Alzati

di Agente Isa88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***
Capitolo 7: *** Parte 7 ***
Capitolo 8: *** Parte 8 ***
Capitolo 9: *** Parte 9 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


ALZATI

 ALZATI

 

“Buon giorno” disse lei.

 

Ma lui non rispose.

 

“Oracolo…” si girò.

 

“tutto a posto Sati, sta bene.” La rassicurò l’Oracolo.

 

“Sei sicura?” le chiese.

 

L’Oracolo sorrise alla premurosa bambina.

 

“Si, diamogli qualche  giorno, tesoro” disse infine l’Oracolo.

 

L’Oracolo vide Seraph all’angolo, con le braccia incrociate, evidentemente turbato. Guardava l’Oracolo, provando a mostrargli la sua rabbia, ma lei l’aveva gia vista. L’Oracolo gli sorrise e andò in cucina con Sati.

 

E Seraph stette li, guardandolo.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Loro morirono. Entrambi morirono. Come può essere sopravvissuto il negativo senza il positivo? Dalla luce del Paradiso, dalla luce della Sorgente, furono entrambi presi.

 

Lacrime furono versate per l’Eletto perduto, ma in qualche modo l’Oracolo credeva nel suo ritorno. Lacrime furono versate per Trinity, lacrime furono versate per tutti coloro che sono stati persi. Lei ha sentito a proposito della ricostruzione di Zion. Lei ha sentito il suono della risata di Sati, e i sorrisi di un’ angelo caduto. Lei ha sentito il suono del futuro, e questo la faceva sorridere.

 

E con il futuro, ebbe bisogno di fare una scelta.

 

Sati teneva la mano dell’Oracolo e la strinse, guardando quel corpo immobile.

 

L’Oracolo guardava, facendo la sua decisione.

 

Lui era posato li, il suo petto sul pavimento freddo, il suo viso girato da una parte, e le sue braccia e gambe distese, come se stesse combattendo la luce che l’ha ucciso. I suoi occhiali alla sua destra, e il suo vestito era perfetto. Lui non era l’unico che ha combattuto Neo , non era l’unico sotto la pioggia, era l’unico che osservava.

 

Lui dovette dare il suo potere alla copia con l’Oracolo. Lui dovette cedere a quella copia. Quella copia era più forte di lui, e vide con gli occhi dell’Oracolo. Lui doveva vincere.

 

Quando tutto si zittì ancora, e le luci andarono via. L’Oracolo si ritrovò dove prima c’era una copia di Smith. Sati stava dove c’era la sua copia. E Seraph si ritrovò sul marciapiede. Tutti i programmi prendono dal Virus e tornano indietro a se stessi. E tutta quella potenza va a qualche parte. Smith tornò a se stesso. La sorgente intendeva distruggere il codice del Virus, ma Smith da solo era Smith, e il suo codice era diverso. La sorgente non lo vide.

 

Così a Smith fu risparmiata la vita, ma a quale costo?

 

L’Oracolo guardava, decidendo il destino di Smith.

 

Seraph doveva portare l’inconscio Smith, e per interessi suoi non era molto gentile. L’Angelo posò Smith sul divano dove rimase per tre giorni.

 

A Seraph questo non piaceva. Conosceva Smith, il primo agente ad averlo braccato come un cane. Seraph guardava l’Oracolo, ma non gli diede chiarimenti.

 

Smith non aveva uno scopo, non era nulla. Era uno spietato, senza cuore, freddo, minaccioso, pezzo del lavoro del Diavolo. Seraph era un Angelo, e lui odia come può odiare un demone come Smith.

 

Ma l’Oracolo teneva Smith al sicuro, e lo difendeva dal resto del mondo.

 

L’Oracolo rassicurava Sati che era al sicuro, Smith non le avrebbe fatto del male, e la fiduciosa bambina non aveva paura che lui stesse li con loro. Ma Seraph dava un’occhiata sia a Smith che a Sati. Era un Angelo Custode, e non voleva permettere che un demone li avrebbe presi ancora.

 

Ma Smith stava sul quel divano, nella stessa posizione, da ormai una settimana. Non si muoveva mai, non si svegliava mai, e Seraph lo controllava sempre.

 

E ogni mattina, Sati correva da quell’ ex-Virus e gli diceva “Buon giorno”, ma senza mai avere risposta.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

“Oracolo, perché ci teniamo quel…” Seraph corse in cucina dopo di lei.

 

“Lo so Seraph, lo so.” L’Oracolo non guardò l’Angelo.

 

“Perché lo stai proteggendo qui!?” urlò Seraph, l’Angelo era furioso.

 

“Perché così ho scelto” disse l’Oracolo sapendo di citare Neo.

 

“Come puoi lasciarlo in vita?! Dopo tutto è finito! Potrebbe..”

 

“Seraph, tu sai meglio di me, abbiamo le nostre scelte” disse tranquilla, dando qualcosa a Sati.

 

“Questa? È questa la tua scelta?!”

 

L’Oracolo si avvicino lentamente all’Angelo, e lo guardò felicemente.

 

“Ha uno scopo da servire. Ha bisogno di stare con noi in futuro, ha bisogno di avere un futuro. Ha bisogno di avere le sue scelte.” Disse.

 

“cosa?”

 

“Smih sarà importante nel nostro futuro sulla prossima pace. E’ la mia scelta per aiutarlo. La mia scelta per guidarlo.”

 

“cosa farà di così importante?” chiese Seraph.

 

“Non lo so, questa è la sua scelta”

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Lui non sapeva come il dolore potesse esistere. Anni stando intrappolato e solo, separato dagli altri uomini in nero, guardandoli quando loro non guardarono indietro. L’odore lo stava uccidendo. Era già morto tante volte. Pensava di aver capito il dolore. Ma non sentì mai il dolore come in quel giorno.

 

Lui guardava come il signor Anderson combatteva contro la copia che ora seguiva. La copia che gli disse che stavano vincendo. La copia che lo confortò. Ed era il primo a sorridere al moribondo signor Anderson. Ed era anche il primo a capire se qualcosa andava storto.

 

Non ha mai visto una luce tanto brillante. Non ha mai saputo che una luce potesse far tanto male. Guardò con orrore se stesso morire, ed esplodere dentro il nulla. Il suo codice fu fracassato, la sua pelle sbucciata sino a rivelare il codice sotto, e i suoi occhi blu ardere.

 

E’ morto, e quasi accolse la morte. Finalmente non c’era più nulla che facesse male. Ora solo le tenebre, le tenebre non fanno male, le tenebre restano tenebre.

 

Girò leggermente la sua testa.

 

“buon giorno” disse qualcuno.

 

C’era la luce.

 

“Oracolo!” gridò qualcuno.

 

Smith non volle muoversi. Mosse solo la testa, si appoggiò su una guancia. Aprì i suoi occhi. E vide una bambina che lo guardava. Lei gli sorrise vedendolo svegliarsi, e lui strinse i pugni.

 

“No…”  sospirò appena.

 

Non era morto.

 

Perché? Perché? Perché? Perché non è morto? Perché non è potuto morire?

 

Guardava, la sua visione era chiara. E guardò verso l’Oracolo che gli sorrise.

 

“Perché?” tossì.

 

L’Oracolo voltò la testa verso l’ex-Virus.

 

“Bentornato Smith” disse ospitale.

 

Smith girò la sua testa e chiuse gli occhi. Invito negato. 

 

“Smith…alzati, alzati adesso” Comandò l’Oracolo dolcemente.

 

Smith respirò profondamente e cominciò a tossire.

 

“Non posso” disse mentre tossiva.

 

L’Oracolo allontanò Sati verso Seraph, mentre si chinava vicino a Smith. Poggiò la sua mano sulla sua spalla.

 

“Alzati” disse.

 

Smith si girò soltanto, stringendosi a se stesso sul divano.

 

Sereph dovette portarlo. Lo mise su una sedia in cucina, e tirò un’occhiata all’Oracolo, che ignorò.

 

Smith chiuse gli occhi e abbassò la testa.

 

“Ho fatto il mio lavoro migliore qui.” Disse l’Oracolo, guardando la sua cucina.

 

Smith la ignorò.

 

“Ho insegnato a Neo qui, l’ho guidato. Insegnato a Morpheus come trattarlo. Ho insegnato a Trinity come amarlo” continuò l’Oracolo.

 

“Perché così ho scelto” sospirò Smith ignorando l’Oracolo.

 

“Cosa?” chiese l’Oracolo.

 

“ma non capisco…se non voglio scegliere questo” Smith stava solo parlando a se stesso. “se non voglio scegliere questo. Perché sono qui allora? Perché non posso andarmene di qui?”

 

L’Oracolo potè sentirlo appena. Lei aprì la bocca, ma per la prima volta non ebbe alcuna risposta. Si morse il labbro e si chinò sulla sedia.

 

“Tante volte ho voluto scegliere. Tante volte ho voluto fermarmi. Ma non ho mai scelto…” Brontolava Smith.

 

Smith chiuse gli occhi.

 

E l’Oracolo lo guardò.

 

“Dove sono i miei occhiali?”

 

Nessuno gli rispose.

 

Dopo di che lo lasciarono solo. L’Oracolo mise a letto Sati, e anche lei se ne andò a letto. Seraph si sedette sul divano e si addormentò.

 

E Smith. Smith era ancora seduto li, solo al freddo della notte. Non si muoveva da quella mattina, e chiudeva ancora gli occhi. Allora guardò fuori dalla finestra e nei suoi occhi blu rifletteva la luce della luna attraverso il vetro.

Perché non è potuto morire?

 

Non voleva andare avanti. Andare avanti con l’esistenza. Voleva i codici per uccidersi. E con la sua nuova potenza, come un Virus decidere di andere avanti. Ma ora… ora non gli era rimasto niente.

 

Poteva appena stare in piedi, e guardò la sua mano stringendo il pugno. Voleva clpire qualcosa, ma non trovò la forza. Voleva uccidere tutto ciò che avrebbe incontrato sul suo percorso, e distruggere l’intero edificio. Volare dentro la notte, e andare a uccidere tutto e tutti.

 

Ma sapeva che non avrebbe più potuto.

 

Guardò fuori dalla finestra. Ogni volta che guardava la luna si ricordava che non era reale. Gli umani non sono veramente qui, sono in bacelli rossi da qualche parte. Ma lui, lui è li. E’ parte di Matrix. Lui è li.

 

Ma non guardava mai quella falsa luna.

 

Non l’ha mai guardata, e capito la sua bellezza.

 

Non l’ha mai fatto e non vuole ancora.

 

Voltò le spalle alla luna e sospirò.

 

Lui voleva la luna tra le nubi. La vuole sotto la pioggia, luci verdi a illuminare il cielo. Lui voleva andare fuori e sentire la pioggia. Sentirla, e ricordarsela. Provare a dimenticare e a ricordare. Vedersi volare nel cielo, e ricordarsi che una volta quello era lui, ricordarsi che una volta era qualcuno, ricordarsi che era forte una volta.

 

Lui voleva volare, diventare un tutt’uno con la pioggia. Permettergli di cadergli addosso e di bagnarlo. Voleva sentirla cadere sopra il reale. Voleva che cadesse sugli occhi del signor Anderson. Lui voleva galleggiare nel cielo con tutto questo.

 

Voleva andarsene.

 

O forse avrebbe voluto andarsene.

 

Riguardò fuori dalla finestra, forse anche solo camminare fuori, andarsene dall’Oracolo. Andarsene dall’unico programma che sa tutto, ma ancora così poco su di lui.Camminare fuori in Matrix, nascondersi all’interno come ha sempre fatto.

 

Andare via, il più lontano possibile da quegli odori.

 

L’ex-Virus stese il braccio e allungò la mano, per raggiungere quel mondo.

 

Se non potè andarsene, allora lascia che viva da solo.

 

Guardava fuori dalla finestra, il mondo gli era così vicino. Cominciò a camminare. Camminava lentamente, penzolando, poi  un passo perfetto che affermo la sua forza. Le sue gambe cominciavano a fargli male. Cadde e si afferrò al mobile che c’era in cucina, aprì il cassetto.

 

Cercò di tirarsi su, ma presto cadde per terra, e  strisciò all’angolo. Si chinò al fianco del mobile, e colpì la testa, vergognandosi di se stesso. Non potè nemmeno fare cinque passi. Una debolezza che lo fece meravigliare di essere ancora vivo.

 

Stava li nell’oscurità, stando sulle piastrelle del pavimento. Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Guardò dentro il cassetto aperto. Arrivato lì, tirò fuori un coltello. Un coltello ben affilato. Smith apri la bocca leggermente, forse per felicità, forse per i ricordi di Bane.

 

Teneva il coltello con abilità e esperienza. Smith si ricordò i sentimenti avvertiti dalla sua copia, la sensazione di quello che la copia stava facendo. Si ricordò la sensazione del sangue quando colava giù dal suo braccio. Come un fragile pezzo di pelle, così facile da danneggiare. Smith guardò il coltello.

 

Fece rotolare i polsini, mostrando il polso e il braccio. Si accarezzò il braccio, per sentirla come carne umana, ma non era altro che codice verde. Aveva il coltello, così cominciò a tagliarsi al lato del braccio. Non sentiva il dolore come lo avrebbe sentito un umano, solo un piccolo dolore. Si fermò, e guardò come il sangue scendeva giù dal braccio e sul pavimento.

 

Aggrottò le ciglia.

 

Non era come il sangue nel mondo reale. Solo un pezzo del suo codice che usciva fuori. Non sentiva il sangue che gli portava la sensazione che qualcosa stesse uscendo da lui. La sensazione che era così diverso. Quella sensazione l’aveva quasi divertito. Forse è per questo che quando trinity gli ha tagliato la faccia lui non si asciugò.

 

Sospirò

 

Afferrò il coltello strettamente con l’altra mano e si tagliò ancora. Era qualcosa. E quel qualcosa era tutto diò che ha fatto.

 

Non aveva nulla ora. Nessuna potenza, nessuna pistola, ne un paio di occhiali, solo il coltello che teneva in mano. Il sangue che gocciolava giù dal braccio non era suo. Il Mainframe l’aveva creato, il Mainframe gli aveva dato il sangue. Era il loro. E anche lui lo era.

 

Ora non era nulla.

 

Smith chiuse gli occhi, e comincio a tagliarsi, ancora, ancora e ancora.

 

 

ALZATI

 

“Buon giorno” disse lei.

 

Ma lui non rispose.

 

“Oracolo…” si girò.

 

“tutto a posto Sati, sta bene.” La rassicurò l’Oracolo.

 

“Sei sicura?” le chiese.

 

L’Oracolo sorrise alla premurosa bambina.

 

“Si, diamogli qualche  giorno, tesoro” disse infine l’Oracolo.

 

L’Oracolo vide Seraph all’angolo, con le braccia incrociate, evidentemente turbato. Guardava l’Oracolo, provando a mostrargli la sua rabbia, ma lei l’aveva gia vista. L’Oracolo gli sorrise e andò in cucina con Sati.

 

E Seraph stette li, guardandolo.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Loro morirono. Entrambi morirono. Come può essere sopravvissuto il negativo senza il positivo? Dalla luce del Paradiso, dalla luce della Sorgente, furono entrambi presi.

 

Lacrime furono versate per l’Eletto perduto, ma in qualche modo l’Oracolo credeva nel suo ritorno. Lacrime furono versate per Trinity, lacrime furono versate per tutti coloro che sono stati persi. Lei ha sentito a proposito della ricostruzione di Zion. Lei ha sentito il suono della risata di Sati, e i sorrisi di un’ angelo caduto. Lei ha sentito il suono del futuro, e questo la faceva sorridere.

 

E con il futuro, ebbe bisogno di fare una scelta.

 

Sati teneva la mano dell’Oracolo e la strinse, guardando quel corpo immobile.

 

L’Oracolo guardava, facendo la sua decisione.

 

Lui era posato li, il suo petto sul pavimento freddo, il suo viso girato da una parte, e le sue braccia e gambe distese, come se stesse combattendo la luce che l’ha ucciso. I suoi occhiali alla sua destra, e il suo vestito era perfetto. Lui non era l’unico che ha combattuto Neo , non era l’unico sotto la pioggia, era l’unico che osservava.

 

Lui dovette dare il suo potere alla copia con l’Oracolo. Lui dovette cedere a quella copia. Quella copia era più forte di lui, e vide con gli occhi dell’Oracolo. Lui doveva vincere.

 

Quando tutto si zittì ancora, e le luci andarono via. L’Oracolo si ritrovò dove prima c’era una copia di Smith. Sati stava dove c’era la sua copia. E Seraph si ritrovò sul marciapiede. Tutti i programmi prendono dal Virus e tornano indietro a se stessi. E tutta quella potenza va a qualche parte. Smith tornò a se stesso. La sorgente intendeva distruggere il codice del Virus, ma Smith da solo era Smith, e il suo codice era diverso. La sorgente non lo vide.

 

Così a Smith fu risparmiata la vita, ma a quale costo?

 

L’Oracolo guardava, decidendo il destino di Smith.

 

Seraph doveva portare l’inconscio Smith, e per interessi suoi non era molto gentile. L’Angelo posò Smith sul divano dove rimase per tre giorni.

 

A Seraph questo non piaceva. Conosceva Smith, il primo agente ad averlo braccato come un cane. Seraph guardava l’Oracolo, ma non gli diede chiarimenti.

 

Smith non aveva uno scopo, non era nulla. Era uno spietato, senza cuore, freddo, minaccioso, pezzo del lavoro del Diavolo. Seraph era un Angelo, e lui odia come può odiare un demone come Smith.

 

Ma l’Oracolo teneva Smith al sicuro, e lo difendeva dal resto del mondo.

 

L’Oracolo rassicurava Sati che era al sicuro, Smith non le avrebbe fatto del male, e la fiduciosa bambina non aveva paura che lui stesse li con loro. Ma Seraph dava un’occhiata sia a Smith che a Sati. Era un Angelo Custode, e non voleva permettere che un demone li avrebbe presi ancora.

 

Ma Smith stava sul quel divano, nella stessa posizione, da ormai una settimana. Non si muoveva mai, non si svegliava mai, e Seraph lo controllava sempre.

 

E ogni mattina, Sati correva da quell’ ex-Virus e gli diceva “Buon giorno”, ma senza mai avere risposta.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

“Oracolo, perché ci teniamo quel…” Seraph corse in cucina dopo di lei.

 

“Lo so Seraph, lo so.” L’Oracolo non guardò l’Angelo.

 

“Perché lo stai proteggendo qui!?” urlò Seraph, l’Angelo era furioso.

 

“Perché così ho scelto” disse l’Oracolo sapendo di citare Neo.

 

“Come puoi lasciarlo in vita?! Dopo tutto è finito! Potrebbe..”

 

“Seraph, tu sai meglio di me, abbiamo le nostre scelte” disse tranquilla, dando qualcosa a Sati.

 

“Questa? È questa la tua scelta?!”

 

L’Oracolo si avvicino lentamente all’Angelo, e lo guardò felicemente.

 

“Ha uno scopo da servire. Ha bisogno di stare con noi in futuro, ha bisogno di avere un futuro. Ha bisogno di avere le sue scelte.” Disse.

 

“cosa?”

 

“Smih sarà importante nel nostro futuro sulla prossima pace. E’ la mia scelta per aiutarlo. La mia scelta per guidarlo.”

 

“cosa farà di così importante?” chiese Seraph.

 

“Non lo so, questa è la sua scelta”

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Lui non sapeva come il dolore potesse esistere. Anni stando intrappolato e solo, separato dagli altri uomini in nero, guardandoli quando loro non guardarono indietro. L’odore lo stava uccidendo. Era già morto tante volte. Pensava di aver capito il dolore. Ma non sentì mai il dolore come in quel giorno.

 

Lui guardava come il signor Anderson combatteva contro la copia che ora seguiva. La copia che gli disse che stavano vincendo. La copia che lo confortò. Ed era il primo a sorridere al moribondo signor Anderson. Ed era anche il primo a capire se qualcosa andava storto.

 

Non ha mai visto una luce tanto brillante. Non ha mai saputo che una luce potesse far tanto male. Guardò con orrore se stesso morire, ed esplodere dentro il nulla. Il suo codice fu fracassato, la sua pelle sbucciata sino a rivelare il codice sotto, e i suoi occhi blu ardere.

 

E’ morto, e quasi accolse la morte. Finalmente non c’era più nulla che facesse male. Ora solo le tenebre, le tenebre non fanno male, le tenebre restano tenebre.

 

Girò leggermente la sua testa.

 

“buon giorno” disse qualcuno.

 

C’era la luce.

 

“Oracolo!” gridò qualcuno.

 

Smith non volle muoversi. Mosse solo la testa, si appoggiò su una guancia. Aprì i suoi occhi. E vide una bambina che lo guardava. Lei gli sorrise vedendolo svegliarsi, e lui strinse i pugni.

 

“No…”  sospirò appena.

 

Non era morto.

 

Perché? Perché? Perché? Perché non è morto? Perché non è potuto morire?

 

Guardava, la sua visione era chiara. E guardò verso l’Oracolo che gli sorrise.

 

“Perché?” tossì.

 

L’Oracolo voltò la testa verso l’ex-Virus.

 

“Bentornato Smith” disse ospitale.

 

Smith girò la sua testa e chiuse gli occhi. Invito negato. 

 

“Smith…alzati, alzati adesso” Comandò l’Oracolo dolcemente.

 

Smith respirò profondamente e cominciò a tossire.

 

“Non posso” disse mentre tossiva.

 

L’Oracolo allontanò Sati verso Seraph, mentre si chinava vicino a Smith. Poggiò la sua mano sulla sua spalla.

 

“Alzati” disse.

 

Smith si girò soltanto, stringendosi a se stesso sul divano.

 

Sereph dovette portarlo. Lo mise su una sedia in cucina, e tirò un’occhiata all’Oracolo, che ignorò.

 

Smith chiuse gli occhi e abbassò la testa.

 

“Ho fatto il mio lavoro migliore qui.” Disse l’Oracolo, guardando la sua cucina.

 

Smith la ignorò.

 

“Ho insegnato a Neo qui, l’ho guidato. Insegnato a Morpheus come trattarlo. Ho insegnato a Trinity come amarlo” continuò l’Oracolo.

 

“Perché così ho scelto” sospirò Smith ignorando l’Oracolo.

 

“Cosa?” chiese l’Oracolo.

 

“ma non capisco…se non voglio scegliere questo” Smith stava solo parlando a se stesso. “se non voglio scegliere questo. Perché sono qui allora? Perché non posso andarmene di qui?”

 

L’Oracolo potè sentirlo appena. Lei aprì la bocca, ma per la prima volta non ebbe alcuna risposta. Si morse il labbro e si chinò sulla sedia.

 

“Tante volte ho voluto scegliere. Tante volte ho voluto fermarmi. Ma non ho mai scelto…” Brontolava Smith.

 

Smith chiuse gli occhi.

 

E l’Oracolo lo guardò.

 

“Dove sono i miei occhiali?”

 

Nessuno gli rispose.

 

Dopo di che lo lasciarono solo. L’Oracolo mise a letto Sati, e anche lei se ne andò a letto. Seraph si sedette sul divano e si addormentò.

 

E Smith. Smith era ancora seduto li, solo al freddo della notte. Non si muoveva da quella mattina, e chiudeva ancora gli occhi. Allora guardò fuori dalla finestra e nei suoi occhi blu rifletteva la luce della luna attraverso il vetro.

Perché non è potuto morire?

 

Non voleva andare avanti. Andare avanti con l’esistenza. Voleva i codici per uccidersi. E con la sua nuova potenza, come un Virus decidere di andere avanti. Ma ora… ora non gli era rimasto niente.

 

Poteva appena stare in piedi, e guardò la sua mano stringendo il pugno. Voleva clpire qualcosa, ma non trovò la forza. Voleva uccidere tutto ciò che avrebbe incontrato sul suo percorso, e distruggere l’intero edificio. Volare dentro la notte, e andare a uccidere tutto e tutti.

 

Ma sapeva che non avrebbe più potuto.

 

Guardò fuori dalla finestra. Ogni volta che guardava la luna si ricordava che non era reale. Gli umani non sono veramente qui, sono in bacelli rossi da qualche parte. Ma lui, lui è li. E’ parte di Matrix. Lui è li.

 

Ma non guardava mai quella falsa luna.

 

Non l’ha mai guardata, e capito la sua bellezza.

 

Non l’ha mai fatto e non vuole ancora.

 

Voltò le spalle alla luna e sospirò.

 

Lui voleva la luna tra le nubi. La vuole sotto la pioggia, luci verdi a illuminare il cielo. Lui voleva andare fuori e sentire la pioggia. Sentirla, e ricordarsela. Provare a dimenticare e a ricordare. Vedersi volare nel cielo, e ricordarsi che una volta quello era lui, ricordarsi che una volta era qualcuno, ricordarsi che era forte una volta.

 

Lui voleva volare, diventare un tutt’uno con la pioggia. Permettergli di cadergli addosso e di bagnarlo. Voleva sentirla cadere sopra il reale. Voleva che cadesse sugli occhi del signor Anderson. Lui voleva galleggiare nel cielo con tutto questo.

 

Voleva andarsene.

 

O forse avrebbe voluto andarsene.

 

Riguardò fuori dalla finestra, forse anche solo camminare fuori, andarsene dall’Oracolo. Andarsene dall’unico programma che sa tutto, ma ancora così poco su di lui.Camminare fuori in Matrix, nascondersi all’interno come ha sempre fatto.

 

Andare via, il più lontano possibile da quegli odori.

 

L’ex-Virus stese il braccio e allungò la mano, per raggiungere quel mondo.

 

Se non potè andarsene, allora lascia che viva da solo.

 

Guardava fuori dalla finestra, il mondo gli era così vicino. Cominciò a camminare. Camminava lentamente, penzolando, poi  un passo perfetto che affermo la sua forza. Le sue gambe cominciavano a fargli male. Cadde e si afferrò al mobile che c’era in cucina, aprì il cassetto.

 

Cercò di tirarsi su, ma presto cadde per terra, e  strisciò all’angolo. Si chinò al fianco del mobile, e colpì la testa, vergognandosi di se stesso. Non potè nemmeno fare cinque passi. Una debolezza che lo fece meravigliare di essere ancora vivo.

 

Stava li nell’oscurità, stando sulle piastrelle del pavimento. Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Guardò dentro il cassetto aperto. Arrivato lì, tirò fuori un coltello. Un coltello ben affilato. Smith apri la bocca leggermente, forse per felicità, forse per i ricordi di Bane.

 

Teneva il coltello con abilità e esperienza. Smith si ricordò i sentimenti avvertiti dalla sua copia, la sensazione di quello che la copia stava facendo. Si ricordò la sensazione del sangue quando colava giù dal suo braccio. Come un fragile pezzo di pelle, così facile da danneggiare. Smith guardò il coltello.

 

Fece rotolare i polsini, mostrando il polso e il braccio. Si accarezzò il braccio, per sentirla come carne umana, ma non era altro che codice verde. Aveva il coltello, così cominciò a tagliarsi al lato del braccio. Non sentiva il dolore come lo avrebbe sentito un umano, solo un piccolo dolore. Si fermò, e guardò come il sangue scendeva giù dal braccio e sul pavimento.

 

Aggrottò le ciglia.

 

Non era come il sangue nel mondo reale. Solo un pezzo del suo codice che usciva fuori. Non sentiva il sangue che gli portava la sensazione che qualcosa stesse uscendo da lui. La sensazione che era così diverso. Quella sensazione l’aveva quasi divertito. Forse è per questo che quando trinity gli ha tagliato la faccia lui non si asciugò.

 

Sospirò

 

Afferrò il coltello strettamente con l’altra mano e si tagliò ancora. Era qualcosa. E quel qualcosa era tutto diò che ha fatto.

 

Non aveva nulla ora. Nessuna potenza, nessuna pistola, ne un paio di occhiali, solo il coltello che teneva in mano. Il sangue che gocciolava giù dal braccio non era suo. Il Mainframe l’aveva creato, il Mainframe gli aveva dato il sangue. Era il loro. E anche lui lo era.

 

Ora non era nulla.

 

Smith chiuse gli occhi, e comincio a tagliarsi, ancora, ancora e ancora.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


ALZATI …

ALZATI …. Parte due “il tempo chiude ogni ferita”….

 

Passò quella notte fredda in cui solo la luna permetteva di illuminare quel triste mondo chiamato Matrix. Venne mattina, il sole illuminò la cucina in cui Smith ancora giaceva…lì…sul pavimento accanto al mobile, guardando fisso per terra, col braccio pieno di tagli, ancora aperti e tanto sangue sul pavimento.

 

Si sentì del movimento in quella casa, l’Oracolo si era svegliata, e trovò Seraph ammutolito davanti alla cucina, l’Oracolo senza chiedere nulla all’Angelo si avvicino e vide Smith in mezzo alla sua stessa pozza di sangue, lì, seduto, con lo sguardo fisso… l’Oracolo chiese a Seraph di alzarlo e poggiarlo sulla sedia.

 

Smith non volle guardare in faccia a nessuno, non voleva dare motivo del suo gesto…

 

“…perché?…perché hai fatto una cosa simile Smith?” chiese l’Oracolo guardandolo.

 

Smith fece finta di niente, chiuse gli occhi e guardò per terra…

 

“Seraph, vai a prendere le garze, dobbiamo curarlo…” ordino l’Oracolo.

 

Così uscito dalla cucina Seraph, Smith e l’Oracolo rimasero soli. L’Oracolo prese una sedia e si sedette di fronte a Smith, che ancora si ostinava a non guardarla.

 

“vuoi dirmi che cosa ti è preso? Perché ti sei tagliato in questo modo?” domandò l’Oracolo dolcemente.

 

 Smith non la guardò nemmeno.

 

L’Oracolo con la mano tirò su il viso di Smith e di nuovo, dolcemente, gli domandò “Ehi… voglio solo aiutarti, come mai hai fatto una cosa simile?”

 

Smith aprì gli occhi e l’unica cosa che disse fu “Perché così ho scelto”

 

L’Oracolo vide la disperazione immersa in quel blu. Smith non ne voleva proprio sapere di ricominciare da zero.

 

Arrivò Seraph con tutte le medicine necessarie a farlo stare meglio. Così con l’aiuto dell’Oracolo gli fasciarono il braccio sinistro. Seraph lo poggiò sul divano in salotto per farlo riposare un po’.

L’Oracolo si sedette vicino a lui, mentre l’Angelo scrutava la situazione da in fondo la stanza.

 

“Sai Smith, ora non so cosa tu possa provare…non ho ancora capito il motivo di quelle ferite” gli confessò l’Oracolo “so soltanto che se tu ora sei qui, e non sei morto, è perché ti hanno concesso ancora una possibilità, non buttarla via in questo modo” concluse lei.

 

Smith trovò il coraggio di guardarla “sono…sono così confuso…non mi riconosco più…non ho più la forza che avevo prima…non posso più far nulla…sono un programma completamente inutile, senza uno scopo per di più, ed è per questo che mi sono stupito, se non ho uno scopo perché mi trovo ancora qui?” guardò ancora per terra.

 

“Come ormai tutti sappiamo, tu sei un tipo abbastanza –come dire?- espansivo! E’ quello il motivo per cui tu ora non possiedi più i poteri di un tempo. Ma se sei ancora qui è perché ti hanno concesso di avere un altro scopo…” disse l’Oracolo.

 

“e qual è ora il mio scopo?” gli chiese guardandola.

 

L’Oracolo sorrise “questo dipenderà dalla tua scelta”

 

“la mia scelta?”domandò.

 

“Si Smith, la tua scelta. E dalla tua scelta dipenderà il futuro, ma sappi che se sceglierai lo scopo sbagliato non avrai più altre possibilità” finì l’Oracolo.

 

“…mi…mi ci vuole tempo” disse Smith a bassa voce.

 

“Con calma, con calma!” sorrise l’Oracolo “intanto che ne dici di assaggiare qualche biscotto? quando Sati si sveglierà ne prepareremo qualcuno”

 

Smith arrossendo guardò per terra.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Passò un’oretta e Sati si presentò in salotto. Quando vide Seraph lo salutò abbracciandolo e dicendogli “buon giorno!” E sorrise nel vedere che Smith stava seduto sul divano con un aria più sana di quella del giorno prima. Si avvicino a lui e Seraph gli ordinò di fermarsi, ma lei con la sua curiosità non lo ascoltò, Smith non fece caso a cosa ordinava Seraph.

Sati si fermò davanti a Smith. L’Angelo si mise in allerta.

 

“Buon giorno!” gli sorrise la piccola.

 

Smith si accorse di lei e provò ad assecondarla “…….buon giorno….”

 

“sono contenta che tu ti senta meglio…come mai sei fasciato a un braccio?”chiese incuriosita.

 

“beh… come dire?..”

 

“Sati, gioia, vieni! Dobbiamo preparere i biscotti e oggi li faremo assaggiare anche al brontolone in salotto” disse l’Oracolo dalla cucina.

 

Sati la raggiunse mentre Smith e Seraph rimasero in salotto.

 

Smith si accorse che Seraph lo guardava incessantemente così decise di rompere il ghiaccio.

 

“Allora che c’è?” sbottò.

 

“io di te continuo a non fidarmi, sono qui per proteggere l’Oracolo e Sati… e ti impedirò di farle ancora del male” disse l’Angelo.

 

Smith fece finta di non ascoltare e intanto cercò di mettersi in piedi, ma le gambe non cessavano di fargli male… così si sedette ancora per fare qualche respiro profondo, voleva provare a raggiungere il divano dall’altra parte del salotto.

 

Seraph lo guardava perplesso mentre Smith barcollava già al primo passo “che cosa cerchi di fare?” chiese Seraph.

 

“Pensi che mi farò portare da te tutta la vita?” rispose Smith.

 

Intanto al terzo passo cadde col sedere per terra “maledizione…” disse tra i denti. Sempre sotto gli occhi di Seraph, Smith si aggrappò al tavolino di vetro, fece altri respiri profondi e si rimise in piedi. Fece altri quattro passi, e al quinto arrivò all’altro divano.

 

L’Angelo vide Smith molto depresso e gli disse “qualche giorno ancora e potrai ricamminare bene”

Senza guardarlo lasciò Smith ai suoi pensieri per avviarsi in cucina.

 

Smith si sdraiò sul divano per cercare di recuperare le forze, intanto non riusciva a pensare ad altro che al dolore provocato da quell’immensa luce bianca. Diede uno sguardo fuori dalla finestra e vide che c’era una piazzetta sotto quel palazzo… con dei bambini che vi correvano in mezzo.

 

Sospirò.

 

Forse, si ricordò di lui in mezzo a una piazzetta insieme alle sue copie che si divertivano cercando di riuscire a colpire il signor Anderson, perché è così, in quel momento si stavano soltanto divertendo.

 

Smith vedeva tutte le sue copie che collaboravano tra di loro, si aiutavano nel cercare di mettere in qualche modo al tappeto il signor anderson. Volevano soltanto misurare la loro forza con la sua, ma si accorsero che non bastava, lui era più forte di loro. Lui voleva essere il numero uno, quindi prese provvedimenti.

 

Riuscì ad appisolarsi cullato dai suoi pensieri.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Quando si svegliò non vide nessuno, si guardò in giro e la sua attenzione venne attirata da un vassoio con dei biscotti poggiati sul tavolino di vetro, quei biscotti erano abbastanza invitanti, e lo erano anche per uno come Smith… pensò che se ne avrebbe preso uno non se la sarebbe presa nessuno. Allungò il braccio.

 

“prendili pure senza problemi, li abbiamo fatti apposta per te” disse una voce.

 

Smith si girò e vide che la bambina era ferma davanti alla porta del salotto.

Lui prese un biscotto con fare cauto… non riusciva ancora a prendere confidenza con quel posto.

Sati si avvicinò e si sedette vicino a lui sul divano.

 

“Non sono più caldi perché sono lì da sta mattina, e ora è pomeriggio, ma penso che siano ancora buoni, io e l’Oracolo li facciamo sempre perché a me piacciono tanto”disse la piccola.

 

Smith diede un morso al biscotto.

 

“come ti sembrano? Sono buoni?” chiese sorridendo.

 

Smith fece cenno di si con la testa.

 

“allora da oggi ne faremo di più così ne potrai mangiare quanti ne vuoi!” disse felice.

 

Smith mandò giù il boccone “tu ora non dovresti essere qui con me…”

 

Sati non capiva “perché?”

 

“Seraph ti ha ordinato di non avvicinarti a me…” disse continuando a mangiare il biscotto.

 

“Voglio molto bene a Seraph, lui mi protegge sempre, anche all’Oracolo. Lui dice che non mi devo avvicinare a te perché non sei cambiato e sei ancora cattivo, dice che tu mi puoi fare ancora del male. Ma a me non sembra che tu sia ancora così, tu vuoi ancora farci del male?” chiese Sati.

 

Smith finì il biscotto senza rispondere.

 

Suonò il campanello e Sati si alzò per andare ad aprire, la raggiunse anche l’Oracolo che si accorse che Smith si era svegliato. Alla porta si presentò Morpheus che probabilmente aveva chiamato l’Oracolo.

 

“Prego Morpheus, accomodati…” disse l’Oracolo ospitale.

 

“Mi hai detto di avere una cosa importante di cui parlarmi” disse Morpheus.

 

“Si, infatti. Accomodati in salotto. Capirai di cosa voglio parlarti” disse lei.

 

Anche Smith capì il motivo per il quale Morpheus era stato chiamato, ma fece finta di niente e prese un altro biscotto..

 

Quando entrò in salotto vide Smith seduto sul divano, tranquillo, a mangiare come se nulla fosse. Morpheus non credeva ai suoi occhi, il demonio era ancora vivo.

 

Guardò l’Oracolo “ma… ma cosa significa?! Oracolo, cosa ci fa quel bastardo qui in casa tua?! Neo non l’aveva forse ucciso?!” urlò confuso.

 

“calmati Morpheus, è finita l’era della paura, ora è tempo di pace” disse tranquilla l’Oracolo.

 

“è per questo che mi hai chiamato?” chiese lui.

 

“si, ma intanto accomodati, sul vassoio ci sono altri biscotti, ne vuoi qualcuno?”chiese l’Oracolo.

 

Morpheus vide che l’Oracolo era tranquilla, allora provò a fidarsi, si sedette sull’ altro divano e notò che Smith stava cercando di alzarsi, prese il vassoio, e, barcollando (perché non aveva ancora recuperato appieno le forze) arrivò di fronte a Morpheus. Smith lo guardò, fece un mezzo sorriso e porgendogli il vassoio disse “sono buoni…”

 

Morpheus si alzò, diede uno schiaffo al vassoio facendo cadere tutti i biscotti poi diede uno spintone a Smith che cadde sul tavolino di vetro rompendolo “HAI UNA BELLA FACCIA TOSTA MALEDETTO BASTARDO! DOPO TUTTO QUELLO CHE HAI FATTO COME OSI ANCHE SOLO AVVICINARTI A ME?!”

 

“fermati Morpheus!” disse l’Oracolo.

 

“ma cosa dici Oracolo? Non posso stare qui seduto a far niente, questo maledetto merita soltanto di morire!” disse Morpheus.

 

Intanto Smith cercò di alzarsi, ma quella caduta peggiorò le sue condizioni fisiche, non riusciva a muoversi. L’Oracolo chiamò Seraph per tirare su Smith e portarlo in camera da letto, mentre Morpheus cercava di scusarsi con l’Oracolo per avergli rotto il tavolino.

 

“Morpheus, le cose ora andranno diversamente, ormai non ha più alcun potere, pensi che se fosse ancora così forte si sarebbe fatto colpire e poi sarebbe caduto sul tavolino? Per di più si è risvegliato ieri, non ha neanche la forza di reggersi in piedi, non hai visto che barcollava? E’ come se tu te la fossi presa con un bambino indifeso. E’ difficile anche per lui questa situazione, sta cercando di cambiare.” disse l’Oracolo.

 

“come puoi pensare che uno come lui possa cambiare? Con tutto il male che ha fatto…” disse Morpheus “magari quando si sarà ripreso vorrà riprendere da dove aveva lasciato”

 

“E tu credi che se volesse rifare un cosa simile la Sorgente avrebbe permesso che la sua vita fosse risparmiata?” rispose sicura l’Oracolo.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Smith era nella camera da letto dell’Oracolo, e, sdraiato su un lato abbracciava il cuscino pensando a cosa mai aveva fatto di male per meritarsi di finire sul tavolino. Non aveva fatto nulla di male. Ma capì anche che gli altri avrebbero dovuto imparare ad accettare il loro nemico come un amico, e che probabilmente ci sarebbe voluto tempo.

 

L’Oracolo entrò in camera e vide Smith che sospirava abbracciato al suo cuscino.

 

“Lo so che non è facile per te questa situazione, ti chiedo solo di avere un po’ di pazienza… il tempo chiuderà ogni ferita.” Disse fiduciosa l’Oracolo.

 

“il tempo non sarà mai in grado di chiudere certe ferite…” disse lui “come potranno dimenticare la morte del signor Anderson… e poi chissà quanta altra gente avrò ucciso oltre a lui…”

 

“su questo hai ragione, ma sarai tu a dare una mano a loro dimostrando che non hai più brutte intenzioni… ma ci vorrà tempo, e se tu avrai pazienza tutto si risolverà… te lo garantisco”  disse lei.

 

Smith sorrise guardando verso il soffitto.

 

“Ooh! Finalmente un bel sorriso! Mi sa che per qualche notte andrò a dormire in camera di Sati… magari sul mio letto ti riprenderai prima che sul divano…”disse sorridendo “…ora ti lascio riposare, se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi”

 

L’Oracolo uscì e Smith chiuse gli occhi.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

 “Come vanno le cose?” chiese Seraph.

 

“Direi che stanno migliorando… Come ho già detto a lui, ci vorrà del tempo prima che la pace si stabilisca del tutto. Intanto lasciamo che si riposi e riprenda le forze, così anche lui potrà avere più chiare le sue idee”disse l’Oracolo.

 

“La bambina è molto curiosa però, non vorrei che…”

 

“Non preoccuparti Seraph, non corre alcun pericolo, lascia pure che cerchi di parlargli. Oggi mi ha raccontato che quando si è svegliato ha cercato di parlarci, non ha detto molto, forse perché ancora deva prendere confidenza con noi, ma mi ha detto che è stato gentile… Non pensi sia già qualcosa?” sorrise l’Oracolo.

 

“Spero che non ti stia sbagliando…” concluse Seraph.

 

L’Angelo Custode non voleva smettere di vigilare su di loro perché era il suo compito proteggere.

 

Ogni mattina Sati entrava nella stanza dell’Oracolo e diceva “Buon giorno!” e Smith le rispondeva “…buon giorno anche a te…”

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Passò qualche giorno e ormai sembrava che la serenità avesse raggiunto anche la casa dell’Oracolo. Una mattina, mentre l’Oracolo stava preparando la colazione per Sati, sentì una voce provenire dalla porta della cucina “…buon giorno…” L’Oracolo si girò e vide che sulla soglia della porta c’era Smith che sembrava non avere più problemi alle gambe.

 

“Buon giorno!!” rispose contenta l’Oracolo “vedo che ti sei ripreso, non ti fanno più male le gambe?” chiese.

 

“Quando mi sono svegliato mi sono accorto che non avevo difficoltà a muoverle, così ho provato a mettermi in piedi e sono riuscito a camminare…” rispose.

 

“Prego… siediti pure” disse.

 

Smith si accomodò su una sedia in cucina.

 

“allora, cosa mi racconti? In questi giorni sei riuscito a farti qualche idea?” domandò mentre preparava la colazione.

 

“Io… non saprei, non so più cosa pensare, tutti i miei ricordi sono legati hai miei scontri col signor Anderson… sono le uniche cose che ricordo con piacere…” rispose un po’ confuso.

 

“certo, capisco… è ovvio. Tu hai sempre combattuto con un tale odio contro Neo che non hai pensato ad altro per tanto tempo…” disse voltandosi “… e non ricordi altre cose con piacere?”

 

“…no… solo i miei scontri con lui…”  disse guardando per terra.

 

“sai, penso di aver capito quali siano i tuoi interessi… il combattimento!” disse l’Oracolo “è quella la tua strada Smith, ecco perché ricordi con piacere i tuoi scontri contro Neo, perché ogni volta che combattevate eravate entrambi più forti, e con lui trovavi la competizione, perché era l’unico in grado di tenerti forza!” disse “è questo quello che vuoi: trovare validi avversari e misurarti con loro”

 

“….. può darsi che tu abbia ragione…” disse Smith con un mezzo sorriso.

 

In quel momento entrò Sati e vide che Smith era in cucina con l’Oracolo “Buon giorno” disse la piccola.

 

Smith le rispose…

 

“sono entrata in camera dell’Oracolo ma non ti ho visto, allora ho pensato che te ne fossi andato via” disse la piccola “se sei arrivato qui vuol dire che sei guarito… sei guarito?” chiese.

 

“Si… penso proprio di essere guarito…” disse soddisfatto.

 

L’Oracolo appoggiò la colazione sul tavolo e Sati si sedette vicino a Smith per mangiare. La bambina notò Smith sovra pensiero “tu non fai la colazione?” chiese.

 

“…no.” Rispose lui.

 

“sei sempre serio… sei arrabbiato con qualcuno? Qualcuno ti ha fatto del male?” chiese mentre mangiava.

 

“No… non sono arrabbiato con nessuno…stavo solo pensando…” disse.

 

“Ehi Smith, se vuoi puoi riprenderti questi…” disse l’Oracolo tirando fuori un paio di occhiali. Erano gli occhiali di Smith.

 

Smith stese il braccio e li prese, fece per metterseli…

 

“…No, non metterli” disse Sati mentre beveva la tazza di latte.

 

“cos..? …Perché?” domandò.

 

“ Hai gli occhi blu, blu come il cielo… perché devi oscurarlo?” disse sorridendo.

 

Smith la fissò in silenzio, non sapeva cosa dire.

Prese gli occhiali e li infilò nel taschino  “… se le cose stanno così, li metto via…”  

 

Entrò Seraph è si stupì nel vedere che Smith si era gia ripreso “non pensavo ci avresti messo così poco, le ferite al braccio come vanno?” chiese.

 

Smith si era completamente dimenticato di quei tagli, sbottonò il polsino e tirò su la manica, tolse la garza e si accorse che ormai le ferite erano guarite, anche da qualche giorno perché Smith aveva un veloce processo di cicatrizzazione.

 

“Ora riesci a camminare correttamente?” chiese l’Angelo.

 

“Credo di si…” rispose guardando altrove.

 

“Avevo intenzione di farti venire con me a fare un giro per farti muovere le gambe… te la senti?” gli chiese.

 

“Un giro dove?”

 

“Oggi è lunedì, la piccola deve andare a scuola, l’accompagneremo…”  disse.

 

“Siiii!! Dai signor Smith, vieni anche tu, così ti presenterò alle mie amiche… saranno felici di conoscerti, gli ho parlato molto di te, ogni giorno mi chiedono quando porterò a fargli conoscere il mio amico” disse allegra Sati.

 

“…va bene” disse lui.

 

Seraph guardò l’Oracolo e lei gli sorrise, vedeva che le cose stavano cambiando.

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***


ALZATI …

ALZATI …. Parte tre “dietro i suoi occhi blu”…

 

Camminando per strada Smith si accorse di quanta gente diversa ci fosse in quel mondo, tutti con un odore diverso dagli altri, diverso da quello dell’Oracolo, diverso da quello di Seraph e diverso anche da quello della piccola Sati. Ora però cominciava a farci l’abitudine, gli dava meno fastidio.

 

“Siamo arrivati!” disse Sati “tu aspetta qui con Seraph… torno subito”

 

Sati corse verso la scuola lasciando Seraph e Smith che si appoggiò a un palo “come mai se ne andata?” chiese Smith.

 

“Te l’ha detto, no? Deve presentarti alle sue compagne di classe… anche con me fece così…”disse.

 

“Ah si?… consigli utili?”

 

“Fai attenzione… sono spietate…” disse con un mezzo sorriso l’Angelo.

 

“Lo terrò presente…”

 

Passati cinque minuti Sati tornò con una decina di bambine dall’aria come quella che hanno le bambine davanti a un nuovo giocattolo, con frasi come “eccolo la” “com’è alto!” “è simpatico?” “gioca?” circondarono Smith. Lui non era molto a suo agio, anni e anni facendo l’agente, altro tempo facendo il Virus, non ha mai sopportato gli uomini, figuriamoci le bambine curiose.

 

“Avete visto? Lui è l’amico di cui vi avevo parlato, si chiama Smith…” disse Sati che era a capo del gruppo.

 

Si presentarono un ad una e lui non disse nemmeno una parola, sembravano un branco di iene. Qualche bambina disse “che tipo strano…” altre ancora “ma non sa parlare…?”

Smith si avvicinò a Seraph e gli sussurrò all’oracchio “portami immediatamente via di qui”.

 

“Sati, piccola, ci vediamo dopo la scuola… io e Smith dobbiamo andare.” Disse Seraph.

 

Sati salutò Seraph e Smith e portò tutto il gruppo dentro la scuola. Smith tirò un sospiro di sollievo.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

I due fecero un giro nei dintorni.

 

“In tutto quel tempo in cui eri un Virus… che cosa hai fatto? Dove ti nascondevi?” chiese Seraph.

 

“Ovunque… mi nascondevo dove potevo. Non facevo altro che moltiplicarmi, mentre la notte non dormivo al pensiero di dover affrontare il signor Anderson…”

 

“non pensavi ad altro che combattere?” chiese.

 

“Si, non pensavo ad altro che diventare più forte di lui… tutto il giorno” disse Smith “ora che mi viene in mente, come mai l’altro giorno è venuto solo Morpheus?”

 

“Cosa intendi dire con ‘solo Morpheus’?”

 

“Il signor Anderson non c’è più, ma con lui c’era sempre la sua amichetta…”

 

“Ah Trinity! Anche lei non c’è più…” disse guardando per terra.

 

Smith si fermò “anche lei è morta?… Per colpa…Per colpa mia?”

 

Seraph fece cenno di si con la testa.

 

Smith per un momento ebbe quasi un brivido d’eccitazione nel sentire questa notizia. La stessa eccitazione che ebbe anche quando la sua copia nel mondo reale prese in ostaggio Trinity, dopo tante volte che gli era sfuggita scoprì che ora era morta, e per causa sua.

 

Seraph notò un’aria strana in Smith “forse, credo sia meglio tornare…”

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

“Davvero, Oracolo, io non mi fido di lui…” disse Seraph.

 

“Mi stai dicendo che quando ha saputo della morte di Trinity lui era felice?” chiese l’Oracolo.

 

“Si, l’ho visto coi miei occhi, lui era felice”

 

“Evidentemente la sua mente ha avuto ricordo di quanto faceva quando era Virus… Lui cacciava Trinity , e come se si fosse sentito soddisfatto per aver portato a compimento una missione.” Disse l’Oracolo.

 

“E per questo che non mi fido, lui secondo me ha in mente ben altri piani che pensare a cambiare.” Disse l’Angelo.

 

“Ma lui sa meglio di noi che se fa un passo falso verrà eliminato, e sta volta per sempre, il motivo per cui è ancora qui è perché in futuro avremo bisogno di lui.” Concluse l’Oracolo.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Calò la notte, una notte gelida, e Smith fu lasciato da parte sul divano, a lui non importava tanto, non voleva avere rapporti con quella gente, preferiva stare da solo. Solo a riflettere. Quella notte non c’era neanche la luna. Non aveva voglia di riposare continuava a pensare a ciò che Sati gli aveva detto ‘hai gli occhi blu, blu come il cielo, non oscurarlo’. Per un momento si fermò a chiedersi cosa ci facessero degli occhi blu in un uomo come lui…

 

Forse sono simbolo che non è del tutto cattivo, quel blu rappresenta la speranza che anche uno come lui può cambiare in qualcosa di positivo. Lui non aveva mai fatto caso al colore dei suoi occhi, ha sempre portato gli occhiali, e sinceramente non gli è mai importato. Ma quando Sati gli disse quella frase si sentì stranamente felice. Quel colore cominciava a piacergli.

 

Era quasi mezza notte e le finestre del salotto erano aperte, facendo entrare un aria gelida come il ghiaccio, Smith non ci fece tanto caso perché era come abituato a quel freddo, però distinse una sagoma nel corridoio, era la piccola Sati, aveva in mano una coperta.

 

Smith fece finta di dormire, Sati si avvicinò alla finestra e la chiuse, poi si avvicinò a Smith e gli mise sopra la coperta, e gliela sistemò bene “se continui di questo passo ti ammalerai… buona notte” la piccola se ne ritornò in camera sua. Seraph dall’altra parte della stanza lo guardò “è fatta così, ha un cuore d’oro… e tu gli stai molto simpatico” Smith fece finta di non sentirlo e si girò dall’altra parte.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Il mattino dopo Smith si sveglio più tardi del solito, evidentemente aveva preso sonno molto tardi. Non appena aprì gli occhi sentì l’Oracolo parlare con Seraph.

 

“Proprio così Seraph, non gli è bastato solo il mio aspetto, ora vuole anche i miei occhi… ha detto che se non glieli darò farà uccidere la piccola… e anche me…” disse agitata l’Oracolo.

 

“Non ti preoccupare, ci penserò io a rimettere tutto a posto, evidentemente questo Merovingio è un tipo incontentabile, ma io posso regolarlo” disse sicuro Seraph.

 

“Seraph, io capisco che tu voglia renderti utile, ma da solo non c’è la farai… sono tanti gli uomini del Merovingio… ho anche saputo che ha fatto potenziare i due gemelli fantasma”

 

“Morpheus mi aiuterà sicuramente…”

 

“Magari potete chiedere anche a Smith di aiutarvi…”

 

Improvvisamente si sentì la porta di ingresso chiudersi.

 

L’Oracolo si accorse che in salotto Smith non c’era più.

 

“Lo prendo io, nelle sue condizioni lo raggiungerò subito…” disse Seraph raggiungendo la porta.

 

Seraph corse giù dalle scale e vide Smith scappare per la piccola via dov’era anche situata la seconda porta di ingresso del palazzo, così Seraph fece il giro e si fermo ad aspettarlo nell’altra porta di ingresso. Smith si accorse che nessuno lo seguiva, quindi riprese a camminare mentre respirava affannosamente, ormai era poco allenato alle corse.

 

Arrivato di fronte all’altra porta di ingresso l’Angelo spicco un balzo di alcuni metri e cadde addosso a Smith, facendoli rotolare entrambi sul freddo asfalto di quella viuzza. Seraph afferrò il colletto di Smith “che intenzioni avevi maledetto vigliacco? Volevi scappare forse? Rispondi!”

 

Smith con le poche forze che aveva cercava di liberarsi dalla presa di Seraph “conosco la forza degli uomini del Merovingio, non voglio avere niente a che fare con lui, e tanto meno con voi…”

 

“Sei solo un miserabile” Seraph gli diede una gomitata in testa facendolo svenire.

 

Seraph lo raccolse e entro nell’entrata posteriore del palazzo.

Smith si svegliò sul solito divano. L’Oracolo era sull’altro divano che lo guardava, questa volta non era sorridente. Lui sapeva che la causa era in parte sua, così non trovò il coraggio di guardarla.

 

“Da te mi sarei aspettata di tutto tranne che questo… sei scappato, sei scappato come un vigliacco. Tu hai ascoltato la conversazione tra me e Seraph a proposito del Merovingio, noi ti chiedevamo aiuto, vogliono uccidere Sati, una cosa simile vogliono fare, è la cosa più disgustosa che si possa fare, uccidere un bambino, e tu hai il coraggio di voltarci le spalle?” disse l’Oracolo.

 

Smith alzò la testa “Secondo te nelle mie condizioni posso fare qualcosa?”

 

“Quello che intendo dire io è che sei scappato, questo vuol dire che tu riusciresti a voltare le spalle anche a un compagno in difficoltà durante qualche battaglia… vuol dire che di te non ci si può fidare.”

 

Smith la guardò negli occhi “…no… io non scappo, non so che cosa mi sia preso prima, davvero, ma io non scappo in una battaglia, questo l’ho sempre fatto.”

 

“E allora perché prima sei scappato?” chiese.

 

“…io… non lo so… ma il cuore ha cominciato a battere più velocemente… ho sentito un brivido…lungo la schiena” disse continuando a guardarla.

 

“…Tu hai avuto paura Smith… e devi lasciartela alle spalle la paura di morire, altrimenti non sarai mai un bravo guerriero…” disse l’Oracolo.

 

Era dal giorno in cui ebbe l’ultimo scontro col signor Anderson che non provava una cosa simile, nel momento in cui, dopo aver parlato al posto dell’Oracolo, il signor Anderson si rialzò in piedi, non sapeva cosa stava succedendo dentro di lui, e questo lo impaurì molto.

 

“Smith, tutte quelle emozioni che provi, sono umane. Hai provato rabbia, frustrazione, odio, nostalgia, perché non provi la compassione? Vuoi lasciare che il Merovingio uccida Sati?” disse l’Oracolo

 

Smith si fermò un momento a riflettere… lui ha sempre detestato i bambini, ma a differenza degli altri, Sati non aveva paura di lui, Sati ha visto cosa c’è dietro quegli occhi blu, e lo ha capito, pur essendo così piccola. Quella bambina, insieme all’Oracolo, si è presa cura di lui… forse era giunto il momento di sdebitarsi.

 

“… che… che cosa farò…? Io non posso combattere… se li affronterò come potrò attaccarli? non ricordo più nulla delle mosse di arti marziali…” disse Smith preoccupato.

 

“Su questo non c’è alcun problema!” disse l’Oracolo “Quando Seraph si allenerà con te, e ti farà combattere, ti farà tornare alla mente tutto ciò che hai dimenticato, così tra qualche tempo sarai di nuovo in grado di affrontare un duello.”

 

“… e quando potranno cominciare questi allenamenti?” chiese Smith.

 

“Anche domani mattina…” rispose Seraph.

 

L’Oracolo si sentiva che Smith non avrebbe più provato a scappare.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Cominciarono giorni duri per Smith, dalla mattina alla sera doveva allenarsi con Seraph. L’Angelo possedeva un Dojo, li i due potevano allenarsi quanto volevano. Seraph era un maestro molto severo, non gli lasciava un attimo di tregua. Smith, gia nei primi quattro giorni, riuscì a ricordarsi di molte mosse che ormai credeva non sarebbe mai più riuscito a fare. Cominciava a sentire di nuovo della forza dentro il suo corpo.

 

Gli allenamenti durarono più o meno due settimane, molto poco perché Smith aveva solo bisogno di rinfrescarsi la memoria. Ogni notte Smith pensava a che cosa stesse succedendo dentro di lui, mai avrebbe pensato che si sarebbe unito all’Oracolo per aiutare quella bambina. Ogni notte Smith tornava stanco morto, si buttava sul divano e dormiva profondamente sino al mattino dopo, all’Oracolo faceva quasi tenerezza.  

 

Non sognava. Non sognava mai nulla. I sogni riflettono le emozioni e le paure che si provano. Ma Smith, come macchina, respingeva tutto questo. Voleva evitare di farsi prendere da queste cose. Tutti i nuovi programmi creati sanno parlare d’amore, non lo possono provare, ma ne possono parlare, l’importante è l’interazione che la parola comporta.

 

Smith non era un programma vecchio, ma stando tutto quel tempo a contatto con gli umani aveva imparato ad odiare, ad odiare in modo notevole, volendo avrebbe potuto provare amore, ma era lui a non voler provare queste emozioni, le aveva sempre respinte.

 

Quando ha accettato di aiutare l’Oracolo non l’ha fatto per amore, o avere la pace, come farebbe un umano, l’ha fatto semplicemente perché sapeva di dover un favore all’Oracolo. E l’unica cosa di cui ora ha paura è diventare come loro. Ma Ormai sapeva che niente sarebbe andato come prima.

 

L’Oracolo per la prima volta era in difficoltà mai prima d’ora non era riuscita a vedere dentro qualcuno, ma per Smith così è stato, l’Oracolo non riusciva a vedere al di là di quegl’occhi blu, era come se lui non volesse di proposito mostrare quello che sentiva.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Parte 4 ***


ALZATI… parte quattro “niente era più come prima”

ALZATI… parte quattro “niente era più come prima”

 

 

“Si Seraph, sta mattina mi ha ancora minacciato, ha detto che la sua pazienza sta per finire… O gli do i miei occhi o ucciderà Sati…” Disse l’Oracolo a Seraph.

 

“Non si preoccupi, oggi verrà Morpheus, e Smith è tornato a essere forte… Oggi pomeriggio daremo al Merovingio ciò che si merita” disse Seraph.

 

Smith intanto era in salotto seduto sul divano con lo sguardo fisso, pensando.

Sarebbe morto ancora? O la sua nuova forza lo avrebbe fatto trionfare?

 

Intanto la sua attenzione venne attratta da un vaso posato su una mensola, voleva ancora sentire della forza dentro di lui. Guardò il vaso e lo colpì violentemente con un destro, il vaso si frantumò rumorosamente e cadde per terra attirando l’attenzione di Seraph e l’Oracolo.

 

“Che cosa stai facendo?” Chiese Seraph affacciandosi dalla cucina.

 

Smith aveva un’espressione in volto come di un’immensa soddisfazione, si voltò verso di Seraph, sorrise “…Chiedo scusa!”

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Arrivò pomeriggio. Sati andò in salotto e portò dei biscotti che poggiò sul tavolino di vetro, Smith la osservava dall’altra parte della stanza cercando di capire perché un bambino poteva essere tanto importante, stando alle parole dell’Oracolo.

 

Smith vedeva il bambino, come anche ogni altro essere umano, una cosa fragile e debole non degna di vivere. E continuava anche a chiedersi perché dovesse rischiare la vita per un bambino.

 

“Ne vuoi qualcuno?” chiese sorridente Sati.

 

Smith per pensare ad altro accettò. Si sedette sul divano e prese un biscotto.

 

“Mi fa molto piacere che ti piacciono…” disse la piccola.

 

“…Te l’ha insegnato l’Oracolo a farli, vero?” Chiese Smith finendo il biscotto.

 

“Gia, lei è bravissima… Mi insegna tante cose… Perché lei sa tutto”

 

“Lei non sa tutto…” Sussurrò Smith mangiando un altro biscotto. Sati pote appena sentirlo “Hai detto qualcosa?” Chiese la piccola “No niente…” Disse lui.

 

In quel momento suonò il campanello, si sentì l’Oracolo dal corridoio “Ah! Questo deve essere Morpheus!” Aprì la porta e lo fece entrare.

 

“Sei stato puntuale!” Disse lei sorridendo.

 

“Seraph mi ha spiegato tutto…” Disse Morpheus.

 

Quando arrivò di fronte al salotto vide Smith seduto che faceva finta di niente accanto alla piccola Sati. Morpheus strinse i pugni e guardò l’Oracolo in cerca di una risposta.

 

“Lo vedo che sei molto preoccupato e pieno di dubbi” disse l’Oracolo “ma fidati… fidati di me… fidati di lui.”

 

“Oracolo, spero solo che non ti stia sbagliando…”

 

“non mi sbaglio, ne sono certa” disse l’Oracolo sapendo di citare una vecchia frase di Morpheus.

 

Smith si alzò dal divano e andò verso di loro. Guardò Morpheus “Ora abbiamo lo stesso scopo” disse Smith, dopo di che senza guardare in faccia nessuno diede una pacca sulla spalla a Morpheus e uscì dalla porta di ingresso aspettando nel lungo corridoio l’arrivo di Seraph e Morpheus.

 

Seraph lo raggiunse fuori dalla porta e lo avvertì che prima di andare dal Merovingio sarebbero dovuti passare dal suo Dojo, Mentre l’Oracolo trattenne qualche secondo Morpheus all’ingresso.

 

“Mi raccomando Morpheus…fidati…”disse fiduciosa l’Oracolo.

 

“…Cercherò” disse Morpheus chiudendo la porta.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Seraph fece strada al trio verso il Dojo. Arrivati lì, li invitò ad entrare.

“Dovremo far rifornimento di armi prima di andare dal Merovingio”disse Seraph.

 

C’era un grande tavolo pieno di armi in mezzo alla stanza, si avvicinarono. Morpheus prese un gruppo di Ingram, tante cartucce e una Catana, Seraph invece un gruppo di pistole 9000 S con qualche cartuccia e un grappolo di Flash Bang per stordire gli avversari, le sue pistole si mimetizzano bene sotto la sua pesante giacca da chimono bianco. Smith prese soltanto la sua solita Desert Eagle e qualche cartuccia.

 

“Cosa fai Smith, prendi più armi! Ti possono servire per gli scontri…” gli disse Seraph.

 

“Io mi affido solo a lei!” disse Smith soffiando dentro la canna e infilandola lungo la fondina sotto la giacca.

 

“… e comunque non dovresti cambiarti di abito? Insomma, sei vestito come un agente, la gente del Club Hell si potrebbe insospettire…” puntualizzò Morpheus.

 

“Io rimango vestito così. Se si insospettiscono un colpo di pistola e il gioco è fatto, e comunque il mio vestito e sicuramente più comodo e leggero dei vostri.” Disse Smith tirando fuori dal taschino il suo paio di occhiali. “Voi lì ci siete già stati una volta ad andargli a fare una visita, giusto?” disse mentre si infilava gli occhiali.

 

“Si, quando Neo era intrappolato nella stazione del treno, anche lì ha provato a ricattarci chiedendoci gli occhi dell’Oracolo. Ma tu come fai a saperlo?” Chiese Seraph.

 

“…Sono stato anche il Merovingio io” disse Smith sorridendo “non credete che sia gia preparato a una visita come la nostra dopo quella che già gli avete fatto in precedenza?”

 

“Si, le sue difese sono aumentate dopo quella volta, ed è per questo che ci siamo allenati bene… ci sarà da sudare parecchio…” disse Morpheus.

 

“…dovremo fare attenzione soprattutto ai Gemelli fantasma, li ha ricreati” continuò Seraph.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Arrivati di fronte al Club Hell, parcheggiarono l’auto li affianco in caso di necessità, scesero e si avviarono con passo lento e deciso uno di fianco all’altro verso l’entrata del Night Club. Qualche guardia di turno fuori dall’ingresso si accorse di loro e riconobbe Seraph.

 

“Ancora tu! Maledetto questa volta sei morto!” Disse una delle guardie tirando fuori una pistola, e anche gli altri fecero altrettanto.

 

Mentre le guardie cominciarono a sparare, Smith si lanciò dietro una colonna e anche Morpheus dalla parte opposta, mentre Seraph rotolo dietro un’auto parcheggiata lì sotto. Le guardie si divisero per prenderli.

 

Una delle guardie avvistò Morpheus dietro una colonna e gli corse incontro con una pistola, Morpheus fece una capriola all’indietro tirando un calcio alla mano della guardia facendogli volare la pistola, dopo di che lo afferrò a un braccio e gli tirò una ginocchiata sulle costole, gliele ruppe e rotolò al suolo.

 

Un’ altra guardia vide Seraph dietro un auto e cominciò a spararvi sopra, dalla macchina cominciò a uscire carburante, Seraph se ne accorse e si allontano senza farsi vedere, la macchina esplose. Tutto il parcheggio venne investito da un grosso nuvolone di fumo nero, vedere era impossibile.

 

Due guardie una vicino all’altra cercavano di trovare gli intrusi, Seraph ne afferrò una al collo da dietro e glielo spezzò, l’altra guardia si accorse di lui e comincio a sparare, Seraph usò come scudo il cadavere della guardia appena uccisa e attese che finì tutte le munizioni, dopo di che lanciò per terra il cadavere, prese la pistola e con qualche colpo uccise anche l’altra guardia.

 

Un’ultima guardia cercava gli intrusi con passo cauto e lento guardandosi in torno temendo qualche imboscata. Quando passò vicino a una colonna sentì una voce alle spalle “Salve” quando la guardia si girò trovo una Desert Eagle puntata in mezzo ai suoi occhi, Smith premette il grilletto, e il colpo echeggiò per tutto il parcheggio.

 

I tre si riunirono in mezzo al parcheggio e sentirono una voce affaticata “ mandate gli altri… urgh…avvisate il Merovingio…ci sono intrusi…” I tre si accorsero che uno delle guardie era ancora vivo, Morpheus prese uno dei suoi Ingram e lo finì “Credevo di averlo ucciso…”disse.

 

“Maledizione, ora sanno che siamo qui… dobbiamo cercare una strada alternativa, non possiamo passare per l’ascensore principale.” Disse Seraph.

 

“Proviamo per le scale di emergenza, no?” Suggerì Smith.

 

“Troppo rischioso…” disse Morpheus.

 

“Gia, ma è l’unica via d’accesso. Dobbiamo provarci.” Concluse Seraph.

 

I tre trovarono le scale, Morpheus con un calcio ne buttò giù la porta. Così le salirono molto lentamente, ma alcune guardie del Merovingio si erano posizionate anche lì, così Seraph lanciò uno dei suoi Flash Bang per stordirle.

 

Il Flash Bang esplose emanando una luce bianca fortissima, e a Smith per un momento si bloccò il corpo, il colore di quella luce e la sua intensità gli avevano ricordato la stessa luce che lo uccise, ebbe paura, i suoi muscoli non gli rispondevano più.

 

Passò quel secondo, la luce si spense, e le guardie erano accecate, così Morpheus ne approfittò e con un colpo di Catana fece volare via le loro pistole. Smith avrebbe dovuto finirli, ma cadde con le ginocchia per terra e si mise le mani in testa cominciando ad agitarsi.

 

Seraph si accorse che Smith non stava bene, così prese le sue 9000 S e sparò uccidendo tutto il gruppo di guardie. Dopo di che Seraph si lanciò da Smith cercando di capire che stava succedendo, mentre Morpheus per orgoglio lo osservava a qualche metro di distanza.

 

“Ehi Smith! Che cos’hai? Forza rispondi, che ti prende?” Domandava l’Angelo.

 

Smith nascondendo il viso con le mani comincio a tremare e a rotolare per terra. Urlava. Seraph non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo “NOOO!….. urgh…NON DI NUOVO… per favore noo…” urlava.

 

Morpheus riuscì a capire “La sua morte Seraph” gli ricordò.

 

“Maledizione, il Flash Bang!” si accorse Seraph “forse era troppo presto per farlo combattere , dopo tutto e da poco che si è risvegliato dalla sua morte, forse era troppo presto.”

 

Smith intanto non smetteva di agitarsi. Seraph allora cercò di afferrarlo per i polsi per toglierli le mani dal viso e tranquillizzarlo. Quando ci riuscì con un po’ di forza notò che Smith si girava dalla parte opposta chiudendo gli occhi. Gli fu chiaro il motivo di tale comportamento quando si accorse di pezzi di codice che sgorgavano dai suoi occhi.

 

Lacrime. Smith stava piangendo. E per di più si vergognava a mostrarsi in quello stato. Un programma è in grado di piangere? Il pianto può essere causato da molte cose: dolore, tristezza, rabbia, gioia, paura… Tutto questo è generato però dall’emozione… e l’emozione è una cosa umana.

 

Smith continuava a pensare a quel dolore immenso causato da quella luce, chiedeva pietà, non voleva più sentire un dolore simile, il dolore di morte. Credeva di trovarsi ancora una volta nel buio, solo, solo in tutta quell’immensa oscurità. E lui lì in mezzo senza occhiali, senza vestiti, senza nulla, per ricominciare ancora da capo.

 

Le lacrime provengono dal Mainframe, questo vuol dire che il Mainframe sa che in qualche occasione possono essere usate, il che porta alla conclusione che il Mainframe sa che i programmi, cercando di agire come gli esseri umani  possono tuttavia essere contagiati dalle emozioni, e quindi essere programmi che agiscono, pensano e in qualche occasione provare emozioni come gli umani.

 

“Apri gli occhi e guardami” gli ordinò Seraph con tono deciso.

 

Smith restò con la testa dalla parte opposta.

 

“Ti ho detto guardami!” Ordinò Seraph stringendo i polsi di Smith.

 

“Cosa c’è da vedere nei miei occhi? Ormai io non sono più io. Sono un vigliacco. Cosa c’è da vedere nei miei occhi se non menzogne?” singhiozzò.

 

L’Angelo lo fece alzare, lo guardò dritto in quegli occhi blu lucidi di quei pezzi di codice “Non devi più avere paura , come puoi lottare per ottenere ciò che vuoi se non combatti?”

 

Smith si ricordò che una frase simile gliela disse l’Oracolo.

 

“Ora hai uno scopo da servire Smith, hai un motivo per andare avanti… tutti e tre assieme arriveremo al Merovingio e gli faremo capire chi comanda… Noi dobbiamo proteggere l’Oracolo e Sati… Non scordarlo.”

 

Morpheus si avvicinò a Smith e gli porse i suoi occhiali. Smith guardò per terra, fece un respiro profondo e se li riprese “Già… siamo qui per loro.”  Si mise gli occhiali.

 

“Forza, raggiungiamo la porta d’ingresso del locale” disse Morpheus.

 

I tre corsero su per le scale.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

In cima alla scala c’era una porta con un cartello che indicava il nome del locale. Seraph la sfondò e trovò il locale pieno di guardie, mentre il Merovingio li guardava da in fondo al locale.

 

“Ooh! Bienvenu! Chi non muore si rivede, eh Seraph? Credi di riuscire a concludere qualcosa venendo qui a uccidere i miei uomini?” Chiese il Merovingio.

 

“Noi siamo qui per conto dell’Oracolo, noi la proteggiamo, e proteggiamo anche la piccola, tu non le toccherai, altrimenti non solo i tuoi uomini, ma anche tu morirai.” Rispose Seraph.

 

Il Merovingio si accorse che accanto a Morpheus non c’era Trinity ma qualcun altro, e quel qualcun altro era Smith, e il Merovingio lo conosceva, conosceva la sua potenza soprattutto quando irruppe nella sua stanza per impossessarsi di lui.

 

“ Quelle bonne surprise! Tu, Seraph, l’Angelo, ti sei fatto accompagnare da Smith, l’Angelo Caduto… complimenti, proprio un bel trio!” Disse con fare ironico il Merovingio “ come mai ora l’Angelo Caduto si mette dalla parte degli angeli?”

 

“Perché così ho scelto, Merovingio. Ti ho già sconfitto una volta, e lo farò di nuovo se necessario.” Disse Smith.

 

“Quant’è stupido il mondo! Comunque ora mi sono davvero scocciato di voi, forza guardie, fateli fuori” Ordinò il Merovingio.

 

Tutte la guardie presero le loro armi e cominciarono a far esplodere colpi, Seraph, Morpheus e Smith si nascosero dietro le colonne. Seraph cercò di raggiungere il Merovingio che stava scappando, ma dal pavimento uscirono due sagome trasparenti verdastre, erano i gemelli fantasma. E bloccarono la strada a Seraph.

 

“Tu non vai da nessuna parte” disse un gemello.

 

Intanto Smith e Morpheus se la stavano vedendo contro le guardie. Smith uscì da dietro la colonna e le guardie cominciarono a sparare, ma nel codice di Smith era scritto sul codice di un agente e quindi riuscì facilmente a schivare le pallottole, Morpheus intanto approfittò della distrazione delle guardie per colpirne un paio alle spalle.

 

Morpheus prese la sua Catana e cominciò a combattere contro le guardie rimanenti, mentre Smith raggiunge Seraph al piano superiore per aiutarlo. Seraph era in netta difficoltà contro i gemelli, Smith fece bilanciare la situazione.

I Gemelli erano impossibili da colpire perché non appena provi ad attaccarli si smaterializzano.

 

 

Questi utilizzano come arma degli affilati rasoi, con molta destrezza. Diventavano davvero temibili quando ti attaccavano con essi. Con abilità e velocità nei movimenti sia Smith che Seraph riuscivano comunque a non farsi colpire, cercando, nel frattempo, di sparargli, ma con scarso successo.

 

Morpheus rubò una bomba a uno dei cadaveri delle guardie e raggiunse i suoi compagni al piano superiore. Seraph e Smith cercavano un modo per riuscire a ucciderli. Quando Morpheus li raggiunse Smith si accorse della sua bomba, così gli venne un’idea.

 

“Forza Seraph, spara un Flash Bang, adesso!!” Urlò Smith.

 

Seraph intuì il piano di Smith e ne fece brillare uno. I gemelli furono colti impreparati e quella luce bianca che li accecò.  Smith prese di mano la bomba a Morpheus, la strinse forte “Che ti serva di lezione Merovingio, noi siamo angeli custodi, gli angeli custodi dell’Oracolo” dopo di che staccò la spoletta e gettò la bomba in mezzo al locale.

 

“La finestra!” Urlò Seraph.

 

I tre corsero verso la finestra e spiccarono un lungo salto che li fece passare attraverso il vetro, mentre la bomba rotolando esplose formando una grande nuvola di fuoco che distruggeva tutto ciò che gli era in torno, quando i gemelli  se ne accorsero furono già investiti in pieno. Smith, Seraph e Morpheus atterrarono sulla strada e sui loro corpi cadde una pioggia di pezzi di detriti e vetri.

 

“Ora che gli abbiamo distrutto il locale, le guardie e i gemelli penso che abbia capito” disse Morpheus.

 

“In caso dia ancora problemi ci penseremo noi, dico bene Smith?” disse Seraph.

 

Smith sorrise.

 

Si diressero verso la macchina e presero la strada verso casa, ma Morpheus doveva tornare nel mondo reale così si fermarono vicino a un telefono pubblico e questo cominciò a squillare. Prima che potesse alzare la cornetta gli si avvicino Smith che gli porse la mano, Morpheus sorrise e gliela strinse. Dopo di che scomparve dentro i fili del telefono.   

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Smith e Seraph tornarono a casa dell’Oracolo. L’Oracolo aprì la porta sorridendo perché lei sapeva come era finito lo scontro, ed era orgogliosa di avere Smith come altro angelo custode. L’Oracolo li fece accomodare in salotto, lei aveva raccontato tutto a Sati.

 

L’Oracolo li ringraziò, era contenta che ora Smith avesse chiaro il suo futuro prima incerto. Aveva bilanciato se stesso e ora non aveva più dubbi, perché aveva trovato la pace interiore. E quando si sedette sul divano, la bambina uscì dalla sua camera e corse per raggiungerli, si fermò davanti alla porta del salotto, era felice che loro combattessero per lei e l’Oracolo.

 

Ma più di tutto era felice che Smith era cambiato, ora lui non era più l’uomo in nero nascosto nell’ombra, era l’uomo in nero illuminato dal sole. Sati si avvicinò a Smith e lo guardò, lui si accorse che Sati le era vicino, si girò “stai bene?” gli chiese.

 

“Grazie mille, signor Smith, grazie mille…”disse la piccola, e dopo un grande sorriso lo abbracciò.

 

Smith non era molto esperto in fatto di abbracci affettuosi o situazioni romantiche ed era la prima volta che qualcuno si comportava così con lui, quando Sati lo abbracciò arrossì e guardò l’Oracolo in cerca d’aiuto, lei si mise a ridere, Seraph fece lo stesso.

 

Arrivò notte, e lui non riusciva a dormire, era sdraiato sul divano, allora decise di alzarsi e andare in cucina per sedersi un po’. Quando si sedette notò che il cielo era illuminato, fuori c’era una grande luna piena, si alzò e si diresse verso la finestra. Li vicino al davanzale appoggiò gli occhiali per vederla meglio. La luna gli faceva gli occhi di un blu intenso, e lui si sentiva bene.

 

Si girò e vide che sul tavolo era poggiato un lungo coltello, si avvicinò e lo afferrò. Lo accarezzò, era molto affilato.

 

Si ricordò di ciò che gli disse Sati a proposito dei suoi occhi, si ricordò del suo abbraccio, si ricordò i sorrisi e la dolcezza dell’Oracolo, si ricordò la pazienza e la determinazione di Seraph, e si ricordò che quello era lui, era lui che era riuscito a guadagnarsi la fiducia di tutta quella gente. E a lui andava bene così.

 

Alzò lo sguardo e mirò i suoi occhiali, tirò violentemente il coltello e li colpì in pieno. Il coltello si conficcò nel mobile, mentre gli occhiali caddero per terra in frantumi. Perché doveva oscurarli? Aveva gli occhi blu, blu come il cielo soleggiato che avrebbe illuminato il suo futuro.

                                                                                                             “To Be Continued” or “The End”

                                                                                                                                                                            By Isa

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Parte 5 ***


I Feel like Human

I Feel like Human

 

 

Erano passati parecchi mesi da quando Morpheus, Seraph e Smith sconfissero gli uomini del Merovingio, e da allora non aveva più provato a minacciare l’Oracolo. Il Merovingio temeva che Smith si potesse ancora impossessare di lui, ma lui non sapeva che Smith non aveva più quei poteri.

 

Erano giorni felici quelli, e ormai Smith aveva imparato a convivere con quella gente, quella gente lo accettava, e ormai non avevano più paura di lui. Questo lo rendeva felice.

 

In particolar modo aveva fatto molta amicizia con la piccola Sati. Ormai non più Seraph, ma Smith a occuparsi di lei. L’accompagnava a scuola, la portava a passeggiare, e Sati gli era molto affezionato.

 

Seraph quasi ogni pomeriggio era nel suo Dojo, e spesso si sfidava con Smith, la cosa che stupiva Seraph era il fatto che Smith non finiva mai di essere più forte, non aveva un limite, a differenza degli altri programmi.

 

Qualche volta invitavano anche Morpheus per qualche sfida, e anche lui si accorse di qualche cambiamento nella forza di Smith “Ormai non riesco più a batterti! Fino a qualche tempo fa eri tu a non riuscire a battere me, come diavolo hai fatto a diventare così?” gli chiedeva Morpheus.

 

“Non capisco, così come? Non mi sento cambiato, anche se mi sono accorto anche io che miglioro ogni volta che combatto….Saranno i biscotti dell’Oracolo?” ironizzò Smith.

 

“I programmi come te dovrebbero avere un limite in fatto di forza fisica e velocità, non puoi superare i limiti…” disse Seraph.

 

“…e perché no?”

 

“Perché tu sei parte di Matrix, e come tale devi rispettare le sue regole…” concluse Seraph dando un’occhiata sia a Smith che a Morpheus.

 

“Quando il Signor Anderson mi ha liberato ho superato anche io, come lui, le leggi di Matrix…” ricordò Smith.

 

“Gia, ma ora non sei più libero, Matrix ti possiede ancora.” Disse Seraph.

 

“Comunque sia non m’importa, sto bene così, se succede vuol dire che è possibile.” Disse Smith uscendo dal Dojo.

 

Seraph guardò Morpheus “credi che Smith possa essere…”

 

“Non lo so, ma l’Oracolo può rispondere a questa domanda” Disse Morpheus dirigendosi verso l’uscita del Dojo.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Smith, arrivato a casa dell’Oracolo, si sedette sul divano in salotto, qualcosa lo turbava, le parole di Seraph e Morpheus l’avevano confuso, che cosa stava mai diventando da sorprenderli tanto?

 

L’Oracolo non badò a Smith, era in cucina a fare da mangiare, Sati usci dalla sua stanza e corse incontro a Smith, lo abbracciò, ma vide che Smith non era molto allegro quell’oggi. “Che cos’hai signor Smith? Oggi non sei felice, ti hanno fatto del male?” chiese la piccola preoccupata.

 

Gli faceva uno strano piacere quando qualcuno si preoccupava per lui, e come Sati, nessuno mai l’ha fatto sentire in quel modo. “…io, ti sembro strano?” chiese alla piccola.

 

“strano? In che senso?”

 

“voglio dire, ti sembro diverso da prima?” voleva un suo parere.

 

“… forse sei diventato più amichevole con tutti noi, e sei diventato sempre più gentile… il tuo carattere è cambiato, penso che tu ora sia più umano” disse Sati sorridente mentre si sedeva vicino a lui.

 

Quando sentì l’ultima frase gli si blocco il respiro, lui? Più umano? Com’è possibile? Aveva bisogno di prendere un po’ d’aria. Si alzò dal divano a chiuse di fretta la porta di casa. L’Oracolo si affacciò dalla cucina “dove sta andando?”

 

“…io… non volevo offenderlo… non gli ho detto nulla di male…” Sati cominciò a piangere.

 

L’Oracolo, ignara di quello che stava succedendo, si sedette vicino a Sati “ Che hai tesoro? Perché stai piangendo?” chiese dolcemente accarezzandola al viso.

 

“Il signor Smith mi hai chiesto se lo trovavo diverso ultimamente… io gli ho risposto che mi sembra più umano… dopo si è alzato, non mi ha neanche guardata ed è uscito… ora è arrabbiato con me per quello che gli ho detto…non voglio che sia arrabbiato con me, gli voglio bene…” disse la piccola singhiozzando.

 

“…suvvia Sati, non piangere, lui non c’è l’ha con te… è un po’ strano Smith, lui quando era cattivo odiava gli umani, si è solo spaventato quando gli hai detto che lui si comporta come loro… stai tranquilla, lui non se la prenderebbe mai con te…” la confortò l’Oracolo.

 

“come fai a dirlo?”

 

“l’ho osservato nei momenti in cui stavate insieme, lui tiene a te più di quanto immagini, si fida di te… crede più a te che a me…”  disse sorridendo “credo che sia un po’ confuso ora… avrà bisogno di chiarirsi le idee…”

 

Intanto Smith arrivò al parco dove portava sempre la piccola a giocare, si sedette su una panchina. Pensava. “Umano”, questa parola gli è sempre suonata male. Effettivamente era cambiato molto di carattere, e pensare che lui aveva paura a diventare così, ma non ne ebbe fino a quando qualcuno non glielo fece notare.

 

Era più forte fisicamente, non aveva un limite, lui l’aveva gia superato. Anche se tutta quella forza lo faceva stare bene. Era confuso. Decise che un colloquio con l’Oracolo lo avrebbe aiutato.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

“capisci Oracolo, è troppo forte per essere un programma… ha anche superato la forza di Morpheus, e anche la mia” disse l’Angelo.

 

“Me ne ha gia parlato Sati, a anche io me ne sono accorto che lui è cambiato, ma è cambiato in positivo…non ti devi preoccupare.” Disse l’Oracolo mentre si accese una sigaretta.

 

“Ma, non vorrei che… magari se supera ancora il limite riacquisterà il potere che aveva un tempo…”

 

“no, non preoccuparti, lui non vuole più fare del male a nessuno… lui presto verrà da me e mi chiederà delle risposte.” Sorrise lei.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Smith era ancora seduto su quella panchina, era pomeriggio ormai. Voleva provare a superare davvero il limite, come una volta. Si mise in piedi e chiuse gli occhi. Strinse i pugni. Piegò leggermente le ginocchia e spiccò il volo. Quando aprì gli occhi si trovò a quasi cento metri dal suolo.

 

Non poteva crederci, stava galleggiando tra le nuvole, era al culmine della felicità, stava volando, poteva di nuovo volare, scoppiò a ridere.

 

Cominciò a volare a una velocità elevatissima tra i palazzi di quella città, voleva riuscire a volare più velocemente di quanto abbia mai fatto. Si fermò a raccogliere le forze per provare a superare la sua velocità. Quando si sentì pronto si diede una grande spinta. La sua velocità era pari a quella di un proiettile.

 

Non gli bastava, era troppo eccitato per volersi fermare, provò ad aumentare ancora la velocità, ma appena ci provò si fermò il tempo davanti a lui, improvvisamente i palazzi scomparvero, lettere verdi cominciarono a uscire dal suolo, non capiva che stava succedendo.

 

Era bloccato, ma a lui non piaceva quella situazione, provò allora a muoversi, provò con tutte le sue forze a muoversi, e quando riuscì a sconfiggere quella forza sconosciuta e a muovere, anche se a rallentatore, le gambe, improvvisamente tutte quelle lettere verdi scomparvero.

 

Per un momento tutto rosso, non vide altro che rosso, si accorse di non essere più dentro Matrix, quella non era Matrix, e quello non era lui, era diverso, era completamente ricoperto di fili, collegati al suo corpo, non aveva abiti, era nudo. Non appena si agitò in quello strano liquido, cercando di uscire, dei lacci lo afferrarono per le braccia e lo immobilizzarono.

 

Dopo di che il nulla, il liquido rosso scomparve, e quando Smith riprese conoscenza si accorse che stava cadendo, provò a cercare di rimettersi in volo per evitare la caduta, ma era ormai inevitabile, non aveva più forze, chiuse gli occhi e cadde al suolo violentemente, rotolando per parecchi metri.

 

Quando riaprì gli occhi si trovò tanta gente attorno a lui, che lo fissava, era caduto nel centro di una strada. Quando si rimise in piedi e si sistemò la cravatta la gente lo guardò in modo strano “non si muova, abbiamo chiamato un ambulanza, è un miracolo che sia ancora vivo dopo quella caduta!Come fa a stare ancora in piedi?” disse uno.

 

Smith non badò a quegl’esseri così inconsapevoli della verità, si fece strada tra di loro e corse via tra lo stupore generale delle persone. Aveva assolutamente bisogno di parlare con l’Oracolo. Arrivato davanti al palazzo vide un donna all’ interno, vestita in pelle nera, attillata, una giacca che le arrivava ai fianchi e un paio di occhiali rettangolari neri.

 

Quella donna lo incuriosì molto, ma in quel momento aveva cose più importanti a cui pensare. Arrivato davanti all’appartamento dell’Oracolo bussò, alla porta si presentò Morpheus. Si salutarono, e Smith gli chiese che ci faceva dall’Oracolo.

 

“Voglio ricostruire il mio equipaggio, sono passato dall’Oracolo per farle conoscere Era!” disse soddisfatto.

 

“Era? Forse era quella donna che ho visto qua sotto” disse Smith.

 

“bene, allora è arrivata” estrasse dalla tasca della lunga giacca il suo cellulare “puoi salire” dopo di che rimise il cellulare nella tasca.

 

L’Oracolo vide che Smith era rientrato a casa “dov’eri finito? Ci hai fatto tutti spaventare, e hai fatto pure piangere Sati, dopo andrai in camera sua e ti scuserai con lei!” disse con tono deciso.

 

“…Oracolo, ho bisogno di parlarti… è urgente” disse Smith a bassa voce.

 

“Non ti preoccupare, c’è tempo, ora devo conoscere Era” sorrise l’Oracolo.

 

In quel momento bussarono la porta, Era era arrivata. Quando Morpheus aprì la porta la presentò “Questa è Era, il nuovo membro del mio equipaggio!” “sei tu l’Oracolo?” chiese lei, aveva un voce dolce e tranquilla. “Si, lui è Smith, uno dei nostri angeli custodi”

 

Era tese la mano verso di Smith per presentarsi, e quando gliela strinse Era si accorse che la mano di Smith era fredda “sei un programma?” gli chiese. “…si.” Disse lui cercando di vedere attraverso i suoi occhiali.

 

“Era, entra pure dentro la mia cucina, così potrò conoscerti meglio…” disse l’Oracolo.

 

Era lasciò Smith e Morpheus in salotto. “Sai Morheus, penso che ho ancore molte cose da capire…”gli confessò Smith.

 

“E per questo che vuoi parlare con l’Oracolo?” chiese lui.

 

“si, sono certo che avrà delle buone risposte alle mie domande…”

 

Passarono parecchi minuti, ed Era uscì dalla cucina dell’Oracolo. Morpheus si scusò con Smith perché era di fretta, Era salutò sia Smith che l’Oracolo. Ora che erano andati via Smith poteva avere finalmente delle risposte.

 

“Coraggio Smith, andiamo in cucina, sto finendo di preparare i biscotti, così mi parlerai dei tuoi problemi” disse lei.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

“allora? Che ti è preso quest’oggi?”  domandò l’Oracolo.

 

“Mi sento strano, non capisco che mi succede, sono cambiato… voglio sapere che mi prende” disse guardandola indaffarata ai fornelli.

 

“è vero che sei cambiato, ma è quello che hai voluto anche tu, non ti ricordi cosa ti dissi quando Morpheus ti buttò sul tavolino? Ti dissi che se avessi dato loro la tua fiducia tutto sarebbe andato meglio… e tu hai seguito il mio consiglio”

 

 “…gia, sono stato io… ma se lo voluto io perché mi sento così?”

 

“Sei un tipo orgoglioso, tu. Non avresti mai immaginato che uno come te sarebbe cambiato tanto, ma devi accettarle come sono le cose, così starai meglio con te stesso.” Disse l’Oracolo togliendo i biscotti dal forno.

 

“ …Voglio anche sapere come mai posso riuscire ancora a superare i miei limiti, se davvero sono sotto sorveglianza del Mainframe, perché mi stanno permettendo di superare il limite”

 

“Mi dispiace, ma è un'altra persona ad avere la risposta a questa domanda.” Disse l’Oracolo poggiando il vassoio coi biscotti sul tavolo.

 

“Come sarebbe a dire un’altra persona, chi?” chiese incuriosito.

 

“…L’Architetto”

 

“L’Architetto? Come può avere lui la risposta alla mia domanda?”

 

“Tu sei stato creato da lui, gli agenti sono stati creati da lui, quindi lui è l’unico in grado di dirti chi sei e cosa ti succede, solo lui.” Disse l’Oracolo invitandolo a prendere qualche biscotto.

 

Smith ne prese “E come faccio ad arrivarci?” chiese.

 

“Seraph, Morpheus e Era possono accompagnarti da lui, conoscono la strada.”

 

L’Oracolo ordinò a Seraph di avvisare Morpheus e Era che domani avrebbero accompagnato Smith dall’Architetto.

 

Arrivò notte. Smith non aveva sonno. Aveva troppe domande che gli giravano in testa. Si era pure scordato di chiedere scusa a Sati. Si alzò dal divano e andò verso camera sua. Quando entrò vide che dormiva, allora si sedette su una sedia nella stanza. Sati alzò la testa “non hai sonno?”

 

“Scusa… pensavo che dormivi, ti ho svegliato?” chiese Smith.

 

“no, anche io non riesco a dormire…”

 

“come mai?”

 

“ho paura di averti offeso, sei arrabbiato con me, e a me dispiace tanto” gli confessò la piccola.

 

“Ma cosa dici? In non sono arrabbiato con te… infatti volevo chiederti scusa per come mi sono comportato…”

 

“Quindi  non sei arrabbiato con me?” sorrise la piccola.

 

“no, sta tranquilla…” la piccola uscì dal letto e corse verso di lui ad abbracciarlo.

 

“devi capire che ci sono anche dei giorni in cui non tutto va bene… e forse anche domani sarà uno di quei giorni…”

 

“io e l’Oracolo ti aiuteremo nei momenti più bui” disse guardandolo.

 

“Sei così piccola, eppure mi sembra che tu riesca a capirmi più di lei… io sono ormai adulto, mi chiedo come mai mi trovo così a mio agio con te, che sei così piccola” chiese a se stesso.

 

“Tu non hai una donna a cui vuoi bene?” chiese la piccola per sapere qualcosa di più su di lui.

 

“…Una donna? A cui voglio bene?…no, e sinceramente non ne ho l’interesse.” Disse sorpreso di quella domanda.

 

“sai, te l’ho chiesto perché tu mi ricordi tanto il mio papà, lui ha chiesto a l’Oracolo di prendersi cura di me perché così non sarei più stata in pericolo… Tu sei come il mio papà, ti comporti come lui quando sei con me… allora ho pensato che forse tu avessi una donna, e forse anche dei figli…” disse la piccola.

 

“No… anche se ormai sono abbastanza cresciutello, comunque è abbastanza tardino, e meglio che dormi”

 

“va bene, ci vediamo domani, buona notte”

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Il mattino dopo, quando Smith entrò in cucina vide Sati che era gia lì, evidentemente si era svegliata prima di lui. L’Oracolo fece uno strano sorrisetto quando lo vide, e lui non capì cosa aveva da sorridere in quel modo.

 

“Sati, tesoro, devo parlare con Smith, vai da Seraph…” disse dolcemente l’Oracolo.

 

Sati usci dalla cucina lasciando i due da soli.

 

“ a quanto pare non smetti di stupirmi…”

 

“ma di che parli? Non capisco…”

 

“Sati mi ha detto della vostra conversazione… a quanto pare ti sei molto affezionato a lei, nevvero?” chiese sorridente.

 

“Io? Affezionato? Ma che sciocchezze vai dicendo? Io non sono il tipo che si fa prendere dai sentimenti…” disse Smith cercando una valida giustificazione.

 

“Sono o no l’Oracolo? Ormai l’ho capito, sai? E poi hai provato un sacco si sentimenti umani in questi anni, perché non potresti affezionarti a qualcuno?”

 

“Perché è solo una debolezza l’amore… non è cosa con cui voglio avere a che fare” disse deciso.

 

“purtroppo, come programma, non puoi conoscere l’amore, quindi mi spieghi come potresti mai accorgertene se lo provi o no?”

 

Smith la fissò in silenzio, non sapeva che dirle.

 

“Rassegnati Smith, non continuare a cercare di sfuggire alla verità, tu non sei più quello che eri, non avere paura delle conseguenze che portano i sentimenti, e poi sei anche adulto, voglio dire, alla tua età potresti benissimo essere padre, per quale motivo pensi che tu le dedichi tante attenzioni?”

 

“Che cosa vuoi insinuare?” disse un po’ innervosito Smith.

 

“Tu hai capito cosa intendo dire Smith… e presto ti accorgerai che avere una donna al proprio fianco non è una cosa così negativa come pensi… devi solo capirlo, e l’Architetto ti aiuterà…”

 

Smith non voleva farsi condizionare dalle sue parole, è lui che decide cosa fare e cosa non, cosa provare e cosa non, è lui che decide per se stesso.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Arrivò pomeriggio, e Smith aspettava che Morpheus ed Era si presentassero a casa dell’Oracolo, Seraph si presentò in salotto “sei pronto? Aspettiamoli giù nella via…” I due scesero lungo le scale a arrivarono il strada, da lontano Smith avvistò l’auto di Morpheus. Stavano arrivando.

 

Dall’auto scesero sia Era che Morpheus, Seraph li avvisò che non era lontano da lì, e che la macchina non era necessaria, così Morpheus la parcheggiò nella via.

 

“a quanto pare non ti bastano le risposte dell’Oracolo, eh?” Disse Era guardando Smith.

 

“… l’Oracolo non sa proprio tutto…” disse sorridendo Smith “spero che l’Architetto possa fermare la mia sete di domande!”

 

I Quattro camminarono lungo una viuzza, era un vicolo cieco, solo una piccola porta davanti a loro, Seraph prese un paio di chiavi e l’aprì, improvvisamente si trovarono in un lungo corridoio pieno di porte, porte che portano ovunque.

 

“Queste sono le Back Doors… le conosco” si ricordò Smith.

 

“E da una di queste porte che potrai avere accesso allo studio dell’Architetto.” Disse Seraph.

 

Dopo una lunga camminata Seraph si fermò davanti a una porta, infilò la chiave lungo la serratura e l’aprì, invitò il gruppo ad entrarci. Chiusa la porta si trovarono in un luogo buio, pieno di travi di legno. Al di la delle travi un porta bianca. Smith chiese a Seraph ed Era di attenderlo fuori, mentre chiese a Morpheus di accompagnarlo.

 

Smith infilò la chiave nella serratura di quella porta, e improvvisamente sia lui che Morpheus vennero investiti da una luce intensa. E Dopo quel bagliore Entrambi si trovarono in mezzo a una stanza le cui pareti erano coperte di schermi, solo una poltrona davanti a loro, quando la poltrona si girò mostrò l’Architetto che vi era seduto sopra.

 

“Salve ragazzi, non mi aspettavo una vostra visita, posso sapere perché siete qui?” Chiese l’Architetto.

 

Smith prese la parola “l’Oracolo mi ha detto che tu avresti potuto rispondere alle mie domande…”

 

“Smith… gia, tu hai avuto un’ultima possibilità di rimanere in vita, e da quanto vedo, l’hai sfruttata bene… parla, che cosa vuoi sapere?”

 

“Voglio sapere perché posso superare ancora i limiti, non mi era più possibile”

 

“I tuoi limiti? Li hai potuti superare perché il Mainframe ritiene che non userai più quei poteri per scopi tutt’altro che benevoli… altrimenti, se così farai, il Mainframe procederà con la tua cancellazione, per sempre.”

 

“Va bene, ma come si spiega quella visione, non appena ho provato a sfidare i miei limiti ho avuto una strana visione, mi sono visto in mezzo a un liquido rossastro, ero pieno di fili, erano collegati nel mio corpo, e quando ho provato a uscirne dei lacci mi hanno tenuto fermo…”

 

Morpheus cominciò a capire e si voltò per guardarlo, era sorpreso. L’Architetto invece si accinse a spiegare.

 

“Credo che tu debba sapere una cosa ora, devi sapere che a voi agenti vi ho creati mediante l’uso di esseri umani…”

 

Smith e Morpheus erano confusi “Come?”

 

“Gli agenti sono esseri umani, esseri umani proprio come te Morpheus. Ma Matrix segue delle regole, ed è per questo che gli agenti hanno una forza limitata. Un agente riesce a giungere alla verità in casi rari Smith, casi rari come il tuo”

 

“E quali sono questi casi?” Chiese Smith . Sia lui che Morpheus erano increduli davanti alle parole dell’Architetto.

 

“Gli umani che riescono a percepire Matrix possiedono una grande sensibilità e curiosità, mentre gli agenti, come te Smith, sanno già cos’è, ma in casi rari un agente non accetta la sua schiavitù, può succedere che un agente non accetti di dover osservare delle regole per poi dopo essere eliminato, quindi può ribellarsi e anche lui superare i limiti, pur non essendo liberato come un umano gli agenti come te possono superare comunque le regole di Matrix”

 

continuò il discorso “Quando hai voluto superare te stesso sei addirittura riuscito a vedere al di la di Matrix, questo succede raramente, sei riuscito a vedere cosa sei veramente”

 

“E cioè?”

 

“uno schiavo, come gli altri esseri umani, perché anche tu lo sei, solo che non te l’ha mai detto nessuno, quando noi creiamo gli agenti gli cancelliamo i sentimenti umani per non farli diventare deboli, ma se un agente resta molto a contatto con gli umani può tuttavia ricordarsi di tali emozioni.”

 

Smith era rimasto paralizzato da tali parole, e neanche Morpheus ci crebbe . Smith umano? Chi l’avrebbe mai pensato…

 

“Ma allora dimmi, perché quando possedevo i miei vecchi poteri non è mai successo nulla di simile?”

 

“Abbastanza semplice da capire, hai odiato Neo a tal punto da non avere spazio per altro nella testa. Mentre ora che sei insieme all’Oracolo e ai suoi compagni hai capito cose che non hai mai capito, come l’amore e l’amicizia”

 

Smith cadde con le ginocchia per terra, mai si sarebbe aspettato simili risposte, lui che ha sempre odiato gli umani scopre di esserlo lui stesso, e aveva appena scoperto che li odiava perché gli era stato ordinato.

Morpheus voleva capirci di più “e può essere liberato come gli altri uomini?”

 

“Certo…se lui lo vorrà” disse con un mezzo sorriso.

 

Morpheus aiutò Smith ad alzarsi, e vide che i suoi occhi erano fissi sul pavimento “Dopo ti farò una proposta Smith…” gli disse Morpheus, ma Smith non alzò lo sguardo.

 

Smith e Morpheus si diressero verso la porta per uscire da quella stanza, l’Architetto li seguì con lo sguardo. Smith gli tirò uno sguardo mentre aprì la porta, una volta fuori videro Era e Seraph che erano ancora li ad aspettarli.

 

“allora? Avete scoperto qualcosa?” Chiese Seraph.

 

“Si, qualcosa l’abbiamo scoperto… “ rispose Morpheus “vuoi parlargliene Smith?”

 

“Fallo tu per me… ”

 

Dopo alcuni minuti di spiegazione sia Seraph che Era erano increduli a ciò che Morpheus gli stava dicendo.

 

“Adesso mi spiego i tuoi comportamenti” disse Seraph guardando Smith.

 

“Voglio chiederti una cosa Smith…” disse Morpheus, Smith alzò lo sguardo per ascoltarlo.

 

“Te la sentiresti di unirti al mio equipaggio? Potremo avere bisogno di uno come te” disse sorridendo.

 

Riguardò il pavimento “Non lo so… Come posso saperlo? ho le idee così confuse…”

 

“non ti preoccupare, prenditi pure il tempo che ti serve, e quando deciderai di ritornare a essere ciò che sei veramente basta che me lo fai sapere, ora hai bisogno di riposo.”

 

Il gruppo fece ritorno dall’Oracolo, e lei ormai sapeva cos’ era successo, ma non riuscì a trovare le parole. Smith si buttò sul divano e si addormentò, rimase li un giorno intero, senza muoversi, senza parlare. Sati era molto preoccupata ma l’Oracolo la rassicurò dicendogli che in questi giorni stava solo attraversando un momento difficile, e che aveva bisogno di tempo per riflettere.

 

Smith pensava che era già stato nel mondo reale, sottoforma di Bane, sapeva cosa lo attendeva, non era per quello che ora si sentiva in quel modo, si sentiva così perché era stato preso in giro. Lui credeva di essere solo un programma, ma in realtà anche lui era un essere umano, odiava gli umani, ma gliel’hanno solo fatto credere.

 

E stato manipolato come un burattino, come anche gli altri umani, sapessero anche gli altri agenti cosa sono in realtà, solo degli schiavi la cui energia viene succhiata per tenere in vita quelle dannate macchine. Smith voleva cercare un modo di vendicarsi, voleva fargliela pagare. Cominciò a tener presente la proposta di Morpheus.

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Parte 6 ***


I Feel Like Human… parte due “un’altra nuova vita”

I Feel Like Human… parte due “un’altra nuova vita”

 

Smith decise di alzarsi e affrontare ciò che gli aspettava, andò in cucina e ci trovò l’Oracolo “Tu… tu sai io cosa sono vero?” gli chiese.

 

“Ora l’ho capito Smith, figurati che neanche io sapevo che voi agenti siete stati costruiti sugli esseri umani… purtroppo certe cose sono più segrete di altre, non penso si sappia… Quindi non odiare gli umani, perché ti è solo stato detto di farlo, contro la tua volontà…”

 

“ma allora cosa mi consigli di fare… devo tornare a essere ciò che sono veramente?” chiese incrociando le braccia.

 

“Io credo che sia l’unica cosa saggia che tu possa fare, tu non sei un programma, sei un umano, devi essere libero, proprio come gli altri, smettila di permettere alle macchine di usarti, devi essere libero…” si avvicinò a lui.

 

“libero… mi piacerebbe esserlo, in fondo non lo sono mai stato… Anche se per poco tempo, l’ho vista Zion, li potrò essere felice?”

 

L’Oracolo gli mise una mano sulla spalla e lo guardo dritto negli occhi “credimi, lo sarai più laggiù che qua… devi avere coraggio…”

 

Seraph chiamò Morpheus per avvertirlo che Smith aveva accettato la sua proposta e ora si sentiva pronto per tornare a essere come gli altri.

 

Mentre Smith attendeva sul divano che Morpheus arrivasse si presentò in salotto Sati “l’Oracolo mi ha detto che oggi pomeriggio te ne andrai…” disse tristemente.

 

“Gia…” disse guardando altrove.

 

“…perché te ne vai? Perché? Non eri felice qui con noi?” la piccola gli si avvicinò.

 

“…Siete stati tutti davvero gentili, con me. Spero solo di trovarmi bene dove dovrò andare… sta tranquilla, tornerò a trovarvi… e quando qualcuno vi infastidirà vi proteggerò ancora” disse sorridendo.

 

Seraph si affacciò nel salotto “Coraggio Smith, ci stanno aspettando qui sotto, dobbiamo andare”

 

Smith abbracciò la bambina e la salutò, poi dalla cucina uscì anche l’Oracolo “mi raccomando Smith…”

 

Smith gli era molto grato “Grazie… per tutto quello che hai fatto per me, spero di non essere stato di troppo disturbo”

 

“Ma figurati, ci hai protette insieme a Seraph, spero di rivederti, buona fortuna” disse sorridendo.

 

Smith e Seraph scesero al pian terreno e salirono nella macchina, dove Morpheus ed Era li aspettavano, Smith era molto agitato.

 

Era mise una mano sopra la sua, ed era fredda “non essere agitato, pensa che tra poco non sarai più sotto la prigionia di qualcuno” Smith guardò fuori dal finestrino.

 

La macchina si fermò davanti al vecchio Motel Hearts, abbandonato. Morpheus fece strada nei neri meandri di quel posto ed entrarono in un appartamento. C’erano strane apparecchiature li dentro. Morpheus lo invitò a sedersi in una vecchia poltrona.

 

Dopo gli porse una pillola rossa “e questa a che mi serve?” chiese Smith. 

“Questa pillola ci permetterà di localizzarti quando sarai in Matrix” Smith la ingoiò, dopo di che gli si avvicinò la donna.

 

Era gli sbottonò il polsino e gli attaccò alcuni aggeggi per misurare i battiti cardiaci o cose del genere, lui non ne aveva la minima idea di cosa gli stessero facendo,  quando si voltò vide uno specchio, era rotto, ma improvvisamente le crepe scomparvero. Smith provò a toccarlo.

 

Vide che la sua mano poteva entrarci, Morpheus mentre lo osservava incuriosito da quello strano specchio cominciò a usare quegli apparecchi elettronici, e anche Era. Smith provò a oltrepassare lo specchio e improvvisamente una sostanza fredda si fece strada lungo il suo corpo oscurando tutto.

 

Quando si svegliò si trovò ancora immerso in quel liquido rossastro, ma questa volta non era una visione, si alzò, rompendo una disgustosa membrana gelatinosa, non capiva dov’èra, intorno a lui solo baccelli rossi.

 

Improvvisamente una macchina piombò dal cielo e, afferrandolo per il collo, gli staccò dal corpo i tanti cavi, un’apertura dentro in suo baccello fece scivolare via tutto il liquido, e anche Smith, che scivolò in uno scuro tunnel per dei metri e infine finire inghiottito da scure acque, prima di perdere i sensi si ricordò di alcune luci nel cielo e poi si sentì tirare da esse, via da quelle fredde acque.

 

Quando riprese conoscenza trovò Morpheus ed Era che lo guardavano “Come ti senti?”gli chiese lui. Smith provò ad alzarsi, era diverso, non aveva i suoi vecchi vestiti, aveva una vecchia maglia un po’ stracciata, dei pantaloni con qualche pezza e degli stivali, quando tirò su la manica vide che era coperto di buchi, e anche i suoi capelli erano diversi, erano molto corti, e notò che  dietro la testa aveva un grosso buco.

 

Smith non era poi così sorpreso, in fondo era già stato Bane, ma ora quello era lui, non qualcun altro. “sono nella tua nave?” chiese Smith.

 

“Si, benvenuto. Riposi da qualche giorno, ti abbiamo ricostruito i muscoli perché non li hai mai usati per tutta la vita. Solitamente non possiamo liberare gente che ha superato una certa età, perché non vuole rifiutare il passato, ma tu sei già stato qui, quindi non avresti avuto problemi… come ti senti?”

 

“abbastanza bene…quanti siamo su questa nave?” chiese Smith sbirciando fuori dalla sua stanza.

 

“Io, te, Era e Link, il nostro operatore, vieni! Te lo faccio conoscere.” Morpheus gli fece strada.

 

Link conosceva Smith, e un tempo lo ha temuto, ma Morpheus lo aveva tranquillizzato, non avrebbe causato problemi, gli aveva raccontato della volta in cui lui, Seraph e Smith combatterono per l’Oracolo. Link era piuttosto amichevole e si presentò con allegria a Smith.

 

“stiamo facendo un giro in queste condutture, ogni nave ha il compito di controllare una certa zona per un certo periodo di tempo, domani saremo di ritorno a Zion…” gli disse Morpheus.

 

“forse ti conviene tornare a riposare…” gli disse Era. Smith tornò in camera sua, e pensava alle differenze di quel posto con Matrix, non aveva tanto sonno, si sedette per terra a riflettere un po’… si toccò le braccia e il viso, quella era carne vera, non era codice verde, sta volta no . Si sentiva sollevato.

 

Era notte fonda ed Era era di guardia a controllare il codice di Matrix. Era era una bella donna, capelli corti, castani chiari e occhi verdi chiari. Molto solare, ma quando era il Matrix cambiava totalmente aspetto, in Matrix tutti cambiano aspetto, nel mondo reale la gente è più umana.

 

Smith uscì dalla sua stanza e raggiunse quella in cui c’era Era, si sedette vicino a lei “Non riposi? Le energie ti possono servire.” Gli disse la premurosa donna. “Non ho tanto sonno… sarà il cambiamento d’aria? Non saprei…” scherzò Smith.

 

“Ne hai di coraggio a ridere su queste cose!” rise Era.

 

“Sempre meglio che disperarsi inutilmente… e tu come mai non sei a dormire?”

 

“Io, Morpheus e Link ci diamo i turni la notte per controllare Matrix, e quando ti sarai ripreso anche tu dovrai fare i turni!”

 

“Sembra divertente! Da quanto tempo sei stata liberata tu?”

 

“Avevo 16 anni, a 18 mi sono arruolata, e prima prestavo servizio in un'altra nave, è strano sai…”

 

“Cosa?”

 

“Tu hai fatto disperare tutta Zion nel periodo della guerra, e non posso crederci che ora tu sia dei nostri, è molto strana questa cosa… gente come te non si ha da alleata molto spesso.” Disse sorridendo.

 

“Beh, almeno io sono una novità!” i due si misero a ridere.

 

“Dai, cerca di farti venire sonno, potremo avere bisogno di te domani…”

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Arrivò mattina, ma la luce non c’era, in quel mondo non esiste la luce, Smith si alzò e andò a vedere che stavano facendo gli altri. Morpheus era davanti ai computer vicino a Link ed Era.

 

“Ah, ti sei svegliato, dormito bene?” chiese Morpheus.

 

“Non tanto… dovrò abituarmi…”disse avvicinandosi.

 

“Oggi non rientriamo a Zion…” disse Era rivolta a Smith.

 

“Come mai?…”

 

“Zion ci ha avvertito che per problemi tecnici l’altra nave non può partire, quindi restiamo un giorno in più… torniamo a Zion domani” disse Link.

 

Smith si avvicinò a Morpheus “ Ehi, torneremo mai dall’Oracolo e Sati?”

 

“Ma certo! Quando vorrai andare a trovarle basta che me lo chiedi e darò il permesso a Link di connetterti.”

 

“A proposito, che ne dici di sceglierti degli abiti per quando entrerai in Matrix? Anche delle armi magari…” gli consigliò Era.

 

Smith accettò, Morpheus lo invitò a sedersi su una vecchia poltrona che gli bloccò i piedi, Morpheus gli mise una mano sulla fronte e gli sorrise, dopo di che un ago entro violentemente nel buco posto dietro la testa di Smith. Chiuse gli occhi. Quando li aprì si trovò in mezzo al bianco. Senza vestiti, senza nulla.

 

Solo una voce. Era quella di Link. “che cosa vuoi che ti carichi?” gli chiese.

 

“Una camicia bianca, un paio di pantaloni neri, una cravatta, una giacca nera, dei gemelli dorati, calze e scarpe nere, una giacca nera e infine  i miei vecchi occhiali.”

 

In pochi secondi Smith si trovò addosso gli abiti da lui richiesti “Ah già, dimenticavo, magari anche un ferma cravatta!” disse sorridendo. Link premette qualche tasto e in un secondo Smith ebbe il suo ferma cravatta. “Di armi che ti carico?”chiese Link.

 

“Ovviamente una Desert Eagle!” dopo di che Link lo avvertì che il suo Io Digitale era stato salvato. Smith riaprì gli occhi e vide Era che gli toglieva i lacci che gli tenevano bloccati i piedi, Smith si voltò verso Morpheus e lui sorrise “Certo che non ti stacchi mai dalle tue vecchie vesti!”

 

“Ormai ci sono affezionato…” disse Smith sorridendo. Il suono di una sirena richiamò l’attenzione di tutto l’equipaggio.

 

“Signore, siamo entrati in una delle zone proibite!” Urlò Link a Morpheus.

 

“Maledizione, torna immediatamente indietro!” Gridò Morpheus.

 

Smith era confuso, non sapeva. “Come mai tanta agitazione? Che sono le zone proibite?” chiese a Era.

 

“Vedi, quando iniziò la pace tra noi e le macchine, abbiamo imposto delle regole, noi non possiamo entrare nel loro territorio e loro non possono entrare nel nostro, in caso uno entra nel territorio avversario può succedere di tutto.” Spiegò Era.

 

Smith capì la gravità della situazione. Mentre Morpheus e Link cercavano di far tornare indietro il Nabucchadnazzar, un forte lampo venuto da fuori investì tutta la nave, spegnendo luci e motori, e facendola precipitare al suolo. Link riscì ad aggrapparsi alla sua scrivania, mentre Morpheus, Era e Smith finirono per terra.

 

Non era una bella situazione, se ne accorse tutto l’equipaggio. Morpheus si rimise in piedi, mentre Smith aiutò ad alzare Era. “Che succede Link?!” Urlò Morpheus.

 

“Maledizione signore, una tecnica di difesa delle macchine, in caso un avversario entri nel loro territorio, viene disattivata loro la nave… i comandi sono tutti fuori uso…”

 

“Maledette macchine… dobbiamo uscire di qui, potrebbero scoprirci, e non so cosa potrebbe succedere, spero che la Logos ci trovi.”

 

Morpheus prese qualcuna di quelle armi che lanciano elettricità e ne diede una a Link, a Smith e ad Era, prese anche alcune torcie, dopo di che si allontanarono dalla loro nave, cercando un posto sicuro dove ripararsi durante l’attesa per la Logos.

 

Morpheus trovò una grotta non lontano da lì, avrebbero passato li la notte. Si sedettero e ognuno guardava altrove.

“Spero che la Logos ci trovi…” Disse Link guardando per terra.

 

“Non ti preoccupare Link, si accorgeranno del nostro ritardo e ci cercheranno…” lo tranquillizzò Morpheus.

 

Quando Era girò la testa vide Smith in un angolo, che si teneva le ginocchia e guardava fuori dalla grotta, aveva lo sguardo fisso, un po’ malinconico, lei provò ad avvicinarsi. Lui pensava. Erano cambiate così tante cose, e ogni volta che ci pensava non poteva fare a meno di perdere l’allegria.

 

Un forte bagliore che gli illuminò il viso lo spaventò, facendolo girare di scatto. Era soltanto Era che gli aveva puntato la torcia in faccia. “ oh! Scusami! Ti ho spaventato? Non volevo…” disse lei.

 

“No, è che ero sovra pensiero…” disse lui riprendendo la stessa posizione in cui era prima e riprendendo a guardare fuori dalla grotta con lo stesso sguardo. “Sei stanco?” gli chiese.

 

“No… ho riposato abbastanza, e poi ho dormito per tutti quegli anni in quel baccello… come posso essere stanco?” sorrise.

 

“tu ci sei già stato a Zion?” gli chiese.

 

“A modo mio si!” rispose Smith.

 

“Ah si? E come hai fatto ?” chiese Era incuriosita.

 

“E’ una lunga storia…lascia perdere…” Smith riprese a guardare ancora fuori dalla grotta. Era gli puntò ancora la pila sul viso, ma lui non ci fece caso quella volta. Era girò leggermente la testa per poter osservare meglio i suoi occhi, che con il buio assumevano un colore ancora più intenso.

 

Smith si accorse di essere leggermente osservato, quando si voltò si trovò faccia a faccia con Era, lei sorrise mentre lui fu colto da un improvviso panico e si allontanò, raggiungendo Morpheus e Link poco più avanti, mentre Era non capiva il motivo di una simile reazione “Che diavolo aveva intenzione di fare?!” Era l’unica domanda che girava per la testa di Smith in quel momento.

 

La stanchezza cominciava a farsi sentire, così si sdraiarono e si addormentarono. Tutti tranne Smith, prese in mano la sua arma e notò, specchiandosi, che i suoi capelli erano abbastanza corti. Non erano lunghi come quando era in Matrix. Chissà quando gli sarebbero ricresciuti… anche se a lui quel taglio non dispiaceva.

 

Si voltò verso gli altri, Link era di spalle, e anche Morpheus, dormivano tutti profondamente, anche Era, che era poggiata a un masso poco più avanti di loro. Si avvicinò ai suoi compagni e provò anche lui ad addormentarsi.

 

Il mattino dopo il loro sonno fu troncato da un improvviso rumore, come il rumore di un motore, era la Logos! Quando Morpheus, Link, Era e Smith se ne accorsero gli corsero incontro, la Logos li avvistò. E li prese a bordo.

 

“Allora, che è successo Morpheus? Come mai non siete rientrati a Zion?” chiese Niobe, capitano della Logos.

 

“per sbaglio siamo entrati in una zona proibita e la nostra nave è stata messa fuori uso… puoi riportarci a Zion?” gli chiese.

 

“Ma certo, vi stanno aspettando, va daremo un passaggio, però non possiamo fare nulla per il Nabucchadnazzar, altrimenti anche la nostra di nave potrebbe essere messa fuori uso…” disse lei.

 

Ghost, altro membro della Logos, fece strada all’equipaggio del Nab, e li accompagnò nelle loro stanze, Morpheus fu ospitato nella stanza di Niobe (perché i due sono tornati insieme), mentre Link dormì nella stanza con Sparks, l’Operatore della Logos, perché i due erano molto amici, mentre a Smith ed Era rimase l’ultima stanza. Ghost dovette fare i turni per controllare Matrix, quella notte.

 

“Come si trova Smith con voi?” chiese Niobe a Morpheus.

 

“Non ha ancora preso piena confidenza con Link ed Era, ma direi che per ora sta andando benissimo” gli rispose.

 

“Ha causato così tanti problemi quell’uomo, è incredibile che ora sia dei nostri… non trovi?” disse sorridendo abbracciandolo.

 

“…Già” e la baciò.

 

Smith decise di sedersi per terra per far stare Era sul letto, che aveva posto per una sola persona. Smith ne approfittò per fare alcune note mentali sul suo nuovo futuro. Pensava a chissà come stava Sati, se l’Oracolo continuava a preparare i suoi biscotti, se Seraph era nel suo Dojo… Improvvisamente Era alzò la testa. “…credevo che tu stessi dormendo…” gli disse Smith.

 

“no…” si alzò e lo invitò a sedersi un po’ sul letto “Su, siediti qua, il pavimento non è molto comodo, e poi è freddo…” Smith si alzò e si sedette vicino a lei, guardando altrove. Intanto pensava per quale maledetto motivo dovesse condividere quella stanza con lei, lui non voleva avere nulla a che fare con le donne, ne tanto meno con l’amore.

 

Lei cercava di vedere dentro quegli occhi, l’attraevano. Ed era incuriosita dalla reazione avuta la scorsa notte quando si sono trovati uno di fronte all’altra. C’era silenzio, non avevano ancora detto una parola, Era volle rompere il ghiaccio “Sai, Morpheus era da parecchio che mi parlava di te…”lo guardò.

 

Smith si voltò leggermente “…ah. Bene… e?”

 

“Mi ha detto che sei davvero molto forte, allora ho pensato che magari un giorno, io e te, potremo sfidarci nel Dojo virtuale… sono anche io molto forte sai?” sorrise.

 

“Accetto la sfida” sorrise Smith.  “Hai parlato con l’Oracolo, vero?”

 

“Si… Il giorno in cui ti ho incontrato nel suo salotto.”

 

“Con te ha mai azzeccato le sue previsioni? A me quasi mai…” sorrise.

 

“Con me invece ha proprio azzeccato…” lo guardò.

 

“cosa ti ha rivelato?” chiese Smith con incoscienza da adolescente.

 

Per un attimo Era arrossì, e Smith non capiva cosa le prendeva, e si chinò per osservarla meglio, lei si girò, alzò la mano e gli accarezzò il viso, Smith si accorse di quel gesto e, allontanandosi, si sdraiò di nuovo per terra, mostrandogli le spalle. A lei tutto questo faceva sorridere, era un tipetto attraente, da scoprire. Smith intanto, visibilmente imbarazzato, chiuse gli occhi per cercare di addormentarsi. Lui non si sarebbe mai fatto prendere da queste cose, non lui.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Il mattino dopo arrivarono a Zion, e quando scesero dalla Logos Smith si ricordò di quel porto. Un uomo li attendeva subito fuori da li, era Lock “Morpheus! Che fine ha fatto il Nabucchadnazzar?!” urlò furioso.

 

“Per sbaglio siamo entrati in una delle zone proibite… un loro sistema difensivo ci ha messi fuori uso” spiegò.

 

“Dannazione Morpheus! Che diavolo avevi intenzione di fare?! Vuoi forse far tornare la guerra?!” urlò.

 

“Coraggio Lock, ora smettila” intervenne Niobe “per il momento ospiteremo Morpheus e il suo equipaggio sulla Logos”

 

“Ad ogni modo il consiglio di Zion vi attende” dopo di che Lock voltò loro le spalle e se ne andò.

 

Niobe salutò i membri del Nabucchadnazzar e si diresse agli appartamenti insieme ai suoi compagni, mentre Morpheus, Smith, Era e Link arrivarono al consiglio.

 

“Morpheus, abbiamo saputo del vostro incidente, noi speriamo che nessuno del tuo equipaggio abbia subito danni” disse una donna del consiglio.

 

“No consigliere, stiamo tutti bene, fortunatamente la Logos ci ha trovati in fretta” sorrise Morpheus.

 

“Abbiamo anche saputo di un vostro nuovo membro… confermi la notizia?” disse un altro.

 

“Si, confermo consigliere, e quest’uomo accanto a me, si chiama Smith…” e Morpheus si girò verso di lui.

 

Smith si fece avanti “Si, sono io il nuovo membro”

 

“Non ti abbiamo mai visto a Zion, sei forse nuovo di qui?” chiese uno del consiglio.

 

“Beh, diciamo di si…”

 

“Ma, Morpheus, è adulto! Come hai potuto liberare un individuo in età adulta, sai che non puoi!” intervenne un altro.

 

“Si, ma consigliere, lui è diverso…” disse Morpheus.

 

“Cosa lo rende così diverso?” intervenne una donna.

 

“Era un agente” sorrise lui.

 

“Come?” il consiglio era sorpreso da tale notizia, e un vociare corse tra di loro. “Non può essere un’agente, sono programmi!” disse uno.

 

“Abbiamo fatto visita all’Architetto giorni fa… e lui ci ha detto che gli agenti, a loro stessa insaputa, sono esseri umani, esseri umani proprio come noi, consigliere”

 

“Ma com’è possibile?!” si chiedevano gli anziani. “Allora lui non può stare qui! Può portare solo distruzione stando in mezzo a noi!” intervenne uno.

 

“No consigliere, non è più l’agente Smith che conoscevamo, ora è solo Smith, e ha combattuto insieme a me e Seraph contro il Merovingio per proteggere l’Oracolo, ora è un angelo custode! Si fidi…” disse Morpheus.

 

“Come fai ad esserne sicuro?” chiese uno.

 

Era intervenne “Lui è buono, non procurerà più problemi, ora è dei nostri! Vi prego consiglieri, fidatevi di lui, e di noi!”

 

I consiglieri si arresero “…va bene, e sotto la vostra responsabilità, e tu giovanotto, vedi di non causare problemi, intesi?” rivolgendosi a Smith.

 

“Ovviamente consiglieri” disse Smith sorridendo.

 

Il gruppo uscì fuori dal consiglio “Te la sei vista brutta Smith, eh?” rise Link.

 

“…Gia, grazie ragazzi per essere intervenuti” disse lui.

 

“Ma figurati Smith, siamo una squadra, e siete il mio equipaggio!” sorrise Morpheus. “Vieni, ti accompagno nella tua stanza… e vicina alle nostre, così se avrai bisogno di qualcosa ti basta bussare alle nostre porte, nella tua camera da letto c’è un computer dove puoi fare addestramenti simulati o un finta Matrix dove, se vuoi, puoi passeggiare.” Disse Morpheus.

 

Smith entrò nella sua stanza, era illuminata da luci soft ed era un bel posto tranquillo, Smith non badò a chiudere la porta e si sdraiò sul letto… guardò il soffitto, tutto fatto con travi di ferro, pensò che la gente in quel posto era capace di arrangiarsi. Non vedeva l’ora di tornare in Matrix ed andare a trovare l’Oracolo con Sati, sentiva una strana emozione quando pensava a Sati che non era li con lui, diventava un po’ triste, lui non sapeva che emozione provasse, si potrebbe definire come “nostalgia”.

 

Cercò di non pensarci momentaneamente, e diede un’occhiata al resto della sua casa, c’era un bagno e una cucina, si accorse di avere qualche dolore allo stomaco, pensò fosse fame, quei dolori non li avvertì mai quando era in Matrix, così si versò quella sostanza densa che sembra colla in un piccolo piatto e mangiò, quella poltiglia la trovava disgustosa.

 

Adesso doveva abituarsi a vivere in mezzo a quella gente, con così tanti odori, era un uomo normale ora, non un programma, gli serviva tempo per abituarsi. Ma il tempo gli sarebbe stato d’aiuto, ancora una volta.

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Parte 7 ***


I Feel like Human… parte tre “l’uomo che non ha amato mai”

I Feel like Human… parte tre “l’uomo che non ha amato mai”

 

Era da qualche ora sdraiato in quel letto, era felice perché quello su cui stava sdraiato non era codice verde, ma un vero e soffice letto caldo. Voltò lo sguardo e vide un computer sopra il suo letto, doveva essere il computer per le simulazioni dei combattimenti, o la finta Matrix. Decise che un salto in una finta Matrix lo avrebbe fatto stare meglio.

 

Schiacciò qualche pulsante e selezionò la finta matrice, poi si infilò un piccolo cavo nel buco dietro la testa, chiuse gli occhi e quando li riaprì, era in mezzo a una strada. Sembrava proprio la vera Matrix! Non che Matrix fosse reale… Aveva i suoi abiti da agente ora, non più buchi e i suoi amati occhiali. Fece un giro nei dintorni.

 

Salì in cima a un palazzo abbandonato dove si poteva osservare un bel panorama, si sedette sul cornicione tenendosi un ginocchio e osservava le persone che passavano sotto di lui, i palazzi di fronte e pensò, con occhi sognanti, a quanto la tecnologia avesse fatto progressi.

 

Ormai si fece buio, era li seduto da parecchie ore, per lui volarono via come il vento che gli accarezzava i capelli, in quella terrazza, gli piaceva quel posto, era tutto così tranquillo, sorrise.

 

Improvvisamente si sentì toccare una spalla, e per poco non cadde giù dalla terrazza dallo spavento. Era soltanto Era, col suo vestito nero attillato e i suoi occhiali neri rettangolari, completamente diversa dal mondo reale. “Ah, sei tu! Che ci fai qui?”

 

Si sedette vicino a lui “Hai lasciato la porta aperta, volevo avvisarti, e poi ti ho visto sul letto e sul computer c’era selezionato il programma ‘finta Matrix’, lo immaginavo che sentivi la mancanza di quel posto…” lui continuò a osservare il panorama.

 

“E’ una bella veduta, non trovi? Guarda che bella luna piena” sorrise Era.

 

Smith non ci aveva fatto caso. Era così luminosa. Così attraente. Peccato che era finta.

 

“Come fai a trovare bella una cosa così finta?” chiese Smith.

 

“Qui a Zion, nel mondo reale, non si può più osservare la sua bellezza, il cielo è sempre tenebroso, quindi mi piace osservarla finta, immaginando a chissà come sarà bella nella realtà, se gia finta è così attraente” Era si tolse gli occhiali per osservarla meglio.

 

Smith diede un’occhiata ad Era, che era presa a fissare la luna, e, per la prima volta si accorse che Era aveva un viso davvero carino, aveva un bel paio di occhi verdi chiari che con la luce della luna diventavano più intensi. Era si voltò e vide che Smith la stava guardando.

 

“Che c’è?” chiese lei.

 

“Assolutamente nulla…” si voltò imbarazzato dall’altra parte.

 

Era allora gli si avvicinò di più e, lentamente, gli tolse gli occhiali “Ma che fai?!” urlò in preda al panico, cercando di allontanarsi.

 

“Voglio solo guardarti, stai tranquillo!” allora Era lo guardò dentro quegli occhi blu così intensi.

 

Peccato che Smith non capiva nulla di certe situazioni, diciamo pure che era la prima volta che una donna si comportava così con lui. Era un attraente dilettante. Improvvisamente gli vennero in testa le parole che gli disse l’Oracolo “presto ti accorgerai che avere una donna al proprio fianco non è una cosa così negativa come pensi” ma lui non voleva farsi condizionare da simili smancerie. Sono solo inutili distrazioni.

 

“Era… em… cerca di capire, non penso di essere ciò che tu cerchi…” disse un po’ in imbarazzo.

 

“Perché mi dici questo?” disse sorridendo “in fondo ti sto solo osservando…non ho fatto nulla di male”.

 

“beh, io… io non… non capisco nulla di tutte queste cose, lo so che sembro ridicolo… ma saranno almeno quaranta i miei anni, non lo so io stesso, e in questi quarant’anni ho fatto l’agente e il Virus… non capisco nulla di ciò che tu possa provare… perché non so neanche che sto provando io stesso… mi…mi capisci?” chiese imbarazzato.

 

Voleva resistere sino all’ultimo, non voleva farsi assolutamente coinvolgere dalle emozioni, in fondo è sempre riuscito a respingerle, voleva riuscirci anche quella, ma è pur sempre un uomo…

 

“ti capisco abbastanza… ma sai che penso io?” disse lei.

 

“no, cosa?”

 

“che non puoi continuare a comportarti così… non te lo dico con cattiveria, ma dimmi, non ti piacerebbe scoprire i lati di te stesso che sono sempre stati nell’ombra?” disse assumendo un’espressione più seria.

 

“…………” Smith per un secondo la osservò in silenzio “è…. È troppo”

 

“troppo cosa?”

 

“troppo complicato… adesso ho come un mattone piantato nello stomaco che fra poco mi impedisce anche di parlare.”

 

Era si mise a ridere improvvisamente. E Smith, che stava cercando di fare un discorso serio, gli chiese che diavolo ci trovasse di divertente.

 

“Scusami Smith, scusa la mia risata. Ma almeno lo sai che è un’emozione quella che provi?” disse sorridendo.

 

“…forse…” disse un po’ confuso.

 

“Si chiama agitazione, hai presente? Sai, magari se tu mi dicessi cosa senti dentro di te io posso dirti cosa stai provando… ti va una prova? tanto non c’è nessuno che ci disturba qui.” Disse sorridendo.

 

“Beh… ok” disse un po’ insicuro.

 

Era gli si avvicinò ancora di più, gli prese le mani, e notò che erano calde, non più fredde, le scappò un sorriso. Con le mani allora gli salì le braccia sino ad arrivare alle spalle, Smith non fece un solo movimento, la guardò soltanto. Allora Era provò a sbottonargli la sua giacca nera, la poggiò sul pavimento, e Smith ancora non fece una sola mossa, e continuò a guardarla soltanto.

 

Smith la osservava in silenzio, si perse in quegli occhi verdi, intanto Era gli tolse la cravatta e cominciò a sbottonargli la camicia, e Smith ancora non fece una piega, quasi come se non fosse lì. Poggiata la camicia per terra Smith rimase a torso nudo, Era si fermò ad osservarlo un momento, aveva un fisico ben tenuto. Allora gli si avvicinò ancora un pochino e, quando Smith si accorse che Era gli sfiorava il petto con le sue mani, scosse un po’ la testa “calore…” disse.

 

“Scusa?” chiese lei fermandosi.

 

“Calore, sento caldo… e il cuore va più velocemente, che vuol dire?” la guardò in attesa di una risposta.

 

Sorrise “ti sto stimolando, è un po’ imbarazzante da spiegare…”  Smith non riusciva a capire che intendeva, e lei cercò di continuare il discorso “…credo solo che trovi abbastanza piacevole ciò che faccio …”

 

“…è normale, vero?” chiese un po’ preoccupato.

 

Rise un momento “Ma certo che lo è! E’ l’unica emozione che dimostra veramente che sei un essere umano, l’unica! Stai rilassato!”

 

“…perché è la prima volta che mi succede… volevo essere sicuro” disse riprendendo a guardarla.

 

A Smith aumentava sia il battito che il calore ed Era allora lo abbracciò.

 

“…posso sentire il tuo odore…” gli disse sottovoce Smith “…ed è buono” continuò.

 

Era sentiva il respiro lento di Smith “l’Oracolo aveva visto giusto…” rispose lei a bassa voce, e lo guardò negli occhi.

 

“cosa?”

 

“mi aveva detto che sarei riuscita ad innamorarmi dell’unico uomo che non ha amato mai…”

 

“che non ha amato mai…” ripetè lui, lei gli si avvicinò al viso e Smith provò a farsi trasportare da quella strana sensazione che aveva cominciato ad ardere dentro di lui da quando ha guardato Era negli occhi “ora che mi stai così vicina, perché se ti guardo negli occhi mi sento un po’ confuso? Che vuol dire?” chiese ancora più incuriosito.

 

“ssst, chiudi gli occhi” gli fece lei dolcemente, lui chiuse gli occhi “hai superato i tuoi timori” E lo baciò.

 

Nella testa di Smith ci fu solo disordine e confusione, non era ancora in grado di gestire le sue emozioni, Smith sentiva sono il calore e il suo cuore battere come mai ha fatto prima. “E’ questo l’amore?” si chiedeva in mente. Cominciò a pensare che non era una cosa tanto brutta come pensava, ora che lo provava come umano e non più come programma.

 

Era continuò a baciarlo, ancora, ancora e ancora. Si, lui era molto impacciato, ma lei gli stava insegnando ad amare, e questo lo rendeva felice, era la prima donna che gli confesso di essersi innamorata di lui, ed era la prima volta che baciò una donna, una donna che lui cominciava a vedere diversa da tutte le altre.

 

Smith non aveva mai toccato una donna in vita sua, così provo ad abbracciarla, lei lo strinse ancora di più. E restarono lì, abbracciati, tutta la notte, davanti a quella luna così luminosa e attraente.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

I mattino seguente, quando Smith si svegliò si accorse che Era era ancora lì, vicino a lui, su quel letto, e lui gli stringeva la mano, Smith pensò che non sentì mai una mano così morbida in vita sua, le sue erano giganti a confronto. Gli piaceva osservarla mentre ancora dormiva, e pensò a quel bel momento passato insieme su quel terrazzo. La magia del primo bacio? O il sentirsi più umani che mai? Chi lo sa…

 

Smith appariva diverso nel mondo reale, dava un’impressione totalmente diversa in abiti stracciati e capelli corti, lo facevano sembrare un ragazzino indifeso, ma d’altronde lo sono tutti nel mondo reale. Era si svegliò e vide il volto di Smith accanto al suo “ buon giorno…” disse lui.

 

“buon giorno” le rispose sorridendo “abbiamo passato tutta la notte nel programma?”

 

“quasi, quando ti sei addormentata ho pensato che sarebbe stato meglio ritornare… e quindi ho sconnesso entrambi, sai, il letto è più comodo di un terrazzo per dormire”

 

“Hai fatto bene…” Era sorrise dolcemente e lo abbracciò.

 

“…Se vuoi puoi trasferirti qui…” disse Smith.

 

“Volentieri…” rispose sorridendo.

 

In quel momento qualcuno busso alla porta del loro appartamento, Smith andò ad aprire, era Morpheus.

 

“Buon giorno Smith! Passo per sapere com’è andata questa notte? Tutto tranquillo?” chiese amichevolmente. L’impressione che dava Morpheus era di una madre premurosa.

 

“Si, direi a meraviglia” rise Smith. Mentre Morpheus notò seduta sul letto Era.

 

“Ah! Capisco…” disse facendo un sorrisetto “beh, quando hai tempo passa da me, ci organizziamo per andare a recuperare il Nabucchadnazzar”

 

Smith chiuse la porta e tornò sul letto, da Era.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Qualche ora dopo sia Smith che Era si presentarono alla porta di Morpheus. Lui li fece entrare e accomodare in cucina.

 

“Di cosa volevi parlarci Morpheus?” chiese Era.

 

“Qui a Zion potremmo avere bisogno del Nab, quindi Lock ha chiesto chi delle navi ci avrebbe voluto accompagnare, e la Logos ha accettato…” rispose.

 

“Si, ma come facciamo a rientrare nella zona senza mettere fuori uso la nave? E come recuperiamo il Nab?” intervenne Smith.

 

“La Logos ha un gancio che può ancorare a un’altra nave, fuori dalla zona possiamo cercare di ancorarla e trascinarla via da lì, ci vorrà pazienza, ma se non facciamo troppo rumore tutto andrà bene” disse Morpheus alzandosi dalla sedia “ora andiamo, ci aspettano al porto”

 

Il gruppo andò anche a chiamare Link, e tutti e quattro si diressero verso il porto, dove Niobe, Ghost e Sparks li stavano aspettando.

 

“Forza Morpheus, siamo gia in ritardo” disse Niobe salendo sulla Logos.

 

Dentro la nave Niobe e Morpheus si misero alla guida, mentre Link e Sparks controllavano la matrice e Ghost, Smith ed Era chiacchieravano in attesa di ordini. Improvvisamente una frenata brusca. Delle seppie stavano passando, e fortunatamente non si accorsero di loro. La nave riprese il tragitto.

 

Il viaggio sarebbe durato ancora parecchio, così Ghost, Smith ed Era entrarono in uno degli addestramenti simulati di Sparks, per passare un po’ il tempo. Il posto lo scelse Ghost, un giardino Zen, tanta sabbia, piante e pietre.

 

Ghost sfidò Era. E Smith si sedette sopra uno degli enormi sassi in quel giardino, a fare lo spettatore. Notò, mentre i due si fronteggiavano, che Era era davvero molto veloce. Tra un calcio e l’altro Smith si distrasse osservando i cerchi sulla sabbia che circondavano il sasso su cui stava seduto, gli dava la sensazione che fossero cerchi nell’acqua. Gli dava pace e tranquillità quel pensiero.

 

Un sasso che gli colpì le spalle lo svegliò dai suoi pensieri, alzò lo sguardo e vide Era che aveva steso Ghost.

 

“Ti sto aspettando bell’addormentato! Ti va una sfida?” disse Era ridendo.

 

Smith scese dal sasso e andò verso di lei. Era si mise in allerta, Smith intanto non rallentò il passo. Quando Smith fu molto vicino ad Era, lei fece un salto e gli tirò un calcio, lui senza il minimo sforzo lo parò, allora Era partì all’attacco con una lunga serie di pugni, Smith li schivò tutti. Ghost rimase sorpreso davanti alla sua velocità.

 

Era non riusciva a colpirlo, eppure era al massimo della sua velocità. Smith le diede un leggero spintone, per non farle male, facendola cadere col sedere per terra “Accidenti se sei veloce!” disse lei, Smith sorrise.

 

Quando vide che Era si era rassegnata Smith si voltò per andare a sedersi di nuovo sul suo sasso.

 

“Mai voltare le spalle all’avversario!” Urlò lei ridendo saltandogli addosso alle spalle.

 

Smith, che non si accorse di nulla, cadde per terra con Era sopra. “Ehi, non è corretto colpire alle spalle!” sorrise Smith.

 

A un certo punto suonò una sirena, Smith, Era e Ghost furono riportati al mondo reale.

 

“Che succede?” chiesero Ghost ed Era.

 

“Ci siamo! Siamo vicini al Nab!” disse Niobe.

 

“Fermiamoci qua Niobe, siamo quasi dentro… rischiamo di mettere fuori uso la Logos” disse Morpheus.

 

“Hai ragione… qualcuno di voi deve scendere ad attaccare il gancio nel Nab…” disse Niobe guardando il resto dell’equipaggio.

 

“Posso farlo io” si propose Smith.

 

“benissimo, ma ti serve aiuto” rispose Niobe.

 

“Veniamo anche noi con te, Smith” Disse Era riferendosi anche a Ghost.

 

Ghost, Era e Smith scesero dalla Logos e con cautela entrarono nella zona delle macchine, Niobe fece scendere un lungo gancio con tre prese. Ognuno di loro tre prese un gancio, ed Era, che conosceva meglio di Smith e Ghost quella nave, gli indicò dove attaccare i tre gancetti. Ghost fece segno a Niobe che i ganci erano attaccati, e lei fece segno di entrarci dentro. Appena i tre entrarono dentro al Nab, Niobe la tirò su, e con cautela la fece uscire dalla zona proibita.

 

Era si mise hai comandi, e vide che la nave si accese automaticamente.

 

“Venite a vedere!” urlò Era ai due uomini.

 

“Che succede?” chiesero.

 

“I comandi si sono accesi automaticamente…”

 

“Evidentemente le navi rimangono fuori uso solo dentro le zone delle macchine…” disse Ghost.

 

“Ti conviene spegnerla, ci sta pensando la Logos a riportarci a Zion.” Disse Smith.

 

Appena Era si voltò vide un gruppo di sentinelle che arrivavano a grande velocità verso il Nab, posto dietro alla Logos. Molto probabilmente si erano accorti della loro presenza nella zona proibita.

 

“Oh no! Ci hanno visti!” Urlò Era impaurita.  

 

“Dannazione, dobbiamo avvertire assolutamente la Logos! Accendi di nuovo il Nab” urlò Ghost a Era.

 

Era riaccese la nave, e cercò di chiamare la Logos dalla postazione di Link. Sparks rispose alla chiamata.

 

“Sparks, sono Era, siamo inseguiti da sentinelle, ci hanno visti!” urlò.

 

Sparks avvisò Morpheus e Niobe.

 

“Digli di riaccendere la nave!” disse Morpheus.

 

“L’hanno gia fatto…” rispose Sparks.

 

“E allora digli di caricare l’iem!” disse Niobe.

 

Sparks riferì a Era ciò che aveva detto Niobe. Era chiuse la chiamata e andò versò iem, per caricarlo. Intanto Niobe aumentò la velocità della sua nave. Smith e Ghost corsero ad aiutare Era. Purtroppo l’iem non ne voleva sapere di caricarsi, evidentemente la scarica elettrica che aveva ricevuto la nave quando si era disattivata ha danneggiato anche l’iem.

 

Ghost, avendo il grado ufficiale più alto dei tre, ordinò di andare a prendere le armi che lanciano elettricità. Mentre lui avrebbe continuato a provare a caricare l’iem. Era e Smith salirono nelle loro stanze a prendere le armi, c’è n’erano tre nella stanza di Era. Le sentinelle però avevano cominciato a scavare e a distruggere il Nab.

 

Una sentinella fece crollare mezza della stanza in cui Smith e Era si trovavano, impedendogli di uscire. Era era molto impaurita, Smith provò a spostare le travi che bloccavano l’uscita, ma purtroppo erano troppo pesanti, non avevano via di scampo.

 

Smith allora prese l’arma e si sedette per terra con le spalle al muro, affianco al letto, e, vedendo che Era era molto spaventata, pacatamente, la invitò a sedersi vicino a lui. Era si sedette affianco a lui, e Smith, che con la destra teneva l’arma, con il braccio sinistro strinse Era. Lei l’abbracciò, e, mentre quella sentinella stava man mano avvicinandosi alla loro stanza, lei chiuse gli occhi. Poteva sentire il respiro di Smith, lento, e il suo cuore, tranquillo, non batteva velocemente, Smith era assolutamente tranquillo, e il suo senso di pace tranquillizzò anche Era.

 

Smith intanto era attento a controllare che una sentinella non entrasse dal soffitto, stringeva l’arma da fuoco, pronto a sparare, non avrebbe permesso a nessuno di far del male ad Era. La strinse ancora un po’ a lui. Ghost intanto stava cercando un modo per far caricare l’iem, e cominciò a preoccuparsi dei rumori che provenivano dalle stanze al piano di sopra e del fatto che Smith ed Era non erano ancora tornati.

 

Dopo lunghi tentativi Ghost riuscì a far cominciare il caricamento dell’iem. Ma l’iem richiede molti minuti prima di essere pronto, e pregò che nulla potesse succedere a Smith ed Era nel frattempo.

 

“Tu li hai mai assaggiati i biscotti dell’Oracolo?” chiese Smith sorridente a Era.

 

Era non capiva cosa centrasse un discorso simile in un momento come quello e tra le lacrime rispose “..no…”

 

“Io li trovo molto buoni, sai? Ha insegnato a farli anche alla piccola Sati… quando torneremo in Matrix le chiederò di fartene qualcuno… e sono sicuro che ti piaceranno…” disse Smith continuando a sorridere, ma i rumori si facevano più forti, una sentinella sarebbe entrata presto nella loro stanza, e Era non smetteva di stringere Smith.

 

Ghost aspettava con impazienza la fine del caricamento dell’iem. Un ultimo rumore si sentì nella stanza in cui Smith e Era erano bloccati, Smith era pronto a sparare, una seppia si arrampicò nella loro stanza, Smith si alzò in piedi, lasciando Era alle sua spalle per terra, la seppia agitò i tentacoli, Smith impugnò l’arma, ed Era chiuse gli occhi.

 

Un rumore elettrico  echeggiò per tutte le condutture del mondo reale.

 

….

 

….

 

….

 

Silenzio…

 

….

 

….

 

….

 

Ghost tirò un sospiro di sollievo, l’iem era riuscito a caricarsi in tempo, le sentinelle erano tutte fuori uso. Pericolo scampato. Smith lasciò cadere a terra l’arma da fuoco, non aveva sparato, perché l’iem l’aveva anticipato, Smith si sedette ancora vicino ad Era, che riaprì gli occhi, si sentì sollevata a vedere che quell’orrenda seppia era stesa, senza vita, sul pavimento. Guardò Smith un po’ confusa.

 

“…Le passate sempre così le giornate?” chiese Smith sorridendo. Era lo abbracciò.

 

Qualche minuto dopo Ghost riuscì a buttare giù le travi per far uscire Smith e Era da quella stanza. Si, il Nab avrebbe avuto bisogno di altre riparazioni. “Pretendo che ringraziate il mio tempismo!” scherzò Ghost quando tirò fuori Smith e Era.

 

Le navi arrivarono a Zion. E il Nab fu subito portato a riparare, Morpheus voleva che fosse pronto il prima possibile.

“Era, Ghost, Smith… tutto bene?” chiese Morpheus quando scesero dalla nave.

 

“Ce la siamo vista brutta…” disse Era.

 

“Ehi Morpheus, quando potremo tornare dall’Oracolo?” Chiese Smith.

 

“Appena le riparazioni saranno finite ci potrai tornare.” Disse Morpheus “Ora andate a riposare”

 

Smith ed Era si diressero verso le loro stanze, anzi, verso la loro stanza, Era ormai si era stabilita da Smith.

 

Arrivata sera, Smith stesse lì, sdraiato su quel letto a pensare. Non riusciva ancora a darsi pace, non riusciva a scordare che si presero gioco di lui, era stanco di aver dovuto ricominciare dall’inizio ben quattro volte, non riusciva a perdonarli. L’hanno sempre sfruttato.

 

Smith voltò la testa versò Era, che stava dormendo, accanto a lui, e pensò che, almeno in quest’altra vita, qualcuno tenne a lui davvero… lui ha sempre avuto bisogno di questo tipo di affetto. Era era lì con lui ora, non lo avrebbe lasciato, e lui non avrebbe permesso che qualcosa o qualcuno gliel’avrebbe portata via. Non era più solo.

 

Passato qualche giorno Morpheus si ripresentò alla loro porta “L’Oracolo attende”

 

Arrivati tutti dentro la nave Link connesse Smith, Era e Morpheus. Arrivati alla porta dell’Oracolo Smith si sentì come se fosse tornato a casa. Alla porta si presentò Seraph, che fu molto accogliente. I tre si accomodarono in salotto, e Smith nel suo solito e amato divano. Mentre aspettavano l’Oracolo Smith vide arrivare dal corridoio la piccola Sati, gli occhi di Smith si illuminarono di gioia. Smith si alzò dal divano e la piccola gli corse in contro. Smith la prese in braccio.

 

“Come stai piccola?” chiese lui molto contento.

 

“Sto benissimo grazie, e tu? Stai bene? Mi sei mancato così tanto…” disse abbracciandolo.

 

“sto bene anche io…” Sati alzò la testa dalla spalla di Smith e lo guardò. Smith non capiva. Sati alzò la mano e, dolcemente gli tolse via gli occhiali “Ti avevo detto di non metterli…” disse Sati fingendosi offesa.

 

“Oh… scusami” Smith li mise nel taschino. Sati lo guardò meglio “sei felice”.

 

“Cosa?” chiese Smith.

“Ora sei felice” ripetè la piccola “sei felice più di quando stavi con noi, lo leggo nei tuoi occhi” Satì sorrise. Smith fece leggermente cenno di sì con la testa, sorridendo. L’Oracolo si sentì dalla cucina “Smith, Era, entrate pure”

 

Smith appoggiò la piccola al pavimento e si diresse con Era dentro la cucina. La solita cucina accogliente. E un buon odore di biscotti ricordò a Smith il loro sapore. “quanto tempo Smith… ti trovo bene sai?” Smith sorrise.

 

“Tenete…” disse l’Oracolo porgendo il vassoio con i biscotti “servitevi pure…” Era esitò per un momento “suvvia Era prendili, li ho fatti soprattutto per te. E poi Smith ti ha detto che mi avrebbe chiesto di farteli assaggiare, non ricordi?”

 

Era si ricordò della frase di Smith mentre arrivavano le seppie, così prese un biscotto, lo trovò molto buono. Così, uscì dalla cucina e lasciò Smith e l’Oracolo da soli.

 

“Bravo Smith…hai superato ogni mia aspettativa, adesso comprendi tutti i sentimenti, sento una grande gioia nel tuo cuore” disse sorridente.

 

“Sei tu che mi hai indicato la via, ti ringrazio” disse accennando un sorriso.

 

“sono qui per questo! Ti auguro tanta felicità con Era, è un grandissima donna… spero solo che mi verrai a trovare ancora…”

 

Smith sorrise.

 

“Allora? Andiamo?” disse Morpheus. Smith ed Era si avviarono verso la porta dopo di lui, Satì salutò Smith con la mano, e lui la guardò felice. La porta dell’Oracolo si chiuse.

 

Smith capì molte cose che prima non riuscì mai a capire. I sentimenti. Fortunatamente c’era Era al suo fianco. Smith non perdonerò mai il Mainframe. Come mai non dissero mai niente agli agenti della loro vera natura? Avevano forse paura? Evidentemente temevano che gli agenti potessero opporre resistenza agli ordini, come fece Smith.

 

Smith vide che il mondo era ormai molto deserto, da quando cominciò la resistenza quasi tutte le persone vennero liberate, ma non tutte erano pronte, chiaramente. Smith sapeva che in Matrix, nascosti qua e là, ci sono degli agenti, che non sanno cosa fare, dove andare. Ormai loro non hanno più uno scopo, come successe a Smith.

 

E ora lui voleva trovare tutti questi agenti e liberarli, voleva dare loro uno scopo: vendicarsi del Mainframe. Smith voleva giustizia, una volta per tutte. Le macchine nel mondo reale, da quando superarono il confine, cominciarono ad attaccare ancora Zion. Non poteva esistere pace tra loro, il mondo e troppo piccolo per tutt’e due. O gli umani, o le macchine.

 

Un’altra era di scontri li attendeva.

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Parte 8 ***


Alone (Soli)

Alone (Soli)

 

 

Le giornate trascorrevano abbastanza tranquillamente a Zion, tranne, ogni tanto, quando qualche seppia si infiltrava a fare un po’ di disordine, ma niente di grave. Le navi continuavano a fare i loro giri di perlustrazione all’esterno della città, e, da quando le seppie avevano cominciato ad attaccare di nuovo Zion, sia i giri che la potenza delle armi nelle navi erano aumentati.

 

Era appena tornata la Icharus al porto, e il Nabucchadnazzar si stava preparando ad affrontare un nuovo giro di guardia, per qualche giorno sarebbe stato quell’equipaggio a controllare la situazione al di fuori della loro città.

 

Ormai conosciamo molto bene i membri di quella nave, Morpheus, il capitano, Link, l’operatore, Era, negli attacchi nemici, oltre che essere una buona aiutante e anche un buon artigliere, e infine, l’ultimo arrivato Smith, molto utile come artigliere e il più potente del gruppo all’interno di Matrix.

 

Ormai erano passati parecchi mesi da quando fecero la loro ultima visita all’Oracolo, perché per ora non erano ancora sorti dei dubbi nel gruppo. In quei mesi il gruppo si era più unito, e c’era più confidenza anche con Smith.

 

Anche il rapporto tra Era e Smith era diventato più profondo, e lei era anche riuscita a insegnarli come due corpi possono diventarne uno solo, se così si può definire una prima notte d’amore… Ma sicuramente Smith ora era più umano di allora.

 

“Forza, salite a bordo. Ci aspetta una settimana di sorveglianza, coraggio” gridò Morpheus da dentro la nave al resto dell’equipaggio ancora fuori.

 

Mentre Era e Smith salirono a bordo Link si fermò qualche secondo a salutare la sua donna, Zee, con un bacio, dopodiché salì anche lui. Morpheus si mise ai comandi, Era nel posto accanto al suo, mentre Link e Smith si misero alle torrette nel caso incontrassero qualche seppia.

 

“Vedo che ora sei completamente a tuo agio a Zion…” cominciò a chiacchierare Link.

 

“…ormai mi sono abituato” disse lui.

 

“L’Oracolo riesce a fare miracoli con tutti… mi piacerebbe conoscerla…” disse Link guardando altrove.

 

“…perché non ci vai?” disse Smith.

 

“Essendo nato a Zion non ho buchi come te, e quindi non mi è possibile connettermi, tutti noi operatori siamo puri figli di Zion.” Gli rispose.

 

“capisco…comunque hai proprio ragione, l’Oracolo fa miracoli…” disse Smith andando in camera sua.

 

Si sdraiò sul letto a pensare un po’, dei dubbi cominciavano a formarsi nella sua mente. Forse, dopo parecchi mesi sarebbe stato il caso di rincontrare l’Oracolo. Passata qualche ora Era entrò in camera di Smith, e  lo vide sdraiato sul letto. Lei si sdraiò accanto a lui.

 

“Cos’hai? Non ti ho visto con Link…” chiese gentilmente.

 

“Stavo solo pensando un po’…” rispose lui.

 

“Ultimamente ti vedo un po’ pensieroso, c’è forse qualche problema?” chiese.

 

“…tutti quegli agenti in Matrix… sono comunque esseri umani… devo assolutamente vedere l’Oracolo” disse lui voltandosi per guardarla.

 

“chiedi a Morpheus di farti entrare…”

 

Smith e Era si diressero da Morpheus “capitano…ho il permesso di entrare in Matrix?” chiese lui.

 

“come mai devi entrarci?” chiese Morpheus mentre controllava i tunnel al di fuori della nave.

 

“Ho bisogno di consultare l’Oracolo” gli rispose.

 

“…adesso?!”

 

“si…” disse Smith diventando più serio.

 

Morpheus lo guardò “…d’accordo, entra pure”

 

“grazie capitano!” rispose Smith correndo da Link.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

In pochi istanti Smith fu connesso all’interno della matrice. Si guardò un momento intorno a se per orientarsi, si sentiva felice di rivedere quel posto. Era in mezzo a un grande vialone affollato, la gente gli sfiorava le spalle. Cominciò a camminare verso la casa dell’Oracolo, non molto distante da lì. Lui sapeva che l’Oracolo era sicuramente a conoscenza della sua visita. Non vedeva l’ora di rivedere Sati.

 

Salì le scale del grande palazzo in cui lei abitava e si trovò di fronte alla porta del suo appartamento. Fece un respiro profondo e bussò. Seraph aprì la porta. “Smith!…” esclamò.

 

“Buon giorno Seraph… e da parecchio tempo che non ci vedevamo… tutto a posto?” chiese Smith molto cordialmente.

 

“Si, ma non mi aspettavo una tua visita…”

 

“evidentemente l’Oracolo ha voluto farvi una sorpresa!” disse sorridendo “dov’è Sati?”

 

“è in camera sua… vai pure a trovarla”

 

Smith si infilò gli occhiali nel taschino e camminò verso la sua stanza. Aprì la porta e Sati era seduta sul suo letto a scarabocchiare su un quaderno. Satì alzò lo sguardo e vide Smith.

 

“Ciao piccola! Tutto bene?” chiese sorridendo.

 

La piccola con un grido di gioia saltò giù dal letto e le si fiondò con le braccia al suo collo “pensavo che non saresti più venuto, è passato così tanto tempo dall’ultima volta” disse tra le sue braccia.

 

“gia, scusami” Smith la prese in braccio “a Zion c’è sempre un gran da fare… sai che sei cresciuta?” disse ridendo.

 

“grazie” Satì lo guardò negli occhi “vedo che i tuoi occhiali non ci sono” disse facendo la finta seria.

 

“Ho eseguito i tuoi ordini” sorrise Smith.

 

Satì fece un grosso sorriso e lo riabbracciò. Intanto l’Oracolo si affacciò dalla cucina “che piacere rivederti. Sono molto contenta che sei tornato” Smith appoggiò a terra la bambina e si diresse verso la cucina.

 

“Ho voluto fare una sorpresa a Seraph e  Sati…” disse sorridendo.

 

“lo immaginavo” Smith entrò in cucina dopo di lei

 

“da quanto posso vedere ora non hai più problemi con i tuoi amici laggiù a Zion, vero?” disse lei sedendosi su una sedia.

 

“gia… ora mi trovo bene tra loro”

 

“soprattutto con Era!” sorrise lei.

 

Smith guardò per terra arrossendo.

 

“Sai, sono proprio contenta di averti aiutato… ora parlami dei tuoi problemi…” disse accendendo una sigaretta.

 

“Vedi, da quando ho saputo che tutti noi agenti siamo umani, non mi sono mai dato pace, ora voglio trovare un modo per fargliela pagare a Matrix e a tutti quelli che sono dietro questo programma di tortura e controllo.”

 

“…continua pure” disse lei aspirando del fumo.

 

“insomma, quello che voglio fare ora e trovare gli altri agenti e finalmente liberarli, renderli liberi, come me” concluse.

 

“…il tuo è proprio un gran gesto, ma molto arduo. Posso dirti che gli agenti che sono rimasti sono pochi e sparsi qua e la, ci vorrà parecchio per trovarli, ma so che non ti arrenderai. Posso anche dirti che sei l’unico che può fare una cosa simile poiché sei uno dei pochi umani a conoscenza del segreto degli agenti, e ti avverto che tra i tuoi ex-colleghi sopravvissuti ci sono anche Jones e Brown…”

 

“Jones e Brown?!” urlò Smith.

 

“si, sono soli, abbandonati da tutti, nessuno ormai li cerca più. Quando Neo ti aveva ucciso nel corridoio di quel Motel Heart, loro non si spostarono più dalla stanza 303… quella in cui li hai lasciati. Hanno provato a seguire il tuo esempio e diventare Virus, ma non erano abbastanza forti. Allora sono tornati nella stanza 303 e da li non si muovono da anni ormai, hanno sempre sperato nel tuo ritorno”

 

“io…io devo trovarli” disse Smith stringendo i pugni

 

L’Oracolo si alzò, spense la sigaretta sul posacenere e si avvicinò a Smith. Lei gli prese le mani e gliele strinse “sono sicura che riuscirai nella tua impresa, fatti coraggio, sei un grand’uomo” detto ciò sorrise e anche Smith.

 

“mi metto subito al lavoro, dovrò convincere Morpheus a farmi entrare spesso in Matrix… non so se vorrà” disse lui.

 

L’Oracolo si diresse verso il forno “se gli spieghi la situazione sono certa che lui ti darà il permesso, e se te lo darà avrete presto dei nuovi compagni di equipaggio” disse togliendo un vassoio pieno di biscotti caldi dal forno.

 

“allora devo tornare al più presto da lui, voglio cominciare subito le ricerche” disse Smith con convinzione.

 

“vedo che sei molto impaziente di ritrovare i tuoi colleghi” gli disse mentre gli porse il vassoio coi biscotti “tieni, è tanto tempo che non ne mangi uno” sorrise.

 

Smith prese un biscotto, e con un cenno la salutò, poi vide Sati in fondo al corridoio “ci vediamo piccola, tornerò a trovarvi…” detto questo chiuse frettolosamente la porta di casa e corse giù dalle scale. Arrivato in strada prese da una tasca interna della giacca un cellulare, digitò qualche numero e Link rispose alla chiamata “…operatore”

 

“trovami un uscita Link” disse Smith mangiando il biscotto.

 

“…mmh… c’è ne una tra la West e la Lake…” disse lui.

 

“ok, ci vediamo tra poco…” disse lui rimettendo il cellulare nella tasca. Smith camminò pensando agli ex-colleghi Jones e Brown dentro quella stanza, voleva liberarli al più presto.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ altrove ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Oscurità e tristezza erano in quella stanza, la stanza 303 del Motel Heart.

 

“…pensi che si saranno dimenticati di noi?” chiese Brown con una voce malinconica.

 

“…me lo chiedi sempre Brown, non lo so, come faccio a saperlo?” rispose Jones.

 

“…oppure anche ora ci stanno osservando?” continuò Brown.

 

Jones fece finta di non ascoltarlo. Erano li da parecchi anni, non si muovevano quasi mai ora, Brown giaceva seduto di fronte alla finestra e Jones seduto su una sedia vicino al letto, lì, nella stanza 303, la stanza in cui il ribelle e l’agente morirono, ma anche dove l’Eletto e il Virus nacquero.

 

Loro stravedevano per il loro leader, Smith, non lo vedevano solo come un capo, ma anche come un modello da seguire, loro si sono sempre fidati di lui e delle sue parole, ma il giorno in cui il signor Anderson gli entrò nel corpo, tutte le loro speranze si sono spente.

 

Loro sapevano che Smith voleva la libertà, lui era più intelligente di loro, loro non riuscivano a capire che cosa potesse essere la libertà. Quando Smith morì per la prima volta, loro provarono a liberarsi, provarono a diventare Virus, ma non erano abbastanza potenti. Allora rinunciarono e preferirono restare li in quella stanza, aspettando e sperando che il loro leader in un futuro sarebbe tornato a vigilare su di loro.

 

Brown osservava sempre il mondo fuori dalla finestra, non gli piaceva la pioggia, lo rendeva triste, e quella li era una giornata di pioggia. Brown era il più piccolo degli agenti, l’agente più debole.

 

Jones invece stava sempre seduto su quella sedia, si muoveva raramente. Jones era, a differenza di Brown, più grosso e alto, ma non più forte di Smith, nonostante fosse anche più grosso di lui. Jones si era preso cura di Brown in questi anni, quasi come un fratello maggiore.

 

“…pensi che ci stanno cercando?” chiese Brown con la sua voce sognante.

 

“…non lo so Brown, non lo so” disse Jones senza emozioni continuando a fissare il pavimento.

 

Brown sospirò “… chissà Smith, starà bene?”

 

“Brown…” disse Jones lentamente.

 

“guarda come ci siamo ridotti senza di lui… inutili. Non serviamo a nulla. E’ per questo che ormai non ci cercano più. Smith invece è sempre stato forte, è sempre stato una spanna sopra di noi…” continuò Brown non smettendo di guardare fuori dalla finestra.

 

Jones alzò lo sguardo e lo fissò in silenzio alle sue spalle.

 

“…io…io ho sempre voluto essere come lui…e quando verrà io cercherò di diventare forte come lui” disse Brown.

 

“Brown… ormai sono anni che non abbiamo più sue notizie, ormai Smith non esiste più, il programma Smith è stato cancellato, per sempre, non continuare a sperare in qualcosa di impossibile.” Disse Jones.

 

“vuoi dire che tu non credi più nel ritorno di Smith?!” disse voltandosi verso di lui.

 

“ormai e da parecchio tempo che non ci spero più…” disse Jones riprendendo a fissare il pavimento.

 

Brown lo guardò in silenzio, poi si girò ancora verso la sua finestra e ci poggiò la testa, pensando.

 

Silenzio.

 

“io non voglio passare tutta la vita in questa squallida stanza…” disse Brown sotto voce.

 

Jones potè appena sentirlo “hai detto qualcosa?”

 

“ho detto che non voglio passare tutta la vita qui, in questa squallida stanza” la sua voce era più decisa.

 

“allora c’è un'unica cosa che possiamo fare” disse Jones alzando di nuovo lo sguardo.

 

Brown lo guardò in attesa che continuasse il discorso.

 

“la cancellazione” disse Jones diventando più serio.

 

Brown lo guardò ancora in silenzio, voleva cercare di parlare, ma gli mancavano le parole “...no…” disse un po’ insicuro.

 

Jones si alzò in piedi, era il suo primo movimento dopo dei giorni “come sarebbe a dire ‘no’? Anche io non voglio passare tutta la vita qui in questa stanza, tu sai che l’unico modo per mettere fine a questa tortura è la cancellazione”

 

Brown si avvicinò a lui “…no… no Jones… sono sicuro che non è l’unico modo”

 

“che dici Brown, sei fuori di te. Non esiste altra maniera. Ci aspetta solo la cancellazione in futuro, nient’altro” Jones portò una mano all’orecchio destro con l’auricolare per richiedere la cancellazione al Mainframe.

 

Brown cominciò a tremare, non aveva mai reagito così in vita sua “io…non voglio essere cancellato, ti prego, non dire nulla al Mainframe”

 

Jones non capiva cosa gli stesse prendendo, tolse la mano dall’orecchio “che ti succede Brown?”

 

Brown lo guardò, Jones vide che dietro quegli occhiali scuri si stavano formando delle lacrime “no…io non voglio morire… Jones non voglio morire” Brown prese i suoi occhiali e li buttò a terra.

 

Jones lo fissò in silenzio, non sapeva che gli agenti potessero dire certe cose, e neanche che potessero piangere, non lo ha mai saputo. Ma entrambi, man mano che passavano gli anni, hanno cominciato a provare delle emozioni umane. Jones provò a farlo ragionare “Brown, non ci rimane altro da fare, devi farti forza, l’unica soluzione è la cancellazione”

 

Brown vedeva che Jones non aveva paura, lui era più forte anche in quello “io sono sicuro che esiste un altro modo”

 

“e cioè?”

 

“Smith si ribellò, quando morì per la prima volta scelse l’esilio e si rifugiò qui in Matrix, scappando da tutto e tutti, ricordo ancora la voce del Mainframe nell’auricolare che urlava di trovarlo e eliminarlo perché Smith stava diventando un Virus ormai. Non lo controllava più nessuno. E quando noi lo incontrammo ci disse che aveva trovato un modo per entrare in un corpo umano e arrivare a Zion”

 

“e con questo cosa cerchi di dirmi?” disse Jones incrociando le braccia.

 

“…che anche noi possiamo cercare questo modo, ormai Matrix e quasi deserta, da quando è cominciata la resistenza tutti gli umani stanno venendo liberati uno ad uno, possiamo cercare un modo anche noi di essere liberi, finchè siamo in tempo” disse Brown appoggiando una mano sulla spalla di Jones.

 

“non dirmi che tu hai creduto a ciò che Smith ci aveva detto quel giorno… secondo me erano tutte scemenze”

 

“caspita quanta fiducia che hai in me Jones!” disse una voce alle loro spalle. Jones e Brown si voltarono di scatto, era una voce a loro familiare, un uomo sulla soglia della stanza 303 li osservava, ma c’era l’ombra che gli oscurava il viso, non riuscirono a vedere il volto della persona con la voce così familiare.

 

L’uomo avanzò alla luce del sole, ormai aveva smesso di piovere, rivelando il suo volto, Smith era li davanti a loro, Smith era tornato.

 

Jones e Brown lo guardarono in silenzio, non riuscivano a credere che fosse proprio lui, anche perché i suoi modi erano diversi, non aveva quella voce autoritaria e crudele con il quale ha sempre dato loro ordini, ma una voce pacata e tranquilla. Era proprio il loro leader quello?

 

Brown gli si avvicino cautamente “Smith… allora sei tornato!” disse con felicità.

 

Smith sorrise.

 

Jones si avvicinò “come mai non ci hai avvisati con l’auricolare?”

 

Smith fece segno col dito indicandosi l’orecchio destro, mostrando che non l’aveva più. Jones non era ancora convinto “e i tuoi occhiali?”

 

Smith li estrasse leggermente dal taschino per farglieli vedere e li rimise all’interno.

 

“non riesco a riconoscerti più…sei proprio l’agente Smith?” chiese Jones guardandolo.

 

“non sono più agente ma sono ancora Smith” disse sorridendo.

 

“come sarebbe a dire che non sei più un agente?” chiese sorpreso Brown.

 

“non ero più un agente già quando diventai un Virus, ma ora non lo sono più a tutti gli effetti, non sono più il vostro leader ora, non mi controlla più il Mainframe, ora sono io che gestisco la mia vita” spiegò Smith.

 

“ma…se non sei più il nostro leader, perché sei qui ora? Come hai fatto a prendere possesso della tua vita?”chiese Jones.

 

“sono venuto qui per parlarvi di una cosa che sicuramente troverete assurda, ma prima devo chiedervi di togliere gli auricolari, solo così impedirete al Mainframe di darvi ordini” disse Smith.

 

Jones e Brown eseguirono il suo ordine e si staccarono gli auricolari gettandoli a terra. Si prepararono ad ascoltare il suo discorso.

 

“più di un anno fa sono stato dall’architetto, che, come tutti voi sapete, è colui che ha inventato noi e Matrix. Lui mi ha rivelato una cosa che io non mi sarei mai aspettato…”

 

“e cioè?” dissero i due agenti in preda alla curiosità.

 

“che tutti gli agenti sono stati creati da esseri umani, e che quindi sono esseri umani.” Concluse Smith.

 

Jones e Brown restarono pietrificati, non credevano alle sue parole “non starai parlando seriamente?!”disse Jones.

 

“secondo te sono venuto sino a qui per dirvi fesserie?”

 

“ma allora, se siamo esseri umani, come mai li odiamo?” chiese Brown.

 

“perché ci hanno ordinato di farlo. A nostra insaputa. Noi pensavamo di essere programmi perché il Mainframe, per non renderci deboli, ci ha cancellato le emozioni umane. Ma stando tanto tempo a contatto con gli umani si può avere ricordo delle emozioni ormai perdute, come è successo a me, e come sta succedendo anche a voi…”

 

“Perché non abbiamo fame?Perché non abbiamo sete? Oppure sonno?” chiese Jones.

 

“perché anche noi come gli altri umani siamo chiusi in orrendi baccelli rossi, dove ci nutrono e succhiano la nostra energia. Noi credevamo che gli umani fossero stupidi a illudersi che Matrix fosse il mondo vero, ma anche noi siamo sempre stati stupidi a credere che, a differenza di loro, noi sapevamo la verità.”

 

Incredibile. Mai avrebbero pensato a una cosa simile. In quel momento i due agenti si sentirono esattamente come Smith, presi in giro. Avevano seguito con attenzione il discorso di Smith, il suo modo di parlare, calmo e tranquillo, non era tanto cambiato da allora, con la sola differenza che ora nella sua voce c’era dell’emozione.

 

“perché sei venuto qui a raccontarci tutto questo?” chiese Jones.

 

“Perché io mi sento esattamente come voi, voglio avvisare tutti gli agenti e liberarli, renderli liberi”disse soddisfatto.

 

“Puoi davvero renderci liberi?” gli occhi di Brown si riempirono di gioia.

 

“Certo, voglio rendere liberi voi e tutti gli altri agenti ancora sopravvissuti… a proposito, sapete nulla di Johnson, Thomson e Jackson?” chiese Smith.

 

Jones guardò per terra, Brown prese la parola “purtroppo… tutti e tre non ce l’hanno fatta, il tempo li ha fatti impazzire, hanno preferito la cancellazione…” disse con voce triste.

 

“…ma… tutti gli altri?” chiese Smith più preoccupato.

 

Brown scosse la testa.

 

“maledetti…” ringhiò Smith a denti stretti “io gliela farò pagare… quei maledetti pagheranno per tutto ciò che ci hanno fatto”

 

Jones e Brown videro la rabbia e la disperazione in quegli occhi blu. Sapevano che il loro ex-leader aveva in mente qualcosa. Ma comunque erano ancora abbastanza confusi per il discorso di prima.

 

“ora devo andare ragazzi, devo tornare a Zion… allora cos’avete deciso di fare? Volete rimanere qui per il resto della vostra vita o preferite venire con me e far qualcosa per vendicarci?” disse Smith dirigendosi verso la porta di uscita.

 

Jones e Brown si guardarono e dopo fissarono il pavimento confusi “noi…non sappiamo…” disse uno.

 

Smith alzò il sopracciglio “di certo non starò qui a pregarvi, non l’ho mai fatto e mai lo farò, avete deciso così, non cercherò di farvi cambiare idea, addio” detto questo Smith voltò loro le spalle e scomparve tra le ombre di quel palazzo così buio.

 

Brown e Jones non potevano credere che il loro leader li stesse abbandonando lì, in quel palazzo. Uscirono fuori dalla porta aspettandosi la sagoma di Smith che tornava indietro, da loro, ma passati alcuni minuti a fissare quell’ombra non videro arrivare più nessuno. Smith non sarebbe più tornato indietro.

 

“Smith!” urlò Brown in preda al panico cercando di raggiungere le scale, ma Jones lo afferrò al braccio “Smith! Smiiith! Smith torna indietro!” continuò a urlare. Ma dalle ombre non uscì nessuno.

 

“non tornerà” disse Jones.

 

“Cosa facciamo ora Jones? Eh? Cosa facciamo?” Chiese Brown impaurito.

 

“certo che delle parole come quelle uscite dalla bocca di Smith non si sentono tutti i giorni…” disse Jones.

 

Brown lo guardò.

 

Jones si tolse gli occhiali e li ruppe per terra, ora anche lui era senza occhiali “e rimasta una sola cosa da fare ora Brown…” detto questo sorrise.

 

Brown lo guardò negli occhi e anche lui sorrise “forza, siamo ancora in tempo!”

 

Brown e Jones cominciarono a correre nella direzione in cui Smith se n’era andato.

 

 

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Ok! Pensate sia finita qui la mia saga? E invece no! L'ultimo capitolo si chiamerà "it's time to react!" quella storia sarà l'ultima di tutta quest'avventura dedicata a Smith... Spero che per ora la mia storia sia piaciuta, alla prossima!

Isa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Parte 9 ***


IT'S TIME TO REACT

IT'S TIME TO REACT!

 

"Smith! Smith aspettami!" urlò il giovane Brown.

 

Smith si voltò con espressione annoiata "che c'è Brown?"

 

"come va? Che fai? Dove stai andando?" chiese afferrandolo allegramente a un braccio.

 

"sto andando da Morpheus..." disse lui.

 

"come mai?" chiese il giovane, ma furono interrotti dall'arrivo di Jones.

 

"dove state andando?"

 

"stiamo andando da Morpheus" rispose Brown.

 

Da quando Smith li liberò Brown e Jones non facevano altro che stargli alle costole, loro non si erano ancora abituati a essere umani, credevano Smith ancora il loro capo, loro attendevano ordini, ma lui non gliene avrebbe più dati.

 

Smith faceva un po' la parte del fratello maggiore e i suoi compagni del Nabucchadnezzar spesso e volentieri li prendevano in giro. Ma Smith era felice che loro stessero li con lui.

 

Jones e Brown erano talmente tanto grati a Smith che si sarebbero buttati nel fuoco pur di salvarlo o poterlo aiutare.

 

Smith doveva parlare a Morpheus di un argomento importante, aveva trovato un modo per distruggere le macchine, ma gli serviva l'aiuto di tutti i suoi amici per riuscirci, compresi Jones e Brown.

 

Qualcuno bussò alla porta di Morpheus, Smith si presentò davanti a lui (accompagnato da Jones e Brown ovviamente) "prego accomodatevi" disse ospitale passati alcuni minuti Smith venne al dunque "Morpheus, voglio distruggere le macchine una volta per tutte!" disse alzandosi dalla sedia.

 

"Smith,   questo lo vogliamo tutti" disse pacato Morpheus.

 

"si ma io penso di poterci riuscire!" sorrise sicuro.

 

Morpheus lo lasciò parlare perchè sentiva la convinzione nella sua voce "parla..."

 

"non so se me lo permetterai, innanzitutto devi liberare i pochi uomini rimasti in Matrix... dopo di che voglio andare nel mondo delle macchine e finirle una volta per tutte, così Matrix e le macchine non esisteranno più!"

 

Morpheus lo fissò in silenzio e pochi secondi dopo si mise a ridere. Smith non capiva la ragione di tanto divertimento.

 

"Smith, ammiro il tuo coraggio, credimi! Ma credo che tu ti stia dimenticando una cosa..."

 

"che cosa?"

 

"sei solo umano!"

 

Smith capì che Morpheus non credeva in lui e nelle sue capacità "è solo perchè non sono come Neo, vero? E' solo perchè non sono un eletto, non è così?"

 

"non è questione di eletti o no, è troppo complicato il tuo piano, credi sia uno scherzo arrivare sino al mondo delle macchine indenne?"

 

"se ci è riuscito Neo ci posso riuscire anche io!" disse irritato.

 

"non ci sarà mai nessun'altro come lui..." disse abbassando lo sguardo.

 

"Neo invece ha fallito..." riprese Smith.

 

Morpheus alzò lo sguardo e lo fisso.

 

"...se no ora le macchine non esisterebbero più, se no io stesso non dovrei essere qui se lui aveva portato a compimento il suo scopo"

 

Morpheus continuò a guardarlo per poi riabbassare lo sguardo.

 

"Morpheus... io devo tentare! Lo so di non essere un eletto o roba simile, sono solo un ex-agente...ma io voglio provarci, è la mia vendetta, la nostra vedetta!"

 

Morpheus osservava Smith in silenzio pregarlo di lasciarlo provare. Quella scena gli ricordò la stessa in cui anche Neo cercava di convincerlo ad andare nella città delle macchine.

 

"Smith" lo interruppe "non ce la potrai fare da solo"

 

Smith si zittì, ormai rassegnato.

 

"non è vero, se Smith vuole andare nel mondo delle macchine io andrò con lui!" disse Brown.

 

"anche io" intervenne Jones.

 

Smith si voltò e li guardò "...grazie mille"

 

Morpheus pensò un momento. Provò a fidarsi, è quello che gli ha sempre consigliato l'Oracolo "ok...dimmi i particolari del piano"

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

"Oracolo, casa la turba?" chiese Seraph.

 

"niente, non ti preoccupare... ma Smith ha deciso di giocare il tutto per tutto" disse accendendosi una sigaretta.

 

"si è deciso ad agire?"

 

"puo' darsi, ha bisogno solo di più sicurezza, e presto verrà da me a cercarla"

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Una stanza totalmente bianca ricoperta da schermi che mostravano varie parti del programma Matrix. Una poltrona al centro di questa stanza. Il Merovingio si presentò davanti all'architetto con arroganza.

 

"Ehi vecchio, cosa sta succedendo qui? Niente va dome dovrebbe!" disse infuriato.

 

"Merovingio, cosa ci fai qui?" chiese con la sua solita tranquillità l'Architetto.

 

"Sei tu che gestisci tutto questo programma, dimmi come mai non c'è più gente, a parte i progammi, gli umani dove sono finiti?"

 

"finita la guerra facemmo un patto con loro, chiunque sarebbe voluto uscire dalla matrice avrebbe potuto" rispose sempre pacato.

 

"ma come fai a stare così tranquillo? Tu lo sai più di me che dipendiamo dalla loro energia! Se non ci sono più umani come sopravviveremo? Eh? Rispondimi!" era spaventato.

 

"...quanto panico inutile" disse con un ghigno maligno.

 

Il Merovingio lo fisso.

 

"sta notte le macchine ataccheranno Zion e si riprenderanno tutti gli umani"

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Morpheus ascoltò il piano di Smith ma c'erano alcune cose da tenere in considerazione "Smith, se cancelli Matrix... l'Oracolo, Seraph, persino la piccola Sati... verranno cancellati"

 

Smith strinse i pugni, guardò per terra e strinse i denti, quasi trattenendo tutta la sua ira e tristezza "...lo so"

 

Smith non avrebbe mai voluto che ciò accadesse, ma era ormai necessario, l'unica speranza... Ora Smith voleva andare a parlargli, almeno un'ultima volta...

 

Chiese ad Era di accompagnarlo, non gli aveva ancora parlato del suo piano, non voleva ne restasse coinvolta...

 

I due arrivarono alla porta dell'Oracolo, Seraph aprì la porta, consapevole che era Smith, Smith si accorse che Seraph era turbato, lui sapeva, l'Oracolo sapeva ed evidentemente anche Stì. Smith strinse i pugni, le mani cominciarono a tremare, era agitato, la tensione era alta.

 

Era si accorse di ciò e prima che potesse entrare in cucina gli strinse le mani "non essere agitato" gli disse dolcemente. Smith entrò, l'Oracolo era seduta e lo guardò entrare, nen c'erano i soliti biscotti sul tavolo, quella volta no...

 

Smith si tolse gli occhiali, mostrando tristissimi occhi blu. L'Oracolo sapeva, e lui non sapeva da dove cominciare, le mani ripresero a tremare, avrebbe voluto parlargli ma non trovava le parole adatte.

 

L'Oracolo avvertì i suoi sentimenti, Smith chiuse gli occhi e abbassò la testa, lei si alzò e si mise di fronte a lui, Smith riaprì gli occhi e lei lo abbracciò.

 

Smith rimase immabile, ma l'Oracolo sapeva bene cosa potesse provare in quel momento "tranquillo, è la scelta giusta, non stai sbagliando..."gli disse dolcemente"dovrai andare nella città delle macchine ma sarà molto dura e tu questo lo sai già" Era sentì le sue parole.

 

"non volevo...non volevo che tutto ciò accadesse...non è giusto..." disse trattenendo tutta la sua disperazione.

 

Seraph entrò in cucina, Sati era in braccio a lui, Smith si voltò e vide che lei era sorridente. Scese dalle braccia dell'angelo e si avvicinò a Smith. Lui la guardò ma ancora non riuscì a dire nulla.

 

Sati sorrise amichevolmente e Smith cadde sulle ginocchia e la strinse a se, cominciando a piangere. Lui non avrebbe mai permesso che qualcuno la toccasse, Sati era stata la sua unica amica, ma anche l'Oracolo e Seraph lo erano stati. Non avrebbe mai voluto che finisse così.

 

Era si affacciò dalla cucina e vide Smith in ginocchio abbracciato a sati con lacrime che scendevano lungo il suo viso. Era non capiva, lei non aveva neanche mai visto Smith piangere, gli fece tenerezza.

 

Ora a Smith non rimaneva che andare nel mondo delle macchine a compiere la sua vendetta, verso le macchine che l'hanno fatto così tanto soffrire. Smith uscì dalla cucina sfiorando la spalla di Era, fredd come non mai rinforcò i suoi occhiali, Era lo seguì. Smith era gonfio di odio e ira.

 

"cosa sta succedendo?" chiese Era gentilmente.

 

Smith fece finta di nulla.

 

"parlami..." disse ancora.

 

Smith si voltò, la guardò e, privo di emozioni, come se fosse tornato programma, si rivolse a lei con arroganza "stanne assolutamente fuori!"

 

Era si fermò e Smith proseguì. Perchè si stava comportando così?

 

"che c'è Smith?" chiese sempre con voce dolce, lui si fermò, quasi lo irritò questa sua calma e pazienza.

 

"non farmi queste domande, lasciami stare!" le urlò.

 

Era lo guardò soltanto, quello non era lui, era freddo, privo di emozioni, non umano "torna in te Smith..."

 

Smith fu preso da uno scatto d'ira "basta! Non dirmi cosa diavolo devo fare! Non capisci proprio nulla! Ti ho detto di starne fuori maledizione!"

 

"Smith..." sospirò Era lentamente, avvicinandosi a lui.

 

"stammi lontana!" disse indietreggiando "non avvicinarti a me, non voglio più saperne nulla di umani macchine e tutta questa faccenda!"

 

Aveva troppa confusione in testa, troppa ira e tristezza tenuta dentro senza mai parlarne a nessuno, non capiva che Era era li per lui, per aiutarlo. Lei si avvicinò ancora un po'.

 

"ti ho detto di starmi lontana, non avvicinarti di un'altr..." Era lo baciò.

 

Smith allora si vergognò di se stesso, non trovò nemmeno le parole per scusarsi, mai avrebbe pensato che le avrebbe parlato in quel modo. Niente stava ormai andando nel verso giusto...

 

Era lo abbracciò e lo strinse a se "lo so che devi andare nel mondo delle macchine...lo so che hai paura, lo so che non sai se tornerai vivo..." disse dolcemente "posso sentire tutta la confusione che ti affligge ma io sono qui...non ti lascerò, io verrò con te"

 

Smith l'abbracciò, non riuscendo a esprimere tutto ciò che avrebbe voluto dirgli in quel momento, lei era tutto ciò di cui aveva sempre avuto bisogno, lei era la sua donna e lui l'amava.

 

"le macchine sta notte attaccheranno Zion...se la città non si preparerà sarà la fine" disse Smith.

 

 ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Tornando nel mondo reale, Morpheus li stava aspettando, voleva sapere cosa gli aveva detto l'Oracolo. Smith lo avvertì di preparate tutta Zion a una durissima battaglia.

 

Stando alle parole di Smith a Morpheus sembrava l'inizio della fine, era passato solo qualche anno dalla dura battaglia, quella in cui c'era anche Neo... e ora erano ancora li, ad affrontare una battaglia che sarebbe stata ancora più dura della precedente.

 

Il gruppo si diresse al consiglio di Zion, non doveva esserci assolutamente panico, ma il tempo era poco, troppo poco...

 

"davvero le macchine ci attaccheranno di nuovo?" chiese un membro del consiglio.

 

"si..." rispose Morpheus.

 

"E l'Oracolo? Non ha predetto nulla?" chiese un'altro.

 

"si, consigliere. E' stata proprio lei a rivelarmelo, le macchine vogliono riprendersi tutte le macchine, e probabile che stiano già scavando, sta notte saranno a Zion..." disse Smith.

 

"allora non c'è tempo da perdere...Morpheus, avverti Lock di prendere il comando delle armate e cercare più volontari possibili, saremo pronti a riceverli!"

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Lock prese ancora una volta il comando. Ma ancora non era convinto della notizia dell'attacco delle macchine.

 

"Morpheus! Spero che ciò che dici non sia falso!" disse irritato.

 

"L'Oracolo non dice falsità..." rispose pacato.

 

"tsk! Lo sai che non credo in queste cose o rivelazioni da parte di oracoli..."

 

"Allora credi in Smith, lui andrà nel mondo delle macchine..."

 

"Cosa?! Il mondo delle macchine?! Ma sei impazzito?" urlò.

 

"partirà tra poco"

 

"Se hai voglia di prendermi in giro ti avviso, non è un buon momento! Non siamo affatto nella posizione di permetterci sprechi di astronavi! E neanche nella posizione di permetterci eroici suicidi! Ci possono servire sia uomini che navi! Non te lo permetterò!"sbraitò infuriato.

 

"userà il Nabucchadnezzar...non si discute su quanto riguarda la sorte della mia nave e del mio equipaggio" continuò con calma.

 

"ah si? vedremo, se sopravviveremo, ti aspetta solo la galera stanne certo!" Lock, rabbioso più che mai, gli voltò le spalle e se ne andò. Morpheus continuò a seguirlo con lo sguardo sorridendo.

 

Smith intanto stava sistemando il necessario dentro la nave, Era si avvicinò. Smith si voltò e pensò a ciò che avrebbe voluto dirgli.

 

"Era, ascolta, io..."

 

Era lo guardò.

 

"credo sia meglio che tu rimanga qui..."

 

"Smith, non ti lascerò andare da solo, hai bisogno di più aiuto e sostegno possibile, non posso lasciarti..." disse confusa.

 

"con me ci sono già Jones e Brown..."

 

Era rimase in silenzio per qualche secondo "...non voglio perderti..."

 

Smith l'abbracciò "neanche io, e per questo che non voglio che vieni, nasconditi con gli altri umani...resta qui al sicuro" disse con la sua solita voce calma.

 

Jones e Brown erano pronti a partire, Smith lasciò scendere Era dalla nave "io ti aspetto..." gli disse e Smith le sorrise.

 

Morpheus salutò Smith da lontano, sperava con tutto il cuore che ce l'avrebbe fatta.

 

Jones e Brown si misero alle torrette, Smith ai comandi "si parte..." disse accendendo i motori.

 

La nave si mise in moto e uscì dal varco 3, Morpheus mise una mano sopra la spalla di Era "la città delle macchine è un luogo sperduto e spietato, uasi un suicidio, ma non preoccuparti, ha la pelle dura!" Era incrociò le braccia, pensando.

 

"Quanti volontari avete?" chiese.

 

"quasi mille, ma da quanto ha predetto l'Oracolo, le macchine saranno almeno 40 volte più di noi, sarà molto, molto dura, senza contare che avremo a disposizione solo venti unità APU" disse un po' preoccupato.

 

"allora mi unirò anche io... avete bisogno di più aiuto possibile"

 

"Che dici Era, tu devi nasconderti con tutti gli altri, rimanere al sicuro, non rischiare la tua vita inutilmente"

 

"non la rischierò inutilmente, io darò una mano, con tutta la forza che ho in corpo farò la mia parte"

 

"Era, ragiona, mettiti al sicuro"

 

"no...no, perchè Smith sta rischiando la sua vita per far cessare una volta per tutte questa dannata guerra, non voglio star qui a far nulla , vi aiuterò"

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ dentro il nabucchadnezzar  ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Smith guidava la nave attraverso quelle buie e tristi tubature, Jones e Brown erano alle sue spalle, un silenzio di tomba regnava in quel luogo. C'era molta tensione nell'aria.

 

Smith stava solo un po' pensando, si ricordò delle parole di Morpheus che gli disse tempo fa "Neo è stato l'unico a riuscire ad arrivare nel mondo delle macchine, è riuscito non so come, a far tornare la pace, ma non è mai tornato indietro..."

 

Se non ce la fece l'Eletto, quante possibilità avrebbe potuto avere lui, umano qualunque? Smith tornò in se.

 

"com'è il mondo delle macchine?" chiese Brown.

 

"non lo so, non ci sono mai stato..." rispose Smith.

 

"e da li che ci creano, giusto?"

 

Smith tacque.

 

In quell'istante una leggera luce si intravise alla fine di quei tubicoli, erano usciti fuori, il cielo oscurato da grossi nuvoloni neri era ben visibile, si ricordò che furono gli umani ad oscurarlo, credendo di riuscire  fermare le macchine.

 

Qualcosa attirò l'attenzione di Brown "guardate, venite a vedere"

 

I campi di esseri umani coltivati si estendevano sotto di loro, è li che gli umani nascono, ma erano quasi tutti vuoti, grazie al lavoro di Morpheus e gli altri.

 

"...è stato orribile uscire da li" ricordò Jones appoggiando la testa al vetro.

 

La città delle macchine era dritta per quella strada, non avrebbero potuto sbagliare.

 

Jones spalancò gli occhi, attirando l'attenzione degli altri due, un gruppo di seppie passò davanti alla loro nave, erano dirette a Zion.

 

"avete visto?" disse Brown.

 

"oh no, sono dirette a Zion, questo vuol dire che tra poco lo scontro avrà inizio" disse Jones.

 

"...Era" sussurrò Smith.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ dentro la darsena ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

"Era mi raccomando, stammi vicina, non allontanarti da me"le disse Morpheus dandole un lanciarazzi "se ti succedesse qualcosa Smith non me lo perdonerebbe mai!" Era arrossì.

 

Uomini e Unità APU occupavano il centro e i bordi della grande darsena. Tra poco le seppie sarebbero penetrate all'interno.

 

Era aveva molta paura, ma quella era stata la sua scelta, come la scelta che decise di operare Smith, aiutare Zion e portare la pace.

 

Un soldato avvertì tutti che tra pochi istanti le seppie sarebbero entrate.

 

In quel momento una grande trivella perforò il soffitto della darsena, schiantandosi rumorosamente al suolo, da li uscirono fuori centinaia di sentinelle, le unità APU cominciarono a far fumare i loro grossi mitragliatori, la battaglia cominciò.

 

Morpheus ed Era salirono in superficie, cercavano di fermare l'attacco delle trivelle perforatrici mettendole fuori uso con i lanciarazzi, altri oltre a loro attaccavano in questo modo.

 

Tra un colpo e l'altro dovevano mettersi al sicuro, le sentinelle si accorgevano di loro molto facilmente, se non sarebbero riusciti a nascondersi in tempo sarebbero morti.

 

Mentre loro combattevano, tutti gli altri uomini incapaci di combattere erano nascosti dentro la caverna di Zion.

 

Lock urlava ordini ai suoi uomini con molta sicurezza.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ dentro il nabucchadnezzar  ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Intanto Smith guidava il Nab verso la città delle macchine, tra poco avrebbero dovuto affrontare le sue potentissime difese esterne.

 

Jones scorse all'orizzonte delle strane luci, che avanzavano a grande velocità verso di loro.

 

"attenzione Smith! Sono Bombe!" urlò Brown.

 

"andate alle torrette, preparatevi ad attaccare e tenetevi forte!"urlò Smith aumentando la velocità della nave, Jones e Brown andarono alle torrette pronti a far fuoco.

 

Le bombe si avvicnarono sempre di più, fino a sfiorare i bordi della nave, Smith, con violente virate ne schivò molte, mentre i suoi due assistenti facevano brillare le altre che non riusciva a schivare a colpi di mitragliatrice.

 

Ma fecero brillare una bomba troppo vicino alla loro nave, fortunatamente non causando molti danni, solo un grande spavento all'equipaggio. Le bombe aumentavano sempre di più, la situazione era fuori controllo, Smith guidò la nave verso il basso, sperando così di riuscire a nascondersi di più.

 

Le bombe mancarono la nave, ma una esplose li vicino, facendola oscillare, Jones e Brown caddero per terra, mentre un piccolo monitor si staccò cadendo in testa a Smith, ferendolo e facendogli perdere il contollo del Nab, che cadde violentemente al suolo.

 

...silenzio...

 

polvere, polvere ovunque e un gran silenzio.

 

solo una voce "Smith, Smith stai bene?" disse Brown cercando di rimettersi in piedi, ma il fumo lo confondeva

 

Nessuno rispose.

 

"Brown..." disse una voce.

 

"Smith sei tu?" chiese Jones che cercava di trovarlo.

 

Smith stava sdraiato per terra in mezzo alle macerie, era ferito e non riusciva ad alzarsi, Jones e Brown lo trovarono.

 

"Smith, Smith tutto ok?" chiese Brown che aveva qualche ferita lieve sulle braccia.

 

"non tanto..."

 

"sei ferito alla testa" disse Jones che dei tre era quello meno ferito. Del sangue scendeva visibilmente sul viso di Smith.

 

"voi come state?"

 

"niente di grave, non ti preoccupare" rispose Jones mentre Brown si strazzava un pezzo della sua manica per cercare di curare il suo amico.

 

"dobbiamo sbrigarci, le sentinelle ci troveranno se non usciamo subito di qui" disse Smith rialzandosi in piedi e asciugandosi il sangue con la manica di Brown.

 

"sei sicuro di stare bene?"chiese uno.

 

"non è una ferita profonda, sta tranquillo" rispose mentre si dirigeva verso l'uscita della nave.

 

Il trio abbandonò il Neb per proseguire a piedi in mezzo all'oscurità, non mancava ormai molto.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ dentro la darsena ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Dentro la darsena la situazione era peggiorata, molti uomini avevano perso la vita, ma le unità APU erano ancora quasi tutte operative, quindi la situazione era ancora sotto controllo ma di questo passo sarebbero durati ancora per molto.

 

Morpheus ed Era erano tra i pochi soldati ancora sopravvissuti, erano entrambi stravolti, ma sapevano che avrebbero dovuto continuare, ogni errore avrebbe permesso alle macchine di distruggere Zion.

 

Era si sedette per terra, era davvero stanca.

 

"tutto bene Era?"chiese Morpheus.

 

"si, sono solo stanca..."disse chiudendo gli occhi.

 

Morpheus si guardò intorno per assicurarsi che non arrivassero sentinelle. Le macchine sembravano non finire più, e sia Era che Morpheus pensavano se mai sarebbero riusciti a sopravvivere ancora.

 

"come starà Smith?" disse a bassa voce Era.

 

"chi lo sa...spero solo che riesca nel suo intento...la sua impresa è pura pazzia, ma è l'unica soluzione"

 

L'attenzione di Era venne attratta da delle sentinelle che trasportavano umani mezzo morti, si dirigevano verso il mondo delle macchine, quegli uomini sarebbero presto divenuti ancora una volta schiavi.

 

Era si alzò in piedi, ira scorreva dentro di lei.

 

Morpheus la guardò "calmati Era, non dobbiamo farci scoprire"

 

Era non badò a Morpheus, strinse il lanciarazzi e prese bene la mira "Maledetti bastardi!!!" e sparò, colpendo in pieno una di quelle seppie, facendola cadere al suolo con il corpo di quel poveretto.

 

Le altre seppie si accorsero della loro presenza e si gettarono su di loro, lasciando cadere a terra i corpi che trasportavano.

 

"scappiamo!" urlò Morpheus.

 

Si nascosero sotto delle macerie, ma non si accorsero che una sentinella era dietro di loro, questa colpì Era a una gamba, ferendola. Morpheus sparò e la mise fuori uso.

 

"Era, Era come stai?" chiese gettandosi a sollevarla.

 

"non so se potrò continuare a proteggere Zion..."

 

"sei stata molto coraggiosa..."

 

"spero solo che Smith riesca nel suo scopo e tornare vivo qui da me..."

 

"questo lo speriamo tutti..."

 

Morpheus si nascose sotto una piccola grotta piena di macerie insieme ad Era, che non riusciva a camminare, attendendo per un miracolo.

 

Un'altra sentinella però si accorse di loro sotto la grotta e si mise di fronte a loro "stammi vicina Era" disse Morpheus stringendola.

 

La seppia si accorse che erano ancora vivi, e che quindi potevano essere inseriti dentro la matrice.ue tentacoli avvolsero sia Era che Morpheus che invano avevano cercato di liberarsi.

 

"Era, non ti preoccupare, andrà tutto bene!" urlava Morpheus, ma entrambi sapevano che non era vero.

 

La seppia si allontanò da Zion insieme ad altre, il mondo delle macchine era la loro prossima e ultima tappa.

 

Le altre seppie portavano gli altri esseri umani.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Smith continava il suo lungo viaggio con i suoi due fedeli compagni, che gli coprivano le spalle. Improvvisamente si fermò.

 

"che ti prende Smith?" chiese Brown.

 

"è da un po' che cerco di capire se la direzione è giusta o no..." ammise.

 

"in poche parole: ci siamo persi?" intervenì Jones.

 

"Non ho detto che ci siamo persi, solo che momentaneamente sono un po' disorientato..."

 

"Ah si? Bè, questo vuol dire perdersi!" disse con fare sarcastico Brown.

 

Smith si sedette per terra a riflettere sul da farsi, intanto Jones alzò lo sguardo, un gruppo di seppie stava viaggiando sopra di loro.

 

"guardate!" urlò.

 

Smith e Brown alzarono lo sguardo, una di quelle seppie teneva Era, la riconobbe subito.

 

"Era!" urlò Smith.

 

"il mondo delle macchine sarà da quella parte" disse Brown.

 

"Era! Eraaa!" cominciò ad urlare Smith inseguendoli con tutta la forza che gli era ancora rimasta. Brown e Jones facevano fatica a stargli dietro. Smith temeva fosse morta. Ma fortunatamente notò che si muoveva ancora.

 

Se solo avessero osato sfiorarla...Smith stesso non conoscerebbe le sue reazioni.

 

Alcune seppie cercarono di attaccare i tre intrusi, con le loro pistole che lanciavano scariche elettriche le misero fuori uso, fortunatamente per loro potevano nascondersi la sotto, avrebbero evitato molti scontri mortali.

 

Le seppie con i prigionieri entrarono nella città delle macchine, e posarono i alcapitati, tra cui Morpheus ed Era, in un angolo in attesa di reinserirli quando avrebbero catturato anche tutti gli altri. Tra gli uomini catturati solo Era e Morpheus erano coscenti, gli altri erano evidentemente svenuti.

 

"dobbiamo trovare un modo di andarcene" disse sotto voce la ribelle.

 

"tu conosci una via di fuga?" disse sarcasticamente Morpheus.

 

"Smith sarà già arrivato?"

 

"Non vedo scompigli, evidentemente ancora no..."

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

"Oracolo, come sta Smith?" chiese la piccola Sati stringendosi all'Oracolo che stava seduta in cucina "sta bene tesoro, sta bene... ce la sta mettendo tutta"

 

Seraph entrò in cucina e si fermò davanti all'Oracolo.

 

"Si, tra poco sarà il momento" lo anticipò lei.

 

Seraph abbassò lo sguardo verso la bambina e le strinse la mano, Sati gli sorrise.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

"wow, guardate che roba!" disse Brown osservando la maestosità di quegli altissimi palazzi scuri e tetri. Eccoli finalmente nella città delle macchine.

 

Smith proseguì velocemente lasciando indietro i suoi due amici, Jones afferrò Brown per la maglietta per trasportarlo via, aveva ancora con lo sguardo per aria al guardare quei palazzi.

 

"dove potranno mai averla portata?" urlò Smith guardandosi in giro.

 

"calmati, sono sicuro che sarà qui da qualche parte..." disse Jones.

 

Brown vide alcune persone ammucchiate poco più avanti di loro "magari sono li" i tre corsero in quella direzione, c'erano una decina di persone, ma non c'era Era e neanche Morpheus.

 

"avete visto una donna?" disse ai presenti che però sembravano non dar segni di vita.

 

"Smith?" disse una voce dolce dietro di loro, si girarono. Era Era insieme a Morpheus.

 

"Era!" urlò correndo ad abbracciarla, notò che aveva una gamba ferita, allora capì che Era aveva deciso di combattere"come diavolo hai fatto a finire qui? Ti avevo detto di metterti al sicuro stupida!"

 

Era avrebbe voluto spiegargli il motivo del suo gesto, ma l'amore è troppo complicato da spiegare, si limitò ad abbandonarsi tra le sue braccia "che cos'hai fatto alla testa?"

 

"non ti preoccupare, un piccolo incidente di percorso"

 

"ora come farai con le macchine?" chiese Morpheus.

 

"tranquillo, è tutto qui dentro" disse indicandosi la testa "tu ed Era prendete quel gruppo di persone e mettetele al sicuro, poi anche voi due vi nasconderete con loro, capito Era?" Era abbassò la testa.

 

Smith proseguì verso una  collinetta di detriti di seppie poco poiù avanti, Jones e Brown lo seguirono, lasciando Moepheus ed Era al loro compito.

 

Una strana sensazione gli attraversò il corpo, Smith strinse la sua arma mentre percorse uno strano corridoietto corcondato da travi e tentacoli metallici, il trio si fece più compatto, Smith si fermò alla fine del corridoio e attese. Qualche seppia passò davanti a loro, ma lui aspettava ben altro.

 

"Jones...Brown..." disse Smith olto lentamente mentre una strana macchina gigante piena di aculei stava salendo verso di loro. Jones e Brown si strinsero di più a Smith stringendo le loro armi.

 

"...siete i migliori amici che si possano avere"

 

Jones e Brown lo guardarono, capirono che da quel momento avrebbero dovuto cavarsela da soli e aiutare il suo amico. DEtto questo Smith prese un po' di rincorsa e non appena il capo delle macchine gli fu di fronte saltò sopra di questa.

 

Smith notò un buco dove potersi infilare e infliggere danni mortali alla grossa macchina, non appena fu dentro centinaia d seppie volarono a cercare di ucciderlo, Jones e Brown erano rimasti giù per evitare che accadesse. Fermarono tantissime seppie, ma stavano diventando troppe.

 

Smith, che era all'interno del capo delle macchine, cominciò a far fuoco con la sua arma e a far danni ai grossi circuiti.

 

"Questo è per tutto il male e le sofferenze che hai inflitto a me, gli agenti e tutti quanti gli esseri umani, crepa una volta per tutte!"

 

Jones e Brown videro la grossa macchina emettere grossi bagliori di luce ed elettricità, fumo cominciò ad uscire da essa, Jones e Brown capirono che Smith stava riuscendo nel suo intento, ma in quel momento di distrazione furono circondati da troppe seppie, tutto si fece buio.

 

'Sati, Oracolo, Seraph, non vi dimenticherò mai'

 

Un grosso boato echeggiò per tutta la città delle macchine.

 

...

...

...

...

...

Silenzio e polvere...

...

...

...

...

...

Morpheus ed Era uscirono allo scoperto, uno strano silenzio regnava sovrano, seguirono la stessa strada che avevano fatto Smith, Jones e Brown e, dopo aver percorso anche quello strano corridoio, videro una lunghissima distesa di seppie senza vita.

 

Si affacciarono alla fine del corridoio e, a molti metri di profondità da loro, giaceva il mostruoso corpo meccanico senza vita del capo delle macchine.

 

Accanto a loro una voce debole chiedeva aiuto sotto un gruppo di seppie senza vita.

 

Morpheus le spostò e sotto di esse si presentarono Jones e Brown, ancora vivi.

 

"che diavolo è successo?" chiese Morpheus.

 

"Smith ce l'ha fatta!!!" urlò Brown felice più che mai.

 

"cosa?" dissero all'unisono Era e Morpheus.

 

"Smith ha distrutto il capo delle macchine, Matrix non esiste più, tutte le macchine non esistono più, è tutto finito ormai!!" urlò Jones.

 

"davvero?" chiese Morpheus.

 

"Guardati un po' intorno..." disse Era ridendo. Ovunque si metteva lo sguardo c'erano solo corpi metallici distesi senza alcuna vita.

 

Smith ce l'aveva davvero fatta, questa è stata la sua vendetta, la vendetta di tutti, ma...

 

"...ma Smith dov'è?" chiese Era.

 

"...be, era dentro il capo delle macchine, è così che è riuscito a fermarlo..." disse Brown.

 

Tutto il gruppo si rese subito conto che Smith poteva essere rimasto coinvolto nella caduta della grossa macchina poichè ne era all'interno. Tutti scesero giù a cercarlo, c'era ancora un sacco di polvere per aria e si vedeva a fatica.

 

"Smith!" cominciarono a urlare.

 

Brown entrò dentro la macchina, magari era ancora all'interno "...venite...l'ho trovato..." disse.

 

Jones lo aiutò a tirarlo fuori, aveva acora in mano la sua arma, ma i suoi occhi erano chiusi.

 

"Smith!" lo chiamò Brown sperando di svegliarlo, ma sembrava tutto fiato sprecato...

 

Jones lo chiamò insistentemente ma non rispose ancora. Morpheus strinse Era a se perchè nei suoi occhi si stavano formando lacrime "no..." disse mentre queste le attraversarono il viso "...non finirà così..."

 

Brown e Jones si voltarono verso di lei, ma le loro espressioni non davano molte speranze. Era si allontanò da Morpheus e si avvicinò a Smith, Jones e Brown si allontanarono.

 

Si chinò a lui e lo abbracciò "...tu non mi lascerai ora..." gli sussurrò all'orecchio singhiozzando "...non puoi..."

 

Brown e Jones guardarono altrove, potevano capire il suo dolore. "..io...io non ti lascerò mai...Era..." tossì debolmente Smith attirando l'attenzione di tutti i presenti.

 

Era lo guardò sorpresa, Smith riaprì gli occhi, mostrando quell'immenso blu di cui lei sentiva già la mancanza. Morpheus, Jones e Brown rimasero paralizzati dallo stupore.

 

Era lo strinse forte "...temevo di averti perso"

 

"ora è tutto finito...l'impero delle macchine non esiste più, ce l'ho fatta finalmente!"

 

Jones e Brown gli andarono addosso pieni di felicità abbracciandolo, mentre Morpheus lo guardò sorridente a qualche metro di distanza "tu hai nove vite ragazzo mio..."

 

Smith si rialzò in piedi e si voltò verso di lui, Morpheus era così felice che fosse riuscito nella sua impresa "dove Neo ha fallito, tu hai avuto successo..."

 

"ovvio, lui è qui dentro di me" disse toccandosi il petto "da quando mi uccise per la prima volta in quel corridoio"

 

uno strano raggio di luce li illuminò, Smith alzò lo sguardo "guardate!"

 

Tutti alzarono lo sguardo, i nuvoloni neri si dissolsero fino a scomparire, lasciando spazio a un cielo stellato con una grandissima e bellissima luna piena.

 

"...stupenda... è come l'ho sempre sognata..." sussurrò Era. Smith la guardò prfondamente e infine la baciò.

 

Sati, l'Oracolo e Seraph si erano sacrificati affinchè la felicità potesse raggiungere finalmente i cuori di tutti gli uomini. Smith non avrebbe mai dimenticato i loro insegnamenti.

 

Presto sarebbero tornati a Zion, a dare una spiegazione a quanto è accaduto, probabilmente in quell'istante stavano esultando anche loro, il cielo visibile era il simbolo che finalmente avevano vinto.

 

Smith, ex-agente, timido essere umano, riuscì a finire il cammino che Neo, l'Eletto, lasciò a metà. Era destino, dove Neo aveva cominciato, Smith avrebbe concluso, perchè il suo spirito era in lui.

 

From Delusion lead me to Truth.

 

From Darkness lead me to Light.

 

From Death lead me to Immortality...

 

                                                                                                                                                            FINEEEEEEEEEE by Nutty Isa!!!!

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

Finalmente ce l'ho fattaaaaa! Ho finito ste nove storie!!! Ci lavoro sopra da giugno, direi parecchio! Bene, ora dovrebbe esserci spazio per i mitici ringraziamenti, vero? mmm...dunque dunque, ah si! pertendo per ordine esatto: grazie mille alla Bea, la mia migliore amica, che mi ha aiutato con quest'ultima storia che è quella che mi ha impegnato più tempo, grazie per avermele lette, valutate e anche per il tuo sostegno morale! ti voglio troppo beneee! Poi grazie alla Anna (o Annichan!) per averle lette e per avermi sostenuto sino all'ultimo grazie davvero! E infine grazie mille a tutti gli altri che me le hanno lette (compreso tu Andrea, non te lo meriti neanche un posto nei miei ringraziamenti!) e anche a chi me le pubblicherà, GRAZIEEEE!

 

 

 

  

 

 

 

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