Acida come la pioggia.

di A little piece of Heaven
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Acida come la pioggia. ***
Capitolo 2: *** Il compleanno. ***



Capitolo 1
*** Acida come la pioggia. ***


Acida come la pioggia.

 

Sara era italiana. Aveva poco più di vent’anni, e viaggiava avanti e indietro dalla California.
Si era trasferita ad Huntington Beach con sua sorella, Saya.
Sara ha i capelli color cioccolato con tanti riflessi dorati, le piace sentirsi dire che è bionda. Quei capelli le avevano donato una nuova persona, e le risaltavano i suoi profondi occhi castani.

Saya invece aveva dei bellissimi e lunghissimi capelli castani, che le incorniciavano il viso con quel suo adorabile nasino e gli occhi allungati.
Ormai erano indipendenti, Sara lavorava in una piccola bottega piena di piccoli oggetti interessanti, mentre Saya continuava a studiare psicologia e quando non era in università lavorava in una libreria. Quel lavoro le si addiceva molto, considerato che amava leggere e scrivere. Nonostante Sara amasse la lettura come sua sorella, era una ragazza meno diligente e preferiva svagarsi nella sua bottega, in mezzo a quegli accessori che la incuriosivano così tanto.
La vita non era rose e fiori per entrambe, specialmente per Sara.
Trasferirsi in California la aiutò ad addormentare quegli incubi che si portava dentro, e sua sorella che le era sempre stata accanto, non volle lasciarla andare via da sola in quella terra tanto grande e lontana. Si portavano ancora dentro tutte le brutte esperienze vissute nelle scuole medie, tutte le volte che sono state rifiutate, maltrattate e ripudiate.
Saya era molto realista e intelligente, e ormai superava la cosa con maturità, ma Sara, la piccola Sara, si portava ancora tutta quella sofferenza dentro di sé.
Sara era una persona solare, di buona compagnia e aperta a tutti, ma non amava parlare di ciò che aveva lasciato in Italia, compresa la sua famiglia. Quella famiglia così incompresa, che non capiva i suoi pensieri, i suoi desideri, le sue ossessioni.
Sara fumava, nonostante sua sorella non volesse.

“Ti fa male!” le ripeteva, ma Sara non la ascoltava.

Occasionalmente usciva bere, e ancora una volta Saya le ripeteva di non bere troppo, nonostante lei tornasse a casa traballando, finendo sul pavimento della sala piangendo, perché i suoi demoni stavano uscendo fuori di nuovo.

“Saya, io ho paura di perderlo.”

“Perdere chi?”

“Lui.”

Lui.
Quel ragazzo che si faceva tanto odiare, ma che Sara amava tanto.
Saya non aveva scelta: doveva proteggere la sorella, confortarla, e nel frattempo maledire quel ragazzo che le creava tanta disperazione interiore.

Loro due si amavano, eccome se si amavano.
Erano pazzi uno dell’altra, e come tutti i pazzi, si odiavano così tanto da non riuscire a stare lontani o ad essere arrabbiati per troppo tempo.
Saya come al solito, con un grande sospiro, la tirava su dal pavimento dicendo “Andiamo a dormire, domani mattina sicuramente torna.”
Non ne era sicura, ma era l’unica cosa che poteva dire per tranquillizzare Sara.
Avere una garanzia.
Avere la garanzia, che Brian sarebbe ritornato da lei.

 

 

Brian vive ad Huntington Beach, zona di periferia.
Si stava dirigendo verso lo studio di registrazione, quando gli cadde il pacchetto di sigarette sul marciapiede. Il nostro caro trentenne non si smentisce mai. Non ha mai smesso di fumare, da quando aveva sedici anni. Non gli importava se gli dicevano che il fumo e l’alcol gli facevano male, lui continuava –e continua- a farlo.

Probabilmente lo fa per sentirsi meno in colpa per ciò che è.
Brian ha i capelli neri, gli occhi grandi e neri, con il solito filo nero di matita sotto l’occhio leggermente accennato. Ha una perfetta mascella squadrata che lo rende molto affascinante, e il viso costellato di lentiggini. La pelle chiara e piena di tatuaggi : mostri.
Non li ha tatuati per un motivo preciso, se gli chiedi perché se li è fatti ti risponderà dicendo perché gli piacciono. Ma non tutti i tatuaggi sono stati fatti “perché gli piacciono”, come la scritta sul petto.
“FOREVER”.
La fece in onore del suo migliore amico, James, ma per tutti Jimmy. Morì tre anni fa, lasciando Brian annegare nel buio della sua anima.
Non tutti se la passano bene ad Huntington Beach, chi più e chi meno.
Brian ormai non esiste più. Si nasconde dietro una maschera, perché crede che nessuno lo accetti più. La maschera del forte, dell’eroe, dello spaccone. Lui non è così. Brian è molto più, ed ha solo bisogno che qualcuno lo capisca.
Per fortuna con lui c’è Sara.
Quella piccola e cara ragazza più giovane di lui, e forse fin troppo, che gli aveva tirato via la maschera dello spaccone e aveva tirato fuori il nuovo Brian, quello che tutti amavano.
Solo con lei Brian esce allo scoperto, perché lui sa che Sara non ha paura di vedere chi lui sia veramente.
Si erano incontrati per caso, tramite degli amici. Quando lei capì chi era lui, impazzì.
Brian non sapeva bene cosa lo attirava verso quella ragazza, ma non poteva farne a meno. Lei lo vedeva per ciò che era davvero, non per la solita rockstar.
Era una ragazza piuttosto solare, nonostante sapesse che l’inferno lo viveva anche lei, a modo suo.
Sara cercava sempre di non farlo preoccupare, mentre Brian se aveva qualcosa, con non troppa difficoltà glielo diceva. 
Forse perché aveva bisogno di lei, aveva bisogno di essere coccolato e sentirsi amato, come un bambino di cinque anni.
Lui dopo Jimmy, aveva paura di morire, di ferire Sara, di rimanere da solo. Nonostante i suoi comportamenti fossero molto confusi ed inspiegati, Sara continuava a stargli dietro.
Era il suo piccolo pezzo di paradiso, e non aveva bisogno d’altro.

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Capitolo 2
*** Il compleanno. ***


1 Luglio

Sara
Stavo  per fare colazione, quando ricevetti una chiamata da mia sorella Saya.
“Hey, sei sveglia? Sto arrivando. Come stai?”
“Bene direi, un po’ in ansia.”
“Non ti preoccupare, troveremo qualcosa!”
 
Non era la solita ansia che avevo, ma l’ansia perché dovevo tornare in California per il compleanno di Brian. Volevo fargli una sorpresa, ma non ero mai stata brava a fare feste a sorpresa e soprattutto mancavano i soldi per i biglietti ed il regalo.
Non era tanto la festa che mi preoccupava, ma il regalo.
Brian cosa si aspettava da me? Nulla. Non amava i regali costosi, anelli o bracciali, lo mettevano a disagio.
Brian invece sapeva sempre cosa prendermi per rendermi felice.
Mentre sorseggiavo nervosamente il mio caffè, arrivò Saya.
 
“Buongiorno raggio di sole”
“Ciao. Dov’eri?”
“Oh, a comprare qualcosa per la mamma e un po’ di spesa, questa casa ormai è vuota!”
 
Era vero, da quando ce n’eravamo andate questa casa era vuota. Le nostre camere ormai erano deserte, nonostante tante cose le avessimo lasciate in Italia.
La cosa che forse mi dispiaceva di più, era non poter venire a trovare tanto spesso mia madre, i biglietti costavano tanto, e 14 ore di volo non erano piacevoli.
Mamma mi chiedeva spesso di Brian, cercava di parlare con lui nonostante lei non sapesse una parola di inglese, e Brian capiva poco o niente di italiano.
Non era tanto felice che un trentenne spesso e volentieri vivesse a casa nostra, che fosse pieno di tatuaggi e che bevesse alcolici fosse nella mia vita, ma lei non sapeva come vivevamo ad Huntington Beach e non sapeva che Brian era tutto ciò di cui avevo bisogno.
 
“Allora tra poco è il compleanno di Brian eh? Quando lo porterai qui?” mi chiese mia madre, mentre aiutavo Saya a mettere via la spesa.
“Quando non sarà più sommerso di lavoro.”
“Non mi sembra tanto sommerso di lavoro, ogni volta che ti chiamo mi dici che sei con lui o che sta arrivando.”
“Riesce a trovare dei momenti da dedicare a me” non riuscii a finire la frase, che il telefono squillò.
 
Risposi.
“Pronto?”
“Ciao piccola Haner”
“Oh, ciao Brian.”
Era il padre di Brian, Brian senior.
“Allora, quando torni?”
“Ancora non lo so…”
“Lo sai che tra una settimana è il compleanno di mio figlio, e l’unica cosa che vuole è te.”
“Lo so lo so…non me lo dimentico il suo compleanno.”
“Qual è il problema allora?”
“I soldi sono il problema, Brian.”
“Oh, di quelli non ti preoccupare. Non sapendo cosa regalargli, io e Suzy abbiamo deciso di regalargli te.”
“Me?”
“Sì, ti pagheremo il biglietto di ritorno.”
“No… non dovete.”
“Invece dobbiamo eccome! È uno zombie che cammina quando non ci sei tu. Te lo abbiamo già spedito, parti il 7.”
“Ma il 7 è il suo compleanno.”
“Esatto. Gli organizzeremo una festa, e tu arriverai nel bel mezzo della festa, proprio come un regalo.”
“Ahaha, va bene, ci sto. A presto.”
“A presto.”
 
Chiusi la chiamata con un sorriso sulle labbra, tra poco sarei tornata da lui, e io ero la sua sorpresa.
Mamma non era tanto felice che io ripartissi così presto, ma sapeva che era il suo compleanno e che io lo amavo, quindi non si lamentò più di tanto.
Il giorno seguente Saya mi accompagnò a fare un giro per il centro di Milano, a cercare qualche regalo.
I soldi sì erano un problema, ma ora che avevo il biglietto pagato potevo comprargli tutto ciò che volevo.
Non sapevo bene Brian cosa si aspettasse, quindi gli comprai tante cose di generi diversi : delle magliette con lo scollo a V, il suo preferito. Un bracciale in cuoio nero, il CD di Skylar Grey ‘C’mon let me ride’ una delle canzoni preferite, nonostante io non capissi il perché e anche un pacchetto di Marlboro, sì. Sicuramente le sigarette le aveva, ma faceva sempre un sorriso compiaciuto quando gliene compravo uno.
Il cellulare squillò di nuovo.
“Ciao Sara”
“Ciao Zacky”
“Mi hanno avvertito della sopresa, non dirò niente tranquilla! Verrò io a prenderti all’aereoporto, mentre Gena e le ragazze tengono Brian occupato con il resto della festa.”
“Perfetto, ci vediamo là.”
“Certo, e mi raccomando, cerca di dormire! Hanno intenzione di lasciarti  dormire da lui…Ti aspetta una notte di fuoco!”
“Sei sempre il solito”
“Ci vediamo!”
Riattaccai.
Nonostante la battuta di Zacky mi avesse un’attimo imbarazzata, rimasi più confusa per il fatto che sarei rimasta da Brian finché Saya non tornava in California.
Erano rare le volte che rimanevo da lui, dato che voleva sempre venire da me. Era come se non volesse mai nessuno in quella casa, o meglio, non voleva restare da solo lì.
Passai i giorni seguenti a pensare a cosa avrei dovuto fare appena arrivata, cosa avrei dovuto dire, e non riuscivo a smettere di pensare alla sua reazione.
Partii la notte del 6 luglio, in modo di arrivare per il pomeriggio alla festa.
Riuscii a dormire per quasi tutto il viaggio, e appena scesa dall’aereo vidi Zacky sorridermi a 32 denti : era sempre bello veder sorridere lui, e quei suoi luminosi occhi verdi.
Triste da dire, ma dovetti cambiarmi nella macchina di Zacky.
Ero disfatta, e il jet lag mi aveva lasciata un’attimo stordita.
Zacky mise il bluetooth nell’auto, e chiamò Brian.
“Amico…ma dove diavolo sei! La festa ormai è iniziata.”
“Scusami, sono passato a prendere…un pacco” disse guardandomi e lasciandosi scappare una risatina
“sarò lì in un battibaleno!”
Nonostante il tono di Brian non era dei migliori, la sua voce mi lasciava sempre senza fiato.
In un quarto d’ora arrivammo davanti a casa di Brian. Possedeva un’enorme villa, e la si riconosceva subito : era la casa più in alto di quel quartiere (ed anche la più grande) e si scorgevano le palme del giardino da infondo alla via.
“Sei pronta?” mi chiese Zacky.
“Prontissima.”
 
 
 Brian
“Come va la festa figliolo?” mi chiese mio padre.
“Non posso lamentarmi, avete fatto un bel lavoro” io odiavo le feste a sorpresa. Mi mettevano a disagio, e odiavo farmi vedere mentre arrossivo.
E non la consideravo una vera festa, dato che non c’era Sara.
Era dovuta tornare in Italia a fare visita ai genitori, e la capivo, però..
“Fratellone!” mi arrivò addosso la mia sorellina, Mckenna.
“Ciao piccolina”
“….”
“devi dirmi qualcosa?” attendevo i miei auguri di compleanno, okay che sono una rockstar, ma diavolo, festeggio anche io il compleanno!
“beh…Oggi è il compleanno di Ringo Star!” urlò saltellando via.
Ahh, non cambierà mai.
Mi guardai intorno, i ragazzi mangiavano, bevevano e tutti si divertivano…Beh, non proprio tutti i ragazzi. Ne mancava uno : Baker.
Lo chiamai per sapere che fine aveva fatto, era il mio migliore amico, non poteva non sapere della festa!
Mi disse che stava arrivando : il solito ritardatario.
Non feci in tempo a chiudere la chiamata, che spensero la musica e mi fecero sedere.
Oh magnifico, un’altra sorpresa e io non ero dell’umore.
“Vedrai, ti piacerà” mi sussurrò all’orecchio mia madre.
In quel momento entrò Zacky. Era lui la mia fottutissima sorpresa?
“Amico, c’è il tuo ‘pacco’ all’entrata…ti aspetta.”
Sentii Pinkly abbaiare, mi avviai verso il corridoio superando la cucina e la sala. Avevo un po’ paura ad aprire : non volevo deludere tutti mostrando che non mi piaceva la mia sorpresa, e avevo paura che aprendo la porta Pinkly si sarebbe avventata sul mio ‘pacco’ rovinando tutto.
Mentre Pinkly abbaiava, sentii un “shhh, a cuccia!” era una voce familiare, ma non capivo.
Mi voltai a guardare tutti i miei parenti che aspettavano con ansia che io aprissi quella porta.
Sentii di nuovo quella voce.
Capii chi era.
O almeno, speravo fosse chi pensavo.
Mi voltai di scatto, misi la mano sulla maniglia, feci un sospiro ed aprii.
La vidi.
Lei era lì in carne ed ossa.
Se ne stava lì in piedi, ad aspettare una mia reazione.
Aveva un sorriso bellissimo, nonostante sapessi che era appena arrivata, dato che i giorni precedenti passavo davanti a casa sua e notavo che fosse deserta.
Era il mio compleanno, e lei era lì. Non avrei voluto nient’altro, nessuna festa. Solo lei.
 
“Ciao Ringo” mi disse allargando le braccia. Lei e mia sorella parlavano troppo spesso, troppo.
“Ciao piccola peste” esordii.
Lei mi sorrise, e mi corse in braccio. Mi abbracciò così forte da farmi mancare il fiato, e lei era l’unica a potermi fare quell’effetto.
Baciai quelle sue labbra rosee, ma non con foga, con dolcezza, come se fossero la cosa più delicata del mondo. La rimisi a terra, e scoppiò un applauso generale dai miei parenti che avevano assistito alla scena.
“uhh, ecco i piccioncini!”
“Tutta invidia, Brent.” Disse Sara a mio fratello.
 
La portai fuori nel giardino, e la festa riprese.
Si sedette in braccio a me, e mi porse i suoi regali.
Le facevo sempre dei regali, ma non mi sarei mai aspettato che lei me ne avesse fatti così tanti.
“Perché così tanti regali?”
“Perché sei speciale e non sapevo cosa prenderti esattamente.” Disse con un sorriso compiaciuto.
Era strano, Sara cambiava totalmente quando era con me, era come se riprendesse a vivere, e anche io riprendevo a respirare quando l’avevo vicina.
Tutti salutavano Sara, lei rideva e chiacchieravano. Io non riuscivo a smettere di guardarla, dopo tutte quelle cose che aveva passato, emanava una luce intensa di energia infinita.
Io la amavo, e non potevo stare senza di lei.
Mckenna non la finiva di scattarsi foto assieme a lei, lei la assecondava e si divertivano insieme a Pinkly, come due bambine.
Sapevo che stare con una ragazza più giovane di me non era giusto, ma non potevo farci niente.
Lei era mia, mia e soltanto mia.
Decisi di non pensare alle brutte cose, e di vivere il momento.
Una vita assieme a lei non sarebbe bastata, e farsi inutili problemi non avrebbe risolto le cose.
Andai da lei, la girai e le svuotai le tasche dei jeans.
“Brian?”
“Hai altre cose in tasca?” dissi appoggiando il suo cellulare sul tavolo.
“Beh io…no non credo. Ma perché” non le feci finire la frase, che la presi in braccio e mi misi in piedi a bordo piscina.
“BRIAN! Non fare ciò che sto pensando tu stia per fare!”
Le sorrisi, e mi lanciai in piscina con lei in braccio.
La presi sott’acqua e la baciai di nuovo, si lamentò un pochino ma alla fine cedette al mio bacio.
Era questo ciò di cui avevamo bisogno : libertà.
Stare insieme era la cosa che ci faceva vivere al meglio, senza pensieri, senza niente.
Potevo darle ciò che voleva e potevo ridarle una nuova vita in serenità.
 
 Sara
Quando la festa finì, salutammo tutti.
Suzy rimase per aiutare me e Brian a sistemare la casa, e io non vedevo di farmi una doccia calda, o semplicemente cambiarmi i vestiti dato che grazie a Brian ero ancora bagnata fradicia.
Dopo aver rimesso a posto anche l’ultimo bicchiere, mi avviai verso le scale che portavano al primo piano.
Vidi Brian seguirmi con lo sguardo.
“Dove vai?”
“A cambiarmi, sono fradicia!”
“Ahaha, dai, è stato divertente!”
“Molto divertente, ora però vorrei cambiarmi.”
“Vengo con te.”
Sì alzò, e capii immediatamente quale fosse il suo piano, quindi iniziai a correre per le scale, ma sfortunatamente un uomo di trent’anni alto e muscoloso mi prese subito, e finii contro il muro ridendo.
“Buon compleanno Brian.”
Sorrise.
“Mi sei mancata così tanto..” gli misi un dito davanti alla bocca e lo baciai.
Ti amo, Sara.”
“Anche io, più di qualsiasi altra cosa.”
Mi prese in braccio con dolcezza, e si avviò verso la camera da letto.
Un secondo prima di entrare ci guardammo, e poi lui chiuse la porta con un piede.
Eravamo infiniti, e lo saremmo stati per sempre.

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