Let Me Be di bLoody queeN (/viewuser.php?uid=41632)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo .Fuochi pirotecnici ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 .Fratelli ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 .Quella Notte ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 .Diritti e Doveri ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 .Settima Rossa ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 .Realtà ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 .Schicksal ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. Desiderio ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 .Addio ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 .The Beginning ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 .Chi sono io? ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 .I really wanted to die ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 .Bell's Melody ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 .Pride VS Envy ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 .Edward VS Envy ***
Capitolo 1 *** Prologo .Fuochi pirotecnici ***
Spiegazioni su cambio di
nick & ringraziamenti per Illusions: Ve
le devo, quindi vi annoierò un po' prima di postare questa
fanfic che vi avevo anticipato qualche tempo fa.
Per prima cosa, vorrei scusarmi con gli admin dell'EFP per questo
"doppio utente" a mio carico: in realtà, la mia assenza
prolungata è data dal fatto che il mio account su
fullmetalQUEEN sembra impedirmi di entrare, se non da altri pc. Questo
da quando scrivo sul portatile; già i primi tempi avevo
riscontrato alcuni problemi del log in fino a fine gennaio, da quando
non sono più riuscita ad entrare. Da casa delle mie amiche
riesco ma non posso far postare a loro ^^'' quindi eccomi qui, con
questo nick che richiama un po' il mio vecchio.
Naturalmente in questi mesi - scuola maledetta - non sono riuscita a
fare un granchè a livello di fanfic: quindi
cercherò di mettermi in pari, con le altre, mentre mando
avanti pure questa, che è una fic un po' particolare.
Nonostante la sua stranezza mi piace, e molto, quindi sarei entusiasta
se i miei lettori abituali, o anche qualcuno nuovo la leggesse. Vi
ringrazio per aver accolto così calorosamente il mio ritorno
(in particolare a Shatzy che, le do volentieri il permesso, potrebbe
trucidarmi per la fine fatta fare a Roy e Riza in Illusions e per
l'interessamento in questi mesi) e sappiate che mi è mancato
moltissimo il poter leggere i vostri commenti, leggere le vostre fic e
confrontarmi con voi.
Tuttavia non è che in tutto questo tempo non abbia scritto
proprio nulla: visto che recentemente mi sono appassionata alla band
dei Tokio Hotel, ho scritto qualche cosa su di loro - sono a quota tre
long fic, una terminata, un in pubblicazione su un forum che frequento
e una in lavorazione - ma non ho dimenticato il mio fandom preferito.
Dopo avervi abbastanza annoiato, come sempre, vi lascio al prologo di
Let Me Be.
Fandom: Full Metal Alchemist
Personaggi: Winry Rockbell,
Edward Elric, Un po' tutti
Rating: Giallo
Genere: Generale
Avvertimenti: AU (OOC non l'ho
messo perchè spero di non averne fatto, ma faccio sempre in
tempo a cambiarlo ^^'')
Disclaimer: I personaggi citati
in questa storia non mi appartengono, ma sono proprietà di
Hiromu Arakawa e della serie Full Metal Alchemist, tranne Schicksal che
è un personaggio di mia inventiva. Il racconto non
è a scopo di lucro.
Tipologia: Long fic
Note dell'Autrice:Questa fic esprime
tutta la mia rabbia e la mia solitudine, in qualche modo. Il numero di
pair è dato dal fatto che la mia fantasia, in certo momenti,
galoppa sin troppo. Ma Edward e Winry, stavolta, hanno attorno a loro
un mondo pieno di morte e sofferenza, che li porta ad amarsi come gesto
inconsapevole. Questa, forse, è la cosa che più
amo. NB: Questo prologo e gran parte della storia sono stati scritti
prima la mia scomparsa dall'EFP, quindi non è lo stile che
avete trovato in Illusion, ma il mio solito. Spero gradirete comunque.
Introduzione: Anima errante, per
sempre errante. Amava definirsi così, un lupo solitario, un
predatore che non cacciava. Non si era mai abbassato al livello dei
suoi simili, mai, sin da quando il suo cuore aveva smesso di battere.
Let Me Be
Prologo - Londra
/ I fuochi pirotecnici \
I fuochi d'artificio. Sono belli sempre per tutti, vero? Significano
festa, significano gioia. Significano pace. Instabile, precaria, ma pur
sempre pace. Ma chi credeva alla pace non conosceva il conflitto
interiore a cui lui era sottoposto ogni giorno della sua vita. Sempre
che quella si potesse chiamare vita.
L'unico momento della giornata in cui poteva uscire senza essere
disturbato è, per l'appunto, la notte. Ma quella notte era
diversa, perchè c'era la festa di fine estate e lui odiava
le feste. Odiava tutto, anche sè stesso, per quello che era
diventato, nel tempo. Aveva tentato svariate volte di togliersi la
vita, ma sembrava essere impossibile. Forse era per quello che, anche
se poteva benissimo uscire alla luce del sole, non lo faceva.
Una luce colorata illuminò il cielo proprio sopra di lui.
Alzò appena lo sguardo, con gli occhi spenti, senza la
voglia di vivere un attimo di più. Le stelle vennero
oscurate dalla brillante luce rossa, illuminando anche il suo pallido
volto, sotto il cappuccio, in un "Oooh!" meravigliato della popolazione
londinese.
Non sapeva che quella notte avrebbe cambiato irrimediabilmente la sua
esistenza, non sapeva quante volte avrebbe avuto voglia di non essere
mai passato in periferia, per sfuggire dallo sguardo di suo fratello e
dalla luce dei fuochi pirotecnici. Perchè quella sera,
avrebbe incontrato lei.
Nel suo lento e distaccato incedere per le vie di quella Londra
notturna sovraffollata, per i suoi gusti, urtò la spalla di
qualcuno: un ragazzo, castano, dagli occhi blu profondo, dal corto
taglio di capelli, lo guardò allibito e quasi commosso.
«Nii... san?» sussurrò incredulo, prima
che lui retrocedesse di un passo, due. Poi tre, poi quattro. Nel
tentativo di fuggire ad un passato troppo duro, tentando di non
affrontare la realtà. Perchè non se n'era andato
da quella maledetta Londra? «EDWARD!»
urlò il ragazzo, mentre lui fuggiva, non preoccupandosi di
urtare le altre persone, concentrandosi solo sulla sua fuga.
Fuga dai ricordi.
Ecco perchè odiava le serate con troppe persone.
Perchè sapeva che qualcuno l'avrebbe riconosciuto,
maledizione. D'altronde, non erano passati troppi anni da quel giorno.
Almeno, non abbastanza perchè le persone che lo ricordavano
non ci fossero più. Con una velocità disumana,
arrivò nel quartiere più malfamato di Londra,
quella che si chiamerebbe periferia, che però somigliava
più ad un vero e proprio porcile. Passò alcuni
vicoli, cercando di ignorare gli schiamazzi che provenivano
dall'interno delle taverne, dove numerose donne di cattivo costume si
aggiravano per rendere piacere ai ricchi stufi della propria moglie.
Sbuffò, superando quei luoghi che irritavano alquanto il suo
umore già nero. In un angolo, sentì un
singhiozzo. Inizialmente lo ignorò, poi il pianto divenne
più insistente, finchè il suo buon senso non lo
fece avvicinare a lei: era una ragazza dagli abiti stracci, i lunghi
capelli biondi in disordine, che teneva il volto nascosto tra le
braccia.
«Ehi.» le fece, appena. Di solito non rivolgeva la
parola a nessuno, ma quel pianto lo infastidiva e non poco.
«Smettila di frignare, mi stai dando fastidio.»
La ragazza sollevò appena lo sguardo verso di lui,
fulminandolo. Gli occhi blu erano circondati da venature rossastre,
causate dal pianto da cui era stata colta poco prima.
«Ma va' al diavolo.» sbottò di tutta
risposta, mentre Edward sbuffava e la tirava su per un braccio,
trovandosi faccia a faccia con lei.
«Senti un pò, ragazzina: finiscila di piangere che
mi dai fastidio. E questo è il mio ultimo
avvertimento!» esclamò, arrabbiato. Decisamente,
non era la sua serata.
«Ma chi sei tu? Hai persino il diritto di dirmi cosa devo e
non devo fare? Sei uno di quei sudici uomini schifosi che vengono qui
solo per approfittare delle donne disgraziate, non è
così? Ebbene, notizia dell'ultimo minuto: io non sono una
dai facili costumi!» e gli mollò uno schiaffo,
sulla guancia freddissima. Il braccio scattò
automaticamente, imprigionando la bionda in una morsa che si sarebbe
definita mortale. Gli occhi dorati scintillarono nel buio della notte,
scontrandosi con quelli blu della ragazza.
«Mi hai scambiato per qualcun altro.»
Un altro fuoco d'artificio invase il cielo, raggiungendo perfino quella
via dimenticata da tutti, illuminandoli dall'alto. Un grido, ma non di
terrore, di rabbia. Il volto della ragazza si fece pallido e prese a
dimenarsi tra le sue braccia, tentando di fuggire alla sua presa.
L'urlo, intanto si faceva sempre più vicino.
«Mollami, lasciami!» ripeteva, come in preda ad una
crisi isterica.
Non seppe spiegarsi per quale motivo non la lasciò andare,
ma ricordava solo che era giunta una figura dalla discreta prestanza
fisica e osservava la ragazza tra le sue braccia.
«Non hai pagato.» disse in tono pacato l'uomo,
mentre la biondina riprendeva a singhiozzare.
«La vita umana non è in commercio.»
sibilò per tutta risposta il ragazzo, mentre l'uomo
già aveva cambiato sguardo: da calmo e ragionevole, era
diventato furente.
«Ragazzino, o paghi o te ne vai.» Edward
accennò un sorriso poco rassicurante, cattivo, prima di
scattare in una frazione di secondo e rifilare un pugno in pieno
stomaco all'uomo, che sbalzò via come se fosse stato leggero
come una piuma. La sua forza pareva disumana.
La biondina prese a tremare, ancora con le spalle al muro, mentre il
ragazzo si voltava nuovamente verso di lei e incrociava per un istante
i suoi occhi, ora spaventati.
«Vieni con me. E niente domande.» le
ordinò, senza darle il tempo di ribattere.
Camminarono per molto tempo, in silenzio, finchè non
giunsero di fronte ad una casa di modesta presenza, visibile solo alla
luce del lampione che stava acceso alla destra della sua entrata.
«Dì al ragazzo castano, che si chiama Alphonse,
che questo è l'ultimo desiderio di suo fratello.»
la ragazza non gli aveva tolto gli occhi di dosso neanche per un
istante. «E adesso vai, prima che qualcuno torni a
cercarti.»
E, senza neanche controllare se la ragazza fosse davvero entrata in
quella che una volta era stata casa sua, girò sui tacchi e
sparì nella notte.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 .Fratelli ***
Capitolo 1
/ Fratelli \
«Winry-san, sto uscendo.» la informò
Alphonse, affacciandosi alla porta della stanza che una volta era
appartenuta al fratello. Quello stesso fratello che aveva rivisto una
settimana prima e che poche ore dopo aveva lasciato quella ragazza
davanti a casa loro. «Sicura di voler rimanere in
casa?»
«Certamente, non preoccuparti.»
«D'accordo, allora.» e il ragazzo sparì
giù per le scale, seguito poco dopo dal rumore della porta
che si chiudeva di scatto. Winry, titubante, scese a sua volta le scale.
Non aveva avuto molte occasioni di visitare la residenza di Alphonse,
ma ben presto si rese conto che era molto più grande di
quanto da fuori le fosse sembrato. Cominciò ad aggirarsi per
la casa, tentando di scoprire di più sul ragazzo che aveva
dato una svolta alla sua vita.
Non aveva dimenticato quel biondino apparentemente fuori dal mondo in
cui tutti vivevano, anzi. Non faceva che pensarci ogni istante in cui
la sua mente era sgombra dagli altri pensieri, ovvero quasi tutto il
giorno. Per questo, non faceva che adocchiare in qua e là,
indagando sulla natura del rapporto dei due fratelli.
Le rimaneva solo la camera di Alphonse, dopo più di 20
minuti che frugava in soggiorno. Sapeva che non era corretto arrivare
perfino a curiosare nella camera del ragazzo che la stava aiutando - e
neanche poco - ma lei voleva davvero saperne di più. Cosa
c'era di male, in fondo, nel voler scoprire chi era in
realtà il ragazzo che l'aveva salvata dalla strada? Si fece
coraggio ed entrò nella camera.
Era una comune camera, con un letto normalissimo, a due piazze,
probabilmente appartenuto precedentemente ai genitori di Alphonse.
L'unica cosa ad ingombrare il passaggio era un struttura in ferro
battuto su cui era poggiata una bacinella ricolma d'acqua. Poi, un
comò in legno dove Al teneva probabilmente i vestiti.
L'unica cosa che poteva colpire, in quella piccola stanza
così spoglia, era una piccola foto, incorniciata, rivolta
verso il basso, come a nasconderla.
Winry vi si avvicinò e la sollevò: raffigurava,
in bianco e nero, un ragazzino di 12, 13 anni che teneva per mano
l'altro che ne dimostrava sì e no 3. Quello più
piccolo sembrava Al, mentre il ragazzino... poteva essere il suo
benefattore?
Ma com'era possibile? Lì aveva sicuramente una decina di
anni più di Alphonse, che ne aveva appena uno meno di lei e
suo fratello doveva avere per forza la sua stessa età. Ma
allora come diavolo...?
«Mio fratello è morto, cercando di
salvarmi.» Non si era neanche accorta che Alphonse le era
arrivato alle sue spalle, con passo felpato e, per poco, non
rischiò di far cadere la foto. «O almeno, io
pensavo che fosse morto, ma a quanto pare non lo è e, per
qualche assurdo motivo, non vuole tornare a casa.»
«Alphonse, io...» cominciò Winry, ma il
castano la interruppe di nuovo.
«Non c'è bisogno che tu ti scusi. E' normale che
tu voglia sapere qualcosa di più su Edward, ti ha salvato da
una strada.» la rassicurò, avvicinandosi a lei e
sorridendole affabilmente. «Se l'ha fatto, immagino che abbia
avuto una buona ragione. Non faceva mai le cose perchè gli
andavano.»
«Perchè l'hai fatto, Edward?»
«Perchè mi andava.» rispose seccato,
poggiato allo stipite di una porta sbilenca in un sudicio appartamento
non troppo lontano da dove aveva trovato Winry. «Non devo
rendere conto a nessuno di quello che faccio e tanto meno a te, vero
Envy?»
Il suo interlocutore emise un ringhio animalesco, prima di raggiungerlo
con uno scatto fulmineo, disumano. Gli occhi ametista del ragazzo
chiamato Envy si scontrarono in pieno con i suoi, dorati, le cui
pupille si assottigliarono a tal punto da venire quasi completamente
inghiottite dalla restante tonalità mielata.
«E chi ti dice che non devi rendermene conto? Dopotutto, sono
tuo fratello maggiore.» gli rispose, contrastando le sue
parole con lo sguardo omicida che stava riservando a Edward.
«Ho un solo fratello e di certo non sei tu.»
rispose, nuovamente a tono, superiore. «E' solo per questo
che mi hai chiamato, "fratello"? Volevi un perchè sulla mia
generosa azione di raccattare una disgraziata dalla strada? Bene, ce
l'hai. Perchè mi andava. E' abbastanza chiaro, il
concetto?»
«Non scherzare con il fuoco, Elric: sai bene che non ti
conviene.»
Si scambiarono un'ultima occhiata in cagnesco e poi Edward
abbandonò l'appartamento. Odiava tutto, del mondo che lo
circondava, tranne suo fratello. E lei. Per un attimo, questo pensiero
gli attraversò la mente, lasciandolo basito. Scosse la testa
e proseguì il suo cammino.
Envy, nel frattempo, lo osservava dalla finestra dell'abitazione.
«Quel ragazzino mi farà saltare i nervi e, un
giorno di questi, io gli farò saltare la testa.»
sibilò, prima che una donna dalla statuaria bellezza lo
raggiungesse alle sue spalle. Era alta quanto lui, mora, stessi occhi
ametista di Envy e curve perfette: chi poteva resistere ad una donna
così?
«Ci è utile, lo sai. La nostra famiglia ha bisogno
del suo potere per farsi un nome, per arrivare al Padre e vincere
contro tutti gli altri.» La voce seducente non fece che
rispecchiare appieno il corpo della donna.
«Lo so. Infatti, aspetto che la lotta cominci, almeno quando
vinceremo, potrò staccargli la testa.»
La donna sospirò, per poi allontanarsi verso l'interno, dove
una botola permetteva di proseguire ai piani inferiori, sottoterra,
dove l'attendeva un'altra persona: l'ultimo arrivato tra loro, un
ragazzo dai lineamenti orientali che stava mangiucchiando un osso con
un'espressione non troppo felice.
«Non ne posso più di questo schifo di
roba.» borbottò, prima di sputare l'ossicino,
sotto l'espressione disgustata della donna. «Allora, Lust,
quando comincia la Settima Rossa? Almeno, faremo fuori qualcuno. Non ce
la faccio più di questa roba di quarta mano.»
«Dobbiamo attendere che Edward raggiunga lo stato finale,
altrimenti sarà completamente inutile. Possibile che
nè tu, nè Envy riusciate a tenere a freno i
vostri istinti? Siamo esseri superiori, maledizione.»
«Quel piccoletto non sembra pensarla
così.» ribattè sarcastico il moretto,
scontrando gli occhi color porpora con quelli di Lust.
«Blatera sempre di credersi un mostro, una bestia, ma in
fondo non siamo molto diversi dagli esseri umani, no? Noi uccidiamo per
un motivo ben preciso, loro solo per brama di potere, anche se li
capisco.» affermò con un sorriso soddisfatto.
«Greed, tu saresti un perfetto essere umano, ma non possiamo
fartene una colpa. Come non possiamo farne una colpa al nostro piccolo
Pride in erba e in fase di crescita, anche se già si
dimostra degno del suo nome.»
«Già.» concordò Greed.
«Peccato che l'orgoglio che si porta dietro è
ancora quello che aveva da vivo.»
Eccomi di nuovo <3 Spero che già dal primo capitolo
avrete capito di cosa tratta questa storia: altrimenti, coi prossimi
capitoli capirete sempre meglio.
Sono contenta che dopo tanta assenza qualcuno si ricordi ancora di me!
♥ Mi avete fatta felicissima.
Passo alle carinissime recensioni che mi avete lasciato!
MellyVegeta: Anche
io sono tanto felice di essere tornata da voiii *strapazza* e
sono anche contenta che questa fic ti piaccia già dal primo
capitolo, anche se non si è capito molto, a dir la
verità XD Un bacione <3
Hila92: Lo
so, ma è sempre il prologo, dai XD più in
là si capirà sempre di più - e vi
renderete conto che la Frà è diventata sempre
più cattiva con i suoi personaggi XD. In quanto ad Ed e Al,
qua già si capisce a grandi linee cos'è successo
tra di loro; e Edward poteva sì tenersi Win
(>///<) però altrimenti mi si sarebbe bloccata
la storia (ne ero tentata, credimi) Scarseggiamento di EdWin? Ma ci
penso io! SuperFrà alla riscossa! Bacione e Grazie <3
Lely1441: Carissima!
Non sapevo tu fossi una RoyAi dipendente! Questo mi coglie di sorpresa
xD Anche a me piace molto il RoyAi, anche se ne sono poco pratica.
Provvederò anche a questo, dato il mio ritorno! Comunque hai
visto la nostra povera Wicchan in che razza di posto è
andata a finire? << Bacioni <3
meby138: Uh,
sono contentissima che già ti piaccia! E grazie per i
complimenti sul modo di scrivere, non sai quanto mi faccia piacere
-///- Graziegraziegrazie!
Un bacio e a domani con il secondo capitolooo :*
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 .Quella Notte ***
Capitolo
2
/ Quella notte \
Anima errante, per sempre errante. Amava definirsi così, un
lupo solitario, un predatore che non cacciava. Non si era mai abbassato
al livello dei suoi simili, mai, sin da quando il suo cuore aveva
smesso di battere. Strinse la mano sul petto, stringendo il lungo
mantello nero che lo vestiva, in prossimità di un cuore che
aveva smesso di battere 10 anni prima. Pardon, ad essere precisi 9 anni
e 10 mesi prima. Aveva ancora due mesi, prima di diventare
completamente un mostro assetato di sangue, completamente privo di
emozioni, come quell'essere che aveva ucciso metà della sua
famiglia, lui e rischiato di far fare la stessa fine a suo fratello, al
suo unico e vero fratello.
Un vampiro.
Avrebbe preferito morire, forse, quella notte. Ragionandoci adesso,
avrebbe davvero preferito essere morto che avere la consapevolezza di
star divenendo una bestia che si basa solo sull'istinto. Ma quella
notte, anni prima, aveva sbagliato tutto: sentire il tremore di
Alphonse contro la sua schiena e il sangue di quel bambino di appena
sette anni sopra il suo, mischiato a quello dei genitori, morti per la
mani dello stesso abominevole essere che lo stava ferendo a morte e
aveva intenzione di farlo anche con il suo fratellino, avevano
decisamente compromesso il suo giudizio e la sua lucidità
mentale.
«Vuoi
vivere?» quella voce rimbombò forte,
nella sua testa e se avesse avuto ancora un cuore, avrebbe
probabilmente saltato un battito. Sentì di nuovo la sua voce
che voleva apparire decisa, sicura, ma che di forte non aveva niente.
Era un balbettio tremolante di un diciassettenne qualunque.
«Devo crescere
mio fratello.» era suonata come una supplica, si
disse per l'ennesima volta, come sempre da 9 anni a quella parte. Nella
sua ignoranza non poteva sapere che quegli esseri non avevano
pietà, non avevano cuore: ciò che in loro era
umano, era sparito tempo addietro, assieme al calore del loro corpo.
Ma il vampiro, con un ghigno malevolo, non aveva più
risposto, lasciando definitivamente da parte le parole, per lui ormai
superflue: si avventò sul suo collo, imprimendo il morso che
avrebbe segnato definitivamente la sua esistenza e svuotandolo della
vita.
Si sfiorò la parte dove c'era l'unica parte del suo corpo
ancora calda di sangue, rabbrividendo nuovamente. Si sarebbe
raffreddata anche quella, quando sarebbe divenuto un vampiro completo.
Si massaggiò le tempie, tentando di calmarsi, prima che il
suo stato d'animo cominciasse ad influire sull'ambiente
attorno a lui, come succedeva sempre quando si agitava più
di tanto.
Poi, cos'era successo dopo? Era crollato a terra, morente, sotto gli
occhi di Alphonse, che aveva cominciato a piangere sul suo corpo;
ricordava le calde lacrime a contatto col suo corpo già
freddo, in parte, mentre la vita scivolava via. Poi si era svegliato il
giorno dopo, ancora in quel vicolo, senza più tracce del suo
fratellino, ma sotto lo sguardo maligno e dal colore violaceo di Envy.
E lì era cominciata la sua non-vita, quella che avrebbe
preso veramente a scorrere solo due mesi dopo.
Winry guardava ancora Alphonse, non capendo. Il ragazzo la
invitò a scendere nel soggiorno, per prendere una tazza di
tè ed aiutarla a capire di più.
«Avevo 7 anni, quando i miei genitori sono morti.»
iniziò, sorseggiando il buonissimo liquido caldo.
«Era notte fonda e non ricordo perchè eravamo
usciti; forse, come una settimana fa, perchè c'erano i
fuochi d'artificio. Non sono sicuro.» ammise, perdendosi un
attimo nei ricordi. «Stavamo attraversando una via stretta
stretta, era una scorciatoia, diceva papà. Però,
ad un tratto... sbucò un uomo dall'ombra.»
rabbrividì, a quel pensiero. «Era pallido, aveva
gli occhi nerissimi ed era bellissimo, davvero. Soltanto che aveva
un'espressione strana sul volto, che faceva paura. Papà si
gettò su di lui, ma poco dopo fu sbalzato via con un solo
colpo. La mamma ci gridò di correre indietro, verso la fiera
e Edward mi prese per mano, trascinandomi via, ubbidendo. Ricordo che
lui era...» rabbrividì nuovamente. «...
era completamente ricoperto del sangue di papà. Poi io
inciampai per terra, sbucciandomi le ginocchia e mio fratello fu
costretto a fermarsi e a soccorrermi. L'uomo... nel frattempo ci aveva
raggiunto.» la voce era rotta dal senso di colpa e gli occhi
lucidi non facevano che interpretare il suo stato d'animo.
«Edward mi si parò davanti, per evitare che
colpisse me e quell'uomo gli si avventò addosso. E' morto
sotto i miei occhi.» fu scosso da un singhiozzo.
Evidentemente non aveva mai affrontato il trauma tanto apertamente.
«Si è accasciato a terra e io... io ho iniziato a
piangere. Poi mi sono svegliato la mattina dopo, di nuovo qui, nel
letto dei miei genitori.»
«Oh, Alphonse!» esclamò Winry,
addolorata, abbracciandolo. «Dev'essere stata
dura...» sentì la testa del ragazzo annuire,
mentre la stringeva forte. «Almeno sai che tuo fratello
è vivo, no?»
«S-sì... ma forse è arrabbiato con me,
non so.» Ma come poteva quell'Edward lasciare suo fratello in
quelle condizioni? Perchè non tornava a casa? Winry sentiva
la rabbia crescere a dismisura dentro di sè.
«Andrò io a cercarlo, se vuoi.» Alphonse
la guardò sorpreso. «Voglio riportarlo da te,
è il minimo che possa fare, dopo tutto quello che hai fatto
per me.» gli occhi blu si erano addolciti e Al, ancora un
pò lacrimoso, sorrise.
«L-lo faresti davvero?» si vedeva che non voleva
chiederle una cosa tanto importante, ma Winry sapeva anche che era la
sua unica possibilità.
«Certamente, altrimenti non te l'avrei neanche detto,
no?» Al la strinse forte, ringraziandola una marea di volte.
Continuava ancora a camminare, solo, come sempre. Nessuno incrociava il
suo sguardo, come se l'inconscio dettasse agli esseri umani di tenersi
alla larga da lui ed ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Finchè i suoi occhi non incontrarono quegli stessi
blu che aveva salvato una settimana prima dalla strada, arrabbiati. Per
un istante, pensò che quello sguardo non fosse destinato a
lui, ma quando la ragazza si diresse verso di lui a passo spedito, non
ebbe più dubbi.
«Dobbiamo parlare.» non ricordava quanto quelle
pozze blu mare fossero profonde, oppure non ci aveva fatto caso.
Più probabile la seconda.
«Faresti bene a tenerti alla larga da me,
ragazzina.» sibilò, con tono molto più
dolce di quanto volesse, ma quella non si lasciò intimidire,
anzi.
«Non me ne frega niente, devo parlarti.» certo che
aveva proprio un bel carattere.
Arieccomi, già in ritardo ^^'' no, dovete scusarmi, ieri
sono andata a sistemarmi i capelli dal parrucchiere (e voi direte, che
ce frega? XD) Comunque in questo capitolo si capisce la morte di Ed
(ç___ç povero piccolo!) e Al mi fa
davvero una tenerezza assurda, qui <3 sarà che me la
immagino perfettamente questa scena, anzi; l'intero capitolo per me
è chiarissimo. Comu nque questa storia è un po'
come Detective Conan, si scoprirà man mano tutto! E' un bel
nodo (alla mia migliore amica piace un sacco <3)
Passo alle recensioni, ora! Ho deciso di risolvere i vostri dubbi un
po' in generale, comunque sappiate che il mio grazie è
uguali per tutti!
Dubbi & Spiegazioni
Oooh, qui ci stiamo dimenticando una cosuccia! Alternate Universe,
vi ricordate? Mi sa che prenderete una bella doccia d'acqua fredda, con
questo capitolo: i nomi degli homunculus li ho usati da vampiri: in
quanto 'clan', dopo la morte, ho pensato che è come vivere
un po' una seconda vita e che abbiano avuto bisogno di un secondo nome.
Hanno perso tutta la loro umanità, quindi per questo i nomi
dei peccati comunque calzano a pennello su di loro e, se ci fate caso,
l'unico che continuano di
tanto in tanto a chiamare per nome è Edward.
Comunque, posso rassicurarvi, il rapporto che sviluppa e
continuerà a svilupparsi tra Ed e Envy è solo di
sano e puro odio XD Il pair c'è solo se si pensa che, forse,
magari... (della serie, come diciamo noi in toscana "anche la mia
nonna, se aveva le ruote, era un carretto" XD). Il Padre è
una figura portante della trama della storia, ma verrà fuori
più in là - non ricordo precisamente in quali
capitoli, comunque c'è già scritto che ruolo
svolge, nella vita dei nostri protagonisti.
Mi sembra di aver chiarito tutto, sempre tenendo conto di non svelarvi
troppo XD Baci e grazie!
Per Lely1441: Carissima,
anche io vado a Bologna il 26! Incredibile, eh? Ho trovato i biglietti
solo una settimana fa XD
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 .Diritti e Doveri ***
Capitolo 3
/ Diritti e Doveri \
Erano
immersi in un vicolo buio, troppo simile a quello che aveva condannato
per sempre l'esistenza di Edward. Gli occhi dorati indugiarono sul
volto deciso e determinato della ragazza, che lo trascinava sempre in
luoghi più isolati.
«So
che quanto sto per dirti non mi riguarda direttamente»
iniziò, come premessa «Ma se sono qui,
è per conto di tuo fratello.»
Edward
alzò lo sguardo, mentre gli occhi scintillavano di dolore e
di senso di colpa: aveva dovuto lasciarlo solo. Questo lo sapeva bene,
anche senza che una completa estranea glielo venisse a sbattere in
faccia.
«Non
avrei dovuto farmi vedere.» mormorò, afflitto.
La
mano della ragazza partì in direzione della sua guancia,
aperta in un sonoro schiaffo. O almeno, quello che avrebbe dovuto
essere un sonoro schiaffo. Il volto di Edward, infatti, non si era
spostato di un solo millimetro e la bionda rabbrividì al
contatto con la sua pelle ghiacciata. Edward alzò lo sguardo
verso gli occhi basiti della ragazza.
«T-tu...»
riprese incerta, anche se non si capiva se era scossa dalla rabbia o
dalla paura. « Alphonse ha quanto meno il diritto di sapere
da te il motivo per cui non ritorni a casa!» la sua voce era
piena di veleno, lo sentiva. Avvertiva il suo stato d'animo, in quel
momento.
«Come
ti chiami?» chiese tutto d'un tratto.
«Ma
cosa c'en...»
«Come
ti chiami?» ripetè, stavolta in tono
più duro.
«Winry.»
rispose seccata per essere stata interrotta.
«Bene,
Winry.» era una sensazione strana, trovarsi appartato con una
ragazza e, per la prima volta, non avvertire il bisogno di nutrirsi del
suo sangue. «Vorrei che tu riferissi ad Al queste testuali
parole: "E' meglio per tutti se non torno".»
«Lui
vuole vederti!» gli urlò contro.
«Perchè non puoi? Spiegamelo, almeno! Tu... non
puoi capire, sei un insensibile! Proprio questa mattina, Alphonse
è scoppiato a piangere perchè è
convinto che tu ce l'abbia con lui. Non sarei mai venuta a cercarti, se
non avessi visto quanto dolore alberga nel suo cuore, Edward!»
Il
suo nome, pronunciato con quel tono arrabbiato e al contempo
supplichevole, lo colpirono in pieno. Se avesse potuto piangere,
l'avrebbe fatto, ma lui non aveva lacrime da versare.
«Non
voglio mostrargli ciò che sono diventato.»
sussurrò.
La
voce mielata e dolce che aveva in quel momento arrivò alle
orecchie di Winry come le note malinconiche di un carillon,
così che anche l'espressione della ragazza si
addolcì. Gli sfiorò la guancia innaturalmente
fredda, stupita lei stessa da quel gesto tanto intimo, che
però non trovava sbagliato. Lui la lasciò fare e,
dopo qualche secondo, poggiò la mano - ghiacciata anch'essa
- sopra la sua.
«Cosa
c'è in te che non va, Edward Elric?» chiese,
riducendo ad un leggero sussurro la sua voce. «Non sei
cattivo, ne sono sicura. Non avevi motivo di salvarmi, eppure l'hai
fatto. Non hai motivo di nasconderti da tuo fratello, eppure lo fai.
Perchè?» l'ultima domanda suonava come una
supplica.
«Perchè
io non sono più lo stesso.» disse, come se potesse
bastare alla ragazza.
«Tuo
fratello ti vuole bene, a disdetta di ciò che sei. Ti prego,
almeno spiegagli cos'è che ti tiene distante da lui... per
favore.»
Era
irritato, in un certo senso, dall'influenza che quella ragazza
esercitava su di lui. Ma non riusciva a tenerle testa in alcun modo,
soprattutto quando incrociava i suoi occhi profondi, pieni di dolore,
pieni di pene, pieni di un passato che gravava ancora sulle sue spalle.
Fu allora che si decise.
«Va
bene, verrò con te. Spiegherò ad Alphonse che lui
non c'entra.» il volto di Winry si illuminò e,
insieme, si avviarono verso casa Elric.
«La
Settima Rossa comincerà tra 4 giorni.»
annunciò Lust, entrando nell'appartamento semidistrutto,
mentre le sue parole attiravano l'attenzione di Envy e Greed.
«Finalmente
una buona notizia!» esclamò Greed, compiaciuto,
sfregandosi le mani.
«Anche
se Pride non ha raggiunto il massimo del suo potere, credo che sia
abbastanza pronto. E' già raro che un vampiro manifesti dei
poteri supplementari, figuriamoci un potere come il suo.»
disse la donna, appoggiandosi al muro.
«Io
di quel ragazzino non mi fido.» ringhiò Envy
«Non ce la racconta giusta, su quella puttanella da quattro
soldi. Se era riuscito a migliorare il suo comportamento da essere
superiore quale è, da 9 anni a questa parte, da quando ha
salvato quella mocciosa dalla strada, è tornato al punto di
partenza.»
«Oh-oh,
Envy.» ridacchiò una voce nell'oscurità
«Geloso del piccolo Pride?» Alla luce fioca della
stanza si ergeva un figura distinta di un uomo sulla cinquantina.
L'occhio sinistro, perennemente chiuso, era coperto da un monocolo che
gli dava l'aria di un benestante borghese, così come il
resto del suo abbigliamento.
«Wrath.»
sbuffò il vampiro dai capelli verdi «Alla buon
ora, certo. Quanto altro tempo volevi aspettare ad arrivare
qui?»
«Sono
giunto non appena ho saputo della Settima Rossa.» si
giustificò l'uomo, nonostante il suo tono non tradisse
dispiacere. «La crescita di Pride è ancora allo
stato primitivo?»
«E'
colpa del suo carattere, ma combatterà per la
Settima.» assicurò Lust «Quando ci
raggiungeranno gli altri nostri fratelli?» chiese poi.
«Gluttony
dovrebbe arrivare in città tra poco, questione di minuti:
sai bene quanto sia lento.» la donna annuì,
ricordando quando Envy faceva razza per conto proprio e lei lavorava a
coppia con l'altro vampiro. «Per quanto riguarda Sloth non ne
ho la più pallida idea.»
«Poco
male.» sentenziò Greed «Ci avrebbe solo
rallentato, quel pigrone.» poi si alzò,
sgranchendosi un pò le gambe e le braccia.
«Sai
bene che la nostra forza sta nella combinazione delle nostre
capacità, Greed.» lo rimproverò Wrath,
fulminandolo «Noi siamo i 7 prediletti dal Padre solo se
siamo uniti e, infatti, abbiamo speranza di vincere la Settima Rossa
solo in questo modo.»
«Sì,
sì.» sbuffò quello, allontanandosi dai
suoi simili. «Io vado a farmi un giro, se vedo Gluttony lo
porto qui.»
Quando
Greed lasciò la stanza, Wrath si voltò verso la
seducente donna alla sua sinistra, in cerca, forse, di spiegazioni.
«Sei
sicura che Pride combatterà per la Settima?»
«Sì»
ripetè sicura «E' costretto a farlo, visto che
abbiamo salvato suo fratello. Rientra nei suoi doveri...» si
interruppe, per lasciarsi andare ad una risatina. «Dopotutto,
è diretto discendente del Padre, Wrath. Non
dimenticarlo.»
Ora le cose cominciano a complicarsi un po' ed iniziamo ad entrare nel
vivo della storia. Diciamo che i primi quattro capitoli ci spiegano un
po' la situazione - di fatti, nel prossimo saprete cos'è
esattamente la Settima Rossa e tutto ciò che la riguarda -
inoltre, per chi ha avuto la parvenza che questo scritto somigli a
Twilight è sia nel giusto che nello sbagliato: nel senso che
in effetti Edward ha un po' lo stesso carattere dell'altro Edward e
vive in un clan come potrebbe essere quello dei Cullen; tuttavia, qui
si gioca in modo completamente diverso su tutto. Inoltre, con questo
capitolo apro un grande interrogativo!
Bacioni, grazie mille per le recensioni e alla prossima!
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 .Settima Rossa ***
Capitolo
4
/
Settima Rossa \
Gli sembrò troppo poco tempo, quello che impiegarono ad
attraversare metà città e giungere a quella che
era stata la casa dove era nato e cresciuto e, quando si
trovò faccia a faccia davanti alla porta di quel verde
così scuro da sembrare quasi nero, si rese conto di aver
bisogno di respirare, nonostante la sua essenza non lo richiedesse.
«Non scoraggiarti proprio ora, per favore.» la voce
implorante di Winry riuscì a sorprenderlo ancora una volta:
era sicuro che la sua espressione non tradisse alcuna emozione.
Lo guidò all'interno di quella che, anche se su carta non
era scritto, era casa sua, fino a giungere nel soggiorno. Riconobbe
subito la poltrona dove stava sempre suo padre, quando aveva bisogno di
riflettere e riconobbe altrettanto velocemente la figura che adesso vi
era seduta, il volto teso dalla preoccupazione.
Stentò ad associare, comunque, quel ragazzo di sedici anni
con il suo fratellino che ne aveva appena sei. Alphonse era cresciuto
ed era divenuto un bel ragazzo, i capelli castani dal taglio corto
risaltavano gli occhi blu profondo che aveva, identici a quelli della
loro madre. Il dolore che provava quando ripensava al passato si fece
più forte del solito e parecchi oggetti, attorno a lui,
vibrarono.
Era assorto in chissà quali pensieri, quando entrarono nel
salotto e così non li sentì avvicinarsi a lui.
Non si accorse di loro fin quando Winry non gli posò
delicatamente una mano sulla spalla, richiamandolo dal suo stato di
intorpidimento.
«Alphonse?» gli sussurrò dolcemente,
mentre il ragazzo si voltava verso di lei, accennando un sorriso. Solo
dopo realizzò che, dietro alla figura della sua ospite, suo
fratello tergiversava sull'entrata della stanza.
Scattò in piedi e gli corse incontro, abbracciandolo.
Trovò il suo corpo più duro del marmo e
ghiacciato altrettanto; rimase irrigidito dal suo gesto, ma non vi fece
caso. Suo fratello, Edward, era vivo ed era tornato.
Non sapeva che si sbagliava su entrambe le cose.
«Nii-san...» mugolò, mentre le braccia
di suo fratello lo avvolgevano pian piano, con delicatezza. Da quando
era tanto aggraziato? Se lo ricordava più goffo.
Edward cercò di non respirare. Non appena Alphonse gli si
era avvicinato, il suo odore gli aveva dato alla testa e aveva sentito
lo stomaco contrarsi, metaforicamente parlando. Lo allontanò
appena da sè e lo fece sedere nuovamente: tremava
visibilmente.
Si chinò al suo fianco, al lato della poltrona, poi
posò la sua mano ghiacciata su quella del fratello e, prima
che Alphonse trovasse la voce e il coraggio per parlare, lui sorrise e
cominciò a raccontargli tutto.
Nel descrivergli le scene, i momenti passati lontani sembrarono
soltanto un brutto ricordo: Alphonse lo guardava, attento ad ogni suo
parola, mentre la sua voce fluida e scorrevole come il latte che tanto
aveva odiato, ogni tanto trovava qualche incertezza. Winry, alle loro
spalle, era caduta in una specie di silenzio di riflessione,
assaporando ogni parola che usciva dalle fredde labbra del suo
salvatore, nonostante ne temesse il significato.
«Quindi, tu sei andato via perchè sei...»
«... un vampiro, sì.» il castano
rabbrividì ed Edward si alzò. Doveva uscire e
subito. «E' per questo che non posso tornare da te. E' per
questo che devi tenere in te il ricordo di quello che ero, non di
quello che sono. E tra poco tempo... forse mi dimenticherò
di tutto.» il fuoco che, fino a pochi secondi prima
scoppiettava appena nel camino di fronte alla poltrona, prese
improvvisamente vita, inondando di un calore assurdo la stanza.
Strinse i pugni, nel tentativo di calmarsi e di dare, di conseguenza,
una calmata anche alle fiamme. Una manciata di secondi dopo, il fuoco
aveva il suo lento bruciare normalmente. Alphonse lo guardò,
atterrito.
«Loro» si frenò dal dire "quei bastardi"
«mi chiamano Pride. I miei simili sono 3, al momento, ma ne
giungeranno altri per partecipare alla Settima Rossa e saremo in 7. Se
anche io non fossi pericoloso per voi, lo sarebbero loro. Io... servo
loro, per vincere e per arrivare al Padre.»
Seguì il silenzio, almeno finchè Winry non lo
cinse da dietro, cogliendolo di sorpresa.
«Resta.» lo implorò, di nuovo.
«Cos'è la Settima Rossa? E chi è il
Padre?» Alphonse voleva saperne di più: non aveva
paura di nulla, se sapeva come affrontarla. Era pur sempre fratello di
Edward e figlio di Hohenheim della Luce e il coraggio, probabilmente,
risiedeva nel DNA di famiglia.
«La Settima Rossa» iniziò Edward,
poggiando delicatamente una mano su quelle di Winry, intrecciate
attorno al suo torace. «è un gioco, una specie di
torneo spietato che tiene luogo una volta ogni venti anni, di questi
tempi. E' un vero e proprio scontro tra clan di vampiri provenienti da
diversi paesi e luoghi e comprende prove di forza fisica, di
velocità e di...» si lasciò andare ad
una smorfia. «... caccia. Tutto questo per incontrare il
Padre e divenire il successore da lui designato, il suo prediletto.
L'unico in grado di ucciderlo a sua volta, in sintesi. E il clan che mi
ha raccolto dalla strada, quella notte, pensa che potrei essere io. Per
questo mi tengono costantemente sott'occhio: sono già venuti
a sapere che ho salvato Winry dalla strada e hanno già
mostrato il loro disappunto al riguardo. Sono diverso da loro, non
riesco ad uccidere per un mio bisogno e sono anche meno sensibile
all'odore del sangue. Questo perchè non sono ancora arrivato
ai miei 10 anni di vita immortale, ma tra due mesi esatti
diventerò come loro. Non sarò in grado di
proteggervi, nè da loro, nè da me
stesso.»
«Tu potresti essere il primo dei vampiri?»
balbettò Alphonse e, vedendo annuire il fratello, per poco
non gli si avventò addosso. «Ma è
ridicolo! Tu sei ancora un essere umano, Edward! Si capisce dai tuoi
occhi, si capisce dal modo in cui parli, dal modo in cui ragioni! N.o.n
s.e.i. c.o.m.e. l.o.r.o.» Scandì le ultime parole
se stesse parlando ad uno stupido, ma Edward scrollò la
testa e si liberò dalla presa di Winry, che lo
guardò di nuovo con uno sguardo arrabbiato. Era difficile
interpretare il rapporto tra quei due, sembravano amanti e confidenti,
nemici e amici. Non si capiva bene chi fosse la preda e chi il
cacciatore.
«Lo diventerò presto, Al e poi... non è
solo questo, il problema.» abbassò lo sguardo,
cercando un soggetto che potesse distrarlo dagli occhi del fratello.
«L'unico odore al quale sono sensibile è il
tuo.»
L'atmosfera si raggelò in un istante: Alphonse aveva gli
occhi sbarrati e fu costretto a sedersi, preso da improvvisi giramenti
di testa, mentre Winry aveva mutato la sua espressione in un istante,
da arrabbiato ad addolorato.
«Devo andare, adesso.» e detto questo, senza il
tempo di una parola o di una replica, si dileguò. Fu
talmente veloce che non sentirono neanche aprire e chiudere la porta.
Eccoci di nuovo! Questo capitolo mi piace molto; sarà
perchè mi sembra che il rapporto tra Edward e Winry mi
sembra più intenso, oppure per l'incontro tra Ed e Al, che
porterà delle notevoli conseguenze nella storia. Qui viene
tutto spiegato chiaramente, sia la Settima Rossa che l'accenno al Padre
è un modo per scoprire le loro carte. Ultimamente sono
andata spesso al cinema e mi sono sorpresa nel ritrovare l'atmosfera di
Let Me Be - scritta mesi fa - nella scenografia di Sweeney Todd, ancora
nelle sale. L'ho trovato un film e musical piuttosto bello e avvincente
- Tim Burton e Johnny Depp non deludono mai! <3 - ma la
scenografia, i luoghi, mi hanno sorpreso ed incantato.
Dicevo, tornando alla fic, che questo è il capitolo che, tra
quelli che ho scritto, preferisco, al momento. Mi piace Winry, che
parla appena, per non interrompere la conversazione tra i due fratelli,
lontani da ben più di nove anni, eppure che buca la scena
con quell'abbraccio istintivo a Ed. Mi piace Al, che non ha timore di
quella che è la natura del fratello e che lo vuole
proteggere. E mi piace Ed, che in ogni racconto non perde mai quella
mania di salvare il mondo.
Ma questa, mi pare, o è una prerogativa di tutti i
protagonisti che amiamo di più? Bah. Ci pensavo proprio oggi
leggendo Conan.
Rispondo al gentilissimo commento - come tutti gli altri, che credete!
xD - di Neverwinter, che tra l'altro è un piacere rivedere
tra i commenti ^^ questa storia tratta sì di
vampiri, ma non
è ispirata alla saga della Meyer. Anche io,
rileggendola, avevo riscontrato alcune somiglianze che avevo
già sottolineato nelle risposte al capitolo precedente, ma
vi assicuro che questa storia è molto più cupa di
quanto possano essere le storie (che adoro, dato che io amo la saga di
Twilight) della Meyer. Come si è visto, Winry non
è un'ingenua ragazza che arriva a Londra così, ma
una ragazza di strada, maltrattata sin dalla tenera
età; la storia non è ambientata ai
giorni nostri: dovrebbe essere una parallela Londra di fine '800 e
inizi '900; Edward non è lo sfacciato vampiro che la Meyer
mette in risalto, ma uno solitario e alquanto depresso, a parer mio.
Certo, le peculiarità dei vampiri sono comunque sempre
quelle, anche se i vampiri di questa fic hanno molte meno "stranezze"
rispetto ai vampiri della saga di Twilight. Ad esempio, non hanno alcun
problema ad esporsi al sole e non hanno alcun nemico mutantropo o
licantropo. Spero di aver risolto ogni vostro dubbio ^^''
Un bacio e al prossimo capitolo!
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 .Realtà ***
Capitolo 5
/ Realtà \
Era passata appena un'ora da quando Edward era scomparso e Winry non
aveva ancora staccato gli occhi di dosso dalla finestra. Quella pioggia
che, insistente, aveva preso pigramente a cadere era la perfetta
colonna sonora della scena presente nella stanza: lei, sconsolata di
fronte alla finestra, con le mani appoggiate al vetro freddo e
appannato, mentre Alphonse non si era più mosso da quella
poltrona, lo sguardo fisso sulle fiammelle che scoppiettavano allegre.
Cosa esattamente la spingesse a sentire la mancanza di quel ragazzo -
pardon, vampiro - non lo sapeva neanche lei. Avrebbe dovuto essere
spaventata a morte dalla sua natura, no? Avrebbe dovuto tremare al
ricordo del suo 'padrone' sbalzato via da appena un leggero tocco della
mano di Edward, avrebbe dovuto stare alla larga da lui e sperare che
non tornasse e, dentro di lei, la ragione e l'istinto di sopravvivenza
combattevano contro la sua convinzione che non ci fosse nulla di
sbagliato, in lui. Solo una morte che non era stata tale.
«Winry» la voce del ragazzo la fece sobbalzare,
tanto si era abituata al silenzio. «perchè non ti
sei spaventata quando Edward ha detto di essere un vampiro?»
Ci volle un pò prima che la ragazza trovasse le parole
adatte per rispondere in modo elaborato e preciso. Prese un respiro e
si costrinse a voltarsi verso Alphonse, che comunque continuava a
concentrare gli occhi blu sulle scintille che venivano emesse dal
focolare nel caminetto.
«Tuo fratello non è cattivo»
spiegò, come se tenesse tra le mani prove certe
«non può esserlo, altrimenti non mi avrebbe
salvata».
Alphonse annuì, ma Winry sapeva bene di non averlo convinto
per niente; d'altronde, sospettavano entrambi della stessa cosa, per
quanto la riguardava. E, anche se fosse stata tanto sicura dei suoi
sentimenti, non lo avrebbe di certo confessato ad Alphonse. No, era di
certo l'ultima persona a cui sarebbe arrivato un discorso come:
"Alphonse, sono innamorata di tuo fratello, anche se è un
vampiro". Scosse la testa per liberarsi da quei pensieri, prima di
congedarsi e raggiungere camera sua. La conversazione con il ragazzo
era ancora troppo recente per confessargli di aver cambiato idea,
riguardo il suo futuro.
«Ahem, Winry?» le aveva chiesto il giorno prima a
pranzo. Lei alzò lo sguardo verso di lui, ancora con ancora
la forchetta tra le labbra «Posso chiederti una
cosa?».
«Certo, dimmi pure» aveva risposto poi, attendendo
la domanda per la quale Alphonse pareva essere andato in fibrillazione;
gli ci vollero infatti un paio di secondi per trovare le aprole
più adatte, che non rendessero più imbarazzante
quella domanda di quanto già non lo fosse di per
sè.
«Hai mai pensato di... costruirti una famiglia?» la
sua voce era incerta, ma quelle parole colpirono Winry come mille lame
taglienti, tanto che scattò in piedi, rovesciando la sedia
sulla quale era seduta fino a pochi istanti prima: il respiro si
mozzò e si fece affannoso e gli occhi vennero inondati di
lacrime. Quella era paura di amare, paura del dolore, paura causata
dalla sua vita precedente, quella da cui Edward l'aveva salvata.
«Io non... voglio mai più sentir parlare di uomini
in vita mia!» ed era scappata in camera sua, proprio come
stava facendo in quel momento. Era una vigliacca, egoista per di
più.
Si rifugiò rannicchiata sulle lenzuola morbide del suo
letto, dove cercò il calore di Edward, che non aveva mai
provato. Con sua sorpresa, lo trovò: evidentemente, la sua
presenza aveva continuato ad animare quel posto, così si
lasciò andare ad un pianto liberatorio che le fece bene. Si
voltò a pancia in su e le piombò addosso la
realtà dei fatti; lei cercava Edward, non fuggiva da lui.
Lei lo voleva vicino a sè, non lontano. Si sorprese a
sorridere, come se nella sua vita fosse finalmente arrivata la svolta
che aspettava da tanto tempo.
Il principe azzurro esisteva, soltanto che non era un principe,
nè era azzurro: era un vampiro dallo sguardo
malinconicamente perso nel vuoto, che però non la respingeva
mai e - le sembrava - gradiva la sua compagnia.
«Vedo che l'allegra famigliola è tutta qui
riunita» commentò sarcastico, non appena
entrò nel logoro appartamento ormai familiare; la risposta
fu un ringhio di Envy, come sempre ostile nei suoi confronti.
«Pride, finalmente» la calda voce di Lust lo
raggiunse dall'ombra di quella che avrebbe dovuto essere una cucina
«mancavi solo tu, all'appello».
Edward sapeva benissimo cosa significava la presenza di tutti quanti i
membri del suo clan lì, a Londra; solitamente rimanevano
sparpagliati per le vari regioni dell'Inghilterra, visto il loro poco
affiatamento. Scorse nella penombra il volto falsamente affabile di
Wrath, quello piuttosto ottuso e grassoccio di Gluttony e l'imponente
stazza di quello che etichettò come Sloth, l'unico che non
aveva mai visto dalla sua nascita. La Settima Rossa era di certo alle
porte, imminente come non mai.
«Ho notato» si limitò a dire,
accomodandosi vicino a Greed, forse l'unico che gli suscitava un
pò più di simpatia. Chiuse gli occhi, fingendosi
estraneo alla discussione che si apprestava ad iniziare.
«Allora, Pride» Envy si avvicinò a lui
con uno scatto fulmineo, bloccandolo al muro con una mano
«come va con la puttanella?» fu un attimo, un
riflesso spontaneo: nel giro di pochi secondi, Envy si trovò
a terra, mentre i detriti che erano dispersi per la stanza si
sollevarono da terra, ignorando completamente il principio di
gravità e puntando tutti dritti verso la testa del vampiro
dai capelli verdi. Un ringhio risuonò nel petto di Edward,
mentre premeva le mani sulla gola del suo simile, in un tentativo di
soffocamento. «Suscettibile, a quanto vedo».
«Smettetela: non dovreste litigare tra fratelli» li
rimproverò Lust, malcelando il compiacimento nella voce alla
vista dei poteri di Edward.
«Spero che nella Settima Rossa ci troveremo contro»
gli sussurrò Envy, con tono di voce tanto basso che fu quasi
impossibile udirlo «così ti ucciderò
una volta per tutte».
«Non togliermi il divertimento, mostriciattolo.»
ribattè acido, mentre si rialzava lentamente e i massi
cadevano nuovamente a terra con un tonfo. Si appoggiò di
nuovo alla parete, stavolta però vicino alla finestra, con
lo sguardo perso all'esterno, tra i sobborghi della città.
«Dicevamo, prima che Envy ci interrompesse» riprese
Wrath, con tono solenne «che avrà inizio a breve
la Settima Rossa: ognuno di voi è già al corrente
del proprio compito. Pride, contiamo anche su di te» ancora
quel tono falsamente rassicurante che gli dava sui nervi. Non lo
degnò neanche di una risposta. «Tra tre settimane,
circa, verrà proclamato il vincitore.» lo
informò poco dopo, certo di ottenere così la sua
attenzione e così fu: Edward si voltò di scatto,
gli occhi sbarrati dal terrore. Tre settimane significavano abbandonare
ogni speranza di tornare l'Edward umano, speranza che ancora covava nel
cuore, per quanto futile fosse. Strinse i pugni talmente forte che
perfino l'acciaio si sarebbe sbriciolato tra le sue mani. Aveva almeno
l'animo in pace per Alphonse e Winry. Era sicuro che, adesso, non lo
avrebbero più cercato.
Così credeva lui.
Eccomi di nuovo, in ritardo (come sempre ._.). Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto! Anche se il mio preferito, fino ad ora, resta
comunque quello precedente, anche questo mi piace molto: c'è
un accenno di AlxWin, anche se non ricambiato e il chiarimento dei
sentimenti di Winry. Più o meno, insomma; la loro storia mi
piace tantissimo, soprattutto in questa fic. E' una cosa che viene loro
spontanea, naturale, un gesto involontario. Si amano, in mezzo alla
guerra, al dolore, alle perdite, nonostante siano due vite
completamente diverse.
La cosa che più mi stupisce, della Winry originale,
è l'immensa fiducia che nutre in Edward e qui ho solo
cercato di marcarla un po': nonostante lui sia "fuori dalla sua
portata", un vampiro, un essere che dovrebbe chiamarsi spietato, lei lo
cerca, lo consola, lo implora.
Un'altra cosa che mi piace molto di questo capitolo - e uno dei
pilastri fondamentali dell'intera fic - è il continuo
scontro tra Envy e Edward. La scena dell'assalto me la sono immaginata
perfettamente e spero che sia altrettanto facile figurarla per voi ^^''.
Ringrazio quindi i miei lettori - quelli che non recensiscono, anche se
mi farebbe piacere - e, soprattutto, queeli che perdono un po' di tempo
per farlo, ovvero: Neverwinter, Lely1441, saku89 e Wildheart.
Al prossimo capitolo <3
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 .Schicksal ***
Capitolo 6
/
Schicksal \
Il sole tramontava, lasciando rapidamente il posto ad una bella notte
stellata, una di quelle che a Londra si vedono raramente. Edward sedeva
assorto nei suoi pensieri su un tetto, non facendo caso alla
scomodità delle tegole e continuava a respirare
profondamente, più per abitudine che per una vera e propria
necessità.
Sembrava una notte tranquilla, come tante, almeno finchè non
suonò un campanello d'allarme, dentro di lui; un campanello
d'allarme che gridava all'estraneo. Fu solo per questo motivo per cui
si voltò indietro, per incontrare lo sguardo più
affascinante e selvaggio che avesse mai visto in vita sua.
Contro la fioca luce della luna si stagliava un'esile figura dagli
abiti neri, con il volto in parte nascosto dai capelli lunghissimi e
neri come la pece, scossi appena dalla brezza notturna. Era una
ragazza, od una donna, non sapeva dirlo: pareva avere venti come cento
anni. Ma non furono tutti queste cose a colpirlo quanto un particolare:
si stava leccando le dita con la lingua con gusto, quando su di esse
spiccava un liquido rossiccio che Edward riconobbe subito dall'odore:
sangue.
Scattò all'indietro, inorridito, mentre la ragazza
continuava ad avvicinarsi a lui. Un passo avanti lei, uno scatto
indietro lui, almeno finchè non si trovò al
confine tra il tetto e il vuoto. Si guardarono, si studiarono,
finchè la mora non sfiorò, con una delle stesse
mani che l'avevano messo sul chi va là, il collo, entrando
all'interno della camicia, toccando proprio l'unico punto ancora caldo
del suo corpo.
«Salve, Pride» il ragazzo rabbrividì a
quel nome e cercò di liberarsi dalla presa di ferro che la
vampira esercitava su di lui. Le tegole cominciarono a vibrare.
«Chi sei?» sibilò. La notte non era
ancora sopraggiunta e gli ultimi sprazzi dei raggi solari, rossi come
il sangue di cui la ragazza si era sfamata, gli illuminavano gli occhi,
donandogli una strana tonalità aranciata. Lei rise,
sovrastandolo nel vero senso della parola: Edward era finito
irrimediabilmente con la schiena contro il tetto, mentre la vampira era
a cavalcioni su di lui, ammaliandolo con lo sguardo violaceo,
così diverso dalla tonalità blu di Winry...
«Il mio nome è Schicksal» e, dicendo
questo, posò la propria fronte su quella del ragazzo,
riuscendo ad entrare nella sua mente: e vide Alphonse, la madre, il
padre - gli ultimi due erano stati uccisi da un loro simile, lo stesso
che l'aveva trasformato, mentre il suo fratellino era stato risparmiato
- e poi lei. Le sopracciglia s'incresparono appena, lasciando trapelare
una nota di irritazione. «e tu, Edward Elric, sei il mio
predestinato, colui che diverrà il mio compagno.»
Edward notò con una certa sorpresa Schicksal; come faceva a
sapere il suo vero nome?
«Il tuo compagno?» scoppiò in una risata
maligna «Tu sei già formata, io no. Mi
è stato insegnato a scegliere la mia compagna prima dello
scadere del mio "apprendistato"» fece una smorfia, come
sempre, quando parlava nello specifico del suo tipo di esistenza e
tutte le regole che la caratterizzavano «e il tuo sembra
essere terminato da un pezzo.»
«Può essere, mio appetitoso bocconcino»
replicò la ragazza, per nulla turbata dall'osservazione del
suo prediletto. «ma è scritto nel destino. Io
vengo dalla Germiania, per la Settima Rossa e per te. Noi ci saremmo
incontrati il giorno della prima prova e, il giorno della tua sfida -
della tua vittoria - e tu saresti stato mio, Edward.» Cadde
il silenzio, silenzio in cui entrambi pensarono cose decisamente
divergenti: Schicksal già stava assaporando la propria vita
come compagna del successore del Padre, mentre la mente del vampiro
biondo viaggiava a ritroso, scorrendo tutti i ricordi delle uniche due
persone a cui voleva bene. Scattò in piedi, facendo cadere
la vampira in malomodo lontano da sé; la notte era infine
calata e, agli occhi adoranti di Schicksal che lo guardavano dal basso,
sembrò davvero il vampiro della visione dell'amica Alheit: i
capelli biondi scintillavano alla fioca luce della luna, alta nel
cielo, mentre questi, legati in una treccia, venivano mossi dalla
brezza notturna, così come il suo mantello nero che portava
per non dare troppo nell'occhio.
«Io non sarò mai tuo, Schicksal. Toglitelo dalla
testa.» La venerazione negli occhi della vampira
sparì istantaneamente, cedendo il posto alla rabbia e
deformandole il volto delicato e perfetto: sembrò sollevarsi
in aria, assalirlo, ma Edward balzò di lato prima che fosse
troppo tardi e sparì nella notte, lasciando la ragazza da
sola nella notte, umiliata e con un unico obiettivo.
*
Winry scese le scale in fretta, con un cappello bianco sulla testa,
intonato al vestito che portava; si affacciò in salotto,
dove il padrone di casa stava leggendo svogliatamente il giornale del
mattino. Entrò nella stanza, attirando così
l'attenzione di Alphone, che osservò - con un certo rossore
sulle guance ancora fanciullesche - quanto fosse bella quella mattina.
«Alphonse, esco a fare la spesa. Hai bisogno di
qualcosa?» lo sguardo del ragazzo ancora vagheggiava
sull'abito bianco che indossava e riuscì a rispondere solo
dopo qualche secondo.
«No, Winry, ma grazie comunque.» lei sorrise,
esclamando un "prego!" mentre usciva dalla porta della casetta
londinese. La strada era affollata sin dal primo mattino e belle
signore camminavano sotto il sole che aveva deciso di far capolino,
smaccando le nubi grigiastre che si allontanavano verso il nord. La
borsetta di Winry conteneva solo i soldi necessari alla spesa per la
giornata e una lista scritta da lei stessa delle cose da comprare.
Estrasse dalla borsa proprio il piccolo foglio e vi lesse alcune cose
che aveva bisogno di comperare dal droghiere. Si diresse quindi verso
il negozio, quello che era un po' più lontano da casa di
Alphonse e vi entrò, facendo suonare un campanellino non
appena aprì la porta.
«Buongiorno, Mister Fayer» esordì con un
tono allegro e subito l'uomo uscì fuori dal retrobottega. Ma
se Winry non fosse stata così impegnata ad ordinare le sue
spezie, si sarebbe di certo accorta che l'uomo aveva qualcosa che non
andava. Come un sorriso malevolo che si apriva sulle sue labbra da una
parte all'altra.
Eccomi di nuovo ^^'' entra in scena un'altra figura - stavolta di mia
invenzione, la mia seconda cattiva!* - che sinceramente adoro:
Schicksal è nata un po' dalla mia passione per i personaggi
sadici, un po' per quella nel confronti di quelli ambiziosi.
Diciamo che questa vampira, dall'aspetto così fiero, nobile
e altezzoso, è un misto tra Suigintou, delle Rozen Maiden e
Haruhi Suzumiya; due personaggi che non hanno praticamente niente in
comune, se non la fissazione per il proprio obiettivo. Ed è
questa la caratteristica che emerge di più in Schicksal: la
determinazione.
Riconosco che ogni mio personaggio mi assomiglia un po': in ognuno,
devo trovare qualcosa che ricordi me stessa o chi mi sta attorno, forse
per prevedere i loro movimenti, le loro azioni, i loro pensieri.
Altrimenti, come i personaggi di Full Metal Alchemist, devono essermi
talmente familiari da immedesimarmi in essi, per creare un'atmosfera
non OOC.
Ammetto che preferirei che ogni mio personaggio non si legasse
all'altro, ma avesse una propria personalità, ma per il
momento sto zitta e mi accontento; intendo migliorare sempre di
più e, prima o poi, supererò anche questo scalino!
Ringrazio nuovamente i miei lettori, tutti, e, in particolar modo, chi
ha recensito (Lely1441,
crilli, saku89) e chi ha aggiunto la ff tra i preferiti:
grazie mille! Anche se mi piacerebbe venire a conoscenza dei vostri
pareri e di vedere qualche vostra recensione ^^''
Bacio, bLoody queeN
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Capitolo 8 *** Capitolo 7. Desiderio ***
Capitolo 7
/ Desiderio \
Non
era affatto facile scegliere tra tutti quei prodotti dall'aspetto
invitante; si chiese cosa potesse preferire Alphonse. Presa com'era dai
suoi problemi casalinghi, le sarebbe stato difficile pure notare un
certo vampiro di nostra conoscenza passarle vicino e sussurrarle dolci
parole.
«Mr
Fayer, avrei bisogno del rosmarino delicato che mi avete dato l'ultima
volta, ricordate?» chiese Winry, solare. L'uomo
annuì con un altrettanto positivo sorriso e sparì
nel retrobottega. Qui, stava seduta un'avvenente donna, avvolta in un
manto nero come la notte, che risaltava il pallore del viso che, in
precedenza, doveva essere stato olivastro, rifacente alla classica
carnagione mediterranea.
«Che
tesoro di ragazza» commentò la donna, a voce
talmente bassa che fu possibile udirla solo al grassoccio Mr Fayer. Lui
annuì, prendendo uno degli innumerevoli ramoscelli di
rosmarino pronti per essere venduti e infilandolo in una sacchetta di
carta.
«Peccato
che il rosmarino non le servirà per molto; la colpa
ricadrà su quella stolta vampira tedesca e Pride, una volta
persa la sua bella, sarà costretto ad allenarsi e
partecipare alla Settima Rossa senza alcuna distrazione.»
ridacchiò sguaiatamento l'uomo, il cuo volto, solitamente
pacato e pacifico, si contrasse in una smorfia grottesca, orribile.
Anche la donna si lasciò andare ad una leggera risata,
più elegante, ma decisamente allo stesso modo maligna.
«Posso
stare tranquilla, allora; Envy, lascio tutto in mano a te.» e
detto questo, si dileguò. L'ormai smascherato - almeno per
noi - Envy si diede un nuovo contegno, assumendo la faccia
più amabile che riuscisse ad ottenere da sè
stesso e tornò dalla ragazza.
Era
stata una vera fortuna che Schicksal fosse venuta a cercare Pride
presso il loro covo: aveva permesso loro di usarla e utilizzarla come
volevano, nonostante l'abilità di leggere nella mente e la
vita altrui degli umani e dei propri simili. La vampira tedesca aveva
bisogno di uno stretto contatto fisico per una lettura completa,
altrimenti poteva liberare troppa energia in una volta e consumarsi.
Envy
tornò da Winry con il rosmarino che lei stessa le aveva
chiesto e, poco prima che la ragazza uscisse dalla bottega del falso Mr
Fayer, udì un fruscìo troppo distinguibile dagli
altri comuni esseri umani: Schicksal l'aveva raggiunta.
Facile
prevedere come avrebbe agito: avrebbe atteso che la ragazza
attraversasse un cunicolo, oppure in una via decisamente meno affollata
di quella principale e l'avrebbe attaccata. Uccidendola, non rendendola
una loro simile, dato che Winry rimaneva l'unico ostacolo che la
divideva da Pride.
Il
sole stava tramontando. Schicksal non aveva atteso momento
più affino alla sua natura non umana e la ragazza sembrava
davvero molto indaffarata nelle compere: non si era accorta del tempo
che scorreva veloce, inesorabile e della notte che calava poco a poco.
Adesso, spese concluse, si avviava allegramente verso casa, magari
pensando a cosa preparare esattamente per cena. Ammesso che fosse
arrivata a casa sana e salva.
I
lampioni erano ancora del tipo ad olio e venivano accesi piuttosto
lentamente e per un po' di tempo, qualche via rimaneva
nell'oscurità. Casa Elric risiedeva proprio in una di quelle
vie più distaccate dal centro e, quindi, in un certo senso
dimenticate. La vampira aveva decisamente campo libero.
Fu
allora che la sua figura si stagliò nelle tenebre, di fronte
alla ragazza e Winry, che aveva imparato a riconoscerli - dalla loro
costante eleganza, velocità, quel fascino che avevano
nell'oscurità e quello strano odore dolce, ma spietato, che
avevano - si fermò di colpo. Non fece un passo indietro per
scappare, nè urlò o roba simile.
Lasciò cadere la busta che si portava dietro, mentre sulle
labbra si allargava un'espressione che stupì e
scombinò, per un momento, ogni piano di Schicksal: un
sorriso.
Dagli
occhi blu della sua rivale, della sua nemica, iniziarono a scendere
lacrime di commozione; singhiozzò sommessamente, prima di
inginocchiarsi di fronte a quella non vivente, accomunata a lei per il
solo desiderio di volere Edward, o Pride, solo per loro e per il fatto
che avrebbero fatto di tutto per farlo restare accanto a loro.
La
differenza sostanziale era ciò che erano
disposte a fare per lui: la prima, dagli occhi folli, tinti di quel
viola ardente, era pronta ad uccidere; la seconda, dagli occhi adesso
inumiditi dalle lacrime di felicità che scendevano da essi,
a morire.
«Cosa
diavolo stai...?» cominciò quella, ma Winry la
zittì con un solo gesto: si sbottonò la
camicietta bianca, allargando così il colletto di pizzo e,
rialzandosi, si avvicinò alla ragazza. Le
stava offrendo la sua vita su un piatto d'argento, per cosa?
«Per
amore.» La ragazza sembrò leggerle dentro.
Ciò che solitamente faceva lei, adesso, quel suo potere che
soggiogava gli altri, adesso stava facendo cadere completamente le sue
difese.
Che bello, sono contenta che vi sia piaciuto lo scorso capitolo! E
spero, sinceramente, che questo vi piaccia ancora di più.
Intanto, qui Winry agisce in modo decisamente diverso dalla solita
Winry: secondo me, rispetto a quella originale, che si costringe ad
aspettarlo sempre, qui coglie al volo l'unica occasione che potrebbe
portarla da Edward. Mi piace pensarla, una volta tanto, come soggetto
attivo, piuttosto che passivo. E mi sono divertita una sacco a
descrivere Schicksal in questo capitolo, anche. La somiglianza con
Winry, superficialmente inesistente, c'è eccome. Schicksal,
oltretutto, non si chiama così per caso: in tedesco, appunto
la sua lingua madre, significa "Destino" perchè - ve lo dico
già da adesso, ma penso lo abbiate già capito, a
questo punto - sarà un personaggio chiave per la storia di
Edward e Winry.
E penso di aver ripreso anche i personaggi originali - Envy e Lust - di
FMA: di fatto, sin dall'inizio (almeno, nell'anime, nel manga non
ricordo molto bene) finiscono sempre per manipolare a loro piacimento
chi gli sta intorno, anche se poi si scoprono essere mosse studiate da
Lyra. Comunque, diciamo che la parte centrale che mi piace di questo
capitolo è l'input del faccia a faccia tra Schicksal e Winry.
Ringrazio nuovamente tutto coloro che leggono, aggiungono Let Me Be tra
i preferiti e, ovviamente, chi recensisce, ovvero: crilli, Lely1441, Siyah
e by ila.
Alla prossima!
bLoody queeN
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 .Addio ***
Capitolo 8
/ Addio \
«Tu...
cosa hai detto, ragazzina?» l'atmosfera era cupa, gelida.
Schicksal, con gli occhi viola che già pregustavano il
sangue dell'umana che aveva davanti, adesso era immobile, atterrita.
Non le era mai capitato che un'umana le si gettasse ai piedi,
implorandola di mordere le sue carni.
«Lo
faccio per lui, per amore di Edward!» il nome che neanche per
un secondo aveva abbandonato la sua mente, in quei giorni,
risuonò chiaro e forte nella notte. I lampioni sembrarono
prendere un'altra luce, la strada si fece meno buia, ai suoi occhi:
Winry respirava con più facilità, ora che il suo
costante pensiero era stato espresso ad alta voce. Ma la sua
liberazione fu smontata dall'improvviso attacco di risa della vampira
di fronte a lei. Le sopracciglia bionde della ragazza si avvicinarono
l'una all'altra, sinceramente offesa. «Che hai tanto da
ridere?»
«Edward»
pronunciò il nome umano di Pride con un certo ribrezzo
«non è più uno della tua stupida
specie. Lui è un essere superiore, che non ha
pietà per le ragazzine innocenti come te. Quelli che voi
umani chiamate "mostri" sono gli esseri come noi. Non potrà
mai stare con te, è contro ogni natura.» Winry
scosse la testa e sorrise, come per dirle che era lei che non voleva
capire.
«Che
c'è di male nel cambiare le cose? Io non riesco a fermare il
mio cuore impazzito. E' troppo tardi, ormai e non ho il coraggio di
reprimere questi sentimenti che per la prima volta mi fanno sentire
viva. La mia esistenza è stata uno schifo, finchè
lui non mi ha trovata e adesso non voglio perderlo.» Il
vento, unico testimone di quello scontro verbale, portava via con
sè le parole di entrambe, anche se impresse a fuoco nelle
loro menti. Schicksal digrignò i denti, infuriata, prima di
prepararsi ad attaccare Winry: e dire che aveva deciso di farla morire
in fretta, in modo indolore ed invece...
«Fermati,
Schicksal!» una voce che fece sobbalzare entrambe. Winry
sentì il proprio cuore fare non una, ma almeno due capriole
all'indietro. Si voltò appena verso il ragazzo biondo, che
adesso le guardava della'alto, avvolto nel suo completo nero come la
pece, così a contrasto con i suoi occhi ed i suoi capelli.
Saltò giù dal tetto con un'eleganza impeccabile,
per poi sollevarsi e guardare con rimprovero la vampira che si trovava
a fronteggiare. «Che cosa stai facendo?»
«Uccido
i tuoi sentimenti umani.» rispose la mora, con una chiarezza
che mise a Winry i brividi. L'aveva detto con un tale tono piatto che
sembrava la cosa più normale del mondo. Edward continuava a
darle le spalle, come se volesse mettere una distanza tra sè
stesso e lei. «Ciò che avresti dovuto fare tu, ma
visto che non ti decidevi, ho pensato di farti un favore.»
«Non
è il caso» ribattè Edward, ancora con
un tono calmo e gelido. Winry si chiese se era davvero lui,
così distante dal mare di emozioni che si scatenavano in
entrambi ad ogni gesto o se la stesse deliberatamente ignorando. O se
tutte le sue supposizioni fossero soltanto una fantasia, un sogno
infantile che si era costruita attraverso piccole incomprensioni. Si
era forse illusa? «Non c'è bisogno, Schicksal. Ho
già deciso di accettare la tua proposta. Sarò
tuo.»
Crack.
Forse quel suono fu udibile solo da Winry, forse proveniva dal suo
cuore che si andava man mano frantumando. Di cosa si era illusa,
esattamente? In che cosa aveva creduto in quei giorni, mentre la vita
le sembrava meno buia, meno dolorosa del solito? Aveva creduto che
Edward, un vampiro, accettasse il suo affetto. Il suo amore. E si era
illusa che anche lui provasse lo stesso per lei. Tante volte aveva
sognato le sue mani fredde intrecciarsi con le sue, i suoi occhi dorati
fare da specchio ad una Winry diversa, felice.
Schicksal
sorrise e si avvicinò ad Edward, gettandogli le braccia al
collo. Il ragazzo, o meglio il vampiro, rimase immobile, senza mostrare
alcuna gioia a quel contatto. Winry era pietrificata, umiliata e
sconfitta. Edward aveva scelto una vampira, una della sua stessa
specie, una come lui si accingeva a diventare. Era il segnale che si
stava definitavamente liberando di quell'umanità che ancora
lo caratterizzava, di quell'umanità di cui lei si era
innamorata?
«Edward...»
sussurrò, ma il diretto interessato non parve sentirla. Le
lacrime ripresero a scendere, più veloci che mai, da
quell'amore congelato da quella freddezza e da quella scelta.
Lui non si voltava, sembrava quasi che non si fosse neanche accorto di
lei.
«Ero
stato chiaro, con te ed Alphonse.» Winry ci mise un po' a
capire che si stava rivolgendo a lei. Edward si voltò
appena, gli occhi dorati spenti, totalmente esenti di quella fioca
speranza che aveva letto in alcuni momenti nei suoi occhi, di
quell'involontario coinvolgimento nel loro rapporto tanto singolare,
nella loro relazione. Sembrava svuotato persino della malinconia che lo
avvolgeva sempre, della rabbia, dei sentimenti dei quali lei si era
innamorata. Quello non era Edward, probabilmente era il Pride che i
suoi compagni bramavano, il vampiro perfetto per cui Schicksal era
quasi arrivata ad ucciderla. Sì, era sicuramente
così. «Dovete starmi alla larga, questo
è l'ultimo avvertimento: la prossima volta potrei non
rispondere delle mie azioni.» e, detto questo, fece cenno
alla vampira di precederlo. Con un balzo, la mora superò
Winry, riservandole un ghigno vittorioso. In un attimo, la sua figura
esile e perfetta venne inghiottita dal buio, dove la luce dei lampioni
non riusciva ad arrivare.
Rimasero
così, l'una di fronte alle spalle dell'altro, che cercava di
trovare il modo più freddo e cattivo per convincerla a
lasciarlo perdere. Sapeva che, se non l'avesse fatto, sarebbe tornato a
cercarlo e lui doveva assolutamente evitarlo. Se Winry si fosse
presentata di nuovo per cercarlo, non sarebbe sopravvissuta, non
gliel'avrebbero permesso. Ma, dentro di sé, covava anche il
desiderio che lo rammentasse ancora come Edward, non come Pride.
Edward, del quale si era innamorata... quando aveva urlato contro
Schicksal che ciò che stava facendo era per amore suo, gli
era sembrato di sentire nuovamente il suo cuore battere. Era stata una
frazione di secondo, ma era convinto che quel "tum-tum" fosse
riniziato. Lui aveva seguito Schicksal, per timore che facesse qualcosa
di perverso e il suo sesto senso aveva centrato in pieno le intenzioni
della vampira: sarebbe intervenuto prima, se non avesse visto Winry
avvicinarsi a lei per farsi mordere.
«Non
pensavo che l'Edward del quale mi ero innamorata riuscisse a farsi
soggiogare così dagli esseri che odiava.»
sussurrò la ragazza con rabbia, stringendo i pugni. "Fa
male, Winry, fa male anche a me. Ma questo tu non puoi e non devi
saperlo." «O forse dovrò cominciare a chiamarti
Pride?» Edward abbassò lo sguardo, anche se si era
ripromesso di non farlo. Ma era lei, era lei che riusciva a far uscire
il suo amore, il suo dolore, ma era anche lei che riusciva ad amarlo e
curarlo dalle ferite più dolorose. Winry gli
gettò le braccia al collo, colpendolo nuovamente alla
sprovvista. «Restituiscimelo, non andartene portandoti via
anche lui...» Sentì la spalla inumidirsi delle
lacrime della bionda, che aveva affondato il volto nell'incavo del suo
collo. Si stringeva al corpo duro come un macigno, freddo come il
ghiaccio e singhiozzava, lo implorava, nella notte.
Edward
le accarezzò i capelli, poi le baciò il capo. La
allontanò delicatamente da lei, che teneva gli occhi chiusi,
forse nel tentativo di reprimere le lacrime. Le sfiorò gli
zigomi, poi ripercorse con le dita la traettoria umida che le lacrime
le avevano lasciato sul volto, per finire sulle labbra rosee. Fu solo a
quel contatto che la ragazza aprì nuovamente gli occhi, per
trovare il volto del vampiro a pochi centimetri dal suo. E fu lei ad
annullarla.
Per
entrambi, fu una marea di emozioni mescolate a tanti e diversi
pensieri. Amore, orgoglio, paura, timore, desiderio, bramosia. Un
vortice li coinvolse, demolendo la barriera che Edward con tanta fatica
aveva cercato di costruire per proteggerla. Fu il bacio più
breve, più intenso e più sentito di entrambi: era
il loro primo bacio.
Edward
la allontanò bruscamente da sè, quasi come fosse
stato colpito da una scossa elettrica. Evitò il suo sguardo
confuso, per affiancarla e sussurrarle un ultimo: "Addio", prima di
sparire nella notte, come Schicksal aveva fatto poco prima.
Eccomi di nuovo .___. scusate, perdonatemiiii T^T Come al solito non
combino mai nulla di buono, magari ora mi odierete (e non avreste tutti
i torti .___.) ma spero che continuerete a leggere questa storia.
La causa della scomparsa è stata la scuola, ho
avuto un bel po' di problemi ultimamente. Con la nuova legge Fioroni,
ho rischiato grosso - beh, 4 debiti non sono mica pochi
°° - e sono stata costretta a rimediare tutto. Ora,
fortunatamente sono a posto: si tratta solo di mantenere le medie e poi
possiamo anche darsi alla pazza gioia! Dopo aver giustificato la mia
scomparsa (da notare, la seconda °°) passo a questo
capitolo.
Come avrete inteso da voi, è un po' dolce-amaro: la
convinzione di un amore ricambiato, la delusione, il bacio e l'addio...
sembra un po' un grafico, quello con le punte - ho un lapsus mentale,
non ricordo come si chiama ^^'' - che da sotto zero va a cento e
viceversa.
Questo è un capitolo di 'formazione' per tutti i personaggi
presenti in questo frammento: per Schicksal sarà un inizio,
una vittoria, anche se per poco; per Edward e Winry ci sarà
un cambiamento, nel cuore di entrambi.
E' una scena che adoro, quella del loro primo bacio: mette insieme
tutto ciò che ho sempre cercato di esprimere del loro
rapporto in questa fan fiction, la necessità
di amare. Winry lo bacia, nonostante lui abbia appena
scelto la sua rivale; lui la ricambia, nonostante abbia deciso di
tenerla lontana da sé, per la sua incolumità. E'
un gioco di incoerenza che li caratterizza, una lotta tra istinto e
ragione.
Passo alle recensioni <3 Con la speranza, ancora, che mi
perdoniate ç____ç
Lely1441: Mi
sa che d'ansia ti ho fatto morire di certo .____. In effetti la
situazione è esattamente come tu l'hai descritta, ma come si
è visto, qualcuno è intervenuto a fermare
entrambe ^///^ Ah, le donne innamorate, cosa sono in grado di fare...
Bacio, alla prossima (che non si rivelerà un'attesa
così lunga, promesso!)
saku89: Carissima,
la mia mente fa brutti scherzi xD Come avrai notato, ho la testa
decisamente tra le nuvole *si picchia e chiede perdono in ginocchio*
sì, la differenza tra Winry e Schicksal è
ciò per cui Edward preferisce Winry. Direi tingersi del
proprio sangue o del sangue di qualcun altro per colui che si ama
è un bell'atto di coraggio, non c'è che dire, in
entrambi i casi. Grazie cara! Un bacio!
crilli: Non
sei la sola ad entrare di soppiatto con i nick altrui (io l'ho fatto
per mesi .___.) e non farei mai e poi MAI morire Wicchan! Che muoia
Schicksal piuttosto xD No, dei vampiri non bisogna mai fidarsi,
concordo, ma resistere loro è dura... - parlo della storia o
di me? °° - comunque, come hai ben visto Winry
è salva. Anche se immagino che preferirebbe essere davvero
morta, dopo questo addio. Bacio e grazie mille ^^
by ila: Mi
fa piacere sapere che non sono l'unica ad aver avuto problemi a seguire
la storia - anche se io sono veramente un caso irrecuperabile ._. -
Comunque chi mi segue dovrebbe sapere che non permetterei mai a Winry
di compiere gesti simili °° Bacio bacio :*
Alla prossima, entro domenica prossima! <3
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 .The Beginning ***
Capitolo 9
/ The Beginning \
Correva
veloce Edward, per raggiungere Schicksal. Correva per dimenticare il
sapore di Winry sulle sue labbra, il suo odore sulla sua pelle. Sentiva
ancora il suo calore contro il suo eterno freddo, come quando al Polo
sorge finalmente il sole dopo mesi di notte. Correva perchè
non avrebbe saputo cos'altro fare, per liberarsi da quei pensieri.
Correva, mentre ricostruiva in fretta e furia le sue mura di difesa dal
mondo esterno.
Quando
giunse da lei, era riuscito a ricomporsi. Lo sguardo vuoto di Pride -
perchè ormai i due erano personalità ben distinte
- regnava incontrastato sul suo volto, il modo in cui si
avvicinò a Schicksal non tradì nessun segno di
quello che era appena successo. Schicksal osservava la notte dalla cima
di una collina, appena fuori dal centro. Le campagne inglesi erano
scosse appena dalla tiepida brezza che, di tanto in tanto, si
rafforzava e scuoteva anche i loro capelli.
La
vampira sedeva elegantemente sull'erba scura e le sue gambe lunghe e
snelle accavallate l'una sull'altra erano ferme, immobili. Sembrava una
statua di perfetto marmo, fin troppo perfetta nella sua bellezza.
Edward non si sedette al suo fianco, nè accennò
di volerlo fare; rimase in piedi alle sue spalle, ma era questo che
Schicksal cercava in lui. Il vampiro perfetto, a sangue freddo, fermo e
senza pietà. Non poteva - e non avrebbe mai potuto -
lasciarsi andare ad effusioni con lei. Sarebbe stato come confessarle
che stava fingendo. E se voleva proteggere Winry, era l'unica
possibilità che aveva. Il nome di Winry, riportato alla
mente, lo fece rabbrividire un attimo, ma impercettibilmente,
perchè la vampira non si accorse di nulla.
«Pride,
mio adorato» cantilenò Schicksal, con la voce
ammaliante di sirena «hai infine compreso il motivo per cui
noi due siamo destinati a stare insieme?» chiese voltando
appena il capo ed incontrando così gli occhi dorati del
ragazzo. Lo sguardo di Edward non si staccò per un istante
dal vuoto, ma annuì in segno di risposta. Solo allora
incrociò i suoi occhi violacei, da predatrice.
«Devo
farti una richiesta, però.» Una delle sopracciglia
di Schicksal si incrinò appena, spingendolo ad andare
avanti. Edward sostenne lo sguardo indagatore, per non destare alcun
sospetto in lei, che riusciva a leggere nel pensiero.
«Riguarda
la ragazzina?»
«Certo
che no, che vuoi che me ne importi di quell'umana?» Ancora,
lo sguardo della vampira sembrò trapassarlo da parte a
parte, come se ci fosse qualcosa che non le quadrasse.
«Smettila immediatamente di fissarmi, mi irrita.»
la sua voce suonò piatta, ma decisamente minacciosa.
Schicksal distolse subito lo sguardo, abbassandolo in segno di rispetto
e di scuse. «La mia richiesta è di ufficializzare
la nostra unione una volta conclusa la Settima Rossa, ma non prima di
allora.» non ammetteva repliche e la sua 'compagna' lo sapeva.
«D'accordo.»
***
Ogni
giorno era allenamento, addestramento. L'unico esercizio a cui
rifiutava di sottoporsi era la caccia, perchè non aveva la
minima intenzione di perdere l'umanità di cui Winry si era
innamorata. Era anche per lei che adesso stava per partecipare alla
cerimonia di iniziazione della Settima Rossa, che sarebbe iniziata non
appena tramontato il sole. Era stato il suo pensiero costante, l'aveva
accompagnato ogni secondo, tranne quando si incontrava con Schicksal,
che sembrava però non notare nulla.
«Oggi,
Pride» Greed era su di giri, anche troppo. Era tutto eccitato
per via della prova di caccia che si sarebbe svolta quattro giorni
dopo, quella a cui avrebbe partecipato lui. «Finalmente ci
riscatteremo, finalmente potremo farci un nome, divenire
purosangue!» Annuì appena, del tutto
disinteressato. Envy era sparito giorni prima per tornare solo quel
pomeriggio, poco prima che il sole tramontasse. I raggi aranciati del
sole facevano capolino nella casa abbandonata e inondavano la stanza
semi-distrutta, come una sveglia naturale. Come per magia, apparve il
resto del clan: Lust, Gluttony, Wrath e Sloth si materializzarono quasi
contemporaneamente vicino ai loro compagni. Ognuno aveva seguito un
allenamento a parte, per prepararsi a quel grande evento che avrebbe
sconvolto le esistenze di tutti loro. O meglio, le loro non-esistenze.
«Siamo
tutti, a quanto pare» osservò Wrath, prima di
dirigersi verso l'uscita del loro rifugio. Chiunque li avesse visti
camminare insieme, avrebbe forse pensato ad una famiglia aristocratica
a passeggio: Wrath teneva Lust sottobraccio, affiancati da Sloth - che,
con la faccia da svampito che si ritrovava, poteva interpretare
benissimo un maggiordomo -, dietro tre ragazzini, tutti più
o meno della stessa età e, per finire, Gluttony, che
sembrava il cuoco di famiglia.
In
realtà, la loro destinazione era molto diversa da una festa
altolocata o cose del genere: li attendeva un luogo che odorava di
morte, distruzione e disperazione. Edward avvertiva chiaramente quante
vite erano state strappate in quei luoghi e, più si
avvicinavano, più avvertiva un senso di nausea. Non riusciva
a pensare a come avrebbe potuto passare secondi, minuti, ore, giorni in
quel posto. Al suo fianco, Greed sembrava totalmente a proprio agio,
così come gli altri davanti a lui. Probabilmente,
ciò che infastidiva lui, vampiro non ancora completo,
rinforzava quelli più anziani.
Sentiva
la cicatrice dei due canini sul suo collo prendere fuoco, come non
avveniva da tempo. Si portò una mano sul punto dolente, ma
cercò di non far trasparire nulla. Davanti ai suoi occhi si
aprì uno spazio esageratamente grande, contando quanto le
strade di Londra fossero strette e tortuose. Qui, erano radunati
diversi gruppi di persone, attorno alle quali aleggiava un'aria
decisamente sinistra. Non appena entrarono in quello che sembrava un
confine tracciato con il sangue - non volle pensare a chi fosse
appartenuto - tutti si voltarono verso di loro. Come se fosse entrato
qualcuno di alto rango, di potente, qualcuno che era in grado di
metterli in ginocchio con un solo sguardo. Iniziarono a mormorare tra
loro, confusi, straniti. Probabilmente si erano sbagliati, ma com'era
possibile che più di un migliaio di vampiri si sbagliasse
contemporaneamente? La piazza era circondata da fiaccole, ancora
spente. Probabilmente, sarebbero state accese soltanto nel momento in
cui il Padre avrebbe fatto la sua entrata, ovvero quando la Settima
Rossa sarebbe iniziata. Il clan di Edward si fece spazio tra la folla,
per trovarsi proprio nell'esatto centro della piazza: gli altri vampiri
continuavano a lanciar loro occhiate sospettose, mentre il resto
pensava a ben altro.
Un
suono attirò l'attenzione di tutti, esattamente come era
successo quando Wrath e gli altri erano arrivati. La folla si
voltò contemporaneamente verso lo stesso punto, da cui
proveniva il suono, ma anche un'aura particolare, solenne. Chi era
più vicino all'entrata piegò il capo in segno di
rispetto, seguito a ruota da quelli a cui si avvicinava il suono.
Edward non riusciva ancora a distinguere chiaramente cosa stesse
succedendo, ma dalla gravità della situazione,
pensò che fosse arrivato il Padre. Fu allora, ad una ventina
di metri da lui, che lo vide chiaramente.
Era
un uomo di una certa avvenenza e di un certo fascino, ma non fu quello
a colpirlo se non la somiglianza che c'era tra loro due. I capelli
biondi dell'uomo erano legati in un sottile fascio dorato, con i
piccoli occhiali tenuti in bilico sulla punta del naso. Gli occhi, a
differenza degli altri vampiri comuni, erano dorati, come i suoi. Il
volto gli era familiare, ma era troppo sconcertato per pensare a
qualcosa di coerente, almeno fin quando i loro occhi s'incrociarono.
Fu
come tornare indietro nel tempo: tutti e due non erano cambiati di una
virgola dall'ultima volta in cui si erano visti, perchè era
stata la notte in cui Edward era diventato un vampiro. Era stata la
notte in cui aveva perso tutto... o così credeva.
Cercò qualsiasi appiglio per non credere che il Padre tanto
acclamato, tanto rispettato, fosse il suo, di padre.
Angolo
dell'autrice: Eccoci di
nuovo qui, finalmente puntuale! Ooooh .___. sono felicissima che non vi
siate dimenticate di questa storia! Non sapete quanto piacere mi ha
fatto ^^ Comunque questo è un capitolo di "stop" del
rapporto tra Ed e Wicchan, però non per questo meno
importante: inizia, infatti, la Settima Rossa, che sentiamo nominare
dai primi capitoli e che sconvolgerà in maniera
imprevedibile tutto e tutti, vampiri e non, sin dall'inizio. Chi poteva
interpretare il ruolo del Padre se non Hohenheim? ** Quell'uomo
è sempre stato un personaggio enigmatico e, a modo mio, mi
è sempre piaciuto scoprire e capire qualcosa di
più. E' una fonte inesauribile di scoperte ^^ Per Edward
è, naturalmente, uno shock senza precedenti, ma confido nel
spiegare tutto nei prossimi capitoli.
Un
altro punto di domanda che, forse, vi ho lasciato, ma sul quale
potreste già avere dei presentimenti è: ma
perchè i vampiri si sono voltati tutti quando è
entrato il clan di Ed? Eheh xD Questo lo scoprirete nelle prossime
puntate, se non avete già qualche dubbio...
Adesso
passo ai commenti, che mi hanno fatto ancora, ancora più
piacere del solito ** Grazie mille TT^TT
Lely1441: Beh, certo
che Edward non è innamorato di Schicksal, che diamine xD Non
la digerisce << però deve fare questa farsa
per salvaguardare Winry... Comunque, quando avevo finito di scrivere il
capitolo, mi sono messa ad inveire da sola contro Edward (sono una
pazza visionaria, lo so °° sarà colpa mia,
se lo scrivo io, no?); il fatto è che sono convinta che
l'avrebbe fatto anche se la storia non fosse stata mia. E' nel suo
carattere fare l'altruista << salvare il mondo
<< eccheppalle << Però Ed
è fatto così e noi lo adoriamo per questo ^^ io
poi ho un debole per gli altruisti che tentano di salvare il mondo
senza riuscirci °° sono quasi sempre dello stesso
stampo di Edward - ultimamente, ho notato una certa somiglianza tra lui
e il protagonista di D. Gray-Man, Allen Walker, che anche lui mi piace
da impazzire >///< anche se Allen è
decisamente più ingenuo e più gentile di Ed xD -
un po' scemi, scontrosi ma con un cuore grande quanto il loro coraggio
<3 Comunque, quando ho creato Schicksal, sapevo che sarebbe
presto uscita di scena, una volta comparsa: è un personaggio
di passaggio che, però, riesce ad ottenere l'effetto
contrario del suo desiderio e, come suggerisce il suo nome (Destino),
ci delizierà con una bella modifica degli eventi ^^ Io ti
ringrazio tanto, un bacione!
saku89:
Wa
** tu non sai cosa sarebbe successo ad Edward se solo fossi stata
presente sul momento << Eccheccavolo <<
sempre a rincorrere le cose sbagliate! Comunque anche lui ha i suoi
motivi per lasciarla lì da sola .__. comunque, chi lo sa se
è un addio o no? Solo il tempo lo rivelerà...
Grazie milleH **
by
ila: Cara, e chi
ti capisce più di me, riguardo alla scuola? ._. Non sarebbe
tanto il fatto che devi studiare, ma il fatto che ti toglie il tempo
per fare tutte le cose che ti piacciono di più! Argh
<< Mi fa piacere che il messaggio del 'dolce-amaro' sia
arrivato a chi l'ha letto, perchè significa che vi ho
trasmesso cosa provavo io mentre lo scrivevo: in realtà le
dita si muovevano da sole, mentre mi immaginavo la scena. E' stata una
delle scene più belle che abbia mai scritto in vita mia...
tutte le storie hanno un momento particolare da ricordare, no? Ecco,
per me è questo. Quando mi viene in mente Let Me Be, si
succedono le immagini dell'incontro di Ed e Al e poi il bacio tra il
primo e Winry. Diciamo che sono stati i momenti che ho preferito
scrivere, perchè sono entrata sia nelle mente di Edward, che
in quella di Winry. Comunque, a me fa piacere solo il fatto che tu
commenti o che tu legga ** mi sento realizzata come "scrittrice".
Grazie, grazie ed ancora grazie! Byez <3
Syah:
Ma
tu mi alzi sempre i punti interrogativi che si scopriranno nel capitolo
dopo xD No, va benissimo così: in effetti, se si
è parlato tanto di Ed e Al, non si è ancora
parlato per nulla di Winry e del suo passato; per ora mi sono
soffermata solo sul rapporto che si crea tra lei e Edward, ma nel
prossimo capitolo sapremo come stanno veramente le cose. Oltretutto,
mancano ancora due personaggi principali all'appello, che faranno
all'entrata tra mooooolto, moooolto poco tempo... E spero con questo di
aver alimentato e allo stesso tempo soddisfatto la tua
curiosità ^^ Grazie millissime <3
Anteprima: "«Mi
spiace aver fatto irruzione solo ora, nella vostra vita, Miss
Winry» l'interessata continuava a guardarlo, non capendo il
significato delle sue parole. «Ma sono venuto a conoscenza di
alcune cose solo adesso, ormai adulto, e vorrei mettervene a
conoscenza, com'è giusto che sia.»"
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 .Chi sono io? ***
Capitolo 10
/ Io... chi sono? \
Un
leggero bussare avvertì Winry della sua presenza. Alphonse
aveva tentato in ogni modo di tirare su il morale alla ragazza, senza
riuscirci. Non sapeva cosa fosse accaduto, quando era uscita a far
compere, ma era sicuro che doveva averla sconvolta. La sua coinquilina
non mangiava da giorni e non aveva la minima intenzione di uscire dalla
sua stanza. Bussò ripetutamente ma, come sempre, non ebbe
alcuna risposta. Sospirò e scese nuovamente di sotto,
arrangiandosi per il pranzo; fu interrotto mentre stava apparecchiando
la tavola, così lasciò i fornelli e corse alla
porta, dato che avevano suonato. Il visitatore era un ragazzo sulla
trentina, moro, vestito in modo impeccabile. Aveva un aspetto piuttosto
nervoso, imbarazzato in un certo senso, ma Alphonse non lo aveva mai
visto.
«Posso...
Posso esservi utile?» chiese incerto il castano, vedendo che
l'altro che esitava. L'uomo esitò, poi emise un sospiro. A
parte il visibile nervosismo, Alphonse pensò subito che
aveva un aspetto fiducioso, nonostante non lo avesse mai visto in vita
sua.
«Il
mio nome è Roy Mustang, Mister Elric.» anche il
suo modo di parlare era estremamente impeccabile e tutto, di lui,
sembrava suggerire origini aristocratiche «Sono qui
perchè sono al corrente che ospitate una ragazza che si
chiama Winry, Winry Rockbell; potrei incontrarla?» Alphonse
lo guardò basito, sinceramente stupito del fatto che stesse
cercando Winry. Di tutte le ragioni che poteva aspettarsi, per quella
visita, era l'unica che non si aspettava.
«Provo
a chiamarvela, ma non credo che sia nello stato d'animo giusto per
ricevere visite» l'uomo parve molto dispiaciuto, quindi il
padrone di casa tentò di recuperare «Ma intanto,
se volete accomodarvi!» così, fece strada a Roy
per il soggiorno, dove lo lasciò sedere su una delle tre
poltrone, per poi recarsi nuovamente al piano superiore, per bussare
alla porta di Winry. «Winry, sono ancora Alphonse»
si annunciò il ragazzo «c'è una persona
che desidera vederti.»
Non
seppe mai cosa scattò nella testa della ragazza;
ciò di cui fu certo fu che Winry, dopo giorni passati in
solitudine, accorse fuori. La trovò abbastanza sciupata: le
guance erano incavate, gli occhi spenti e rossi, come se avesse pianto
molto. Senza che se ne accorgesse, la sua mente elaborò
prima l'immagine della ragazza che si stringeva a Edward, suo fratello,
più la sua improvvisa scomparsa e ora quella depressione di
Winry.
«Chi
è?, chi è?» ripeteva, mentre scendeva
le scale a balzi. Alphonse la raggiunse solo in salotto, dove
trovò Winry e il loro ospite, Roy, a guardarsi incuriositi.
L'uomo si alzò e piegò il capo, in segno di
saluto e Winry, ancora attonita, ricambiò il cenno. Fece di
tutto per mascherare la delusione del suo cuore.
«Mi
spiace aver fatto irruzione solo ora, nella vostra vita, Miss
Winry» l'interessata continuava a guardarlo, non capendo il
significato delle sue parole. «Ma sono venuto a conoscenza di
alcune cose solo adesso, ormai adulto, e vorrei metterne a conoscenza
anche voi, com'è giusto che sia.»
«Ho
scordato il significato della giustizia» sospirò
Winry, prima di accomodarsi sulla poltrona di fronte al ragazzo
«ma vi ascolterò, Mister...?»
replicò la ragazza, guardandolo con crescente
curiosità. Alphonse si accomodò vicino a lei
nonostante si sentisse di troppo. Aveva come l'impressione che se
l'avesse lasciata di nuovo sola, senza una spalla su cui appoggiarsi,
non ce l'avrebbe fatta.
«Miss
Winry, esattamente come scrive la lettera di mio padre, voi somigliate
in modo impressionante alla donna che ho sempre considerato mia madre,
scomparsa tanti anni fa» iniziò Roy, con un nota
di malinconia sia negli occhi che nella voce. «era una donna
bellissima, ma di umili origini. L'amore tra lei e mio padre non fu mai
accettato dalla famiglia di lui, che aveva previsto il suo matrimonio
con una contessa delle parti di York, una donna molto viziata e che mio
padre non riusciva a sopportare. Tutto ciò portò
entrambi alla disperazione e mio padre finì con lo sposare
la contessa di York, venuta a mancare quando io venni alla luce e a
continuare ad amarela donna che avrebbe voluto con sé. Ad
allevarmi fu una nutrice, la stessa donna che era l'amante di mio
padre, la stessa donna che ha dato alla luce voi, Miss.» Roy
pronunciò quella frase con cautela, anche se non poteva
sapere già a cos'era stata sottoposta la ragazza, a causa
dell'amore. Winry era pietrificata, Alphonse spalancò gli
occhi. Winry non aveva mai parlato della propria famiglia, delle
proprie origini; in effetti, il ragazzo non sapeva assolutamente nulla
della vita della ragazza.
«Siete...
siete sicuro di quello che dite, Mister Mustang?»
azzardò Alphonse, dato che la ragazza non si azzardava ad
aprir bocca. «Voglio dire, avete delle prove di questa
storia?» l'uomo annuì e tirò fuori
dalla tasca della lunga giacca una lettera. La tese a Winry, ma fu
Alphonse a prenderla. Il ragazzo la lesse tutta d'un fiato, scorrendo
ogni singola parola intrisa di amore, dolore, sentimenti, emozioni
umane. Un amore impossibile da realizzare, un sentimento ben lungi
dall'essere dimenticato, ancora vivo nel cuore di entrambi gli amanti,
nonostante la vita ormai appassita.
«Mia
madre... mia madre cos'ha fatto?» balbettò Winry,
senza alzare lo sguardo. Roy sospirò, osservando con gli
occhi nero pece l'esile figura della sua sorellastra, avvertendo
chiaramente quanta sofferenza la ragazzina dovesse aver già
aver provato. « Cos'ha fatto, quando vostra madre
è venuta a mancare?»
«Ha
continuato ad allevarmi e ad amare in segreto mio padre, fin quando non
ha scoperto di aspettare un bambino. A quel punto, è fuggita
e mio padre non è più riuscito a rintracciarla; a
quell'epoca avevo più o meno dieci anni.»
calò il silenzio. Lacrime copiose inondavano il volto di
Winry, che stringeva l'orlo dell'abito scuro che indossava, mentre
pensava all'ironia della sorte. Lei e sua madre avevano avuto un
destino simile: un amore impossibile, il tentato tutto per tutto e il
crollo. Ricordava poco di sua madre, ma sapeva quanto venisse
maltrattata dallo stesso uomo che aveva preso poi lei in custodia.
«Mamma,
dove vai?» la sua
voce, nonostante l'innocenza, tradiva un cenno di preoccupazione. La
donna dei suoi ricordi si voltò verso di lei e sorrise,
chinandosi per scompigliarle la chioma dorata e baciarle la fronte. Il
bel volto era truccato, sfigurandone in parte la purezza e la bellezza
con volgarità, ma il vestito nascondeva numerosi lividi e
parecchie ferite, come il suo sorriso mascherava la sua anima provata e
straziata da un sentimento troppo forte.
«Tornerò
presto, Winry. La tua mamma ti racconterà un bella favola,
una volta a casa.» e, detto
questo, si alzava e le voltava le spalle, allontanandosi da lei in
lacrime. Quella era stata l'ultima volta che aveva visto sua madre,
perchè non era più tornata a raccontarle nessuna
fiaba.
«Mister
Mustang, perchè siete venuto qui a raccontarle certe cose
solo adesso?» chiese Alphonse, nel tentativo di contenere la
rabbia. Passò un braccio attorno alle spalle di Winry, che
aveva preso a singhiozzare sommessamente. L'uomo abbassò lo
sguardo, a mo' di scusa per quello che aveva fatto.
«Mio
padre è scomparso alcuni giorni fa e quello è il
suo ultimo lascito. Volevo mettere al corrente mia sorella - si,
perchè vi considero mia sorella, Miss Winry - della
verità e volevo invitarla a vivere con me, nel nostro
palazzo.» Alphonse impallidì e fece ancora
più presa sulle spalle della ragazza. Non potevano portargli
via anche lei, non dopo la sua famiglia... «Accettate o no,
sorella mia?» chiese, rivolgendosi a Winry, che non aveva
più parlato. Alphonse si voltò verso lei, ma la
ragazzo non lo degnò di uno sguardo.
«Accetto.»
Angolo
dell'autrice: Eccomi di ritorno! Sono riuscita ad essere
puntuale anche questa settimana! *si congratula con sé
stessa* Vedo che Hohenheim versione vampiro riscuote successo ** mi fa
molto piacere! Comunque parlerò dello scorso capitolo nelle
risposte ai commenti (quanti *_*), adesso parliamo un po' del passato
di Winry.
Sin dall'inizio, non sapevamo molto di Winry: era solo una ragazza
sfortunata che, in seguito a circostanze sconociute, si era ritrovata a
fare la prostituta. Adesso, sappiamo cos'è successo alla sua
famiglia - che per lei non è mai esistita - e sappiamo che
la passionalità e la forza con cui ama Edward viene da sua
madre.
Non è stato facile immaginarmi Roy come fratellastro di
Winry, ma avevo già in mente che lui, visto che è
un personaggio principale che non vedevo l'ora di inserire, avrebbe
aiutato la sorella nel vivere a meglio la sua vita. Roy è,
in quasi tutte le mie storie, un personaggio positivo, caro alla trama
principale e poi ce lo vedo proprio vestito da nobile ** (ehm, ehm
.___.) All'inizio avevo deciso di non far influire Roy sulla scelta di
Winry tra l'amore per Edward e una vita normale, ma poi ho pensato che
un amore fraterno già così forte da adesso nei
confronti di lei non poteva non influenzare il modo di vedere le cose
di Winry.
Non pensate che mi sia dimenticata di Riza! Ci sarà una
bella sorpresa (<3). Un altro punto su cui vorrei soffermarmi
è Alphonse. Qui si avverte quanto per l'affetto per Winry
sia cresciuto, quanto lei sia importante nella sua vita. Penso che
crescere da solo, in una casa così grande, non sia stato
semplice. Quando Winry è entrata nella sua vita è
nata una nuova speranza di felicità; oltretutto, Winry ha
fatto di tutto per riportare Edward da lui, anche se poi il testone se
ne è riandato. Il loro rapporto mi piace e non mi piace,
perchè la vedo come una cosa a senso unico: Winry prova
gratitudine per Al, ma niente di più (il fatto stesso che
abbia scelto di andare a vivere con Roy che, anche se è suo
fratello, conosce a malapena, è una prova schiacciante di
quanto ciò che prova Winry per Al sia semplice gratitudine
ed amicizia) e lui ne soffre. Sa chi è l'oggetto dei
pensieri di lei e sa quanto lei soffra per suo fratello. Il rapporto
tra Ed e Al, qui, è un po' diverso rispetto a quello reale,
ma ne sapremo di più nei prossimi capitoli. Ora passo alle
recensioni!
crilli: Chi poteva essere il Padre, se non Hohenheim? Io
lo trovo perfetto e sono contenta che tu abbia un'indegna ammirazione.
Anche qui, il nostro caro tenebroso padre di Ed e Al ha un'enigmatica
esistenza e la sua essenza non è certo umana. Ne sapremo di
più, come tutto del resto, nei prossimi capitoli. Grazie
mille e un bacio!
Lely1441: D.
Gray-Man è diventata davvero una passione per me. Lo adoro e
Allen è proprio adorabile <3 Ehm, ehm ^^'' comunque
sì, l'inizio della Settima Rossa è in
realtà un capitolo di transizione, da adesso in poi se ne
vedranno veramente di cotte e di crude! Un bacione grande!
linkarella: Mi
spiace deluderti, ma Ed e Winry non si vedranno per un po', purtroppo.
Mi fa piacere che tu mi segua da così tanto! Voglio
rassicurarti che cercherò di riprendere il più
presto possibile Amore - Testo Base. Oh sì, Allen
è assolutamente più gentile di Ed, ma adoro i
loro lati oscuri <3 Grazie mille, un bacio!
Kaggi_Inu91: Carissima,
le new-entry sono sempre bene accolte per gli autori! Sono felicissima
che ti piacciano le mie fic e non ti preoccupare: tu sapessi quanti
problemi ho avuto io con il pc! Quindi ti comprendo.
Cercherò sicuramente di leggere le tue fic, mi fa molto
piacere ^^ e le fan dell'EdWin non sono mai troppe! Vedo che il Padre
è stato molto apprezzato... Sono felice! Un bacione <3
Shatzy: Quanto
tempo ** Intanto ti ringrazio per averla letta, è stata una
piacevolissima sorpresa aver trovato la tua recensione giorni addietro.
Addirittura ti ho fatto dimenticare del RoyAi? °°
Allora credo a tutti i complimenti che mi hanno fatto fino ad ora (non
si sa perchè, ma non sono mai convinta dei capitoli che
scrivo). Hai ragione, alcuni momenti sono decisamente affrettati, ma
sempre causa scuola. Adesso la sto prendendo più
con calma, dato che altrimenti rischio di non farvi capire un tubo. E
sono contenta di essermi lasciata dietro un po' di errori di battitura
- i problemi dello scrivere con WordPad - perchè erano
bruttini da vedere e da leggere. Roy è già
comparso e Riza ne seguirà l'entrata tra due capitoli, dato
che nel prossimo mi incentrerò su Ed e sulla storia di
Hohenheim. In quanto a Schicksal, mi aspettavo la domanda xD si legge
Scicsal, alla tedesca (il nome ha quell'origine, significa destino) .
La Settima Rossa era inizialmente la Settimana Rossa, in effetti, poi
da un errore di battitura si trasformata in Settima Rossa. Le mie
amiche mi avevano suggerito di nominarla Settima Rosa, ma non mi
piaceva granchè. La Settima Rossa ha comunque il sette che
rimanda alla settimana e il rosso che ricorda il sangue, quindi ho
deciso di lasciarlo così. Il rosmarino... Winry l'ha preso e
l'aveva insieme al resto della spesa mentre tornava da Al, prima di
incontrare Schicksal. Amore - Testo Base cercherò di
riprenderla il più in fretta possibile, ma ormai credo si
vada alla fine della scuola (ovvero la prossima settimana mi
metterò sotto ._.) Grazie mille carissima, un bacio!
by ila: Roy
a fare il Padre? Non sarebbe stata una cattiva idea! Ma dato che Edward
deve odiarlo con tutto il cuore, il Padre - e diciamocelo, non odia
così tanto il povero Roy - ho deciso che Hohenheim sarebbe
stato perfetto. In realtà Edward odia suo padre, anche
quando credeva fosse morto, perchè non ha saputo proteggere
sua madre. Figuriamoci ora... comunque chiarirò tutto nel
prossimo capitolo! Un bacione <3
Anteprima:
«Sapevo che non l'avevi dimenticata, ho letto nella tua
mente... Edward» la ragazza continuava a sanguinare, mentre
le palpebre si facevano pesanti. Edward la guardava atterrito,
addolorato, nonostante avesse tentato di uccidere la persona che amava
«ti ho amato così tanto...»
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 .I really wanted to die ***
Capitolo 11
// I really wanted to die
\\
Edward temette di avere un mancamento, fin quando non si
ricordò che i vampiri non si sentivano male. Era vero,
però, che le gambe avevano iniziato a tremargli e faticava a
reggersi in piedi. Il Padre, suo padre, Hohenheim della Luce - mai
prima di allora aveva trovato più ridicolo tale titolo -
l'aveva semplicemente ignorato. Il padre che non era stato capace di
proteggere sua madre, nè lui e Al, i suoi figli, era a capo
degli assassini che gli avevano rovinato la vita. I pugni si strinsero,
digrignò i denti e la terra si mosse per tre secondi buoni,
scatenando una curiosità generale e mandando in allerta
tutta Londra. Le costruzioni più vecchie avevano vacillato,
di fronte alla sua rabbia. Lacrime immaginarie presero a scorrergli sul
volto, visibili solo a chi conosceva il suo cuore - cerchia ristretta
di persone, nessuna delle quali presenti. Le immagini che avevano
torturato il suo cuore, la sua anima per dieci anni non furono mai
così dolorose: ogni singolo ricordo del padre era una
pugnalata e cadde a terra, spossato e sconvolto.
«Pride?» azzardò una voce confusa tra le
altre. Non distingueva più nulla, finchè non
calò il silenzio. Quello lo avvertì chiaramente,
dato che il ronzio confuso scomparve. Una mano si poggiò
sulla sua spalla e, quando alzò lo sguardo, vide quegli
occhi dorati che aveva sempre disprezzato, ma mai odiato.
«Victor, fa' portare questo ragazzo alla mia
tenuta.» quello che Edward inquadrò come il
maggiordomo del padre sembrava restio a tale richiesta,
finchè un'occhiata di ghiaccio non lo spronò a
fare quanto ordinato. «Subito.» aggiunse Hohenheim.
Edward fu caricato sulla carrozza e guidato fuori dal cerchio tracciato
col sangue. Il vuoto regnava incontrastato nella sua mente, mentre
appoggiava la fronte al finestrino del mezzo, chiudendo gli occhi.
Rievocò, nei suoi ricordi, il sorriso di Winry, il suo
abbraccio pieno di calore e le sue parole: "Per amore di Edward".
Bastò questo a placare la sua rabbia incontrollata,
infinita. Non era detto che quell'uomo fosse Hohenheim, poteva anche
essere un suo simile o un suo antenato. L'ipotesi, per quanto
improbabile potesse essere, fu quella in cui volle credere fin quando,
ormai accomodato nel soggiorno, il Padre non fece la sua entrata.
«Perchè mi avete fatto portare qui?»
chiese con tono pacato. L'uomo lo guardò con malinconia,
prima di avvicinarsi a lui e chinarsi a baciargli la fronte. Edward
sentì una scarica elettrica attraversargli la colonna
vertebrale e lo spinse via, balzando in piedi. «Quindi...
quindi è come pensavo! Tu... TU!» l'ira che Winry
- o almeno, la sua immagine - era riuscita a placare tornò
centuplicata. I quadri attaccati in modo impeccabile alle pareti si
lacerarono, prima di cadere a terra. Lo stesso Hohenheim si
ritrovò con la lunga giacca nera ridotta a brandelli.
«Edward, calmati, te ne prego. Se sarai disposto ad
ascoltarmi, ti spiegherò come stanno le cose, ma ho bisogno
che tu stia calmo.» Gli occhi color oro di entrambi si
fronteggiarono, quelli del figlio fiammeggianti. Riuscì a
sedersi e a controllarsi, almeno in parte: alcuni oggetti continuarono
a vibrare. «Grazie.» si limitò a dire
l'uomo, accomodandosi sulla poltrona davanti al camino. Edward dovette
reprimere il ricordo di sè stesso, ancora vivo, che gli
portava il giornale del mattino, mentre lui se ne stava seduto su una
poltrona del tutto simile a quella su cui sedeva adesso.
«Preferivo pensare che tu fossi morto nel tentativo di
salvare la mamma» mugolò, non riuscendo a
mascherare il proprio dolore «ma, oltre a non essere morto,
tu sei il capo degli assassini che hanno distrutto la nostra - anzi, la
mia - famiglia! Sei un degno Padre, un degno primo vampiro,
davvero.» Un vaso si ruppe.
«Vuoi ascoltare la storia di un povero vecchio vissuto troppo
tempo contro la propria volontà?» Edward tacque
«Hohenheim della Luce non è il mio vero nome. A
dir la verità, non ho nessuno nome. Ero un trovatello senza
genitori, ridotto a fare lo sguattero per un dottore che lavorava nei
pressi di Monaco di Baviera. Avevo sedici anni quando il dottore mi
usò come cavia per un suo esperimento.» il volto
dell'uomo non tradiva alcuna emozione «All'inizio non accadde
nulla di particolare, fin quando, ormai adulto, attaccai il dottore nel
cuore della notte, troncandogli l'osso del collo e nutrendomi del suo
sangue. Ero inorridito da me stesso, ma non avevo agito di mia
volontà. Scappai da Monaco quella notte stessa.
Ogni giorno era una sofferenza, ma mi allontanai dalla Germania,
raggiungendo i monti Urali in tre giorni. La mia potenza fisica e la
mia velocità superavano qualunque limite umano e non. Mi
rifugiai nei boschi di quei luoghi gelidi, vittima di un freddo che non
avvertivo. Nel silenzio della natura, mi accorsi che il mio cuore aveva
smesso di battere.
Rientrai nel mondo civile 100 anni dopo l'accaduto. Alcuni viandanti
ignari che avevo morso e che si erano trasformati in creature come me,
mi seguirono ed iniziarono a venerarmi. Migrammo in massa verso
l'Inghilterra, cercando di reintegrare i miei compagni nella
società di allora, senza però riuscirci:
sfuggirono al mio controllo, che davo ormai per scontato e cominciarono
a seminare il panico e a creare ancora nostri simili, dannati alla
dipendenza di sangue umano. Riuscii ad impormi su di loro grazie ai
poteri supplementari che possedevo e loro mi etichettarono come loro
"Padre". Circa a quel tempo nacque la leggenda dei 'vampiri' e fu
così che la nostra esistenza prese un nome.
Passarono ancora 300 anni, durante i quali mi occupai di regolare
l'esistenza dei vampiri e di tenerli il più alla larga
possibile dagli esseri umani. Nel frattempo, ero diventato un uomo
politico molto potente, almeno a York, la cittadine dove vivevo e dove
incontrai Trisha, tua madre.» Edward fremette un attimo, ma
l'esistenza del padre lo faceva rabbrividire: pensò a quanto
dolore aveva provato, nei suoi primi giorni da vampiro e pensare che
lui aveva dovuto affrontare tutto da solo, senza sapere ciò
che gli stava accadendo... «Il suo sorriso scaldava il mio
cuore ormai morto e lo riportava in vita. Era l'unica tra le tante
donne con cui mi ero costruito una storia, un matrimonio - ne avevo
avuti, in 300 anni! - che riusciva a farmi sentire vivo. E poi, non so
per quale miracolo, pochi anni dopo il nostro matrimonio, sei nato tu,
Edward.» Gli occhi di suo figlio, si accorse Hohenheim, che
li incrociava solo in quel momento, erano velati da una patina lucida.
Edward, in quanto non ancora vampiro completo, presentava ancora alcune
cose tipiche degli umani, in lui ormai svanite da molto tempo.
«E poi ne ha seguito la nascita di Alphonse, fino ad arrivare
a quella maledetta notte.»
Calò il silenzio per una manciata di secondi e, quando
Hohenheim stava per riprendere a parlare, la porta si
spalancò, rivelando il maggiordomo di poco prima, Victor,
che si lasciò andare ad un inchino talmente profondo che
sfiorò quasi il pavimento.
«Venerabile Padre, una delle tedesche ha perso uno scontro e
sta per morire. Ha chiesto come ultimo desiderio di vedere un certo
Pride.» Edward scattò in piedi, immaginando
benissimo chi potesse essere. Hohenheim fece un cenno a Victor, che si
dileguò e rivolse un'ultima frase a suo figlio.
«Edward, quando Trisha è morta e tu sei
scomparso... ho desiderato morire come mai nella mia
esistenza.» Edward lo guardò in modo
indecifrabile, prima di correre via, raggiungendo il più in
fretta possibile il luogo dove si era tenuta la prima prova della
Settima Rossa. Nonostante avesse quasi ucciso Winry, Schicksal era
diventata l'unica a tenere a lui, non solo per i suoi poteri o per la
sua potenza di vampiro. Avvertiva un sentimento forte da parte di lei,
che lui non riusciva a ricambiare. Schicksal era, per lui, una ragazza
come Winry: una ragazza condannata ad un'esistenza che in
realtà non desiderava. Lo avvertiva, nonostante la sua
spavalderia, nella malinconia che coglieva in alcuni suoi sguardi
rivolti a lui. Si fece largo tra la folla di curiosi, mentre sentiva il
pianto disperato della ragazza.
«Pride! Pride! Lo voglio vedere... un'ultima
volta...» Edward riuscì ad arrivarle accanto,
accolto con una curiosità indecente da parte di tutti: ma
chi era questo vampiro che riceveva un colloquio col Padre e che veniva
invitato a casa del Venerabile?
«Sono qui, Schicksal. Adesso calmati.»
«Volevo... vederti un'ultima volta, prima di scomparire,
amore mio.» dei rumori di rottura provenivano dall sua pelle;
di lì a poco, si sarebbe ridotta in cenere. «Io lo
sapevo, sai?» disse, sorridendo, per quanto fosse possibile.
«Cosa?»
«Sapevo che non l'avevi dimenticata, ho letto nella tua
mente... Edward» la ragazza continuava a sanguinare, mentre
le palpebre si facevano pesanti. Edward la guardava atterrito,
addolorato, nonostante avesse tentato di uccidere la persona che amava
«ti ho amato così tanto...»
«Sciocca, non chiamarmi per nome...» le
sussurrò, sfiorandole la fronte.
«Non te l'ho mai detto, ma il tuo nome mi piaceva tanto.
Però preferivo pensare che Edward amava lei e Pride amava
me. Dimmi che è stato così, ti prego!»
«E' stato così, mia adorabile sciocca. E' stato
così...» ma il suo non fu altro che un sussurro al
vento, che si portava via la cenere di colei che era riuscita a farsi
apprezzare dal vampiro che coesisteva assieme a lui.
Giunse
la domenica e giunse anche l'undicesimo capitolo di Let Me Be! Si
è scritto da solo, lo ammetto. Mi ha coinvolta molto la
storia di Hohenheim - che, come avrete notato, è ancora da
concludere - e la morte di Schicksal è stata la ciliegina
sulla torta. Non pensate, adesso, che Edward sia doppiogiochista, eh!
Lui ama Winry, la ama con tutto sè stesso, ma la vampira
è stata l'unica a dimostrargli affetto nel momento in cui ne
aveva bisogno. E mi è piaciuto descrivere questo lato dolce
di lei - sono forse troppo affezionata ai cattivi che creo? - che ha
amato Edward con tutta sé stessa. Schicksal è
stata una ragazza come tante altre e, di conseguenza, riesce ad amare
come le altre.
Quello su cui vorrei incentrarmi, ora, è il titolo di questo
capitolo. "I really wanted to die" rappresenta il pensiero
più nascosto di ogni vampiro: il fatto stesso che Hohenheim
lo confessi a Edward, ne è la prova. Trovo che questo
desiderio di morire per i vampiri rappresenti la parte ancora umana che
covano nella loro anima e che sia, in qualche modo, la loro ancora di
salvezza.
Hohenheim... sono, credo, andata contro ogni precedente storia sui
morti viventi che esistano: Hohenheim è riuscito a concepire
ben due figli da Trisha. Essendo io una romantica di natura, ho pensato
che poteva essere stata la forza del loro amore, più il
fatto che Hohenheim non è proprio un vampiro qualunque...
Bah, ho fatto un gran casino --" Beh, nel prossimo capitolo torneremo a
incentrarci su Winry, Al, Roy e - rullo di tamburi - Riza! Passo alle
recensioni **
Shatzy: Con
la scuola finita, ora è proprio una pacchia! Certo che ho
risposto alle tue domande e non erano idiote XD Anche secondo me la
scelta di Winry è sensata: la casa di Al è troppo
piena di Edward e anche il fatto di sentirsi parte di una famiglia non
può che giovare alla sua situazione. Sì, il
passato di Winry e Roy è triste, ma cosa non è
triste in questa fic? °° Non vedo l'ora che entri Riza
per risollevare un po' la situazione generale, con il suo rapporto con
Roy. Ci saranno parecchi colpi di scena, da qui in avanti... E adesso
mi metterò sotto per portare avanti le altre fic! Un bacio
grande **
crilli: In
effetti detta così sa veramente di Beautiful xD
Però ho dimostrato che a Schicksal fregava di Edward e ne
sono contenta ** e anche a lui fregava di lei... Insomma, le cose
stavano un po' nascoste alla luce del sole, ma piano piano stanno
venendo fuori tutte! Un bacio anche a te :*
by ila: Ma
quando mai io faccio le cose normale, me lo spieghi? xD No, scherzi a
parte, in effetti ce lo vedo poco Roy fratello di Winry, anche se spero
che sarà un bravo fratello maggiore ^^'' (minaccia OOC a ore
12!) Mi sono affezionata a Hohenheim, grazie a questa fic xD Grazie a
un bacione!
Kaggi_Inu91: Spero
di aver dissipato la tua ansia, carissima xD Davvero ce li vedi come
fratelli? ** Oooh, che cosa strana xD Io per nulla - e meno male che la
fic la scrivo io! - però cerco di fare del mio meglio ^^''
Madonna, ma ti immagini il nostro colonnello vestito da aristocratico
inglese? ** OddioooooH (attacco da fangirl acuto xD) Ti ringrazio
moltissimo e un bacio anche a te!
Blacklight:
Anche lei sa quanto sia ingiusto nei confronti di Alphonse andarsene a
quel modo, ma anche lui, secondo me, capisce l'importanza che questo
cambiamento può portare nella vita di Winry. E', come mi
sembra di aver già detto, l'affetto della sua vera famiglia,
nonostante la scomparsa del padre e della madre e per lei, che non
conosce per nulla il significato di "famiglia" può essere
una buona cosa. Comunque capirete meglio nel prossimo capitolo ^^ Spero
che la storia su Hohenheim ti sia piaciuta - fa molto manga, devo dire
xD Un bacio anche a te!
Siyah: No,
non capita di certo tutti i giorni xD Comunque sì, questa
povera Winry ne ha passate davvero molte, adesso troppe! Per questo ha
bisogno di un ambiente tranquillo, staccato dal dolore giornaliero e
più vicino all'affetto e al calore di una famiglia... Grazie
mille!
Anteprima: «Winry,
tu quante volte perdoneresti il mio fratellone, nonostante le vostre
incomprensioni?» la allontanò appena da
sé e cercò di sorridere. «E'
ciò che provo anch'io, Winry. Ti amo.»
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 .Bell's Melody ***
Capitolo 12
// Bell's
Melody \\
Winry
chiuse il baule, sospirando. Aveva bisogno di fuggire da quella
realtà, fin troppo simile a Edward. Quella stanza, poi, che
era stata sua, sembrava parlare di lui, nonostante non ci fosse niente
di particolare, all'interno. Alphonse la aspettava nel corridoio, per
trascinare il baule giù per le scale.
Era
una schifosa egoista: Al le aveva offerto una casa, amicizia, affetto e
il calore di una famiglia. E lei non sarebbe mai stata in grado di
sdebitarsi. Oltretutto, se ne stava andando da un perfetto sconosciuto,
nonostante il legame di sangue, che l'aveva accolta nella sua famiglia.
Si chiese se il suo destino non fosse quello di vivere alle spalle
degli altri, ma scosse la testa: era pervasa da quei pensieri solo per
il senso di colpa nei confronti di Alphonse.
Aprì
la porta della stanza, cercando con lo sguardo il ragazzo: se ne stava
seduto sulla cassapanca poggiata nel corridoio, con lo sguardo assente
e pensieroso. Il cuore di Winry si strinse e la ragazza gli si
avvicinò. Gli accarezzò le guance e fu solo in
quel momento che il castano si accorse della sua presenza. Ma
perchè era sconvolto a tal punto? Preferì non
rispondersi, perchè conosceva da moltissimo tempo la
risposta.
«Hai
finito?» le chiese e Winry annuì. «Bene,
ti aiuto.» Alphonse si alzò e si diresse in
camera, uscendone poco dopo, trascinando con sè il baule.
Winry lo seguì giù per le scale, ben attenta che
il ragazzo non si facesse male nello sforzo. Una volta arrivati nel
soggiorno, Winry gli prese un bicchiere d'acqua, che lui
rifiutò, ostinandosi ad evitare i suoi occhi.
«Alphonse?»
azzardò, prima che il ragazzo si caricasse nuovamente del
peso del baule. Lui rispose con un "Mh?" poco convinto. «Io
volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e per il
disturbo che ti ho arrecato in questi mesi» chinò
il capo, in segno di riconoscenza e di scuse. «Vorrei essere
in grado di sdebitarmi, un giorno.»
«Impossibile»
rispose subito il ragazzo, forse punto nel vivo. «Non sarai
mai in grado di sdebitarti come io vorrei, Winry. Perchè il
tuo cuore... il tuo cuore appartiene ad un'altra persona.»
cadde il silenzio, in cui Winry si trovò di fronte alla
realtà dei fatti: l'aveva sempre saputo che Alphonse le
voleva bene e che aveva un debole per lei. Ma non aveva mai pensato a
quanto l'intensità di quel sentimento era cresciuta, nel
tempo. Possibile che lo stesso amore che lei provava per Edward,
Alphonse lo provasse per lei? Che neanche lui riuscisse a fermare il
suo cuore impazzito? Sentì le lacrime salirle agli occhi e,
prima che potessero scenderle lungo il viso pallido e provato, anche se
la sua bellezza era ancora intatta, gli gettò le braccia al
collo. Alphonse la strinse forte a sé, assaporandone il
profumo fresco e vivace, esattamente com'era lei. «Winry...
così rendi tutto più difficile,
però.» tentò di sdrammatizzare un po'
lui.
«Oh,
Al! Quanto hai sofferto a causa mia, senza che io me ne accorgessi? Che
stupida sono stata! Potrai mai perdonarmi? Potrai mai gaurdarmi di
nuovo negli occhi?» singhiozzava lei, rendendosi conto solo
in quel momento quanto i loro due cuori si trovassero in una situazione
simile.
«Winry,
tu quante volte perdoneresti il mio fratellone, nonostante le vostre
incomprensioni?» la allontanò appena da
sé e cercò di sorridere. «E'
ciò che provo anch'io, Winry. Ti amo.» ma a Winry
non fu concessa possibilità di replica, perchè la
porta di casa si aprì, rivelando Roy accompagnato da una
splendida donna dai capelli biondi e gli occhi castani. Doveva essere
quasi sicuramente la promessa sposa di Roy, Riza.
«Abbiamo
interrotto qualcosa?» chiese Riza dispiaciuta, ma Alphonse
scosse la testa. Con Roy portò il baule della ragazza sulla
carrozza con cui la nuova famiglia di Winry era arrivata e si
limitò a salutare la ragazza con un abbraccio tiepido e un
sorriso. Ma entrambi sapevano quanto diverso fosse il ribollire del
sangue e il battere forte del cuore dentro di loro.
Erano
passati due giorni, da quando Winry si era stabiluta nella residenza
Mustang. La sua graziosi figura, adesso, era vestita di abiti magnifici
e invidiati, i suoi capelli pettinati da altre ragazze della sua
età e le sue giornate spese in un un dolce far nulla, a
passeggiare su e giù per il cortile o in esplorazione della
villa. Certo, il pensiero di Edward era costantemente presente in lei,
ma come poteva non sorridere a tanta gentilezza e a tanta bellezza? Le
sue inservienti ben presto divennero sue amiche e i pasti, in compagnia
di Roy e Riza, erano quelli che più la facevano sentire di
famiglia.
Un
pomeriggio, gli stessi Roy e Riza passeggiavano per il cortile immenso.
Di fianco, parlavano del più e del meno, fin quando Roy non
espresse la sua preoccupazione.
«Mia
sorella mi preoccupa.» confessò, improvvisamente
incupito da quel dubbio «Certo, ora sorride e sembra stia
bene, ma è come se fosse perennemente turbata da qualcosa
che ignoro. Che hai da ridere?» chiese, piuttosto scocciato,
mentre Riza era scoppiata a ridere. Il loro rapporto era stato sempre
piuttosto singolare, ma proprio per questo era così forte:
lo stesso dare del tu e non del voi ne era la prova.
«Dio
mio, come siete lenti, voi uomini!» esclamò con
tono saccente e un sorrisetto sulle labbra. «Mio
caro,» riprese «tua sorella è afflitta
da pene d'amore. E sono convinta che il fortunato non sia Alphonse
Elric, altrimenti qua non sarebbe così
sorridente.» Riza era una donna severa - ottima per lui, data
la sua faciloneria e superficialità nelle cose importanti -
e a tratti poteva pure sembrare un soldato, invece di una donna d'alta
società, ma il suo intuito femminile era difficile da
ingannare.
«Però
la scenetta che abbiamo visto quando siamo entrati era facile da
equivocare» osservò Roy, che non riusciva a
sopportare che fosse sempre lei ad averla vinta. Riza annuì,
perchè ciò che diceva il moro era vero, ma non
gli avrebbe dato il piacere di vederla sconfitta.
«Potrebbe
essere un appassionante triangolo, caro.» e rise ancora,
superandolo. Roy sbuffò e alzò lo sguardo al
cielo: possibile che fosse toccata a lui la donna più
scaltra e bella che il mondo avesse mai visto? Cominciava a pensare che
una donna scaltra era più pericolosa del più
furbo degli uomini. Scosse la testa, abbandonandosi ad un
sorriso, e la raggiunse.
All'ombra
di un melo si sedettero e si baciarono con delicatezza e gentilezza.
L'amore può cose che non osiamo neanche immaginare e questo
Riza e Roy lo sapevano bene.
«Roy!»
una Riza più bambina aveva fatto irruzione nel soggiorno
della residenza Mustang, con le lacrime agli occhi. Anche il ragazzo
seduto sulla poltrona piangeva e la verità dei fatti le
cadde addosso, pesante come un macigno.
«Riza... è
colpa mia...» singhiozzava Roy, indignato da
sé stesso. La diciassettenne Riza gli si avvicinò
e lo abbracciò. Lui, dopo un primo momento di smarrimento,
la respinse. «Cosa
stai facendo? Io... io sono pericoloso! Ho ucciso tuo padre, Riza!
Stammi lontana, ti prego! Non voglio fare del male anche a
te!» Lei scosse la testa e lo raggiunse di
nuovo, cingendolo con le braccia. Roy finì per calmarsi,
anche se lacrime di dolore continuavano a scendere sul volto di
entrambi.
«E' stato un errore,
Roy. Mio padre non avrebbe di certo voluto vederti in questo stato. Lui
ti voleva bene e sapeva che anche tu gliene volevi. Ed anche io... te
ne voglio.» quelle parole, dette quasi
sottovoce, rimbombarono nella sua testa un milione e più di
volte, come se si trovasse all'interno di una campana, mentre
rintoccava.
«Riza...»
sussurrò, stringendola a sé «l'unica cosa che
posso fare, adesso, per farmi perdonare da tuo padre, è
proteggerti per sempre. Ti renderò felice.»
Anche
questa settimana ce l'ho fatta! Questo capitolo mi tocca molto: da un
parte, Winry e Al si sentono improvvisamente vicini come non mai. Non
tradirei mai l'EdWin, ormai mi conoscete, ma questa scena ha, per me,
un'intensità che esce fuori dagli schemi soliti e non potevo
non inserirla. L'amore a senso unico di Alphonse diventa una certezza
di Winry, che nella sua vita di cose certe ne ha avute poche. Questo
improvviso e salutare sconvolgimento avrà su di lei e sul
suo amore per Edward effetti inaspettati ed arriverà a fare
cose che neanche poteva immaginare di fare capitoli fa... ma non voglio
svelarvi altro.
Dall'altra parte, ci sono Roy e Riza. Sono due personaggi spettacolari,
anche se non fanno parte del triangolo principale: è sempre
un piacere vedere una coppia come la loro unita, anche se ho ancora
qualche difficoltà. Soprattutto in un ambiente
così particolare e diverso dal solito, mi è
difficile tenere a freno la mia vena romantica e diabetica per lasciare
che Riza si sviluppi. Nonostante il forte amore che li unisce, spero
che si senta ancora quel pizzico di ironia che spesso è
sottolineato dall'Arakawa nel loro rapporto (come la scenetta contro
Scar, ricordate? "L'inutile" XD) e anche la loro storia, mi
pare, è molto simile a quella del manga. Solo che stavolta
non l'ho fatto di proposito XD
Fic a parte, ho una buona - credo - notizia: stamattina ho riprovato a
fare l'accesso con il mio vecchio, caro account e, indivinate un po',
è entrato alla prima °° ora, mi è
sorto un dubbio, ovvero: ma sono io che sono un'incompetente al punto
tale da non saper più immettere la mia password o era
semplicemente il piccì che si rifiutava di vedermi postare?
Bah XD
Stavolta non ce la faccio proprio a rispondere ai vostri gentilissimi
commenti, spero vogliate perdonarmi! Oggi ho passato l'intera giornata
al mare e sono distrutta ._. non so neanche come riesco ancora a
scrivere!
Vi ringrazio di cuore, tutte, dalla prima all'ultima, specialmente a Talpina Pensierosa
per un caldo benvenuto tra i lettori di questa storia .////. Un bacio
grande grande!
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 .Pride VS Envy ***
Capitolo 13
// Pride VS Envy \\
Si chiese per quanto avrebbe continuato così. Stava pian
piano rimanendo solo, disilluso da quella speranza che aveva animato -
si fa per dire - il suo cuore negli ultimi tempi. Oltretutto, erano
quasi allo scadere dei dieci giorni che gli rimanevano.
Settimo giorno: il suo clan regnava incontrastato in quasi tutte le
prove. Avevano raggiunto tutti i punteggi massimi in tutte le
categorie. Ora toccava a lui e ad Envy farsi strada nella categoria
speciale. Con un sorriso lugubre, pensò a quanto la Settima
Rossa somigliasse vagamente alle Olimpiadi. Peccato che in gioco
c'erano vite umane e che il premio consisteva nel succedere il Padre.
E, ancora, peccato che il Padre fosse il suo, di Padre.
Della storia di Hohenheim ancora non capiva dei punti fondamentali:
dannazione, ma se era lui il capo dei vampiri, perchè erano
stati attaccati? Perchè non era stato - a maggior ragione -
in grado di proteggerli? Perchè aveva permesso che suo
figlio venisse trasformato nella stessa bestia che era lui, sapendo
quale terribile esistenza comportava? Erano tutti questi i dubbi che
incupivano la mente quasi sempre lucida di Edward. Non avrebbe mai
vinto la prova e, ammesso che si fossero sfidati, non sarebbe mai
riuscito a battere Envy, intorpidito da questi pensieri. L'unica figura
positiva nella sua vita di vampiro se l'era portata via il vento,
alcuni giorni prima.
Le urla eccitate della folla mostruosa gli perforarono le orecchie. Non
vedevano l'ora di vedere i propri simili uccidersi tra loro?
Perchè di questo si trattava l'ultima prova: uno scontro
all'ultimo sangue. E Edward lottò per inerzia, per liberarsi
la mente di pensieri troppo pesanti e riuscì a non uccidere
i suoi avversari, seppur vincendo. Solo che non poteva più
permettersi di abbassare la guardia o sarebbe morto davvero: Envy lo
guardava con un ghigno sadico, che prometteva molto, molto male.
«Allora, Pride»
il suo tono sottilineò quel nome con scherno, disprezzando
colui che lo portava. Edward stava già per dare in
escandescenza. «sei proprio sfortunato in amore, o sbaglio?
Povero piccolo Pride, al centro di un triangolo amoroso! E dimmi: come
sta la puttanella? Non è ancora morta?» Crack. Il
terreno, rivestito di pietre e ciottoli, si sbriciolò,
creando una tempesta di sabbia in miniatura, alimentata dal vento
gelido. Tutto ciò che Envy poteva scorgere, in mezzo a quel
polverume, erano gli occhi gialli di Edward che lampeggiavano d'odio.
Gli spettatori rimasero sbalorditi a quella dimostrazione di potere e
d'odio in contemporanea: molti rabbrividirono. Altri iniziarono a
capire gli strani fenomeni accaduti sin dall'inizio di quell'edizione
della Settima Rossa. Quel ragazzo era dotato di poteri straordinari e
spaventosi al contempo. Il degno erede del Padre, sussurrarono alcuni,
il vincitore già proclamato per altri. Solo che chi non
conosceva Edward, anzi Pride, non poteva capire che era il
più e meno adatto designato al ruolo di Venerabile: da una
parte, la terribile potenza di cui aveva appena fatto sfoggio lo
rendevano più potente forse del padre stesso, ma
dall'altra... dall'altra c'era la fonte di quel potere, ciò
che i vampiri avevano perso da tempo: i sentimenti. Ed Envy lo sapeva e
non vedeva l'ora di poter approfittare di quest'arma a doppio taglio
del suo rivale per eccellenza.
Edward scattò: in pochi millesimi di secondo, prese Envy e
lo scagliò contro un muro, che si sfracellò sotto
il colpo e la durezza del corpo di marmo di Envy. Quest'ultimo
tentò di rialzarsi, ma un invisibile peso schiacciante -
forse più di un migliaio di tonnellate, dato lo scricchiolio
proveniente da sotto i piedi del vampiro e le crepe che si vennero a
formare - glielo impediva. Fu allora che Envy, già messo
alle strette dopo pochi minuti e neanche, tirò fuori il suo
asso nella manica.
Edward, gli occhi ancora fiammeggianti d'ira - ed era bastata quella
frase di Envy per fargli perdere il controllo - osservò con
piacere Envy sprofondare sotto quel campo gravitazionale assurdo. Un
ghigno si dipinse sulle sue labbra, mostrando i canini improvvisamente
allungati dalla situazione di tremendo di piacere.
«Allora, Envy»
cantilenò Edward - anche se in quel momento, credo,
impersonificava il vampiro che Schicksal ammirava ed amava al contempo,
ovvero Pride - nello stesso tono malevolo che Envy aveva usato poco
prima con lui «che ne dici se ti disintegro davanti a questa
folla? Non aspettavi altro, no? Quindi perchè farmi
attendere! Uccidimi, se ci riesci!» un paio di candide
braccia gli avvolsero le spalle da dietro ed avvertì una
strana sensazione. Si voltò appena e vide lei, l'oggetto dei
suoi pensieri, lei che l'aveva cambiato, lei che lo amava
più di ogni altra cosa. E lei che lui amava. Gli occhi si
addolcirono nel millesimo di un secondo e si spaventarono allo stesso
tempo. «Winry, che diamine stai facendo qui?» Aveva
abbassato la guardia e, naturalmente, avvenne l'inevitabile: Winry,
dapprima con uno sguardo pieno di amore misto a rabbia, l'aveva
guardato come se non lo avesse visto mai; poi un sorriso sadico si
disegnò su quelle labbra che Edward aveva assaporato una
sola volta e che continuava a desiderare da quella sera, prima che i
denti della ragazza sprofondassero nell'incavo del suo collo. Dopo un
primo momento di smarrimento dovuto alla sorpresa, Edward
capì: il potere speciale di Envy, quello che gli era sempre
stato tenuto nascosto adesso lo stava uccidendo. Per un attimo, gli
balenò in mente l'idea di lasciarsi morire, per poter porre
fine alla sua tanto odiata esistenza, ancora con un cuore umano, quanto
meno. Poi incrociò con lo sguardo quei denti maledetti, che
appartenevano ad un essere che odiava ancora di più di
quanto odiasse sé stesso e la sua vita e si
scrollò: mischiò odio e rabbia sbalzò
via Envy, che ancora lo guardava con quel disprezzo che mai aveva letto
negli occhi di Winry e, nonostante sapesse che non era lei, gli faceva
male comunque. Scosse la testa, chiuse gli occhi per guadagnare un po'
di concentrazione e controllo. Quando li riaprì, Envy aveva
nuovamente cambiato forma: adesso era Alphonse. Edward sentì
un dolore lancinante invadergli il petto, mentre il senso di colpa lo
avvolgeva come un cupo telo, soffocandolo.
«Non hai saputo proteggerlo, quella notte, non è
vero Nii-san?»
ancora quel sorriso e Edward fu costretto a tapparsi le orecchie. Non
voleva sentire la voce di suo fratello, seppur falsa, accusarlo. Doveva
trovare il modo di uscire da quella situazione, o ci avrebbe davvero
rimesso la vita. «Non c'è da fartene una colpa, in
fondo: è vero, eri un inutile ragazzino spaurito, ma quella
notte nulla ti avrebbe salvato, figlio
di Hohenheim della Luce.» Edward
sentì benissimo quell'ultima frase: come diavolo faceva Envy
a sapere che era il figlio del Padre? E cosa diavolo intendeva con
quella frase sprezzante? «Cos'è quel faccino
confuso, Edward?» stavolta aveva preso l'aspetto di sua
madre, Trisha. Un'altra voragine nel suo cuore si aprì.
«Ah, giusto. Non sai ancora che quell'attacco alla tua
famigliola era stato pianificato da un gruppo di ribelli che miravano
al potere. Sai, queste mani» e nel dirlo, sollevò
il mento di Edward verso di sé, passandosi la lingua sulle
labbra che avevano un che di rettile e maligno, inumidendole
«hanno spezzato il collo alla madre che tanto amavi e ti
hanno lasciato quel segno sul collo che odi
altrettanto...» Edward sbarrò gli occhi, mentre le
dita sottili della figura della madre gli circondavano il collo.
«Hai capito bene, Edward: ero io a capo di quell'attacco, la
notte che sei diventato un vampiro. Io ti ho
trasformato in quello che sei oggi. Io ho ucciso tua
madre e ho risparmiato - mio malgrado - tuo fratello.»
Angolo dell'autrice: Mia
adorata domenica! Finalmente il tredicesimo capitolo di Let Me Be.
Questo è un capitolo cruciare per svelare definitivamente il
background di molti personaggi, a partire dallo stesso Edward, il
protagonista.
All'inizio volevo che fosse Hohenheim a spiegare al figlio cosa
immaginava potesse essere successo quella notte, ma poi ci ho
ripensato; Envy era perfetto per la parte che gli ho affidato in questo
capitolo. Lo scontro è stato molto difficile da descrivere
(come sempre =_= spero di non avervi confuso le idee!), ma era
inevitabile. Questi due si odiano sin dal primo momento che si sono
visti. Il titolo del capitolo è Pride VS Envy
perchè, come avete potuto vedere, è soprattutto
la doppia personalità di Edward a combattere contro Envy.
Edward - nella mia mente contorta, quindi non vi chiedo di capirlo,
basta che lo sappiate - si è innamorato di Winry quando era
già vampiro; questi sentimenti hanno influito su entrambi i
lati della sua dannatissima personalità, con l'aggiunta
anche di Schicksal. Pride reagisce esattamente come reagirebbe Edward,
solo in maniera più violenta. Insomma, se ci avete capito
qualcosa, siete davvero degli ottimi psicologi, perchè il
mio cervello non ha tutte le rotelle a posto =_=
Un'altra cosa: naturalmente Edward non sapeva un piffero nulla sui
poteri speciali di Envy; avendo vissuto quasi totalmente in solitudine,
pur di allontanarsi dal proprio clan, Envy ha contato anche
sull'elemento sorpresa, che ha funzionato alla grande.
Talpina Pensierosa: Questi
Winry e Al sono da tenere sott'occhio! Ci saranno risvolte inaspettate,
te lo assicuro. Mi fa piacere che ti sia piaciuto anche questo
capitolo! Un bacio <3!
Shatzy: Il
background di Roy e Riza è uno dei punti su cui mi
soffermerò meglio più avanti - anche se, con la
storia, siamo agli sgoccioli. L'anteprimaaa XD Oddio, mi dimentico
sempre qualcosa °° Hai ragione, la'ddio di Winry e Al
è una cosa tristissima, ma necessaria ai fini della storia.
Uffa, mi chiedo perchè io sia così tragica con i
personaggi delle mie storie °° La mia vena romantica li
avrebbe portati ben oltre, mia cara, ma avevo paura di sfociare
nell'OOC e preferivo con tutti il mio cuore evitare. Altrimenti mi
sarei data alla pazza gioia. Un bacio e grazie mille!
crilli: Ahah,
non sei tu ad essere un'incompetente, credimi °° sono
io che ho lasciato le cose abbastanza in sospeso tra i due XD E di' a
Itachi che, oltre al cianuro, gli possiamo servire anche un po' di
acido solforico XD Certo che io sono buona, vedrete presto come si
evolveranno le cose. Winry sta soffrendo davvero oltre ogni limite, ma
i suoi dubbi lo conoscerete nei prossimi capitoli - il prossimo voglio
incentrarlo sull'esito dello scontro tra Ed e Envy. Un bacioneee
<3
Kaggi_Inu91: Ti
dirò, io non sopporto le AlWin, essendo convinta
sostenitrice dell'EdWin e nominata loro protettrice XD Ti assicuro che
non è da me dare tanto spazio a questa coppia ma, ripeto,
era necessario per arrivare ad una risoluzione. La fine si avvicina, i
nodi delle matasse iniziano a venire sciolti. Tesoro, ma figurati se
rompi! Fa sempre piacere vedere l'entusiasmo di un lettore ** Un bacio
<3
by ila: Oh,
mamma °° la maturità *pensa che le mancano
solamente tre anni all'infausto avvenimento =_=* Carissima, non ti devi
preoccupare se recensisci in ritardo, oppure non ce la fai: oltre ad
esserci una settimana tra un capitolo e l'altro, mi basta davvero che
ti piaccia <3 Roy e Riza sono piaciuti, meno male (significa che
non sono andata OOC più di tanto!) e vi siete incuriositi un
po' tutti su Winry... beh, ne saprete di più prossimamente!
Un bacione <3
Siyah: Hai
ragione, la parte di Al e Winry è corta, ma questo difetto,
ultimamente, non mi sta dando pace! Devo superare questo brutto momento
che sminuisce la storia *sbuffa* anche per la morte di Schicksal
è stato lo stesso, devo stare più attenta! Anche
a me piacciono abbastanza i triangoli, anche se secondo me fanno
soffrire un sacco di gente XD Però, da brava ragazza
romantica, piacciono anche a me. Almeno un rapporto stabile ci doveva
essere in questa fic, diamine XD In realtà, all'inizio,
avevo intenzione di far decidere a Roy di sposare Riza parecchio
più tardi, ma poi mi sono accorta che, facendo
così, li avrei resi tutti infelici e dubbiosi e mi sono
detta: "ma almeno una coppia già formata ci deve essere!" e
quindi ho deciso di farli essere già promessi - e neanche da
poco. Un bacio e grazie mille!
Anticipazione Capitolo 14 -
Edward VS Envy: « Sai, Envy,
c'è una sola cosa di cui ti sono grato. » Envy
alzò lo sguardo verso gli occhi ricolmi d'ira e odio del suo
avversario, il cui volto era intriso di istinto omicida. Il vampiro si
ritrovò, per la prima volta nella sua vita, a rabbrividire.
« Questa notte sono contento che tu mi abbia trasformato in
una bestia a tua immagine e somiglianza, quanto meno
riuscirò ad ucciderti con più
facilità. »
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 .Edward VS Envy ***
Capitolo 14
// Edward VS Envy \\
Uno
sguardo pieno d'odio non bastava ad intaccare il sorriso di colui che
aveva ucciso la sua famiglia e gli aveva privato della vita. La ferita
che gli aveva già inferto sul collo, con le sembianze di
Winry, iniziava a farsi sentire e le sue forze stavano scemando,
abbandonandolo pian piano. Era quello il suo asso nella manica? Ben
pianificato, davvero...
Una
risata pazzesca spezzò la notte di tenebra completa, sotto
gli occhi stupiti di tutti gli spettatori, Envy compreso: cosa prendeva
a quello? Edward aveva cominciato a ridere di gusto, nonostante il
cuore - ormai fermo - implorasse pietà, dopo quell'ennesima
ferita. L'unica cosa che poteva fare, adesso, era fingere come aveva
sempre fatto. Avrebbe ucciso Envy, un Envy preso dal panico e
terrorizzato dal vero figlio del Padre. Avrebbe provato sulla sua pelle
il sapore della morte. Avrebbe rimpianto di averlo reso ciò
che era.
«Che
cos'hai da ridere? Hai sentito cosa ti ho appena detto?»
Quell'espressione allibita caricava troppo il volto delicato di
Alphonse, rendendolo grottesco. Edward continuava imperterrito a
ridere, mentre crepe si creavano man mano intorno ai suoi piedi. Di
quel passo, avrebbe distrutto tutto il suolo di Londra, radendola al
suolo.
«Ho
sentito, ho sentito.» rispose il biondo, controllando il
riso. «Sai, Envy, c'è una sola cosa di cui ti sono
grato. » Envy alzò lo sguardo verso gli occhi
ricolmi d'ira e odio del suo avversario, il cui volto era intriso di
istinto omicida. Il vampiro si ritrovò, per la prima volta
nella sua vita, a rabbrividire. « Questa notte sono contento
che tu mi abbia trasformato in una bestia a tua immagine e somiglianza,
quanto meno riuscirò ad ucciderti con più
facilità.»
Scattò
in aria con un salto spaventoso, tenendo fermo Envy con lo sguardo:
infatti, l'aria intorno all'assassino della sua famiglia si stava
comprimendo a tal punto che un normale essere umano sarebbe morto per
mancanza di ossigeno. Certo, il concetto non era applicabile su un
vampiro, ma questa tattica impediva ad Envy ogni movimento. Edward
sorrise, prima di ricadere ad una velocità impressionante
proprio sul volto di Envy-Alphonse, che barcollò per qualche
secondo, prima di riprendere il suo aspetto originale. Quest'attimi di
estazione da parte del vampiro, gli costarono caro: Edward gli fu sopra
nel giro di qualche secondo e le fiaccole abbandonarono tutte
contemporaneamente la propria postazione per puntare verso Envy,
imprigionato dalla presa ferrea del figlio del Padre.
«Tu...
dovresti... essere fuori di te...» riuscì a
malapena a sussurrare Envy. Edward sorrise di nuovo: il cuore implorava
pietà, implorava le lacrime, implorava qualsiasi cosa che
non fosse né ridere né sorridere; eppure lo
ignorava, perchè si ero auto-convinto che lui non aveva
più bisogno di un cuore. Di lì a poco tempo,
avrebbe perso quel poco di umano che gli era rimasto. Che senso aveva
continuare a fingere? Poi un ricordo prese il controllo dei suoi
pensieri. Un bacio, il bacio di Winry. Che per un momento aveva
risvegliato il suo cuore. Lei, che aveva detto di amarlo.
Le
fiaccole caddero a terra. Envy ghignò dell'improvvisa resa
di Edward e stava per riprendere l'offensiva, desiderando porre
così una fine vincente a quell'incontro, durato ormai troppo
a lungo, ma accadde qualcosa di inaspettato: tra le crepe e le macerie,
apparve la figura scura e affascinante del Padre.
Hohenheim
della Luce aveva osservato e colto le parole di Envy, ma aveva deciso
di lasciar finire il combattimento: aveva bisogno di sapere che cos'era
quella doppia essenza di cui il figlio sembrava vittima e, adesso che
sapeva di cosa si trattava, era giunto il momento che da tempo
aspettava.
«Envy,
ti sei macchiato di una grave colpa.» non lo guardava in
volto, sembrava quasi il giudice di un processo ormai in via di
risoluzione. Fu quella voce piatta a far rabbrividire nuovamente Envy.
«Non solo hai attentato alla vita di quello che consideri il
capo assoluto della tua specie, ma hai reso un essere umano uno di noi.
Questo comporta la tua distruzione, vampiro.»
«Aspetti,
padre! Era solo una mes-» ma non fu capace di finire la frase
che - sperava - l'avrebbe salvato da morte certa, che il suo braccio si
polverizzò. A differenza di Schicksal, che era sparita in un
unico momento, Envy si sgretolava parte per parte, arto per arto.
Edward era ancora in ginocchio, a terra, tentando di udire, senza
successo, il battito del suo cuore. Ogni suono, al di fuori di quello
che necessitava di sentire, gli giungeva ovattato, fin quando non si
accorse di essere trascinato da qualcuno.
Aveva
perso tutto ciò che gli restava. La sua umanità.
Aveva quasi ucciso Envy, aveva quasi perso quel cuore che non batteva
più, ma c'era. Era sparito Edward? Era ormai stato assorbito
completamente da Pride? Per un attimo, desiderò avere
lacrime per piangere. Dov'era finito l'Edward di cui si era innamorata
Winry? Lei avrebbe mai potuto accettare un assassino nel suo cuore? E
perchè si domandava così tante cose, adesso?
Ormai era finita. Anche volendo tornare da lei, di lì a
pochi giorni sarebbe divenuto un mostro. Esattamente tre giorni. Preso
da questi pensieri, si addormentò; cadde sfinito dalla
stanchezza, come non gli succedeva da tempo.
Quando
aprì nuovamente gli occhi, si trovò ancora una
volta nello stesso giorno in cui suo padre gli aveva raccontato la
propria storia. Si raggomitolò su sé stesso,
com'era solito fare da piccolo e nei momenti di disperazione, per non
farsi vedere piangere, anche se adesso non c'era bisogno.
«Edward,
ragazzo mio...» la voce di suo padre non fu mai
così calda come quella notte: nonostante l'odio, la rabbia e
il rancore che aveva provato per lui in quei lunghi dieci anni, si
lasciò accogliere tra le sue braccia, come tanto tempo prima
soleva fare. «Che cosa ti turba così
tanto?» chiese Hohenheim, mentre Edward scuoteva la testa,
facendo segno che non c'era nulla che non andasse. L'uomo
sospirò e allontanò dolcemente il figlio da
sé e dicendo: «Io ti ho raccontato la mia storia,
figliolo, anche se la seconda parte sei venuto a saperla in modo poco
delicato; adesso voglio sapere la tua.»
Dopo
un primo attimo di esitazione, Edward iniziò a raccontare
tutto, sin dalla notte in cui era morto. L'avevano accolto in un clan,
strappando la promessa di lasciare in vita il piccolo Alphonse, in
cambio della sua partecipazione alla Settima Rossa. Poi aveva
cominciato a vagare come un lupo solitario, tornando solo di rado da
quelle bestie e finendo così per incontrare, in una serata
troppo simile a quella in cui Trisha aveva perso la vita, Alphonse per
strada. E poi Winry, ancora, la fuga dai ricordi e dalla
realtà, le spiegazioni al fratello e di nuovo Winry, che
aveva di nuovo acceso una piccola speranza nel suo cuore, in cui pian
piano aveva occupato un posto sempre più grande... fin
quando lei non aveva urlato quelle parole. Fin quando lei non aveva
dichiarato di amarlo, rischiando la vita di fronte ad una creatura che
non avrebbe esitato un solo attimo ad ucciderla e tutto
per lui.
Hohenheim ascoltò ogni singola parola del figlio, senza
accennare a far commenti o a proferire parola. Quando Edward tacque per
più di una manciata di secondi, l'uomo si alzò e
si mise davanti al camino. «Quanto dolore hai provato, figlio
mio. Di quanto peso si è caricato il tuo cuore? Avrei voluto
che tu non provassi quello che ho sofferto io. Neanche la
metà. Ma purtroppo così è stato e
tutto ciò che posso offrirti è... una seconda
possibilità.» Edward alzò lo sguardo
sulla saguma improvvisamente cupa del padre: che intendeva dire?
«Vorresti tornare umano, Edward?»
Eccomi di nuovo in ritardo =_= lo so, sono una persona inaffidabile, ma
sapevo che luglio sarebbe stato così: la gravidanza di mamma
è al termine e io sono stata caricata di
responsabilità e impegni di cui solitamente non mi occupo.
Perdono T_T quando mio fratello sarà finalmente nato, tutto
riprenderà il suo corso (storie vecchie comprese ^^).
Un paio di spiegazioni su questo capitolo - e sull'intera vicenda, a
dir la verità: questa fic è stata molto cupa sin
dal principio, gli stessi personaggi hanno dei background a dir poco
spaventosi e questo, credo, deve aver dato una visione in negativo del
finale che mi sto apprestando a creare.
Ora, visto che io sono ancora la solito, inguaribile romantica, non
potevo lasciare Edward a patire le pene dell'inferno alle prese con
un'esistenza eterna che non desidera neanche e a capo
di un mondo che non è il suo (anche
perchè ha ufficialmente vinto la Settima Rossa, il ragazzo).
E' anche per questo che ho scelto Hohenheim come Padre: lui comprende i
sentimenti di Edward e cerca di aiutarlo.
In quanto alla "dimensione umana", nel prossimo capitolo la storia di
Roy e Riza verrà spiegata e chiarita!
Perdonatemi se questa settimana non rispondo ai commenti, ma sappiate
che mi fate un immenso, immenso, immenso piacere <3
Anticipazioni
Capitolo 15 - Love often makes fun of us:
«O è uno che non ti sa apprezzare»
proferì Riza «o ti ama davvero tanto.»
concluse, ripensando ai propri trascorsi con il suo promesso.
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