The uplift mofo party plan

di Parallel universe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Domani non mi farò, lo prometto. ***
Capitolo 2: *** Lo farò per me, per Hillel e per la band ***
Capitolo 3: *** Fight like a brave ***
Capitolo 4: *** Sono fuori dalla band, è tutta colpa mia ***



Capitolo 1
*** Domani non mi farò, lo prometto. ***


Apro lo sportello della macchina e mi ci infilo dentro con un tonfo sul sedile. Impugno con entrambe le mani il volante e giro la chiave. Il motore, con un brontolio sinistro, si accende e minaccia di spegnersi da un momento all'altro. Non faccio caso alle condizioni indecenti della mia auto, non posso permettermi di investire i miei preziosi soldi per un catorcio. No, mi servono per altro. Guido prudentemente e lentamente per evitare eventuale scontri. Arrivo al vicolo buio, posteggio la macchina e aspetto. I minuti passano e il mio cervello non resiste più, spero con tutto il cuore che il pusher arrivi immediatamente. Poi lo vedo, una macchiolina scura, in fondo al viale, che si avvicina velocemente alla mia macchina. Arriva al finestrino e tende la mano, sfilo dalla tasca i miei trenta dollari e glieli porgo. In cambio lui mi lancia un sacchettino di cocaina. La vista di quella sostanza bianca mi rilassa, ora devo solo trovare un posto dove farmi. Dovrei essere alle prove col gruppo, Flea sarà incazzato nero, ma ho bisogno di quella merda. Mi fermo in una strada poco illuminata, mi assicuro che non ci siano sbirri nei dintorni. Sfilo dal nodo dei capelli una siringa e dalla tasca un cucchiaio. Mi inietto quella merda e mi sembra già di stare meglio. So che è un' illusione, so che fa male, so che sto sbagliando, ma ne ho bisogno. Domani non mi farò per tutto il giorno, lo prometto. Mi imbuco ad una festa in un locale e cerco qualche bella ragazza, ma l'effetto della merda che mi ero iniettato si va affievolendo, così decido di comprare un'altra dose. Mi accorgo di essere al verde, cerco di vendere il mio giubbotto per una ventina di dollari. Stesso posto, stesso pusher, stessa vita, stesso sballo. So di sbagliare, so di farmi del male, ma ne ho bisogno, domani non mi farò, lo prometto. Ma so di essere un bugiardo, cerco di illudere me stesso, cerco di arrampicarmi ad una scala inesistente, che, secondo il mio cervello, dovrebbe portarmi ad una disintossicazione. Mi inietto una seconda volta quella merda e l'effetto è maggiore perché lo sballo precedente si somma a quello nuovo. Sento freddo, non ho più il giubbotto, non ho più una casa e ho tradito i miei amici. Domani dovrò inventare delle scuse valide, ma chi se ne fotte? Voglio godermi lo sballo.

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Capitolo 2
*** Lo farò per me, per Hillel e per la band ***


Entro in studio, sono il primo ad arrivare. È un bene che sia arrivato in anticipo, avrò tutto il tempo per cercare una fottuta scusa da raccontare agli altri. Mi siedo a terra in un angolo e lascio che i capelli, lunghi fino al sedere, mi coprano la faccia. Sento dei passi e mi sento un coglione, mi ricordo solo ora che gli orari delle prove sono stati cambiati. Dovrò inventare qualcosa sul momento. Per primo entra Flea, posa il suo basso a terra e mi fissa con quegli occhi chiari e furbi. Di solito è allegro e pimpante, ma ora sembra un'altra persona. Mi alzo e gli dico:-Senti, lo so che ho sbagliato, lo so che sono solo un coglione, ma per favore, perdonami- Flea mi squadra dalla testa ai piedi, ma le mie suppliche sembrano fargli un effetto particolare perché la bocca incurvata si trasforma in un sorriso. Mi da una pacca sulla spalla e mi dice:-Va bene, ti perdono, ma la prossima volta che sgarri sei fuori dalla band- Gli rivolgo uno sguardo d'intesa e ripeto a me stesso le parole ammonitrici di Flea, giusto per non dimenticarle. Entrano anche Hillel e Jack che mi salutano con un cenno della mano. Poso il mio sguardo su Hillel e dico:-Salve Slim!- Vengo ricambiato con un sorriso appena accennato. Cerchiamo di produrre qualche canzone e Flea se ne esce con una linea di basso veloce e forte. Tengo a mente le note per scriverci su qualcosa. Guardo Hillel e mi accorgo che le sue condizioni stanno peggiorando di giorno in giorno, non che io sia una persona migliore, ma non voglio perderlo. Perdere Hillel è sinonimo di perdere una parte del mio cuore e della mia anima. È incredibile come due persone possano affezionarsi, è incredibile anche il bene che voglio ad Hillel. Penso che se io riesca a non farmi più, Hillel potrebbe prendere esempio e mettersi sulla giusta strada, ma facendo un esame di coscienza mi accorgo che è impossibile, per me, abbandonare quelle fottute droghe. È impossibile e impensabile. Alla fine delle prove esco dalla sala senza salutare, devo andare a farmi. Con l'auto raggiungo il vicolo buio ma il fottuto messicano non c'è, così devo trovare un altro pusher. Mi immergo nelle strade più malfamate e trovo un miserabile francese che per dieci dollari mi da un sacchettino di eroina. Non è cocaina, ma va bene lo stesso. Il solito sballo, la solita sensazione di benessere e di onnipotenza che le droghe ti "regalano". Quando l'effetto finisce mi sento vuoto, ma approfitto di questo istante di lucidità per cercare di scrivere una canzone. Penso alle droghe, penso che le persone diventano dipendenti di quella merda, penso che bisogni combattere per superare questo ostacolo, si, bisogna combattere! Annoto tutto sul mio taccuino e mi sento soddisfatto per le parole che la mia mente è stata in grado di partorire. L'indomani quando andrò in studio stupirò tutti. Una sensazione di benessere mi avvolge, questa volta non proviene dalle droghe. Mi accorgo che si può star bene anche senza quella merda. Bisogna combattere e sarà esattamente quello che farò. Lo farò per me, lo farò per Hillel, lo farò per la band.

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Capitolo 3
*** Fight like a brave ***


Sbatto più volte le palpebre per far abituare gli occhi alla luce del sole, la testa scivola verso destra e un suono acuto mi fa scattare. Ho dormito nella mia auto e la mia testa ha colpito il tasto del clacson. Mi massaggio le tempie e scruto la strada per capire dove sono andato a finire. Non mi trovo nel vicolo buio, ne tantomeno di fronte la casa di Flea. Metto a fuoco la casa sulla mia sinistra e la riconosco, è l'appartamento di Hillel. Ho qualche ricordo vago della sera precedente, così decido di andare a trovare l'amico. Salgo le scale fino all'ultimo piano e trovo la porta dell'appartamento semi aperta. La spingo col piede ed entro. Tutti i cassetti dei mobili sono stati svuotati infatti riconosco il loro contenuto a terra. Mi dirigo in cucina che è costellata da cucchiai, siringhe , lamette. Massaggio ancora un po' le tempie, ma non ricordo ancora nulla. Vado nella stanza da letto. Il letto è disfatto ed è occupato da un Hillel mezzo sveglio e mezzo addormentato e da due donne di cui non mi ricordo ne il nome ne il volto. Chissà di cosa mi sono fatto per non ricordare proprio nulla. Sveglio bruscamente le due donne che sgattaiolano via velocemente senza fare rumore. Mi siedo accanto ad Hillel e osservo il suo viso, è buffa la piccola striscia di barba che collega il labbro inferiore al mento. Accenno un sorriso, in fin dei conti è un bravo ragazzo e un buon musicista. Con la mano scuoto la sua spalla e aspetto che si svegli. Dopo pochi minuti apre gli occhi e mi dice:-Cosa ci fai qui?- Non riesco a cogliere appieno le ultime parole perché Hillel fa uno sbadiglio rumoroso e profondo. -Cosa è successo ieri sera?- Chiedo con aria investigatrice. -Non ti ricordi?- Risponde Hillel Scuoto la testa in segno di negazione. -Ho organizzato una piccola festa...- Comincia a dire Hillel con aria innocente. Mi blocco ed un tratto mi ritorna tutto in mente, ero andato al party di Hillel e mi sono fatto per tutta la durata della festa. Sono incazzato con Hillel e con me stesso. Avevo imposto una regola, prima delle prove e prima dei concerti niente droghe. La cosa buffa è che a imporre questa regola ero stato proprio io, e proprio io sono stato il primo a sgarrare. Mi sento un vero stupido. Guardo Hillel e mi accorgo che non è in grado di uscire di casa, ne tantomeno di andare alle prove. -Senti Hillel è meglio che tu te ne stia qui. Okay?- Chiedo. Hillel annuisce e scompare sotto le coperte del letto. Recito una preghiera veloce per lui, sono solo semplici parole, sono le stesse parole che gli dedico ogni notte: non morire, non lasciarmi solo. Esco dall'appartamento e con l'auto raggiungo il bar di fiducia. Riesco ad ottenere un trancio di pizza e una bottiglietta d'acqua gratis grazie alle mie doti di truffatore. Le prove sono nel primo pomeriggio e dubito che Hillel possa uscire per quell'ora. Fortunatamente la casa di Flea è vicina al bar, così vado a trovarlo. Vado per premere il pulsante del campanello che mi ritrovo Flea davanti. Mi guarda e mi rimprovera col solo sguardo. Come fa a sapere che sono andato al party di Hillel? Poi ricordo, c'era anche lui, ma ha preferito andarsene quando i sacchetti di cocaina avevano iniziato a girare. Ricordo anche che mi aveva consigliato di andarmene, mi aveva pure proposto di dormire a casa sua, ma da coglione che sono ho rifiutato. So già come andrà a finire, sarò buttato fuori dalla band e il mio unico futuro sarà quello del tossico dipendente. Passo una mano tra i capelli biondi e unti, ma non trovo nessuna parola di scusa. Questa volta le mie suppliche non serviranno a nulla, devo affrontare le conseguenze dei miei errori. Mi volto e me ne vado. Alle mie spalle sento la porta chiudersi in un tonfo secco che riecheggia nella mia mente vuota. Ho ancora impresso davanti lo sguardo di Flea. Vorrei piangere, vorrei urlare , vorrei aprirmi con qualcuno, ma mi accorgo che sono rimasto solo. No, non sono solo, c'è il messicano che mi aspetta con un pacchettino di cocaina. Posso decidere di tornare indietro oppure di andare avanti fino al vicolo buio. So già la scelta che prenderò, perché, allora, farsi domande? Il messicano è sempre li, come un cane da guardia. Conosce bene il mio volto, ma non dice una parola. Gli porgo i soldi e lui mi da la dannata bustina. Rientro in macchina e trovo tutto l'occorrente sotto il sedile posteriore. Lo sballo, voglio solo questo. Forse solo Flea e Jack si erano presentati alle prove, chissà cos'hanno pensato sul mio conto e sul mio comportamento. Mi sento dannatamente arrabbiato con me stesso. Se riesco a scrivere qualcosa, forse, potrei sentirmi meglio e chiarire con gli altri. Dalla tasca del jeans sfilo il taccuino e vedo una frase segnata in maiuscolo: FIGHT LIKE A BRAVE. Non ricordo bene quando l'ho annotata, ma mi piace. Decido di scriverci una canzone, un inno contro le fottute droghe. Verso sera ho la canzone pronta, per la melodia ci penserà Hillel, se non sarà troppo fatto. Questa canzone mi piace da impazzire e sono sicuro che farà impazzire anche gli altri.

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Capitolo 4
*** Sono fuori dalla band, è tutta colpa mia ***


L'eccitazione per la nuova canzone è grande e infonde in me una sensazione di benessere. Per la prima volta mi sento in pace con me stesso, anche se non ho chiarito con Flea. In questi momenti credo per davvero che la mia vera vocazione sia la scrittura, scrivere equivale allo sfogarsi, scrivere equivale parlare ad una persona, solo che non ti servi della voce, ma di semplici parole scritte su un pezzo di carta. Sono compiaciuto di questi pensieri e un sorriso si dipinge sul mio volto. Tra qualche ora le prove avranno inizio e non sto più nella pelle, la nuova canzone farà scalpore! Ne sono certo. Metto in moto l'auto e mi dirigo verso il punto d'incontro. All'entrata dell'edificio non c'è nessuno, forse saranno già arrivati e saranno entrati. Incerto sul da farsi entro pure io, ma mi pento subito di averlo fatto. Flea corre verso di me con sguardo rabbioso e mi ringhia contro dicendo:-Come ti permetti a presentarti alle prove? Eh?- -Calma amico, so che ho sbagliato, ma ho scritto una canzone da urlo, dobbiamo solo trovare la melodia giusta!- Rispondo sorridendo. -Non voglio le tue canzoni! E non voglio nemmeno più vederti! Basta! Sei fuori dalla band!- Disse Flea dimenandosi come un forsennato. Non mi aspettavo di certo un eccesso di collera così intenso, ma la cosa che mi ha stupito di più è che, di sicuro, Flea, Hillel e Jack si erano messi d'accordo nel prendere questa decisione. Rivolgo lo sguardo ad Hillel che non si degna nemmeno di salutarmi o di parlarmi. Va bene, qui quello cattivo sono io, sono io il tossico che non partecipa alle prove, sono io che rovino sempre tutto. Si Anthony, è colpa tua. Okay, l'unica cosa da fare è accettare le cose per come stanno. Rivolgo un saluto a tutti e dico:-È stato un piacere lavorare con voi- Mi congedo con una specie di inchino e mi allontano il più velocemente possibile dalla sala prove. Raggiungo la macchina e guido velocemente, come se non ci fosse un domani. Mi incazzo di più quando nemmeno una misera lacrima scende dall'orlo degli occhi. Sono davvero così insensibile? Sono davvero una bestia? Tutte queste domande non fanno che offuscarmi la vista e per poco non prendo di petto un'anziana signora intenta ad attraversare la strada. Scuoto la testa come per scacciare i brutti ricordi. In effetti c'è qualcosa che può mettermi di buon umore, ma è anche la causa del mio malessere. Le droghe sono strane, per il mio cervello sono ottime e sono fonte di ispirazione e divertimento, ma per il mio corpo sono solo sporche sostanze che logorano il mio essere ogni giorno che passa. Penso che se mi faccio oggi domani resterò pulito per poi farmi l'indomani. È malsana come soluzione, ma è l'unica che la mia mente contorta è riuscita a partorire. Invece di andare dal messicano vado dal francese, ma mi pento subito perché quel bastardo mi da per quaranta dollari una misera bustina di eroina. Non andrò mai più dal francese.

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