essere quel fenomeno chiamato potere riflesso... a volte capita che una tua facoltà non funzioni come dovrebbe ma a beneficio della vittima... sì dev'essere così... forse allora c'è ancora una possibilità...

- Stai perdendo il tuo tempo, Ran. Io torno a lavorare.

- Aspetta! Perchè non mi fai provare?

Auron lo guardò con la coda dell'occhio. - Tu perchè vuoi provare?

- Beh...... - Ran cadde in silenzio. Fu una risposta sufficente per il padre, che aprì la porta per scendere di nuovo nell'edificio.

"Ma quanto devo aspettare ancora per dirgli in faccia che è un cretino?"

- Cosa hai detto!? - Auron si bloccò e rivoltò verso Ran.

Lui sembrò soddisfatto, ma solo per poco. Una forte fitta gli attraversò le meningi. La pressione di sempre lo schiacciava.

- La mia... testa...

- Ripeti cosa hai detto! - lo ammonì Auron circondato da un'inquietante aura rossa.

- La mia testa.

- Tu hai detto che sono un cretino!

"Accidenti ma che padre indegno.. senza un minimo di sensibilità fatto e patentato!"

- Ancora!? Ti punirò per questo!

E fu così che Auron tagliò i capelli a Ran (privo di sensi per le fitte) uguali a quelli di Roy, risolvendo un altro mistero di Clover.

Auron: Ok, ora mi sento meglio. Fortunatamente non sono guerraiolo come Mitsurugi.

Pubblico: "No mica.."

Auron: Da quando abbiamo un pubblico!?

Regista: Da quando siamo in diretta.

Auron: Quanto vengo pagato per questo?

Regista: Beh un ovetto kinder al giorno te lo puoi prendere quindi zitto e lavora!

Auron: Non lavoro per un ovetto!

Regista: Ma Truman, non puoi andartene. Tu sei la star! LA TUA VITA E' UNO SHOW!!

Auron: Truman?

FdS: Chi ha fatto entrare sto rincoglionito?

Auron: E tu chi sei!?!?

FdS: -.- si rifà!

E un incudine di dimensioni illegali si abbattè sul celebre ex guardiano.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: Marcello di Pizzo Calabro, per non conoscere certe cose.

Note d'Autrice:
Questo capitolo si è rivelato estremamente risollevante, perchè era davvero da tanto tempo che volevo fargliela pagare ad Auron. L'aveva scampato per troppo tempo!
Infatti lo rileggo ogni volta che mi fa inc...!!
Ora scusate ma devo andare a fare il bagnetto a Roy, questa mattina l'ho trovato tutto sporco di terra! Vabbè che è un cane dell'esercito, ma dovrebbe evitarle certe cose come rotolarsi nel fango!
Meno male che almeno per fare i bisogni si trattiene e gratta la porta finchè non lo lascio uscire!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 19
*** Serie 1 - Capitolo 19: L'Arrivo del Nord ***


Capitolo 19 - L'Arrivo del Nord

Personaggi Introdotti:
- Clover: Gingetsu, Ryu Fay Kazuhiko;
- Final Fantasy X: Tromell;
- Sayuki: Sha Gojyo.
___________________________________________________________

- Svegliaaaa!

Auron aprì gli occhi. - Ma che...? Roy? Che vuoi?

- Nulla.. ma non si dorme sul lavoro. - Roy lo guardò a braccia conserte prima di tornare alla sua scrivania. - Ora torna a compilare quei documenti.

- Io ero la star e la mia vita uno show.

- Sì nei sogni... - Il brigadier generale scosse la testa. "E' vecchio ormai... si addormenta mentre legge."

- Ci sarai tu vecchio.

Roy alzò lo sguardo. - Scusa? Perchè mi dai del vecchio adesso?

Auron: Perchè tu lo hai detto a me!

Roy: Ma quando?

Auron: Adesso!

Roy: No, è impossibile.

Auron: Perchè?

Roy: Adesso ti ho chiesto quando ti avrei dato del vecchio. Se te lo avessi detto adesso, non ti avrei chiesto 'Quando ti ho dato del vecchio?'

Incontestabile. Alcuni ragionamenti non ci piacciono ma non fanno una piega.

Roy: ....allora quand'è che t'avrei dato del vecchio?

Auron: ....Poco fa.

Roy: Impossibile.

Auron: Perchè? -.-

Roy: Poco fa stavamo discutendo se ti avevo dato del vecchio adesso o no. Poi 'adesso' ti avevo chiesto quando, ricordi?

Auron: Già...

Roy: Quindi, quando ti avrei dato del vecchio?

Auron: Vent'anni fa! (Grazie Ale&Franz per la vostra continua ispirazione nd_FdS)

- Non l'ho mai detto! - Si difese Roy.

- Sì invece.

Roy lo squadrò attentamente, prendendo un giornale. - Ho capito.. sei sulle tue oggi. Ti lascio in pace. - disse distrattamente, per poi sparire dietro le ampie pagine.

- Dov'è Ran? - chiese Auron sommessamente, alzandosi.

- Mh? Mah credo sia andato con i fratelli Elric a vedersi una partita di blitzball giù allo stadio. Perchè?

A rispondere al brigadier generale fu solo una porta sbattuta.

Porta: ma che palle!

FdS: Non sbattuta in quel senso!

GK: Questo è ciò che succede a comprare roba dall'Ikea per i set.



- Sento la sua traccia spirituale...

- Davvero, A?

Il ragazzino annuì, guardando Central City dall'alto con impazienza. - Sì. Mio fratello è qui da qualche parte. Dici che possiamo far scendere l'aeronave?

L'uomo in divisa guardò la città per un pò, da dietro i suoi strani occhiali scuri. I suoi capelli, di un biondo quasi bianco, sembravano immuni alla forza del vento. La sua pettinatura ordinata era severa quanto lui.

- Come vuoi.



- Ehi Sanzo, hai da accendere?

- No. Ora dammi pace per qualche minuto, stupido kappa. - Il monaco si accese una sigaretta con aria indifferente.

Gojyo lo guardò con sorpresa e odio. - Ehi, avevi detto di non averne!

- Non ne ho, per te. Non posso mantenerti tutte le volte. - Sanzo gli soffiò del fumo in faccia e guardò in alto, dove qualcosa catturò la sua attenzione.

- Non ignorarmi maledetto bon.... che c'è? - Il mezzodemone seguì il suo sguardo e avvistò l'enorme aeronave che in quel momento sorvolava la piazza centrale. - Ma che cavolo..?

"Quello stemma sulla fiancata... è un'aeronave dell'esercito del Nord...." Il bonzo chiuse gli occhi, concentrandosi sulle presenze attorno a lui.

Trovò ciò che cercava.

- Andiamo al bar dello stadio.

- Eh? Che ti prende all'improvviso?

Sanzo si incamminò velocemente. - Ho sete.



Auron entrò nel bar, guardandosi intorno. Sentiva una vaga ansia per Ran e non sapeva il perchè. Senz'altro, la lunga carriera da uccellaccio del malaugurio che aveva avuto gli aveva insegnato che quando aveva un brutto presentimento, raramente quello si smentiva.

Camminò per tutto il locale, senza chiamare a gran voce per dignità, ma controllando anche nelle cucine per senilità. Finalmente lo trovò, sul piano rialzato che si affacciava sugli spalti dello stadio. Gli era bastato chiedere se si fossero visti in giro due ragazzini e un'armatura parlante.

- Si può sapere che ci fate qui voi tre?

- Ah... è il signor Mustang! - esclamò Edward, guardandolo sorpreso. Anche Ran si voltò ad accoglierlo con un'occhiata, ma non pareva molto incuriosito. Il suo sguardo sembrava perso in altri pensieri.

- Guardiamo la partita. - Disse, con tono molto tranquillo.

In quel momento qualcuno segnò il goal finale del match, e tutto il gruppetto si voltò a guardare.

- Acc... avrei dovuto puntare sugli psyches! - sbottò Ed.

- Ma il signore ha detto che i bambini non possono scommettere, fratellone.

- Non sono un bambino!! Ho sedici anni, che diamine!

- Ok ok...

- E adesso, per non annoiarvi nell'attesa... - Giunse tutt'attorno la voce del cronista. - L'ultimo video musical della cantante Oluha!

Ran saettò dietro Alphonse. - Donna!

- Ma che ti prende? E' solo un video... - L'Alchimista d'Acciaio lo guardò confuso, per poi tornare allo schermo. - Ed è pure carina.

- Che bella voce... sembra la mamma. - gli fece eco il fratello.

- Tsk... sembra una geisha. - sbottò Auron. - Su avanti, dobbiamo tornare a...

- COSA HAI DETTO, VECCHIO?!

Auron avvertì una fitta allo stomaco, presumibilmente irritazione. Si voltò lentamente. - Vecchio?

Ed osservò il nuovo arrivato. - Fhi è cheffo fà fon fi offiafi?

- Fratellone, non parlare a bocca piena.

- Mi chiamo Ryu Fay Kazuhiko! - Si presentò 'quello là con gli occhiali', puntandosi un pollice al petto. - E sono un membro della truppa Hisoku!

Il gruppetto lo fissò. - E....?

- E sono il fidanzato di Oluha quindi portatele rispetto!

- Ryu Fay Kazuhiku? Già me lo son son scordato.

- KAZUHIKO!

- Sì certo.. - Auron non gli badò altra attenzione.

- Quattrocchi, non sai a cosa vai incontro. - Ed sfidò il soldato con spavalderia.

Ran si voltò a guardarlo storto.

Ed: Che c'è?

Ran: Proprio da te, una battuta sui puffi non me l'aspettavo.

Ed: CHE VORRESTI DIRE!?

Ryu: Mi sento ignorato...

Al: ^^; Mi dispiace...

- Non starò qui a subire provocazioni! - Ryu Fay Eccetera eccetera alzò una mano e il suo suo guanto speciale materializzò una spada molecolare. Ran sgranò gli occhi.

"Quella tecnologia..."

Anche Ed si alzò. - Heh... vuoi uccidere un alchimista di Stato? Interessante. Fatti sotto!

- Kazuhiko.

Una voce maschile e profonda interruppe la scena, all'ingresso di un soldato biondo con degli strani occhiali da sole.

- Tenente Generale Gingetsu! Dov'è....?

- L'ho rimandato a Zanarkand. Non ci serviva più e poi avrebbe soltanto causato guai. - Gingetsu si voltò verso Ran. - Finalmente ti abbiamo trovato, C.

Auron passò lo sguardo da uno all'altro. - Ran, li conosci? Come sanno il tuo nome?

Il figlio li fissava impietrito, la bocca serrata e gli occhi sgranati. Sembrò far fatica a formulare la sua frase, rivolta al soldato biondo. - Un... un bifoglio...

- Questa è la prova che sei tu. Ora vieni con noi, l'Azlight ti sta aspettando con impazienza.

- Poco fa ero io il protagnista. - Bofonchiò Ed.

- ^^; Siamo solo comparse qui, fratellone.

- NON E' GIUSTO!

Auron zittì il pigmeo con un colpo di manico di spada e si rivolse ai due militari. - Che cosa volete farne di lui?

- E' un trifoglio, ed è sotto la nostra giurisdizione. Ma io non vi devo spiegazioni.

- Qui siamo a Central City, non al Nord. C'è qualcun altro assegnato alla ricerca dei clover.

Gingetsu lo guardò in silenzio per qualche secondo. - Tu non sei una persona comune... chi sei?

- Non vi devo spiegazioni. Ma Ran è sotto la giurisdizione di questo esercito, e se la cosa non vi va a genio, ve la vedrete con la mia spada.

- Non impicciarti, vecchio... - intervenì Ryu con voce lamentosa. Il suo superiore rivolse invece di nuovo l'attenzione sul ragazzino.

- Ran?

- E'... è il mio nome di nascita. Io voglio vivere liberamente ora. - fu la sua spiegazione.

- ....Mi dispiace. Ma gli ordini son stati chiari, siamo stanchi di aspettare che i militari qui si diano da fare. I problemi del nord...

Tromell: vanno risolti dai Guado!

Gingetsu: ...

Tromell: Scusateeeeee (E un'altra comparsa fu schiantata al di là del set, verso arcane destinazioni)

- Allora non ho altra scelta. - Auron sollevò l'arma, ma Ran lo bloccò per un braccio.

- Non lo fare, è un bifoglio! E' pericoloso!

- Lasciami andare, Ran. Non vedi che ti vuole sequestrare?

- Ma papà..!

- Tuo padr....? - Gingetsu fu interrotto da una fredda e metallica sensazione alla nuca.

Sanzo gli aveva puntato la pistola al cervello. - Posso sapere che sta succedendo qui?



Gingetsu, con la sua solita calma, voltò leggermente la testa. - ....Ma lei è....

- Non è questo che ho chiesto.

- Ehi tu, giù le mani dal Tenente Generale! - Ryu fece per attaccare il bonzo, che però subito contrastò il suo attacco con un mantra, mandandolo all'altro capo della stanza.

- C-come cavolo ha fatto?

- Questa fanfiction è anti-protagonista! - lo informò Auron con orgoglio.

- Sì sì è vero -.- - Confermò Ed.

- Va bene, ce ne andiamo.

- Ma Tenente Generale!

Gingetsu intimò il silenzio con uno sguardo e alzò le mani. - Riponga la pistola, Supremo Sanzo.

Ryu e i fratelli Elric guardarono il monaco con occhi sgranati. - Questo qui è il supremo?!

- Tsk... vedo che almeno tu un pò di cervello in zucca ce l'hai. Sarebbe un peccato sprecarlo. - Sanzo abbassò la pistola.

- Andiamocene, Kazuhiko. Il nostro compito qui è terminato, per il momento.

Il gruppetto guardò i due soldati andarsene senza neanche un saluto di circostanza.

- Mi hanno trovato così facilmente...

Auron mise una mano sulla spalla al figlio, in un piccolo tentativo di conforto, e si rivolse a Sanzo. - Sono davvero dell'esercito del Nord?

Sanzo annuì. - Era evidente che non avrebbero potuto farcela contro di noi, ma sono sicuro che si faranno risentire.

- Era un bifoglio... - mormorò Ran. - Quell'uomo coi capelli chiari era senza dubbio un bifoglio.

- Credevo che i clover fossero tenuti tutti rinchiusi... - osservò Auron.

Sanzo mise via la pistola. - Evidentemente viste le circostanze critiche per la loro situazione hanno deciso di far scendere in campo i soggetti più controllabili. Fossi in te non lascerei uscire quel bambino da solo ancora.

Ran alzò lo sguardo verso il monaco, confuso. Non era stato lui a dirgli di mettersi in azione per scoprire la verità? E allora perchè adesso voleva che rimanesse accanto a suo pa...

Suo padre....

Forse la verità aveva a che fare anche con lui? In effetti erano accaduti molti strani avvenimenti vicino a lui. Forse Sanzo stava cercando di indicargli la soluzione.

O forse non gliene fregava niente.

- Ora se permettete vado a recuperare un kappa prima che si scoli tutto il locale. - Il monaco si avviò alle scale che portavano dabbasso. - Vi conviene tornare alla centrale. Soprattutto al ragazzino. A proposito, stai meglio coi capelli corti.

- E' così brutto essere ignorati, fratellino..-_-

- Lo so, fratellone...^_^;



- Allora che intendi fare ora, Gingetsu? - Ryu sembrava visibilmente seccato. - Non è da te ritirarti così velocemente.

- Quelle non sono persone comuni..

- O forse aver avuto un figlio ti ha rammollito?

- ..... E' da quando è nato che fai la stessa battuta. Dopo 6 anni non fa più ridere.

Ryu sospirò. - E allora? Torniamo alla nave e chiamiamo rinforzi per prendere il trifoglio?

- No. Andremo a parlare col Brigadier Generale Mustang e lo convinceremo a darcelo di sua volontà.

- Ma è impossibile! Hai visto come ragionano questi? Neanche potremo entrare.

Gingetsu guardò in lontananza, verso la caserma centrale. - Non ti preoccupare... ho conoscenze nella caserma centrale piuttosto vicine a Mustang...Cerchiamo una cabina telefonica.



"E così quel tizio è davvero il supremo..." Roy guardò la foto di Sanzo sul vecchio giornale che egli stesso aveva chiesto a Falman di scovare tra i vecchi archivi. Fissò l'immagine per un paio di minuti, in silenzio, a osservare quella figura potente e intoccabile. Come poteva una persona del genere trovarsi in cima alla gerarchia monastica, e al controllo diretto dei vari mondi sotto l'unione dell'Impero Celeste? Seccatamente, ritagliò in fretta la foto e ne fece un aeroplanino di carta che fece volare per l'ufficio, seguendone le virate con un broncio quasi infantile.

Riza notò il suo malumore. - Brigadier Generale, non si dovrebbero ritagliare i vecchi documenti d'archivio... è contro le regole.

- Confido nella tua discrezione, tenente Hawk.... - Il brigadier generale fu interrotto dal suono improvviso del suo cellulare. Sorpreso, lo estrasse dalla tasca, domandandosi quale delle sue numerose pretendenti potesse aver deciso di chiamarlo sul lavoro nonostante le sue continue raccomandazioni.

Ma l'apparecchio non indicava alcun numero.

"Una chiamata da un apparecchio pubblico?" Roy guardò i suoi uomini, che a loro volta lo osservavano curiosi. Accolse poi la chiamata e si portò il cellulare all'orecchio.

- Qui è Roy Mustang, chi parla? - domandò con voce atona.

Riza lo osservò nell'ascolto. Il ragazzo, o l'uomo, era immobile, con lo sguardo in avanti, concentrato sulla voce dell'interlocutore. Agrottò la fronte dopo alcuni secondi, abbassando gli occhi sulla sua mano sinistra.

- Come ha ricevuto questo nume... - si interruppe, con aria sgomenta e quasi iraconda, ma in silenzio. Rimase così per un minuto, due, senza replicare.. ma sempre sul punto di farlo. Chiunque fosse dall'altra parte, doveva avergli dato una notiza terribile. Gli unici movimenti di Roy erano repentini cambiamenti di direzione del suo sguardo. Come se cercasse qualcosa, o qualcuno... un appoggio... era terribilmente a disagio.

Finalmente riacquistò la parola. Lo fece quasi urlando, una feroce esclamazione di disappunto e incredulità. - Con quali credenziali mi dice tutto questo?!

Tacque ancora, ricevette la risposta e i suoi occhi sgranarono, mentre la chiamata finiva.

I suoi vividi occhi neri si voltarono a guardarla con stupore.

- Tutto bene, Roy? - Intervenì Maes, allarmato a sua volta dalla scena.

Il brigadier generale sembrò riprendersi alla sua voce, ma era ancora visibilmente scosso.

- Roy?

- Tenente Breda... - Chiamò Roy con tono spento. - Portami un paio di manette... e l'occorrente per i cerchi alchemici ad ampio raggio.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: L'inconfutabile bassezza di Edward, per non averci mai deluso!

Note d'Autrice:
Sob&Sigh... Ho fatto un altro errore. In conseguenza alla sbagliata età di Roy, ho sbagliato anche il rapporto tra la sua età e quella di Edward.

Roy: A me non dispiace essere più giovane. Mi danno tutti del vecchio nelle altre ff.

Edward: Io posso sopportare, basta che mi fai più alto.

Me: No. Scrivo fanfiction, non miracoli.

*Edward si allontana afflitto in un angolino a piangere.

Per quanto riguarda Gingetsu e Ryu... Mi è dispiaciuto un pò dare a Gingy il ruolo del cattivo, specialmente nei confronti di Ran (chi ha letto Clover capirà), ma vi assicuro che avrà l'occasione di riscattarsi in futuro. Io sono una fan del cattivo che si redime!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 20
*** Serie 1 - Capitolo 20: Tra Ambizione e Sentimento ***


Capitolo 20 - Tra Ambizione e Sentimento

- Si può sapere che diavolo significa tutto questo!?

Roy non rispose. Fissava il fratello di fronte a lui, con uno sguardo impassibile e quasi assente. Aveva tracciato un cerchio alchemico al centro del suo ufficio, attendendo l'arrivo di Ran per poi metterlo in azione. Non era molto pratico di barriere magiche, ma sapeva che quella che aveva creato con la trasmutazione era abbastanza potente da assorbire una forte esplosione.

Forse un trifoglio avrebbe potuto spezzarla, ma per farlo sarebbe stata necessaria una forza di gran lunga maggiore di una bomba. Una forza che avrebbe probabilmente disintegrato l'intero edificio. E sapeva che Ran non si sarebbe spinto a tanto.

- Roy, si può sapere perchè lo hai bloccato e messo sotto arresto? - Auron era sorpreso tanto quanto Ran, ma sapeva che non poteva farci niente. Il figlio era venuto a conoscenza della verità e probabilmente sapeva anche da chi. Restò a guardare la scena tentando di mantenere la calma. - Tuo fratello ha diritto a delle spiegazioni.

- Se proprio vuole sapere che succede, può scoprirlo leggendomi la mente. - Roy si alzò, guardando dall'alto il fratello in ginocchio con le mani legate dietro la schiena. - Sai farlo, no?

Ran lo guardò a sua volta e rabbrividì. L'espressione di suo fratello era completamente diversa da come lo aveva visto finora. Nei suoi occhi poteva vedere rabbia trattenuta a stento. Verso di lui? Verso la sua natura? Aveva paura di scoprirlo.

Certamente non aveva bisogno di leggergli nella mente per sapere che in quel momento si sentiva tradito. Abbassò lo sguardo, non trovando risposta degna di importanza.

Roy camminò dietro di lui, abbassando leggermente il colletto della sua tunica fino a scoprire il tatuaggio sulla spalla di Ran, per poi ricoprirlo in fretta. Uscì di nuovo dal cerchio e tornò di fronte a lui, appoggiandosi contro la scrivania con un sospiro che Auron interpretò come frustrazione.

- Dannazione.. che diavolo significa tutto questo.. - Il brigadier generale aveva ripetuto le parole di Ran senza nemmeno accorgersene. Scoccò un'occhiataccia a Riza, che per tutta risposta si voltò a guardare Ran. - Come se non avessi abbastanza casini per conto mio.

Auron cominciava a perdere la pazienza, impietosito dalla scena. Come potevano due fratelli comportarsi così? - Per quanto hai intenzione di tenerlo in quella maniera?

- Finchè lo riterrò opportuno. O finchè qualcuno mi dirà di fare diversamente.

- Qualcuno come Sanzo?

Roy guardò il padre. - Dubito quel tipo abbia a che fare con la telefonata che ho ricevuto.

- Chi ti ha chiamato? - Domandò Ran, tentando forse di riaprire un dialogo, un contatto con il fratello.

Il brigadier generale non lo guardò, voltandosi verso la finestra. - Sarà qui a momenti.

- Roy..!

- Fà silenzio, marmocchio! - Esplose all'improvviso Roy, ancora rivolto verso il cortile, ma con lo sguardo basso. Auron non potè leggere la sua espressione, nascosta sotto la frangia del figlio. Riusciva però a capire che stesse con tutte le sue forze cercando di estranearsi a Ran per portare a termine il suo compito.

Anche Ran distolse lo sguardo da lui, triste e probabilmente arrabbiato.

Ed, forse mosso a compassione o forse tentando di riprendere l'attenzione del pubblico, intervenì.

- Brigadier Generale Mustang.. io credevo che noi dovessimo solo occuparci dei quadrifogli. Questo è un trifoglio no? Perchè dobbiamo arrivare a tanto?

- Esatto, Acciaio. I Trifogli non sono di nostra competenza. La richiesta d'intervento mi è arrivata direttamente dal massimo esponente della centrale del Nord. Riza probabilmente sà di chi parlo.

Riza annuì, senza dire niente.

- Sono venuti di persona a occuparsi del problema. Tutto quello che ci hanno chiesto è di collaborare e trattenere il soggetto C fino al loro arrivo, che dovrebbe essere a breve.

- Il massimo esponente della centrale del Nord?

- Mia sorella? - domandò Armstrong, in un'esplosione di bicipiti e stelline fucsia.

- Magari... No, parlo della centrale vera e propria, non la parete di Briggs. - borbottò Roy, dirigendosi alla porta del suo ufficio privato. - Vado a prendere alcuni documenti. Tenente Hawkeye...

- Sì, signore?

Roy guardò Ran con la coda dell'occhio. Il fratello non restituì lo sguardo, tenendo gli occhi bassi e l'aria distante. - Procura una sedia al trifoglio. - disse poi, chiudendosi la porta alle spalle.

La stanza cadde in un profondo silenzio, mentre Riza obbediva all'ordine ricevuto.

- Non lo sta facendo per cattiveria. - Disse piano a Ran, mentre lo aiutava a sedersi. - Tutto questo è qualcosa più grande di lui e tuo fratello sta facendo del suo meglio per affrontare il suo compito.

Ran voltò lievemente la testa, guardandola con la coda dell'occhio. Cercò di leggerle la mente, ma non ci riuscì. Probabilmente a causa del cerchio alchemico.

Rinunciò e tornò a guardare il pavimento, domandandosi se dire tutto prima a Roy avrebbe cambiato qualcosa.

Auron guardò un attimo la porta dell'ufficio di Roy e poi si rivolse alla tenente. - Che intendeva dire prima, dicendo che tu....?

Riza si mise a sedere su uno dei divani al centro della stanza con un sospiro. - L'uomo che sta per arrivare è...

- Santo cielo, che squallore. - Gingetsu entrò in quel momento, seguito dal sergente maggiore Fury e Kazuhiko. I soldati si girarono a guardarlo tra il sorpreso e l'intimidito.

Ran sollevò la testa, ma non cercò di voltarsi. Il suo sguardo già notoriamente avvilito si intristì ancora di più.

- E questo chi sarebbe? - borbottò Havoc squadrando i nuovi arrivati, mentre Auron si voltava a guardare altrove, esasperato.

Riza si alzò in piedi e salutò militarmente i soldati del nord. - Vi presento il tenente...

- Non c'è bisogno, sorellina. Posso presentarmi da solo. - La interruppe Gingetsu. - Sono Gingetsu Hawkeye, Tenente Generale e sovrintendente della centrale del nord.

- Sorellina?! - I presenti spostarono lo sguardo da Gingetsu a Riza, che per tutta risposta annuì con lo sguardo basso.

- E' bello rivederti, fratello.

- Anche per me. - Gingetsu rivolse lo sguardo verso il ragazzino seduto. - Anche se preferirei non fosse in circostanze tanto gravi.

Fece per avvicinarsi quando la voce fredda e intimidatoria di Roy riempì la stanza.

- Non le consiglio di avvicinarsi oltre.

Gingetsu si voltò a guardare il brigadier generale. Stava davanti alla porta del suo ufficio, con la mano ancora sul pomello, e dei fogli nell'altra.

Accennò al cerchio alchemico con il capo. - Ho preparato quel campo anti-magia appositamente per trattenere il trifoglio. Mentre su chi non è dotato di poteri magici non fa nulla, su un clover di potenza inferiore, per esempio un bifoglio... l'effetto sarebbe ben maggiore.

La fronte del Tenente Generale si aggrottò leggermente. - Per trattenere il trifoglio... o per proteggerlo?

A quelle parole, Ran guardò il fratello con sorpresa, ma quello continuò ad ignorarlo.

- Al telefono mi ha detto che lei è un bifoglio... e qui c'è scritto che uniti i clover possono scatenare eventi apocalittici che se possibile vorrei evitare nel mio ufficio. - Roy lasciò cadere il rapporto sulla scrivania affianco a lui. - Credo che lei mi debba un pò di spiegazioni, Tenente Generale Hawkeye. Ci sono molte cose che non mi sono chiare e fino a che rimarrano tali, il trifoglio non si muoverà di un centimetro da dove è.

- Ho l'impressione che allora si annoierà molto...

- Ho pensato anche a questo. - Roy schioccò le dita, senza guanto per fortuna, e Hughes si precipitò verso Ran con un album di fotografie della figlia, cominciando a illustrarle al povero clover che cercò di sopportare. - E se non bastano 582 fotografie, il maggiore Armsotrong è pronto a raccontare della sua famiglia al trifoglio a partire dal Paleolitico.

- Non vedo l'ora! - Esclamò Armstrong cominciando a spogliarsi per la solita esibizione.



- Che cos'è che spera di ottenere interrogandomi? - domandò Gingetsu sedendosi di fronte alla scrivania di Roy. I due erano andati nell'ufficio privato del brigadier generale da soli, lasciando tutti gli altri a sorvergliare, o forse a sostenere moralmente lo sfortunato trifoglio.

Anche Roy prese posto, prendendo uno dei dossier arrivatogli dal nord e sfogliandolo accavallando le gambe. - Lo devo ancora decidere. Allora, da dove arrivano questi clover?

- Dritto al dunque. - Gingetsu aveva un volto decisamente irritante per il giovane soldato. Non sembrava trasparire alcuna emozione da nessuna parte. Nè le sopracciglia, ne la bocca, ne l'inclinatura della testa o le pause nella voce. E quegli occhiali scuri non aiutavano di certo a capire se mentisse. - Per quel che mi concerne, faccio parte dell'esercito da non abbastanza tempo per poter rispondere a una domanda del genere. Non lo so.

- Ma è un bifoglio... giusto?

- Sì.

- Da quel che leggo qui i clover son tutti bambini. Lei non mi sembra propriamente un bambino, quindi non credo che sia lì da poco.

- E' vero.. ero ancora un ragazzino quando persi i miei genitori e mi portarono lì. Ma i monofoglia e bifogli sono di poco interesse per le ricerche... Non fui mai detenuto nell'Istituto. Ero libero di andare quando volevo, non avevano bisogno di me.

- Detenuto, eh? Allora i trifogli e i quadrifogli son tenuti lì con la forza? - Gli occhi di Roy si strinsero leggermente.

Gingetsu non parve intimidito. - E' così. Per la maggior parte dei casi.

- E nel caso di Ra... del trifoglio C... è così?

- Non saprei. Non lo conosco personalmente. Ma è fuggito e sembra desistere a tornare al suo posto.

- Forse perchè non è quello il suo posto.

- I clover sono esseri pericolosi in questo mondo a loro ostile. Lasciarli liberi di fare come vogliono sarebbe una pessima idea... a interesse globale.

Roy tacque, lasciando cadere i fogli sul tavolo e sprofondando nella sua sedia, guardando i documenti con aria torva.

Pensò a molte cose, ma non ne rivelò alcuna. - Perchè è rimasto...?

Stavolta il silenzio colpì il Tenente Generale. Roy attese un minuto e mezzo prima di insistere.

- Anche se aveva perso la famiglia, aveva sempre sua sorella, no? E perchè adopera il cognome che io le ho scelto? Che fine ha fatto il suo?

- Queste sono domande personali e non pertinenti al caso. - Fu tutto ciò che disse Gingetsu per evitare la risposta.

- Quindi non mi dirà neanche che cos'ha fatto dal momento che è stato classificato fino a prima di diventare parte dell'esercito... Nè com'è diventato Tenente Generale tanto in fretta.

Il fratello di Riza alzò lievemente un sopracciglio. - Vuole che le insegni qualche trucco per diventare comandante supremo?

- ....Vedo che la telepatia è un tratto comune di molti clover.

Gingetsu annuì. - Tutti i clover con due o più foglie ne sono capaci.

Roy buttò un'occhiata verso la porta che lo divideva dal fratello e scosse la testa con un sospiro. - Beh se proprio è così difficile parlare di lei... Mi parli dell'Azlight. Chi l'ha istituita, l'esercito? Il Supremo?

- Non lo so.

- Da quanti anni esiste?

- Non lo so.

- Dica ciò che sa allora! - esclamò il brigadier generale esasperato, picchiando un pugno sul tavolo.

L'espressione di Gingetsu rimase più fredda del posto da cui proveniva. - L'Azlight nacque come rifugio per quei bambini che non avevano un posto dove andare. Questo è ciò che sapevo quando vi entrai.

Roy lo guardò male, ma non aprì bocca. Fu comunque un invito a proseguire.

- L'Impero Celeste... - Gingetsu alzò la testa verso l'ampia mappa sul muro alla sinistra di lui e il moro. - Quando il precedente Supremo Komyo Sanzo lo istituì, dopo gli accadimenti che ebbero luogo a causa del Kingdom Hearts, pensò che quest'unione avrebbe aiutato tutti. Ma non è così. In ogni mondo ci sono guerre, conflitti e battaglie che non finiranno forse mai. Immagino che lei stesso ne sia testimone.

Roy ripensò a Ishbar e all'Epoca Meiji, e benchè non rispose Gingetsu potè chiaramente capire che aveva fatto centro.

- Fu in quel tempo che sentii parlare dell'Azlight. Non so dire se fu allora che fu istituita, ma mi dissero che lì era dove tutti i bambini che venivano considerati strani, anomali... o mostri... avrebbero potuto unirsi sotto una nuova razza priva di vincoli di sangue e DNA. Lì saremmo stati tutti trattati alla pari. I tatuaggi sulla nostra pelle erano un modo per unirci e tenerci legati gli uni agli altri indipendentemente da dove eravamo venuti.

- Che bella propaganda. Mi suona tanto come un'utopia però. - Il brigadier generale accennò ai documenti. - Quand'è che è cambiata la loro politica?

- Anche a questo non so rispondere. Dopo qualche tempo lì, gli esperimenti si intensificarono, di giorno in giorno più frequenti e... disumani.

- Che tipo di esperimenti?

- Test, perlopiù. Ma anche selezioni...

- Selezioni?

- Un pò come si farebbe con degli animali, si potrebbe dire.

Roy scosse la testa. - A sentire come parla si direbbe che lei è ben conscio del fatto che la società a cui presta i suoi poteri non è propriamente al servizio della beneficenza. Allora perchè....?

- Non mi importa che cosa fanno e perchè, signor Mustang. - Gingetsu tolse lo sguardo dalla mappa e lo fissò con intensità. - Per me i clover rimangono miei simili e farò tutto ciò che posso per proteggerli.

- E rinchiuderli è la soluzione?

- Questo mondo è troppo aspro e sporco per accogliere i clover. Non sono pronti... non siamo pronti ad affrontarlo.

Un'altra lunga pausa... i due uomini si guardarono senza dire niente, studiandosi, pensando a cosa dire... e a cosa credere.

Roy annuì deglutendo, come se l'idea di andare avanti lo mettesse a disagio. - Ok... passiamo alla parte più importante.. Perché l'esercito sembra completamente all'oscuro di tutto questo? E perchè ha scelto me per questo incarico?

- Scegliere lei è stata una pura casualità, non avevamo intenzione di coinvolgere l'esercito. - disse Gingetsu, evitando prontamente la prima domanda. - Non avevamo idea che il secondo gemello si trovasse nei ranghi militari. Tutto quello che abbiamo fatto è stato... indovinare... che il trifoglio si sarebbe diretto da un suo parente. E così siamo giunti a....

- Non è di questo che sto parlando. Parlo della ricerca del quadrifoglio.

- ....

- E ti pareva! - Roy si alzò, camminando per la stanza con ansia. Per quanto irritato nel non ricevere le risposte che voleva, la sua mente tornò alla questione precedente. - ....Allora... è davvero mio fratello? Senza alcun dubbio?

- ........Esatto. - Gingetsu non si voltò a guardarlo.

- Ma... è così giovane...

- Oggigiorno non è impossibile manipolare il tempo... gli scienziati hanno installato un campo che lo ferma completamente. Per le ricerche. Solo i Quadrifogli possono esserne immuni.

- E senza il permesso del Supremo...?

- Le consiglio di fare attenzione alle domande che pone, signor Mustang.

Roy si girò a guardare la nuca del suo ospite, come se sperasse di avere anche lui la telepatia e vedere cosa ci fosse dentro. - Lui mi ha detto... che proveniamo da un'altra epoca. Me lo può confermare?

- Sì. Provenite da un passato molto lontano... quasi mille anni.
- Siamo stati mandati tutti e tre qui nel futuro allora? E perchè anche io, se non avevo quei poteri?

- Non ho risposta a nessuna delle due domande. - Gingetsu finalmente si voltò, avvertendo la rabbia di Roy. - Lo giuro. E a dire il vero non mi interessa neanche. Io sono qui solo per il trifoglio.

- Che cosa.. che cosa gli farete se torna con voi?

- Non esiste un se. - Anche il Tenente Generale si alzò, avvicinandosi a Roy e sovrastandolo. - C tornerà al centro di richerca e lì vi rimarrà. A qualunque costo.

- Lei è un bifoglio... come spera di trattenere un trifoglio contro la sua volontà..? - Domandò infine il brigadier generale, a denti stretti per il disagio... sforzandosi per non arretrare. L'energia proveniente da quell'individuo paragonata alla sua era enorme.

Gingetsu sembrò rilassarsi, voltandosi e andando verso la porta. - A differenza di A, C è sigillato da forti emozioni. Emozioni che il suo sistema sembra incapace di provare veramente.

- Sigillato?

- Avrà notato come è sempre composto.. educato... quasi..... impassibile. I poteri di un trifoglio sono un peso psicologico terribilmente forte. Basta vedere A per capirlo. Lui ha liberato la sua mente per ottenere ogni potere che il suo corpo potesse fornirgli, incitato dagli esperimenti. E ne ha pagato il prezzo in una pazzia inguaribile. - rispose il Tenente Generale. - Il mio principale obiettivo sarà fare in modo che Ran non provi forti emozioni, e questo può essere garantito solo sotto la mia supervisione e custodia in un posto adatto come l'istituto.

- In pratica lo vuole annoiare a morte...

- Se è così che le piace pensare. - Gingetsu fece per aprire la porta, quando Roy decise di abbandonarsi all'istinto come sempre.

- Non c'è modo che io possa costringerla a farlo restare qui?

Indispettito, ma anche incuriosito, il Tenente Generale si voltò a guardarlo. Il volto di Roy era teso, arrabbiato e visibilmente ansioso. Dopo qualche minuto, rispose - Ha idea dei rischi che lasciare un trifoglio in libertà potrebbe scatenare?

- Ran... non è malvagio. E neppure pazzo.... beh sì apparte aver paura delle donne... ma comunque è solo un ragazzino... e non mi importa se ha più anni di quanto sembri! - disse l'alchimista di stato, anticipando la risposta di Gingetsu. - So che finora si è sempre trattenuto per nascondermi la sua identità... ma se adesso che ci siamo chiariti.. se potessi vedere con i miei occhi... e dimostrare che non è pericoloso..

Sentì una fitta alla testa, violenta e incredibilmente intensa che lo portò quasi a terra. Guardò verso Gingetsu e capì che era stato lui. Che cosa aveva trovato nella sua testa con così feroce insistenza?

- Hmmm.... e va bene. Posso capire l'amore fraterno, Brigadier Generale Mustang. E sono pronto a farle una proposta. - Gingetsu tornò a sedersi, e a Roy parve di vedere un angolo della sua bocca sollevarsi un sorriso soppresso. - Vedremo fino a che punto è disposto a scendere a patti.
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Un ringraziamento speciale a: La mia depressione cronica, per avermi dimostrato che so anche scrivere scene che non sanno di pesce lesso.

Note d'Autrice:
Mi dispiace... questo capitolo è assolutamente, tremendamente serio.
Certo, è anche difficile toccare certi argomenti e rimanere divertenti. Ma vi assicuro che la fanfiction tornerà a breve ad un tono più leggero. Devo solo ritrovare la mia vena ispiratrice per ridare alla scrittura il giusto brio...!
Comunque, non so voi, ma a me Roy che si preoccupa per Ran e cerca di non darlo a vedere mi ha veramente commosso! Spero di averlo mantenuto IC su quella sua qualità.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 21
*** Serie 1 - Capitolo 21: Roy Sotto Scacco ***


Capitolo 21 - Roy Sotto Scacco

- Che cosa!?

- Avete capito. - Roy annuì, deglutendo a fatica per schiarirsi la voce. - E non ci sono discussioni.

La sua squadra aveva assistito impietrita alla dichiarazione del brigadier generale, che personalmente si era rivolto al Comandante Supremo per soddisfare la richiesta del tenente generale del Nord.

Ufficialmente, Gingetsu Hawkeye e Ryu Fay Kazuhiko erano lì per cercare un pericolosissimo criminale noto come 'Clover', e avevano richiesto l'assistenza e completa collaborazione di un plotone di Central City.

Il brigadier generale Roy Mustang si era volontariamente offerto per disporre lui e tutta la sua squadra agli ordini diretti del tenente generale... fino a operazione conclusa.

- Questo non è da te, Roy. - sbottò Hughes, guardando il suo amico con sospetto. - Dov'è finita tutta la tua ambizione per arrivare alla vetta dell'esercito? Farti mettere i piedi in testa dal primo che passa....

- Si dà il caso che tu stia parlando del tuo capo, Maes. - Roy ripose dei fogli in un cassetto e si chinò sul cerchio alchemico che si dissolse al tocco delle sue dita. - Se non ti sta bene, la porta è quella.

Maes guardò il maggiore Armstrong, che ricambiò l'occhiata con rassegnazione. - Immagino che non posso tirarmi indietro dopo averti detto che t'avrei seguito in qualunque tua follia.

- La stessa cosa vale per voi tutti. - disse Roy al resto della squadra mentre slegava Ran dalla sedia. - Alzati tu, hai oziato già fin troppo.

- .... - Ran obbedì, incapace di ringraziare il fratello. Senza parole e allo stesso tempo desideroso di urlare per tutto quel caos che stava avendo luogo. Ancora una volta, per la sua libertà qualcun altro aveva sofferto. Per quanto ancora sarebbe dovuto continuare?

Auron, come Riza, non aveva proferito parola per tutto il tempo in cui Roy aveva spiegato la situazione alla squadra. Restava lì in silenzio, seduto in disparte accanto a un tavolo fissando il legno pensieroso (Auron, non il tavolo). Sapeva che c'era qualcosa che non andava in tutto ciò, che le motivazioni di Gingetsu erano ben altre che quelle che volesse far credere.. e mai come in quel momento aveva desiderato di scoprire tutta la verità. Si mosse solo quando il tenente generale finalmente entrò di nuovo in ufficio, con in mano il contratto stipulato col comandante supremo. Lo fissò con una gelida occhiata.

Gingetsu parve non notarlo, e andò alla scrivania di Roy, posando il foglio di fronte a lui con una penna. - Manca solo la sua firma, Brigadier Generale Mustang. Si prenda tutto il tempo che vuole per leggere i dettagli.

Roy afferrò la stilografica e guardò il foglio per qualche secondo. Rifletteva, anzichè leggere. Ran poteva notarlo benissimo. Osservò gli occhi del fratello fissi sul punto in cui doveva firmare, e poi spostarsi a destra.. a guardarlo. Fu solo per un breve istante, e quando si accorse che Ran lo guardava mosse la mano con decisione sulla carta. - Meglio di no, potrei cambiare idea.

Passò il contratto al tenente generale che lo guardò un momento e poi annuì. - Molto bene, sono sicuro che andremo tutti d'accordo.

- Indubbiamente.

- Ora, come prima misura... promuovo in questo istante il tenente Riza Hawkeye a maggior generale e mia assistente a tempo indeterminato.

- Cosa!? - tutta la squadra guardò i due scioccati. Riza ammutolì, distogliendo lo sguardo da tutti.

- Da questo momento, qualora io non fossi presente dovrete riferirvi a lei come alla vostra maggiore autorità. Mi sono spiegato? - Gingetsu passò in rassegna tutti quanti, che non risposero, guardandolo tesi. Si voltò allora verso Roy. - Ci sono problemi?

- ....Nossignore.

- Molto bene. E per quanto riguarda te... - Gingetsu si rivolse a Ran, che lo guardò con ansia palpabile. - Sarai perennemente sotto i nostri occhi da ora in poi, quindi non farti venire in mente strane idee. Ci siamo capiti?

Il ragazzino non rispose. Lo fissò per un pò, con la bocca schiusa e le sopracciglia agrottate.. con qualcosa in mente, ma che non riusciva ad esprimere. Gingetsu non sembrò voler dargli il tempo di trovare coraggio. Si rivolse alla squadra. - Sono sicuro che lavoreremo bene insieme. Potete tornare ai vostri attuali incarichi fino a nuovo ordine adesso.

I presenti non si mossero.

Un pò a disagio e un pò d'istinto, Roy li salutò. - Congedo, solda..

- Maggior Generale Hawkeye, congedi la squadra. - lo interruppe il bifoglio, guardando la sorella.

Riza guardò Roy titubante, ma poi obbedì e imitò il suo gesto. - Congedo!

Il gruppo si sciolse, con sguardi perplessi e borbottii vaghi.

Auron si diresse alla porta. - Vieni Ran, hai bisogno di mangiare qualcosa. Sei pallido.

- Non credo sia una buona idea che esca di nuovo dall'edificio militare.

Il guardiano si voltò, molto lentamente, a guardare il suo nuovo capo. Uno sguardo apparentemente disinteressato, ma Roy potè vederne la ferocia nascosta. - Non posso portare mio figlio a mangiare... signore?

- La centrale avrà sicuramente una mensa. Lì andrà bene.

- Con tutto il rispetto, signore... - La voce del brigadier generale suonò debole e distante, come se non stesse parlando con nessuno in quella stanza, ma a se stesso. - Il trifoglio è a disagio tra troppe persone come in questo posto. Costringerlo in mensa potrebbe scatenargli forti emozioni che metterebbero in pericolo la vita di molti soldati. Sono certo che con suo padre sarà molto più tranquillo... lo garantisco.

Gingetsu lo squadrò attentamente, andandosi a sedere. - Se è disposto a prendersene la responsabilità, brigadier generale... allora va bene. Ma che ritorni immediatamente qui dopo essersi saziato. Intesi Mustang?

Auron non rispose. - Su Ran, vieni.



- Papà...

Se non fosse che era già morto, Auron avrebbe rabbrividito a quel suono. Ran era rimasto in un silenzio funebre per tutto il tempo, fino all'arrivo al piccolo ristorante sulla via centrale. C'era poca gente a quell'ora, e l'ex guardiano aveva deciso che lì forse suo figlio si sarebbe sentito meno a disagio. Era rimasto vagamente deluso quando l'aveva visto non toccare cibo. E adesso finalmente apriva bocca.. ma non per mangiare.

- Che c'è? - Abbassò lo sguardo verso il figlio e l'espressione che vide gli avrebbe fatto forse torcere lo stomaco, se fosse stato ancora vivo... come tutte le altre cose.

Ran lo guardava con ansia, e sì tristezza ovviamente, ma stavolta nei suoi occhi c'era qualcosa di vivido e potente... qualcosa che Auron non potè capire. I suoi occhi erano di un verde acceso, che non aveva visto altrove. Che fossero quelle le forti emozioni di cui parlava Gingetsu?

- Io lo devo aiutare.

- Aiutare...?

- Roy. - Il clover scosse la testa. - E' tutta colpa mia se è nei guai, io lo devo aiutare. Devo trovare un modo per risolvere questa situazione.

- E cosa ti fa pensare che proprio tu sia in grado di fare qualcosa? Sei solo un ragazzino.

Ran ripensò alle parole del monaco. - Non sono più in gabbia ormai. E devo dare un senso alla mia libertà.... Non posso più fingere di essere incapace di agire.

- Tutto ha un prezzo, sopratutto la libertà, Ran. - Auron guardò fuori. - E tuo fratello lo sa. Non penso che vorrebbe che tu rischiassi di perdere ciò per cui lui ha sacrificato così tanto. Se vai a cacciarti in guai più grandi di te, potresti...

- Non me ne starò qui a guardarlo domato come un cane per me! - Ran parlò a voce alta e la luce nel locale vacillò per un momento. Auron guardò prima le lampade e poi il figlio, intimandogli di calmarsi. Lui obbedì. - Troverò il quadrifoglio, e lo farò senza mettere nessuno in pericolo. - Fu l'ultima cosa che disse, prima di ricadere nel profondo silenzio di prima.

Auron distolse lo sguardo con un vago grugnito di assenso, e osservò la loro vicina di tavolo alzarsi ed uscire di fretta. Era coperta con un pesante cappotto decisamente fuoristagione, e aveva spessi occhiali scuri a coprirle il volto.

Fuori dalla vetrina del ristorante, potè scorgere un cagnolino dall'aria familiare. Al passaggio della donna fece mille feste e la seguì trotterellando ubbidiente.

- Che giornataccia...



- E' tutto, Tenente Generale? - chiese timidamente Fury.

- Direi di sì... per ora. - Gingetsu tolse il foglio dalla macchina da scrivere del sergente maggiore e rilesse quanto aveva dettato molto velocemente. - Può andare. Lo porti immediatamente in segreteria e lo faccia fotocopiare venti volte. Incornici i fogli e li collochi in ogni punto ben visibile di questo piano.

- Sissignore... - Fury prese il foglio dal suo nuovo capo e si avviò alla porta che in quel momento si aprì.

Gingetsu si voltò. - Bentornata Maggior Generale Hawkeye.

- Grazie, signore. - Riza si guardò attorno. Non c'era nessuno nella stanza apparte suo fratello e il sergente maggiore Fury, che in quel momento uscì passandole accanto. Aveva uno sguardo supplichevole e terribilmente avvilito.

Aspettò di sentire la porta chiudersi dietro di lei prima di parlare.

- Fratello...

- Com'è andata la pattuglia?

- Vorrai dire il pedinamento... Tutto questo è un'esagerazione, fratello. Ran non ha fatto nulla di male. Perchè dobbiamo mettere sotto torchio tutte queste persone?

Gingetsu si tolse gli occhiali, guardandola con severità. - E che dovremmo fare, secondo te? Dire la verità? Vuoi buttare via tutto quello che ho fatto per te, sorella mia?

- No, ma... non è giusto...

- Niente è giusto per noi. Ma questo è l'unico modo. - la interruppe lui bruscamente. - Distogliere la loro attenzione dal quadrifoglio e coprire tutto quello che è successo al Nord.

Riza lo guardò con ansia, scuotendo la testa. - Fino a quando?

- Fino a che non troveremo l'altro... - Il Tenente Generale si portò le mani giunte al mento, scrutandola. - Non l'hai ancora individuato? Eppure facendoti entrare nell'esercito dovrei averti dato accesso ad ogni database sulla popolazione.

Riza tacque per un pò, poi distolse lo sguardo. - No, non ho percepito la sua presenza da nessuna parte.

- Che ti prende, sorellina?

- Niente...

- Non ti preoccupare... presto vivremo entrambi in tranquillità, come abbiamo sempre sognato. Dammi solo un altro pò di tempo. Ora va a rilassarti un pò.

- Non vieni con me, fratello?

- No. Sto aspettando il tuo amico alchimista.

Riza aggrottò la fronte. - Per cosa?

- Per le lamentele ovviamente. Son proprio curioso di vedere se saprà reggere alle nuove... modifiche disciplinari.

- Le....?



- Nuove Regole Disciplinari per il Reparto??

Fury finì di appendere l'ultimo quadretto, sudando freddo sotto lo sguardo assassino di Roy e i suoi compagni. - Io ho solo scritto quello che mi ha dettato il Tenente Generale...! Ambasciator non porta pena!

- Che diavolo c'è scritto? - domandò Roy, scrutando le righe fittissime. - Da adesso in poi saranno in vigore questi divieti, pena dimissione direttissima... Fumare... bere alcolici... e atti vandalici sono espressamente proibiti.

- Beh, questo mi pare del tutto legittimo. - Osservò Maes, riparandosi dietro il maggiore Armstrong quando Roy e Havoc lo guardarono male.

- Sì... e anche portare animali in ufficio. - Fury sospirò tristemente. - E ci sono anche delle nuove norme sul vestiario e comportamento. Per esempio... ci sarà un limite di peso obbligatorio. Chi non rientra dovrà andare in palestra per perdere grasso o fare su muscoli.

Breda e Falman annichilirono.

- E' correttissimo! Il mantenimento di un corpo sano, aitante e prosperoso è la base per una vita sana, come diceva il mio prozio Geremia Armstrong che...

- E' anche vietato stare a torso nudo durante il lavoro e fare inutile sfoggio del proprio corpo...

- .... - Armstrong ammutolì.

- Suvvia suvvia... non è la fine del mondo. No Roy? - domandò Maes, con piccole pacche sulle spalle al maggiore.

- E' anche vietato esibire foto di famiglia e parlare di cose private tra colleghi in servizio. - Sibilò il brigadier generale di rimando.

- Nuoooooooooooooooooooooo!!!!! E' la fine! E' la fine! - Hughes cadde in uno stato di depressione profonda.

- Le cose stanno degenerando... che si fa Brigadier Generale? - domandò Havoc grattandosi la testa.

- Noi non possiamo fare niente... l'unico che può intervenire è qualcuno più in alto di lui.. - mormorò seccatamente Roy. - Ma chi....?
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Un ringraziamento speciale a: MyPride, per avermi rallegrato la giornata con i suoi drabble.

Note d'Autrice:
Che geniaccio del male, quel Gingetsu! Faccio davvero fatica a mantenerlo IC in questa ff... perchè in Clover non è assolutamente cattivo! ;_;
Spero però che si capisca che, in fondo, lo sta solo facendo per il bene della sorellina... Non volevo rivelare così apertamente la natura di Riza già in questi capitoli, ma credo che non avrei potuto veramente motivare le azioni di Gingetsu altrettanto bene se non l'avessi fatto.
Forse avrei dovuto lasciare che tutti pensassero che fosse uno str... e rivelare le sue buone intenzioni alla fine della serie... ma non sono riuscita a trattenermi! Spero vi piaccia lo stesso.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 22
*** Serie 1 - Capitolo 22: L'Alleanza Vincente ***


Capitolo 22 - L'Alleanza Vincente

- Ehi bonzo, che ne dici di fermarci?

Sanzo si voltò a guardare il mezzo demone. - Perchè, le tue gambe non reggono più?

- Lo dicevo per te, bonzo rimbambito! E' tutto il giorno che giriamo per la città come degli idioti.

- Volevo vedere cosa si provava a essere come te. - Il monaco ignorò l'ennesima sfuriata del compagno e adocchiò un motel. - Entriamo lì allora.



- Brigadier Generale Mustang...

Roy si voltò. Era sorpreso di vedere Riza lì, in mezzo alla piazza di Central City a quell'ora di sera. - Maggior Generale Hawkeye... posso aiutarla?

Lo sguardo di lei si rabbuiò. - Mi mette a disagio che lei mi chiami così...

Roy tacque. Restarono lì a fissarsi i piedi in silenzio per qualche minuto, entrambi indecisi, persino confusi sul perchè fossero lì.

Fu lui a rompere l'imbarazzante momento. Parlò con voce lenta e molto bassa, quasi un mormorio.

- Ti va di bere qualcosa?

Riza annuì, con un piccolo sorriso. Il motel accanto sembrava fatto apposta.



- C'è un solo letto...? - Gojyo fissò la stanza con depressione, mentre Sanzo andava a stendersi. - Ehi, e io dove dormo!?

- Fatti un materasso con la polvere.

- Ti ricordo che hai preso questa stanza a nome mio!!

- E con questo? Era tua l'idea di fermarci.

- Dannato bon... ehi e quello dove lo hai preso?? - esclamò il mezzo demone, puntando al sandwich che il monaco stava ora mangiando con noncuranza.

- Nella tua borsa. - rispose lui mandando giù, per poi avventarcisi di nuovo. - C'è un frigo bar qui? Ho sete.

- Ridammelo subito!!

- Appena finisco te lo do.

- Questa te la faccio pagare....

Il monaco lo ignorò e si voltò a guardare la finestra. In quel momento scorse due figure familiari entrare nell'edificio.

Di nuovo quella strana aria....

Ingoiò l'ultimo boccone, puntando la pistola contro Gojyo che nel frattempo gli si era avvicinato quatto quatto alle spalle con bastone alzato.

Il mezzo demone si guardò attorno nel panico, con la canna dell'arma sul naso. Poi tentò una rappacificazione d'emergenza. - Amici? ^^

- Tsk, sei patetico. Vado di sotto.

- A fare cosa?

- Sei sordo? Ho sete.



- Qualcosa di forte, per favore. Non guido stasera. - Roy posò la sua carta di credito sul bancone, fissando il vuoto davanti a sè mentre si metteva a sedere.

Riza gli si sistemò affianco, guardandolo preoccupata. - Non torna a casa stanotte?

- Non ho tempo.

- Come? - Chiese lei, confusa.

- Sto ancora cercando di capire che cosa voglio fare. - Il brigadier generale afferrò il bicchiere bruscamente e lo mandò giù in un sorso, facendo cenno al barista per un altro drink. Quello lo guardò male per un momento e poi si limitò a lasciargli la bottiglia davanti.

- A proposito di Ran..?

- A proposito del mio lavoro.

- Sta pensando di lasciare l'esercito? - c'era un pò d'ansia in quella domanda.

Roy tacque per un pò, scrutando il fondo del proprio bicchiere. - Fino ad oggi sono andato avanti spinto da ideali precisi, priorità e principi che non credevo potessero essere mai spodestati. Volevo rendere questo paese un luogo migliore... liberarlo dal controllo quasi assoluto dell'esercito.. ridare democrazia alla nazione.... e abolire il corpo degli Alchimisti di Stato per far sì che le crudeltà di Ishbar non si ripetessero mai più. Ma adesso... mi sto giocando tutto per un ragazzino e non so spiegarmelo. Comincio a pensare di non credere più in quell'utopia che chiamavo il mio obiettivo.

- Brigadier Generale... la verità è che voi volete molto bene a vostro fratello.

- Un fratello che fino a qualche tempo fa non sapevo di avere, e che mi ha mentito sulla sua identità? - Lui la guardò intensamente, ma per quanto si sforzasse nel suo sguardo non c'era rabbia. Riza vi vide solo rinuncia.

- Sì, ne sono convinta.

- Ti piace essere ottimista, eh?

- ...

- Piuttosto, tu che ci fai qui? - chiese poi Roy mandando giù il terzo bicchiere.

- Mi chiedevo perchè non si fosse presentato in ufficio dopo il rilascio del nuovo regolamento, penso che tutti si aspettassero sue rimostranze.

- Certo... e dare a quel bellimbusto quello che voleva? Non credo proprio.. - Il soldato emise una risata sarcastica che interruppe bruscamente. - Scusa, so che è tuo fratello, ma...

- Non fa niente...

- Comunque non c'è bisogno che ti preoccupi per me. Ho passato di peggio. E poi... è solo una cosa temporanea finchè non troveremo il quadrifoglio.

- A proposito di questo, io volevo...

- Bene bene... guarda un pò chi abbiamo qui...

Roy e Riza sobbalzarono, girandosi di scatto alla voce del Supremo dietro di loro. Assieme a lui, un hippie dall'aria poco raccomandabile e un uomo dai lunghi capelli lisci.

Gojyo: Che ci fa qui un hippie?

FdS: Togliete Manolo dal set per piacere!

47: Provvedo.

L'uomo dai lunghi capelli lisci se ne andò.

Gojyo: .......Ehi! NON SONO UN HI...

Ma Sanzo zittì la protesta del suo compagno di viaggio con una gomitata sui denti.

- Posto un pò squallido per una luna di miele...

- Perchè tu.... - replicò Roy esasperato, e probabilmente troppo brillo per replicare alla provocazione.

- Allora, che ci fate qui?

Il brigadier generale si alzò, con un bicchiere in una mano e l'indice dell'altra contro Sanzo. - Senti TU! Non è giornata, quindi lasciami in pace... ok?

- Brigadier Generale...

- Calma i bollenti spiriti con me, pivello. Soprattutto quando a stento ti reggi in piedi. - rispose il monaco guardandolo con aria sprezzante.

- Io non calmo proprio nulla... anzi a questo punto..! - Roy posò il bicchiere sul bancone a malapena, facendolo quasi rovesciare. Si sbottonò poi la camicia della divisa. - Sono sotto la giurisdizione del Nord, tanto vale togliermi la soddisfazione...

- No! Signore, si fermi! - Riza tentò di trattenere Roy per un braccio, ma quello si divincolò con un solo gesto. Ormai non vedeva più niente di fronte a sè, se non un arrogante giovane bonzo con una faccia da schiaffi.

Si mosse per colpirlo, ma quello in un attimo lo atterrò con un braccio. L'alchimista si ripromise mentalmente di allenarsi nel combattimento corpo a corpo, e subito dopo fece per prendere il suo guanto speciale. Ma il freddo metallo della pistola di quel pazzo in tunica lo bloccò subito appena toccò la sua tempia.

Sanzo inclinò la testa di lato, esaminandolo. - Perchè vuoi diventare comandante supremo?

- Come fai a saperlo? - Roy alzò la testa contro l'arma, per guardare il suo giovane superiore con la coda dell'occhio. Il suo sguardo mandava scintille.

- Ho i miei mezzi. Ho sentito dire che in questo periodo sei in una situazione piuttosto scomoda. Io posso aiutarti... se mi convincerai che ne vale la pena.

Roy tacque, e Sanzo si raddrizzò, togliendoglisi di dosso e lasciandolo alzare.

- E perchè mai vorresti aiutarmi? - chiese finalmente il brigadier generale, voltandosi a guardarlo.

- Voglio sapere perchè mi è stato tenuto nascosto tutto questo. Ma andare in giro a fare domande e investigare è una gran seccatura per me.

L'alchimista di stato gettò un'occhiata alla sua ex assistente e ora superiore, e poi al supremo. - Mi stai chiedendo di essere il tuo cagnolino per caso?

- Che me ne farei di uno come te... è di tuo fratello che parlo.

Roy aggrottò la fronte, ora visibilmente irritato oltre che confuso. - Che cosa vuoi da lui?

- Quel trifoglio ha le capacità per trovare le risposte di cui ho bisogno. Se pensi di riuscire ad aiutarlo, allora è questo che voglio che tu faccia.

- Ran.. C.. è costantemente sorvegliato da quel tizio del nord ora. Non lo lascia neppure respirare. - Roy avvertì lo sguardo di Riza su di sè a quelle parole e scostò gli occhi in un'altra direzione.

Sanzo incrociò le braccia. - E allora fa in modo che glielo lasci fare.

- E come? Non sono un clover, io.

- Rispondi alla mia domanda, e io te ne darò presto i mezzi.

Il soldato e il monaco si guardarono un'ultima volta, e Roy avvertì qualcosa che quel ragazzo non gli aveva mai trasmesso prima.

Certezza... Assoluta garanzia di successo. Qualsiasi cosa quel bonzo avesse in mente, avrebbe funzionato.

- E va bene.. ti dirò i miei piani. Da dove vuoi che cominci?

Sanzo si sedette al bancone e indicò a Riza e Roy di fare altrettanto.

- Offrimi da bere.



- Che cos'è il Caso del Kingdom Hearts?

Auron si voltò a guardare il figlio. Quella mattina era la prima volta che Ran apriva bocca, e quella era certo l'ultima domanda che si sarebbe aspettato da un ragazzino così emotivamente sconvolto.

L'altra cosa che non si aspettava era che lo chiedesse proprio a quei soldati del nord che odiava tanto.

Ryu Fay eccetera eccetera guardò il suo capo, dubbioso sul da farsi. Quando quello non gli rispose, si voltò di nuovo verso il trifoglio e parlò.

- Si tratta dell'evento più rivoluzionario degli ultimi secoli. - disse, muovendo un alfiere dalla scacchiera su cui lui e Ran stavano giocando. Il trifoglio lo aveva già battuto diverse volte. - In pratica, una manica di matti ha deciso di aprire i portali che dividevano le dimensioni di tutti i mondi a noi noti. Una volta, non avremmo mai avuto l'opportunità di vedere posti come l'epoca Meiji, o l'Era Sengoku. Non so di preciso cosa abbia spinto quelle persone a tanto.. ma da allora, i tentativi di invasione tra i vari mondi e tempi si sono susseguite senza tregua.

- Sì... me lo ricordo. Un vero casino. - Auron aveva avuto esperienze in prima persona con quegli individui.

Ran guardò lui per un attimo, per poi interessarsi di nuovo al soldato, facendo la sua mossa sul tavolo. - E poi cos'è successo?

Ryu sbuffò, rimuovendo un pedone che il ragazzino gli aveva appena mangiato. - L'ordine di Yevon qui a Spira chiese aiuto agli altri mondi più svantaggiati, le epoche meno sviluppate per così dire. Scoprirono così dell'esistenza di un essere umano in contatto con gli dei superiori.

- Gli dei superiori?

- Mentre ogni mondo ha le sue religioni, la rivelazione del Kingdom Hearts ci ha fatto scoprire chi fu a creare questo universo, ed ogni altra cosa in esso. - rispose Auron, vedendo il giovane soldato in difficoltà. - O almeno così dicono.

Ran scosse la testa, qualcosa non gli tornava. - E chi sarebbero?

Ryu rise. - Non lo sappiamo. Per questo abbiamo messo tutto nelle mani di quel santone. Noi ubbidiamo a lui, ma a chi risponda egli... nessuno lo sa.

- State parlando del supremo allora?

- Sì Ran. Sanzo, o per meglio dire il suo predecessore allora in carica, ha unificato i mondi che il Kingdom Hearts aveva costretto uno contro l'altro.- Auron indicò una mappa sul muro, raffigurante vari globi. - Lo chiamiamo Sublimation. Ogni mondo è collegato direttamente all'Impero Celeste, che è il pianeta capitale dell'unione. E' lì che Sanzo vive e controlla che tutto vada come stabilito. - aggiunse, dando un'occhiata severa verso Gingetsu. Il tenente generale non sembrava interessato alla conversazione. Stava esaminando dei fogli appartenenti a Roy.

- E quei pianeti lì? - Ran indicò diversi globi non collegati a niente. - Questo è pure più grande di tutti gli altri..

- Quello lì è Pulse. - rispose Ryu, annuendo. - Un mondo in rovina. Non ci abita nessuno. Però Cocoon, quel piccolo pianeta sulla sua orbita, è abitato e si rifiuta di allearsi all'impero. Quindi si sono dichiarati indipendenti.

Ran fissò il grande pianeta in silenzio per qualche minuto, poi domandò. - Quindi tutti i pianeti che muoiono o che non vogliono obbedire al supremo sono nostri nemici?

- Non per forza. - Auron indicò un pianeta all'estremo della mappa. - Questa è Filgaia per esempio. Non è sotto il controllo dell'Impero, ma ha acconsentito ad aprire un portale... da qualche parte. Ma anche quel pianeta è ormai decadente. Quest'altro invece... - ne indicò uno di quelli collegati alla mappa. - E' l'Epoca Sengoku, il pianeta dei demoni. Loro non obbediscono a Sanzo, ma hanno acconsentito di far parte dell'unione. Probabilmente per loro vantaggio..

- Ci sono anche mondi che non si rivelano ma di cui l'esistenza è fondata. Come il mondo degli Shinobi. - Ryu mosse una torre. - Anche il mondo degli dei stessi è al di fuori della nostra conoscenza. A buona ragione, immagino.

- E perchè il comandante supremo può mandare i suoi soldati nelle altre epoche, se ha il comando solo su Amestris?

- Amestris è il cuore militare di Spira. - stavolta era stato Gingetsu a parlare. Fissava Ran da dietro i suoi soliti occhiali, l'espressione indefinibile come sempre. Ripose i documenti che leggeva. - Bevelle non ha la forza per controllare questo pianeta, che è anche il più progredito di Sublimation. Il supremo ha deciso di lasciare a noi il compito di agire in caso di sommosse, per il bene di tutti i popoli. Solo noi abbiamo le tecnologie per garantire la pace.

- E i clover ne fanno parte? - domandò Ran con occhi di ghiaccio.

- Pensala come vuoi. - Gingetsu si voltò poi verso la porta, da cui provenivano dei passi decisi. Tutti si voltarono a guardarla spalancarsi, lasciando entrare il brigadier generale Roy Mustang, che con impeto e una determinazione inaspettata salutò tutti.

- Buongiorno signori, Brigadier Generale Roy Mustang a rapporto! Pronto per un'altra massacrante giornata di lavoro.

- Che esuberanza... - commentò Gingetsu, guardandolo con distacco.

Riza entrò dopo Roy e appese il proprio soprabito all'attaccapanni. Aveva uno sguardo assente e impassibile.

Ran, per quanto intimorito da lei, provò stranamente compassione. Ma non ebbe il tempo di domandarsi che cosa le fosse successo, e con sorpresa scorse un'ombra di preoccupazione nella faccia del Tenente Generale, quando suo fratello si avvicinò alla sua scrivania e disse:

- Mi sento fortunato, credo proprio di aver trovato un quadrifoglio.
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Un ringraziamento speciale a: l'Agente 47 per non aver fatto fuori, ma solo buttato, i svariati rompipalle.

Note d'Autrice:
Lo so che cosa state pensando...
"Che palle le note d'autore, meglio passare direttamente al prossimo capitolo!"
E so anche che cosa sta pensando chi sta effettivamente leggendo le note.
"Ma Chiara, hai detto che sta serie l'hai scritta nel 2006, che ci acchiappa il mondo di Final Fantasy XIII allora??"
Avete ragione... Non lo nego, nel riscrivere questa storia ho fatto modifiche e aggiunto cose nuove, dettagli senza i quali la storia avrebbe avuto ancora meno senso di prima, e forse, grazie ai quali le varie serie si collegano in un vero e proprio intreccio di misteri e segreti.
A dire il vero tutta la storia di Sublimation in sè è una cosa fresca fresca che ho inventato adesso, perchè non mi piaceva che nel corso della storia ci si potesse muovere da un universo all'altro senza una reale spiegazione... così ecco qui. Quale scusa migliore del Kingdom Hearts? XD
Ovviamente non è solo per questo... in futuro ci saranno degli eventi strettamente legati a KH, il 2 in particolare. Ma per ora non voglio anticipare più di così. Se ne riparla nella terza serie.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 23
*** Serie 1 - Capitolo 23: Li hai mai provati con la bagna cauda? ***


Capitolo 23 - Li hai mai provati con la bagna cauda?

Per la prima volta da quando si erano incontrati, a Roy parve di intravedere la traccia di una qualche emozione nel volto del bifoglio. Un impercettibile, ma comunque innegabile accostarsi delle sopracciglia. Che cos'era? Sorpresa? Irritazione? Turbamento? Probabilmente confusione. Ma al brigadier generale non importava in quel momento.

Tutto quel che contava era portare avanti il piano.

- Che cosa intendi dire, Mustang?

- Proprio quello che ho detto, signore. - l'alchimista di stato non si scompose, e raddrizzò la schiena con fierezza, incrociando le braccia. - Credo proprio di essere sulla pista giusta per il nostro quadrifoglio. Ovviamente, la prima cosa che ho pensato di fare è stata di venire qui a fare rapporto a lei, Tenente Generale.

- Quando si dice che la notte porta consiglio... - Gingetsu guardò Riza per un momento, prima di dedicarsi di nuovo a Roy. - E come fai ad esserne così sicuro? Dev'essere successo qualcosa di importante... oppure hai ricevuto una soffiata da qualcuno.

Roy si strinse nelle spalle. - Diciamo entrambe le cose.

- E allora? Che cosa sai?

- Per il momento, fino a quando non ho la prova certa di ciò che sospetto, preferirei mantenermi sul vago con le mie affermazioni. Sa, ho il sentore che questa scoperta potrebbe cacciare sia me che chiunque io decida di coinvolgere in grossi guai se si rivelasse essere una falsa pista. - Roy corrugò la fronte con un sospiro, mostrandosi preoccupato per quanto eccessivamente zelante. - Ma... diciamo che il quadrifoglio potrebbe essere molto più vicino a noi di quanto si possa immaginare.

Ran era sinceramente sorpreso da quel discorso, e dovette concentrarsi per non mostrarlo in viso. Più volte egli stesso aveva percepito la presenza di un quadrifoglio vicino a sè, senza mai trovarlo veramente. Come aveva fatto Roy invece a trovarlo? Che anche lui avesse qualche potere sopito della mente, che gli consentiva di percepire le energie? O forse era stato il quadrifoglio stesso a volersi far trovare da lui? E chi era?

Gingetsu ci mise alcuni secondi prima di rispondere. - Vicino, dici? Quanto vicino, per l'esattezza?

- Molto vicino.

- Per esempio?

Roy guardò uno ad uno tutti i presenti, mordendosi il labbro inferiore. Sembrava soppesare le possibili ipotesi. - Non credo di poter entrare nello specifico con nessuno, non ancora. Ho bisogno di supporto per degli accertamenti.

- Di che cosa stai parlando?

L'alchimista indicò Ran con lo sguardo. - Ho bisogno del trifoglio.

- Non vedo il perchè. - Gingetsu aveva rifiutato la richiesta del suo temporaneo sottoposto molto in fretta. Troppo in fretta, forse.

Roy però non si diede per vinto. - Il trifoglio è l'unico che può aiutarmi a rivelare la vera natura del clover. Se Ran non viene con me, temo che la sua permanenza qui si dilungherà a tempo indeterminato. Ed ho la sensazione che questo non è proprio ciò che aveva in programma. Mi sbaglio, signore?

- Non giocare con me, Mustang.

Roy e Gingetsu si fissarono a lungo sotto lo sguardo ansioso degli altri militari, in silenzio. Ran percepì una pressione psichica da parte del bifoglio sulla mente di suo fratello. Gli stava leggendo la mente, e in una maniera molto invasiva. Eppure, l'alchimista non indietreggiò di un passo.

Rimase lì a subire la tortura senza fiatare, senza neppure permettersi un lamento o una smorfia. Il trifoglio tutto a un tratto desiderò ardentemente di sapere anche lui che cosa passava per la mente a suo fratello, ma sapeva che se si fosse intromesso avrebbe solamente aggravato il peso telepatico su di lui, e non voleva farlo.

E se avesse letto nella mente del bifoglio? Era da un pò che ne provava l'impulso. Ma come clover sapeva che quelli come lui erano in grado di percepire quando uno di loro gli entrava nella testa. Se Gingetsu si fosse accorto che Ran stava spiando, sarebbero stati guai con ogni probabilità.

Dopo un minuto il Tenente Generale interruppe il contatto visivo con Roy. - Sei astuto... Ce l'hai messa tutta per concentrarti su qualcos'altro per non farmi capire che cosa hai in mente. Il fatto che tu voglia tenere nascoste le tue mosse anche al tuo superiore è abbastanza sospetto.

- Sono informazioni riservate. - Roy scosse la testa. - Ho la sua fiducia o no, signore?

- No.

- Allora niente quadrifoglio, temo.

- Noh hai la mia fiducia, non ho detto che non te lo avrei lasciato fare. - Gingetsu guardò Ran per alcuni secondi. - Puoi portarlo con te. Ma voglio che un soldato vi segua per tenere d'occhio i movimenti del trifoglio.

- I movimenti del trifoglio, o i miei?

- Le condizioni non sono negoziabili. Avanti, scegli la tua scorta, Mustang. Scegli con attenzione. - lo provocò il bifoglio.

Il brigadier generale scrutò l'uomo del Nord, e poi guardò in direzione di Auron. - Lui.

- Perchè?

- E' suo padre. Il trifoglio si sentirà più a suo agio con...

- Non concesso, Mustang. - Gingetsu incrociò le braccia quando Roy lo guardò torvo. - Scegli qualcun altro.

- Acciaio.

- Perchè?

- Perchè è basso.

- Che cosa c'entra questo!? - Sbraitò il giovane alchimista, subito zittito da un colpo piatto di spada dal saggio guardiano, che di marmocchi chiaccheroni ne aveva abbastanza ormai.

- Non concesso.

Roy notò gli angoli della bocca del bifoglio incresparsi in un accenno di sorriso e la cosa lo mandò su tutte le furie. - Perchè loro non vanno bene!? Non ha specificato dei requisiti quando mi ha chiesto di scegliere, o sbaglio?

- Ti ho chiesto di scegliere un militare, Mustang. - Rispose l'altro. - E loro due sono appena stati licenziati.

- Cosa!? - Ed e Roy esclamarono in coro, poi il brigadier generale continuò. - Perchè!?

- Sono informazioni riservate. - Gingetsu era inamovibile. - Mi vuoi complicare la vita, Mustang? Allora io complicherò la tua. Vedremo chi di noi due la spunterà alla fine.

Roy guardò il guardiano in silenzio, preoccupato. Auron non si dimostrò turbato, doveva seguire il suo copione di personaggio figo ed imperscrutabile. Annuì al figlio e dopo aver dato un ultimo sguardo a Ran, camminò fuori dall'ufficio senza una parola.

L'alchimista d'Acciaio invece aprì la bocca per protestare, ma poichè in questa fanfiction non importa a nessuno che cosa possa voler dire uno come lui, Gingetsu lo guardò malissimo e il piccolo funghetto si precipitò fuori all'istante. Letteralmente. Dalla finestra. Solo per compiacere gli autori.

Oh state tranquilli, non è ancora morto.

Il generale del Nord si voltò poi a guardare Roy, con un piccolo cenno del capo per invitarlo a continuare.

- Ha qualche suggerimento, per caso? - domandò l'alchimista, a denti stretti.

- Adesso ci capiamo. - Gingetsu guardò la sorella, e quella si mise sull'attenti. - Il maggior generale Hawkeye vi accompagnerà, e si assicurerà che niente sfugga di mano... Nè il trifoglio, nè tu.

Roy e Riza incrociarono gli sguardi per un brevissimo istante, prima di portare entrambi la mano alla fronte battendo i tacchi degli anfibi. - Sissignore.

Gingetsu annuì e poi si rivolse al resto della squadra. - Bene. che ne dite di mettervi a lavorare adesso?

- Signore, ho bisogno di fumare! Se non fumo, io muoio!

Il bifoglio abbassò lo sguardo su Havoc senza battere ciglio. - Tu andrai a rispondere al citofono.

- Da quando abbiamo un citofono!?

- Da adesso.



Ran faceva del suo meglio per tenere il passo del fratello. Non appena congedato, il generale gli aveva fatto cenno di seguirlo ed era uscito dall'ufficio a passo svelto. Anche Riza era con loro, e Ran odiava quell'orribile sensazione che aveva nel percepirla alle sue calcagna.

L'alchimista attraversava i corridoi senza neanche guardarsi attorno, schivando gli altri con agilità. Aveva una meta precisa.

- Roy, dove stiamo andando? - domandò Ran, quasi col fiatone.

Roy non rispose.

- Chi è il quadrifoglio, allora?

Roy non rispose.

- Hai un piano?

Roy non rispose.

- Li hai mai provati i Pavesini con la bagna cauda?

- Sì.

Ran annichilì, con una smorfia di disgusto, ma poi si riprese. - Roy! Mi dici che cosa vuoi fare allora?

Per tutta risposta, il fratello si fermò ad osservare una delle tante copie del nuovo regolamento disciplinare appese ai muri del piano. Dopo aver guardato a destra e sinistra, lo staccò e se lo mise nel taschino interno della giacca.

- Ti prego. Roy. - Il trifoglio afferrò il militare per il braccio destro. - Che cos'hai in mente?

Finalmente, Roy abbassò lo sguardo e lo fissò. A Ran parve di scorgere ancora l'ombra di una leggera collera nei suoi occhi, ma non lasciò la presa.

- Quando ti sei tagliato i capelli?

- Tipo cinque capitoli fa! Ma non è questo che ti ho chiesto.

- Hm. - Roy si strinse nelle spalle e si voltò per proseguire in quella sua improvvisata maratona per i corridoi, ma Ran lo strattonò con quanta più forza aveva. - Ma si può sapere che vuoi!?

- Mi dispiace per non averti detto niente, va bene!? Io volevo farlo! E' solo che... - Ran non riuscì a continuare, e si morse il labbro inferiore.

- Solo che... cosa? - lo incalzò Roy. - E' solo che non ti fidi di me?

- Ti sbagli! Io mi fido di te! Però...!

- E di me? Ti fidi di me? - Chiese Aladdin, porgendo Ran una mano da sopra il suo tappeto volante.

Roy chiuse la finestra in faccia allo straccione disneyano in un gesto automatico, tenendo gli occhi fissi su Ran. - Stupido Kingdom Hearts...

- Avevo paura perchè non sapevo se ti importava di me. Sei sempre così fissato con la carriera, tu...

- Fissato? - ripetè il generale ad occhi stretti.

- Sei ai limiti dello stacanovismo quando si parla di missioni che potrebbero farti salire di grado.

- Ma tu senti questo! Ti pare il modo di scusarti!? - abbaiò Roy, con una vena pulsante alla tempia.

Ran indietreggiò, vagamente intimorito. Non era la prima volta che l'alchimista assumeva un tono aggressivo con lui, e a ben pensarsi lo aveva pure picchiato in passato, ma qualcosa nella sua voce era differente stavolta.

Non intendeva pensare che le altre volte Roy non fosse seriamente arrabbiato, ma questa volta lo era in un modo diverso. In un modo più 'forte'. Gli lasciò il braccio.

Roy serrò le labbra, irritato. Voleva dire qualcosa, voleva anche urlare, ma non ci riusciva. Guardò Riza posare una mano sulla spalla di suo fratello, senza dire niente. Ran sussultò al contatto, ma non si voltò a guardarla. I suoi grandi occhi scuri erano fissi su di lui. Sembrava un cucciolo bastonato.

Era rivoltantemente tenero.

Sospirò, e si guardò attorno grattandosi la testa. Nessuno stava passando per il corridoio in quel momento. - Sei stato tu a cancellarmi la posta con le richieste di cercare sia il quadrifoglio che te, vero?

Il trifoglio annuì, abbassando lo sguardo.

- Come hai fatto?

- E' la mia abilità innata. Tutti quelli con tre o più foglie ne hanno una. - Rispose il ragazzino. - E' un'abilità unica che nessun altro può avere, neanche un quadrifoglio. Da quel che so, cambia da soggetto a soggetto.

Roy incrociò le braccia. - Un'abilità unica?

- Sì. Può essere sia una dote psichica che fisica, e in base a quella i trifogli e quadrifogli vengono suddivisi in 'magici' e 'fisici'. - Ran annuì. - A si può teletrasportare in posti in cui non è mai stato tramite le vibrazioni acustiche, Su ha fatto affondare un'isola intera con le sue note stonate, Tifa ha gli airbag incorporati e Teo Mammucari riesce sempre a farsi assumere anche se come conduttore fa schifo. Io invece posso connettermi con i computer ed infiltrarmi nei software come se fossi un virus.

Roy sbattè le palpebre un paio di volte, e poi scosse la testa. - Credo proprio che avrò bisogno di conoscere le tue capacità più nel dettaglio.

Si incamminò di nuovo e scese le scale, diretto verso l'uscita della centrale.

Ran gli fu subito affianco, sempre triste, ma quasi ansioso. - Perchè ti servono i miei poteri, giusto?

- Più che a me, servono a quello...

- Quello chi?

- Te lo spiegherò quando saremo in macchina.

Il trifoglio era perplesso. - Ma non hai detto che io sono l'unico che può aiutarti a...? - Guardò Riza dietro di sè per un momento e poi bisbigliò pianissimo. - Io voglio aiutarti a toglierci quel tizio dai piedi.

- Non c'è bisogno che sibili come una serpe. Riza sa già che cosa ho in mente.

- Eh?

- E' stata una sua idea, in parte.

Ran guardò di nuovo la cecchina, che annuì con un sorrisetto. - Ma allora perchè hai scelto papà e quell'altro prima di lei?

- Psicologia inversa, fratellino. - Roy si portò una mano al mento, compiaciuto dalle sue doti strategiche. - Dovevo fargli credere che non mi fidavo più di lei.

- E dunque io che faccio? - domandò ancora il trifoglio, spazientito. - Non ci sto capendo più niente.

- Pazienta. Per ora ti volevo con me solo per fare in modo che quel bellimbusto non potesse usarti per ricattarmi. Ma quando quello avrà sistemato tutto... allora sarà il tuo turno. E dovrai lavorare duramente. - Roy e gli altri due uscirono, e il generale li portò alla macchina. - Per ora lascia che se ne occupi la mia squadra. Sono sicuro che andrà tutto come previsto.



Nel frattempo, al pub più prestigioso di Central City...

- Allora posso cominciare subito?

- Ma scertamente, mon amì. - Rispose il capo cuoco, stirandosi un baffo con pollice ed indice. - Onestamonte non imajinavo che sasarosti tornatò pour la mia ofèrt de lavorò, Auròn. Sarei très onoratò d'aver uno chef comme tuà nela mia cuscìna, oui!

Auron: Fate schifo ad imitare i francesi in questa fanfiction.

FdS: Ringrazia che non abbiamo scritto che era un ristorante thailandese. -.-

Auron: Sè sè!

- Capo dove li devo portare sti piatti!?

- Tavolò numerò 7!

Auron guardò in basso al suono della voce familiare e fissò accigliato il piccolo cameriere. - E tu che ci fai qua tappo?

Ed: Bella domanda! Perchè io!?

FdS&GK: Perchè ti odiamo!

Dopo essere crollato al suolo per lo sconforto, il PICCOLO alchimista rispose al GRANDE guardiano. - Ho un debito stratosferico con il generale Mustang e quindi son venuto qui per un secondo lavoro.

- Suppongo che ti vedrò ogni giorno allora.

- Perchè!? E' forse un cliente abituale? - domandò l'alchimista intimidito.

- No. Ora lavoro qui come cuoco. - Auron indicò il grosso cappello vaporoso sulla sua testa che evitentemente era sfuggito al giovane Elric. - Piuttosto se davvero vuoi dei soldi ti conviene riprendere a lavorare e portare questi al tavolo 7.

Il biondino sospirò sconsolate ed obbedì, sotto gli sguardi scioccati dei clienti.

Cliente: Sfruttamento minorile! E' inammissibile!

Ed: Ma perchè tutti i giorni la stessa storia!?

Auron: In effetti sei un pò piccoletto. - osservò Auron provando una sottile soddisfazione interiore.

Ed:  A chi hai dato del micro mini nanoide con complesso d'inferiorità eh!?!?

Auron: Non ho detto questo ma ti do ragione se ti reputi così.

Chef Tony: E voilà il piatto è pronto! Grazie al Miracle Blade!

Auron: Sì certo. -.-

Chef Tony: <.<

--------------------------------------------------------------------------------------------
Un ringraziamento speciale a: Aladdin per averci dato fiducia; Chef Tony per il suo Miracle Blade; Teo Mammucari per aver accettato di non essere apprezzato.

Note d'Autrice:

Finalmente ho ripreso a scrivere questa cavolata ennesima! Chiedo scusa per la lunga, lunghissima pausa che c'è stata per Sublimation, ma vi assicuro che ho almeno una giustificazione plausibile! Ecco delle opzioni:

1. Ho traslocato e nel muovere scatole e scatoloni ho smarrito la chiavetta USB con tutta la fanfiction salvata sopra. Non l'ho ancora trovata e così ho deciso di riscrivere l'intero capitolo di sana pianta.

2. Mi sono persa con un MMORPG e non ho più avuto tempo di scrivere.

3. Sono pigra e ho spesso il blocco dello scrittore.

5. E' colpa vostra che non avendo recensito neanche una volta mi avete demoralizzato.

6. Mi hanno rapito gli alieni, l'astronave è precipitata sulle ande e ho dovuto mangiare la fanfiction per sopravvivere.

7: Mi son finalmente trovata un ragazzo e così son stata troppo occupata per scrivere una fanfiction.

8: Il computer aveva finito l'inchiostro.

9: La fanfiction ha continuato, è solo che voi non ve ne siete accorti perchè siete distratti. Infatti non vi siete neanche accorti che manca l'opzione numero 4. Vergogna!

10: Non è un'opzione ma volevo farvi sapere che so che siete tornati su per controllare se davvero mancava l'opzione numero 4.

Scegliete quella che più vi piace e mettetevi il cuore in pace. Ora che il ragazzo mi ha piantato forse avrò più tempo per scrivere. Sempre se a voi piace! Plz leggete e commentate, non aspetto altro! (Vi prego T_T)

P.S.: Una delle scuse è falsa.

A proposito, visto che ho dovuto ricominciare da capo e avevo dimenticato la storia nei dettagli, ho riletto i capitoli postati e ho notato un pò di cose che non avevano molto senso. Piccoli dettagli della trama e i gradi militari di alcuni dei personaggi. Così prima di continuare li ho corretti tutti. Se siete degli ossessivi compulsivi e avete bisogno di rileggere i precedenti capitoli per questo e ora mi odiate mi dispiace, ma non potevo farci niente! Comunque non dovete farlo per forza. Le modifiche non avranno un impatto su come proseguirà la storia o sugli eventi passati. Son solo per fare più chiarezza... E infine ho messo più spazi tra i paragrafi per migliorare la lettura (grazie del consiglio Saerun!) comunque, alla prossima!!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 24
*** Serie 1 - Capitolo 24: Doppio Gioco... d'Azzardo ***


Capitolo 24 - Doppio Gioco... d'Azzardo

Personaggi Introdotti:
- Final Fantasy X: Intercessore; Tidus.
___________________________________________________________

Ryu staccò gli occhi dalla foto della sua Oluha, vedendo Gingetsu rientrare nell'ufficio. Il generale lo sorpassò senza una parola e andò alla finestra dietro la scrivania di Roy Mustang, scrutando il cortile.

Il suo subordinato non potè trattenere un sogghigno. - Hai usato la linea privata... Hai chiamato il tuo angioletto?

Gingetsu lo guardò da sopra la spalla per quel che parvero dieci ore. - Attento a quello che dici, le regole disciplinari valgono anche per te, sai.

- Oho! Mi scusi, Signore. - Ryu alzò le mani in segno di resa, scuotendo la testa divertito. Si voltò di nuovo verso la porta per accogliere un depressissimo Breda, accompagnato da Fury.

Il tenente abbozzò un goffo saluto militare. - Sono tornato dal centro addestramento, Signore. Come ordinato da lei, ho fatto 80 giri di campo... Posso timbrare il cartellino adesso?

Il bifoglio non si voltò. - Dov'è Mustang? E' da ieri che lui, il trifoglio e il Generale Hawkeye non si vedono.

Il sergente maggiore Fury si guardò attorno preoccupato. - Non saprei... Forse è successo qualcosa mentre investigavano sul clover... Vuole che provi a contattarlo, Signore?

- Non ci sono molti magazzini qui.

- Eh? - Fury sbattè le palpebre perplesso.

Gingetsu alzò la mano sinistra e mosse lievemente l'indice e il medio per invitarlo ad avvicinarsi. Quando il piccolo sergente gli fu affianco, indicò un punto nel cortile. - Voglio che costruiate un magazzino esattamente lì. Adesso.

- M-Ma quello è il parcheggio personale del Brigadier Generale...

- Non ho chiesto di chi fosse. Questo è un ordine, sergente maggiore. - Gingetsu abbassò lo sguardo su Fury, che parve rimpicciolirsi ancora di più. - Ti rifiuti di obbedire?

- ...Nossignore. - Fury sudava freddo, ma annuì. Sperò con tutto il cuore che Roy Mustang non fosse di umore vendicativo al suo ritorno. Annuì e dopo un piccolo inchino si avviò alla porta.

Gingetsu guardò finalmente Breda che si era concesso un piccolo minuto di riposo stramazzato al suolo. - Vai anche tu. e timbra il cartellino. Sei in ritardo.

- Ma perchè ho accettato di partecipare a questa fanfiction?! - Si lamentò Breda, alzandosi lentamente e arrancando verso la porta.

Gingetsu ignorò il suo profondo lagnarsi. - Appena Mustang varca il cancello, mandatelo da me.



L'auto del brigadier generale si fermò davanti ad un piccolo improvvisato cantiere nel bel mezzo del cortile della centrale. Roy aprì la portiera in fretta, fissando la buca di terra confuso. Anche Ran uscì, e si mise di fianco a lui a fissare gli uomini al lavoro.

- Che accidenti state facendo al mio parcheggio...!?

- Colonnelloooooooooooo.....!!! - Havoc si avvicinò strisciando, agganciandosi alla gamba di Roy. - Mi aiuti...! Io... Io morirò se non fumo ADESSOoooooOOOOoooo!!!

- Quante volte te lo devo dire che sono un brig.... Mi dite che diavolo sta succedendo!?

Falman e Breda si avvicinarono, trascinandosi dietro delle pale. - E' un nuovo ordine nel capo... Quel bifonazolo o come dite voi... - lo informò il tenente.

- Credo che tu intendessi dire 'bifoglio'. Il bifonazolo è un farmaco antimicotico dermatologico sotto forma di crema e polvere. Vi si ricorre in monosomministrazione giornaliera in caso di intertrigine. Fu creato nel...

- Non importa, Falman. - Roy guardò il suo ex parcheggio, sconsolato. - Gioca duro il buon Gingy, eh...

- Collonnellooooooooooooooo!!!!

Con una vena pulsante alla tempia, Roy staccò Havoc dalla sua gamba. - Piantala Havoc. Se devi fumare, fuma.

Il sottotenente si rianimò tutto a un tratto. - Dice davvero!? - chiese con occhi sbrillucicosi.

Roy si strinse nelle spalle e cominciò a sbottonarsi la casacca blu della divisa. - Ma non farti vedere da nessuno. Vai dietro al cortile, ti sostituirò io.

- Oh Colonnello io la seguirò per tutta la vita, tutta la vita! Non vedo l'ora che torni lei a comandare il nostro reparto!!

- CHIAMAMI ALMENO GENERALE, ACCIDENTI!! - Roy prese la pala di Havoc e lo spinse via in malo modo, guardandolo fuggire dietro il cortile per fumara la sua beneamata sigaretta. - Che tipo...

Falman e Breda si guardarono un attimo, prima di ridacchiare. - Lei ha proprio un cuore tenero, Generale Mustang.

- Sì, sì, come vi pare. Ora zitti e al lavoro. Ehi tu, biondino! Dacci una mano?

- Chi, io? - domandò Tidus che casualmente passava di lì.

- Sì tu! Hai l'aria poco intelligente ed ottusa. Sarai il rimpiazzo perfetto per il sottotenente Havoc.

Tidus: Va bene! :DDDD

Bambino incappucciato: Oggi non puoi.

Tidus: Scusate, magari un'altra volta. Il bambino col cappuccio che nessuno vede apparte me ha altri programmi!

E così anche quest'inutile comparsa si dileguò, sotto gli occhi confusi dei presenti. Roy roteò gli occhi e saltò nel buco del parcheggio, cominciando a scavare. I suoi uomini lo seguirono con riluttanza.

Fu allora che arrivò Fury. - Generale Mustang! Quando è tornato?!

- Potrei dire 'poco fa', ma ho paura di sapere come andrà a finire la discussione. (Vedi capitolo 19)

Il sergente maggiore scosse la testa. - Non importa! Il Tenente Generale Hawkeye la vuole vedere subito! E' in ritardo.

Roy si fermò e guardò verso la finestra del suo ufficio, pensieroso. Prese poi il suo orologio d'argento dal taschino dei pantaloni e guardò l'ora. Dopo averlo richiuso, rialzò lo sguardo su Fury con un sorriso smagliante. - Digli di alzare il culo e venire qui allora!^^

Fury lo guardò a bocca aperta, sotto shock. Rimase lì un minuto buono, a guardarlo scavare senza alcun pensiero, prima di capire che il generale faceva sul serio. Con passo incerto, tornò nell'edificio per riferire la risposta.

- Che caldo... uff... - Roy si asciugò la fronte con la manica, guardando il sole nel cielo per un attimo.

- Concordo signore, un vero inferno. - disse Falman, senza fermarsi.

Roy inarcò un sopracciglio. - Sarà per colpa del diavolo che si è trasferito qua?

Ran guardò con stupore il terzetto scoppiare in una fragorosa risata. Sapeva come sarebbero andate le cose di lì a poco, ma non riusciva lo stesso a capire come facesse suo fratello a trasmettere un tale benessere a degli individui completamente ignari di ciò che sarebbe accaduto nel prossimo futuro. Quegli uomini si fidavano davvero tanto di lui.

- Già... ci sono molti soldati che hanno preso le ferie o si sono licenziati nel nostro reparto. - disse Breda, concedendosi una pausa e sedendosi sul bordo del buco. - Qualcuno si è addirittura fatto male di proposito per stare in mutua.

- Quasi quasi lo farei anch'io. - sbottò Roy, con entrambe le mani appoggiate sul manico della pala in verticale. - Con l'assassino Scar in giro, non sarebbe difficile fingere un'aggressione.

- Scar? Lo zio di Simba?

- Bentornato Havoc. -.- - Roy si voltò verso il trifoglio. - Ehi, guarda nella macchina. Dovrebbe esserci una delle borracce di riserva di papà. Ho sete.

Ran, che era stato a seguire la conversazione con distacco, sembrò rianimarsi e corse all'auto. Trovata la borraccia, la aprì e ne bevve un sorso, prima di guardarla con disgusto. - Ma questo non è sakè!

- Certo che no, scemo. E' Gatorade dietetico. Non crederai mica che mi porti del sakè con te in auto, vero? - Roy protese la mano e Ran gli lanciò il contenitore con una smorfia. - Grazie. Havoc! Non qui!

- Mi scusi, giuro che è l'ultima! - Havoc si rifutò di spegnere la sigaretta. - Comunque resto qui, voglio aiutarla anche io per ricambiare il favore.

- Se ti beccano mi metti nei guai, altro che favore.

- Ehi, è l'auto del Maggior Generale Hawkeye quella? - Breda indicò una Model A che in quel momento stava imboccando il cancello d'ingresso. Tutti la seguirono con lo sguardo fin quando non si fermò in un parcheggio poco più in là.

Roy e Ran erano gli unici a non spalancare la bocca quando, assieme a Riza, dall'abitacolo scese niente di meno che il Supremo Genjo Sanzo in persona. Havoc si nascose la sigaretta, ancora accesa, nei pantaloni in tutta fretta.

Mentre Riza chiudeva la macchina, il monaco si avvicinò alla fossa, guardando Roy al suo interno dall'alto. - Dunque è questo che fanno gli alchimisti?

- Buongiorno anche a lei.

- Proprio degno di un Brigadier Generale, non c'è che dire.

Roy si arrampicò fuori, strofinando le mani nel tentativo di pulirle. - Che ci devo fare? Gli ordini non si discutono, no?

Sanzo lo scrutò. - Gli ordini di chi?

- Oh, niente di che. Sa, uno del Nord è venuto qui per una qualche missione... E io mi sono offerto di collaborare con lui. - Roy incrociò le braccia e spostò il peso sulla gamba destra. - Allora cosa si dice all'Impero Celeste?

- Niente che ti interessi. Posso sapere perchè hai mandato uno dei tuoi cani a prendermi?

Roy alzò le mani in segno di pace, sotto gli occhi ancora atterriti dei suoi uomini. - Ehi, lei è un mio superiore adesso. Ultimamente le promozioni qui volano da tutte le parti! Io non ho proprio ordinato niente.

- Ah sì? Non sapevo che non fosse più necessaria la mia approvazione per promuovere un ufficiale. - Anche Sanzo incrociò le braccia. - Ottimo, un fastidio in meno.

- Le piacerebbe. E' solo una cosa temporanea finchè la nostra operazione coordinata col Nord non termina. - Roy sorrise tutto denti al supremo, portando le mani ai fianchi con soddisfazione. Il biondo guardò altrove con una vena pulsante.

- C-Credevo che il generale Mustang e il supremo non potessero neppure vedersi senza scannarsi a parole. - Commentò Havoc, per una volta insertando il grado del suo caposquadra. Falman e Breda lo guardarono stringendosi nelle spalle, prima di tornare a fissare i due.

- E allora sarebbe stato questo generale del Nord ad ordinare che venissi portato qui?

- Penso di sì.

- Perchè?

Roy inarcò un sopracciglio. - Ed io come faccio a saperlo? Mica leggo nella testa.

- Ti avviso, questa tua strafottenza ti porterà alla tomba molto presto se continui ad usarla con me, pivello. - Sanzo rivolse a Roy un'occhiata raggelante.

L'Alchimista di Fuoco scosse la testa. - Guardi che io sono sincero.

- Almeno dimmi per cosa sono venuti qui.

- Mah... Credo che intendano tenere sotto controllo mio fratello. Sa, è un trifoglio. - Roy indicò il ragazzino alla sua sinistra, che sobbalzò leggermente quando il monaco gli rivolse lo sguardo. - Anche se personalmente lo trovo utile quanto sorvegliare un sasso. Ran è un agnello.

- Sì, ricordo. - Sanzo stava ancora scrutando Ran, quando la voce tonante di Gingetsu, infuriato forse per la prima volta nella sua vita, riecheggiò nel cortile.

- MUSTANG! TI AVEVO FATTO CHIAMARE E QUESTA E' LA RISPOSTA!?

- Puntualissimo. - borbottò Roy tra sè, e solo quelli vicino a lui poterono sentirlo prima che si girasse ad accogliere il superiore. - Ooops...!

- Havoc, ti fumano i pantaloni. - notò Riza, mentre tutti assistevano alla epica ramanzina di Gingetsu a Roy.

- Eh?

- Anzi, a dire il vero stanno bruciando, Havoc.

- Oh no! La siga...!

Sanzo dedicò allo spettacolo di Havoc che correva in tondo con i pantaloni in fiamme poco più che una vaga occhiata.

Gingetsu non pareva vedere altro che la faccia menefreghista di Roy. - Devi portare rispetto ai tuoi superiori. Dovrei farti degradare solo per questo! Che razza di risposta è 'alza il sedere e vieni qui'!?

- Mi scusi.

- BRUCIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!

- Te lo puoi scordare che ti consenta ancora di fare i tuoi porci comodi! D'ora in poi non ti darò tregua neppure un momento. Ogni tua iniziativa dovrà prima passare sulla mia scrivania!

- Sissignore.

- AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!

- Fa silenzio! - esclamarono Roy e Gingetsu in coro. L'Alchimista scioccò poi le dita in direzione del tenente, duplicando l'area dell'incendio, come se servisse a qualcosa.

Il povero Havoc non potè fare altro che gettarsi nella fontana al centro del cortile, col sedere ancora fumante. Il resto della squadra lo guardava impietosito.

- E poi...! - Gingetsu si bloccò, notando la presenza di Sanzo solo in quel momento. - ...Il Supremo Genjo Sanzo?

- Già. - fu tutto ciò che disse il monaco, senza alcuna espressione in volto.

- Che cosa ci fa qui...? - Il bifoglio era evidentemente ancora arrabbiato, ma sembrava cercare di riassumere la sua naturale compostezza con tutte le sue forze.

- Speravo fosse lei a dirmelo, Tenente Generale. Ero tranquillo nell'impero celeste questa mattina quando il suo sottoposto si è presentato a casa mia per prelevarmi. - Sanzo annuì verso Riza, che abbassò lo sguardo.

Gingetsu guardò prima lei, poi ancora il Supremo, ed infine Roy. - Con il suo permesso, Supremo. - disse, voltandosi di spalle e allontanandosi. - Mustang, seguimi e non fiatare.

Fury, che aveva seguito Gingetsu in cortile ed aveva assistito a tutta la scena al fianco di Breda e Falman, guardò Roy con ansia. Il generale sembrava davvero in grossi guai. Che il Tenente Generale volesse licenziarlo?

Con grande shock del sergente maggiore, Roy non solo seguì il bifoglio con il volto assolutamente sereno, ma si voltò addirittura verso Riza, Ran e il supremo e.... fece loro l'occhiolino.



Roy si fermò dove Gingetsu lo stava aspettando, al lato opposto del cortile, vicino ad alcune macchine. - Cercava privacy, Signore? Conosco dei posti molto più appartati di questo.

Fu colto alla sprovvista quando Gingetsu lo afferrò per il colletto e lo tirò a se, sollevandolo leggermente sulle punte dei piedi per la differenza di statura. - Non credere di poter fare il furbo con me. Che diavolo hai in testa?

- Perchè non verifica di persona? - replicò l'alchimista con gli occhi serrati.

Gingetsu non se lo fece ripetere due volte. La telepatia fu invasiva e terribilmente opprimente, più dolorosa dell'ultima volta. Roy strinse gli occhi leggermente, e percepì il principio di una violenta nausea in tempo per reprimerla. Il trattamento durò 38 secondi, dopodichè il bifoglio lo lasciò andare. Roy vacillò leggermente ma riuscì a recuperare l'equilibrio.

Rialzò lo sguardo sul fratello di Riza. Aveva ancora quello stupido visore sugli occhi, ma Roy sapeva che era sorpreso. Esattamente come si aspettava.

- Il Supremo... è il quadrifoglio?

- A quanto pare. - Roy si risistemò il colletto, guardando verso Sanzo da sopra la sua spalla. - Questo spiega come mai è sempre stato tanto difficile trovarlo. Chi meglio del Supremo può nascondere i propri segreti? Quell'uomo è intoccabile.

Il bifoglio abbassò il volto verso di lui. - Come puoi esserne così sicuro? Come lo hai scoperto?

- Ho fatto i miei calcoli. Si comporta come se non sapesse niente del Clover Leaf Project, ma al contempo sembra sapere tutto il resto. In più, il suo passato è avvolto nel mistero. Senza contare che è diventato un Sanzo ad una così giovane età... Un uomo normale non può arrivare a tanto, giusto? - Roy diede al Tenente qualche secondo, ma non aspettò una risposta. - Quel che conta, è che adesso il pesce ha abboccato. Ora dobbiamo riuscire a tirarlo a riva.

- E come pensi di fare? Con una parola, il Supremo può mandare a casa chiunque in questo posto. Anche in posti peggiori, se lo vuole.

Roy annuì mesto. - Allora la cosa migliore da fare sarà non farlo arrabbiare mentre troviamo un modo per incastrarlo.

- ... Incastrare il Supremo? - le sopracciglia di Gingetsu si accostarono leggermente, e lui incrociò le braccia. - Non so se a sentirti dire certe cose dovrei considerarti estremamente coraggioso od estremamente stupido. Lo sai che cosa vorrebbe dire cercare di spodestare la figura più importante di Sublimation?

- Hmpf. - L'Alchimista di Fuoco si lasciò sfuggire in sorrisino malizioso. - Non ho interesse per queste cose di quadrifogli e simili, ma... diciamo solo che quell'individuo mi è particolarmente scomodo nella sua posizione attuale. Sono un tipo piuttosto ambizioso.

- Scomodo, dici?

- Diciamo che non sono proprio nelle sue grazie. Sarò sincero con lei, Generale... non so perchè, ma sento che lei è quasi di famiglia a questo punto. - Roy girò lentamente intorno a Gingetsu, seguito dal suo impassibile sguardo. - Il mio piano, o come dice lei, ciò che 'avevo in testa', era di denunciarla al Supremo stesso e dimostrare così la mia lealtà al sistema attuale, ma... Temo che così non arriverò ancora ad essere un Comandante Supremo come desidero.

Gingetsu impiegò alcuni secondi prima di rispondere. - Esattamente come mi aspettavo. Ma mi pare di capire che hai cambiato i tuoi piani?

- Non del tutto. Voglio ancora quel posto, sa. Ma comincio a pensare che forse mi farebbe comodo una scorciatoia. - Il moro guardò in alto per un momento, prima di inclinare la testa da un lato, studiando il bifoglio. - Ora come ora lei non ha le carte per incastrare il Supremo, ne per convincerlo a collaborare con lei e costituirsi. Ma le serve un quadrifoglio per qualche motivo, giusto? Entrambi abbiamo bisogno che quell'uomo scenda dal trono...

- Detesto dover essere d'accordo con uno come te. Che cosa proponi?

- Lui non si fida di me. Aspetta che commetta un minimo errore per cacciarmi dall'esercito. - Roy roteò gli occhi, scuotendo la testa. - Ho bisogno di qualcuno di affidabile che copra le mie azioni. Qualcuno che si prenda la responsabilità e mi protegga dalla sua autorità. Con quello, sono sicuro che potrò consegnare il quadrifoglio all'Azlight in pochissimo tempo.

Dopo tre ore di gare di sguardi, i due si strinsero la mano.

Il dado era tratto.

E non era il dado Star.

________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: Il dado Star, per non essere stato tratto.

Note d'Autrice:

Oggi ho mangiato una piadina al prosciutto e mozzarella.
Ecco la ricetta. Vi servono:
Una sfogliata di piadina romagnola (si comprano già fatte al supermercato)
Due fette di prosciutto cotto, o crudo a vostra scelta, o un altro salume che vi piace.
Mezza mozzarella
Stendete il prosciutto sulle due metà della sfoglia, fate la mozzarella a pezzi e mettetene uno al centro e gli altri quattro ai bordi, come a segnare i punti cardinali (va bene lo stesso anche se non li indicano correttamente, quindi mettete via la bussola di vostro zio).
Nel forno, scaldate al massimo della temperatura per 3 minuti. Poi aprite il forno, godetevi le microonde che vi penetrano il corpo causano chissà che alterazioni genetiche, e chiudete la piadina a metà come un calzone.
Scaldate per un altro minuto, in questo modo la mozzarella 'salderà' la piadina.
Tirate fuori la piadina e scottatevi, mettetela su un piatto e aspettate che si freddi mentre vi ciucciate il dito ustionato (se necessario metteteci del ghiaccio) (sul dito, non sulla piadina).
Quando è abbastanza fredda, mangiatela! Fate in fretta sennò si indurisce e diventa impossibile da mangiare.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 25
*** Serie 1 - Capitolo 25: La Decisione di Riza ***


Capitolo 25 - La Decisione di Riza

- Per quanto ancora avete intenzione di trattenermi in questa piazza afosa? - Sanzo stava cominciando a spazientirsi, e non si preoccupò di usare un tono molto delicato quando Gingetsu e Roy Mustang tornarono dal loro conciliabolo privato.

L'Alchimista di Fuoco guardò Gingetsu per un attimo, prima di affiancarsi a Ran in silenzio.

Il bifoglio si pose di fronte al supremo e lo salutò. - Mi dispiace, Supremo Genjo Sanzo, ma mi è stato riferito che lei è in pericolo di vita.

- Lo sono più o meno in tutti gli episodi di Saiyuki, se è per questo. - commentò sarcastico il monaco, senza scomporsi minimamente alla notizia. - Posso cavarmela benissimo da solo. Non ho bisogno di una scorta.

- Non ne dubito Signore, ma il Brigadier Generale Mustang mi ha appena informato che il criminale noto come Scar è stato avvistato proprio all'Impero Celeste. - Gingetsu mentì con naturalezza. - E' nostro dovere badare prima di tutto alla sua sicurezza, non importa quanto minima la minaccia possa essere ai suoi occhi.

- E quindi?

- Provvederò a informare il Comandante Supremo e a far mandare una squadra per catturare il criminale immediatamente. Ma fino a quando non sarà consegnato alla giustizia, le chiedo di restare qui dove ci è più facile proteggerla.

Il biondo incrociò le braccia, battendo lievemente l'indice sinistro. - Ed io dovrei restare in questo Quartier Generale affollato e rumoroso per una cosa simile? So molto bene che quando si tratta dell'esercito, gli interventi sono tutt'altro che tempestivi.

Gingetsu aveva pensato che la scusa di Roy non sarebbe stata sufficente. Il Supremo era famoso per la sua indisponibilità, e ancor di più per la rapidità con cui usava disfarsi di qualsiasi cosa lo infastidisse. E se era un quadrifoglio poi, l'idea di contrariarlo non lo allettava affatto. Ma a quanto pare la fortuna quel giorno girava dalla sua parte, perchè prima ancora che potesse provare ad insistere, il monaco sbuffò, guardando altrove.

- Come vi pare, se un mio assenso è ciò che vi serve per permettermi di muovermi da qui. Spero almeno di poter tornare a casa entro l'inverno.

- Avrà la massima priorità per noi, Supremo. - Gingetsu si mise sull'attenti e lo salutò ancora.

Sanzo neanche lo guardò. - Voglio un caffè.

- Sissignore. Col suo permesso, nomino Roy Mustang come sua scorta personale durante la sua permanenza qui. Chieda a lui per qualsiasi cosa le serva.

- Cosa!? - il moro e il biondo esclamarono in coro, scoccandosi poi un'occhiataccia.

- No. Non ci penso nemmeno a passarmi tutta la giornata vicino ad un simile pivello. - ringhiò il monaco. - Scegliete qualcun altro, oppure posso starmene benissimo per conto mio.

Roy non disse niente, ma il suo volto non sembrava affatto nascondere la sua contrarietà all'ordine imposto.

- Ma il generale Mustang non aveva già da fare con il clover a.... - Havoc non terminò la frase, colto da una lancinante fitta allo stomaco. Si piegò in due dal dolore, ignaro che a causarlo fosse il bifoglio vicino a lui. - C-Che maleeeeee.....!!!

Gingetsu fece un cenno al maresciallo Falman e Breda. - Portatelo in infermeria.

- Sissignore! - I due raccolsero lo sventurato compagno e si dileguarono.

Sanzo abbassò leggermente le palpebre, annoiato. - Mi pare di capire che il pivello è già occupato, o sbaglio?

- Sì. Sì, infatti. - Roy annuì freneticamente, beccandosi un'occhiata raggelante per quanto invisibile dal suo superiore.

- Sono sicuro che l'Eroe di Ishbar non avrà alcun problema a prendersi cura del Supremo e di un ragazzino al tempo stesso. Dico bene, Mustang?

Roy tirò un angolo della bocca, guardando Ran con la coda dell'occhio prima di sospirare afflitto. - Sissignore...

Gingetsu si rivolse al Supremo ancora una volta. - Non si preoccupi per il mio sottoposto. Mi assumo la responsabilità di ogni sua azione nei suoi confronti, e lui sa bene cosa succederà se dovesse causarmi dei problemi.

- Hmpf. - Sanzo alzò le spalle leggermente, e tornò a fissare altrove.

- Molto bene. Credo che il Supremo abbia atteso abbastanza per il suo caffè a questo punto. Provvedi subito. - Gingetsu aspettò che Roy eseguisse il saluto militare e poi fece un piccolo inchino verso Sanzo, prima di voltarsi verso l'edificio. - Maggior Generale Hawkeye, seguimi in ufficio.

- Mi scusi signore, ed io? - domandò Fury, perplesso.

- Tu finisci di costruire il magazzino.

- Ma... ma... - Fury si ritrovò da solo con il buco di terra, afflitto e sconsolato.



Riza seguì il fratello all'ufficio. Era terribilmente combattuta... Quando aveva suggerito la sua idea per liberare Ran e Roy dal controllo di Gingetsu, sembrava che tutto si sarebbe risolto per il meglio, e che nessuna delle due parti ci avrebbe rimesso. Ma adesso... quel che aveva visto nella mente di Roy Mustang non le piaceva. Era da molto tempo che lo faceva, che spiava nella testa di quell'uomo, aspettandosi di vedere chissà cosa... di scoprire forse un sentimento che lei cercava dal primo momento che le aveva rivolto la parola.

Era stato così che aveva scoperto molte cose dell'Alchimista di Fuoco. Le sue abitudini, le sue passioni, le sue paure, i suoi traumi... persino la donna che amava non era una novità il momento che lui l'aveva nominata a quella cena a casa di Auron. Ma lei aveva finto di non sapere niente. Era stanca di fingere e di nascondere la propria natura. Ma che altro poteva fare?

Niente. Non poteva fare altro che stare accanto a quell'uomo in silenzio, beandosi delle visioni della sua mente. Quei segreti che lui non diceva a nessuno, che inconsciamente condivideva solo con lei. A volte si chiedeva come avrebbe reagito se avesse saputo tutto questo, ma aveva troppa paura per darsi una risposta. E così rimaneva zitta, in ascolto, osservando nella sua testa come il falco di cui portava così fieramente il cognome. Il cognome che lui le aveva dato.

Le prime volte lo aveva fatto soffrire con le sue intrusioni, e se ne era dispiaciuta. Ma la sua avidità, il suo desiderio per l'Alchimista di Fuoco era troppo forte per fermarsi ad un colpo andato male. Piano piano, aveva affinato la sua tecnica, in modo da insinuarglisi nella mente senza provocare alcuna alterazione, neppure un flebile mal di testa, e ne andava fiera.

Ma da quando Roy Mustang era stato incaricato della ricerca del quadrifoglio, Riza aveva cominciato a provare paura all'idea di vedere nella sua mente. E quel che aveva visto quel giorno non le piaceva affatto.

I piani dell'alchimista erano diversi da quelli stabiliti con lei e il Supremo due giorni prima.

E adesso, che fare? Il Supremo era in pericolo, e se aveva visto giusto, anche suo fratello ci avrebbe rimesso. Dalla parte di chi doveva stare? Aveva giurato fedeltà a Mustang, ma allo stesso tempo... qui si parlava del suo unico famigliare, oltre che dell'intero sistema attuale...

Non si può sacrificare qualcosa di così grande per fedeltà... nè per amore.

- Sei pensierosa, o mi sbaglio? - la voce di Gingetsu ridestò Riza dai suoi pensieri, mentre varcavano la porta dell'ufficio. Lei si fermò in mezzo alla stanza, guardandolo sedersi su uno dei divani al centro con le mani congiunte e le braccia poggiate sulle ginocchia. Quella posizione leggermente ingobbita lo faceva sembrare ancora più grande di quanto già non fosse. - Devo chiederti una cosa, Riza.

La ragazza dai capelli d'oro sbattè le palpebre due volte, prima di annuire e sedersi di fronte a lui, con le mani in grembo. - Sì?

- Hai già provato ad insinuarti nella testa del Supremo?

Riza sembrò colta leggermente alla sprovvista da quella domanda, come se si fosse dimenticata che cosa stava succedendo. Scosse leggermente il capo dopo alcuni secondi. - Usare la magia sul Supremo senza il suo consenso è vietato dalla legge, anche se innocua.

- Come pensavo. - Gingetsu sollevò le mani e le incrociò sotto il mento, guardando verso la finestra. Era una posizione che Roy assumeva spesso, e che Riza trovava vagamente affascinante. Una frazione della sua mente si permise di notare la coincidenza e ne fu compiaciuta. Ma anche l'ombra di quella sensazione sparì alle parole che seguirono. - Io ci ho provato.

Riza dilatò gli occhi. - Gingetsu! E' una cosa proibita!

Questo non era nei piani. Quando si era deciso cosa fare col Supremo, Roy stesso si era posto il problema. E se Gingetsu avesse scoperto tutto leggendo la mente di Genjo Sanzo, rivelando la sua semplice natura umana? Sarebbe andato tutto a monte, di certo. Ma Riza gli aveva assicurato che Gingetsu non era il tipo da fare certe cose. Attento, rigoroso, disciplinato, il bifoglio era da sempre noto per la sua scrupolosità, soprattutto in missione.

E invece adesso se ne veniva fuori con una bravata del genere? Che cosa aveva scoperto? Riza provò sentimenti contrastanti a quel pensiero. Una parte di lei era contenta che il nuovo, deviato piano di Roy Mustang non sarebbe andato in porto. Ma sapeva anche che questo voleva dire che anche il piccolo Ran era ancora in pericolo.

- Lo so benissimo, sorellina. - rispose l'uomo pacatamente, staccando le mani e prendendo con la sinistra il re nero della scacchiera di Roy Mustang, ancora sul tavolino al centro della stanza. Una parte di lui registrò la cosa e si ripromise di rimproverare Ryu per la sua mancanza d'ordine: avrebbe dovuto riporlo nell'armadietto dopo aver giocato con il trifoglio. - Ma a pensarci bene, questo non era che un piccolo crimine in confronto a tutto quello che stiamo facendo contro il sistema in questo momento. Se devo rischiare il tutto e per tutto, volevo che almeno ne valesse la pena. Se il Supremo non fosse il quadrifoglio, sarebbe tutto uno spreco di energie... e poco ma sicuro verremmo scoperti e di nuovo internati. E' questo che vuoi?

Riza non si disturbò a rispondere a quella domanda. La risposta era più che ovvia. - Dunque ora conosci la sua vera natura?

- No.

Riza corrugò la fronte. - No...? Ma se hai...

- Quell'uomo certo deve gran parte della sua invulnerabilità al suo titolo, ma non è uno stolto. - la interruppe Gingetsu, rigirandosi la piccola scultura tra le mani. - E' protetto da una barriera. Credo che provenga dal sutra che porta sulle spalle.

- Il sutra... - Riza trattenne un sospiro e si odiò un pò per l'immenso sollievo che aveva provato a quella notizia. Da che parte stava veramente? - Per respingere la telepatia di un bifoglio, dev'essere veramente potente...

Sono quasi sicuro che non si è accorto del mio tentativo, comunque... - Gingetsu alzò lo sguardo su di lei da dietro il suo scuro visore. - Mi chiedo se possa respingere anche un quadrifoglio.

Le labbra di Riza si serrarono. Adesso capiva dove voleva andare a parare suo fratello. Voleva che lei scrutasse nella mente del Supremo. Una cosa proibita e pericolosa. - No... Se se ne accorgesse...

- Dobbiamo sapere se è lui, Riza. Nemmeno Mustang ne è sicuro. Ed io non ho intenzione di giocarmi tutto per lui, nel caso si sbagliasse... o mi stesse prendendo in giro.

Riza abbassò lo sguardo, sentendo l'ansia iniziare ad arrampicarsi su per la sua schiena. - A proposito di Roy Mustang, io non credo che... lui....

- Lo so che vuole colpirmi alle spalle.

Riza sobbalzò e tornò a guardarlo. - Come, lo sai? Gli hai guardato nella mente?

- E' stato lui stesso a chiedermi di farlo. - un angolo della bocca di Gingetsu si sollevò impercettibilmente. - Anche se credo di aver visto più di quanto lui volesse mostrarmi.

- Se sai che cosa vuole fare, allora perchè hai acconsentito ad aiutarlo? Quella storia su Scar...

Il bifoglio aprì la scacchiera e cominciò lentamente a mettere a posto i pezzi al suo interno, con una calma quasi rituale. - All'inizio avevo intenzione di rifiutare e fargliela pagare. Magari facendolo degradare dal Comandante Supremo stesso per tradimento addossandogli tutti i miei crimini. - disse, scrutando il re bianco nella sua mano. Aveva una leggera crepa su un lato. - Ma ci ho pensato un pò, e a conti fatti... mi sarebbe davvero comodo se lui divenisse Comandante Supremo.

Riza corrugò la fronte. - Non starai pianificando un Colpo di Stato, adesso?

- Niente del genere. Ma pensaci bene... Se lui raggiungesse una posizione di comando tale, potrebbe insabbiare l'esistenza del quadrifoglio per sempre. Forse potrebbe anche distruggere l'Azlight stessa.

- Ma lui non ha intenzione di aiutarti in niente di tutto ciò.

Gingetsu ripose l'ultimo pedone e chiuse la scacchiera. - Io non ho detto che lo farà di sua volontà.

La ragazza lo guardò alzarsi e rivolgerle le spalle per riporre il gioco da tavolo in uno degli scaffali ai lati della stanza. - Che cosa...?

- Roy Mustang è un astuto stratega, Riza. Ma è pur sempre un normalissimo essere umano.

- Tu hai intenzione di...! - Riza scattò in piedi, con i pugni serrati ai fianchi.

Gingetsu richiuse le ante di vetro della libreria e la guardò. - Sì. La cosa ti spaventa? Eppure non è la prima volta che lo faccio, lo sai.

Riza si sentì il fiato morirle in gola, guardando il fratello camminare fino a lei per fermarsi a poco più di una spanna dal suo viso. Lei lo adorava, certo, ma alle volte lui riusciva ad assumere un'aria talmente minacciosa da farle dimenticare il suo affetto fraterno, ed intimorirla.

- Sedici anni fa, Riza... mentre tu eri rinchiusa dentro... Io sono stato scartato dal progetto, te lo ricordi. Eppure sono rimasto. Per te. Solo per te. Mi hanno accolto nell'esercito del Nord. Ho patito discriminazioni razziali per qualcosa di cui non avevo assolutamente colpa, per anni. - disse il generale in poco più di un pacato sibilo. La sua voce sarebbe forse risultata suadente ad un'altra donna. - Dimmi, dove saresti adesso, se non avessi iniziato a manipolare le menti degli ufficiali per farmi salire di grado tanto in fretta? Dove saresti se non avessi assunto il controllo della centrale del Nord tre anni fa? Saresti ancora in una di quelle stupide gabbie.

- M-ma non puoi manipolare la mente di un Comandante Supremo... - Riza si morse il labbro per smettere di balbettare, ed indietreggiò di un passo. - Suo fratello ha persino più foglie di te. Se ti scoprissero, tu...

- Hai ragione. Ma questo non succederà se ad occuparsene sarò un quadrifoglio molto vicino a Mustang, o mi sbaglio?

Riza fu scossa da un tremito a quelle parole. Che cosa stava succedendo tutto a un tratto? Perchè suo fratello e Roy Mustang stesso avevano scopi tanto crudeli adesso? Il loro comportamento non era normale...

Pensò molto velocemente alla catena degli eventi che l'avevano portata fino a lì. C'era pur qualcosa che poteva fare per provare a sistemare le cose, no? Ma cosa? Cosa aveva cambiato così drasticamente il corso delle cose?

Poi ricordò. Già in precedenza, Roy si era schermato dalla telepatia di Gingetsu concentrandosi su altre cose. Un metodo molto elementare, ma efficente. Che lo avesse fatto di nuovo? Che in realtà il suo pianificato tradimento fosse tutta una messinscena, pianificata per spingere Gingetsu stesso a credere di avere in mano le carte vincenti?

Riza non ne aveva la prova, e non aveva neppure il tempo di verificare. Doveva prendere una decisione, adesso. Poteva riporre fiducia in quell'uomo? Poteva davvero concedersi di fidarsi di qualcun altro che non fosse suo fratello?

Chiuse gli occhi, concentrandosi nei suoi ricordi. I ricordi più belli del cuore generoso e sincero di Roy Mustang. Il suo altruismo nei confronti dei suoi uomini, il suo desiderio di difendere tutti, la sua determinazione di fronte all'ingiustizia. Tutti quei buoni sentimenti che sembrava aver improvvisamente dimenticato, erano davvero ancora lì, nel suo cuore?

Si ricordò di quando si era rivolto al giovane fratellino.

- Perchè non ti fidi di me?

- Riza, ho bisogno di te. Tu sei l'unica da cui Roy Mustang non si aspetterebbe mai un tradimento. Solo tu puoi penetrare la sua difesa.

Sì, Roy non si sarebbe mai aspettato un tradimento da lei. E per un'ottima ragione.

- Va bene, Gingetsu. Lo farò. - Riza finalmente parlò, guardando il fratello dritto negli occhi. - Comincerò col scoprire se il Supremo è veramente un quadrifoglio.



- Ma perchè tutti quei movimenti di danza oltraggiosi? - Ran guardava annoiato la televisione, dove stavano trasmettendo una partita di Blitzball. Tidus stava in quel momento effttuando il suo famoso Tiro Jecht. - Io questo sport non lo capisco.

- Vorrei tanto sapere come lo ha conosciuto quel tipo lì, nostro padre. - Roy si fermò vicino a lui a guardare, a braccia conserte. - Quelli della nostra famiglia dovrebbero stare lontani dai biondi. Ci portano solo grane.

Il militare percepì un gelo improvviso alla schiena e si voltò per incontrare lo sguardo di Sanzo. Il monaco lo fissava da sopra il suo giornale con gli occhi ridotti a due fessure. - Stavi dicendo qualcosa, pivello?

- No niente, altro caffè? - Roy si grattò la testa, imbarazzato.

Il supremo alzò la sua tazza vuota e tornò a leggere senza una parola. Ran guardò il fratello servirlo come un cameriere, con le palpebre leggermente abbassate. Scosse la testa e tornò a fissare la TV.

Maes Hughes entrò in quel momento. - Ehilà Roy, ho sentito che stavi usando un ufficio diverso, così sono venuto a trova... - si bloccò, alla vista che lo gli si presentò. - Roy Mustang che serve il caffè a un uomo. Sono ubriaco già di pomeriggio presto?

- Lo vorrei tanto. - borbottò Roy, scuotendo la testa mentre metteva via la caffettiera. - Che cosa vuoi, Maes? Non vedi che sono impegnato col Supremo in persona?

Il tenente colonnello effettuò il suo miglior saluto militare. - Buon giorno, Eccellenza!

- Buon gior... ugh! - Sanzo alzò lo sguardo e per poco non cadde dalla sedia per la sorpresa, trovando tutto il suo campo visivo occupato da un enorme poster raffigurante una bambina coi codini alti, che Hughes aveva prontamente sfoderato di fronte a lui.

- Non trova la mia Alicia semplicemente stupenda in formato quattro metri per quattro? - domandò il padre con occhi sbrillucicosi.

Ran fissava la scena allibito. - Come faceva a starti nel taschino quella cosa?

- Maes, il nuovo regolamento! Te ne sei dimenticato!? - Roy afferrò il poster e gli dette fuoco, prima di buttarlo fuori dalla finestra. - Hai intenzione di farmi sbattere fuori?

- Scusa, sono giorni che mi trattengo ormai. Non ne posso più di tutta questa pressione... E tecnicamente quella non è una foto.

- Smettila di agitarti come un ritardato. Non l'ha visto nessuno. - sbottò Sanzo, voltando pagina mentre fuori dalla finestra alle sue spalle la cisterna di carburante per carri armati esplodeva perchè il poster incendiato si era chissà come insinuato al suo interno.

Roy s'irrigidì e lo guardò furente, ma il monaco lo ignorò completamente.

- Wow, Roy Mustang si fà insultare e non ribatte. Forse sono davvero ubriaco. - Maes si portò le mani ai fianchi con un ghigno.

Roy incrociò le braccia. - Tsk, peccato che mio padre non è più qui. Sarebbe tutto molto più facile se si fosse preso lui questo compito.

- Anche io preferirei che Auron fosse qui. Potresti andarlo a cercare. - commentò Sanzo. - Perchè non vai alla banchina di Luka e cominci a fischiare? Ho sentito dire che funziona.

- Ehi, lì fuori si sta scatenando una strage. - li informò Ran, che guardava fuori annoiato.

Roy si strinse nelle spalle. - Almeno non è Sin. Accidenti, che dovrei fare adesso?

Marzullo: Si ponga una domanda e si dia una risposta!

I quattro fissarono la nuova sgradita comparsa, prontamente mandata via dall'Agente 47, il nostro personale buttafuori.

Sconsolato, Roy si sedette a guardare i giochi pirotecnici nel cortile, mentre gli hangar saltavano in aria assieme a qualche soldato, ripensando ai vecchi tempi, quando tutto era più semplice...

Roy: Oh no, un flashback. Scommetto che sarà pieno di ombre e scene sfocate. Non intendo prestarci attenzione!!

E così il flashback iniziò, ma Roy decise di ignorarlo deliberatamente e per punirlo gli autori decisero di fargli cadere un pezzo di carro armato sulla testa e farlo svenire fino al prossimo capitolo.
________________________________________________________
Un ringraziamento speciale a: Marzullo per la sua schiacciante saggezza.

Note d'Autrice:
E se avessi scambiato i ruoli di Sanzo e Gingetsu?
Ci stavo pensando l'altro giorno... Sanzo è biondo e spara. Riza è bionda e spara. Sarebbero fratelli perfetti, e Sanzo avrebbe potuto essere un 'cattivo' molto più plausibile (sì, lo so che è un tenerone, ma Gingetsu di certo non è altrettanto violento!). Credo che forse, l'unico motivo per cui è meglio così, è che Gingetsu come Supremo farebbe proprio pena. L'unico consiglio che dà in tutto il manga è "fa come vuoi".

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 26
*** Serie 1 - Capitolo 26: Roydissea! ***


Capitolo 26 - Roydissea!

Roy riaprì gli occhi molto lentamente. - L-La mia testa... Maledetti autori...

FdS: Te la sei cercata!

GK: Indisponente!

- Tutto bene, Roy? Sei caduto. - Maes era inginocchiato vicino al suo amico, guardandolo con apprensione.

- Macchè caduto. - L'Alchimista di Fuoco si rialzò, massaggiandosi la testa e guardando malissimo gli autori. - Potevate anche soccorrermi invece di stare lì ad aspettare un nuovo capitolo, no?

- Se posso scansarmi da questa grande seccatura io lo faccio alla prima occasione. - lo informò Sanzo, accendendosi una sigaretta.

Roy sospirò per l'ennesima volta e poi si voltò verso la porta che stava aprendosi in quel momento. Entrarono i suoi quattro sottoposti uomini, accompagnati da un tizio vestito in strano modo.

- Brigadier Generale Mustang, Signore! - Falman e gli altri effettuarono il saluto militare. - Ci sono qui degli strani individui che chiedono di vederla!

L'Alchimista di Fuoco gettò un'occhiata su Havoc, che era ancora pallido come un lenzuolo per la lavanda gastrica ricevuta, e poi aggrottò la fronte. - Di che si tratta?

Strano individuo: Chu chu wong dong!

Roy: Eh?

Strano individuo: Kung fu loco roco! (imita il gesto di nuotare)

Roy: Non sono mai stato bravo al gioco del mimo...

Strano individuo: Fling ding whoop doop?

Roy: No, non ci arrivo.

- Dice che devi venirci ad aiutare. - Lo informò una ragazza in pantaloncini vertiginosi.

Ran urlò e si nascose dietro la sedia di Sanzo. A Roy colò sangue dal naso.

- Che hai da fissare, pervertito!?

- Niente!! Ma certo che ti aiuto! Tu devi essere quella Rikku per la quale ho timbrato un contratto di cooperazione un pò di tempo fa. - Roy si asciugò il naso con la manica della divisa di Maes e poi si voltò verso Sanzo. - Se è una che avevo già accettato di fare, non posso tirarmi indietro. Però non posso neanche lasciarti da solo...

- Come se ci avessi anche solo pensato di tirarti indietro. - commentò Sanzo, tornando al suo giornale.

Roy si portò una mano al mento, guardando i suoi uomini. - Posso fidarmi e lasciarlo alle vostre cure?

I quattro si guardarono preoccupati, chi annuendo timidamente, chi abbozzando un 'sì'.

- Perfetto. Tornerò presto, state tranquilli. - Roy si voltò sentendo dei passi sulla soglia, e il suo sorriso si allargò. - Maggiore Hawkeye! Tempismo perfetto.

- Come...? - Riza si fermò alla porta, guardando l'interno della stanza. Sembrava sorpresa, ma c'era anche un velo di preoccupazione nel suo volto.

- Devo allontanarmi dal Quartier Generale per un pò. Posso chiederle di occuparsi del Supremo temporaneamente? Naturalmente la squadra sarà a sua disposizione. - Roy parlò molto frettolosamente, trattenendo l'entusiasmo a stento.

Riza guardò gli ospiti, il Supremo e poi nuovamente Roy. - Certo che posso, ma Generale Mustang, prima vorrei parlarle circa una cosa...

- Ottimo! La ringrazio di cuore. - Roy le dette una pacca leggera sulla spalla e poi si girò verso Rikku. - Prego, possiamo andare. E voi altri fate i bravi in mia assenza, va bene!?

La squadra lo guardò uscire seguito dagli albhed in silenzio.

Maes sospirò. - Quando vede delle gambe, quello non ascolta più nessuno.

- Tsk, è una liberazione per me. - Sanzo alzò leggermente le spalle e voltò di nuovo pagina. Alzò poi gli occhi di scatto, sentendo un piccolo strappo tra le sue dita della mano destra.

Affianco a lui c'era Riza, con la sua sigaretta fra le mani. Lo fissava con i suoi sottili occhi castani, mentre la piegava in due, spegnendola. - Mi dispiace, qui è vietato fumare.

Gli altri uomini nella stanza sentirono un gelido brivido dietro la schiena a quella scena, e l'atmosfera parve farsi incredibilmente pesante e tesa. Sanzo e Riza si fissavano con occhi stretti e subdolamente feroci.

La battaglia aveva inizio.



- Cosa....? - Nonostante la fresca brezza marina gli soffiasse in viso, Roy non potè fare a meno che sentire un principio di nausea all'idea che gli si prospettava. In realtà gli piaceva il mare, e anche viaggiare in nave.

Ma non le immersioni. Odiava le immersioni.

- Hai capito, no? Dobbiamo recuperare quel relitto dai fondali. Suona divertente, no? - ripetè Rikku, indicando l'acqua scura davanti a loro.

- No... no grazie. Io lo so cosa accadrà qui. Appena sotto incapperemo in noiosissimi incontri casuali e probabilmente anche in una lotta con qualche boss.

- Sì, è tipico dei GdR. - concordò la ragazza, incrociando le braccia. - Dunque che facciamo?

- Lasciamo che se ne occupino gli altri. - Roy indicò gli altri uomini dall'aspetto strambo.

Dopo qualche secondo, la ragazza fece spallucce. - Per me va bene.

Un altro caso brillantemente risolto dall'Alchimista di Fuoco!



- Non posso fumare?

- Nossignore.

- Starai scherzando, spero.

- Nossignore. - Riza continuava a rispondere con distacco, mantenendo un'impassibile faccia da automa. Dietro di lei, i sottoposti di Mustang la fissavano terrorizzati. Come faceva quella donna a contraddire il Supremo senza la minima paura?

- Allora voglio del sakè.

- E' vietato consumare alcolici.

Con un movimento fulmineo, Sanzo estrasse la sua fidada shoreiju, la pistola antidemoni, e la puntò in faccia a Riza. Falman, Havoc, Fury, Breda e Maes si schiacciarono contro i muri, urlando di terrore. - Non credere che mi faccia qualche scrupolo perchè sei una donna. Ho detto che voglio del sakè.

Senza battere ciglio, Riza alzò la mano e afferrò la pistola di Sanzo, togliendogliela con facilità. - Gli atti vandalici e la violenza sono proibiti.

Sanzo si alzò di scatto dalla sedia, guardandola torvo. - Se mi opponessi, che cosa fareste? Mi attaccareste, forse?

- Attaccare il Supremo è vietato.

- Allora provate a fermarmi se ci riuscite. - Sanzo uscì dalla stanza a grandi passi, furibondo.

Quel che avrebbe seguito sarebbe stato ricordato attraverso le generazioni come un giorno di terrore per il Quartier Generale di Central City.



- Abbiamo scoperto che la nave che abbiamo recuperato è ancora funzionante! - Rikku saltò su e giù entusiasta nella sua divisa da Mascotte.

Roy la fissava depressissimo per il perduto panorama. - Ma non mi dire... Ma voi chi siete? Non me l'avete detto l'ultima volta che ve l'ho chiesto.

- Siamo Albhed, deficente. Non ci arrivi?

Seguì una luuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuunga pausa, durante la quale Roy si limitò a fissare Rikku con un'espressione da pesce morto.

- Cosa? Sei razzista nei confronti degli Albhed!?

- Non ne so nulla di te e la tua gente, quindi datti una calmata!

- Io SONO CALMA! - esclamò la ladruncola, agitando i pugni. - Siete voi che avete abbandonato la mia gente! Persecutori!

Roy sbattè le palpebre un paio di volte. - Okaaaaaaaaaaaaay.....

- Ma come fai a non conoscere gli Albhed? Da dove vieni tu?

- Mah. A quanto pare son nato a Zanarkand, poi ho vissuto tutto il resto della mia vita a Central City... - Roy si strinse nelle spalle, appoggiandosi al parapetto.

Rikku inarcò un sopracciglio. - Hai subito gravi danni cerebrali?

- Beh, voi mi avete colpito appena raggiunti il porto perchè non volevate che conoscessi la rotta fino a qui, quindi forse sì. Ma non sto mentendo. - commentò il militare sarcastico, massaggiandosi la testa.

- A dire il vero abbiamo provato a colpirti, ma tu ci hai schivato, così ti ho steso con un calcio nelle parti basse.

Roy strinse i denti e si coprì l'inguine al ricordo. - Ah sì....

- Beh comunque, non dire alla gente che sei di Zanarkand. Yevon dice che è un posto sacro.

"Io sta storia l'ho già sentita..." Pensò Roy, inarcando un sopracciglio. - Perchè è stata distrutta da Sin tipo 1000 anni fa, giusto?

- Sì. Secondo me sei stato vicino a Sin e ti sei rincitrullulito.

"Rincitrullolito?" l'alchimista scosse la testa. - Ma Sin è morto!

- E invece no, e tu ci sei stato vicino!

- Non è vero.

- Smettila di contraddirmi o ti do un altro calcio nelle palle!!

Roy si riparò l'inguine di nuovo. - Sì, sono stato vicino a Sin. Sìsì, esatto. Sissignora, mhm.

- Ecco appunto, ti sarai sognato tutto. Ho conosciuto un deficente che ha subito la stessa cosa qualche anno fa.

- Mi limiterò ad essere d'accordo con te per il bene delle mie parti basse. - Roy si pentì con tutto se stesso di aver lasciato la centrale. - Quando mi riportate a Central?

- A dire il vero non possiamo perchè i programmatori del gioco non hanno creato una via d'uscita da qui.

- Cosa!? - ma Roy non ricevette spiegazioni, e fu buttato in mare senza tante cerimonie.



Rimase sott'acqua per qualche ora (tanto non respira) totalmente svenuto. Lentamente si rialzò e boccheggiando come un pesce si diresse verso una spiaggia poco avanti, dove vide poco lontano 6/7 persone che si allenavano. Una di loro aveva un enorme ciuffo verticale che avrebbe fatto piangere Newton e la sua teoria. Appena messo piede sulla sabbia, Roy venne accolto con una pallonata in mezzo ai denti.

- Scusa! Ho sbagliato mira! - urlò uno dei tipi beoti.

"Ma vaff..." Roy si massaggiò la mascella. - TRANQUILLO! NON MI HAI FATTO NIENTE!

- 'zzo gridi, siamo a 20 cm di distanza!

- Scusa il nostro amico, è lievemente isterico, ya! - disse Ciuffoman, sventolando un braccio verso Roy.

Per qualche arcano motivo il pallone si trovava ora nelle mani di Roy, che decise di dare sfoggio delle sue abilità. Si girò di spalle, si mise il pallone in testa e cominciò l'azione... con un salto fece salire il pallone, effettuò una di quelle evoluzioni che aveva visto fare a Billy Elliot (ai tempi in cui il diventare alchimista era un'ambizione secondaria a quella di ballerino), e fece una rovesciata tirando un calcio al pallone che sfrecciando sull'acqua creò artistici solchi, e velocemente si perse all'orizzonte. Tutti si voltarono verso il pallone fortunatamente, non vedendo Roy ricordarsi di non essere Tidus e cadere pesantemente di faccia piantandosi con la testa nella sabbia.

- Ullalà che tiro!

- E' vero! Un tiro fantastico, sensazionale!

Approfittando del fatto che i simpatici ragazzi stanno avendo una conversazione, Roy tentò di liberare la testa dalla posizione a struzzo, invano. Dopo un pò il ciuffoide si girò e avvicinandolo gli disse sottovoce:

- Posso consigliarti di non restare in quella posizione troppo a lungo, ya?

- Mfhhfhh fhhhhhfhhhaa! (trad: mah, in fondo non sto tanto male così!) <<<<<<< sarcasmo

- Comunque, benvenuto a Besaid. L'isola famosa per il mare, i giocatori di blitzball, la loro fama di perdenti e dei transessuali ninfomani che vi abitano.

Istantaneamente Roy trovò la forza di alzarsi per paura di un... eh-ehm... e barcollando si aggiustò la capigliatura, sempre sfoggiando il suo evidentemente troppo-provato-davanti-allo-specchio sorrisetto. Uno dei tipi si voltò verso di lui con la mano tesa. Roy si affrettò a stringergliela.

- Wow che tiro stratosferico! - esclamò quello. Quando Roy ritirò la mano, lui non lo fece.

- Che c'è adesso? - domandò l'alchimista.

- Beh, il pallone era mio. Fanno 20 guil, grazie.

Roy si morse il labbro inferiore. - Ma io ho solo cens...

- Ah, hai lasciato i guil nell'altro costume da deficente? Va bene, me li ridarai quando li avrai. - Il tipo se ne andò, borbottando. - Pezzente di m....

La squadra si dileguò verso il villaggio, e Roy restò solo con l'uomo incrociato geneticamente con un ciuffo OGM.

- Senti coso...

- Mi chiamo Wakka, ya!

- Ok Wakka. Allora siamo a Besaid, a sud di Amestris, vero?

- Ya, ya! - Wakka annuì, facendo dondolare la cresta. - Sai, non sei il primo che arriva dal mare qui. Mi è capitato un pò di tempo fa un tipo che era stato vicino a Sin. Povero sfigato...

- E cosa gli è successo?

- Beh ha avuto una vita mica facile, sai. La sua ragazza è scappata col suo migliore amico. Il suo migliore amico è scappato con la sua ragazza. Il suo cane continuava  a pisciare sui suoi vestiti, e visto che quegli spilorci di programmatori non avevano soldi per fargliene uno di ricambio andava in giro puzzolente. La sua casa era galleggiante e gli faceva venire mal di mare, e suo padre era scomparso nel fiore della sua infanzia, lasciandolo in un enorme grumo di materia fecale (trad: ...serve davvero una traduzione?) e sua madre era scappata con un Bevillese ancora prima. Così ha deciso di restare qui e si è sposato con la deficente del villaggio. Ya.

Roy sbattè le palpebre scioccato. - Capisco...

- Questo è quello che succede a non credere nel credo del credente Yevon, ya!

Roy trasalì. - Scusa, ma tu sei bigotto?

- Preferisco credente, ya...

Istintivamente Roy portò la mano ai suoi guanti con il simbolo dell'alchimia, ben conscio dell'eterno conflitto che regnava tra religione e scienza in quel mondo.

- Che cos'hai lì, ya?

- Niente, la lista della spesa. - rispose velocemente l'alchimista arrossendo come uno che arrossisce. - Comunque, ho bisogno di un telefono per tornare al mio posto di lavoro.

- Bene, andiamo al villaggio allora, ya! Ti farò da guida, e ricordiamoci di passare dal sacro totem per pregare.

"Se prego i casi sono due: 1) Mi radiano dal registro degli alchimisti. 2) Prendo fuoco."

Roy e Wakka si avventurarono nell'impervio sentiero che li avrebbe condotti al villaggio. Per qualche motivo Wakka sparì e rimase solo Roy, che con la sua camminata da pezzo di legno procedette lungo il cammino. Dopo un tempo stranamente breve il duo (anche se Wakka non c'era) arrivò nello spiazzo dov'era sito il totem. Subito Wakka si inchinò pregando... da dove fosse sbucato era ignoto.

- Che fai, non preghi, ya?

- Certo, certo. - Roy si genuflesse pensando intensamente alla ricetta delle trofie al pesto.

Poco dopo, Wakka si rialzò e andò verso una piccola diramazione. Roy lo seguì ma non lo vide più perchè era scappato mentre c'era l'attesa di caricamento tra un'area e l'altra. Wakka gli spuntò quindi alle spalle e lo spinse nel fiumiciattolo che era sito lì davanti e Roy svenne di nuovo dopo aver preso una craniata in uno scrigno che tranquillamente si faceva i ca**i suoi. Essendo in acqua però Roy si riprese in fretta, e irritato nel rendersi conto di come sia nell'anime che in questa fanfiction lui si bagni continuamente, nuotò assieme all'altro poichè una stradina per il villaggio non c'era ed incontrò qualche piccolo piragna... roba da nulla.

La cosa sconcertante era il tempo di resistenza sott'acqua, e che dopo aver ammazzato i pesci (che oltretutto sembravano non avere sangue nelle vene) facevano strane ed impressionanti dante, e dal nulla saltava fuori una fanfara e magicamente Roy si trovò in tasca 20 guil.. che mondo strano era Spira fuori da Amestris!

Continuando a nuotare i due spuntano sulla terraferma (come non si sa) ed arrivarono al villaggio, dove 5 tende e un grande tempio impedivano alla vista di scorgere altro.

- Ah, c'è un circo?

- Veramente è il nostro villaggio, ya.

- Capisco. - Roy incrociò le braccia, leggermente dispiaciuto. - Quindi le vostre case sono state terribilmente devastate da una calamità naturale o qualcosa di simile visto che vivete nelle tende, vero?

- A dire il vero mi sono acceso una sigaretta dopo la fagiolata settimanale e... - Mimando un'esplosione e sputazzando Wakka si espresse in un infantile KATABLAAAAAAAAAAAMMMMMMMMMMMM, ya!

Roy si asciugò il volto.

- Allora. quella a sinistra è la mia tenda. Quella un pò più avanti ma sempre a sinistra è la tenda dove lavora la prostituta del villaggio. Le tre a destra sono nell'ordine: la tenda del cartomante, la tenda del nostro gruppo di guerrieri (accettiamo solo maghi) e la Banca dove ci sono i nostri strozzini, ya?

- Scusa... ma se solo la tua tenda è abilitata a branda... tutti sti tipi che girano dove dormono?

- ........... Non me lo sono mai chiesto, ya! - Wakka rise come un ebete e diede una vigorosa pacca sulla schiena al povero generale. - Comunque, perchè non vai a dormire un pò nella mia tenda, ya?

"Veramente con tutte le volte che sono svenuto..." Roy decise che tutto sommato era meglio che stare ancora in compagnia con quel pazzo. - Certo, ho proprio bisogno di una dormita...!

E dopo essere entrato nella tenda (e aver notato che non c'era un telefono, nè il bagno), Roy si avviò verso la branda e si concesse un pò di riposo.

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Un ringraziamento speciale a: L'inventore delle trofie al pesto, per aver salvato Roy dal castigo divino.

Note d'autrice:
Ha notato nessuno il cambio di tono in questo capitolo? Probabilmente sì. Questo è un pezzo inedito, ed originariamente cancellato, scritto da una persona che non ha partecipato a lungo alla storia di Sublimation in sè. Il suo nick è Coral18 e spero tanto che prima o poi legga il suo capolavoro comico su questo sito. Ci saranno altri episodi inediti scritti sia da me che da altri e che ho intenzione di integrare in Sublimation, spero che vi piacciano. Non preoccupatevi, i momenti di serietà opprimente ci saranno ancora. Spero solo di riuscire a mantenere sia la comicità che la drammaticità degli eventi di questa storia integri ed amalgamati, senza creare disagio al lettore.

E tranquilli, Roy non sarà intrappolato in quest'assurda parodia di FFX a lungo. Fatemi sapere cosa ne pensate! Leggete e commentate thank you!!!!!!!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 27
*** Serie 1 - Capitolo 27: Per Una Sigaretta ***


Capitolo 27 - Per Una Sigaretta

Mentre il nostro caro Alchimista di Fuoco si sforzava di dormire, Wakka parlava con uno strano tizio vestito da clown (o da sacerdote, non si è mai capito bene).

Clown sacerdotale:Wakka, mi sa che è rimasta di nuovo incastrata nel naos. Non è il caso che vai a controllare come sta?

Wakka: Non posso! Ho appena finito di mangiare l'impepata di cozze. Se mi muovo troppo rischio di causare un altro incidente come quell'altra volta dei fagioli... E poi c'è già mia moglie là dentro.

Dopo un tempo indefinito Roy si risvegliò e scoprì di essere solo... così girò per il villaggio alla ricerca di un telefono per poter chiamare Central City. Gira che ti rigira si ritrovò nel Tempio di Besaid.

- E questo che posto sarebbe... la casa degli orrori? - l'Alchimista di Fuoco entrò, guardandosi intorno. - Non ero mai stato in una di esse prima d'ora. Dove sarà il telefono?

Non gli ci volle molto prima di notare una discreta folla radunata ai piedi di una scalinata. Scorse sulla cima un ciuffo arancione dall'aria familiare.

- Ehi, Wakka!! - chiamò Roy, completamente ignorando la scritta a caratteri cubitali che intimava di tenere un volume basso. - E' la fila per andare al bagno questa? Ma ne avete solo uno? Dove posso trovare un telefono?

- E questo dove lo hai raccolto? - domandò il clown sacerdotale, scrutandolo da capo a piedi.

- Ehm... l'ho trovato in riva al mare: forse l'hanno gettato in acqua perchè era troppo rinc...

- Ah, come Tidus.

- Ya!

Roy ignorò il commento, con una vena pulsante alla tempia. - Allora sto telefono?

- Guarda, a dire il vero qui i telefoni non esistono. Ma c'è una persona con un'aeronave che potrebbe portarti dove devi andare, ya?

Il moro sospirò, ma annuì. - Va bene, meglio che niente. Chi è questa persona?

- Si chiama Yuna ma... ya. - Wakka si interruppe, grattandosi la testa.

- Ma cosa!?

- E' entrata nel naos dell'intercessore. - continuò il clown sacerdotale per il blitzer, indicando le scale dietro di lui. - Quell'imbecille non capisce che Sin è morto ed è tornata lì per diventare di nuovo un'evocatrice. Ma il naos non ha più un intercessore da anni ormai!

- Va bene va bene va bene. - Roy lo interruppe sventolando una mano, mentre iniziava a salire i gradini. - Io voglio solo andarmene da qui al più presto. Adesso vado a levare questa Yuna dal naso dell'intercettatore così può darmi uno strappo a Central City.

E così mentre il clown vestito da sacerdote sveniva dall'esasperazione, Roy si diresse nel naso... ehm volevo dire naos..



Il nostro eroe fu molto deluso quando entrò nell'inchiostro... chiostro dell'intercessore solo per ritrovarsi in una misera stanzetta con due simboli lampeggianti.

- Tutta sta pomposità, sto tempio e ste scale per poi mettere uno sgabuzzino? - si chiese a voce alta come fanno tutti gli eroi. Osservò poi gli strani simboli. - Ma perchè hanno messo delle TV al plasma qui?

Fece un salto indietro quando, al contatto, un muro alla sua destra si aprì.

- Sì, è proprio una casa degli orrori. Ma cos'è questa? - il moro osservò una strana sfera luminosa incastonata nel muro, e quando fece per prenderla, una casella di spiegazioni apparve fuori dal nulla sulla sua testa, tramortendolo.

Ci mise cinque ore a rimpredersi, e le spiegazioni stavano giusto allora giungendo al termine.

- Non so bene che è successo, ma sta biglia la prendo. Non si sa mai, potrei rivenderla. - l'alchimista di stato proseguì verso il basso, ma il suo passaggio fu brevemente bloccato da una porta. - E qui?

"Siete pregati di inserire prima il biglietto e poi la tessera."

- Ma io non possiedo niente del genere!

"Allora inserite la sfera che avete appena preso. Altrimenti non mi apro."

Con un sospiro, Roy obbedì e la porta si aprì con un tonfo sordo. Una volta varcata la soglia, si voltò per riprendersi la sfera, ma l'uscio si richiuse velocemente con un piccolo scatto e un cortese "Col piffero."

Trattenendo per sè qualche gentile commento, Roy raggiunse poi un ascensore, dove venne tramortito da una pacca affettuosa.

- Sei scemo, ya? Non hai letto il cartello?

Roy fissò Wakka con occhi iniettati di sangue, rialzandosi. - Quale cartello?

- Quello che dice che è vietato l'accesso alle persone non autorizzate, ya! - rispose ciuffoman, annuendo vigorosamente. Il ciuffo dondolava avanti e indietro, quasi a dimostrare che era d'accordo.

- E chi sarebbero queste persone autorizzate? Tu? - Roy si massaggiò il collo, mentre l'ascensore iniziava a muoversi. - Io sono un generale dell'esercito, sai.

- Ya. Solo gli apprendisti evocatori, gli evocatori stessi e i loro guardiani possono entrare.

Il militare sgranò gli occhi. - Hai detto guardiani?

- Ya! Guerrieri valorosi armati di mocho vileda, spugne, detersivi, spade letali e pupazzi che si muovono da soli e pronti a dare la vita e l'idraulico liquido per proteggere gli evocatori durante il pellegrinaggio. Sai, non fanno una bella fine. C'è questa tizia chiamata Yunaleska alla fine che ti vuole uccidere per...

- Sì, ne so qualcosa. - Roy guardò altrove, imbarazzato. Gli hobby di sua madre lo avevano sempre perplesso.

L'ascensore si fermò, e li accolse una donna vestita di scuro con un davanzale tale che richiederebbe un permesso di edificazione per essere portato in giro.

- Wakka! Che cosa ci fai qui? E qui è questo?

- La mamma di Lara Croft... - mormorò Roy, incantato. A quelle parole gli arrivò dritto dritto un pupazzo in faccia, che ricadda innocuamente sul pavimento.

- Non sono così vecchia! - sbottò lei.

- Ti presento mia moglie Lulu, ehm... - Wakka inarcò un sopracciglio. - Com'è che ti chiami, ya?

- Roy... - balbettò l'alchimista, sorpreso e depresso all'idea che un tale babbeo potesse trovarsi una moglie simile. I GdR erano sempre pieni di sorprese. - Scusa la domanda, ma come fai ad andare al bagno con tutte quelle cinture?

La donna scappò stranamente in lacrime. Non era il fatto che piangesse ad essere strano, ma il fatto che riuscì a scappare da una stanza che era a tutti gli effetti chiusa. I due la guardarono sparire chissà dove e poi il blitzer si avvicinò a Roy, bisbigliando.

- Scusala, ma ha avuto un piccolo trauma. Aveva deciso di usare le cinture per rimanere casta quando è morto mio fratello.

- Davvero? Mi dispiace.

- Non preoccuparti. Non servono a niente comunque. - aggiunse l'altro con un ghigno. Roy lo fissò disgustato.

All'improvviso la porta in fondo alla sala si aprì.

- Roy, vai ad accendere gli effetti speciali.

- Che??

- Quel pulsante rosso laggiù.

Roy obbedì, indeciso, e subito in tutta la stanza riecheggiò l'inno degli intercessori, trasmesso da un impianto dolby surround. Luci fosforescenti si proiettarono in ogni direzione e una sagoma iniziò a scendere le scale barcollando. Perse l'equilibrio e siccome Khimari adesso si trovava sul Gagazet si schiaffò di faccia al suolo.

I due uomini guardarono la strana ragazza rialzarsi e spolverarsi il sangue di dosso.

- O' TOSI GHE L'HO FATTA, ADESO SO DE NOVO ANCA MI N'INVOCATROCE....!!!

- Brava Yuna, ma guarda che le telecamere della fanfiction sono accese. Parla italiano.

- Oh, chiedo scusa!^^;

Roy: Troppo tardi, ha già perso tutto il suo fascino con quella frase per me.

FdS: Razzista!!



Per pietà degli autori, Yuna acconsentì di portare Roy a Central City, e lo accolse sulla Celsius. Lì, dopo aver massacrato di botte Rikku per averlo buttato in acqua e aver dato fuoco a tutti i suoi vestiti tranne da pistolera magica (perchè è il più brutto), l'alchimista venne portato alle cabine assieme agli altri passeggeri. Con suo sommo dispiacere, anche Wakka era lì, perchè aveva bisogno di andare a Luka per una partita. E così il ciuffo radioattivo con gambe e cervello lo presentò alla squadra (il righello non c'era perchè stava poco bene e il goniometro se l'era filata col compasso...).

- Roy, ti presento la nostra squadra: ecco a te i miei Besaid Aurochs. Visto che non mi ricordo mai come si chiamano, gli ho affibbiato i nomi delle loro azioni di gioco: Rubalo, Picchialo, Scippalo, Scassalo, Schiattalo e Strozzalo.

- Che fino hanno fatto le azioni come Passa, Dribbla, Para, Crossa, Marca, Tira...?

- Ognuno ha i suoi metodi...

Roy guardò la squadra perplesso, ma c'era qualcosa nei loro occhi, nel loro imitare il gesto di sgozzamento mentre lo guardavano, nel loro rotear coltelli e spaccar bottiglie che gli fece passare tutta la voglia di chiedere spiegazioni. Il mondo dello sport era davvero cambiato.

- Non vi dovevo 20 guil? Li ho trovati addosso a un pesce!^^;

- Grazie!! Sei davvero gentile! :D - rispose la squadra digrignando i denti rotti e gialli. Era proprio un gruppetto simpatico.



Quando la Celsius lasciò Roy finalmente a Central City, lo spettacolo che gli si presentò davanti era qualcosa che mai si sarebbe aspettato.

Il Quartier Generale di Central era adesso un cumulo fumante di detriti. Dei pochi muri rimasti in piedi, molti erano ancora in fiamme. L'area era deserta, eccezion fatta per un piccolo gruppo che era ora radunato in cortile. Roy si avvicinò con occhi sgranati.

- Ma che cosa è successo...?

- Ah, Generale Mustang! - Fury si voltò e gli corse incontro, tutto sudato e sporco di cenere. - Aveva ragione lei, Generale!

- In che senso?

- Suo fratello mi ha spiegato. - Fury abbassò la voce e si portò una mano al lato della bocca, sporgendosi verso di lui. - A proposito del Supremo, ecco. E' davvero il quadrifoglio! E si è scatenato!

L'alchimista lo guardò scioccato. - Che cosa...?

Il sergente lo fissò con denti stretti, e fece per aggiungere qualcosa, ma Roy lo spostò con una mano sulla spalla e lo sorpassò, raggiungendo la piccola folla. - Va tutto bene?! Ci sono feriti?

Si aprì un varco. Al centro della folla c'era uno spiazzo, e al suo interno, Genjo Sanzo e Gingetsu si fronteggiavano. Entrambi sembravano fortunatamente illesi.

- Che cosa sta succedendo qui!? - esclamò, guardando da uno all'altro.

I due biondi lo scrutarono, entrambi impassibili.

- Era ora che tornassi, pivello. - disse Sanzo, a braccia conserte. Sollevò una mano con una sigaretta tra indice e medio. - Avevo giusto bisogno d'accendere.

- Nel Quartier Generale è vietato fumare. - ribattè meccanicamente Gingetsu, prima che Roy potesse avere il tempo di offendersi per essere stato come al solito trattato da accendino.

- Non esiste più un Quartier Generale. - disse Sanzo, accennando alle macerie. - O credi che debba buttare giù qualche altro muro?

Roy non capiva. Genjo Sanzo non poteva essere il quadrifoglio. Era stato proprio suo padre e dirglielo. Il suo piano era stato quello di convincere Gingetsu di voler mettere lui e il Supremo l'uno contro l'altro in modo che entrambi finissero nei guai e venissero mandati al giudizio dal Comandante Supremo stesso, Roy ci aveva pensato molto bene e pensava anche di esserci riuscito con l'aiuto di Ran. Ma qui le cose erano degenerate. Il Tenente Generale e il Supremo erano sì molto vicini allo scontro, ma ad un livello che l'alchimista non aveva assolutamente pianificato. E con che risultati, poi! Se Sanzo aveva davvero causato tutto ciò, allora doveva certamente avere più potere di quanto avesse immaginato.

La situazione gli era sfuggita di mano, e adesso non sapeva cosa fare.

- Signore, non crede che forse dovremmo accontentare il Supremo? Non mi sembra che la sua richiesta sia eccessiva. Potremmo fare un'eccezione e...

- Silenzio, Mustang. - Gingetsu guardò Riza dietro di sè, ed annuì. La donna avanzò e lo raggiunse al suo fianco, i suoi occhi fissi sul Supremo.

Roy sentì la gola seccarglisi. Che il Tenente Generale avesse intenzione di ordinare alla sorella di sparare alla carica più importante di Sublimation? No, non poteva tollerare che mettesse in mezzo uno dei suoi sottoposti. Non voleva che qualcuno dei suoi ci andasse di mezzo, soprattutto non Riza, per qualche strana ragione.

Sanzo anticipò la sua domanda. - Che cosa speri di fare, dunque?

- So bene che la legge vieta di usare un'azione aggressiva di qualsiasi genere sul Supremo. - rispose il bifoglio. - Ma dopo tutto il caos che ha causato qui, non posso permetterle di spingersi oltre coi suoi sorprusi di potere.

- Voglio proprio vedere come. - ribattè il monaco.

- Se lei è ciò che penso, il suo titolo non la proteggerà, e verrà arrestato immediatamente. - Gingetsu annuì verso Riza. - Maggiore Hawkeye, procedi.

- Non farlo! - esclamò subito Roy. I due fratelli si voltarono a guardarlo. Riza sbattè le palpebre, colta di sorpresa.

Ma Gingetsu non si scompose. - Resta al tuo posto, Mustang, o ti farò degradare per insubordinazione ed alto tradimento.

- Come puoi metterla in mezzo così!? Che cosa vuoi farle fare!?

- Basta così. - Gingetsu alzò una mano ed indicò Breda e poi Armstrong. I due obbedirono di malavoglia e si avvicinarono a Roy per trattenerlo, come se il Maggiore da solo non fosse sufficente. - Procedi, Hawkeye.

Riza non si mosse.

Gingetsu la guardò. - Riza.

Roy si sentì sollevato quando vide Riza fare un passo indietro senza estrarre l'arma. Tuttavia, ciò che disse lo lasciò molto perplesso.

- E' lui.

Che significava? Che cosa aveva fatto Riza? E come?

- Molto bene. - Gingetsu avanzò di qualche passo ed estrasse la lunga katana dal fodero bianco legato al suo fianco. - Genjo Sanzo, nel nome dell'esercito di Amestris, ti dichiaro in arresto per la fuga dall'Istituto di Bio-Genetica Azlight. Ora tu mi seguirai e sarai internato nuovamente nel luogo dove le tue capacità di Quadrifoglio non potranno nuocere a nessuno.

Ci furono varie esclamazioni di sorpresa nella squadra di Roy, e sguardi confusi nel resto dei presenti.

Sanzo però non parve scomporsi dall'accusa.- E dimmi, è vietato fumare anche lì?

L'espressione di Gingetsu si indurì. - Sì.

- Allora puoi scordartelo.

- Non sono più tenuto ad obbedirle. - Il bifoglio mosse la spada in un fendente diagonale, e una luce bianca si diffuse sulla lama, staccandosi poi dall'arma e proiettandosi verso il Supremo come un proiettile d'energia.

Roy si divincolò dalla presa poco convinta di Breda e portò la mano guantata davanti al viso, mirando verso quella velocissima luce. Forse una sua esplosione l'avrebbe deviata. Non era possibile che il Supremo potesse bloccare quel colpo in così poco tempo, perchè non era un clover, e lui lo sapeva. Si fidava di suo padre.

Ma prima che potesse schioccare le dita, la luce venne rimbalzata da una barriera sferica posta attorno al Supremo stesso, e si dissolse nell'aria. Molti urlarono di sorpresa.

L'Alchimista di Fuoco non potè trattenersi dallo spalancare la bocca dallo shock. Allora Genjo Sanzo era veramente...?

No, un momento.

Non era lui il centro della barriera sferica.

Roy mosse la testa a sinistra, guardando dietro Sanzo. Oltre lui, tra gli uomini che assistevano allo scontro.

C'era Ran lì.

Gli occhi di suo fratello, normalmente scuri quasi quanto i suoi, rilucevano di un tenue bagliore verde. Le sue labbra si mossero impercettibilmente, quando Gingetsu sferrò un altro colpo e la barriera si sollevò di nuovo. Stava proteggendo il Supremo di nascosto, spacciando i propri poteri per suoi. Troppo presi da i due uomini al centro, nessun altro pareva essersi accorto del ragazzino.

- Hai appena attaccato il Supremo di fronte a così tanti testimoni, devi essere proprio convinto di ciò che dici. - disse Sanzo, con un piccolo sorrisetto beffardo in volto. - E dimmi, con quali prove intendi muovere la tua accusa? O credi forse che il semplice fatto che io possa difendermi dalle ridicole capacità di un piccolo bifoglio sia sufficente?

- Questi stessi testimoni saranno la sua condanna, signor Sanzo. - Gingetsu schiuse la bocca leggermente in un ringhio. - Ascoltate! Il qui presente Genjo Sanzo è in realtà un individuo dotati di poteri sovrannaturali chiamato Clover, di tipo Quadrifoglio. Tali individui sono noti per le loro facoltà mentali, quali la telepatia. Essa è talmente potente da schermarli contro la telepatia di soggetti Clover più deboli, come il sottoscritto. Di fronte a tutti voi ora, io sono pronto a giurare sul mio stesso grado che in quanto bifoglio, mi è impossibile scrutare nella mente di quest'uomo.

I soldati estranei alla squadra di Roy si guardarono confusi, sudando freddo mentre Gingetsu si toglieva il visore, rivelando due occhi di ghiaccio.

- Sono proprio curioso, fatti avanti. - Sanzo portò una mano al proprio sutra, che si arrotolò dotato di una forza magica. Lo gettò poi nelle mani di Roy, che guardò l'oggetto quasi con timore. - Rovinalo e ti uccido, pivello.

- Molto bene. - Gingetsu fissò Sanzo severamente, e l'atmosfera si caricò di tensione.

Il momento della verità era infine giunto.

________________________________________________________

Note d'Autrice:
Il pezzo all'interno del tempio e del chiostro della prova sono stati scritti con l'aiuto di Xael e Master89! Siete grandi ragazzi! Se possibile, includerò gli altri pezzi scritti da/con loro, ma per ora non posso perchè non hanno un gran nesso con la storia.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 28
*** Serie 1 - Capitolo 28: Tenente Generale Per Una Sera ***


Capitolo 28 - Tenente Generale Per Una Sera

- Allora, ti piace ciò che vedi? - Sanzo fissava il bifoglio con occhi glaciali, per nulla sofferente alla feroce ed indelicata telepatia del clover. - Se vuoi, posso immaginarti in costumi ben peggiori.

- ... - Gingetsu sembrò serrare la mascella, ma non arretrò. - Io non...

- Attento a quello che stai per dire. - Sanzo distese leggermente il braccio destro in un cenno, e Ran lo raggiunse al suo fianco, anch'egli con gli occhi fissi su Gingetsu. - Se menti, ho qui qualcuno che può dimostrarlo. Sono sicuro che un trifoglio non avrà alcun problema nello scrutare la mente di un essere inferiore.

Roy spostò lo sguardo su Gingetsu, e non seppe se provare soddisfazione o pena nel vederlo tanto in difficoltà. Una singola goccia di sudore scivolò lungo la tempia del soldato del Nord fino alla mascella.

- Le sue parole non hanno più credito delle mie. - disse piano.

- E' vero. - rispose Sanzo senza scomporsi. Guardò il ragazzino per un attimo, e poi fissò di nuovo l'uomo con la coda dell'occhio. - Temo proprio che dovrò fidarmi del tuo buon senso. Hai davvero intenzione di rischiare così tanto?

- Ormai ho poco da perdere, o mi sbaglio?

- Hmpf. - Il monaco raddrizzò la testa. - Questa questione a dire il vero mi annoia a morte. Dovermi occupare di tutto questo complotto, degradare un ufficiale e sistemare tutte le faccende giuridiche e burocratiche... suona proprio come un gran bel numeri di scartoffie da riempire.

Gingetsu strinse leggermente gli occhi. - Mi dispiace che il suo lavoro sia tanto gravoso. Che cosa farebbe allora se ritirassi la mia accusa? Non mi aspetto un trattamento di favore... senza contare che l'ho persino aggredita.

Il Supremo rimase in silenzio per alcuni secondi. - Ciò che hai fatto e perchè non mi interessa affatto, ma non voglio più dover pensare a sistemare le grane di voialtri. Vattene da qui e dimenticati del trifoglio. Per quanto riguarda la ricerca del Quadrifoglio, lascerò che se ne occupi il Generale Roy Mustang. E tu non te ne occuperai se non ti sarà ordinato.

- Ma io sono di grado superiore al Generale...

- E allora aspetterai che l'ordine del Comandante Supremo stesso. Da quel che ho capito non ne sa niente, quindi temo che dovrai attendere per un bel pò.

Roy si guardò attorno a quelle parole. Si era completamente dimenticato del Comandante Supremo. Che fine aveva fatto? Una parte di lui sperò che fosse morto sotto le macerie.

Si riprese dai suoi pensieri sentendo il suono della katana del bifoglio che veniva riposta nel fodero. Gingetsu fece un passo indietro e si mise sull'attenti. - Molto bene, allora. Suppongo che il mio lavoro qui sia terminato. Perdoni la mia insubordinazione, Supremo. Chiedo di potermi congedare.

- Concesso. - rispose il biondo, alzando leggermente le spalle e alzando la mano con la sigaretta. - Ora, chi ha da accendere?

Si scatenò il panico tra gli uomini presenti, tutti iniziarono a cercare freneticamente nelle tasche invano, dato che tutti gli accendini erano stati sequestrati precedentemente.

Roy scosse la testa con un piccolo sorriso, e si avvicinò al monaco. Portò la mano destra davanti alla sua sigaretta e scioccò le dita, originando una piccola fiamma per accenderla. Il Supremo lo guardò di sbieco, mentre gli passava di nuovo il sutra.

- Suppongo di doverla ringraziare. - disse il moro, abbassando lo sguardo poi su Ran. - Allora sei stato tu a causare tutto questo casino, vero?

Il trifoglio si strinse nelle spalle senza dire niente. Aveva ancora un'espressione triste, ma Roy ebbe la sensazione di vedere qualcos'altro nei suoi occhi. L'ombra di un sorriso, o forse perfino di un ghigno di trionfo.

L'alchimista guardò un'ultima volta Gingetsu, mentre questi si avviava verso il grande cancello d'uscita dove Ryu lo aspettava, con una grossa borsa di ghiaccio in testa. Prima di allontanarsi, il bifoglio si affiancò a Riza, che lo guardò vagamente rattristata. Il soldato si rimise i suoi strani occhiali e mosse le labbra in parole che Roy non riuscì a carpire a causa della distanza e del chiacchericcio dei soldati. Lo vide poi metterle una mano sulla spalla, ed infine incamminarsi per poi sparire nella ben nota nebbiolina d'uscita di scena.



- Chiedo scusa, Eccellenza. - borbottò Maes, avvicinandosi ai tre assieme ad Armstrong.

- Se è qualche altra foto di tua figlia, giuro che ti faccio sbattere di fronte alla Corte Marziale. - disse subito Sanzo, mentre osservava il suo sutra tra le mani.

Hughes trasalì leggermente. - No no, è solo che... come dire... Ho come l'impressione che quanto è appena accaduto non fosse proprio secondo il protocollo della Legge... e tutti questi testimoni qui... ciò non causerà dei problemi?

- Ti riferisci al fatto che ho lasciato andare un uomo che aveva intenzione di attaccarmi senza nemmeno abbassargli il grado? - Sanzo si girò a guardare la folla. - Avete sentito tutto quanto?

- Sissignore, abbiamo sentito tutto!! - esclamarono quelli in coro.

- Oh. Hmmm... - Sanzo portò la mano destra nella manica della sua tunica, estraendone un piccolo oggetto poco più grande di una biro. - Guardate tutti qui, per favore.

Ran corrugò leggermente la fronte, guardando Sanzo infilarsi degli occhiali da sole. - Ma che cos'è quel... - non fece in tempo a finire la frase, che un forte bagliore scaturì dall'oggetto nella sua mano, accecandolo per un secondo. Sbattè un paio di volte le palpebre. - Eh...?

Si guardò attorno, perplesso. Tutti i presenti a dire il vero, tranne Sanzo, si guardavano attorno perplessi, domandandosi varie cose.

Roy alzò lo sguardo e osservò i resti del Quartier Generale. - Ma che cosa è successo qui!?

Ran lo fissò accigliato, e poi guardò Sanzo che riponeva lo strano oggetto nella stessa manica da cui l'aveva preso. - Ma che cosa ha fatto?

Il monaco lo scrutò. - Oh, su di te non ha fatto effetto allora. Pazienza.. ma vedi di chiudere il becco su tutta questa faccenda.

Il trifoglio scosse la testa. - Quell'affare ha manipolato le loro menti? - domandò piano.

- Ha cancellato gli eventi degli ultimi due o tre giorni. Il principio è più o meno lo stesso che hai usato tu per mostrare a Gingetsu quei falsi pensieri, facendogli credere che fossero nella mente di Roy. - Sanzo si guardò attorno seccato, togliendosi anche gli occhiali da sole.

- Posso averlo anche io?

- Se diventi Supremo. Piuttosto, preparati... ho sistemato i tuoi guai, e adesso voglio il mio compenso. Farai ciò che ti ho chiesto, spero. - Sanzo non aspettò la risposta del ragazzino e si voltò verso Roy, che guardava il Quartier Generale con le mani tra i capelli. - Ehi, pivello.

- Il... Il mio parcheggio... - boccheggiava l'alchimista, in catalessi.

Sanzo roteò gli occhi e gli afferrò malamente una spalla, girandolo. - Stammi a sentire, per una volta!

- Che... e lei che ci fa qui? Sa che cosa è successo? - domandò il moro, guardando poi Ran. - Sei stato tu, vero!? Che diavolo hai combinato!?

- C'è stato un attacco terroristico da parte di una banda di ladri di accendini. - rispose per Ran il monaco. - Piuttosto, ascoltami bene, e vedi di non farmene pentire. Ti promuovo seduta stante a Tenente Generale.

- Cosa...? - Roy spalancò la bocca come un pulcino, fissando Sanzo con occhi incantati. - Promosso di tre gradi...?

Sanzo guardò altrove, disgustato. - Sì, se è quel che serve per evitare che tutto questo succeda di nuovo...

- Eh?

- No, niente...

L'alchimista di fuoco scosse la testa, cercando di non ricadere in catalessi. - Ma aspetti, perchè!? Che ho fatto?

- Uhhh.... - il monaco si guardò attorno, cercando di trovare una scusa. - Oh, beh... Diciamo che hai fatto sì che il mio sutra non si rovinasse. Inoltre mi hai acceso una sigaretta. E ti sei offerto volontario per proteggere l'identità del trifoglio.

- Che trifoglio?

- Questo qui. - rispose Sanzo, mentre una grossa freccia rossa appariva sulla testa di Ran, con la scritta "Questo qui.".

- Sei un trifoglio!? - esclamò Roy, ora quasi furioso. - Perchè non me l'hai mai detto...!?

Ran dapprima sussultò, impaurito all'idea di rivivere tutta quella litigata con suo fratello a causa del suo segreto, ma Sanzo lo colpì alla spalla con un leggero colpo di gomito, guardandolo truce. Allora capì. - Oh, ma io te l'ho detto. Sbaglio o hai un pò di vuoti di memoria ultimamente?

Roy sbattè leggermente le palpebre, massaggiandosi la testa. - S-sì... immagino di sì....

- Il tuo compito da questo momento è concentrarti sulla ricerca del Quadrifoglio, come ti è stato precedentemente ordinato. - disse Sanzo, mentre Roy si metteva sull'attenti pieno di entusiasmo. - E metti tutto a posto qui con l'alchimia.

- Sissignore! - Ran osservò il fratello partire a razzo verso le macerie, facendo trasmutazioni a destra e a manca che neanche sapeva di poter fare, riparando velocemente i danni che aveva causato per tutta quella messinscena.

- Avrei dovuto usarlo prima. - Sanzo soffiò fuori un pò di fumo e poi si voltò verso Riza. - Tu di che grado sei?

La donna si avvicinò, prima di mettersi sull'attenti. - Io sono il Tenente Riza Hawkeye, Eccellenza.

Ran notò un leggero tremito nella sua voce. Emozione, forse? Non se lo domandò, era troppo terrorizzato per chiedersi qualsiasi cosa riguardo a quella donna.

- Da adesso sei un Generale di Divisione. - disse pacatamente il monaco. - Proteggi Roy Mustang, e vai ad aiutarlo già che ci sei. Ci siamo capiti?

Riza non potè non spalancare la bocca. - Ma quello vorrebbe dire... Maggiore Generale?

- Esattamente. Adesso vai.

- S-Sissignore! Grazie, Eccellenza! - rispose lei stupita, arrossendo leggermente prima di allontanarsi di corsa.

- Ma l'ha promossa di sette gradi su due piedi! - Havoc era sbiancato. - Non può esistere una cosa del genere...!

- Torni al lavoro e faccia meno domande, colonnello Havoc.

Il ragazzo si allontano saltellando con gli occhi lucidi. - Sissignore!

Ran guardò il Supremo con imbarazzo. - E' così che mette a tacere chi la annoia?

- Tu pensa solo a tenere quel tatuaggio nascosto e occupati di portare a termine il compito che ti ho assegnato. Devi assolutamente... - Sanzo non potè finire la frase, perchè fu travolto da una folla di soldati di ritorno dal cancello, chiedendo promozioni a tutto spiano.

- Io voglio diventare Maggiore!

- Tenente! Tenente!

- Comandante Supremo!

- VI DEGRADO TUTTI A LAVACESSI SE NON VE NE ANDATE!! - tuonò il monaco, sparando in aria e facendo dileguare i soldati come conigli. Dopo poco, un ragazzo con un monocolo e un vistoso fuoristrada si fermò davanti al cancello per prelevare Sanzo, che sparì alla vista del giovane trifoglio.

- Facciamo una pausa, invito tutti a festeggiare la mia promozione al pub migliore di Central City!! - gridava intanto Roy, in cima a delle macerie.

Tutti i presenti esultarono, tranne Ran che si portò una mano alla fronte, esasperato.

- Roy, posso portare la mia principessina!? - domandò Maes con gioia, beccandosi un secco "No!" da parte di tutti.



- Com'è andata allora, Sanzo?

Il monaco si stava ancora massaggiando le tempie. - Non fare domande, Hakkai. Non ce la faccio a sopportare il suo subdolo sarcasmo per ora.

- Come vuoi. - l'altro sorrise cordiale. - Allora dritti a casa?

- Goku si è mangiato di nuovo tutto mentre ero via, vero?

- Non sarebbe Goku, altrimenti!

Sanzo sospirò pesantemente. - Portami a mangiare prima, allora.



- Ma che casino... - Auron fissava il gran viavai di soldati nel pub, girando un fustino con energia.

Roy fu uno dei primi ad entrare, e si guardò attorno dubbioso. - Mi chiedo se quel microbo è ancora qui per saldare quel debito...

- Sì che sono qui! - ripose il microbo, agitandosi davanti a lui per farsi notare. - Che diavolo ci fa qui!? E chi sarebbe il microbo unicellulare che neanche si vede al microscopio!?

- Zitto o ti licenzio dalla mia squadra.^^ - rispose il moro con un sorriso beato, mentre si avviava verso il bancone.

Il piccolo alchimista lo fissò perplesso. Ma non era già stato licenziato? Decise che fosse il caso di non ricordarglielo, e tornò a lavorare di malavoglia, lanciando occhiatacce al narratore per il simpatico commento.

Roy arrivò al bancone a salutare suo padre. - Allora è qui che hai trovato lavoro? E' strano, ricordavo che fossi venuto ad arruolarti. Me lo sarò sognato... sono un pò confuso oggi.

- Sì, lavoro qui. - rispose indifferente l'ex guardiano. - Sanzo mi ha spiegato cos'è successo, e mi ha proposto di diventare comandante supremo, ma ho rifiutato.

- Grazie... - rispose sarcastico il figlio, annichilendo.

- Così sono diventato capo cuoco a vita.

- Il Supremo può decidere le promozioni per qualsiasi lavoro?

- In questa fanfiction, sì.

- Che bello...

- Che ci fai qui, Roy? - Auron era troppo offeso per non essere apparso per quattro capitoli per ascoltare la nenia dell'alchimista.

Il moro si rianimò. - Festeggio!

- Ah, sì... Sei un Tenente Generale adesso, no?

- Sì, esatto!^^ L'hai capito dalla divisa nuova, eh?

- No, me l'ha detto Sanzo.

Roy sbuffò come un bambino offeso. - Fa proprio in fretta, quel tipo.

Dopo qualche altro scambio di complimenti, l'alchimista di fuoco raggiunse gli altri militari ai tavoli. Chef Tony era lì pronto a prendere le ordinazioni, assieme al suo fidatissimo Miracle Blade, che da quest'anno può anche scrivere.

- Allora che prendete?

- Qual'è la specialità di oggi?

- Salsiccia del Non-Trapassato!

- Non so perchè, ma il nome non mi ispira molto. - commentò Havoc, imbarazzato.

- Essia, salsiccia del non-trapassato per tutti allora.

- Io posso bere sakè? - chiese Ran, speranzoso.

- No, per i ragazzini c'è la coca cola.

Se possibile, Ran sembrò ancora più triste di come le CLAMP lo avevano disegnato.

- Che altro volete da bere?

- Io sakè. - ordinò Roy, gettando un ghigno al fratello.

- Per me del tè. - disse invece Riza.

- Birraaaaaaaa!!!! - esclamò il resto dell'anonimo esercito in coro.

- Per me dell'olio. - disse Alphonse.

- Ok, 650 birre, un sakè, una lattina di coca cola e una d'olio, e del tè. - Chef Tony se ne andò con le ordinazioni, e dopo un pò arrivò la Dea Kalì con le bevande. (non ci facciamo mancare niente ndGK)

Dea Kalì: Uhhh ma che bel bambino!!^^

Ran: AIUTO UN MOSTRO!

Roy: Bel fegato che ha il trifoglio...

Dopo che la simpatica divinità se ne fu andata, Ran si risedette guardingo, sospirando di sollievo. Il suo trauma era ancora vivido nella sua testolina, a quanto pareva.

- Tutto okay? - gli domandò Riza, posandogli una mano sulla spalla. Ran diventò blu, sotto lo sguardo divertito dei presenti.

Intanto Auron si poneva il problema di cucinare 654 portate. Risolse prendendo 3 quintali di salsiccia e mettendoli su una brace di tre chilometri.

- Ehi, e gli antipasti? - domandò Havoc. - Io voglio degli affettati misti.

- Io dei Togo.

- Ma quello è un dessert. Il sakè può essere considerato un antipasto?

- Non berrai del sakè, Ran.

- Uffa...

- Non ci sono antipasti qui. Mica è un ristorante cinque stelle. - li informò Auron dalla cucina, infrangendo i sogni di tutti.

Ma erano tutti troppo allegri per farsi abbattere, e la conversazione riprese velocemente.

- Che farò adesso che sono colonnello? - si domandò il biondo fumatore, incrociando le braccia dietro la testa.

- Pattuglerai come sempre, e starai a rispondere al citofono dietro il portone d'ingresso. - rispose Roy, fissandolo con le palpebre leggermente abbassate, tenendo il mento sulle mani incrociate.

Havoc cadde dalla sedia e poi scattò di nuovo in piedi, iracondo. - Ma scusi! Lei stava tutto il tempo dietro la scrivania quando era Colonnello!

- Sì, ma adesso la scrivania del colonnello è diventata la scrivania del Tenente Generale.

- E allora perchè non posso avere la mia scrivania?

- Perchè il budget della fanfiction è limitato, e ne abbiamo solo una.

- E allora mi costruirò il mio ufficio personale con tanto di scrivania!

- Bella idea Havoc, però te lo costruisci da solo. - Roy si appoggiò allo schienale, incrociando le braccia senza abbandonare quel sorriso sornione. - E ovviamente costruirai anche quello per il Maggiore Generale.

Riza gettò un'occhiata a Roy, prima di tornare a fissarsi le mani in grembo, imbarazzata.

- Ma perchè!? - sbraitava ancora Havoc, ormai livido di rabbia.

- Un colonnello non può avere un ufficio e i suoi superiori no, ti pare?

- Ho l'impressione che questa promozione non abbia cambiato molte cose. -.-

Fury indicò il megaschermo in fondo alla sala, mentre la Dea Kalì tornava a servire i piatti. - Ehi, inizia la partita di blitzball!

- Speriamo che vincano i Goers...

- Anche i Besaid Aurochs non sono messi male ultimamente, sai?

L'occhio destro di Roy si mosse con un tic nervoso. - Quelli sono una manica di pazzi... Soprattutto quello col ciuffo antigravità.

- Non mi importa, io tiferei per gli Aurochs. - osservò Ran, guardando lo schermo con vago interesse, rabbrividendo quando la Dea Kalì gli passò appresso.

Roy rise sarcastico. - Certo, abbiamo qui il guru del blitzball. Che ne sai tu di sport?

- Non è un fatto di sapere o non sapere. E' l'unica squadra senza donne.



- Ancora qui, Sanzo? - Auron uscì un attimo dalla cucina, avvicinandosi ai due uomini al tavolo all'angolo.

Sanzo annuì. - Avevo bisogno di qualcosa di rinfrescante. - adocchiò poi i tavoli stracolmi al centro della sala. - Vedo che anche i pivelli vengono qui, adesso.

- Vorranno festeggiare la promozione. - osservò con sereno distacco Hakkai, assaggiando il suo tè di fronte al monaco.

Sanzo scosse la testa. - Chissà se ho fatto bene a farlo, poi...

Auron annuì. - Allora cosa prendete?

- Tre bistecche di shoopuf per me. - Sanzo restituì il menu al cuoco, inarcando un sopracciglio.

Il moro col monocolo sorrise. - Io sono a posto così, grazie mille.^^

Mentre Auron tornava in cucina, Sanzo buttò l'ennesima occhiata a Roy, aggrottando le sopracciglia.



- Ehi, Riza. Perchè non mangi? - domandò Maes, osservando la collega che guardava il proprio piatto con un sospiro.

- Ehm... Io sono vegetariana.

- Ma su...!

- Gli animali sono nostri amici!

- Ma anche loro si sentiranno felici di essere mangiati! - Roy fece spallucce, dondolandosi sulla parte inferiore della sedia.

- E' un ragionamento che non sta in piedi. - si sentì di puntualizzare Ran, gettandogli un'occhiataccia.



Intanto un tappetto biondo stava trasportando tre bistecche giganti barcollando. - Acci... ma dov'è l'esercito ittita che ha ordinato queste!?

- Ehi tappo, la portata è mia.

- CHI HAI CHIAMATO ABITANTE DEI FUNGHI!?

- Ho detto tappo, non abitante dei funghi. - ripetè Sanzo, inamovibile. Hakkai, ancora al tavolo con lui, ridacchiò imbarazzato.

Edward posò a fatica la portata sul tavolo. - PUFFETTA TRAVESTITA DA CAPPUCCETTO ROSSO LO DICI A QUALCUN'ALTRO, OK!?

- Pussa via e lasciami mangiare. - Sanzo colpì il piccolo alchimista con l'harisen, mandandolo dall'altra parte della stanza per puro piacere degli autori. Dopodichè si mise a mangiare facendo spallucce.



Intanto ai loro tavoli, i militari cominciavano ad essere un pò brilli.

- E allora io gli ho detto: certo che ho offeso chiamandoti scheletro, ma l'offesa l'ho elargita agli scheletri, non a te.

I militari senza nome scoppiarono in un'artistica risata corale.

- POTETE PIANTARLA DI FARE CASINO!? - tuonò una voce da un tavolo distante, che nessuno sembrò riconoscere.

- Ehi, questo è un paese libero! Possiamo parlare come ci pare! - rispose a tono Roy, senza voltarsi verso la voce.

Maes scoppiò a ridere come un matto. - Ti stanno bene i capelli rosa, Roy!

- Ma che diavolo dici, Havoc?

- Guardi che non ho parlato io... - borbottò Havoc, dondolando pericolosamente.

- Non sapevo che avessi dei gemelli. - continuò Roy, fissandolo intensamente.

Riza si guardò attorno preoccupata. - Temo che qui si stia alzando un pò il gomito...

- Come? Ti si sta alzando il vomito? Meglio che vai in bagno allora.

- PERCHE' TUTTI POSSONO BERE E IO NO!? - esclamò Ran, unendosi al caos della festa.



- Ora basta...



Roy si sentì toccare alla spalla e si girò, tenendo ancora la sedia in pericoloso bilico.

A sovrastarlo vide un furente monaco sanzo.

- Salve...!

- Ho cambiato idea. - rispose quello a braccia conserte, senza dargli tempo di parlare. - Mi avete fatto pentire della vostra promozione. Consideratela nulla a partire da ora. Bentornati ai vostri precedenti gradi.

- Ma... - Roy cadde all'indietro e non ebbe neanche un secondo per dire niente, che Sanzo impachettò le sue bistecche in un pacchetto delle dimensioni di un DVD  ed uscì, seguito dal suo compagno di viaggio.

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Note d'Autrice:
Mi viene da ridere a rileggere questo capitolo, perchè sono sicura che praticamente tutti voi avrete pensato "Il neuralizzatore di MIB, che scusa banale per resettare una storia...".
Lo so, è stata una mossa da infami... ma Roy era arrivato a capire troppe cose! E poi non volevo coinvolgere degli innocenti... non vorrete mica che Hughes venga ucciso per aver capito tutto prima del tempo di nuovo, eh?

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 29
*** Serie 1 - Capitolo 29: Una Foto Dimenticata ***


Un'altra premessa (alziamoci in piedi xD)

Per questo capitolo è stato fatto un riferimento ad una fanart che ho trovato in rete anni fa (parliamo del lontano 2006)

Suddetta fanart è la seguente. Non so chi l'abbia fatta e a distanza di cinque anni non posso ricordarmi dove l'ho trovata. Probabilmente Yahoo.

Se per caso l'autore della fanart dovesse leggere questo capitolo e trovarla qui, ecco due cose che vorrei dirgli:

1) Lascio a te tutto il credito dell'opera disegnata
2) Vorrei saper disegnare come te! XD
3) Scusa se non ti ho chiesto il permesso ma non so chi sei.
4) Ci sono alte probabilità che tu non sia italiano e conseguentemente la mia premessa non ha alcun senso.

Ok, detto questo, ricominciamo!!


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Capitolo 29 - Una Foto Dimenticata

Roy si rialzò lentamente, forse ancora troppo ubriaco per deprimersi quanto di norma avrebbe fatto nel ricevere un degrado. - Uff... Oh beh, pazienza. Almeno non sussiste più il problema dell'ufficio per Havoc.

- Io avevo già acceso un mutuo per la macchina nuova...! - Havoc invece stava già piangendo sul tavolo, depressissimo.

- Ma cos'avete combinato? - domandò Auron sopraggiungendo con una cassetta piena di stuzzicadenti.

- Booooh. - risposero i militari in coro.

- Tutti degradati?

- Non dire degradati. Ristabiliti è un termine più corretto e meno doloroso, secondo me. - disse Roy, massaggiandosi il collo.

Auron scosse la testa. - Avete fatto arrabbiare Sanzo, vero?

Il figlio si portò le mani ai reni per far schioccare la schiena. - Oh beh.. mi sono divertito a passarmi una sera con lo stesso grado di quel Gingetsu! E comunque non abbiamo fatto niente di male.

- Scommetto che era il vicino di Maes che disturbava. - sibilò Havoc. - Quel ciccione con gli occhiali.

Maes annuì. - Sono d'accordo con il mio collega, signor Griffin.

Tutti guardarono male Piter, che in tutta risposta si guardò attorno con la sua solita espressione da pollo e si lasciò soltanto sfuggire un sonoro 'Oh, cacchio!' prima di darsi alla fuga attraverso una finestra nella quale rimase incastrato.

- Oh cacchio! Oooooooh cacchioooooooo!!!!! Ecco ora come ci vado al cesso? Oh cacchiooooooo!

Roy dedicò all'uomo un veloce schiocco di dita e poi si voltò verso i suoi uomini, ignorando l'esplosione di fuoco che seguì. - Forza ragazzi, torniamo a sistemare la centrale per tornare... alla miseria di tutti i giorni.

- Sissignore. - risposero tutti.

- Ma perchè parlate sempre in coro? Sembrate i Neri per Caso. - osservò Auron.

Roy alzò le spalle. - Li ho addestrati io così.

- E se devono andare in bagno? - Auron alzò la mano ritirando la sua domanda. - Neanche voglio pensarci.

- Piuttosto, quelli che dormivano in dormitorio come faranno adesso? Non lo abbiamo ancora ricostruito. - osservò Maes, pensieroso.

Roy ci pensò su per un attimo, e poi sospirò. - Suppongo che sia mio dovere ospitare la mia squadra.

- E noi? - chiesero tutti gli altri.

- Tutti a casa mia e del mio vicino! Vero Piter?

- Oh cacchio io sono ancora bloccato!

- Non ci vogliamo andare da te, poi rompi a parlare sempre di tua figlia. - l'intera truppa afferrò Piter per farlo uscire dalla finestra e lo trascinò verso la sua abitazione, come se miracolosamente sapessero dov'era.

Maes era in un angolino triste e buio. - Ma la mia Alicya è bellissima...

- Come no, me la mangerei. - sbottò Roy roteando gli occhi.

- Che frase da maniaco.

- Nel senso che è carina e la stringerei forte forte... - Roy terminò la sua frase nella propria mente. "Fino a strangolarla."



Un'ora dopo, Roy era a casa sua con la sua squadra. I suoi uomini si guardavano attorno con occhi spalancati, stupiti di tanto sfarzo.

- Falman, tu vai nella stanza alla sinistra della mia. Breda e Fury in quella a destra. Havoc dormirà sul tappeto.

Havoc: -.-

- E... ed io? - domandò Riza, titubante.

Roy sentì un brivido alla spina dorsale e la guardò con la coda dell'occhio. - Tu... vai nella stanza opposta alla casa, va bene?

- Quale?

Roy: Beh, tu rivolgimi le spalle e cammina dritto. Quando vedi che non puoi allontanarti di più stenditi e dormi.

FdS: STOP! Roy, non puoi trattarla così. Segui il copione.

Roy: Ma io non la voglio vicino...

GK: Mi sa che hai partecipato a troppe yaoifics...

Riza: Per me va bene se fa felice il Generale!^^

FdS: Non avevamo dubbi... riprendete, e Roy dì la battuta giusta!

Roy roteò gli occhi con uno sbuffo, e tirò fuori il suo miglior falso sorriso cordiale. - Tu puoi dormire nella stanza per gli ospiti d'onore. Si trova laggiù in fondo a quel corridoio.

Riza annuì, e si fermò a pochi passi dalla porta. - Generale Mustang?

- Che c'è? - domandò il moro, mentre gli altri si salutavano stanchi e si mettevano a dormire, tranne Havoc che depressissimo si rigirava sul tappeto, senza neppure accorgersi dei due ampi divani ai suoi lati.

Riza si morse leggermente il labbro inferiore. Non aveva avuto modo di sapere se Roy avesse davvero avuto intenzione di tradire la promessa che aveva fatto a Gingetsu se l'avesse aiutato a spodestare il Supremo. Si era fidata di lui pur avendo questo dubbio, ed aveva tradito suo fratello, mentendo sull'identità di Sanzo. Non gli aveva davvero letto nella testa, anche se avrebbe potuto... E ancora adesso era afflitta da quelle domande.

Ma sapeva anche che ormai Roy non ricordava più niente di tutto ciò, al contrario di lei. Scosse quindi la testa e sorrise flebilmente. - Niente. Buona notte, Generale.

Fece un ultimo saluto sull'attenti e poi si chiuse la porta dietro le spalle, con un sospiro rattristato. Cosa sarebbe successo d'allora in poi?



Il mattino dopo, Roy uscì dal bagno (uno dei pochi in tutta Spira) e mentre si vestiva sollevò il telefono per chiamare casa Griffin.

- Pronto?

- Ehi, lei..

- No, sono Piter.

- Sono il Tenen... -.- - Roy sospirò, e si massaggiò la testa per il doposbronza ancora dolorante. - Sono il Brigadier Generale Roy Mustang. Dica a tutta la truppa da lei di dirigersi alla centrale, immediatamente.

- Oh cacchio, non ho rubato io quel progetto alla NASA...

- La smetta di perder tempo! -.-

- Oh, è lei Generale? Hehehehehehehehe ok, ci penso io. Ehi Cris! Fai scendere i tuoi amichetti!

- Ok papone! Avanti ragazzi, fine dei giochi, posate le macchinine! - disse una seconda voce lontano dall'apparecchio. Roy borbottò un 'grazie' e riattaccò.

- Dimmi, hai intenzione di fare un ufficio qui con tutti i tuoi soldati? - domandò Auron appena Roy uscì dalla stanza. L'alchimista cadde dalla sorpresa, rovinando la sua appena ultimata pettinatura leggermente.

- Che cosa ci fai qui!? - sbraitò, portando subito la mano al pettine.

Auron indicò Ran di fianco a lui con un pollice. - L'ho accompagnato qui. Diceva che aveva bisogno di stare a casa tua.

- Ma non sapevi teletrasportarti, tu? - chiese Roy, fissando il fratellino di sbieco.

Ran incrociò le braccia e guardò altrove, in un'espressione offesa che gli ricordò vagamente Acciaio.

- Non si sentiva sicuro con Riza in giro. - Auron passò a Roy una scatola di saccottini. - La colazione.

- Evviva i saccottini! - esclamò Havoc spuntando alle loro spalle e servendosi immediatamente dalle mani di Roy, che lo fissò malissimo.

- Non ci sono i buondì? - chiese Breda, guardando la scatola con sguardo critico.

- No. Questo o resti a digiuno. Ce n'è solo 7. - disse Auron, passandogliene uno e beccandosi un'occhiata piena d'odio.

- Oh, i saccottini. - Falman ne prese uno anche lui. - Una brioche di pasta sfoglia fatta con farina integrale di tipo "0", con il 28% di...

Roy lo zittì subito. - Mangia, Falman. Non ci interessa.

- Mi perdoni, Signore.

Roy aspettò che anche Riza e Fury si servissero. - Ne è rimasta una...

- Dalla a me. - sbottò Ran. Il ragazzino osservava tutti mangiare, accigliato.

Roy prese la merendina, e invece di passargliela si chinò su Hayate. - Ecco qui tesorino! Tutta per te, perchè sei così carino!

Ran lo fissò con una vena pulsante, e dopo pochi secondi lo colpì con un mattone di fronte allo sguardo sorpreso di tutta la squadra.

- E quello dove ce l'avevi!?

- Beh, nostro padre tiene delle spade nel taschino! Che vuoi che sia un mattone per me??

- E quello da quando è qui dentro? - domandò Auron, fissando il cane e ignorando la lite.

Riza arrossì leggermente. - Non potevo lasciarlo fuori al freddo...

- Spero che non si lasci andare.

- Stia tranquillo. L'ho addestrato personalmente coi miei metodi. - Riza accarezzò la pistola al suo fianco, annuendo.

Auron ne era sempre più convinto: Riza era la donna perfetta per Roy.

- Capo, noi dovremmo andare però... - disse Havoc, ma il fiero Alchimista di Fuoco pareva troppo occupato per dargli ascolto.

Stava infatto scontrandosi con Ran, schioccando le dita a tutto spiano mentre il ragazzino contrastava le sue esplosioni con la magia.

- PIANTALA, ROY!

- NO CHE NON LA PIANTO, MOCCIOSO!

La squadra era sul punto di andarsene da sè, quando la lite dei due fratelli fu fermata dal nostro prode guardiano, che con la sua saggia forza bruta li colpì entrambi con il manico della sua fida spada. I due lo guardarono inbronciati, con le lacrime agli angoli degli occhi.

- Ora basta. Andate a lavorare. Io devo andare al pub.

- Tsk, non c'è mica bisogno che me lo dici. - Roy si riaggiustò la divisa, mentre George spegneva imperterrito le fiamme attorno a tutta la sala con un estintore.

- Io resto qui, tanto non sono un militare. Mi serve il computer. - disse Ran, cupo.

- E cosa dovresti farci? - chiese Roy, scrutandolo attentamente.

- Non t'interessa. - bofonchiò il ragazzino, ma si affrettò ad aggiungere una scusa qualsiasi quando vide una vena gonfiarsi sulla tempia destra del fratello. - Eeeeh..... gioco a Sapientino.

Roy corrugò la fronte. - Ah... - si strinse poi nelle spalle ed uscì, seguito dai suoi uomini e dal fedele cagnolino di Riza.

Ran salutò poi il padre che si teletrasportò al pub, e si voltò verso la stanza dove Roy teneva il computer. Inspirò a fondo e rilassò le spalle, scuotendo la testa. - Va bene... cominciamo.

Una volta di fronte alla macchina, Ran si concentrò sui suoi poteri e in un attimo si ritrovò al suo interno. Dopo aver buttato Tron e l'MCP nel Cestino, Ran si mise ad esplorare tutti i dati del computer di Roy, comprese le vecchie periferiche. Ricordava molto bene che Roy aveva un archivio riguardante un quadrifoglio, sebbene sprovvisto di foto, ed era determinato a scoprire chi fosse. Come aveva fatto Roy a scordarlo in primo luogo?

Prima che potesse arrivare ad una risposta plausibile per quella domanda, si soffermò su un vecchio file abbandonato in una cartella remota appartenente alla periferica più vecchia dell'hardware. Lo aprì e inorridì alla vista che gli si presentò. Stava per cancellarlo, quando un'idea perversa gli balenò in mente.

- Questo va subito in rete. - mormorò, con l'ombra di un sorriso malefico in volto che lo rese molto simile ad A. - Caro Roy, non vedo l'ora di percepire la tua aura nei pressi di un display.



Alcune ore dopo, Roy entrò nel pub di suo padre, stanco ed abbattuto. La testa gli doleva ancora per la sbronza del giorno precedente, e la depressione per il così facile degrado che aveva subito stava via via crescendo dentro di lui, bloccandogli lo stomaco. Si scaraventò sul bancone, poggiando il mento sulle braccia conserte. - Sono distrutto.

Riza gli si affiancò, buttando un'occhiata su alcuni altri militari che stavano entrando anch'essi per rinfrescarsi dopo il duro lavoro di ricostruzione del Quartier Generale. - Generale Mustang... non crede che sia stato poco saggio lasciare il trifoglio da solo in casa sua? Dopotutto, il Supremo l'ha incaricata personalmente della sua custodia.

- Chissenefrega di quello. - sbottò Roy, riferito più a Sanzo che a Ran. Sventolò poi una mano in una direzione poco precisa. - Voglio un sakè quadruplo!

- Tony, servi il Generale sfacciato. - chiamò Auron dalla cucina.

Roy roteò gli occhi e poi si raddrizzò, massaggiandosi le tempie con una mano. - Ma senti quello...

Riza stava fissando il megaschermo in fondo al locale. - Sbaglio o ci sono delle interferenze?

- No.. fa sempre così. - Auron si affacciò per vedere e poi chiamò a gran voce. - Ehi microbo! Vai a dare un cazzotto al televisore!

- Ma se non ci arrivo! - sbuffò Edward, agitando i pugni. - E poi chi sarebbe quello talmente basso che....!!

- Sei sempre tu, smettila di chiederlo. -.- - Roy si voltò anch'egli a guardare lo schermo.

E in quel preciso momento, le interferenze si fermarono. Lo schermo ora era di un blu nitido, e su di esso apparvero nitide delle parole in carattere bianco.

'Per te, Fratellino.'

- Ma che..? - Roy guardò lo schermo oscurarsi, mostrando poi, in tutta la sua grandezza, un'immagine che egli stesso aveva perso nella sua memoria da molto tempo. Il Generale sbiancò in volto.



Tutti i presenti, chissà per quale forza sconosciuta, guardono lo schermo e poi si voltarono verso di lui. Affianco a Roy, Riza diventò paonazza.

Anche Auron, al contrario di quanto ci si aspetterebbe da un tipo come lui, era vagamente sorpreso. - Ehi, non mi avevi detto che...

Ma non fece in tempo a finire la frase perchè suo figlio era stramazzato al suolo, svenuto.

- Ehi Roy! Non lo reggi proprio più il sakè, eh? - Maes entrò sventolando un braccio nel salutare e si voltò a guardare ciò che tutti fissavano. - Accidenti, questo sì che è uno scoop...

Riza si portò le mani alla faccia. - M-Ma io non rico....

Auron si sporse a guardare il cadavere del figlio. - Complimenti Roy, finalmente ci riesci con una.

La ragazza trasalì a quell'affermazione ed agitò una mano in segno di resa, alzandosi dalla sedia. - Ma no io....!

Sentì un brivido lungo la schiena e si voltò. Dietro di lei, le altre donne dell'esercito la fissavano con occhi di fuoco.

Havoc sospirò amaramente. - Ed ecco l'addio ad un ennesimo sogno ormai infranto... sigh...

Chef Tony uscì da dietro il banco e rovesciò un gavettone sul povero alchimista, che si risvegliò fradicio e confuso. - C-che... chi?

La prima cosa che vide fu Edward che applaudeva, con un ghigno ebete in volto. - Complimenti per la conquista, Generale di Merda!

- Finalmente mio figlio è un uomo! - Auron sembrava essere stato miracolato, tanto era contento.

- Di che stai parlando!? Lo sono sempre stato. - disse Roy, rialzandosi seriamente.

- Ma Colonnello... perchè non ce l'ha mai detto? - domandò Havoc tra i singhiozzi.

Roy fraintese, convinto che il sottotenente si stesse riferendo all'affermazione del padre. - C'era bisogno di dirlo? E' piuttosto evidente, sai. E' così da quando mi hanno disegnato. E comunque sono un Generale ancora.

- Cosa!? Quindi non è una storia recente!?

Roy si guardò attorno. - Ma su... che avete da guardarmi strano? Credevo lo sapeste tutti, ormai!

Non pareva proprio capire, ma quando tutti i presenti (tranne Riza ed un avvilitissimo Havoc) indicarono lo schermo, il suo volto ritornò del colore delle uova di struzzo.



Auron guardò la tenente. - Tu cosa dici, Riza?

- Eh? - lei si guardò attorno, confusa. Sembrava voler guardare in tutte le direzioni tranne che Roy. - Beh.. è evidente che...

- E' evidente che è un fotomontaggio! - concluse per lei Roy, indicando lo schermo con rabbia. - Voglio dire... io non....!

- Certo, certo. - Auron non sembrò volerlo neppure ascoltare.

- Sta dicendo che non le piace il Tenente Hawkeye? - domandò Breda a bruciapelo, masticando svogliatamente un sandwich.

- Eh, no certo che non.... - Roy si bloccò. Se avesse risposto con un no tanto diretto, tutti gli avrebbero dato del cinico. Non faceva bene alla sua già ben nota reputazione di gran bastardo. - Ehhh......

Si grattò la testa distrattamente, e tutto ciò che potè pensare fu: "Ran, io ti uccido!"

- Allora, non risponde? - incalzò Acciaio, incrociando le braccia. Non aveva ancora abbandonato quel ghigno soddisfatto.

- Beh... ecco... - Roy guardò Riza da capo a piedi per un momento, dopodichè il pavimento gli sembrò molto più interessante. - Beh...

- La smetta di imitare una pecora. - dissero tutti in coro, fissandolo con occhi stretti.

- Beh, mi piace il suo... cane... e...

Auron scosse la testa e lo bloccò con una mano sulla spalla, dopo essere uscito da dietro il bancone. - Non credo sia il caso di dirlo ora. Forse ci devi pensare, giusto Roy?

- Esatto! - Roy si afferrò a quella boa di salvezza con la prontezza di un felino, e si guardò attorno ferocemente. - E se non tornate tutti subito al lavoro, vi darò una bella vacanza a tempo permanente per permettervi di rifletterci quanto volete, che ne dite!?

I soldati si defilarono in quattro e quattr'otto, Riza compresa. Nel giro di poco tempo, anche lo schermo tornò normale. Roy sentiva la rabbia crescere costante.

- Che sakè avevo ordinato, prima?

- Quadruplo.

- Allora raddoppialo. -.- - Roy tornò a sedere, tenendosi la testa.

Auron lo guardò prima di servirlo. - Guarda che così raddoppia anche il prezzo.

- Tanto peggio di così...

Il padre lo servì, e Roy fissò depresso il bicchiere con faccina dell'ex guardiano con la scritta "Torna a trovarci! Posso aspettarti anche in eterno."...

- Che bicchiere deprimente.

- Fanno 20,000 guil. 30,000 per le offese al direttore. - puntualizzò l'altro.

- Sei pure direttore? Che fine ha fatto 'il cliente ha sempre ragione'?

Auron indicò un cartello con la faccia di Roy che diceva "Il cliente ha sempre ragione se non è un ritardato mentale come questo qui."

- Vedo che sei sempre munito di tutto il necessario. -.-

- So come prevenire certe cose.

- Già lo noto. - Roy gli passò una carta. - Ci sono 70,000 guil. Tienila per le prossime visite. Sento che questo sarà il mio posto abituale.

- Sei sicuro? Non hai altre spese?

Roy scosse la testa mandando giù il sakè con un sorso. - Tanto è quella di Havoc.

Auron osservò Roy alzarsi, avvolto da un'aura rossa ed omicida. - Che cosa hai intenzione di fare?

- Vado a fare una capatina al mio caro fratello. - sibilò l'alchimista, sistemandosi il secondo guanto nella sinistra.

L'ex guardiano scosse la testa lentamente, guardandolo sparire all'esterno. - Tony, io esco prima oggi. Bada tu al locale.

- Grazie al Miracle Blade, lo farò!

- -.-... Okay.

________________________________________________________

Note d'Autrice:
Che palle. Ho già fatto una premessa, perchè devo pure scrivere le note? Oh beh.. penso di aver già detto tutto quel che va detto su questo capitolo.
Per quelli che si domandano che fine farà Gingetsu: non preoccupatevi, lo rivedrete (nessuno mi ha domandato di Gingetsu, ma lo psicologo ha detto che se non ricevo dimostrazioni di interesse, non è una brutta cosa autoconvincermi del contrario).
Ah, un'altra cosa, prima che mi venga accusato di far pubblicità alla Mulino Bianco...
Non sono stata pagata nè ricattata per nominare le loro merendine in questa ff. E odio i saccottini. Mi fanno schifo. E anche i buondì.
La mia merendina preferita sono i krapfen che compro al negozietto dietro casa, ma sono artigianali quindi non hanno una marca, mi spiace. Se abitate ad Alessandria vi posso dire dove trovarli però. XD
Se vi piacciono i panini col cioccolato 'duro' comunque, prendete un uovo di pasqua e mettetene un pezzo in una pagnotta tagliata a metà. E' più buono di un saccottino. L'unico inconveniente è che si può fare solo a Pasqua, a meno che non compri delle tavolette di cioccolato apposta.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 30
*** Serie 1 - Capitolo 30: Auron Colpisce Ancora ***


Capitolo 30 - Auron Colpisce Ancora

- RAN, QUESTA E' LA TUA FINE! - Roy aprì il portone di casa con un calcio, guardandosi attorno furente. - RAAAAAAAAAAN!!!

Lo vide uscire dalla biblioteca. Il ragazzino lo squadrava incuriosito, con le sopracciglia leggermente accostate. - Che cos'hai da urlare tanto?

- Prega per un buon posto in Paradiso, maledetta erbaccia! - Roy gli puntò un dito contro, e poi unì pollice e medio all'indice, scatenando la prima esplosione.

Ran si scostò velocemente, guardando un costoso quadro alla parete prendere fuoco. Ci era mancato poco... non si era aspettato una tale reazione, e per questo si era presentato a Roy senza alcuna barriera protettiva.

- Che ti prende? Sei posseduto?

Roy strinse i denti ed attaccò di nuovo. Il suo fuoco avvolse Ran in una sfera scarlatta, percorrendo la superfice della sua barriera in un secondo, per poi sparire.

- Tsk, si vede che ti sei allenato, eh? - ringhiò l'alchimista. - Da quanto pianificavi questo affronto!?

Ran incrociò le braccia. - Ma di che parli?

- Non fare il finto tonto! Non sarò un clover ma sono ancora scapolo e quindi non sono completamente scemo! - disse Roy stringendo un pugno. - Sei stato tu a modificare quella foto insulsa!! Come hai osato diffondere una simile falsità in rete!?

- Ma io... - Ran scansò un'altra palla di fuoco, prima di fermarsi e chiudere i pugni ai fianchi, urlando a pieni polmoni. - IO HO MODIFICATO SOLO IL CIELO, RAZZA DI IDIOTA!!

- Solo il cielo!? Ma non farmi ridere!

- E' vero invece! Tu Riza l'hai baciata! - insistè il fratellino, iracondo. - E' disgustoso!

- Non l'ho baciata! Me lo ricorderei, cretino. - la voce di Roy era ormai un ringhio continuo. - Ammettilo che sei stato tu!

Ran scosse la testa. - Ti dico che ho soltanto cambiato il cielo!

- Anche se fosse, come puoi aver messo un cielo al tramonto!?

Il clover alzò un sopracciglio. - Vuoi dire che è per quello che sei arrabbiato?

- Certo che sì! I colori caldi non mi donano per niente! Specie con la divisa!

Ran cadde al suolo, incapace di reggere la sorpresa.

- Complimenti per lo scoop, Ran. - Auron apparì sulle scale a destra, in mezzo ai due fratelli.

Ran si rialzò e sbuffò dal naso, guardando altrove. - Grazie, ma non ho fatto quasi nulla.

- Balle. - sibilò Roy, fissandolo ad occhi stretti.

- Vuoi dire che davvero non ti ricordi?

Roy fissò prima suo fratello e poi il padre con aria truce, per poi incrociare le braccia, offeso. - Assolutamente no.

- E' possibile che tu fossi ubriaco? - domandò Auron.

L'alchimista sembrò pensarci su. - Non credo... Avevamo le divise, e noi non abbiamo mai bevuto in servizio.

- Chissà perchè, stento a crederlo.

Se Roy Mustang avesse saputo creare fiamme anche con gli occhi, Ran sarebbe stato incenerito in quel istante.

I due sospirarono, e per un pò nella sala regnò l'assoluto silenzio.

Fu Roy il primo a parlare. - Ultimamente sembro dimenticarne parecchie, di cose... Forse è davvero successo...

Ran scosse la testa. Sapendo che cosa aveva causato quel vuoto di memoria, era più che certo che ciò non fosse la causa. - Non credo che la tua recente amnesia sia da incolpare.

Il generale corrugò la fronte. - Cosa te lo fa pensare?

- Beh... - il trifoglio si trovò spiazzato, incapace di fornire una scusa sufficente. Si sforzò di pensare e trovare una soluzione, e forse fu proprio grazie alla sua ansia che gli venne alla mente un dubbio.

Roy non sembrava ricordarsi per niente di quel bacio. Che il suo ricordo fosse dunque stato completamente rimosso dalla sua memoria? Quanti potevano fare una cosa del genere?

Solo il Supremo con il suo strano aggeggio... ma cos'aveva detto lui? Il principio era lo stesso del suo potere per modificare la memoria, solo molto più sviluppato. In altre parole, era una versione più potente del potere mentale di un trifoglio.

Quindi forse un quadrifoglio avrebbe potuto....

- Rispondimi. - la voce di Roy lo ridestò dai suoi pensieri. Ran si scrollò velocemente.

- Chi... chi ha scattato la foto?

Roy inarcò un sopracciglio. - Come?

- Chi ha scattato la foto? - ripetè Ran. - Qualcuno deve averlo fatto, se è davvero accaduto. No?

Roy dapprima annuì, ma poi scosse vigorosamente la testa, prendendola tra le mani e passando le dita tra i capelli scuri. - No, non ci penso nemmeno a chiedere di questa foto a qualcuno. Soprattutto non dopo la scenata di oggi...!

A quelle parole, Ran non potè fare a meno di sentirsi un pò in colpa. Era sul punto di scusarsi, quando Auron parlò.

- Roy, puoi dire con assoluta certezza che non provi nulla per Riza?

Ran osservò suo fratello. Il volto era paonazzo, e il labbro inferiore gli tremava impercettibilmente. Scosse vigorosamente la testa. - Ma che razza di domande fai adesso!?

- Non posso dire di intendermene tanto quanto te, ma... - Auron fece un paio di passi giù per le scale, verso l'adulto. - Concorderai con me che un bacio è quasi puramente guidato dall'istinto, più che dal sentimento.

Il rossore sulle guance di Roy si fece più intenso, e lui guardò altrove. - Sì suppongo. Ma perchè tiri fuori queste cose adesso? Sai, sei un pò in ritardo per spiegarmi delle api e dei fiori...

- Stavo solo pensando che probabilmente, se è davvero successo come penso... se si ripresentasse l'occasione, l'evento si ripeterebbe.

Ran non si era concentrato molto su questo loro ultimo scambio, preso com'era al pensiero sulla sua ricerca. Tutto ciò che sapeva però, era che nel momento in cui suo padre aveva smesso di parlare, si era ripercepita nella casa quella strana e fastidiosa pressione nella sua mente. Il trifoglio scosse la testa, infastidito. Per qualche ragione, attribuiva quella sensazione ad un veramente brutto presagio.

Roy faceva scorrere lo sguardo da uno all'altro. - Che vi prende ora? Perchè state zitti?

- Niente. Probabilmente anche tuo fratello si è accorto che la moquette puzza un pò, dev'essere a causa del cane di Riza, o forse di Havoc che ci ha dormito. Perchè non la pulisci? - l'ex guardiano si voltò poi verso Ran. - Tu invece esci e vai a predere dei CD con musica house.

- Perchè? - domandò il trifoglio, confuso. "Che cosa ha in mente, adesso?"

"Fallo e basta."

Ran sobbalzò, nel sentire la voce di suo padre dritta nella sua mente. Si voltò di nuovo a fissarlo con occhi sgranati.

Roy non si era ancora mosso, e lo guardava incuriosito. - Ran, cos'è quella faccia da pesce lesso? Anche se devo ammettere che è strano che nostro padre voglia dei CD di musica house <.<

Ran balbettò qualcosa di sconnesso. - M-ma Roy, nostro padre sa usare la tele...

"Esatto, so usare la telepatia e anche leggere nella mente. Credevo che dopo l'ultima volta l'avessi capito."

Ran indietreggiò di un paio di passi, scuotendo la testa.

Solo Roy sembrava non essersi accorto ancora di niente. - Sai che genio ci vuole ad usare la tele. Ci riesco anch'io. Se vuoi ti insegno.

"Non è necessario che lo sappiano tutti."

- Perchè sei ancora qui, Ran? - domandò Auron pacatamente.

Il trifoglio lo fissò accigliato un'ultima volta, prima di teletrasportarsi altrove.

Che cosa era successo? Un semplice non trapassato riusciva così facilmente a penetrare le sue difese psichiche? Come diavolo faceva?

Quella strana pressione doveva aver indebolito i suoi poteri. Ecco cosa doveva essere... Non c'era altra spiegazione plausibile.

Giusto?



Roy aspettò di vedere Ran sparire, prima di rivolgersi ancora ad Auron. - Si può sapere a che ti servono dei CD house adesso?

Suo padre scosse la testa, scendendo il resto delle scale e sorpassandolo per dirigersi alla porta, dopo avergli sfiorato la spalla. - Devo andare a fare una commissione adesso. Tu non muoverti di qui, per favore.

- Da casa mia? - Roy si guardò attorno svogliatamente, e spalancò gli occhi nel rendersi conto di non essere più nella sua villa, ma nell'appartamento del padre. - Ehi! Che diavolo significa questo?

- Che mi servi qui.

- Ma perchè!? - domandò esasperato l'alchimista.

Auron si fermò sulla soglia, e si voltò. - Chiama il miglior dj della zona. Ho il numero nell'elenco. Poi monta questa strobosfera e questo impianto stereo a 5 casse dolby surround. E sposta il divano nella camera da letto.

- Ma dove l'hai presa tutta questa roba....!? - Roy scosse la testa, ritirando la domanda. - Dimmi per quale ragione dovrei aiutarti a preparare una tua festa!

- Hai forse intenzione di tornare in centrale ed affrontare tutte le risate di scherno che sicuramente si stanno facendo su di te in questo momento? - domandò serafico il non trapassato, passandogli un completo da chitarrista metal. - Mettiti questo.

Roy guardò il completo con orrore. - TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO!?

Si sentì un tonfo.

Roy: Ma non era già morta la vecchietta?

Auron: Infatti era una nuova. Pazienza.

- Fallo e basta. - disse deciso lo spadaccino.

- Non ci penso nemmeno.

Auron e Roy si fissarono intensamente per mezz'ora, prima che l'ex guardiano si mosse.

- Va bene. Non mi lasci altra scelta.

Afferrò il figlio saldamente per un braccio, e prima che Roy potesse anche sbattere le palpebre per lo stupore, si ritrovò addosso il temutissimo completo. L'alchimista lanciò un urlo di terrore.

- CHE COSA HAI FATTO!?!?!

- Il teletrasporto si può usare anche così. - Auron agitò la busta di plastica dove prima teneva il completo metal, e al cui interno si trovava adesso la divisa di Roy, completa di guanti. - Se non vuoi restare nudo, dovrai tenerti quella roba addosso, perchè non ho altri vestiti in casa.

Roy lo fissò con un tic nervoso all'occhio. - E allora me ne trasmuterò una!

- Con quale cerchio alchemico? - domandò Auron, mostrandogli un barattolo con dentro tutte le penne, matite e gessetti vari che erano prima sparsi per l'appartamento. - Temo proprio che dovrai usare il tuo stesso sangue, se proprio vuoi cambiarti i vestiti.

- PADRE DEGENERO! - gridò Roy, ma per tutta risposta Auron uscì e chiuse la chiave a doppia mandata. - FAMMI USCIRE!! MALEDETTO!

Roy cercò di abbattere la porta con una spallata, inutilmente. Rinunciò comunque in fretta, poco allettato all'idea di essere visto conciato in quella maniera.



- Un invito a un party?

A Falman fece eco Havoc. - E ci ha invitato il Generale?

Auron annuì una volta, mestamente. I presenti si guardarono l'un l'altro, decisamente perplessi.

- Strano, non è da lui. - commentò Breda.

- Già, soprattutto dopo oggi... - Fury non era molto felice all'idea di rivedere il suo capo tanto presto. - Dava l'idea di non voler vedere nessuno per un bel pò.

- Per me c'è qualcosa sotto. - borbottò Edward, roteando l'orologio d'argento attorno all'indice guantato con uno sbadiglio. Anche se non lo dava a vedere, era molto contento di essere di nuovo un alchimista di stato.

- Tu non vieni. Sei ancora piccolo e poi devi stare qui a ricostruire questo posto con la tua alchimia.

- A CHI HAI DATO DELL'OTTAVO NANO, EH!?

Auron non gli diede ulteriore conto, e si voltò verso Riza. Lei non aveva ancora proferito parola da quando era arrivato al Quartier Generale con la novità. - Tu devi venire.

Riza alzò lo sguardo, sbattendo le palpebre confusissima. - E-ehm ma dopo quel che è successo... io non so se...

Auron le passò velocemente una bottiglia di spumante e un paio delle chiavi di casa sua, precisamente quelle di Roy. - Porta questi.

La donna guardò gli oggetti nelle sue mani con un rossore crescente sulle guance. - Ma questo...

- Pure le chiavi? - Breda la osservò dubbioso. - Non può aprirci il capo?

- Roy è chiuso dentro e ha fatto cadere le chiavi dal balcone per una distrazione. - rispose velocemente Auron, senza pensarci due volte. Grazie a Tidus si era allenato egregiamente a raccontare balle in modo convincente.

- Ehi, ma se è un party ci vuole qualche ragazza! - osservò Havoc con disappunto.

Il guardiano lo scrutò. - Infatti ci sarà Riza.

- S-Solo io? - balbettò lei, decisamente non a suo agio all'idea.

- Sì se Roy non ne chiama altre. - Auron si avviò verso la porta. - Ora sbrigatevi e portate le bibite, sennò ha detto che vi degrada.

Havoc sghignazzò. - Oh sicuramente a lui basta Hawkeye, dopo quel che abbiamo visto.

Riza arrossì come un pomodoro, e camminò a passo svelto fuori dall'uscita.

- Che c'è? - domandò il biondo, notando gli sguardi furenti dei suoi colleghi.

- E' una mia impressione. od ultimamente sei decisamente gelido, sottotenente? - lo rimbeccò Fury, sistemandosi gli occhiali.

- Tu dici? - Havoc lo sguardò di sbieco.

Il piccolo omino sembrò ricordarsi solo in quel momento che Havoc era il doppio della sua stazza. - N-no...!

Auron guardò i quattro uscire dall'ufficio e se ne andò, lasciando un solo, depressissimo e complessato Edward Elric sul pavimento dell'ingresso. "Ma quelli stanno sempre insieme?"

Tutti: Certo, proprio come noi parliamo sempre in coro!

Auron: Anche voi leggete nella mente!?

Tutti: Sì, noi comparse anonime sappiamo molte cose, grazie agli autori!



- Prima mi manda a prendere CD, poi mi dice di andare a casa sua, e adesso mi ritrovo chiuso fuori. Perchè capitano tutto a me? - borbottò Ran alla porta d'ingresso della palazzina dove suo padre abitava. - E poi mi chiedono perchè sono tris...

- Tho, va chi c'è.

Il ragazzino sobbalzò, riconoscendo la voce di Havoc, e si voltò. - Voi qui...?

- Ciao, Ran. - lo salutò dolcemente Riza, china su di lui con occhi luccicosi d'affetto. Quando si era avvicinata così tanto alle sue spalle senza che se ne accorgesse?

Ran urlò come una ragazzina e si schiacciò contro la porta. - N-non ti avvicinare!

- Ma dai, Ranny! - ridacchiò Havoc, guardando gli altri divertito. Solo Riza sembrava ancora un pò turbata dal comportamento del ragazzino di fronte alle donne.

- Hey guys, è qui la festa?

Havoc si voltò a guardare il nuovo arrivato con disgusto. - E questo chi sarebbe?

- Sono DJ Rakkio, il Dj di stasera, Yo Yo! - si presentò il tizio strambo, pavoneggiandosi come un rapper. Eviteremo descrizioni in modo da lasciare alla vostra depravata immaginazione il compito di dargli l'aspetto più ridicolo che possiate pensare.

- Yo... yo...? - ripetè Falman. Gli fu impossibile trovare alcun aneddoto wikipediano per l'occasione.

- A me questo non convince molto. - borbottò Breda, con un sopracciglio inarcato.

- Hey amico, sei fuori dal cerchio! Chi ti ha invitato?

- A me ricorda tanto lo scemo di GTA San Andreas, sapete quello che lavorava al Burger Shop? - domandò Fury, alzando lo sguardo sugli altri.

- Che intendeva, che sono fuori dal cerchio? - gli fece eco Falman. Riza scosse la testa e girò le chiavi nella toppa, conducendo il gruppetto all'appartamento dove il suo bel Royperonzolo era rinchiuso.

Difficile descrivere le facce che fecero alla vista del Brigadier Generale Roy Mustang versione Metallaro.

Havoc, Breda, Fury, Falman e lo stesso Ran, sì pure lui, si schiantarono immediatamente al suolo in preda a risate isteriche.

- Che cosa diavolo ci fate voi qui!? - esclamò l'alchimista, rossissimo in volto.

Riza fissava Roy con occhi grandi, la bocca leggermente schiusa in una piccola O di shock. Continuava a sbattere le palpebre incantata, ad un ritmo regolare di una volta ogni due secondi.

- Wow che posto! - Dj Rakkio osservò l'impianto stereo compiaciuto e poi battè una vigorosa pacca sulla spalla di Roy. - Wow amico, tu sì che sei nel cerchio!

- Ma quale cerchio? -.- - Roy si voltò di scatto verso gli altri. - E VOI PIANTATELA DI RIDERE!!

Il Dj intanto si era posizionato alla console, e si scrocchiò le dita con un ghigno truzzo. - Allora pronti a ballare?

- Eh? - Roy si guardò intorno nel panico. - Un momento, dov'è mio padre?!

- Veramente lui ci ha detto che il party era suo. - rispose Havoc, rialzandosi a stento ed asciugandosi gli occhi. - Però lo sa che è proprio un figurino così, Colonnello?

- Brigadiere Generale... - l'occhio di Roy cadde su Riza, il suo vestito bianco con gonna corta e la bottiglia che ancora stringeva quasi convulsamente tra le mani.

Tuttto a un tratto capì.

Quel gran bastardo...

L'avrebbe pagata cara, anche quella...

A costo di dover imparare a trapassare!

________________________________________________________

Note d'autrice:
Wow, tre capitoli in un giorno! Quanto vorrei che l'ispirazione fosse sempre così facile da afferrare.
Ad ogni modo, spero che la storia stia piacendo a qualcuno come era piaciuta a me e Great Khali. La prima serie si sta avvicinando ad un punto cruciale! Siete curiosi di vedere come va a finire? Sì? No? Non importa, ve lo farò scoprire lo stesso.
Tutto ciò che dovete fare è continuare a leggere!

Come chicca finale, ecco a voi un'immagine che ho trovato con Roy versione Metal. C'è anche Ed, ma potete benissimo ignorarlo. Tanto è facile, piccolo com'è. XD



Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 31
*** Serie 1 - Capitolo 31: Traditore O Tradito? ***


Capitolo 31 - Traditore O Tradito?

- ALLORA VAI CON LA DANCE!! - Dj Rakkio attaccò la musica, e un coro di tonfi provenì dal piano di sotto, dove si era riunita la famiglia per la veglia funebre. Nessuno ci fece caso. - SU LE MANIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!

Falman, Fury, Breda ed Havoc si lanciarono subito in una sfrenata danza, sotto gli sguardi impietriti e disgustati dei fratelli Mustang e il Tenente Hawkeye.

- Hey voi due! Entrate in pista! - li chiamò Dj Rakkio, iniziando a ballare anch'egli sulla console come un ossesso.

- Ricordo di aver visto degli oranghi allo zoo muoversi in maniera simile. - borbottò Ran a braccia conserte. - Li dovettero abbattere.

Roy non fu per nulla impietosito dalla commovente rivelazione del fratello, e in un impeto di rabbia lo afferrò per i vestiti e lo buttò in pista, dove il ragazzino fu velocemente ribattezzato a pallone. I militari se lo passavano l'un l'altro con lanci leggeri e divertiti, ignorando i suoi strepiti di paura e rancore.

- NOOOOOOOOO!!! MOLLATEMI! NON -AHI- VOGLIO -AHI- STARE -AAAAH!!- TRA GLI ORANGHIII!!

- Ecco anche lui è sistemato. - Roy annuì convinto, osservando la scena ed assaporando la dolcezza della sua vendetta.

Fissò poi Dj Rakkio alle prese con dei fumogeni da discoteca, che riempirono velocemente l'appartamento. - Voglio vedere l'adrenalina a MILLE STASERAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!

- Ehi, ma cos'è sto fumo? - Fury si fermò un attimo, cercando di guardarsi intorno.

- Fumo, dispersione colloidale di particelle solide in un gas, in genere causata da una combustione incompleta. Molto spesso è formato da particelle di carbonio o da composti....

- Dacci un taglio, Falman. - sbottò Breda.

- Ehi, mi si appannano tutti gli occhiali!

- Tu sei proprio fuori dal cerchio, amico!

- Ragazzi, sto fumo ha un sapore strano! - Havoc scoppiò a ridere come un ebete.

Anche il buon maresciallo sembrava affetto dallo strano gas, infatti si stava inalberando non poco nei confronti del Dj.

- FUORI A CHI!? UN PO' DI RISPETTO, AVRAI LA META' DEI MIEI ANNI, GALLETTO!

- Wow Falman, non ti ho mai visto così. - osservò Breda.

- Io a dire il vero non vedo proprio nulla! - gli fece eco Fury, ridendo anche lui come un matto.

Ran era preoccupato, ma contento di essere tornato a terra. - Cosa diavolo prende a tutti, adesso?

- Vedo che il fumo comincia a fare effetto. - disse il Dj soddisfatto, girandosi poi verso Roy e Riza. - Allora, bionda e rochettaro! Entrate in pista o no?

- Se l'Arcivescovo di Costantinopoli si desarcivescovodicostantinopolizzasse tu ti desarcivescovodicostantinopolizzeresti?

- Falman, tu stai peggio di Havoc...

- HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA CHE BELLO, GALLEGGIO!! SONO UNA FARFALLA!!

- Ma a te queste cose non fanno effetto? - domandò Roy coprendosi una bocca con la mano, e guardando Riza completamente impassibile.

- No, Signore. Come con l'alcool...

- Che fortuna.

- Grazie.

- Ehm... - Roy guardò altrove, schiarendosi la gola. Era completamente spiazzato sul da farsi. Non seppe dirsi se fosse perchè aveva capito il folle piano di suo padre, o se perchè era vestito come un cretino. Tutto ciò che potè pensare, fu che era grato che almeno Acciaio non fosse presente per farsi beffe di lui.

Per quanto riguarda gli altri testimoni, avrebbe dovuto eliminarli.

- Ma insomma! Mi volete far lavorare duro voi due, eh! - Dj Rakkio si avvicinò ai due, indicandoli con gli indici. Ignorò lo sguardo incendiario del moro, e si concentrò invece sulla bottiglia di spumante che Riza ancora teneva in mano. - Aaaah, ho capito! Hai voglia di giocare, eh? E va bene. RAGAZZI TUTTI IN CERCHIO ADESSO!

- Che cosa!? Che gioco...? - Roy osservò impietrito i presenti sistemarsi a cerchio per terra, mentre Ran rimaneva leggermente in disparte. Inorridì quando vide il Dj posizionare la bottiglia al centro, stesa sul fianco. - EHI NO! NON SI PUO'! C'E' SOLO UNA RAGAZZA!!

- Non è un problema. - Dj Rakkio scioccò le dita, e dall'ingresso arrivarono senza assolutamente alcun preavviso tre gemelle di Pamela Anderson.

- E' qui la festa? - chiesero civettuole in coro, cosparse di brillantini.

Ran a quella vista cacciò un urlo da femminuccia e si dette alla fuga, ma invano. In un attimo era tra le grinfie delle tre bagnine incrociate con un canotto OGM che lo riempirono di baci e coccole.

Havoc: Ehi bamboline, posso essere io il vostro bimbo?

Mentre Ran recuperava fiato e le tre donne fracassavano Havoc di legnate, Roy osservò la sua fidata guardia del corpo. Riza si era messa in ginocchio di fronte alla bottiglia, unendosi al tanto acclamato cerchio. Fissava l'oggetto con la stessa determinazione del soldato che scende in campo.

Non fece in tempo a dire niente, che Dj Rakkio lo spinse giù sulle ginocchia, tra Fury e Falman. Esattamente di fronte a Riza.

Stava per chiedersi come fosse possibile che si fosse fatto incastrare in tutto ciò, ma la voce esaltata del Dj Rakkio gli bloccò le parole in gola. - Giriamo la bottigliaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!

- IO IO IO IO IO IO IO! - gridava Havoc.

Il Dj mosse la bottiglia, che roteò per appena un paio di giri prima di fermarsi esattamente su Riza. Lei la fissò con la bocca serrata, agrottando leggermente la fronte.

- Sembra che comincino le ragazze allora! - esultò il Dj. - Gira la bottiglia, biondina!

- IO IO IO IO IO IO IO! - gridava ancora Havoc.

- C'è un modo per spegnerlo? -.- - domandò il Dj perdendo per un attimo la sua professionale esuberanza.

Un pò titubante, Riza pose la mano sulla bottiglia a sua volta, e dopo aver dato un'occhiata sfuggevole a Roy la fece girare. Mai come in quel momento l'Alchimista di Fuoco aveva desiderato trovarsi altrove. Tutto quello che stava succedendo era sbagliato, pericoloso, inaspettato, fuori controllo e decisamente eccitante.

Un attimo. Aveva davvero pensato eccitante? Che cosa gli stava succedendo? Insomma, era Roy Mustang lui! Mica chissà chi! Da quando erano gli altri a decidere con quali donne si doveva baciare? Le aveva sempre scelte lui, da solo, con la sua personalissima selezione mentale! Aveva sempre vissuto con la solida credenza di quella piccola, ma insfaldabile regola personale. Sapeva benissimo quali donne gli avrebbero fornito piccole ma passionali serate, ed era tutto ciò che gli era sempre servito. Vero amore? Certo, lo aveva provato. Ma non per loro. E soprattutto non per Riza. Era Kaoru che amava. La bella Kaoru dell'Epoca Meiji. Riza era solo una collega, niente di più! Esattamente! "Questo giro di bottiglia non s'ha da fare! Né questa sera, né mai!"

Stava per saltare in piedi e gridarlo al mondo, ma ghiacciò sul posto alla vista della bottiglia che si fermava. E puntava verso... lui? O Fury?

No, indicava tra loro. Indicava...

- Oh che peccato, sembra proprio che dovrai baciare il muro... - Roy si stava già inebriando della dolce sensazione del trionfo e della salvezza, ma il Dj Rakkio, implacabile, non gliene diede l'occasione.

- Allora, scegli uno di loro oppure fate in tre?

Riza trasalì, avvampando. - N-no... in tre no...

- Allora scegli!

- Se non ti piace in tre-no, prendi il tac-sì! - Roy neanche si rese conto di essere stato lui a parlare. Dalla sua gola sentì uscire una nervosissima risata che egli stesso registrò come isterica.

Gli altri uomini lo guardavano tra il divertito e il disgustato.

- Vedo che qualcuno qui ha respirato a pieni polmoni.

- Si vede che il Generale è nervoso.

- Nervoso io? Non vedo perchè dovrei essere ner... - Roy non terminò mai la frase. Quello che seguì fu una sconcertante serie d'accadimenti che nell'insime sfociarono nel caos più assoluto.

Nel bel mezzo della sua intensa arringa difensiva, il povero alchimista non si era accorto di Ran che, ancora preso a fuggire dalle formose biondine (nel frattempo tornate all'assalto) gli inciampava addosso, spingendolo rovinosamente in avanti proprio addosso a Riza la quale, ancora sconcertata da tutto quanto la circondava, aveva ancora la bocca aperta in quella dolcissima O da bambolina. Il contatto delle loro labbra fu veloce ed involontariamente (almeno per Roy) approfondito grazie alle bionde che cadevano anch'esse con Ran addosso ai due, spingendoli a terra. Dei pochi che notarono le tante agognate effusioni tra i due militari, Havoc reagì scoppiando a piangere, mentre ancora gridava "IO IO IO IO IO IO!", Fury per farlo star zitto, e forse anche perchè ubriacato da quello strano fumo, si protese sul biondo e lo baciò quasi altrettanto appassionatamente. Falman svenne a quella vista perchè non gli veniva in mente nessuna spiegazione plausibile e Breda, in preda a frustrazione per mancanza d'affetto saltò al collo di Dj Rakkio, che tentando di liberarsi da lui urtò Ran, il quale riprese i sensi e nel trovarsi in quel groviglio di curve cadde nella tanto temuta Trance, risvegliando i suoi poteri sopiti.

Così, mentre Roy si lasciava andare a quello che, per un'ottima scusante, egli definiva 'istinto', Ran spediva in orbita tutti i presenti tranne i due, devastando la casa con un'onda d'urto che fece crollare il tetto sulla scena. E così vi rimase fino al mattino seguente.



- Lo sapevo che andava a finire così. - sbottò Auron, fissando la palazzina fatiscente. - Fortuna che da questo capitolo so usare l'alchimia.

E in un battito di mani l'ex guardiano tirò su l'edificio come se niente fosse, per poi entrare.

- Sono tornato.

- Ugh... la mia testa.... - Ran era ancora in posizione fetale sul pavimento del salotto, massaggiandosi il cranio dolente. Poco più in là, Auron vide Roy e Riza. Erano seduti l'uno di fronte all'altra come se stessero prendendo un tè nel parco. Entrambi avevano il volto di un rosso acceso.

- Avete le facce di due che hanno molto da raccontare, o sbaglio?

Roy lo guardò con un tic all'occhio destro. - La conosci già Cappuccetto Rosso?

- Sempre il solito cretino. - Auron si avvicinò ad un mobile in fondo al salotto e lo aprì, prendendo un oggetto di plastica al suo interno. - Ma come fa a piacerti questo qui, Riza?

Si voltò di nuovo a guardarli. Riza era ancora più rossa, e lanciava a suo figlio occhiate nervose. - Io... Io sono...

- Tu sei in ritardo per la passeggiata mattutina con Black Hayate. - la interruppe Roy, rialzandosi senza guardarla. - Non vorrai far aspettare un povero cagnolino, spero.

Riza scattò in piedi. - Nossignore. - disse quasi in un sussurro, prima di congedarsi con un veloce inchino. Uscì di casa senza guardare in faccia nessuno, a passo svelto.

Roy protese la mano verso Auron. - La mia divisa. ORA.

Il guardiano lo scrutò un momento, prima di passargli la busta con la divisa cobalto. Senza neanche dire una parola, Roy si fiondò nella camera degli ospiti per cambiarsi.

Auron e Ran si guardarono, mentre il ragazzino si rialzava lentamente. - Potevi evitare di coinvolgermi in tutto questo, ti pare?

- Sei stato tu a causare quel macello?

- Non mi ricordo. - sbottò quello, con aria truce. - Ma se devo tirare ad indovinare, direi di sì.

- Hmpf. - Auron passò l'oggetto che teneva ancora in mano al ragazzino. - Tieni, fanne ciò che vuoi.

Ran guardò tra le sue mani. - Una telecamera? Non dirmi che tu.... - spalancò gli occhi e rialzò lo sguardo su Auron. - Ma perchè?

- Non è la mia storia. - Auron lo sorpassò ed entrò nella camera da letto.

Roy aveva finito di vestirsi e adesso era seduto sul lettone, con la testa tra le mani. Emetteva enormi, pesanti sospiri, ripetendo a cantilena le parole: - Cos'ho fatto...

- Beh? Che ti prende? - domandò il guardiano, fissandolo torvo.

- Ho tradito Kaoru! Povero me... - Roy quasi singhiozzò. - Come ho potuto farle questo!? Adesso non mi rivolgerà mai più la parola!

- Quel cesso di ragazza starà proprio pensando a questo. - sbottò Ran, entrando a sua volta a fissare il fratello.

L'alchimista alzò lo sguardo su di lui, con occhi iniettati di sangue. - Non offendere quel grazioso angelo dai dolci capelli biondi!

Ci fu un momento di silenzio imbarazzante, infranto da Ran ed Auron che parlarono all'unisono.

- Biondi?

- D'EBANO! - si corresse velocemente Roy, puntando il dito contro Auron. - E' colpa tua se sono così confuso! Il mio cuore adesso è diviso in due A CAUSA TUA!

- In due, dici?

- Da una parte la dolce e splendida Kaoru... - disse il ragazzo, alzandosi dal letto e camminando avanti e indietro con un tono quasi teatralmente drammatico. - E dall'altra la mia carriera che sempre più si avvicina al mio posto ambito!

- Ma se sei stato appena degradato...

Roy sembrò ignorare completamente il fratello. - Come diavolo faccio ora!? Se voglio stare con Kaoru, dovrò lasciare l'esercito! Anche se abbiamo raggiunto una tregua... lei non accetterà mai un tempoliziotto... Come farebbe a gestire la scuola di scacchi sennò?

Ran ed Auron si fissarono di nuovo. "Scacchi?"

L'Alchimista di Fuoco era visibilmente confuso.

- Basta, ho deciso. - Roy sbuffò dalle narici. - Devo dire tutta la verità a Kaoru.



Auron fissava il figlio con un vago interesse. Lo aveva accompagnato a casa sua col teletrasporto solo perchè era stato lui a portarlo via di lì in primo luogo. Ma anzichè andarsene dopo averlo fatto, era rimasto a guardare Roy spostarsi di stanza in stanza, cercando qualcosa come un dannato.

- Non capisco perchè ti affanni tanto per quella samurai. - Auron si appoggiò allo stipite della porta con la schiena. - Hai baciato Riza, no?

Roy annichilì, e gli buttò un'occhiataccia con la coda dell'occhio. - Non è vero. Mi hanno spinto addosso a lei, tutto qua.

- E ti sei lasciato andare.

L'alchimista non parve neppure domandarsi come facesse suo padre a sapere tutti quei dettagli. - E' stato... istinto.

- Lo diceva pure tua madre.

- Dici che ho preso da lei? - chiese Roy raddrizzandosi con un sopracciglio inarcato.

- Molto.

- Che onore... oh eccolo. - il militare sollevò con fare quasi trionfale il piccolo portale per l'epoca Meiji. - E' da così tanto tempo che non lo uso... chissà se Mitsurugi è ancora lì.

- Allora ci vuoi davvero andare?

- Certo! - esclamò Roy, la sua anima tutta un fuoco. - Aspetta... forse è il caso che mi cambi con abiti civili, prima... per la mia incolumità.

Auron ci pensò su. Forse era il caso che anche lui si travestisse.



Dopo alcuni minuti erano lì, nelle impolverate strade in terra battuta della antica Tokyo. Roy in abiti civili, Auron vestito da samurai ribelle.

Roy si voltò a guardare il padre, che sembrava seguirlo con un passo un pò incerto. - Che ti prende?

- Quella è pazza. Mi intimorisce un pò.

- Non è vero. E' dolcissima. - sbottò Roy con una vena pulsante, riprendendo a camminare.

Auron guardò altrove. - Certo, come un ippopotamo col diabete.

- Non la offendere!

- Io non offendo. Sottolineo l'evidente.

- Dannato...

- AAAAAHHHH UN POLIZIOTTO! - gridò un passante, indicandoli. (sì, lo stesso dell'altra volta)

I due trasalirono, ma poi quello si calmò. - Mi sono sbagliato. Ricordavo dei tipi come voi vestiti da poliziotti.

- E' un impressione!^^; - Roy si affrettò verso la palestra Mitsurugi, tirando Auron dietro di sè.



- Eccola qui. La scuola di scacchi Mitsurugi Hiten. Quanto tempo.

- Guarda che è una scuola di scherma giapponese.

Roy si grattò la testa, ridacchiando nervosamente. - Me n'ero scordato.

- Ma come fai a scordarti di tutte quelle botte che ti ha dato... - Auron lo guardò bussare al portone.

Il portone, con loro sorpresa, si aprì ancora prima che Roy finisse di bussare. Ne uscì un bambino dai lunghi capelli castani, quasi rossi, che travolse Auron e poi scappò via.

- E quello...? - dissero Auron e Roy in coro, mentre l'ex guardiano recuperava l'equilibrio. Lo guardarono sparire dietro l'angolo a destra, in un'altra via.

Subito dopo uscì un altro ragazzino, decisamente più grande. Aveva corti capelli scuri e una shinai di legno legata alla schiena.

Senza neanche vederli, si mise ad urlare verso la strada a pieni polmoni. - KENJI! STUPIDO POPPANTE, VIENI QUA PRIMA DI FICCARTI IN QUALCHE GUAIO!!

- Yahiko... - mormorò Roy, corrugando la fronte.

Il ragazzo si voltò a squadrarlo. - E tu chi saresti?

Auron ci impiegò un pò prima di capire chi avessero davanti. Poi ricordò il ragazzino che aveva parlato così sfacciatamente di fronte a lui e Mitsurugi il giorno che il samurai e Kaoru si erano finalmente incontrati. Era in effetti cambiato un pò. I capelli erano leggermente più lunghi, e si era alzato di alcuni centimetri. La sua faccia da schiaffi però era ancora lì.

Roy si indicò con l'indice. - Ma come, non ti ricordi? Venivo spesso qui per lavoro... Non sei Yahiko, l'unico allievo di Kaoru?

Quello inarcò un sopracciglio. - Ero l'unico. Ora insegna a più di venti persone.

- Oh. - l'alchimista parve leggermente spiazzato. - Si direbbe che le cose le vadano molto bene, allora.

- Non ho ancora capito chi sei.

- Sono Roy Mustang. Sai, il tempoliziotto che..

- POLIZIOTTO!? - gridò una voce oltre il cancello. Yahiko sobbalzò e si scansò dall'entrata, guardando uscire Kaoru. - Quale poliziotto? Dov'è? Grrrr....

Auron guardò il figlio per un attimo. Roy era di nuovo tutto rosso, incapace di parlare. Fissava Kaoru, e il modo in cui era cambiata, quasi con divinazione. Anche lei, come Yahiko, sembrava un pò diversa. I suoi capelli erano cresciuti, e ora li teneva fluenti sulle spalle, anzichè raccolti in quella severa coda di cavallo che usava portare. Indossava inoltre un kimono da signora, anzichè un hakama da scherma. Auron la trovava forse più 'matura', e non stentò ad immaginare che agli occhi di Roy dovesse essere ancora più bella di un tempo.

Yahiko si strinse nelle spalle ed indicò l'alchimista. - E' questo qui.

- Cosa? - Kaoru si voltò a guardare Roy, analizzando il suo aspetto con severità. Quando si avvicinò per scrutarlo meglio, lui indietreggiò di un passo. Era proprio cotto. - Impossibile. I poliziotti vestono di blu.

- E' possibile che si sia cambiato, non credi? - osservò il ragazzino, roteando gli occhi.

- Non dire scemenze. - sbottò Kaoru, girandosi a guardare Yahiko e dimenticandosi completamente di Roy. - Dov'è Kenji!?

- E che ne so, è corso via... - Yahiko si tappò le orecchie con gli indici quando, a quelle parole, la ragazza cominciò a sbraitare con una voce melodiosa che ricordava vagamente il barrito di un elefante.

- PERCHE' NON LO TIENI MAI D'OCCHIO!?

- DILLO A SUO PADRE DI STARCI ATTENTO, IO DEVO ALLENARMI! - gridò di rimando Yahiko, irritato. - Quella peste non fa altro che sgattaiolare qua e là, parlando con chissà chi!

- NON PARLARE MALE DEL MIO BAMBINO!!

A quelle parole, Roy sbiancò.

- Sì sì, ho capito. Vado a cercarlo. Che palle... - Yahiko scosse la testa e corse via per le strade, borbottando insulti che Auron non aveva neppure mai sentito.

- Ehi straniero, hai qualche problema? - domandò poi Kaoru a braccia conserte, fissando Roy con un sopracciglio inarcato.

- Bam.... bi... ooooh.... - Roy si sforzò di scuotere la testa. - N-no... non ne ho...

Auron si sacrificò, e catturò l'attenzione della donna per salvare la salute mentale del figlio, che già dava segni di cedimento. - Hai un figlio, allora?

- Certo. Ma a voi che importa? Soprattutto a te, con quella faccia da poliziotto.

Auron guardò altrove. - Mi chiedo quali pene passerà il padre.

- Oh, conoscete Kenshin dunque?

Auron annuì, guardando di sfuggita Roy che, a quelle nuove parole, aveva assunto un colore vagamente simile a quello della sua divisa d'ordinanza.

Kaoru continuava a parlare, ignorando ciò che le succedeva attorno. - Ci siamo sposati qualche settimana fa, così non ho problemi con i lavori domestici, visto che a lui piace farli. In questo modo posso allenarmi quanto mi pare.

- E come avete fatto due figli in così poco tempo?

- Yahiko non è mica mio figlio. - disse lei scrollando le spalle. - Per quanto riguarda Kenji, è nato qualche anno fa,  ma ci siamo sposati solo adesso perchè finalmente è tornata la pace. Sa, i problemi burocratici e tutto il resto... Durante la rivolta contro i poliziotti lo teneva in custodia il maestro di Kenshin, che tra l'altro... Che succede al tuo amico?

Auron si rese conto solo in quel momento che Roy era svenuto affianco a lui.

Sospirò debolmente, scuotendo la testa. - Kenshin non mi aveva detto niente di questo amore.

Lei arrossì leggermente, scuotendo la testa. - Ma non è proprio successo in quel modo... è solo che...

- E' solo che Kaoru non sa cucinare. - completò per lei Sanosuke, uscendo da dietro di lei con l'immancabile spiga di grano in bocca. Schivò prontamente un pugno della ragazza, che lo fissò rossa come un peperone.

- TU TACI! Che vieni a scroccare tutti i santi giorni qui!

Lo spilungone si strinse nelle spalle. - Ma Ken cucina bene.

- Ho l'impressione che Kenshin sia un pò sfruttato in questa relazione.

Kaoru si voltò di scatto, frustando l'aria coi capelli. Poteva essere più matura, certo. Ma dentro di sè era ancora una maledetta furia. - E lei anzichè fare commento inappropriati, perchè non porta il suo amico altrove|?

- Sfortunatamente è mio figlio.

- Non m'interessa, andatevene! Non voglio un morto davanti casa.

"Parla di Roy o di me?" Auron decise di non fare domande e si caricò Roy in spalla, andandosene via da quel posto che senza dubbio non avrebbe rivisto per molto molto tempo.



Kaoru e Sanosuke guardarono lo strano uomo vestito da samurai andarsene, con quell'altro caricato in spalla come un sacco di patate. Dopo qualche secondo, la ragazza colpì lo stomaco dello spilungone con un gomito.

- E tu aiuta Yahiko a trovare il mio bambino, o niente cena!

- Chi cucina?

- Kenshin, mi pare ovvio.

- Allora è meglio che mi dia da fare.

________________________________________________________

Note d'Autrice:
Ebbene sì, Roy alle prese con la sua prima delusione d'amore! Come si può essere più crudeli?

Roy: dimmelo tu.

FdS: non tentarmi.

Non struggetevi così, che Kaoru era sposata avreste dovuto capirlo da subito. Se non l'avete fatto, non è colpa mia! Siete voi che siete ottusi.
Per chi non lo sapesse, Kenji non è un personaggio inventato. Kenshin e Kaoru hanno davvero un figlio alla fine della serie manga, e se non sbaglio c'è pure un OAV con Kenji adolescente come protagonista.
Comunque, non dimentichiamoci di quel bambino. Avrà in futuro un ruolo piuttosto rilevante.

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 32
*** Serie 1 - Capitolo 32: Un Uomo Nuovo... Molto Confuso ***


Capitolo 32 - Un Uomo Nuovo... Molto Confuso.

- Ma come fa a piacerti?

- Lasciami stare. Voglio morire. - Roy era seduto al tavolo della casa di Auron, rigirandosi un bicchiere ormai vuoto tra i palmi delle mani. Sulla testa spiccava vistoso il bernoccolo causato dal calcio con cui suo padre l'aveva amorevolmente svegliato poco tempo prima.

Auron posò la sua grande spada contro il muro. - Non concluderesti niente. Ti ridurrai come me e basta.

- E allora troverò qualcuno per trapassarmi. - ribattè seccamente l'alchimista, trattenendo un singhiozzo. - Ormai non ho più motivo di vivere!

- Siccome di donne al mondo ce n'è solo una.

- Esatto! - Roy si nascose il volto tra le mani, senza neanche dubitare della cazzata immane che aveva appena detto. - Che altro mi rimane?

- Non sono io quello che deve scegliere le tue donne. - rispose il padre, come se avesse dimenticato tutte le sue passate azioni per combinare qualcosa tra Roy e Riza.

- Sono solo al mondo. Non mi resta altro che deperire. Questo colpo è troppo forte. - Roy intanto continuava imperterrito nella sua opera di autodistruzione. - Non mi sento in grado di dare amore a nient'altro! Non sono forte come Hughes... Le mie mani sporche di sangue...

Auron roteò gli occhi, per nulla impressionato. - Io al tuo posto sarei contento. Guarda come ha ridotto Kenshin quella lì...

Il suo pronunciar quel nome sembrò rompere qualcosa in Roy, giacchè scoppiò in un pianto dirotto degno di un bebè.

- TU NON PUOI CAPIRE! IO NON ME LA SENTO DI RICOMINCIARE TUTTO DACCAPO!

- Roy, apparte il fatto che è una folle... se ti fossi messo con lei, avresti sconvolto la storia.

- I don't care about your stories!

Auron fissò Roy, gelido. - Il fatto che tu ti metta ad usare citazioni di Tidus sottolinea ancor di più il fatto che sei un pazzo a provare qualsiasi cosa per una come quella.

- Lascia stare.... Lei era l'unica che mi capiva.

- Che ti colpiva, vorrai dire. Perchè non ti metti con Riza e basta? Fai felice il 40% dei tuoi fans.

Roy lo guardò in tralice. - Certo. Così il rimanente 60% dei miei fans, che vogliono che mi metta con Acciaio, mi ammazzeranno.

Auron lo guardò con un sopracciglio inarcato. - Ma non volevi morire?

L'alchimista si zittì, fissando il vuoto per un momento, constatando che il padre non aveva tutti i torti. - Giusto. Ma se possibile preferirei qualcosa di più rapido e indolore.

- Che succede? - Ran era appena uscito dall'altra stanza dopo un sonno ristoratore. Si grattava gli occhi assonnato.

Auron lo accolse con un cenno. - Tuo fratello è in crisi.

- E perchè? - chiese il trifoglio, alzando lo sguardo su di lui.

- La donna dei suoi sogni si è rivelata sposata e con un figlio.

- Sta zitto! - mugugnò Roy, affondando di nuovo il volto tra le mani.

- La strega? - Ran incrociò le braccia. - E con chi sta? Darth Fener?

- Con un uomo che, secondo me, si sarebbe potuto concedere qualcosa di meglio. - sbottò Auron tra sè e sè. Guardò poi Roy alzarsi a passo strascicato e dirigersi di fronte a Ran, per inginocchiarglisi di fronte.

- Ti prego, Ran. - lo supplicò l'alchimista, prendendo le mani del ragazzino tra le sue. - Fammi il primo favore della tua vita, ed eliminami.

- Posso papà!? - chiese il giovane, tutto infervorato. Guardò Auron con occhi grandi, come se gli stesse chiedendo di tenere un cucciolo.

L'ex guardiano scosse la testa, colpendo Roy alla spalla con il dorso della mano. - E il lavoro, Roy? Non avevi una nazione da salvare, tu?

Roy si bloccò e alzò lo sguardo su di lui, come folgorato. - E' vero... il lavoro...

Ran indietreggiò e si nascose dietro Auron, vedendo Roy rimettersi in piedi circondato da una scarlatta aura di fuoco. Il fuoco della determinazione. Il fuoco della Fenice che risorgeva dalle ceneri.

- Non posso lavorare se muoio! Il mondo ha ancora bisogno di me!! - esclamò Roy con il pugno alzato, forse in preda al delirio puro. - Anche se non troverò mai una donna che mi ami... devo dare anima e corpo per servire Sublimation!

Si diresse così alla porta con passo fiero, seguito a ruota dai due che lo fissavano preoccupati. Arrivato sulla soglia, afferrò il pomello della porta e si voltò verso la sua famiglia un'ultima volta. - Guardatemi bene, perchè ora sono un uomo nuovo!

Detto ciò si voltò e aprì la porta per uscire, ma ritrovandosi improvvisamente Riza davanti cacciò un urlo e cadde a terra svenuto per l'ennesima volta.

- Ciao Riza. - salutò Auron, per nulla stupito dall'accaduto. Ran corse velocemente di nuovo dietro il padre, fissando la donna con occhi stretti.

- Sa-salve... - salutò il Tenente, guardando Roy per terra. - Temo di aver fatto un danno...

- Non hai fatto proprio niente. Ora però perchè non te ne vai?

Auron tirò uno scappellotto a Ran, e poi guardò di nuovo Riza. - Perchè sei qui, Riza?

- Ehm... ero venuta a vedere perchè il Generale non fosse venuto a lavoro... però forse è meglio che vada. - rispose lei, dubbiosa.

- Non preoccuparti. Perchè non ti porti Roy al Quartier Generale, già che ci sei? - Auron si chinò a sollevare Roy per il retro della casacca, come un gattino. - Vedrai, tra un pò si riprende. Fa sempre così, ultimamente.

Riza si ritrasse un poco, sbattendo più volte le palpebre. - Portarmelo?

- Che problema c'è? E' troppo pesante forse?

- M-ma... io non posso... toccarlo... ehm... senza il suo permesso... - Riza distolse lo sguardo, incassando la testa leggermente nelle spalle.

L'ex guardiano alzò un sopracciglio. - Non puoi toccarlo?

- Lascialo lì a fare da zerbino e vattene. - Ran si beccò un secondo scappellotto, e un bernoccolo vistoso iniziò a sorgere dalla sua testa.

- Ti ricordo che lo hai baciato, Riza. - l'ex guardiano era inamovibile.

- Lo so... - Riza arrossì. - Ma è stato un gesto del tutto accidentale e privo di senno.

- Ma hai dimostrato i tuoi veri sentimenti.

Riza riguardò Auron, decisamente sorpresa dalle sue parole.

Ran invece non era per niente ammaliato dall'intensità del momento. "Ci mancava solo il dottor Stranamore in famiglia."

"Ti ricordo che so ciò che pensi, marmocchio."

Ran si scostò leggermente, stringendo i denti. - Ops.

- Forse ha ragione. - mormorò Riza, pensosa.

- E allora, perchè non puoi toccarlo senza il suo consenso?

- Sarebbe come... abbracciarsi. - Riza scosse la testa, raddrizzandosi. - Un Tenente non deve aver contatti fisici oltre i 30 centimetri con un suo superiore.

- Ma se hai avuto un contatto fisico oltre i -5 centimetri dentro di lui...

E un secondo bernoccolo andò a far compagnia al primo sulla testa di Ran, che quel giorno a quanto pareva non riusciva a stare zitto.

- Non maltratti troppo quel povero bambino...

- La racchia ha ragione!

- Se lo merita. - sbottò Auron, fissando Ran in malo modo.

- Ma è pericoloso. - Riza guardò Ran, inclinando la testa leggermente. - Anche ieri i tuoi poteri si sono risvegliati, no? E' stata a causa di una forte emozione.

Ran distolse lo sguardo, come se lo avessero punto sul vivo. - Vuoi dire che sei riuscita a guardarti intorno, mentre facevi una lavanda gastrica a mio fratello?

Riza arrossì di nuovo. - Allora lo porterò al Quartier Generale... a proposito, Sir Auron... - Riza passò dei volantini all'ex guardiano. - Potrebbe appendere questi nel suo pub?

- Di che si tratta? - Auron lasciò cadere Roy a peso morto sul pavimento, per accettare ed osservare meglio i fogli.

- Sono foto segnaletiche di alcune persone scomparse ieri.

- E chi sarebbero i soggetti?

- Il sottotenente Havoc, il Sergente Maggiore Fury, il Maresciallo Falman, il tenente Breda... tre cloni di Pamela Anderson e un Dj che parla di cerchi. - spiegò Riza. - Sono scomparsi ieri in seguito all'esplosione di questo appartamento.

- Spero di non ricevere lamentele dalle famiglie. - sbottò Ran, storcendo un angolo della bocca.

- Sbaglio o hai altro su cui lavorare, tu? - domandò Auron, guardando Ran dall'alto in basso.

Il figlio sbattè le palpebre perplesso, prima di capire ad annuire una volta. - Giusto.

Il trifoglio voltò su se stesso, sparendo nell'appartamento. Auron fissò Riza, mentre lo sguardo di lei seguiva i movimenti del ragazzino con amorevole attenzione. Quando fu fuori dal suo campo visivo, tornò a guardare l'ex guardiano.

- A proposito, non è che potrebbe consegnarne una copia anche al Supremo? Ho sentito che sta viaggiando molto ultimanete... Forse lui potrebbe trovarli.

- Ah sì... Sta ancora cercando il sutra del suo maestro. - Auron annuì mestamente, ed osservò Riza mettersi sull'attenti, facendo battere i tacchi degli stivali in un saluto militare.

La ragazza abbassò poi lo sguardo sul cane. - Hayate! Porta il Generale.

Auron fissò impietrito il piccolo cane afferrare suo figlio, ancora privo di sensi, per il colletto e seguire Riza giù per le scale. La testa di Roy picchiava ad ogni gradino man mano che scendevano.

"Ma c'è l'ascensore..."



- E questi che sarebbero? - al pub, Auron aveva immediatamente scaricato i volantini ad Acciaio, che ora li sfogliava incuriosito. - Ehi, io conosco questi quattro.

- Sono scomparsi ieri dopo la festa. - rispose seccamente il guardiano. - Attaccali al muro.

- Mi pare di aver visto il sottotenente Havoc sorvolare il pub, verso il bosco a nord. - disse Ed, con una mano al mento. - Immaginavo che fosse stato vittima di qualche violenta esplosione, ma non potevo lasciare il posto di lavoro. Dove va, ora?

- Ho una cosa da fare. Tu fai come ti ho detto e poi torna a pulire i tavoli. - Auron si diresse al telefono del locale. - Prima sarà meglio telefonargli per sapere dov'è..

Ed lo guardò sparire nella stanza, e si strinse nelle spalle per poi attaccare i volantini alla sua altezza. Certo le persone non li avrebbero visti, ma almeno i gatti sì.



Sanzo stava sonnecchiando alla sua scrivania, quando il telefono squillò. Sobbalzando leggermente, fissò l'apparecchio, accigliato. Era ormai partito il quindicesimo squillo quando finalmente si arrese e sollevò il ricevitore.

- Chi è che rompe?

- Bell'accoglienza per gli amici.

Sanzo si accese una sigaretta, rabbrividendo un attimo per il torpore che ormai stava scomparendo dal suo corpo. - Stavo dormendo. Che cosa vuoi?

- Dove ti trovi adesso?

- A casa. E sto dormendo. - ripetè il monaco, sperando che l'interlocutore capisse l'antifona.

- Sto arrivando.

Un istante dopo, Auron era di fronte a lui.

Sanzo si appoggiò allo schienale della sedia, mettendo giù il telefono. - Da quando in qua si entra senza passare dalla porta?

- Mi sono perfezionato col teletrasporto. - Auron non perse tempo e posò dei fogli sul tavolo del Supremo. - Tieni, si sono persi ieri.

- E chi sarebbero? - domandò il biondo, guardando appena la carta.

- Non ha importanza. Fammi solo sapere se li trovi, va bene?

Il monaco soffiò del fumo fuori dalla bocca, guardando fuori dalla finestra con disinteresse. - Come se adesso mi mettessi a cercare persone per te. Per chi mi hai preso?

- Non ho detto che li devi cercare. - l'ex guardiano gli diede le spalle, scuotendo la testa una volta sola. - Se li trovi, mandali al Quartier Generale e basta, va bene?

- Non ti prometto niente. - Sanzo osservò il non trapassato scomparire così come era apparso, senza neanche un saluto. - Tsk.



- EEEEEEEEDWARD!!!!!

Acciaio sbucò da sotto un tavolo, spaventato dal ruggito che aveva in quel momento attraversato il locale. - Sì?

Auron stava guardandolo con aria assassina, sbattendo un piede a terra. - Dove sono i volantini!?

L'alchimista più piccolo del mondo gli si avvicinò, con sopracciglia inarcate. - Qui davanti, non li vedi?

L'ex guardiano vide solo un muro vuoto, ma quando notò che Edward stava indicando all'altezza delle sue ginocchia, abbassò lo sguardo. Dopo un minuto di pacata riflessione, colpì il 'collega' con un pugno in testa. Se fosse stato possibile, avrebbe ridotto la statura del maggiore degli Elric ancora di più.

- COME OSI!? CHE MALE!! IO SONO IL GRANDE ALCHIMISTA D'ACCIAIO, NON DIMENTICARLO!!

- Sarai d'acciaio, ma grande non lo sei di certo. - ribattè freddamente l'uomo, indicando i volantini. - Chi li vedrà qui, eh? I cani?

- I cani non saprei, ma poco fa è venuto un gatto a dirmi qualcosa a proposito del Dj Rakkio.

- E che avrebbe detto?

- Miao.

- ...

- Che vuoi? Mica lo parlo, il gattese.

Auron strappò i volantini dal muro e li rimise in mano al tappo col cappotto. - Attaccali ad altezza d'uomo.

- Come sarebbe a dire!? IO SONO UN UOMO! - sbraitò il ragazzino, infervorandosi ed agitando i pugni. - A che altezza dovrei attaccarli allora, eh!?

Il non trapassato gli passò dei trampoli. - Usa questi allora. E vedi di attaccarli tutti, o ti mando a lavare i cessi.

- Non sono un giocoliere!



Roy scrutava l'ufficio senza vero interesse. Era sorpreso di quanto in fretta i suoi uomini avessero riparato il Quartier Generale, e sapeva che probabilmente il merito era da attribuire principalmente al Maggiore Armstrong. Non seppe esattamente cosa glielo faceva pensare. Forse le molteplici sculture che lo ritraevano ad ogni angolo dell'edificio. Si ripromise di far aggiustare quei dettagli ad Acciaio quando fosse tornato dal suo turno al pub.

Ma tutto ciò non lo interessava affatto. Nella sua mente il Generale aveva ancora gli eventi che si erano susseguiti nell'Epoca Meiji. Certo, aveva detto alla sua famiglia che adesso lui era un uomo nuovo, e che si sarebbe concentrato solo sul lavoro, ma.... Il boccone era amaro lo stesso. E terribilmente difficile da mandare giù.

E certamente la situazione non era resa migliore dalla presenza di Riza nell'ufficio. Il ricordo della festa e del bacio che si erano scambiati era ancora vivido nella sua memoria quanto il 'tradimento' di Kaoru. Ogni volta che ci pensava, Roy si sentiva soffocare. Ormai non gli importava più neanche di scoprire l'origine di quella foto compromettente che Ran aveva così deliberatamente sfoggiato su tutti gli schermi di Central City.

Così, sin dal momento in cui aveva riaperto gli occhi, l'Alchimista di Fuoco aveva mandato fuori Riza a cercare alcuni vecchi casi archiviati su cui potesse lavorare, per lasciarlo solo nell'ufficio nuovo. Da allora, non aveva fatto altro che fissare le proprie mani sulla scrivania, socchiudendo di tanto in tanto gli occhi per lasciarsi andare in lunghi e malinconici sospiri. Era contento che nessuno potesse vederlo in quello stato, ma anche così... si sentiva incredibilmente a disagio. E non era a causa dell'atroce mal di testa che lo aveva risvegliato mezz'ora prima (causata dalle molteplici craniate lungo le scale, ma lui lo ignorava).

- C'è troppo silenzio qui... - mormorò, facendo scorrere gli occhi sui divani e le librerie lungo il perimetro della stanza. - Si vede che manca Havoc. Non c'è neppure più l'odore del fumo impregnato al soffitto.

Fece una smorfia di dolore, quando Riza anticipò il proprio ingresso bussando due volte alla porta. - Signore, ho portato gli archivi che mi aveva chiesto.

Roy la osservò posare i fascicoli sulla sua scrivania, prima di prenderne uno tra le mani e aprire la bocca dalla quale la sua voce uscì roca e vagamente tremula. - Grazie.

Era sul punto di farla uscire con un'altra scusa, quando vide suo padre entrare dalla porta, grazie al cielo senza bussare.

- Vedo che vi siete ripresi in fretta. - commentò l'ex guardiano, guardandosi intorno. - Speri che Sanzo cambi idea?

Roy non rispose alla domanda, e le sue sopracciglia si accostarono lievemente. - Che cosa ci fai qui? Qualcuno ha forse ordinato la pizza?

- Sono solo venuto ad avvisarti che Edward non verrà stasera. E' stato trattenuto al pub per imparare ad usare i trampoli. - Auron si voltò a scrutare, forse con finto interesse, una scultura quasi completamente nuda di Armstrong in posizione da culturista. - Ancora non avete trovato gli scomparsi?

Roy non si sforzò di immaginarsi cosa dovesse farci Acciaio con dei trampoli. - No. Se ne stanno occupando Havoc e gli altri.

- Havoc e gli altri sono scomparsi, Generale. - gli ricordò Riza, tenendo un tono piatto che non lasciò trasparire alcun imbarazzo.

L'Alchimista di Fuoco si massaggiò la testa dolente, come se quella fosse la causa della sua confusione. - Meglio così. Non faranno fatica a trovarsi allora. - borbottò, alzandosi e prendendo gli altri fascicoli. - Ora se permettete, ho un pò da fare.

E dopo quelle parole si chiuse nell'ufficio privato senza neanche un saluto, sotto gli sguardi vagamente impensieriti di Riza e suo padre.

________________________________________________________

Note d'Autrice:
E' davvero difficile scrivere di Riza innamorata, sapete?
Non che nel manga non lo sia.. ma l'Arakawa ha sempre lasciato tutto così subdolamente sottinteso che non ho proprio idea di come dovrebbe comportarsi Riza alle prese coi suoi veri sentimenti (più o meno, si apre solo nel momento in cui crede che Roy sia morto...), perciò a volte temo di averla resa un pò OOC. Spero però che una Riza timida e titubante, in contrasto con il suo comportamento impeccabile e disciplinato di quando è al lavoro, riesca comunque ad intenerirvi e conquistarvi^^

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 33
*** Serie 1 - Capitolo 33: Roy Mustang, il Nuovo Tomb Raider! ***


Capitolo 33 - Roy Mustang, il Nuovo Tomb Raider!

Riza guardò la porta chiusa dell'ufficio privato del Generale, prima di concedersi un sospiro rammaricato. - Era da un pò di tempo che non guardava i casi irrisolti... Con tutto quel trambusto per il Quadrifoglio...

- Tsk. - Auron si voltò per andarsene, ma Riza lo fermò, parlando di nuovo.

- Sir Auron, lei non ha alcuna novità in proposito?

Il non trapassato si voltò a scrutare la ragazza, vagamente incuriosito, ma mantenendo il suo volto accigliato con cui era stato programmato. - Come?

- Non vorrei suonare accusatoria, ma ho l'impressione che ogni giorno lei ne sappia qualcosa di più. - fu tutto ciò che disse il Tenente, congiungendo le mani dietro la schiena, cercando di assumere una postura rilassata e confidenziale.

L'uomo guardò altrove, in pensiero. Scosse poi la testa e la guardò ancora. - Tutto ciò che so è che dovrebbe avere un tatuaggio da qualche parte, a quattro foglie. Mi sbaglio?

Riza annuì. - Sì. Nient'altro?

Auron la guardò, e il suo tono aveva una nota di divertimento. - Mi stai forse interrogando, Tenente Hawkeye?

- Mi perdoni.

- Permettimi una domanda allora. Cosa ti dà quest'impressione che io possa conoscere qualcosa di più in proposito?

- Beh... - Riza fissò gli occhi nei suoi, e per un momento Auron si sentì frugato dentro come la volta in cui furono presentati, di fronte alla Scuola Mitsurugi. Si domandò se fosse attrazione, ma sapeva che ormai alla sua età (e nelle sue condizioni di non morto), ciò era quanto meno impossibile.

Ciononostante non poteva negare che quando guardava quella ragazza c'era qualcosa di strano. Fece per chiedere se anche lei non si sentisse allo stesso modo, ma fu anticipato da Roy. Il figlio si precipitò fuori dall'ufficio a passo svelto, infilandosi un cappotto pesante.

- Generale? - domandò Riza, seguendolo con gli occhi. C'era un leggero tremore nella sua voce. Ad Auron ricordò una bambina che era appena stata colta con le mani nel barattolo delle caramelle.

- Vado al Gagazet. - disse l'alchimista, pacatamente. Auron lo guardò prendere un altro paio di guanti da un cassetto, dall'aspetto più pesante di quelli che portava di solito.

Il Tenente corrugò la fronte. - Al monte Gagazet?

- Sì, per uno dei vecchi casi.

- Ma è quasi sera... Morirà di freddo.

- Sono l'Alchimista di Fuoco. - sbottò Roy, senza guardarla. - So come scaldarmi se necessario.

- Allora l'accompagno.

- No. - Roy finalmente la guardò. Ad Auron parve di scorgere del rossore sotto gli occhi del figlio. Imbarazzo? O rabbia?

- ...Ricevuto. - fu tutto ciò che disse Riza, eseguendo poi un saluto militare.

Roy la imitò e poi salutò Auron con un cenno del capo, prima di sparire nel corridoio a destra.

Sentirono in lontananza le voci dei due soldati di guardia, che avevano guardato Roy uscire dall'edificio in silenzio.

- Ehi, è il Generale Mustang. E' raro che esca in anticipo...

- Che dici... ordiniamo una pizza?

- E' molto distaccato oggi... - commentò Riza, incrociando le braccia e non dando più attenzione agli sconosciuti. - Mi chiedo se abbia a che fare con la sua assenza questa mattina.

- Non badarci troppo. Gli passerà. - Auron camminò fino all'uscita dell'ufficio, voltandosi a guardarla da sopra la spalla con l'occhio buono. - Porta prima a compimento ciò che ti è stato assegnato.

Riza sbattè le palpebre un paio di volte, sorpresa. Si lasciò poi scappare l'ombra di un sorriso. - Questa l'ho già sentita, Sir Auron.

- Hmpf. - Auron alzò la mano destra in un accenno di saluto e poi uscì, sotto gli sguardi curiosi degli stessi soldati di prima.

- Ehi, ma quello non è il cuoco del pub più lussuoso di Central?

- Che dici... ordiniamo una pizza?



- Accidenti, che posto... gelido! - Roy si strinse nel cappotto, alzando la testa verso le vette candide del monte Gagazet. Il sole al di sopra della tempesta le illuminava mentre scendeva al tramonto, rendendole simili a gigantesche lame puntate verso il cielo. Se erano state scaldate dai suoi raggi tutto il giorno, c'era da temere una slavina.

Roy non sapeva per certo cosa lo aveva spinto ad andare lì a quell'ora così tarda. Forse aveva solo bisogno di schiarirsi la mente... ma diamine, c'erano modi ben più salutari di quello! No... qualcosa dentro di sè gli diceva che aveva scordato qualcosa di importante riguardo quel luogo... anche se non sapeva esattamente cosa. Odiava tutti quei buchi nella sua memoria che non accennavano a riempirsi, lasciandolo solo in balia di ricordi ben più recenti che gli stritolavano il cuore come le sadiche mani di un qualche invisibile diavolo.

Quando suo padre voleva scoprire delle sue memorie mancanti, era andato lì. Quindi chissà che non fosse altrettanto fortunato... Per lo meno, l'alchimista sperava di potersi reputare più fortunato di un non trapassato.

Vagò per i sentieri ghiacciati del monte per quel che gli parvero ore, ma che il suo orologio lo informò essere stati non più di quaranta minuti. Ogni tanto, la presa degli stivali cedeva e si ritrovava con la faccia nella neve. Aveva attutito la caduta con le mani già diverse volte, e i suoi guanti erano ormai inutilizzabili. Per fortuna che si era portato il paio leggero dietro... Ma era meglio lasciarlo dov'era finchè non fossero stati necessari. Se si inumidivano anche quelli, allora tutte le sue speranze di sopravvivere in quel posto sarebbero state mandate a puttane.

Stava attraversando una caverna, cominciando a rimpiangere il tepore dalla sua aeronave, quando sentì un rumore sulla destra. Si voltò a guardare, corrugando la fronte. Il suo fiato accellerò leggermente, temendo che fosse un altro di quei giganteschi mostri che abitavano il luogo. Si incantò sulle nuvolette bianche prodotte dal proprio fiato, concentrandosi sull'ascolto.

Di nuovo. Un rumore di sassolini frananti dalla loro originale locazione. Il militare serrò la labbra per contenere il rumore prodotto dal suo corpo, e si schiacciò contro una colonna vicina. Rimase fermo così, a fissare il vuoto davanti a sè per alcuni secondi. Passò un minuto. Forse era stato il vento che entrava da tutte le direzioni di quell'intrico di tunnel... Si sentì stupido per non averci pensato prima.

Stava per sbirciare sulla destra di nuovo, quando sentì altre piccole rocce frananti. Stavolta molto più vicine.. ed un fruscio. Facendo meno rumore possibile, portò una mano alla tasca dove teneva il secondo paio di guanti incendiari. Qualunque creatura si nascondesse lì dietro, aveva scelto il giorno sbagliato per entrare lì.

Calzò il guanto destro e flettè le dita al suo interno saldamente, facendo aderire la pelle al tessuto il più possibile. Inspirò poi a fondo, percependo la presenza del nemico avvicinarsi. Aspettò che l'istinto, suo molteplice salvatore durante la guerra di Ishbar, gli dicesse che era il momento giusto. E il momento arrivò.

Uscì dal suo nascondiglio a piè pari, e portò il medio, l'indice e il pollice in posizione per fare fuoco.

Ma non riuscì a fare nient'altro che aquattarsi verso il basso con la velocità di un gatto, vedendo un proiettile arrivare in direzione della sua faccia.

"Perchè a mio padre non è successo niente del genere, quando c'è venuto lui qui!?" si domandò con un gemito, toccandosi i capelli e guardando il proiettile conficcarsi in una parete di roccia dietro di lui. I capelli c'erano ancora tutti.

Se fosse stato davvero un gatto però, lì ci avrebbe lasciato sì e no cinque vite.

- Ma tu mi perseguiti proprio, eh?

Roy si voltò verso il suo aggressore, digrignando i denti mentre si rialzava. - Senti chi parla! Che diavolo ci fai qui tu!?

Il Supremo lo guardò storto, mettendo via la pistola. - Mi dai di nuovo del tu? Dov'è finito il tuo rispetto verso i tuoi superiori?

- Hmpf. - l'Alchimista di Fuoco incrociò le braccia, guardando altrove. - L'avrò perso col degrado.

- Ancora che ci pensi? Sei davvero un poppante. - Sanzo si portò una sigaretta alla bocca e fece scattare l'accendino, dalla quale però non scaturì alcuna fiamma. Riprovò, e ancora, senza successo. Mise via l'accendino e alzò lo sguardo sul militare. - Ehi tu, accendi.

Roy lo fulminò con lo sguardo. - Perchè dovrei? Quasi quasi la lascio soffocare nella fresca aria di montagna. Scommetto che uno come lei è piuttosto intollerante all'ossigeno.

- Non provocarmi e fai il tuo lavoro, o ti ritroverai sotto ad Havoc prima di quanto immagini.

Il militare si irrigidì disgustato a quel pensiero... non tanto per l'ovvio deplorevole e volgare doppio senso di quella minaccia. L'idea di dover chiamare uno come Havoc 'signore' lo terrorizzava ancora di più. Alzò la mano con uno sbuffo, effettuando un piccolo schiocco. Per un attimo lo sfiorò il pensiero di regolare male l'ossigeno presente nella caverna e di dare fuoco al Supremo (Chi lo saprebbe mai, in un posto così? gli aveva sussurrato una vocina maligna), ma prima che cedesse alla tentazione si limitò a scaturire una piccola fiamma sulla punta della sigaretta del biondo, che ringraziò con un vago movimento delle sopracciglia.

- Allora pivello, che ci fai tu qui? - domandò, soffiando fuori del fumo mentre si guardava attorno.

- Mi pare di averlo chiesto prima io...

- Quel che faccio io non ti riguarda. - sbottò l'altro, voltandosi a fissarlo di nuovo. - Allora?

Roy sbuffò dalle narici, cercando di reprimere la rabbia che sempre più si inerpicava addosso al suo sistema nervoso. - Sono qui per un vecchio caso.

- Credevo che ti avessi personalmente incaricato di trovare il Quadrifoglio.

Ancora una volta, l'alchimista dovette combattere con sè stesso per non dare a quella faccia da schiaffi vicino a lui ciò per cui era palesemente stata creata. - La mia squadra è dispersa, e senza di loro non posso fare niente al riguardo. E poi anche i casi archiviati hanno diritto a un pò di attenzione.

- E allora, di che caso si tratta?

- ... - Roy corrugò la fronte, abbassando lo sguardo sui suoi piedi. - Non me lo ricordo di preciso...

- Cosa? - Sanzo lo fissò per un pò, in silenzio, prima di prendere un'alta boccata di fumo. - Generale Mustang... non starai forse usando il tuo orario di lavoro per questioni personali, vero?

L'altro incassò la testa leggermente nelle spalle. - Mi denunci se vuole. Lei non potrebbe capire comunque.

- Hmpf. - Sanzo scosse la testa come incredulo, spaziando con lo sguardo di nuovo sulle pareti colorate della caverna. - Come se tu fossi tanto importante da scomodarmi a scrivere una nota d'accusa. Chi ti credi d'essere?

Roy alzò gli occhi a fissarlo con le palpebre leggermente abbassate, annoiato. - Questo vuole essere un favore, Eccellenza?

- Vedila come ti pare. - Sanzo alzò le spalle e poi si voltò, incamminandosi nella direzione da cui era venuto. - Seguimi.

- Eh? - Roy lo guardò allontanarsi, sbattendo le palpebre un paio di volte. L'altro però non si dilungò in spiegazioni e sparì nell'ombra di un altro tunnel. Dopo essersi guardato intorno, l'alchimista scosse la testa e si affrettò nella direzione del biondo.

Lo condusse in una caverna più piccola e stretta di quella in cui si erano incontrati. Era anche più buia, e le pareti, prima di un color bronzo simile al marmo rosa, avevano ceduto ad una tonalità bluastra, quasi nera. Roy pensò che dovesse essere fatta di ghiaccio fossilizzato. Si fermarono in una piccola stanza circolare completamente buia, salvo la sommità, molto lontana, di un azzurro tenue. Sì, era proprio ghiaccio.

- Che posto è questo? - domandò Roy, scrutando ancora il soffitto.

- Mi hai preso per uno speleologo? - Sanzo alzò la mano destra ed indicò una colonna che si ergeva in fondo alla stanza, fondendosi col ghiaccio in cima. - Lassù.

Roy seguì la direzione puntata dall'indice del Supremo, e strinse gli occhi. - Non vedo niente...

Sanzo sospirò, e tirò fuori la sua shoreiju.

L'alchimista alzò velocemente le mani, mostrando i palmi. - Ehi calmo! Non è il caso di prendersela così...! C'è un buio tremendo qui dentro.

- Taci e guarda bene. - Sanzo puntò la pistola nella stessa direzione in cui aveva precedentemente indicato e sparò. Il proiettile, al contatto con il materiale fossile sulla colonna, produsse un tenue e brevissimo bagliore. Di nuovo, Roy credette di non aver visto niente, ma proprio quando la scintilla morì, scorse l'ombra di un disegno sulla parete. Un qualcosa di nero e con più curve.

- Che cos'era quello...?

- Vedilo da te. Ma non esagerare con le tue fiamme, o questo posto ci crollerà addosso. - Sanzo mise via la pistola ed incrociò le braccia, riconcentrandosi sulla sua sigaretta, lo sguardo ancora fisso sulla colonna.

Roy annuì e mirò il punto con la mano, focalizzando l'ossigeno nella stanza e regolandolo meglio che poteva. Schioccò poi le dita. Stavolta, la luce prodotta durò qualche secondo di più, e ciò che vide gli fece spalancare gli occhi. - Ma è...!

Sì, stavolta non poteva essersi sbagliato.

Su quella colonna c'era inciso lo stemma di un quadrifoglio.

Velocemente, avanzò verso la colonna. Forse la soluzione del mistero era vicina.

- Io non mi avvicinerei se fossi in te. - borbottò Sanzo, soffiando fuori altro fumo.

- Eh? - Roy lo guardò, senza veramente fermarsi. - E perchè noOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!

- Perchè c'è un burrone. - disse Sanzo serafico, guardando il militare sparire oltre il ciglio, nell'oscurità. Roteò gli occhi e si avvicinò alla sporgenza, guardando giù.

L'Alchimista di Fuoco era aggrappato ad una piccola roccia a diversi metri da lui, livido in volto.

- POTEVI DIRMELO PRIMA, DANNATO BASTARDO!!

- Tu non mi hai chiesto niente. - osservò pacatamente il monaco, con una mano sul ginocchio su cui si era piegato. - E poi sembravi divertirti tanto...

- Davvero... spiritoso! - ringhiò Roy, facendo del suo meglio per tenersi appeso. Cercava disperatamente un secondo appiglio per la mano sinistra, ma continuava a scivolare. - Mi è pure caduto il cellulare nuovo! MALEDIZIONE!

- Serve una mano?

Roy alzò di nuovo lo sguardo, fissandolo con occhi serrati. - Hai forse un braccio di tre metri? Allora sì.

Il Supremo fece scorrere lo sguardo attorno a sè, finchè non trovò ciò che cercava: una vetrinetta con dentro una corda, con scritto 'Rompere in caso di Emergenza'.

"Che organizzazione." pensò Sanzo, prendendo la corda e calandola. - Aggrappati, pivello.

- E questa da dove salta fuori!?

- Magia di Hollywood.

- Ma perchè funziona solo con te!?

- Lamentati ancora e lascerò la presa. - rispose Sanzo, cominciando a tirare la corda. Non aveva mai apprezzato l'attività fisica. - Vedi di darti da fare per issarti anche tu! Non ho intenzione di sgobbare per te.

- ...Aspetta. Fermo. - la voce di Roy arrivò alle sue orecchie tremendamente calma, l'alchimista sembrava distratto da qualcosa.

- Che c'è ora? - Sanzo si sporse per guardare. Roy stava guardando intensamente qualcosa lungo la parete.

- Cala la corda. - disse, alzando lo sguardo. - Voglio scendere.

- Se vuoi lascio andare del tutto.

- Dacci un taglio e aiutami! Credo di aver trovato qualcos'altro.

Sanzo sbuffò, indeciso se dargli retta e seguire la propria testa come al solito e mollare la corda. Sotto minaccia degli autori, optò per la prima idea.

- Ok, basta così. - Roy aspettò di fermarsi completamente, e toccò ciò che aveva trovato. Era un altro simbolo con lo stemma del Clover, messo chissà come in quel posto così fuori mano. All'immediato contatto con le sue dita, l'incisione si illuminò di un verde sgargiante, e le pareti della stanza presero a tremare pericolosamente.

L'Alchimista si stava già affrettando a tornare su, quando vide delle sporgenze fuoriuscire dalla parete che aveva appena toccato, andando a formare una scala a chiocciola lungo tutto il burrone attorno alla colonna fossile.

FdS: Tomb Raider a noi non ci fa un baffo!

GK: Haha!

Roy&Sanzo: -.-

- Wow... - Roy poggiò un piede sul primo scalino, incerto. Quando vide che era abbastanza solido da reggere il suo peso con tranquillità, lasciò andare la corda. - Una tecnologia simile in un posto come questo... Chissà da quanto è qui.

Sanzo aveva intanto legato la corda ad un appiglio fatto apposta ed era sceso anche lui. Si guardò attorno circospetto. - Sembra che vada molto in fondo...

- Dovremmo scendere? - domandò l'Alchimista di Fuoco, dubbioso.

- Tu che dici?

- Ma è buio pesto laggiù. - Roy incrociò le braccia. - Hai della legna?

- No ma so dove trovarla. - Sanzo guardò alla propria sinistra ed indicò un'altra vetrinetta, questa volta contenente due bastoni di legno.

Roy lo fissò di sbieco per alcuni secondi. - La vita da Supremo è proprio facile.

- Non ne sarei così convinto. - Sanzo spaccò la vetrina e gli passò una delle torce. - Ora fa il tuo lavoro.



I due giunsero dopo poco in fondo alle scale, dov'era sito un lungo corridoio pieno di strane statue dall'aspetto vagamente simile a dei mobili.

- Vedi niente di utile? - domandò Sanzo, guardandosi attorno con la propria torcia.

Roy stava osservando degli strani simboli. - Sembrano le scritte dell'Ikea. - disse dopo un pò, indicando una specie di libreria recante il nome FARSTHULEN. (chissà perchè insistono a dargli dei nomi così assurdi ndFdS) (Perchè sì ndIkea)

- Qui c'è una porta. - Sanzo guardò in alto, leggendo una scritta nella stessa arcana lingua. 'USHIKTA DI SERFISSIEN DE MAKAFZINEN'

Roy gli si affiancò, leggendo a voce alta la scritta sulla porta. - Aserdutyjik koiyhge weaqe seona wuertyuno poturisca...? Secondo te che vuol dire?

- Non lo so, ma è bloccata. - Sanzo dette prima un forte calcio alla porta, e poi provò la maniglia, mentre Roy lo guardava vagamente confuso. - Proviamo quel portone là in fondo.

L'alchimista annuì e si avvicinò al portone, spingendolo prima leggermente, poi con forza. - Sembra chiuso anche qui.

Sanzo lo fissò in silenzio.

- Hmm... - Roy avvicinò l'orecchio al portone, bussando e poi restando in ascolto. - No...

Sanzo lo fissò in silenzio prendere la rincorsa.

Roy tirò una fortissima spallata al portone, senza successo.

Sanzo lo fissò il silenzio prendere ancora più rincorsa.

Roy colpì la porta con un calcio volante e si sfracellò a terra. - Sigh... La mia promozione a Comandante Supremo è qui dietro e io non posso entrare!

Sanzo scosse la testa e aprì il portone sotto gli occhi sconcertati del militare, guardandolo con un sopracciglio inarcato.

Roy si corrucciò. - Magia di Hollywood?

- No. - Sanzo indicò il cartellino affianco il portone, con scritto 'Tirare'.

Roy: E' ridicolo che ci sia una scritta in Italiano quando qui è tutto in Ikeiano!

FdS: Che vuoi? Neanche dovreste capirlo l'Italiano. Siete giapponesi.

Sanzo: E questa sì che è magia di Hollywood.

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Note d'Autrice:
Ad essere sincera ero un pò stanca oggi, ma ascoltare il mitico Caparezza mi ha ispirato a continuare. Spero che Roy in versione Tomb Raider piaccia (ma non chiedetemi di metterlo in pantaloncini aderenti... ci ho già provato! sob). Anche se assieme a Sanzo i due mi ricordano più Jak e Daxter XD... Da quant'è che non ci gioco... Quasi quasi lo farei adesso.
Ma scrivere questa storia sembra molto più divertente al momento! Cosa attenderà Roy e Sanzo oltre il misterioso portone? Stay Tuned!
P.S.: Se non sapete cos'è l'Ikea, meglio per voi! Comunque è vero che usano nomi assurdi. Una volta giurerei di aver visto un lampadario che si chiamava Kinoc XD
P.P.S.: Parlare l'Ikeiano è facile! Pensate intensamente a ciò che volete scrivere, poi portate le mani ai lati della tastiera, afferratela saldamente, e colpitela con la testa più e più volte. Quando avete finito, sullo schermo sarà apparso ciò che voleva scrivere, in puro Ikeiano!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 34
*** Serie 1 - Capitolo 34: Il Quartier Generale del Nord ***


Capitolo 34 - Il Quartier Generale del Nord

Oltre il portone i due trovarono una stanza circolare di discrete dimensioni. La prima cosa impossibile da non notare, era il bagliore color smeraldo che sembrava impregnare le pareti tutt'intorno. Al centro erano site delle strane vasche piene d'acqua luminosa.

- Da dove arriva questa luce insopportabile? - domandò Roy, strizzando gli occhi mentre si avvicinava al centro.

Sanzo lo guardò un attimo. A lui la luce sembrava non fare alcun effetto. - Piuttosto, cosa sono quelle?

- Beh... sembrano diverse da quelle che ho visto sui libri, ma... - Roy poggiò la mano su una delle strane vasche. Era di uno sconosciuto materiale bianco, e vibrava leggermente sotto il suo contatto, come se all'interno vi scorresse elettricità attiva. - Sembrano delle celle di coltivazione a tempo fermo, come quelle in dotazione alla tempolizia.. Lavorano più o meno come le celle d'ibernazione, solo che anzichè bloccare le attività corporee con il freddo agiscono sui tachioni e le energie del tempo stesso, ma probabilmente lo sai, visto che sei tu quello che controlla la creazione dei portali temporali. - scosse la testa, guardandosi attorno. - Sono tutte vuote. Ehi, ce n'è una aperta.

Sanzo, che aveva ascoltato in silenzio mentre passava davanti a tutti i loculi, si fermò di fronte ad una di esse, il cui vetro era infranto. L'acqua la riempiva solo nel fondo, e quella che doveva essere fuoriuscita doveva essere evaporata da tempo. La temperatura in quella stanza era decisamente mite, paragonata a quella della grotta in cui l'avevano trovata. - Questa è rotta, invece.

Roy, che stava ancora esaminando la cella aperta, si voltò e lo raggiunse. Scrutò il pavimento. - I vetri sono sparsi fuori, quindi è stata infranta dall'interno...

Il monaco passò una mano su un simbolo all'interno della cella, rappresentante un quadrifoglio. Estrasse la mano ed esaminò le proprie dita, ricoperte di quella strana acqua fosforescente. - Che fosse qui che era tenuto rinchiuso?

- Parli del Quadrifoglio? - l'espressione di Roy si indurì, e guardò le altre celle. - In questo caso, forse sarebbe più corretto che era qui che erano tenuti... Non ci sono corpi, quindi...

- Quindi ci sono almeno due quadrifogli in giro. - completò per lui Sanzo, annuendo.

- Ma c'è qualcosa che mi sfugge. - l'alchimista si portò una mano al mento. - Queste sono senza dubbio celle di coltivazione a tempo fermo. La struttura di questo liquido è la stessa utilizzata per i portali della tempolizia. Ma il Tenente Generale Gingetsu mi aveva detto chiaramente che i Quadrifogli sono immuni alla manipolazione del tempo. Dunque che senso avrebbe tenerli qui?

Sanzo si voltò a guardarlo di colpo. - Come fai a ricordarti di quell'uomo?

- Eh? - Roy corrugò la fronte. - Perchè dovrei essermi dimenticato di lui?

- Da quel che ho capito ti sei dimenticato di parecchie cose... Neppure ti ricordavi che tuo fratello era un Trifoglio.

L'Alchimista ci pensò su per un attimo, poi scosse le spalle. - Non ne ho idea. Ricordo di aver parlato con lui nel mio ufficio però... Credo che fosse lì perchè era stato proprio lui ad ordinarmi di trovare il Quadrifoglio. E' venuto al Quartier Generale, mi ha spiegato un pò di cose sull'incarico, anche se era restio a farlo... e poi è andato via. Tipo veramente odioso e poco loquace... degno fratello del Tenente Hawkeye, direi.

Alzò lo sguardo sul monaco. Sanzo lo fissava severamente, come se avesse detto qualcosa di profondamente sbagliato. Gli rivolse allora uno sguardo interrogativo. - Che c'è?

- Niente.... - Il Supremo avanzò verso il centro, guardandosi intorno. - E' possibile che sia stato qui che hanno scoperto della loro immunità. E che dopo siano stati trasferiti altrove... Questo posto sembra inutilizzato da un bel pò di tempo. Comunque sembra che l'unico che potrebbe darti delle risposte sia proprio quel generale.

- Allora perchè non mi promuovi, così posso andare lì e costringerlo a sputare fuori tutto? - domandò il militare, con occhi sbrilluccicosi.

Sanzo lo fissò disgustato. - Scordatelo. Se fosse per me...

Ma il monaco dagli occhi all'ingiù fu interrotto da un pezzo di maceria che decise che era ora di cadere giù dopo tanto tempo passato attaccata al soffitto. I due guardarono in alto, sorpresi. Ovviamente, appena lo fecero, tutto cominciò a tremare pericolosamente.

- Chissà perchè succede sempre così...

- Sta zitto e corri, scemo! - disse Sanzo, cominciando a correre verso l'uscita.

Anche Roy cominciò a correre verso l'uscita.

Sanzo: Che copione...

Roy: E secondo te io muoio lì dentro!?

E con questo tono allegro i due corsero fuori dalla caverna, su per le scale e si ritrovarono di nuovo nell'implacabile tempesta di neve del Gagazet. Le tanto temute cime che Roy aveva osservato nel capitolo precedente avevano ceduto, e tonnellate di neve coprivano adesso il posto da cui erano appena usciti.

- Due... Adesso sono due... - ansimò Roy, tenendosi il petto. - E io che speravo di avere qualchECCIU'!

Il monaco incrociò le braccia, buttando il mozzicone della sigaretta che era finalmente terminata. - Comunque, un quadrifoglio dovrebbe essere alla centrale del Nord, stando alle mie informazioni. Quindi concentrati a trovare l'altro.

- Che cosa? - Roy scosse la testa, incredulo della quantità di cose che il Supremo sapeva al riguardo. - No, credo che tu stia parlando di A. Lui è un trifoglio.

- No, quello è a Zanarkand. - disse Sanzo senza scomporsi, mentre Roy si lasciava andare ad un altro starnuto. - Al Quartier Generale del Nord hanno un quadrifoglio. Ti hanno pure mandato le foto del suo tatuaggio come segno di riconoscimento per quello fuggito, mi sembra.

- Questa Magia di Hollywood è davvero irritante, sai?

- Tsk. - Sanzo non gli diede retta. - Accidenti... Avremmo potuto trovare delle informazioni importanti lì dentro.

Roy si soffiò il naso, guardando anch'egli il lato della montagna franato. - Temo che dovrò aspettare a prendere la scrivania da Comandante Supremo. Ma una cosa è certa...

- Quale?

- Non la prenderò all'Ikea! - Roy stava tremando come un trapano in funzione. - Oh beh... suppongo che sia ora di fare una visita a quel pitorfo.

- Buona fortuna. - disse semplicemente Sanzo, dandogli le spalle ed incamminandosi.

Roy lo guardò stranito. - Vuoi dire che non vieni?

- Perchè dovrei? Questa faccenda non mi interessa, e da quel che ho visto, ciò che cerco non è qui. - Sanzo sventolò una mano. - Divertiti al Quartier Generale del Nord. E dammi del lei.

E così il Supremo sparì di nuovo di scena, mentre Roy lo guardava accigliato, come un bambino offeso.



Sanzo si fermò in un sentiero, sentendo un rombo provenire da un punto più in alto della montagna. Alzando lo sguardo, osservò l'aeronave del pivello alzarsi in volo e sparire, diretta al Quartier Generale del Nord.

"E così qualcuno ha pensato bene di modificare i suoi ricordi... Tsk." Scosse la testa, prendendo l'accendino per una nuova sigaretta. Si ricordò solo allora che era scarico. Con uno sbuffo, lo ripose e riprese a camminare. "Tutta questa faccenda è terribilmente seccante."



Gli parve un miracolo riuscire a raggiungere l'aeronave. Dopo essersi fatto un tè caldo, Roy accese i motori e, inserito il pilota automatico, fece una telefonata. Sapeva benissimo che anche se ormai era sera inoltrata, quella scema sarebbe rimasta ad aspettarlo in ufficio come un cane da guardia.

Per cui aveva tutta l'intenzione di dirgliene quattro e mandarla a casa.

Il telefono squillò una volta sola prima che la sua voce rispondesse al ricevitore, dolce e... c'era una vena di timore? A Roy parve di sì. Era però agghiacciato più dal fatto che Riza sapesse che era lui prima ancora che avesse parlato.

- Pronto, Generale Mustang?

- A-ah... salve... ehm.... - Roy si odiò, percependo il principio di un arrossamento sul suo volto.

- Generale, sta bene? La sua voce è strana.

- Sì. - Roy si raddrizzò. - Non è niente. Ho solo preso un raffreddore.

- Ho l'impressione che abbia preso un pò di freddo, Signore.

- Ti dico che non è nulla. - sbuffò lui, guardandosi attorno imbarazzato sebbene fosse solo. - Volevo solo dirti di non aspettarmi in ufficio, ho intenzione di fare una deviazione.

Riza ci mise qualche secondo in più a rispondere, ma il suo tono era più piatto. Sembrava sforzarsi di suonare incuriosita. - Una deviazione?

- Sì. - Roy represse uno starnuto a fatica. - Vado al Quartier Generale del Nord.



- Che sorpresa... Il pivello.

Roy guardò Gingetsu dal basso, con un leggero tic all'occhio destro. "Perchè mi chiamano tutti così in questa fanfiction?"

Incrociò le braccia, mentre Gingetsu scendeva dalla grande scalinata per raggiungerlo. - Buonasera a te, Stupido Biondo versione 2.0...

- Colonnello Hawkeye, prego.

Roy inarcò un sopracciglio. - Non eri un Tenente Generale, tu?

Gingetsu rispose con la sua solita voce quasi meccanica. - Dopo qualche ripensamento il Supremo ha deciso che riavvicinarmi ai miei uomini avrebbe aiutato a rinconciliarmi con me stesso.

L'alchimista di stato annichilì. "Quello cambia idea davvero in fretta...!"

- A cosa devo questa visita... Signore? - domandò il bifoglio, scrutandolo da dietro i suoi odiosi occhiali.

A quelle parole Roy si rese conto di quel che aveva veramente fatto il Supremo. Adesso Gingetsu era inferiore a lui, quindi...

Lo aveva in pugno! "Però sarebbe stato molto meglio se mi avesse semplicemente promosso e non degradato..." Piagnucolò poi nella propria mente.

Con un sorriso pieno di sè, il Generale incrociò le braccia, ritrovando tutta la sua spavalderia. - Sono qui per vedere il quadrifoglio.

Il fratello di Riza impiegò qualche secondo per riprendersi dalla sorpresa e reagire, sebbene come sempre, non lasciò alcuna emozione trasparire in volto. - E lei come sa del quadrifoglio qui?

Roy si strinse nelle spalle, senza abbandonare la sua espressione sorniona. - Ho le mie fonti. Fatti gli affari tuoi.

- Irriverente come al solito.

- Che vuoi? Sono un tuo superiore adesso, bada a non farmi arrabbiare, piuttosto. - senza aspettare che gli fosse fatto cenno di entrare, Roy iniziò a salire la scalinata, seguito a ruota dal colonnello.

- Qui è sempre e comunque un ospite, senza un mandato dal massimo superiore del suo Quartier Generale...

Roy inarcò un sopracciglio. - Ti riferisci al Comandante Supremo? Molto conveniente, considerando che lo avete tenuto all'oscuro di tutto quanto riguardante l'Azlight, così come il Supremo.

- Hmpf.

- Piuttosto. - continuò l'alchimista. - Come mai tenete un quadrifoglio al di fuori del centro di ricerca? O forse... è proprio qui?

- L'ubicazione del Centro di Ricerca Azlight è top secret, onde evitare scompigli. - rispose rapido Gingetsu, superandolo per indicare un corridoio sulla destra.

Roy lo seguì, guardandosi attorno distrattamente. Non era poi tanto sorpreso del fatto che Gingetsu avesse evitato la sua prima domanda, come al solito. - Risponderesti così anche al Supremo?

- Non mi scomoderei a chiamare il Supremo per un'ispezione al Centro di Ricerca, non ci sono più quadrifogli lì. Inoltre, ormai...

Fu interrotto da una porta che avevano appena sorpassato, che si spalancò rumorosamente. I due si voltarono lentamente, e Roy osservò piuttosto stupito uscire un ragazzino. Li guardava con occhi grandi e un sorriso entusiasta gli si aprì velocemente in viso. - Papà!

L'Alchimista di Fuoco guardò il bifoglio, sorpreso. Gingetsu invece, abbassò lo sguardo sul bambino. - Angelo, ti avevo detto di non uscire.

- Lo so, scusa. E' che ti ho sentito arrivare... - Angelo, se questo era il nome del ragazzino, scrutò Roy con le sue grandi iridi azzurre. Aveva i capelli albini, tendenti all'argento anche più del biondo estremamente chiaro del padre. - Ma lei è quell'alchimista di stato, vero!?

- Angelo. - lo richiamò Gingetsu fermo, prima che Roy potesse dire qualcosa. - Torna a studiare adesso. O vuoi forse tornare all'abbazia di Maella?

Angelo strizzò un'occhio in una giocosa espressione di dolore. - Oops, da quel noioso dell'Abate? Nossignore! - disse, prima di chiudersi di nuovo dentro la stanza da cui era uscito con lo stesso vigore di prima.

Roy guardò di nuovo Gingetsu, e quello distolse lo sguardo. - Chiedo scusa per l'irruenza di mio figlio. Non ha una figura materna, perciò sono costretto a tenerlo con me quando lavoro.

- Non fa niente. - disse Roy pacatamente.

Gingetsu lo guardò di nuovo, forse sorpreso che l'alchimista non avesse colto l'occasione per prenderlo in giro con qualche battutaccia. Per fortuna lasciò stare la questione e riprese a fargli strada attraverso i freddi corridoi.

Roy avrebbe voluto farsi gioco di lui per l'avere un figlio tanto irruento, eccome! Ma non ci era riuscito... A giudicare dal suo aspetto, l'alchimista non aveva potuto fare a meno di pensare che Angelo dovesse avere più o meno la stessa età del figlio di Kaoru. Quel ricordo doloroso gli aveva tolto tutta la voglia di scherzare...

Era esilarante, eppure così pesante per lui... Ringraziò tuttavia mentalmente Gingetsu per non aver chiesto spiegazioni. - Che cosa stavi dicendo riguardo al quadrifoglio?

- Non è più qui. - disse Gingetsu dopo alcuni secondi, fermandosi di fronte ad una porta a vetri.

- Cosa!? - Roy lo guardò con occhi sgranati. Voltò poi lo sguardo oltre la porta a vetri, che si aprì con un sibilo quando Gingetsu pose il proprio tatuaggio, sul polso, sotto un led affianco. Conduceva ad una strana stanza piena di piante, che dapprima a Roy era parsa come una serra, ma notò poi che la disposizione delle piante era completamente casuale, come una specie di magnifico giardino.

Un piccolo Eden.

- Wow... cosa... - boccheggiò.

- Lei viveva qui. - disse calmo il bifoglio, fermandosi con Roy al centro della stanza. L'alchimista alzò gli occhi. Il soffitto era molto luminoso, e si chiudeva in una cupola vetrata sotto ad uno splendido cielo azzurro. Con ogni probabilità, falso. La stanza era inoltre molto più calda del resto del Quartier Generale, ma non soffocante.

- Lei? - domandò dopo poco.

- Il quadrifoglio.

Roy corrugò la fronte. - Il secondo quadrifoglio era una donna?

- Ormai non dovrei più interessarmi a queste cose, ma sì. - il colonnello si guardava attorno molto lentamente, quasi con aria sognante, sebbene la sua faccia fosse ancora marmorea. - Se n'è andata tre anni fa. Aveva venti anni.

L'alchimista scosse la testa. - E poi, cosa è successo?

Il bifoglio sembrò rabbuiarsi. Gli dava le spalle, e fissava un grande albero bianco in fondo alla sala. Era ricoperto con foglie perlacee, di una specie che Roy non aveva mai visto.

- E' morta? - domandò.

- Perchè le interessa? - chiese l'altro, guardandolo da sopra la spalla.

- Sto facendo un'indagine, dopotutto. Potrebbe essere un dettaglio rilevante, mi sembra. - fu tutto ciò che riuscì a dire Roy. La scusa del detective era sempre efficace. - Potrebbe darmi degli indizi per il quadrifoglio che sto cercando.

Gingetsu ci impiegò un minuto buono per rispondere. - E' fuggita.

Per la seconda volta, Roy non potè contenere il suo stupore. - Che cosa!?

Gingetsu si voltò verso di lui, con le mani congiunte dietro la schiena. - La cosa sembra sorprenderla.

Roy frustò il braccio in direzione dei soldati che erano di guardia all'ingresso della stanza, spazientito. - E' scappata da sto posto, dove l'organizzazione, il rigore e la disciplina regnano sovrani!?

Il bifoglio non si scompose. - Pare sia stata aiutata da un soldato.

- Wow... - Roy scosse la testa. - Ho una domanda... Se è scappato un quadrifoglio tre anni fa, perchè avete mandato una richiesta di intervento a me solo quando è fuggito il secondo?

- Ad essere sinceri, il quadrifoglio che lei sta cercando si è sottratto al suo stato di detenzione molto tempo prima di quello che era qui... - Gingetsu fissò Roy scaraventarsi a terra dalla sorpresa, e continuò impassibile. - Ma di preciso non saprei da quanto.

Roy si rialzò lentamente, tremando di rabbia. - E perchè... di grazia... vi muovete per cercarlo solo adesso?

- L'indagine è stata messa a mio carico dall'Azlight solo questo anno. - rispose meccanicamente Gingetsu, guardando altrove. - Penso che fino ad allora lo abbiano cercato per conto loro... Comunque, non è una questione che mi riguarda.

Roy era un fascio di nervi. - Dovrei proprio andare a dirgliene quattro a quelli... - si bloccò a metà della frase però, ricordando ciò che aveva visto non molto tempo prima. - Aspetta... Allora forse è da lì che è scappato....

Il bifoglio lo squadrò un attimo, e sebbene restio nell'interessarsi a cose che non erano più di sua competenza, avanzò una domanda. - Chiedo scusa, Signore... di che cosa parla? ?

Fissò il colonnello per un pò, soppesando le possibili conseguenze... Era forse il caso di tenersi tutto per sè? Per qualche motivo, il fratello di Riza non era più incaricato della ricerca del quadrifoglio. Con la memoria Roy tornò indietro al suo primo incontro con quel uomo, nel proprio ufficio. Ricordava solo alcuni stralci della conversazione, c'erano delle parti troppo vaghe e quasi... oscurate nella sua mente riguardo quel giorno. Quanto sapeva? Era il caso di fidarsi?

Beh, a conti fatti... le persone 'pericolose' a cui avrebbe potuto spifferare tutto erano o qualcuno che in fondo sapeva già (il Supremo), o qualcuno che Gingetsu non sembrava assolutamente intenzionato a coinvolgere nell'intera faccenda, ovvero il Comandante Supremo. Chiunque altro avrebbe potuto fare poco o niente... e in più c'era da contare che era il fratello di Riza Hawkeye. Riza non andava mai a parlare di cose di lavoro con gli estranei.

Dunque non c'era pericolo.

Si strinse nelle spalle. - Arrivo giusto adesso da un posto molto strano che ho trovato sul Monte Gagazet. - disse, interrompendo il contatto visivo con il bifoglio. - Una specie di camera d'ibernazione. C'erano simboli di quadrifoglio ovunque.

Per un attimo, percepì una fastidiosissima sensazione alla testa. Come un ultrasuono, ed un principio di nausea. Si voltò di scatto, combattendo contro un imminente capogiro, e guardò Gingetsu.

E subito quel malore cessò.

- Ah sì? - stavolta fu il bifoglio a guardare altrove, incrociando le braccia. - Pensa di aver trovato qualcosa di rilevante?

- Sospetto che fosse dove erano tenuti i quadrifogli in origine. - disse Roy, portandosi una mano alla testa distrattamente. - Anche se come posto sembrava molto vecchio... Antico, direi.

- Hm.

- Erano chiaramente delle capsule per fermare il tempo quelle che ho visto lì dentro. - aggiunse Roy, avvicinandoglisi. - Ma ricordo bene quello che mi hai detto. Coi quadrifogli quella roba non funziona, giusto?

- Corretto.

- E quando se ne sono accorti?

Gingetsu abbassò lo sguardo su Roy. - Non saprei. Quando venni accolto nell'Azlight, era già un fatto risaputo. Solo i trifogli venivano sottoposti al trattamento che fermava il tempo.

L'alchimista annuì. - Quindi è sicuramente una lunga storia... Il genere preferito da mio padre, si direbbe.

- Questa vuole essere ironia?

- Sei per caso imparentato con quel canadese di Due South, tu?

Gingetsu fissò Roy, fermo come una statua e muto come un pesce.

- Sì, era ironia. - disse il generale con sguardo annoiato. - Quindi ammettiamo che molto tempo fa avessero tentato di bloccare le funzioni temporali di un quadrifoglio, e che questo sia scappato... e che sia proprio quello che cerco io... Molto probabilmente adesso sarà vecchio. O magari è già morto e nessuno lo sa. Accidenti! Se solo avessi l'occasione di tornarci e cercare più indizi...

- Non può? - domandò il colonnello, forse con eccessiva curiosità.

Roy schioccò la lingua in un'espressione stizzita. - No, è crollato tutto. Sono punto e a capo... che puoi dirmi di questo quadrifoglio femmina?

- .....

- Forza, non farti cavare le parole di bocca con una pinza!

- Hmpf. - Gingetsu guardò altrove. - Ha i lineamenti nordici. Capelli e pelle molto chiara.

- Ed è possibile che anche il secondo quadrifoglio sia così?

- Non saprei. Ma dubito sia così... - Gingetsu si affrettò ad aggiungere, dopo lo sguardo interrogativo di Roy. - Da quel che ne so, non erano imparentati.

Roy incrociò le braccia. - E dimmi, come mai non l'avete ancora trovata a distanza di tre anni? Visto che sapete pure che aspetto ha...

- Di donne così ce n'è molte, Generale. - Gingetsu iniziò ad avviarsi verso l'uscita, e Roy lo seguì. - Se cominciassimo ad esaminare ogni donna bionda in Sublimation, si creerebbe il panico. Per adesso ci limitiamo a 'scandagliare' varie zone alle ricerca delle fonti di potere maggiori.

- E non riuscite a trovarla così?

- Probabilmente tiene il suo potere ad un livello minimo di proposito.

Roy sospirò pesantemente. - Capisco, niente di rilevante anche qui...! - si portò poi una mano al naso, starnutendo sonoramente mentre sorpassavano le guardie.

- Mi pare un pò raffreddato, Signore.

- Tu dici? - Roy lo guardò storto, ma Gingetsu non proseguì il discorso.

- Vorrei chiederle un favore, se mi è concesso.

- Eh? - l'alchimista inarcò un sopracciglio, e si vide passare qualcosa nella mano.

- E' un regalo per mia sorella. - disse brevemente il colonnello. - Le dica di prenderle tutti i giorni, una volta al giorno.

- E tu a tua sorella regali delle pillole calmanti? - commentò Roy, sempre più sbigottito.

- La prego di astenersi dal porre giudizi riguardanti questioni personali. - Gingetsu gli voltò le spalle e fece per andarsene, dopo che ebbero raggiunto l'uscita. Si voltò dopo alcuni passi. - Mi saluti il trifoglio Ran, Generale Mustang.

Roy agrottò la fronte. - Sai pure che Ran è un trifoglio...?

Gli parve di scorgere l'ombra di un espressione confusa sul volto di Gingetsu, o su quel poco che gli era consentito vedere. Sentì inoltre di nuovo quella fastidiosissima sensazione alla testa, e questa volta durò leggermente più a lungo di prima. - Che cosa...?

Quando cessò, rialzò lo sguardo su Gingetsu, e a poco inorridì nel vedere l'accenno di un sorriso all'angolo sinistro della sua bocca. - Stia bene, Generale.

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Note d'Autrice:

Accidenti che capitolo lungo oggi! Ma sono davvero contenta di averlo scritto. E quasi quasi mi metto subito a lavorare sul prossimo!
L'avrei finito prima, se non avessi dovuto portare il gatto dal veterinario (niente di serio, solo un raffreddore!).
Inoltre, recentemente ho iniziato a leggere One Piece, sebbene siano mesi che ho i manga a casa... non ho mai avuto il tempo e la voglia di leggerli. Avevo già visto l'anime quando è uscito per la prima volta, nel 2002 credo? Mi era piaciuto, ma dopo che quella piccola renna di cui non ricordo il nome si era unita alla ciurma, ho smesso di guardarlo, non so perchè.
Comunque il manga mi sta appassionando molto! Sono tentata di spendere il resto dei miei risparmi per comprarmi tutti i numeri. In futuro mi piacerebbe mettere dei personaggi di One Piece in Sublimation. Il mio preferito per ora è Mihawk Occhio Di Falco... ma ho paura che mettere un personaggio così figo in questa fanfic mi porterebbe solo a metterlo inesorabilmente in ridicolo. Il mio secondo preferito è Zoro o Sanji, sono indecisa.

Spero che qualcuno abbia gradito l'inserimento di Angelo nella storia (è di Dragon Quest: L'Odissea del Re maledetto, nel caso non lo sapeste). E' uno dei miei bienamini (eh sì, ho un debole per quelli coi capelli argentei... ), per cui trattatelo bene! In questa serie ha un ruolo di comparsa, ma lo vedrete più spesso quando sarà cresciutello! Se vi chiedete chi è la mamma, non ve lo dicoooooooooooo!

Ah, ho anche pensato a un'idea per una fanfiction che potrei scrivere a parte un giorno. E' un fantasy, perchè racconta di me e di qualcuno che, finalmente scrive un commento su questa storia. Chissà cosa succederebbe?? XD

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 35
*** Serie 1 - Capitolo 35: Che Guaio, Hawkeye! ***


Capitolo 35 - Che Guaio, Hawkeye!

Il giorno seguente, a casa di Roy Mustang...

Ran uscì dalla biblioteca, sgranchendosi leggermente le spalle. Anche questa volta si era addormentato lì.

Si guardò attorno, strofinandosi gli occhi. Ormai lo faceva spesso, di spostarsi da casa di Roy a quella di suo padre a piacimento, dormendo in uno o l'altro posto. Dal canto loro, suo fratello ed Auron sembravano essersi abituati velocemente a quella sua abitudine.

Però era strano... Quando dormiva da Roy, era solito svegliarsi molto presto a causa di tutto il trambusto che faceva l'alchimista nel prepararsi per andare a lavoro. Invece quel giorno regnava il silenzio assoluto nella villa.

"Non sarà rimasto a dormire in ufficio? Se è così, farò meglio a sbrigarmi e mandare il mio nuovo regalino in onda." pensò, guardando il floppy disk nella sua mano sinistra. Non si accorse del ghigno malefico che gli si era formato in volto. "Quanto adoro la tecnologia."

Il risveglio dei suoi poteri aveva apportato decisamente qualche modifica nel suo carattere.

Prima di tornare al computer per compiere la sua malefatta, decise di andare in camera di Roy a controllare che fosse effettivamente assente. Non era da escludere che non si fosse svegliato in tempo per il lavoro, anche se non era mai successo prima... Roy si lamentava spesso e volentieri quando si alzava, buttandosi giù dal letto quasi sempre all'ultimo minuto, quindi Ran non si sarebbe sorpreso poi tanto se prima o poi lo avesse visto fare tardi.

Restò invece molto sorpreso lo stesso, quando lo trovò a letto.

- Ma che fai ancora lì? - sbottò, senza neanche un buongiorno. - Roy!!

L'alchimista si lamentò, girandosi sulla schiena per guardarlo. - Ugh.. che vuoi?

Ran inarcò un sopracciglio, e la sua espressione era tremendamente somigliante a quella che spesso assumeva l'Eroe di Ishbar. - Il lavoro!

Roy si voltò di nuovo sul fianco, con voce lamentosa. - Lasciami in pace, ho già chiamato. Non vado oggi.

- Perchè? - il trifoglio si maledisse nel notare un certo dispiacere nella sua domanda.

- Sto male, non ci arrivi? - mugugnò l'adulto, con un sospiro pesante e tirandosi la coperta quasi sopra la testa. - Dài, lasciami in pace.

Il ragazzino storse un angolo della bocca, incrociando le braccia. - Almeno hai preso qualcosa?

- Ho già preso la febbre, che altro dovrei prendere? - disse la voce di Roy, attutita sotto il tessuto della coperta.

Ran roteò gli occhi e uscì dalla camera, sbuffando come un treno. Quel cretino gli aveva mandato a monte il piano della giornata.

Anche se forse, divertirsi non sarebbe dovuta essere la sua principale occupazione. Il che era triste per un bambino. Ma Ran c'era nato triste, quindi nessun problema.

Però c'era anche da ammettere che, per quanto avesse cercato, sia in casa del fratello che nel suo database personale non c'era niente che potesse aiutarlo a trovare il quadrifoglio. La ricerca era ancora agli inizi.

Uscì in strada senza neanche avere un piano preciso in mente. Dopotutto Newton aveva scoperto la gravità quando gli era caduta una mela in testa, quindi Ran pensava che forse anche lui aveva bisogno di aspettare un qualche evento imprevisto e fuori dall'ordinario che lo indirizzasse sulla giusta via. Intanto però, doveva fare qualcosa.

"Visto che quel pirla è a letto, potrei andare a cercare quegli sbandati dei suoi uomini..." pensò incamminandosi. "D'altro canto non sarebbe divertente se non ci fossero a guardare la sua faccia quando diffonderò quelle immagini... E in più lo aiutano a cercare il quadrifoglio, no?"

Arrestò il treno dei propri pensieri quando a presentarglisi non fu una mela, bensì un cagnolino dall'aspetto familiare.

- Io a te ti ho già visto... - disse, chinandosi ad accarezzare l'animale, che abbiava festoso. - Che ci fai qui da solo?

- Ciao Ran. - lo salutò la voce dolce e tranquilla della temuta proprietaria.

Ran cacciò un urlo, saltando in piedi e prendendo immediatamente le distanze. - C-ciao...!

- Ehm... - Riza chinò la testa da un lato, ed il suo cane la imitò. - Scusami... va tutto bene?

- Certo, certo... eh... - Ran deglutì, cercando di ignorare il profondo disagio che percepiva nei confronti di quella donna. - Che cosa ci fai qua?

- Oh... Niente di particolare. Ho sentito dire che nella sua ultima missione il Generale è stato male... - disse Riza. - In più al telefono ha detto che aveva qualcosa per me, anche se ha specificato che non era niente per cui affrettarsi. Ma ho pensato di venire a trovarlo lo stesso.

- Già, grazie al cielo ogni tanto succede anche a lui. - bofonchiò il trifoglio, fissando il marciapiede con sguardo torvo.

Riza annuì ed indicò un cestino che portava al braccio destro. - Ho una ricetta che usavo spesso con mio fratello, e funzionava molto bene. Magari la farò assaggiare anche al Generale.

"Allora mi conviene non rientrare in casa sua per un bel pò."

- Piuttosto, che cosa ci fai tu da solo?

- Eh? - Ran sussultò, tornando a fissare Riza. Lei lo scrutava con le sopracciglia leggermente accostate. - Niente... faccio una passeggiata.

Dapprima il militare non abbandonò la sua espressione seria e preoccupata, ma dopo poco distese le labbra in un piccolo sorriso tollerante che a Ran dava completamente sui nervi. - Capisco. Dev'essere bello per te poter finalmente respirare un pò di libertà. Vorrai startene per conto tuo immagino.

Ran era confuso da quell'inaspettata comprensione, ma decise di non fare domande ed annuì, rigido. - Non farò danni, anche se i miei poteri si sono risvegliati. Non sono mica Roy.

Riza ridacchiò e poi annuì. - Allora buona passeggiata, Ran.

Fece poi un cenno al cane, prima di avviarsi verso la residenza di Roy. Ran la seguì con lo sguardo finchè non svoltò l'angolo.

Sì... quella Riza non prometteva proprio nulla di buono.



Continuò a camminare meccanicamente in direzione del pub dove lavorava Auron, quasi inconsciamente. Non aveva un'idea veramente chiara su che strada seguire, perciò aveva rinunciato a velocizzare le cose col teletrasporto. Si fermò ad osservare i volantini del gruppo di persone scomparse, sovrappensiero. Sicuramente era stata Riza ad appenderli per tutta la città.

Stava pensando di continuare fino al pub per chiedere se c'erano delle novità al riguardo, quando fu spintonato da un gruppo di truzzoidi che si erano avvicinati ai volantini sghignazzando come dei galletti.

- Ooops! - disse uno di loro, così pieno di anelli metallici che avrebbe mandato in tilt qualsiasi metal detector. - Scusa tappo! XD

Ran roteò gli occhi e fece per andarsene. Aveva la stessa età di Edward, eppure veniva chiamato tappo anche lui, nonostante fosse decisamente più alto. Che stizza!

Si sorprese però quando si sentì afferrato dalla tunica.

- Ehi amigo, ma che cool il tuo tatuazzo! - disse il ragazzo che gli teneva la spalla, rinominato brevemente dal trifoglio come Truzzo2. - M'intrippa una cifra!

"Questo dev'essere quello strano linguaggio chiamato Albhed." Ran aveva una vaga reminescenza del tipo strano che era venuto a prelevare suo fratello a lavoro la settimana precedente.

- Fratello, ma che muso sbattuto! Cosa ti affonda? - incalzò il terzo, con una cresta rosa fosforescente.

- Scusate... no comprendo. - borbottò il ragazzino, divincolandosi lentamente.

Il primo invece fissava la sua spalla scoperta da Truzzo2, con lo stesso entusiasmo. - Ehi, ma è proprio fico il tattoo! Ma dimmi un pò, da dove l'hai sciolata quest'idea così ganzosa??

- LASCIATEMI IN PACEEEEEEEEEE!!!!!!!!!



- Generale? - Riza bussò alla porta della camera di Roy Mustang per la terza volta. Alternava i richiami a voce al bussare. George, che l'aveva lasciata entrare, le aveva detto che la camera era aperta. Ma lei trovava maleducato entrare senza permesso. - Generale?.... Permesso.... C'è qualcuno?.... Gene....

- Che cosa c'èèèèèèèèèèèè??? - Roy spalancò la porta e la guardò furente. Era pallido come un lenzuolo. Sembrò poi rendersi conto di chi aveva davanti, e Riza scorse con sorpresa un discreto rossore intensificarsi sulle guance dell'alchimista. Forse gli era salita la febbre?



- Cosa? Davvero lo conoscete?

Truzzo1 annuì, con un sorriso tutto denti gialli per la troppa coca-cola e cannabis. - Eccerto! Dj Rakkio non se lo scorda nessuno! Che volo che si è fatto l'altro giorno! Lo vorrei fare anche io un viaggio così!

Ran guardò altrove per un istante, imbarazzato. Quel 'viaggio' l'aveva fornito lui. - E dov'è ora?

I tre lo guardarono inebetiti per qualche minuto, poi il terzo suggerì. - Sta cercando di trasmetterci un messaggio, me lo sento nella cresta!

- Ehm... - Ran si sforzò con tutto se stesso di comunicare. - Dove... si sta......... sciolando... il compare?

Le facce dei truzzoidi s'illuminarono d'entusiasmo. - Aaaahh! Vuole sapere dov'è sito il Dj-pro!

- Sssssì. - sibilò il trifoglio fra i denti, inarcando un sopracciglio.

- E' alla spiaggia!

- Sì alla spiaggia!

- Spiaggia?

- Spiaggia! - i tre annuirono in sincronia, e uno di loro passò un braccio intorno al collo di Ran. - Mò t'illustro sulla retta via, tappino!



- Ecco a lei. - Riza posò il vassoio con il piatto fumante sul comodino accanto a Roy, che lo fissò titubante. - Aspetti che si freddi un pò, Signore. O si scotterà.

- Non è necessario che tu mi faccia da infermiera. - sbottò Roy, tornando a leggere il libro che aveva in grembo.

- Lo so bene. - il Tenente si guardò attorno. - Credo però che le farebbe bene un terzo cuscino dietro la schiena. Dove posso trovarne?

Roy la scrutò per un attimo, e poi indicò l'armadio a sinistra con un cenno della testa.

"Che umiliazione... perchè devo ritrovarmi bloccato a letto proprio oggi? Con tutte quelle informazioni nuove..." pensò, mentre si spostava leggermente in avanti per lasciare che Riza aggiungesse un nuovo cuscino. "Ora che ci penso... C'erano due capsule aperte in quella caverna, ma il quadrifoglio fuggito dal Nord non ci è mai stato perchè aveva solo 20 anni... Quindi forse ce n'è più di due... Ammesso che quelli che erano nella grotta siano ancora vivi..."

La voce calma del Tenente lo ridestò dai suoi pensieri. - E' questo ciò che voleva darmi?

Roy sbattè le palpebre un paio di volte, e poi guardò la scatola che Riza aveva tra le mani. Prese poi il piatto e iniziò a mangiare. - Sì. Come hai fatto a riconoscerlo subito?

La donna scosse lentamente la testa. - Me le ha già mandate in passato. Non è una novità, per me...

Roy mandò giù il primo cucchiaio di zuppa, e fece una smorfia sentendo il bruciore febbrile invadergli la gola. - Non ti facevo il tipo da calmanti. Soffri d'ansia? O depressione?

Riza non rispose. Lo guardava fisso con quell'espressione statuaria così simile a quella di Gingetsu.

L'alchimista si sentì arrossire, e tornò a fissare il piatto. - Scusa, non sono affari miei.

- Non si preoccupi per me, Generale. - Riza posò la scatola sul comodino e camminò fino alla finestra. Le tende erano schiuse per lasciare appena un fil di luce entrare nella stanza, siccome Roy si era lamentato di un forte mal di testa. - La ringrazio per il favore. Piuttosto, come sta lei?

- Beh, mi pare sia evidente.

- Non parlo del rafreddore. - Riza posò ancora gli occhi su di lui. - Ultimamente il suo atteggiamento è cambiato. Mi pare triste.

Roy corrugò la fronte, abbassando il cucchiaio. Il suo malessere a causa di Kaoru era talmente evidente? Pensava di averlo nascosto bene sul lavoro... Tutti dicevano che era un ottimo attore.

- E' colpa mia, Generale?

L'Alchimista di Fuoco sobbalzò, col volto ironicamente in fiamme. - Ma che dici? Assolutamente no! Perchè dovrebbe?

Riza distolse lo sguardo. - Pensavo che... No, nulla. Perdoni la mia indiscrezione.

Ancora una volta Roy avvampò. Che cosa gli stava succedendo? Perchè tutto a un tratto si sentiva così imbarazzato? Scosse la testa, presagendo un altro capogiro, forse a causa di tutto quel sangue che stava in quel momento affluendo al suo volto. Purtroppo nel farlo si dimenticò del piatto che era ancora sul suo grembo. La zuppa si rovesciò rapidamente sulla coperta, impregnandola e coinvolgendo anche i suoi pantaloni al di sotto di essa. Imprecò, sibilando per il bruciore.

Riza gli fu subito accanto, aiutandolo ad alzarsi. - Cos'è successo?

- Niente... Mi gira solo un pò la testa.

Osservò con confuso distacco Riza afferrargli il polso, come se fosse un'immagine lontana e poco chiara. La donna scosse poi la testa. - Ha la pressione un pò alta. Ecco, prenda una delle mie pillole mentre cambio il letto. Almeno porterà il battito a un livello normale...

Roy obbedì, seppur di malavoglia. Osservò accigliato la pillola nella sua mano prima di inghiottirla con un pò d'acqua. Era di una forma che non aveva mai visto prima. Decise di non curarsene poi tanto. Dubitava che Gingetsu fosse il tipo da avvelenare la sorella.

Alzò di nuovo lo sguardo sulla stanza. Riza aveva già velocemente tolto via le coperte e aveva poggiato quelle nuove sul materasso. Gli si avvicinò con in braccio qualcos'altro.

- Questo è un altro suo pigiama? Sarebbe meglio se si cambiasse...

L'alchimista guardò altrove, asciugandosi un pò di sudore con la manica. - Dammi del tu... E' imbarazzante parlare di pigiami con tanta formalità.

Riza annuì e tornò a lavorare al letto. Roy adocchiò la porta, portandosi le mani al colletto. Era forse il caso di uscire e cambiarsi altrove? Certo, lui non si sarebbe fatto alcun problema, normalmente. Era abituato a spogliarsi di fronte a delle donne... Però sentiva anche che tutto ciò era così sbagliato... Decise che avrebbe lasciato decidere lei.

- Riza? - si rese conto di averla chiamata per nome solo nel momento in cui si voltò a guardarlo, sorpresa. Sentì dapprima un enorme imbarazzo, e forse quello stava per causargli un altro capogiro, perchè la vista gli si offuscò brevemente. Poi però lo assalì qualcos'altro. Un'energia nuova e sconosciuta, benchè familiare. L'adrenalina lo stava assalendo contro la sua volontà, donando nuovo vigore al suo corpo, e una strana forza d'inerzia si stava via via impadronendo di lui.

Prima che se ne rendesse conto, si avvicinò a Riza e la baciò con passione, portando una mano dietro alla testa della ragazza ed aprendo il fermaglio che le teneva fermi i capelli.



I trifogli non sanno volare.

Questo fu il primo pensiero di Ran, quando, dopo aver effettuato il suo primo tentativo di teletrasporto in un luogo sconosciuto, si era ritrovato a cadere nel mare. Chissà perchè quando lo faceva spinto dall'istinto di sopravvivenza non gli era mai capitata una cosa del genere.

Riemerse boccheggiando, e la prima cosa che fece fu sbattere contro un tonno di passaggio.

- Che cavolo, però... - mormorò, massaggiandosi un occhio.

- Sono un pesce, non un ortaggio! - replicò il tonno, andandosene con una faccia da scimmia sorpresa.

"Le indicazioni di quei tre erano decisamente pessime..." il ragazzino si tolse alcuni capelli dalla fronte e si guardò attorno, adocchiando la riva sabbiosa di un'isola poco distante.

Nuotò fino a riva, e si strizzò appena i vestiti, scrutando l'orizzonte. - Un pò grandina questa spiaggia... Forse un pò troppo grandina.

Si accigliò leggermente alla vista dell'enorme cartello rappresentante Seymour in costume da bagno nudista (sì, avete capito bene... costume da bagno nudista) con una scritta in stile Las Vegas: 'Benvenuti A Bikanel!'

- Chissà se è il posto giusto... - Ran si bloccò, udendo una strana musichetta nell'aria. Una musichetta molto simile a quello show che guardava Roy la mattina. Com'è che si chiamava? Baywatch?

Ne ebbe l'assoluta conferma quando si voltò e vide tre Pamele Anderson corrergli incontro al rallentatore, con capelli e 'canotti' al vento...

- NOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



- Che cosa...?

Gingetsu non era il tipo da chiedere a qualcuno di ripetersi, ed Angelo lo sapeva bene nonostante la sua giovane età. Il bambino roteò gli occhi lentamente, in cerca di una scusa, e forse istintivamente... anche di una via di fuga. - Scusa, non pensavo che fossero per la zia.

Il bifoglio si tolse gli occhiali, e questo per il figlio era quasi peggio che ritrovarsi una spada alla gola. - Angelo, hai detto di aver sostituito le pillole per limitare l'emanazione di energia?

L'albino si morse il labbro inferiore, corrugando le piccole ciglia argentate. - Sì...

- E perchè?

- Ryu mi ha raccontato che tu e la mamma siete diventati amici quando lei ti ha dato le sue pillole speciali. Così, sapendo che sarebbe venuta qui a trovarmi, ne ho messe un pò al posto di quelle altre... pensavo che fossero calmanti. Tu le dai sempre dei calmanti, perchè dici che è isterica. E così magari ho pensato che avreste fatto pace e che non sarebbe andata più via...

Si aspettava di venire interrotto durante il suo flusso di parole, ma ciò non avvenì, il che lo spaventò ancora di più. Si zittì e fissò il padre. Non aveva smesso di fissarlo con i suoi occhi glaciali... ma le pupille erano tutto a un tratto come svuotate. Per un attimo, Angelo temette che avrebbe assistito alla prima Trance di suo padre. Sebbene il bambino non fosse un clover, Gingetsu gli aveva spiegato che cos'era un bifoglio, e quali vantaggi e svantaggi essere un clover comportava.

- Hai dato le... - Gingetsu si interruppe quasi subito, inarcando lievemente un sopracciglio. - Come le hai chiamate?

- Ryu le ha chiamate le 'pillole dell'amicizia'. Dice che quando la mamma te le ha date di nascosto siete immediatamente diventati amici, e poi sono nato io.

- Quello stupido... - l'uomo si alzò dalla poltrona, rimettendosi il pesante impermeabile per uscire.

- Papà? Ho fatto un guaio? - chiese titubante Angelo.

Il bifoglio abbassò lo sguardo verso di lui. - Non lo so ancora, Angelo. Posso solo sperare che tua zia sia immune a quella roba.

Il bambino spalancò gli occhi. - Sono pericolose?

- In un certo senso, ma è presto per spiegartelo. - Gingetsu scosse la testa e aprì la porta. - Ciò non toglie che le tue intenzioni erano di drogare una persona. Prepara le tue cose... tu torni all'abbazia, e ci resterai per un altro anno.

- Ma papà!

- Aggiungerò un anno per ogni recriminazione. - Gingetsu non attese una risposta, ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.

Che guaio...

Aveva urgente bisogno di un telefono.
______________________________________________________________________________________________

Note d'Autrice:

Povero Angelo! E' appena comparso e già ha combinato un guaio. Oh beh, Marcello sarà contento di rivederlo, no? Si vogliono così bene..
Tutto questo parlare d'Angelo mi sta facendo venire voglia di rigiocare a Dragon Quest... a dire la verità è da diversi giorni che ho il gioco sulla scrivania, accanto al mouse. Ma non trovo mai la voglia e il tempo di andare fino alla TV ed accenderla....

Comunque spero che vi piaccia anche questo capitolo.

E anche se non c'entra niente, allego questa mia fanart. L'ho fatta sovrapponendo un'immagine scanner di Card Captor Sakura con un'altra di FullMetal Alchemist, e ho poi ricolorato tutto quanto con Paint. Siccome è parecchio editata, penso di poter dire che è mia e non di qualcun altro o.O;



Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 36
*** Serie 1 - Capitolo 36: Il Corpo e la Mente ***


Capitolo 36 - Il Corpo e la Mente

Ran non ci mise molto a distanziare le malefiche arpie, visto che per fortuna esse continuavano a correre al rallentatore.

- Per poco... - ansimò, fermandosi a riposare con le mani sulle ginocchia. Tutta quell'attività fisica era decisamente sfiancante per il suo corpo di clover magico, sebbene si fosse allenato con Junior in quella strana stanza. Alzò lo sguardo e passò in rassegna i dintorni. - Ma sono ancora sulla spiaggia? Quanto diamine è grande?

Buttò un'occhiata sul mare scintillante alla sua sinistra, corrugando la fronte. - Se mi allontano dall'acqua prima o poi la spiaggia dovrà pur finire, no?

Senza chiedersi perchè avesse cominciato a parlare a voce alta da solo, il ragazzino voltò le spalle all'oceano e cominciò a correre verso quello che supponeva fosse il centro dell'isola, convinto della sua teoria.

300 chilometri dopo finalmente cominciò ad arrancare. E forse avrebbe continuato ancora, se non si fosse imbattuto in uno strano cactus con gli occhi, che si muoveva in modo stilizzato.

Scosse la testa, sbattendo le palpebre un paio di volte. - Ho i miraggi?

Kyactus: huhuhuhuhuhuhu...

Ran: Perchè ride pure!?

Ma anzichè una risposta, lo strano vegetale diede a Ran una piccola palla, chiamata dai più Sfera Del Perdente.

- E QUESTO COSA VORREBBE DIRE!? - esclamò il trifoglio, cominciando ad irritarsi. Alzò un braccio per picchiare il kyactus, ma questo venne prima incenerito da un fulmine che a caso era caduto proprio lì.

Il trifoglio osservò il mucchietto di cenere perplesso. - Beh... direi che i miei poteri funzionano meglio di prima... Forse è il caso che faccia più attenzione.

Continuò così sul suo viaggio, pensando che però non sarebbe stato tanto male se quello fosse successo anche con suo fratello Roy.



- Lo dirai a qualcuno?

Roy distolse lo sguardo, mentre Riza si rivestiva piuttosto lentamente. Non riusciva a pensare chiaramente... Erano successe troppe cose tutte assieme... Aveva bisogno di rimanere solo e ritrovare un minimo di lucidità. Quella misteriosa euforia che lo aveva assalito poco meno di un'ora fa stava ora dissipandosi, e la pesantezza della febbre stava tornando ad impadronirsi delle sue membra, che adesso gli sembravano ancora più pesanti e stanche. Gli sembrò un miracolo di riuscire ad alzare un braccio per asciugarsi la fronte sudata, per poi ricominciare ad abbottonarsi la camicia del pigiama addosso.

- Non... - deglutì, sentendo improvvisamente la gola secca. Aveva una sete tremenda. - Non credo che potrei spiegare come ne sia venuto a conoscenza, se me lo chiedessero. E dubito che non lo farebbero.

- Capisco.. - Riza si alzò per raccogliere il suo fermaglio, rigirandoselo tra le mani titubante. - Mi dispiace...

Roy ebbe come una sensazione di dejavù a quelle parole. Non gli pareva la prima volta che scopriva che qualcuno molto vicino a lui gli aveva tenuto nascosto qualcosa del genere... Ma scosse la testa, con ben altri pensieri in mente. - Penso che lo avrei fatto anch'io al tuo posto. Dimmi solo una cosa...

Si voltò a guardarla, e sostenere quello sguardo gli sembrò la più ardua delle imprese.

Lei non parlò. Nemmeno il suo solito 'Sì?'. Attendeva in silenzio.

L'alchimista deglutì ancora, cercando di dare un pò di sollievo alla gola ardente. - Quella foto... Sei stata tu a cancellarne il ricordo dalla mia mente?

Riza dapprima abbassò lo sguardo, scostando poi il volto verso il comodino. Annuì lentamente.

- Perchè?

- Quello che ho per te... è un sentimento pericoloso. - disse piano la donna, avvicinandosi a raccogliere la scatola dei calmanti e mettendosela in tasca. - Sapevo che prima o poi le avrebbero chiesto di cercare i Clover.

Roy agrottò la fronte. - Come?

- Ogni tanto facciamo degli strani sogni. - la donna scostò i capelli biondi da sopra la spalla e cominciò a piegarli per bloccarseli dietro la testa. - Sogni che sono più realtà che fantasia.

Lui la fissò per un altro pò, e poi si passò una mano fra i capelli, con un sospiro pesante. La lasciò scivolare dietro al collo, massaggiandoselo leggermente. - Non so cosa dire... Ci sono troppe domande che vorrei...

Il rumore lontano del portone che si chiudeva. I due guardarono verso la porta della camera, ancora chiusa.

- E' tuo padre. - disse Riza, avvicinandosi velocemente a prendere la sua borsa. - E' meglio che vada.

- Sì...

Riza si avvicinò alla porta, l'aprì, e si voltò a guardarlo un'ultima volta. - Stia bene, Generale... e mi scusi ancora.

Senza trovare la forza di ricambiare il saluto, Roy la guardò uscire dalla stanza, e poi ascoltò in silenzio il suo veloce scambio di parole con suo padre. Hayate che abbaiò felicemente, ed infine giunse il rumore del portone che si chiudeva.

Che casino!



- Che razza di spiaggia è questa? - Ran sbuffò, asciugandosi la fronte. Nella sua mente prese nota di non fidarsi mai più delle indicazioni di gente dall'aria stramba. In quel postaccio non c'era nient'altro che sabbia... e qualche rovina ridoccata.

Braska: Non ti arrendere. Arriva findo in fondo.

Ran: Ancora tu!?

Braska: Quando non sono occupato col mio lavoro di calzolaio faccio la comparsa. (Esiste davvero una marca di scarpe chiamata Braska, cercatela su Google! ndFdS) Yuna, so che puoi farcela. Tu puoi fare tutto se vuoi.

Ran: Ma io non mi chiamo Yuna!

Braska: Sii forte, Yuna!

Ran: IO NON SONO YUNAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!

Braska: M-ma Yuna, tu sei forte come la tua mamma... hai i suoi stessi occhi e.... (scappando da un Ran inferocito)

Il trifoglio avrebbe probabilmente acciuffato il noioso grand'invocatore, se poco prima non fosse inciampato su qualcosa di vagamente simile ad un sasso.

Ran: Ma perchè l'unico sasso in tutta l'isola lo becco io!?

Braska: Fatto male?

Ran: TU SPARISCI!!! -.-

Braska: Ok, ok...

Mentre lo spirito svaniva nella sua solita scia di lunioli, Ran osservò meglio il sasso dalla forma strana. Sollevandolo, si rese poi conto che non era una roccia, bensì il povero Havoc, sommerso nella sabbia fino ai capelli.

- 'sera...! ^^;

- Ma che facevi lì insabbiato?

- L'imitazione dello struzzo. Senti, hai da accendere? - Havoc non insistè, quando il fratello del suo superiore lo fissò accigliato. Indicò poi altre strane piccole dune. - Qua in giro ci dovrebbero essere anche gli altri.

Dopo averlo aiutato ad uscire, Ran e il sottotenente riuscirono a disotterrare Falman, Fury, e persino Breda sebbene a fatica. Notarono anche più in là un paio di gambe all'aria.

- Ah, quello dev'essere il Dj. - commentò il sergente maggiore Fury.

- Lasciamolo lì. - Ran fece cenno ai quattro di avvicinarsi. - Proverò a teletrasportarci a casa. Non sono esperto come mio padre, ma dovrei riuscirci se mi concentro.

Havoc lo guardò stranito. - Wow, il teletrasporto! Eh sì, proprio figlio di tuo padre.

- Sarebbe bello se anche il Generale lo sapesse fare... - osservò Fury, con un sospiro.

Il tenente Breda scosse la testa. - Io non sono d'accordo. Ne approfitterebbe sicuramente.

- Sì ma ci farebbe sfaticare di meno no? - Havoc chiuse gli occhi al lampo del teletrasporto e poi si guardò attorno. - Ci siamo spostati solo di due metri...

- Non ero abbastanza concentrato. - si difese Ran, tentando di nuovo. Un attimo dopo erano tutti in mare.

- Qui le cose stanno degenerando. - commentò Falman.

Ran lo guardò quasi con rabbia e tentò ancora. Ma il nuovo risultato fu che ritornarono tutti al punto di partenza.

- Un pò arrugginito, eh? - chiese Breda.

Concentrandosi al massimo, Ran raccolse tutte le sue energie rimaste, e finalmente riuscì a teletrasportare sia sè stesso che gli uomini di suo fratello a casa. Precisamente addosso ad Auron che in quel momento stava salendo le scale per far visita a Roy.

- Dove siamo? - il tenente Breda si guardò attorno, non riconoscendo il posto su due piedi, figuriamoci carponi.

- Non lo so, ma almeno siamo atterrati sul morbido. - Havoc non si era ancora reso conto che il 'morbido' altri non era che l'ex guardiano in persona.

Falman si alzò, portandosi una mano al mento. - Io questa casa l'ho già vista.

Fury fu il primo a guardare sotto di sè. - Ehi ma qui c'è qualcuno... Mi pare di conoscerlo.

- Vi togliete sì o no? - ringhiò il non trapassato. Senza aspettare una risposta, si scompose in un turbinio di lunioli, riprendendo poi forma in cima alle scale.

Roy stava uscendo dalla sua stanza in quel momento. Se possibile, pareva ancora più accaldato dei cinque provenienti dal deserto. - Ma che cosa ci fate voi qui...? - domandò debolmente.

- GENERALE MUSTANG! - esclamarono i suoi sottoposti in coro, mettendosi sull'attenti.

- Io muoio di fame! - lo informò Havoc.

- Io guardo il sottotenente Havoc morire di fame! - rispose Falman.

- Io assisto il maresciallo Falman! - disse Fury.

- Io tengo compagnia al sergente maggiore Fury! - esclamò Breda.

Roy scosse la testa dolorante. - Va bene, va bene. Bentornati... Ora andate a lavorare.

- Sissignore! - e i quattro dell'Apocalisse trottarono via di casa gioiosamente.

Ran finì di spolverarsi la sabbia di dosso, alzando poi lo sguardo su Roy. - Allora, sei guarito?

Osservò il fratello trasalire leggermente, per poi voltarsi di schiena, diretto al bagno. - E-ehm sì... abbastanza.

- Perchè distogli lo sguardo? - chiese il trifoglio, insospettito.

- Ma quante domande fai oggi? Vai a guardarti i pokemon.

- Potresti almeno ringraziarmi per aver ritrovato i tuoi uomini... -.- - Ran guardò Roy chiudersi in bagno senza neanche una parola, e si voltò poi verso il padre. - Ma che gli prende adesso?

Auron rimase in silenzio per qualche secondo, prima di ridiscendere lentamente le scale. - E chi lo sa... A volte tuo fratello è proprio un mistero. Gli ho portato il pranzo, vado a lasciarlo in cucina. Tu non toccarlo, intesi?

Ran scrollò le spalle, fissando ancora la porta del bagno leggermente accigliato. - Quasi quasi vado a vedere cosa gli frulla per la testa e poi...

- No.

Il bambino si voltò a guardare l'altro, sbattendo le palpebre. - Perchè no?

- Lascialo in pace per pò, Ran. E' meglio. Ad ogni modo, non dovresti leggere nella mente agli altri con tanta leggerezza. Non piace a nessuno che i propri segreti vengano saputi in giro senza alcun controllo. - disse Auron continuando ad allontanarsi. - Mi pare che tu abbia altre cose a cui pensare, comunque. O mi sbaglio?

Sparì poi in cucina, lasciando Ran da solo sulle scale. Gettandosi un'ultima occhiata alle spalle, il trifoglio scosse la testa e si teletrasportò altrove, questa volta con successo per sua fortuna.



Il giorno dopo, nonostante i postumi della malattia non si fossero ancora placati del tutto, Roy Mustang era tornato al lavoro. Almeno, con il corpo... Il suo spirito era chissà dove, disperso in un limbo al centro di tutte le cose, afflitto e confuso. Le sue emozioni, in costante mutamento man mano che i suoi pensieri vagavano attorno a impossibili teorie e silenziose domande, si infrangevano addosso alla sua anima come onde fredde e potenti. Lo prendevano nel profondo, con forza, quasi impedendogli di percepire la giornata semplice ed ordinaria che passava attorno a lui. Documenti da firmare, ordini da dare, telefonate a cui rispondere, si alternavano ad un ritmo di waltzer che ormai aveva imparato ad eseguire con meccanico distacco. Poche erano le pause che poteva concedersi nella solitudine del suo ufficio privato, e mai senza beccarsi delle occhiatacce curiose da parte dei suoi subordinati.

La sua mente, invece, era tutta rivolta al Quadrifoglio.

"E adesso che cosa dovrei fare?" si chiese per l'ennesima volta quella tarda mattina, alzandosi dalla sedia e andando a guardare fuori dalla finestra, con le mani dietro la schiena. Una pioggia battente percuoteva il vetro con insistenza. Strano, non si era accorto che fosse diventato nuvoloso.

E per forza, perchè non era successo. Fuori il sole riscaldava il cortile con energia, terribilmente in contrasto con l'umore grigio che si sentiva impermeare fin dentro le ossa. L'acqua che batteva alla finestra proveniva da un tubo che perdeva sopra di essa.

- Non sanno fare nulla quegli imbecilli... - sospirò l'Alchimista, distogliendo lo sguardo dalla finestra. Tutto ad un tratto si ritrovò a desiderare con tutto sè stesso che piovesse. Era un bel pò che non succedeva.

Buttò un'occhiata all'ordine di cattura che gli era arrivato molto tempo prima dal Nord, firmato dall'ormai ex Tenente Generale Gingetsu Hawkeye e dal timbro piuttosto modesto dell'Azlight. Per quanto lo avesse letto e riletto, il dossier non specificava da nessuna parte che il quadrifoglio da catturare non fosse la donna bionda fuggita dal Quartier Generale del Nord.

La sorella minore...

"Il posto di Comandante Supremo sarebbe solo ad un passo da me se completassi questa missione..." sospirò, corrugando le sopracciglia e risiedendosi dietro la scrivania, alzando lo sguardo al soffitto. "Eppure se.... No. Non posso farlo. Non sono così meschino. La carriera è importante, ma non posso sacrificare un...."

Che situazione orrenda.

"Ma perchè non farlo? Tanto prima o poi si scoprirebbe comunque."

"Chissà perchè Gingetsu non ti ha detto niente però? Forse lei non vuole tornare lì...Anzi, è ovvio che non vuole. E' stata lei a scappare, no?"

"Se non lo faccio adesso, lo farà qualcun altro. E si soffierà il mio posto."

"E se raccontare tutto mi mettesse invece nei guai? Se si vendicasse? Chissà quali poteri ha... Chissà se potrei minimamente competere... Roy Mustang, non puoi buttare al vento sia la carriera che la libertà di un'altra persona!"

"No, devo essere leale all'esercito. Non è la prima volta che il mio compito non mi piace. Ma niente mi ha mai fermato prima, giusto? Anche ad Ishbar..."

"Come posso fare una cosa del genere dopo che io e lei abbiamo..."

"Mi ha forviato. Ha manipolato la mia mente. Ecco perchè non mi ricordavo di quando l'avevamo trovata sul Gagazet. Ha sempre fatto di tutto per ostacolarmi sulla via della verità."

"Ma allora... perchè rivelarsi così adesso?"

"Un sentimento pericoloso..."

- Dannazione! - scosse la testa, sbattendo un pugno chiuso sulla scrivania. Tutto, avrebbe fatto di tutto per zittire quelle voci nella sua testa.  Lo mandavano ancora più in palla di quanto già non fosse. - Sarebbe stato meglio non scoprire niente!
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Note d'Autrice:

Ho finito di scrivere questo capitolo che ero un pò giù, e forse si capisce dal tono. Spero chie piaccia lo stesso...
Tutto ciò che so è che ogni volta che mi mettevo al computer per scrivere, iniziavo a distrarmi con qualcos'altro. Ad un certo punto mi sono resa conto che continuavo ad alternare cellulare e solitario sul PC come un'ossessa. Roba da ricovero.
Non so di preciso perchè sono così giù... Però c'è una cosa che certamente mi irrita:
Non so se ve ne siete accorti anche voi, ma la versione Italiana di Wikipedia non funziona più... L'hanno chiusa per protesta a questa nuova stupida legge (e scommetto anche che so chi l'ha scritta, se sapete chi intendo, cribbio!!) che in pratica rischia di mandare a p.......... ogni tipo di sito d'informazione. Questo Paese non ha più libertà di parola. E' una dittatura in costruzione... vabbè, questo è quello che penso io.

Speriamo vada tutto bene. Comunque sono veramente incarognita perchè era da Wikipedia che prendevo la maggior parte delle informazioni su alcuni personaggi che conosco meno!!

PS: Non mi piace il titolo di questo capitolo!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 37
*** Serie 1 - Capitolo 37: Bocca Aperta, Bocca Chiusa... ***


Capitolo 37 - Bocca Aperta, Bocca Chiusa...

- E' da oltre un mese che non piove, è molto strano in questa stagione. - osservò Sanzo, alzando lo sguardo al cielo. I suoi occhi color ametista seguirono svogliatamente il tragitto del fumo che fuoriusciva dalla sua sigaretta, ignorando gli sbalzi che ogni tanto percuotevano il veicolo su cui lui e i suoi compagni stavano viaggiando anche quel giorno.

Hakkai ridacchiò amabilmente. - Hai intenzione di andarti a lamentare con gli dèi anche per questo, Sanzo?

- Uffa Sanzo, io ho fame!!!

Il monaco si voltò a guardare il ragazzino seduto dietro di lui, con occhi furenti. - Fai silenzio, stupida scimmia!

Goku si massaggiò la testa, con gli occhi lucidi di lacrime per il colpo appena ricevuto dall'implacabile harisen del monaco. - Ma perchè sei così cattivo!?

- Dovevo lasciarti in quella caverna, esiliato dal mondo, senza esitare. - sbottò di rimando il biondo, tornando a guardare avanti.

- Io però ho ancora fame.

- Grrrr!!! - il bonzo si voltò ancora, e questa volta non si limitò ad un colpo leggero. Sotto gli occhi scioccati di Gojyo e quelli spensieratamente divertiti di Hakkai, mandò il ragazzino in orbita.

- Non sei un pò troppo irascibile con lui quest'oggi? - domandò il moretto, lasciandosi andare ad uno dei suoi soliti sorrisi.

Sanzo tornò a sedersi. - Se non volete raggiungerlo pure voi due, tacete. E fai accelerare questo affare.

Hakkai e Gojyo si scambiarono un'occhiata, prima di rispondere con un corale: - Ok!



"Ma perchè sono venuti qui? Non ho neppure fame..." Roy sospirò, limitandosi a seguire la fila davanti al banco della mensa militare. Mentre passava davanti ai piatti, non c'era niente che non gli pareva terribilmente difficile da mandare giù. A fatica scelse un piatto scarso e si trascinò ad un tavolo in disparte.

Si sedette, fissando il proprio pasto avvilito (Roy, non il pasto), e sospirò ancora.

Podo distante, alcuni soldati lo scrutavano impensieriti.

- Ehi, hai visto quanto sospira il Brigadier Generale Mustang, oggi?

- Qui il cibo fa schifo... ordiniamo una pizza?

- Ma non sai dire altro? -.-

- Che vuoi? Siamo comparse. Il nostro copione è limitato. Anche gli NPC nei GdR dicono sempre le stesse cose.

- Giusto....



- Ma insomma, quando si arriva? - sbottò Gojyo, incrociando le braccia dietro la testa. - Sto morendo di noia qui dietro. E ho pure finito le sigarette.

- Magari se chiedi con gentilezza, Sanzo te ne darà una.^^ - suggerì Hakkai, imboccando un nuovo sentiero col fuoristrada.

Sanzo anticipò il mezzodemone con tono secco. - Neanche per idea.

- Potresti almeno evitare di accendertene una di fronte a me, no? - ringhiò il rosso, fissando il monaco con occhi furenti. Perfino le sue antenne vibravano nervosamente.

- Perchè dovrei stare senza fumare per colpa della tua mancanza d'attenzione?

- Grrr...! Se potessi, ti farei vedere i sorci verdi!

- Certo, e le pecore miagolano.

- Dannato bastardo!!

- E' bello viaggiare con gli amici!^^

- Sta zitto, Hakkai! -.- - esclamarono il bonzo e il rosso in coro.



- Ehilà Roy!

L'alchimista alzò lo sguardo dal suo brodo di pollo. - Ciao, Maes...

Hughes posò il proprio vassoio sul tavolo di Roy e gli si sedette di fronte, squadrandolo da dietro i suoi soliti occhiali rettangolari. - Che ti prende? Hai una faccia...

Roy mosse di poco le spalle. - Non mi va di parlarne... Lavoro.

Il tenente colonnello lo fissò per qualche minuto, mangiando in silenzio. Posò poi forchetta e coltello, pulendosi la bocca in fretta. - Senti Roy... Devo dirti una cosa piuttosto importante.

Il generale avvertì un glaciale brivido alla schiena a quelle parole. Che Hughes si fosse accorto di tutto? Era famoso per la sua perspicacia. Tendeva infatti a scoprire i fatti più eclatanti prima di chiunque altro. Roy pensava che prima o poi quel vizio l'avrebbe ucciso.

- M-Maes, per favore.... vorrei che non lo dicessi all'esercito... - boccheggiò, guardandosi intorno nervosamente. - Non ho idea di quali terribili esperimenti le potrebbero fare se...

- Ecco guarda qui... Ho trovato questa foto in un vecchio archivio. - sussurrò l'amico, ignorando la sua supplica. - Chissà come c'è finita lì... A volte sono proprio distratto se non mi accordo di certe cose...!

Roy impallidì, vedendolo estrarre qualcosa dal taschino. - Lo so che è incredibile, ma è meglio se...

Si bloccò, alla vista della foto. Nella bella polaroid era mostrata una gioiosa bebè in un carinissimo vestito giallo canarino, con due vistosi codini alti ai lati della testa. Era a cavalcioni su un cane bianco, e la sua espressione era di pura ed innocentissima gioia.

- Non è un amore la mia piccola Alisya? - incalzò Maes. - Nemmeno mi ricordavo di questa foto! Chissà come l'ho fatta finire in un archivio!

Roy era livido in volto. - Dunque era di questo che parlavi? - chiese in poco più che un sibilo. E lui che era convinto che il suo amico fosse sulla sua stessa onda.

- Guardala che dolce, mentre gioca con il cane del suo amichetto Stewie!

- A me pare un pò stressato, quel cane. -.-

- Invece guarda quest'altra più recente. E' sul triciclo nuovo che le ho comprato la settimana scorsa!

- MAEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEESSSSSSSSSSSSSSS!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! - Roy non potè sopportare l'assalto di foto sdolcinose oltre. Afferrò Maes per il colletto e con furia mostruosa lo spedì in orbita, esattamente dov'era finito anche Goku grazie all'intervento del buon Supremo.

- La mia piccolinaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa...............!!! - la voce del tenente colonnello si spense in lontananza, mentre tutti osservavano allibiti il buco a forma di Hughes che era andato a formarsi sul tetto.



Goku: Ehi, sei un amico di Sanzo?

Hughes: Sì certo, ma ora guarda qui! Non è carinissima la mia Alisya??

Goku: Adesso capisco perchè ti trovi qui...

Hughes: Guarda che carina, sa già usare il triciclo! Ha compiuto tre anni quest'anno!

Goku: Io so guidare i 1200 della Yamaha.

Hughes: Qui invece è quando la mia Alisya ha fatto suo primo passo da sola!



- Forse ho un pochino esagerato.... - sbottò Roy, avvicinandosi al telefono. - Qualcuno dovrà occuparsi della sua famiglia adesso...

Compose velocemente il numero del vicino di Hughes.

- Pronto, casa Griffin.

- Buongiorno signor Griffin, mi stia a sentire... Il signor Hughes si assenterà per un pò. Pensi lei alla madre e alla figlia, grazie.

- Oh cacchio, questa è la quinta volta che succede!

L'Alchimista di Fuoco non se ne curò oltre e riattaccò, tornando ai suoi depressissimi pensieri.



Hughes: E qui è quando ha fatto il secondo. Qui invece sta alzando il piede per il terzo...

Goku: Ma hai una foto per ogni passo??

Hughes: Questo è il suo terzo passo a metà strada. E qui è il terzo passo completo! E qui la mia Alisya sta masticando: bocca aperta, bocca chiusa, bocca aperta, bocca...

Goku: Stupendo ma mi hai fatto venire di nuovo fame! Io adesso uso il mio Nyoibo per tornare a terra. Che fai, rimani qui?

Hughes: Bocca chiusa. Bocca aperta...

Goku: Ok ho capito... -.-

E mentre la stupida scimmia tornava nel mondo demoniaco, il povero tenente colonnello veniva dirottato verso qualche arcano pianeta sperduto...



- PREPARATEVI A MORIRE, SANZO E COMPAGNI! OGGI IL VOSTRO SUTRA SARA' FINALMENTE NOSTRO! - i demoni si lanciarono all'attacco sulla Jeep del gruppo di Sanzo con la solita incredibile energia. Incredibile non perchè fosse straordinariamente vigorosa, ma perchè era assurdo come avessero ancora tanta volontà di battersi nonostante fossero anni che gli assalti al gruppo del Supremo finivano sempre alla stessa maniera: con una disfatta totale per il gruppo demoniaco.

- Ehi, è tornata la scimmia. - Gojyo indicò Goku, che atterrava in quel momento in testa all'ultimo demone rimasto in piedi, uccidendolo. Proprio quello che Sanzo aveva risparmiato per estorcergli informazioni.

- Ehi Sanzo! Mi hai lasciato solo con un pedofilo maniaco! - si lamentò il ragazzo, avvicinandosi al gruppo.

Sanzo lo guardò con occhi socchiusi. - E allora? Pensavo che ti fossi abituato, dopo Homura...

- Questo qui era anche peggio!

- E allora perchè non sei rimasto lì?

- Ancora non capisco come mai mi hai salvato. -.-

- Ehm, Sanzo se n'è andato. - lo informò Hakkai, indicando il punto dove prima era il Supremo e dove adesso c'era soltanto una grossa freccia rossa lampeggiante. - Ci ha piantato di nuovo in asso!^^;

- Dannato bonzo! - esclamarono Goku e Gojyo in coro.



Intanto su un pianeta sperduto....

Hughes: Oh ma guarda! Dei famelici demoni alieni... QUALCUNO DI VOI VUOL FORSE VEDERE LA MIA BELLISSIMA ALISYA? Eh? Ma no perchè scappate?? Tornate qui!! Ehi ma cos'è quel cannone? Acc....!! Alisya guarda, il tuo papino vola fra le stelle come un angioletto!! RIESCI A VEDERMI DA LAGGIUUUUUUUU'???????



Quando Roy tornò a casa e trovò il trifoglio ad attenderlo sul suo divano, la sua espressione era decisamente contrariata. - Sei ancora qui? Speravo di poter passare un pò di tempo lontano da quelli come te.

Ran spense la TV e lo guardò accasciarsi su una poltrona. - Sei tornato presto. Il tuo turno dovrebbe finire tra più di un'ora, no?

- Avevo bisogno di passare un pò di tempo lontano dalle piante. - sbottò il militare, aprendo la divisa sul petto per respirare più liberamente. - Ma perchè mi perseguitate....

Il trifoglio lo fissò accigliato, sovrappensiero. Che cosa stava succedendo a Roy tutto ad un tratto? Quell'aggressività fuori luogo era preoccupante persino per lui. Quasi lo preferiva durante la sua depressione a causa di Kaoru.

Che fosse ancora quella donna il problema? Per qualche ragione lo escludeva. Con la mente, passò in rassegna tutti gli eventi più recenti che sapeva avevano avuto luogo. Il cambiamento da straccio demotivato ad istrice idrofobo aveva avuto luogo di recente... durante la sua convalescenza a casa. E si era malato per via di un colpo di freddo, per cui era da escludere che la ragione fosse la malattia in sè. Roy Mustang odiava perdere giorni di lavoro, questo sì, ma allora perchè lasciare il posto di lavoro così in fretta?

Forse era successo qualcosa al Gagazet... forse aveva scoperto qualcosa di importante...

Prima che potesse chiedersi se fosse il caso di obbedire o no alle raccomandazioni paterne, Ran si ritrovò ad esplorare le memorie più recenti nella mente dell'Alchimista di Fuoco.

E quello che vide lo scioccò.

Roy avvertì la telepatia invasiva come un leggero fastidio, e si massaggiò la testa scrutando l'espressione terrorizzata del fratello. - Che cos'è quella faccia, adesso?

- Niente. - Ran si alzò con una voce d'automa, si avvicinò al camino e lo accese con i suoi poteri, buttando poi il suo tanto faticosamente prodotto floppy disk tra le fiamme.

L'alchimista lo fissava stranito. - Che diavolo ti passa per la testa? Che cos'era quello? Spero per te che non fosse mio...

- No, era mio. - lo interruppe il trifoglio mettendosi un cappotto scuro. - Niente di speciale ormai.

- Ormai? - Roy inarcò un sopracciglio.

- Già, a quanto pare mi devo aggiornare. - Ran si diresse verso il portone. - Vado a fare un giro.

Roy continuava a guardarlo con aria confusa, sbattendo più volte le palpebre. Ran lo avrebbe trovato irritante in quel momento, se non fosse stato preso da ben altri pensieri. - Ma è quasi ora di cena.

- Non importa. Non pensavo che saresti tornato per mangiare, così l'ho fatto in anticipo da papà.

- Che fai, non starai scappando di casa? - il militare si alzò, a braccia conserte. - Ti ho forse fatto qualcosa di male?

- Tu non c'entri nulla. - Ran si sentì male a mentire, sebbene fosse per una giusta causa. - Devo solo... accertarmi di una cosa.

- Alle otto di sera?

- Sì, ed è importante. - Ran aprì la porta, deglutendo. - Augurami buona fortuna....

Uscì senza aspettare una risposta, e chiudendo gli occhi si concentrò per il teletrasporto.

Destinazione: i cancelli dell'Inferno.



Ed eccolo lì, solo, titubante, e completamente terrorizzato di fronte al suo incubo più grande...

L'entrata del dormitorio femminile del Quartier Generale di Central troneggiava di fronte a lui, peggio che le torri di Mordor.

- Ok Ran... è ora che affronti le tue paure. - si disse, respirando profondamente per farsi coraggio. - Ora cammina dritto e a testa alta... e non chiudere gli occhi. Sei un trifoglio. Sei un trifoglio. Trifoglio trifoglio trifoglio...

Raccogliendo tutte le sue forze, il ragazzino aprì la porta ed iniziò a percorrere i lunghi corridoi del dormitorio, osservando i nomi delle varie camerate sui cartelli affianco alle porte. - Niente panico, niente panico, niente panico... - lo sussurrava quasi dolcemente a sè stesso, come se stesse cantando una magica ninna nanna.

Si fermò davanti al cartello che riportava il nome che cercava.

'Hawkeye'.

- Niente panico, niente panico, niente panico.... - il trifoglio poteva sentire il proprio cuore galoppare furiosamente dentro al suo petto. In pochi momenti finora gli era capitato di sentirsi così vivo, e in quell'attimo più di tutti si sentì vulnerabile. - Ooook... Forza Ran... Sei in territorio nemico, e il nemico presto si accorgerà di te. Devi essere veloce... Alza la mano.... ora!

Trattenendo il respiro, Ran si costrinse finalmente a sfiorare la maniglia della porta di fronte a lui, con il cuore in gola. Si lasciò ad un lungo sospiro. - Aaaaahhh.... Che stupido.... Hai visto? Non è successo nulla... Ti aspettavi la scossa? - si domandò, lasciandosi andare in una risatina tra l'isterico e l'imbarazzato. - Che scemo...

Fu in quel momento che dalla porta accanto si affacciarono tre ragazze in pigiama.

- Ehi ma chi è che ride qui?

- Qualche maniaco, di certo!

Ran impietrì quando le tre giovani donne abbassarono gli occhi su di lui. Le loro espressioni effettuarono diverse trasformazioni. Dapprima sorprese, poi curiose, poi serie, poi sorridenti, poi sogghignanti, infine i loro occhi cominciarono ad emanare stelline rosa e cuoricini nell'aria intorno a loro.

- Ma che carinoooooo!!!! - esclamarono in coro, saltandogli addosso in una furia coccolosa.

- NOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!

Accidenti! Perchè non si era fidato del suo istinto? Eccolo lì, nella bocca del leone, senza difese e senza aiuto! Perchè era andato lì? Che cosa gliene importava se quello che aveva visto non era solo il frutto di una fantasia erotica del suo perverso, complessato fratello? Di certo non era una cosa per cui buttare via la propria vita! Ran sentiva di essere molto vicino alla Trance, quando alle sue orecchie giunse una voce amica, per quanto terrorizzante.

- Che succede qui fuori?

Le ragazze si fermarono, e la più minuta del gruppetto alzò lo sguardo sulla donna bionda che le guardava perplessa con appena la testa e il busto oltre la soglia della sua camera. - Ehi, Riza. Guarda che amore!

Riza sembrò metterci un pò per individuare la piccola figura in quell'intrico di braccia. - Ma... Ran...?!

- Riza, aiutamiiii!!! - implorò il trifoglio quasi alle lacrime.

Il Tenente sembrò capire al volo e si avvicinò, facendosi largo tra le altre soldatesse e prendendo il ragazzino per mano. - Ehm, ragazze... lui è... un mio cuginetto. Vi dispiace lasciarci soli? E' un pò nervoso.

- Cugino? - domandò una di loro, dai lunghi capelli ricci. - Ma se siete due poli opposti!

Riza squadrò il ragazzino, aiutandolo ad alzarsi. Effettivamente i suoi capelli biondi stonavano parecchio con quelli d'ebano del trifoglio. - Beh, siamo.. cugini lontani. - tentò di giustificarsi, senza realmente preoccuparsi di suonare convincente. - Vieni con me, Ran. La mia stanza è proprio qui.

Ran sospirò, seguendola sconsolato. - Tanto, peggio di così...

Entrò nella camera di Riza. C'erano due letti, ma il secondo sembrava completamente intatto. Il muro sopra di esso era costellato di fotografie dell'esercito, piena di figure femminili in divisa e molte facce sorridenti. In un paio individuò Riza e in un'altra persino Roy. Dovevano essere di una compagna di stanza del Tenente, che per qualche motivo era ora assente.

- Siediti pure su quel letto. - lo invitò Riza, sorpassandolo ed avvicinandosi ad un cucinino all'angolo più lontano della stanza. - Maria è in missione sul fronte, quindi non importa.

Ran ubbidì e si sedette, tentando di rilassarsi. Hayate si alzò dal suo posto sotto la finestra per salutarlo silenziosamente, poggiandogli la testa sulle ginocchia per qualche secondo. Il trifoglio lo accarezzò, sebbendo si sentisse ancora un pò rigido.

Sobbalzò quando Riza si avvicinò a lui porgendogli una tazza di latte. - Allora, che cosa ci fai in questo posto spaventoso?

Ran la guardò di sottecchi, non riuscendo a percepire alcuna ironia nella voce piatta e pacata della donna. Accettò comunque la bevanda. - E-ehm... io....

- Tu... cosa? - lo incoraggiò lei, sedendosi sul proprio letto, di fronte a lui. Bevve lentamente la propria tazza, passandosi distrattamente un dito sul labbro superiore per pulirlo.

Ran bevve un lungo sorso del latte e poi trasse un altrettanto lungo respiro, pulendosi la bocca con la manica sinistra. Teneva lo sguardo fisso sul pavimento. - Beh... tu... sai che sono un trifoglio, vero?

- Sì, lo so. - rispose subito lei, senza cambiare il tono di voce.

- Beh... - Ran alzò gli occhi su di lei, e tentò con forza di vedere nella sua mente. Era certamente la prova più facile... Come quando era prigioniero nel cerchio alchemico del fratello, non ci riuscì. E adesso sapeva perchè. - Ecco...

Riza non sembrava essersi accorta della sua tentata intrusione. - Cosa c'è che non va, Ran?

Ancora una volta, il ragazzino tirò fiato. - Sai... noi clover sappiamo leggere nel pensiero...

Lei sbattè le palpebre due volte prima di rispondere. - Interessante. E hai letto anche la mia mente?

- No. - ribattè lui, accigliandosi. - E credo di sapere perchè. Riza... Io ho... visto una cosa nella mente di mio fratello.

La donna arrossì violentemente, indietreggiando leggermente col busto.

- Dalla tua reazione direi che non si trattava di una qualche sua fantasia... - Ran guardò altrove, imbarazzato. - Sappi che non è stato per niente piacevole.

- Tutto? - ripetè lei, con un tono incerto e quasi incredulo. - Ran, spero che tu non voglia che io ti spieghi come funzionano certe cose... Sei ancora un pò piccolo e...

Il trifoglio arrossì, se possibile più di quanto non avesse fatto Riza poco prima. - Nonononononono! No, certo che no! - esclamò, paonazzo. Scosse poi la testa, cercando di calmarsi - Lo sai perchè sono qui...

Riza abbassò lo sguardo sulla sua tazza, poggiandola poi delicatamente sul proprio comodino. Non disse niente e i due rimasero in silenzio per diversi minuti.

- Riza... - disse il trifoglio con voce tremante, ma guardandola dritta negli occhi con determinazione. - Abbassati i pantaloni.
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Note d'Autrice:

Detective Ran alla riscossa! Che cosa succederà adesso che l'identità di Riza è finalmente svelata? Che cosa farà Roy? E Auron? E Edward? Niente, lui rimarrà basso come al solito.

Wikipedia è di nuovo aperta! Sono felice!

Stay Tuned per il prossimo capitolo!!^^

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 38
*** Serie 1 - Capitolo 38: Trifoglio e Quadrifoglio ***


Capitolo 38 - Trifoglio e Quadrifoglio

- Ed è scandalo tra i grandi maestri di Yevon. Il giovane Maestro Seymour Guado è stato intravisto in una spiagga per nudisti, accompagnato da un albhed pieno di tatuaggi e con una cresta molto vistosa. Ecco qui le immagini riprese degli atti ambigui tra i due...

Roy spense la TV con una smorfia, disgustato. Ma che razza di notizie trasmettevano i telegiornali ultimamente? Con un sospiro, alzò gli occhi sull'orologio a pendolo che stava all'altro lato della stanza. Erano le nove passate, e Ran ancora non era di ritorno. L'alchimista si alzò, arrendendosi al fatto che avrebbe cenato da solo.

Una parte di lui era risollevata, dato che la presenza del fratello lo metteva sempre in ansia a causa dei suoi poteri, di cui peraltro non sapeva quasi niente. Ma d'altro canto... si sentiva solo. Odiava ammetterlo. Nonostante frequentasse sempre molte donne, Roy aveva sempre voluto un pò di spazio personale. Non gli piaceva l'idea di convivere con qualcuno, meno che mai di sposarsi. Era ancora libero e selvaggio come il cavallo di cui portava il nome. Ma poco a poco si era abituato alla presenza di Ran, e forse... si era anche un pò affezionato a lui.

Sbuffò dal naso, scuotendo la testa mentre si preparava qualcosa da mangiare alla svelta.

No, la verità era che senza nessuno a tenergli compagnia, non riusciva a distrarsi dai propri pensieri.



- Che cosa...?

- Fallo. - Ran era inamovibile. Fissava Riza con i suoi profondi occhi scuri. Erano state poche le volte in cui la donna aveva avuto l'occasione di vedere un'espressione diversa dal solito sguardo triste (che soprattutto in sua presenza si alternava volentieri solo ad uno terribilmente spaventato) del trifoglio. Quella determinazione nelle sue iridi d'ebano, ma che sembre mantenevano quella strana scintilla blu nel profondo, era la stessa che lei aveva visto molte volte negli occhi d'onice di Roy.

Non potè però fare a meno di ritrarsi all'idea, benchè sapesse che fosse del tutto inutile. - Ma Ran...

- Ti prego, non opporti. - insistè lui. E il suo sguardo fu di nuovo adombrato da quella perenne malinconia. - Anche perchè contro di te non avrei speranze... ma ho bisogno di vedere.

- Io....

- Non lo dirò a nessuno. - la interruppe, con un tono spaventato, ma non insicuro.

Riza si abbandonò ad un piccolo sospiro ed obbedì. Abbassò di poco i pantaloni del pigiama, e flettendo un ginocchio lasciò che il ragazzino intravedesse il tatuaggio all'interno della sua gamba sinistra. Quando Ran distolse lo sguardo, deglutendo come se avesse appena ingoiato un boccone amarissimo, lei si risistemò i vestiti. Si risedette poi sul letto, rigida. Fissava i propri piedi con i pugni serrati sulle ginocchia.

- Dunque non era affatto un sogno nè una fantasia ciò che ho visto nella mente di mio fratello. - disse il ragazzino lentamente, e nella sua voce Riza pensò di percepire quasi della rabbia. - Sei un quadrifoglio. E lui lo sa.

Lei annuì, guardando prima lui e poi la finestra. Era chiusa, ma dalla fessura delle tapparelle potè scorgere il buio della notte ormai inoltrata.

- Se lo dicesse all'esercito, verrebbe probabilmente promosso. Forse diverrebbe anche Comandante Supremo, se l'esistenza e la pericolosità dei Clover fosse divulgata al resto di Spira. - Riza si sentì malissimo quando si accorse che quelle parole erano uscite dalla sua bocca. Si portò una mano al petto, come se volesse soffocare quella voce dentro di sè.

Ran la guardò con la coda dell'occhio, incrociando le braccia. - Lo so.

Rimasero in silenzio per un tempo che a lei parve lunghissimo, prima che il trifoglio parlasse di nuovo.

- Dunque ci sei tu dietro a tutte le cose strane che sono accadute...

Lei corrugò la fronte. - Tutte...? Io ho cercato di tenermi lontana dall'attenzione il più possibile. A cosa ti riferisci?

- Dimmelo tu. - Ran si voltò di nuovo per sedere di fronte a lei, squadrandola da capo a piedi per un secondo. - Che cosa hai fatto finora? Qual'è la tua storia?

Lei lo scrutò, e fu sorpresa di vedere che il suo timore per lei era ora completamente sparito. Gli occhi del trifoglio non tremavano, la sua bocca era ferma, con le labbra chiuse ma non premute, la mascella rilassata. Le mani poggiavano delicatamente sulle braccia, senza che le dita si stringessero attorno al tessuto della tunica. Era completamente concentrato su di lei, sulla sua natura di clover, e non di donna.

Riza si alzò e presagli la tazza dal comodino tornò al cucinino per riempirla di nuovo, riporgendogliela. Si sedette, ed attese in silenzio che Ran prendesse un nuovo sorso della bevanda. Prese poi un lungo respiro, cercando di farsi forza ed incominciare...

- E' cominciato tutto sedici anni fa... proprio qui su Spira. L'anno del primo Kingdom Hearts. - disse, chiudendo gli occhi e lasciando che le immagini dei suoi ricordi le riempissero la testa. - Quando l'uomo conosciuto come Ansem aprì i collegamenti tra tutti i mondi e le ere che coesistono nel nostro universo, fu subito un susseguirsi di guerre per la conquista di nuovi territori. Anche Spira ne fu colpita, con gravissime perdite. La mia famiglia fu completamente annientata, ed io e mio fratello ci salvammo per miracolo. Forse, se allora fossi stata più conscia dei miei poteri, avrei potuto fare qualcosa di più... ma ero troppo giovane.

Aprì gli occhi quando sentì la voce di Ran. - Quanti anni avevate?

- Lui ne aveva tredici, io solo sette. - Riza sorrise tristemente al ricordo di suo fratello a quell'età. Allora il suo sguardo era così confortante e caloroso... non ancora indurito dal gelo del Nord. - Fu poco prima che il monaco Komyo Sanzo divenisse il primo Supremo e formasse Sublimation, che io e Gingetsu sentimmo parlare dell'orfanotrofio Azlight.

- Ricordo quando quella balla iniziò a circolare.

Riza si interruppe, inclinando il capo da un lato. - E' stato così anche per te?

- No. Non ricordo esattamente quel giorno. Io ed A avevamo solo due anni. - Ran strinse le mani attorno alla tazza di latte, e le sue nocche sbiancarono. - Ma mia madre era viva. Quindi non c'era motivo per portarci all'orfanotrofio.

- E tuo fratello Roy?

Il trifoglio sembrò rilassarsi, e corrugò la fronte. - Lui non venne con noi. Non ho nessun ricordo, ma da quel che ho capito, è stato portato via perchè non aveva nessun potere. Lo hanno mandato nel futuro, nell'Amestris di 24 anni fa.

Riza lo osservò perplessa. - Ma se lui è stato portato nel futuro e tu no, perchè sei tu quello dall'aspetto più giovane? Se per te sono passati più anni che per il Generale...

- Gli scienziati ci lasciarono crescere per dieci anni in modo che sviluppassimo tutte le nostre facoltà mentali. - disse Ran, con uno sguardo nostalgico. - Poi, quando raggiungemmo l'età ottimale dove la perdita di cellule cerebrali è minima, ma il maturamento del potenziale è al massimo, ci hanno rinchiuso in una stanza dove il tempo è fermo. In questo modo, hanno potuto continuare a studiarci per diverse generazioni.

- Diverse generazioni...? - ripetè lentamente il quadrifoglio, la sua voce poco più di un sussurro incredulo. - Ran.... quanto tempo sei rimasto... lì dentro? Per quanto tempo hanno fatto esperimenti su di voi?

Ran alzò lo sguardo e Riza fissò con stupore la lacrima che gli scese dall'angolo dell'occhio sinistro, mentre mormorava la sua risposta. - Quasi mille anni...

Senza nemmeno pensarci su, Riza si protese in avanti e scostò la mano di Ran che teneva la tazza di latte, abbracciandolo stretto a sè. Il ragazzino aveva dapprima sussultato al contatto, ma dopo qualche secondo si strinse a lei, affondando il viso contro la sua spalla. Non emetteva singhiozzi, ma Riza lo sentiva tremare, trannersi con forza nonostante quell'invito a sfogarsi. Restarono così per diversi minuti, e a poco a poco il respiro del trifoglio si calmò, adattandosi al passo calmo e sicuro di quello di lei.

Sobbalzò poi, spingendola via con quasi eccessivo vigore. Il suo volto era paonazzo ed impanicato. - Aaaah! Tu hai toccato mio fratello con quelle mani! Che schifo! Ti sei fatta la doccia, almeno?

Lei ridacchiò, ammirando con quanta forza quel giovane ragazzo cercava di rassicurarla, di nascondere la sua angoscia e mostrarsi con la sua espressione di sempre. - Sì, stai tranquillo.

- Hmpf. - Ran si portò di nuovo il latte alle labbra, nascondendo il suo imbarazzo dietro la ceramica della tazza.

Riza posò la testa sulla sua mano, osservandolo con un sorriso amabile, quasi allo stesso modo con cui ogni tanto osservava Hayate dormire. - Sai, quasi non ci crederei che hai mille anni. Non mi sembri esageratamente maturo per la tua età.

Il trifoglio abbassò la tazza, ora quasi stizzito. - E come potevo maturare, isolato dal mondo e dalla vita reale? Mi hanno sempre trattato come un bambino lì dentro...

- Però dev'essere stato difficile sopportare così tanti anni di esperimenti. Ricordo che alcuni di essi erano quasi insopportabili... - Riza sentì una morsa allo stomaco quando vide che quelle parole sembravano aprire ferite fin troppo dolorose nel ragazzino, e così cerco immediatamente di riparare. - Dev'essere per questo che sei sempre così triste.

Ottenne il risultato sperato, e l'imminente tristezza di Ran cedette velocemente ad un'espressione oltremodo offesa, quasi iraconda. - Perchè stiamo parlando di me, adesso? -.-

- Hai ragione, scusami. - Riza si concesse un minuto per ricordare dove aveva interrotto il suo racconto, e poi annuì. - Gingetsu ed io fummo testati e classificati. Bifoglio e quadrifoglio. Io fui subito detenuta lontano da tutti, e mio fratello scartato dal Clover Leaf Project perchè troppo debole... Ma io piansi tanto, tantissimo. I dottori si preoccupavano... Allora non capii, ma avevano paura che potessi distruggere tutto con la mia rabbia. Grazie a questo, concessero a mio fratello di restare. Dopo poco, lui si offrì volontariamente alla forza militare del Nord, che si era impegnata a difendere 'l'orfanotrofio'... Lui aveva un piano...

Si fermò, titubante, e Ran la incalzò. - Che piano?

- Ran, so che hai già detto che non avresti detto nulla... Ma questo è veramente importante. Se si venisse a sapere, Gingetsu potrebbe essere perfino...

- Non dirò nulla. Lo prometto. - lui si poggiò una mano sul cuore, guardandola fisso. - Per cui dimmelo, ti prego...

Lei ci pensò su per qualche secondo, e poi sospirò, guardando di nuovo la finestra. - Quattro anni dopo, sicuro di avere ormai la fiducia di tutti nel Quartier Generale del Nord, Gingetsu iniziò a manipolare le menti degli ufficiali coi suoi poteri. Questo gli permise di salire di grado molto, molto in fretta. Ovviamente ci furono degli ostacoli... Un anno dopo, il Supremo Komyo Sanzo morì, e gli succedette un allora giovanissimo Genjo Sanzo. E dopo altri quattro anni poi, ci fu il secondo Kingdom Hearts. Questo è successo otto anni fa.

- E poi?

- Poi c'è stata la guerra di Ishbar, cinque anni fa. Conobbe una donna durante quel frangente... non so molto di lei, è sparita prima che potessi conoscerla. Ma a quanto pare era abbastanza forte di tempra da convincere mio fratello a sposarsi, e gli diede pure un figlio.

Ran sospirò. - Tralascia questi dettagli, non mi interessano i flirt di quello...

- Scusami. - Riza fece un rapido calcolo mentale. - Infine, tre anni fa... è diventato Tenente Generale, ed ha assunto il controllo del Quartier Generale del Nord. Fu allora che finalmente tentò di attuare il suo piano.

- Tentò? - ripetè il trifoglio, perplesso.

Lei annuì. - Voleva cancellare il Clover Leaf Project. Minacciò l'istituto di rivelare tutto quanto al Comandante Supremo, e al Supremo stesso, se non avessero chiuso i battenti. Ovviamente, questo non li fermò. Persero le false vesti da orfanotrofio, ma continuarono ad operare in segreto.

Lui scosse la testa. - Credeva davvero di potercela fare da solo?

- Beh, un risultato lo ottenne alla fine... - lo corresse Riza. - Riuscì a costringerli a trasferirmi al Quartier Generale del Nord, sotto la sua custodia. Ero felice di essere di nuovo con lui... ma purtroppo non durò a lungo.

- Che vuoi dire?

- Pochi mesi dopo il mio arrivo lì, ebbi una divinazione. - Riza lo guardò con attenzione. - Sai che cos'è?

Lui annuì. - Visioni del futuro per mezzo dei sogni. Quello che mi ha aiutato ad uscire le ha spesso...

- Chi ti ha aiutato, Ran?

Il trifoglio scosse la testa. - Allora, che divinazione era?

Lei lo osservò in silenzio, ma poi incrociò le braccia e rispose. - Ho sognato ciò che è successo ieri... con tuo fratello. Ho sognato che il mio segreto veniva svelato.

Guardò ancora Ran. Lui era visibilmente imbarazzato e disgustato dall'idea, ma non disse niente.

Così lei continuò. - Così Gingetsu mi disse che l'unico modo per evitare che io venissi riportata all'Istituto era trovare un altro quadrifoglio che fungesse da capro espiatorio. Un quadrifoglio che avrebbe avuto gli occhi di tutto il mondo su di sè, facendomi passare inosservata. Ma per farlo c'era bisogno di informazioni da Central City, e lui non poteva lasciarmi lì per andarci. Sapeva che se l'avesse fatto, l'Azlight avrebbe velocemente ripreso il controllo sul Nord.

- Quindi?

- Quindi mi fece scappare in segreto.

Ran inarcò un sopracciglio. - In segreto? Vuoi dire che l'Azlight non sa che tu sei qui, ora?

Riza si lasciò sfuggire un sorrisetto, grattando la testa ad Hayate che si era avvicinato, richiedendo attenzioni. - No, non lo sa. Ogni settimana mandano uno scenziato per fare dei controlli, ma Gingetsu manipola le loro menti convincendoli che io sia ancora in quella gabbia.

- Che furbastro... - il trifoglio era impressionato, ma anche leggermente disgustato dalla semplicità di quel piano. - Cosa hai fatto dopo?

- Dopo è stato facile. Sapevo che dovevo dirigermi a Central City e farmi arruolare. Ma non credevo che sarebbe stato l'esercito stesso a trovarmi appena uscita. Non ti nego che ero veramente scioccata, quando mi ritrovai davanti a tuo fratello. L'uomo che mi avrebbe amata.

Il ragazzino si accigliò. - Dev'essere stato difficile per te stargli accanto sapendo che cosa sarebbe successo un giorno...

- All'inizio un pò... ma col tempo ho finito per innamorarmene veramente. - disse lei con un leggero sospiro. - Così tanto che ho cominciato ad augurarmi che questo giorno venisse presto... - scrollò le spalle, divertita dall'irritazione che sembrava sfiorare Ran ogni volta che si toccava quell'argomento. - E questo è tutto.



- Ho ancora delle domande... Mi sfuggono alcune cose. - disse Ran dopo qualche minuto. Il racconto di Riza l'aveva sfinito. Voleva dormire... ma temeva quasi che se non avesse capito tutto in quel momento, avrebbe perso per sempre la sua unica occasione.

Lei annuì. - Chiedimi allora. Farò del mio meglio.

Lui pensò bene con cosa cominciare, poi rialzò lo sguardo. - Prima di tutto... Il tuo archivio a casa di Roy. E' il tuo, no? Sei stata tu a togliere di mezzo le foto?

- Sì. - ammise lei, apparentemente tranquilla. - Ho anche dovuto cancellare una parte dei suoi ricordi riguardo quel giorno, o si sarebbe ricordato del mio tatuaggio... e di quell'archivio.

- Gli hai manipolato la mente? - Ran era piuttosto sconvolto da quella rivelazione. Non sapeva che i quadrifogli potessero veramente farlo, come aveva però sospettato. Chissà se potevano modificare anche la sua, di mente. Tutto a un tratto si sentì in pericolo.

- Sì, l'ho fatto più di una volta. - ammise lei tristemente. - Non preoccuparti Ran, credo che non avrò più bisogno di farlo. E comunque non lo farei mai a un bambino. Anche a un bambino di mille anni.

Ran decise di ignorare l'ennesimo appellativo che tanto odiava. - E quando altro l'hai fatto?

- C'è stata quella volta in cui l'ho baciato...

- L'hai baciato tu?

- Sì. - lei non sembrava capire la ragione del suo stupore. - Però mi sono resa conto che era troppo pericoloso, così ho cancellato il ricordo dalla sua memoria.

- E la foto?

- Questo non te lo dico. - rispose lei con malizia.

Il trifoglio la fissò, trattenendo uno sbuffo. - C'è altro?

- Sì. Quando il Supremo ha usato il neuralizzatore...

- Ah giusto. Neanche tu hai dimenticato di quel che ha fatto Gingetsu... Se non l'ho fatto io. Ma cosa hai fatto a Roy?

Riza abbassò lo sguardo su Hayate, giocando con le sue orecchie. - Non volevo che si dimenticasse delle cose che gli aveva detto mio fratello riguardo l'Azlight. Così ho ricostruito il ricordo della loro conversazione nella sua mente, togliendo ovviamente ogni riferimento a te. Lui ricorda solo che Gingetsu era venuto a fornirgli istruzioni per la ricerca del quadrifoglio.

Lo guardò di nuovo e lui annuì. - Credo che tu abbia fatto bene... e ti ringrazio per non avergli fatto ricordare di tutto il dolore che gli ho causato...

- Non affliggerti così tanto, Ran... - Riza scosse la testa lentamente, con un piccolo sorriso. - Tuo fratello ha solo seguito il suo cuore. E non è tua la colpa per quello che è successo. Anzi... forse in parte è stata più mia che di chiunque altro. Gingetsu era venuto per me... Tu eri solo una sua copertura.

Il trifoglio aggrottò la fronte a quelle parole. - Che vuoi dire...?

Lei tacque, chiudendosi in un altro dei suoi silenzi colmi d'incertezza.

- Aspetta... Tu gli hai mentito... quando hai detto che il Supremo era un quadrifoglio. Hai fatto finta di non essere riuscita a leggergli nella mente.. - Ran scosse la testa. - L'hai fatto di proposito. Volevi fermare tuo fratello, anche se lui era lì per te?

- Non ho solo fatto finta... Io non ho assolutamente neanche provato a leggere nella mente del Supremo. Non volevo fare una cosa proibita...

Lui inarcò un sopracciglio. - Solo per questo?

- No... - Riza emise un lungo sospiro. - Amo mio fratello, e le sono grata per tutto quello che sta facendo per salvarmi, ma... Ormai il suo cuore era oscurato dall'odio. Il suo obiettivo era malvagio, assolutamente niente che io fossi disposta a lasciar accadere per la mia propria salvezza.

- Cioè...?

- Voleva permettere a tuo fratello di diventare Comandante Supremo, ed una volta che egli avresse assunto il comando, voleva che io manipolassi la sua mente per controllare l'intero esercito di Amestris per fermare l'Azlight.... - ammise infine la donna. - Credo che lo avesse in mente fin dal principio quando ha mandato quella richiesta d'intervento a Central City. Tuo fratello è sempre stato il suo obiettivo, proprio perchè è un semplice essere umano. Voleva usare la sua ambizione per giustificarlo, e le sue debolezze per controllarlo.

- Lo ha scelto perchè Roy è influenzabile... - Ran scosse la testa, stringendo le dita sulle lenzuola sotto di lui. - Quello è già scemo di suo... e io non ho fatto altro che indebolirlo ulteriormente, diventando un suo punto debole.

- Non l'hai fatto apposta. - lo consolò Riza. E quelle furono le ultime parole che risuonarono nella stanza per molto tempo.

Fu di nuovo lei ad infrangere quel silenzio così opprimente. Le sembrava quasi di poter sentire il suono della mente del trifoglio al lavoro, alla ricerca di una possibile soluzione a tutto quel casino. Se avesse voluto, sapeva che avrebbe potuto benissimo vedere i suoi pensieri, ma non lo fece.

- Tu non lo dirai a nessuno, vero?

Ran rialzò la testa di scatto, agrottando la fronte quasi indignato. - Certo che no! Il più è che non lo dica Roy... chissà cosa non farebbe per la carriera... Tant'è che non ha neanche la più pallida idea di chi sia l'altro quadrifoglio. - sbottò, distogliendo lo sguardo. - Quindi se volesse una promozione per scrollarsi di dosso tutto questo problema e soddisfare le sue ambizioni, la cosa più logica per lui sarebbe parlare di te...

Lei sorrise tristemente. - Non posso negare che sia un arrivista... Ma io mi fido di lui, Ran. L'ho fatto finora, e non ho mai dovuto pentirmene... Per quanto a volte mi sia data della pazza per averlo seguito così ciecamente.

- Se lo dici tu... Suppongo che per vivere dovrà pur avercelo un cuore... per quanto piccolo, duro e marcio.

- Già...^^; - Riza ridacchiò imbarazzata a quell'affermazione. Sapeva che Ran non parlava seriamente. Era proprio come suo fratello quando si trattava di rivelare i propri sentimenti per un'altra persona.

Vide poi il trifoglio rialzarsi e infilarsi il cappotto trafelatamente. - Beh, accertato questo io me ne torno a casa.

- Va bene. Grazie per la chiaccherata. - disse lei, alzandosi per andare ad aprirgli la porta. Lo accompagnò fino in fondo al corridoio, ed arrivati all'uscita lui alzò lo sguardo su di lei un'ultima volta.

- Un'altra cosa.

- Hmmm..?

- Quella canzone... Sei stata tu a farmela sentire? Quella sul Quadrifoglio e il Trifoglio?

Riza aggrottò la fronte. - No... non ricordo nessuna canzone del genere. E ad essere sincera non sono molto pratica con il parlare a qualcuno telepaticamente. Per tenermi nascosta, non ho mai veramente esplorato a fondo le mie capacità fuori dall'Istituto. Dimmi com'era.

- .... - Ran scosse la testa ed uscì a passo svelto, senza girarsi per vedere la reazione del quadrifoglio alle sue ultime parole. - Non è più importante. Roy ormai mi ha trovato.
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Note d'Autrice:

Di certo un capitolo ricco di rivelazioni. Ecco la storia di un quadrifoglio rivelata nel dettaglio! Mi spiace averci messo così tanto tempo per questo capitolo, ma mi sono distratta con altre cose... Principalmente Dissidia.

Un videogioco interessante, non c'è che dire. Simile alla mia storia in certi aspetti... Comunque, godetevi il continuo e come sempre non rompete con inutili ed indesideratissime recensioni!

Roy: La psicologia inversa con loro non funziona, sai?

FdS: chiudi il becco!! *SBANG*

L'Alchimista di Fuoco si fà un sonnellino!

Stay Tuned per il prossimo capitolo!!^^

 Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
 By Chiara (FdS)

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Capitolo 39
*** Serie 1 - Capitolo 39: La Redenzione ***


Capitolo 39 - La Redenzione

Ran dormì a casa di suo padre. Dopo tutte quelle rivelazioni su Riza in quella terrificante notte all'interno di quello che il ragazzino riteneva il posto peggiore al mondo (secondo solo all'Istituto...), l'ultima persona che il trifoglio desiderava incontrare era il fratello. Chissà cosa avrebbe fatto, quel cretino! Sicuramente non c'era tempo da perdere... Ran passò tutta la mattina a domandarsi che cosa avrebbe dovuto fare lui.

Certo, il Supremo gli aveva ordinato di fare di tutto, di sfruttare i propri poteri al massimo per trovare il Quadrifoglio... ma che stesse parlando di uno qualsiasi? O forse quello che cercava Gingetsu? Ran aveva accettato di buon grado, e non solo perchè era in debito con lui, ma anche perchè voleva davvero aiutare Roy dopo tutti i problemi che gli aveva causato. Ma Riza...? Certo, le donne sapevano essere terribili, soprattutto con lui, ma Ran pensava che lei non se lo meritasse...

Ed improvvisamente si ritrovò a chiedersi che cosa volesse mai farci il Supremo con un Quadrifoglio... che volesse semplicemente vederci chiaro, in tutta quella faccenda che gli era stata così subdolamente nascosta per così tanti anni? O forse, l'avrebbe riconsegnata all'Azlight in persona? Anche quell'eventualità non era da escludersi.

E se Riza fosse tornata all'Istituto... tutti gli sforzi di suo fratello sarebbero stati vanificati. Gli esperimenti sarebbero ricominciati e lei avrebbe sofferto tanto quanto lui nei suoi anni di prigionia. Il ragazzino sospirò nel rendersi conto di quanto complicata fosse tutta quella faccenda. Però non si sarebbe tirato indietro... lo avevano aiutato a fuggire, e poi a rimanere in libertà, doveva restituire il favore come meglio poteva.

"E se fosse proprio per questo che mi ha fatto uscire...? In quel caso non sarebbe restituire un favore, sarebbe accettare uno sfruttamento..."

- Quando hai finito di fissare accigliato la tua colazione, vai da tuo fratello e portagli questo.

Ran sbattè le palpebre, ridestandosi dai propri pensieri. Si ricordò solo in quel momento di trovarsi ad uno dei tavoli del ristorante di suo padre. Auron si era avvicinato a lui in silenzio, posando quello che gli parve un vassoio di dolci incartato in un'elegante carta rossa con la faccia del guardiano sorridente (tipo così ^_^) e col pollice in alto.

- E' un regalo...? - domandò piano, inarcando un sopracciglio ed alzando lo sguardo sul padre. - E' per caso il suo compleanno?

Auron tornò dietro al banco. - No. Ma oggi è un mese esatto dal giorno in cui io e lui ci siamo riconosciuti. Mi hanno detto che gesti come questi sono quasi d'obbligo.

- Che carino... - sospirò il trifoglio, alzandosi e portando il suo toast quasi intatto al cestino per buttarlo. Tutto a un tratto il suo stomaco si era chiuso completamente. Tornò poi sui suoi passi per prendere il vassoio incartato e soppesarlo con le mani. Dovevano esserci almeno due chili di biscotti lì dentro.

- Ah, Ran. - la voce pacata ed indifferente di Auron lo colpì come una folgore, mentre si avviava verso la porta. - Non dire a nessuno della biondina.

Spalancando gli occhi dalla sorpresa, Ran si voltò di scatto. Voleva guardarlo in faccia, voleva vedere se aveva davvero capito bene, voleva sperare che non lo avesse fatto. Ma non potè guardare il volto di suo padre, perchè era ormai troppo tardi. Il suo potere aveva reagito alle sue emozioni ancora una volta, soltanto che stavolta non era stata la paura.... era stata l'ira. E fu così che la persona che si ritrovò davanti una volta giratosi non era il non trapassato, bensì lui. Il colpevole. Roy Mustang in persona.

Lo fissava confuso, seduto dietro la sua scrivania con una penna e un foglio in mano. L'espressione era pressochè identica a quella che aveva il primo momento che si erano incontrati, quando si era teletrasportato in sua presenza a causa di un attacco di panico. Se non fosse stato in preda alla furia più ceca, forse Ran lo avrebbe trovato ironico. Magari perfino divertente.

Ma non era quello il caso. Non quel giorno.

- Che cavolo ci fai qui...? Mi sembrava di averti detto di non teletrasportarti mai più in ufficio così oltretutto. - sbottò l'alchimista, abbassando la mano con la penna.

Ran sentì l'occhio destro muoversi in un tic nervoso, e serrò le labbra, aggrottando le sopracciglia. Aprì la bocca per dire qualcosa, per insultarlo, forse per urlare, ma non venne fuori niente. La prima cosa che riuscì a pensare non era dire qualcosa, bensì muovere le mani. Lanciò il vassoio in faccia al fratello, con tutta la sua forza fisica, per quanto ancora poca rispetto a quella del militare.

Roy ebbe appena il tempo di notare la faccia di suo padre (^_^) sulla carta regalo, prima che questa si rompesse a contatto con la sua faccia. In un attimo, il suo volto era ricoperto di crema alla gianduia e panna.

"Allora era una torta, non biscotti." pensò un angolo della mente di Ran, mentre fissava il fratello saltare all'indietro contro lo schienale della sedia dalla sorpresa, coi pugni serrati.

Dopo circa dieci secondi di smarrimento, Roy si passò le mani sulla faccia, sfiorando appena i capelli con le punta delle dita e constatando con orrore che la sua parte corporea più preziosa era stata profanata da del volgare zabaione. Abbassò le mani, portando via quanto più dolciume potesse dal proprio volto in quel gesto, ed osservò con shock i propri guanti inzuppati di crema e pan di spagna. Guardò poi oltre le mani. I suoi pantaloni, e perfino gli stivali erano stati travolti da quell'attentato terroristico al suo bell'aspetto. In uno scatto d'ira, afferrò un pezzo di torta dal proprio petto e lo lanciò con rabbia contro Ran.

- CHE CAVOLO TI PRENDE TUTTO A UN TRATTO!?

Il trifoglio si protesse con la sua barriera spirituale, i suoi occhi stretti in due fessure mandavano fiamme quasi quanto quelli di Roy. Si guardò attorno solo in quel momento, assicurandosi di essere nell'ufficio privato del fratello, e non sotto gli occhi di tutti i suoi uomini in quello principale. Poi si voltò di nuovo a fissarlo furente. - Questo è per aver parlato di Riza a qualcuno!!

- Che succede, Generale!? L'ho sentita urlare e... - Havoc si fermò sulla porta, e alla vista di Roy ricoperto di panna si bloccò, la sigaretta gli cadde dalle labbra schiuse in un'espressione ebete.

I due si voltarono verso di lui e Roy lo fulminò con lo sguardo. - La giacca.

- C-Cosa...? - balbettò il biondo.

- Mi hai sentito. La tua giacca. Ora. - Roy protese la mano impassibile e Havoc si sfilò la divisa, ancora incredulo. Come gliela passò, il generale lo mandò fuori dall'ufficio con uno spintone, chiudendo la porta a chiave.

Roy guardò la casacca con disgusto prima di passarsela su tutta la faccia e poi sul resto della divisa, pulendo quel che poteva. Risollevò poi gli occhi scuri sul trifoglio. - E tu come cavolo...

Ran inarcò un sopracciglio in risposta, e quello parve essere abbastanza,

- Ah già, dimenticavo i tuoi dannati poteri. - l'alchimista scosse la testa rivoltato, buttando la giacca di Havoc dalla finestra e dirigendosi poi verso una porta nascosta in una parete a sinistra. Ran la conosceva già: portava al bagno privato. Osservò Roy aprire il rubinetto e cominciare a pulirsi maniacalmente le ciocche d'ebano una ad una. - Quindi sai che lei ed io...

- Sì, e la cosa mi disgusta.

- E sai anche che lei è un...

- Sì. - Ran scosse la testa con rabbia. - Ma perchè proprio a nostro padre vai a dire certe cose? E' amico del supremo lui! E se glielo dicesse?

Il fratello aggrottò la fronte, e fissò Ran nello specchio di fronte a sè. - Di che diavolo stai parlando? Io non ho detto proprio niente a nessuno!

- Ma se lui ha detto...! - il trifoglio ammutolì, mentre una tenue luce di comprensione iniziava a farsi spazio nelle tenebre della sua mente. - Deve esserci riuscito di nuovo...

Si sentì come folgorato, quando Roy anticipò le sue stesse parole. - A leggere la mente? Su di me, vero?

Ran sgranò gli occhi. - Non dirmi che ci riesci anche tu!

- No. - Il brigadier generale chiuse il rubinetto con un sospiro rassegnato. - Che vuoi che ti dica? Siamo fratelli. A volte è normale essere sulla stessa lunghezza d'onda. Anche se sei stupido.

- ...

- Tuttavia questa cosa è strana. Ricordo che mi aveva parlato di questi suoi poteri fuori controllo. - Roy portò una mano al mento, pensieroso. - Mi chiedo se centri qualcosa...

- Che cosa? - lo incalzò l'altro.

L'alchimista di fuoco uscì dal bagno e chiuse la porta dietro di se., andando ad un armadio per prendere la divisa di riserva, quella che normalmente utilizzava solo in occasioni speciali. - Mi ha detto di non ricordare alcune cose di sè e del suo passato. E queste cose sembrano collegate in qualche modo al Gagazet. Proprio dove ho trovato Riza e quella strana stanza... mi chiedo se sia solo un caso.

- Aspetta. - lo interruppe Ran. - Non starai cercando di dire che nostro padre è un clover, vero?

- Perchè no?

- Ce lo avrebbe de...! - Ran si interruppe. Ricordò di come egli stesso aveva nascosto la propria natura proprio a Roy. Chi era per polemizzare su quell'ipotesi adesso? - Io... non credo.

Sentì lo sguardo dubbioso dell'alchimista scrutarlo da capo a piedi, e non se la sentì di ricambiare. Fissò il pavimento in silenzio fino a quando il fratello non parlò di nuovo.

- In ogni caso, sarà meglio controllare e scoprire cos'è che non ricorda del suo passato. Te la senti?

- C-cosa? - il trifoglio fece scattare in su la testa, con occhi sgranati. - In che senso, me la sento?

- Di indagare sulle origini di nostro padre. - Roy andò alla finestra, e guardò fuori. - Io posso tenerlo impegnato per un pò, se prometti che ti darai da fare per scoprire quanto più possibile sul suo passato.

- Ma perchè io!?

- Se ci provassi io, mi scoprirebbe subito. E poi non posso lasciare questo posto quando mi pare. Un trifoglio come te non avrà problemi.

- E allora mandaci la tua adorata Riza. -.-

Roy lo fissò di sottecchi. - Non chiamarla così. Accetti o no?

Il trifoglio sospirò tristemente. - Che razza di casino... E se anche scoprissi che è un clover, che cosa farai? Lo denuncerai? Lo porterai all'Azlight e lascerai che lo ingabbino?

- Non lo ingabbia nessuno a quello. - sbottò il fratello. - E comunque non ho detto questo. Però se fosse lui, ci risparmierebbe molte inutili ricerche. Per quanto riguarda il come reagire in caso di esito positivo, ci penseremo poi.

I due si fissarono in silenzio per diversi secondi, che sarebbero potuti diventare ore se non giorni se solo gli autori sadici lo avessero desiderato.

- Allora non dirai a nessuno di Riza?

- No che non lo farò, scemo. - Roy distolse lo sguardo, irritato. - Non sono ancora caduto così in basso da usare un mezzo tanto sporco per salire di grado.

- Va bene, allora. - il ragazzino annuì. - Lo faccio perchè sono curioso anche io di scoprire il passato di nostro padre, e per ringraziarti... e persino... per scusarmi.

Roy inarcò un sopracciglio. - Scusarti di cosa?

Per non essermi fidato di te quando avrei dovuto. Lo farò adesso....

- Per la torta, che altro?

- Guarda che non ti ho mica perdonato per quello! - esclamò l'alchimista, guardando il trifoglio sparirse col suo teletrasporto. Per un istante, gli parve di intravedere l'ombra di un sorriso sul suo volto. Pensò che si trattasse di un abbaglio.

- Facciamoci forza... - si disse, sbadigliando e poi sollevando la cornetta del telefono. - Centralino? Passatemi il pub più prestigioso di Central City. Cerco Auron Mustang.
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Note d'Autrice:

Un'altra volta, chiedo scusa per i rari update, ma lo studio mi sta massacrando (facciamoci forza), in più. la tornata ispirazione per I Guardiani dei Mondi sta interferendo con Sublimation. Ormai è un testa a testa tra le due storie. Alla prossima!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 40
*** Serie 1 - Capitolo 40: Mai dire Pirla! ***


Capitolo 40 - Mai dire Pirla!

"Mi sorprende che Roy abbia ordinado del cibo a domicilio. Di solito si accontenta della mensa della centrale..." Auron varcò il portone del quartier generale di Central City a passo tranquillo, salutando qua e là qualche conoscente, incluso il Maggiore Armstrong, intento al suo sfoggio muscolare pomeridiano. "Forse ho fatto la torta troppo buona."

Aspettò che l'ascensore lo raggiungesse e si stupì solo vagamente di trovarci un depressissimo Havoc al suo interno.

- Sale? - chiese il soldato quasi singhiozzando.

- ...  Grazie. - il guardiano entrò, guardandolo in tralice per un secondo. - Vado dal brigadier generale Mustang.

- Lo so! Sigh.... - Havoc pigiò un tasto e le porte si chiusero con un gemito. O almeno Auron sperò che fossero state loro e non il ragazzo accanto a lui a produrre quel suono orribile.

Dopo quasi tre piani e quaranta sospiri, Auron si scocciò e gli si rivolse. - Si può sapere che cosa ti affligge così, oggi? Sei bianco come un lenzuolo.

- E-ecco... Non volevo affliggere nessun altro con le mie pene, ma... se proprio lo vuole sapere...

Il non trapassato si costrinse a non fermare il militare. - Spara...

- Ho appena ricevuto una notizia bruttissima!

"Non sarà che Roy ha denunciato Riza...!?" Auron lo guardò greve. - Che notizia?

Tutta la sua preoccupazione scemò appena il soldato gli mostro un foglio stropicciato e ancora umido di lacrime raffigurante la propria faccia. - SONO SCOMPARSO!

- ...

- E quel che è peggio è che ormai sono passati quattro giorni! Questo significa che ormai potrei anche essere morto! - Havoc scoppiò in un mare di lacrime, formando parodistiche fontanelle. - E'.... E' così difficile, signore! Ero ancora vergine! E pensi che... c-che.... avevo appena trovato la ragazza! Poverina...! Chi la consolerà adesso? Forse il brigadier generale, in fondo è da lui. O f-forse....

- Io non credo... - il guardiano roteò gli occhi, domandandosi quanti piani mancassero alla fine di quello strazio. - Non arrenderti, Havoc. Non puoi aver già perso tutti i neuroni...

- Ha ragione! Non ho perso ancora tutte le speranze! Non ci crederò finchè non vedrò il mio corpo esanime, davanti ai miei occhi!

- Ma io non ho detto questo...



Roy era ancora intento a costruire la sua personalissima barriera mentale contro la telepatia clover. Concentratissimo sul nuovo catalogo di Intimissimi, non lasciava che niente attorno a lui lo distraesse. Doveva imprimersi quelle stupende immagini femminee nella mente e non lasciare che niente di quanto precedentemente stabilito col fratello riaffiorasse nei suoi ricordi. Non era proprio un maestro dell'auto-ipnosi, ma se c'era una cosa in cui era bravo, era pensare a quelle bellissime figure. Il fatto che ogni due pagine gli paresse di vedere il volto di Riza Hawkeye al posto delle vere proprietarie di quei corpi statuari, era un mero dettaglio che cercava nervosamente di tollerare. Si era trattato solo di una sbandata. Solo una sbandata... una...

La porta si aprì, e il generale sollevò lo sguardo per accogliere l'ormai familiare figura del padre, accompagnato casualmente da un Havoc molto meno afflitto di quello che lui aveva seccatamente cacciato dall'ufficio poco prima.

L'alchimista fu rapido nello sfoggiare la sua migliore faccia da schiaffi. - Guarda guarda chi ci degna finalmente della sua presenza. Sei in ritardo.

- Non so di che stai parlando, io arrivo sempre puntuale. - Auron poggiò il sacchetto con il cibo ordinato sulla scrivania di Roy, salutando il resto dei presenti con un'occhiata.

- Certo, per la consegna, ma non per il tuo lavoro. - ribattè affabile il militare.

- Infatti, il mio lavoro dovrebbe essere in cucina. Perchè mi hai voluto come fattorino?

- Ma io non ti voglio come fattorino. - Roy lasciò il giornale e aprì il sacchetto, osservando il vassoio di toast e passandoli a Breda. - Non mangiarteli tutti tu. Offro io.

- Oho! Grazie, lei è sempre un grande! - Breda iniziò a passare da soldato a soldato perchè ognuno avesse una porzione. - Vero Riza?

- Sì....

- No, io ti voglio qui come mio assistente. - continuò Roy, tornando a rivolgersi al padre.

Quello aggrottò la fronte. - Come?

- Diciamo come una specie di freelance. Non sarà una cosa fissa, così puoi tenerti il posto al pub.

- E a che ti servirei? - inquisì il guardiano.

Roy si strinse nelle spalle. - Un pò questo, un pò quello. Qui il lavoro non finisce mai.

- Lo vedo. - ribattè Auron, fissando il giornale di intimo sulla scrivania dell'alchimista. - Cosa c'è sotto?

- Il foglio che dovrei leggere e firmare entro le quattro. - rispose l'alchimista, sollevando il catalogo e mostrando il documento.

- Idiota. parlo della tua richiesta di tornare a lavorare qui. Cosa c'è sotto?

Roy sbuffò. - Quanto sei sospettoso! Ho solo pensato che tu fossi il tipo adatto a riportare un tocco di vita in questo ufficio squallido.

- Ignorerò la stupida battuta sul non trapassato che 'porta un pò di vita'.... E ti ricordo che questo è il tuo ufficio, Roy.

- Lo preferivo prima della ricostruzione, e allora? Me la dai una mano o no? Per favore.



"Mi sento un criminale" Ran deglutì per l'ennesima volta, dirigendosi verso la stanza privata del padre. Si era voluto teletrasportare all'entrata, per sicurezza. Con la fortuna che aveva, si sarebbe aspettato di trovare chiunque ad attenderlo lì, forse persino suo padre stesso. Si augurava solo che l'idea di Roy funzionasse a dovere.

Una volta nella camera da letto, si guardò intorno, chiedendosi da dove cominciare. "Nelle altre stanze non ho mai notato niente, quindi..."

Chissà se anche suo padre aveva quella malsana abitudine femminile di tenere un diario segreto. Subito controllò i cassetti del comodino. Nel terzo, trovò ben dieci videosfere dei suoi tempi risalenti a guardiano. Non c'è che dire, aveva del talento per l'investigazione. Le posò sul letto e poi proseguì a frugare nel mobiletto, sorprendentemente capiente quando la borsa di Mary Poppins.

- Un catalogo di Masamune 2000.... occhiali di riserva... - il trifoglio sbuffò, chiudendo anche l'ultimo cassetto. - Niente che sembri un documento. Si voltò quindi verso l'armadio.

- Ugh!! - esclamò di sorpresa alla vista di quello che vi era al suo interno. - Ma questi impermeabili sono tutti uguali!!

Li fissò accigliato, per nulla felice all'idea di cercare in tutte quelle tasche. Tuttavia il tempo volava, e tra non molto suo padre sarebbe rientrato da lavoro (ammesso che Roy fosse riuscito a dargliela a bere). Doveva farlo.

Al diciasettesimo impermeabile cominciava a dubiare che suo padre fosse il tipo da lasciare le cose in tasca, ma con sua sorpresa invece trovò qualcosa, una fotografia. La esaminò con curiosità.

Nell'immagine erano raffigurati Auron e Sanzo insieme. Non sembrava che stessero facendo nulla di particolare, tuttavia Ran non riusciva a ricollocare il luogo in cui si trovavano a nessuno che avesse mai visto finora. "Già, il Supremo. Che centri qualcosa anche lui?"

Con una leggera scrollata di spalle, misa la foto in una tasca e andò al letto per osservare le videosfere.



- E questo lo chiami sugo? Sembra acqua colorata!!

Riuniti per cena alla mensa del quartier generale, Roy e la sua squadra avvevano assistito impietriti alla scena in cui Auron si alzava furibondo per andare a fare una sfuriata leggendaria nelle cucine. Dalla porta uscivano insulti, pomodori e mattarelli volanti.

- E il polpettone non si fa col merluzzo!!

Roy si nascose il volto tra le mani, sconsolato, mentre Auron usciva dalla cucina con un vassoio gigante di lasagne da un quintale appena sfornate da lui in persona.

- Ora va meglio. - disse il guardiano, prendendose una buona metà e andandosi a sedere, mentre l'esercito assaliva famelico il resto.

- Complimenti! - lo congratulò il maresciallo Falman. - Se potessi, farei arruolare mia moglie solo perchè possa imparare a cucinare così, signor Mustang!

 - Sì, bravo... - borbottò Roy, senza unirsi alla festa.

- Tsk, che novità. - Auron lo guardò con la coda dell'occhio. - Non dovresti assumere cuochi tanto egoisti, sai? Quello teneva nascosto il sugo buono nel suo frigo privato.

- Parli proprio tu di egoismo? - Roy fissò disgustato la megaporzione dell'ex guardiano. - Anche tu non mi sembri molto... ugh!

Tutti si voltarono a guardare l'alchimista di fuoco alzarsi e andarsene di corsa, tenendosi lo stomaco con un'espressione dolorante.

- Ultimamente il brigadier generale Mustang ha sovente mal di stomaco. - osservò il sergente maggiore Fury, inarcando un sopracciglio con  preoccupazione.

- Speriamo non sia qualcosa che viene dalla macchinetta su da noi, perchè io prendo il suo stesso tipo di caffé. - rispose Breda, mandando giù un boccone senza darsi troppi pensieri sulla salute del suo generale.

Riza guardò la porta da cui Roy era uscito, poi Auron, prima di tornare a mangiare in silenzio.



- Allora ricapitolando.... Qui è stato a Macalania... quella là dietro sembra una locanda Albhed. Bene.... - Ran passava in rassegna le varie sfere, per assicurarsi di ricordarsi tutto. - Poi... il Gagazet.... Il fluvilunio, dove quello con la faccia da surfista ha attaccato uno shupaf.

Ne prese una tra le mani. - Questa nel deserto di Bikanel è la più recente... Ha lo stesso aspetto che ha ora. Ma chi è quel tipo con un occhio solo con cui parla? Mi sembra di averlo già visto in qualche spot televisivo...

Alzò lo sguardo al soffitto, pensandoci su per qualche secondo. Poi fissò di nuovo la sfera. - Ma certo, il leader degli automisti. Come si chiamava quell'Albhed? G.... Gipp.... o Gepp? Geppetto? No quello è il papà di Pinocchio...

Sospirò, buttando in fretta e furia tutte le sfere nel cassetto in cui le aveva trovate. - Dovrò chiederlo a Roy.



- Finalmente è perfetta. - Auron posò la pietra focaia e fissò il filo della propria lama con occhio indagatore. Sì, era proprio limata a dovere. Si voltò a guardare Roy, forse in cerca di approvazione. Ci aveva provato a trasmettergli il pallino per le spade, ma il giovane soldato non si era rivelato molto interessato. Lo sorprese così a fissare il vuoto, con la testa appoggiata ad una mano. La sua espressione era sognante, ma triste. - Che ti prende, adesso?

- Niente... - rispose quello in un sospiro. - Pensavo solo al fatto che è buffo che Mitsurugi sia più giovane di te e già è nonno.

Auron fissò il vuoto accigliato, sforzandosi di ignorare il commento. "Se non altro ha accettato che Mitsu e Kaoru sono imparentati..."

- Bah! - Roy si buttò contro lo schienale, accavallando le braccia sulla scrivania. - Contenta lei...

- Piuttosto, mi dici che cosa hai deciso di fare.. - Auron si assicurò che nessuno stesse per entrare dal corridoio. - riguardo a Riza?

L'alchimista non rispose subito. Fissava il soffitto quasi con stanchezza, dondolando la sedia leggermente a destra e a sinistra. Si bloccò poi, senza guardarlo. - Non dirò a nessuno che è un quadrifoglio. Ma m'impegnerò con tutte le mie forze per trovare l'altro. E stavolta non mi importa chi sia, lo consegnerò all'esercito del Nord. E diventerò Comandante Supremo!

- Intanto però lo hai detto a me, che Riza è un clover.

Roy finalmente lo squadrò, inarcando un sopracciglio. - Tanto coi tuoi poteri fuori controllo, prima o poi avresti imparato anche la telepatia, no?

- Chi lo sa... - Auron mise via la pietra. - E se fosse Kaoru il quadrifoglio che cerchi?

Roy rise. Lo fece a lungo e di gusto, una risata che Auron gli aveva sentito fare ben poche volte, quasi tutte mentre si prendeva gioco di Edward Elric. - Non essere assurdo! Hahaha! - soffocò la seconda risata a fatica. - Ah già, tu non lo sai. Ma si dà il caso che l'altro quadrifoglio sia un maschio. Kaoru è fuori dalle possibilità. L'ho saputo da una fonte più che sicura.

- Beh sai, la scienza fa miracoli di questi tempi...

- Non mettermi certe immagini nella mente! E' disgustoso!

- E lei mi sembra un pò aggressiva per essere una donna...

- Ma se ha avuto pure un figlio!

- Te l'ho detto, la scienza.

- E poi mi spieghi perchè dovrebbe essere proprio lei? Perchè non qualcun altro? - Roy abbassò le gambe e si alzò, sgranchendosi e parlando apparentemente con tono vago. - Perchè non tu, per esempio?

Auron inarcò un sopracciglio. - Io...?

Dopo qualche secondo di gara di sguardi, l'alchimista fece spallucce. - Hai ragione, è impossibile.

Gli voltò le spalle e Auron scosse la testa, rassegnato. Quel ragazzo si stava logorando di lavoro se adesso arrivava a pensare sciocchezze del genere. Gli giunse però cristallina la voce del figlio.

Sei troppo pirla per essere un clover.

Quanto odiava quella parola...

Si alzò in uno scatto d'ira, ma prima che potesse anche solo iniziare a restituire gli insulti, osservò il figlio cadere a terra svenuto. - Ma che cavolo...!?

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Note d'Autrice:

Ecco a voi l'angolo della posta di Sublimation!

Roy: Ma se nessuno scrive neanche un commento, chi te la manda la posta?

FdS: Taci, o scriciolo d'uomo! Prima o poi qualcuno lo farà!!

Ed: Che cosa ho fatto io?

Fds: Per una volta che non parlavo con te....

Alla prossima!

Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
By Chiara (FdS)

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Capitolo 41
*** Serie 1 - Capitolo 41: La Coerenza Qui E' Di Troppo! ***


Capitolo 41 - La Coerenza Qui E' Di Troppo!

Ran entrava proprio in quel momento in ufficio, seguito dalla squadra di Roy al completo. Aveva già chiesto a tutti, ma misteriosamente nessuno sapeva la risposta alla sua domanda. - Ma che succede qui?

- Niente... - Auron si rialzò, indicando Roy tramortito a terra. - E' svenuto, ma gli ho dato un senzu. Dovrebbe riprendersi a momenti.

L'alchimista di fuoco riprendeva in quel momento i sensi. - Ohi, ohi... che è successo...? - domandò, massaggiandosi la testa. Tutto ciò che ricordava era di aver tentato di provocare suo padre col pensiero, ci era riuscito?

"Ho già capito che è successo..." pensò Ran.

"Spero di non essere stata io...." pensò Riza.

"Le lasagne erano così buoooooooooooone.....!" pensò Breda.

"Devo passare in lavanderia." pensò Falman.

"Ma perchè stanno tutti zitti?" pensò Roy.

Havoc non pensò.

"Ma quando resteranno soli Riza e Roy?" pensò il guardone.

Riza estrasse la pistola e sparò vicino al guardone, che mollò la presa dal cornicione e cadde al suolo.

- Ecco, lo sapevo che si faceva scoprire. E' una settimana che si trova lì. - disse Auron, mentre tutti gli altri fissavano la finestra stralunati. Si voltò poi verso Ran. - E tu cosa ci fai qui?

Il ragazzino sussultò. - Ah... ehm... nulla di che, mi chiedevo se a te e Roy dispiaceva se passavo la notte fuori.

- A casa di chi?

- ....Amici.

- Non sapevo avessi degli amici.

- Amici di scuola.

- Tu non vai a scuola.

- Quanto sei pignolo! Posso o no?

Auron si voltò con la sua solita lentezza verso l'alchimista di fuoco. - Se tuo fratello è d'accordo. Dopotutto, sei a suo carico adesso.

- Assolutamente no, che cavolo ti viene in mente di andare da degli amici adesso? 

Ran annichilì. Aveva sperato che almeno suo fratello capisse cosa intendeva, alla faccia della sintonia fraterna! - Ma non posso non andare, ne ho bisogno per quel compito. Ricordi?

Questa volta qualcosa sembrò attivarsi nell'anticamera del cervello del soldato, che spalancò gli occhi solo per un istante, per poi riassumere velocemente un'aria indifferente. - Massì, se proprio ne hai bisogno, fai pure. Anzi, non averti in giro per casa sarà una gioia.

"Che esagerato..." Il trifoglio si schiarì la gola, facendo del suo meglio per non avere un contatto visivo col padre, che assisteva alla conversazione con un velato interesse. - Solo che mi mancano delle informazioni. Tu lo sai chi è il leader degli Automisti?

Roy era di nuovo perplesso, ma dopo un paio di confusi battiti di palpebre rispose. - Certo, mi pare si chiami Gippal. E' un poco di buono, quello. Ma che centra con il compito?

- Non importa ora. Mi sai dire dove si trova?

Roy incrociò le braccia e si rivolse ad Auron. - Dovrebbe essere dalle parti di Luka, no?

- E' un pò più lontano, al Tempio di Djoze. E' al limite della via Micorocciosa.

- Ah, dove c'è la Lega.

- Ma quella non è la Padania?

- L'altra Lega, Havoc. -.-

- Buono il grana padano!

- Ecco a te una foto, dovresti riuscire a teletrasportartici se ti concentri a guardarla. - disse Riza, rivolgendosi a Ran con dolcezza.

Lui la guardò in tralice, ma accettò il regalo. - Mica ho detto che ci devo andare. E' per la ricerca.

- Lo so.

Il trifoglio guardò di nuovo la ragazza, questa volta con più timore. Riusciva sempre a coglierlo di sorpresa... Erano tutti così i quadrifogli?

Auron lo stava di nuovo guardando. - Tutto bene, Ran? Mi sembri terribilmente diverso oggi.

- Ma che dici? E' sempre il solito. - Roy ridacchiò nervosamente, mettendo una mano sulla spalla di Riza per allontanarla dal bambino. - Vieni via, lo sai che ha paura delle donne.

- Chiedo scusa, generale Mustang. - lei arretrò decisa, fece un breve inchino e tornò a scrivere al suo tavolo. - Buona fortuna, Ran.

- Sì sì però ora smamma. Non vorrai arrivare tardi dai tuoi amici...! - Roy afferrò le spalle del fratello e lo costrinse a girarsi dalla parte opposta, spingendolo fuori dall'ufficio e chiudendo la porta. - E non state svegli fino a tardi!

Ancora leggermente frastornato dall'intera vicenda, Ran fissò per qualche istante la porta dietro di lui, prima di teletrasportarsi sulla Via Micorocciosa.



Giunto sul posto, si guardò intorno. - Credo che abbia funzionato... ma dov'è finito il tempio? - si domandò, ormai rassegnatosi al fatto che in questa fanfiction parlare da soli era perfettamente normale. - E che cos'è questo brusio?

Si voltò, giusto in tempo per schivare urlando una moto-navetta albhed che per poco non lo investì.

- Ma-maledetti... - mormorò, cercando di calmare il suo cuore ormai prossimo al collasso. Almeno adesso aveva una direzione da prendere....



- Si può sapere perchè devi proprio fermarti da me, oggi? - Roy sospirò, girando la toppa nel portone di casa. Era stanchissimo. Non credeva che concentrarsi sul non pensare a qualcosa richiedesse tanto sforzo fisico. Di solito quando si trattava del lavoro ci riusciva senza sforzo. Ci pensava poi Riza a ricordargli, ora dopo ora, di avere ancora documenti da firmare. Ma lui naturalmente si riduceva sempre all'ultimo.

E quell'inaspettato autoinvito di suo padre a casa sua peggiorava solamente le cose. A quanto pare non era ancora tempo di rilassarsi. Roy sperò solo che ad Auron non venisse la voglia di scrutare la sua mente nel sonno.

- Come se non sapessi che senza nessuno in giro per casa ti sentiresti solo come un cane. - rispose l'ex guardiano, seguendolo all'interno.

Roy lo guardò inarcando un sopracciglio. - Scherzi? Per una volta che quel marmocchio mi lascia in pace...!

- Guarda che siamo solo io e te qui. Non c'è nessuno ad ammirarti mentre ti atteggi da duro, quindi evita di sforzarti. - Auron posò la spada contro il muro, in un angolo.

Il figlio si portò le mani ai fianchi, irritato. - Non ho intenzione di mettermi sul divano con te a guardare un album di foto di gatti.

- Hai un album di foto di gatti?

- E'... è un regalo della mamma, ma questo non c'entra niente!! Io sono uno scapolo, un cavallo selvaggio che corre in solitaria!

- Come vuoi cavallo selvaggio, ma io adesso vado a farmi una doccia. - Auron salì le scale senza dare al figlio alcun conto. - E' dall'inizio della storia che non mi lavo.

Concedendosi un attimo di ribrezzo, Roy guardò il padre sparire dietro la porta del bagno, e sconsolato si mise a guardare la TV. Sarebbe stata una lunga notte...



- Scusatemi, dov'è Gippal?

- Beylana!

- Dov'è il capo? -.-

- Il capitano Lucil?

- DOV'E' LA SCAMORZA CON LA CRESTA!? - Ran stava per perdere la pazienza. Cosa ci faceva lì, nel cuore della notte, in mezzo a tutti quei citrulli che neppure parlavano la sua lingua?

Finalmente, dopo aver consultato wikipedia e un paio di guide strategiche ufficiali, sembrò aver trovato l'uomo giusto.

- Ciao piccoletto... *yawn*... Che vuoi? - domandò il biondo, ancora in pigiamino azzurro e con un vistoso cappello da notte.

"Nella videosfera avevo avuto l'impressione che questo avesse lo stesso atteggiamento di Roy. Ora ne ho la conferma." pensò il trifoglio.

- Sei qui per scavare?

- No, ma che scavare! Io voglio sapere se...

- Assunto!

- Ma io...!

- Forza! Che fai ancora qui? Vai al deserto a scavare!

- Io voglio sapere se conosci sto tipo!! - insistè il ragazzino, schiaffando la foto direttamente sul naso del capo degli Automisti. - Quello a destra, col cappotto rosso!

- Hmmm.... Ah sì, il vecchio che incontrai durante l'esame della squadra Kermes! - l'Albhed annuì, portandosi una mano al mento. - Ricordo che cercava una certa Yuna, che tra l'altro adesso conosco.

- Chi sarebbe Yuna? - Ran ebbe un fremito alla schiena. Qualcosa di molto storto stava per scaraventarsi sulla sua disperata avventura.

- Una donna con delle gambe stratosferiche!

- Una d-donna?

- Sì. - Gippal schioccò le dita, restituendogli la foto. - Ora vive a Besaid, si è sposata.

Detto questo lo afferrò per le spalle e, proprio come Roy aveva fatto poche ore prima, lo spinse elegantemente fuori dall'ex tempio di Djose. Il ragazzino non potè fare altro che accettare il suo miserevole destino.

- Ok... a Besaid... e va bene, facciamoci coraggio... -.-



- Roy! Dov'è la spugna?!

- E che ne so, sarà andata a trovare Spongebob! - fu la brillante risposta in arrivo da oltre la porta chiusa.

Certe volte, Auron suo figlio l'avrebbe volentieri strozzato e mandato all'altro mondo. - Piantala con le risposte cretine!!

- Sacrifica un asciugamano e trasmutane una, allora!

L'ex guardiano addocchiò l'asciugamano firmato di Roy appoggiato su un ripiano a destra e lo prese. - Grazie dell'idea! - urlò di rimando.

- Prego...

Era una nota di stanchezza quella che aveva avvertito nella voce di Roy? Quasi sicuramente. Chissà che cosa aspettava ad andare a dormire... ultimamente il suo atteggiamento era sospetto. Auron si ripromise che gli avrebbe parlato l'indomani. Dopotutto è questo ciò che fanno i padri, no? E quindi perchè non...

La spugna gli cadde di mano per la sorpresa alla vista di qualcosa di nuovo e totalmente inaspettato sul suo petto.

- PER LA PANCETTA DI KINOC!!!!!!!!!!

- Ma che succede? - di nuovo Roy. La sua voce era più vicina.

- Non è la tua storia, resta fuori!! - esclamò il guardiano, chiudendo l'acqua e infilandosi velocemente in un accapatoio.

- Di casa? - domandò il militare, aprendo la porta e affacciandosi con un'espressione dubbiosa.

- Dal bagno!

- Va bene, va bene..! - Roy fece per richiudere, ma si soffermò sul ripiano di destro. - Ehi, dov'è finito il mio asciugamano? Quello firmato!?

- ESCI!!!!!!!

- E va bene! - l'alchimista sbattè la porta del bagno e Auron lo sentì scendere le scale, borbottando. - Che permaloso!

Scuotendo la testa con irritazione, Auron tornò a guardare il tatuaggio a quattro foglie sul petto. - Ma come e quando è spuntato questo!?

FdS: Magia di Hollywood!

Auron: Vi denuncerò alla Squaresoft per infrazione dei diritti d'autore!

FdS: Fai pure, non esiste più la Squaresoft! Mhuahahahahahahahahah!

Auron: E allora la Square Enix...

FdS: Ancora una parola e te lo sposto più in basso il tatuaggio, a fuoco! Se sai cosa intendo?

Auron: Sono morto, non provo dolore!

FdS: Neppure lì?

Auron: Credo di no...

FdS: Vogliamo provare...?

Auron: Brutta strega....

FdS: Continuiamo, grazieeee!

- Grrr.... - Auron guardò verso la porta. - Se lo scopre Roy, di sicuro mi rinchiuderà (tale è l'amore tra padre e figlio ndFdS) e dovrò scappare.... Però se chiedo a Sanzo di aiutarmi forse lo farà... o forse no. (e tale è l'amore tra sanzo e un suo amico ndGK)

Si asciugò i capelli, mise il gel, gli occhiali e per ultimo si rivestì in fretta per uscire dal bagno. "Cavolo, che situazione...."



"Accidenti... cerco le radici di mio padre e trovo quelle del mio trauma." Ran sospirò, facendo ingresso nel villaggio di Besaid. Aveva riconosciuto l'isola, sì. E la cosa non gli piaceva affatto. Neanche l'effimera ed allegra atmosfera di villaggio in festa che sempre aleggiava la sera su quell'isola sembrava sollevarlo.

"Capissi almeno dove andare... queste tende sono tutte uguali." Il trifoglio si guardò intorno, finchè non scorse, nella penombra di una tenda sulla destra, la figura di un piccolo bimbo biondo che lo fissava con curiosità e uno sguardo vagamente ebete.

- C-che vuoi? - domandò timoroso, quando il piccolo gli si avvicinò, scrutandolo dal basso.

- Ciao bambino. Perchè sei triste?

- SMAMMA BAMBOCCIO!!! - ruggì il figlio di Auron, sputando fiamme dagli occhi.

- BUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!! Zio Wakka!!!

- E NON DIRE PAROLACCE!!!!!!!!

Il bimbetto si rifiugò nella tenda sotto la quale Ran lo aveva visto, e con suo enorme shock, ne uscì rimpiazzato da un bambino ben più grande. Aveva capelli rossi e un ciuffo stratosferico.

- Ehi tu! Che cosa vuoi dal mio amichetto!?

- Che cosa vuoi TU!

- Ora ti pesto!!

- Scommetto che sei stato tu a insegnargli a dire Wakka, eh bulletto?

- LASCIA STARE MIO PADREEEE!! - il bambino gli si avventò contro.

- Ma dove sono capitato.... - Ran schivò con facilità, esasperato. - Senti amico, io sto solo cercando Yuna che...

- ORA TI SFRACELLO!

- Ma...

- Vidinu! Basta importunare i visitatori! - esclamò una, almeno stavolta, gradita voce femminile.

Ran impietrì alla vista familiare che gli si presentò. - Aspetta un momento...

Indicò la ragazza. - Tu sei Yuna!? - e poi il bambino sfrontato. - E tu Vidinu!?

I due annuirono, perplessi come due pesci lessi.

Il trifoglio guardò in alto, presumibilmente rivolto agli autori. - EHI! Che storia è questa!?!?

FdS: Che carino, parla come sil suo papà.

GK: Che amore!

Ran: Come fa questa a essersi sposata!? E com'è possibile che lui sia così cresciuto!? E' nato un mese fa!!

FdS&GK: Magia di Hollywood!

Ran: Mi avete rotto con sta magia!!

Vidinu: Zia ma con chi parla questo? o.o

Yuna: Non lo so! O.O

Ran: Ci vuole CO-E-REN-ZA!

FdS: La volevamo anche noi ma sforava dal nostro budget...

GK: Visto? Se tu non avessi insistito tanto nel voler le luci stroboscopiche dentro il tempio di Kilika...

FdS: Guarda che il tempio di Kilika è importante!

GK: Ma se non ci va nessuno!

Ran: Perchè mi ignorano?

Yuna&Vidinu: Non affliggerti, noi ti capiamo!

Ran: Sigh...

FdS: E poi parli tu, che hai voluto a tutti i costri comprare un inutilissimo esercito di stracchini volanti del Nonno Nanni?!

GK: Li tengo da parte come boss finale dell'avventura!

FdS: MA SE TE LI STAI MANGIANDO TUTTI!!

Il trifoglio rinunciò alla sua protesta, e tornò a concentrarsi sullo strambo comitato d'accoglienza di Besaid.

- Scusa questo bambino... E' tanto vivace! - stava dicendo l'ex invocatrice.

Ran sembrò solo in quel momento ricordarsi di avere un grave disturbo mentale in presenza delle donne, e cacciò un urlo. - MA TU SEI LA RACCHIA CHE MI HA TRAUMATIZZATO! AAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!!

Corse via nel panico più totale, ma non andò lontano, poichè inciampò su una cassa che tranquillamente si faceva gli affari suoi dietro di lui, cadendo lungo disteso a faccia in giù.

- Ma che gli è preso? - si domandò Yuna.

- Ma vedi che tipo... - sbottò la cassa.

Vidinu guardò il trifoglio privo di sensi a terra, con una smorfia. - Zia Yuna, per me questo è tutto scemo.

- Mamma che facciamo? Io ho paura! - gli fece coro il biondino, che nel frattempo si era fatto coraggio ed era tornato fuori per frignanre addosso alla gonna della donna.

- Tesorini, chiamate i vostri papà, che lo portiamo a riposare. Dev'essere stanco per l'ora tarda... chissà da dove viene!

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 Note d'Autrice:

Stump! Inchiodate le dita. Anche se il capitolo è finito e ne state già cercando disperatamente un altro. Calma, ragazzi. Non precorriamo i tempi. Creiamo un pò di suspense (leggete: fatemi tirare il fiato).
Nel frattempo, dovete ammortizzare lo shock di questo indimenticabile capitolo di Sublimation. Vi do una mano. Prendendo alla lettera il cyber-proverbio "shock schiaccia shock", continuiamo la shockterapia: VI INVITO A SCRIVERE UN COMMENTO!
Dovreste sfruttare l'occasione, perchè non se ne ripresenterà un'altra (almeno fino al prossimo capitolo), e per convincere Sanzo a non uccidermi prima della fine di questa storia c'è voluta tutta l'irriducibile ostinazione (in pratica una gran bella testa d'acciaio) di cui solo io e un paio di stambecchi del Gran Sasso siamo capaci.
Ok, per adesso mi basta. Vi ho già fatto perdere abbastanza tempo a leggere queste note. Quel tanto che basta a decuplicare il vostro evidente desiderio di ritrovarvi al più presto con un nuovo capitolo di Sublimation tra le zampe.
Scegliete voi i modi e i tempi per proseguire al prossimo evento.
Però, prima di randomizzare i bulbi oculari ed esaminare ogni pixel delle pagine che seguiranno, ricordate: Sanzo vi controlla tutti....

 Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
 By Chiara (FdS)

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Capitolo 42
*** Serie 1 - Capitolo 42: Scacco All'Amore? ***


Capitolo 42 - Scacco all'Amore?

- Ancora non si hanno notizie del Maestro di Yevon Seymour Guado, che dopo lo scandalo di Bikanel risulta essere scomparso.

"E ci credo, è tanto allocco quanto fifone quello..." Auron fissava lo schermo del televisore con aria assente. La sua scoperta del giorno precedente lo aveva tenuto in uno stato di celato nervosismo per tutta la notte, e quella mattina non si sentiva tanto tranquillo. Aveva salutato Roy, uscito per chissà quale motivo quella domenica mattina, e poi si era messo sul divano a meditare. Tutto sommato, non gli era servito a molto.

Intanto il giornalista si rivolgeva ad una figura familiare alla sua destra. - Venerabile Sanzo, che cosa ne pensa dell'accaduto?

- Dico che è inaccettabile che un maestro del calibro di Seymour si dia certe libertà. - aveva risposto freddamente il giovane Supremo.

- Che cosa pensa di fare in proposito?

- Innanzitutto, lo rimuoverò dalla carica di maestro. Ciò significa che dovremo cercarne uno nuovo. Poi...

- Ehi Sanzo! Muoviti, io ho fame!!!

- Taci o ti mando nel cesso da dove sei venuto, stupida scimmia!!!

- Ahi! Mi fai male! Ahia!

- Interrompiamo il programma per problemi tecnici a noi ignoti.


- Ma perché non lo lascia morire, quel marmocchio...



- Ohi ohi... che botta....  - Ran schiuse gli occhi, massaggiandosi la fronte dolorante. La sua vista si schiarì a poco a poco, finché non riconobbe l'interno del luogo. Era in una tenda piuttosto ampia, in cui non era mai stato prima. Tuttavia lo stile del tessuto gli ricordava qualcosa....

- Tutto bene, ya?

- Eh? - il giovane trifoglio sbatté le palpebre un paio di volte, guardandosi attorno. Solo in quel momento si accorse della figura adulta seduta alla sua sinistra. Un uomo con un vistoso ciuffo rosso e una salopette gialla che sembrava aver conosciuto giorni migliori.

"Chi è questo clown? Forse l'ho già visto..." Ran non fece in tempo a formulare in parole il suo pensiero, e forse lo avrebbe anche fatto, se non lo avesse anticipato una ormai terribilmente familiare voce femminile.

- Ah, finalmente ti sei ripreso! Ti sei perso, piccolo?

Ran fece un salto, finendo tra le braccia del blitzer. Si girò a guardare Yuna con orrore. - Qualcuno mi aiuti!

- Yuna, ma davvero questo ragazzino era da solo? Mi sembra un pò incapace di viaggiare e cavarsela da sé. - sbottò un ragazzo biondo che era affianco all'ex invocatrice. Fissava Ran accigliato, a braccia conserte, e al fianco portava una curiosa spada con un acquario all'interno della lama. Un disperato pesce rosso fissava il clover dall'interno, implorando libertà.

Lui tentò di ignorare quella triste visione e si rivolse alla femmina, senza però abbandonare la sua posizione. - Allora sei proprio tu, Yuna?

- Sì, sono proprio io! Ci conosciamo?

"Non si ricorda... per fortuna..." Il ragazzino sospirò di sollievo e si decise a scendere dall'energumeno con il ciuffo radioattivo.

- E' proprio strano. - stava dicendo il biondo. - La nave è venuta solo ieri mattina.

- Giusto, come sei arrivato qua?

- Lasciate stare... S-senti... - Ran estrasse la foto dalla tasca, mostrandola ai tre. - Conosci questo tipo qui a....

- Ma guarda, è Sir Auron!

- Proprio lui, ya!

- Accipicchia, è ancora in giro quel vecchiaccio...

Ran ebbe un tuffo al cuore. Finalmente sembrava essere sulla pista giusta. Un indizio. Dopo tanta fatica. - Allora lo conoscete? Come mai?

- Sir Auron mi ha fatto da guardiano fino a 12 anni fa. - rispose l'ex invocatrice. Guardava la foto con nostalgia. - Che tempi...!

- Ti ha seguita in pellegrinaggio?

- Sì!

Ran si concesse un minuto per pensare, poi tornò a guardarla, sebbene ancora intimorito. - Non è che potresti tracciarmi il tragitto che avete fatto su una mappa?

- Certamente! Vado subito a prenderne una, aspetta qui con mio figlio. - con sommo sollievo del ragazzino, la donna uscì, lasciando dietro di sé un bambino tremendamente familiare.

- Ma perché sei triste?

- NON SONO TRISTE DANNATO MARMOCCHIO!!!!!!!

- Ehi, lascia stare mio figlio! - esclamò il biondo, mentre il suo minime scoppiava in lacrime che neanche un rubinetto rotto.

- E tu non mi parlare, che mi sei già antipatico di faccia!

Anche l'uomo scoppiò a piangere che neanche un rubinetto rotto.

- Ehi, calmatevi, ya... - tentava inutilmente di consolarli il blitzer in salopette.

- Ecco il tragitto!

Ran trasalì, ritrovandosi Yuna a poco meno di una spanna dal viso. Certa gente aveva una velocità sorprendente in quello strano mondo!

- Se sei interessato sulla strada intrapresa da Sir Auron, ti informo che lui si è unito a noi a Luka, proprio qui. - disse lei, indicando una città sulla mappa.

Il clover annuì titubante, chiudendo la mappa e riponendola assieme alla foto. - Grazie. Allora me ne vado.. Addio.

E detto questo uscì, ma dopo essere inciampato di nuovo sulla stessa cassa della sera prima, decise che il teletrasporto era un mezzo molto più comodo e sicuro dei propri piedi.

Cassa: Allora è un vizio!



- E dunque afferma di non conoscere il quadrifoglio.

- Certo che no. Credi che mentirei a un bell'ometto come te? - domandò Yunaleska in un frullio di sopracciglia.

Sanzo inorridì e si affrettò verso l'uscita. - Taci sgorbia, non mi servi più!

A guardò il bonzo allontanarsi, con occhi socchiusi. - Quel tipo non mi piace, madre. Ha un carattere sospetto.

- Nemmeno a me figliolo, però mi attrae!

- Questo mi pare un controsenso...

- Sei giovane, non puoi capire!

- Ma se io... lasciamo stare. -.-



Il monaco uscì dal chiostro a passo svelto, fino ad arrivare al suo temporaneo compagno di viaggio.

- Ancora non capisco perché mi hai voluto portare quaggiù. - sbottò Roy, seduto a gambe accavallate su una maceria tra i lunioli. Teneva la testa pigramente appoggiata su una mano, con uno sguardo stancamente disinteressato. - Speravo di non dover sgobbare per te almeno la domenica.

- Smettila di lamentarti, tua madre non sa nulla a quanto pare. - disse Sanzo freddamente, superandolo per prendere una via tra le rovine di Zanarkand. - Seguimi piuttosto, disutile.

- Sigh... Devi essere telepatico. Rompi sempre nel momento sbagliato. - l'alchimista si alzò con un sospiro, e lo seguì riluttante.

- Per te, tutti i momenti sono sbagliati.

- Comunque non mi hai risposto.

- Non volevo coinvolgere Hakkai in questa storia. Gojyo è troppo scemo, e per quanto riguarda Goku... odio avere mocciosi in giro. - rispose con distacco il biondo. - E mi servivano un paio di braccia per i lavori noiosi, perciò tu sei la prima scelta più conveniente.

Roy socchiuse la palpebre, per nulla lusingato. - Ma quale onore...!

- Ti stai lamentando per caso?

Roy riconobbe lo scatto secco della pistola del Supremo. - No, no, no! E chi ha detto niente?^^;

- Tsk.

- Allora, mi dici cosa ti ha spinto a scaraventarci in un posto così sperduto e fuori mano?

- Beh... - Sanzo si fermò di fronte ad un enorme portone pieno di simboli di clover fosforescenti. - Più o meno qualcosa del genere.

Roy fissò la porta ad occhi sgranati, prima di cadere a terra per lo stupore. - Ma che cavolo!!

- Magia di Hollywood.

- Lo sapevo già, grazie!

- E allora perché ti sorprendi così tutte le volte? - Sanzo non attese la risposta e aprì il portone, varcandone la soglia.

L'alchimista lo seguì all'interno, roteando gli occhi. - La definizione più corretta sarebbe "frustrazione", più che "sorpresa"...

- Non è un mio problema.

- Già, tanto non sei tu quello che deve avere a che fare con te, giusto? Per riprendermi dai danni psicologici che mi procuro parlando con te, dovrei spendere un capitale in psichiatria. O anche due.

Il monaco lo fissò in tralice per un momento, per poi proseguire in silenzio. Ci vollero pochissimi minuti di camminata prima che i due giungessero ad una stanza circolare dall'aspetto familiare...

Roy si guardò attorno per osservare le numerose macchine arrugginite, e poi alzò le spalle. - Beh... almeno niente vasche, stavolta.

- Hm, - Sanzo si accese una nuova sigaretta. - Spero significhi che non ce ne sono altri, di quei...

- Mostri? - incalzò il soldato, sollevando un sopracciglio.

Il biondo lo guardò con occhi vagamente stretti, come se la domanda lo incuriosisse. - ... quadrifogli. Stavo per dire "quadrifogli".

Dopo qualche secondo di scambio d'occhiate, Roy si rivolse di nuovo a guardare i dintorni. - Già... ce ne sono quattro...

- Però, a che serviranno queste macchine?

- "Quattro quattro quattro..." ... - mormorava l'alchimista, concentrato sui suoi pensieri al punto dal non udire più la voce del compagno di viaggio. - Per me... La Tim sapeva già qualcosa.... Le quattro paperelle erano un codice.... Ahia!

Si voltò di scatto, massaggiandosi la nuca dolorante, povera vittima dell'implacabile harisen del bonzo.

- Ehi! La mia povera, bellissima testa!

- Smettila di fare il cretino.

- Era solo un'ipotesi!

- Era una battuta da Controcampo.

- Non sai neppure comprendere il vero carisma, tsk... -  l'alchimista si staccò dal monaco per andare ad osservare un macchinario delle dimensioni di un frigorifero, riportante vari simboli e pulsanti.

Sanzo scosse la testa per costringersi a smettere di inveire mentalmente verso quell'idiota, e provò a concentrarsi in cerca di presenze sconosciute nei dintorni.

- Per me questa è la macchina principale. - Roy liberò le braccia conserte per premere un pulsante. L'ammasso di metallo però non sembrava dar segni di vita. - Guarda, sembra quella più utilizzata... Però non funziona...! Eppure so che è questa! Queste scritte sono inequivocabili!

Sanzo si voltò a guardare il militare quando lo sentì colpire violentemente la ferraglia con un calcio ben assestato. - Ehi, che stai facendo?

- Sto vedendo se funziona quello che mi sembra il computer principale. - rispose l'altro, guardandolo avvicinarsi.

- E perché adesso esce del fumo?

- Non so. Io ho solo provato a schiacciare su Caffè d'orzo.

- Che cosa...? - Il monaco dedicò un secondo alla lettura delle etichette di fianco ai pulsanti.

Caffè d'orzo... The al limone... Camomilla... Cappuccino...

Affianco a lui, Roy non si accorgeva della crescente venetta pulsante alla tempia del Supremo. Fissava la macchina con ostinata sicurezza. - Adesso provo a premere su Cioccolata Calda. Devono essere messaggi in codice.

- BRUTTO IDIOTA! - Sanzo lo colpì di nuovo, con più forza. - ALLA PROSSIMA TI SPARO!

- ALLORA PERCHE' NON FAI QUALCOSA TU, MISTER-SO-QUELLO-CHE-FACCIO!?

- Lascia fare a me! Con la tua fortuna rischieremmo la catastrofe. Facile che trovi il pulsante dell'autodistruzione. - Ancora ringhiando, il monaco battè ferocemente il pugno sul pulsante con la dicitura: Estathe Verde.

Alle spalle dei due, un sibilo li informò dell'apertura di una porta segreta.

Roy fissò l'apertura, accigliato. - Ora mi spieghi come hai fatto. Ma chi sei tu? Un effetto speciale?

- Nessuno beve l'Estathe Verde. E' ovvio.

- Hmpf, - il soldato incrociò le braccia. - L'avevo visto anch'io comunque. Ma non volevo farti fare una brutta figura.

Sanzo lo anticipò entrando nella nuova stanza. - Come faccio a far brutta figura con te? Mi fai da copertura.

L'alchimista fece per gettare un'ennesima cascata di insulti al suo capo, ma la vista di ciò che lo attendeva lo bloccò. - Ma che cosa...?

I due erano giunti ad un'altra stanza circolare, molto più grande di tutte le altre e spoglia di qualsiasi tipo di mobile o arredo. Tutto ciò che si vedeva era un'enorme distesa di piante... tutti quadrifogli.

- La cosa mi puzza... - mormorò Sanzo.

- Vuoi dire che l'altro quadrifoglio viveva qui...?

Il monaco scosse la testa. - Non credo. Il posto era chiuso...

- Beh, magari si può chiudere anche dall'esterno. - obiettò Roy, incrociando le braccia. - Chi lo sa che può fare uno di quei cosi... Soprattutto con degli autori fuori di senno.

Benché fossero al chiuso, il Supremo non si stupì quando un fulmine si scagliò dall'alto sul militare per rifargli la permanente.

Roy: ...

Sanzo: Non piace neanche a me, eppure mi sono arreso all'evidenza. Dovrebbe darti un'idea dell'ostinazione dei nostri autori.

Roy: A te va bene solo perché ti trattano coi guanti di velluto, tu e la tua stupida magia di Hollywood!

Sanzo: Non è vero; anch'io sono una vittima.

Roy: Non vedo come... -.-

Sanzo: Tanto per cominciare, ora son qui con te. 

E con questo allegro andazzo i due perlustrarono la sala, intonando canzoni e gaie sinfonie in rima.

Roy: Vuoi una rima per l'andazzo!? Mi son proprio rotto il c...

- Dacci un taglio! - ringhiò Sanzo, temendo divine ripercussioni.

- Non ci penso neanche, mi serve ancora.

- Per cosa, pensare? Potresti cominciare ad usare il cervello invece. Ora muoviti, prima che decida di ristrutturarti.

- Tu... - Roy emise un ringhio, reprimendo il bisogno di schioccare le dita. - Aspetta che consegno il quadrifoglio e vedrai. Da comandante supremo non mi farò mettere i piedi in testa da nessuno!

Il monaco lo guardò con l'ombra di un ghigno di disprezzo. - Con quella faccia che ti ritrovi, neanche un villaggio intero di quadrifogli ti assicurerebbe la promozione a comandante supremo.

- Il contratto prometteva chiaramente una promozione di tre gradi.

- Ti riferisci al contratto di cui io non sapevo un bel nulla? Quello con un falso timbro? Non ha valore.

A quelle parole il soldato provò una serie di emozioni contrastanti. Era furioso alla prospettiva di perdere l'occasione della sua vita per via di un inganno; però, da qualche parte nel suo cuore sentiva sollievo. Era contento di sapere che non aveva più nessun motivo di rivelare l'identità di Riza Hawkeye. Non che intendesse farlo. Oppure sì? No, ovvio che no. Allora perché era così sollevato che quella tentazione fosse svanita del tutto? Provava anche fastidio nello constatare quanto importante quella faccenda stava diventando per lui.

Aveva fatto arrocco con lavoro e sentimenti. Di nuovo. E ancora una volta, nel vedere che il gioco si stava facendo duro, tutto quello che riusciva a pensare era che avrebbe voluto trovarsi da un'altra parte.

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  Note d'Autrice:

Dialoghi tra autori:
- Ok. Appare la cassa, e sputa fuori gli scienziati dell'Azlight...
- Io avrei un'idea per quanto riguarda il sistema motorio. - sta parlando GreatKhali - E se la cassa si muovesse su un propulsore antigravitazionale? - E scarabocchia qualcosa, tutti gridano al miracolo, ma solo lui capisce cosa ha disegnato.
- Ehm... permettimi un'osservazione: la cassa è una comparsa comica, non deve rendere l'idea di una qualche utilità...
- E' chiaro: avrà un carattere e un comportamento simile a quello delle mucche!
(Doc. Cassa; file: sub/cap42FdSGK/nov2006)
Questo è solo un esempio di dialogo tra autori di fanfiction a quattro mani, ovvero le incontrollabili menti che tentano di darsi una regolata l'una con l'altra, sparano idee su idee e, dopo una buona scrematura, riescono a dare un (non)senso a tutto ciò che trovate su Sublimation. A volte le idee sono così strabilianti da farci cadere in crisi esistenziali. E' capitato anche con questo capitolo: fino a pochi istanti prima del post, la strategica accoppiata FdS & GK aveva ancora in ballo ben CINQUE finali diversi. Pondera, valuta, calcola, alla fine abbiamo preso la fatidica decisione con una nobile giustificazione: la bolletta telefonica in salita verticale, visto che ce se la stavamo raccontando in teleselezione. Ehi, perchè non provate a indovinare le quattro alternative per il "The End" del capitolo 42? Vi aspettiamo!

  Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
  By Chiara (FdS)

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Capitolo 43
*** Serie 1 - Capitolo 43: Il Pellegrinaggio di Ran ***


Capitolo 43 - Il Pellegrinaggio di Ran

Il giorno dopo, i problemi per Roy iniziarono anche prima di varcare la soglia della centrale. Il cancello era infatti ostruito da una marea di civili urlanti.

Al suo fianco, Auron aggrottò la fronte.

- Ma che diamine succede?

- Una rivolta?

Al suono delle loro voci, la folla ruotò sui tacchi per fissarli, prima di intonare uno straordinario coro da stadio.

- CI VOGLIAMO ARRUOLAREEEEEEEEE!!!!

Roy sobbalzò, intimidito. - M-ma che cos'è sta storia?

Il guardiano fece un passo avanti. - Che succede qui?

- Ah, eccolo! E' lui! - gridò un uomo nella folla puntandogli il dito contro.

Auron si lasciò scappare l'ombra di un sospiro, capendo di essere la vittima del paragrafo. - Che volete da me?

- Abbiamo saputo che ora cucina per questa centrale!

- Ci lasci arruolare, così possiamo mangiare bene!

- Sì, non è giusto che solo i soldati mangino come si deve!

- Quel pub fa schifo senza di lei, Sir Auron! Io non ci vado più!

- Neanch'io!

Il guardiano represse un gesto di annichilimento. - Così mi farete fallire...

- Per mangiare le sue delizie ci vogliamo arruolare! - gridò la folla in coro prostrandosi in ginocchio.

- Ma qui si viene per servire lo Stato e per lottare in caso di necessità! Non conoscete gli orrori della guerra! - protestò l'alchimista, visibilmente contrariato da quella incosciente dimostrazione di testardaggine.

- SOFFRIREMO MA MANGEREMO BENE!!

- Ma non possiamo arruolare tutta Central City e dintorni!!

La folla fissò Roy con sguardi furenti. - TU STA ZITTO!! CHI SARESTI!?

- Io sono il celebre Alchimista di Fuoco, Roy Mustang!

- Mai sentito parlare di te!

Il prode alchimista di fuoco sembrò rimpicciolirsi a vista d'occhio, avvilito. - Come non avete mai sentito parlare di 'tatto' e 'savoir faire', suppongo...! - mugugnò.


Alcune ore e migliaia di contratti di leva dopo...

- Bel modo di cominciare la giornata... - borbottò Roy, lasciando suo padre in giardino a meditare per dirigersi al proprio ufficio. "Più lo conosco e meno lo stimo."

Fissò con passiva sorpresa le porte dell'ascensore aprirsi e rivelare all'interno una grande massa d'acqua.

Roy: ... Sale o scende...?

Tsunami: Sono arrivato, grazie!

SPLASHHH!!

- Tsk. - Auron si pulì distrattamente un orecchio con l'indice, intimamente rallegrato dalle urla di protesta e rabbia del figlio provenire dall'interno dell'edificio. Ben gli stava a quell'impertinente. Stava per riprendere a meditare quando fu salutato da una familiare puzza di fumo...

- Signor Mustang, già qui oggi? - Havoc si fermò davanti all'ex guardiano, accompagnato dal resto della squadra dell'Alchimista di Fuoco, meno la fedele guardia del corpo e il suo cane.

- Che fa seduto in giardino? - Domandò Breda, con un certo distacco mentre ingurgitava una sequenza allucinante di ciambelle.

- Medito. - rispose piatto Auron. "O almeno ci provavo."

- Meditare: concentrarsi, considerare, elucubrare, esaminare, ordire, pensare, ponderare, tramare, valutare... La meditazione, dal latino meditatio, riflessione, è, in generale, la pratica di...

- Sì Maresciallo Falman, abbiamo capito... - Fury voltò la testa con gli altri all'aprirsi della porta che conduceva agli spogliatoi femminili.

- Ma non ti fa male fumare di prima mattina? - incalzò il vecchio. Quello non-trapassato.

- Le ragazzeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!! - Havoc si precipitò verso di loro, in un turbinio di cuoricini rosa, abitudine che aveva notoriamente acquisito da un suo cugino cuoco che si era poi dato alla pirateria nell'Est. Poco diverso il risultato: il povero militare finì impietosamente calpestato a sangue dalle donne in divisa, rovinando a terra e imbrattando il suolo sterrato di sangue e cenere.

- Ci son cose che fan più male del fumo... - commentò Breda sghignazzando.

Il sergente maggiore Fury lo guardò con rimprovero per poi riosservare le donne che si dirigevano al lavoro. - Non vedo il Tenente Hawkeye...

- Ah, lei esce a correre tutte le mattine alle cinque, da quando ha il cane. - lo informò Falman. - Tornerà comunque in tempo. Manca ancora mezz'ora al nostro turno.

- Speriamo. Non vorrei subire un sermone dal Brigadier Generale...

- Non me ne preoccuperei. Ultimamente sembra piuttosto indulgente nei suoi confronti...

Auron osservò i tre, cercando di mostrarsi indifferente ed ignaro. - Sarà un caso.

Havoc intanto stava arrancando a terra, indicando qualcosa alla loro destra. - H-Hawkeye in pantalonci...niiii...!!

Breda si voltò a guardare. - Ah, eccola che arriva. - Ciao Riza!

- Salve...! - ricambiò lei, senza fermare il trotto mentre calpestava Havoc e si dirigeva alle docce. Hayate la seguì a ruota.

- Faccia presto! - le gridò Falman.

- Cosa c'è, Falman? Ci fai un pensierino? - Breda ghignava.

- Sono sposato, ma so ancora apprezzare le bellezze. - ribatté il maresciallo, aggiustandosi il colletto.


Intanto sulla Via Mihen....

Ran: Ma che lunga...!!

Maechen: Questa strada ha una lunga storia, la vuoi sentire? Allora...

Dopo aver saggiamente deciso di affittare un motojet per investire il vecchio perenne, Ran raggiunse la locanda di Rin, Albhed recentemente laureatosi in Albania dopo essersi diplomato all'Alberghiero d'Alba, e che grazie ai suoi contatti con la mafia locale era riuscito ad espandere una catena commerciale di inutili locande dalla scarsa mercanzia.

Rin: Beylana! Welcome to my shop!

Ran: No, un altro biondo no, per favore...!

Rin: Non vuoi imparare l'Albhed?

Ran: Non mi interessa! Dimmi, qui anni or sono si fermò questo tizio?

- Sir Auron! - esclamò il locandiere, osservando la vecchia foto con sorpresa. - Lo conosco, sì! Passò di qui e con Lady Yuna proseguì verso la via Micorocciosa.

- Ok, grazie... Rin.

- Di nulla, Ran.

- Piacere, Ron! - esclamò un bambino tutto lentiggini con i capelli rossi.

Dopo aver investito anche lui (i motojet funzionano ad energia da investimento, sono eco-compatibili), Ran si diresse verso la sua nuova meta.

Rin: Ah sì, una volta è anche venuto da me in fin di vit... troppo tardi.

Cammina cammina, il piccolo Ran s'imbatté nella Lega della Gioventù.

- Sembra un nome da centro sportivo. - commentò, poi rivolgendosi a un tizio tutto rosso e con una stramba stampella. - Ehi storpio, hai visto uno con la tua stessa passione per i colori autunnali?

- No, nessuno. Io voglio morire. - rispose Nooj. - Sono il Bramamorte.

Ran sollevò un sopracciglio, senza però abbandonare la sua espressione costernata. - Ok, forse ho sbagliato strada... Tieni questo, è il numero di uno che ti capirà.

- Cosa...?

- Non importa. Tu telefona e chiedi di Zasalamel. Vedrai che v'intenderete a meraviglia. - rispose il trifoglio prima di voltarsi dall'altra parte e scoprire amareggiato che il suo motojet in doppia fila era stato rubato. - E che cavolo!

Mentre procedeva a piedi, si vide sorpassare da una moto-taxi dall'aspetto familiare. "Ho l'impressione di averla già vista quella..."

Ed infatti, giunto in fondo alla vita...

Ran: No... DI NUOVO QUA!?

Gippal: Ehi ragazzino, sei andato a scavare?

Ran: Sì, e si direbbe che ho fatto un buco nell'acqua!!

Gippal: Beh, l'acqua nel deserto è comunque utile!

Ran: ....

Gippal: Hai trovato Yuna?

Ran: Sì, e mi rendo conto che... potevo farne a meno... Senti, qui non c'è nessuno che sappia di cosa fece Auron?

- Beh, questo posto è piuttosto nuovo, sai. - osservò l'Albhed. - Potresti provare al Fluvilunio.

Poco convinto, il ragazzino ascoltò il nuovo suggerimento. Dopo aver ammazzato un paio di deficienti che volevano derubarlo e aver ignorato un Hypello urlante vicino a un carretto, il trifoglio arrivò sulle sponde del noto fiume scintillante, meta ambita da tutti gli appassionati di allucinogeni ed affini di Spira.

"Qui è dove il surfista attaccò lo shupaf." pensò, guardandosi attorno. Tra i grandi animali notò uno in particolare che esibiva un'enorme cicatrice.

Gli si presentò davanti. - Ciao.

Lo shupaf lo fissò con aria assente.

- Mi sai dire di quest'uomo qua? - domandò Ran, mostrando la solita foto.

Lo shupaf continuò a fissarlo con aria assente.

"Forse non lo ricorda..." Il moretto mise via la foto ed indicò la cicatrice. - Come ti sei procurato quella ferita?

Lo shupaf, ad onor della sua natura, lo fissò ancora con aria assente.

"Devo farmi capire... Accidenti, con le macchine non ho questi problemi." Ran sospirò, e prese a parlare più lentamente. - Chi ti ha fatto male?

Lo shupaf prese a palpare Ran con la lunga proboscide.

- Chi ti ha fatto la bua?

Lo shupaf emise un peto.

- CHI TI HA FATTO SANGUINARE!?

Lo shupaf si voltò e fece per andarsene.

Con una vena pulsante alla tempia, Ran sfoderò la spada e aprì l'animale in due. - ADESSO TI RICORDI!? - domandò iracondo alla carcassa. - ...Acc... forse è perché la mia spada è più grande...

- Imposshible! Imposshible! - gridava l'Hypello traghettatore.

Ran sospirò. - E adesso che vuole questo....?

Dopo un'accesa discussione su rimborsi e diritti sull'informazione del cliente riguardo lo stato di salute delle interiora degli animali da trasporto pubblico, Ran convinse la bestiolina, anche sfruttando il suo triste faccino, che la spada di sua proprietà era stata affilata a sua insaputa, e che lui era convinto, al momento in cui gli era stata donata, che si trattasse di un ammazzamosche, e con la innocenza di bambino egli voleva solo liberare la bestiola dalle noiosissime mosche che si stavano ora accumulando numerose sul corpo (soprattutto ora che era una carcassa), ma che le ricevute per dimostrare la sua versione erano in quel momento nella sua agenda, che non si trovava da nessuna parte.

L'Hypello per fortuna non aveva la minima idea di cosa fosse un telegiornale e quindi abboccò alla scusa con l'ingenuità di un elettore medio italiano, lasciando andare il trifoglio senza ch'egli sborsasse una palanca e anzi fornendogli informazioni: Auron era stato avvistato anni fa a Guadosalam.

- E così questo posto è Guardoilsalame... - Ran si guardò attorno. - Sembra un formicaio gigante. Che sarà quel posto tutto luccicante?

Non fece in tempo a far due passi che gli si pararono di fronte un ciccione e uno spilungone.

Stanlio: Siamo due menti senza un singolo pensiero!

Ollio: Mmmmmmstupìdo!

FdS: Non quei ciccione e spilungone! Fate entrare quelli giusti!

Ormi: Di qui non si passa, HA HA!

Logos: Ordini di Madame.

Ran: Una tartaruga ninja sovrappeso e un palo della luce...

Ormi: O_O Logos, questo marmocchio ci sta offendendo!

Logos: Diamogli una lezione!

Ran: "Ma perché tutte a me....? Roy, meglio per te che tu stia soffrendo mentre io son qui a farmi un mazzo così!"



Roy: Che sofferenza... è insopportabile... quest'agonia...

Auron: Che esagerato. Che c'è che non va? E' un'ora che fissi fuori dalla finestra.

Roy: Sto guardando le ragazze che corrono in pista coi pantaloncini! CHE DOLORE! Perché non si possono vestire così anche sul lavoro!?



- Dà qua! - Ran afferrò bruscamente lo scudo di Ormi e lo usò per parare i colpi dell'altro. Non valeva neanche la pena di usare la magia con quelli. - Volete morire per caso!?

Ormi&Logos: PIETÀ'!!

- Tsk, patetici. - Il trifoglio buttò a terra l'oggetto e si girò per andarsene con aria maestosa. Non aveva tempo da perdere se voleva salvare Riza, ma forse avrebbe prima dovuto pensare a chi avrebbe salvato lui dall'inevitabile inciampata che lo attendeva sulla cassa di Besaid arrivata lì via posta celere giusto dietro i suoi piedi. Ran non mancò il bersaglio e svenne.

- Ma allora mi perseguiti!! - esclamò la cassa.

- La cassa parla! - esclamò Ormi.

- Portiamolo da Madame. - suggerì Logos.

- Chi, la cassa?

- No il bambino, deficiente. -.-

E' questa l'orribile fine del nostro eroe, rapito e condotto negli oscuri antri di una misteriosa vecchiaccia? Potremmo tenervi con il fiato sospeso per qualche capitolo...

... Ma non lo faremo. Un pò di tempo dopo, il trifoglio si risvegliò su un letto a baldacchino in una stanza tutta rosa.

- Dove... mi trovo...?

- Ti sei svegliato, tesorino! - lo salutò una bionda con più trucco che vestiti addosso e un vistoso tatuaggio nel decolté.

Il ragazzino saltò in cima al letto dallo spavento. - CHI E' STA SCOSTUMATA!?

- Hahahahahahahahaha ha ragione! - ridacchiò sonoramente un tizio dai vistosi capelli blu che stava inquietantemente assistendo alla scena da un angolino della stanza.

- Taci, tu! - ringhiò la donna.

Ran guardò l'uomo. - Ah, ma tu sei il maestro Cervo.

- In che senso?

- Te lo meriti, con quei capelli lì. - ghignò LeBlanc.

- Non oltraggiare il maestro di Yevon se non vuoi che ti cacci di casa!

- Questa è anche casa mia, Seymour! E poi non sei più Maestro!

- Questi sono dettagli irrilevanti! Ciò che decido è legge!

- Certo, come quando hai deciso di dormire in cantina perché non ti trovassero gli agenti di Yevon dopo quello scandalo nella spiaggia nudisti!

Ran rivolto agli autori: Ma io devo stare qua a sorbirmi questi due? Non potrei chiedere, chessò... qualcuno al mio livello intellettuale?

FdS: E con la tua stessa modestia, magari?

Ran: Se possibile...

FdS: Abbiamo solo l'Onorevole Brunetta.

Brunetta: Lei mi è antipatica. Cretina. Si vede che ha fatto l'alberghiero!

GK: No, lui mi serve da tenere sotto la gamba sinistra del tavolo. Sennò traballa...

FdS: Uff... Allora niente, spiacente.

Ran sospirò. - Va bene, ho capito. Io vi saluto. Non cercatemi, vi telefono io!

Il ragazzino tornò così sui suoi passi, varcando la temuta soglia dell'Oltremondo, altrimenti noto come il Cinema 3D di Guadosalam... Cammina cammina, la mente lo condusse convenientemente a pensare al passato di Auron, tantè che i lunioli del luogo riprodussero davanti ai suoi occhi le immagini dei suoi compagni di viaggio.

Ran: NO! ANCORA LUI NO!

Troppo preso a fissare con orrore la riproduzione fittizia di Braska e Jecht, il trifoglio non si accorse nemmeno della proiezione di uno scienziato alle sue spalle, con tanto di stemma a quattro foglie sul camice.

- Che mi sapete dire voi, di mio padre? - domandò alle ombre, le quali però per loro stessa natura non potevano far altro che star lì con una faccia da esperti di Poker Texano (o pesci lessi, tanto è uguale). - Beh!? Volete parlare o no!?

Ombre spiritiche e inquietanti: ...

Ran: Tutti dei gran chiacchieroni qui su Spira, eh!? Va beh, lasciam perdere... Non vorrei rischiare di dover pagare qualcun altro.

E detto questo si voltò e, attraversato lo scienziato fantasma, uscì dal luogo effimero. Non prima di aver schivato un treno fantasma delle sette e mezza.

Ran: Ma perché!?

FdS: Per sfizio. Quando lo aspetto io non arriva MAI!

Trovata un'uscita di sicurezza non proprio della sua misura (un tombino ndGK), il trifoglio andò a riposarsi in una locanda per riprendersi dall'estenuante giornata...

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  Note d'Autrice:

Questa sezione dove scriverla voi! Accetto: posta virtuale, posta in bottiglia, posta faxata, posta anonima, posta pneumatica, posta aerea e, tappandomi il naso, anche snail mail, la posta lumaca a base di buste, francobolli, timbri, in futuro potrei anche comunicare in e-mail, se mai capirò come funziona un computer (haha). Kenshin suggerisce un PM, ma che ne può sapere un sempliciotto dell'epoca feudale dei botta e risposta informatici? Come se ci fosse nato, nel cyberspazio... Ma basta navigare con la fantasia! Fuori dai cavi, ragazzi! Per il momento fatevi notare con tutti i vostri mezzi, voglio sapere tutto di quello che pensate di me. Scrivete, trasmettete, comunicate: la... posta in gioco è altissima!

Sanzo: Adesso che hai fatto la tua preghierina del buon commento sulla fanfiction, possiamo andare?

FdS: Sì sì... mi offri un gelato?

Sanzo: No.

FdS: Uff...

  Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
  By Chiara (FdS)

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Capitolo 44
*** Serie 1 - Capitolo 44: Sarti Samurai e Casse Parlanti: Il Mistero s'Infittisce ***


Capitolo 44 - Sarti Samurai e Casse Parlanti: Il Mistero s'Infittisce

Quando Auron varcò la soglia della mensa della Centrale Militare, tutto si sarebbe aspettato meno che vedere una folta zazzera di capelli rossi far capolino tra i soldati seduti ai lunghi tavoli della grande sala.

- Kenshin? - domandò il guardiano, avvicinandosi quasi cautamente.

L'uomo dall'età indefinibile alzò lo guardo dal suo piatto e gli rivolse i suoi vivaci occhi verdi, prima di chiuderli in un cordialissimo e caldo sorriso. - Oh Sir Auron! Buon giorno!

- Da quando lavori per l'esercito? - Auron era perplesso. Il samurai con la cicatrice a forma di croce non indossava la divisa d'ordinanza, bensì i suoi normalissimi abiti feudali.

- Ehm no... - rispose Kenshin con una punta d'imbarazzo, grattandosi il capo. - Sono qui per la consegna di capi nuovi. Sa, per passare il tempo libero mi diletto a cucire divise per l'esercito. Mi diverto, e siccome ci sono anche delle entrate... heheheh!

Auron avvertì un moto di pietà al livello della pancia. Quello era il tipico modo per Kenshin di dire che lo facevano sgobbare senza sosta. Come pensava, quella donna era un vero diavolo succhiasangue. Come Yunaleska. - E perché adesso sei alla mensa?

L'ex assassino guardò il suo piatto di riso scondito. - Beh, visto che non potevano pagarmi questo giro mi sono fatto offrire il pranzo.

Il sopracciglio destro di Auron si sollevò impercettibilmente mentre osservava il piatto dell'amico. - Un pessimo affare, lasciatelo dire...

- Suvvia, non è così immangiabile!

- Non ho intenzione di sentirmi male per tutta la giornata a causa di un cuoco scadente. - disse Auron mandando occhiate di fuoco verso le cucine. Era vero, ma allo stesso tempo gli seccava l'idea di cucinare per così tante persone senza una giusta paga, alla faccia di tutti quelli che si erano arruolati solo per lui.

- Il cuoco sta pur sempre facendo il suo lavoro come tutti. Può capitare che non gli venga bene un piatto...! ^^; - cercò di mediare Kenshin, mentre il suo volto acquisiva una lieve tonalità prossima al violetto.

- Visto? Stai male pure tu, Kenshin.

- Beh... non si nasce imparati...!^^; Non sia di cattivo umore, o le verranno le rughe! La vita è bella e dovrebbe godersela finché dura! Prima o poi arriverà la sua ora e rimpiangerà cose non vissute...

- Io sono morto. - sibilò minacciosamente il non-trapassato, con una venetta pulsante sulla tempia.

Kenshin fissò il vuoto per un attimo, come se la notizia gli fosse arrivata solo in quel momento. Dopo di ciò, sfoderò la sua solita gentilezza disarmante, inclinando leggermente il capo. - Beh, condoglianze alla famiglia...! Però suppongo che in questo modo lei non possa sentirsi male, no?^^

- Tsk... Lasciamo perdere. - Auron si sedette, senza preoccuparsi di servirsi. - Come va con Kaoru?

Kenshin lo guardò con un'espressione interrogativa. - Piuttosto bene, grazie dell'interessamento. Sta migliorando, direi. A cucinare, intendo.

- Dunque sta per finire.

- Non dica così...! Sono molto contento di non dover più andare all'ambulatorio. Ormai le chiamate a domicilio della signorina Megumi sono più che sufficienti. Lo prendo come un miglioramento, lei no?

- Già... - Auron lo guardò impassibile, soffrendo internamente per lui.

- Hahah! Lo sapevo! E pensare che Sanosuke aveva iniziato a teorizzare che fossimo noi ad esserci irrobustiti contro il veleno per assuefazione! Kaoru migliora di giorno in giorno! - Il samurai si alzò e fece un inchino. - Ora però devo andare. Con permesso.

- Vai pure... - Auron aveva avvertito la presenza oltre la porta, e perciò non si scompose nell'assistere alla scena in cui Kenshin e Roy si trovarono a un passo l'uno dall'altro quando il samurai tirò il pomello verso di sé.

- Ding! Piano terra: casalinghi, articoli sportivi, padri morti e un bellissimo Brigadier Genera....! - Roy interruppe la sua modestissima entrata in scena e fissò il rosso con occhi stretti. - ...

Kenshin sbatté le palpebre due volte, il tempo di riconoscere il giovane uomo, prima di sfoderare un sorriso irritantemente tollerante. - Oh, buon giorno signor Colonnello Maggiore!

Rango sbagliato. La prima venetta pulsante affiorò sulla fronte del militare. Auron osservò quasi con delizia della somiglianza. Aveva preso la permalosità tutta da lui.

- La vedo in forma! Come va? - Kenshin piegò lievemente il capo, fissandolo con innocente ed infantile confusione. - E' sicuro di stare bene?

- Ho solo... un pò... di prurito... alle mani... - riuscì a far uscire dai denti serrati l'alchimista di stato.

Kenshin annuì pieno di comprensione. - Ah, so che vuol dire. Ha provato a cambiare detersivo per i piatti?

-... Conosco un rimedio più veloce..

L'ex guardiano roteò gli occhi nell'osservare il figlio schioccare le dita fulmineo, invano poiché il caro vecchio istinto di assassino del samurai permise al suo bersaglio di schivare quasi inconsciamente. "Che invidioso..."

- Accidenti, guardi cos'è successo... - commentò Kenshin, osservando i tavoli in preda alle fiamme con tanto di soldati che correvano agli estintori. - Ci dev'essere una fuga di gas da qualche parte.

- Ehi, così la carne ha più sapore! - osservò uno dei soldati, dopo aver assaggiato un boccone alla flambè.

- E' pericoloso in una cucina. - Kenshin si voltò di nuovo verso Roy. - Ma parlavamo delle sue mani, giusto?

- PIANTALA DI SOVRACCARICARMI LA PAZIENZA! NON CI SONO PER NESSUNO! - Urlò Roy, scaraventando Kenshin fuori dalla Centrale con un calcio ben assestato. Il samurai sparì all'orizzonte. - Io quello lo... lo... GRRRRR!!!

- Davvero interessante. - commentò Auron ponendo una camomilla bella e pronta tra le mani del figlio e superando la porta alle sue spalle.

Roy sbuffò. Non era interessante. Era  terrificante che Kaoru si fosse innamorata di un tipo simile e gli avesse dato un figlio!



Ran aprì gli occhi lentamente e si guardò attorno. Non c'erano finestre nella stanza. Non che ne avesse bisogno... ricordava bene che il luogo era sottoterra. Non c'era cielo là fuori che potesse indicargli l'ora. Però almeno avrebbero potuto mettere un orologio da qualche parte...

- Ma quanto ho dormito...?

- Molto. - rispose la cassa accanto a lui.

Il trifoglio fissò l'oggetto, sospettoso. - Mi è parso di sentirla parlare...

- Che vuoi?

- Di nuovo! Ma questo coso non era davanti all'Oltremondo?

- Sei un tipo strano tu...

- Non vorrà forse dire che mi insegue....? - Il ragazzino ci pensò su, poi scrollò le spalle e iniziò a rivestirsi. - Ridicolo. Non posso dedicare tutti questi pensieri ad una cassa insignificante.

- Sei tu che mi segui per inciamparmi addosso!

Ignorando i commenti del simpatico oggetto, Ran scese nella Hall ed uscì senza pagare, rivolgendo poco più di un cenno al locandiere.

- Metta tutto sul conto del Supremo Genjo Sanzo. O su quello della cassa nella mia stanza.

Il Guado lo guardò di sbieco. - Come ti pare...

Allora riepiloghiamo i dati:
Mio padre ha peregrinato assieme a due invocatori. Ora sto facendo il tragitto più recente.
Poi ho la foto con il bonzo. Ah sì, e sono stato incastrato a lavorare per Geppetto.

-
Gippal. Comunque sei anche inciampato su di me.

- Smettila di seguirmi!

All'Oltremondo ho scoperto che ad influenzare la sua vita e il suo conto in banca sono stati due individui, entrambi morti.
E adesso c'è... La Piana dei Lampi.


- Lo capisci o no che finché c'è il tuo nome scritto qui sopra ti starò sempre tra i piedi?

Ran si bloccò di colpo e guardò giù. - Il mio nome? Perché?

- Perché sono tua.

Che frase ambigua... - E che cosa saresti?

- Aprimi e lo scoprirai!

- Ma quel bambino parla da solo? - domandò una cacciasfere all'amica, osservando da una certa distanza il trifoglio.

L'altra si strinse nelle spalle. - Che sguardo triste...

Neanche il tempo di udire le parole proibite che la cassa era già stata lanciata in rotta di collisione con le due estranee. Dimenticata tutta la sorpresa, Ran si avviò alla temutissima Piana dei Lampi...

- Hm. - Il trifoglio osservò il luogo. - Tho, piove... che buio... Oh beh, non mi fermo mica per questo.

Fece un passo avanti...

KABOOOM!

Fulmine: Ehi, attento a dove vai, ragazzino!

- Ehi, ma ci sono i lampi qua! - Esclamò Ran, saltando in braccio ad un Ultra Might per la sorpresa.

L'armatura animata lo guardò minacciosamente, e il ragazzino millenario ricambiò lo sguardo.

- Bella spada... Non ti senti un pò appesantito? Ma non fai ruggine? Lo sai che vesti un pochino fuori moda? Perché stai sollevando la spa....AAAAAH!

Schivando il gigantesco fendente, Ran saltò giù e si arrampicò sulla groppa di Dark Ixion che comodamente si faceva gli equestri fatti suoi.

- Cammina, quello ci vuole ammazzare! Galoppa! Trotta! Dai Pikachu!

Incavallato nero, Ixion...

FdS: Hahahah, l'hai capita? 'Incavallato'. Non sono un genio dello humour?

GK: ... *sospiro pesante*

... Ixion incenerì l'Ultra Might con il solo sguardo.

Ran: Bravo Furia!

E si voltò verso Ran con occhi serrati e minacciosi.

Ran: Che c'è? Non ne ho di carote. Se mi porti a Macarena ti dò uno zuccherino di ghiaccio però.

E lo colpì con un ben assestato Thundada.

- A-ahio... - Ran cadde a terra. - Non avevo Parathund...!

Che cafoni che sono tutti qui! Devo trovare un altro mezzo per passare in fretta questo campo minato...! Se solo avessi saputo dei lampi!

Ran aveva però ben poco tempo per pensare. Dark Ixion era ancora all'attacco. Il trifoglio alzò la testa giusto in tempo per schivare un fendente del minaccioso corno.

- Datti una calmata, ronzino! Potrei farti diventare di legno come quello di Ulisse se solo lo volessi! - Inveiva tra una schivata e l'altra, del tutto a disagio sul combattimento a corta distanza, tanto più contro un animale. - Non è colpa mia se non hai passato i provini per il marchio Ferrari!

Fortuna volle che ci fosse un ritrovo ippico nella Piana dei Lampi quel giorno, e lo sguardo di Ran individuò Odino che, immancabilmente in groppa al suo Sleipnir a sei zampe, si faceva comodamente le parole crociate degli Dei Nordici.

- Scusi tanto! - disse il ragazzino, spingendolo bruscamente giù dalla sella. - Ho fretta!

- EHI! - tuonò Odino.

GK: ZAAAP, odinò il Tuono.

FdS: ...

GK: Che c'è? A me fa ridere.

"Meglio ignorare i dementi." Ran scosse la testa, ed indicò Dark Ixion al cavaliere oscuro. - Ti dò quello in cambio. E' adatto a te, molto più pauroso. E in più ci puoi ricaricare il cellulare, perché è elettrico. Inoltre il suo nome è pronunciabile, al contrario di questo che hai avuto finora. Non dirmi che non te ne sai mai lamentato! Infine, ha quattro zampe, non sei. Risparmi di maniscalco!

Dark Ixion ed Odino si guardarono per ore ed ore... fino a quando non decisero che Ran era proprio una rottura di scatole e se andarono insieme.

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  Note d'Autrice:

Ragazzi, ci siamo. Avete affondato i globi oculari nel capitolo 44. Finalmente! Non sopportavo più di vedervi comparire con frequenza inquietante (ma che mi gonfia di orgoglio!) per chiedere news sul prossimo capitolo. Nell'attesa avete prodotto migliaia di complimenti, minacce ed efficaci consigli. Qualche fan, in evidente stato catatonico, suggerisce due capitoli a settimana: roba da fare andare in tilt anche Tron... Scherzi a parte, dopo questo nuovo capitolo a base di percorsi a ritroso nel tempo, il mio concetto di spazio-tempo si è alterato e non sono in grado di stabilire con precisione quando uscirà il prossimo capitolo.
Un consiglio? Ricontrollate il sito tra un giorno o due. Per news più precise, chiedete a Giacobbo. E adesso, mano alle tastiere: si scrive...

  Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
  By Chiara (FdS)

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Capitolo 45
*** Serie 1 - Capitolo 45: Una Giornata di Problemi Tecnici ***


Capitolo 45 - Una Giornata di Problemi Tecnici

Intanto a Central City...

Auron: Oggi la pausa sta durando più del solito.

Roy: Si è rotta la sirena.

Sirena sul bordo della piscina militare che si lustra la coda: BASTA CON QUESTA VITA! ME NE TORNO ALL'ISOLA DEGLI UOMINI PESCE!

Roy: Appunto, si è rotta.

Auron: ...

- Non ti pare che Ran sia via di casa da troppo tempo?

Roy dovette concentrarsi al meglio per non mostrare la sorpresa con cui suo padre lo aveva colto nel far quella domanda. Lo guardò di sfuggita, fingendo un'espressione indifferente. - Lascialo vivere.

- Rimane comunque un bambino. Sai almeno dove si trova?

- E' responsabile per la sua età.

- Ti ha distrutto l'aeronave, ti ricordo.

- Era... solo spaesato. Questo mondo aveva troppe novità per un ignorante come lui.

- Ed ora non ne ha più? - Roy non rispose stavolta. ed Auron si voltò a guardarlo. - Telefonagli. Ora.

L'alchimista s'irrigidì. - Non ho intenzione di fare la parte del parente ficcanaso! Chiamalo tu.

E se poi gli avesse chiesto cosa stesse facendo?

- ... Lo chiamo io. - Roy andò al telefono. Lo preoccupava il dover utilizzare la linea militare per chiamare Ran.. Non voleva che il Comandante Supremo venisse a sapere della missione, soprattutto non da lui. Ma andare a cercare un telefono pubblico in quel momento avrebbe insospettito suo padre. Avrebbe dovuto giocare d'astuzia.

Compose il numero e attese. Uno squillo. Due.

- Chi è? - La voce di Ran sembrava tranquilla. C'era uno strano e lento tichettìo di sottofondo.

- E' il tuo fratello prediletto che ti parla... - Roy aggrottò la fronte. - Un momento. Da quando hai un cellulare?

- Hai composto il numero e neanche lo sai? L'ho preso dal tuo armadio.

- Come dire che stai di nuovo vivendo a mie spese!

- Argina la bile, Roy.

Roy sospirò pesantemente, e inclinò leggermente il capo. - Che cos'è questo suono?

- Secondo te papà me lo lascerebbe tenere un cavallo? - la domanda era del tutto tranquilla.

- Che cosa!?

- Dai, chiediglielo. Lo so che è lì.

Roy allontanò per un attimo la cornetta e si voltò lentamente ad osservare suo padre. Non sapeva bene come formulare la domanda. Quando il guardiano lo osservò con fare inquisitore, tutto ciò che gli uscì fu:

- Lo prendiamo un cane?

- Per cena?

- ... - Roy riportò l'apparecchio a sé. - E' entusiasta. - disse con sarcasmo.

- Pazienza, troverò il modo di non farglielo scoprire. A una volta ha allevato un ragno senza che nessuno nell'Istituto se ne accorgesse.

- Cerca di smettere di sprecare il mio e il tuo tempo, e datti da fare.

Una vena di stizza nella voce di Ran. Faceva progressi. - Tutta qui la tua gratitudine per i miei sforzi?!

- Per dimostrarti il mio apprezzamento non detrarrò i costi di qualsiasi telefonata tu abbia fatto finora dalla tua paghetta.

- Quale paghetta...!? E comunque non l'ho ancora usato.

- Che sfortuna. Baci baci. - Roy attaccò il telefono con un ghigno. - Sta bene. D'umore radioso come al solito.

Auron lo stava fissando in tralice. - Non saresti più tu se non ti approffittassi dei più piccoli alla prima occasione, vero?


Intanto, passata Macalania perché non c'è niente di divertente su cui scrivere, nella Piana della Bonaccia...

Allevatore Chocobo: Vuoi addestrare un chocobo?

Ran: No, grazie.

Allevatore Chocobo: Ehi, facciamo la gara Raffa-chocobo! Schiva i gabbiani e prendi i palloncini. Vediamo chi fa prima! Pronti... Ai posti..

Ran: Van bene questi?

L'allevatore si voltò inorridito a fissare il bambino con in mano un enorme fascio di palloncini rossi e anche qualcuno di Gardaland.

- Ma come...

- Mi annoiavo ad aspettarti, allora sono andato a prenderne degli altri un pò più in là.

- Dove sono finiti i gabbiani!?

- Sono lì. - Ran indicò una fila lunghissima di polli infilzati su dei girarrosto. - A Sleipnir piacciono ben cotti.

L'uomo si mise le mani tra i capelli. - SONO ROVINATO!

- Vorrei augurarle una buona giornata, ma ho la sensazione che per lei sarà una giornata orrenda.

- TU! - L'ex allevatore chocobo prese una strana spada e la buttò bruscamente tra le braccia di Ran. - Ecco il premio! Ora vattene! Sparisci!

Il trifoglio strinse le spalle e s'incamminò, studiando l'oggetto altrimenti noto come l'Ultima Weapon di Tidus. - Che patacca... - mormorò prima di buttarla nel burrone affianco. - Speriamo che ci sia qualcuno di odioso come il bonzo lì sotto, almeno si farà male.

- Stavi dicendo, scusa?

Ran si voltò di scatto, colto di sorpresa. - E tu che ci fai qui!?

Sanzo lo fissava dall'alto in basso. - Non lo indovini? Sono l'attrazione principale. Sono qui per sbalordirti e divertirti... così! - disse lentamente il bonzo, prima di calare l'implacabile harisen sulla testa del ragazzino, che si piegò in due dal dolore.

- Ahia! Ma perché mi hai colpito!?

- Che diavolo ci fai con il cavallo di Odino? Non lo sai a chi tocca riparare tutte le beghe tra gli Dei quando succedono cose simili!? Non si gioca con le divinità.

Ran schivò un proiettile. - Che vuoi che ti dica!? Si è affezionato a me!

- Ti conviene cambiare atteggiamento, moccioso. E in fretta anche.

- Perché tu e quella stupida cassa mi perseguitate!?

- Cassa? Da quando hai amici immaginari?

Ran sospirò. - Forse da quando mi accorgo che tutti quelli veri sono dei dementi...

- Tsk. Torna al tuo lavoro prima che decida di porre fine alle tue sofferenze. - Sanzo si voltò, incamminandosi verso il lato Est della pianura. Ran lo fissò di sottecchi per un minuto prima di andarsene in tutta fretta verso la prossima meta.

Intanto allo Zoolab...

Sanzo: ... Che fine hanno fatto i mostri? La chiami un'arena questa?

Clasko: No veramente, è un allevamento per chocobo ora.^^

Sanzo: Cosa? -.-

Clasko: Poco fa è venuto un bambino che ha sterminato tutti i mostri e mandato in bancarotta il precedente proprietario. Io ho acquistato il locale in fallimento.

Sanzo: E nessuno mi ha informato?

Clasko: Mi dispiace^^. Io...

*Sanzo sfratta i chocobo ed infila nello Zoolab qualche Omega Weapon e altri mostri di terzo grado*

Sanzo: Ecco, ora fa andare avanti questo posto. Distruggi i chocobo.

Clasko: Ma io volevo fare l'allevatore, non...

Sanzo: BASTA! FAI CIO' CHE TI HO DETTO!!

Clasko: O_O; Ok ok...!

Sanzo: Paese di incompetenti! Tsk...



"Sei lì?"

"...Sì..."

"Posso farti una domanda?"

"Puoi farmene mille..."

"Se sapevi già cosa ti sarebbe successo, perché non hai fatto niente per sfuggire al destino? Perché non sei scappato?"

"... Tu ti chiedi mai perché l'aria è trasparente?"

"... No..."

"... O perché i tuoi capelli sono neri?"

"... No... L'ho accettato e basta."

"Esatto."

"... E' stupido."

"Perché dici questo?"

"Se io avessi il potere di cambiare le cose, lo farei. Chi ha potere lo usa. E' umano."

"Secondo te, dovrei farlo...?"

"... Forse. Se ciò che vedi ti sembra ingiusto."

"Anche se il mio concetto di ingiusto potrebbe essere giusto per altre persone? Chi sono io per decidere che i miei desideri valgano più di quelli altrui?"

"...Sei un quadrifoglio. E sei un originale. Quelli come te nei tempi antichi venivano chiamati "Dei"."

"... C?"

"...Sì?"

"Posso chiederti un favore?"

"...Puoi chiedermene mille."

"Voglio che tu viva. Voglio che tu te ne vada da qui."

"..."

"Hai paura?"

"... Non lo so. Che succederà se esco? Sai come fare?"

"Troverò il modo."

Un gelido colpo di vento ridestò Ran dai propri ricordi. Socchiudendo le palpebre, il trifoglio riprese ad arrampicarsi lungo i sentieri ghiacciati del Monte Gagazet. Era tutto immutato, ma allo stesso tempo Ran lo vedeva con occhi nuovi. Non con quelli di un ragazzino buttato fuori dalla gabbia che per mille anni lo aveva convinto non esistesse altro luogo che l'Istituto, non quegli occhi pieni di terrore e meraviglia. Si era fatto coraggio, la Stanza dello Spirito e del Tempo aveva irrobustito il suo corpo seppure appena, e soprattutto sapeva dov'era. Anche i mostri si tenevano alla larga da ciò che fino a un pò di tempo prima avrebbero considerato un manicaretto portato dalla buona sorte in un posto tanto austero ed inospitale. Di tutti i luoghi che Ran si era aspettato di dover visitare seguendo le tracce di suo padre, il Gagazet e i suoi segreti sepolti nel ghiaccio erano dopo l'ultimo.

Non ci volle molto prima di arrivare al fianco crollato della montagna. Il simbolo di un quadrifoglio su una roccia quasi completamente nascosta dalle macerie e la neve catturò la sua attenzione. Il trifoglio concentrò i propri poteri per provare ad aprirsi un varco, ma ad ogni roccia rimossa, altre macerie andavano a coprire il passaggio appena creatosi.

Sospirò una nuvoletta d'aria calda. - Sono troppi...

Sentì un rumore vicino a lui e si voltò ad osservare Sleipnir. Il cavallo, forse per altruismo o forse per stizza, stava raspando uno zoccolo nella neve, come per scavare. Ran corrugò la fronte, ma annuì. Poteva essere un modo.

Posando le mani sul terreno e concentrandosi, il trifoglio creò un buco nel sentiero, e si sporse a guardare. Era di dimensioni sufficienti per entrambi, sebbene leggermente ripido. Con calma, iniziò a calarsi.

A circa metà dell'arrampicata, uno dei suoi piedi slittò pericolosamente e lui guardò giù. Non aveva calcolato il ghiaccio: tutta la parte inferiore del passaggio era scavata in pareti scintillanti e fredde. - Stai attento. - Disse al cavallo che ancora non lo aveva seguito. - E' un pò scivoloOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!

*THUMP*

FdS: Thump?

GK: Non mi piace quel suono...

FdS: Perché non si sveglia?

GK: Strano, non doveva svenire. *controlla il copione*

FdS: Ma l'hai messo il materasso mimetizzato a pavimento prima?

GK: Sì certo.

FdS: Dove?

GK: Lì. *indica un punto a vuoto*

FdS: Ma non sulla X!

GK: Credevo che la X fosse per il punto di atterraggio di Ran.

FdS: APPUNTO! Sennò a che serve il materasso!?

GK: Quanto rompi. E' la mia prima fanfic. Ora lo resuscito. Fazio, intrattieni il pubblico.

Fabio Fazio: Un momento di pazienza, egregi lettori. Tra poco comincerà la nuova rubrica Che Fanfic Che Fa, in cui proveremo a...

FdS: A togliere il disturbo! Questa è una fanfic privata! Non sono ammessi presentatori televisivi e scocciatori generici!

Sanzo: Allora mi stupisco che ti abbiano lasciato scriverci, buffona!

Fabio Fazio: Siete un pò troppo turbolenti per una Fanfic di classe!

*Ed ecco che un raggio laser generato dal provvidenziale HAL9000 incenerisce il logorroico conduttore*

FdS: Grazie, mio fido genio artificiale.

HAL9000: Ne convengo. Quando volete sono pronto a riutilizzarlo. (Speriamo di no... ndGK)

GK: Ma a me piaceva Fazio!

FdS: Uffa! Questa fanfiction doveva portarmi un sacco di iscritti. Invece mi sta portando solo un sacco di emicranie!

Sanzo: Per chiudere il capitolo in bellezza, che ne direste di tacere? O volete forse ritrovarvi un'acconciatura molto ventilata? *puntando la pistola*

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  Note d'Autrice:

  Cosa fare dei 4000 pezzi di mail arrivati in redazione?

  Sanzo: Quale redazione?
   
  Roy: Quella nella sua testa.

  Non è vero! Per il momento sono sotto chiave, in attesa di essere passati allo scanner e digitalizzati.

  Auron: Tutte scuse.

  Ran: Ok, le domande non ci sono. Le risposte?

  Le risposte? Ehm, stiamo convincendo HAL9000 a darci un bit d'aiuto... Noi dobbiamo ancora riprenderci dalla lettura di tutti i vostri messaggi.

  *silenzio imbarazzante*

  GK: *psst* Secondo me non ci sono cascati...

  Volete proprio sapere la verità? Ragazzi, siete davvero grandi! Alcuni di voi hanno di certo studiato da "trituratori d'autori", ma questo vi fa onore. Di seguito pubblico un'analisi sragionata sulla vostra mail. Qua e llà spunta il nome di qualche fortunatissimo lettore estratto, in rappresentanza dei compagni, dalla fatata e cloveresca mano di Riza.

Analisi percentule posta in entrata

* 43,5% posta trovata sul mio zerbino
* 35,7% mognet
* 0,77% piccioni viaggiatori
* 20%    messaggi in bottiglia
* 0,03% messaggi dall'alto

 Tra gli argomenti (di ogni tipo!) avete parlato di:

33% Sopprimere gli autori Genjo Sanzo di Saiyuki propone per ingurgitamento di chiodi.
42% Aspiranti co-autori Roy Mustang di Fullmetal Alchemist vorrebbe occuparsi personalmente della selezione dei personaggi femminili nella serie.
4% Critiche Stewie Griffin de I Griffin è stato il più cattivo. L'agente 47 è già in viaggio per andare a sculacciarlo.
37% Informazioni sull'uscita del prossimo capitolo Ragazzi, un pò di pazienza... Devo consultarmi con Papa Francesco circa le sue condizioni di salute.
41% Minacce & affini Auron di Final Fantasy X, hai visto? Abbiamo pubblicato lo stesso!
7% Riferimenti cinematografici Gore Verbinski di The Ring sostiene che la fanfiction gli fa orrore quanto i suoi film!
22% Chi ve lo fa fare? Gingetsu ci ha detto di fare come vogliamo, e noi vogliamo scrivere!
6% Avvisi di... propaganda Grazie dell'informazione alla signora dell'Ace Gentile che ci fa sapere dei nuovi sconti sui detersivi.
25% Invenzioni Kenshin ha inventato delle mail da mandarci per tirarci su di morale.
38% Insulti Ran di Clover ha definito FdS una "cervello di macchina da caffé moka arruginita nel fango". Grande! No, aspetta... RAAAAAAAAAAAAN!
41% 3° grado I bambini di tutta Zanarkand ci hanno bimbardato.. ehm bombardato di domande tra cui: "Il digipad per quanto tempo sospende il tempo soggettivo?" Risposta: Non si può calcolare, poichè è il tempo stesso a sospendersi!
8% Sublimation Fan Club Il mio gatto, un venditore di ghiaccioli del Polo Nord, mezza Papuasia e un orso del Kispios hanno fondato il Sublimation Fan Club!!

Sanzo: Che tristezza... si inventa anche i commenti alla sua fanfiction...

Roy: Che ci vuoi fare, è disperata.

FdS: T_T Non è veroooo!

  Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
  By Chiara (FdS)

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Capitolo 46
*** Serie 1 - Capitolo 46: Project Ro...naldinho? ***


Capitolo 46 - Project Ro...naldinho?

Ran: Ahi ahi ahi... certe cose non dovrebbero capitarmi ... Io non sono il personaggio di un manga comico.

FdS: Oh bene, il bambolotto si è ripreso. Ora vattene via, tanghero eretico!

Sanzo: Tsk...

Ran scosse la testa, rabbrividendo dal freddo. I suoi occhi cercarono immediatamente la luce, ed individuò il punto da cui era sbucato.

"Il tunnel sbocca dal soffitto... Dovrò teletrasportarmi per tornare fuori." Alzandosi lentamente, il ragazzino avvertì una leggera pressione alla testa. Cercò di sbarazzarsene massaggiandosi le tempie, ma non servì, anzi, aumentò. Divenne una vera e propria emicrania, e si acuì al punto da portarlo in ginocchio. Ran sentì la propria barriera magica abbandonarlo nel momento in cui il dolore gli impedì la concentrazione necessaria. Allo svanire dell'impiego di potere magico il dolore sembrò attenuarsi. Era una sensazione familiare: era come se fosse improvvisamente tornato nella sua cella all'Istituto di ricerca. Qualunque cosa fosse lì, gli impediva di utilizzare la magia. Il teletrasporto era fuori questione.

Sentì uno sbuffo ed alzò lo sguardo. Sleipnir lo fissava dal buco. - Sei lì? - Lo chiamò. - Vai a cercare una corda! Se ha funzionato con il bonzo, funzionerà anche con me.

Il cavallo sei-zamputo emise un piccolo nitrito prima di allontanarsi.

Ran fissò il foro per un altro minuto prima di concedersi un tremito. Si strofinò le braccia, cercando di riscaldarsi. - Dove mi trovo?


Nel mentre che Ran si guardava intorno, Sanzo rivolgeva lo sguardo verso la montagna, e poco si sorprese di vedere l'equino immortale trottare giù per il sentiero con un ghigno in volto.

- Sento puzza di coinvolgimento indesiderato. Meglio girare i tacchi. - mormorò, voltandosi verso il lato opposto.

- Fermo! - tuonò una voce divina di straordinaria bellezza.

GK: Non esagerare.

FdS: Non è esagerare, se il sentimento è condiviso dal pubblico. Giusto?

Pubblico: Giusto!

GK: Ma sei tu che scrivi le battute del pubblico!

FdS: Una felice coincidenza...

Sanzo: Che volete adesso!?

FdS: Che domande! Leggi il copione: devi andare a salvare Ran!

Sanzo: Perchè sono sempre io a salvare i mocciosi petulanti!?

FdS: Chiamiamola una 'deliziosa abitudine'!

Sanzo: Grrr...!


Era uno dei rari momenti in cui sentiva la mancanza del fratello. Non a livello affettivo, ovviamente, ma Ran ammetteva dentro di sè che l'alchimia del fuoco gli sarebbe tornata molto utile in quella stanza così priva di luce. Di nuovo, maledisse qualunque cosa in quel momento gli stesse impedendo di utilizzare la magia.

"Probabilmente sono vicino all'Istituto. Questa stanza dev'essere all'interno del campo di forza che utilizzano per bloccare i Clover rinchiusi all'interno." Sospirò a quel pensiero, guardando in alto verso il buco da cui era entrato e cercando di vedere qualcosa nella poca luce fornitagli da esso.

Procedette un pò ad istinto e un pò a tentoni, prima di fermarsi, toccando qualcosa di solido davanti a sè. Portò avanti anche l'altra mano.

Era di ceramica, ed era freddo. Alto fino al suo petto, inodore e molto più lungo di quanto le sue braccia potessero aprirsi. Procedendo lungo di esso, Ran cercò di farsi un'idea delle sue dimensioni. Era più o meno rettangolare, con gli angoli smussati. La prima immagine che gli venì alla mente fu quella di star toccando un'enorme vasca da bagno sigillata... o uno di quei grandi sarcofaghi che aveva visto sui libri dell'Antico Egitto.

Si fermò sul secondo lato corto, guardandosi intorno con pochi risultati. Chi poteva sapere se ci fossero altre cose come quella lì dentro? Evidentemente si ritrovava in uno di quei tele-polpettoni, dove tutto veniva chiarito alla fine...

- Si può sapere che diavolo stai facendo qui dentro?

Ran fece un salto tale che per un attimo si sarebbe creduto capace di volare, prima di voltarsi di scatto a fissare il Supremo. Come aveva fatto ad entrare? E soprattutto come aveva fatto lui a non accorgersi che era entrato, vista la luce fortemente radiante dalla torcia elettrica nella mano del bonzo (trovata dove, poi? Ran sentiva di non volerlo chiedere.).

Si limitò a sollevare il primo dubbio. - M-ma come ci sei arrivato qua!?

- Bella entrata a sensazione, vero? C'era la porta aperta. - Sanzo puntò la torcia verso un uscio alle loro spalle, che crollò nel momento in cui i due vi posarono lo sguardo.

Sanzo: ...

Ran: ... Ti è andata bene. Ancora un pò e diventavi marmellata di Supremo, sbruffone.

Sanzo: Quanto sei critico.

- Grandioso. Ora sono bloccato assieme a te. - ringhiò il trifoglio.

- Ma non sai teletrasportarti?

- C'è un campo anti-magia qui dentro! Come fai a non sentirlo!?

Sanzo non emise nemmeno un sospiro, e guardò il foro in alto. - Allora ci toccherà trovare un'altra via di uscita... Te lo domando di nuovo: che diavolo ci fai tu qui dentro?

- Beh, prima ero partito con un altro proposito, ma... - Ran prese la torcia di mano a Sanzo e la puntò sulla vasca. Non mancò molto prima di trovare un simbolo a quattro foglie sulla testata della strana macchina. - Ho visto quel simbolo e sono venuto.

- Un altro proposito, dici? - Sanzo aggrottò la fronte. - Che cosa sono queste cose?

- Non ne ho idea. - Ran puntò la torcia altrove. - Ehi, ce ne sono altre qui affianco.

Camminarono lungo la stanza, fermandosi quando la torcia individuò il muro opposto.

- Ce ne sono quattro. - Sanzo storse un angolo della bocca. - Un numero che mi infastidisce dal primo volume di Saiyuki.

Ran: E quale numero avresti preferito?

Sanzo: Uno. Non li volevo quei tre rompipalle.

Ran: ...

Il Supremo fece un gesto di frustrazione con la testa e poi si avvicinò ad una delle strutture in ceramica. - Questa e quella affianco sono aperte.. Ma questa...

- Cosa? - Ran si sollevò leggermente sulle punte per guardare la parte alta. - ... E' rotta?

- ... - Sanzo prese bruscamente la torcia dalla mano del ragazzino. - Dà qua. - Disse, prima di camminare a passo svelto verso l'altro lato della stanza.

- Ma che fai!? - Ran si sforzò di stargli dietro per non ritrovarsi al buio. Si fermò osservando il bonzo con perplessità, quando lo vide posare una mano sul coperchio di uno dei contenitori chiusi, e questo aprirsi dopo alcuni secondi con un sibilo. - ... C'è ancora elettricità in questo posto? Non avevo notato un pulsante.

- Non c'è nessun pulsante, idiota. E anche se ci fosse, dubito funzionerebbe. - Rispose Sanzo. - Ho usato il mio potere.

- Vorrei sapere come cavolo ci riesci. C'è il campo anti-magia che...

- Chiudi il becco e guarda.

Ran fece per replicare, ma obbedì. Sporgendosi, scrutò con vaga preoccupazione il liquido verde smeraldo che bolliva all'interno della vasca. - Che cos'è?

Il fascio di luce della torcia si scostò leggermente, e Ran fece un passo indietro quando la luce fu riflessa dal bianco lucido di un teschio che saliva a galla in quel momento. - Ma che cavolo...!? Liquido corrosivo!?

- Credo che corroda solo a contatto con l'ossigeno. - Sanzo si allontanò per andare alla seconda vasca sigillata. - Altrimento quelle ossa non ci sarebbero da tempo.

- Ma allora che cos'è?

- Non ne ho idea, ma dubito che avesse scopi terapeutici. - Sanzo posò la mano sulla vasca e chiuse gli occhi, poi scosse la testa. - E' lo stesso anche qui dentro.

- M-ma perchè mettere dentro dei Clover se questo liquido gli faceva male?

- Dimmelo tu. Da quel che ho capito non era esattamente una vacanza, lì dentro. - Sanzo lo guardò interrogativamente, e il trifoglio abbassò lo sguardo.

E si inginocchiò.

- Che combini adesso? - domandò con irritazione il Supremo.

- Zitto e punta qui la luce! C'è qualcosa scritto qui. - Ran aspettò che la luce colpisse il basso della vasca e toccò i graffi sulle lettere. - E' stato grattato via...

Sanzo guardò in basso, socchiudendo gli occhi per leggere. Si maledisse per non aver portato gli occhiali. - E' illegibile.

- Forse c'è qualcosa sulle altre?

Stancamente, l'adulto si raddrizzò ed insieme controllarono i lati delle altre vasche. Tutte erano state strofinate con qualcosa di altamente corrosivo per cancellare qualsiasi traccia delle parole incise sopra. Solo l'ultima, quella infranta, sembrava aver subito un lavoro piuttosto frettoloso.

- Vedi niente? - domandò Sanzo.

- No...

- Allora andiamocene.

- Aspetta!

- Ma si può sapere che cosa speri di ottenere, moccioso?

- Le ultime figurine dei calciatori 2013 della Panini.

- Hai lo stesso umorismo di tuo fratello...

- Proj... ro....

Il monaco chiuse la bocca dalla quale sicuramente stavano per uscire insulti molto esotici. - Che cos'hai detto?

- E' quello che riesco a leggere. 'Proj' ... 'ro'... E basta. - Ran inclinò il capo, pensieroso. - Project... ro... Hmm... Roy?

Non contò neppure due secondi prima di percepire il dolore lancinante dietro la testa. - AHIA!

- Non pensarle neppure certe idiozie!! - Ruggì Sanzo, riponendo l'harisen. - Quello è troppo cretino per essere un Clover!

- Forse non se ne rende conto!? - Ran si alzò, massaggiandosi la testa dolente. - Forse... avrei preferito non sapere questa cosa...

- E io avrei preferito non venire qui.

- Cosa? - Ran buttò un'occhiata al monaco, e notò che guardava in direzione della prima vasca che avevano aperte. Il liquido a furia di ribollire aveva cominciato a traboccare, e ora si riversava sul pavimento, scivolando minaccioso e sibilante verso di loro, con sbuffi di vapore che a poco a poco riempirono la stanza di un odore salmastro e tremendamente acido.

D'istinto, il clover cercò immediatamente di teletrasportarsi in salvo. Ci mise poco a ricordarsi di non poter fare niente in quella stanza. Guardò preoccupato il liquido, poi il buco da cui era entrato. Contrariamente alle sue aspettative, non c'era ancora traccia della corda che aveva ordinato di procurare al suo improbabile compagno di viaggio. - Cosa facciamo...?

- Ecco un'altra seccatura. - Sbuffò Sanzo, sedendosi a gambe incrociate.

Ran lo guardò ad occhi sgranati. - Che cavolo fai!? Ti sembra il momento di riposare!?

Non capì le parole che fuoriuscirono dalla bocca del bonzo, che aveva chiuso gli occhi e congiunto le mani, con gli indici puntati verso l'alto. L'unica cosa di cui era sicuro, era che si trattava dello stesso tipo di tantra utilizzato in precedenza per bloccarlo sul posto. Fortunatamente però. la 'divina magia' non era mirata a lui quella volta. Il sutra che si sciolse sulle spalle del monaco prese vita come la volta prima, e come uno strano serpente di carta si diresse verso il buco sul soffitto, piegandosi a formare una strana quanto inaspettata scala.

Prima che Ran potesse decidere se stupirsi o meno, il monaco lo aveva già afferrato per la tunica e trascinato fuori da quel postaccio infernale. Una volta fuori nella tormenta, il biondo fece un gesto pacato verso il basso e il sutra tornò alla sua forma originale. - Tsk. - Fu tutto ciò che disse, mentre se lo riponeva sulle spalle.

Seguirono due minuti di imbarazzante silenzio, durante il quale solo il boato dell'ennesima parte del monte Gagazet che crollava parve potersi udire. Ran e Sanzo fissarono la valanga di polistiro--

FdS: EHI!

.. la valanga di neve ricoprire qualsiasi traccia del loro recente passaggio, ingoiando nel nulla tutti i segreti che la roccia aveva contenuto per secoli.

Ran dondolò titubante per qualche istante, poi si schiarì la gola. Era inutile quanto ci provasse... non c'era verso di uscire da quella situazione senza un ringraziamento. - Io ti... AGH!!

Saltò dalla sorpresa alla sensazione improvvisa di qualcosa che invadeva il suo spazio personale da dietro di lui e gli si avvinghiava al collo.

- C!!! Sei tuuuuuuuuuuuuu!! - squittiva un bambino dai capelli neri un pò più basso di lui.

- A! ... mollami...! - cercava di dire Ran, ormai di una tonalità simile al blu per asfissia.

Sanzo sollevò leggermente un sopracciglio a quella vista. - Chi sarebbe questo? La tua caricatura?

- C! C! C! Come stai!?

A fatica, Ran riuscì a scollarsi dalla presa mortale del gemello, e usò le proprie braccia per tenerlo a distanza di sicurezza. Guardò Sanzo con aria torva. - Come se non lo sapessi! Ack! - Crollò sulla neve quando A riuscì a deviare le sue braccia per saltargli di nuovo addosso.

- C! Oh C! Mi sei mancato tantissimo!! Come hai fatto a crescere così tanto!? - Anche Ran si stupì di quanta vitalità aveva sviluppato suo fratello. Forse era l'effetto della nuova condizione fuori dall'istituto.

- Mi pare di capire che voi due abbiate bisogno di intimità... - Sanzo voltò loro le spalle e assunse un'espressione inorridita alla vista di un'altra presenza proprio in quella direzione.

- Pensa che se non facevo una passeggiata con la mamma non ti avrei visto! Vero madre? - A guardò la donna davanti a Sanzo con occhi pieni d'ammirazione.

- Ciao Ran. Buongiorno signor Sanzo. - Rispose lei mielosa, ammiccando verso il bonzo.

Ran lanciò un urlo di terrore e si nascose dietro Sanzo. - Aiuto...! - Bisbigliò. - Dille che non ci sono...!

- Togliti, stupido coso! - Sanzo tentò del suo meglio per scollarsi Ran dalla gamba, mentre Yunaleska si protendeva minacciosa.

- Vieni qui, fatti coccolare! - Era in dubbio se l'ex grandinvocatrice si stesse rivolgendo al figlio ritrovato o al monaco.

- Levati di dosso!

- Fatti coccolare tu allora! - Con un impeto di magia appena risvegliatasi, Ran spinse il monaco verso Yunaleska, solo per finire di nuovo nelle grinfie del fratello. - A! MI SOFFOCHI!

- Ma io ti voglio bene! Vero che anche tu me ne vuoi?

- Certo! Come no...

- Lasciami, sgorbia! - Sanzo scappò inseguito da Yunaleska, che dopo pochi metri cadde dai tacchi vertiginosi e si sfracellò a terra, perdendolo di vista.

- Se n'è andato...! - sospirò con occhi languidi e luccicosi la donna.

- NOO! TRADITORE! MAI FIDARSI DI VOI BIONDI! - Ruggì Ran, cercando di divincolarsi.

A assunse improvvisamente un'espressione seria. - Ehi, hai trovato la nostra famiglia alla fine?

Ran si bloccò, e lentamente si voltò a guardarlo, sudando freddo (anche perchè faceva freddo). - Ehm... a dire il vero... io... ehm... - Sorprendentemente, gli sfuggì una risatina nervosa. - Ero in viaggio proprio per questo...!

- Quindi ancora niente? - il gemello corrugò la fronte, con evidente disappunto.

- Già, nulla di che. Solo imbecilli.



Roy: Etciù!

Auron: Salute.

Roy: Zitto! Porta sfortuna se a dirlo è un non-trapassato!

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  Note d'Autrice:

Auron! Un tuono minaccioso? Un grido di battaglia? Forse... Ma è anche, e soprattutto, il nome del misterioso guardiano che ci accompagna fin dal primo capitolo di Sublimation, e che sembra ora misteriosamente il fulcro di tutta l'avventura, improvvisamente protagonista. Ebbene sì, perspicacissimi lettori, avevate indovinato! Bravi, congratulazioni, strasuperbi... Stop! Non gingillatevi troppo con i complimenti: c'è ancora tanto da scoprire sul conto di Auron. Ran ne sa qualcosa e voi ve ne accorgerete prestissimo! Cooome? Siete già qui a chiedere quando uscirà il prossimo capitolo? Siete senza limiti.

Allora, azzardiamo un fine settimana e... basta!

Anche perchè non sappiamo ancora se uscirete indenni dal passaggio del ciclone Auron, e poi, come se non bastasse, su questo deflagrante 46, ci sono incredibili rivelazioni circa il progetto Clover. Siete sicuri di farcela?

Sanzo: Guarda che l'hanno già letto, queste sono note di coda.

D'oh! Okay, un consiglio: non agitatevi! Potreste andare incontro a brutte sorprese. Sanzo insegna...

  Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
  By Chiara (FdS)

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Capitolo 47
*** Serie 1 - Capitolo 47: Verso Zanarkand! ***


Capitolo 47 - Verso Zanarkand!

- Ti fermi un pò da noi?

- Eh... no, purtroppo ho da fare. - Ran avvertì un groppo in gola alla vista dei vistosi lucciconi negli occhi di A. - Ma torno presto, eh!

- Lo giuri?

- Sì, sì.

- Lo sai che ammazzerò chiunque a cui tu voglia più bene che a me, giusto?

- Nessun problema...

- Posso morderti un dito?

- NO! Basta con questa storia! - Ran si scollò il fratello di dosso. - Devo... parlare con mamma prima di andare.

- Va bene...

- Da solo.

- Certo, certo. Tanto non c'è nessuno.

Ran si aggiustò la tunica e camminò verso la madre, che si era distratta a fare gli angeli nella neve. - Senti... madre...?

Il trifoglio si bloccò, e buttò un'occhiata alle sue spalle. Come prevedibile, A non aveva recepito l'imput di lasciarlo solo con Yunaleska, e lo aveva seguito in tutta rilassatezza. Sopprimendo una venetta pulsante alla tempia, il clover pensò che le parole in quel momento avrebbero soltanto causato una perdita di tempo.

E pertanto decise di spedire A nel duomo di Zanarkand con un Quasar ben assestato.

- Sono contenta che tu abbia accettato il mio dono, Ranny! - Esclamò la non-trapassata, applaudendo gentilmente mentre si alzava a sedere con un sorriso.

- Già... Senti, voglio chiederti una cosa. - Il clover estrasse la foto che aveva con sè e l'alzò verso di lei.

Gli occhi di lei ripresero immediatamente a scintillare. - Sanzo!

- Sì sì ma non guardare lui adesso. - Ran indicò Auron affianco al bonzo. - Che mi sai dire di sto ti... Ehm, di Auron, cioè?

Dovette riporre la foto prima che Yunaleska potesse riprendersi sufficientemente per rispondergli. - Beh, lui è tuo padre.

- Lo so... Ma dico... sul suo passato. - Ran scosse la testa. - Per esempio... Prima di peregrinare con il padre di Yuna, che cosa ha fatto?

- Vuoi sapere di come sono diventata incinta di te, amore?

- No!

- Era proprio un bel fustaccione di templare!

- Non voglio sapere dei tuoi gusti in fatto di uo... Aspetta, templare? - Il ragazzino corrugò la fronte. - A Bevelle?

- Oh sì, ma prima ancora di andare lì era nella Zanarkand di 1000 anni fa. Ci siamo conosciuti lì la prima volta!

Ran sollevò un sopracciglio. - E dimmi... a quei tempi leggeva già in testa, e si teletrasportava?

- Che io sappia faceva il babysitter o curava il suo giardino come passatempo...

- Un giardino...? - Il ragazzino fissò la non-trapassata con un sopracciglio leggermente inarcato. - Cosa centra questo con le sue magie?

Lei ridacchiò. - Quali magie? A quei tempi neanche sapeva cosa fosse una sferografia, quel nabbo.

- Sul serio? - Il clover fece una pausa di alcuni secondi per pensarci. Era possibile che Auron non conoscessce il proprio potenziale inizialmente. - Ma dimmi, visto che appartiene a quest'epoca... per conoscerti mille anni fa avrà dovuto viaggiare nel tempo, no? Come ha fatto?

- Oh, questa sì che è una storia buffa. Un suo amico era diventato Sin e ha deciso di fargli una burla e portarlo in quell'epoca!

Ran non era molto entusiasta nell'apprendere qual genere di cose la gente di Spira considerasse della leggerezza di una burla. Sospirò e, storcendo un angolo della bocca amaramente, si strinse nelle spalle. - Bene, grazie... Addio, madre. Devo continuare il mio viaggio.

- Aspetta! - Lei gli afferrò il polso, facendolo quasi vomitare dal disagio. - Ti fai dare un bacetto?

- Madre...! Credo di avere su per giù sedici anni adesso! Fenotipicamente parlando...

- Sì, ma sei sempre mio figlio, no?

- Ma è ripugnan--ehm, imbarazzante, madre! - Squittì lui, cercando di divincolarsi mentre la donna lo tirava verso di sè. A Ran bastò un'occhiata alle sue labbra sporgenti in avvicinamento per ritrovare le energie necessarie al teletrasporto. - Devoandareholasciatoilcavallosulfuocociao!

La povera Yunaleska si ritrovò a baciare la neve.

Yunaleska: Mi sento così ferita! BUUUUHUUU----- Oh beh pazienza. Dov'è andato l'altro? AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!! VIENI FUORI!



Intanto, Ran era riuscito a teletrasportarsi in groppa a Sleipnir, con sommo discontendo della besta divina, che già aveva iniziato a fare grandi progetti sulla sua ritrovata libertà, quali formare un sindacato per gli equini assieme ad Agro con tanto di scioperi e manifestazioni contro l'Ikea e le sue polpette.

- Dunque... Come ci arrivo alla Zanarkand di 1000 anni fa? - Si domandava, mentre Sleipnir si divorava la sella dalla rabbia. - Aspetta! Mio fratello è pieno di portali! Sicuramente ne avrà anche uno per quell'epoca! Su andiamo!

Buttando uno sguardo implorante verso gli autori, il cavallo si avviò, domandandosi perchè il bamboccio non potesse semplicemente teletrasportarsi per i fatti suoi. Nel giro di breve tempo i due stavano attraversando il portone della casa di Roy.

- Cerca di non far casino con i tuoi sei zoccoli, sennò il maggiordomo ti sentirà. - Sussurrò Ran, mentre il cavallo lo seguiva dubbioso in salotto. Dopo essersi assicurato che nessuno fosse in casa, il clover salì le scale. - Tu aspetta qui. Vado a cercare i portali di mio fratello.

L'equino scosse la testa, e con noncuranza prese a masticare un pezzo di divano.

Un'ora dopo...

- Accidenti. Qui ci sono solo portali per posti esotici e locali a luci rosse. - Il clover sbuffò, buttando l'ennesimo marchingegno spaziotemporale sul materasso su ci era seduto a gambe incrociate. Ne prese un altro. - ... Lebensbaum? Che diavolo di posto sarebbe? ... Non sarà mica una di quelle città con le donne in vetrina? Che porco...

Vedo che non ho altra scelta...



Roy non degnò il telefono neppure un'occhiata prima di alzare la cornetta, gli occhi fissi sul foglio che stava per firmare, come suo solito, senza la minima attenzione a quanto vi fosse scritto. - Pronto? Brigadier Generale Roy Mustang, Alchimista di Sta--

- Scusi, qui è la guardia di finanza.

Il generale saltò dalla sedia come un gatto a quell'orribile e giovane voce nasale. Fiondò la cornetta in direzione della sua guardia del corpo. - Tieni Hawkeye, rispondi tu!

- Pronto? - domandò lei pacatamente. - Ufficio del Generale Mustang.

- Brigadier Generale.

La voce all'altro capo dell'apparecchio parve esitare. - Mi scusi. Vorrei parlare con il signor Mustang, di persona.

- Oh! Ciao Ran.

Il ciglio di Roy si contrasse in un tic di stizza, ed egli strappò la cornetta di mano a Riza, per urlarci dentro. - STUPIDO MARMOCCHIO! CHE SCHERZI SONO QUESTI!?

- Voglio un portale di Zanarkand di 1000 anni fa. - Ran aveva la solita voce pacata e vagamente depressa, ma un ascoltatore più attento di Roy vi avrebbe percepito l'irritazione per il modo con cui Riza aveva immediatamente sventato il suo inganno.

- Non ti basta andartene in giro per il mondo per giorni!? Che cosa ci vuoi fare!?

- Voglio chiedere un autografo al famoso blitzer, Tidus.

- Non dire ca**ate, quello non piace a nessuno!

- Voglio impedire a Berlusconi di scendere in politica.

- Per quello ti serve un portale più vecchio.

- Allora voglio andarci per impedire la tua nascita.

Roy sbiancò in volto, incapace di replicare.

- Scherzo. - La voce di Ran non cambiò di una virgola. - Lo avrei già fatto.

Le spalle di Roy cedettero dallo sconforto. Perchè capitavano tutte a lui? - Comunque non esistono portali per quel posto. E' un luogo proibito. E tu stai parlando su una linea non privata, oltretutto!

- Accidenti. Un vero peccato, perchè sapevo cose nuove sul tu-sai-cosa...

Il militare socchiuse gli occhi. - Che vorresti dire? Ehi?

Tutto ciò che gli venne in risposta fu il rumore del telefono riagganciato.

Roy scrutò la cornetta come se potesse fornigli una spiegazione. - Ma che diavolo gli prende a quel moccioso...? ... Hawkeye? Cos'è quell'espressione?

Si era voltato in tempo per cogliere un estremo quanto palese stupore sul volto di Riza, che sembrava fissare l'apparecchio telefonico. All'udire il suo nome, la donna scosse velocemente la testa e parve riprendersi da una specie di trance in cui si era immersa involontariamente. Mormorando qualche parola di scusa, ella riprese a battere sulla macchina da scrivere davanti a lei. Tornando a fissare il foglio, aggrottò la fronte e lo strappò via dalla macchina, buttandolo nel cestino accanto.

- Ho sbagliato a battere... - disse piano.

Roy inarcò un sopracciglio e tornò a sedersi. Aspettò qualche minuto prima di buttare un'occhiata al cestino.

Non riusciva a vedere tutta la pagina del foglio scartato, ma gli ultimi caratteri battuti gli parvero essere 'Project ..ro.'

- ... Su cosa stai lavorando, Tenente Hawkeye?

- Sto riscrivendo il rapporto circa l'ultimo attacco dei demoni al Supremo per impossessarsi del suo sutra durante una cerimonia ufficiale.

- Non l'aveva fatto Havoc?

- Sissignore. Ma temo che il Sottotenente Havoc non sia obiettivo nei confronti del Supremo. Il suo rapporto aveva un certo... non-so-che.

Roy si appoggiò allo schienale, incrociando le braccia. - Del tipo?

Riza lo guardò un attimo, per poi prendere il foglio accanto a lei e leggere a voce alta. - 'Il party è stato rovinato dal Supremo Sanzo e da un gruppo di teppisti demoni suoi complici! Non invitati, hanno fatto irruzione e con lui si sono dati ad atti vandalici, guastando la festa!'...

- Va bene, va bene, ho capito... - L'alchimista roteò gli occhi. - Quel tipo... Di che cerimonia si trattava, comunque?

- Era la ricorrenza del funerale del Supremo Komyo Sanzo, signore.

- Mamma mia... Già me lo immagino il Supremo se quel rapporto fosse arrivato alla sua scrivania. Gli si sarebbero drizzati i capelli come aghi di un porcospino. E poi sarebbero diventati verdi.

- Sissignore. - Riza riprese a battere a macchina.

Roy inclinò il capo, scrutandola. C'era qualcosa che non andava nel suo comportamento, benchè fosse pressochè identico al solito. Era più che altro una specie di percezione. - Va tutto bene? Mi sembrava una battuta carina.

- Lo era, signore.

- ... Eddai. Me lo fai un sorriso, o devo trasmutarne uno?

Le sue dita esitarono sui tasti per appena un secondo, e benchè gli occhi di lei non si mossero dal foglio, Roy notò un piacevole rossore salire alle guance di Riza. - ...Intende trattenersi in ufficio, generale?

Lui sbattè le palpebre e si schiarì la gola. - Adesso non esagerare...

- N-no! - Lei abbassò le mani e lo guardò per un secondo. - Intendo dire... Il suo turno di lavoro è terminato circa due minuti fa...

- ... Oh. - Roy controllò l'orologio da tasca e si alzò. - Eh già, hai ragione. Meglio che vada a casa a vedere se Ran è tornato per darle fuoco.

- Si copra bene, Brigadier Generale... fuori fa piuttosto freddo stasera.

Lui ridacchiò, mettendosi il cappotto. - Mi mancava proprio, una mamma in divisa! Dì a mio padre che può tornare a casa tra qualche ora.

- Ma il suo turno è finito due ore fa.

- Lo so, lo so. - Roy sventolò la mano ed uscì a passo svelto. Come si aspettava, da lei non era riuscito a cavarne un ragno dal buco.

Ma qualcosa stava succedendo, e sapeva chi gli avrebbe dato qualche risposta...

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  Note d'Autrice:

 Sfatiamo un mito quest'oggi: la serie 0 non esiste! La numerazione precisa di Sublimation è la seguente: prima serie, seconda serie, terza serie. Poi si vedrà (non vogliamo rendervi le cose troppo semplici...).

Adesso che abbiamo chiarito una volta per tutte i nostri giochetti numerici, degni di un'equazione di quinto grado, passiamo ad argomenti più profondi.

Per esempio, gossip sulle nostre stelle del set! Quanti ne abbiamo? Innumerevoli. Di seguito pubblico alcune curiosità su personaggi che devono ancora fare il debutto, ma che sono già in programma nel cast di Sublimation, tra i più rappresentativi (è stata una scelta molto meditata, praticamente... casuale); voi, come tutti i fans che si rispettino, pensate al resto. E cioè, a contattarci, scriverci, minacciarci, voodooizzarci, sparaflasharci..

Non oso pensare al risultato della combinazione personaggio+personaggio+personaggio... Ma mi darò da fare e, naturalmente, vi terrò aggiornati su quanto riusciremo a scatenare...

Men in Black: Per il momento sono tredici soci, ma hanno grandi progetti!

Misterioso Individuo Occhialuto: Missione: estendere il caos!

Un branco di dodicenni: Combattono, litigano e fanno tanta scena su Italia Uno!

Demoni!?: Una coppia di innominabili, specializzati in situazioni più che complicate. Aiuto!

Il Signore dell'Ovest: Ha un rituale: ogni 4 maggio deve profanare una tomba alla ricerca di una qualche reliquia. Perchè? Mah...

Due Fratelli: Hanno partecipato ad una serie di videogames e non solo...

I Sfigatissimi Prescelti: Un gruppetto di persone destinato a diventare un... gruppone.

Poichè non riesco a pubblicare tutte le new entry, facciamo così: i fans che desiderano azzardare ipotesi o suggerimenti su qualsivoglia personaggio preferito (leggete: che piace), possono contattarmi privatamente. Proveremo (non giuriamo, però) a darci spazio o qualche apparizione! E per finire: Subli-quiz: cosa c'era scritto in realtà sulla vasca analizzata da Ran e il Supremo?

  Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
  By Chiara (FdS)

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Capitolo 48
*** Serie 1 - Capitolo 48: L'Unica Speranza di Roy ***


Capitolo 48 - L'Unica Speranza di Roy

- Apri immediatamente! - Tuonò Roy alla propria porta per l'ennesima volta.

- Arrivo, arrivo...!! - Ci vollero ben quattro minuti prima che Ran mantenesse la promessa. Aperto l'uscio, alzò lo sguardo su Roy con la sua solita espressione afflitta.

- Si può sapere perchè ci hai messo tanto? - Roy sgusciò dentro, curandosi poco di non travolgerlo. - Lo sai che ore sono, vegetale irresponsabile!?

- Riposavo...! Non sapevo che il ruolo di fratello avesse un servizio di segnale orario incorporato... - Borbottò il ragazzino, chiudendo la porta e appoggiandocisi contro con amarezza.

Roy si voltò a guardarlo, togliendosi il cappotto. - Meno spirito e spalanca i padiglioni auricolari: dimmi tutto ciò che hai scoperto riguardo al quadrifoglio.

Il militare fissava Ran con serietà, mentre questo si stringeva contro la porta, buttando un'occhiata veloce verso la porta della stanza di Roy oltre le scale.



- Quel deficente mi ha fatto restare più del dovuto come al solito... - Auron salì in ufficio ed aprì la porta, pronto a punire Roy con una bella scossetta alla sua maniera. - Dove cavolo è andato quel... Riza, tutto bene?

La donna alzò la testa dalle mani giunte in grembo e guardò l'ex guardiano con aria sorpresa. - ... Ah! Signor Mustang. Io non...

Auron guardò attorno l'ufficio altrimenti vuoto, e poi di nuovo verso la bionda soldatessa. - Cosa c'è che non va?

Riza aprì la bocca, probabilmente per negare qualsiasi preoccupazione, ma esitò. Tacque, e si morse impercettibilmente il labbro inferiore. - Ho... visto qualcosa...

- Di cosa si tratta? - Chiese lui, avvicinandosi alla scrivania con la macchina da scrivere a cui sedeva lei.

L'esitazione stavolta fu più forte. - Non so... Forse non dovrei... - Si interruppe, spalancando gli occhi ed aggrottando la fronte. - Quest'energia....!?

Anche il non-trapassato si concentrò sulle sue capacità percettive. Sì, c'erano delle forze turbolente verso una direzione a lui familiare. - I fratelli litigano. - Disse, inclinando il capo, percependo qualcos'altro. Qualcosa di nuovo.

Riza sospirò. - Accidenti...

- E uno nitrisce.

Riza sbattè le palpebre e lo guardò, chiaramente colta di sorpresa. - C-come...? Nitrisce...?

- Ma sono tre...! - Un'aura rossa di rabbia avvampò attorno ad Auron.

 - Che cosa succede? - Riza non era sicura di cosa stesse succedendo, ma prima che potesse domandare spiegazioni, tutto ciò che vide dove prima si trovava Auron fu quel che rimaneva della scia magica scaturita da un teletrasporto.



- Ho detto sputa il rospo, nanerottolo! Teoricamente ti ho mandato in missione per mio conto, quindi ESIGO un rapporto!

Ran si spostò per mantenere il divano tra sè e l'iracondo alchimista. - Ho detto di no!

- Dimmelo!!

- Che cosa sta succedendo qui?

I due si voltarono a guardare Auron sull'ingresso. Roy lo salutò con un movimento stizzoso del capo; Ran lo guardò appena prima di tornare a tenere sotto controllo i movimenti dell'aggressore.

- Non succede nulla. - Disse in poco più che un bisbiglio.

- E tra parentesi, guai a te, se ti ripesco ad utilizzare i miei soldi quando c'è crisi!

- Ma c'è sempre crisi!

Auron però non stava dando loro conto.

Uno... due...

-
Dov'è il terzo?

Roy sollevò un sopracciglio e scrutò il guardiano. - A Zanarkand, no?

Auron nemmeno lo guardò. Con aria concentrata, si guardò intorno. Poi fissò accigliato il divano mezzo masticato, e salì le scale puntando dritto verso la camera che sapeva Roy aveva assegnato al clover.

Ran si interpose fra lui e la porta in un lampo.

- Levati. - Disse neutro suo padre.

- Vorrei tanto sapere che cosa hai fatto oggi al lavoro.

- TOGLITI! - Disse incavolato nero suo padre.

- Ran, che cosa diamine è successo al divano!? - La voce di Roy era quasi uno squittio di dolore alla vista del mobile devastato.

Ran guardò altrove. - Avevo fame...

- E mangi l'imbottitura!?

- Beh, ci sono tante cose da provare al mondo!

- Che cosa stai nascondendo, Ran? - Da dietro i suoi occhiali scuri, Auron stava sottoponendo il trifoglio ad una tortura psicologica vera e propria.

Lui lo guardò afflitto, come guardava tutti dopotutto. - Nulla...

- Va bene.

Ran ebbe meno di un secondo per provare sollievo, prima che l'ex-guardiano si teletrasportasse sotto i suoi occhi. Non gli ci volle molto per indovinare dove fosse andato: il ruggito che provenì dalla porta alle sue spalle non lasciava adito ad ombra di dubbio.

- CHE DIAMINE CI FA UN CAVALLO IN QUESTA CASA!?

Roy salì le scale e, ignorando il ragazzino, spalancò la porta per fissare con orrore il suo interno. C'era davvero un cavallo lì dentro, ed aveva sei zampe.

E sei stomaci, a giudicare dalla quantità di tappezzeria che sembrava aver ingurgitato durante il suo soggiorno nella stanza di Ran. Gli occhi dell'alchimista sembrarono raddoppiare la propria taglia. - Come diavolo ci è finito qui dentro un cavallo!?

- ... E' un mio amico...! - Ran avanzò, ponendosi tra i due e la creatura, che dal canto suo aveva degnato i suoi visitatori di una vaga occhiata prima di riabbassare la testa a sbranare la moquette.

- Non è un tuo amico, quello. E' un distruttore di house design! - Roy avanzò, affiaccandosi ad Auron ed incrociando le braccia. - Lo sapevo: hai guardato troppi film di bambini con gli animali.

- Senti chi parla; tu e Lassie...

- LASCIA STARE LASSIE!!

- Il Commissario Rex...

- E' UN POLIZIESCO!

- Rin Tin Tin... Tequila e Bonetti...

- BASTA!

- La volete piantare? - Auron fulminò entrambi con lo sguardo, e sembrava a farlo anche in senso più letterale. - Ran, sbarazzati subito di questa bestia. Non ti è permesso avere un animale alla tua età!

"La mia età?" Ran fissò il vuoto con ironia per un attimo, poi cercò di raccogliere un pò di coraggio. - Papà, se provi a toccare Sleipnir, ti distorco il passato!

- Ma statti zitto. - fu la perla di grande cultura che il non-trapassato decise di elargire quel giorno.

Roy sgranò gli occhi. - Ma allora è per quello che vuoi andare aAHI! - Si piegò in due dal dolore, quando il trifoglio calò inesorabilmente la sua punizione di cinquanta chili sul suo piede.

- Zitto...! - sibilò l'altro a denti stretti.

- Vuoi andare alla Zanarkand di 1000 anni fa per spiarmi? - Auron avrebbe incrociato le braccia, ma era impedito dall'arto penzoloni dentro il cappotto.

Ran sembrò punto sul vivo. - No. Volevo andare a Disneyland. Ma anche la tua idea non è male.

- Sei un idiota.

- Evviva, finalmente lo dice anche a lui! - Esultò Roy, guadagnandosi un'occhiataccia da tutti e tre (sì, anche Sleipnir).

Gettando occhiate nervose in cerca di una via di fuga da quell'impiccio, Ran si sentiva soffocato. Non era decisamente cosa si era aspettato... Come chiedere a Roy dettagli per la sua ricerca in presenza di Auron? Per quel che ne sapeva, il padre poteva già aver scoperto tutto con la telepatia. Maledisse Roy, e la sua inabilità a tenere l'ex guardiano occupato come avrebbe dovuto.

Non c'era altra scelta, doveva continuare da solo.

La mano sinistra scivolò velocemente nella tunica per estrarre uno dei portali che aveva sottratto dalla stanza di Roy, e sobbalzò nel notare un lampo negli occhi d'ebano del fratello. Aveva immediatamente riconosciuto l'oggetto.

- No, non quello...! - Esclamò Roy, scattando verso di lui.

In preda al panico, Ran indietreggiò premendosi contro il cavallo a sei zampe ed attivò il marchingegno, che immediatamente lo avvolse in un fascio di luce.

E sparì davanti agli occhi dei due. La mano di Roy si chiuse nel vuoto.

Il militare si buttò in ginocchio, con le mani tra i capelli. - NOOOOOOOOOO!!! SONO ROVINATO!!

Auron aggrottò la fronte e lo guardò. - Che c'è? Cos'era quello?

- Il portale per Lebensbaum... - mugugnò Roy con la faccia tra le braccia, supino sul pavimento. - Era il più vicino alla Pietra Filosofale...! L'avrei trovata al prossimo viaggio...!! La mia unica speranza per sbarazzarmi di quel dannato FAGIOLO che continua a rubarmi il ruolo di protagonista della serie!



Intanto, a Lebensbaum... in una strana piazzetta...

Ran: Dove cavolo mi trovo?

Eike: Bene, visto che fra poco morirò colpito da un proiettile, tutto ciò che devo fare è tornare indietro di 1200 anni ed impedire la scoperta della polvere da sparo!

Ran: Ehi, mi dici dove siamo esattamente?

Eike: Meglio che tieni le distanze. Mi è già capitato in passato di trasportare altre persone nei miei viaggi nel tempo (Povera Dana, chissà che fine ha fatto!)!

Ran: Quel coso serve a viaggiare nel tempo!?

Eike: Beh sì e...

Ran: DAMMELO!

Eike: Noo! Mi serve per...!

Ran osservò con distacco il giovane cadere a terra ucciso da un colpo di pistola.

Ran: Beh, ora non ti serve più. Vediamo un pò come si imposta questo affare... Zanarkand, 1000 anni fa...

Homunculus: La mia Pietra Filoso...

Ran: ZITTO!

Homunculus: NOOO! Non guardarmi così! Il mio corpo è fragile...!!

Ma a nulla servirono i richiami della creatura, che col solo sguardo vagamente seccato del clover si disciolse al suolo.

Quando il formicolio del teletrasporto abbandonò il suo corpo, Ran aprì gli occhi. Dovette richiuderli per qualche secondo a causa dell'enorme quantità di luci che lo circondava. Lo scenario in cui si trovava sembrava quello di una sconfinata metropoli avvolta nella notte, in uno sfavillio di luci al neon stile Las Vegas.

- Questa... E' Zanarkand...! - Il clover si guardò attorno, avvertendo una stretta allo stomaco. Era tornato. Era a casa. Forse non esattamente l'anno in cui era stato deportato, ma era lei, la sua vecchia Zanarkand, la città che non dorme mai.

Emise un sospiro che non seppe classificare. Era quello il sollievo? O forse era semplicemente ancora triste come al solito? Forse ancora di più?

Sobbalzò quando vicino a lui si levò un'emissione di suoni frignanti. Si voltò di scatto ed inorridì nel vedere un bambino biondo con un familiare talento per il piagnisteo.

- Ancora tu!? Come fai ad essere qui!? Tu eri a Besaid nel presente!

- La mia mamma sta maleeeeeeeee! - Frignava l'infante, completamente sordo alle domande del clover.

Ran calò le palpebre annoiato. - Sì, sei proprio quello...

- Tidus. Non parlare con gli sconosciuti.

Era la voce di Roy quella? Ran inarcò un sopracciglio ed osservò sorpreso un Aurono molto più giovane avvicinarsi al bambino biondo.

- IO PARLO CON CHI VOGLIO, BRUTTO ANTIPATICO! FAI GUARIRE LA MIA MAMMA!

- Lascia stare il pivello, tu. - Disse Auron a Ran, prima di girarsi verso il moccioso con occhi di fuoco. - VAI A CASA PRIMA CHE TI UCCIDA!

Osservando il bambino fuggire inseguito dal moro iracondo, Ran si concesse un attimo di meraviglia nel constatare da chi Roy avesse preso il suo lato impulsivo. Dopo di ciò prese a seguirli da lontano.

Devo appurare se già a questo tempo sapeva usare i suoi poteri... altrimenti questo viaggio è inutle. Devo scoprire come li ha acquisiti.

FdS: Lo sappiamo.

Ran: Lo so che lo sai. Ma ricordare il filo della storia ai lettori ogni tanto fa bene! Soprattutto considerato che posti un capitolo per papato!

FdS: *si rannicchia in un angolo* Ho solo tanti impegni...

GK: Ran, occhio alla macchina.

Ran: Quale macc... AAAHH! *schiva un'auto volante*

GK: Credo sia meglio se ti concentri sulla fanfiction!

Ran: ... ... ... Sì, forse...


Tidus: UEEEEEEEEEE!

Auron: Non dovresti allenarti a blitzball?

Tidus: SONO GIA' ABBASTANZA BRAVO!

Auron: Ma se ti marca pure il cane!

Tidus: VOGLIO LA MIA MAMMAAAAAAAAA!

Auron: Se non ti alleni, tua madre morirà.

Tidus: Sigh & Sob *si allena piangendo*

Auron: Ma che ho fatto per meritarmi ciò?

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  Note d'Autrice:

Che ne dite di una gita a Zanarkand? Consideratela un viaggio premio. Certo, perchè siete iperbolici, ipercinetici e ipersensibili (vabbé...) ma, soprattutto, perchè grazie a voi, insostituibili lettori, ci avviciniamo a conquistare l'ambito capitolo 50! Mai più "quaranta" o "trenta": per Sublimation si apre una nuova era, quella bimestrale. Insomma, siamo una longfic a tutti gli effetti!

Sanzo: E ci avviciniamo ad essere una bibbia, quanto a lunghezza... -.-

Su con la vita, Sanzo! Il contatto Sublimation-lettori avverrà presso EFP almeno ogni due mesi, dal giorno 20. Tra un capitolo e l'altro, potete imparare a memoria le storie cominciando dal fondo, oppure incrociare le vostre rotte alimentando i tam tam cibernetici (insomma: contattateci con opinioni e suggerimenti, organizzate feste aliene etc.). Pronti? Si parte a velocità Warp (e chi ricorda Guerre Stellari sa di cosa sto parlando). E, prima di levar le tende, ma soprattutto le dita dalla tastiera, il solito consiglio sublimatico: non lasciate mai Ran da solo ai comandi...

  Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
  By Chiara (FdS)

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Capitolo 49
*** Serie 1 - Capitolo 49: Una Bella Giornata per Great Khali ***


Capitolo 49 - Una Bella Giornata per Great Khali

GK: Azz, è finito il caffè. FdS, vai a fare la spesa!

FdS: Perchè angustiarsi per una tazzina di caffè quando si ha a disposizione un'intelligenza artificiale che prepara colazioni sontuose?

***stacchetto pubblicitario***

Voce: Ehi tu, co-autore!

GK: o_O Chi parla?

Voce: Hai voglia di un giocattolo che sappia fare il caffé per te?

GK: Sì, certo.

Voce: E che sappia anche parlare?

GK: Sarebbe una bella alternativa a FdS!


Voce: E magari che sappia anche camminare?

GK: Sììììì!


Voce: Bene! Abbiamo qui ciò che fa per te!

GK: Oh, cos'è?

Voce: Questo è Autobot!

GK: Uao! E che fa?

Voce: Sa fare tutto! Sa parlare!

Autobot: Salve.

Voce: Sa camminare!

Autobot: *cammina*

GK: E che altro!?

Voce: Beh, sa falciare il prato.

Autobot: *falcia il prato di GK*

Voce: Sa cucinare!

Autobot: *prepara uova e pancetta*

Voce: Sa calcolare l'IMU e fare la dichiarazione dei redditi!

Autobot: *si mette dietro una scrivania con un paio di occhiali a scrivere su dei fogli*

GK: E' IL MIO SOGNO!

Voce: Sa fare così tante cose che non ha più bisogno di te.

Autobot: *se ne va salutando GK con la mano*

GK: Ma che...

Voce: COMPRA ANCHE TU AUTOBOT E PARTECIPA AL CONCORSO "PIANTATO DA UN GIOCATTOLO"! In palio 500 autobot formato 50 cm!

GK: Mah!

***fine stacchetto pubblicitario***

GK: Non mi fregherai ancora come quella volta.

FdS: Abbiamo la coda di paglia, eh?

Ran: Dunque, che stavo facendo?

GK: Occhio.

Ran: ... Non vedo macchine.

GK: No, non la macchina, la pall... *THUD* Troppo tardi.

Tidus: TRAVERSAAA! *Sob*

Auron: Ecco. Ne hai ucciso un altro.

- Santo cielo, ma chi è questo bambino? - domandò la vicina, chinandosi a guardare Ran in maniera apprensiva.

- Non ne ho idea. - Auron controllava in giro in cerca di testimoni problematici.

- Beh, certo non è di qui.. Che si sia smarrito? - La vicina si rialzò e puntò un dito contro il guardiano. - Signor Auron, si prenda le sue responsabilità! Non lo sa che se un uccellino muore, l'altro decide di...

- Ma che c'entro io!? - piagnucolò Auron, infastidito.

- Ma che c'entra questo!? - piagnucolò Tidus, tanto per piangere.

- Voi l'avete steso. - sbottò la vicina, che tutti ormai sospettarono essere una specie di aviatrice o fan del bird watching.

- Se lo prenda lei. Io ne ho già uno. - Auron voltò le spalle alla vicina, che lo fissò in cagnesco.

- Come se quel vandalo piagnucolante stesse ricevendo un'educazione! - Insistette la vicina. - Senta, vuole che chiami la polizia e gli dica che lei è un inquilino abusivo!?

- Vuole che le distrugga la casa e la faccia affondare?

- Starà scherzando, spero!

- Non sono stato addestrato per l'umorismo. E, comunque, non a quest'ora tarda.

- Ahio... Hmm... Roy accidenti, lasciami dormire... - Mormorava Ran, che a poco a poco si andava riprendendo. Aprì gli occhi e sbattè le palpebre un paio di volte, guardandosi attorno. - Ah.. già... sono 1000 anni indietro.

- Devi aver preso una gran brutta botta. - commentò la vicina. - Piccolino, che ci fai in giro tutto solo e per di più armato di spadone? E perchè quello sguardo triste?

Ran assottigliò gli occhi. Brutto segno. Sentiva chiaramente crescere in lui il bisogno di eliminare quella comparsa.

- No... modificherei la storia. - Mormorò tra sé.

- Lo vuoi un abbraccio?

- AL DIAVOLO! - Afferrata la spada, il trifoglio colpì la vicina di piatto, scagliandola con un Quasar in lontananza, assieme al suo vassoio di Abbracci della Mulino Bianco.

- Ma quel bimbo fa le tue stesse cose! - Esclamò il giovane Frigno-- erm, Tidus.

Auron scrollò le spalle e si voltò per andarsene. - Sarà un fan.

Il biondino non poté risparmarsi un'occhiata sarcastica a quelle parole. - Se lo dici tu...

- Gioca a palla e stai zitto! - Il guardiano suscitò un altra eruzione di lacrime dall'infante.

Intanto Ran rimetteva la spada a posto. - Se becco il primo che ha deciso di fare ste battute sulla mia faccia giuro che lo pinzo e... - Si guardò attorno, sospendendo la frase. - Aspetta... Mia madre aveva parlato di un giardino. Qui è tutta plastica! Ma con che budget avete fatto questa fanfiction!?

GK: 500 euro del monopoli e una moneta da cento lire fuori corso.

Ran: Ma perché!?

FdS: Ce lo chiede l'Europa. Vero Monti?

Mario Monti: L'Italia ce la farà da sola.

FdS: Giusto!

Mario Monti: A fallire.

FdS: Eh?

Mario Monti: Ora scusatemi ma devo andare a salvare la principessa Peach con Luigi. E' il mio secondo lavoro. *indossa il berretto da idraulico e, con un pugno ben assestato al soffitto, vola via....*

FdS&GK: .................................................Mah!

Ran: Che cosa faccio!?

FdS: Che ne so? Controlla il copione.

Ran: C'è scritto "Ran chiede inutilmente agli autori suggerimenti sul da farsi."

FdS: Appunto. Se è 'inutilmente', cosa chiedi a fare?

Ran: VOGLIO TERMINARE QUESTA FANFICTION COSI' POSSO TORNARMENE A FARE IL TE' PER GINGETSU E STRANI GIOCHETTI CON TECNOLOGIA PRISMATICA!

GK: Che devozione... Va beh, ehm...... prova a chiedere in giro sul giardino.

Ran: Come faccio? Un estraneo non può andare in giro a chiedere di un giardino!

FdS: I tossici lo fanno tutti i giorni.

Ran: ...

Con un'implacabile manata sulla fronte dall'esasperazione, l'impatto sembrò folgorare Ran con un'illuminazione. Non c'era altro modo che quello!

- EHI, SCUSATE! QUALCUNO MI SA DIRE DOV'E' LA FAMOSA LADY YUNALESKA!? - Gridò a gran voce come un pazzo.

Auron si fermò sul posto, nervoso e rosso.

- Auron, assomigli al tuo cappotto. - Puntualizzò Tidus.

- Non sono affari che ti riguardano. E comunque il mio cappotto non è nervoso. - Dando un bel pugno in testa a Tidus perchè smettesse di parlare e riprendesse a piangere, Auron si voltò a fissare Ran poco distante. - Che vuoi da lei!?

Ran gli si avvicinò con l'ombra di un ghigno, godendo il successo della sua strampalata strategia. - Parlarle da madre a fi... ehm... da diva a fan.

- Mi dispiace ma non accetta visite la tr... ehm... l'evocatrice. - Auron incrociò le braccia, visivamente indispettito dall'argomento.

- Oh, son certo che da me le accetterà. - Insistette il bambino. - Mi dica dov'è.

Con una scrollata di spalle, l'uomo annuì verso un grande palazzo luminoso. - Sta lì, negli spogliatoi dello stadio.

Ran sbattè le palpebre, perplesso. - Ma che razza di posto...

- Valla a capire. - Auron osservò il ragazzino allontanarsi verso la sua meta senza neanche una parola di ringraziamento. - Eppure mi è familiare... - Borbottò tra sé.

- Heheheheh ti assomiglia!

- TACI! - Auron alzò il pugno per colpire di nuovo Tidus, nella speranza che l'ennesima botta gli aggiustasse il cervello, o che almeno gli permettesse di ricevere Rai Tre, ma il piccolo scoppiò in lacrime prima che potesse picchiarlo. - Ma sai solo piangere!? Allora è un vizio!



"Devo muovermi prima che delle donne mi vedano." Ran costeggiò lo stadio in cerca dell'entrata agli spogliatoi. Ce n'erano molti più di quanto pensasse, e l'idea di esplorarli tutti, con il rischio di trappole coccolose ed affini lo terrorizzava. Si fermò a prendere fiato, domandandosi da dove cominciare. Fortunatamente, il destino decise di dare uno strappo alla regola e gli andò incontro, poiché di lì a poco, Ran notò sua madre uscire da una delle porte, con un vistoso pancione in bella vista.

- Ahiahi... questi tre sono pesanti... - Borbottava.

- Oh mamma... - Esclamò tra sé e sé Ran a voce alta. - Ehm... cioè...

La donna lo notò e gli rivolse uno sguardo incuriosito. - E tu chi saresti...?

"Sono arrivato che io, A e B siamo già stati concepiti!?" Ran scosse la testa, notando di aver attirato la sua attenzione. - Ehm... nessuno...

L'evocatrice inclinò il capo a quella risposta, e forse fece per replicare che non era possible che il ragazzino fosse 'nessuno'. Fu però interrotta dall'arrivo trafelato di un altro uomo.

- Aspetta, Yunaleska!! - Ansimava.

Lei roteò gli occhi seccata. - Accidenti Zaon! Credevo che la discussione fosse chiusa!

L'uomo si accigliò notando Ran. - Chi è questo ragazzino? Sembra un forestiero...

Ran si accigliò a sua volta. - E anche se fosse?

- Che strana aura... Non sarai mica uno di quei mutanti...

- Mutante sarà tua zia, ragazzone! - Sbottò il trifoglio.

Indispettito, l'uomo si rivolse di nuovo alla donne. - Come hai potuto tradirmi con quello lì col codino!?

- E' una questione di... dote...

- Dote!? Lo sposi perchè è più ricco!?

- No, Zaon! E' solo più dotato di te! Dotato! Stavo cercando di dirlo in modo da non svergognarti davanti ad altri, ma tu sei proprio ottuso come un sasso!

Ran si coprì gli occhi dalla vergogna. "Ma che mi tocca sentire..."

- E per questo tu...! Basta, tra noi è finita!

- Ma vai a farti intercessore, va! - Gridò come un'aquila la donna mentre l'altro si allontanava rabbiosamente. Si rivolse poi all'imbarazzatissimo trifoglio con occhi luccicanti. - Ma lo sai che sei carinissimo!?

- N-ne ho sentito parlare... - Borbottò il trifoglio nervosamente, cercando di mantenere i nervi saldi e soprattutto gli occhi lontani dall'osceno senso estetico di sua madre. - Comunque, giusto per curiosità... lei ha un giardino?

La futura prima grand'invocatrice inarcò un sopracciglio. - Io? No.

- E... il signor Mustang?

- Ma chi, Auron? - Ridacchiò lei. - Hmmm, una volta mi parlò di un giardino credo. Però non so dove sia.

"Accidenti." Ran guardò alle sue spalle, nella direzione da cui era venuto. - Spero di essere in tempo...

- Per un abbraccio? Ma certo che lo sei! - Senza neanche farselo ripetere... o almeno dire, la donna subito si avvinghiò al ragazzino, sollevandolo da terra in una presa super coccolosa.

Ran: Qualcuno mi aiutiiii...!

FdS: Non sembra intenzionata a lasciarlo andare.

GK: Qui ci vuole un piano di emergenza....

FdS: Tutto a posto, è programmato. Ehi Ran, occhio!

Ran: Cosa!?

Ma lo sventurato ragazzino non fece in tempo a scorgere l'autobus in corsa verso di lui. La macchina riuscì a liberarlo dalle grinfie amorose della pazza, ma per sua sfortuna rimase travolto, venendo trascinato in tutt'altra direzione per diversi chilometri...

Più tardi...

- Ughhh.... mi pareva di averla già interpretata questa scena....! - Mugugnò Ran, alzandosi con la testa dolorante e probabilmente una più breve aspettativa di vita.

FdS: ... Oh guarda, è vero. Mi ero scordata di voltare la pagina del copione. Scusate!

Ran: Non è proprio una bella giornata...

GK: Per me lo è senz'altro, hihihihi.... <<<< complesso d'inferiorità verso i personaggi carini e pucciosi.

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   Note d'Autrice:

Bella scoperta! Ci credereste? Tra i membri del nostro cast c'è chi è irrimediabilmente sintonizzato sulla nostra frequenza, anzi è capace di andare oltre. Per noi, questo, è motivo di orgoglio. Ma anche di preoccupazione: ce la faremo a stare dietro alle vostre menti che oseremmo definire sbrakatamente sublimatiche? Per darvi un'idea della situazione (e soprattutto di con chi avete a che fare), pubblichiamo molto volentieri un estratto dalle cartelle cliniche delle due menti diaboliche dietro a tutto questo.

Soggetto: FdS (o Figlia di Sephiroth, così sedicente)
Classificazione: Accanita torturatrice di personaggi creati da altri.
Provenienza: 20° secolo.
Altezza: 1,67 m
Peso: 70 kg
Aspetto: La gente mi considera strana. Sarà per via dei miei capelli blu...
Abitudini Alimentari: Pasta al pesto a volontà!
Impronta Caratteriale: Senza speranza.
Facoltà Intellettive: Se esistesse la facoltà per i GdR e gli anime sarei dottoressa!
Incarico Attuale: Farsi succhiare il cervello da fanfiction strambe, perdere tempo con i multiplayer online, e soprattutto leggere yaoi... Maniaca!!
Frase-chiave: Quand'è che riceverò qualche commento?

Soggetto: GK (o Great Khali)
Classificazione: Come sopra, ma pensa di essere un maschio.
Provenienza: Come sopra perchè è pigro a inventarsi risposte sue.
Altezza: 1 e ottantavogliadicrescere.
Peso: 46 g (non è un errore)
Aspetto: ... sì, in effetti sono un tipo molto paziente!
Corporatura: Vedi Alex Louis Armstrong
Attrezzatura: Camicia di forza
Fedina Penale: In lavanderia.
Residenza Attuale: Mah, sono circondato da persone che si credono Napoleone...

Che anche i nostri fan siano così? Se sì, c'è davvero da preoccuparsi....

   Ovviamente, se avete delle domande, non esitate a chiedere!
   By Chiara (FdS)

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