Gegen Meinen Willen!

di Bibbina
(/viewuser.php?uid=40891)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** la speranza ***
Capitolo 3: *** l'ennesima speranza ***
Capitolo 4: *** la delusione ***



Capitolo 1
*** Quando tutto ebbe inizio ***


PRIMA PARTE: “...Ich halt mich wach- fur dich…“ Come tutte le mattine la melodica voce di Bill mi svegliò annunciandomi il nuovo giorno… Ma non era un giorno come tanti altri, era venerdì 9 Novembre e alla Fnac usciva “Zimmer 483 on europan tour”… Ma perché proprio di Venerdì arrivano le consegne?!? La giornata più stressante della settimana… Vabbè… La giornata a scuola era inteminabile ma finalmente “driiiiiinnnnnnnnn…” la campanella suonò ed io, senza nemmeno salutare, scappai fuori da quella gabbia che mi impediva di correre dal mio attesissimo dvd…il primo passo fu fatto, ero arrivata alla fermata dell’autobus, ancora pochi minuti e tra le mie mani, già tremanti, avrei avuto “il concerto”!!! Uff, l’autobus non arrivava e il mio orologio si stava consumando a forza di guardarlo… Dopo qualche minuto vidi all’orizzonte una struttura parallelepipidale di colore arancione con le ruote, più comunemente chiamato autobus. Entrai a fatica e mi piazzai all’uscita sotto il fetore dell’ascella di un uomo. Dentro di me mi dissi “Sopporta Giulia, questo ed altro per i Tokio Hotel”… Dopo 5 minuti di apnea “BUM!!!”, l’autobus si scontrò con un auto… “ e che cavolo…! Tutte oggi dovevano capitare?!?” La folla di gente incuriosita allungò il collo formando un branco di giraffe. In altre circostanze lo sarei stata anche io ma in quel momento non me ne poteva proprio fregare niente… Il mio egoismo mi spingeva a non preoccuparmi nemmeno se qualcuno si fosse ferito… Urlai al conducente di aprire la porta dell’autobus, scesi e mi misi a correre. Corsi, corsi più forte che potevo anche se avevo quel “sacco di sassi” sulle spalle che mi rendeva il tuttomolto, ma molto più difficile. Alla Fnac spintonai una decina di persone e mi precipitai al piano inferiore… In lontananza lo vidi!!! Ai miei occhi luccicava e arrivata mi inginocchiai in lacrime (dalla felicità) e lo afferrai. Rimasi per qualche minuto con gli occhi lucidi fissi su quel dvd con le gambe tremanti… ero felicissima!!! Prima di andare a pagare xò mi diressi verso il reparto dei “singoli” ma non c’era alcuna novità. La mia attenzione poi passò su di un ragazzo, era nel reparto “hard-rok”, ad un tratto afferrò un cd, era dei “Foo fighters”… era strano quel ragazzo!!!! Alto, molto alto!!! Magro, molto magro!!! Non vidi il colore dei suoi capelli perché erano nascosti sotto ad un capellino da baseball nero. Portava anche gli occhiali da sole e, per quello che si poteva vedere del suo viso, era parecchio palliduccio. Era incredibile la sua somiglianza a Bill Kaulitz e l’idea di conoscere un sosia mi allettava alquanto. Mi avvicinai fingendo di essere interessata ai cd… mamma mia, era proprio un gigante!!! Quando mi vide notai subito che il suo sguardo cadde sul mio dvd. Appena lo vide ebbe la stessa reazione di Superman nel vedere la criptonite!!! Prese il cd e si allontanò impaurito ma nell’allungare il braccio per prendere il cd gli si accorciò la manica della giacca scoprendogli il polso sinistro, dove notai un “89” tatuato… Io lo seguii sicura che fosse un fan accanito di Bill. Dovevo assolutamente darli l’indirizzo del mio forum!!! Non avevo idea di cosa dirgli o chiedergli ma quando lo raggiunsi lo presi per il suo braccio ossuto: ulna, radio… Si sentivano tutte le ossa!!! Lui si girò e quando mi vide abbassò lo sguardo, la visiera del cappellino e con la sciarpa si coprì il mento. “em… scusa… volevo chiederti… che ore sono?” lui, tentando di evitare il mio sguardo disse: “em… sorry… i don’t understand!!!” Ma non era inglese… Io gli risposi: “an… em… what time is it?” e lui: “aaa... it’s two o’clock...” Io sorrisi, lo ringraziai e lui cercò di “scapare via” ma io gli dissi: “Are you german?” e lui: “nein… em, no… ich bin… em, i am… spanich!” Io lo guardai storto… perché fingere di essere spagnolo se, si era capito chiaramente era tedesco?!? L’idea di conoscere un così forte fan oltretutto tedesco mi eccitava sempre di più… Ad un tratto gli scivolò il cd che reggeva in mano e ci chinammo insieme per raccoglierlo. Io, distrattamente, sbattei il braccio sulla visiera del suo capello che glielo fece “volar via”!!! Caduto il cappello gli si sciolsero lunghi capelli neri con delle mech platinate… NO, NO, NO… Non è po…. Non puo…. Non è possibile!!! Senza alcun ritegno gli tolsi anche gli occhialie e vidi, oltre a 2 bellissimi occhi color nocciola, un piercing al sopracciglio destro… Ma valà… è semplicemente un fan!!! Ma cominciava a nascere una speranza in me… C’era solo una cosa che però mi poteva dar conferma ovvero…. Gli abbassai la sciarpa scoprendogli il mento e… LO VIDI!!!! Il neo sotto il labbro… era lì!!! Disperata tentai di cancellarlo con il pollice… era sicuramente disegnato!!!! Ma niente, non veniva via!!!! Lui, rassegnato, mi lasciò fare e si rimise velocemente il cappello in testa nascondendo i capelli e rimettendosi gli occhiali!!! Io sconvolta dissi: “Ma tu… tu… tu sei…” balbettavo e le prime lacrime iniziarono a rigarmi il viso… Eravamo ancora inginocchiati a terra e lui, portandosi un dito alla bocca facendomi segno di tacere mi disse: “schhhhhhh…” ma io continuavo a balbettare: “Tu sei…. Sei…. Sei proprio tu… Bi…” ma mi tappò la bocca!!! Quando ci alzammo sentii che le forze mi stavano abbandonando, iniziò a girarmi la testa e sudavo freddo… poi… BAM… caddi a terra svenuta…! To be continued... By **Bibbina**

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** la speranza ***


SECONDA PARTE: ...Aprii gli occhi e tutt’intorno a me si ergeva una folla di curiosi che parlottava. Un commesso del negozio mi si avvicinò e disse: “ ehi, come ti senti? Sta arrivando l’ambulanza!!!”. Ma che abulanza e ambulanza, l’unica cosa di cui avevo bisogno era quel ragazzo. Mi alzai in piedi e lo cercai tra i presenti ma niente, non c’era. “Dov’è? Dov’è quel ragazzo tutto vestito di nero col cappello?” Il commesso mi disse: “Chi? Non c’era nessun ragazzo quando ti abbiamo trovata! Su, siediti, l’ambulanza dovrebbe essere qui a momenti”. Ma io non lo ascoltai, cacciai in mano del commesso i soldi del dvd e scappai fuori dal negozio. Da quel momento iniziò la mia ricerca disperata di quel misterioso ragazzo, dovevo assolutamente trovarlo!!! Giarai tutti i negozi, i bar e le tabaccherie di Verona chiedendo di questo ragazzo ma… Niente, nessuno lo aveva visto!!! Com’è possibile? Forse stavo impazzendo!!! L’ultima mia tappa fu un negozio di articoli musicali dove incontrai Erika, una cara amica che aveva portato la sua chitarra acustica per farsi cambiare alcune corde rotte. Erika, che dire di lei se non che è semplicemente bravissima a suonare la chitarra!?! E’ la sua più grande passione!!!! La salutai e, dopo che le ebbero sistemato la chitarra, andammo vicino all’Arsenale a sederci su delle panchine. Le raccontai l’accaduto e la sua risposta fu: “Cara la mia Giulia, ascolta me! Tu stai diventando tutta matta!”. Ma io le dissi che ero assolutamente sicura fosse lui. “...o forse ti sei semplicemente fatta una canna molto forte...!” disse Erika ridendo. Non c’era nulla da ridere, non mi capiva, nessuno poteva capirmi! Ci rinunciai e cambiammo discorso. Dopo aver chiaccherato un po’ mi guardai intorno, non c’era nessuno! Mi rivolsi a Erika e le dissi: “Non c’è nessuno hai visto!?! Che ne dici di suonare qualche canzone dei TH? Io ti accompagno cantando!” Anche se lei non era una gran fan dei TH accettò, iniziò a suonare “Durch den monsun” e io l’accompagnai cantando! Cantammo e suonammo per un po’ e io tentai di dimenticare l’accaduto. Poi, mentre cantavo, mi accorsi che un ragazzo ci stava osservando da dietro un albero; era ben nascosto ma io lo riuscii a vedere ugualmente. Non diedi peso alla cosa e lo ignorai semplicemente. Lo ignorai ma continuavo a sentire quella presenza dietro le mie spalle che mi osservava continuamente e la cosa, vi confesserò, mi irritava alquanto. Ci stava forse spiando? Non diedi troppo peso alla cosa però, tanto che finii per dimenticarlo. Ero troppo impegnata a cantare! Quando cominciò a farsi tardi Erika mi disse: “Che dici? Andiamo a casa?”. Io la supplicai di lasciarmi cantare un’ultima canzone, ovvero “Heilig”, e lei, seppur un po’ scocciata e stufa accettò. "...Ich halt mich wach- fur dich. Wir schaffens nich beide- du weisst es nich...“ Mentre cantavo chiusi gli occhi e mi immersi in un mondo tutto mio. Immaginai di correre verso Bill . Correvo, correvo, correvo quando, a rovinare tutta quella fantastica “magia” , ci fu di nuovo quella sensazione; quella di essere osservata. E che palle!!! Mentre sto per cantare il ritornello mi giro e… ancora lui!?! Non è possibile!!! E che sta facendo? Mi sta pure riprendendo con una macchina fotografica digitale! Facendo finta di nulla mi girai dalla parte opposta. La mia curiosità però era troppa: chi era quel ragazzo? Perché mi stava riprendendo? Forse lo conosco. Forse mi sta filmando per poi metterlo su YouTube in modo da deridermi. Mille pensieri e mille domande scorrevano nella mia testa come il testo della canzone intonato, almeno si spera, dalla mia voce. Mi rigiro per l’ennesima volta e mentre sto cantando “...Du wirst fur mich- immer heilig sein...” il mio sguardo si incrociò con quello del misterioso ragazzo. Dei flasch apparsero nitidi nella mia mente... Ma cero, era il ragazzo che avevo incontrato alla Fnac!!! Mi interruppi di colpo, piantai in asso Erika e, con passo deciso, mi diressi verso quel ragazzo con cappotto, sciarpa e cappello tutti neri. Gli mancavano solo gli occhiali da sole questa volta. Ma “ehi, dove scappi? Fermati, ti prego!!! Chi sei? Ti prego... chi sei?”. Il ragazzo iniziò a correre verso un’auto grigia con i vetri oscurati. Ero sicura fosse lui e dovevo assolutamente raggiungerlo, dovevo fermarlo, dovevo capire chi fosse!!! Quando lo raggiunsi però era troppo tardi, era salito sull’auto che aveva già messo in moto il motore. Presa in preda al panico mi fiondai in mezzo alla strada con le gambe divaricate e spalancando le braccia. L’auto veniva verso di me e non rallentava. In quel momento ebbi paura, molta paura. L’auto si avvicinò sempre di più a me, chiusi gli occhi, mi riparai istintivamente il viso con le mani e... Sono mora? Ora se apro gli occhi mi ritrovo con un aureola in testa sopra a una nuvoletta mentre guardo il mio corpo inerme sull’asfalto? Strano, mi immaginavo la morte totalmente diversa. Aprii gli occhi e… ero ancora viva e davanti a me c’era l’auto che, probabilmente, aveva frenato di colpo. Mi fiondai sul cofano della macchina urlando e sbraitando: “Ti prego, posso almeno darti il mio numero di cellulare o il mio indirizzo e-mail? Voglio poter avere la possibilità di sentirti!” Ma la macchina mise in moto e ripartì lentamente lasciandomi scivolare via. Io continuavo a gridare ma nulla. Alla fine rimasi inginocchiata a terra disperata guardando, con afflizione, l’auto che si allontanava. Ma accadde un vero e proprio miracolo: la macchina si fermò, i due fanali bianchi posteriori della retromarcia si accesero accendendo di conseguenza un’enorme gioia in me. La macchina arretrò finchè la portiera posteriore dell’auto, da dove era salito il ragazzo, non si trovò proprio davanti a me. Io mi alzai immediatamente, quasi come se avessi preso la scossa e attesi. Il finestrino si abbassò lentamente tanto quanto basta per far passare una mano. Una graziosissima mano oserei dire. Quella mano dalle dita affusolate e le unghie non laccate ma chiaramente molto curate, mi porse un biglietto e rimase li, ferma e immobile. O mio Dio… O mio Dio… Che faccio?!? Io, più intimorita di un bambino che si è appena perduto, allungai il braccio e presi quel biglietto. La mia mano tremava, tremava molto e una volta che ebbi quel biglietto, la mano del ragazzo rientrò nell’auto; il finestrino si alzò e l’auto ripartì lasciandomi li, in mezzo alla strada sconvolta e con quel biglietto stretto tra le mie mani. To be continued... By **Bibbina**

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** l'ennesima speranza ***


TERZA PARTE: . . . ero li, ferma immobile, quasi paralizzata!!! Fissavo l’auto che si allontanava finchè svoltò ad un angolo e non la vidi più. Solo in quel momento compresi di essere ancora al mondo e “scesi dalle nuvole”. Abbassai lo sguardo e guardai quel biglietto. Poi alzai lo sguardo, lo riabbassai: era ancora li! Chiusi gli occhi, li riaprii: era ancora li, tra le mie mani! Non ci potevo credere, ero felicissima. Dopo aver finalmente realizzato che non era un sogno ma una fantastica realtà, aprii quel biglietto più velocemente che potevo, lo raddrizzai e, seppur era chiaramente intuibile che quel biglietto era stato scritto velocemente, con una bellissima calligrafia a caratteri neri vi trovai scritto: “lunedì 12- ore 20.00- tu andare a Arco dei Gavi”.Anche se si era chiaramente capito che il ragazzo era straniero, nel leggere quel biglietto, a primo impatto, mi scappò un sorriso. Dopo qualche secondo però compresi il senso di quello che vi era scritto. Era. . . era forse. . . un. . . APPUNTAMENTO?!? E di sera oltretutto. Mentre fantasticavo non mi accorsi che ero ancora in piedi in mezzo alla strada, un uomo iniziò a insultarmi e a suonare il clacson interrompendo tutte le mie fantasticherie. Con aria da svampita mi spostai e mi diressi verso Erika che, dopo aver osservato tutta la scena senza batter ciglio, mi guardò dirigermi verso di lei con la bocca ancora spalancata. Io, mentre mi dirigevo verso di lei, infilai il biglietto in borsa e, quando ci trovammo faccia a faccia, ci guardammo semplicemente. Dopo pochi secondi Erika si alzò di scatto e, scuotendomi violentemente mi gridò: “Ma ti 6 fatta di crak? Avrebbero potuto ucciderti!” Detto ciò ripiombò il silenzio tra di noi. Dopo poco però: “Alla fine che hai risolto?” disse lei seria ma con evidente curiosità! Mi si espanse un sorriso sul volto e con aria fantasticante le dissi:” Niente, è scappato via!”. Lei inarcò le sopracciglia perplessa ma non ribattè. Ci salutammo e tornai a casa. Quella sera fu bellissima anche se la situazione familiare era sempre la stessa: mio padre che, guardando il telegiornale, polemica di politica; mia madre che sbraitava contro mia sorella (di 4 anni) che non voleva mangiare la verdura; l’irritabile cinguettio del mio canarino ecc. . . Non so perché ma era tutto più bello, anche il cibo era più buono! La mia testa era perennemente fra le nuvole quando sentii: “GIULIAAA!!! ALLORA RISPONDI? Vedi!!! Continua ad ascoltare la musica a palla e questo è il risultato. . . SORDA!!!” Anche la predica di mia madre, seppur sempre uguale, era più bella. La fissai con ancora il sorriso stampatomi in faccia e le dissi con tono assente: “Cosa?”. Lei sbuffò e disse “Niente, niente!” e si rimise a sbraitare contro mia sorella. Il giorno successivo, ovvero Sabato 10, non rrraccontai nulla a nessuno dell’accaduto, rimasi tutte e 6 le ore di scuola a fissare quel biglietto e a leggere e rileggere quello che vi era scritto. La voce degli insegnanti rimbombava nelle mie orecchie quasi come se fosse un ronzio fastidioso che mi disturbava. Solamente all’ultima ora la professoressa di storia dell’arte mi disse: “Allora Giulia, in che epoca è sorta la basilica di San Pietro a Roma?”. Io per la prima volta distolsi lo sguardo dal biglietto nascondendolo sotto al libro e risposi: “ è? Cosa? Alle 20.00. . . Lunedì 12. . .!!!”. La classe scoppiò in una risata complessiva e l’insegnante: “em. . . in verità è sorta nel 1500 circa!”. Io arrossii come un peperone e con voce flebile risposi: “ An scusi. . . è vero!”. Uscita da scuola mi accesi una sigaretta, ebbene si, un vizio che non mi abbandonava mai. Aspirai sentendo quell’aria impregnata di catrame che mi entrava nei polmoni, la nicotina entrava nel sangue e arrivava al cervello dandomi quella lieve e piacevole sensazione di felicità che accendeva la mia speranza di conoscere quel ragazzo. Il pomeriggio lo passai interamente su internet per potermi distrarre. La mattina seguente mi svegliai molto presto, feci colazione e, cercando il portafoglio nella borsa, trovai il dvd di “Zimmer 483”; ebbene si, tra tutte le cose che mi erano accadute, ero riuscita a dimenticarlo: come avevo potuto? Presi il dvd, lo aprii e lo inserii nel lettore dvd; mi buttai sul divano e schiacciai il tasto –Play- del telecomando. Il video fu semplicemente bbbellissimo anche se ogni tanto vvvenivo distratta dai miei pensieri. Poco dopo aver finito di guardare il dvd. . . “Schrei- bis du du selbst bist. . .“ iziò a suonare il mio cellulare: era Annica una mia cara amica di vecchia data:“Buongiorno! Che fai di bello oggi?” con aria molto svogliata risposi: “ Niente”. Annica, con aria pimpante, mi disse: “ Benissimo, allora dopo mangiato ti infili un bel paio di scarpe, un cappotto ed esci con noi!!!”. Sbuffai: “devo proprio? “noi” chi comunque?”. Annica alla fine mi convinse e alle 15.00 mi trovai in piazza con Annica e le altre mie più care amiche. Arrivate in piazza prendemmo l’autobus e andammo in città. Facemmo un giretto per il centro, io evevo soldi per fare schopping ma non riuscivo a “concentrarmi”, troppi pensieri per il giorno successivo. *** “ Ich halt mich mich wach- fur dich. . .“ La sveglia mi annunciò che era Lunedì e, diversamente dalle altre noiose mattine, spensi la sveglia e saltai in piedi. Infilai in tutta fretta un paio di Jeans, una maglia, rigorosamente nera, un po’ dei miei gingilli come per esempio braccialetti borchiati, catene ecc. . . e via in bagno a passare il resto del tempo a truccarmi pesantemente di nero (come sempre). Insomma, la tiritera era quella di tutte le mattine solo che quel giorno ero particolarmente CONTENTA!!! Quando fui pronta, infilai la giacca, misi la cartella sulle spalle, infilai gli auricolari nelle orecchie e uscii di casa. Fuori faceva molto freddo e il gelo mi penetrava nelle ossa ma, a riscaldare il mio cuore c’era la bellissima “Spring Nich” che suonava nelle mie orecchie. Presi l’autobus, come tutte le mattine e, miracolosamente trovai posto a sedere. Immersa nei miei pensieri guardavo dal finestrino dell’autobus il “paesaggio” di città scorrere velocemente davanti ai miei occhi. Arrivata alla mia fermata dell’autobus, non mi alzai e mi diressi verso l’uscita come sempre, rimasi seduta. Non so per quale motivo, so solamente che ero talmente immersa nei miei pensieri e nella musica che arrivai in stazione al capolinea dell’autobus senza nemmeno accorgermene. Io rimasi seduta fissando con sguardo assente fuori dal finestrino quando vidi un uomo che mi stava parlando, tolsi gli auricolari dalle orecchie e dissi: “ Scusi?!?”. L’uomo, che era l’autista dell’autobus, mi disse con aria gentile: “Scusi signorina ma questo è il capolinea, deve scendere!” Mi scusai e scesi dall’autobus. Scesa mi guardai intorno e, tra me e me mi chiesi: e ora che faccio??? Alla fine mi diressi verso piazza Bra a piedi fermandomi ogni tanto a guardare il ritmo frenetico della mia città: Alunni ritardatari che correvano verso la loro scuola con la speranza di riuscire ad arrivare in tempo, uomini che, apparentemente, sembra parlino da soli ma poi si scopre un sofisticatissimo auricolare al bluetooth, il frastuono dei clacson delle auto. . . Non mi era mai capitato di soffermarmi a guardare tutto ciò. Una volta arrivata in piazza Bra attraversai “Via Roma” ed arrivai all’arco dei Gavi, li vi passai l’intera mattinata disegnando tutto quello che mi capitava sott’occhio. Finita la “mattinata scolastica” mi diressi alla fermata dell’autobus. Arrivata alla fermata della mia scuola incontrai le mie amiche e Miriam, con tono di rimprovero, mi disse: “ Ma dove sei stata tutta la mattina? Ti abbiamo mandato una marea di messaggi a cui tu non hai risposto!” Presi il cellulare dove, sullo schermo, trovai scritto –11 messaggi ricevuti- Mi scusai e dissi che non avevo voglia di andare a scuola. Miriam intuendo che c’era qualcosa che non andava in me, mi si avvisinò all’orecchio e mi disse: “Sappi che se hai bisogno di aiuto o semplicemente di parlare con qualcuno, noi ci siamo!” Io feci un sorriso e annuii. Quando arrivai a casa, mentre pranzavo, avvisai mia madre che la sera sarei uscita. Le dissi che sarei semplicemente uscita con le amiche e lei mi credette. I “preparativi” iniziarono alle 16.00: svuotai l’armadio provando ogni singola cosa che trovai, quando trovai cosa mettermi mi acconciai e pettinai meglio che potevo e per finire mi spruzzai “3 quintali” di profumo. Mia madre, logicamente si insospettì e facendomi l’occhiolino mi disse: “ Uscita con le amiche? No sono mica scema!!! Tu hai un incontro galante!! Chi è il fortunato?” Io sbuffai senza risponderle e, senza nemmeno aver cenato, presi la borsa e uscii di casa. Sull’autobus il mio stomaco “brontolava” replicando la sua razione di cibo che però la mia bocca gli aveva negato. Scesa dall’autobus mi diressi con passo deciso verso l’arco dei Gavi. Quando arivai guardai l’orologio: erano le 19.30, ovvero mancava ancora mezzora!!! Mi sedetti in una delle panchine presenti e rimasi a guardare l’arco. Dopo poco riguardai l’orologio: erano le 19.35: “ma come? Solamente 5 minuti sono passati?!” Il resto del tempo lo passai camminando avanti e indietro; il vento mi gelava le gambe scoperte dalla minigonna e i piedi iniziavano a farmi male a causa dei tacchi vertiginosi che indossavo. 19.50: il mio cuore iniziò a battere forte forte e le mie gambe tremavano sempre di più, ma la causa non era più il freddo!!! Alle 20.00 spaccate udii un rumore di passi, felicissima mi girai aspettandomi di trovare il ragazzo tutto vestito elegante con, magari, una rosa in mano ma. . . era solamente un uomo, un passante probabilmente. Si diresse sotto l’arco dei Gavi e vi attaccò qualcosa. “Il solito vandalo!” pensai. Quando se ne andò, però, la mia curiosità mi portò a guardare cosa aveva attaccato. Quando arrivai trovai una busta da lettere attaccata all’arco con un pezzo di scoth di carta, mi avvicinai di più per guardare cosa vi era scritto sopra e, facendomi luce con il cellulare, lessi: “Lunedì 12_ ore 20.00 tu andare arco dei Gavi”. Era sicuramente per me, era del misterioso ragazzo!!! La presi e delicatamente la aprii. . . To be continued. . . By **Bibbina**

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** la delusione ***


QUARTA PARTE: Seppur un po’ delusa i miei occhi luccicavano. Il mio sguardo scorreva velocemente da sinistra a destra: “Ti prego, lasiare a me stare, io non ptere dire a te chi essere io. Se tu volere pero lasia tuo numero di telefono dove avere trovato questa lettera. Scusa per mio brutto italiano. Ciao” Cosè? Una caccia al tesoro?!? Letto ciò sorrisi, sembrava scritto da un marocchino, cosa che di certo non era possibile vista la pallidità del suo viso. La lessi e la rilessi, ero un po’ triste perché io avrei voluto incontrarlo ma una speranza dimorava in me! Svelta frugai nelle tasche della giacca, poi nella borsa ma, niente penna!!! Allora mi misi a fermare qualche passante ma nessuno aveva una benedettissima penna!!! E ora che faccio??? Frugai di nuovo nella borsa, aprii il borsellino dove di solito mettevo i trucchi e: UN ROSSETTO. . .! Meglio di niente!!! Strappo un pezzo bianco della lettera e, appoggiandolo sulle mie gambe, iniziai a scrivere “340******5”. Sventolai il foglietto e ci soffiai sopra; ma si dai, ormai si sarà asciugato!!! Delicatamente inserii il pezzo di carta nella busta , “riciclando” lo scoth di carta, lo riattaccai dove l’avevo trovato. Dopodichè mi allontanai e, svoltato un angolo rimasi li, ferma a sbirciare chi sarebbe andato a prendere il mio foglietto. Uff, ancora lui!!! L’uomo che aveva attaccato la lettera del misterioso ragazzo era venuto pure a ritirarla. Infilai, come di mio consueto, le cuffie nelle orecchie e mi diressi verso la fermata dell’autobus. Tornata a casa trovai mia madre tutta eccitata davanti alla porta che mi aspettava: “Allora? Allora? Com’è andata? Vi siete messi insieme? Com’è? Come si chiama?”. Inondata da tutte quelle domande le risposi: “ Cos’è? Il terzo grado? Maddai, ti ho detto che sono uscita con le mie amiche!”. Mia madre, un po’ delusa dalle mie risposte, andò a buttarsi sul divano e borbottò: “Bhè, prima o poi verrò a sapere tutto!” con un ghigno soddisfatto. Io sbuffai e mi misi il pigiama; presi il biglietto nella borsa ed andai a letto. Accesa la abajour passai una mezzoretta a leggere quel biglietto tanto da imparare a memoria anche quest’ultimo. Tutto questo “paradiso” fu rovinato da: “GIULIAAAAAAA, SPEGNI LA LUCE!!! Non riesco a dormire!” mia sorella. Che palle; riposi il biglietto nel cassetto insieme all’altro e spensi la luce. La settimana successiva la passai col cellulare in mano in attesa di una chiamata o un messaggio. Fu terribile, ad ogni sms sobbalzavo ma, nulla. Poi, esattamente una settimana dopo, quando ormai quasi tutte le mie speranze stavano andando perdute “BI- BIP. . . BI- BIP” un messaggio. Annoiata presi il cellulare e lessi *1 nuovo messaggio* lo aprii e: ERA UN NUMERO SCONOSCIUTO!!! I miei occhi si sbarrarono, aprii l’sms e lessi: “ Tu andare domani a castel Vecchio alle 20.00!”. E che palle, questa storia sinceramente inizia a stufarmi. Schiacciai sul tasto * Rispondi* e scrissi: “ok. Però, tiprego, dimmi chi sei!”- * Invia* Attesi. . . Attesi. . . Attesi e, ATTESI! Ma nulla, non ricevetti alcuna risposta. Ormai senza più entusiasmo e anche un po’ arrabbiata scaraventai il cellulare sulla scrivania. *** Il giorno successivo alle 20.00, un po’ imbronciata, mi diressi verso castel Vecchio e quando arrivai. . . TROVAI UNA BUSTA, anch’essa attaccata con lo scoth! Incazzata nera l’afferrai e, senza nemmeno leggere cosa vi era scritto dentro, la stracciai e la lasciai cadere a terra. Dopo di che mi misi a urlare: “SE I SENTI, SONO STUFA!!! NON HO Più INTENZIONE DI CONOSCERTI!!!” tutti i presenti si girarono sconvolti guardandomi con aria confusa. Mi accasciai a terra piangendo e sapendo chiaramente che mi sarei pentita di quello che avevo detto e fatto. . . Guardai il biglietto che avevo stracciato accanto a me con la curiosità di sapere cosa vi era scritto ma. . . LO LASCIAI LI!!! To be continued. . . By **Bibbina**

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=205131