L'amore porta più felicità di quanto la tristezza porti dolore.

di MonyMonica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiare. ***
Capitolo 2: *** Tentare. ***
Capitolo 3: *** Iniziare. ***
Capitolo 4: *** Fallire. ***



Capitolo 1
*** Cambiare. ***


Salve appassionate di Sailor Moon ho scritto questa fan-fic in onore della mia coppia favorita UsagixMamoru.
È ambientata nella seconda serie, qualche settimana dopo la riconciliazione tra i due personaggi ( quando Mamoru l'aveva lasciata per via degli incubi per capirci!)
 
So che la notizia vi sconvolgerà tanto da non poter più dormire la notte, ma sappiate che Sailor Moon non mi appartiene, tutti i diritti sono riservati a Naoko Takeuchi e alla Toei Animation.
Non mi dilungo oltre e buona lettura.
 
 
 
 
Finalmente era sabato. 
Ancora un altro giorno e sarebbe potuta uscire con Mamoru. Tra gli impegni all'Università e il  lavoro part-time di Lui, le battaglie, gli studi, le amiche, la piccola peste...
Beh, era diventato piuttosto difficile ritagliarsi un momento che fosse tutto loro.
Usagi però gli  aveva imposto di avere almeno un giorno da passare da soli dove non avrebbero parlato dei nemici, dove i libri erano off limits e dove non sarebbe stata costretta a sopportare quella mocciosa dai codini rosa. Una richiesta più che legittima l'aveva definita Lei e ne era ancora convinta. 
Sapeva che Mamoru l'amava. Anzi!
Credeva che Mamoru l'amava.
in fondo come poteva esserne così certa? 
Lui non manifestava mai puro interesse nei suoi confronti.
Aveva persino dovuto insistere per avere quel misero giorno da trascorrere con Lui. 
Alla fine però questi aveva accettato, ma solo perché Lei si era messa a piangere accusandolo di non tenere alla loro relazione.
''Ci sono cose più importanti al momento Usagi'' aveva detto tentando invano di giustificarsi, mentre i singhiozzi della bionda aumentavano lasciando spazio alle lacrime e alla delusione. Così alla fine si era lasciato convincere '' La domenica sarà solo nostra'' promise dopo averle asciugato le lacrime con un sorriso ricolmo di dolcezza. 
 
Mamoru era ... Mamoru.
Il più delle volte...
Freddo.
Distaccato.
Assente.
 
Usagi però lo amava e molto e col tempo aveva imparato a comprenderlo? Anche se doveva ammetterlo era davvero frustrante! Era troppo pretendere una telefonata, che Lui proponesse un'uscita, che le dimostrasse i suoi sentimenti, che la facesse sentire... Amata?
Già, perché è così che voleva sentirsi e come oramai non si sentiva da molto tempo. Era solo un'incompresa! 
 
Endimyon aveva sacrificato la sua vita pur di proteggere Serenity.
 
Tuxedo Kamen metteva a repentaglio la propria incolumità ogni volta che veniva a salvarla.
 
Mamoru non riusciva a dimostrarle un briciolo d'amore.
 
Forse è perché le sue altre identità lo completano. pensò.
 
Endimyon era molto romantico in fondo, le aveva fatto complimenti, regalato attimi magici tra le sue braccia, baciato con passione le sue morbide labbra e ....
Sí. Veniva spesso a trovarla dalla Terra, e Lei lo ricordava bene. Stava ricordando molte cose di cui nemmeno Luna le aveva parlato. Della sua infanzia sulla Luna, i suoi primi amori, l'affetto dei suoi genitori e la dolcezza del Principe della Terra.
 
Tuxedo Kamen trattava Sailor Moon come se fosse la cosa più preziosa al mondo.
 
Perché Mamoru non poteva sforzarsi di più?? 
 
Forse il problema era solo Lei.
 
Serenity era bellissima e responsabile, Sailor Moon combattiva e coraggiosa.
Sí, si disse. 
Forse come io mi aspetto qualcosa da Mamoru magari anche Lui si aspetta qualcosa da Me. 
Sarò un po' più come Serenity e Sailor Moon e un po' meno Usagi. 
Se questo mi farà ottenere l'Amore del mio Mamo-chan sono disposta a farlo.
 
 
È giunto il momento di cambiare.

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Capitolo 2
*** Tentare. ***


 È giunto il momento di cambiare
 
 
Erano le tre e un quarto del pomeriggio. Mancavano esattamente diciannove ore e quarantacinque minuti all'appuntamento con Mamoru. Era tempo di prendere in mano la situazione, iniziava ora la fase del cambiamento.
Doveva smettere di essere Usagi doveva pensare più da ... 
principessa? le suggerì la sua coscienza!
Sí, pensò. Questa stanza, così come me ha bisogno di un radicale cambiamento. Così dicendo liberò la scrivania da tutte quelle inutili cianfrusaglie.
Tolse dalle mensole la miriade di cose futili, staccò i poster dal muro, cambiò le lenzuola e le coperte coi conigli al letto, fece sparire le cornicette e tutti quei soprammobili infantili.
Svuotò il suo armadio facendo un'ampia selezione di cosa andava tenuto e di ciò che invece era meglio sbarazzarsi anche se di questo se ne sarebbe preoccupata in seguito.
Andò in garage e trovò quello che cercava un barattolo di pittura e dei cellofan che utilizzò per ricoprire tutta la superficie della sua stanza. Con non poca fatica spostò il mobilio al centro, mentre per gli armadi, essendo più pesanti, fece in modo di scostarli quanto bastava per poter pitturare.
Compose la sua pittura allungando la pittura bianca con dell'acqua per creare una miscela più uniforme. Iniziò a ritinteggiare stando attenta prima con il rullo poi rifiní i dettagli ai bordi col pennello.
Fortunatamente il tempo era bello e soffiava un leggero venticello. Spalancò così le finestre sperando che la pittura si asciugasse in fretta. Scese le scale e afferrò il biglietto della spesa che le aveva lasciato sua madre prima di uscire per portare suo fratello dal dentista.
Oggi suo padre aveva ricevuto una promozione e così l'intento della padrona di casa era quello di preparare una gustosa cenetta anche se come Usagi ben sapeva sarebbe stato tutto inutile perché come sempre succedeva nelle occasioni speciali, la famigliola si trovava al ristorante a festeggiare in compagnia dei titolari del locale molto amici della coppia Tsukino.
Con questi pensieri Usagi afferrò la borsa e i soldi che sua madre le aveva lasciato e si diede una rapida occhiata allo specchio. Nonostante avesse indossato una tuta e un capello per ripararsi dalla vernice sentì comunque il bisogno di una rapida doccia e così si diresse in bagno e dopo una decina di minuti era fresca e raggiante.
Dato che la sua stanza era ricoperta e tappezzata dalle protezioni utilizzate dalla vernice e dato che sospettava che avrebbe dovuto dare una seconda passata optò per il guardaroba di sua madre.
Si diresse in camera dei suoi genitori e frugando nell'enorme armadio scovò un sacco di vestiti che non aveva mai visto indossare alla donna, probabilmente erano vestiti che aveva acquistato in gioventù pensò Usagi prima di indossare un grazioso vestito blu di Guess che le fasciava il seno, stretto in vita che ricadeva morbido sui fianchi appena sopra il ginocchio.
Dato che i capelli erano ancora umidi li acconciò in una coda alta mise due orecchini a perla, un filo di lucidalabbra, dell'ombretto azzurro ben sfumato, un tocco di blush sulle guancie e tanto mascara in modo da rendere le sue ciglia molto folte e voluminose.
Mise ai pieidi le sue ballerine Chanel, regalo di sua nonna che non aveva mai indossato, troppo costose e troppio preziose aveva sempre pensato, e ogni volta che voleva indossarle temeva qualche sciagura come ad esempio se fosse inciampare in una buca e le avrebbe graffiate o se si fosse messo a piovere o se per sbaglio colta da nervosismo e rabbia ne avrebbe sfregato la punta sull'asfalto ...
Ma ora si sentiva più responsabile, un po' più donna e un po' meno bambina e osservandosi allo specchio si meravigliò di sé stessa! La coda le stava un incanto e anche con il vestito e il trucco si sentiva a suo agio così si apprestò a uscire di casa per dirigersi al supermercato. Rimase piacevolmente sorpresa dalla gentilezza dei commessi e dalle persone che la guardavano affascinati e doveva ammetterlo sentirsi desiderata era un toccasana per la sua autostima e mentre fantasticava liberando i suoi pensieri più sfrontati sentì una voce alle sue spalle.
''Signorina, si fermi la prego'' 
''Dice per caso a me?''
''Sì, la ringrazio per essersi fermata se mi concede dieci minuti del suo tempo le farò un'offerta che non potrà rifiutare'' disse e con un cenno la fece entrare in un negozio molto alla moda e dopo aver attraversato un ampio corridoio giunsero davanti a una porta l'insegna diceva 'Ufficio del direttore'. L'uomo la fece accomodare su una poltrona e proseguì la conversazione.
'' Sono una persona molto schietta perciò arriverò subito al dunque senza girarci tanto attorno. La prossima settimana il signor Satoi il proprietario di questa boutique farà ritorno dalla Francia. Purtroppo tre giorni fa una mia dipendente si è dimessa perché ha deciso di trasferirsi all'estero. Come direttore amministrativo non farei una gran figura senza un servizio completo di dipendenti capisce?''
''Dove vuole arrivare?''
''Il signor Satoi ha una mentalità molto aperta specie per quanto riguarda i giovani. Ha sempre apprezzato i dipendenti giovani e reattivi perché crede siano il futuro e la roccia portante del nostro paese. Lei ha certamente buon gusto, indossa un vestito e scarpe alla moda ed è curata e ben presentabile.
Noi vendiamo capi firmati e trattamenti per la cosmesi e il corpo. Lei sa truccarsi, si veste bene ed è giovane e splendida come un fiore. In poche parole vorrei che lavorasse qui. Si tratterebbe di ricoprire il turno pomeridiano dalle 14 alle 19, ma se ci sono problemi possiamo essere più flessibili a riguardo a seconda del giorno e della clientela e metterci d'accordo. Allora che ne dice?''
''Direi che forse dovrei pensarci su..''
''Avrà la possibilità di usufruire del campionario omaggio di trucchi e profumi, un buono sconto sui suoi acquisti qui ed inoltre può prendere i capi della stagione rimasti invenduti chiusi nel magazzino. La paga è buona e se non accetta adesso dovrò mettermi alla ricerca di una nuova ragazza e perderà così la sua occasione''
''Sa una cosa? Tentare non costa nulla, accetto molto volentieri e poi un lavoro fa sempre comodo''.
''Giusto ecco tenga il mio biglietto da visita, qui c'è il mio numero per qualunque evenienza allora direi che può cominciare lunedì il suo turno inizia alle tre, ma se passa un po' prima le verrà mostrato il magazzino e il reparto vendite''
''Perfetto la ringrazio, a lunedì buona giornata'' e detto ciò tornò a casa felice e sprezzante e mentre sistemava la spesa chiamò suo padre che le annunciava che avrebbe fatto tardi così si cambiò e non dovette attendere molto per il rientro di sua madre e suo fratello e della piccola peste.
Cenarono insieme e poi ognuno andò a dormire. Luna era rimasta da Artemis e Usagi si adagiò sul divano guardando un po' di tv prima di addormentarsi definitivamente. Si svegliò di soprassalto verso le dieci e mezzo con una strana idea che le barcollava per la testa. Chiamò Mamoru sapeva che non era in casa, di sabato lavorava fino a tardi. Devo Tentare, si disse mentre scattava la segreteria. Bippp
''Ciao Mamoru sono Usagi volevo dirti che se ti va puoi dormire fino a Mezzogiorno; domani ho da fare, non possiamo vederci dormi bene ci vediamo presto''. Bippp
Era sembrata assente e distaccata infatti era piuttosto stanca e ancora mezza addormentata.
Devo Tentare, tentare, si disse mentre si sistemava nuovamente tra le braccia di Morfeo.
 
 
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Erano l'una e un quarto quando rincasó Mamoru piuttosto stanco e spossato. Stava salendo in ascensore mentre pensava che niente e nessuno sarebbe riuscito a buttarlo giù dal letto l'indomani. Girò le chiavi nella serratura entrando in salotto si avvicinò al telefono e premette un bottone:
'Messaggio lasciato il dodici marzo alle ore ventidue e trentacinque minuti' Bipp ''Ciao Mamoru sono Usagi volevo dirti che se ti va puoi dormire fino a Mezzogiorno; domani ho da fare, non possiamo vederci dormi bene ci vediamo presto'' Bipp
'Non ci sono altri messaggi' 
 
Mamoru si spogliò e andò a letto era irritato da qualcosa, ma cosa? Forse ho lasciato la porta aperta pensò. Andò a controllare e già che c'era controllò anche il gas, se i rubinetti erano chiusi, le finestre, ma niente!
Si rigirò più e più volte e riuscì a prendere sonno solo verso le quattro. Alle dieci era già in piedi se glielo avessero detto il giorno prima non ci avrebbe creduto. Pensandoci bene a quell'ora sarebbe stato al cinema con la sua fidanzata. Lei aveva insistito così tanto per vedere quello stupido film d'amore, che lui non era riuscito a dirle di no.
Si alzò e si fece una doccia e dopo aver mangiato qualcosa si mise a studiare anatomia. Qualcosa non andava, lo opprimeva di nuovo così aprì il capitolo sul sistema circolatorio e mentre cercava di concentrarsi sbuffò afflitto sprofondando con il capo tra le pagine.
Forse avrebbe dovuto tentare di fare qualcosa per allontanare quella sgradevole sensazione.
Perché vivere senza tentare significa rimanere col dubbio che ce l'avresti fatta.
Ma il più delle volte tentare significava fallire. 
Andò a correre al parco per scaricare la tensione e sarebbe passato a salutare il suo migliore amico.
È solo una brutta giornata si disse, già tentando di autoconvincersi.

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Capitolo 3
*** Iniziare. ***


Si era alzata presto e si era diretta in camera sua costatando che la vernice era completamente asciutta. Tutto sommato il lavoro la soddisfaceva e decise di evitare la seconda passata anche se così le sembrava davvero troppo impersonale. Andò in garage per riportare il secchio della pittura e trovò degli stancil, perché no? Si disse così con della pittura dorata realizzò il decoro a intervalli di 15 centimetri.  Terminato il lavoro ne rimase stupefatta, il motivo dorato a intreccio intervallato dalle strisce bianche dava davvero un tocco di luminosità alla stanza. Spalancò nuovamente le finestre per far asciugare il tutto e andò a farsi la doccia. Quando scese in cucina sua madre era già in piedi.
''Ciao Usa-chan come mai già in piedi?''
''Niente stavo ritinteggiando la stanza''
''Hai avuto un'ottima idea. Io stavo per uscire con qualche amica di vecchia data, papà è al lavoro ed  ha portato Shingo al corso di nuoto. Ci vediamo nel pomeriggio .... ''
''Ok divertiti''
Era sola in casa. Normalmente avrebbe deciso di poltrire tutto il giorno, ma voleva fare qualcosa. 
Farò una torta si disse. Prese un libro di ricette, controllò gli ingredienti e si mise all'opera. Non aveva fretta ne voleva combinare pasticci. Proseguì per gradi, aggiungendo uno alla volta tutti gli ingredienti, sistemò le cose che non gli occorrevano più e riordinò man mano il bancone della cucina.
Preparato l'impasto mise il tutto in forno, impostò il timer e montò la crema pasticcera con cui avrebbe guarnito la torta.
Dopo quaranta minuti scattò il timer, estrasse così la torta, l'aspetto era invitante. Dopo aver aspettato che si fosse raffreddata la guarnì e ne assaggiò una fetta. Era davvero buona. 
Si complimentò con sé stessa, forse non era il caso disperato che ritenevano gli altri. 
Forse poteva essere un po' più Serenity e un po' meno Usagi.
Forse questo gli avrebbe fatto guadagnare punti con Mamoru.


Aveva spesso sentito dire frasi del tipo 'ognuno è artefice del proprio destino', 'la vita è frutto delle proprie decisioni e comportamenti'... ma non ci aveva mai creduto fino in fondo.
Usagi era Usagi.
Il più delle volte allegra, spensierata, pasticciona altre volte triste, incompresa, sola.
Aveva la risata contagiosa, un umorismo prorompente, ma spesso i commenti innocui che la definivano stupida e nullafacente, le facevano davvero male. Riuscire a fare una torta le era sembrato un miracolo. Nemmeno con Makoto le uscivano così bene. Devo solo essere un po' più Serenity, si disse mentre tornando in cucina preparò il pranzo. Si impegnò davvero e mentre l'assaggiava il suo ego saliva alle stelle.
Le venne un'idea. Il cibo era pronto spense i fornelli, e lo mise in un contenitore. Salì in fretta in camera sua ed estrasse un vestito leggero azzurro senza spallini lungo a mezza coscia dall'armadio. Si truccò gli occhi di bianco con una leggera sfumatura azzurrina, mascara, blush, e un gloss leggero. Fissò i capelli con un fiocco in stile Minako e varcò la porta che richiuse alle sue spalle. 

Era sotto casa di Mamoru
Forse lui non voleva nemmeno vederla, ma a Lei, Lui macava davvero tanto.
Salì in ascensore ed entrò nell'appartamento con le sue chiavi. 
Mamoru non c'era. 
Un sorriso amaro riecheggiò sul suo volto mentre usciva lasciandosi la porta alle spalle.
Doveva trovarlo. 
Voleva trovarlo.
Girò mezza città, sotto lo sguardo vigile di alcuni passanti.
''Sei davvero molto bella complimenti'' le era stato detto. Oppure ancora ''Sei uno schianto, perché non passi da me, quando sei libera?'' cose più carine di altre insomma.
Era quasi nei pressi del parco ed era quasi sicura di trovarvi Mamoru. Lui era solito fare una corsa al mattino o dopo pranzo e lei si sentiva speranzosa. Si era addentrata nel viale alberato quando ad un tratto si sentì strattonare il braccio e sbattere contro un muretto. Un uomo con un che di poco rassicurante la teneva in gabbia con le  braccia. 
''Ciao ragazzina, ti va se io e te adesso ci facciamo un bel giretto?''
''Io beh, veramente andrei di fretta ... '' e vedendo l'uomo che aveva abbassato un braccio lungo il fianco, intravide una via di fuga. Fece uno scatto improvviso, ma il suo rivale prevedendo la sua mossa batté un pugno sulla parete a pochi centimetri dal suo viso.
''Sei una bambina cattiva, per questo dovrò punirti'' serrò istintivamente gli occhi e si preparò ad incassare il colpo che non le venne mai inferto. Aprì un occhio solo e vide la mano dell'uomo sollevata a mezz'aria e dietro una figura a lei fin troppo nota.
''Sparisci, adesso se non cerchi guai'' inveì l'uomo contro il ragazzo. Lui rimase impassibile mentre l'altro si preparava a sfoderargli un pugno in pieno volto.
''No, Mamoru!'' urlò Usagi spaventata dalla situazione, ma questi parò senza difficoltà il colpo contraccambiando il favore al suo 'amico' colpendolo sul naso e facendolo balzare a terra.
''Il b-mio n-naso'' farfugliò prima di andarsene a tutta velocità.
''Stai bene? Ti ha fatto qualcosa? Rispondimi Usako lo sai che puoi dirmi qualunque cosa'' 
''Io, mi dispiace tanto Mamo-chan'' rivelò abbassando lo sguardo litigando con se stessa per evitare di mettersi a piangere. 'Devi essere un po' più Sailor Moon e un po' meno Usagi, più coraggiosa e sicura', si ripeté.
''Hey, guardami va tutto bene Usa-chan adesso ci sono io qui con te'' disse mostrandogli un sorriso da infarto. Adesso che lo guardava bene un attacco di cuore l'avrebbe sicuramente portata a miglior vita. Indossava una canottiera bianca aderente che delineava il suo torace, le braccia muscolose accarezzate dal vento, un felpa legata in vita e dei pantaloncini da pallavolista che gli facevano davvero un bel fondoschiena!
''Perché sei arrossita?'' Tac! Beccata!
''Io niente'' si affrettò a dire accompagnando il tutto da un movimento confuso delle braccia.
''Cosa mi nascondi?'' disse facendola indietreggiare. Si trovava nella stessa posizione di prima solo che ingabbiata da Mamoru ci sarebbe rimasta per sempre.
''Allora?''
''Allora cosa?'' disse sbattendo gli occhi con lo sguardo angelico.
''Non mi incanti signorina, avanti sputa il rospo''  in realtà la incantava eccome. Non riusciva a smettere di fissarla e quel vestito le fasciava il corpo in una maniera... No, si impose di non pensarci erano pur sempre in un luogo pubblico seppur appartati dietro a una siepe.
''Ehm- ecco...'' cavolo e adesso cosa faccio? Faccio la figura più brutta della mia vita dicendogli che ha un bel fondoschiena o rischio la vita dato che il mio cuore non sembra darmi tregua, non penso abbia mai battuto così veloce.
''Va bene se preferisci cambiamo argomento allora. Mi hai detto che non volevi vedermi perché avevi di meglio da fare e ti ritrovo qui dietro a una siepe con un tizio che avrà il doppio dei miei anni'' disse furiosamente.
'' Tu sei...'' geloso. Sì, Mamoru era decisamente geloso marcio. Gli aveva praticamente riversato addosso tutta la sua frustrazione ed era sì, parecchio incazzato.
''Sono?''
''Fuoristrada! Io volevo vederti solo...'' sto cercando attraverso mezzucci vari di capire quanto tieni a me. ''solo non potevo, stavo ritinteggiando la stanza e poi secondo te sarebbe stata una mia idea appartarmi con quello?''
''Tu sei mia, vero?'' Mamoru lo aveva detto veramente? La stava fissando coi suoi enormi occhi blu e così non ci pensò due volte e lo baciò. Erano talmente vicini che bastò avanzare di qualche centimetro per trovare le sue labbra. In principio Mamoru tentennò, cosicché Usagi pensò di aver dato vita alla cazzata del secolo, ma poi sentì la sua lingua accarezzata dalla sua, gli occhi di Lui chiusi come i suoi, il suo corpo rilassarsi mentre con una mano le accarezzava i lunghi capelli biondi. Restarono così per alcuni minuti che a Usagi sembrarono un'eternità. Si staccarono solo per riprendere fiato e si unirono nuovamente. Quando sentirono una scolaresca addentrarsi nel viale, a malincuore sciolsero l'incantesimo che li aveva uniti, Mamoru la prese per mano e camminarono lungo il sentiero e si diressero verso il centro.
''Ti va se mangiamo qualcosa? È da stamattina che sono fuori e non ho ancora pranzato''
''Perché ti sei alzato tanto presto? Oggi è domenica''
''Non lo so, non riuscivo a dormire''
''Incubi?''
''Penso più frustrazione e nervosismo''
''Per la scuola?'' 
''Sei in vena di chiacchiere oggi!''
''Io sono sempre in vena di chiacchiere, sei tu quello silenzioso. Allora rispondi dai!''
''No, la scuola non centra''
''Il lavoro?''
''No, sei fuori strada''
''Allora cosa?'' disse strattmetteva il broncio comeuna bambina  cui non è stato concesso il gelato. Non si era accorta che la sua mano era ancora intrecciata a quella dell'amato.
''Niente che ti riguardi testolina buffa''
'' Va bene '' disse solo seguendolo a pochi passi di distanza e ritraendo la propria mano. Aveva deciso di non dargli nemmeno il pranzo che gli aveva preparato, dato che nella colluttazione con l'uomo del parco aveva sicuramente assunto un aspetto poco invitante. Era domenica e il centro era gremito di gente. Si distrasse un attimo attirata da un vestito in vetrina e lo perse di vista. Lo cercò con lo sguardo, ma non lo vide. Proseguì fin quando dalla vetrata di un negozio, lo vide mangiare un panino con alcuni che riconobbe essere suoi compagni di università. Decise così di tornarsene a casa.
Nel viaggio di ritorno si appuntò mentalmente un paio di cose.

'Come ottenere l'attenzione di Mamoru'
-Dargli una buca colossale 
-Mettersi in situazioni pericolose
-Farlo ingelosire
-Baciarlo all'improvviso

'Come essere ignorati da Mamoru'
-Fare gli offesi
-Metterlo sotto inquisizione
-Comportarsi in modo infantile

Il giorno dopo si recò come di consueto a scuola. Arrivò in anticipo di cinque minuti. Doveva ammettere che si era svegliata davvero presto, dato che non aveva dormito un gran che, ma aveva preferito, per non destare troppo scalpore, arrivare solo un attimo prima del suono dell campana.
Salutò Ami, Makoto e Minako e si sedette al suo posto. Durante le lezioni si prefisse l'obbiettivo di stare quantomeno attenta e di prendere un paio di appunti. Per la prima volta comprese un argomento di matematica, e storia non le sembrò più così noiosa. Al suono della campana si diresse subito alla boutique dove gli era stato offerto il lavoro. Venne accolta da Melanie una ragazza sui venticinque anni che le fece fare un giro del negozio e dei magazzini. Le spiegò dove trovare la merce e il catalogo sui prodotti nel caso avesse dei dubbi. Le porse in fine un'uniforme che consisteva in una gonna sbarazzina nera e in una camicetta a mezze maniche con il logo del negozio e le venne indicata una postazione in cui avrebbe potuto truccarsi e provare in anteprima i nuovi prodotti. Venne poi condotta nell'ufficio di Satoi che le diede le disposizioni finali sugli orari di lavoro, infine congedatasi raggiunse Melanie, lesse velocemente il catalogo e aspettò l'arrivo  dei primi clienti. 
A sinistra c'era il reparto di abbigliamento, mentre a destra la profumeria. Dapprima le si avvicinò una ragazza in cerca di un profumo per il proprio fidanzato. Le consigliò il The One di Dolce e Gabbana, ma le fece provare anche qualche altro marchio. La ragazza però risultò rapita dalla prima proposta che la abbracciò ringraziandola animatamente. Aiutò un paio di ragazzi in cerca di un look più serio e composto per un matrimonio. Consigliò loro un completo di Tommy Hilfigher che risultò perfetto e in linea con il gusto dei ragazzi. Non si fermò un attimo in tutto il giorno, ma aiutare e consigliare la gente negli acquisti la riempiva di soddisfazione. Al termine del suo turno erano le otto circa, salutò tutti quanti e tornò a casa. Sua madre stava preparando la cena e suo padre non era ancora rincasato. Shingo stava giocando ai videogame e lei doveva prepararsi per l'interrogazione di italiano.  Studiò la vita e le opere di Ariosto e Machiavelli e si riscoprì molto interessata alla letteratura. Cenò in camera giacché se le vite degli autori le parvero interessanti, i loro capolavori un po' meno, ma avendo delineato il pensiero generale degli autori e un riassunto in lingua decise di aver ottenuto una buona preparazione. Andò a letto distrutta con la promessa di alzarsi presto l'indomani per farsi una bella doccia.
Alle sette svogliatamente era in piedi, si fece una lunga doccia rilassante e dopo aver legato i capelli ancora umidi in una coda di cavallo uscì alla rinfusa per raggiungere l'Istituto. 
Entrò in classe con un minuto di anticipo e si sedette accompagnata dal suono della campana. Le lezioni passarono piuttosto in fretta nonostante alla quarta ora venne interrogata in italiano. Se la cavò piuttosto bene nonostante riscontrò difficoltà con le parafrasi, che superò leggendo con la coda dell'occhio le note ai margini del libro. Nami, la ragazza con la quale uscì interrogata non aveva idea nemmeno dell'argomento trattato e si ritrovò a fare una magra figura mandata a posto con un tre meno. Usagi si ritrovò a pensare a quando succedeva a lei e prima di oggi non aveva mai sentito quanto fosse umiliante andarsene a sedere sotto lo sguardo attonito dei compagni e grave dell'insegnante. Quando raggiunse il suo posto, il suo libretto recava un otto e mezzo sotto una riga di votacci e per la prima volta nella sua vita si sentì realizzata. Come il giorno precedente si andò al lavoro e poi a casa dove  svolse i compiti. Fu una routine che proseguì per tutta la settimana, evitando accuratamente di pensare a Mamoru, che non l'aveva chiamata. Di solito lei in settimana gli faceva un colpo di telefono per mettersi d'accordo sull'uscita domenicale, ma adesso  pretendeva un po' di più. 
Voleva che per una volta lui facesse la prima mossa.
Arrivò sabato sera e di Mamoru nemmeno l'ombra di una notizia, così si ritrovò ad accettare l'invito di due assidue clienti per la festa di compleanno di un tale che nemmeno loro conoscevano. Erano due ragazze molto simpatiche, sorelle gemelle che la esortarono a dormire da loro quella notte per uscire indisturbate la sera. Fece un colpo di telefono alla madre che riuscì ad ammansire grazie ai bei voti ottenuti ultimamente.  La casa di Katy e Jess era molto lussuosa. Le due sorelle le fecero scegliere un vestito dal loro enorme guardaroba, e per non risultare troppo volgare optò per un abito lungo fin sopra il ginocchio con il corpetto con la scollatura a cuore. La gonna sbarazzina era nera e il corpetto bianco con dei dettagli ricamati con delle perle scintillanti. Per le scarpe scelse delle semplici décolleté bianche con il tacco argentato, raccolse i capelli in un morbido chignon con due boccoli che ricadevano ai lati delle orecchie. Per il trucco realizzò uno smokey-eyes sui toni del bianco e del nero e sulle labbra mise un semplice rossetto nude. Le gemelle indossavano lo stesso tubino uno rosso e l'altro blu con delle scarpe del medesimo colore. Per il trucco si affidarono ad Usagi che le rese impeccabili. Verso le dieci i genitori delle ragazze le accompagnarono alla villetta dove si sarebbe tenuta la festa. Salutarono un po' di gente dato che le sorelle non si  risparmiarono nella presentazione dell'amica. Ignorarono l'identità del festeggiato che probabilmente era rinchiuso ubriaco in qualche toilette e si buttarono in pista. Parecchi ragazzi ci provarono spudoratamente, ma Usagi li respinse adducendo al suo status sentimentale. Molti la ammirarono da lontano mentre la musica rimbombava nelle casse a tutto volume. A Mezzanotte il DJ annunciò l'arrivo del festeggiato Max che si presentò sul palco e dopo un coro di auguri generali tagliarono la torta.
''Ragazze vado un attimo in bagno''
''Va bene, ma fai presto''
percorrendo il corridoio si imbatté in un ragazzo.
''Ops, scusami tanto''
''Usagi?''
''Mamoru!''
''Tu che ci fai qui?''
''Potrei farti la stessa domanda''
''Basta! Andiamo a casa!'' esordì lui dopo averla squadrata da capo a piedi.
''Io non voglio andarmene a casa''
''O certo che verrai o con le buone o con le cattive a te la scelta''
''Scelgo le cattive''
''Mi stai per caso sfidando Usa-chan?''
''Fammi vedere quello che sai fare''
''Oh, te ne pentirai molto presto'' Mamoru sfoderò uno strano sorriso che Usagi interpretò come un ghigno diabolico. Ora ne avrebbe viste delle belle.



...CONTINUA...
Salve ragazze, dopo un'eternità finalmente un aggiornamento!
Vi chiedo di lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere quello che ne pensate! 
Un bacio :*



 

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Capitolo 4
*** Fallire. ***


Mamoru la sollevò di peso trascinandola nel giardino sul retro all'esterno della proprietà.
 
<< Mettimi giù!! >> urlava.
<< Adesso vuoi dirmi quello che ci fai qui? >> esclamò dopo averla lasciata andare. 
<< Non farne un dramma e poi da quando in qua devo chiederti il permesso per uscire la sera? Non mi sembra poi che tu ti sia degnato di farmelo sapere >>
<< questa è una festa universitaria, Il festeggiato è un mio amico e io sono stato invitato >>
<< anch'io sono stata invitata e dato che ora abbiamo messo le cose in chiaro io tornerei dentro >>
<< No, tu dentro non ci torni. >> affermò risoluto.
<< Non puoi imperdirmelo e poi mamma mi ha già dato il permesso. >> 
<< Vorrei proprio chiamare tua madre e domandarle se è proprio sicura di voler lasciare che sua figlia partecipi a una festa con ragazzi più grandi e con un vestito del genere. >>
<< Perché? Cos'ha il mio vestito? >> disse sfiorando leggermente la gonna con i polpastrelli, lasciando cadere la borsa.
<< Oppure dovrei chiamare tuo padre. >>
<< Non lo faresti >>
<< Tu non mi conosci >> 
Quelle parole la colpirono nel profondo e non servì che lui aggiungesse nient'altro, raccolse la sua pochette e abbandonò la casa. Non si voltò indietro ne lui la richiamó.
Scrisse solo un messaggio alle gemelle dove con una scusa giustificó la sua assenza. 
 
 
 
Nonostante Usagi si fosse ripromessa di non piangere, quella notte pianse.
 
 Nonostante si fosse ripromessa di essere meno capricciosa, non riuscì a non lamentarsi del freddo.
 
Nonostante avesse cercato di essere diversa si accorse che in realtà era rimasta la stessa.
 
Entró in un vicolo e accostò le spalle alla parete cercando di sorreggersi, chiuse gli occhi ed assaporò il dolore finché una sensazione ben più amara la raggiunse. 
'Un nemico' pensò.
 
Si trasformò immediatamente, l'ultima persona che voleva essere era Usagi, e benché oggi Usagi avesse fallito Sailor Moon era un altro paio di maniche.
 
 
 
 
Non chiamò le altre.
Non voleva che quella giornata risultasse un completo disastro. Doveva riuscire almeno in qualcosa.
 
Sailor Moon non era lei, non era nemmeno sicura le appartenesse. Due identità così diverse, ma in fondo nemmeno così tanto.
Lei non considerava i successi di una parte dell'altra, semplicemente erano due cose separate.
 
Sailor Moon non prendeva brutti voti a scuola.
Usagi non combatteva contro i mostri.
Usagi non era Sailor Moon.
Le era sempre sembrato un sillogismo logico.
Fino a quel momento almeno. 
 
Mentre saltava tra un edificio e l'altro diverse immagini scorrevano nella sua mente.
Sailor Moon che cadeva a terra, legata, colpita, imbranata.
È vero, alla fine sconfiggeva i mostri, ma mai da sola e mai senza rendersi ridicola.
Il suo attacco era l'ultimo, il più forte forse, ma anche il più debole. Bisognava affaticare il nemico prima di poterlo sferrare e benché risultasse micidiale, ora Lei realizzava si trattasse solo di un banale raggio di luce che usciva da uno scettro.
Da sola non era nessuno né come Usagi né come Sailor Moon.
Se non fosse l'unica in grado di saper controllare il cristallo d'argento, probabilmente avrebbero fatto volentieri a meno di Lei.
 
 
 Scese dai tetti e corse più veloce che poteva fino a raggiungere una vecchia officina isolata ai piedi di una collina dove un mostro dall'aspetto meccanico stava risucchiando l'energia degli impiegati.
Questa volta le cose sarebbero andate in maniera diversa. Si sentiva più forte, più determinata e il dolore che poco prima la affliggeva si era trasformato in rabbia.
Questo era un buon modo per combatterla pensò, mentre avanzava verso il nemico coi pugni serrati e uno sguardo diverso, uno sguardo da combattente.
 
<< Lasciali stare, io sono la guerr- >> urlò e non fece in tempo ad aggiungere altro perché stava stringendo le sue mani talmente tanto forte da emettere un bagliore accecante.
Si concentrò creando una sfera d'energia canallizzandovi tutta se stessa e la lanciò contro il mostro, senza terminare la sua presentazione, senza prima colpirlo, senza forze.
 
Il mostro si frantumò, come se fosse fatto di vetro ed oggetti metalmeccanici ricaddero sul pavimento con un lieve tonfo, seguito da quello di Usagi che priva di vitalità perse la sua trasformazione.
 
Aveva lasciato la festa alle undici, ora dovevano essere circa le quattro e mezzo, stava sorgendo l'alba. 
Tentò di alzarsi ma aveva il corpo talmente congelato che aveva perso la sensibilità in gran parte degli arti.
Indossava il vestito della festa, e come Mamoru, forse ora lo odiava anche lei. Provò a ritrasformarsi ma risultò troppo debole così strisciò verso la sua borsa distante una decina di metri da lei, si procurò ferite suoi gomiti e sulle ginocchia, ma nemmeno se ne accorse tanto era il freddo. Riuscì ad estrarre la penna lunare e soffiando quelle poche parole sul terreno 'penna lunare in un eschimese mi voglio trasformare' si ritrovò vestita con canottiera, due magliette corte, una felpa pesante, un cardigan di lana, un giubbotto imbottito, pantaloni termici, doposcí, sciarpa, guanti e berretta. Si spostò di altri venti metri raggiungendo un albero e come vide fare tempo addietro al suo insegnante di ginnastica in palestra, con una ragazza che ebbe un calo di pressione, distese le gambe sollevate lungo al tronco ritrovandosi con gli occhi volti verso il cielo.
Erano i primi di marzo e nonostante la settimana prima il tempo le era sembrato quasi estivo, paragonò quella notte all'inverno. Eppure riusciva a sentire il sole accarezzarle il viso, bastò poco e si riaddormentò di nuovo.
 
 
 
 
Erano circa le dieci del mattino quando Amy, Rei e Minako si ritrovarono a fare colazione a casa della bella guerriera di Giove. Ella aveva preparato torte e pasticcini serviti con il thè e un po' di latte per i due gatti. 
Stabilirono quell'appuntamento un paio di giorni prima per discutere di Usagi, erano infatti tutte d'accordo sul fatto che di domenica , lei non si sarebbe alzata prima di mezzo giorno, anche se successivamente Luna le informò di aver sentito che la madre della ragazza l'aveva autorizzata a divertirsi e dormire fuori.
<< Cosa? E dove ha dormito? >>
<< Secondo me si è 'divertita' con Mamoru >>
<< Mina-chan cosa ti salta in mente, Usagi è troppo giovane per pensare a queste cose >> disse Amy rossa in viso.
<< E poi io so che dato che in questo periodo Mamoru lavora molto si vedono solo di domenica >>
<< È da una settimana che dopo scuola sparisce per questo suo fantomatico lavoro, mi sembra di non vederla mai >>
<< Dovrebbe concentrarsi di più sulla nostra missione >>
<< Suvvia Luna diamole un po' di tregua, a me manca Usagi, ma forse dovremmo cercare di supportarla di più >>
<< Sì Mina-chan, ma a me sembra che si stia allontanando, questa notte consultando il fuoco ho avuto un brutto presentimento >>
<< Anch'io ho percepito una strana energia, volevo analizzare i dati con il mio computer ma purtroppo si è dissolta prima che riuscissi ad elaborarnei dati >>
<< Forse potremmo organizzare un pigiama party e parlarle, io potrei cucinare la sua torta preferita >>
<< Mi sembra un'ottima idea! >>
<< Bene allora è deciso >>
 
 
 
 
Mamoru era rincasato verso l'una. Odiava discutere con Usagi. In realtà odiava discutere e basta.
Non l'aveva seguita quando se n'era andata. Era troppo arrabbiato. L'aveva vista, com'era possibile non notarla? La stavano fissando tutti e a Lui questo non andava giù.
Perché non l'aveva avvisato? Lei lo chiamava per ogni sciocchezza, se si sbucciava un ginocchio, se litigava con Chibiusa, per la buona notte, anche se rincasando tardi ultimamente non gli restavano che i suoi messaggi sdolcinati sulla segreteria telefonica, ultimamente però aveva smesso di lasciarne.
Sentiva i ragazzi rivolgerle apprezzamenti oppure commenti poco casti, non era un uomo violento, ma in quel momento sarebbe potuto diventarlo, così decise di portarla via, o meglio di mandarla via. Già perché lei lo aveva aggredito e lui odiava litigare. Pensò di fare una deviazione per accertarsi che fosse davvero tornata a casa e magari scusarsi, ma era davvero stanco e poi Usagi non riusciva ad arrabbiarsi con lui per più di due giorni. 
L'indomani si alzò alle nove e mezzo, si fece una doccia e passò l'aspirapolvere sul pavimento e un panno sulle mensole.
Riordinò tutto per bene come solo lui sapeva fare e si mise a studiare, era sicuro che Usagi sarebbe passata a scusarsi. Aprì il grosso volume e si immerse nella medicina.
Pranzava mentre si chiedeva quando sarebbe arrivata.
Faceva uno spuntino mentre si chiedeva quando sarebbe arrivata.
Cenava e fu speranzoso. Lei sarebbe arrivata.
Erano le dieci passate quando si infilò a letto: Lei non sarebbe arrivata.
 'Non mi importa' si disse. Un sorriso amaro lo accompagnò nel mondo di Morfeo.
 
 
 
Quando Usagi riuscì a tornare a casa la trovò deserta, ma era meglio così. Si sentiva malissimo salì le scale appoggiandosi alla parete e si diresse in bagno, necessitava di una bella doccia. Dopo essersi svogliatamente spogliata aprì il getto dell'acqua calda, le ferite cominciavano a bruciare, era talmente stanca che dovette sedersi mentre dall'alto lo scrosciare dell'acqua scandiva ritmicamente il tempo.
Uscendo fece attenzione a non cadere indossò l'accappatoio cercando di tamponare i capelli.
Raggiunse la sua stanza e si buttò a letto non aveva la forza di rivestirsi.

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