Let Me Be

di bLoody queeN
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo .Fuochi pirotecnici ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 .Fratelli ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 .Quella Notte ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 .Diritti e Doveri ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 .Settima Rossa ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 .Realtà ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 .Schicksal ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. Desiderio ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 .Addio ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 .The Beginning ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 .Chi sono io? ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 .I really wanted to die ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 .Bell's Melody ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 .Pride VS Envy ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 .Edward VS Envy ***



Capitolo 1
*** Prologo .Fuochi pirotecnici ***


Spiegazioni su cambio di nick & ringraziamenti per Illusions: Ve le devo, quindi vi annoierò un po' prima di postare questa fanfic che vi avevo anticipato qualche tempo fa.
Per prima cosa, vorrei scusarmi con gli admin dell'EFP per questo "doppio utente" a mio carico: in realtà, la mia assenza prolungata è data dal fatto che il mio account su fullmetalQUEEN sembra impedirmi di entrare, se non da altri pc. Questo da quando scrivo sul portatile; già i primi tempi avevo riscontrato alcuni problemi del log in fino a fine gennaio, da quando non sono più riuscita ad entrare. Da casa delle mie amiche riesco ma non posso far postare a loro ^^'' quindi eccomi qui, con questo nick che richiama un po' il mio vecchio.
Naturalmente in questi mesi - scuola maledetta - non sono riuscita a fare un granchè a livello di fanfic: quindi cercherò di mettermi in pari, con le altre, mentre mando avanti pure questa, che è una fic un po' particolare. Nonostante la sua stranezza mi piace, e molto, quindi sarei entusiasta se i miei lettori abituali, o anche qualcuno nuovo la leggesse. Vi ringrazio per aver accolto così calorosamente il mio ritorno (in particolare a Shatzy che, le do volentieri il permesso, potrebbe trucidarmi per la fine fatta fare a Roy e Riza in Illusions e per l'interessamento in questi mesi) e sappiate che mi è mancato moltissimo il poter leggere i vostri commenti, leggere le vostre fic e confrontarmi con voi.
Tuttavia non è che in tutto questo tempo non abbia scritto proprio nulla: visto che recentemente mi sono appassionata alla band dei Tokio Hotel, ho scritto qualche cosa su di loro - sono a quota tre long fic, una terminata, un in pubblicazione su un forum che frequento e una in lavorazione - ma non ho dimenticato il mio fandom preferito. Dopo avervi abbastanza annoiato, come sempre, vi lascio al prologo di Let Me Be.

Fandom: Full Metal Alchemist
Personaggi: Winry Rockbell, Edward Elric, Un po' tutti
Rating: Giallo
Genere: Generale
Avvertimenti: AU (OOC non l'ho messo perchè spero di non averne fatto, ma faccio sempre in tempo a cambiarlo ^^'')
Disclaimer: I personaggi citati in questa storia non mi appartengono, ma sono proprietà di Hiromu Arakawa e della serie Full Metal Alchemist, tranne Schicksal che è un personaggio di mia inventiva. Il racconto non è a scopo di lucro.
Tipologia: Long fic
Note dell'Autrice:Questa fic esprime tutta la mia rabbia e la mia solitudine, in qualche modo. Il numero di pair è dato dal fatto che la mia fantasia, in certo momenti, galoppa sin troppo. Ma Edward e Winry, stavolta, hanno attorno a loro un mondo pieno di morte e sofferenza, che li porta ad amarsi come gesto inconsapevole. Questa, forse, è la cosa che più amo. NB: Questo prologo e gran parte della storia sono stati scritti prima la mia scomparsa dall'EFP, quindi non è lo stile che avete trovato in Illusion, ma il mio solito. Spero gradirete comunque.
Introduzione: Anima errante, per sempre errante. Amava definirsi così, un lupo solitario, un predatore che non cacciava. Non si era mai abbassato al livello dei suoi simili, mai, sin da quando il suo cuore aveva smesso di battere.
Let Me Be

Prologo - Londra
/ I fuochi pirotecnici \

I fuochi d'artificio. Sono belli sempre per tutti, vero? Significano festa, significano gioia. Significano pace. Instabile, precaria, ma pur sempre pace. Ma chi credeva alla pace non conosceva il conflitto interiore a cui lui era sottoposto ogni giorno della sua vita. Sempre che quella si potesse chiamare vita.
L'unico momento della giornata in cui poteva uscire senza essere disturbato è, per l'appunto, la notte. Ma quella notte era diversa, perchè c'era la festa di fine estate e lui odiava le feste. Odiava tutto, anche sè stesso, per quello che era diventato, nel tempo. Aveva tentato svariate volte di togliersi la vita, ma sembrava essere impossibile. Forse era per quello che, anche se poteva benissimo uscire alla luce del sole, non lo faceva.
Una luce colorata illuminò il cielo proprio sopra di lui. Alzò appena lo sguardo, con gli occhi spenti, senza la voglia di vivere un attimo di più. Le stelle vennero oscurate dalla brillante luce rossa, illuminando anche il suo pallido volto, sotto il cappuccio, in un "Oooh!" meravigliato della popolazione londinese.
Non sapeva che quella notte avrebbe cambiato irrimediabilmente la sua esistenza, non sapeva quante volte avrebbe avuto voglia di non essere mai passato in periferia, per sfuggire dallo sguardo di suo fratello e dalla luce dei fuochi pirotecnici. Perchè quella sera, avrebbe incontrato lei.
Nel suo lento e distaccato incedere per le vie di quella Londra notturna sovraffollata, per i suoi gusti, urtò la spalla di qualcuno: un ragazzo, castano, dagli occhi blu profondo, dal corto taglio di capelli, lo guardò allibito e quasi commosso.
«Nii... san?» sussurrò incredulo, prima che lui retrocedesse di un passo, due. Poi tre, poi quattro. Nel tentativo di fuggire ad un passato troppo duro, tentando di non affrontare la realtà. Perchè non se n'era andato da quella maledetta Londra? «EDWARD!» urlò il ragazzo, mentre lui fuggiva, non preoccupandosi di urtare le altre persone, concentrandosi solo sulla sua fuga.
Fuga dai ricordi.
Ecco perchè odiava le serate con troppe persone. Perchè sapeva che qualcuno l'avrebbe riconosciuto, maledizione. D'altronde, non erano passati troppi anni da quel giorno. Almeno, non abbastanza perchè le persone che lo ricordavano non ci fossero più. Con una velocità disumana, arrivò nel quartiere più malfamato di Londra, quella che si chiamerebbe periferia, che però somigliava più ad un vero e proprio porcile. Passò alcuni vicoli, cercando di ignorare gli schiamazzi che provenivano dall'interno delle taverne, dove numerose donne di cattivo costume si aggiravano per rendere piacere ai ricchi stufi della propria moglie. Sbuffò, superando quei luoghi che irritavano alquanto il suo umore già nero. In un angolo, sentì un singhiozzo. Inizialmente lo ignorò, poi il pianto divenne più insistente, finchè il suo buon senso non lo fece avvicinare a lei: era una ragazza dagli abiti stracci, i lunghi capelli biondi in disordine, che teneva il volto nascosto tra le braccia.
«Ehi.» le fece, appena. Di solito non rivolgeva la parola a nessuno, ma quel pianto lo infastidiva e non poco. «Smettila di frignare, mi stai dando fastidio.»
La ragazza sollevò appena lo sguardo verso di lui, fulminandolo. Gli occhi blu erano circondati da venature rossastre, causate dal pianto da cui era stata colta poco prima.
«Ma va' al diavolo.» sbottò di tutta risposta, mentre Edward sbuffava e la tirava su per un braccio, trovandosi faccia a faccia con lei.
«Senti un pò, ragazzina: finiscila di piangere che mi dai fastidio. E questo è il mio ultimo avvertimento!» esclamò, arrabbiato. Decisamente, non era la sua serata.
«Ma chi sei tu? Hai persino il diritto di dirmi cosa devo e non devo fare? Sei uno di quei sudici uomini schifosi che vengono qui solo per approfittare delle donne disgraziate, non è così? Ebbene, notizia dell'ultimo minuto: io non sono una dai facili costumi!» e gli mollò uno schiaffo, sulla guancia freddissima. Il braccio scattò automaticamente, imprigionando la bionda in una morsa che si sarebbe definita mortale. Gli occhi dorati scintillarono nel buio della notte, scontrandosi con quelli blu della ragazza.
«Mi hai scambiato per qualcun altro.»
Un altro fuoco d'artificio invase il cielo, raggiungendo perfino quella via dimenticata da tutti, illuminandoli dall'alto. Un grido, ma non di terrore, di rabbia. Il volto della ragazza si fece pallido e prese a dimenarsi tra le sue braccia, tentando di fuggire alla sua presa. L'urlo, intanto si faceva sempre più vicino.
«Mollami, lasciami!» ripeteva, come in preda ad una crisi isterica.
Non seppe spiegarsi per quale motivo non la lasciò andare, ma ricordava solo che era giunta una figura dalla discreta prestanza fisica e osservava la ragazza tra le sue braccia.
«Non hai pagato.» disse in tono pacato l'uomo, mentre la biondina riprendeva a singhiozzare.
«La vita umana non è in commercio.» sibilò per tutta risposta il ragazzo, mentre l'uomo già aveva cambiato sguardo: da calmo e ragionevole, era diventato furente.
«Ragazzino, o paghi o te ne vai.» Edward accennò un sorriso poco rassicurante, cattivo, prima di scattare in una frazione di secondo e rifilare un pugno in pieno stomaco all'uomo, che sbalzò via come se fosse stato leggero come una piuma. La sua forza pareva disumana.
La biondina prese a tremare, ancora con le spalle al muro, mentre il ragazzo si voltava nuovamente verso di lei e incrociava per un istante i suoi occhi, ora spaventati.
«Vieni con me. E niente domande.» le ordinò, senza darle il tempo di ribattere.
Camminarono per molto tempo, in silenzio, finchè non giunsero di fronte ad una casa di modesta presenza, visibile solo alla luce del lampione che stava acceso alla destra della sua entrata.
«Dì al ragazzo castano, che si chiama Alphonse, che questo è l'ultimo desiderio di suo fratello.» la ragazza non gli aveva tolto gli occhi di dosso neanche per un istante. «E adesso vai, prima che qualcuno torni a cercarti.»
E, senza neanche controllare se la ragazza fosse davvero entrata in quella che una volta era stata casa sua, girò sui tacchi e sparì nella notte.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 .Fratelli ***


Capitolo 1
/ Fratelli \

«Winry-san, sto uscendo.» la informò Alphonse, affacciandosi alla porta della stanza che una volta era appartenuta al fratello. Quello stesso fratello che aveva rivisto una settimana prima e che poche ore dopo aveva lasciato quella ragazza davanti a casa loro. «Sicura di voler rimanere in casa?»
«Certamente, non preoccuparti.»
«D'accordo, allora.» e il ragazzo sparì giù per le scale, seguito poco dopo dal rumore della porta che si chiudeva di scatto. Winry, titubante, scese a sua volta le scale.
Non aveva avuto molte occasioni di visitare la residenza di Alphonse, ma ben presto si rese conto che era molto più grande di quanto da fuori le fosse sembrato. Cominciò ad aggirarsi per la casa, tentando di scoprire di più sul ragazzo che aveva dato una svolta alla sua vita.
Non aveva dimenticato quel biondino apparentemente fuori dal mondo in cui tutti vivevano, anzi. Non faceva che pensarci ogni istante in cui la sua mente era sgombra dagli altri pensieri, ovvero quasi tutto il giorno. Per questo, non faceva che adocchiare in qua e là, indagando sulla natura del rapporto dei due fratelli.
Le rimaneva solo la camera di Alphonse, dopo più di 20 minuti che frugava in soggiorno. Sapeva che non era corretto arrivare perfino a curiosare nella camera del ragazzo che la stava aiutando - e neanche poco - ma lei voleva davvero saperne di più. Cosa c'era di male, in fondo, nel voler scoprire chi era in realtà il ragazzo che l'aveva salvata dalla strada? Si fece coraggio ed entrò nella camera.
Era una comune camera, con un letto normalissimo, a due piazze, probabilmente appartenuto precedentemente ai genitori di Alphonse. L'unica cosa ad ingombrare il passaggio era un struttura in ferro battuto su cui era poggiata una bacinella ricolma d'acqua. Poi, un comò in legno dove Al teneva probabilmente i vestiti. L'unica cosa che poteva colpire, in quella piccola stanza così spoglia, era una piccola foto, incorniciata, rivolta verso il basso, come a nasconderla.
Winry vi si avvicinò e la sollevò: raffigurava, in bianco e nero, un ragazzino di 12, 13 anni che teneva per mano l'altro che ne dimostrava sì e no 3. Quello più piccolo sembrava Al, mentre il ragazzino... poteva essere il suo benefattore?
Ma com'era possibile? Lì aveva sicuramente una decina di anni più di Alphonse, che ne aveva appena uno meno di lei e suo fratello doveva avere per forza la sua stessa età. Ma allora come diavolo...?
«Mio fratello è morto, cercando di salvarmi.» Non si era neanche accorta che Alphonse le era arrivato alle sue spalle, con passo felpato e, per poco, non rischiò di far cadere la foto. «O almeno, io pensavo che fosse morto, ma a quanto pare non lo è e, per qualche assurdo motivo, non vuole tornare a casa.»
«Alphonse, io...» cominciò Winry, ma il castano la interruppe di nuovo.
«Non c'è bisogno che tu ti scusi. E' normale che tu voglia sapere qualcosa di più su Edward, ti ha salvato da una strada.» la rassicurò, avvicinandosi a lei e sorridendole affabilmente. «Se l'ha fatto, immagino che abbia avuto una buona ragione. Non faceva mai le cose perchè gli andavano.»

«Perchè l'hai fatto, Edward?»
«Perchè mi andava.» rispose seccato, poggiato allo stipite di una porta sbilenca in un sudicio appartamento non troppo lontano da dove aveva trovato Winry. «Non devo rendere conto a nessuno di quello che faccio e tanto meno a te, vero Envy?»
Il suo interlocutore emise un ringhio animalesco, prima di raggiungerlo con uno scatto fulmineo, disumano. Gli occhi ametista del ragazzo chiamato Envy si scontrarono in pieno con i suoi, dorati, le cui pupille si assottigliarono a tal punto da venire quasi completamente inghiottite dalla restante tonalità mielata.
«E chi ti dice che non devi rendermene conto? Dopotutto, sono tuo fratello maggiore.» gli rispose, contrastando le sue parole con lo sguardo omicida che stava riservando a Edward.
«Ho un solo fratello e di certo non sei tu.» rispose, nuovamente a tono, superiore. «E' solo per questo che mi hai chiamato, "fratello"? Volevi un perchè sulla mia generosa azione di raccattare una disgraziata dalla strada? Bene, ce l'hai. Perchè mi andava. E' abbastanza chiaro, il concetto?»
«Non scherzare con il fuoco, Elric: sai bene che non ti conviene.»
Si scambiarono un'ultima occhiata in cagnesco e poi Edward abbandonò l'appartamento. Odiava tutto, del mondo che lo circondava, tranne suo fratello. E lei. Per un attimo, questo pensiero gli attraversò la mente, lasciandolo basito. Scosse la testa e proseguì il suo cammino.
Envy, nel frattempo, lo osservava dalla finestra dell'abitazione.
«Quel ragazzino mi farà saltare i nervi e, un giorno di questi, io gli farò saltare la testa.» sibilò, prima che una donna dalla statuaria bellezza lo raggiungesse alle sue spalle. Era alta quanto lui, mora, stessi occhi ametista di Envy e curve perfette: chi poteva resistere ad una donna così?
«Ci è utile, lo sai. La nostra famiglia ha bisogno del suo potere per farsi un nome, per arrivare al Padre e vincere contro tutti gli altri.» La voce seducente non fece che rispecchiare appieno il corpo della donna.
«Lo so. Infatti, aspetto che la lotta cominci, almeno quando vinceremo, potrò staccargli la testa.»
La donna sospirò, per poi allontanarsi verso l'interno, dove una botola permetteva di proseguire ai piani inferiori, sottoterra, dove l'attendeva un'altra persona: l'ultimo arrivato tra loro, un ragazzo dai lineamenti orientali che stava mangiucchiando un osso con un'espressione non troppo felice.
«Non ne posso più di questo schifo di roba.» borbottò, prima di sputare l'ossicino, sotto l'espressione disgustata della donna. «Allora, Lust, quando comincia la Settima Rossa? Almeno, faremo fuori qualcuno. Non ce la faccio più di questa roba di quarta mano.»
«Dobbiamo attendere che Edward raggiunga lo stato finale, altrimenti sarà completamente inutile. Possibile che nè tu, nè Envy riusciate a tenere a freno i vostri istinti? Siamo esseri superiori, maledizione.»
«Quel piccoletto non sembra pensarla così.» ribattè sarcastico il moretto, scontrando gli occhi color porpora con quelli di Lust. «Blatera sempre di credersi un mostro, una bestia, ma in fondo non siamo molto diversi dagli esseri umani, no? Noi uccidiamo per un motivo ben preciso, loro solo per brama di potere, anche se li capisco.» affermò con un sorriso soddisfatto.
«Greed, tu saresti un perfetto essere umano, ma non possiamo fartene una colpa. Come non possiamo farne una colpa al nostro piccolo Pride in erba e in fase di crescita, anche se già si dimostra degno del suo nome.»
«Già.» concordò Greed. «Peccato che l'orgoglio che si porta dietro è ancora quello che aveva da vivo.»


Eccomi di nuovo <3 Spero che già dal primo capitolo avrete capito di cosa tratta questa storia: altrimenti, coi prossimi capitoli capirete sempre meglio.
Sono contenta che dopo tanta assenza qualcuno si ricordi ancora di me! ♥ Mi avete fatta felicissima.
Passo alle carinissime recensioni che mi avete lasciato!
MellyVegeta:  Anche io sono tanto felice di essere tornata da voiii *strapazza* e sono anche contenta che questa fic ti piaccia già dal primo capitolo, anche se non si è capito molto, a dir la verità XD Un bacione <3
Hila92: Lo so, ma è sempre il prologo, dai XD più in là si capirà sempre di più - e vi renderete conto che la Frà è diventata sempre più cattiva con i suoi personaggi XD. In quanto ad Ed e Al, qua già si capisce a grandi linee cos'è successo tra di loro; e Edward poteva sì tenersi Win (>///<) però altrimenti mi si sarebbe bloccata la storia (ne ero tentata, credimi) Scarseggiamento di EdWin? Ma ci penso io! SuperFrà alla riscossa! Bacione e Grazie <3
Lely1441: Carissima! Non sapevo tu fossi una RoyAi dipendente! Questo mi coglie di sorpresa xD Anche a me piace molto il RoyAi, anche se ne sono poco pratica. Provvederò anche a questo, dato il mio ritorno! Comunque hai visto la nostra povera Wicchan in che razza di posto è andata a finire? << Bacioni <3
meby138: Uh, sono contentissima che già ti piaccia! E grazie per i complimenti sul modo di scrivere, non sai quanto mi faccia piacere -///-  Graziegraziegrazie!
Un bacio e a domani con il secondo capitolooo :*
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 .Quella Notte ***


Capitolo 2
/ Quella notte \

Anima errante, per sempre errante. Amava definirsi così, un lupo solitario, un predatore che non cacciava. Non si era mai abbassato al livello dei suoi simili, mai, sin da quando il suo cuore aveva smesso di battere. Strinse la mano sul petto, stringendo il lungo mantello nero che lo vestiva, in prossimità di un cuore che aveva smesso di battere 10 anni prima. Pardon, ad essere precisi 9 anni e 10 mesi prima. Aveva ancora due mesi, prima di diventare completamente un mostro assetato di sangue, completamente privo di emozioni, come quell'essere che aveva ucciso metà della sua famiglia, lui e rischiato di far fare la stessa fine a suo fratello, al suo unico e vero fratello.
Un vampiro.
Avrebbe preferito morire, forse, quella notte. Ragionandoci adesso, avrebbe davvero preferito essere morto che avere la consapevolezza di star divenendo una bestia che si basa solo sull'istinto. Ma quella notte, anni prima, aveva sbagliato tutto: sentire il tremore di Alphonse contro la sua schiena e il sangue di quel bambino di appena sette anni sopra il suo, mischiato a quello dei genitori, morti per la mani dello stesso abominevole essere che lo stava ferendo a morte e aveva intenzione di farlo anche con il suo fratellino, avevano decisamente compromesso il suo giudizio e la sua lucidità mentale.
«Vuoi vivere?» quella voce rimbombò forte, nella sua testa e se avesse avuto ancora un cuore, avrebbe probabilmente saltato un battito. Sentì di nuovo la sua voce che voleva apparire decisa, sicura, ma che di forte non aveva niente. Era un balbettio tremolante di un diciassettenne qualunque.
«Devo crescere mio fratello.» era suonata come una supplica, si disse per l'ennesima volta, come sempre da 9 anni a quella parte. Nella sua ignoranza non poteva sapere che quegli esseri non avevano pietà, non avevano cuore: ciò che in loro era umano, era sparito tempo addietro, assieme al calore del loro corpo.
Ma il vampiro, con un ghigno malevolo, non aveva più risposto, lasciando definitivamente da parte le parole, per lui ormai superflue: si avventò sul suo collo, imprimendo il morso che avrebbe segnato definitivamente la sua esistenza e svuotandolo della vita.
Si sfiorò la parte dove c'era l'unica parte del suo corpo ancora calda di sangue, rabbrividendo nuovamente. Si sarebbe raffreddata anche quella, quando sarebbe divenuto un vampiro completo. Si massaggiò le tempie, tentando di calmarsi, prima che il suo stato d'animo cominciasse ad influire  sull'ambiente attorno a lui, come succedeva sempre quando si agitava più di tanto.
Poi, cos'era successo dopo? Era crollato a terra, morente, sotto gli occhi di Alphonse, che aveva cominciato a piangere sul suo corpo; ricordava le calde lacrime a contatto col suo corpo già freddo, in parte, mentre la vita scivolava via. Poi si era svegliato il giorno dopo, ancora in quel vicolo, senza più tracce del suo fratellino, ma sotto lo sguardo maligno e dal colore violaceo di Envy. E lì era cominciata la sua non-vita, quella che avrebbe preso veramente a scorrere solo due mesi dopo.

Winry guardava ancora Alphonse, non capendo. Il ragazzo la invitò a scendere nel soggiorno, per prendere una tazza di tè ed aiutarla a capire di più.
«Avevo 7 anni, quando i miei genitori sono morti.» iniziò, sorseggiando il buonissimo liquido caldo. «Era notte fonda e non ricordo perchè eravamo usciti; forse, come una settimana fa, perchè c'erano i fuochi d'artificio. Non sono sicuro.» ammise, perdendosi un attimo nei ricordi. «Stavamo attraversando una via stretta stretta, era una scorciatoia, diceva papà. Però, ad un tratto... sbucò un uomo dall'ombra.» rabbrividì, a quel pensiero. «Era pallido, aveva gli occhi nerissimi ed era bellissimo, davvero. Soltanto che aveva un'espressione strana sul volto, che faceva paura. Papà si gettò su di lui, ma poco dopo fu sbalzato via con un solo colpo. La mamma ci gridò di correre indietro, verso la fiera e Edward mi prese per mano, trascinandomi via, ubbidendo. Ricordo che lui era...» rabbrividì nuovamente. «... era completamente ricoperto del sangue di papà. Poi io inciampai per terra, sbucciandomi le ginocchia e mio fratello fu costretto a fermarsi e a soccorrermi. L'uomo... nel frattempo ci aveva raggiunto.» la voce era rotta dal senso di colpa e gli occhi lucidi non facevano che interpretare il suo stato d'animo. «Edward mi si parò davanti, per evitare che colpisse me e quell'uomo gli si avventò addosso. E' morto sotto i miei occhi.» fu scosso da un singhiozzo. Evidentemente non aveva mai affrontato il trauma tanto apertamente. «Si è accasciato a terra e io... io ho iniziato a piangere. Poi mi sono svegliato la mattina dopo, di nuovo qui, nel letto dei miei genitori.»
«Oh, Alphonse!» esclamò Winry, addolorata, abbracciandolo. «Dev'essere stata dura...» sentì la testa del ragazzo annuire, mentre la stringeva forte. «Almeno sai che tuo fratello è vivo, no?»
«S-sì... ma forse è arrabbiato con me, non so.» Ma come poteva quell'Edward lasciare suo fratello in quelle condizioni? Perchè non tornava a casa? Winry sentiva la rabbia crescere a dismisura dentro di sè.
«Andrò io a cercarlo, se vuoi.» Alphonse la guardò sorpreso. «Voglio riportarlo da te, è il minimo che possa fare, dopo tutto quello che hai fatto per me.» gli occhi blu si erano addolciti e Al, ancora un pò lacrimoso, sorrise.
«L-lo faresti davvero?» si vedeva che non voleva chiederle una cosa tanto importante, ma Winry sapeva anche che era la sua unica possibilità.
«Certamente, altrimenti non te l'avrei neanche detto, no?» Al la strinse forte, ringraziandola una marea di volte.

Continuava ancora a camminare, solo, come sempre. Nessuno incrociava il suo sguardo, come se l'inconscio dettasse agli esseri umani di tenersi alla larga da lui ed ormai ci aveva fatto l'abitudine. Finchè i suoi occhi non incontrarono quegli stessi  blu che aveva salvato una settimana prima dalla strada, arrabbiati. Per un istante, pensò che quello sguardo non fosse destinato a lui, ma quando la ragazza si diresse verso di lui a passo spedito, non ebbe più dubbi.
«Dobbiamo parlare.» non ricordava quanto quelle pozze blu mare fossero profonde, oppure non ci aveva fatto caso. Più probabile la seconda.
«Faresti bene a tenerti alla larga da me, ragazzina.» sibilò, con tono molto più dolce di quanto volesse, ma quella non si lasciò intimidire, anzi.
«Non me ne frega niente, devo parlarti.» certo che aveva proprio un bel carattere.

Arieccomi, già in ritardo ^^'' no, dovete scusarmi, ieri sono andata a sistemarmi i capelli dal parrucchiere (e voi direte, che ce frega? XD) Comunque in questo capitolo si capisce la morte di Ed (ç___ç povero piccolo!)  e Al mi fa davvero una tenerezza assurda, qui <3 sarà che me la immagino perfettamente questa scena, anzi; l'intero capitolo per me è chiarissimo. Comu nque questa storia è un po' come Detective Conan, si scoprirà man mano tutto! E' un bel nodo (alla mia migliore amica piace un sacco <3)
Passo alle recensioni, ora! Ho deciso di risolvere i vostri dubbi un po' in generale, comunque sappiate che il mio grazie è uguali per tutti!
Dubbi & Spiegazioni
Oooh, qui ci stiamo dimenticando una cosuccia! Alternate Universe, vi ricordate? Mi sa che prenderete una bella doccia d'acqua fredda, con questo capitolo: i nomi degli homunculus li ho usati da vampiri: in quanto 'clan', dopo la morte, ho pensato che è come vivere un po' una seconda vita e che abbiano avuto bisogno di un secondo nome. Hanno perso tutta la loro umanità, quindi per questo i nomi dei peccati comunque calzano a pennello su di loro e, se ci fate caso, l'unico che continuano di tanto in tanto a chiamare per nome è Edward. Comunque, posso rassicurarvi, il rapporto che sviluppa e continuerà a svilupparsi tra Ed e Envy è solo di sano e puro odio XD Il pair c'è solo se si pensa che, forse, magari... (della serie, come diciamo noi in toscana "anche la mia nonna, se aveva le ruote, era un carretto" XD). Il Padre è una figura portante della trama della storia, ma verrà fuori più in là - non ricordo precisamente in quali capitoli, comunque c'è già scritto che ruolo svolge, nella vita dei nostri protagonisti.
Mi sembra di aver chiarito tutto, sempre tenendo conto di non svelarvi troppo XD Baci e grazie!
Per Lely1441: Carissima, anche io vado a Bologna il 26! Incredibile, eh? Ho trovato i biglietti solo una settimana fa XD

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 .Diritti e Doveri ***


Capitolo 3
/ Diritti e Doveri \

Erano immersi in un vicolo buio, troppo simile a quello che aveva condannato per sempre l'esistenza di Edward. Gli occhi dorati indugiarono sul volto deciso e determinato della ragazza, che lo trascinava sempre in luoghi più isolati.
«So che quanto sto per dirti non mi riguarda direttamente» iniziò, come premessa «Ma se sono qui, è per conto di tuo fratello.»
Edward alzò lo sguardo, mentre gli occhi scintillavano di dolore e di senso di colpa: aveva dovuto lasciarlo solo. Questo lo sapeva bene, anche senza che una completa estranea glielo venisse a sbattere in faccia.
«Non avrei dovuto farmi vedere.» mormorò, afflitto.
La mano della ragazza partì in direzione della sua guancia, aperta in un sonoro schiaffo. O almeno, quello che avrebbe dovuto essere un sonoro schiaffo. Il volto di Edward, infatti, non si era spostato di un solo millimetro e la bionda rabbrividì al contatto con la sua pelle ghiacciata. Edward alzò lo sguardo verso gli occhi basiti della ragazza.
«T-tu...» riprese incerta, anche se non si capiva se era scossa dalla rabbia o dalla paura. « Alphonse ha quanto meno il diritto di sapere da te il motivo per cui non ritorni a casa!» la sua voce era piena di veleno, lo sentiva. Avvertiva il suo stato d'animo, in quel momento.
«Come ti chiami?» chiese tutto d'un tratto.
«Ma cosa c'en...»
«Come ti chiami?» ripetè, stavolta in tono più duro.
«Winry.» rispose seccata per essere stata interrotta.
«Bene, Winry.» era una sensazione strana, trovarsi appartato con una ragazza e, per la prima volta, non avvertire il bisogno di nutrirsi del suo sangue. «Vorrei che tu riferissi ad Al queste testuali parole: "E' meglio per tutti se non torno".»
«Lui vuole vederti!» gli urlò contro. «Perchè non puoi? Spiegamelo, almeno! Tu... non puoi capire, sei un insensibile! Proprio questa mattina, Alphonse è scoppiato a piangere perchè è convinto che tu ce l'abbia con lui. Non sarei mai venuta a cercarti, se non avessi visto quanto dolore alberga nel suo cuore, Edward!»
Il suo nome, pronunciato con quel tono arrabbiato e al contempo supplichevole, lo colpirono in pieno. Se avesse potuto piangere, l'avrebbe fatto, ma lui non aveva lacrime da versare.
«Non voglio mostrargli ciò che sono diventato.» sussurrò.
La voce mielata e dolce che aveva in quel momento arrivò alle orecchie di Winry come le note malinconiche di un carillon, così che anche l'espressione della ragazza si addolcì. Gli sfiorò la guancia innaturalmente fredda, stupita lei stessa da quel gesto tanto intimo, che però non trovava sbagliato. Lui la lasciò fare e, dopo qualche secondo, poggiò la mano - ghiacciata anch'essa - sopra la sua.
«Cosa c'è in te che non va, Edward Elric?» chiese, riducendo ad un leggero sussurro la sua voce. «Non sei cattivo, ne sono sicura. Non avevi motivo di salvarmi, eppure l'hai fatto. Non hai motivo di nasconderti da tuo fratello, eppure lo fai. Perchè?» l'ultima domanda suonava come una supplica.
«Perchè io non sono più lo stesso.» disse, come se potesse bastare alla ragazza.
«Tuo fratello ti vuole bene, a disdetta di ciò che sei. Ti prego, almeno spiegagli cos'è che ti tiene distante da lui... per favore.»
Era irritato, in un certo senso, dall'influenza che quella ragazza esercitava su di lui. Ma non riusciva a tenerle testa in alcun modo, soprattutto quando incrociava i suoi occhi profondi, pieni di dolore, pieni di pene, pieni di un passato che gravava ancora sulle sue spalle. Fu allora che si decise.
«Va bene, verrò con te. Spiegherò ad Alphonse che lui non c'entra.» il volto di Winry si illuminò e, insieme, si avviarono verso casa Elric.

«La Settima Rossa comincerà tra 4 giorni.» annunciò Lust, entrando nell'appartamento semidistrutto, mentre le sue parole attiravano l'attenzione di Envy e Greed.
«Finalmente una buona notizia!» esclamò Greed, compiaciuto, sfregandosi le mani.
«Anche se Pride non ha raggiunto il massimo del suo potere, credo che sia abbastanza pronto. E' già raro che un vampiro manifesti dei poteri supplementari, figuriamoci un potere come il suo.» disse la donna, appoggiandosi al muro.
«Io di quel ragazzino non mi fido.» ringhiò Envy «Non ce la racconta giusta, su quella puttanella da quattro soldi. Se era riuscito a migliorare il suo comportamento da essere superiore quale è, da 9 anni a questa parte, da quando ha salvato quella mocciosa dalla strada, è tornato al punto di partenza.»
«Oh-oh, Envy.» ridacchiò una voce nell'oscurità «Geloso del piccolo Pride?» Alla luce fioca della stanza si ergeva un figura distinta di un uomo sulla cinquantina. L'occhio sinistro, perennemente chiuso, era coperto da un monocolo che gli dava l'aria di un benestante borghese, così come il resto del suo abbigliamento.
«Wrath.» sbuffò il vampiro dai capelli verdi «Alla buon ora, certo. Quanto altro tempo volevi aspettare ad arrivare qui?»
«Sono giunto non appena ho saputo della Settima Rossa.» si giustificò l'uomo, nonostante il suo tono non tradisse dispiacere. «La crescita di Pride è ancora allo stato primitivo?»
«E' colpa del suo carattere, ma combatterà per la Settima.» assicurò Lust «Quando ci raggiungeranno gli altri nostri fratelli?» chiese poi.
«Gluttony dovrebbe arrivare in città tra poco, questione di minuti: sai bene quanto sia lento.» la donna annuì, ricordando quando Envy faceva razza per conto proprio e lei lavorava a coppia con l'altro vampiro. «Per quanto riguarda Sloth non ne ho la più pallida idea.»
«Poco male.» sentenziò Greed «Ci avrebbe solo rallentato, quel pigrone.» poi si alzò, sgranchendosi un pò le gambe e le braccia.
«Sai bene che la nostra forza sta nella combinazione delle nostre capacità, Greed.» lo rimproverò Wrath, fulminandolo «Noi siamo i 7 prediletti dal Padre solo se siamo uniti e, infatti, abbiamo speranza di vincere la Settima Rossa solo in questo modo.»
«Sì, sì.» sbuffò quello, allontanandosi dai suoi simili. «Io vado a farmi un giro, se vedo Gluttony lo porto qui.»
Quando Greed lasciò la stanza, Wrath si voltò verso la seducente donna alla sua sinistra, in cerca, forse, di spiegazioni.
«Sei sicura che Pride combatterà per la Settima?»
«Sì» ripetè sicura «E' costretto a farlo, visto che abbiamo salvato suo fratello. Rientra nei suoi doveri...» si interruppe, per lasciarsi andare ad una risatina. «Dopotutto, è diretto discendente del Padre, Wrath. Non dimenticarlo.»







Ora le cose cominciano a complicarsi un po' ed iniziamo ad entrare nel vivo della storia. Diciamo che i primi quattro capitoli ci spiegano un po' la situazione - di fatti, nel prossimo
saprete cos'è esattamente la Settima Rossa e tutto ciò che la riguarda - inoltre, per chi ha avuto la parvenza che questo scritto somigli a Twilight è sia nel giusto che nello sbagliato: nel senso che in effetti Edward ha un po' lo stesso carattere dell'altro Edward e vive in un clan come potrebbe essere quello dei Cullen; tuttavia, qui si gioca in modo completamente diverso su tutto. Inoltre, con questo capitolo apro un grande interrogativo!
Bacioni, grazie mille per le recensioni e alla prossima!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 .Settima Rossa ***


Capitolo 4
/ Settima Rossa \
 
Gli sembrò troppo poco tempo, quello che impiegarono ad attraversare metà città e giungere a quella che era stata la casa dove era nato e cresciuto e, quando si trovò faccia a faccia davanti alla porta di quel verde così scuro da sembrare quasi nero, si rese conto di aver bisogno di respirare, nonostante la sua essenza non lo richiedesse.
«Non scoraggiarti proprio ora, per favore.» la voce implorante di Winry riuscì a sorprenderlo ancora una volta: era sicuro che la sua espressione non tradisse alcuna emozione.
Lo guidò all'interno di quella che, anche se su carta non era scritto, era casa sua, fino a giungere nel soggiorno. Riconobbe subito la poltrona dove stava sempre suo padre, quando aveva bisogno di riflettere e riconobbe altrettanto velocemente la figura che adesso vi era seduta, il volto teso dalla preoccupazione.
Stentò ad associare, comunque, quel ragazzo di sedici anni con il suo fratellino che ne aveva appena sei. Alphonse era cresciuto ed era divenuto un bel ragazzo, i capelli castani dal taglio corto risaltavano gli occhi blu profondo che aveva, identici a quelli della loro madre. Il dolore che provava quando ripensava al passato si fece più forte del solito e parecchi oggetti, attorno a lui, vibrarono.
Era assorto in chissà quali pensieri, quando entrarono nel salotto e così non li sentì avvicinarsi a lui. Non si accorse di loro fin quando Winry non gli posò delicatamente una mano sulla spalla, richiamandolo dal suo stato di intorpidimento.
«Alphonse?» gli sussurrò dolcemente, mentre il ragazzo si voltava verso di lei, accennando un sorriso. Solo dopo realizzò che, dietro alla figura della sua ospite, suo fratello tergiversava sull'entrata della stanza.
Scattò in piedi e gli corse incontro, abbracciandolo. Trovò il suo corpo più duro del marmo e ghiacciato altrettanto; rimase irrigidito dal suo gesto, ma non vi fece caso. Suo fratello, Edward, era vivo ed era tornato.
Non sapeva che si sbagliava su entrambe le cose.
«Nii-san...» mugolò, mentre le braccia di suo fratello lo avvolgevano pian piano, con delicatezza. Da quando era tanto aggraziato? Se lo ricordava più goffo.
Edward cercò di non respirare. Non appena Alphonse gli si era avvicinato, il suo odore gli aveva dato alla testa e aveva sentito lo stomaco contrarsi, metaforicamente parlando. Lo allontanò appena da sè e lo fece sedere nuovamente: tremava visibilmente.
Si chinò al suo fianco, al lato della poltrona, poi posò la sua mano ghiacciata su quella del fratello e, prima che Alphonse trovasse la voce e il coraggio per parlare, lui sorrise e cominciò a raccontargli tutto.
Nel descrivergli le scene, i momenti passati lontani sembrarono soltanto un brutto ricordo: Alphonse lo guardava, attento ad ogni suo parola, mentre la sua voce fluida e scorrevole come il latte che tanto aveva odiato, ogni tanto trovava qualche incertezza. Winry, alle loro spalle, era caduta in una specie di silenzio di riflessione, assaporando ogni parola che usciva dalle fredde labbra del suo salvatore, nonostante ne temesse il significato.
«Quindi, tu sei andato via perchè sei...»
«... un vampiro, sì.» il castano rabbrividì ed Edward si alzò. Doveva uscire e subito. «E' per questo che non posso tornare da te. E' per questo che devi tenere in te il ricordo di quello che ero, non di quello che sono. E tra poco tempo... forse mi dimenticherò di tutto.» il fuoco che, fino a pochi secondi prima scoppiettava appena nel camino di fronte alla poltrona, prese improvvisamente vita, inondando di un calore assurdo la stanza.
Strinse i pugni, nel tentativo di calmarsi e di dare, di conseguenza, una calmata anche alle fiamme. Una manciata di secondi dopo, il fuoco aveva il suo lento bruciare normalmente. Alphonse lo guardò, atterrito.
«Loro» si frenò dal dire "quei bastardi" «mi chiamano Pride. I miei simili sono 3, al momento, ma ne giungeranno altri per partecipare alla Settima Rossa e saremo in 7. Se anche io non fossi pericoloso per voi, lo sarebbero loro. Io... servo loro, per vincere e per arrivare al Padre.»
Seguì il silenzio, almeno finchè Winry non lo cinse da dietro, cogliendolo di sorpresa.
«Resta.» lo implorò, di nuovo.
«Cos'è la Settima Rossa? E chi è il Padre?» Alphonse voleva saperne di più: non aveva paura di nulla, se sapeva come affrontarla. Era pur sempre fratello di Edward e figlio di Hohenheim della Luce e il coraggio, probabilmente, risiedeva nel DNA di famiglia.
«La Settima Rossa» iniziò Edward, poggiando delicatamente una mano su quelle di Winry, intrecciate attorno al suo torace. «è un gioco, una specie di torneo spietato che tiene luogo una volta ogni venti anni, di questi tempi. E' un vero e proprio scontro tra clan di vampiri provenienti da diversi paesi e luoghi e comprende prove di forza fisica, di velocità e di...» si lasciò andare ad una smorfia. «... caccia. Tutto questo per incontrare il Padre e divenire il successore da lui designato, il suo prediletto. L'unico in grado di ucciderlo a sua volta, in sintesi. E il clan che mi ha raccolto dalla strada, quella notte, pensa che potrei essere io. Per questo mi tengono costantemente sott'occhio: sono già venuti a sapere che ho salvato Winry dalla strada e hanno già mostrato il loro disappunto al riguardo. Sono diverso da loro, non riesco ad uccidere per un mio bisogno e sono anche meno sensibile all'odore del sangue. Questo perchè non sono ancora arrivato ai miei 10 anni di vita immortale, ma tra due mesi esatti diventerò come loro. Non sarò in grado di proteggervi, nè da loro, nè da me stesso.»
«Tu potresti essere il primo dei vampiri?» balbettò Alphonse e, vedendo annuire il fratello, per poco non gli si avventò addosso. «Ma è ridicolo! Tu sei ancora un essere umano, Edward! Si capisce dai tuoi occhi, si capisce dal modo in cui parli, dal modo in cui ragioni! N.o.n s.e.i. c.o.m.e. l.o.r.o.» Scandì le ultime parole se stesse parlando ad uno stupido, ma Edward scrollò la testa e si liberò dalla presa di Winry, che lo guardò di nuovo con uno sguardo arrabbiato. Era difficile interpretare il rapporto tra quei due, sembravano amanti e confidenti, nemici e amici. Non si capiva bene chi fosse la preda e chi il cacciatore.
«Lo diventerò presto, Al e poi... non è solo questo, il problema.» abbassò lo sguardo, cercando un soggetto che potesse distrarlo dagli occhi del fratello. «L'unico odore al quale sono sensibile è il tuo.»
L'atmosfera si raggelò in un istante: Alphonse aveva gli occhi sbarrati e fu costretto a sedersi, preso da improvvisi giramenti di testa, mentre Winry aveva mutato la sua espressione in un istante, da arrabbiato ad addolorato.
«Devo andare, adesso.» e detto questo, senza il tempo di una parola o di una replica, si dileguò. Fu talmente veloce che non sentirono neanche aprire e chiudere la porta.  







Eccoci di nuovo! Questo capitolo mi piace molto; sarà perchè mi sembra che il rapporto tra Edward e Winry mi sembra più intenso, oppure per l'incontro tra Ed e Al, che porterà delle notevoli conseguenze nella storia. Qui viene tutto spiegato chiaramente, sia la Settima Rossa che l'accenno al Padre è un modo per scoprire le loro carte. Ultimamente sono andata spesso al cinema e mi sono sorpresa nel ritrovare l'atmosfera di Let Me Be - scritta mesi fa - nella scenografia di Sweeney Todd, ancora nelle sale. L'ho trovato un film e musical piuttosto bello e avvincente - Tim Burton e Johnny Depp non deludono mai! <3 - ma la scenografia, i luoghi, mi hanno sorpreso ed incantato.
Dicevo, tornando alla fic, che questo è il capitolo che, tra quelli che ho scritto, preferisco, al momento. Mi piace Winry, che parla appena, per non interrompere la conversazione tra i due fratelli, lontani da ben più di nove anni, eppure che buca la scena con quell'abbraccio istintivo a Ed. Mi piace Al, che non ha timore di quella che è la natura del fratello e che lo vuole proteggere. E mi piace Ed, che in ogni racconto non perde mai quella mania di salvare il mondo.
Ma questa, mi pare, o è una prerogativa di tutti i protagonisti che amiamo di più? Bah. Ci pensavo proprio oggi leggendo Conan.
Rispondo al gentilissimo commento - come tutti gli altri, che credete! xD - di Neverwinter, che tra l'altro è un piacere rivedere tra i commenti ^^  questa storia tratta sì di vampiri, ma non è ispirata alla saga della Meyer. Anche io, rileggendola, avevo riscontrato alcune somiglianze che avevo già sottolineato nelle risposte al capitolo precedente, ma vi assicuro che questa storia è molto più cupa di quanto possano essere le storie (che adoro, dato che io amo la saga di Twilight) della Meyer. Come si è visto, Winry non è un'ingenua ragazza che arriva a Londra così, ma una ragazza di strada, maltrattata sin dalla tenera età;  la storia non è ambientata ai giorni nostri: dovrebbe essere una parallela Londra di fine '800 e inizi '900; Edward non è lo sfacciato vampiro che la Meyer mette in risalto, ma uno solitario e alquanto depresso, a parer mio. Certo, le peculiarità dei vampiri sono comunque sempre quelle, anche se i vampiri di questa fic hanno molte meno "stranezze" rispetto ai vampiri della saga di Twilight. Ad esempio, non hanno alcun problema ad esporsi al sole e non hanno alcun nemico mutantropo o licantropo. Spero di aver risolto ogni vostro dubbio ^^''
Un bacio e al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 .Realtà ***


Capitolo 5
/ Realtà \

Era passata appena un'ora da quando Edward era scomparso e Winry non aveva ancora staccato gli occhi di dosso dalla finestra. Quella pioggia che, insistente, aveva preso pigramente a cadere era la perfetta colonna sonora della scena presente nella stanza: lei, sconsolata di fronte alla finestra, con le mani appoggiate al vetro freddo e appannato, mentre Alphonse non si era più mosso da quella poltrona, lo sguardo fisso sulle fiammelle che scoppiettavano allegre.
Cosa esattamente la spingesse a sentire la mancanza di quel ragazzo - pardon, vampiro - non lo sapeva neanche lei. Avrebbe dovuto essere spaventata a morte dalla sua natura, no? Avrebbe dovuto tremare al ricordo del suo 'padrone' sbalzato via da appena un leggero tocco della mano di Edward, avrebbe dovuto stare alla larga da lui e sperare che non tornasse e, dentro di lei, la ragione e l'istinto di sopravvivenza combattevano contro la sua convinzione che non ci fosse nulla di sbagliato, in lui. Solo una morte che non era stata tale.
«Winry» la voce del ragazzo la fece sobbalzare, tanto si era abituata al silenzio. «perchè non ti sei spaventata quando Edward ha detto di essere un vampiro?»
Ci volle un pò prima che la ragazza trovasse le parole adatte per rispondere in modo elaborato e preciso. Prese un respiro e si costrinse a voltarsi verso Alphonse, che comunque continuava a concentrare gli occhi blu sulle scintille che venivano emesse dal focolare nel caminetto.
«Tuo fratello non è cattivo» spiegò, come se tenesse tra le mani prove certe «non può esserlo, altrimenti non mi avrebbe salvata».
Alphonse annuì, ma Winry sapeva bene di non averlo convinto per niente; d'altronde, sospettavano entrambi della stessa cosa, per quanto la riguardava. E, anche se fosse stata tanto sicura dei suoi sentimenti, non lo avrebbe di certo confessato ad Alphonse. No, era di certo l'ultima persona a cui sarebbe arrivato un discorso come: "Alphonse, sono innamorata di tuo fratello, anche se è un vampiro". Scosse la testa per liberarsi da quei pensieri, prima di congedarsi e raggiungere camera sua. La conversazione con il ragazzo era ancora troppo recente per confessargli di aver cambiato idea, riguardo il suo futuro.
«Ahem, Winry?» le aveva chiesto il giorno prima a pranzo. Lei alzò lo sguardo verso di lui, ancora con ancora la forchetta tra le labbra «Posso chiederti una cosa?».
«Certo, dimmi pure» aveva risposto poi, attendendo la domanda per la quale Alphonse pareva essere andato in fibrillazione; gli ci vollero infatti un paio di secondi per trovare le aprole più adatte, che non rendessero più imbarazzante quella domanda di quanto già non lo fosse di per sè.
«Hai mai pensato di... costruirti una famiglia?» la sua voce era incerta, ma quelle parole colpirono Winry come mille lame taglienti, tanto che scattò in piedi, rovesciando la sedia sulla quale era seduta fino a pochi istanti prima: il respiro si mozzò e si fece affannoso e gli occhi vennero inondati di lacrime. Quella era paura di amare, paura del dolore, paura causata dalla sua vita precedente, quella da cui Edward l'aveva salvata.
«Io non... voglio mai più sentir parlare di uomini in vita mia!» ed era scappata in camera sua, proprio come stava facendo in quel momento. Era una vigliacca, egoista per di più.
Si rifugiò rannicchiata sulle lenzuola morbide del suo letto, dove cercò il calore di Edward, che non aveva mai provato. Con sua sorpresa, lo trovò: evidentemente, la sua presenza aveva continuato ad animare quel posto, così si lasciò andare ad un pianto liberatorio che le fece bene. Si voltò a pancia in su e le piombò addosso la realtà dei fatti; lei cercava Edward, non fuggiva da lui. Lei lo voleva vicino a sè, non lontano. Si sorprese a sorridere, come se nella sua vita fosse finalmente arrivata la svolta che aspettava da tanto tempo.
Il principe azzurro esisteva, soltanto che non era un principe, nè era azzurro: era un vampiro dallo sguardo malinconicamente perso nel vuoto, che però non la respingeva mai e - le sembrava - gradiva la sua compagnia.

«Vedo che l'allegra famigliola è tutta qui riunita» commentò sarcastico, non appena entrò nel logoro appartamento ormai familiare; la risposta fu un ringhio di Envy, come sempre ostile nei suoi confronti.
«Pride, finalmente» la calda voce di Lust lo raggiunse dall'ombra di quella che avrebbe dovuto essere una cucina «mancavi solo tu, all'appello».
Edward sapeva benissimo cosa significava la presenza di tutti quanti i membri del suo clan lì, a Londra; solitamente rimanevano sparpagliati per le vari regioni dell'Inghilterra, visto il loro poco affiatamento. Scorse nella penombra il volto falsamente affabile di Wrath, quello piuttosto ottuso e grassoccio di Gluttony e l'imponente stazza di quello che etichettò come Sloth, l'unico che non aveva mai visto dalla sua nascita. La Settima Rossa era di certo alle porte, imminente come non mai.
«Ho notato» si limitò a dire, accomodandosi vicino a Greed, forse l'unico che gli suscitava un pò più di simpatia. Chiuse gli occhi, fingendosi estraneo alla discussione che si apprestava ad iniziare.
«Allora, Pride» Envy si avvicinò a lui con uno scatto fulmineo, bloccandolo al muro con una mano «come va con la puttanella?» fu un attimo, un riflesso spontaneo: nel giro di pochi secondi, Envy si trovò a terra, mentre i detriti che erano dispersi per la stanza si sollevarono da terra, ignorando completamente il principio di gravità e puntando tutti dritti verso la testa del vampiro dai capelli verdi. Un ringhio risuonò nel petto di Edward, mentre premeva le mani sulla gola del suo simile, in un tentativo di soffocamento. «Suscettibile, a quanto vedo».
«Smettetela: non dovreste litigare tra fratelli» li rimproverò Lust, malcelando il compiacimento nella voce alla vista dei poteri di Edward.
«Spero che nella Settima Rossa ci troveremo contro» gli sussurrò Envy, con tono di voce tanto basso che fu quasi impossibile udirlo «così ti ucciderò una volta per tutte».
«Non togliermi il divertimento, mostriciattolo.» ribattè acido, mentre si rialzava lentamente e i massi cadevano nuovamente a terra con un tonfo. Si appoggiò di nuovo alla parete, stavolta però vicino alla finestra, con lo sguardo perso all'esterno, tra i sobborghi della città.
«Dicevamo, prima che Envy ci interrompesse» riprese Wrath, con tono solenne «che avrà inizio a breve la Settima Rossa: ognuno di voi è già al corrente del proprio compito. Pride, contiamo anche su di te» ancora quel tono falsamente rassicurante che gli dava sui nervi. Non lo degnò neanche di una risposta. «Tra tre settimane, circa, verrà proclamato il vincitore.» lo informò poco dopo, certo di ottenere così la sua attenzione e così fu: Edward si voltò di scatto, gli occhi sbarrati dal terrore. Tre settimane significavano abbandonare ogni speranza di tornare l'Edward umano, speranza che ancora covava nel cuore, per quanto futile fosse. Strinse i pugni talmente forte che perfino l'acciaio si sarebbe sbriciolato tra le sue mani. Aveva almeno l'animo in pace per Alphonse e Winry. Era sicuro che, adesso, non lo avrebbero più cercato.
Così credeva lui.








Eccomi di nuovo, in ritardo (come sempre ._.). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Anche se il mio preferito, fino ad ora, resta comunque quello precedente, anche questo mi piace molto: c'è un accenno di AlxWin, anche se non ricambiato e il chiarimento dei sentimenti di Winry. Più o meno, insomma; la loro storia mi piace tantissimo, soprattutto in questa fic. E' una cosa che viene loro spontanea, naturale, un gesto involontario. Si amano, in mezzo alla guerra, al dolore, alle perdite, nonostante siano due vite completamente diverse.
La cosa che più mi stupisce, della Winry originale, è l'immensa fiducia che nutre in Edward e qui ho solo cercato di marcarla un po': nonostante lui sia "fuori dalla sua portata", un vampiro, un essere che dovrebbe chiamarsi spietato, lei lo cerca, lo consola, lo implora.
Un'altra cosa che mi piace molto di questo capitolo - e uno dei pilastri fondamentali dell'intera fic - è il continuo scontro tra Envy e Edward. La scena dell'assalto me la sono immaginata perfettamente e spero che sia altrettanto facile figurarla per voi ^^''.
Ringrazio quindi i miei lettori - quelli che non recensiscono, anche se mi farebbe piacere - e, soprattutto, queeli che perdono un po' di tempo per farlo, ovvero: NeverwinterLely1441saku89Wildheart.
Al prossimo capitolo <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 .Schicksal ***


Capitolo 6
/ Schicksal \

Il sole tramontava, lasciando rapidamente il posto ad una bella notte stellata, una di quelle che a Londra si vedono raramente. Edward sedeva assorto nei suoi pensieri su un tetto, non facendo caso alla scomodità delle tegole e continuava a respirare profondamente, più per abitudine che per una vera e propria necessità.
Sembrava una notte tranquilla, come tante, almeno finchè non suonò un campanello d'allarme, dentro di lui; un campanello d'allarme che gridava all'estraneo. Fu solo per questo motivo per cui si voltò indietro, per incontrare lo sguardo più affascinante e selvaggio che avesse mai visto in vita sua.
Contro la fioca luce della luna si stagliava un'esile figura dagli abiti neri, con il volto in parte nascosto dai capelli lunghissimi e neri come la pece, scossi appena dalla brezza notturna. Era una ragazza, od una donna, non sapeva dirlo: pareva avere venti come cento anni. Ma non furono tutti queste cose a colpirlo quanto un particolare: si stava leccando le dita con la lingua con gusto, quando su di esse spiccava un liquido rossiccio che Edward riconobbe subito dall'odore: sangue.
Scattò all'indietro, inorridito, mentre la ragazza continuava ad avvicinarsi a lui. Un passo avanti lei, uno scatto indietro lui, almeno finchè non si trovò al confine tra il tetto e il vuoto. Si guardarono, si studiarono, finchè la mora non sfiorò, con una delle stesse mani che l'avevano messo sul chi va là, il collo, entrando all'interno della camicia, toccando proprio l'unico punto ancora caldo del suo corpo.
«Salve, Pride» il ragazzo rabbrividì a quel nome e cercò di liberarsi dalla presa di ferro che la vampira esercitava su di lui. Le tegole cominciarono a vibrare.
«Chi sei?» sibilò. La notte non era ancora sopraggiunta e gli ultimi sprazzi dei raggi solari, rossi come il sangue di cui la ragazza si era sfamata, gli illuminavano gli occhi, donandogli una strana tonalità aranciata. Lei rise, sovrastandolo nel vero senso della parola: Edward era finito irrimediabilmente con la schiena contro il tetto, mentre la vampira era a cavalcioni su di lui, ammaliandolo con lo sguardo violaceo, così diverso dalla tonalità blu di Winry...
«Il mio nome è Schicksal» e, dicendo questo, posò la propria fronte su quella del ragazzo, riuscendo ad entrare nella sua mente: e vide Alphonse, la madre, il padre - gli ultimi due erano stati uccisi da un loro simile, lo stesso che l'aveva trasformato, mentre il suo fratellino era stato risparmiato - e poi lei. Le sopracciglia s'incresparono appena, lasciando trapelare una nota di irritazione. «e tu, Edward Elric, sei il mio predestinato, colui che diverrà il mio compagno.» Edward notò con una certa sorpresa Schicksal; come faceva a sapere il suo vero nome?
«Il tuo compagno?» scoppiò in una risata maligna «Tu sei già formata, io no. Mi è stato insegnato a scegliere la mia compagna prima dello scadere del mio "apprendistato"» fece una smorfia, come sempre, quando parlava nello specifico del suo tipo di esistenza e tutte le regole che la caratterizzavano «e il tuo sembra essere terminato da un pezzo.»
«Può essere, mio appetitoso bocconcino» replicò la ragazza, per nulla turbata dall'osservazione del suo prediletto. «ma è scritto nel destino. Io vengo dalla Germiania, per la Settima Rossa e per te. Noi ci saremmo incontrati il giorno della prima prova e, il giorno della tua sfida - della tua vittoria - e tu saresti stato mio, Edward.» Cadde il silenzio, silenzio in cui entrambi pensarono cose decisamente divergenti: Schicksal già stava assaporando la propria vita come compagna del successore del Padre, mentre la mente del vampiro biondo viaggiava a ritroso, scorrendo tutti i ricordi delle uniche due persone a cui voleva bene. Scattò in piedi, facendo cadere la vampira in malomodo lontano da sé; la notte era infine calata e, agli occhi adoranti di Schicksal che lo guardavano dal basso, sembrò davvero il vampiro della visione dell'amica Alheit: i capelli biondi scintillavano alla fioca luce della luna, alta nel cielo, mentre questi, legati in una treccia, venivano mossi dalla brezza notturna, così come il suo mantello nero che portava per non dare troppo nell'occhio.
«Io non sarò mai tuo, Schicksal. Toglitelo dalla testa.» La venerazione negli occhi della vampira sparì istantaneamente, cedendo il posto alla rabbia e deformandole il volto delicato e perfetto: sembrò sollevarsi in aria, assalirlo, ma Edward balzò di lato prima che fosse troppo tardi e sparì nella notte, lasciando la ragazza da sola nella notte, umiliata e con un unico obiettivo.
*
Winry scese le scale in fretta, con un cappello bianco sulla testa, intonato al vestito che portava; si affacciò in salotto, dove il padrone di casa stava leggendo svogliatamente il giornale del mattino. Entrò nella stanza, attirando così l'attenzione di Alphone, che osservò - con un certo rossore sulle guance ancora fanciullesche - quanto fosse bella quella mattina.
«Alphonse, esco a fare la spesa. Hai bisogno di qualcosa?» lo sguardo del ragazzo ancora vagheggiava sull'abito bianco che indossava e riuscì a rispondere solo dopo qualche secondo.
«No, Winry, ma grazie comunque.» lei sorrise, esclamando un "prego!" mentre usciva dalla porta della casetta londinese. La strada era affollata sin dal primo mattino e belle signore camminavano sotto il sole che aveva deciso di far capolino, smaccando le nubi grigiastre che si allontanavano verso il nord. La borsetta di Winry conteneva solo i soldi necessari alla spesa per la giornata e una lista scritta da lei stessa delle cose da comprare. Estrasse dalla borsa proprio il piccolo foglio e vi lesse alcune cose che aveva bisogno di comperare dal droghiere. Si diresse quindi verso il negozio, quello che era un po' più lontano da casa di Alphonse e vi entrò, facendo suonare un campanellino non appena aprì la porta.
«Buongiorno, Mister Fayer» esordì con un tono allegro e subito l'uomo uscì fuori dal retrobottega. Ma se Winry non fosse stata così impegnata ad ordinare le sue spezie, si sarebbe di certo accorta che l'uomo aveva qualcosa che non andava. Come un sorriso malevolo che si apriva sulle sue labbra da una parte all'altra.











Eccomi di nuovo ^^'' entra in scena un'altra figura - stavolta di mia invenzione, la mia seconda cattiva!* - che sinceramente adoro: Schicksal è nata un po' dalla mia passione per i personaggi sadici, un po' per quella nel confronti di quelli ambiziosi.
Diciamo che questa vampira, dall'aspetto così fiero, nobile e altezzoso, è un misto tra Suigintou, delle Rozen Maiden e Haruhi Suzumiya; due personaggi che non hanno praticamente niente in comune, se non la fissazione per il proprio obiettivo. Ed è questa la caratteristica che emerge di più in Schicksal: la determinazione.
Riconosco che ogni mio personaggio mi assomiglia un po': in ognuno, devo trovare qualcosa che ricordi me stessa o chi mi sta attorno, forse per prevedere i loro movimenti, le loro azioni, i loro pensieri. Altrimenti, come i personaggi di Full Metal Alchemist, devono essermi talmente familiari da immedesimarmi in essi, per creare un'atmosfera non OOC.
Ammetto che preferirei che ogni mio personaggio non si legasse all'altro, ma avesse una propria personalità, ma per il momento sto zitta e mi accontento; intendo migliorare sempre di più e, prima o poi, supererò anche questo scalino!
Ringrazio nuovamente i miei lettori, tutti, e, in particolar modo, chi ha recensito (Lely1441, crilli, saku89) e chi ha aggiunto la ff tra i preferiti: grazie mille! Anche se mi piacerebbe venire a conoscenza dei vostri pareri e di vedere qualche vostra recensione ^^''
Bacio, bLoody queeN

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. Desiderio ***


Capitolo 7
/ Desiderio \

Non era affatto facile scegliere tra tutti quei prodotti dall'aspetto invitante; si chiese cosa potesse preferire Alphonse. Presa com'era dai suoi problemi casalinghi, le sarebbe stato difficile pure notare un certo vampiro di nostra conoscenza passarle vicino e sussurrarle dolci parole.
«Mr Fayer, avrei bisogno del rosmarino delicato che mi avete dato l'ultima volta, ricordate?» chiese Winry, solare. L'uomo annuì con un altrettanto positivo sorriso e sparì nel retrobottega. Qui, stava seduta un'avvenente donna, avvolta in un manto nero come la notte, che risaltava il pallore del viso che, in precedenza, doveva essere stato olivastro, rifacente alla classica carnagione mediterranea.
«Che tesoro di ragazza» commentò la donna, a voce talmente bassa che fu possibile udirla solo al grassoccio Mr Fayer. Lui annuì, prendendo uno degli innumerevoli ramoscelli di rosmarino pronti per essere venduti e infilandolo in una sacchetta di carta.
«Peccato che il rosmarino non le servirà per molto; la colpa ricadrà su quella stolta vampira tedesca e Pride, una volta persa la sua bella, sarà costretto ad allenarsi e partecipare alla Settima Rossa senza alcuna distrazione.» ridacchiò sguaiatamento l'uomo, il cuo volto, solitamente pacato e pacifico, si contrasse in una smorfia grottesca, orribile. Anche la donna si lasciò andare ad una leggera risata, più elegante, ma decisamente allo stesso modo maligna.
«Posso stare tranquilla, allora; Envy, lascio tutto in mano a te.» e detto questo, si dileguò. L'ormai smascherato - almeno per noi - Envy si diede un nuovo contegno, assumendo la faccia più amabile che riuscisse ad ottenere da sè stesso e tornò dalla ragazza.
Era stata una vera fortuna che Schicksal fosse venuta a cercare Pride presso il loro covo: aveva permesso loro di usarla e utilizzarla come volevano, nonostante l'abilità di leggere nella mente e la vita altrui degli umani e dei propri simili. La vampira tedesca aveva bisogno di uno stretto contatto fisico per una lettura completa, altrimenti poteva liberare troppa energia in una volta e consumarsi.
Envy tornò da Winry con il rosmarino che lei stessa le aveva chiesto e, poco prima che la ragazza uscisse dalla bottega del falso Mr Fayer, udì un fruscìo troppo distinguibile dagli altri comuni esseri umani: Schicksal l'aveva raggiunta.
Facile prevedere come avrebbe agito: avrebbe atteso che la ragazza attraversasse un cunicolo, oppure in una via decisamente meno affollata di quella principale e l'avrebbe attaccata. Uccidendola, non rendendola una loro simile, dato che Winry rimaneva l'unico ostacolo che la divideva da Pride.

Il sole stava tramontando. Schicksal non aveva atteso momento più affino alla sua natura non umana e la ragazza sembrava davvero molto indaffarata nelle compere: non si era accorta del tempo che scorreva veloce, inesorabile e della notte che calava poco a poco. Adesso, spese concluse, si avviava allegramente verso casa, magari pensando a cosa preparare esattamente per cena. Ammesso che fosse arrivata a casa sana e salva.
I lampioni erano ancora del tipo ad olio e venivano accesi piuttosto lentamente e per un po' di tempo, qualche via rimaneva nell'oscurità. Casa Elric risiedeva proprio in una di quelle vie più distaccate dal centro e, quindi, in un certo senso dimenticate. La vampira aveva decisamente campo libero.
Fu allora che la sua figura si stagliò nelle tenebre, di fronte alla ragazza e Winry, che aveva imparato a riconoscerli - dalla loro costante eleganza, velocità, quel fascino che avevano nell'oscurità e quello strano odore dolce, ma spietato, che avevano - si fermò di colpo. Non fece un passo indietro per scappare, nè urlò o roba simile. Lasciò cadere la busta che si portava dietro, mentre sulle labbra si allargava un'espressione che stupì e scombinò, per un momento, ogni piano di Schicksal: un sorriso.
Dagli occhi blu della sua rivale, della sua nemica, iniziarono a scendere lacrime di commozione; singhiozzò sommessamente, prima di inginocchiarsi di fronte a quella non vivente, accomunata a lei per il solo desiderio di volere Edward, o Pride, solo per loro e per il fatto che avrebbero fatto di tutto per farlo restare accanto a loro.
La differenza sostanziale era ciò che erano disposte a fare per lui: la prima, dagli occhi folli, tinti di quel viola ardente, era pronta ad uccidere; la seconda, dagli occhi adesso inumiditi dalle lacrime di felicità che scendevano da essi, a morire.  
«Cosa diavolo stai...?» cominciò quella, ma Winry la zittì con un solo gesto: si sbottonò la camicietta bianca, allargando così il colletto di pizzo e, rialzandosi, si avvicinò alla ragazza. Le stava offrendo la sua vita su un piatto d'argento, per cosa?
«Per amore.» La ragazza sembrò leggerle dentro. Ciò che solitamente faceva lei, adesso, quel suo potere che soggiogava gli altri, adesso stava facendo cadere completamente le sue difese.











Che bello, sono contenta che vi sia piaciuto lo scorso capitolo! E spero, sinceramente, che questo vi piaccia ancora di più. Intanto, qui Winry agisce in modo decisamente diverso dalla solita Winry: secondo me, rispetto a quella originale, che si costringe ad aspettarlo sempre, qui coglie al volo l'unica occasione che potrebbe portarla da Edward. Mi piace pensarla, una volta tanto, come soggetto attivo, piuttosto che passivo. E mi sono divertita una sacco a descrivere Schicksal in questo capitolo, anche. La somiglianza con Winry, superficialmente inesistente, c'è eccome. Schicksal, oltretutto, non si chiama così per caso: in tedesco, appunto la sua lingua madre, significa "Destino" perchè - ve lo dico già da adesso, ma penso lo abbiate già capito, a questo punto - sarà un personaggio chiave per la storia di Edward e Winry.
E penso di aver ripreso anche i personaggi originali - Envy e Lust - di FMA: di fatto, sin dall'inizio (almeno, nell'anime, nel manga non ricordo molto bene) finiscono sempre per manipolare a loro piacimento chi gli sta intorno, anche se poi si scoprono essere mosse studiate da Lyra. Comunque, diciamo che la parte centrale che mi piace di questo capitolo è l'input del faccia a faccia tra Schicksal e Winry.
Ringrazio nuovamente tutto coloro che leggono, aggiungono Let Me Be tra i preferiti e, ovviamente, chi recensisce, ovvero: crilliLely1441Siyahby ila. Alla prossima!
bLoody queeN

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 .Addio ***


Capitolo 8
/ Addio \

«Tu... cosa hai detto, ragazzina?» l'atmosfera era cupa, gelida. Schicksal, con gli occhi viola che già pregustavano il sangue dell'umana che aveva davanti, adesso era immobile, atterrita. Non le era mai capitato che un'umana le si gettasse ai piedi, implorandola di mordere le sue carni.
«Lo faccio per lui, per amore di Edward!» il nome che neanche per un secondo aveva abbandonato la sua mente, in quei giorni, risuonò chiaro e forte nella notte. I lampioni sembrarono prendere un'altra luce, la strada si fece meno buia, ai suoi occhi: Winry respirava con più facilità, ora che il suo costante pensiero era stato espresso ad alta voce. Ma la sua liberazione fu smontata dall'improvviso attacco di risa della vampira di fronte a lei. Le sopracciglia bionde della ragazza si avvicinarono l'una all'altra, sinceramente offesa. «Che hai tanto da ridere?»
«Edward» pronunciò il nome umano di Pride con un certo ribrezzo «non è più uno della tua stupida specie. Lui è un essere superiore, che non ha pietà per le ragazzine innocenti come te. Quelli che voi umani chiamate "mostri" sono gli esseri come noi. Non potrà mai stare con te, è contro ogni natura.» Winry scosse la testa e sorrise, come per dirle che era lei che non voleva capire.
«Che c'è di male nel cambiare le cose? Io non riesco a fermare il mio cuore impazzito. E' troppo tardi, ormai e non ho il coraggio di reprimere questi sentimenti che per la prima volta mi fanno sentire viva. La mia esistenza è stata uno schifo, finchè lui non mi ha trovata e adesso non voglio perderlo.» Il vento, unico testimone di quello scontro verbale, portava via con sè le parole di entrambe, anche se impresse a fuoco nelle loro menti. Schicksal digrignò i denti, infuriata, prima di prepararsi ad attaccare Winry: e dire che aveva deciso di farla morire in fretta, in modo indolore ed invece...
«Fermati, Schicksal!» una voce che fece sobbalzare entrambe. Winry sentì il proprio cuore fare non una, ma almeno due capriole all'indietro. Si voltò appena verso il ragazzo biondo, che adesso le guardava della'alto, avvolto nel suo completo nero come la pece, così a contrasto con i suoi occhi ed i suoi capelli. Saltò giù dal tetto con un'eleganza impeccabile, per poi sollevarsi e guardare con rimprovero la vampira che si trovava a fronteggiare. «Che cosa stai facendo?»
«Uccido i tuoi sentimenti umani.» rispose la mora, con una chiarezza che mise a Winry i brividi. L'aveva detto con un tale tono piatto che sembrava la cosa più normale del mondo. Edward continuava a darle le spalle, come se volesse mettere una distanza tra sè stesso e lei. «Ciò che avresti dovuto fare tu, ma visto che non ti decidevi, ho pensato di farti un favore.»
«Non è il caso» ribattè Edward, ancora con un tono calmo e gelido. Winry si chiese se era davvero lui, così distante dal mare di emozioni che si scatenavano in entrambi ad ogni gesto o se la stesse deliberatamente ignorando. O se tutte le sue supposizioni fossero soltanto una fantasia, un sogno infantile che si era costruita attraverso piccole incomprensioni. Si era forse illusa? «Non c'è bisogno, Schicksal. Ho già deciso di accettare la tua proposta. Sarò tuo.»
Crack. Forse quel suono fu udibile solo da Winry, forse proveniva dal suo cuore che si andava man mano frantumando. Di cosa si era illusa, esattamente? In che cosa aveva creduto in quei giorni, mentre la vita le sembrava meno buia, meno dolorosa del solito? Aveva creduto che Edward, un vampiro, accettasse il suo affetto. Il suo amore. E si era illusa che anche lui provasse lo stesso per lei. Tante volte aveva sognato le sue mani fredde intrecciarsi con le sue, i suoi occhi dorati fare da specchio ad una Winry diversa, felice.
Schicksal sorrise e si avvicinò ad Edward, gettandogli le braccia al collo. Il ragazzo, o meglio il vampiro, rimase immobile, senza mostrare alcuna gioia a quel contatto. Winry era pietrificata, umiliata e sconfitta. Edward aveva scelto una vampira, una della sua stessa specie, una come lui si accingeva a diventare. Era il segnale che si stava definitavamente liberando di quell'umanità che ancora lo caratterizzava, di quell'umanità di cui lei si era innamorata?
«Edward...» sussurrò, ma il diretto interessato non parve sentirla. Le lacrime ripresero a scendere, più veloci che mai, da quell'amore congelato da quella freddezza e da quella scelta.  Lui non si voltava, sembrava quasi che non si fosse neanche accorto di lei.
«Ero stato chiaro, con te ed Alphonse.» Winry ci mise un po' a capire che si stava rivolgendo a lei. Edward si voltò appena, gli occhi dorati spenti, totalmente esenti di quella fioca speranza che aveva letto in alcuni momenti nei suoi occhi, di quell'involontario coinvolgimento nel loro rapporto tanto singolare, nella loro relazione. Sembrava svuotato persino della malinconia che lo avvolgeva sempre, della rabbia, dei sentimenti dei quali lei si era innamorata. Quello non era Edward, probabilmente era il Pride che i suoi compagni bramavano, il vampiro perfetto per cui Schicksal era quasi arrivata ad ucciderla. Sì, era sicuramente così. «Dovete starmi alla larga, questo è l'ultimo avvertimento: la prossima volta potrei non rispondere delle mie azioni.» e, detto questo, fece cenno alla vampira di precederlo. Con un balzo, la mora superò Winry, riservandole un ghigno vittorioso. In un attimo, la sua figura esile e perfetta venne inghiottita dal buio, dove la luce dei lampioni non riusciva ad arrivare.
Rimasero così, l'una di fronte alle spalle dell'altro, che cercava di trovare il modo più freddo e cattivo per convincerla a lasciarlo perdere. Sapeva che, se non l'avesse fatto, sarebbe tornato a cercarlo e lui doveva assolutamente evitarlo. Se Winry si fosse presentata di nuovo per cercarlo, non sarebbe sopravvissuta, non gliel'avrebbero permesso. Ma, dentro di sé, covava anche il desiderio che lo rammentasse ancora come Edward, non come Pride. Edward, del quale si era innamorata... quando aveva urlato contro Schicksal che ciò che stava facendo era per amore suo, gli era sembrato di sentire nuovamente il suo cuore battere. Era stata una frazione di secondo, ma era convinto che quel "tum-tum" fosse riniziato. Lui aveva seguito Schicksal, per timore che facesse qualcosa di perverso e il suo sesto senso aveva centrato in pieno le intenzioni della vampira: sarebbe intervenuto prima, se non avesse visto Winry avvicinarsi a lei per farsi mordere.
«Non pensavo che l'Edward del quale mi ero innamorata riuscisse a farsi soggiogare così dagli esseri che odiava.» sussurrò la ragazza con rabbia, stringendo i pugni. "Fa male, Winry, fa male anche a me. Ma questo tu non puoi e non devi saperlo." «O forse dovrò cominciare a chiamarti Pride?» Edward abbassò lo sguardo, anche se si era ripromesso di non farlo. Ma era lei, era lei che riusciva a far uscire il suo amore, il suo dolore, ma era anche lei che riusciva ad amarlo e curarlo dalle ferite più dolorose. Winry gli gettò le braccia al collo, colpendolo nuovamente alla sprovvista. «Restituiscimelo, non andartene portandoti via anche lui...» Sentì la spalla inumidirsi delle lacrime della bionda, che aveva affondato il volto nell'incavo del suo collo. Si stringeva al corpo duro come un macigno, freddo come il ghiaccio e singhiozzava, lo implorava, nella notte.
Edward le accarezzò i capelli, poi le baciò il capo. La allontanò delicatamente da lei, che teneva gli occhi chiusi, forse nel tentativo di reprimere le lacrime. Le sfiorò gli zigomi, poi ripercorse con le dita la traettoria umida che le lacrime le avevano lasciato sul volto, per finire sulle labbra rosee. Fu solo a quel contatto che la ragazza aprì nuovamente gli occhi, per trovare il volto del vampiro a pochi centimetri dal suo. E fu lei ad annullarla.
Per entrambi, fu una marea di emozioni mescolate a tanti e diversi pensieri. Amore, orgoglio, paura, timore, desiderio, bramosia. Un vortice li coinvolse, demolendo la barriera che Edward con tanta fatica aveva cercato di costruire per proteggerla. Fu il bacio più breve, più intenso e più sentito di entrambi: era il loro primo bacio.
Edward la allontanò bruscamente da sè, quasi come fosse stato colpito da una scossa elettrica. Evitò il suo sguardo confuso, per affiancarla e sussurrarle un ultimo: "Addio", prima di sparire nella notte, come Schicksal aveva fatto poco prima.














Eccomi di nuovo .___. scusate, perdonatemiiii T^T Come al solito non combino mai nulla di buono, magari ora mi odierete (e non avreste tutti i torti .___.) ma spero che continuerete a leggere questa storia.
La causa della scomparsa è stata la scuola, ho avuto un bel po' di problemi ultimamente. Con la nuova legge Fioroni, ho rischiato grosso - beh, 4 debiti non sono mica pochi °° - e sono stata costretta a rimediare tutto. Ora, fortunatamente sono a posto: si tratta solo di mantenere le medie e poi possiamo anche darsi alla pazza gioia! Dopo aver giustificato la mia scomparsa (da notare, la seconda °°) passo a questo capitolo.
Come avrete inteso da voi, è un po' dolce-amaro: la convinzione di un amore ricambiato, la delusione, il bacio e l'addio... sembra un po' un grafico, quello con le punte - ho un lapsus mentale, non ricordo come si chiama ^^'' - che da sotto zero va a cento e viceversa.
Questo è un capitolo di 'formazione' per tutti i personaggi presenti in questo frammento: per Schicksal sarà un inizio, una vittoria, anche se per poco; per Edward e Winry ci sarà un cambiamento, nel cuore di entrambi.
E' una scena che adoro, quella del loro primo bacio: mette insieme tutto ciò che ho sempre cercato di esprimere del loro rapporto in questa fan fiction, la necessità di amare. Winry lo bacia, nonostante lui abbia appena scelto la sua rivale; lui la ricambia, nonostante abbia deciso di tenerla lontana da sé, per la sua incolumità. E' un gioco di incoerenza che li caratterizza, una lotta tra istinto e ragione.
Passo alle recensioni <3 Con la speranza, ancora, che mi perdoniate ç____ç
Lely1441: Mi sa che d'ansia ti ho fatto morire di certo .____. In effetti la situazione è esattamente come tu l'hai descritta, ma come si è visto, qualcuno è intervenuto a fermare entrambe ^///^ Ah, le donne innamorate, cosa sono in grado di fare... Bacio, alla prossima (che non si rivelerà un'attesa così lunga, promesso!)
saku89: Carissima, la mia mente fa brutti scherzi xD Come avrai notato, ho la testa decisamente tra le nuvole *si picchia e chiede perdono in ginocchio* sì, la differenza tra Winry e Schicksal è ciò per cui Edward preferisce Winry. Direi tingersi del proprio sangue o del sangue di qualcun altro per colui che si ama è un bell'atto di coraggio, non c'è che dire, in entrambi i casi. Grazie cara! Un bacio!
crilli: Non sei la sola ad entrare di soppiatto con i nick altrui (io l'ho fatto per mesi .___.) e non farei mai e poi MAI morire Wicchan! Che muoia Schicksal piuttosto xD No, dei vampiri non bisogna mai fidarsi, concordo, ma resistere loro è dura... - parlo della storia o di me? °° - comunque, come hai ben visto Winry è salva. Anche se immagino che preferirebbe essere davvero morta, dopo questo addio. Bacio e grazie mille ^^
by ila: Mi fa piacere sapere che non sono l'unica ad aver avuto problemi a seguire la storia - anche se io sono veramente un caso irrecuperabile ._. - Comunque chi mi segue dovrebbe sapere che non permetterei mai a Winry di compiere gesti simili °° Bacio bacio :*
Alla prossima, entro domenica prossima! <3  

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 .The Beginning ***


Capitolo 9 / The Beginning \

Correva veloce Edward, per raggiungere Schicksal. Correva per dimenticare il sapore di Winry sulle sue labbra, il suo odore sulla sua pelle. Sentiva ancora il suo calore contro il suo eterno freddo, come quando al Polo sorge finalmente il sole dopo mesi di notte. Correva perchè non avrebbe saputo cos'altro fare, per liberarsi da quei pensieri. Correva, mentre ricostruiva in fretta e furia le sue mura di difesa dal mondo esterno.
Quando giunse da lei, era riuscito a ricomporsi. Lo sguardo vuoto di Pride - perchè ormai i due erano personalità ben distinte - regnava incontrastato sul suo volto, il modo in cui si avvicinò a Schicksal non tradì nessun segno di quello che era appena successo. Schicksal osservava la notte dalla cima di una collina, appena fuori dal centro. Le campagne inglesi erano scosse appena dalla tiepida brezza che, di tanto in tanto, si rafforzava e scuoteva anche i loro capelli.
La vampira sedeva elegantemente sull'erba scura e le sue gambe lunghe e snelle accavallate l'una sull'altra erano ferme, immobili. Sembrava una statua di perfetto marmo, fin troppo perfetta nella sua bellezza. Edward non si sedette al suo fianco, nè accennò di volerlo fare; rimase in piedi alle sue spalle, ma era questo che Schicksal cercava in lui. Il vampiro perfetto, a sangue freddo, fermo e senza pietà. Non poteva - e non avrebbe mai potuto - lasciarsi andare ad effusioni con lei. Sarebbe stato come confessarle che stava fingendo. E se voleva proteggere Winry, era l'unica possibilità che aveva. Il nome di Winry, riportato alla mente, lo fece rabbrividire un attimo, ma impercettibilmente, perchè la vampira non si accorse di nulla.
«Pride, mio adorato» cantilenò Schicksal, con la voce ammaliante di sirena «hai infine compreso il motivo per cui noi due siamo destinati a stare insieme?» chiese voltando appena il capo ed incontrando così gli occhi dorati del ragazzo. Lo sguardo di Edward non si staccò per un istante dal vuoto, ma annuì in segno di risposta. Solo allora incrociò i suoi occhi violacei, da predatrice.
«Devo farti una richiesta, però.» Una delle sopracciglia di Schicksal si incrinò appena, spingendolo ad andare avanti. Edward sostenne lo sguardo indagatore, per non destare alcun sospetto in lei, che riusciva a leggere nel pensiero.
«Riguarda la ragazzina?»
«Certo che no, che vuoi che me ne importi di quell'umana?» Ancora, lo sguardo della vampira sembrò trapassarlo da parte a parte, come se ci fosse qualcosa che non le quadrasse. «Smettila immediatamente di fissarmi, mi irrita.» la sua voce suonò piatta, ma decisamente minacciosa. Schicksal distolse subito lo sguardo, abbassandolo in segno di rispetto e di scuse. «La mia richiesta è di ufficializzare la nostra unione una volta conclusa la Settima Rossa, ma non prima di allora.» non ammetteva repliche e la sua 'compagna' lo sapeva.
«D'accordo.»
***
Ogni giorno era allenamento, addestramento. L'unico esercizio a cui rifiutava di sottoporsi era la caccia, perchè non aveva la minima intenzione di perdere l'umanità di cui Winry si era innamorata. Era anche per lei che adesso stava per partecipare alla cerimonia di iniziazione della Settima Rossa, che sarebbe iniziata non appena tramontato il sole. Era stato il suo pensiero costante, l'aveva accompagnato ogni secondo, tranne quando si incontrava con Schicksal, che sembrava però non notare nulla.
«Oggi, Pride» Greed era su di giri, anche troppo. Era tutto eccitato per via della prova di caccia che si sarebbe svolta quattro giorni dopo, quella a cui avrebbe partecipato lui. «Finalmente ci riscatteremo, finalmente potremo farci un nome, divenire purosangue!» Annuì appena, del tutto disinteressato. Envy era sparito giorni prima per tornare solo quel pomeriggio, poco prima che il sole tramontasse. I raggi aranciati del sole facevano capolino nella casa abbandonata e inondavano la stanza semi-distrutta, come una sveglia naturale. Come per magia, apparve il resto del clan: Lust, Gluttony, Wrath e Sloth si materializzarono quasi contemporaneamente vicino ai loro compagni. Ognuno aveva seguito un allenamento a parte, per prepararsi a quel grande evento che avrebbe sconvolto le esistenze di tutti loro. O meglio, le loro non-esistenze.
«Siamo tutti, a quanto pare» osservò Wrath, prima di dirigersi verso l'uscita del loro rifugio. Chiunque li avesse visti camminare insieme, avrebbe forse pensato ad una famiglia aristocratica a passeggio: Wrath teneva Lust sottobraccio, affiancati da Sloth - che, con la faccia da svampito che si ritrovava, poteva interpretare benissimo un maggiordomo -, dietro tre ragazzini, tutti più o meno della stessa età e, per finire, Gluttony, che sembrava il cuoco di famiglia.
In realtà, la loro destinazione era molto diversa da una festa altolocata o cose del genere: li attendeva un luogo che odorava di morte, distruzione e disperazione. Edward avvertiva chiaramente quante vite erano state strappate in quei luoghi e, più si avvicinavano, più avvertiva un senso di nausea. Non riusciva a pensare a come avrebbe potuto passare secondi, minuti, ore, giorni in quel posto. Al suo fianco, Greed sembrava totalmente a proprio agio, così come gli altri davanti a lui. Probabilmente, ciò che infastidiva lui, vampiro non ancora completo, rinforzava quelli più anziani.
Sentiva la cicatrice dei due canini sul suo collo prendere fuoco, come non avveniva da tempo. Si portò una mano sul punto dolente, ma cercò di non far trasparire nulla. Davanti ai suoi occhi si aprì uno spazio esageratamente grande, contando quanto le strade di Londra fossero strette e tortuose. Qui, erano radunati diversi gruppi di persone, attorno alle quali aleggiava un'aria decisamente sinistra. Non appena entrarono in quello che sembrava un confine tracciato con il sangue - non volle pensare a chi fosse appartenuto - tutti si voltarono verso di loro. Come se fosse entrato qualcuno di alto rango, di potente, qualcuno che era in grado di metterli in ginocchio con un solo sguardo. Iniziarono a mormorare tra loro, confusi, straniti. Probabilmente si erano sbagliati, ma com'era possibile che più di un migliaio di vampiri si sbagliasse contemporaneamente? La piazza era circondata da fiaccole, ancora spente. Probabilmente, sarebbero state accese soltanto nel momento in cui il Padre avrebbe fatto la sua entrata, ovvero quando la Settima Rossa sarebbe iniziata. Il clan di Edward si fece spazio tra la folla, per trovarsi proprio nell'esatto centro della piazza: gli altri vampiri continuavano a lanciar loro occhiate sospettose, mentre il resto pensava a ben altro.
Un suono attirò l'attenzione di tutti, esattamente come era successo quando Wrath e gli altri erano arrivati. La folla si voltò contemporaneamente verso lo stesso punto, da cui proveniva il suono, ma anche un'aura particolare, solenne. Chi era più vicino all'entrata piegò il capo in segno di rispetto, seguito a ruota da quelli a cui si avvicinava il suono. Edward non riusciva ancora a distinguere chiaramente cosa stesse succedendo, ma dalla gravità della situazione, pensò che fosse arrivato il Padre. Fu allora, ad una ventina di metri da lui, che lo vide chiaramente.
Era un uomo di una certa avvenenza e di un certo fascino, ma non fu quello a colpirlo se non la somiglianza che c'era tra loro due. I capelli biondi dell'uomo erano legati in un sottile fascio dorato, con i piccoli occhiali tenuti in bilico sulla punta del naso. Gli occhi, a differenza degli altri vampiri comuni, erano dorati, come i suoi. Il volto gli era familiare, ma era troppo sconcertato per pensare a qualcosa di coerente, almeno fin quando i loro occhi s'incrociarono.
Fu come tornare indietro nel tempo: tutti e due non erano cambiati di una virgola dall'ultima volta in cui si erano visti, perchè era stata la notte in cui Edward era diventato un vampiro. Era stata la notte in cui aveva perso tutto... o così credeva. Cercò qualsiasi appiglio per non credere che il Padre tanto acclamato, tanto rispettato, fosse il suo, di padre.
















Angolo dell'autrice: Eccoci di nuovo qui, finalmente puntuale! Ooooh .___. sono felicissima che non vi siate dimenticate di questa storia! Non sapete quanto piacere mi ha fatto ^^ Comunque questo è un capitolo di "stop" del rapporto tra Ed e Wicchan, però non per questo meno importante: inizia, infatti, la Settima Rossa, che sentiamo nominare dai primi capitoli e che sconvolgerà in maniera imprevedibile tutto e tutti, vampiri e non, sin dall'inizio. Chi poteva interpretare il ruolo del Padre se non Hohenheim? ** Quell'uomo è sempre stato un personaggio enigmatico e, a modo mio, mi è sempre piaciuto scoprire e capire qualcosa di più. E' una fonte inesauribile di scoperte ^^ Per Edward è, naturalmente, uno shock senza precedenti, ma confido nel spiegare tutto nei prossimi capitoli.
Un altro punto di domanda che, forse, vi ho lasciato, ma sul quale potreste già avere dei presentimenti è: ma perchè i vampiri si sono voltati tutti quando è entrato il clan di Ed? Eheh xD Questo lo scoprirete nelle prossime puntate, se non avete già qualche dubbio...
Adesso passo ai commenti, che mi hanno fatto ancora, ancora più piacere del solito ** Grazie mille TT^TT
Lely1441: Beh, certo che Edward non è innamorato di Schicksal, che diamine xD Non la digerisce << però deve fare questa farsa per salvaguardare Winry... Comunque, quando avevo finito di scrivere il capitolo, mi sono messa ad inveire da sola contro Edward (sono una pazza visionaria, lo so °° sarà colpa mia, se lo scrivo io, no?); il fatto è che sono convinta che l'avrebbe fatto anche se la storia non fosse stata mia. E' nel suo carattere fare l'altruista << salvare il mondo << eccheppalle << Però Ed è fatto così e noi lo adoriamo per questo ^^ io poi ho un debole per gli altruisti che tentano di salvare il mondo senza riuscirci °° sono quasi sempre dello stesso stampo di Edward - ultimamente, ho notato una certa somiglianza tra lui e il protagonista di D. Gray-Man, Allen Walker, che anche lui mi piace da impazzire >///< anche se Allen è decisamente più ingenuo e più gentile di Ed xD - un po' scemi, scontrosi ma con un cuore grande quanto il loro coraggio <3 Comunque, quando ho creato Schicksal, sapevo che sarebbe presto uscita di scena, una volta comparsa: è un personaggio di passaggio che, però, riesce ad ottenere l'effetto contrario del suo desiderio e, come suggerisce il suo nome (Destino), ci delizierà con una bella modifica degli eventi ^^ Io ti ringrazio tanto, un bacione!
saku89:  Wa ** tu non sai cosa sarebbe successo ad Edward se solo fossi stata presente sul momento << Eccheccavolo << sempre a rincorrere le cose sbagliate! Comunque anche lui ha i suoi motivi per lasciarla lì da sola .__. comunque, chi lo sa se è un addio o no? Solo il tempo lo rivelerà... Grazie milleH **
by ila: Cara, e chi ti capisce più di me, riguardo alla scuola? ._. Non sarebbe tanto il fatto che devi studiare, ma il fatto che ti toglie il tempo per fare tutte le cose che ti piacciono di più! Argh << Mi fa piacere che il messaggio del 'dolce-amaro' sia arrivato a chi l'ha letto, perchè significa che vi ho trasmesso cosa provavo io mentre lo scrivevo: in realtà le dita si muovevano da sole, mentre mi immaginavo la scena. E' stata una delle scene più belle che abbia mai scritto in vita mia... tutte le storie hanno un momento particolare da ricordare, no? Ecco, per me è questo. Quando mi viene in mente Let Me Be, si succedono le immagini dell'incontro di Ed e Al e poi il bacio tra il primo e Winry. Diciamo che sono stati i momenti che ho preferito scrivere, perchè sono entrata sia nelle mente di Edward, che in quella di Winry. Comunque, a me fa piacere solo il fatto che tu commenti o che tu legga ** mi sento realizzata come "scrittrice". Grazie, grazie ed ancora grazie! Byez <3
Syah: Ma tu mi alzi sempre i punti interrogativi che si scopriranno nel capitolo dopo xD No, va benissimo così: in effetti, se si è parlato tanto di Ed e Al, non si è ancora parlato per nulla di Winry e del suo passato; per ora mi sono soffermata solo sul rapporto che si crea tra lei e Edward, ma nel prossimo capitolo sapremo come stanno veramente le cose. Oltretutto, mancano ancora due personaggi principali all'appello, che faranno all'entrata tra mooooolto, moooolto poco tempo... E spero con questo di aver alimentato e allo stesso tempo soddisfatto la tua curiosità ^^ Grazie millissime <3



Anteprima:
"«Mi spiace aver fatto irruzione solo ora, nella vostra vita, Miss Winry» l'interessata continuava a guardarlo, non capendo il significato delle sue parole. «Ma sono venuto a conoscenza di alcune cose solo adesso, ormai adulto, e vorrei mettervene a conoscenza, com'è giusto che sia.»"

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 .Chi sono io? ***


Capitolo 10
/ Io... chi sono? \

Un leggero bussare avvertì Winry della sua presenza. Alphonse aveva tentato in ogni modo di tirare su il morale alla ragazza, senza riuscirci. Non sapeva cosa fosse accaduto, quando era uscita a far compere, ma era sicuro che doveva averla sconvolta. La sua coinquilina non mangiava da giorni e non aveva la minima intenzione di uscire dalla sua stanza. Bussò ripetutamente ma, come sempre, non ebbe alcuna risposta. Sospirò e scese nuovamente di sotto, arrangiandosi per il pranzo; fu interrotto mentre stava apparecchiando la tavola, così lasciò i fornelli e corse alla porta, dato che avevano suonato. Il visitatore era un ragazzo sulla trentina, moro, vestito in modo impeccabile. Aveva un aspetto piuttosto nervoso, imbarazzato in un certo senso, ma Alphonse non lo aveva mai visto.
«Posso... Posso esservi utile?» chiese incerto il castano, vedendo che l'altro che esitava. L'uomo esitò, poi emise un sospiro. A parte il visibile nervosismo, Alphonse pensò subito che aveva un aspetto fiducioso, nonostante non lo avesse mai visto in vita sua.
«Il mio nome è Roy Mustang, Mister Elric.» anche il suo modo di parlare era estremamente impeccabile e tutto, di lui, sembrava suggerire origini aristocratiche «Sono qui perchè sono al corrente che ospitate una ragazza che si chiama Winry, Winry Rockbell; potrei incontrarla?» Alphonse lo guardò basito, sinceramente stupito del fatto che stesse cercando Winry. Di tutte le ragioni che poteva aspettarsi, per quella visita, era l'unica che non si aspettava.
«Provo a chiamarvela, ma non credo che sia nello stato d'animo giusto per ricevere visite» l'uomo parve molto dispiaciuto, quindi il padrone di casa tentò di recuperare «Ma intanto, se volete accomodarvi!» così, fece strada a Roy per il soggiorno, dove lo lasciò sedere su una delle tre poltrone, per poi recarsi nuovamente al piano superiore, per bussare alla porta di Winry. «Winry, sono ancora Alphonse» si annunciò il ragazzo «c'è una persona che desidera vederti.»
Non seppe mai cosa scattò nella testa della ragazza; ciò di cui fu certo fu che Winry, dopo giorni passati in solitudine, accorse fuori. La trovò abbastanza sciupata: le guance erano incavate, gli occhi spenti e rossi, come se avesse pianto molto. Senza che se ne accorgesse, la sua mente elaborò prima l'immagine della ragazza che si stringeva a Edward, suo fratello, più la sua improvvisa scomparsa e ora quella depressione di Winry.
«Chi è?, chi è?» ripeteva, mentre scendeva le scale a balzi. Alphonse la raggiunse solo in salotto, dove trovò Winry e il loro ospite, Roy, a guardarsi incuriositi. L'uomo si alzò e piegò il capo, in segno di saluto e Winry, ancora attonita, ricambiò il cenno. Fece di tutto per mascherare la delusione del suo cuore.
«Mi spiace aver fatto irruzione solo ora, nella vostra vita, Miss Winry» l'interessata continuava a guardarlo, non capendo il significato delle sue parole. «Ma sono venuto a conoscenza di alcune cose solo adesso, ormai adulto, e vorrei metterne a conoscenza anche voi, com'è giusto che sia.»
«Ho scordato il significato della giustizia» sospirò Winry, prima di accomodarsi sulla poltrona di fronte al ragazzo «ma vi ascolterò, Mister...?» replicò la ragazza, guardandolo con crescente curiosità. Alphonse si accomodò vicino a lei nonostante si sentisse di troppo. Aveva come l'impressione che se l'avesse lasciata di nuovo sola, senza una spalla su cui appoggiarsi, non ce l'avrebbe fatta.
«Miss Winry, esattamente come scrive la lettera di mio padre, voi somigliate in modo impressionante alla donna che ho sempre considerato mia madre, scomparsa tanti anni fa» iniziò Roy, con un nota di malinconia sia negli occhi che nella voce. «era una donna bellissima, ma di umili origini. L'amore tra lei e mio padre non fu mai accettato dalla famiglia di lui, che aveva previsto il suo matrimonio con una contessa delle parti di York, una donna molto viziata e che mio padre non riusciva a sopportare. Tutto ciò portò entrambi alla disperazione e mio padre finì con lo sposare la contessa di York, venuta a mancare quando io venni alla luce e a continuare ad amarela donna che avrebbe voluto con sé. Ad allevarmi fu una nutrice, la stessa donna che era l'amante di mio padre, la stessa donna che ha dato alla luce voi, Miss.» Roy pronunciò quella frase con cautela, anche se non poteva sapere già a cos'era stata sottoposta la ragazza, a causa dell'amore. Winry era pietrificata, Alphonse spalancò gli occhi. Winry non aveva mai parlato della propria famiglia, delle proprie origini; in effetti, il ragazzo non sapeva assolutamente nulla della vita della ragazza.
«Siete... siete sicuro di quello che dite, Mister Mustang?» azzardò Alphonse, dato che la ragazza non si azzardava ad aprir bocca. «Voglio dire, avete delle prove di questa storia?» l'uomo annuì e tirò fuori dalla tasca della lunga giacca una lettera. La tese a Winry, ma fu Alphonse a prenderla. Il ragazzo la lesse tutta d'un fiato, scorrendo ogni singola parola intrisa di amore, dolore, sentimenti, emozioni umane. Un amore impossibile da realizzare, un sentimento ben lungi dall'essere dimenticato, ancora vivo nel cuore di entrambi gli amanti, nonostante la vita ormai appassita.
«Mia madre... mia madre cos'ha fatto?» balbettò Winry, senza alzare lo sguardo. Roy sospirò, osservando con gli occhi nero pece l'esile figura della sua sorellastra, avvertendo chiaramente quanta sofferenza la ragazzina dovesse aver già aver provato. « Cos'ha fatto, quando vostra madre è venuta a mancare?»
«Ha continuato ad allevarmi e ad amare in segreto mio padre, fin quando non ha scoperto di aspettare un bambino. A quel punto, è fuggita e mio padre non è più riuscito a rintracciarla; a quell'epoca avevo più o meno dieci anni.» calò il silenzio. Lacrime copiose inondavano il volto di Winry, che stringeva l'orlo dell'abito scuro che indossava, mentre pensava all'ironia della sorte. Lei e sua madre avevano avuto un destino simile: un amore impossibile, il tentato tutto per tutto e il crollo. Ricordava poco di sua madre, ma sapeva quanto venisse maltrattata dallo stesso uomo che aveva preso poi lei in custodia.
«Mamma, dove vai?» la sua voce, nonostante l'innocenza, tradiva un cenno di preoccupazione. La donna dei suoi ricordi si voltò verso di lei e sorrise, chinandosi per scompigliarle la chioma dorata e baciarle la fronte. Il bel volto era truccato, sfigurandone in parte la purezza e la bellezza con volgarità, ma il vestito nascondeva numerosi lividi e parecchie ferite, come il suo sorriso mascherava la sua anima provata e straziata da un sentimento troppo forte.
«Tornerò presto, Winry. La tua mamma ti racconterà un bella favola, una volta a casa.» e, detto questo, si alzava e le voltava le spalle, allontanandosi da lei in lacrime. Quella era stata l'ultima volta che aveva visto sua madre, perchè non era più tornata a raccontarle nessuna fiaba.
«Mister Mustang, perchè siete venuto qui a raccontarle certe cose solo adesso?» chiese Alphonse, nel tentativo di contenere la rabbia. Passò un braccio attorno alle spalle di Winry, che aveva preso a singhiozzare sommessamente. L'uomo abbassò lo sguardo, a mo' di scusa per quello che aveva fatto.
«Mio padre è scomparso alcuni giorni fa e quello è il suo ultimo lascito. Volevo mettere al corrente mia sorella - si, perchè vi considero mia sorella, Miss Winry - della verità e volevo invitarla a vivere con me, nel nostro palazzo.» Alphonse impallidì e fece ancora più presa sulle spalle della ragazza. Non potevano portargli via anche lei, non dopo la sua famiglia... «Accettate o no, sorella mia?» chiese, rivolgendosi a Winry, che non aveva più parlato. Alphonse si voltò verso lei, ma la ragazzo non lo degnò di uno sguardo.
«Accetto.»








Angolo dell'autrice: Eccomi di ritorno! Sono riuscita ad essere puntuale anche questa settimana! *si congratula con sé stessa* Vedo che Hohenheim versione vampiro riscuote successo ** mi fa molto piacere! Comunque parlerò dello scorso capitolo nelle risposte ai commenti (quanti *_*), adesso parliamo un po' del passato di Winry.
Sin dall'inizio, non sapevamo molto di Winry: era solo una ragazza sfortunata che, in seguito a circostanze sconociute, si era ritrovata a fare la prostituta. Adesso, sappiamo cos'è successo alla sua famiglia - che per lei non è mai esistita - e sappiamo che la passionalità e la forza con cui ama Edward viene da sua madre.
Non è stato facile immaginarmi Roy come fratellastro di Winry, ma avevo già in mente che lui, visto che è un personaggio principale che non vedevo l'ora di inserire, avrebbe aiutato la sorella nel vivere a meglio la sua vita. Roy è, in quasi tutte le mie storie, un personaggio positivo, caro alla trama principale e poi ce lo vedo proprio vestito da nobile ** (ehm, ehm .___.) All'inizio avevo deciso di non far influire Roy sulla scelta di Winry tra l'amore per Edward e una vita normale, ma poi ho pensato che un amore fraterno già così forte da adesso nei confronti di lei non poteva non influenzare il modo di vedere le cose di Winry.
Non pensate che mi sia dimenticata di Riza! Ci sarà una bella sorpresa (<3). Un altro punto su cui vorrei soffermarmi è Alphonse. Qui si avverte quanto per l'affetto per Winry sia cresciuto, quanto lei sia importante nella sua vita. Penso che crescere da solo, in una casa così grande, non sia stato semplice. Quando Winry è entrata nella sua vita è nata una nuova speranza di felicità; oltretutto, Winry ha fatto di tutto per riportare Edward da lui, anche se poi il testone se ne è riandato. Il loro rapporto mi piace e non mi piace, perchè la vedo come una cosa a senso unico: Winry prova gratitudine per Al, ma niente di più (il fatto stesso che abbia scelto di andare a vivere con Roy che, anche se è suo fratello, conosce a malapena, è una prova schiacciante di quanto ciò che prova Winry per Al sia semplice gratitudine ed amicizia) e lui ne soffre. Sa chi è l'oggetto dei pensieri di lei e sa quanto lei soffra per suo fratello. Il rapporto tra Ed e Al, qui, è un po' diverso rispetto a quello reale, ma ne sapremo di più nei prossimi capitoli. Ora passo alle recensioni!

crilli:
Chi poteva essere il Padre, se non Hohenheim? Io lo trovo perfetto e sono contenta che tu abbia un'indegna ammirazione. Anche qui, il nostro caro tenebroso padre di Ed e Al ha un'enigmatica esistenza e la sua essenza non è certo umana. Ne sapremo di più, come tutto del resto, nei prossimi capitoli. Grazie mille e un bacio!
Lely1441: D. Gray-Man è diventata davvero una passione per me. Lo adoro e Allen è proprio adorabile <3 Ehm, ehm ^^'' comunque sì, l'inizio della Settima Rossa è in realtà un capitolo di transizione, da adesso in poi se ne vedranno veramente di cotte e di crude! Un bacione grande!
linkarella: Mi spiace deluderti, ma Ed e Winry non si vedranno per un po', purtroppo. Mi fa piacere che tu mi segua da così tanto! Voglio rassicurarti che cercherò di riprendere il più presto possibile Amore - Testo Base. Oh sì, Allen è assolutamente più gentile di Ed, ma adoro i loro lati oscuri <3 Grazie mille, un bacio!
Kaggi_Inu91: Carissima, le new-entry sono sempre bene accolte per gli autori! Sono felicissima che ti piacciano le mie fic e non ti preoccupare: tu sapessi quanti problemi ho avuto io con il pc! Quindi ti comprendo. Cercherò sicuramente di leggere le tue fic, mi fa molto piacere ^^ e le fan dell'EdWin non sono mai troppe! Vedo che il Padre è stato molto apprezzato... Sono felice! Un bacione <3
Shatzy: Quanto tempo ** Intanto ti ringrazio per averla letta, è stata una piacevolissima sorpresa aver trovato la tua recensione giorni addietro. Addirittura ti ho fatto dimenticare del RoyAi? °° Allora credo a tutti i complimenti che mi hanno fatto fino ad ora (non si sa perchè, ma non sono mai convinta dei capitoli che scrivo). Hai ragione, alcuni momenti sono decisamente affrettati, ma sempre causa scuola.  Adesso la sto prendendo più con calma, dato che altrimenti rischio di non farvi capire un tubo. E sono contenta di essermi lasciata dietro un po' di errori di battitura - i problemi dello scrivere con WordPad - perchè erano bruttini da vedere e da leggere. Roy è già comparso e Riza ne seguirà l'entrata tra due capitoli, dato che nel prossimo mi incentrerò su Ed e sulla storia di Hohenheim. In quanto a Schicksal, mi aspettavo la domanda xD si legge Scicsal, alla tedesca (il nome ha quell'origine, significa destino) . La Settima Rossa era inizialmente la Settimana Rossa, in effetti, poi da un errore di battitura si trasformata in Settima Rossa. Le mie amiche mi avevano suggerito di nominarla Settima Rosa, ma non mi piaceva granchè. La Settima Rossa ha comunque il sette che rimanda alla settimana e il rosso che ricorda il sangue, quindi ho deciso di lasciarlo così. Il rosmarino... Winry l'ha preso e l'aveva insieme al resto della spesa mentre tornava da Al, prima di incontrare Schicksal. Amore - Testo Base cercherò di riprenderla il più in fretta possibile, ma ormai credo si vada alla fine della scuola (ovvero la prossima settimana mi metterò sotto ._.) Grazie mille carissima, un bacio!
by ila: Roy a fare il Padre? Non sarebbe stata una cattiva idea! Ma dato che Edward deve odiarlo con tutto il cuore, il Padre - e diciamocelo, non odia così tanto il povero Roy - ho deciso che Hohenheim sarebbe stato perfetto. In realtà Edward odia suo padre, anche quando credeva fosse morto, perchè non ha saputo proteggere sua madre. Figuriamoci ora... comunque chiarirò tutto nel prossimo capitolo! Un bacione <3


Anteprima: «Sapevo che non l'avevi dimenticata, ho letto nella tua mente... Edward» la ragazza continuava a sanguinare, mentre le palpebre si facevano pesanti. Edward la guardava atterrito, addolorato, nonostante avesse tentato di uccidere la persona che amava «ti ho amato così tanto...»

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 .I really wanted to die ***


Capitolo 11
// I really wanted to die \\

Edward temette di avere un mancamento, fin quando non si ricordò che i vampiri non si sentivano male. Era vero, però, che le gambe avevano iniziato a tremargli e faticava a reggersi in piedi. Il Padre, suo padre, Hohenheim della Luce - mai prima di allora aveva trovato più ridicolo tale titolo - l'aveva semplicemente ignorato. Il padre che non era stato capace di proteggere sua madre, nè lui e Al, i suoi figli, era a capo degli assassini che gli avevano rovinato la vita. I pugni si strinsero, digrignò i denti e la terra si mosse per tre secondi buoni, scatenando una curiosità generale e mandando in allerta tutta Londra. Le costruzioni più vecchie avevano vacillato, di fronte alla sua rabbia. Lacrime immaginarie presero a scorrergli sul volto, visibili solo a chi conosceva il suo cuore - cerchia ristretta di persone, nessuna delle quali presenti. Le immagini che avevano torturato il suo cuore, la sua anima per dieci anni non furono mai così dolorose: ogni singolo ricordo del padre era una pugnalata e cadde a terra, spossato e sconvolto.
«Pride?» azzardò una voce confusa tra le altre. Non distingueva più nulla, finchè non calò il silenzio. Quello lo avvertì chiaramente, dato che il ronzio confuso scomparve. Una mano si poggiò sulla sua spalla e, quando alzò lo sguardo, vide quegli occhi dorati che aveva sempre disprezzato, ma mai odiato.
«Victor, fa' portare questo ragazzo alla mia tenuta.» quello che Edward inquadrò come il maggiordomo del padre sembrava restio a tale richiesta, finchè un'occhiata di ghiaccio non lo spronò a fare quanto ordinato. «Subito.» aggiunse Hohenheim.
Edward fu caricato sulla carrozza e guidato fuori dal cerchio tracciato col sangue. Il vuoto regnava incontrastato nella sua mente, mentre appoggiava la fronte al finestrino del mezzo, chiudendo gli occhi. Rievocò, nei suoi ricordi, il sorriso di Winry, il suo abbraccio pieno di calore e le sue parole: "Per amore di Edward". Bastò questo a placare la sua rabbia incontrollata, infinita. Non era detto che quell'uomo fosse Hohenheim, poteva anche essere un suo simile o un suo antenato. L'ipotesi, per quanto improbabile potesse essere, fu quella in cui volle credere fin quando, ormai accomodato nel soggiorno, il Padre non fece la sua entrata.
«Perchè mi avete fatto portare qui?» chiese con tono pacato. L'uomo lo guardò con malinconia, prima di avvicinarsi a lui e chinarsi a baciargli la fronte. Edward sentì una scarica elettrica attraversargli la colonna vertebrale e lo spinse via, balzando in piedi. «Quindi... quindi è come pensavo! Tu... TU!» l'ira che Winry - o almeno, la sua immagine - era riuscita a placare tornò centuplicata. I quadri attaccati in modo impeccabile alle pareti si lacerarono, prima di cadere a terra. Lo stesso Hohenheim si ritrovò con la lunga giacca nera ridotta a brandelli.
«Edward, calmati, te ne prego. Se sarai disposto ad ascoltarmi, ti spiegherò come stanno le cose, ma ho bisogno che tu stia calmo.» Gli occhi color oro di entrambi si fronteggiarono, quelli del figlio fiammeggianti. Riuscì a sedersi e a controllarsi, almeno in parte: alcuni oggetti continuarono a vibrare. «Grazie.» si limitò a dire l'uomo, accomodandosi sulla poltrona davanti al camino. Edward dovette reprimere il ricordo di sè stesso, ancora vivo, che gli portava il giornale del mattino, mentre lui se ne stava seduto su una poltrona del tutto simile a quella su cui sedeva adesso.
«Preferivo pensare che tu fossi morto nel tentativo di salvare la mamma» mugolò, non riuscendo a mascherare il proprio dolore «ma, oltre a non essere morto, tu sei il capo degli assassini che hanno distrutto la nostra - anzi, la mia - famiglia! Sei un degno Padre, un degno primo vampiro, davvero.» Un vaso si ruppe.
«Vuoi ascoltare la storia di un povero vecchio vissuto troppo tempo contro la propria volontà?» Edward tacque «Hohenheim della Luce non è il mio vero nome. A dir la verità, non ho nessuno nome. Ero un trovatello senza genitori, ridotto a fare lo sguattero per un dottore che lavorava nei pressi di Monaco di Baviera. Avevo sedici anni quando il dottore mi usò come cavia per un suo esperimento.» il volto dell'uomo non tradiva alcuna emozione «All'inizio non accadde nulla di particolare, fin quando, ormai adulto, attaccai il dottore nel cuore della notte, troncandogli l'osso del collo e nutrendomi del suo sangue. Ero inorridito da me stesso, ma non avevo agito di mia volontà. Scappai da Monaco quella notte stessa.
Ogni giorno era una sofferenza, ma mi allontanai dalla Germania, raggiungendo i monti Urali in tre giorni. La mia potenza fisica e la mia velocità superavano qualunque limite umano e non. Mi rifugiai nei boschi di quei luoghi gelidi, vittima di un freddo che non avvertivo. Nel silenzio della natura, mi accorsi che il mio cuore aveva smesso di battere.
Rientrai nel mondo civile 100 anni dopo l'accaduto. Alcuni viandanti ignari che avevo morso e che si erano trasformati in creature come me, mi seguirono ed iniziarono a venerarmi. Migrammo in massa verso l'Inghilterra, cercando di reintegrare i miei compagni nella società di allora, senza però riuscirci: sfuggirono al mio controllo, che davo ormai per scontato e cominciarono a seminare il panico e a creare ancora nostri simili, dannati alla dipendenza di sangue umano. Riuscii ad impormi su di loro grazie ai poteri supplementari che possedevo e loro mi etichettarono come loro "Padre". Circa a quel tempo nacque la leggenda dei 'vampiri' e fu così che la nostra esistenza prese un nome.
Passarono ancora 300 anni, durante i quali mi occupai di regolare l'esistenza dei vampiri e di tenerli il più alla larga possibile dagli esseri umani. Nel frattempo, ero diventato un uomo politico molto potente, almeno a York, la cittadine dove vivevo e dove incontrai Trisha, tua madre.» Edward fremette un attimo, ma l'esistenza del padre lo faceva rabbrividire: pensò a quanto dolore aveva provato, nei suoi primi giorni da vampiro e pensare che lui aveva dovuto affrontare tutto da solo, senza sapere ciò che gli stava accadendo... «Il suo sorriso scaldava il mio cuore ormai morto e lo riportava in vita. Era l'unica tra le tante donne con cui mi ero costruito una storia, un matrimonio - ne avevo avuti, in 300 anni! - che riusciva a farmi sentire vivo. E poi, non so per quale miracolo, pochi anni dopo il nostro matrimonio, sei nato tu, Edward.» Gli occhi di suo figlio, si accorse Hohenheim, che li incrociava solo in quel momento, erano velati da una patina lucida. Edward, in quanto non ancora vampiro completo, presentava ancora alcune cose tipiche degli umani, in lui ormai svanite da molto tempo. «E poi ne ha seguito la nascita di Alphonse, fino ad arrivare a quella maledetta notte.»
Calò il silenzio per una manciata di secondi e, quando Hohenheim stava per riprendere a parlare, la porta si spalancò, rivelando il maggiordomo di poco prima, Victor, che si lasciò andare ad un inchino talmente profondo che sfiorò quasi il pavimento.
«Venerabile Padre, una delle tedesche ha perso uno scontro e sta per morire. Ha chiesto come ultimo desiderio di vedere un certo Pride.» Edward scattò in piedi, immaginando benissimo chi potesse essere. Hohenheim fece un cenno a Victor, che si dileguò e rivolse un'ultima frase a suo figlio.
«Edward, quando Trisha è morta e tu sei scomparso... ho desiderato morire come mai nella mia esistenza.» Edward lo guardò in modo indecifrabile, prima di correre via, raggiungendo il più in fretta possibile il luogo dove si era tenuta la prima prova della Settima Rossa. Nonostante avesse quasi ucciso Winry, Schicksal era diventata l'unica a tenere a lui, non solo per i suoi poteri o per la sua potenza di vampiro. Avvertiva un sentimento forte da parte di lei, che lui non riusciva a ricambiare. Schicksal era, per lui, una ragazza come Winry: una ragazza condannata ad un'esistenza che in realtà non desiderava. Lo avvertiva, nonostante la sua spavalderia, nella malinconia che coglieva in alcuni suoi sguardi rivolti a lui. Si fece largo tra la folla di curiosi, mentre sentiva il pianto disperato della ragazza.
«Pride! Pride! Lo voglio vedere... un'ultima volta...» Edward riuscì ad arrivarle accanto, accolto con una curiosità indecente da parte di tutti: ma chi era questo vampiro che riceveva un colloquio col Padre e che veniva invitato a casa del Venerabile?
«Sono qui, Schicksal. Adesso calmati.»
«Volevo... vederti un'ultima volta, prima di scomparire, amore mio.» dei rumori di rottura provenivano dall sua pelle; di lì a poco, si sarebbe ridotta in cenere. «Io lo sapevo, sai?» disse, sorridendo, per quanto fosse possibile.
«Cosa?»
«Sapevo che non l'avevi dimenticata, ho letto nella tua mente... Edward» la ragazza continuava a sanguinare, mentre le palpebre si facevano pesanti. Edward la guardava atterrito, addolorato, nonostante avesse tentato di uccidere la persona che amava «ti ho amato così tanto...»
«Sciocca, non chiamarmi per nome...» le sussurrò, sfiorandole la fronte.
«Non te l'ho mai detto, ma il tuo nome mi piaceva tanto. Però preferivo pensare che Edward amava lei e Pride amava me. Dimmi che è stato così, ti prego!»
«E' stato così, mia adorabile sciocca. E' stato così...» ma il suo non fu altro che un sussurro al vento, che si portava via la cenere di colei che era riuscita a farsi apprezzare dal vampiro che coesisteva assieme a lui.








Giunse la domenica e giunse anche l'undicesimo capitolo di Let Me Be! Si è scritto da solo, lo ammetto. Mi ha coinvolta molto la storia di Hohenheim - che, come avrete notato, è ancora da concludere - e la morte di Schicksal è stata la ciliegina sulla torta. Non pensate, adesso, che Edward sia doppiogiochista, eh! Lui ama Winry, la ama con tutto sè stesso, ma la vampira è stata l'unica a dimostrargli affetto nel momento in cui ne aveva bisogno. E mi è piaciuto descrivere questo lato dolce di lei - sono forse troppo affezionata ai cattivi che creo? - che ha amato Edward con tutta sé stessa. Schicksal è stata una ragazza come tante altre e, di conseguenza, riesce ad amare come le altre.
Quello su cui vorrei incentrarmi, ora, è il titolo di questo capitolo. "I really wanted to die" rappresenta il pensiero più nascosto di ogni vampiro: il fatto stesso che Hohenheim lo confessi a Edward, ne è la prova. Trovo che questo desiderio di morire per i vampiri rappresenti la parte ancora umana che covano nella loro anima e che sia, in qualche modo, la loro ancora di salvezza.
Hohenheim... sono, credo, andata contro ogni precedente storia sui morti viventi che esistano: Hohenheim è riuscito a concepire ben due figli da Trisha. Essendo io una romantica di natura, ho pensato che poteva essere stata la forza del loro amore, più il fatto che Hohenheim non è proprio un vampiro qualunque... Bah, ho fatto un gran casino --" Beh, nel prossimo capitolo torneremo a incentrarci su Winry, Al, Roy e - rullo di tamburi - Riza! Passo alle recensioni **
Shatzy: Con la scuola finita, ora è proprio una pacchia! Certo che ho risposto alle tue domande e non erano idiote XD Anche secondo me la scelta di Winry è sensata: la casa di Al è troppo piena di Edward e anche il fatto di sentirsi parte di una famiglia non può che giovare alla sua situazione. Sì, il passato di Winry e Roy è triste, ma cosa non è triste in questa fic? °° Non vedo l'ora che entri Riza per risollevare un po' la situazione generale, con il suo rapporto con Roy. Ci saranno parecchi colpi di scena, da qui in avanti... E adesso mi metterò sotto per portare avanti le altre fic! Un bacio grande **
crilli: In effetti detta così sa veramente di Beautiful xD Però ho dimostrato che a Schicksal fregava di Edward e ne sono contenta ** e anche a lui fregava di lei... Insomma, le cose stavano un po' nascoste alla luce del sole, ma piano piano stanno venendo fuori tutte! Un bacio anche a te :*
by ila: Ma quando mai io faccio le cose normale, me lo spieghi? xD No, scherzi a parte, in effetti ce lo vedo poco Roy fratello di Winry, anche se spero che sarà un bravo fratello maggiore ^^'' (minaccia OOC a ore 12!) Mi sono affezionata a Hohenheim, grazie a questa fic xD Grazie a un bacione!
Kaggi_Inu91: Spero di aver dissipato la tua ansia, carissima xD Davvero ce li vedi come fratelli? ** Oooh, che cosa strana xD Io per nulla - e meno male che la fic la scrivo io! - però cerco di fare del mio meglio ^^'' Madonna, ma ti immagini il nostro colonnello vestito da aristocratico inglese? ** OddioooooH (attacco da fangirl acuto xD) Ti ringrazio moltissimo e un bacio anche a te!
Blacklight: Anche lei sa quanto sia ingiusto nei confronti di Alphonse andarsene a quel modo, ma anche lui, secondo me, capisce l'importanza che questo cambiamento può portare nella vita di Winry. E', come mi sembra di aver già detto, l'affetto della sua vera famiglia, nonostante la scomparsa del padre e della madre e per lei, che non conosce per nulla il significato di "famiglia" può essere una buona cosa. Comunque capirete meglio nel prossimo capitolo ^^ Spero che la storia su Hohenheim ti sia piaciuta - fa molto manga, devo dire xD Un bacio anche a te!
Siyah: No, non capita di certo tutti i giorni xD Comunque sì, questa povera Winry ne ha passate davvero molte, adesso troppe! Per questo ha bisogno di un ambiente tranquillo, staccato dal dolore giornaliero e più vicino all'affetto e al calore di una famiglia... Grazie mille!




Anteprima: «Winry, tu quante volte perdoneresti il mio fratellone, nonostante le vostre incomprensioni?» la allontanò appena da sé e cercò di sorridere. «E' ciò che provo anch'io, Winry. Ti amo.»

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 .Bell's Melody ***


Capitolo 12
// Bell's Melody \\

Winry chiuse il baule, sospirando. Aveva bisogno di fuggire da quella realtà, fin troppo simile a Edward. Quella stanza, poi, che era stata sua, sembrava parlare di lui, nonostante non ci fosse niente di particolare, all'interno. Alphonse la aspettava nel corridoio, per trascinare il baule giù per le scale.
Era una schifosa egoista: Al le aveva offerto una casa, amicizia, affetto e il calore di una famiglia. E lei non sarebbe mai stata in grado di sdebitarsi. Oltretutto, se ne stava andando da un perfetto sconosciuto, nonostante il legame di sangue, che l'aveva accolta nella sua famiglia. Si chiese se il suo destino non fosse quello di vivere alle spalle degli altri, ma scosse la testa: era pervasa da quei pensieri solo per il senso di colpa nei confronti di Alphonse.
Aprì la porta della stanza, cercando con lo sguardo il ragazzo: se ne stava seduto sulla cassapanca poggiata nel corridoio, con lo sguardo assente e pensieroso. Il cuore di Winry si strinse e la ragazza gli si avvicinò. Gli accarezzò le guance e fu solo in quel momento che il castano si accorse della sua presenza. Ma perchè era sconvolto a tal punto? Preferì non rispondersi, perchè conosceva da moltissimo tempo la risposta.
«Hai finito?» le chiese e Winry annuì. «Bene, ti aiuto.» Alphonse si alzò e si diresse in camera, uscendone poco dopo, trascinando con sè il baule. Winry lo seguì giù per le scale, ben attenta che il ragazzo non si facesse male nello sforzo. Una volta arrivati nel soggiorno, Winry gli prese un bicchiere d'acqua, che lui rifiutò, ostinandosi ad evitare i suoi occhi.
«Alphonse?» azzardò, prima che il ragazzo si caricasse nuovamente del peso del baule. Lui rispose con un "Mh?" poco convinto. «Io volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e per il disturbo che ti ho arrecato in questi mesi» chinò il capo, in segno di riconoscenza e di scuse. «Vorrei essere in grado di sdebitarmi, un giorno.»
«Impossibile» rispose subito il ragazzo, forse punto nel vivo. «Non sarai mai in grado di sdebitarti come io vorrei, Winry. Perchè il tuo cuore... il tuo cuore appartiene ad un'altra persona.» cadde il silenzio, in cui Winry si trovò di fronte alla realtà dei fatti: l'aveva sempre saputo che Alphonse le voleva bene e che aveva un debole per lei. Ma non aveva mai pensato a quanto l'intensità di quel sentimento era cresciuta, nel tempo. Possibile che lo stesso amore che lei provava per Edward, Alphonse lo provasse per lei? Che neanche lui riuscisse a fermare il suo cuore impazzito? Sentì le lacrime salirle agli occhi e, prima che potessero scenderle lungo il viso pallido e provato, anche se la sua bellezza era ancora intatta, gli gettò le braccia al collo. Alphonse la strinse forte a sé, assaporandone il profumo fresco e vivace, esattamente com'era lei. «Winry... così rendi tutto più difficile, però.» tentò di sdrammatizzare un po' lui.
«Oh, Al! Quanto hai sofferto a causa mia, senza che io me ne accorgessi? Che stupida sono stata! Potrai mai perdonarmi? Potrai mai gaurdarmi di nuovo negli occhi?» singhiozzava lei, rendendosi conto solo in quel momento quanto i loro due cuori si trovassero in una situazione simile.
«Winry, tu quante volte perdoneresti il mio fratellone, nonostante le vostre incomprensioni?» la allontanò appena da sé e cercò di sorridere. «E' ciò che provo anch'io, Winry. Ti amo.» ma a Winry non fu concessa possibilità di replica, perchè la porta di casa si aprì, rivelando Roy accompagnato da una splendida donna dai capelli biondi e gli occhi castani. Doveva essere quasi sicuramente la promessa sposa di Roy, Riza.
«Abbiamo interrotto qualcosa?» chiese Riza dispiaciuta, ma Alphonse scosse la testa. Con Roy portò il baule della ragazza sulla carrozza con cui la nuova famiglia di Winry era arrivata e si limitò a salutare la ragazza con un abbraccio tiepido e un sorriso. Ma entrambi sapevano quanto diverso fosse il ribollire del sangue e il battere forte del cuore dentro di loro.

Erano passati due giorni, da quando Winry si era stabiluta nella residenza Mustang. La sua graziosi figura, adesso, era vestita di abiti magnifici e invidiati, i suoi capelli pettinati da altre ragazze della sua età e le sue giornate spese in un un dolce far nulla, a passeggiare su e giù per il cortile o in esplorazione della villa. Certo, il pensiero di Edward era costantemente presente in lei, ma come poteva non sorridere a tanta gentilezza e a tanta bellezza? Le sue inservienti ben presto divennero sue amiche e i pasti, in compagnia di Roy e Riza, erano quelli che più la facevano sentire di famiglia.
Un pomeriggio, gli stessi Roy e Riza passeggiavano per il cortile immenso. Di fianco, parlavano del più e del meno, fin quando Roy non espresse la sua preoccupazione.
«Mia sorella mi preoccupa.» confessò, improvvisamente incupito da quel dubbio «Certo, ora sorride e sembra stia bene, ma è come se fosse perennemente turbata da qualcosa che ignoro. Che hai da ridere?» chiese, piuttosto scocciato, mentre Riza era scoppiata a ridere. Il loro rapporto era stato sempre piuttosto singolare, ma proprio per questo era così forte: lo stesso dare del tu e non del voi ne era la prova.
«Dio mio, come siete lenti, voi uomini!» esclamò con tono saccente e un sorrisetto sulle labbra. «Mio caro,» riprese «tua sorella è afflitta da pene d'amore. E sono convinta che il fortunato non sia Alphonse Elric, altrimenti qua non sarebbe così sorridente.» Riza era una donna severa - ottima per lui, data la sua faciloneria e superficialità nelle cose importanti - e a tratti poteva pure sembrare un soldato, invece di una donna d'alta società, ma il suo intuito femminile era difficile da ingannare.
«Però la scenetta che abbiamo visto quando siamo entrati era facile da equivocare» osservò Roy, che non riusciva a sopportare che fosse sempre lei ad averla vinta. Riza annuì, perchè ciò che diceva il moro era vero, ma non gli avrebbe dato il piacere di vederla sconfitta.
«Potrebbe essere un appassionante triangolo, caro.» e rise ancora, superandolo. Roy sbuffò e alzò lo sguardo al cielo: possibile che fosse toccata a lui la donna più scaltra e bella che il mondo avesse mai visto? Cominciava a pensare che una donna scaltra era più pericolosa del più furbo degli uomini.  Scosse la testa, abbandonandosi ad un sorriso, e la raggiunse.
All'ombra di un melo si sedettero e si baciarono con delicatezza e gentilezza. L'amore può cose che non osiamo neanche immaginare e questo Riza e Roy lo sapevano bene.
«Roy!» una Riza più bambina aveva fatto irruzione nel soggiorno della residenza Mustang, con le lacrime agli occhi. Anche il ragazzo seduto sulla poltrona piangeva e la verità dei fatti le cadde addosso, pesante come un macigno.
«Riza... è colpa mia...» singhiozzava Roy, indignato da sé stesso. La diciassettenne Riza gli si avvicinò e lo abbracciò. Lui, dopo un primo momento di smarrimento, la respinse. «Cosa stai facendo? Io... io sono pericoloso! Ho ucciso tuo padre, Riza! Stammi lontana, ti prego! Non voglio fare del male anche a te!» Lei scosse la testa e lo raggiunse di nuovo, cingendolo con le braccia. Roy finì per calmarsi, anche se lacrime di dolore continuavano a scendere sul volto di entrambi.
«E' stato un errore, Roy. Mio padre non avrebbe di certo voluto vederti in questo stato. Lui ti voleva bene e sapeva che anche tu gliene volevi. Ed anche io... te ne voglio.» quelle parole, dette quasi sottovoce, rimbombarono nella sua testa un milione e più di volte, come se si trovasse all'interno di una campana, mentre rintoccava.
«Riza...» sussurrò, stringendola a sé «l'unica cosa che posso fare, adesso, per farmi perdonare da tuo padre, è proteggerti per sempre. Ti renderò felice.»







Anche questa settimana ce l'ho fatta! Questo capitolo mi tocca molto: da un parte, Winry e Al si sentono improvvisamente vicini come non mai. Non tradirei mai l'EdWin, ormai mi conoscete, ma questa scena ha, per me, un'intensità che esce fuori dagli schemi soliti e non potevo non inserirla. L'amore a senso unico di Alphonse diventa una certezza di Winry, che nella sua vita di cose certe ne ha avute poche. Questo improvviso e salutare sconvolgimento avrà su di lei e sul suo amore per Edward effetti inaspettati ed arriverà a fare cose che neanche poteva immaginare di fare capitoli fa... ma non voglio svelarvi altro.
Dall'altra parte, ci sono Roy e Riza. Sono due personaggi spettacolari, anche se non fanno parte del triangolo principale: è sempre un piacere vedere una coppia come la loro unita, anche se ho ancora qualche difficoltà. Soprattutto in un ambiente così particolare e diverso dal solito, mi è difficile tenere a freno la mia vena romantica e diabetica per lasciare che Riza si sviluppi. Nonostante il forte amore che li unisce, spero che si senta ancora quel pizzico di ironia che spesso è sottolineato dall'Arakawa nel loro rapporto (come la scenetta contro Scar, ricordate? "L'inutile" XD)  e anche la loro storia, mi pare, è molto simile a quella del manga. Solo che stavolta non l'ho fatto di proposito XD
Fic a parte, ho una buona - credo - notizia: stamattina ho riprovato a fare l'accesso con il mio vecchio, caro account e, indivinate un po', è entrato alla prima °° ora, mi è sorto un dubbio, ovvero: ma sono io che sono un'incompetente al punto tale da non saper più immettere la mia password o era semplicemente il piccì che si rifiutava di vedermi postare? Bah XD
Stavolta non ce la faccio proprio a rispondere ai vostri gentilissimi commenti, spero vogliate perdonarmi! Oggi ho passato l'intera giornata al mare e sono distrutta ._. non so neanche come riesco ancora a scrivere!
Vi ringrazio di cuore, tutte, dalla prima all'ultima, specialmente a Talpina Pensierosa per un caldo benvenuto tra i lettori di questa storia .////. Un bacio grande grande!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 .Pride VS Envy ***


Capitolo 13
// Pride VS Envy \\

Si chiese per quanto avrebbe continuato così. Stava pian piano rimanendo solo, disilluso da quella speranza che aveva animato - si fa per dire - il suo cuore negli ultimi tempi. Oltretutto, erano quasi allo scadere dei dieci giorni che gli rimanevano.
Settimo giorno: il suo clan regnava incontrastato in quasi tutte le prove. Avevano raggiunto tutti i punteggi massimi in tutte le categorie. Ora toccava a lui e ad Envy farsi strada nella categoria speciale. Con un sorriso lugubre, pensò a quanto la Settima Rossa somigliasse vagamente alle Olimpiadi. Peccato che in gioco c'erano vite umane e che il premio consisteva nel succedere il Padre. E, ancora, peccato che il Padre fosse il suo, di Padre.
Della storia di Hohenheim ancora non capiva dei punti fondamentali: dannazione, ma se era lui il capo dei vampiri, perchè erano stati attaccati? Perchè non era stato - a maggior ragione - in grado di proteggerli? Perchè aveva permesso che suo figlio venisse trasformato nella stessa bestia che era lui, sapendo quale terribile esistenza comportava? Erano tutti questi i dubbi che incupivano la mente quasi sempre lucida di Edward. Non avrebbe mai vinto la prova e, ammesso che si fossero sfidati, non sarebbe mai riuscito a battere Envy, intorpidito da questi pensieri. L'unica figura positiva nella sua vita di vampiro se l'era portata via il vento, alcuni giorni prima.
Le urla eccitate della folla mostruosa gli perforarono le orecchie. Non vedevano l'ora di vedere i propri simili uccidersi tra loro? Perchè di questo si trattava l'ultima prova: uno scontro all'ultimo sangue. E Edward lottò per inerzia, per liberarsi la mente di pensieri troppo pesanti e riuscì a non uccidere i suoi avversari, seppur vincendo. Solo che non poteva più permettersi di abbassare la guardia o sarebbe morto davvero: Envy lo guardava con un ghigno sadico, che prometteva molto, molto male.
«Allora, Pride» il suo tono sottilineò quel nome con scherno, disprezzando colui che lo portava. Edward stava già per dare in escandescenza. «sei proprio sfortunato in amore, o sbaglio? Povero piccolo Pride, al centro di un triangolo amoroso! E dimmi: come sta la puttanella? Non è ancora morta?» Crack. Il terreno, rivestito di pietre e ciottoli, si sbriciolò, creando una tempesta di sabbia in miniatura, alimentata dal vento gelido. Tutto ciò che Envy poteva scorgere, in mezzo a quel polverume, erano gli occhi gialli di Edward che lampeggiavano d'odio. Gli spettatori rimasero sbalorditi a quella dimostrazione di potere e d'odio in contemporanea: molti rabbrividirono. Altri iniziarono a capire gli strani fenomeni accaduti sin dall'inizio di quell'edizione della Settima Rossa. Quel ragazzo era dotato di poteri straordinari e spaventosi al contempo. Il degno erede del Padre, sussurrarono alcuni, il vincitore già proclamato per altri. Solo che chi non conosceva Edward, anzi Pride, non poteva capire che era il più e meno adatto designato al ruolo di Venerabile: da una parte, la terribile potenza di cui aveva appena fatto sfoggio lo rendevano più potente forse del padre stesso, ma dall'altra... dall'altra c'era la fonte di quel potere, ciò che i vampiri avevano perso da tempo: i sentimenti. Ed Envy lo sapeva e non vedeva l'ora di poter approfittare di quest'arma a doppio taglio del suo rivale per eccellenza.
Edward scattò: in pochi millesimi di secondo, prese Envy e lo scagliò contro un muro, che si sfracellò sotto il colpo e la durezza del corpo di marmo di Envy. Quest'ultimo tentò di rialzarsi, ma un invisibile peso schiacciante - forse più di un migliaio di tonnellate, dato lo scricchiolio proveniente da sotto i piedi del vampiro e le crepe che si vennero a formare - glielo impediva. Fu allora che Envy, già messo alle strette dopo pochi minuti e neanche, tirò fuori il suo asso nella manica.
Edward, gli occhi ancora fiammeggianti d'ira - ed era bastata quella frase di Envy per fargli perdere il controllo - osservò con piacere Envy sprofondare sotto quel campo gravitazionale assurdo. Un ghigno si dipinse sulle sue labbra, mostrando i canini improvvisamente allungati dalla situazione di tremendo di piacere.
«Allora, Envy» cantilenò Edward - anche se in quel momento, credo, impersonificava il vampiro che Schicksal ammirava ed amava al contempo, ovvero Pride - nello stesso tono malevolo che Envy aveva usato poco prima con lui «che ne dici se ti disintegro davanti a questa folla? Non aspettavi altro, no? Quindi perchè farmi attendere! Uccidimi, se ci riesci!» un paio di candide braccia gli avvolsero le spalle da dietro ed avvertì una strana sensazione. Si voltò appena e vide lei, l'oggetto dei suoi pensieri, lei che l'aveva cambiato, lei che lo amava più di ogni altra cosa. E lei che lui amava. Gli occhi si addolcirono nel millesimo di un secondo e si spaventarono allo stesso tempo. «Winry, che diamine stai facendo qui?» Aveva abbassato la guardia e, naturalmente, avvenne l'inevitabile: Winry, dapprima con uno sguardo pieno di amore misto a rabbia, l'aveva guardato come se non lo avesse visto mai; poi un sorriso sadico si disegnò su quelle labbra che Edward aveva assaporato una sola volta e che continuava a desiderare da quella sera, prima che i denti della ragazza sprofondassero nell'incavo del suo collo. Dopo un primo momento di smarrimento dovuto alla sorpresa, Edward capì: il potere speciale di Envy, quello che gli era sempre stato tenuto nascosto adesso lo stava uccidendo. Per un attimo, gli balenò in mente l'idea di lasciarsi morire, per poter porre fine alla sua tanto odiata esistenza, ancora con un cuore umano, quanto meno. Poi incrociò con lo sguardo quei denti maledetti, che appartenevano ad un essere che odiava ancora di più di quanto odiasse sé stesso e la sua vita e si scrollò: mischiò odio e rabbia sbalzò via Envy, che ancora lo guardava con quel disprezzo che mai aveva letto negli occhi di Winry e, nonostante sapesse che non era lei, gli faceva male comunque. Scosse la testa, chiuse gli occhi per guadagnare un po' di concentrazione e controllo. Quando li riaprì, Envy aveva nuovamente cambiato forma: adesso era Alphonse. Edward sentì un dolore lancinante invadergli il petto, mentre il senso di colpa lo avvolgeva come un cupo telo, soffocandolo.
«Non hai saputo proteggerlo, quella notte, non è vero Nii-san?» ancora quel sorriso e Edward fu costretto a tapparsi le orecchie. Non voleva sentire la voce di suo fratello, seppur falsa, accusarlo. Doveva trovare il modo di uscire da quella situazione, o ci avrebbe davvero rimesso la vita. «Non c'è da fartene una colpa, in fondo: è vero, eri un inutile ragazzino spaurito, ma quella notte nulla ti avrebbe salvato, figlio di Hohenheim della Luce.» Edward sentì benissimo quell'ultima frase: come diavolo faceva Envy a sapere che era il figlio del Padre? E cosa diavolo intendeva con quella frase sprezzante? «Cos'è quel faccino confuso, Edward?» stavolta aveva preso l'aspetto di sua madre, Trisha. Un'altra voragine nel suo cuore si aprì. «Ah, giusto. Non sai ancora che quell'attacco alla tua famigliola era stato pianificato da un gruppo di ribelli che miravano al potere. Sai, queste mani» e nel dirlo, sollevò il mento di Edward verso di sé, passandosi la lingua sulle labbra che avevano un che di rettile e maligno, inumidendole «hanno spezzato il collo alla madre che tanto amavi e ti hanno lasciato quel segno  sul collo che odi altrettanto...» Edward sbarrò gli occhi, mentre le dita sottili della figura della madre gli circondavano il collo. «Hai capito bene, Edward: ero io a capo di quell'attacco, la notte che sei diventato un vampiro. Io ti ho trasformato in quello che sei oggi. Io ho ucciso tua madre e ho risparmiato - mio malgrado - tuo fratello.»













Angolo dell'autrice: Mia adorata domenica! Finalmente il tredicesimo capitolo di Let Me Be. Questo è un capitolo cruciare per svelare definitivamente il background di molti personaggi, a partire dallo stesso Edward, il protagonista.
All'inizio volevo che fosse Hohenheim a spiegare al figlio cosa immaginava potesse essere successo quella notte, ma poi ci ho ripensato; Envy era perfetto per la parte che gli ho affidato in questo capitolo. Lo scontro è stato molto difficile da descrivere (come sempre =_= spero di non avervi confuso le idee!), ma era inevitabile. Questi due si odiano sin dal primo momento che si sono visti. Il titolo del capitolo è Pride VS Envy perchè, come avete potuto vedere, è soprattutto la doppia personalità di Edward a combattere contro Envy. Edward - nella mia mente contorta, quindi non vi chiedo di capirlo, basta che lo sappiate - si è innamorato di Winry quando era già vampiro; questi sentimenti hanno influito su entrambi i lati della sua dannatissima personalità, con l'aggiunta anche di Schicksal. Pride reagisce esattamente come reagirebbe Edward, solo in maniera più violenta. Insomma, se ci avete capito qualcosa, siete davvero degli ottimi psicologi, perchè il mio cervello non ha tutte le rotelle a posto =_=
Un'altra cosa: naturalmente Edward non sapeva un piffero nulla sui poteri speciali di Envy; avendo vissuto quasi totalmente in solitudine, pur di allontanarsi dal proprio clan, Envy ha contato anche sull'elemento sorpresa, che ha funzionato alla grande.
Talpina Pensierosa: Questi Winry e Al sono da tenere sott'occhio! Ci saranno risvolte inaspettate, te lo assicuro. Mi fa piacere che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Un bacio <3!
Shatzy: Il background di Roy e Riza è uno dei punti su cui mi soffermerò meglio più avanti - anche se, con la storia, siamo agli sgoccioli. L'anteprimaaa XD Oddio, mi dimentico sempre qualcosa °° Hai ragione, la'ddio di Winry e Al è una cosa tristissima, ma necessaria ai fini della storia. Uffa, mi chiedo perchè io sia così tragica con i personaggi delle mie storie °° La mia vena romantica li avrebbe portati ben oltre, mia cara, ma avevo paura di sfociare nell'OOC e preferivo con tutti il mio cuore evitare. Altrimenti mi sarei data alla pazza gioia. Un bacio e grazie mille!
crilli:  Ahah, non sei tu ad essere un'incompetente, credimi °° sono io che ho lasciato le cose abbastanza in sospeso tra i due XD E di' a Itachi che, oltre al cianuro, gli possiamo servire anche un po' di acido solforico XD Certo che io sono buona, vedrete presto come si evolveranno le cose. Winry sta soffrendo davvero oltre ogni limite, ma i suoi dubbi lo conoscerete nei prossimi capitoli - il prossimo voglio incentrarlo sull'esito dello scontro tra Ed e Envy. Un bacioneee <3
Kaggi_Inu91: Ti dirò, io non sopporto le AlWin, essendo convinta sostenitrice dell'EdWin e nominata loro protettrice XD Ti assicuro che non è da me dare tanto spazio a questa coppia ma, ripeto, era necessario per arrivare ad una risoluzione. La fine si avvicina, i nodi delle matasse iniziano a venire sciolti. Tesoro, ma figurati se rompi! Fa sempre piacere vedere l'entusiasmo di un lettore ** Un bacio <3
by ila: Oh, mamma °° la maturità *pensa che le mancano solamente tre anni all'infausto avvenimento =_=* Carissima, non ti devi preoccupare se recensisci in ritardo, oppure non ce la fai: oltre ad esserci una settimana tra un capitolo e l'altro, mi basta davvero che ti piaccia <3 Roy e Riza sono piaciuti, meno male (significa che non sono andata OOC più di tanto!) e vi siete incuriositi un po' tutti su Winry... beh, ne saprete di più prossimamente! Un bacione <3
Siyah: Hai ragione, la parte di Al e Winry è corta, ma questo difetto, ultimamente, non mi sta dando pace! Devo superare questo brutto momento che sminuisce la storia *sbuffa* anche per la morte di Schicksal è stato lo stesso, devo stare più attenta! Anche a me piacciono abbastanza i triangoli, anche se secondo me fanno soffrire un sacco di gente XD Però, da brava ragazza romantica, piacciono anche a me. Almeno un rapporto stabile ci doveva essere in questa fic, diamine XD In realtà, all'inizio, avevo intenzione di far decidere a Roy di sposare Riza parecchio più tardi, ma poi mi sono accorta che, facendo così, li avrei resi tutti infelici e dubbiosi e mi sono detta: "ma almeno una coppia già formata ci deve essere!" e quindi ho deciso di farli essere già promessi - e neanche da poco. Un bacio e grazie mille!




Anticipazione Capitolo 14 - Edward VS Envy: « Sai, Envy, c'è una sola cosa di cui ti sono grato. » Envy alzò lo sguardo verso gli occhi ricolmi d'ira e odio del suo avversario, il cui volto era intriso di istinto omicida. Il vampiro si ritrovò, per la prima volta nella sua vita, a rabbrividire. « Questa notte sono contento che tu mi abbia trasformato in una bestia a tua immagine e somiglianza, quanto meno riuscirò ad ucciderti con più facilità. »

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 .Edward VS Envy ***


Capitolo 14
// Edward VS Envy \\

Uno sguardo pieno d'odio non bastava ad intaccare il sorriso di colui che aveva ucciso la sua famiglia e gli aveva privato della vita. La ferita che gli aveva già inferto sul collo, con le sembianze di Winry, iniziava a farsi sentire e le sue forze stavano scemando, abbandonandolo pian piano. Era quello il suo asso nella manica? Ben pianificato, davvero...
Una risata pazzesca spezzò la notte di tenebra completa, sotto gli occhi stupiti di tutti gli spettatori, Envy compreso: cosa prendeva a quello? Edward aveva cominciato a ridere di gusto, nonostante il cuore - ormai fermo - implorasse pietà, dopo quell'ennesima ferita. L'unica cosa che poteva fare, adesso, era fingere come aveva sempre fatto. Avrebbe ucciso Envy, un Envy preso dal panico e terrorizzato dal vero figlio del Padre. Avrebbe provato sulla sua pelle il sapore della morte. Avrebbe rimpianto di averlo reso ciò che era.
«Che cos'hai da ridere? Hai sentito cosa ti ho appena detto?» Quell'espressione allibita caricava troppo il volto delicato di Alphonse, rendendolo grottesco. Edward continuava imperterrito a ridere, mentre crepe si creavano man mano intorno ai suoi piedi. Di quel passo, avrebbe distrutto tutto il suolo di Londra, radendola al suolo.
«Ho sentito, ho sentito.» rispose il biondo, controllando il riso. «Sai, Envy, c'è una sola cosa di cui ti sono grato. » Envy alzò lo sguardo verso gli occhi ricolmi d'ira e odio del suo avversario, il cui volto era intriso di istinto omicida. Il vampiro si ritrovò, per la prima volta nella sua vita, a rabbrividire. « Questa notte sono contento che tu mi abbia trasformato in una bestia a tua immagine e somiglianza, quanto meno riuscirò ad ucciderti con più facilità.»
Scattò in aria con un salto spaventoso, tenendo fermo Envy con lo sguardo: infatti, l'aria intorno all'assassino della sua famiglia si stava comprimendo a tal punto che un normale essere umano sarebbe morto per mancanza di ossigeno. Certo, il concetto non era applicabile su un vampiro, ma questa tattica impediva ad Envy ogni movimento. Edward sorrise, prima di ricadere ad una velocità impressionante proprio sul volto di Envy-Alphonse, che barcollò per qualche secondo, prima di riprendere il suo aspetto originale. Quest'attimi di estazione da parte del vampiro, gli costarono caro: Edward gli fu sopra nel giro di qualche secondo e le fiaccole abbandonarono tutte contemporaneamente la propria postazione per puntare verso Envy, imprigionato dalla presa ferrea del figlio del Padre.
«Tu... dovresti... essere fuori di te...» riuscì a malapena a sussurrare Envy. Edward sorrise di nuovo: il cuore implorava pietà, implorava le lacrime, implorava qualsiasi cosa che non fosse né ridere né sorridere; eppure lo ignorava, perchè si ero auto-convinto che lui non aveva più bisogno di un cuore. Di lì a poco tempo, avrebbe perso quel poco di umano che gli era rimasto. Che senso aveva continuare a fingere? Poi un ricordo prese il controllo dei suoi pensieri. Un bacio, il bacio di Winry. Che per un momento aveva risvegliato il suo cuore. Lei, che aveva detto di amarlo.
Le fiaccole caddero a terra. Envy ghignò dell'improvvisa resa di Edward e stava per riprendere l'offensiva, desiderando porre così una fine vincente a quell'incontro, durato ormai troppo a lungo, ma accadde qualcosa di inaspettato: tra le crepe e le macerie, apparve la figura scura e affascinante del Padre.
Hohenheim della Luce aveva osservato e colto le parole di Envy, ma aveva deciso di lasciar finire il combattimento: aveva bisogno di sapere che cos'era quella doppia essenza di cui il figlio sembrava vittima e, adesso che sapeva di cosa si trattava, era giunto il momento che da tempo aspettava.
«Envy, ti sei macchiato di una grave colpa.» non lo guardava in volto, sembrava quasi il giudice di un processo ormai in via di risoluzione. Fu quella voce piatta a far rabbrividire nuovamente Envy. «Non solo hai attentato alla vita di quello che consideri il capo assoluto della tua specie, ma hai reso un essere umano uno di noi. Questo comporta la tua distruzione, vampiro.»
«Aspetti, padre! Era solo una mes-» ma non fu capace di finire la frase che - sperava - l'avrebbe salvato da morte certa, che il suo braccio si polverizzò. A differenza di Schicksal, che era sparita in un unico momento, Envy si sgretolava parte per parte, arto per arto. Edward era ancora in ginocchio, a terra, tentando di udire, senza successo, il battito del suo cuore. Ogni suono, al di fuori di quello che necessitava di sentire, gli giungeva ovattato, fin quando non si accorse di essere trascinato da qualcuno.
Aveva perso tutto ciò che gli restava. La sua umanità. Aveva quasi ucciso Envy, aveva quasi perso quel cuore che non batteva più, ma c'era. Era sparito Edward? Era ormai stato assorbito completamente da Pride? Per un attimo, desiderò avere lacrime per piangere. Dov'era finito l'Edward di cui si era innamorata Winry? Lei avrebbe mai potuto accettare un assassino nel suo cuore? E perchè si domandava così tante cose, adesso? Ormai era finita. Anche volendo tornare da lei, di lì a pochi giorni sarebbe divenuto un mostro. Esattamente tre giorni. Preso da questi pensieri, si addormentò; cadde sfinito dalla stanchezza, come non gli succedeva da tempo.
Quando aprì nuovamente gli occhi, si trovò ancora una volta nello stesso giorno in cui suo padre gli aveva raccontato la propria storia. Si raggomitolò su sé stesso, com'era solito fare da piccolo e nei momenti di disperazione, per non farsi vedere piangere, anche se adesso non c'era bisogno.
«Edward, ragazzo mio...» la voce di suo padre non fu mai così calda come quella notte: nonostante l'odio, la rabbia e il rancore che aveva provato per lui in quei lunghi dieci anni, si lasciò accogliere tra le sue braccia, come tanto tempo prima soleva fare. «Che cosa ti turba così tanto?» chiese Hohenheim, mentre Edward scuoteva la testa, facendo segno che non c'era nulla che non andasse. L'uomo sospirò e allontanò dolcemente il figlio da sé e dicendo: «Io ti ho raccontato la mia storia, figliolo, anche se la seconda parte sei venuto a saperla in modo poco delicato; adesso voglio sapere la tua.»
Dopo un primo attimo di esitazione, Edward iniziò a raccontare tutto, sin dalla notte in cui era morto. L'avevano accolto in un clan, strappando la promessa di lasciare in vita il piccolo Alphonse, in cambio della sua partecipazione alla Settima Rossa. Poi aveva cominciato a vagare come un lupo solitario, tornando solo di rado da quelle bestie e finendo così per incontrare, in una serata troppo simile a quella in cui Trisha aveva perso la vita, Alphonse per strada. E poi Winry, ancora, la fuga dai ricordi e dalla realtà, le spiegazioni al fratello e di nuovo Winry, che aveva di nuovo acceso una piccola speranza nel suo cuore, in cui pian piano aveva occupato un posto sempre più grande... fin quando lei non aveva urlato quelle parole. Fin quando lei non aveva dichiarato di amarlo, rischiando la vita di fronte ad una creatura che non avrebbe esitato un solo attimo ad ucciderla e tutto per lui. Hohenheim ascoltò ogni singola parola del figlio, senza accennare a far commenti o a proferire parola. Quando Edward tacque per più di una manciata di secondi, l'uomo si alzò e si mise davanti al camino. «Quanto dolore hai provato, figlio mio. Di quanto peso si è caricato il tuo cuore? Avrei voluto che tu non provassi quello che ho sofferto io. Neanche la metà. Ma purtroppo così è stato e tutto ciò che posso offrirti è... una seconda possibilità.» Edward alzò lo sguardo sulla saguma improvvisamente cupa del padre: che intendeva dire? «Vorresti tornare umano, Edward?»






















Eccomi di nuovo in ritardo =_= lo so, sono una persona inaffidabile, ma sapevo che luglio sarebbe stato così: la gravidanza di mamma è al termine e io sono stata caricata di responsabilità e impegni di cui solitamente non mi occupo. Perdono T_T quando mio fratello sarà finalmente nato, tutto riprenderà il suo corso (storie vecchie comprese ^^).
Un paio di spiegazioni su questo capitolo - e sull'intera vicenda, a dir la verità: questa fic è stata molto cupa sin dal principio, gli stessi personaggi hanno dei background a dir poco spaventosi e questo, credo, deve aver dato una visione in negativo del finale che mi sto apprestando a creare.
Ora, visto che io sono ancora la solito, inguaribile romantica, non potevo lasciare Edward a patire le pene dell'inferno alle prese con un'esistenza eterna che non desidera neanche e a capo  di un mondo che non è il suo (anche perchè ha ufficialmente vinto la Settima Rossa, il ragazzo). E' anche per questo che ho scelto Hohenheim come Padre: lui comprende i sentimenti di Edward e cerca di aiutarlo.
In quanto alla "dimensione umana", nel prossimo capitolo la storia di Roy e Riza verrà spiegata e chiarita!
Perdonatemi se questa settimana non rispondo ai commenti, ma sappiate che mi fate un immenso, immenso, immenso piacere <3








Anticipazioni Capitolo 15 - Love often makes fun of us:
«O è uno che non ti sa apprezzare» proferì Riza «o ti ama davvero tanto.» concluse, ripensando ai propri trascorsi con il suo promesso.

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