A Hard Day's Night

di RoseGONEwild
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


NOTE: Ovviamente nulla di tutto questo è realmente accaduto (purtroppo), ma da un'intervista ai Sister sembra che Jamie e Simon abbiano davvero vissuto insieme per un periodo. 

Simon Cruz era un ribelle costretto a vivere nella gabbia della società ordinaria, in costante ricerca di un luogo in cui potesse sentirsi se stesso. 
Come il suo accento inglese poteva testimoniare per un periodo aveva vissuto a Londra, ma la verità era che aveva cambiato casa diverse altre volte, e nessun posto gli era andato a genio per più di qualche mese.  

Jamie sapeva che sarebbe stato così anche per il piccolo appartamento che avevano deciso di dividere, ma in cuor suo sperava che stavolta durasse un po’ di più.
Non erano amici di vecchia data, né esisteva un motivo particolare per il quale avevano deciso di andare vivere insieme. Semplicemente, il posto era carino e il prezzo dell’affitto, se dimezzato, era ragionevole. 
Simon non era nemmeno un mostro di simpatia, ma bastava imparare a conoscerlo per evitare il suo lato peggiore.
 Jamie pensava di essere a buon punto: non era mai stato buttato fuori di casa, o picchiato come invece era successo ai suoi ex coinquilini. Certo, si era beccato parecchi insulti, ma Cruz era solito condire ogni frase con colorite ingiurie e il moro aveva imparato a non darci peso.

Il piccolo bilocale comprendeva una zona giorno con una piccola cucina, una penisola con qualche sgabello spaiato e un divano consunto di fronte ad una libreria, che avrebbe dovuto ospitare una tv nel vano principale e che invece era occupata da un impianto stereo. Sul lato corto della stanza c’erano due porte: la prima portava al piccolo bagno, mentre attraverso l’altra si accedeva alla camera da letto. 
Quando si erano trasferiti vi avevano trovato un letto matrimoniale ed avevano deciso di essere entrambi troppo pigri per sbarazzarsene. Dormire insieme non sarebbe stato un problema e stabilirono che se uno dei due avesse voluto portare a letto qualcun altro, il coinquilino avrebbe trovato una sistemazione alternativa per la notte.
L’accordo sembrava funzionare. In effetti Jamie aveva passato qualche notte a casa di amici nelle occasioni in cui Simon era tornato a casa con altre persone e con l’intento di usare il letto per scopi fantasiosi. Spesso si era trattato di ragazze, ma non sempre. Jamie comunque non si era mai preoccupato di informarsi sulle preferenze sessuali dell’amico. Semplicemente riteneva che non fossero affari suoi.

Avevano avuto un diverbio poco prima che Simon uscisse, incentrato perlopiù sul totale disinteresse di Cruz nel tenere la casa pulita o perlomeno vivibile. Non era nulla di grave, ma cercare di  discutere con Simon era come accendere la miccia di una bomba a mano: Jamie si era beccato i peggiori insulti ed aveva guadagnato un occhio nero, ma aveva deciso di essere abbastanza gentile da non contrattaccare, lasciando Simon a farsi passare l’incazzatura per conto suo.
 Il moro era infatti rimasto a casa quella sera: aveva preso coraggio ed aveva pulito il bagno, cambiato le lenzuola e dato un aspetto accettabile all’angolo cucina che per giorni era rimasto sepolto sotto ai piatti sporchi.
Una volta terminato il lavoro casalingo, si sentiva già abbastanza stanco per andare a letto. Si fece una doccia veloce, legò i capelli in una coda di cavallo ed indossò i boxer e una maglietta a mo’ di pigiama.
Si era da poco infilato sotto le lenzuola quanto sentì la chiave girare nella toppa. Sentì un senso di fastidio pervaderlo ancora prima che Simon entrasse in casa, ma provò un forte desiderio di prenderlo a pugni in faccia quando si rese conto che non era solo. 
Spostò controvoglia il lenzuolo e sbirciò attraverso la porta della camera da letto, da cui si intravedevano la stanza principale e l’ingresso, ancora avvolti nell’oscurità. Sentì i mormorii che Cruz e la persona misteriosa si stavano scambiando ed in pochi secondi apprese diversi dettagli: in primo luogo, era senza dubbio in compagnia di un uomo; erano entrambi oscenamente ubriachi e i loro discorsi tutt’altro che casti lasciavano ben poco spazio all’immaginazione. 
Simon prese l’uomo per il colletto della t-shirt e lo tirò addosso a sé contro la parete, alla quale si appoggiò con la schiena premendo per sbaglio l’interruttore della luce. “Non vedo l’ora… Voglio sentirlo…” biascicava. Jamie rimase in ascolto, chiedendosi se fosse lui o l’alcol a parlare. Di una cosa era certo: non aveva intenzione di lasciarli scopare in un letto che era anche suo e al quale, fra parentesi, aveva appena cambiato le lenzuola. Si alzò furibondo, si infilò un paio di pantaloni e le ciabatte e si precipitò in cucina. “Cosa  cazzo sta succedendo qui?”
Simon gli rivolse un irritante sorriso, mentre si lasciava seviziare il collo dall’uomo misterioso, che aveva le sembianze di un biker di mezza età con un aspetto ancora piacevole. “Ciao Jamie… Vuoi unirti a noi?”
Il moro ridusse gli occhi a due fessure e fece un respiro profondo per resistere all’impulso di stampare un ceffone in faccia a Simon. “No, voglio che ve ne andiate! Porca puttana Simon, è sempre la stessa storia.”
“Ma secondo gli accordi dovresti andartene tu…” 
“Vaffanculo!” Jamie non riuscì più a controllare l’ira. Si avventò sui due, staccandoli letteramente l’uno dall’altro. Prese il biker per un braccio e lo trascinò fuori di casa. L’impresa si rivelò più facile del previsto: era talmente ubriaco che si lasciò portare fin dall’altra parte della strada, dove il bar di fiducia era fortunatamente ancora aperto. Ordinò una birra per lui e lo lasciò seduto ad un tavolino, poi tornò in casa e chiuse la porta a chiave.
Nel frattempo, anche Simon si era spogliato; forse lui non era ubriaco quanto il suo compagno. Era in boxer davanti al frigo e stava scrutando il suo interno. “E’ finita la birra” constatò, sentendo i passi di Jamie mentre attraversava il salotto dietro di lui. 
“Vaffanculo” ripeté il moro, senza nemmeno voltarsi. Raggiunse la camera da letto e sbatté la porta dietro di sé. Si tolse nuovamente i pantaloni e si infilò sotto alle lenzuola. Avrebbe voluto lasciare fuori di casa anche Simon, ma gli voleva troppo bene per abbandonarlo in balia delle tentazioni della notte di Stoccolma. Dall’altra parte desiderava non vederlo, non sentirlo e non parlarci più almeno per un po’, sperava quindi che avesse la decenza di dormire sul divano per affrontare l’argomento il mattino seguente. 

Era caduto in una sorta di dormiveglia quando la porta della stanza si aprì. Sentì i passi incerti di Simon che facevano il giro del letto, e poi lo sentì sdraiarsi accanto a lui. Jamie gli dava le spalle, girato verso il muro, e si ostinava a tenere gli occhi chiusi e a rimanere immobile. Sentì l’odore di Simon: sapeva di alcol, di fumo e di lacca per capelli. Jamie lo trovava piacevole e nauseabondo allo stesso tempo. 
Cruz si rigirò nella sua parte di letto diverse volte, poi si avvicinò a Jamie e si voltò nella sua stessa direzione, posando una mano sul suo fianco. Al moro vennero i brividi. Cercò di spostarsi più avanti, ma l’unico risultato che ottenne fu che Simon si avvicinò a lui ancora di più, senza togliere la mano. Ora sentiva il suo respiro caldo sfiorargli l’orecchio. “Sei arrabbiato?” mormorò. 
Jamie spalancò gli occhi e fissò il muro davanti a sé. La situazione non gli piaceva per niente. Simon Cruz non usava questa gentilezza, Simon Cruz gli avrebbe dato uno schiaffo. E invece gli stava chiedendo se era arrabbiato e lo stava facendo accarezzandogli un fianco. Rabbrividì ancora. 
Decise di non rispondere, ma si rese subito conto che non era stata una grande idea: Simon si spostò ancora, fino a far aderire il petto alla sua schiena. “Eh? Sei arrabbiato?”
“Sì…” sussurrò, colpito da emozioni contrastanti. Cruz lo stava ora stringendo a sé e la sua mano gli accarezzava il ventre. Per un certo verso apprezzava quel lato di Simon che non aveva mai sperimentato, ma ne era allo stesso tempo intimorito. 
“Posso farmi perdonare?” Chiese il più grande, accarezzando il suo lobo con la punta della lingua. 
Jamie sospirò. Sentiva l’erezione di Simon premere contro il suo fondoschiena e la cosa non lo stava infastidendo come avrebbe dovuto. 
“Simme…” Non sapeva da dove cominciare, non voleva che la cosa andasse oltre, ma la situazione degenerò prima che avesse il tempo di formulare una frase di senso compiuto. La mano di Simon si era intrufolata nei suoi boxer e si stava prendendo cura di un’erezione che non avrebbe dovuto esserci.
Jamie si arrese. Chiuse gli occhi e lasciò che Simon si facesse perdonare per tutta la notte.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Quando Simon si svegliò portò istintivamente una mano a tastare l’altra metà del letto, che trovò vuota. Guardò l’orologio e cercò di ricordare a che ora lui e Jamie avessero smesso di darsi piacere per riposare un po’. Dovevano essere state più o meno le sette.
Aveva quindi dormito poco più di tre ore, ma nonostante questo non sentiva il bisogno di dormire ancora.
Si alzò nudo e si diresse verso il bagno. Si aspettava di vedere Jamie seduto a fare colazione con i suoi stupidi cereali, ma la cucina era ancora al buio. Tirò le tende ed aprì la finestra che dava su un vicolo cieco, poi si chiuse in bagno. 
Girò la manopola della doccia e ci si infilò sotto ancora prima che diventasse calda. Strofinò bene gli occhi, sciacquando via il trucco con cui si era ornato la sera precedente sperando di fare colpo su qualche bella motociclista al raduno di Stoccolma. Non aveva trovato nessuna che lo aggradasse, così aveva deciso di ripiegare su un uomo, come era solito fare quando l’alcol gli dava il coraggio necessario.  Aveva adocchiato un biker che aveva qualche anno in più di lui e una folta chioma castana legata in una coda di cavallo. Lo aveva già incontrato in precedenza e gli piaceva. Riconosceva di non aver fatto la scelta migliore decidendo di portarlo a casa, ma avevano bisogno di un posto in cui scopare e fuori faceva troppo freddo per spogliarsi. Non aveva pensato a Jamie nemmeno per un secondo finché non l’aveva visto precipitarsi in cucina e sbattere fuori dalla porta il suo partner senza tanti riguardi. Ha avuto tutte le buone ragioni per incazzarsi riconobbe Simon, rimuginando sulla questione mentre sciacquava i capelli.
Aveva un ricordo molto vago di come fosse finito a succhiarglielo per farsi perdonare.  Non era nemmeno sicuro di come la cosa si fosse evoluta nel corso della notte, ma di una cosa era certo: non avevano scopato.
Dovremo rimediare pensò, sorridendo fra sé e sé.
Uscì dalla doccia un quarto d’ora più tardi, arrotolò un asciugamano attorno alla vita e ne utilizzò un altro per i capelli. Emanavano un profumo gradevole. Jamie doveva averli cambiati il giorno precedente, mentre lui era fuori a rimorchiare. Si sentì in colpa, ma poi ricordò a se stesso che Jamie era un maniaco del pulito che lo assillava costantemente criticando le sue abitudini. Si sentì subito meglio.
Tornò in cucina lasciando la porta del bagno spalancata per lasciar uscire il vapore e si sedette su uno degli sgabelli. In casa regnava il silenzio, si sentiva solo il rumore delle automobili che passavano fuori sulla strada. Simon si guardò intorno, chiedendosi dove fosse Jamie e a che ora sarebbe tornato.

Trovò il biglietto sulla porta del frigo soltanto qualche minuto più tardi, mentre cercava qualcosa con cui fare colazione.

Non ero mai stato con un uomo.  Ho bisogno di tempo per capire cosa e come sia successo.
Sei perdonato, ma sei comunque un grandissimo stronzo.

Jamie

P.S.: In frigo c’è la tua colazione preferita.

Simon fissò attonito il biglietto, poi aprì l’anta del frigo e rivelò tre ripiani pieni di bottiglie di birra. Sorrise amaramente, ne stappò una e si sedette sul divano con un lungo sospiro.

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Capitolo 3
*** 3. ***


Da quando Jamie se n’era andato lo stereo era sempre acceso. Simon odiava sentirsi solo.
Per la precisione quello che stava suonando a tutto volume era  1984 dei Van Halen. Simon era seduto sul divano e fissava la parete davanti a lui senza pensare a nulla in particolare. Erano passati otto giorni. Non pensava che la reazione di Jamie sarebbe stata così drastica. Sperava più in un Non ero mai stato con un uomo, ma mi è piaciuto quindi rifacciamolo. Si ritrovò a pensare che aveva una dannata voglia di finire ciò che aveva cominciato e che raramente gli era capitato di desiderare qualcuno così tanto da pensarci per più di ventiquattro ore.
Non aveva portato a casa nessuno in quella settimana. Non aveva nemmeno voglia di vedere qualcun altro. Si era fatto una sega. Be’, più di una a dire la verità. E aveva pensato a Jamie dannato Anderson.

Sbuffò sonoramente quando si rese conto che era ora di cena e aveva fame, ma in casa non c’era nulla di commestibile. Non era andato a fare la spesa. Simon Cruz non andava a fare la spesa, quella era una cosa da donne, o da Jamie.
Ordinò la pizza a domicilio per la terza sera consecutiva, e pensò di fumare una sigaretta nell’attesa.
Si guardò intorno cercando il posacenere e si rese conto che non l’avrebbe mai trovato in mezzo a quel casino. La pila di piatti sporchi aveva raggiunto un’altezza indecente e decine di oggetti di vario genere erano sparsi sul pavimento.  C’erano anche dei vestiti, ma non rappresentavano il problema maggiore: prima di andarsene Jamie aveva lasciato un post-it anche sulla lavatrice, indicando i passaggi da seguire per utilizzarla. Simon gliene era grato.
Non aveva idea di dove si nascondesse il ferro da stiro, ma dei vestiti puliti e spiegazzati erano sempre meglio che dei vestiti luridi.
Simon prese un bicchiere tra quelli da lavare e lo utilizzò come posacenere. Devo dare una pulita pensò. I primi giorni non l’aveva fatto credendo che Jamie sarebbe tornato di lì a poco, ma più passavano i giorni e più si rendeva conto che sarebbe stato via più di quanto pensava. Se non si fosse fatto vivo entro la settimana successiva avrebbe provato a chiamarlo, anche se sapeva che raramente Jamie rispondeva al cellulare.
Stava quasi per alzarsi e prendere uno straccio per pulire il piano su cui avrebbe mangiato quando il campanello suonò. Era il ragazzo della pizza.
“Grazie” disse, porgendogli i soldi. Aspettò che gli desse il resto. Fu quando il fattorino stava per tornare verso il furgoncino che Simon lo fermò. “Ehi, ti stai dimenticando una borsa!”
Il ragazzo fece spallucce. “Non è mia, era lì quando sono arrivato.”

La borsa di nylon conteneva una confezione di pane a fette, quattro uova, un cartone di latte, un pacco di pasta, del sugo al pomodoro, mezzo chilogrammo di farina, zucchero, lievito, mozzarella, cetrioli sott’aceto, qualche mela e delle carote.
Simon estrasse uno per uno gli alimenti, studiandoli attentamente. Poi vide il biglietto in fondo alla borsa.

Tornerò. Preparami una torta.
E fatti un pranzo decente, per dio!

Simon sorrise come un idiota.

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