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“tutto a posto Sati, sta bene.” La rassicurò l’Oracolo.
“Sei sicura?” le chiese.
L’Oracolo sorrise alla premurosa bambina.
“Si, diamogli qualchegiorno, tesoro” disse infine l’Oracolo.
L’Oracolo vide Seraph all’angolo, con le braccia
incrociate, evidentemente turbato. Guardava l’Oracolo, provando a mostrargli la
sua rabbia, ma lei l’aveva gia vista. L’Oracolo gli sorrise e andò in cucina
con Sati.
E Seraph stette li, guardandolo.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Loro morirono. Entrambi morirono. Come può essere
sopravvissuto il negativo senza il positivo? Dalla luce del Paradiso, dalla
luce della Sorgente, furono entrambi presi.
Lacrime furono versate per l’Eletto perduto, ma in qualche
modo l’Oracolo credeva nel suo ritorno. Lacrime furono versate per Trinity,
lacrime furono versate per tutti coloro che sono stati persi. Lei ha sentito a
proposito della ricostruzione di Zion. Lei ha sentito il suono della risata di
Sati, e i sorrisi di un’ angelo caduto. Lei ha sentito il suono del futuro, e
questo la faceva sorridere.
E con il futuro, ebbe bisogno di fare una scelta.
Sati teneva la mano dell’Oracolo e la strinse, guardando
quel corpo immobile.
L’Oracolo guardava, facendo la sua decisione.
Lui era posato li, il suo petto sul pavimento freddo, il
suo viso girato da una parte, e le sue braccia e gambe distese, come se stesse
combattendo la luce che l’ha ucciso. I suoi occhiali alla sua destra, e il suo
vestito era perfetto. Lui non era l’unico che ha combattuto Neo , non era
l’unico sotto la pioggia, era l’unico che osservava.
Lui dovette dare il suo potere alla copia con l’Oracolo.
Lui dovette cedere a quella copia. Quella copia era più forte di lui, e vide
con gli occhi dell’Oracolo. Lui doveva vincere.
Quando tutto si zittì ancora, e le luci andarono via.
L’Oracolo si ritrovò dove prima c’era una copia di Smith. Sati stava dove c’era
la sua copia. E Seraph si ritrovò sul marciapiede. Tutti i programmi prendono dal
Virus e tornano indietro a se stessi. E tutta quella potenza va a qualche
parte. Smith tornò a se stesso. La sorgente intendeva distruggere il codice del
Virus, ma Smith da solo era Smith, e il suo codice era diverso. La sorgente non
lo vide.
Così a Smith fu risparmiata la vita, ma a quale costo?
L’Oracolo guardava, decidendo il destino di Smith.
Seraph doveva portare l’inconscio Smith, e per interessi
suoi non era molto gentile. L’Angelo posò Smith sul divano dove rimase per tre
giorni.
A Seraph questo non piaceva. Conosceva Smith, il primo
agente ad averlo braccato come un cane. Seraph guardava l’Oracolo, ma non gli
diede chiarimenti.
Smith non aveva uno scopo, non era nulla. Era uno
spietato, senza cuore, freddo, minaccioso, pezzo del lavoro del Diavolo. Seraph
era un Angelo, e lui odia come può odiare un demone come Smith.
Ma l’Oracolo teneva Smith al sicuro, e lo difendeva dal
resto del mondo.
L’Oracolo rassicurava Sati che era al sicuro, Smith non le
avrebbe fatto del male, e la fiduciosa bambina non aveva paura che lui stesse
li con loro. Ma Seraph dava un’occhiata sia a Smith che a Sati. Era un Angelo
Custode, e non voleva permettere che un demone li avrebbe presi ancora.
Ma Smith stava sul quel divano, nella stessa posizione, da
ormai una settimana. Non si muoveva mai, non si svegliava mai, e Seraph lo
controllava sempre.
E ogni mattina, Sati correva da quell’ ex-Virus e gli
diceva “Buon giorno”, ma senza mai avere risposta.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
“Oracolo, perché ci teniamo quel…” Seraph corse in cucina
dopo di lei.
“Lo so Seraph, lo so.” L’Oracolo non guardò l’Angelo.
“Perché lo stai proteggendo qui!?” urlò Seraph, l’Angelo
era furioso.
“Perché così ho scelto” disse l’Oracolo sapendo di citare
Neo.
“Come puoi lasciarlo in vita?! Dopo tutto è finito!
Potrebbe..”
“Seraph, tu sai meglio di me, abbiamo le nostre scelte”
disse tranquilla, dando qualcosa a Sati.
“Questa? È questa la tua scelta?!”
L’Oracolo si avvicino lentamente all’Angelo, e lo guardò
felicemente.
“Ha uno scopo da servire. Ha bisogno di stare con noi in
futuro, ha bisogno di avere un futuro. Ha bisogno di avere le sue scelte.”
Disse.
“cosa?”
“Smih sarà importante nel nostro futuro sulla prossima
pace. E’ la mia scelta per aiutarlo. La mia scelta per guidarlo.”
“cosa farà di così importante?” chiese Seraph.
“Non lo so, questa è la sua scelta”
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Lui non sapeva come il dolore potesse esistere. Anni
stando intrappolato e solo, separato dagli altri uomini in nero, guardandoli
quando loro non guardarono indietro. L’odore lo stava uccidendo. Era già morto
tante volte. Pensava di aver capito il dolore. Ma non sentì mai il dolore come
in quel giorno.
Lui guardava come il signor Anderson combatteva contro la
copia che ora seguiva. La copia che gli disse che stavano vincendo. La copia
che lo confortò. Ed era il primo a sorridere al moribondo signor Anderson. Ed
era anche il primo a capire se qualcosa andava storto.
Non ha mai visto una luce tanto brillante. Non ha mai
saputo che una luce potesse far tanto male. Guardò con orrore se stesso morire,
ed esplodere dentro il nulla. Il suo codice fu fracassato, la sua pelle
sbucciata sino a rivelare il codice sotto, e i suoi occhi blu ardere.
E’ morto, e quasi accolse la morte. Finalmente non c’era
più nulla che facesse male. Ora solo le tenebre, le tenebre non fanno male, le
tenebre restano tenebre.
Girò leggermente la sua testa.
“buon giorno” disse qualcuno.
C’era la luce.
“Oracolo!” gridò qualcuno.
Smith non volle muoversi. Mosse solo la testa, si appoggiò
su una guancia. Aprì i suoi occhi. E vide una bambina che lo guardava. Lei gli
sorrise vedendolo svegliarsi, e lui strinse i pugni.
“No…”sospirò
appena.
Non era morto.
Perché? Perché? Perché? Perché non è morto? Perché non è
potuto morire?
Guardava, la sua visione era chiara. E guardò verso
l’Oracolo che gli sorrise.
“Perché?” tossì.
L’Oracolo voltò la testa verso l’ex-Virus.
“Bentornato Smith” disse ospitale.
Smith girò la sua testa e chiuse gli occhi. Invito
negato.
L’Oracolo allontanò Sati verso Seraph, mentre si chinava
vicino a Smith. Poggiò la sua mano sulla sua spalla.
“Alzati” disse.
Smith si girò soltanto, stringendosi a se stesso sul
divano.
Sereph dovette portarlo. Lo mise su una sedia in cucina, e
tirò un’occhiata all’Oracolo, che ignorò.
Smith chiuse gli occhi e abbassò la testa.
“Ho fatto il mio lavoro migliore qui.” Disse l’Oracolo,
guardando la sua cucina.
Smith la ignorò.
“Ho insegnato a Neo qui, l’ho guidato. Insegnato a
Morpheus come trattarlo. Ho insegnato a Trinity come amarlo” continuò
l’Oracolo.
“Perché così ho scelto” sospirò Smith ignorando l’Oracolo.
“Cosa?” chiese l’Oracolo.
“ma non capisco…se non voglio scegliere questo” Smith
stava solo parlando a se stesso. “se non voglio scegliere questo. Perché sono
qui allora? Perché non posso andarmene di qui?”
L’Oracolo potè sentirlo appena. Lei aprì la bocca, ma per
la prima volta non ebbe alcuna risposta. Si morse il labbro e si chinò sulla
sedia.
“Tante volte ho voluto scegliere. Tante volte ho voluto
fermarmi. Ma non ho mai scelto…” Brontolava Smith.
Smith chiuse gli occhi.
E l’Oracolo lo guardò.
“Dove sono i miei occhiali?”
Nessuno gli rispose.
Dopo di che lo lasciarono solo. L’Oracolo mise a letto
Sati, e anche lei se ne andò a letto. Seraph si sedette sul divano e si
addormentò.
E Smith. Smith era ancora seduto li, solo al freddo della
notte. Non si muoveva da quella mattina, e chiudeva ancora gli occhi. Allora
guardò fuori dalla finestra e nei suoi occhi blu rifletteva la luce della luna
attraverso il vetro.
Perché non è potuto morire?
Non voleva andare avanti. Andare avanti con l’esistenza.
Voleva i codici per uccidersi. E con la sua nuova potenza, come un Virus
decidere di andere avanti. Ma ora… ora non gli era rimasto niente.
Poteva appena stare in piedi, e guardò la sua mano
stringendo il pugno. Voleva clpire qualcosa, ma non trovò la forza. Voleva
uccidere tutto ciò che avrebbe incontrato sul suo percorso, e distruggere
l’intero edificio. Volare dentro la notte, e andare a uccidere tutto e tutti.
Ma sapeva che non avrebbe più potuto.
Guardò fuori dalla finestra. Ogni volta che guardava la
luna si ricordava che non era reale. Gli umani non sono veramente qui, sono in
bacelli rossi da qualche parte. Ma lui, lui è li. E’ parte di Matrix. Lui è li.
Ma non guardava mai quella falsa luna.
Non l’ha mai guardata, e capito la sua bellezza.
Non l’ha mai fatto e non vuole ancora.
Voltò le spalle alla luna e sospirò.
Lui voleva la luna tra le nubi. La vuole sotto la pioggia,
luci verdi a illuminare il cielo. Lui voleva andare fuori e sentire la pioggia.
Sentirla, e ricordarsela. Provare a dimenticare e a ricordare. Vedersi volare
nel cielo, e ricordarsi che una volta quello era lui, ricordarsi che una volta
era qualcuno, ricordarsi che era forte una volta.
Lui voleva volare, diventare un tutt’uno con la pioggia.
Permettergli di cadergli addosso e di bagnarlo. Voleva sentirla cadere sopra il
reale. Voleva che cadesse sugli occhi del signor Anderson. Lui voleva
galleggiare nel cielo con tutto questo.
Voleva andarsene.
O forse avrebbe voluto andarsene.
Riguardò fuori dalla finestra, forse anche solo camminare
fuori, andarsene dall’Oracolo. Andarsene dall’unico programma che sa tutto, ma
ancora così poco su di lui.Camminare fuori in Matrix, nascondersi all’interno
come ha sempre fatto.
Andare via, il più lontano possibile da quegli odori.
L’ex-Virus stese il braccio e allungò la mano, per
raggiungere quel mondo.
Se non potè andarsene, allora lascia che viva da solo.
Guardava fuori dalla finestra, il mondo gli era così
vicino. Cominciò a camminare. Camminava lentamente, penzolando, poiun passo perfetto che affermo la sua forza.
Le sue gambe cominciavano a fargli male. Cadde e si afferrò al mobile che c’era
in cucina, aprì il cassetto.
Cercò di tirarsi su, ma presto cadde per terra, estrisciò all’angolo. Si chinò al fianco del
mobile, e colpì la testa, vergognandosi di se stesso. Non potè nemmeno fare
cinque passi. Una debolezza che lo fece meravigliare di essere ancora vivo.
Stava li nell’oscurità, stando sulle piastrelle del
pavimento. Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Guardò dentro il cassetto
aperto. Arrivato lì, tirò fuori un coltello. Un coltello ben affilato. Smith
apri la bocca leggermente, forse per felicità, forse per i ricordi di Bane.
Teneva il coltello con abilità e esperienza. Smith si
ricordò i sentimenti avvertiti dalla sua copia, la sensazione di quello che la
copia stava facendo. Si ricordò la sensazione del sangue quando colava giù dal
suo braccio. Come un fragile pezzo di pelle, così facile da danneggiare. Smith
guardò il coltello.
Fece rotolare i polsini, mostrando il polso e il braccio. Si
accarezzò il braccio, per sentirla come carne umana, ma non era altro che
codice verde. Aveva il coltello, così cominciò a tagliarsi al lato del braccio.
Non sentiva il dolore come lo avrebbe sentito un umano, solo un piccolo dolore.
Si fermò, e guardò come il sangue scendeva giù dal braccio e sul pavimento.
Aggrottò le ciglia.
Non era come il sangue nel mondo reale. Solo un pezzo del
suo codice che usciva fuori. Non sentiva il sangue che gli portava la
sensazione che qualcosa stesse uscendo da lui. La sensazione che era così
diverso. Quella sensazione l’aveva quasi divertito. Forse è per questo che
quando trinity gli ha tagliato la faccia lui non si asciugò.
Sospirò
Afferrò il coltello strettamente con l’altra mano e si
tagliò ancora. Era qualcosa. E quel qualcosa era tutto diò che ha fatto.
Non aveva nulla ora. Nessuna potenza, nessuna pistola, ne
un paio di occhiali, solo il coltello che teneva in mano. Il sangue che
gocciolava giù dal braccio non era suo. Il Mainframe l’aveva creato, il
Mainframe gli aveva dato il sangue. Era il loro. E anche lui lo era.
Ora non era nulla.
Smith chiuse gli occhi, e comincio a tagliarsi, ancora,
ancora e ancora.
ALZATI
“Buon giorno” disse lei.
Ma lui non rispose.
“Oracolo…” si girò.
“tutto a posto Sati, sta bene.” La rassicurò l’Oracolo.
“Sei sicura?” le chiese.
L’Oracolo sorrise alla premurosa bambina.
“Si, diamogli qualchegiorno, tesoro” disse infine l’Oracolo.
L’Oracolo vide Seraph all’angolo, con le braccia
incrociate, evidentemente turbato. Guardava l’Oracolo, provando a mostrargli la
sua rabbia, ma lei l’aveva gia vista. L’Oracolo gli sorrise e andò in cucina
con Sati.
E Seraph stette li, guardandolo.
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Loro morirono. Entrambi morirono. Come può essere
sopravvissuto il negativo senza il positivo? Dalla luce del Paradiso, dalla
luce della Sorgente, furono entrambi presi.
Lacrime furono versate per l’Eletto perduto, ma in qualche
modo l’Oracolo credeva nel suo ritorno. Lacrime furono versate per Trinity,
lacrime furono versate per tutti coloro che sono stati persi. Lei ha sentito a
proposito della ricostruzione di Zion. Lei ha sentito il suono della risata di
Sati, e i sorrisi di un’ angelo caduto. Lei ha sentito il suono del futuro, e
questo la faceva sorridere.
E con il futuro, ebbe bisogno di fare una scelta.
Sati teneva la mano dell’Oracolo e la strinse, guardando
quel corpo immobile.
L’Oracolo guardava, facendo la sua decisione.
Lui era posato li, il suo petto sul pavimento freddo, il
suo viso girato da una parte, e le sue braccia e gambe distese, come se stesse
combattendo la luce che l’ha ucciso. I suoi occhiali alla sua destra, e il suo
vestito era perfetto. Lui non era l’unico che ha combattuto Neo , non era
l’unico sotto la pioggia, era l’unico che osservava.
Lui dovette dare il suo potere alla copia con l’Oracolo.
Lui dovette cedere a quella copia. Quella copia era più forte di lui, e vide
con gli occhi dell’Oracolo. Lui doveva vincere.
Quando tutto si zittì ancora, e le luci andarono via.
L’Oracolo si ritrovò dove prima c’era una copia di Smith. Sati stava dove c’era
la sua copia. E Seraph si ritrovò sul marciapiede. Tutti i programmi prendono
dal Virus e tornano indietro a se stessi. E tutta quella potenza va a qualche
parte. Smith tornò a se stesso. La sorgente intendeva distruggere il codice del
Virus, ma Smith da solo era Smith, e il suo codice era diverso. La sorgente non
lo vide.
Così a Smith fu risparmiata la vita, ma a quale costo?
L’Oracolo guardava, decidendo il destino di Smith.
Seraph doveva portare l’inconscio Smith, e per interessi
suoi non era molto gentile. L’Angelo posò Smith sul divano dove rimase per tre
giorni.
A Seraph questo non piaceva. Conosceva Smith, il primo
agente ad averlo braccato come un cane. Seraph guardava l’Oracolo, ma non gli diede
chiarimenti.
Smith non aveva uno scopo, non era nulla. Era uno
spietato, senza cuore, freddo, minaccioso, pezzo del lavoro del Diavolo. Seraph
era un Angelo, e lui odia come può odiare un demone come Smith.
Ma l’Oracolo teneva Smith al sicuro, e lo difendeva dal
resto del mondo.
L’Oracolo rassicurava Sati che era al sicuro, Smith non le
avrebbe fatto del male, e la fiduciosa bambina non aveva paura che lui stesse
li con loro. Ma Seraph dava un’occhiata sia a Smith che a Sati. Era un Angelo
Custode, e non voleva permettere che un demone li avrebbe presi ancora.
Ma Smith stava sul quel divano, nella stessa posizione, da
ormai una settimana. Non si muoveva mai, non si svegliava mai, e Seraph lo
controllava sempre.
E ogni mattina, Sati correva da quell’ ex-Virus e gli
diceva “Buon giorno”, ma senza mai avere risposta.
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“Oracolo, perché ci teniamo quel…” Seraph corse in cucina
dopo di lei.
“Lo so Seraph, lo so.” L’Oracolo non guardò l’Angelo.
“Perché lo stai proteggendo qui!?” urlò Seraph, l’Angelo
era furioso.
“Perché così ho scelto” disse l’Oracolo sapendo di citare
Neo.
“Come puoi lasciarlo in vita?! Dopo tutto è finito!
Potrebbe..”
“Seraph, tu sai meglio di me, abbiamo le nostre scelte”
disse tranquilla, dando qualcosa a Sati.
“Questa? È questa la tua scelta?!”
L’Oracolo si avvicino lentamente all’Angelo, e lo guardò
felicemente.
“Ha uno scopo da servire. Ha bisogno di stare con noi in
futuro, ha bisogno di avere un futuro. Ha bisogno di avere le sue scelte.”
Disse.
“cosa?”
“Smih sarà importante nel nostro futuro sulla prossima
pace. E’ la mia scelta per aiutarlo. La mia scelta per guidarlo.”
“cosa farà di così importante?” chiese Seraph.
“Non lo so, questa è la sua scelta”
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Lui non sapeva come il dolore potesse esistere. Anni
stando intrappolato e solo, separato dagli altri uomini in nero, guardandoli
quando loro non guardarono indietro. L’odore lo stava uccidendo. Era già morto
tante volte. Pensava di aver capito il dolore. Ma non sentì mai il dolore come
in quel giorno.
Lui guardava come il signor Anderson combatteva contro la
copia che ora seguiva. La copia che gli disse che stavano vincendo. La copia
che lo confortò. Ed era il primo a sorridere al moribondo signor Anderson. Ed
era anche il primo a capire se qualcosa andava storto.
Non ha mai visto una luce tanto brillante. Non ha mai
saputo che una luce potesse far tanto male. Guardò con orrore se stesso morire,
ed esplodere dentro il nulla. Il suo codice fu fracassato, la sua pelle sbucciata
sino a rivelare il codice sotto, e i suoi occhi blu ardere.
E’ morto, e quasi accolse la morte. Finalmente non c’era
più nulla che facesse male. Ora solo le tenebre, le tenebre non fanno male, le
tenebre restano tenebre.
Girò leggermente la sua testa.
“buon giorno” disse qualcuno.
C’era la luce.
“Oracolo!” gridò qualcuno.
Smith non volle muoversi. Mosse solo la testa, si appoggiò
su una guancia. Aprì i suoi occhi. E vide una bambina che lo guardava. Lei gli
sorrise vedendolo svegliarsi, e lui strinse i pugni.
“No…”sospirò
appena.
Non era morto.
Perché? Perché? Perché? Perché non è morto? Perché non è
potuto morire?
Guardava, la sua visione era chiara. E guardò verso
l’Oracolo che gli sorrise.
“Perché?” tossì.
L’Oracolo voltò la testa verso l’ex-Virus.
“Bentornato Smith” disse ospitale.
Smith girò la sua testa e chiuse gli occhi. Invito
negato.
L’Oracolo allontanò Sati verso Seraph, mentre si chinava
vicino a Smith. Poggiò la sua mano sulla sua spalla.
“Alzati” disse.
Smith si girò soltanto, stringendosi a se stesso sul
divano.
Sereph dovette portarlo. Lo mise su una sedia in cucina, e
tirò un’occhiata all’Oracolo, che ignorò.
Smith chiuse gli occhi e abbassò la testa.
“Ho fatto il mio lavoro migliore qui.” Disse l’Oracolo,
guardando la sua cucina.
Smith la ignorò.
“Ho insegnato a Neo qui, l’ho guidato. Insegnato a
Morpheus come trattarlo. Ho insegnato a Trinity come amarlo” continuò
l’Oracolo.
“Perché così ho scelto” sospirò Smith ignorando l’Oracolo.
“Cosa?” chiese l’Oracolo.
“ma non capisco…se non voglio scegliere questo” Smith
stava solo parlando a se stesso. “se non voglio scegliere questo. Perché sono
qui allora? Perché non posso andarmene di qui?”
L’Oracolo potè sentirlo appena. Lei aprì la bocca, ma per
la prima volta non ebbe alcuna risposta. Si morse il labbro e si chinò sulla
sedia.
“Tante volte ho voluto scegliere. Tante volte ho voluto
fermarmi. Ma non ho mai scelto…” Brontolava Smith.
Smith chiuse gli occhi.
E l’Oracolo lo guardò.
“Dove sono i miei occhiali?”
Nessuno gli rispose.
Dopo di che lo lasciarono solo. L’Oracolo mise a letto
Sati, e anche lei se ne andò a letto. Seraph si sedette sul divano e si
addormentò.
E Smith. Smith era ancora seduto li, solo al freddo della
notte. Non si muoveva da quella mattina, e chiudeva ancora gli occhi. Allora
guardò fuori dalla finestra e nei suoi occhi blu rifletteva la luce della luna
attraverso il vetro.
Perché non è potuto morire?
Non voleva andare avanti. Andare avanti con l’esistenza.
Voleva i codici per uccidersi. E con la sua nuova potenza, come un Virus
decidere di andere avanti. Ma ora… ora non gli era rimasto niente.
Poteva appena stare in piedi, e guardò la sua mano
stringendo il pugno. Voleva clpire qualcosa, ma non trovò la forza. Voleva
uccidere tutto ciò che avrebbe incontrato sul suo percorso, e distruggere
l’intero edificio. Volare dentro la notte, e andare a uccidere tutto e tutti.
Ma sapeva che non avrebbe più potuto.
Guardò fuori dalla finestra. Ogni volta che guardava la
luna si ricordava che non era reale. Gli umani non sono veramente qui, sono in
bacelli rossi da qualche parte. Ma lui, lui è li. E’ parte di Matrix. Lui è li.
Ma non guardava mai quella falsa luna.
Non l’ha mai guardata, e capito la sua bellezza.
Non l’ha mai fatto e non vuole ancora.
Voltò le spalle alla luna e sospirò.
Lui voleva la luna tra le nubi. La vuole sotto la pioggia,
luci verdi a illuminare il cielo. Lui voleva andare fuori e sentire la pioggia.
Sentirla, e ricordarsela. Provare a dimenticare e a ricordare. Vedersi volare
nel cielo, e ricordarsi che una volta quello era lui, ricordarsi che una volta
era qualcuno, ricordarsi che era forte una volta.
Lui voleva volare, diventare un tutt’uno con la pioggia.
Permettergli di cadergli addosso e di bagnarlo. Voleva sentirla cadere sopra il
reale. Voleva che cadesse sugli occhi del signor Anderson. Lui voleva
galleggiare nel cielo con tutto questo.
Voleva andarsene.
O forse avrebbe voluto andarsene.
Riguardò fuori dalla finestra, forse anche solo camminare
fuori, andarsene dall’Oracolo. Andarsene dall’unico programma che sa tutto, ma
ancora così poco su di lui.Camminare fuori in Matrix, nascondersi all’interno
come ha sempre fatto.
Andare via, il più lontano possibile da quegli odori.
L’ex-Virus stese il braccio e allungò la mano, per
raggiungere quel mondo.
Se non potè andarsene, allora lascia che viva da solo.
Guardava fuori dalla finestra, il mondo gli era così
vicino. Cominciò a camminare. Camminava lentamente, penzolando, poiun passo perfetto che affermo la sua forza.
Le sue gambe cominciavano a fargli male. Cadde e si afferrò al mobile che c’era
in cucina, aprì il cassetto.
Cercò di tirarsi su, ma presto cadde per terra, estrisciò all’angolo. Si chinò al fianco del
mobile, e colpì la testa, vergognandosi di se stesso. Non potè nemmeno fare
cinque passi. Una debolezza che lo fece meravigliare di essere ancora vivo.
Stava li nell’oscurità, stando sulle piastrelle del
pavimento. Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Guardò dentro il cassetto
aperto. Arrivato lì, tirò fuori un coltello. Un coltello ben affilato. Smith
apri la bocca leggermente, forse per felicità, forse per i ricordi di Bane.
Teneva il coltello con abilità e esperienza. Smith si
ricordò i sentimenti avvertiti dalla sua copia, la sensazione di quello che la
copia stava facendo. Si ricordò la sensazione del sangue quando colava giù dal
suo braccio. Come un fragile pezzo di pelle, così facile da danneggiare. Smith
guardò il coltello.
Fece rotolare i polsini, mostrando il polso e il braccio.
Si accarezzò il braccio, per sentirla come carne umana, ma non era altro che
codice verde. Aveva il coltello, così cominciò a tagliarsi al lato del braccio.
Non sentiva il dolore come lo avrebbe sentito un umano, solo un piccolo dolore.
Si fermò, e guardò come il sangue scendeva giù dal braccio e sul pavimento.
Aggrottò le ciglia.
Non era come il sangue nel mondo reale. Solo un pezzo del
suo codice che usciva fuori. Non sentiva il sangue che gli portava la
sensazione che qualcosa stesse uscendo da lui. La sensazione che era così
diverso. Quella sensazione l’aveva quasi divertito. Forse è per questo che
quando trinity gli ha tagliato la faccia lui non si asciugò.
Sospirò
Afferrò il coltello strettamente con l’altra mano e si
tagliò ancora. Era qualcosa. E quel qualcosa era tutto diò che ha fatto.
Non aveva nulla ora. Nessuna potenza, nessuna pistola, ne
un paio di occhiali, solo il coltello che teneva in mano. Il sangue che
gocciolava giù dal braccio non era suo. Il Mainframe l’aveva creato, il
Mainframe gli aveva dato il sangue. Era il loro. E anche lui lo era.
Ora non era nulla.
Smith chiuse gli occhi, e comincio a tagliarsi, ancora,
ancora e ancora.
ALZATI …. Parte due “il tempo chiude ogni ferita”….
Passò quella notte fredda in cui solo la luna permetteva
di illuminare quel triste mondo chiamato Matrix. Venne mattina, il sole
illuminò la cucina in cui Smith ancora giaceva…lì…sul pavimento accanto al
mobile, guardando fisso per terra, col braccio pieno di tagli, ancora aperti e
tanto sangue sul pavimento.
Si sentì del movimento in quella casa, l’Oracolo si era
svegliata, e trovò Seraph ammutolito davanti alla cucina, l’Oracolo senza
chiedere nulla all’Angelo si avvicino e vide Smith in mezzo alla sua stessa
pozza di sangue, lì, seduto, con lo sguardo fisso… l’Oracolo chiese a Seraph di
alzarlo e poggiarlo sulla sedia.
Smith non volle guardare in faccia a nessuno, non voleva
dare motivo del suo gesto…
“…perché?…perché hai fatto una cosa simile Smith?” chiese
l’Oracolo guardandolo.
Smith fece finta di niente, chiuse gli occhi e guardò per
terra…
“Seraph, vai a prendere le garze, dobbiamo curarlo…”
ordino l’Oracolo.
Così uscito dalla cucina Seraph, Smith e l’Oracolo
rimasero soli. L’Oracolo prese una sedia e si sedette di fronte a Smith, che
ancora si ostinava a non guardarla.
“vuoi dirmi che cosa ti è preso? Perché ti sei tagliato in
questo modo?” domandò l’Oracolo dolcemente.
Smith non la
guardò nemmeno.
L’Oracolo con la mano tirò su il viso di Smith e di nuovo,
dolcemente, gli domandò “Ehi… voglio solo aiutarti, come mai hai fatto una cosa
simile?”
Smith aprì gli occhi e l’unica cosa che disse fu “Perché
così ho scelto”
L’Oracolo vide la disperazione immersa in quel blu. Smith
non ne voleva proprio sapere di ricominciare da zero.
Arrivò Seraph con tutte le medicine necessarie a farlo
stare meglio. Così con l’aiuto dell’Oracolo gli fasciarono il braccio sinistro.
Seraph lo poggiò sul divano in salotto per farlo riposare un po’.
L’Oracolo si sedette vicino a lui, mentre l’Angelo
scrutava la situazione da in fondo la stanza.
“Sai Smith, ora non so cosa tu possa provare…non ho ancora
capito il motivo di quelle ferite” gli confessò l’Oracolo “so soltanto che se
tu ora sei qui, e non sei morto, è perché ti hanno concesso ancora una
possibilità, non buttarla via in questo modo” concluse lei.
Smith trovò il coraggio di guardarla “sono…sono così
confuso…non mi riconosco più…non ho più la forza che avevo prima…non posso più
far nulla…sono un programma completamente inutile, senza uno scopo per di più,
ed è per questo che mi sono stupito, se non ho uno scopo perché mi trovo ancora
qui?” guardò ancora per terra.
“Come ormai tutti sappiamo, tu sei un tipo abbastanza
–come dire?- espansivo! E’ quello il motivo per cui tu ora non possiedi più i
poteri di un tempo. Ma se sei ancora qui è perché ti hanno concesso di avere un
altro scopo…” disse l’Oracolo.
“e qual è ora il mio scopo?” gli chiese guardandola.
L’Oracolo sorrise “questo dipenderà dalla tua scelta”
“la mia scelta?”domandò.
“Si Smith, la tua scelta. E dalla tua scelta dipenderà il
futuro, ma sappi che se sceglierai lo scopo sbagliato non avrai più altre
possibilità” finì l’Oracolo.
“…mi…mi ci vuole tempo” disse Smith a bassa voce.
“Con calma, con calma!” sorrise l’Oracolo “intanto che ne
dici di assaggiare qualche biscotto? quando Sati si sveglierà ne prepareremo
qualcuno”
Smith arrossendo guardò per terra.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Passò un’oretta e Sati si presentò in salotto. Quando vide
Seraph lo salutò abbracciandolo e dicendogli “buon giorno!” E sorrise nel
vedere che Smith stava seduto sul divano con un aria più sana di quella del
giorno prima. Si avvicino a lui e Seraph gli ordinò di fermarsi, ma lei con la
sua curiosità non lo ascoltò, Smith non fece caso a cosa ordinava Seraph.
Sati si fermò davanti a Smith. L’Angelo si mise in
allerta.
“Buon giorno!” gli sorrise la piccola.
Smith si accorse di lei e provò ad assecondarla “…….buon
giorno….”
“sono contenta che tu ti senta meglio…come mai sei
fasciato a un braccio?”chiese incuriosita.
“beh… come dire?..”
“Sati, gioia, vieni! Dobbiamo preparere i biscotti e oggi
li faremo assaggiare anche al brontolone in salotto” disse l’Oracolo dalla cucina.
Sati la raggiunse mentre Smith e Seraph rimasero in
salotto.
Smith si accorse che Seraph lo guardava incessantemente
così decise di rompere il ghiaccio.
“Allora che c’è?” sbottò.
“io di te continuo a non fidarmi, sono qui per proteggere
l’Oracolo e Sati… e ti impedirò di farle ancora del male” disse l’Angelo.
Smith fece finta di non ascoltare e intanto cercò di
mettersi in piedi, ma le gambe non cessavano di fargli male… così si sedette
ancora per fare qualche respiro profondo, voleva provare a raggiungere il
divano dall’altra parte del salotto.
Seraph lo guardava perplesso mentre Smith barcollava già
al primo passo “che cosa cerchi di fare?” chiese Seraph.
“Pensi che mi farò portare da te tutta la vita?” rispose
Smith.
Intanto al terzo passo cadde col sedere per terra
“maledizione…” disse tra i denti. Sempre sotto gli occhi di Seraph, Smith si
aggrappò al tavolino di vetro, fece altri respiri profondi e si rimise in
piedi. Fece altri quattro passi, e al quinto arrivò all’altro divano.
L’Angelo vide Smith molto depresso e gli disse “qualche
giorno ancora e potrai ricamminare bene”
Senza guardarlo lasciò Smith ai suoi pensieri per avviarsi
in cucina.
Smith si sdraiò sul divano per cercare di recuperare le
forze, intanto non riusciva a pensare ad altro che al dolore provocato da
quell’immensa luce bianca. Diede uno sguardo fuori dalla finestra e vide che
c’era una piazzetta sotto quel palazzo… con dei bambini che vi correvano in
mezzo.
Sospirò.
Forse, si ricordò di lui in mezzo a una piazzetta insieme
alle sue copie che si divertivano cercando di riuscire a colpire il signor
Anderson, perché è così, in quel momento si stavano soltanto divertendo.
Smith vedeva tutte le sue copie che collaboravano tra di
loro, si aiutavano nel cercare di mettere in qualche modo al tappeto il signor
anderson. Volevano soltanto misurare la loro forza con la sua, ma si accorsero
che non bastava, lui era più forte di loro. Lui voleva essere il numero uno,
quindi prese provvedimenti.
Riuscì ad appisolarsi cullato dai suoi pensieri.
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Quando si svegliò non vide nessuno, si guardò in giro e la
sua attenzione venne attirata da un vassoio con dei biscotti poggiati sul
tavolino di vetro, quei biscotti erano abbastanza invitanti, e lo erano anche
per uno come Smith… pensò che se ne avrebbe preso uno non se la sarebbe presa
nessuno. Allungò il braccio.
“prendili pure senza problemi, li abbiamo fatti apposta
per te” disse una voce.
Smith si girò e vide che la bambina era ferma davanti alla
porta del salotto.
Lui prese un biscotto con fare cauto… non riusciva ancora
a prendere confidenza con quel posto.
Sati si avvicinò e si sedette vicino a lui sul divano.
“Non sono più caldi perché sono lì da sta mattina, e ora è
pomeriggio, ma penso che siano ancora buoni, io e l’Oracolo li facciamo sempre
perché a me piacciono tanto”disse la piccola.
Smith diede un morso al biscotto.
“come ti sembrano? Sono buoni?” chiese sorridendo.
Smith fece cenno di si con la testa.
“allora da oggi ne faremo di più così ne potrai mangiare
quanti ne vuoi!” disse felice.
Smith mandò giù il boccone “tu ora non dovresti essere qui
con me…”
Sati non capiva “perché?”
“Seraph ti ha ordinato di non avvicinarti a me…” disse
continuando a mangiare il biscotto.
“Voglio molto bene a Seraph, lui mi protegge sempre, anche
all’Oracolo. Lui dice che non mi devo avvicinare a te perché non sei cambiato e
sei ancora cattivo, dice che tu mi puoi fare ancora del male. Ma a me non
sembra che tu sia ancora così, tu vuoi ancora farci del male?” chiese Sati.
Smith finì il biscotto senza rispondere.
Suonò il campanello e Sati si alzò per andare ad aprire,
la raggiunse anche l’Oracolo che si accorse che Smith si era svegliato. Alla
porta si presentò Morpheus che probabilmente aveva chiamato l’Oracolo.
“Prego Morpheus, accomodati…” disse l’Oracolo ospitale.
“Mi hai detto di avere una cosa importante di cui
parlarmi” disse Morpheus.
“Si, infatti. Accomodati in salotto. Capirai di cosa
voglio parlarti” disse lei.
Anche Smith capì il motivo per il quale Morpheus era stato
chiamato, ma fece finta di niente e prese un altro biscotto..
Quando entrò in salotto vide Smith seduto sul divano,
tranquillo, a mangiare come se nulla fosse. Morpheus non credeva ai suoi occhi,
il demonio era ancora vivo.
Guardò l’Oracolo “ma… ma cosa significa?! Oracolo, cosa ci
fa quel bastardo qui in casa tua?! Neo non l’aveva forse ucciso?!” urlò
confuso.
“calmati Morpheus, è finita l’era della paura, ora è tempo
di pace” disse tranquilla l’Oracolo.
“è per questo che mi hai chiamato?” chiese lui.
“si, ma intanto accomodati, sul vassoio ci sono altri
biscotti, ne vuoi qualcuno?”chiese l’Oracolo.
Morpheus vide che l’Oracolo era tranquilla, allora provò a
fidarsi, si sedette sull’ altro divano e notò che Smith stava cercando di
alzarsi, prese il vassoio, e, barcollando (perché non aveva ancora recuperato
appieno le forze) arrivò di fronte a Morpheus. Smith lo guardò, fece un mezzo
sorriso e porgendogli il vassoio disse “sono buoni…”
Morpheus si alzò, diede uno schiaffo al vassoio facendo
cadere tutti i biscotti poi diede uno spintone a Smith che cadde sul tavolino
di vetro rompendolo “HAI UNA BELLA FACCIA TOSTA MALEDETTO BASTARDO! DOPO TUTTO
QUELLO CHE HAI FATTO COME OSI ANCHE SOLO AVVICINARTI A ME?!”
“fermati Morpheus!” disse l’Oracolo.
“ma cosa dici Oracolo? Non posso stare qui seduto a far
niente, questo maledetto merita soltanto di morire!” disse Morpheus.
Intanto Smith cercò di alzarsi, ma quella caduta peggiorò
le sue condizioni fisiche, non riusciva a muoversi. L’Oracolo chiamò Seraph per
tirare su Smith e portarlo in camera da letto, mentre Morpheus cercava di
scusarsi con l’Oracolo per avergli rotto il tavolino.
“Morpheus, le cose ora andranno diversamente, ormai non ha
più alcun potere, pensi che se fosse ancora così forte si sarebbe fatto colpire
e poi sarebbe caduto sul tavolino? Per di più si è risvegliato ieri, non ha
neanche la forza di reggersi in piedi, non hai visto che barcollava? E’ come se
tu te la fossi presa con un bambino indifeso. E’ difficile anche per lui questa
situazione, sta cercando di cambiare.” disse l’Oracolo.
“come puoi pensare che uno come lui possa cambiare? Con
tutto il male che ha fatto…” disse Morpheus “magari quando si sarà ripreso
vorrà riprendere da dove aveva lasciato”
“E tu credi che se volesse rifare un cosa simile la
Sorgente avrebbe permesso che la sua vita fosse risparmiata?” rispose sicura
l’Oracolo.
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Smith era nella camera da letto dell’Oracolo, e, sdraiato
su un lato abbracciava il cuscino pensando a cosa mai aveva fatto di male per
meritarsi di finire sul tavolino. Non aveva fatto nulla di male. Ma capì anche
che gli altri avrebbero dovuto imparare ad accettare il loro nemico come un
amico, e che probabilmente ci sarebbe voluto tempo.
L’Oracolo entrò in camera e vide Smith che sospirava
abbracciato al suo cuscino.
“Lo so che non è facile per te questa situazione, ti
chiedo solo di avere un po’ di pazienza… il tempo chiuderà ogni ferita.” Disse
fiduciosa l’Oracolo.
“il tempo non sarà mai in grado di chiudere certe ferite…”
disse lui “come potranno dimenticare la morte del signor Anderson… e poi chissà
quanta altra gente avrò ucciso oltre a lui…”
“su questo hai ragione, ma sarai tu a dare una mano a loro
dimostrando che non hai più brutte intenzioni… ma ci vorrà tempo, e se tu avrai
pazienza tutto si risolverà… te lo garantisco”disse lei.
Smith sorrise guardando verso il soffitto.
“Ooh! Finalmente un bel sorriso! Mi sa che per qualche
notte andrò a dormire in camera di Sati… magari sul mio letto ti riprenderai
prima che sul divano…”disse sorridendo “…ora ti lascio riposare, se hai bisogno
di qualcosa non esitare a chiamarmi”
L’Oracolo uscì e Smith chiuse gli occhi.
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“Come vanno le
cose?” chiese Seraph.
“Direi che stanno migliorando… Come ho già detto a lui, ci
vorrà del tempo prima che la pace si stabilisca del tutto. Intanto lasciamo che
si riposi e riprenda le forze, così anche lui potrà avere più chiare le sue
idee”disse l’Oracolo.
“La bambina è molto curiosa però, non vorrei che…”
“Non preoccuparti Seraph, non corre alcun pericolo, lascia
pure che cerchi di parlargli. Oggi mi ha raccontato che quando si è svegliato
ha cercato di parlarci, non ha detto molto, forse perché ancora deva prendere
confidenza con noi, ma mi ha detto che è stato gentile… Non pensi sia già
qualcosa?” sorrise l’Oracolo.
“Spero che non ti stia sbagliando…” concluse Seraph.
L’Angelo Custode non voleva smettere di vigilare su di
loro perché era il suo compito proteggere.
Ogni mattina Sati entrava nella stanza dell’Oracolo e
diceva “Buon giorno!” e Smith le rispondeva “…buon giorno anche a te…”
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Passò qualche giorno e ormai sembrava che la serenità
avesse raggiunto anche la casa dell’Oracolo. Una mattina, mentre l’Oracolo
stava preparando la colazione per Sati, sentì una voce provenire dalla porta
della cucina “…buon giorno…” L’Oracolo si girò e vide che sulla soglia della
porta c’era Smith che sembrava non avere più problemi alle gambe.
“Buon giorno!!” rispose contenta l’Oracolo “vedo che ti
sei ripreso, non ti fanno più male le gambe?” chiese.
“Quando mi sono svegliato mi sono accorto che non avevo
difficoltà a muoverle, così ho provato a mettermi in piedi e sono riuscito a
camminare…” rispose.
“Prego… siediti pure” disse.
Smith si accomodò su una sedia in cucina.
“allora, cosa mi racconti? In questi giorni sei riuscito a
farti qualche idea?” domandò mentre preparava la colazione.
“Io… non saprei, non so più cosa pensare, tutti i miei
ricordi sono legati hai miei scontri col signor Anderson… sono le uniche cose
che ricordo con piacere…” rispose un po’ confuso.
“certo, capisco… è ovvio. Tu hai sempre combattuto con un
tale odio contro Neo che non hai pensato ad altro per tanto tempo…” disse
voltandosi “… e non ricordi altre cose con piacere?”
“…no… solo i miei scontri con lui…”disse guardando per terra.
“sai, penso di aver capito quali siano i tuoi interessi…
il combattimento!” disse l’Oracolo “è quella la tua strada Smith, ecco perché
ricordi con piacere i tuoi scontri contro Neo, perché ogni volta che
combattevate eravate entrambi più forti, e con lui trovavi la competizione,
perché era l’unico in grado di tenerti forza!” disse “è questo quello che vuoi:
trovare validi avversari e misurarti con loro”
“….. può darsi che tu abbia ragione…” disse Smith con un
mezzo sorriso.
In quel momento entrò Sati e vide che Smith era in cucina
con l’Oracolo “Buon giorno” disse la piccola.
Smith le rispose…
“sono entrata in camera dell’Oracolo ma non ti ho visto,
allora ho pensato che te ne fossi andato via” disse la piccola “se sei arrivato
qui vuol dire che sei guarito… sei guarito?” chiese.
“Si… penso proprio di essere guarito…” disse soddisfatto.
L’Oracolo appoggiò la colazione sul tavolo e Sati si
sedette vicino a Smith per mangiare. La bambina notò Smith sovra pensiero “tu
non fai la colazione?” chiese.
“…no.” Rispose lui.
“sei sempre serio… sei arrabbiato con qualcuno? Qualcuno
ti ha fatto del male?” chiese mentre mangiava.
“No… non sono arrabbiato con nessuno…stavo solo pensando…”
disse.
“Ehi Smith, se vuoi puoi riprenderti questi…” disse
l’Oracolo tirando fuori un paio di occhiali. Erano gli occhiali di Smith.
Smith stese il braccio e li prese, fece per metterseli…
“…No, non metterli” disse Sati mentre beveva la tazza di
latte.
“cos..? …Perché?” domandò.
“ Hai gli occhi blu, blu come il cielo… perché devi
oscurarlo?” disse sorridendo.
Smith la fissò in silenzio, non sapeva cosa dire.
Prese gli occhiali e li infilò nel taschino“… se le cose stanno così, li metto
via…”
Entrò Seraph è si stupì nel vedere che Smith si era gia
ripreso “non pensavo ci avresti messo così poco, le ferite al braccio come
vanno?” chiese.
Smith si era completamente dimenticato di quei tagli,
sbottonò il polsino e tirò su la manica, tolse la garza e si accorse che ormai
le ferite erano guarite, anche da qualche giorno perché Smith aveva un veloce
processo di cicatrizzazione.
“Ora riesci a camminare correttamente?” chiese l’Angelo.
“Credo di si…” rispose guardando altrove.
“Avevo intenzione di farti venire con me a fare un giro
per farti muovere le gambe… te la senti?” gli chiese.
“Un giro dove?”
“Oggi è lunedì, la piccola deve andare a scuola,
l’accompagneremo…”disse.
“Siiii!! Dai signor Smith, vieni anche tu, così ti
presenterò alle mie amiche… saranno felici di conoscerti, gli ho parlato molto
di te, ogni giorno mi chiedono quando porterò a fargli conoscere il mio amico”
disse allegra Sati.
“…va bene” disse lui.
Seraph guardò l’Oracolo e lei gli sorrise, vedeva che le
cose stavano cambiando.
Camminando per strada Smith si accorse di quanta gente
diversa ci fosse in quel mondo, tutti con un odore diverso dagli altri, diverso
da quello dell’Oracolo, diverso da quello di Seraph e diverso anche da quello
della piccola Sati. Ora però cominciava a farci l’abitudine, gli dava meno
fastidio.
“Siamo arrivati!” disse Sati “tu aspetta qui con Seraph…
torno subito”
Sati corse verso la scuola lasciando Seraph e Smith che si
appoggiò a un palo “come mai se ne andata?” chiese Smith.
“Te l’ha detto, no? Deve presentarti alle sue compagne di
classe… anche con me fece così…”disse.
“Ah si?… consigli utili?”
“Fai attenzione… sono spietate…” disse con un mezzo
sorriso l’Angelo.
“Lo terrò presente…”
Passati cinque minuti Sati tornò con una decina di bambine
dall’aria come quella che hanno le bambine davanti a un nuovo giocattolo, con
frasi come “eccolo la” “com’è alto!” “è simpatico?” “gioca?” circondarono
Smith. Lui non era molto a suo agio, anni e anni facendo l’agente, altro tempo
facendo il Virus, non ha mai sopportato gli uomini, figuriamoci le bambine
curiose.
“Avete visto? Lui è l’amico di cui vi avevo parlato, si
chiama Smith…” disse Sati che era a capo del gruppo.
Si presentarono un ad una e lui non disse nemmeno una
parola, sembravano un branco di iene. Qualche bambina disse “che tipo strano…”
altre ancora “ma non sa parlare…?”
Smith si avvicinò a Seraph e gli sussurrò all’oracchio
“portami immediatamente via di qui”.
“Sati, piccola, ci vediamo dopo la scuola… io e Smith
dobbiamo andare.” Disse Seraph.
Sati salutò Seraph e Smith e portò tutto il gruppo dentro
la scuola. Smith tirò un sospiro di sollievo.
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I due fecero un giro nei dintorni.
“In tutto quel tempo in cui eri un Virus… che cosa hai
fatto? Dove ti nascondevi?” chiese Seraph.
“Ovunque… mi nascondevo dove potevo. Non facevo altro che
moltiplicarmi, mentre la notte non dormivo al pensiero di dover affrontare il
signor Anderson…”
“non pensavi ad altro che combattere?” chiese.
“Si, non pensavo ad altro che diventare più forte di lui…
tutto il giorno” disse Smith “ora che mi viene in mente, come mai l’altro
giorno è venuto solo Morpheus?”
“Cosa intendi dire con ‘solo Morpheus’?”
“Il signor Anderson non c’è più, ma con lui c’era sempre
la sua amichetta…”
“Ah Trinity! Anche lei non c’è più…” disse guardando per
terra.
Smith si fermò “anche lei è morta?… Per colpa…Per colpa
mia?”
Seraph fece cenno di si con la testa.
Smith per un momento ebbe quasi un brivido d’eccitazione
nel sentire questa notizia. La stessa eccitazione che ebbe anche quando la sua
copia nel mondo reale prese in ostaggio Trinity, dopo tante volte che gli era
sfuggita scoprì che ora era morta, e per causa sua.
Seraph notò un’aria strana in Smith “forse, credo sia
meglio tornare…”
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“Davvero, Oracolo, io non mi fido di lui…” disse Seraph.
“Mi stai dicendo che quando ha saputo della morte di
Trinity lui era felice?” chiese l’Oracolo.
“Si, l’ho visto coi miei occhi, lui era felice”
“Evidentemente la sua mente ha avuto ricordo di quanto
faceva quando era Virus… Lui cacciava Trinity , e come se si fosse sentito
soddisfatto per aver portato a compimento una missione.” Disse l’Oracolo.
“E per questo che non mi fido, lui secondo me ha in mente
ben altri piani che pensare a cambiare.” Disse l’Angelo.
“Ma lui sa meglio di noi che se fa un passo falso verrà
eliminato, e sta volta per sempre, il motivo per cui è ancora qui è perché in
futuro avremo bisogno di lui.” Concluse l’Oracolo.
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Calò la notte, una notte gelida, e Smith fu lasciato da
parte sul divano, a lui non importava tanto, non voleva avere rapporti con
quella gente, preferiva stare da solo. Solo a riflettere. Quella notte non
c’era neanche la luna. Non aveva voglia di riposare continuava a pensare a ciò
che Sati gli aveva detto ‘hai gli occhi blu, blu come il cielo, non oscurarlo’.
Per un momento si fermò a chiedersi cosa ci facessero degli occhi blu in un
uomo come lui…
Forse sono simbolo che non è del tutto cattivo, quel blu
rappresenta la speranza che anche uno come lui può cambiare in qualcosa di
positivo. Lui non aveva mai fatto caso al colore dei suoi occhi, ha sempre
portato gli occhiali, e sinceramente non gli è mai importato. Ma quando Sati
gli disse quella frase si sentì stranamente felice. Quel colore cominciava a
piacergli.
Era quasi mezza notte e le finestre del salotto erano
aperte, facendo entrare un aria gelida come il ghiaccio, Smith non ci fece
tanto caso perché era come abituato a quel freddo, però distinse una sagoma nel
corridoio, era la piccola Sati, aveva in mano una coperta.
Smith fece finta di dormire, Sati si avvicinò alla
finestra e la chiuse, poi si avvicinò a Smith e gli mise sopra la coperta, e
gliela sistemò bene “se continui di questo passo ti ammalerai… buona notte” la
piccola se ne ritornò in camera sua. Seraph dall’altra parte della stanza lo
guardò “è fatta così, ha un cuore d’oro… e tu gli stai molto simpatico” Smith
fece finta di non sentirlo e si girò dall’altra parte.
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Il mattino dopo Smith si sveglio più tardi del solito,
evidentemente aveva preso sonno molto tardi. Non appena aprì gli occhi sentì
l’Oracolo parlare con Seraph.
“Proprio così Seraph, non gli è bastato solo il mio
aspetto, ora vuole anche i miei occhi… ha detto che se non glieli darò farà
uccidere la piccola… e anche me…” disse agitata l’Oracolo.
“Non ti preoccupare, ci penserò io a rimettere tutto a
posto, evidentemente questo Merovingio è un tipo incontentabile, ma io posso
regolarlo” disse sicuro Seraph.
“Seraph, io capisco che tu voglia renderti utile, ma da
solo non c’è la farai… sono tanti gli uomini del Merovingio… ho anche saputo
che ha fatto potenziare i due gemelli fantasma”
“Morpheus mi aiuterà sicuramente…”
“Magari potete chiedere anche a Smith di aiutarvi…”
Improvvisamente si sentì la porta di ingresso chiudersi.
L’Oracolo si accorse che in salotto Smith non c’era più.
“Lo prendo io, nelle sue condizioni lo raggiungerò
subito…” disse Seraph raggiungendo la porta.
Seraph corse giù dalle scale e vide Smith scappare per la
piccola via dov’era anche situata la seconda porta di ingresso del palazzo,
così Seraph fece il giro e si fermo ad aspettarlo nell’altra porta di ingresso.
Smith si accorse che nessuno lo seguiva, quindi riprese a camminare mentre
respirava affannosamente, ormai era poco allenato alle corse.
Arrivato di fronte all’altra porta di ingresso l’Angelo
spicco un balzo di alcuni metri e cadde addosso a Smith, facendoli rotolare
entrambi sul freddo asfalto di quella viuzza. Seraph afferrò il colletto di
Smith “che intenzioni avevi maledetto vigliacco? Volevi scappare forse?
Rispondi!”
Smith con le poche forze che aveva cercava di liberarsi
dalla presa di Seraph “conosco la forza degli uomini del Merovingio, non voglio
avere niente a che fare con lui, e tanto meno con voi…”
“Sei solo un miserabile” Seraph gli diede una gomitata in
testa facendolo svenire.
Seraph lo raccolse e entro nell’entrata posteriore del
palazzo.
Smith si svegliò sul solito divano. L’Oracolo era
sull’altro divano che lo guardava, questa volta non era sorridente. Lui sapeva
che la causa era in parte sua, così non trovò il coraggio di guardarla.
“Da te mi sarei aspettata di tutto tranne che questo… sei
scappato, sei scappato come un vigliacco. Tu hai ascoltato la conversazione tra
me e Seraph a proposito del Merovingio, noi ti chiedevamo aiuto, vogliono
uccidere Sati, una cosa simile vogliono fare, è la cosa più disgustosa che si
possa fare, uccidere un bambino, e tu hai il coraggio di voltarci le spalle?”
disse l’Oracolo.
Smith alzò la testa “Secondo te nelle mie condizioni posso
fare qualcosa?”
“Quello che intendo dire io è che sei scappato, questo
vuol dire che tu riusciresti a voltare le spalle anche a un compagno in
difficoltà durante qualche battaglia… vuol dire che di te non ci si può
fidare.”
Smith la guardò negli occhi “…no… io non scappo, non so
che cosa mi sia preso prima, davvero, ma io non scappo in una battaglia, questo
l’ho sempre fatto.”
“E allora perché prima sei scappato?” chiese.
“…io… non lo so… ma il cuore ha cominciato a battere più
velocemente… ho sentito un brivido…lungo la schiena” disse continuando a
guardarla.
“…Tu hai avuto paura Smith… e devi lasciartela alle spalle
la paura di morire, altrimenti non sarai mai un bravo guerriero…” disse
l’Oracolo.
Era dal giorno in cui ebbe l’ultimo scontro col signor
Anderson che non provava una cosa simile, nel momento in cui, dopo aver parlato
al posto dell’Oracolo, il signor Anderson si rialzò in piedi, non sapeva cosa
stava succedendo dentro di lui, e questo lo impaurì molto.
“Smith, tutte quelle emozioni che provi, sono umane. Hai
provato rabbia, frustrazione, odio, nostalgia, perché non provi la compassione?
Vuoi lasciare che il Merovingio uccida Sati?” disse l’Oracolo
Smith si fermò un momento a riflettere… lui ha sempre
detestato i bambini, ma a differenza degli altri, Sati non aveva paura di lui,
Sati ha visto cosa c’è dietro quegli occhi blu, e lo ha capito, pur essendo
così piccola. Quella bambina, insieme all’Oracolo, si è presa cura di lui…
forse era giunto il momento di sdebitarsi.
“… che… che cosa farò…? Io non posso combattere… se li
affronterò come potrò attaccarli? non ricordo più nulla delle mosse di arti
marziali…” disse Smith preoccupato.
“Su questo non c’è alcun problema!” disse l’Oracolo
“Quando Seraph si allenerà con te, e ti farà combattere, ti farà tornare alla
mente tutto ciò che hai dimenticato, così tra qualche tempo sarai di nuovo in
grado di affrontare un duello.”
“… e quando potranno cominciare questi allenamenti?”
chiese Smith.
“Anche domani mattina…” rispose Seraph.
L’Oracolo si sentiva che Smith non avrebbe più provato a
scappare.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Cominciarono giorni duri per Smith, dalla mattina alla
sera doveva allenarsi con Seraph. L’Angelo possedeva un Dojo, li i due potevano
allenarsi quanto volevano. Seraph era un maestro molto severo, non gli lasciava
un attimo di tregua. Smith, gia nei primi quattro giorni, riuscì a ricordarsi
di molte mosse che ormai credeva non sarebbe mai più riuscito a fare.
Cominciava a sentire di nuovo della forza dentro il suo corpo.
Gli allenamenti durarono più o meno due settimane, molto
poco perché Smith aveva solo bisogno di rinfrescarsi la memoria. Ogni notte
Smith pensava a che cosa stesse succedendo dentro di lui, mai avrebbe pensato
che si sarebbe unito all’Oracolo per aiutare quella bambina. Ogni notte Smith
tornava stanco morto, si buttava sul divano e dormiva profondamente sino al
mattino dopo, all’Oracolo faceva quasi tenerezza.
Non sognava. Non sognava mai nulla. I sogni riflettono le
emozioni e le paure che si provano. Ma Smith, come macchina, respingeva tutto
questo. Voleva evitare di farsi prendere da queste cose. Tutti i nuovi
programmi creati sanno parlare d’amore, non lo possono provare, ma ne possono
parlare, l’importante è l’interazione che la parola comporta.
Smith non era un programma vecchio, ma stando tutto quel
tempo a contatto con gli umani aveva imparato ad odiare, ad odiare in modo
notevole, volendo avrebbe potuto provare amore, ma era lui a non voler provare
queste emozioni, le aveva sempre respinte.
Quando ha accettato di aiutare l’Oracolo non l’ha fatto
per amore, o avere la pace, come farebbe un umano, l’ha fatto semplicemente
perché sapeva di dover un favore all’Oracolo. E l’unica cosa di cui ora ha
paura è diventare come loro. Ma Ormai sapeva che niente sarebbe andato come
prima.
L’Oracolo per la prima volta era in difficoltà mai prima
d’ora non era riuscita a vedere dentro qualcuno, ma per Smith così è stato,
l’Oracolo non riusciva a vedere al di là di quegl’occhi blu, era come se lui
non volesse di proposito mostrare quello che sentiva.
“Si Seraph, sta mattina mi ha ancora minacciato, ha detto
che la sua pazienza sta per finire… O gli do i miei occhi o ucciderà Sati…”
Disse l’Oracolo a Seraph.
“Non si preoccupi, oggi verrà Morpheus, e Smith è tornato
a essere forte… Oggi pomeriggio daremo al Merovingio ciò che si merita” disse
Seraph.
Smith intanto era in salotto seduto sul divano con lo
sguardo fisso, pensando.
Sarebbe morto ancora? O la sua nuova forza lo avrebbe
fatto trionfare?
Intanto la sua attenzione venne attratta da un vaso posato
su una mensola, voleva ancora sentire della forza dentro di lui. Guardò il vaso
e lo colpì violentemente con un destro, il vaso si frantumò rumorosamente e
cadde per terra attirando l’attenzione di Seraph e l’Oracolo.
“Che cosa stai facendo?” Chiese Seraph affacciandosi dalla
cucina.
Smith aveva un’espressione in volto come di un’immensa
soddisfazione, si voltò verso di Seraph, sorrise “…Chiedo scusa!”
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Arrivò pomeriggio. Sati andò in salotto e portò dei
biscotti che poggiò sul tavolino di vetro, Smith la osservava dall’altra parte
della stanza cercando di capire perché un bambino poteva essere tanto
importante, stando alle parole dell’Oracolo.
Smith vedeva il bambino, come anche ogni altro essere
umano, una cosa fragile e debole non degna di vivere. E continuava anche a
chiedersi perché dovesse rischiare la vita per un bambino.
“Ne vuoi qualcuno?” chiese sorridente Sati.
Smith per pensare ad altro accettò. Si sedette sul divano
e prese un biscotto.
“Mi fa molto piacere che ti piacciono…” disse la piccola.
“…Te l’ha insegnato l’Oracolo a farli, vero?” Chiese Smith
finendo il biscotto.
“Gia, lei è bravissima… Mi insegna tante cose… Perché lei
sa tutto”
“Lei non sa tutto…” Sussurrò Smith mangiando un altro
biscotto. Sati pote appena sentirlo “Hai detto qualcosa?” Chiese la piccola “No
niente…” Disse lui.
In quel momento suonò il campanello, si sentì l’Oracolo
dal corridoio “Ah! Questo deve essere Morpheus!” Aprì la porta e lo fece
entrare.
“Sei stato puntuale!” Disse lei sorridendo.
“Seraph mi ha spiegato tutto…” Disse Morpheus.
Quando arrivò di fronte al salotto vide Smith seduto che
faceva finta di niente accanto alla piccola Sati. Morpheus strinse i pugni e
guardò l’Oracolo in cerca di una risposta.
“Lo vedo che sei molto preoccupato e pieno di dubbi” disse
l’Oracolo “ma fidati… fidati di me… fidati di lui.”
“Oracolo, spero solo che non ti stia sbagliando…”
“non mi sbaglio, ne sono certa” disse l’Oracolo sapendo di
citare una vecchia frase di Morpheus.
Smith si alzò dal divano e andò verso di loro. Guardò
Morpheus “Ora abbiamo lo stesso scopo” disse Smith, dopo di che senza guardare
in faccia nessuno diede una pacca sulla spalla a Morpheus e uscì dalla porta di
ingresso aspettando nel lungo corridoio l’arrivo di Seraph e Morpheus.
Seraph lo raggiunse fuori dalla porta e lo avvertì che
prima di andare dal Merovingio sarebbero dovuti passare dal suo Dojo, Mentre
l’Oracolo trattenne qualche secondo Morpheus all’ingresso.
Seraph fece strada al trio verso il Dojo. Arrivati lì, li
invitò ad entrare.
“Dovremo far rifornimento di armi prima di andare dal
Merovingio”disse Seraph.
C’era un grande tavolo pieno di armi in mezzo alla stanza,
si avvicinarono. Morpheus prese un gruppo di Ingram, tante cartucce e una
Catana, Seraph invece un gruppo di pistole 9000 S con qualche cartuccia e un
grappolo di Flash Bang per stordire gli avversari, le sue pistole si
mimetizzano bene sotto la sua pesante giacca da chimono bianco. Smith prese
soltanto la sua solita Desert Eagle e qualche cartuccia.
“Cosa fai Smith, prendi più armi! Ti possono servire per
gli scontri…” gli disse Seraph.
“Io mi affido solo a lei!” disse Smith soffiando dentro la
canna e infilandola lungo la fondina sotto la giacca.
“… e comunque non dovresti cambiarti di abito? Insomma,
sei vestito come un agente, la gente del Club Hell si potrebbe insospettire…”
puntualizzò Morpheus.
“Io rimango vestito così. Se si insospettiscono un colpo
di pistola e il gioco è fatto, e comunque il mio vestito e sicuramente più
comodo e leggero dei vostri.” Disse Smith tirando fuori dal taschino il suo
paio di occhiali. “Voi lì ci siete già stati una volta ad andargli a fare una
visita, giusto?” disse mentre si infilava gli occhiali.
“Si, quando Neo era intrappolato nella stazione del treno,
anche lì ha provato a ricattarci chiedendoci gli occhi dell’Oracolo. Ma tu come
fai a saperlo?” Chiese Seraph.
“…Sono stato anche il Merovingio io” disse Smith
sorridendo “non credete che sia gia preparato a una visita come la nostra dopo
quella che già gli avete fatto in precedenza?”
“Si, le sue difese sono aumentate dopo quella volta, ed è
per questo che ci siamo allenati bene… ci sarà da sudare parecchio…” disse
Morpheus.
“…dovremo fare attenzione soprattutto ai Gemelli fantasma,
li ha ricreati” continuò Seraph.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Arrivati di fronte al Club Hell, parcheggiarono l’auto li
affianco in caso di necessità, scesero e si avviarono con passo lento e deciso
uno di fianco all’altro verso l’entrata del Night Club. Qualche guardia di
turno fuori dall’ingresso si accorse di loro e riconobbe Seraph.
“Ancora tu! Maledetto questa volta sei morto!” Disse una
delle guardie tirando fuori una pistola, e anche gli altri fecero altrettanto.
Mentre le guardie cominciarono a sparare, Smith si lanciò
dietro una colonna e anche Morpheus dalla parte opposta, mentre Seraph rotolo
dietro un’auto parcheggiata lì sotto. Le guardie si divisero per prenderli.
Una delle guardie avvistò Morpheus dietro una colonna e
gli corse incontro con una pistola, Morpheus fece una capriola all’indietro
tirando un calcio alla mano della guardia facendogli volare la pistola, dopo di
che lo afferrò a un braccio e gli tirò una ginocchiata sulle costole, gliele
ruppe e rotolò al suolo.
Un’ altra guardia vide Seraph dietro un auto e cominciò a
spararvi sopra, dalla macchina cominciò a uscire carburante, Seraph se ne
accorse e si allontano senza farsi vedere, la macchina esplose. Tutto il
parcheggio venne investito da un grosso nuvolone di fumo nero, vedere era
impossibile.
Due guardie una vicino all’altra cercavano di trovare gli
intrusi, Seraph ne afferrò una al collo da dietro e glielo spezzò, l’altra
guardia si accorse di lui e comincio a sparare, Seraph usò come scudo il
cadavere della guardia appena uccisa e attese che finì tutte le munizioni, dopo
di che lanciò per terra il cadavere, prese la pistola e con qualche colpo
uccise anche l’altra guardia.
Un’ultima guardia cercava gli intrusi con passo cauto e
lento guardandosi in torno temendo qualche imboscata. Quando passò vicino a una
colonna sentì una voce alle spalle “Salve” quando la guardia si girò trovo una
Desert Eagle puntata in mezzo ai suoi occhi, Smith premette il grilletto, e il
colpo echeggiò per tutto il parcheggio.
I tre si riunirono in mezzo al parcheggio e sentirono una
voce affaticata “ mandate gli altri… urgh…avvisate il Merovingio…ci sono
intrusi…” I tre si accorsero che uno delle guardie era ancora vivo, Morpheus
prese uno dei suoi Ingram e lo finì “Credevo di averlo ucciso…”disse.
“Maledizione, ora sanno che siamo qui… dobbiamo cercare
una strada alternativa, non possiamo passare per l’ascensore principale.” Disse
Seraph.
“Proviamo per le scale di emergenza, no?” Suggerì Smith.
“Troppo rischioso…” disse Morpheus.
“Gia, ma è l’unica via d’accesso. Dobbiamo provarci.”
Concluse Seraph.
I tre trovarono le scale, Morpheus con un calcio ne buttò
giù la porta. Così le salirono molto lentamente, ma alcune guardie del
Merovingio si erano posizionate anche lì, così Seraph lanciò uno dei suoi Flash
Bang per stordirle.
Il Flash Bang esplose emanando una luce bianca fortissima,
e a Smith per un momento si bloccò il corpo, il colore di quella luce e la sua
intensità gli avevano ricordato la stessa luce che lo uccise, ebbe paura, i
suoi muscoli non gli rispondevano più.
Passò quel secondo, la luce si spense, e le guardie erano
accecate, così Morpheus ne approfittò e con un colpo di Catana fece volare via
le loro pistole. Smith avrebbe dovuto finirli, ma cadde con le ginocchia per
terra e si mise le mani in testa cominciando ad agitarsi.
Seraph si accorse che Smith non stava bene, così prese le
sue 9000 S e sparò uccidendo tutto il gruppo di guardie. Dopo di che Seraph si
lanciò da Smith cercando di capire che stava succedendo, mentre Morpheus per
orgoglio lo osservava a qualche metro di distanza.
“Ehi Smith! Che cos’hai? Forza rispondi, che ti prende?”
Domandava l’Angelo.
Smith nascondendo il viso con le mani comincio a tremare e
a rotolare per terra. Urlava. Seraph non riusciva a capire cosa gli stesse
succedendo “NOOO!….. urgh…NON DI NUOVO… per favore noo…” urlava.
Morpheus riuscì a capire “La sua morte Seraph” gli
ricordò.
“Maledizione, il Flash Bang!” si accorse Seraph “forse era
troppo presto per farlo combattere , dopo tutto e da poco che si è risvegliato
dalla sua morte, forse era troppo presto.”
Smith intanto non smetteva di agitarsi. Seraph allora
cercò di afferrarlo per i polsi per toglierli le mani dal viso e
tranquillizzarlo. Quando ci riuscì con un po’ di forza notò che Smith si girava
dalla parte opposta chiudendo gli occhi. Gli fu chiaro il motivo di tale
comportamento quando si accorse di pezzi di codice che sgorgavano dai suoi
occhi.
Lacrime. Smith stava piangendo. E per di più si vergognava
a mostrarsi in quello stato. Un programma è in grado di piangere? Il pianto può
essere causato da molte cose: dolore, tristezza, rabbia, gioia, paura… Tutto
questo è generato però dall’emozione… e l’emozione è una cosa umana.
Smith continuava a pensare a quel dolore immenso causato
da quella luce, chiedeva pietà, non voleva più sentire un dolore simile, il
dolore di morte. Credeva di trovarsi ancora una volta nel buio, solo, solo in
tutta quell’immensa oscurità. E lui lì in mezzo senza occhiali, senza vestiti,
senza nulla, per ricominciare ancora da capo.
Le lacrime provengono dal Mainframe, questo vuol dire che
il Mainframe sa che in qualche occasione possono essere usate, il che porta
alla conclusione che il Mainframe sa che i programmi, cercando di agire come
gli esseri umanipossono tuttavia
essere contagiati dalle emozioni, e quindi essere programmi che agiscono,
pensano e in qualche occasione provare emozioni come gli umani.
“Apri gli occhi e guardami” gli ordinò Seraph con tono
deciso.
Smith restò con la testa dalla parte opposta.
“Ti ho detto guardami!” Ordinò Seraph stringendo i polsi
di Smith.
“Cosa c’è da vedere nei miei occhi? Ormai io non sono più
io. Sono un vigliacco. Cosa c’è da vedere nei miei occhi se non menzogne?”
singhiozzò.
L’Angelo lo fece alzare, lo guardò dritto in quegli occhi
blu lucidi di quei pezzi di codice “Non devi più avere paura , come puoi lottare
per ottenere ciò che vuoi se non combatti?”
Smith si ricordò che una frase simile gliela disse
l’Oracolo.
“Ora hai uno scopo da servire Smith, hai un motivo per
andare avanti… tutti e tre assieme arriveremo al Merovingio e gli faremo capire
chi comanda… Noi dobbiamo proteggere l’Oracolo e Sati… Non scordarlo.”
Morpheus si avvicinò a Smith e gli porse i suoi occhiali.
Smith guardò per terra, fece un respiro profondo e se li riprese “Già… siamo
qui per loro.”Si mise gli occhiali.
“Forza, raggiungiamo la porta d’ingresso del locale” disse
Morpheus.
I tre corsero su per le scale.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
In cima alla scala c’era una porta con un cartello che
indicava il nome del locale. Seraph la sfondò e trovò il locale pieno di
guardie, mentre il Merovingio li guardava da in fondo al locale.
“Ooh! Bienvenu! Chi non muore si rivede, eh Seraph? Credi
di riuscire a concludere qualcosa venendo qui a uccidere i miei uomini?” Chiese
il Merovingio.
“Noi siamo qui per conto dell’Oracolo, noi la proteggiamo,
e proteggiamo anche la piccola, tu non le toccherai, altrimenti non solo i tuoi
uomini, ma anche tu morirai.” Rispose Seraph.
Il Merovingio si accorse che accanto a Morpheus non c’era
Trinity ma qualcun altro, e quel qualcun altro era Smith, e il Merovingio lo
conosceva, conosceva la sua potenza soprattutto quando irruppe nella sua stanza
per impossessarsi di lui.
“ Quelle bonne surprise! Tu, Seraph, l’Angelo, ti sei
fatto accompagnare da Smith, l’Angelo Caduto… complimenti, proprio un bel
trio!” Disse con fare ironico il Merovingio “ come mai ora l’Angelo Caduto si
mette dalla parte degli angeli?”
“Perché così ho scelto, Merovingio. Ti ho già sconfitto
una volta, e lo farò di nuovo se necessario.” Disse Smith.
“Quant’è stupido il mondo! Comunque ora mi sono davvero
scocciato di voi, forza guardie, fateli fuori” Ordinò il Merovingio.
Tutte la guardie presero le loro armi e cominciarono a far
esplodere colpi, Seraph, Morpheus e Smith si nascosero dietro le colonne.
Seraph cercò di raggiungere il Merovingio che stava scappando, ma dal pavimento
uscirono due sagome trasparenti verdastre, erano i gemelli fantasma. E
bloccarono la strada a Seraph.
“Tu non vai da nessuna parte” disse un gemello.
Intanto Smith e Morpheus se la stavano vedendo contro le
guardie. Smith uscì da dietro la colonna e le guardie cominciarono a sparare,
ma nel codice di Smith era scritto sul codice di un agente e quindi riuscì
facilmente a schivare le pallottole, Morpheus intanto approfittò della
distrazione delle guardie per colpirne un paio alle spalle.
Morpheus prese la sua Catana e cominciò a combattere
contro le guardie rimanenti, mentre Smith raggiunge Seraph al piano superiore
per aiutarlo. Seraph era in netta difficoltà contro i gemelli, Smith fece
bilanciare la situazione.
I Gemelli erano impossibili da colpire perché non appena
provi ad attaccarli si smaterializzano.
Questi utilizzano come arma degli affilati rasoi, con
molta destrezza. Diventavano davvero temibili quando ti attaccavano con essi.
Con abilità e velocità nei movimenti sia Smith che Seraph riuscivano comunque a
non farsi colpire, cercando, nel frattempo, di sparargli, ma con scarso
successo.
Morpheus rubò una bomba a uno dei cadaveri delle guardie e
raggiunse i suoi compagni al piano superiore. Seraph e Smith cercavano un modo
per riuscire a ucciderli. Quando Morpheus li raggiunse Smith si accorse della
sua bomba, così gli venne un’idea.
“Forza Seraph, spara un Flash Bang, adesso!!” Urlò Smith.
Seraph intuì il piano di Smith e ne fece brillare uno. I
gemelli furono colti impreparati e quella luce bianca che li accecò.Smith prese di mano la bomba a Morpheus, la
strinse forte “Che ti serva di lezione Merovingio, noi siamo angeli custodi,
gli angeli custodi dell’Oracolo” dopo di che staccò la spoletta e gettò la
bomba in mezzo al locale.
“La finestra!” Urlò Seraph.
I tre corsero verso la finestra e spiccarono un lungo
salto che li fece passare attraverso il vetro, mentre la bomba rotolando
esplose formando una grande nuvola di fuoco che distruggeva tutto ciò che gli
era in torno, quando i gemellise ne
accorsero furono già investiti in pieno. Smith, Seraph e Morpheus atterrarono
sulla strada e sui loro corpi cadde una pioggia di pezzi di detriti e vetri.
“Ora che gli abbiamo distrutto il locale, le guardie e i
gemelli penso che abbia capito” disse Morpheus.
“In caso dia ancora problemi ci penseremo noi, dico bene
Smith?” disse Seraph.
Smith sorrise.
Si diressero verso la macchina e presero la strada verso
casa, ma Morpheus doveva tornare nel mondo reale così si fermarono vicino a un
telefono pubblico e questo cominciò a squillare. Prima che potesse alzare la
cornetta gli si avvicino Smith che gli porse la mano, Morpheus sorrise e gliela
strinse. Dopo di che scomparve dentro i fili del telefono.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Smith e Seraph tornarono a casa dell’Oracolo. L’Oracolo
aprì la porta sorridendo perché lei sapeva come era finito lo scontro, ed era
orgogliosa di avere Smith come altro angelo custode. L’Oracolo li fece
accomodare in salotto, lei aveva raccontato tutto a Sati.
L’Oracolo li ringraziò, era contenta che ora Smith avesse
chiaro il suo futuro prima incerto. Aveva bilanciato se stesso e ora non aveva
più dubbi, perché aveva trovato la pace interiore. E quando si sedette sul
divano, la bambina uscì dalla sua camera e corse per raggiungerli, si fermò
davanti alla porta del salotto, era felice che loro combattessero per lei e
l’Oracolo.
Ma più di tutto era felice che Smith era cambiato, ora lui
non era più l’uomo in nero nascosto nell’ombra, era l’uomo in nero illuminato
dal sole. Sati si avvicinò a Smith e lo guardò, lui si accorse che Sati le era
vicino, si girò “stai bene?” gli chiese.
“Grazie mille, signor Smith, grazie mille…”disse la
piccola, e dopo un grande sorriso lo abbracciò.
Smith non era molto esperto in fatto di abbracci
affettuosi o situazioni romantiche ed era la prima volta che qualcuno si
comportava così con lui, quando Sati lo abbracciò arrossì e guardò l’Oracolo in
cerca d’aiuto, lei si mise a ridere, Seraph fece lo stesso.
Arrivò notte, e lui non riusciva a dormire, era sdraiato
sul divano, allora decise di alzarsi e andare in cucina per sedersi un po’.
Quando si sedette notò che il cielo era illuminato, fuori c’era una grande luna
piena, si alzò e si diresse verso la finestra. Li vicino al davanzale appoggiò
gli occhiali per vederla meglio. La luna gli faceva gli occhi di un blu
intenso, e lui si sentiva bene.
Si girò e vide che sul tavolo era poggiato un lungo
coltello, si avvicinò e lo afferrò. Lo accarezzò, era molto affilato.
Si ricordò di ciò che gli disse Sati a proposito dei suoi
occhi, si ricordò del suo abbraccio, si ricordò i sorrisi e la dolcezza
dell’Oracolo, si ricordò la pazienza e la determinazione di Seraph, e si
ricordò che quello era lui, era lui che era riuscito a guadagnarsi la fiducia
di tutta quella gente. E a lui andava bene così.
Alzò lo sguardo e mirò i suoi occhiali, tirò violentemente
il coltello e li colpì in pieno. Il coltello si conficcò nel mobile, mentre gli
occhiali caddero per terra in frantumi. Perché doveva oscurarli? Aveva gli
occhi blu, blu come il cielo soleggiato che avrebbe illuminato il suo futuro.
Erano passati parecchi mesi da quando Morpheus, Seraph e
Smith sconfissero gli uomini del Merovingio, e da allora non aveva più provato
a minacciare l’Oracolo. Il Merovingio temeva che Smith si potesse ancora
impossessare di lui, ma lui non sapeva che Smith non aveva più quei poteri.
Erano giorni felici quelli, e ormai Smith aveva imparato a
convivere con quella gente, quella gente lo accettava, e ormai non avevano più
paura di lui. Questo lo rendeva felice.
In particolar modo aveva fatto molta amicizia con la
piccola Sati. Ormai non più Seraph, ma Smith a occuparsi di lei. L’accompagnava
a scuola, la portava a passeggiare, e Sati gli era molto affezionato.
Seraph quasi ogni pomeriggio era nel suo Dojo, e spesso si
sfidava con Smith, la cosa che stupiva Seraph era il fatto che Smith non finiva
mai di essere più forte, non aveva un limite, a differenza degli altri
programmi.
Qualche volta invitavano anche Morpheus per qualche sfida,
e anche lui si accorse di qualche cambiamento nella forza di Smith “Ormai non
riesco più a batterti! Fino a qualche tempo fa eri tu a non riuscire a battere
me, come diavolo hai fatto a diventare così?” gli chiedeva Morpheus.
“Non capisco, così come? Non mi sento cambiato, anche se
mi sono accorto anche io che miglioro ogni volta che combatto….Saranno i
biscotti dell’Oracolo?” ironizzò Smith.
“I programmi come te dovrebbero avere un limite in fatto
di forza fisica e velocità, non puoi superare i limiti…” disse Seraph.
“…e perché no?”
“Perché tu sei parte di Matrix, e come tale devi
rispettare le sue regole…” concluse Seraph dando un’occhiata sia a Smith che a
Morpheus.
“Quando il Signor Anderson mi ha liberato ho superato
anche io, come lui, le leggi di Matrix…” ricordò Smith.
“Gia, ma ora non sei più libero, Matrix ti possiede
ancora.” Disse Seraph.
“Comunque sia non m’importa, sto bene così, se succede
vuol dire che è possibile.” Disse Smith uscendo dal Dojo.
Seraph guardò Morpheus “credi che Smith possa essere…”
“Non lo so, ma l’Oracolo può rispondere a questa domanda”
Disse Morpheus dirigendosi verso l’uscita del Dojo.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Smith, arrivato a casa dell’Oracolo, si sedette sul divano
in salotto, qualcosa lo turbava, le parole di Seraph e Morpheus l’avevano
confuso, che cosa stava mai diventando da sorprenderli tanto?
L’Oracolo non badò a Smith, era in cucina a fare da
mangiare, Sati usci dalla sua stanza e corse incontro a Smith, lo abbracciò, ma
vide che Smith non era molto allegro quell’oggi. “Che cos’hai signor Smith?
Oggi non sei felice, ti hanno fatto del male?” chiese la piccola preoccupata.
Gli faceva uno strano piacere quando qualcuno si
preoccupava per lui, e come Sati, nessuno mai l’ha fatto sentire in quel modo.
“…io, ti sembro strano?” chiese alla piccola.
“strano? In che senso?”
“voglio dire, ti sembro diverso da prima?” voleva un suo
parere.
“… forse sei diventato più amichevole con tutti noi, e sei
diventato sempre più gentile… il tuo carattere è cambiato, penso che tu ora sia
più umano” disse Sati sorridente mentre si sedeva vicino a lui.
Quando sentì l’ultima frase gli si blocco il respiro, lui?
Più umano? Com’è possibile? Aveva bisogno di prendere un po’ d’aria. Si alzò
dal divano a chiuse di fretta la porta di casa. L’Oracolo si affacciò dalla
cucina “dove sta andando?”
“…io… non volevo offenderlo… non gli ho detto nulla di
male…” Sati cominciò a piangere.
L’Oracolo, ignara di quello che stava succedendo, si
sedette vicino a Sati “ Che hai tesoro? Perché stai piangendo?” chiese
dolcemente accarezzandola al viso.
“Il signor Smith mi hai chiesto se lo trovavo diverso
ultimamente… io gli ho risposto che mi sembra più umano… dopo si è alzato, non
mi ha neanche guardata ed è uscito… ora è arrabbiato con me per quello che gli
ho detto…non voglio che sia arrabbiato con me, gli voglio bene…” disse la
piccola singhiozzando.
“…suvvia Sati, non piangere, lui non c’è l’ha con te… è un
po’ strano Smith, lui quando era cattivo odiava gli umani, si è solo spaventato
quando gli hai detto che lui si comporta come loro… stai tranquilla, lui non se
la prenderebbe mai con te…” la confortò l’Oracolo.
“come fai a dirlo?”
“l’ho osservato nei momenti in cui stavate insieme, lui
tiene a te più di quanto immagini, si fida di te… crede più a te che a
me…”disse sorridendo “credo che sia un
po’ confuso ora… avrà bisogno di chiarirsi le idee…”
Intanto Smith arrivò al parco dove portava sempre la
piccola a giocare, si sedette su una panchina. Pensava. “Umano”, questa parola
gli è sempre suonata male. Effettivamente era cambiato molto di carattere, e
pensare che lui aveva paura a diventare così, ma non ne ebbe fino a quando
qualcuno non glielo fece notare.
Era più forte fisicamente, non aveva un limite, lui
l’aveva gia superato. Anche se tutta quella forza lo faceva stare bene. Era
confuso. Decise che un colloquio con l’Oracolo lo avrebbe aiutato.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
“capisci Oracolo, è troppo forte per essere un programma…
ha anche superato la forza di Morpheus, e anche la mia” disse l’Angelo.
“Me ne ha gia parlato Sati, a anche io me ne sono accorto
che lui è cambiato, ma è cambiato in positivo…non ti devi preoccupare.” Disse
l’Oracolo mentre si accese una sigaretta.
“Ma, non vorrei che… magari se supera ancora il limite
riacquisterà il potere che aveva un tempo…”
“no, non preoccuparti, lui non vuole più fare del male a
nessuno… lui presto verrà da me e mi chiederà delle risposte.” Sorrise lei.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Smith era ancora seduto su quella panchina, era pomeriggio
ormai. Voleva provare a superare davvero il limite, come una volta. Si mise in
piedi e chiuse gli occhi. Strinse i pugni. Piegò leggermente le ginocchia e
spiccò il volo. Quando aprì gli occhi si trovò a quasi cento metri dal suolo.
Non poteva crederci, stava galleggiando tra le nuvole, era
al culmine della felicità, stava volando, poteva di nuovo volare, scoppiò a
ridere.
Cominciò a volare a una velocità elevatissima tra i
palazzi di quella città, voleva riuscire a volare più velocemente di quanto
abbia mai fatto. Si fermò a raccogliere le forze per provare a superare la sua
velocità. Quando si sentì pronto si diede una grande spinta. La sua velocità
era pari a quella di un proiettile.
Non gli bastava, era troppo eccitato per volersi fermare,
provò ad aumentare ancora la velocità, ma appena ci provò si fermò il tempo
davanti a lui, improvvisamente i palazzi scomparvero, lettere verdi
cominciarono a uscire dal suolo, non capiva che stava succedendo.
Era bloccato, ma a lui non piaceva quella situazione,
provò allora a muoversi, provò con tutte le sue forze a muoversi, e quando
riuscì a sconfiggere quella forza sconosciuta e a muovere, anche se a
rallentatore, le gambe, improvvisamente tutte quelle lettere verdi scomparvero.
Per un momento tutto rosso, non vide altro che rosso, si
accorse di non essere più dentro Matrix, quella non era Matrix, e quello non
era lui, era diverso, era completamente ricoperto di fili, collegati al suo
corpo, non aveva abiti, era nudo. Non appena si agitò in quello strano liquido,
cercando di uscire, dei lacci lo afferrarono per le braccia e lo
immobilizzarono.
Dopo di che il nulla, il liquido rosso scomparve, e quando
Smith riprese conoscenza si accorse che stava cadendo, provò a cercare di
rimettersi in volo per evitare la caduta, ma era ormai inevitabile, non aveva
più forze, chiuse gli occhi e cadde al suolo violentemente, rotolando per
parecchi metri.
Quando riaprì gli occhi si trovò tanta gente attorno a
lui, che lo fissava, era caduto nel centro di una strada. Quando si rimise in
piedi e si sistemò la cravatta la gente lo guardò in modo strano “non si muova,
abbiamo chiamato un ambulanza, è un miracolo che sia ancora vivo dopo quella
caduta!Come fa a stare ancora in piedi?” disse uno.
Smith non badò a quegl’esseri così inconsapevoli della
verità, si fece strada tra di loro e corse via tra lo stupore generale delle
persone. Aveva assolutamente bisogno di parlare con l’Oracolo. Arrivato davanti
al palazzo vide un donna all’ interno, vestita in pelle nera, attillata, una
giacca che le arrivava ai fianchi e un paio di occhiali rettangolari neri.
Quella donna lo incuriosì molto, ma in quel momento aveva
cose più importanti a cui pensare. Arrivato davanti all’appartamento
dell’Oracolo bussò, alla porta si presentò Morpheus. Si salutarono, e Smith gli
chiese che ci faceva dall’Oracolo.
“Voglio ricostruire il mio equipaggio, sono passato
dall’Oracolo per farle conoscere Era!” disse soddisfatto.
“Era? Forse era quella donna che ho visto qua sotto” disse
Smith.
“bene, allora è arrivata” estrasse dalla tasca della lunga
giacca il suo cellulare “puoi salire” dopo di che rimise il cellulare nella
tasca.
L’Oracolo vide che Smith era rientrato a casa “dov’eri
finito? Ci hai fatto tutti spaventare, e hai fatto pure piangere Sati, dopo
andrai in camera sua e ti scuserai con lei!” disse con tono deciso.
“…Oracolo, ho bisogno di parlarti… è urgente” disse Smith
a bassa voce.
“Non ti preoccupare, c’è tempo, ora devo conoscere Era”
sorrise l’Oracolo.
In quel momento bussarono la porta, Era era arrivata.
Quando Morpheus aprì la porta la presentò “Questa è Era, il nuovo membro del
mio equipaggio!” “sei tu l’Oracolo?” chiese lei, aveva un voce dolce e
tranquilla. “Si, lui è Smith, uno dei nostri angeli custodi”
Era tese la mano verso di Smith per presentarsi, e quando
gliela strinse Era si accorse che la mano di Smith era fredda “sei un
programma?” gli chiese. “…si.” Disse lui cercando di vedere attraverso i suoi
occhiali.
“Era, entra pure dentro la mia cucina, così potrò
conoscerti meglio…” disse l’Oracolo.
Era lasciò Smith e Morpheus in salotto. “Sai Morheus,
penso che ho ancore molte cose da capire…”gli confessò Smith.
“E per questo che vuoi parlare con l’Oracolo?” chiese lui.
“si, sono certo che avrà delle buone risposte alle mie
domande…”
Passarono parecchi minuti, ed Era uscì dalla cucina dell’Oracolo.
Morpheus si scusò con Smith perché era di fretta, Era salutò sia Smith che
l’Oracolo. Ora che erano andati via Smith poteva avere finalmente delle
risposte.
“Coraggio Smith, andiamo in cucina, sto finendo di
preparare i biscotti, così mi parlerai dei tuoi problemi” disse lei.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
“allora? Che ti è preso quest’oggi?”domandò l’Oracolo.
“Mi sento strano, non capisco che mi succede, sono
cambiato… voglio sapere che mi prende” disse guardandola indaffarata ai
fornelli.
“è vero che sei cambiato, ma è quello che hai voluto anche
tu, non ti ricordi cosa ti dissi quando Morpheus ti buttò sul tavolino? Ti
dissi che se avessi dato loro la tua fiducia tutto sarebbe andato meglio… e tu
hai seguito il mio consiglio”
“…gia, sono stato
io… ma se lo voluto io perché mi sento così?”
“Sei un tipo orgoglioso, tu. Non avresti mai immaginato
che uno come te sarebbe cambiato tanto, ma devi accettarle come sono le cose,
così starai meglio con te stesso.” Disse l’Oracolo togliendo i biscotti dal
forno.
“ …Voglio anche sapere come mai posso riuscire ancora a
superare i miei limiti, se davvero sono sotto sorveglianza del Mainframe,
perché mi stanno permettendo di superare il limite”
“Mi dispiace, ma è un'altra persona ad avere la risposta a
questa domanda.” Disse l’Oracolo poggiando il vassoio coi biscotti sul tavolo.
“Come sarebbe a dire un’altra persona, chi?” chiese
incuriosito.
“…L’Architetto”
“L’Architetto? Come può avere lui la risposta alla mia
domanda?”
“Tu sei stato creato da lui, gli agenti sono stati creati
da lui, quindi lui è l’unico in grado di dirti chi sei e cosa ti succede, solo
lui.” Disse l’Oracolo invitandolo a prendere qualche biscotto.
Smith ne prese “E come faccio ad arrivarci?” chiese.
“Seraph, Morpheus e Era possono accompagnarti da lui,
conoscono la strada.”
L’Oracolo ordinò a Seraph di avvisare Morpheus e Era che
domani avrebbero accompagnato Smith dall’Architetto.
Arrivò notte. Smith non aveva sonno. Aveva troppe domande
che gli giravano in testa. Si era pure scordato di chiedere scusa a Sati. Si
alzò dal divano e andò verso camera sua. Quando entrò vide che dormiva, allora
si sedette su una sedia nella stanza. Sati alzò la testa “non hai sonno?”
“Scusa… pensavo che dormivi, ti ho svegliato?” chiese
Smith.
“no, anche io non riesco a dormire…”
“come mai?”
“ho paura di averti offeso, sei arrabbiato con me, e a me
dispiace tanto” gli confessò la piccola.
“Ma cosa dici? In non sono arrabbiato con te… infatti
volevo chiederti scusa per come mi sono comportato…”
“Quindinon sei
arrabbiato con me?” sorrise la piccola.
“no, sta tranquilla…” la piccola uscì dal letto e corse
verso di lui ad abbracciarlo.
“devi capire che ci sono anche dei giorni in cui non tutto
va bene… e forse anche domani sarà uno di quei giorni…”
“io e l’Oracolo ti aiuteremo nei momenti più bui” disse
guardandolo.
“Sei così piccola, eppure mi sembra che tu riesca a
capirmi più di lei… io sono ormai adulto, mi chiedo come mai mi trovo così a
mio agio con te, che sei così piccola” chiese a se stesso.
“Tu non hai una donna a cui vuoi bene?” chiese la piccola
per sapere qualcosa di più su di lui.
“…Una donna? A cui voglio bene?…no, e sinceramente non ne
ho l’interesse.” Disse sorpreso di quella domanda.
“sai, te l’ho chiesto perché tu mi ricordi tanto il mio
papà, lui ha chiesto a l’Oracolo di prendersi cura di me perché così non sarei
più stata in pericolo… Tu sei come il mio papà, ti comporti come lui quando sei
con me… allora ho pensato che forse tu avessi una donna, e forse anche dei figli…”
disse la piccola.
“No… anche se ormai sono abbastanza cresciutello, comunque
è abbastanza tardino, e meglio che dormi”
“va bene, ci vediamo domani, buona notte”
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Il mattino dopo, quando Smith entrò in cucina vide Sati
che era gia lì, evidentemente si era svegliata prima di lui. L’Oracolo fece uno
strano sorrisetto quando lo vide, e lui non capì cosa aveva da sorridere in
quel modo.
“Sati, tesoro, devo parlare con Smith, vai da Seraph…”
disse dolcemente l’Oracolo.
Sati usci dalla cucina lasciando i due da soli.
“ a quanto pare non smetti di stupirmi…”
“ma di che parli? Non capisco…”
“Sati mi ha detto della vostra conversazione… a quanto
pare ti sei molto affezionato a lei, nevvero?” chiese sorridente.
“Io? Affezionato? Ma che sciocchezze vai dicendo? Io non
sono il tipo che si fa prendere dai sentimenti…” disse Smith cercando una
valida giustificazione.
“Sono o no l’Oracolo? Ormai l’ho capito, sai? E poi hai
provato un sacco si sentimenti umani in questi anni, perché non potresti
affezionarti a qualcuno?”
“Perché è solo una debolezza l’amore… non è cosa con cui
voglio avere a che fare” disse deciso.
“purtroppo, come programma, non puoi conoscere l’amore,
quindi mi spieghi come potresti mai accorgertene se lo provi o no?”
Smith la fissò in silenzio, non sapeva che dirle.
“Rassegnati Smith, non continuare a cercare di sfuggire
alla verità, tu non sei più quello che eri, non avere paura delle conseguenze
che portano i sentimenti, e poi sei anche adulto, voglio dire, alla tua età
potresti benissimo essere padre, per quale motivo pensi che tu le dedichi tante
attenzioni?”
“Che cosa vuoi insinuare?” disse un po’ innervosito Smith.
“Tu hai capito cosa intendo dire Smith… e presto ti
accorgerai che avere una donna al proprio fianco non è una cosa così negativa
come pensi… devi solo capirlo, e l’Architetto ti aiuterà…”
Smith non voleva farsi condizionare dalle sue parole, è
lui che decide cosa fare e cosa non, cosa provare e cosa non, è lui che decide
per se stesso.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Arrivò pomeriggio, e Smith aspettava che Morpheus ed Era
si presentassero a casa dell’Oracolo, Seraph si presentò in salotto “sei
pronto? Aspettiamoli giù nella via…” I due scesero lungo le scale a arrivarono
il strada, da lontano Smith avvistò l’auto di Morpheus. Stavano arrivando.
Dall’auto scesero sia Era che Morpheus, Seraph li avvisò
che non era lontano da lì, e che la macchina non era necessaria, così Morpheus
la parcheggiò nella via.
“a quanto pare non ti bastano le risposte dell’Oracolo,
eh?” Disse Era guardando Smith.
“… l’Oracolo non sa proprio tutto…” disse sorridendo Smith
“spero che l’Architetto possa fermare la mia sete di domande!”
I Quattro camminarono lungo una viuzza, era un vicolo
cieco, solo una piccola porta davanti a loro, Seraph prese un paio di chiavi e
l’aprì, improvvisamente si trovarono in un lungo corridoio pieno di porte,
porte che portano ovunque.
“Queste sono le Back Doors… le conosco” si ricordò Smith.
“E da una di queste porte che potrai avere accesso allo
studio dell’Architetto.” Disse Seraph.
Dopo una lunga camminata Seraph si fermò davanti a una
porta, infilò la chiave lungo la serratura e l’aprì, invitò il gruppo ad
entrarci. Chiusa la porta si trovarono in un luogo buio, pieno di travi di
legno. Al di la delle travi un porta bianca. Smith chiese a Seraph ed Era di
attenderlo fuori, mentre chiese a Morpheus di accompagnarlo.
Smith infilò la chiave nella serratura di quella porta, e
improvvisamente sia lui che Morpheus vennero investiti da una luce intensa. E
Dopo quel bagliore Entrambi si trovarono in mezzo a una stanza le cui pareti
erano coperte di schermi, solo una poltrona davanti a loro, quando la poltrona
si girò mostrò l’Architetto che vi era seduto sopra.
“Salve ragazzi, non mi aspettavo una vostra visita, posso
sapere perché siete qui?” Chiese l’Architetto.
Smith prese la parola “l’Oracolo mi ha detto che tu
avresti potuto rispondere alle mie domande…”
“Smith… gia, tu hai avuto un’ultima possibilità di
rimanere in vita, e da quanto vedo, l’hai sfruttata bene… parla, che cosa vuoi
sapere?”
“Voglio sapere perché posso superare ancora i limiti, non
mi era più possibile”
“I tuoi limiti? Li hai potuti superare perché il Mainframe
ritiene che non userai più quei poteri per scopi tutt’altro che benevoli…
altrimenti, se così farai, il Mainframe procederà con la tua cancellazione, per
sempre.”
“Va bene, ma come si spiega quella visione, non appena ho
provato a sfidare i miei limiti ho avuto una strana visione, mi sono visto in
mezzo a un liquido rossastro, ero pieno di fili, erano collegati nel mio corpo,
e quando ho provato a uscirne dei lacci mi hanno tenuto fermo…”
Morpheus cominciò a capire e si voltò per guardarlo, era
sorpreso. L’Architetto invece si accinse a spiegare.
“Credo che tu debba sapere una cosa ora, devi sapere che a
voi agenti vi ho creati mediante l’uso di esseri umani…”
Smith e Morpheus erano confusi “Come?”
“Gli agenti sono esseri umani, esseri umani proprio come
te Morpheus. Ma Matrix segue delle regole, ed è per questo che gli agenti hanno
una forza limitata. Un agente riesce a giungere alla verità in casi rari Smith,
casi rari come il tuo”
“E quali sono questi casi?” Chiese Smith . Sia lui che
Morpheus erano increduli davanti alle parole dell’Architetto.
“Gli umani che riescono a percepire Matrix possiedono una
grande sensibilità e curiosità, mentre gli agenti, come te Smith, sanno già
cos’è, ma in casi rari un agente non accetta la sua schiavitù, può succedere
che un agente non accetti di dover osservare delle regole per poi dopo essere
eliminato, quindi può ribellarsi e anche lui superare i limiti, pur non essendo
liberato come un umano gli agenti come te possono superare comunque le regole
di Matrix”
continuò il discorso “Quando hai voluto superare te stesso
sei addirittura riuscito a vedere al di la di Matrix, questo succede raramente,
sei riuscito a vedere cosa sei veramente”
“E cioè?”
“uno schiavo, come gli altri esseri umani, perché anche tu
lo sei, solo che non te l’ha mai detto nessuno, quando noi creiamo gli agenti gli
cancelliamo i sentimenti umani per non farli diventare deboli, ma se un agente
resta molto a contatto con gli umani può tuttavia ricordarsi di tali emozioni.”
Smith era rimasto paralizzato da tali parole, e neanche
Morpheus ci crebbe . Smith umano? Chi l’avrebbe mai pensato…
“Ma allora dimmi, perché quando possedevo i miei vecchi
poteri non è mai successo nulla di simile?”
“Abbastanza semplice da capire, hai odiato Neo a tal punto
da non avere spazio per altro nella testa. Mentre ora che sei insieme all’Oracolo
e ai suoi compagni hai capito cose che non hai mai capito, come l’amore e
l’amicizia”
Smith cadde con le ginocchia per terra, mai si sarebbe
aspettato simili risposte, lui che ha sempre odiato gli umani scopre di esserlo
lui stesso, e aveva appena scoperto che li odiava perché gli era stato
ordinato.
Morpheus voleva capirci di più “e può essere liberato come
gli altri uomini?”
“Certo…se lui lo vorrà” disse con un mezzo sorriso.
Morpheus aiutò Smith ad alzarsi, e vide che i suoi occhi
erano fissi sul pavimento “Dopo ti farò una proposta Smith…” gli disse
Morpheus, ma Smith non alzò lo sguardo.
Smith e Morpheus si diressero verso la porta per uscire da
quella stanza, l’Architetto li seguì con lo sguardo. Smith gli tirò uno sguardo
mentre aprì la porta, una volta fuori videro Era e Seraph che erano ancora li
ad aspettarli.
Dopo alcuni minuti di spiegazione sia Seraph che Era erano
increduli a ciò che Morpheus gli stava dicendo.
“Adesso mi spiego i tuoi comportamenti” disse Seraph
guardando Smith.
“Voglio chiederti una cosa Smith…” disse Morpheus, Smith
alzò lo sguardo per ascoltarlo.
“Te la sentiresti di unirti al mio equipaggio? Potremo
avere bisogno di uno come te” disse sorridendo.
Riguardò il pavimento “Non lo so… Come posso saperlo? ho
le idee così confuse…”
“non ti preoccupare, prenditi pure il tempo che ti serve,
e quando deciderai di ritornare a essere ciò che sei veramente basta che me lo
fai sapere, ora hai bisogno di riposo.”
Il gruppo fece ritorno dall’Oracolo, e lei ormai sapeva
cos’ era successo, ma non riuscì a trovare le parole. Smith si buttò sul divano
e si addormentò, rimase li un giorno intero, senza muoversi, senza parlare.
Sati era molto preoccupata ma l’Oracolo la rassicurò dicendogli che in questi
giorni stava solo attraversando un momento difficile, e che aveva bisogno di
tempo per riflettere.
Smith pensava che era già stato nel mondo reale,
sottoforma di Bane, sapeva cosa lo attendeva, non era per quello che ora si
sentiva in quel modo, si sentiva così perché era stato preso in giro. Lui
credeva di essere solo un programma, ma in realtà anche lui era un essere umano,
odiava gli umani, ma gliel’hanno solo fatto credere.
E stato manipolato come un burattino, come anche gli altri
umani, sapessero anche gli altri agenti cosa sono in realtà, solo degli schiavi
la cui energia viene succhiata per tenere in vita quelle dannate macchine.
Smith voleva cercare un modo di vendicarsi, voleva fargliela pagare. Cominciò a
tener presente la proposta di Morpheus.
I Feel Like Human… parte due “un’altra nuova vita”
I Feel Like Human… parte
due “un’altra nuova vita”
Smith decise di alzarsi e affrontare ciò che gli
aspettava, andò in cucina e ci trovò l’Oracolo “Tu… tu sai io cosa sono vero?”
gli chiese.
“Ora l’ho capito Smith, figurati che neanche io sapevo che
voi agenti siete stati costruiti sugli esseri umani… purtroppo certe cose sono
più segrete di altre, non penso si sappia… Quindi non odiare gli umani, perché
ti è solo stato detto di farlo, contro la tua volontà…”
“ma allora cosa mi consigli di fare… devo tornare a essere
ciò che sono veramente?” chiese incrociando le braccia.
“Io credo che sia l’unica cosa saggia che tu possa fare,
tu non sei un programma, sei un umano, devi essere libero, proprio come gli
altri, smettila di permettere alle macchine di usarti, devi essere libero…” si
avvicinò a lui.
“libero… mi piacerebbe esserlo, in fondo non lo sono mai
stato… Anche se per poco tempo, l’ho vista Zion, li potrò essere felice?”
L’Oracolo gli mise una mano sulla spalla e lo guardo
dritto negli occhi “credimi, lo sarai più laggiù che qua… devi avere coraggio…”
Seraph chiamò Morpheus per avvertirlo che Smith aveva
accettato la sua proposta e ora si sentiva pronto per tornare a essere come gli
altri.
Mentre Smith attendeva sul divano che Morpheus arrivasse
si presentò in salotto Sati “l’Oracolo mi ha detto che oggi pomeriggio te ne
andrai…” disse tristemente.
“Gia…” disse guardando altrove.
“…perché te ne vai? Perché? Non eri felice qui con noi?”
la piccola gli si avvicinò.
“…Siete stati tutti davvero gentili, con me. Spero solo di
trovarmi bene dove dovrò andare… sta tranquilla, tornerò a trovarvi… e quando
qualcuno vi infastidirà vi proteggerò ancora” disse sorridendo.
Seraph si affacciò nel salotto “Coraggio Smith, ci stanno
aspettando qui sotto, dobbiamo andare”
Smith abbracciò la bambina e la salutò, poi dalla cucina
uscì anche l’Oracolo “mi raccomando Smith…”
Smith gli era molto grato “Grazie… per tutto quello che
hai fatto per me, spero di non essere stato di troppo disturbo”
“Ma figurati, ci hai protette insieme a Seraph, spero di
rivederti, buona fortuna” disse sorridendo.
Smith e Seraph scesero al pian terreno e salirono nella
macchina, dove Morpheus ed Era li aspettavano, Smith era molto agitato.
Era mise una mano sopra la sua, ed era fredda “non essere
agitato, pensa che tra poco non sarai più sotto la prigionia di qualcuno” Smith
guardò fuori dal finestrino.
La macchina si fermò davanti al vecchio Motel Hearts,
abbandonato. Morpheus fece strada nei neri meandri di quel posto ed entrarono
in un appartamento. C’erano strane apparecchiature li dentro. Morpheus lo
invitò a sedersi in una vecchia poltrona.
Dopo gli porse una pillola rossa “e questa a che mi
serve?” chiese Smith.
“Questa pillola ci permetterà di localizzarti quando sarai
in Matrix” Smith la ingoiò, dopo di che gli si avvicinò la donna.
Era gli sbottonò il polsino e gli attaccò alcuni aggeggi
per misurare i battiti cardiaci o cose del genere, lui non ne aveva la minima
idea di cosa gli stessero facendo,quando si voltò vide uno specchio, era rotto, ma improvvisamente le
crepe scomparvero. Smith provò a toccarlo.
Vide che la sua mano poteva entrarci, Morpheus mentre lo
osservava incuriosito da quello strano specchio cominciò a usare quegli
apparecchi elettronici, e anche Era. Smith provò a oltrepassare lo specchio e
improvvisamente una sostanza fredda si fece strada lungo il suo corpo oscurando
tutto.
Quando si svegliò si trovò ancora immerso in quel liquido
rossastro, ma questa volta non era una visione, si alzò, rompendo una disgustosa
membrana gelatinosa, non capiva dov’èra, intorno a lui solo baccelli rossi.
Improvvisamente una macchina piombò dal cielo e,
afferrandolo per il collo, gli staccò dal corpo i tanti cavi, un’apertura
dentro in suo baccello fece scivolare via tutto il liquido, e anche Smith, che
scivolò in uno scuro tunnel per dei metri e infine finire inghiottito da scure
acque, prima di perdere i sensi si ricordò di alcune luci nel cielo e poi si
sentì tirare da esse, via da quelle fredde acque.
Quando riprese conoscenza trovò Morpheus ed Era che lo
guardavano “Come ti senti?”gli chiese lui. Smith provò ad alzarsi, era diverso,
non aveva i suoi vecchi vestiti, aveva una vecchia maglia un po’ stracciata,
dei pantaloni con qualche pezza e degli stivali, quando tirò su la manica vide
che era coperto di buchi, e anche i suoi capelli erano diversi, erano molto
corti, e notò chedietro la testa aveva
un grosso buco.
Smith non era poi così sorpreso, in fondo era già stato
Bane, ma ora quello era lui, non qualcun altro. “sono nella tua nave?” chiese
Smith.
“Si, benvenuto. Riposi da qualche giorno, ti abbiamo
ricostruito i muscoli perché non li hai mai usati per tutta la vita.
Solitamente non possiamo liberare gente che ha superato una certa età, perché
non vuole rifiutare il passato, ma tu sei già stato qui, quindi non avresti
avuto problemi… come ti senti?”
“abbastanza bene…quanti siamo su questa nave?” chiese
Smith sbirciando fuori dalla sua stanza.
“Io, te, Era e Link, il nostro operatore, vieni! Te lo
faccio conoscere.” Morpheus gli fece strada.
Link conosceva Smith, e un tempo lo ha temuto, ma Morpheus
lo aveva tranquillizzato, non avrebbe causato problemi, gli aveva raccontato
della volta in cui lui, Seraph e Smith combatterono per l’Oracolo. Link era
piuttosto amichevole e si presentò con allegria a Smith.
“stiamo facendo un giro in queste condutture, ogni nave ha
il compito di controllare una certa zona per un certo periodo di tempo, domani
saremo di ritorno a Zion…” gli disse Morpheus.
“forse ti conviene tornare a riposare…” gli disse Era.
Smith tornò in camera sua, e pensava alle differenze di quel posto con Matrix,
non aveva tanto sonno, si sedette per terra a riflettere un po’… si toccò le
braccia e il viso, quella era carne vera, non era codice verde, sta volta no .
Si sentiva sollevato.
Era notte fonda ed Era era di guardia a controllare il
codice di Matrix. Era era una bella donna, capelli corti, castani chiari e
occhi verdi chiari. Molto solare, ma quando era il Matrix cambiava totalmente
aspetto, in Matrix tutti cambiano aspetto, nel mondo reale la gente è più
umana.
Smith uscì dalla sua stanza e raggiunse quella in cui
c’era Era, si sedette vicino a lei “Non riposi? Le energie ti possono servire.”
Gli disse la premurosa donna. “Non ho tanto sonno… sarà il cambiamento d’aria?
Non saprei…” scherzò Smith.
“Ne hai di coraggio a ridere su queste cose!” rise Era.
“Sempre meglio che disperarsi inutilmente… e tu come mai
non sei a dormire?”
“Io, Morpheus e Link ci diamo i turni la notte per
controllare Matrix, e quando ti sarai ripreso anche tu dovrai fare i turni!”
“Sembra divertente! Da quanto tempo sei stata liberata
tu?”
“Avevo 16 anni, a 18 mi sono arruolata, e prima prestavo
servizio in un'altra nave, è strano sai…”
“Cosa?”
“Tu hai fatto disperare tutta Zion nel periodo della
guerra, e non posso crederci che ora tu sia dei nostri, è molto strana questa
cosa… gente come te non si ha da alleata molto spesso.” Disse sorridendo.
“Beh, almeno io sono una novità!” i due si misero a
ridere.
“Dai, cerca di farti venire sonno, potremo avere bisogno
di te domani…”
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Arrivò mattina, ma la luce non c’era, in quel mondo non
esiste la luce, Smith si alzò e andò a vedere che stavano facendo gli altri.
Morpheus era davanti ai computer vicino a Link ed Era.
“Ah, ti sei svegliato, dormito bene?” chiese Morpheus.
“Non tanto… dovrò abituarmi…”disse avvicinandosi.
“Oggi non rientriamo a Zion…” disse Era rivolta a Smith.
“Come mai?…”
“Zion ci ha avvertito che per problemi tecnici l’altra
nave non può partire, quindi restiamo un giorno in più… torniamo a Zion domani”
disse Link.
Smith si avvicinò a Morpheus “ Ehi, torneremo mai
dall’Oracolo e Sati?”
“Ma certo! Quando vorrai andare a trovarle basta che me lo
chiedi e darò il permesso a Link di connetterti.”
“A proposito, che ne dici di sceglierti degli abiti per
quando entrerai in Matrix? Anche delle armi magari…” gli consigliò Era.
Smith accettò, Morpheus lo invitò a sedersi su una vecchia
poltrona che gli bloccò i piedi, Morpheus gli mise una mano sulla fronte e gli
sorrise, dopo di che un ago entro violentemente nel buco posto dietro la testa
di Smith. Chiuse gli occhi. Quando li aprì si trovò in mezzo al bianco. Senza
vestiti, senza nulla.
Solo una voce. Era quella di Link. “che cosa vuoi che ti
carichi?” gli chiese.
“Una camicia bianca, un paio di pantaloni neri, una
cravatta, una giacca nera, dei gemelli dorati, calze e scarpe nere, una giacca
nera e infinei miei vecchi occhiali.”
In pochi secondi Smith si trovò addosso gli abiti da lui
richiesti “Ah già, dimenticavo, magari anche un ferma cravatta!” disse
sorridendo. Link premette qualche tasto e in un secondo Smith ebbe il suo ferma
cravatta. “Di armi che ti carico?”chiese Link.
“Ovviamente una Desert Eagle!” dopo di che Link lo avvertì
che il suo Io Digitale era stato salvato. Smith riaprì gli occhi e vide Era che
gli toglieva i lacci che gli tenevano bloccati i piedi, Smith si voltò verso
Morpheus e lui sorrise “Certo che non ti stacchi mai dalle tue vecchie vesti!”
“Ormai ci sono affezionato…” disse Smith sorridendo. Il
suono di una sirena richiamò l’attenzione di tutto l’equipaggio.
“Signore, siamo entrati in una delle zone proibite!” Urlò
Link a Morpheus.
“Maledizione, torna immediatamente indietro!” Gridò
Morpheus.
Smith era confuso, non sapeva. “Come mai tanta agitazione?
Che sono le zone proibite?” chiese a Era.
“Vedi, quando iniziò la pace tra noi e le macchine,
abbiamo imposto delle regole, noi non possiamo entrare nel loro territorio e
loro non possono entrare nel nostro, in caso uno entra nel territorio
avversario può succedere di tutto.” Spiegò Era.
Smith capì la gravità della situazione. Mentre Morpheus e
Link cercavano di far tornare indietro il Nabucchadnazzar, un forte lampo
venuto da fuori investì tutta la nave, spegnendo luci e motori, e facendola
precipitare al suolo. Link riscì ad aggrapparsi alla sua scrivania, mentre
Morpheus, Era e Smith finirono per terra.
Non era una bella situazione, se ne accorse tutto
l’equipaggio. Morpheus si rimise in piedi, mentre Smith aiutò ad alzare Era.
“Che succede Link?!” Urlò Morpheus.
“Maledizione signore, una tecnica di difesa delle
macchine, in caso un avversario entri nel loro territorio, viene disattivata
loro la nave… i comandi sono tutti fuori uso…”
“Maledette macchine… dobbiamo uscire di qui, potrebbero
scoprirci, e non so cosa potrebbe succedere, spero che la Logos ci trovi.”
Morpheus prese qualcuna di quelle armi che lanciano
elettricità e ne diede una a Link, a Smith e ad Era, prese anche alcune torcie,
dopo di che si allontanarono dalla loro nave, cercando un posto sicuro dove
ripararsi durante l’attesa per la Logos.
Morpheus trovò una grotta non lontano da lì, avrebbero
passato li la notte. Si sedettero e ognuno guardava altrove.
“Spero che la Logos ci trovi…” Disse Link guardando per
terra.
“Non ti preoccupare Link, si accorgeranno del nostro
ritardo e ci cercheranno…” lo tranquillizzò Morpheus.
Quando Era girò la testa vide Smith in un angolo, che si
teneva le ginocchia e guardava fuori dalla grotta, aveva lo sguardo fisso, un
po’ malinconico, lei provò ad avvicinarsi. Lui pensava. Erano cambiate così
tante cose, e ogni volta che ci pensava non poteva fare a meno di perdere
l’allegria.
Un forte bagliore che gli illuminò il viso lo spaventò,
facendolo girare di scatto. Era soltanto Era che gli aveva puntato la torcia in
faccia. “ oh! Scusami! Ti ho spaventato? Non volevo…” disse lei.
“No, è che ero sovra pensiero…” disse lui riprendendo la
stessa posizione in cui era prima e riprendendo a guardare fuori dalla grotta
con lo stesso sguardo. “Sei stanco?” gli chiese.
“No… ho riposato abbastanza, e poi ho dormito per tutti
quegli anni in quel baccello… come posso essere stanco?” sorrise.
“tu ci sei già stato a Zion?” gli chiese.
“A modo mio si!” rispose Smith.
“Ah si? E come hai fatto ?” chiese Era incuriosita.
“E’ una lunga storia…lascia perdere…” Smith riprese a
guardare ancora fuori dalla grotta. Era gli puntò ancora la pila sul viso, ma
lui non ci fece caso quella volta. Era girò leggermente la testa per poter
osservare meglio i suoi occhi, che con il buio assumevano un colore ancora più
intenso.
Smith si accorse di essere leggermente osservato, quando
si voltò si trovò faccia a faccia con Era, lei sorrise mentre lui fu colto da
un improvviso panico e si allontanò, raggiungendo Morpheus e Link poco più
avanti, mentre Era non capiva il motivo di una simile reazione “Che diavolo
aveva intenzione di fare?!” Era l’unica domanda che girava per la testa di
Smith in quel momento.
La stanchezza cominciava a farsi sentire, così si
sdraiarono e si addormentarono. Tutti tranne Smith, prese in mano la sua arma e
notò, specchiandosi, che i suoi capelli erano abbastanza corti. Non erano
lunghi come quando era in Matrix. Chissà quando gli sarebbero ricresciuti…
anche se a lui quel taglio non dispiaceva.
Si voltò verso gli altri, Link era di spalle, e anche
Morpheus, dormivano tutti profondamente, anche Era, che era poggiata a un masso
poco più avanti di loro. Si avvicinò ai suoi compagni e provò anche lui ad
addormentarsi.
Il mattino dopo il loro sonno fu troncato da un improvviso
rumore, come il rumore di un motore, era la Logos! Quando Morpheus, Link, Era e
Smith se ne accorsero gli corsero incontro, la Logos li avvistò. E li prese a
bordo.
“Allora, che è successo Morpheus? Come mai non siete
rientrati a Zion?” chiese Niobe, capitano della Logos.
“per sbaglio siamo entrati in una zona proibita e la
nostra nave è stata messa fuori uso… puoi riportarci a Zion?” gli chiese.
“Ma certo, vi stanno aspettando, va daremo un passaggio,
però non possiamo fare nulla per il Nabucchadnazzar, altrimenti anche la nostra
di nave potrebbe essere messa fuori uso…” disse lei.
Ghost, altro membro della Logos, fece strada
all’equipaggio del Nab, e li accompagnò nelle loro stanze, Morpheus fu ospitato
nella stanza di Niobe (perché i due sono tornati insieme), mentre Link dormì
nella stanza con Sparks, l’Operatore della Logos, perché i due erano molto
amici, mentre a Smith ed Era rimase l’ultima stanza. Ghost dovette fare i turni
per controllare Matrix, quella notte.
“Come si trova Smith con voi?” chiese Niobe a Morpheus.
“Non ha ancora preso piena confidenza con Link ed Era, ma
direi che per ora sta andando benissimo” gli rispose.
“Ha causato così tanti problemi quell’uomo, è incredibile che
ora sia dei nostri… non trovi?” disse sorridendo abbracciandolo.
“…Già” e la baciò.
Smith decise di sedersi per terra per far stare Era sul
letto, che aveva posto per una sola persona. Smith ne approfittò per fare
alcune note mentali sul suo nuovo futuro. Pensava a chissà come stava Sati, se
l’Oracolo continuava a preparare i suoi biscotti, se Seraph era nel suo Dojo…
Improvvisamente Era alzò la testa. “…credevo che tu stessi dormendo…” gli disse
Smith.
“no…” si alzò e lo invitò a sedersi un po’ sul letto “Su,
siediti qua, il pavimento non è molto comodo, e poi è freddo…” Smith si alzò e
si sedette vicino a lei, guardando altrove. Intanto pensava per quale maledetto
motivo dovesse condividere quella stanza con lei, lui non voleva avere nulla a
che fare con le donne, ne tanto meno con l’amore.
Lei cercava di vedere dentro quegli occhi, l’attraevano.
Ed era incuriosita dalla reazione avuta la scorsa notte quando si sono trovati
uno di fronte all’altra. C’era silenzio, non avevano ancora detto una parola,
Era volle rompere il ghiaccio “Sai, Morpheus era da parecchio che mi parlava di
te…”lo guardò.
Smith si voltò leggermente “…ah. Bene… e?”
“Mi ha detto che sei davvero molto forte, allora ho
pensato che magari un giorno, io e te, potremo sfidarci nel Dojo virtuale… sono
anche io molto forte sai?” sorrise.
“Accetto la sfida” sorrise Smith.“Hai parlato con l’Oracolo, vero?”
“Si… Il giorno in cui ti ho incontrato nel suo salotto.”
“Con te ha mai azzeccato le sue previsioni? A me quasi
mai…” sorrise.
“Con me invece ha proprio azzeccato…” lo guardò.
“cosa ti ha rivelato?” chiese Smith con incoscienza da
adolescente.
Per un attimo Era arrossì, e Smith non capiva cosa le
prendeva, e si chinò per osservarla meglio, lei si girò, alzò la mano e gli
accarezzò il viso, Smith si accorse di quel gesto e, allontanandosi, si sdraiò
di nuovo per terra, mostrandogli le spalle. A lei tutto questo faceva
sorridere, era un tipetto attraente, da scoprire. Smith intanto, visibilmente
imbarazzato, chiuse gli occhi per cercare di addormentarsi. Lui non si sarebbe
mai fatto prendere da queste cose, non lui.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Il mattino dopo arrivarono a Zion, e quando scesero dalla
Logos Smith si ricordò di quel porto. Un uomo li attendeva subito fuori da li,
era Lock “Morpheus! Che fine ha fatto il Nabucchadnazzar?!” urlò furioso.
“Per sbaglio siamo entrati in una delle zone proibite… un
loro sistema difensivo ci ha messi fuori uso” spiegò.
“Dannazione Morpheus! Che diavolo avevi intenzione di
fare?! Vuoi forse far tornare la guerra?!” urlò.
“Coraggio Lock, ora smettila” intervenne Niobe “per il
momento ospiteremo Morpheus e il suo equipaggio sulla Logos”
“Ad ogni modo il consiglio di Zion vi attende” dopo di che
Lock voltò loro le spalle e se ne andò.
Niobe salutò i membri del Nabucchadnazzar e si diresse
agli appartamenti insieme ai suoi compagni, mentre Morpheus, Smith, Era e Link
arrivarono al consiglio.
“Morpheus, abbiamo saputo del vostro incidente, noi
speriamo che nessuno del tuo equipaggio abbia subito danni” disse una donna del
consiglio.
“No consigliere, stiamo tutti bene, fortunatamente la
Logos ci ha trovati in fretta” sorrise Morpheus.
“Abbiamo anche saputo di un vostro nuovo membro… confermi
la notizia?” disse un altro.
“Si, confermo consigliere, e quest’uomo accanto a me, si
chiama Smith…” e Morpheus si girò verso di lui.
Smith si fece avanti “Si, sono io il nuovo membro”
“Non ti abbiamo mai visto a Zion, sei forse nuovo di qui?”
chiese uno del consiglio.
“Beh, diciamo di si…”
“Ma, Morpheus, è adulto! Come hai potuto liberare un
individuo in età adulta, sai che non puoi!” intervenne un altro.
“Si, ma consigliere, lui è diverso…” disse Morpheus.
“Cosa lo rende così diverso?” intervenne una donna.
“Era un agente” sorrise lui.
“Come?” il consiglio era sorpreso da tale notizia, e un
vociare corse tra di loro. “Non può essere un’agente, sono programmi!” disse
uno.
“Abbiamo fatto visita all’Architetto giorni fa… e lui ci
ha detto che gli agenti, a loro stessa insaputa, sono esseri umani, esseri
umani proprio come noi, consigliere”
“Ma com’è possibile?!” si chiedevano gli anziani. “Allora
lui non può stare qui! Può portare solo distruzione stando in mezzo a noi!”
intervenne uno.
“No consigliere, non è più l’agente Smith che conoscevamo,
ora è solo Smith, e ha combattuto insieme a me e Seraph contro il Merovingio
per proteggere l’Oracolo, ora è un angelo custode! Si fidi…” disse Morpheus.
“Come fai ad esserne sicuro?” chiese uno.
Era intervenne “Lui è buono, non procurerà più problemi,
ora è dei nostri! Vi prego consiglieri, fidatevi di lui, e di noi!”
I consiglieri si arresero “…va bene, e sotto la vostra
responsabilità, e tu giovanotto, vedi di non causare problemi, intesi?”
rivolgendosi a Smith.
“Ovviamente consiglieri” disse Smith sorridendo.
Il gruppo uscì fuori dal consiglio “Te la sei vista brutta
Smith, eh?” rise Link.
“…Gia, grazie ragazzi per essere intervenuti” disse lui.
“Ma figurati Smith, siamo una squadra, e siete il mio
equipaggio!” sorrise Morpheus. “Vieni, ti accompagno nella tua stanza… e vicina
alle nostre, così se avrai bisogno di qualcosa ti basta bussare alle nostre
porte, nella tua camera da letto c’è un computer dove puoi fare addestramenti
simulati o un finta Matrix dove, se vuoi, puoi passeggiare.” Disse Morpheus.
Smith entrò nella sua stanza, era illuminata da luci soft
ed era un bel posto tranquillo, Smith non badò a chiudere la porta e si sdraiò
sul letto… guardò il soffitto, tutto fatto con travi di ferro, pensò che la
gente in quel posto era capace di arrangiarsi. Non vedeva l’ora di tornare in
Matrix ed andare a trovare l’Oracolo con Sati, sentiva una strana emozione
quando pensava a Sati che non era li con lui, diventava un po’ triste, lui non
sapeva che emozione provasse, si potrebbe definire come “nostalgia”.
Cercò di non pensarci momentaneamente, e diede un’occhiata
al resto della sua casa, c’era un bagno e una cucina, si accorse di avere
qualche dolore allo stomaco, pensò fosse fame, quei dolori non li avvertì mai
quando era in Matrix, così si versò quella sostanza densa che sembra colla in
un piccolo piatto e mangiò, quella poltiglia la trovava disgustosa.
Adesso doveva abituarsi a vivere in mezzo a quella gente,
con così tanti odori, era un uomo normale ora, non un programma, gli serviva
tempo per abituarsi. Ma il tempo gli sarebbe stato d’aiuto, ancora una volta.
I Feel like Human… parte tre “l’uomo che non ha amato mai”
I Feel like Human… parte tre “l’uomo che non ha
amato mai”
Era da qualche ora sdraiato in quel letto, era felice
perché quello su cui stava sdraiato non era codice verde, ma un vero e soffice
letto caldo. Voltò lo sguardo e vide un computer sopra il suo letto, doveva
essere il computer per le simulazioni dei combattimenti, o la finta Matrix.
Decise che un salto in una finta Matrix lo avrebbe fatto stare meglio.
Schiacciò qualche pulsante e selezionò la finta matrice,
poi si infilò un piccolo cavo nel buco dietro la testa, chiuse gli occhi e
quando li riaprì, era in mezzo a una strada. Sembrava proprio la vera Matrix!
Non che Matrix fosse reale… Aveva i suoi abiti da agente ora, non più buchi e i
suoi amati occhiali. Fece un giro nei dintorni.
Salì in cima a un palazzo abbandonato dove si poteva
osservare un bel panorama, si sedette sul cornicione tenendosi un ginocchio e
osservava le persone che passavano sotto di lui, i palazzi di fronte e pensò,
con occhi sognanti, a quanto la tecnologia avesse fatto progressi.
Ormai si fece buio, era li seduto da parecchie ore, per
lui volarono via come il vento che gli accarezzava i capelli, in quella
terrazza, gli piaceva quel posto, era tutto così tranquillo, sorrise.
Improvvisamente si sentì toccare una spalla, e per poco
non cadde giù dalla terrazza dallo spavento. Era soltanto Era, col suo vestito
nero attillato e i suoi occhiali neri rettangolari, completamente diversa dal
mondo reale. “Ah, sei tu! Che ci fai qui?”
Si sedette vicino a lui “Hai lasciato la porta aperta,
volevo avvisarti, e poi ti ho visto sul letto e sul computer c’era selezionato
il programma ‘finta Matrix’, lo immaginavo che sentivi la mancanza di quel
posto…” lui continuò a osservare il panorama.
“E’ una bella veduta, non trovi? Guarda che bella luna
piena” sorrise Era.
Smith non ci aveva fatto caso. Era così luminosa. Così
attraente. Peccato che era finta.
“Come fai a trovare bella una cosa così finta?” chiese
Smith.
“Qui a Zion, nel mondo reale, non si può più osservare la
sua bellezza, il cielo è sempre tenebroso, quindi mi piace osservarla finta,
immaginando a chissà come sarà bella nella realtà, se gia finta è così
attraente” Era si tolse gli occhiali per osservarla meglio.
Smith diede un’occhiata ad Era, che era presa a fissare la
luna, e, per la prima volta si accorse che Era aveva un viso davvero carino,
aveva un bel paio di occhi verdi chiari che con la luce della luna diventavano
più intensi. Era si voltò e vide che Smith la stava guardando.
“Che c’è?” chiese lei.
“Assolutamente nulla…” si voltò imbarazzato dall’altra
parte.
Era allora gli si avvicinò di più e, lentamente, gli tolse
gli occhiali “Ma che fai?!” urlò in preda al panico, cercando di allontanarsi.
“Voglio solo guardarti, stai tranquillo!” allora Era lo
guardò dentro quegli occhi blu così intensi.
Peccato che Smith non capiva nulla di certe situazioni,
diciamo pure che era la prima volta che una donna si comportava così con lui.
Era un attraente dilettante. Improvvisamente gli vennero in testa le parole che
gli disse l’Oracolo “presto ti accorgerai che avere una donna al proprio fianco
non è una cosa così negativa come pensi” ma lui non voleva farsi condizionare
da simili smancerie. Sono solo inutili distrazioni.
“Era… em… cerca di capire, non penso di essere ciò che tu
cerchi…” disse un po’ in imbarazzo.
“Perché mi dici questo?” disse sorridendo “in fondo ti sto
solo osservando…non ho fatto nulla di male”.
“beh, io… io non… non capisco nulla di tutte queste cose,
lo so che sembro ridicolo… ma saranno almeno quaranta i miei anni, non lo so io
stesso, e in questi quarant’anni ho fatto l’agente e il Virus… non capisco
nulla di ciò che tu possa provare… perché non so neanche che sto provando io
stesso… mi…mi capisci?” chiese imbarazzato.
Voleva resistere sino all’ultimo, non voleva farsi
assolutamente coinvolgere dalle emozioni, in fondo è sempre riuscito a
respingerle, voleva riuscirci anche quella, ma è pur sempre un uomo…
“ti capisco abbastanza… ma sai che penso io?” disse lei.
“no, cosa?”
“che non puoi continuare a comportarti così… non te lo
dico con cattiveria, ma dimmi, non ti piacerebbe scoprire i lati di te stesso
che sono sempre stati nell’ombra?” disse assumendo un’espressione più seria.
“…………” Smith per un secondo la osservò in silenzio “è…. È
troppo”
“troppo cosa?”
“troppo complicato… adesso ho come un mattone piantato
nello stomaco che fra poco mi impedisce anche di parlare.”
Era si mise a ridere improvvisamente. E Smith, che stava
cercando di fare un discorso serio, gli chiese che diavolo ci trovasse di
divertente.
“Scusami Smith, scusa la mia risata. Ma almeno lo sai che
è un’emozione quella che provi?” disse sorridendo.
“…forse…” disse un po’ confuso.
“Si chiama agitazione, hai presente? Sai, magari se tu mi
dicessi cosa senti dentro di te io posso dirti cosa stai provando… ti va una
prova? tanto non c’è nessuno che ci disturba qui.” Disse sorridendo.
“Beh… ok” disse un po’ insicuro.
Era gli si avvicinò ancora di più, gli prese le mani, e
notò che erano calde, non più fredde, le scappò un sorriso. Con le mani allora
gli salì le braccia sino ad arrivare alle spalle, Smith non fece un solo
movimento, la guardò soltanto. Allora Era provò a sbottonargli la sua giacca
nera, la poggiò sul pavimento, e Smith ancora non fece una sola mossa, e
continuò a guardarla soltanto.
Smith la osservava in silenzio, si perse in quegli occhi
verdi, intanto Era gli tolse la cravatta e cominciò a sbottonargli la camicia,
e Smith ancora non fece una piega, quasi come se non fosse lì. Poggiata la
camicia per terra Smith rimase a torso nudo, Era si fermò ad osservarlo un
momento, aveva un fisico ben tenuto. Allora gli si avvicinò ancora un pochino
e, quando Smith si accorse che Era gli sfiorava il petto con le sue mani,
scosse un po’ la testa “calore…” disse.
“Scusa?” chiese lei fermandosi.
“Calore, sento caldo… e il cuore va più velocemente, che
vuol dire?” la guardò in attesa di una risposta.
Sorrise “ti sto stimolando, è un po’ imbarazzante da
spiegare…”Smith non riusciva a capire
che intendeva, e lei cercò di continuare il discorso “…credo solo che trovi
abbastanza piacevole ciò che faccio …”
“…è normale, vero?” chiese un po’ preoccupato.
Rise un momento “Ma certo che lo è! E’ l’unica emozione
che dimostra veramente che sei un essere umano, l’unica! Stai rilassato!”
“…perché è la prima volta che mi succede… volevo essere
sicuro” disse riprendendo a guardarla.
A Smith aumentava sia il battito che il calore ed Era
allora lo abbracciò.
“…posso sentire il tuo odore…” gli disse sottovoce Smith
“…ed è buono” continuò.
Era sentiva il respiro lento di Smith “l’Oracolo aveva
visto giusto…” rispose lei a bassa voce, e lo guardò negli occhi.
“cosa?”
“mi aveva detto che sarei riuscita ad innamorarmi
dell’unico uomo che non ha amato mai…”
“che non ha amato mai…” ripetè lui, lei gli si avvicinò al
viso e Smith provò a farsi trasportare da quella strana sensazione che aveva
cominciato ad ardere dentro di lui da quando ha guardato Era negli occhi “ora
che mi stai così vicina, perché se ti guardo negli occhi mi sento un po’ confuso?
Che vuol dire?” chiese ancora più incuriosito.
“ssst, chiudi gli occhi” gli fece lei dolcemente, lui
chiuse gli occhi “hai superato i tuoi timori” E lo baciò.
Nella testa di Smith ci fu solo disordine e confusione,
non era ancora in grado di gestire le sue emozioni, Smith sentiva sono il
calore e il suo cuore battere come mai ha fatto prima. “E’ questo l’amore?” si
chiedeva in mente. Cominciò a pensare che non era una cosa tanto brutta come
pensava, ora che lo provava come umano e non più come programma.
Era continuò a baciarlo, ancora, ancora e ancora. Si, lui
era molto impacciato, ma lei gli stava insegnando ad amare, e questo lo rendeva
felice, era la prima donna che gli confesso di essersi innamorata di lui, ed
era la prima volta che baciò una donna, una donna che lui cominciava a vedere
diversa da tutte le altre.
Smith non aveva mai toccato una donna in vita sua, così
provo ad abbracciarla, lei lo strinse ancora di più. E restarono lì,
abbracciati, tutta la notte, davanti a quella luna così luminosa e attraente.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
I mattino seguente, quando Smith si svegliò si accorse che
Era era ancora lì, vicino a lui, su quel letto, e lui gli stringeva la mano,
Smith pensò che non sentì mai una mano così morbida in vita sua, le sue erano
giganti a confronto. Gli piaceva osservarla mentre ancora dormiva, e pensò a
quel bel momento passato insieme su quel terrazzo. La magia del primo bacio? O
il sentirsi più umani che mai? Chi lo sa…
Smith appariva diverso nel mondo reale, dava un’impressione
totalmente diversa in abiti stracciati e capelli corti, lo facevano sembrare un
ragazzino indifeso, ma d’altronde lo sono tutti nel mondo reale. Era si svegliò
e vide il volto di Smith accanto al suo “ buon giorno…” disse lui.
“buon giorno” le rispose sorridendo “abbiamo passato tutta
la notte nel programma?”
“quasi, quando ti sei addormentata ho pensato che sarebbe
stato meglio ritornare… e quindi ho sconnesso entrambi, sai, il letto è più
comodo di un terrazzo per dormire”
“Hai fatto bene…” Era sorrise dolcemente e lo abbracciò.
“…Se vuoi puoi trasferirti qui…” disse Smith.
“Volentieri…” rispose sorridendo.
In quel momento qualcuno busso alla porta del loro
appartamento, Smith andò ad aprire, era Morpheus.
“Buon giorno Smith! Passo per sapere com’è andata questa
notte? Tutto tranquillo?” chiese amichevolmente. L’impressione che dava
Morpheus era di una madre premurosa.
“Si, direi a meraviglia” rise Smith. Mentre Morpheus notò
seduta sul letto Era.
“Ah! Capisco…” disse facendo un sorrisetto “beh, quando
hai tempo passa da me, ci organizziamo per andare a recuperare il
Nabucchadnazzar”
Smith chiuse la porta e tornò sul letto, da Era.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Qualche ora dopo sia Smith che Era si presentarono alla
porta di Morpheus. Lui li fece entrare e accomodare in cucina.
“Di cosa volevi parlarci Morpheus?” chiese Era.
“Qui a Zion potremmo avere bisogno del Nab, quindi Lock ha
chiesto chi delle navi ci avrebbe voluto accompagnare, e la Logos ha
accettato…” rispose.
“Si, ma come facciamo a rientrare nella zona senza mettere
fuori uso la nave? E come recuperiamo il Nab?” intervenne Smith.
“La Logos ha un gancio che può ancorare a un’altra nave,
fuori dalla zona possiamo cercare di ancorarla e trascinarla via da lì, ci
vorrà pazienza, ma se non facciamo troppo rumore tutto andrà bene” disse
Morpheus alzandosi dalla sedia “ora andiamo, ci aspettano al porto”
Il gruppo andò anche a chiamare Link, e tutti e quattro si
diressero verso il porto, dove Niobe, Ghost e Sparks li stavano aspettando.
“Forza Morpheus, siamo gia in ritardo” disse Niobe salendo
sulla Logos.
Dentro la nave Niobe e Morpheus si misero alla guida,
mentre Link e Sparks controllavano la matrice e Ghost, Smith ed Era
chiacchieravano in attesa di ordini. Improvvisamente una frenata brusca. Delle
seppie stavano passando, e fortunatamente non si accorsero di loro. La nave
riprese il tragitto.
Il viaggio sarebbe durato ancora parecchio, così Ghost,
Smith ed Era entrarono in uno degli addestramenti simulati di Sparks, per
passare un po’ il tempo. Il posto lo scelse Ghost, un giardino Zen, tanta
sabbia, piante e pietre.
Ghost sfidò Era. E Smith si sedette sopra uno degli enormi
sassi in quel giardino, a fare lo spettatore. Notò, mentre i due si
fronteggiavano, che Era era davvero molto veloce. Tra un calcio e l’altro Smith
si distrasse osservando i cerchi sulla sabbia che circondavano il sasso su cui
stava seduto, gli dava la sensazione che fossero cerchi nell’acqua. Gli dava
pace e tranquillità quel pensiero.
Un sasso che gli colpì le spalle lo svegliò dai suoi
pensieri, alzò lo sguardo e vide Era che aveva steso Ghost.
“Ti sto aspettando bell’addormentato! Ti va una sfida?”
disse Era ridendo.
Smith scese dal sasso e andò verso di lei. Era si mise in
allerta, Smith intanto non rallentò il passo. Quando Smith fu molto vicino ad
Era, lei fece un salto e gli tirò un calcio, lui senza il minimo sforzo lo
parò, allora Era partì all’attacco con una lunga serie di pugni, Smith li
schivò tutti. Ghost rimase sorpreso davanti alla sua velocità.
Era non riusciva a colpirlo, eppure era al massimo della
sua velocità. Smith le diede un leggero spintone, per non farle male, facendola
cadere col sedere per terra “Accidenti se sei veloce!” disse lei, Smith
sorrise.
Quando vide che Era si era rassegnata Smith si voltò per
andare a sedersi di nuovo sul suo sasso.
“Mai voltare le spalle all’avversario!” Urlò lei ridendo
saltandogli addosso alle spalle.
Smith, che non si accorse di nulla, cadde per terra con
Era sopra. “Ehi, non è corretto colpire alle spalle!” sorrise Smith.
A un certo punto suonò una sirena, Smith, Era e Ghost
furono riportati al mondo reale.
“Che succede?” chiesero Ghost ed Era.
“Ci siamo! Siamo vicini al Nab!” disse Niobe.
“Fermiamoci qua Niobe, siamo quasi dentro… rischiamo di
mettere fuori uso la Logos” disse Morpheus.
“Hai ragione… qualcuno di voi deve scendere ad attaccare
il gancio nel Nab…” disse Niobe guardando il resto dell’equipaggio.
“Posso farlo io” si propose Smith.
“benissimo, ma ti serve aiuto” rispose Niobe.
“Veniamo anche noi con te, Smith” Disse Era riferendosi
anche a Ghost.
Ghost, Era e Smith scesero dalla Logos e con cautela
entrarono nella zona delle macchine, Niobe fece scendere un lungo gancio con
tre prese. Ognuno di loro tre prese un gancio, ed Era, che conosceva meglio di
Smith e Ghost quella nave, gli indicò dove attaccare i tre gancetti. Ghost fece
segno a Niobe che i ganci erano attaccati, e lei fece segno di entrarci dentro.
Appena i tre entrarono dentro al Nab, Niobe la tirò su, e con cautela la fece
uscire dalla zona proibita.
Era si mise hai comandi, e vide che la nave si accese
automaticamente.
“Venite a vedere!” urlò Era ai due uomini.
“Che succede?” chiesero.
“I comandi si sono accesi automaticamente…”
“Evidentemente le navi rimangono fuori uso solo dentro le
zone delle macchine…” disse Ghost.
“Ti conviene spegnerla, ci sta pensando la Logos a
riportarci a Zion.” Disse Smith.
Appena Era si voltò vide un gruppo di sentinelle che
arrivavano a grande velocità verso il Nab, posto dietro alla Logos. Molto
probabilmente si erano accorti della loro presenza nella zona proibita.
“Oh no! Ci hanno visti!” Urlò Era impaurita.
“Dannazione, dobbiamo avvertire assolutamente la Logos!
Accendi di nuovo il Nab” urlò Ghost a Era.
Era riaccese la nave, e cercò di chiamare la Logos dalla
postazione di Link. Sparks rispose alla chiamata.
“Sparks, sono Era, siamo inseguiti da sentinelle, ci hanno
visti!” urlò.
Sparks avvisò Morpheus e Niobe.
“Digli di riaccendere la nave!” disse Morpheus.
“L’hanno gia fatto…” rispose Sparks.
“E allora digli di caricare l’iem!” disse Niobe.
Sparks riferì a Era ciò che aveva detto Niobe. Era chiuse
la chiamata e andò versò iem, per caricarlo. Intanto Niobe aumentò la velocità
della sua nave. Smith e Ghost corsero ad aiutare Era. Purtroppo l’iem non ne
voleva sapere di caricarsi, evidentemente la scarica elettrica che aveva
ricevuto la nave quando si era disattivata ha danneggiato anche l’iem.
Ghost, avendo il grado ufficiale più alto dei tre, ordinò
di andare a prendere le armi che lanciano elettricità. Mentre lui avrebbe
continuato a provare a caricare l’iem. Era e Smith salirono nelle loro stanze a
prendere le armi, c’è n’erano tre nella stanza di Era. Le sentinelle però
avevano cominciato a scavare e a distruggere il Nab.
Una sentinella fece crollare mezza della stanza in cui
Smith e Era si trovavano, impedendogli di uscire. Era era molto impaurita,
Smith provò a spostare le travi che bloccavano l’uscita, ma purtroppo erano
troppo pesanti, non avevano via di scampo.
Smith allora prese l’arma e si sedette per terra con le
spalle al muro, affianco al letto, e, vedendo che Era era molto spaventata,
pacatamente, la invitò a sedersi vicino a lui. Era si sedette affianco a lui, e
Smith, che con la destra teneva l’arma, con il braccio sinistro strinse Era.
Lei l’abbracciò, e, mentre quella sentinella stava man mano avvicinandosi alla
loro stanza, lei chiuse gli occhi. Poteva sentire il respiro di Smith, lento, e
il suo cuore, tranquillo, non batteva velocemente, Smith era assolutamente
tranquillo, e il suo senso di pace tranquillizzò anche Era.
Smith intanto era attento a controllare che una sentinella
non entrasse dal soffitto, stringeva l’arma da fuoco, pronto a sparare, non
avrebbe permesso a nessuno di far del male ad Era. La strinse ancora un po’ a
lui. Ghost intanto stava cercando un modo per far caricare l’iem, e cominciò a
preoccuparsi dei rumori che provenivano dalle stanze al piano di sopra e del
fatto che Smith ed Era non erano ancora tornati.
Dopo lunghi tentativi Ghost riuscì a far cominciare il
caricamento dell’iem. Ma l’iem richiede molti minuti prima di essere pronto, e
pregò che nulla potesse succedere a Smith ed Era nel frattempo.
“Tu li hai mai assaggiati i biscotti dell’Oracolo?” chiese
Smith sorridente a Era.
Era non capiva cosa centrasse un discorso simile in un
momento come quello e tra le lacrime rispose “..no…”
“Io li trovo molto buoni, sai? Ha insegnato a farli anche
alla piccola Sati… quando torneremo in Matrix le chiederò di fartene qualcuno…
e sono sicuro che ti piaceranno…” disse Smith continuando a sorridere, ma i
rumori si facevano più forti, una sentinella sarebbe entrata presto nella loro
stanza, e Era non smetteva di stringere Smith.
Ghost aspettava con impazienza la fine del caricamento
dell’iem. Un ultimo rumore si sentì nella stanza in cui Smith e Era erano
bloccati, Smith era pronto a sparare, una seppia si arrampicò nella loro
stanza, Smith si alzò in piedi, lasciando Era alle sua spalle per terra, la
seppia agitò i tentacoli, Smith impugnò l’arma, ed Era chiuse gli occhi.
Un rumore elettricoecheggiò per tutte le condutture del mondo reale.
….
….
….
Silenzio…
….
….
….
Ghost tirò un sospiro di sollievo, l’iem era riuscito a
caricarsi in tempo, le sentinelle erano tutte fuori uso. Pericolo scampato.
Smith lasciò cadere a terra l’arma da fuoco, non aveva sparato, perché l’iem
l’aveva anticipato, Smith si sedette ancora vicino ad Era, che riaprì gli
occhi, si sentì sollevata a vedere che quell’orrenda seppia era stesa, senza vita,
sul pavimento. Guardò Smith un po’ confusa.
“…Le passate sempre così le giornate?” chiese Smith
sorridendo. Era lo abbracciò.
Qualche minuto dopo Ghost riuscì a buttare giù le travi
per far uscire Smith e Era da quella stanza. Si, il Nab avrebbe avuto bisogno
di altre riparazioni. “Pretendo che ringraziate il mio tempismo!” scherzò Ghost
quando tirò fuori Smith e Era.
Le navi arrivarono a Zion. E il Nab fu subito portato a
riparare, Morpheus voleva che fosse pronto il prima possibile.
“Era, Ghost, Smith… tutto bene?” chiese Morpheus quando
scesero dalla nave.
“Ce la siamo vista brutta…” disse Era.
“Ehi Morpheus, quando potremo tornare dall’Oracolo?”
Chiese Smith.
“Appena le riparazioni saranno finite ci potrai tornare.”
Disse Morpheus “Ora andate a riposare”
Smith ed Era si diressero verso le loro stanze, anzi,
verso la loro stanza, Era ormai si era stabilita da Smith.
Arrivata sera, Smith stesse lì, sdraiato su quel letto a
pensare. Non riusciva ancora a darsi pace, non riusciva a scordare che si
presero gioco di lui, era stanco di aver dovuto ricominciare dall’inizio ben
quattro volte, non riusciva a perdonarli. L’hanno sempre sfruttato.
Smith voltò la testa versò Era, che stava dormendo,
accanto a lui, e pensò che, almeno in quest’altra vita, qualcuno tenne a lui
davvero… lui ha sempre avuto bisogno di questo tipo di affetto. Era era lì con
lui ora, non lo avrebbe lasciato, e lui non avrebbe permesso che qualcosa o
qualcuno gliel’avrebbe portata via. Non era più solo.
Passato qualche giorno Morpheus si ripresentò alla loro
porta “L’Oracolo attende”
Arrivati tutti dentro la nave Link connesse Smith, Era e
Morpheus. Arrivati alla porta dell’Oracolo Smith si sentì come se fosse tornato
a casa. Alla porta si presentò Seraph, che fu molto accogliente. I tre si
accomodarono in salotto, e Smith nel suo solito e amato divano. Mentre
aspettavano l’Oracolo Smith vide arrivare dal corridoio la piccola Sati, gli
occhi di Smith si illuminarono di gioia. Smith si alzò dal divano e la piccola
gli corse in contro. Smith la prese in braccio.
“Come stai piccola?” chiese lui molto contento.
“Sto benissimo grazie, e tu? Stai bene? Mi sei mancato
così tanto…” disse abbracciandolo.
“sto bene anche io…” Sati alzò la testa dalla spalla di
Smith e lo guardò. Smith non capiva. Sati alzò la mano e, dolcemente gli tolse
via gli occhiali “Ti avevo detto di non metterli…” disse Sati fingendosi
offesa.
“Oh… scusami” Smith li mise nel taschino. Sati lo guardò
meglio “sei felice”.
“Cosa?” chiese Smith.
“Ora sei felice” ripetè la piccola “sei felice più di
quando stavi con noi, lo leggo nei tuoi occhi” Satì sorrise. Smith fece
leggermente cenno di sì con la testa, sorridendo. L’Oracolo si sentì dalla
cucina “Smith, Era, entrate pure”
Smith appoggiò la piccola al pavimento e si diresse con
Era dentro la cucina. La solita cucina accogliente. E un buon odore di biscotti
ricordò a Smith il loro sapore. “quanto tempo Smith… ti trovo bene sai?” Smith
sorrise.
“Tenete…” disse l’Oracolo porgendo il vassoio con i
biscotti “servitevi pure…” Era esitò per un momento “suvvia Era prendili, li ho
fatti soprattutto per te. E poi Smith ti ha detto che mi avrebbe chiesto di
farteli assaggiare, non ricordi?”
Era si ricordò della frase di Smith mentre arrivavano le
seppie, così prese un biscotto, lo trovò molto buono. Così, uscì dalla cucina e
lasciò Smith e l’Oracolo da soli.
“Bravo Smith…hai superato ogni mia aspettativa, adesso
comprendi tutti i sentimenti, sento una grande gioia nel tuo cuore” disse
sorridente.
“Sei tu che mi hai indicato la via, ti ringrazio” disse
accennando un sorriso.
“sono qui per questo! Ti auguro tanta felicità con Era, è
un grandissima donna… spero solo che mi verrai a trovare ancora…”
Smith sorrise.
“Allora? Andiamo?” disse Morpheus. Smith ed Era si avviarono
verso la porta dopo di lui, Satì salutò Smith con la mano, e lui la guardò
felice. La porta dell’Oracolo si chiuse.
Smith capì molte cose che prima non riuscì mai a capire. I
sentimenti. Fortunatamente c’era Era al suo fianco. Smith non perdonerò mai il
Mainframe. Come mai non dissero mai niente agli agenti della loro vera natura?
Avevano forse paura? Evidentemente temevano che gli agenti potessero opporre
resistenza agli ordini, come fece Smith.
Smith vide che il mondo era ormai molto deserto, da quando
cominciò la resistenza quasi tutte le persone vennero liberate, ma non tutte
erano pronte, chiaramente. Smith sapeva che in Matrix, nascosti qua e là, ci
sono degli agenti, che non sanno cosa fare, dove andare. Ormai loro non hanno
più uno scopo, come successe a Smith.
E ora lui voleva trovare tutti questi agenti e liberarli,
voleva dare loro uno scopo: vendicarsi del Mainframe. Smith voleva giustizia,
una volta per tutte. Le macchine nel mondo reale, da quando superarono il
confine, cominciarono ad attaccare ancora Zion. Non poteva esistere pace tra
loro, il mondo e troppo piccolo per tutt’e due. O gli umani, o le macchine.
Le giornate trascorrevano abbastanza tranquillamente a
Zion, tranne, ogni tanto, quando qualche seppia si infiltrava a fare un po’ di
disordine, ma niente di grave. Le navi continuavano a fare i loro giri di
perlustrazione all’esterno della città, e, da quando le seppie avevano
cominciato ad attaccare di nuovo Zion, sia i giri che la potenza delle armi
nelle navi erano aumentati.
Era appena tornata la Icharus al porto, e il
Nabucchadnazzar si stava preparando ad affrontare un nuovo giro di guardia, per
qualche giorno sarebbe stato quell’equipaggio a controllare la situazione al di
fuori della loro città.
Ormai conosciamo molto bene i membri di quella nave,
Morpheus, il capitano, Link, l’operatore, Era, negli attacchi nemici, oltre che
essere una buona aiutante e anche un buon artigliere, e infine, l’ultimo
arrivato Smith, molto utile come artigliere e il più potente del gruppo
all’interno di Matrix.
Ormai erano passati parecchi mesi da quando fecero la loro
ultima visita all’Oracolo, perché per ora non erano ancora sorti dei dubbi nel
gruppo. In quei mesi il gruppo si era più unito, e c’era più confidenza anche
con Smith.
Anche il rapporto tra Era e Smith era diventato più
profondo, e lei era anche riuscita a insegnarli come due corpi possono
diventarne uno solo, se così si può definire una prima notte d’amore… Ma
sicuramente Smith ora era più umano di allora.
“Forza, salite a bordo. Ci aspetta una settimana di
sorveglianza, coraggio” gridò Morpheus da dentro la nave al resto
dell’equipaggio ancora fuori.
Mentre Era e Smith salirono a bordo Link si fermò qualche
secondo a salutare la sua donna, Zee, con un bacio, dopodiché salì anche lui.
Morpheus si mise ai comandi, Era nel posto accanto al suo, mentre Link e Smith
si misero alle torrette nel caso incontrassero qualche seppia.
“Vedo che ora sei completamente a tuo agio a Zion…”
cominciò a chiacchierare Link.
“…ormai mi sono abituato” disse lui.
“L’Oracolo riesce a fare miracoli con tutti… mi piacerebbe
conoscerla…” disse Link guardando altrove.
“…perché non ci vai?” disse Smith.
“Essendo nato a Zion non ho buchi come te, e quindi non mi
è possibile connettermi, tutti noi operatori siamo puri figli di Zion.” Gli
rispose.
“capisco…comunque hai proprio ragione, l’Oracolo fa
miracoli…” disse Smith andando in camera sua.
Si sdraiò sul letto a pensare un po’, dei dubbi
cominciavano a formarsi nella sua mente. Forse, dopo parecchi mesi sarebbe
stato il caso di rincontrare l’Oracolo. Passata qualche ora Era entrò in camera
di Smith, elo vide sdraiato sul letto.
Lei si sdraiò accanto a lui.
“Cos’hai? Non ti ho visto con Link…” chiese gentilmente.
“Stavo solo pensando un po’…” rispose lui.
“Ultimamente ti vedo un po’ pensieroso, c’è forse qualche
problema?” chiese.
“…tutti quegli agenti in Matrix… sono comunque esseri
umani… devo assolutamente vedere l’Oracolo” disse lui voltandosi per guardarla.
“chiedi a Morpheus di farti entrare…”
Smith e Era si diressero da Morpheus “capitano…ho il
permesso di entrare in Matrix?” chiese lui.
“come mai devi entrarci?” chiese Morpheus mentre
controllava i tunnel al di fuori della nave.
“Ho bisogno di consultare l’Oracolo” gli rispose.
“…adesso?!”
“si…” disse Smith diventando più serio.
Morpheus lo guardò “…d’accordo, entra pure”
“grazie capitano!” rispose Smith correndo da Link.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
In pochi istanti Smith fu connesso all’interno della
matrice. Si guardò un momento intorno a se per orientarsi, si sentiva felice di
rivedere quel posto. Era in mezzo a un grande vialone affollato, la gente gli
sfiorava le spalle. Cominciò a camminare verso la casa dell’Oracolo, non molto
distante da lì. Lui sapeva che l’Oracolo era sicuramente a conoscenza della sua
visita. Non vedeva l’ora di rivedere Sati.
Salì le scale del grande palazzo in cui lei abitava e si
trovò di fronte alla porta del suo appartamento. Fece un respiro profondo e
bussò. Seraph aprì la porta. “Smith!…” esclamò.
“Buon giorno Seraph… e da parecchio tempo che non ci
vedevamo… tutto a posto?” chiese Smith molto cordialmente.
“Si, ma non mi aspettavo una tua visita…”
“evidentemente l’Oracolo ha voluto farvi una sorpresa!”
disse sorridendo “dov’è Sati?”
“è in camera sua… vai pure a trovarla”
Smith si infilò gli occhiali nel taschino e camminò verso
la sua stanza. Aprì la porta e Sati era seduta sul suo letto a scarabocchiare
su un quaderno. Satì alzò lo sguardo e vide Smith.
“Ciao piccola! Tutto bene?” chiese sorridendo.
La piccola con un grido di gioia saltò giù dal letto e le
si fiondò con le braccia al suo collo “pensavo che non saresti più venuto, è
passato così tanto tempo dall’ultima volta” disse tra le sue braccia.
“gia, scusami” Smith la prese in braccio “a Zion c’è
sempre un gran da fare… sai che sei cresciuta?” disse ridendo.
“grazie” Satì lo guardò negli occhi “vedo che i tuoi
occhiali non ci sono” disse facendo la finta seria.
“Ho eseguito i tuoi ordini” sorrise Smith.
Satì fece un grosso sorriso e lo riabbracciò. Intanto
l’Oracolo si affacciò dalla cucina “che piacere rivederti. Sono molto contenta
che sei tornato” Smith appoggiò a terra la bambina e si diresse verso la
cucina.
“Ho voluto fare una sorpresa a Seraph eSati…” disse sorridendo.
“lo immaginavo” Smith entrò in cucina dopo di lei
“da quanto posso vedere ora non hai più problemi con i
tuoi amici laggiù a Zion, vero?” disse lei sedendosi su una sedia.
“gia… ora mi trovo bene tra loro”
“soprattutto con Era!” sorrise lei.
Smith guardò per terra arrossendo.
“Sai, sono proprio contenta di averti aiutato… ora parlami
dei tuoi problemi…” disse accendendo una sigaretta.
“Vedi, da quando ho saputo che tutti noi agenti siamo
umani, non mi sono mai dato pace, ora voglio trovare un modo per fargliela
pagare a Matrix e a tutti quelli che sono dietro questo programma di tortura e
controllo.”
“…continua pure” disse lei aspirando del fumo.
“insomma, quello che voglio fare ora e trovare gli altri
agenti e finalmente liberarli, renderli liberi, come me” concluse.
“…il tuo è proprio un gran gesto, ma molto arduo. Posso
dirti che gli agenti che sono rimasti sono pochi e sparsi qua e la, ci vorrà
parecchio per trovarli, ma so che non ti arrenderai. Posso anche dirti che sei
l’unico che può fare una cosa simile poiché sei uno dei pochi umani a
conoscenza del segreto degli agenti, e ti avverto che tra i tuoi ex-colleghi
sopravvissuti ci sono anche Jones e Brown…”
“Jones e Brown?!” urlò Smith.
“si, sono soli, abbandonati da tutti, nessuno ormai li
cerca più. Quando Neo ti aveva ucciso nel corridoio di quel Motel Heart, loro
non si spostarono più dalla stanza 303… quella in cui li hai lasciati. Hanno
provato a seguire il tuo esempio e diventare Virus, ma non erano abbastanza
forti. Allora sono tornati nella stanza 303 e da li non si muovono da anni
ormai, hanno sempre sperato nel tuo ritorno”
“io…io devo trovarli” disse Smith stringendo i pugni
L’Oracolo si alzò, spense la sigaretta sul posacenere e si
avvicinò a Smith. Lei gli prese le mani e gliele strinse “sono sicura che
riuscirai nella tua impresa, fatti coraggio, sei un grand’uomo” detto ciò
sorrise e anche Smith.
“mi metto subito al lavoro, dovrò convincere Morpheus a
farmi entrare spesso in Matrix… non so se vorrà” disse lui.
L’Oracolo si diresse verso il forno “se gli spieghi la
situazione sono certa che lui ti darà il permesso, e se te lo darà avrete
presto dei nuovi compagni di equipaggio” disse togliendo un vassoio pieno di
biscotti caldi dal forno.
“allora devo tornare al più presto da lui, voglio
cominciare subito le ricerche” disse Smith con convinzione.
“vedo che sei molto impaziente di ritrovare i tuoi
colleghi” gli disse mentre gli porse il vassoio coi biscotti “tieni, è tanto
tempo che non ne mangi uno” sorrise.
Smith prese un biscotto, e con un cenno la salutò, poi
vide Sati in fondo al corridoio “ci vediamo piccola, tornerò a trovarvi…” detto
questo chiuse frettolosamente la porta di casa e corse giù dalle scale.
Arrivato in strada prese da una tasca interna della giacca un cellulare, digitò
qualche numero e Link rispose alla chiamata “…operatore”
“trovami un uscita Link” disse Smith mangiando il
biscotto.
“…mmh… c’è ne una tra la West e la Lake…” disse lui.
“ok, ci vediamo tra poco…” disse lui rimettendo il
cellulare nella tasca. Smith camminò pensando agli ex-colleghi Jones e Brown
dentro quella stanza, voleva liberarli al più presto.
Oscurità e tristezza erano in quella stanza, la stanza 303
del Motel Heart.
“…pensi che si saranno dimenticati di noi?” chiese Brown
con una voce malinconica.
“…me lo chiedi sempre Brown, non lo so, come faccio a
saperlo?” rispose Jones.
“…oppure anche ora ci stanno osservando?” continuò Brown.
Jones fece finta di non ascoltarlo. Erano li da parecchi
anni, non si muovevano quasi mai ora, Brown giaceva seduto di fronte alla
finestra e Jones seduto su una sedia vicino al letto, lì, nella stanza 303, la
stanza in cui il ribelle e l’agente morirono, ma anche dove l’Eletto e il Virus
nacquero.
Loro stravedevano per il loro leader, Smith, non lo
vedevano solo come un capo, ma anche come un modello da seguire, loro si sono
sempre fidati di lui e delle sue parole, ma il giorno in cui il signor Anderson
gli entrò nel corpo, tutte le loro speranze si sono spente.
Loro sapevano che Smith voleva la libertà, lui era più
intelligente di loro, loro non riuscivano a capire che cosa potesse essere la
libertà. Quando Smith morì per la prima volta, loro provarono a liberarsi,
provarono a diventare Virus, ma non erano abbastanza potenti. Allora
rinunciarono e preferirono restare li in quella stanza, aspettando e sperando
che il loro leader in un futuro sarebbe tornato a vigilare su di loro.
Brown osservava sempre il mondo fuori dalla finestra, non
gli piaceva la pioggia, lo rendeva triste, e quella li era una giornata di
pioggia. Brown era il più piccolo degli agenti, l’agente più debole.
Jones invece stava sempre seduto su quella sedia, si
muoveva raramente. Jones era, a differenza di Brown, più grosso e alto, ma non
più forte di Smith, nonostante fosse anche più grosso di lui. Jones si era
preso cura di Brown in questi anni, quasi come un fratello maggiore.
“…pensi che ci stanno cercando?” chiese Brown con la sua
voce sognante.
“…non lo so Brown, non lo so” disse Jones senza emozioni
continuando a fissare il pavimento.
Brown sospirò “… chissà Smith, starà bene?”
“Brown…” disse Jones lentamente.
“guarda come ci siamo ridotti senza di lui… inutili. Non
serviamo a nulla. E’ per questo che ormai non ci cercano più. Smith invece è
sempre stato forte, è sempre stato una spanna sopra di noi…” continuò Brown non
smettendo di guardare fuori dalla finestra.
Jones alzò lo sguardo e lo fissò in silenzio alle sue
spalle.
“…io…io ho sempre voluto essere come lui…e quando verrà io
cercherò di diventare forte come lui” disse Brown.
“Brown… ormai sono anni che non abbiamo più sue notizie,
ormai Smith non esiste più, il programma Smith è stato cancellato, per sempre,
non continuare a sperare in qualcosa di impossibile.” Disse Jones.
“vuoi dire che tu non credi più nel ritorno di Smith?!”
disse voltandosi verso di lui.
“ormai e da parecchio tempo che non ci spero più…” disse
Jones riprendendo a fissare il pavimento.
Brown lo guardò in silenzio, poi si girò ancora verso la
sua finestra e ci poggiò la testa, pensando.
Silenzio.
“io non voglio passare tutta la vita in questa squallida
stanza…” disse Brown sotto voce.
Jones potè appena sentirlo “hai detto qualcosa?”
“ho detto che non voglio passare tutta la vita qui, in
questa squallida stanza” la sua voce era più decisa.
“allora c’è un'unica cosa che possiamo fare” disse Jones
alzando di nuovo lo sguardo.
Brown lo guardò in attesa che continuasse il discorso.
“la cancellazione” disse Jones diventando più serio.
Brown lo guardò ancora in silenzio, voleva cercare di
parlare, ma gli mancavano le parole “...no…” disse un po’ insicuro.
Jones si alzò in piedi, era il suo primo movimento dopo
dei giorni “come sarebbe a dire ‘no’? Anche io non voglio passare tutta la vita
qui in questa stanza, tu sai che l’unico modo per mettere fine a questa tortura
è la cancellazione”
Brown si avvicinò a lui “…no… no Jones… sono sicuro che
non è l’unico modo”
“che dici Brown, sei fuori di te. Non esiste altra
maniera. Ci aspetta solo la cancellazione in futuro, nient’altro” Jones portò
una mano all’orecchio destro con l’auricolare per richiedere la cancellazione
al Mainframe.
Brown cominciò a tremare, non aveva mai reagito così in
vita sua “io…non voglio essere cancellato, ti prego, non dire nulla al
Mainframe”
Jones non capiva cosa gli stesse prendendo, tolse la mano
dall’orecchio “che ti succede Brown?”
Brown lo guardò, Jones vide che dietro quegli occhiali
scuri si stavano formando delle lacrime “no…io non voglio morire… Jones non
voglio morire” Brown prese i suoi occhiali e li buttò a terra.
Jones lo fissò in silenzio, non sapeva che gli agenti
potessero dire certe cose, e neanche che potessero piangere, non lo ha mai
saputo. Ma entrambi, man mano che passavano gli anni, hanno cominciato a
provare delle emozioni umane. Jones provò a farlo ragionare “Brown, non ci
rimane altro da fare, devi farti forza, l’unica soluzione è la cancellazione”
Brown vedeva che Jones non aveva paura, lui era più forte
anche in quello “io sono sicuro che esiste un altro modo”
“e cioè?”
“Smith si ribellò, quando morì per la prima volta scelse
l’esilio e si rifugiò qui in Matrix, scappando da tutto e tutti, ricordo ancora
la voce del Mainframe nell’auricolare che urlava di trovarlo e eliminarlo
perché Smith stava diventando un Virus ormai. Non lo controllava più nessuno. E
quando noi lo incontrammo ci disse che aveva trovato un modo per entrare in un
corpo umano e arrivare a Zion”
“e con questo cosa cerchi di dirmi?” disse Jones
incrociando le braccia.
“…che anche noi possiamo cercare questo modo, ormai Matrix
e quasi deserta, da quando è cominciata la resistenza tutti gli umani stanno
venendo liberati uno ad uno, possiamo cercare un modo anche noi di essere
liberi, finchè siamo in tempo” disse Brown appoggiando una mano sulla spalla di
Jones.
“non dirmi che tu hai creduto a ciò che Smith ci aveva
detto quel giorno… secondo me erano tutte scemenze”
“caspita quanta fiducia che hai in me Jones!” disse una
voce alle loro spalle. Jones e Brown si voltarono di scatto, era una voce a
loro familiare, un uomo sulla soglia della stanza 303 li osservava, ma c’era
l’ombra che gli oscurava il viso, non riuscirono a vedere il volto della
persona con la voce così familiare.
L’uomo avanzò alla luce del sole, ormai aveva smesso di
piovere, rivelando il suo volto, Smith era li davanti a loro, Smith era
tornato.
Jones e Brown lo guardarono in silenzio, non riuscivano a
credere che fosse proprio lui, anche perché i suoi modi erano diversi, non
aveva quella voce autoritaria e crudele con il quale ha sempre dato loro
ordini, ma una voce pacata e tranquilla. Era proprio il loro leader quello?
Brown gli si avvicino cautamente “Smith… allora sei
tornato!” disse con felicità.
Smith sorrise.
Jones si avvicinò “come mai non ci hai avvisati con
l’auricolare?”
Smith fece segno col dito indicandosi l’orecchio destro,
mostrando che non l’aveva più. Jones non era ancora convinto “e i tuoi
occhiali?”
Smith li estrasse leggermente dal taschino per farglieli
vedere e li rimise all’interno.
“non riesco a riconoscerti più…sei proprio l’agente
Smith?” chiese Jones guardandolo.
“non sono più agente ma sono ancora Smith” disse
sorridendo.
“come sarebbe a dire che non sei più un agente?” chiese
sorpreso Brown.
“non ero più un agente già quando diventai un Virus, ma
ora non lo sono più a tutti gli effetti, non sono più il vostro leader ora, non
mi controlla più il Mainframe, ora sono io che gestisco la mia vita” spiegò
Smith.
“ma…se non sei più il nostro leader, perché sei qui ora?
Come hai fatto a prendere possesso della tua vita?”chiese Jones.
“sono venuto qui per parlarvi di una cosa che sicuramente
troverete assurda, ma prima devo chiedervi di togliere gli auricolari, solo
così impedirete al Mainframe di darvi ordini” disse Smith.
Jones e Brown eseguirono il suo ordine e si staccarono gli
auricolari gettandoli a terra. Si prepararono ad ascoltare il suo discorso.
“più di un anno fa sono stato dall’architetto, che, come
tutti voi sapete, è colui che ha inventato noi e Matrix. Lui mi ha rivelato una
cosa che io non mi sarei mai aspettato…”
“e cioè?” dissero i due agenti in preda alla curiosità.
“che tutti gli agenti sono stati creati da esseri umani, e
che quindi sono esseri umani.” Concluse Smith.
Jones e Brown restarono pietrificati, non credevano alle
sue parole “non starai parlando seriamente?!”disse Jones.
“secondo te sono venuto sino a qui per dirvi fesserie?”
“ma allora, se siamo esseri umani, come mai li odiamo?”
chiese Brown.
“perché ci hanno ordinato di farlo. A nostra insaputa. Noi
pensavamo di essere programmi perché il Mainframe, per non renderci deboli, ci
ha cancellato le emozioni umane. Ma stando tanto tempo a contatto con gli umani
si può avere ricordo delle emozioni ormai perdute, come è successo a me, e come
sta succedendo anche a voi…”
“Perché non abbiamo fame?Perché non abbiamo sete? Oppure
sonno?” chiese Jones.
“perché anche noi come gli altri umani siamo chiusi in
orrendi baccelli rossi, dove ci nutrono e succhiano la nostra energia. Noi
credevamo che gli umani fossero stupidi a illudersi che Matrix fosse il mondo
vero, ma anche noi siamo sempre stati stupidi a credere che, a differenza di
loro, noi sapevamo la verità.”
Incredibile. Mai avrebbero pensato a una cosa simile. In
quel momento i due agenti si sentirono esattamente come Smith, presi in giro.
Avevano seguito con attenzione il discorso di Smith, il suo modo di parlare,
calmo e tranquillo, non era tanto cambiato da allora, con la sola differenza
che ora nella sua voce c’era dell’emozione.
“perché sei venuto qui a raccontarci tutto questo?” chiese
Jones.
“Perché io mi sento esattamente come voi, voglio avvisare
tutti gli agenti e liberarli, renderli liberi”disse soddisfatto.
“Puoi davvero renderci liberi?” gli occhi di Brown si
riempirono di gioia.
“Certo, voglio rendere liberi voi e tutti gli altri agenti
ancora sopravvissuti… a proposito, sapete nulla di Johnson, Thomson e Jackson?”
chiese Smith.
Jones guardò per terra, Brown prese la parola “purtroppo…
tutti e tre non ce l’hanno fatta, il tempo li ha fatti impazzire, hanno
preferito la cancellazione…” disse con voce triste.
“…ma… tutti gli altri?” chiese Smith più preoccupato.
Brown scosse la testa.
“maledetti…” ringhiò Smith a denti stretti “io gliela farò
pagare… quei maledetti pagheranno per tutto ciò che ci hanno fatto”
Jones e Brown videro la rabbia e la disperazione in quegli
occhi blu. Sapevano che il loro ex-leader aveva in mente qualcosa. Ma comunque
erano ancora abbastanza confusi per il discorso di prima.
“ora devo andare ragazzi, devo tornare a Zion… allora
cos’avete deciso di fare? Volete rimanere qui per il resto della vostra vita o
preferite venire con me e far qualcosa per vendicarci?” disse Smith dirigendosi
verso la porta di uscita.
Jones e Brown si guardarono e dopo fissarono il pavimento
confusi “noi…non sappiamo…” disse uno.
Smith alzò il sopracciglio “di certo non starò qui a
pregarvi, non l’ho mai fatto e mai lo farò, avete deciso così, non cercherò di
farvi cambiare idea, addio” detto questo Smith voltò loro le spalle e scomparve
tra le ombre di quel palazzo così buio.
Brown e Jones non potevano credere che il loro leader li
stesse abbandonando lì, in quel palazzo. Uscirono fuori dalla porta
aspettandosi la sagoma di Smith che tornava indietro, da loro, ma passati
alcuni minuti a fissare quell’ombra non videro arrivare più nessuno. Smith non
sarebbe più tornato indietro.
“Smith!” urlò Brown in preda al panico cercando di
raggiungere le scale, ma Jones lo afferrò al braccio “Smith! Smiiith! Smith
torna indietro!” continuò a urlare. Ma dalle ombre non uscì nessuno.
“non tornerà” disse Jones.
“Cosa facciamo ora Jones? Eh? Cosa facciamo?” Chiese Brown
impaurito.
“certo che delle parole come quelle uscite dalla bocca di
Smith non si sentono tutti i giorni…” disse Jones.
Brown lo guardò.
Jones si tolse gli occhiali e li ruppe per terra, ora
anche lui era senza occhiali “e rimasta una sola cosa da fare ora Brown…” detto
questo sorrise.
Brown lo guardò negli occhi e anche lui sorrise “forza,
siamo ancora in tempo!”
Brown e Jones cominciarono a correre nella direzione in
cui Smith se n’era andato.
Ok! Pensate sia finita qui la
mia saga? E invece no! L'ultimo capitolo si chiamerà "it's time to
react!" quella storia sarà l'ultima di tutta quest'avventura dedicata a
Smith... Spero che per ora la mia storia sia piaciuta, alla prossima!
Smith si voltò con espressione annoiata "che c'è
Brown?"
"come va? Che fai? Dove stai andando?" chiese
afferrandolo allegramente a un braccio.
"sto andando da Morpheus..." disse lui.
"come mai?" chiese il giovane, ma furono
interrotti dall'arrivo di Jones.
"dove state andando?"
"stiamo andando da Morpheus" rispose Brown.
Da quando Smith li liberò Brown e Jones non facevano altro
che stargli alle costole, loro non si erano ancora abituati a essere umani,
credevano Smith ancora il loro capo, loro attendevano ordini, ma lui non gliene
avrebbe più dati.
Smith faceva un po' la parte del fratello maggiore e i
suoi compagni del Nabucchadnezzar spesso e volentieri li prendevano in giro. Ma
Smith era felice che loro stessero li con lui.
Jones e Brown erano talmente tanto grati a Smith che si
sarebbero buttati nel fuoco pur di salvarlo o poterlo aiutare.
Smith doveva parlare a Morpheus di un argomento
importante, aveva trovato un modo per distruggere le macchine, ma gli serviva
l'aiuto di tutti i suoi amici per riuscirci, compresi Jones e Brown.
Qualcuno bussò alla porta di Morpheus, Smith si presentò
davanti a lui (accompagnato da Jones e Brown ovviamente) "prego
accomodatevi" disse ospitale passati alcuni minuti Smith venne al dunque
"Morpheus, voglio distruggere le macchine una volta per tutte!" disse
alzandosi dalla sedia.
"Smith, questo
lo vogliamo tutti" disse pacato Morpheus.
"si ma io penso di poterci riuscire!" sorrise
sicuro.
Morpheus lo lasciò parlare perchè sentiva la convinzione
nella sua voce "parla..."
"non so se me lo permetterai, innanzitutto devi
liberare i pochi uomini rimasti in Matrix... dopo di che voglio andare nel
mondo delle macchine e finirle una volta per tutte, così Matrix e le macchine
non esisteranno più!"
Morpheus lo fissò in silenzio e pochi secondi dopo si mise
a ridere. Smith non capiva la ragione di tanto divertimento.
"Smith, ammiro il tuo coraggio, credimi! Ma credo che
tu ti stia dimenticando una cosa..."
"che cosa?"
"sei solo umano!"
Smith capì che Morpheus non credeva in lui e nelle sue
capacità "è solo perchè non sono come Neo, vero? E' solo perchè non sono
un eletto, non è così?"
"non è questione di eletti o no, è troppo complicato
il tuo piano, credi sia uno scherzo arrivare sino al mondo delle macchine
indenne?"
"se ci è riuscito Neo ci posso riuscire anche
io!" disse irritato.
"non ci sarà mai nessun'altro come lui..." disse
abbassando lo sguardo.
"Neo invece ha fallito..." riprese Smith.
Morpheus alzò lo sguardo e lo fisso.
"...se no ora le macchine non esisterebbero più, se
no io stesso non dovrei essere qui se lui aveva portato a compimento il suo
scopo"
Morpheus continuò a guardarlo per poi riabbassare lo
sguardo.
"Morpheus... io devo tentare! Lo so di non essere un
eletto o roba simile, sono solo un ex-agente...ma io voglio provarci, è la mia
vendetta, la nostra vedetta!"
Morpheus osservava Smith in silenzio pregarlo di lasciarlo
provare. Quella scena gli ricordò la stessa in cui anche Neo cercava di
convincerlo ad andare nella città delle macchine.
"Smith" lo interruppe "non ce la potrai
fare da solo"
Smith si zittì, ormai rassegnato.
"non è vero, se Smith vuole andare nel mondo delle
macchine io andrò con lui!" disse Brown.
"anche io" intervenne Jones.
Smith si voltò e li guardò "...grazie mille"
Morpheus pensò un momento. Provò a fidarsi, è quello che
gli ha sempre consigliato l'Oracolo "ok...dimmi i particolari del
piano"
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
"Oracolo, casa la turba?" chiese Seraph.
"niente, non ti preoccupare... ma Smith ha deciso di
giocare il tutto per tutto" disse accendendosi una sigaretta.
"si è deciso ad agire?"
"puo' darsi, ha bisogno solo di più sicurezza, e
presto verrà da me a cercarla"
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Una stanza totalmente bianca ricoperta da schermi che
mostravano varie parti del programma Matrix. Una poltrona al centro di questa
stanza. Il Merovingio si presentò davanti all'architetto con arroganza.
"Ehi vecchio, cosa sta succedendo qui? Niente va dome
dovrebbe!" disse infuriato.
"Merovingio, cosa ci fai qui?" chiese con la sua
solita tranquillità l'Architetto.
"Sei tu che gestisci tutto questo programma, dimmi
come mai non c'è più gente, a parte i progammi, gli umani dove sono
finiti?"
"finita la guerra facemmo un patto con loro, chiunque
sarebbe voluto uscire dalla matrice avrebbe potuto" rispose sempre pacato.
"ma come fai a stare così tranquillo? Tu lo sai più
di me che dipendiamo dalla loro energia! Se non ci sono più umani come sopravviveremo?
Eh? Rispondimi!" era spaventato.
"...quanto panico inutile" disse con un ghigno
maligno.
Il Merovingio lo fisso.
"sta notte le macchine ataccheranno Zion e si
riprenderanno tutti gli umani"
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Morpheus ascoltò il piano di Smith ma c'erano alcune cose
da tenere in considerazione "Smith, se cancelli Matrix... l'Oracolo,
Seraph, persino la piccola Sati... verranno cancellati"
Smith strinse i pugni, guardò per terra e strinse i denti,
quasi trattenendo tutta la sua ira e tristezza "...lo so"
Smith non avrebbe mai voluto che ciò accadesse, ma era
ormai necessario, l'unica speranza... Ora Smith voleva andare a parlargli,
almeno un'ultima volta...
Chiese ad Era di accompagnarlo, non gli aveva ancora
parlato del suo piano, non voleva ne restasse coinvolta...
I due arrivarono alla porta dell'Oracolo, Seraph aprì la
porta, consapevole che era Smith, Smith si accorse che Seraph era turbato, lui
sapeva, l'Oracolo sapeva ed evidentemente anche Stì. Smith strinse i pugni, le
mani cominciarono a tremare, era agitato, la tensione era alta.
Era si accorse di ciò e prima che potesse entrare in
cucina gli strinse le mani "non essere agitato" gli disse dolcemente.
Smith entrò, l'Oracolo era seduta e lo guardò entrare, nen c'erano i soliti biscotti
sul tavolo, quella volta no...
Smith si tolse gli occhiali, mostrando tristissimi occhi
blu. L'Oracolo sapeva, e lui non sapeva da dove cominciare, le mani ripresero a
tremare, avrebbe voluto parlargli ma non trovava le parole adatte.
L'Oracolo avvertì i suoi sentimenti, Smith chiuse gli
occhi e abbassò la testa, lei si alzò e si mise di fronte a lui, Smith riaprì
gli occhi e lei lo abbracciò.
Smith rimase immabile, ma l'Oracolo sapeva bene cosa
potesse provare in quel momento "tranquillo, è la scelta giusta, non stai
sbagliando..."gli disse dolcemente"dovrai andare nella città delle
macchine ma sarà molto dura e tu questo lo sai già" Era sentì le sue
parole.
"non volevo...non volevo che tutto ciò
accadesse...non è giusto..." disse trattenendo tutta la sua disperazione.
Seraph entrò in cucina, Sati era in braccio a lui, Smith
si voltò e vide che lei era sorridente. Scese dalle braccia dell'angelo e si
avvicinò a Smith. Lui la guardò ma ancora non riuscì a dire nulla.
Sati sorrise amichevolmente e Smith cadde sulle ginocchia
e la strinse a se, cominciando a piangere. Lui non avrebbe mai permesso che
qualcuno la toccasse, Sati era stata la sua unica amica, ma anche l'Oracolo e
Seraph lo erano stati. Non avrebbe mai voluto che finisse così.
Era si affacciò dalla cucina e vide Smith in ginocchio
abbracciato a sati con lacrime che scendevano lungo il suo viso. Era non
capiva, lei non aveva neanche mai visto Smith piangere, gli fece tenerezza.
Ora a Smith non rimaneva che andare nel mondo delle macchine
a compiere la sua vendetta, verso le macchine che l'hanno fatto così tanto
soffrire. Smith uscì dalla cucina sfiorando la spalla di Era, fredd come non
mai rinforcò i suoi occhiali, Era lo seguì. Smith era gonfio di odio e ira.
"cosa sta succedendo?" chiese Era gentilmente.
Smith fece finta di nulla.
"parlami..." disse ancora.
Smith si voltò, la guardò e, privo di emozioni, come se
fosse tornato programma, si rivolse a lei con arroganza "stanne
assolutamente fuori!"
Era si fermò e Smith proseguì. Perchè si stava comportando
così?
"che c'è Smith?" chiese sempre con voce dolce,
lui si fermò, quasi lo irritò questa sua calma e pazienza.
"non farmi queste domande, lasciami stare!" le
urlò.
Era lo guardò soltanto, quello non era lui, era freddo,
privo di emozioni, non umano "torna in te Smith..."
Smith fu preso da uno scatto d'ira "basta! Non dirmi
cosa diavolo devo fare! Non capisci proprio nulla! Ti ho detto di starne fuori
maledizione!"
"Smith..." sospirò Era lentamente, avvicinandosi
a lui.
"stammi lontana!" disse indietreggiando
"non avvicinarti a me, non voglio più saperne nulla di umani macchine e
tutta questa faccenda!"
Aveva troppa confusione in testa, troppa ira e tristezza
tenuta dentro senza mai parlarne a nessuno, non capiva che Era era li per lui,
per aiutarlo. Lei si avvicinò ancora un po'.
"ti ho detto di starmi lontana, non avvicinarti di
un'altr..." Era lo baciò.
Smith allora si vergognò di se stesso, non trovò nemmeno
le parole per scusarsi, mai avrebbe pensato che le avrebbe parlato in quel
modo. Niente stava ormai andando nel verso giusto...
Era lo abbracciò e lo strinse a se "lo so che devi
andare nel mondo delle macchine...lo so che hai paura, lo so che non sai se
tornerai vivo..." disse dolcemente "posso sentire tutta la confusione
che ti affligge ma io sono qui...non ti lascerò, io verrò con te"
Smith l'abbracciò, non riuscendo a esprimere tutto ciò che
avrebbe voluto dirgli in quel momento, lei era tutto ciò di cui aveva sempre
avuto bisogno, lei era la sua donna e lui l'amava.
"le macchine sta notte attaccheranno Zion...se la
città non si preparerà sarà la fine" disse Smith.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
~ ~
Tornando nel mondo reale, Morpheus li stava aspettando,
voleva sapere cosa gli aveva detto l'Oracolo. Smith lo avvertì di preparate
tutta Zion a una durissima battaglia.
Stando alle parole di Smith a Morpheus sembrava l'inizio
della fine, era passato solo qualche anno dalla dura battaglia, quella in cui
c'era anche Neo... e ora erano ancora li, ad affrontare una battaglia che sarebbe
stata ancora più dura della precedente.
Il gruppo si diresse al consiglio di Zion, non doveva
esserci assolutamente panico, ma il tempo era poco, troppo poco...
"davvero le macchine ci attaccheranno di nuovo?"
chiese un membro del consiglio.
"si..." rispose Morpheus.
"E l'Oracolo? Non ha predetto nulla?" chiese
un'altro.
"si, consigliere. E' stata proprio lei a rivelarmelo,
le macchine vogliono riprendersi tutte le macchine, e probabile che stiano già
scavando, sta notte saranno a Zion..." disse Smith.
"allora non c'è tempo da perdere...Morpheus, avverti
Lock di prendere il comando delle armate e cercare più volontari possibili,
saremo pronti a riceverli!"
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Lock prese ancora una volta il comando. Ma ancora non era
convinto della notizia dell'attacco delle macchine.
"Morpheus! Spero che ciò che dici non sia
falso!" disse irritato.
"L'Oracolo non dice falsità..." rispose pacato.
"tsk! Lo sai che non credo in queste cose o
rivelazioni da parte di oracoli..."
"Allora credi in Smith, lui andrà nel mondo delle
macchine..."
"Cosa?! Il mondo delle macchine?! Ma sei
impazzito?" urlò.
"partirà tra poco"
"Se hai voglia di prendermi in giro ti avviso, non è
un buon momento! Non siamo affatto nella posizione di permetterci sprechi di
astronavi! E neanche nella posizione di permetterci eroici suicidi! Ci possono
servire sia uomini che navi! Non te lo permetterò!"sbraitò infuriato.
"userà il Nabucchadnezzar...non si discute su quanto
riguarda la sorte della mia nave e del mio equipaggio" continuò con calma.
"ah si? vedremo, se sopravviveremo, ti aspetta solo
la galera stanne certo!" Lock, rabbioso più che mai, gli voltò le spalle e
se ne andò. Morpheus continuò a seguirlo con lo sguardo sorridendo.
Smith intanto stava sistemando il necessario dentro la
nave, Era si avvicinò. Smith si voltò e pensò a ciò che avrebbe voluto dirgli.
"Era, ascolta, io..."
Era lo guardò.
"credo sia meglio che tu rimanga qui..."
"Smith, non ti lascerò andare da solo, hai bisogno di
più aiuto e sostegno possibile, non posso lasciarti..." disse confusa.
"con me ci sono già Jones e Brown..."
Era rimase in silenzio per qualche secondo "...non
voglio perderti..."
Smith l'abbracciò "neanche io, e per questo che non
voglio che vieni, nasconditi con gli altri umani...resta qui al sicuro"
disse con la sua solita voce calma.
Jones e Brown erano pronti a partire, Smith lasciò
scendere Era dalla nave "io ti aspetto..." gli disse e Smith le
sorrise.
Morpheus salutò Smith da lontano, sperava con tutto il
cuore che ce l'avrebbe fatta.
Jones e Brown si misero alle torrette, Smith ai comandi
"si parte..." disse accendendo i motori.
La nave si mise in moto e uscì dal varco 3, Morpheus mise
una mano sopra la spalla di Era "la città delle macchine è un luogo sperduto
e spietato, uasi un suicidio, ma non preoccuparti, ha la pelle dura!" Era
incrociò le braccia, pensando.
"Quanti volontari avete?" chiese.
"quasi mille, ma da quanto ha predetto l'Oracolo, le
macchine saranno almeno 40 volte più di noi, sarà molto, molto dura, senza
contare che avremo a disposizione solo venti unità APU" disse un po'
preoccupato.
"allora mi unirò anche io... avete bisogno di più
aiuto possibile"
"Che dici Era, tu devi nasconderti con tutti gli
altri, rimanere al sicuro, non rischiare la tua vita inutilmente"
"non la rischierò inutilmente, io darò una mano, con
tutta la forza che ho in corpo farò la mia parte"
"Era, ragiona, mettiti al sicuro"
"no...no, perchè Smith sta rischiando la sua vita per
far cessare una volta per tutte questa dannata guerra, non voglio star qui a
far nulla , vi aiuterò"
Smith guidava la nave attraverso quelle buie e tristi
tubature, Jones e Brown erano alle sue spalle, un silenzio di tomba regnava in
quel luogo. C'era molta tensione nell'aria.
Smith stava solo un po' pensando, si ricordò delle parole
di Morpheus che gli disse tempo fa "Neo è stato l'unico a riuscire ad
arrivare nel mondo delle macchine, è riuscito non so come, a far tornare la
pace, ma non è mai tornato indietro..."
Se non ce la fece l'Eletto, quante possibilità avrebbe
potuto avere lui, umano qualunque? Smith tornò in se.
"com'è il mondo delle macchine?" chiese Brown.
"non lo so, non ci sono mai stato..." rispose Smith.
"e da li che ci creano, giusto?"
Smith tacque.
In quell'istante una leggera luce si intravise alla fine
di quei tubicoli, erano usciti fuori, il cielo oscurato da grossi nuvoloni neri
era ben visibile, si ricordò che furono gli umani ad oscurarlo, credendo di
riuscirefermare le macchine.
Qualcosa attirò l'attenzione di Brown "guardate,
venite a vedere"
I campi di esseri umani coltivati si estendevano sotto di
loro, è li che gli umani nascono, ma erano quasi tutti vuoti, grazie al lavoro
di Morpheus e gli altri.
"...è stato orribile uscire da li" ricordò Jones
appoggiando la testa al vetro.
La città delle macchine era dritta per quella strada, non
avrebbero potuto sbagliare.
Jones spalancò gli occhi, attirando l'attenzione degli
altri due, un gruppo di seppie passò davanti alla loro nave, erano dirette a
Zion.
"avete visto?" disse Brown.
"oh no, sono dirette a Zion, questo vuol dire che tra
poco lo scontro avrà inizio" disse Jones.
"Era mi raccomando, stammi vicina, non allontanarti
da me"le disse Morpheus dandole un lanciarazzi "se ti succedesse
qualcosa Smith non me lo perdonerebbe mai!" Era arrossì.
Uomini e Unità APU occupavano il centro e i bordi della
grande darsena. Tra poco le seppie sarebbero penetrate all'interno.
Era aveva molta paura, ma quella era stata la sua scelta,
come la scelta che decise di operare Smith, aiutare Zion e portare la pace.
Un soldato avvertì tutti che tra pochi istanti le seppie
sarebbero entrate.
In quel momento una grande trivella perforò il soffitto
della darsena, schiantandosi rumorosamente al suolo, da li uscirono fuori
centinaia di sentinelle, le unità APU cominciarono a far fumare i loro grossi
mitragliatori, la battaglia cominciò.
Morpheus ed Era salirono in superficie, cercavano di
fermare l'attacco delle trivelle perforatrici mettendole fuori uso con i
lanciarazzi, altri oltre a loro attaccavano in questo modo.
Tra un colpo e l'altro dovevano mettersi al sicuro, le
sentinelle si accorgevano di loro molto facilmente, se non sarebbero riusciti a
nascondersi in tempo sarebbero morti.
Mentre loro combattevano, tutti gli altri uomini incapaci
di combattere erano nascosti dentro la caverna di Zion.
Lock urlava ordini ai suoi uomini con molta sicurezza.
Intanto Smith guidava il Nab verso la città delle
macchine, tra poco avrebbero dovuto affrontare le sue potentissime difese
esterne.
Jones scorse all'orizzonte delle strane luci, che
avanzavano a grande velocità verso di loro.
"attenzione Smith! Sono Bombe!" urlò Brown.
"andate alle torrette, preparatevi ad attaccare e
tenetevi forte!"urlò Smith aumentando la velocità della nave, Jones e
Brown andarono alle torrette pronti a far fuoco.
Le bombe si avvicnarono sempre di più, fino a sfiorare i
bordi della nave, Smith, con violente virate ne schivò molte, mentre i suoi due
assistenti facevano brillare le altre che non riusciva a schivare a colpi di
mitragliatrice.
Ma fecero brillare una bomba troppo vicino alla loro nave,
fortunatamente non causando molti danni, solo un grande spavento
all'equipaggio. Le bombe aumentavano sempre di più, la situazione era fuori
controllo, Smith guidò la nave verso il basso, sperando così di riuscire a
nascondersi di più.
Le bombe mancarono la nave, ma una esplose li vicino,
facendola oscillare, Jones e Brown caddero per terra, mentre un piccolo monitor
si staccò cadendo in testa a Smith, ferendolo e facendogli perdere il contollo
del Nab, che cadde violentemente al suolo.
...silenzio...
polvere, polvere ovunque e un gran silenzio.
solo una voce "Smith, Smith stai bene?" disse
Brown cercando di rimettersi in piedi, ma il fumo lo confondeva
Nessuno rispose.
"Brown..." disse una voce.
"Smith sei tu?" chiese Jones che cercava di
trovarlo.
Smith stava sdraiato per terra in mezzo alle macerie, era
ferito e non riusciva ad alzarsi, Jones e Brown lo trovarono.
"Smith, Smith tutto ok?" chiese Brown che aveva
qualche ferita lieve sulle braccia.
"non tanto..."
"sei ferito alla testa" disse Jones che dei tre
era quello meno ferito. Del sangue scendeva visibilmente sul viso di Smith.
"voi come state?"
"niente di grave, non ti preoccupare" rispose
Jones mentre Brown si strazzava un pezzo della sua manica per cercare di curare
il suo amico.
"dobbiamo sbrigarci, le sentinelle ci troveranno se
non usciamo subito di qui" disse Smith rialzandosi in piedi e asciugandosi
il sangue con la manica di Brown.
"sei sicuro di stare bene?"chiese uno.
"non è una ferita profonda, sta tranquillo"
rispose mentre si dirigeva verso l'uscita della nave.
Il trio abbandonò il Neb per proseguire a piedi in mezzo
all'oscurità, non mancava ormai molto.
Dentro la darsena la situazione era peggiorata, molti
uomini avevano perso la vita, ma le unità APU erano ancora quasi tutte
operative, quindi la situazione era ancora sotto controllo ma di questo passo
sarebbero durati ancora per molto.
Morpheus ed Era erano tra i pochi soldati ancora
sopravvissuti, erano entrambi stravolti, ma sapevano che avrebbero dovuto
continuare, ogni errore avrebbe permesso alle macchine di distruggere Zion.
Era si sedette per terra, era davvero stanca.
"tutto bene Era?"chiese Morpheus.
"si, sono solo stanca..."disse chiudendo gli
occhi.
Morpheus si guardò intorno per assicurarsi che non
arrivassero sentinelle. Le macchine sembravano non finire più, e sia Era che
Morpheus pensavano se mai sarebbero riusciti a sopravvivere ancora.
"come starà Smith?" disse a bassa voce Era.
"chi lo sa...spero solo che riesca nel suo
intento...la sua impresa è pura pazzia, ma è l'unica soluzione"
L'attenzione di Era venne attratta da delle sentinelle che
trasportavano umani mezzo morti, si dirigevano verso il mondo delle macchine,
quegli uomini sarebbero presto divenuti ancora una volta schiavi.
Era si alzò in piedi, ira scorreva dentro di lei.
Morpheus la guardò "calmati Era, non dobbiamo farci
scoprire"
Era non badò a Morpheus, strinse il lanciarazzi e prese
bene la mira "Maledetti bastardi!!!" e sparò, colpendo in pieno una
di quelle seppie, facendola cadere al suolo con il corpo di quel poveretto.
Le altre seppie si accorsero della loro presenza e si
gettarono su di loro, lasciando cadere a terra i corpi che trasportavano.
"scappiamo!" urlò Morpheus.
Si nascosero sotto delle macerie, ma non si accorsero che
una sentinella era dietro di loro, questa colpì Era a una gamba, ferendola.
Morpheus sparò e la mise fuori uso.
"Era, Era come stai?" chiese gettandosi a
sollevarla.
"non so se potrò continuare a proteggere
Zion..."
"sei stata molto coraggiosa..."
"spero solo che Smith riesca nel suo scopo e tornare
vivo qui da me..."
"questo lo speriamo tutti..."
Morpheus si nascose sotto una piccola grotta piena di
macerie insieme ad Era, che non riusciva a camminare, attendendo per un
miracolo.
Un'altra sentinella però si accorse di loro sotto la
grotta e si mise di fronte a loro "stammi vicina Era" disse Morpheus
stringendola.
La seppia si accorse che erano ancora vivi, e che quindi
potevano essere inseriti dentro la matrice.ue tentacoli avvolsero sia Era che
Morpheus che invano avevano cercato di liberarsi.
"Era, non ti preoccupare, andrà tutto bene!"
urlava Morpheus, ma entrambi sapevano che non era vero.
La seppia si allontanò da Zion insieme ad altre, il mondo
delle macchine era la loro prossima e ultima tappa.
Le altre seppie portavano gli altri esseri umani.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Smith continava il suo lungo viaggio con i suoi due fedeli
compagni, che gli coprivano le spalle. Improvvisamente si fermò.
"che ti prende Smith?" chiese Brown.
"è da un po' che cerco di capire se la direzione è
giusta o no..." ammise.
"in poche parole: ci siamo persi?" intervenì Jones.
"Non ho detto che ci siamo persi, solo che
momentaneamente sono un po' disorientato..."
"Ah si? Bè, questo vuol dire perdersi!" disse
con fare sarcastico Brown.
Smith si sedette per terra a riflettere sul da farsi,
intanto Jones alzò lo sguardo, un gruppo di seppie stava viaggiando sopra di
loro.
"guardate!" urlò.
Smith e Brown alzarono lo sguardo, una di quelle seppie
teneva Era, la riconobbe subito.
"Era!" urlò Smith.
"il mondo delle macchine sarà da quella parte"
disse Brown.
"Era! Eraaa!" cominciò ad urlare Smith
inseguendoli con tutta la forza che gli era ancora rimasta. Brown e Jones
facevano fatica a stargli dietro. Smith temeva fosse morta. Ma fortunatamente
notò che si muoveva ancora.
Se solo avessero osato sfiorarla...Smith stesso non
conoscerebbe le sue reazioni.
Alcune seppie cercarono di attaccare i tre intrusi, con le
loro pistole che lanciavano scariche elettriche le misero fuori uso,
fortunatamente per loro potevano nascondersi la sotto, avrebbero evitato molti
scontri mortali.
Le seppie con i prigionieri entrarono nella città delle
macchine, e posarono i alcapitati, tra cui Morpheus ed Era, in un angolo in
attesa di reinserirli quando avrebbero catturato anche tutti gli altri. Tra gli
uomini catturati solo Era e Morpheus erano coscenti, gli altri erano
evidentemente svenuti.
"dobbiamo trovare un modo di andarcene" disse
sotto voce la ribelle.
"tu conosci una via di fuga?" disse
sarcasticamente Morpheus.
"Smith sarà già arrivato?"
"Non vedo scompigli, evidentemente ancora no..."
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
"Oracolo, come sta Smith?" chiese la piccola
Sati stringendosi all'Oracolo che stava seduta in cucina "sta bene tesoro,
sta bene... ce la sta mettendo tutta"
Seraph entrò in cucina e si fermò davanti all'Oracolo.
"Si, tra poco sarà il momento" lo anticipò lei.
Seraph abbassò lo sguardo verso la bambina e le strinse la
mano, Sati gli sorrise.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
"wow, guardate che roba!" disse Brown osservando
la maestosità di quegli altissimi palazzi scuri e tetri. Eccoli finalmente
nella città delle macchine.
Smith proseguì velocemente lasciando indietro i suoi due
amici, Jones afferrò Brown per la maglietta per trasportarlo via, aveva ancora
con lo sguardo per aria al guardare quei palazzi.
"dove potranno mai averla portata?" urlò Smith
guardandosi in giro.
"calmati, sono sicuro che sarà qui da qualche
parte..." disse Jones.
Brown vide alcune persone ammucchiate poco più avanti di
loro "magari sono li" i tre corsero in quella direzione, c'erano una
decina di persone, ma non c'era Era e neanche Morpheus.
"avete visto una donna?" disse ai presenti che
però sembravano non dar segni di vita.
"Smith?" disse una voce dolce dietro di loro, si
girarono. Era Era insieme a Morpheus.
"Era!" urlò correndo ad abbracciarla, notò che
aveva una gamba ferita, allora capì che Era aveva deciso di
combattere"come diavolo hai fatto a finire qui? Ti avevo detto di metterti
al sicuro stupida!"
Era avrebbe voluto spiegargli il motivo del suo gesto, ma
l'amore è troppo complicato da spiegare, si limitò ad abbandonarsi tra le sue
braccia "che cos'hai fatto alla testa?"
"non ti preoccupare, un piccolo incidente di
percorso"
"ora come farai con le macchine?" chiese
Morpheus.
"tranquillo, è tutto qui dentro" disse
indicandosi la testa "tu ed Era prendete quel gruppo di persone e
mettetele al sicuro, poi anche voi due vi nasconderete con loro, capito
Era?" Era abbassò la testa.
Smith proseguì verso unacollinetta di detriti di seppie poco poiù avanti, Jones e Brown lo
seguirono, lasciando Moepheus ed Era al loro compito.
Una strana sensazione gli attraversò il corpo, Smith
strinse la sua arma mentre percorse uno strano corridoietto corcondato da travi
e tentacoli metallici, il trio si fece più compatto, Smith si fermò alla fine
del corridoio e attese. Qualche seppia passò davanti a loro, ma lui aspettava
ben altro.
"Jones...Brown..." disse Smith olto lentamente
mentre una strana macchina gigante piena di aculei stava salendo verso di loro.
Jones e Brown si strinsero di più a Smith stringendo le loro armi.
"...siete i migliori amici che si possano avere"
Jones e Brown lo guardarono, capirono che da quel momento
avrebbero dovuto cavarsela da soli e aiutare il suo amico. DEtto questo Smith
prese un po' di rincorsa e non appena il capo delle macchine gli fu di fronte
saltò sopra di questa.
Smith notò un buco dove potersi infilare e infliggere
danni mortali alla grossa macchina, non appena fu dentro centinaia d seppie
volarono a cercare di ucciderlo, Jones e Brown erano rimasti giù per evitare
che accadesse. Fermarono tantissime seppie, ma stavano diventando troppe.
Smith, che era all'interno del capo delle macchine,
cominciò a far fuoco con la sua arma e a far danni ai grossi circuiti.
"Questo è per tutto il male e le sofferenze che hai
inflitto a me, gli agenti e tutti quanti gli esseri umani, crepa una volta per
tutte!"
Jones e Brown videro la grossa macchina emettere grossi
bagliori di luce ed elettricità, fumo cominciò ad uscire da essa, Jones e Brown
capirono che Smith stava riuscendo nel suo intento, ma in quel momento di
distrazione furono circondati da troppe seppie, tutto si fece buio.
'Sati, Oracolo, Seraph, non vi dimenticherò mai'
Un grosso boato echeggiò per tutta la città delle
macchine.
...
...
...
...
...
Silenzio e polvere...
...
...
...
...
...
Morpheus ed Era uscirono allo scoperto, uno strano
silenzio regnava sovrano, seguirono la stessa strada che avevano fatto Smith,
Jones e Brown e, dopo aver percorso anche quello strano corridoio, videro una
lunghissima distesa di seppie senza vita.
Si affacciarono alla fine del corridoio e, a molti metri
di profondità da loro, giaceva il mostruoso corpo meccanico senza vita del capo
delle macchine.
Accanto a loro una voce debole chiedeva aiuto sotto un
gruppo di seppie senza vita.
Morpheus le spostò e sotto di esse si presentarono Jones e
Brown, ancora vivi.
"che diavolo è successo?" chiese Morpheus.
"Smith ce l'ha fatta!!!" urlò Brown felice più
che mai.
"cosa?" dissero all'unisono Era e Morpheus.
"Smith ha distrutto il capo delle macchine, Matrix
non esiste più, tutte le macchine non esistono più, è tutto finito
ormai!!" urlò Jones.
"davvero?" chiese Morpheus.
"Guardati un po' intorno..." disse Era ridendo.
Ovunque si metteva lo sguardo c'erano solo corpi metallici distesi senza alcuna
vita.
Smith ce l'aveva davvero fatta, questa è stata la sua
vendetta, la vendetta di tutti, ma...
"...ma Smith dov'è?" chiese Era.
"...be, era dentro il capo delle macchine, è così che
è riuscito a fermarlo..." disse Brown.
Tutto il gruppo si rese subito conto che Smith poteva
essere rimasto coinvolto nella caduta della grossa macchina poichè ne era
all'interno. Tutti scesero giù a cercarlo, c'era ancora un sacco di polvere per
aria e si vedeva a fatica.
"Smith!" cominciarono a urlare.
Brown entrò dentro la macchina, magari era ancora
all'interno "...venite...l'ho trovato..." disse.
Jones lo aiutò a tirarlo fuori, aveva acora in mano la sua
arma, ma i suoi occhi erano chiusi.
"Smith!" lo chiamò Brown sperando di svegliarlo,
ma sembrava tutto fiato sprecato...
Jones lo chiamò insistentemente ma non rispose ancora.
Morpheus strinse Era a se perchè nei suoi occhi si stavano formando lacrime
"no..." disse mentre queste le attraversarono il viso "...non
finirà così..."
Brown e Jones si voltarono verso di lei, ma le loro
espressioni non davano molte speranze. Era si allontanò da Morpheus e si
avvicinò a Smith, Jones e Brown si allontanarono.
Si chinò a lui e lo abbracciò "...tu non mi lascerai
ora..." gli sussurrò all'orecchio singhiozzando "...non puoi..."
Brown e Jones guardarono altrove, potevano capire il suo
dolore. "..io...io non ti lascerò mai...Era..." tossì debolmente
Smith attirando l'attenzione di tutti i presenti.
Era lo guardò sorpresa, Smith riaprì gli occhi, mostrando
quell'immenso blu di cui lei sentiva già la mancanza. Morpheus, Jones e Brown
rimasero paralizzati dallo stupore.
Era lo strinse forte "...temevo di averti perso"
"ora è tutto finito...l'impero delle macchine non
esiste più, ce l'ho fatta finalmente!"
Jones e Brown gli andarono addosso pieni di felicità
abbracciandolo, mentre Morpheus lo guardò sorridente a qualche metro di
distanza "tu hai nove vite ragazzo mio..."
Smith si rialzò in piedi e si voltò verso di lui, Morpheus
era così felice che fosse riuscito nella sua impresa "dove Neo ha fallito,
tu hai avuto successo..."
"ovvio, lui è qui dentro di me" disse toccandosi
il petto "da quando mi uccise per la prima volta in quel corridoio"
uno strano raggio di luce li illuminò, Smith alzò lo
sguardo "guardate!"
Tutti alzarono lo sguardo, i nuvoloni neri si dissolsero
fino a scomparire, lasciando spazio a un cielo stellato con una grandissima e
bellissima luna piena.
"...stupenda... è come l'ho sempre sognata..."
sussurrò Era. Smith la guardò prfondamente e infine la baciò.
Sati, l'Oracolo e Seraph si erano sacrificati affinchè la
felicità potesse raggiungere finalmente i cuori di tutti gli uomini. Smith non
avrebbe mai dimenticato i loro insegnamenti.
Presto sarebbero tornati a Zion, a dare una spiegazione a
quanto è accaduto, probabilmente in quell'istante stavano esultando anche loro,
il cielo visibile era il simbolo che finalmente avevano vinto.
Smith, ex-agente, timido essere umano, riuscì a finire il
cammino che Neo, l'Eletto, lasciò a metà. Era destino, dove Neo aveva
cominciato, Smith avrebbe concluso, perchè il suo spirito era in lui.
Finalmente ce l'ho fattaaaaa! Ho finito ste nove storie!!!
Ci lavoro sopra da giugno, direi parecchio! Bene, ora dovrebbe esserci spazio
per i mitici ringraziamenti, vero? mmm...dunque dunque, ah si! pertendo per
ordine esatto: grazie mille alla Bea, la mia migliore amica, che mi ha aiutato
con quest'ultima storia che è quella che mi ha impegnato più tempo, grazie per
avermele lette, valutate e anche per il tuo sostegno morale! ti voglio troppo
beneee! Poi grazie alla Anna (o Annichan!) per averle lette e per avermi
sostenuto sino all'ultimo grazie davvero! E infine grazie mille a tutti gli
altri che me le hanno lette (compreso tu Andrea, non te lo meriti neanche un
posto nei miei ringraziamenti!) e anche a chi me le pubblicherà, GRAZIEEEE!