Oltre il dovere, oltre l'amore

di Kami sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un fiore appena sbocciato e già appassito ***
Capitolo 3: *** Come degli adolescenti ***
Capitolo 4: *** La vita va avanti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

Il castello di Hogwarts era silenzioso e tranquillo in quella notte di un freddo gennaio innevato, di un anno però né tranquillo né pacifico. D’altronde ne parlavano tutti. Sussurri di bocche timorose e mani tremanti, occhi che guizzavano da ogni parte a scrutare le ombre, e quello che vi si annidava. Perché Lui era tornato.
Lord Voldemort era stato visto proprio nel Ministero della Magia, dal primo ministro in persona, e ora nessuno si sentiva più al sicuro. Nemmeno ad Hogwarts.
I professori erano timorosi come non mai, le difese del territorio non erano mai state così complesse e le regole non erano mai state così rigide.
Ma nonostante tutto, nonostante la paura, l’angoscia, la disperazione, tra quelle alte mura c’era ancora spazio per l’amore, un amore nascosto, silenzioso e semplice. Nascosto e silenzioso perché doveva rimanere segreto. Anche se si trattava di lui, era pur sempre una relazione tra colleghi, e soprattutto in questo periodo di ansia, le distrazioni non erano viste di buon occhio, soprattutto da coloro i quali rappresentavano una speranza di salvezza per tutto il mondo magico.

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Come ho scritto nell'introduzione, questa FF è nata da un contest con elementi da scegliere a caso, però devo dire di aver avuto proprio una fortuna sfacciata a pescare sia Silente che Grindelwald.

In ogni caso, chi saranno le due persone di cui si accenna nel prologo? Beh, lo scoprirete nel prossimo capitolo di questa breve storia :)

Fatemi sapere che ne pensate, e indicatemi eventuali errori di forma e di battitura :)

 

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Capitolo 2
*** Un fiore appena sbocciato e già appassito ***


Albus Silente accese una lanterna nella sua camera da letto, e una fioca luce calda si diffuse in tutta la stanza. Si volse a guardare la sua dolce compagna, distesa tra le lenzuola candide. Si soffermò sulle sue nudità con sguardo dolce e candido, e un sorriso affiorò sulle sue labbra mentre guardava quel bel corpo asciutto, per portava magnificamente i lunghi anni che aveva dovuto affrontare.
La donna schermò la luce ai suoi occhi con la mano prima di dire, arrossendo: “Albus, spegni la luce per favore, è imbarazzante!”.
“Minerva, mia adorata, è un peccato per li occhi privarmi della vista della tua bellezza”.
Lei arrossì nuovamente. Ancora non poteva credere di essere riuscita a conquistarlo, nonostante non fossero più nel fiore degli anni da qualche decennio. Lui c’era sempre stato per lei, l’aveva sostenuta nei suoi successi e consolata nei suoi lutti, ma nonostante questo non erano mai stati veramente vicini, fino ad ora. Lui non si era mai veramente aperto con lei, fino a qualche mese prima. Questo pensiero le fece venire un brivido di freddo, un brutto presentimento, che scacciò subito. Con tutto quello che stava accadendo aveva davvero bisogno di amore e felicità. Hogwarts era la sua unica casa, l’unico luogo che le apparteneva, e il pensiero di perderla la faceva sentire così debole. Ma anche Albus Silente aveva davvero bisogno di amore e felicità. Glielo aveva confidato in quel tiepido ottobre e così, passo dopo passo, erano diventati amanti e avevano coltiva quell’amore segreto.
Insieme passavano splendide notti d’amore, a volte passionale, a volte dolcissimo, e per lei non c’era niente di meglio che svegliarsi accanto dell’uomo che amava, e vedere come prima cosa il suo splendido sorriso, i suoi occhi azzurri che le ammiccavano divertiti di primo mattino.
Non quella sera però. Quella sera qualcosa non andava, appariva un po’ distratto, turbato forse.
“Albus, a cosa pensi? Cosa ti tormenta?”
“Mia dolce Minny, penso a così tante cose, ma soprattutto alla sicurezza dei nostri studenti. Sappiamo tutti che Lui verrà a cercare Harry prima o poi, e quando accadrà noi dovremo essere in grado di proteggere lui e tutti gli altri”.
Minny, solo lui poteva chiamarla così, come la chiamava sua madre da piccola, e farla sentire bene, protetta, a casa.
“Tu hai in mente qualcosa vero? Qualcosa di necessario, ma che non ti piace, ti spaventa”.
“Mi spaventa, è vero, ma non tanto per me, quanto per te. Perché entrambi sappiamo quanto tu sarai contraria appena io te ne avrò parlato. Però voglio che tu capisca che è necessario…”
“Non essere sciocco, la sicurezza dei nostri studenti viene prima di qualsiasi nostro egoistico capriccio!”. Era tornata ad essere la severa Minerva Mc Grannit.
“Molto bene – sospirò Albus Silente mentre Minerva si rivestiva – lascia che ti spieghi. In questi ultimi mesi stiamo adottando ogni tipo di strategie, incantesimi, scudi protettivi, affinché la nostra scuola rimanga sempre un porto sicuro per tutti, ma temo non bastino. Il nostro nemico, d’altronde, è Lord Voldemort, non un qualunque mago oscuro. Ed oltre a lui, ci sono i suoi sottoposti, da non sottovalutare, in quanto alcuni sono stati istruiti da lui direttamente, e hanno una conoscenza della magia oscura che noi non possiamo neanche lontanamente immaginare. Per quanto tutti, tu compresa, riponiate la fiducia in me, sono affranto nell’ammettere che anche io ho bisogno di aiuto, un aiuto speciale. Infatti, solo chi si è inabissato nella magia oscura ed è poi riuscito faticosamente a risalire potrà aiutarci.”
“E tu vorresti portare un mago oscuro tra le mura del castello, per combattere un mago oscurò fuori dalle mura? Questa è pazzia! Nessuno acconsentirebbe! Nessuno…” ma fu bloccata dallo sguardo di Albus, uno sguardo che voleva dire più di mille parole.
“No, non è possibile – calde lacrime cominciarono a scivolarle sulle guance – la persona a cui stai pensando è..”
“Gellert Grindelwald.”. Albus abbassò la testa, sapeva quanto le chiedeva di sopportare. Grindelwald era stato il primo amore della sua vita. Si erano amati di un amore giovanile e intenso, che non era di certo scomparso. Nonostante avessero perseguito strade opposte e fossero diventati rivali, nemici, nonostante Albus l’avesse sconfitto e rinchiuso nella sua stessa prigione, Nurmengard, l’affetto che provavano l’uni per l’altro non si era in alcun modo affievolito. E lei lo sospettava, lo sapeva, non aveva bisogno di parole per capirlo. “Non è possibile Albus, non questo. Non puoi farti questo…” iniziò a singhiozzare sommessamente. “Non posso perderlo di nuovo, non ora, con lui in mezzo… tra noi due sarà finita, non posso permetterlo…” pensò disperata.
“Minerva, è il solo che possa aiutarci. Sai bene che solo Voldemort è più potente di lui quando si tratta di magia oscura, e allo stesso tempo è l’unico mago oscuro che accetterebbe mai di aiutarci!”
“Ma sono passati tanti anni! Chiuso in una piccolissima cella della sua stessa prigione, potrebbe essere impazzito! Chi ti dice che è ancora quello di un tempo? Chi ti dice che abbia ancora lo stesso potere? E poi come sai per certo che ti aiuterà? E nessuno ti darebbe il permesso di tirarlo fuori di lì! E…”
“Minerva! Calmati! Credi forse che io non sappia quello che faccio? Che sia così disperato da appigliarmi a sogni fumosi?”
“No io, non intendevo dire questo, solo che…”
“Comprendo il tuo sgomento, ma è tutto apposto. Scriverò a qualunque autorità sia necessario per ottenere la sua custodia, e mi prenderò la piena responsabilità per ogni cosa egli faccia. Inoltre io lo conosco meglio di ogni altro, sono sicuro che accetterà. Inoltre non è il tipo che impazzisce semplicemente per una cella troppo stretta, so che è come sempre, assetato di conoscenza e potere, e volenteroso di uscire, a qualsiasi costo.”
“Ma come puoi esserne certo? Non vi vedete da decenni!”. Dopo lo sguardo colpevole di Albus però, diventò all’istante silenziosa. E capì come stavano le cose. Capì che l’uomo che amava aveva dei segreti anche per lei. Nonostante lei gli avesse detto tutto, gli avesse dato tutto. Ma questo evidentemente per lui non era abbastanza.
“Non dirmi che tu…”
“Perdonami Minerva, è così. Ma sapevo che se te lo avessi detto, non avresti mai capito! Proprio come adesso…”
“Non hai nulla di cui scusarti, d’altronde è la tua vita, e io in tutto questo sono solo un piacevole diversivo per dimenticarti di lui. L’ho capito sai, ma non è certo colpa tua se ci siamo conosciuti ben dopo, non potevi evitarlo.”
“Non dire così! Non sei mai stata un diversivo! Minerva cerca di ragionare!”
“Io mi fidavo di te, e tu invece in tutto questo tempo ti tenevi in contatto con lui alle mie spalle. Io torno nei miei alloggi.”
“Minerva… ti prego..”
“Buona notte.”
E se ne andò, inghiottita nell’oscurità dei corridoi del castello. Si sentì improvvisamente stanchissimo, distrutto. L’aveva ferita nel profondo, lo sapeva, e lei aveva ragione: lui le aveva mentito, perché ancora non poteva dimenticarlo.
Lui e Gellert si erano sempre tenuti in contatto sin da quando, molti anni prima, l’aveva sconfitto. Certi amori, si sa, non si esauriscono di certo solo perché si perseguono ideali diversi, giusti o sbagliati che siano. Ed è per questo che, dopo la sua reclusione, Albus si era sempre assicurato che Gellert fosse nella cella più ampia e areata della fortezza, avesse sempre cibo, qualcosa da leggere e carta e penna per rispondere alle sue lettere. Ed ora era di nuovo tornato il momento di scrivergli, non per amore, ma per dovere.
Così impugnò la piuma, stese una pergamena e iniziò:
 

“Caro Gellert,
questa è una lettera molto importante per cui, per il momento, assicurati che nessuno la veda. Se un tuo carceriere esige di leggerla. Bruciala. Ho intenzione di farti uscire di lì Gellert, e al più presto. Ho un assoluto bisogno di vederti ma, soprattutto, del tuo aiuto, delle tue conoscenze. Devi aiutarmi a salvare Hogwarts amico mio. Ti farò trasferire nei territori della scuola e sarai sotto la mia diretta custodia, non appena riuscirò a convincere le autorità dell’importanza di questa missione.
Se accetti questa mia offerta, devi però giurarmi che non tenterai mai di scappare.
Attendo impazienze una tua risposta.
Tuo,
Albus Silente”


Con le mani che tremavano leggermente, si recò rapido in guferia, dove scelse un candido barbagianni, che sapeva essere velocissimo, per recapitare il messaggio. Rimase al buio, ad osservare l’uccello scomparire tra le stelle, e dopo un po’ tornò a letto, dove lo aspettava una notte movimentata, piena di incubi e di ricordi passati.

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Minerva era finalmente riuscita a sciogliersi un poco, era convinta di aver finalmente conquistato il suo amore... e allora cos'è andato storto? Nulla il realtà, se solo lei riuscisse ad essere più aperta e misericordiosa nei confronti del suo amato...

Ecco il primo vero capitolo quindi, spero vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate e, come sempre, segnalatemi eventuali errori :)

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Capitolo 3
*** Come degli adolescenti ***


Il mattino però arrivò presto, ed Albus fu svegliato dal picchiettare del becco del barbagianni sulla sua finestra. Si affrettò ad aprire, sfilò il messaggio dalla zampa dell’animale stremato dal lungo viaggio, e si sedette. Svolse la pergamena e lesse:
 

“Caro Albus,
non vedo l’ora di rivederti. Suppongo tu abbia giù chiuso con la tua pollastrella, o non mi avresti scritto, vero?”

Sempre di poche parole, pensò sorridendo Albus. E sempre geloso anche, non era proprio cambiato.
Senza perdere altro tempo, mise la lettera in un cassetto e si vestì in fretta. Quel giorno avrebbe avuto molto da fare.
Tornò in guferia e scelse i gufi migliori. Preparò lettere in cui spiegava accuratamente la situazione, le misure di sicurezza che egli aveva intenzione di attuare, l’urgenza della cosa. Parole parole parole. Inviò tutto questo a vari primi ministri, autorità importanti, chiunque potesse aiutarlo. Raccomandando discrezione ovviamente.
Una volta terminate e inviate le lettere, riprese piuma e calamaio, ma stavolta per scrivere ai suoi valenti amici dell’Ordine della Fenice. Aveva bisogno del loro aiuto per costruire un luogo in cui far risiedere Gellert durante la sua permanenza a scuola. Un luogo nascosto e isolato, dotato di ogni misura di sicurezza, e per fare questo non poteva certo chiedere ad una banalissima impresa di costruzioni magiche.
Nel giro di un paio di settimane quasi tutti i membri dell’ordine vennero a turno ad erigere la casa-prigione da lui stesso ideata, nel cuore della Foresta Proibita. Una volta terminata fu dotata di ogni misura di protezione e contenimento esistente. Una prigione perfetta, seppur dotata di ogni comfort.
La data della scarcerazione di Grindelwald si stava avvicinando sempre di più. Minerva non aveva ripreso a parlargli, se non in pubblico, e solo quando era strettamente necessario.
Albus sospirò. Quella donna era adamantina, sarebbe stato più facile smuovere una montagna che non convincerla a perdonarlo con Gellert nel territorio della scuola, la sua casa.
Ma alla fine il fatidico giorno arrivò. Silente convocò tutti gli insegnanti, spiegò per l’ennesima volta ogni cosa e poi partì per Nurmengard. Aveva il cuore in gola, proprio come un ragazzino alla sua prima cotta.
Una volta arrivato, dopo aver mostrato carte e moduli e aver superato una fila infinita di porte di sicurezza, lo trovò nella sua cella. Lo stava aspettando in piedi, e si notava anche un maldestro tentativo di sistemarsi i capelli, in modo da apparire migliore, per lui. Era ancora incatenato, con delle guardie a tenerlo, ma era lì. Non lo vedeva dal 1945, quando lo aveva rinchiuso lì dentro. Era così tentato di correre ad abbracciarlo, ma non era quello né il momento né il luogo. Erano in pubblico e lui era giunto fin lì per dovere. Così lo prese in custodia senza dire molto, assieme a due auror scelti personalmente, che “casualmente” erano Alastor Moody e Ninfadora Tonks.
Una volta usciti dalla prigione, dentro alla quale non era possibile attuare nessun incantesimo, si smaterizzarono e sbucarono nella Foresta proibita.
“Qui? Mi metti qui insieme a bestie e mostri? Rischiavo meno la vita in prigione!”
“Gellert Grindelwald, sai bene che ho preparato una speciale residenza per te, non essere sciocco.”
Detto questo proseguirono verso il cuore della foresta, accompagnati dai rumori sinistri di questa. Ad un certo punto sbucarono in una piccola radura, dove c’era un… diroccato capanno per la caccia.
“Questa? Un cesso medievale è più grande!”
“Taci! Non abbiamo certo lavorato giorno e notte per questo capanno. Entra dopo di me e chiudi quella bocca.” rispose spazientito Moody. Detto questo, entrò nel capanno, e dopo di lui tutti gli altri. Nel pavimento c’era una botola, che nascondeva una scalinata ben illuminata, alla cui fine c’era un trilocale finemente arredato.
“Spero ti piaccia questa “umile” dimora. Un cambiamento notevole rispetto a quella minuscola cella, o sbaglio? Hai a disposizione tre stanze: un bagno, una camera da letto, e questo studio. Qui troverai tutti i libri che potrebbero servirti. Ti verrà portato il cibo, e nell’angolo laggiù c’è tutto il necessario nel caso dovessi fare qualche pozione.”
Tonks, un po’ impacciata, capì che forse dopo tanti anni potevano lasciarli soli un po’. Così disse: “Albus, noi saliamo di sopra a controllare il perimetro e a finire di mettere gli incantesimi allusivi e di protezione. Ci vedremo questa sera a cena suppongo!” e con un sorriso salì le scale di corsa, seguito da un dubbioso Moody.
Silente sorrise, era davvero una ragazza dal cuore d’oro.
Si guardarono per un lungo, lunghissimo istante e poi… si buttarono uno tra le braccia dell’altro. Si baciarono appassionatamente, disperatamente, come se non ci fosse stato un domani, e quando infine si staccarono, erano entrambi ansimanti e rossi in volto.
“Gel”
“Al”
“Gellert. Io… sai che non è per questo che ti ho liberato. Ho bisogno di te… della tua conoscenza. La tua permanenza qui avrà delle regole ferree. Tu starai qui 24 ore al giorno. Non ti è permesso di uscire dalla botola. Avrai tutto ciò che ti servirà per le tue ricerche, e non solo…” estrasse un fino involto dall’ampia manica della sua veste.
“Non sarà mica…”
“Legno di ebano, corda di cuore di thestral, 13 pollici e mezzo, flessibile. La ricordi vero? Me l’hai data quando ti sei impossessato della bacchetta di sambuco. Non ti serviva più, mi hai detto, ma volevi che la conservassi io. E così ho fatto. Sappi però che ci ho imposto delle restrizioni. Da questa bacchetta non uscirà mai un incantesimo che spezzerà i vincoli imposti a questa casa.”
“Perciò sono qui, recluso, a studiare come un dannato tutto il giorno, da solo suppongo. Come farò a farti sapere se mi serve qualcosa? Mi darai un gufo?”
“Un gufo è assolutamente fuori discussione, ma ho la cosa giusta per te”
“Avevi pensato proprio a tutto eh? Sei sempre lo stesso. Sono contento tu non sia cambiato, nonostante tutto ciò che è successo…” un velo di tristezza coprì gli occhi di Grindelwald.
Silente gli sorrise, e suonò un campanellino. Improvvisamente si sentì un rumore di risate e oggetti scaraventati in giro e poi, con uno schiocco, comparve davanti a loro uno strano essere. Gellert era sconcertato, e stavo per scoppiare a ridere.
“Un…. un poltergeist? E questo dove lo hai pescato?”
“Tzè, non sono un poltergeist, sono il grande Pix! Bleeeee! Infesto il castello da tantissimi anni, che ti credi?” e fece una sonora pernacchia.
“Ebbene sì, lui sarà il tuo.. aiutante. Sono sicuro che andrete molto d’accordo. Ti porterà cibo e biancheria pulita. Mi recapiterà i tuoi messaggi”
“Dunque così sia! Ma se ti aiuto ora, non mi hai detto cosa me ne verrà…”
“Beh, questo è un lavoro a tempo pieno che potrebbe dover durare anche un anno. Inoltre credo che rispetto a quella cella, questa sia già una ricompensa. Non sei più incatenato, non hai più carcerieri. Potrai continuare le tue ricerche e, soprattutto, ogni giorno ti verrà servito un pasto diverso!” gli strizzò un occhi divertito.
“Pix, basta che ti chiami con questo campanello vero? Beh ora sei libero di creare scompiglio per la scuola, vai pure!” e con uno scoppio Pix sparì.
“Non ho solo questo – continuò allora Gellert – Qui ho te, e per ora questo mi basta.”
“Gellert, ti prego. Sai quanto mi sarà difficile saperti qui ma non poterti venire a trovare, se non solo quando sarà strettamente necessario. E Minerva… non mi darà pace, non mi permetterà di sgarrare. Mi ha detto che tra noi è finita e che è stata sciocca come una ragazzina ad illudersi che tra noi avrebbe potuto funzionare. Mi sento molto in colpa, anche perché vedere lei in preda ad una tempesta emotiva… beh, è alquanto insolito.”
“Oh suvvia sono stati solo due tre mesi! Cosa vuoi che sia? È adulta e diplomata, le passerà! Ma veniamo a noi… non credere che io ti abbia perdonato per la tua scappatella.”
“Gel andiamo… avrei potuto non rivederti mai! Sono stato un debole e ti ho già chiesto largamente perdono! Dai io ora devo andare, non vorrai salutarmi arrabbiato!”
“Di già? Non ci vediamo da decenni e tu riesci a dedicarmi solo una misera oretta? Dai non abbiamo ancora visto il resto delle stanze, andiamo a fare un giro!”
E con un sorriso sornione lo portò in camera da letto. Appena entrato non ci pensò un secondo, e spinse Albus sul letto. Lui, sorpreso, non fece in tempo a ribattere che si trovò Gellert disteso sopra. Così cedette. Dopo tanti anni, aveva anche lui il diritto di lasciarsi andare no? Di non fare la cosa giusta! Furono i più bei momenti di cui ricordasse. Un amore così intenso che si faceva beffe della loro età. Un amore in cui tornavano giovani e pieni di energie. In tutti quegli anni in cui si era sempre scritti, nonostante fossero rivali, nemici. In cui si erano visti per anni di nascosto, per poi farsi la guerra apertamente, in cui si erano sussurrati in mille notti “Oltre l’amore, oltre il dovere”.
Quanto infine si rivestirono, era ormai ora di cena, e Albus dovette rompere quel loro momento magico per congedarsi.
A cena fu decisamente silenzioso e distratto, tanto che finì con il gomito proprio dentro una scodella di porridge, tra le risate generali dei suoi studenti, che riuscirono a risollevare il suo animo.

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Eccoci qui, la storia procede bene ma è già quasi finita (vi avevo detto che era breve). Albus e Gellert finalmente si sono ritrovati. Una cosa è scriversi lettere, ma potersi finalmente rivedere... Gellert è così diverso dal suo amato: è molto terra-terra, divertente, volgare pure a volte, e molto malizioso...proprio il contrario di Albus... è proprio vero che gli opposti si attraggono!

Beh che dire, spero vi sia piaciuto e spero davvero di non aver deluso le vostre aspettative :) Come sempre fatemi notare gli errori se ci sono! Bye!

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Capitolo 4
*** La vita va avanti ***


I giorni iniziarono a scorrere, a volte lentamente, a volte velocemente. Pix diventò la sua compagnia preferita, perché ogni volta che compariva portava un messaggio da Gellert.
Ogni sera sbucava in camera sua con un fracasso infernale per “fare rapporto”. Di solito i messaggi di Gellert erano molto provocatori e Pix rideva come un matto a consegnarli, ma oltre a quelle righe c’erano anche i dettagliati progressi che Grindelwald stava facendo. Aveva infatti intenzione di ideare lo scudo protettivo perfetto, e per questo aveva avuto bisogno di tantissimo materiale, ma sembrava che i risultati parziali fossero promettenti… nonostante una volta avesse quasi fatto saltare in aria la sua residenza.
Era bello ricevere quelle buone notizie, nonostante tutto quello che stava succedendo fuori di lì. Omicidi, sparizioni, esplosioni e attentati erano all’ordine del giorno. Tutto quanto c’era di malvagio nel mondo magico si stava radunando sotto un’unica bandiera: quella di Lord Voldemort. Ma con Grindelwald al suo fianco, forse nemmeno lui sarebbe riuscito ad entrare, e Silente era riuscito ad incanalare tutto il suo oscuro potere verso qualcosa di buono, probabilmente un’altra impresa per cui sarebbe stato ricordato, se mai avrebbe deciso di renderla di pubblico dominio, cosa di cui al momento dubitava…
SBAM!
Un forte botto, e Pix apparve nel su studio distraendolo dai suoi pensieri con una sputacchiante e rumorosa pernacchia, che fece inorridire i vecchi presidi appesi alle sue pareti.
“Notizie, notizie, NOTIZIEEEEE”
“Pix, ti prego, non urlare o sveglierai l’intero castello, cosa alquanto disdicevole. Su prendi questo pasticcino e dimmi tutto!”
“Prima di tutto le cose serie: GG vuole una cena soooooontuosissima stasera. E visto che io mangio sempre con lui voglio una montagna di patatine fritteeee! Devo andare a far impazzire gli elfi! Ohohoho!”
“Pix lascia stare gli elfi per carità. Loro ti consegneranno montagne di patatine, basta che tu gliela chieda gentilmente”
“Bah bah bah gentilmente si… GG è mooolto più divertente di te, vecchio! Sa un sacco di barzellette! Quelle sconce sono le migliori! Ahahhah! Prrrr”
“Ah non ne dubito, ti ho scelto apposta come sui aiutante, sapevo ti sarebbe piaciuto. Comunque ti manda qui solo per la cena o c’è altro?”
“Nah, mi ha detto: lo scudo è completo. Vieni a cena da me.”
“Molto bene, questa è un’ottima notizia! Dirò alle cucine di prepararvi un dolce speciale! Riferiscigli che non posso venire a cena, ma che faccia onore al cibo anche per me. Io vi raggiungerò alle nove di sera con la professoressa Minerva Mc Grannit e il professor Filius Vitious.”
“Sì capo! Tanto io a cena non ti volevo! Bleeee!” rispose Pix, e sparì con uno scoppio.
Silente sorrise e avvisò i due insegnati. Alle nove in punto si trovavano tutti e tre davanti alla vecchia catapecchia.
Scesero in silenzio. Albus sapeva che Minerva, dietro di lui, lo stava fissando con occhi infuocati, ma decise di far finta di niente.
“Benvenuti nella mia umile dimora” esordì Grindelwald allargano le braccia, con Pix dietro di lui che batteva le mani come un pazzo, la faccia tutta sporca di torta.
“Grazie per l’ospitalità Gellert. Lascia che ti presenti la professoressa di trasfigurazione Minerva Mc Grannit e il professore di incantesimi Filius Vitious. Sono qui per conoscere i tuoi progressi.”
“Molto piacere. Silente mi ha parlato molto di lei” disse rivolto alla Mc Grannit, con sguardo di sfida.
“In ogni caso, è stato più semplice del previsto, una volta che ho trovato la giusta accoppiata. Vedete, lo scudo perfetto è una combinazione di questa pozione – consegnò una lunga pergamena a Silente – e un incantesimo di attivazione – altra pergamena – da pronunciare puntando la bacchetta verso il cielo. La pozione dev’essere versata sui confini della scuola secondo una traiettoria circolare e, una volta attivata, farà comparire una cupola che coprirà l’intero territorio”
“Straordinario! Davvero ingegnoso! Non mi aspettavo niente di meno da te! Sono sicuro che il professor Piton inizierà subito a produrre questa pozione in massa e voi cari colleghi potrete spiegare la situazione agli studenti e insegnare loro l’incantesimo di attivazione”
“Sisì, molto bene, ora dobbiamo andare a prepararci, è stato un piacere.” disse secca Minerva.
“Temo tu abbia ragione mia cara, dopo di voi…” sospirò Silente, riuscendo a dare solo uno sfuggente bacio a Gellert, prima di scomparire oltre la botola.
La notte stessa diede tutte le istruzioni necessarie agli insegnanti, e in pochi giorni tutti gli studenti avevano imparato la formula a memoria, e il sesto e settimo anno, durante le lezioni di pozioni, preparavano la complessa pozione di protezione, che quando riusciva era di un bel color verde smeraldo. Quando ce ne fu abbastanza il professor Piton, assieme a Vitious, andò a posizionarla secondo il rettilineo circolare che era stato tracciato in precedenza. Dopo un’ora e mezza però Silente li vide correre trafelati verso il castello. Li intercettò in giardino e chiese loro cosa stesse succedendo.
“Ci sono… anf anf.. dobbiamo agire… gli studenti”
“Ma certo, non c’è un attimo da perdere! Correte a prepararvi! – si puntò la bacchetta alla gola per amplificare la sua voce – SONORUS! A tutti gli studenti, gli insegnanti e il personale della scuola: siamo sotto attacco! Che tutti prendano la propria bacchetta, interrompano ciò che stanno facendo ed escano immediatamente in cortile. Al mio via, attiveremo l’incantesimo di protezione e ci prepareremo. Chiunque non è in grado di combattere si nasconda in un luogo sicuro. Al personale della scuola non in grado di combattere, consiglio sempre di nascondersi. Uscire dal territorio scolastico è troppo pericoloso. Gli elfi domestici potranno invece recarsi dove desiderano.”
Mentre stava ancora parlando centinaia di studenti si fiondarono in cortile correndo, bacchetta in pungo. Sorrise, i suoi studenti non lo tradivano mai.
Così, davanti a tutti, puntò la bacchetta verso il cielo e, insieme ai suoi colleghi e ai suoi ragazzi, pronunciò l’incantesimo di attivazione. Subito ci fu un rumore strano, cristallino, e una cupola verde smeraldo cominciò ad innalzarsi dai confini, fino a chiudersi sulle loro teste. Ce l’avevano fatta!
“Se devono venire – urlò Silente – che vengano pure!”

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Come avevo anticipato, questa mia FF è breve, avendola fatta per un contest, e quindi, purtroppo-per fortuna, questo è l'ultimo capitolo! Spero davvero vi sia piaciuta, spero vi abbia stimolato e magari, perchè no, che vi abbia fatto venir voglia di leggere altre mie storie ;)

Fatemi sapere i vostri pareri :) Un abbraccio a coloro che mi hanno seguito in questo breve percorso ;)

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