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(Ecco un altro capitolo. Grazie per i vostri commenti, ho
anche corretto i verbi!)
Capitolo 2. LE STATUE GEMELLE
La bambina addormentata era bella e indossava un vestito
azzurro con una gonna molto lunga, come quelli dei primi del novecento.
Mi voltai verso il punto in cui fino a poco prima c’era
la strega, e vidi soltanto una larga macchia di sangue. Il cuore mi iniziò a
battere dalla paura.
“Dove sono finito? Aiuto, mamma, papà! Me l’avevano
detto di non venire in questo posto maledetto!”
Ad un certo punto la ragazza si svegliò, e mi prese a
fissarmi con i suoi occhi azzurri e lucenti.
“Oh, ma chi è Lei, signore?” mi chiese.
“Mi chiamo Lahiri e tu?”
“Come osi rivolgerti a me in questo modo?” la ragazza
sembrava molto infastidita.
“Scusa, non volevo offenderti.” Le dissi, cercando di
farla calmare.
“Mi chiamo Federica e mi sono persa.”
“Anche io!” Risposi, contento di avere almeno questo in
comune con lei.
“Cosa c’è là fuori” mi chiese, ma invece di
risponderle, decisi di farle altre domande.
“Cosa fai tu qui, e cosa diavolo sta succedendo?”
“Oggi è venerdì 17!” Mi rispose lei.
“E che succede venerdì 17?”
“Come, non lo sai? E’ il giorno degli spiriti e delle
streghe!”
“Cosa? E si radunano tutti qui?” Le chiesi sconvolto.
“Dimmi cosa c’è là fuori!” Mi chiese lei ancora una
volta.
“Non lo so, ma ho paura anch’io. Ero venuto qui per
rivedere la casa dove ho abitato fino a qualche mese fa, e adesso mi ritrovo in
un film dell’orrore!”
“Perché non usciamo da questa stanza, messer Lahiri e
vediamo cosa c’è fuori dalla porta?”
Cercai di racimolare tutto il mio coraggio, per non fare
una brutta figura davanti a lei, e mi guardai intorno per cercare qualcosa di
utile. Tirai giù un vecchio pupazzo di peluche da sopra un armadio e aprii la
porta della stanza con grande cautela.
Compresi il pericolo e lanciai il pupazzo nel corridoio,
quando improvvisamente, due raggi di luce gialla lo colpiscono, incenerendolo.
Saltai in aria per lo spavento.
“Oh mio Dio! Ma cosa… questa è una stregoneria!”
“Cosa facciamo messer Lahiri?” Disse la ragazza,
tremando dalla paura.
“Non lo so, siamo bloccati qui dentro.”
Nel frattempo, un corvo entrò da un’apertura del
corridoio. La scena era pazzesca: in fondo alle scale c’era una statua di
pietra con la faccia e la coda da leone, il corpo di donna, le corna da caprone;
se ne stava a bocca aperta, pronta ad incenerire chiunque osasse uscire dalla
stanza. Dall’altra parte del corridoio, un’altra statua identica faceva da
sentinella.
Il corvo volò con grazia rasente il tetto, atterrò sulla
testa di una delle due statue, e ne bendò gli occhi con dei nastri magici; poi
fece la stessa cosa con la seconda statua, impedendo loro di fare del male con i
loro raggi infuocati.
Quindi, il corvo bussò col becco alla porta della camera,
dove io stavo ragionando in fretta sul da farsi e Federica si guardava allo
specchio con curiosità.
(Se volete sapere cosa succederà nel prossimo capitolo, vi prego di scrivere il vostro commento, grazie.)
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