Anorexia di Shirangel (/viewuser.php?uid=41679)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova realtà ***
Capitolo 2: *** Incomprensioni ***
Capitolo 3: *** Un passato doloroso ***
Capitolo 4: *** Fine...? ***
Capitolo 5: *** I problemi non sono finiti ***
Capitolo 6: *** Nuovo Regime ***
Capitolo 7: *** Coming Next, Londra ***
Capitolo 8: *** Risvolti Horror di una vacanza ***
Capitolo 9: *** Alti e Bassi ***
Capitolo 10: *** Una lettera per Tom ***
Capitolo 11: *** "Salti tu, salto io." ***
Capitolo 1 *** Una nuova realtà ***
Anorexia
“Bill?
Bill, ma dove sei?”
Tom
Kaulitz girava accigliato per casa, chiamando a gran voce il gemello e
rivolgendo
di tanto in tanto occhiate torve alle anonime confezioni che aveva in
mano. Le
aveva appena trovate, per caso, rovistando nel cassetto di suo fratello
alla
ricerca di qualche spicciolo. Erano accuratamente nascoste in un
scatola di
cartone sigillate con del nastro adesivo, chiaro segno che dovevano
restare
segrete… a volte l’ingenuità di Bill
era disarmante. Qualcosa con la minima
parvenza di segretezza era la prima cosa dove Tom andava a curiosare.
Covava
sempre la speranza di trovare qualche segretuccio piccante del
fratello, una
minima prova per intaccare l’aria angelica e perfettamente
innocente che il
cantante riusciva a mantenere malgrado il look duro, giocando con le
linee
dolci ed armoniose del viso, definibile puro e casto, di una
semplicità
incantevole. Le varie battute di “caccia”di Tom non
avevano portato a nulla,
non aveva mai trovato qualche pecca sconosciuta nella
santità (già scalfita,
peraltro) del fratello, ma in fondo era comprensibile: lo conosceva
come le sue
tasche, ogni minimo segreto era condiviso da entrambi e delle sue
scappatelle
tutt’altro che candide ne era perfettamente a conoscenza.
Ecco perché non si
aspettava di trovare chissà cosa, niente di particolarmente
eclatante o
peccaminoso in quel maledetto comodino. Non si aspettava che cercando
qualche
moneta si sarebbe trovato faccia a faccia con una realtà
decisamente scomoda.
Magari un paio di profilattici, un reggiseno omaggio di qualche fan,
slip
reduci da una nottata con una ragazza… al limite dvd hard o
roba simile. Insomma,
cose con cui avrebbe potuto prenderlo in giro per qualche giorno, cose
normali,
che tutti almeno una volta avevano conservato nel proprio cassetto. Ma
non quello. Quella roba era
l’ultima cosa
che si sarebbe aspettato. L’ultima cosa che avrebbe voluto scoprire.
Se
quel giorno Tom Kaulitz aveva programmato un’uscita con gli
amici, magari
spendendo i soldi elemosinati dal fratello, senza troppo preoccupazioni
o problemi
di alcun genere, si era sbagliato di grosso. Se si aspettava un giorno
normale
si era fatto speranze destinate ad infrangersi. Ma
d’altronde, come biasimarlo?
Chi si sarebbe aspettato di trovare lassativi, diuretici e porcherie
varie nel
cassetto del proprio gemello?
•••´¯`•••´¯`•••
“Che
vuoi Tom? Te l’ho già detto, non ti
do un soldo questa volt… oh.” Bill, uscendo dal
bagno, si ritrovò davanti suo
fratello piantato nel corridoio, con i suoi dimagranti in mano ed
un’aria che
non prometteva nulla di buono. Il cantante si morse il labbro
inferiore, a
disagio, giocherellando con il bordo della manica tirando qualche filo
ribelle
che era uscito dalla cuciture.
“Una
spiegazione. Ecco cosa voglio.”
“Mi
dispiace, ma ora sono proprio di
fretta, devo andare a…” la fatica di inventarsi
una scusa plausibile gli fu
risparmiata dal gemello, che allungò un braccio e gli
bloccò la strada,
facendolo retrocedere.
“Dimmi
perché hai questa roba.”
“Sono
cose che non ti riguardano.”
Il
chitarrista perse le staffe, lo afferrò
per la collottola e lo sbatté al muro, incurante del gemiti
di protesta di
Bill.
“Certo
che mi riguarda, idiota! Sei mio
fratello porca puttana!”
“E
allora?! Che cazzo te ne frega di me?
Lasciami in pace, so badare a me stesso senza che tu mi faccia da
balia!” in un
improvviso scatto d’ira, il giovane si dimenò
dalla stretta del gemello,
allontanandosi da lui con rabbia. “Quello che faccio sono
solo affari miei,
Tom.” Quest’ultimo, senza nemmeno pensarci, gli
mollò uno schiaffo sulla
guancia, talmente forte da imprimere le cinque dita sulla pelle nivea e
delicata del cantane. Bill lo guardò, incredulo e atterrito;
in pochi secondi i
suoi occhi dolci si riempirono di limpide lacrime che sgorgarono
scivolando sul
viso senza imperfezione alcuna del moro. Senza dire una parola corse
fuori
dalla stanza, e questa volta Tom non cercò nemmeno di
trattenerlo: rimase lì,
in piedi accanto al lavandino, turbato anche lui dal proprio gesto.
Vittima di
codardia e superbia, preferì non andare a cercarlo, si
diresse in salotto e si
gettò di peso sul divano, senza curarsi degli scricchiolii
provenienti
dall’ormai vecchio telaio del mobile.. Chiuse gli occhi e si
massaggiò le
tempie, sospirando pesantemente. Svogliato, si portò una
mano alla tasca dei
jeans extralarge per estrarne il cellulare di ultima generazione e
avvisare gli
amici con un sms che quel giorno non poteva uscire per problemi
familiari:
sperava capissero e non lo assillassero troppo. Per non rischiare,
spense il
telefonino e al suo posto afferrò il telecomando posto sul
tavolino, deciso a
trascorrere il tempo davanti alla tv fino a che Bill non si fosse fatto
vivo.
Ma le ore scorrevano e il gemello non accennava a uscire dalla sua
stanza.
Nervoso, Tom si accese una sigaretta senza staccare gli occhi
dall’orologio.
Quattro ore erano passate, e il cantante non era andato a chiedergli
scusa,
inoltre aveva saltato il pranzo e questo lo impensieriva ancora di
più. Aveva
notato che il gemello di recente mangiava meno del solito ma non se ne
era
preoccupato, preferendo addebitare la cosa allo stress, senza pensare a
qualcosa di peggio. Dopo poco finì la sigaretta,
così come le due successive, e
la scatola di biscotti e la lattina di birra. Ormai anche la cena era
andata a
farsi benedire, neanche Tom aveva toccato cibo ma almeno lui si era
fatto una
bella colazione: il gemello invece si era limitato a una tazza di
tè verde e
pochi biscotti, sostenendo che la mattina non riusciva a prendere
altro.
•••´¯`•••´¯`•••
Quando
ormai fu chiaro che Bill non
aveva la minima intenzione di passare sopra la questione, Tom
brontolando e
sbuffando salì le scale e arrivò davanti alla
porta in mogano della stanza del
gemello. Portò la mano alla lucida maniglia di bronzo,
seguendone i rilievi con
lo sguardo perso nel vuoto, intenzionato ad abbassarla senza troppi
complimenti, ma dopo un attento momento di riflessione bussò
leggermente. Seguì
un leggero silenzio, interrotto poi dalla voce tremolante del ragazzo
all’interno.
“C-chi
è?”
“Sono
io…”
“Vattene.”
La voce d’un tratto dura colpì
Tom al cuore. Era immensamente pentito dello schiaffo che gli aveva
dato, ma
aveva paura… paura di perdere la persona più
importante della sua vita.
“Bill
ti prego… mi dispiace veramente,
non volevo farti male… scusa… ero solo molto
preoccupato per te!” Non ci fu
risposta. Tom, scoraggiato, stava per andarsene ma ad un tratto la
porta si
aprì lentamente e gli apparve suo fratello. Le molteplici
lacrime avevano
catturato l’intensa riga scura disegnata sulla palpebra del
cantante, facendo
colare una sottile striscia nera che macchiava la pelle candida della
guancia,
scavando il colore impresso dal leggero tocco di fard. I capelli,
sempre così
in ordine e di una bellezza surreale, ora erano scarmigliati e flosci,
privi
della proverbiale lucentezza. In quello stato la magrezza eccessiva del
ragazzo
risultava ancora più; a vederlo così Tom ebbe una
stretta al cuore; senza
riuscire a trattenersi abbraccio di impeto il gemello, lo strinse
disperatamente come se
volesse impedirgli
di andarsene da lui, di incamminarsi sempre più in quel
terribile vicolo senza
uscita, in quel tunnel nero in cui già si era addentrato.
Senza nemmeno
accorgersene cominciò a piangere copiosamente, inondando di
lacrime la felpa
del gemello, che altro non poteva fare se non stringerlo a se. Per una
volta, i
ruoli si erano invertiti: toccava a Bill confortare il fratello, sempre
così
sicuro di se e
forte.
“T-ti prego
Bill… m-mangia…”
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ok
O___O non linciatemi vi
prego! Questa è la prima ficcy che pubblico, spero che vi
sia piaciuta... premetto che: I Tokio Hotel non mi
appartengono. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e
nulla di ciò che è scritto è realmente
accaduto. Soprattutto Bill non è anoressico
-.-°° ma mi piaceva l'idea per sviluppare una FF... mi
dispiace deludere le fan del Twincest (mi deludo da sola
ç.ç) ma in questa ficcy non ce ne
sarà... sicuramente NO lemon *me piange*
però giusto un SANISSIMO affetto fraterno U___U questo me lo
dovete accordare xD bene, spero in un commentino piccino
picciò ^^ ciauz!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Incomprensioni ***
Anorexia
“T-ti prego
Bill… m-mangia…”
A quelle parole il
cantante si irrigidì
notevolmente, e si distaccò dal gemello con freddezza,
rivolgendogli
un’occhiata torva.
“Io mangio.
Anche troppo, direi.”
“Stai
rischiando di morire di fame!”
“Stronzate!
Perdere un po’ di peso non
fa male a nessuno!”
“Perdere un po’ di peso?”
“Esatto.
Non mi sembra affatto di
esagerare, cerco solo di mantenermi in forma…” tra
i due calò il silenzio. Bill
cercava in tutti i modi di non incrociare lo sguardo ansioso di Tom e
continuava a fissarsi in piedi, torturandosi le unghie perfettamente
curate e
ricoperte da un lucido smalto nero senza la minima sbavatura.
Dall’altra parte
il gemello lo squadrava nervosamente, soffermando gli occhi sui gomiti
ossuti,
le braccia troppo esili e le gambe
gracili. Rabbrividì notando le guancie scavate e smunte,
così scarne da
palesare l’anoressia; non si capacitava del fatto di non aver
captato la
gravità del problema finché non vi aveva sbattuto
il naso.
“Senti, io
vado a prenderti qualcosa da
magiare. Tu resta qui, d’accordo?”
sbottò ad un tratto, deciso a porre fine a
quell’assurda quanto orrenda storia.
“Grazie per
il pensiero ma non ho fame.
Ho già mangiato.”
“I
lassativi non sono cibo, Bill. Non
puoi cenare con quella robaccia.” Ignorandolo completamente,
Tom scese le scale
e si diresse verso la cucina, alla ricerca di qualcosa per non far
morire di
fame il gemello. Nel frattempo quest’ultimo stava decisamente
male, gli girava
la testa e non riusciva a tenersi
in
piedi: la mancanza di cibo cominciava a far sentire i suoi devastanti
effetti.
Quando suo fratello fece ritorno, lo trovò appoggiato alla
parete, ansimante e
con il volto pallidissimo, bianco come un cencio.
•••´¯`•••´¯`•••
“T-tom?”
“Sei un
cretino.” Il buongiorno
decisamente affettuoso del fratello confuse ancora di più
Bill. Si issò sui
gomiti e si rese conto di essere sotto le coperte del suo letto, ancora
vestito
e con residui di matita sulle guance. Il gemello lo fissava
severamente, seduto
su una sedia e con i piedi sulla scrivania; un mozzicone di sigaretta
faceva
capolino dalle labbra carnose, e un ultimo filo di fumo spuntava dalla
cicca
ormai quasi finita. Una coperta blu copriva le gambe di Tom fino alla
vita;
Bill notò che anche lui indossava jeans e maglietta, ma dai
pochi raggi di sole
che filtravano dalla serranda quasi completamente abbassata gli
sembrava
fossero le cinque del mattino o giù di li. Buttando
l’occhio sulla radiosveglia
poggiata sul comodino, lesse che i numeri lampeggianti segnavano le
5:28 di
mattina.
“Ma…
hai dormito qui?”
“Dormire
non è il verbo più adatto per
definire questa notte, ma si, diciamo che ho dormito qui.”
Ironizzò Tom,
accennando alle profonde occhiaie che gli segnavano il volto, due
antiestetici
solchi bluastri che testimoniavano la notte in bianco.
“Ma che
è successo?”
“Ti sei
sentito male, idiota. Mi sei
svenuto tra le braccia, e allora io ti ho ficcato sotto le coperte e mi
sono
sistemato qui.”
“Non dovevi
rimanere… perché l’hai
fatto?”
“Sai
com’è, dormo sulle sedie per sport…
razza di cretino, mio fratello ha quasi avuto un attacco cardiaco! Che
dovrei
fare, lasciarlo da solo?!” spense la sigaretta quasi con
rabbia sul posacenere
lì vicino, quasi a voler sfogare quella disperazione, quella
rabbia, quel senso
di impotenza che lo tormentava. Bill a quel repentino alzare di voce si
intimorì e cercò di tranquillizzare il fratello,
era certo di non essere
malato, si sentiva così bene… così magro,
ma non abbastanza. No, non era ancora tempo di interrompere
la dieta.
“Non ti
preoccupare Tom, ho solo preso
troppi lassativi. Da adesso in poi diminuirò le
dosi.”
“Forse non
hai capito. Tu non diminuirai
le dosi… tu non ne prenderai più e
basta!” Bill nemmeno rispose. Lo guardò
sinceramente stupito, quasi non
credesse alle assurdità del gemello. Niente lassativi? Ma
non poteva… lui ne
aveva bisogno. Erano la sua unica speranza di diventare magro e
carino…
“Cambiati
ora, io vado a prepararti la
colazione.” Il fratello obbedì meccanicamente e si
sfilò la maglia attillata,
rimanendo a torso nudo. Tom inorridì osservando il fratello:
le costole
sporgevano in modo allarmante, la gabbia toracica era semplicemente un
mucchietto d’ossa ricoperto da un sottile strato di pelle che
pareva in
procinto di rompersi, era così gracile da sembrare fatto ci
carta. Si maledisse
più e più volte per non essersi mai preoccupato
del fratello, di aver badato
solo alle uscite, alla band e alle ragazze… senza rendersi
conto della tragedia
che si stava sviluppando all’interno della sua stessa
famiglia, del dramma che
suo fratello viveva da chissà quanto.
•••´¯`•••´¯`•••
“Tom…
sarebbe questa la tua idea di
colazione?” Bill lo guardava disgustato al di là
del piano da cucina; quasi non
lo vedeva, coperto da confezioni di latte, scatole di biscotti,
recipienti
pieni di cioccolato in polvere, pacchi di fette biscottate e vasetti di
nutella.
“No.”
ribatté allegramente il gemello,
sciogliendo una busta di cacao in polvere dentro un tazzone enorme di
latte.
“Questa è la tua
colazione.” Se prima
Bill era nauseato dalla moltitudine di cibo che troneggiava nella
cucina, ora
era semplicemente terrorizzato all’idea che avrebbe dovuto
ingerire qualcosa di
diverso da integratori alimentari.
“Veramente
non ho molta fame… mi
accontento di un caffè nero, grazie.” Rispose il
cantante allontanando da se il
piatto, schifato da quell’ammasso enorme di calorie che
avrebbero rovinato
tutto il suo duro lavoro.
“Mangia.”
“No.”
“Non fare
il bambino Bill, non puoi
andare avanti senza cibo.”
“Ma io
mangio abbastanza, non
preoccuparti.” Tom sbatté le mani sul tavolo,
infuriato dalla negligenza del
fratello.
“No invece!
Sei anoressico, te ne rendi
conto? Morirai di fame se non ricominci a nutriti come si
deve!”
“Io non
sono anoressico! Quelli magri
sono anoressici, non…. io!”
“Tu non sei
magro Bill. Tu sei scheletrico.”
Il gemello non lo ascoltò
nemmeno, si limitò a serrare le labbra e ad incrociare le
braccia al petto,
assumendo un’aria offesa. Il chitarrista sospirò,
esausto.
“E va
bene… se non ricominci a mangiare
ti giuro che ti chiudo in una clinica specializzata. A mali estremi,
estremi
rimedi.” Il cantante spalancò la bocca,
inorridendo al solo pensiero: in un
ospedale lo avrebbero costretto a mangiare con la forza, gli avrebbero
proibito
le sue medicine e sarebbe diventato grasso, enorme… non
poteva permetterlo, non
ora che era così vicino dal vincere la posta in gioco:
essere magro.
“Non puoi
farlo! Io non sono malato,
voglio solo stare in forma!”
“Questo non
è stare in forma, questo è morire di fame!” Bill lo
fissò con
rabbia, incredulo al constatare quanto il fratello fosse pazzo ed
egoista:
voleva impedirgli di essere snello, di essere grazioso… lo
stava portando alla
rovina. “A te la scelta, fratellino.” Lentamente,
il ragazzo dai capelli scuri
si decise a mangiare, trattenendosi a stento dal piangere pensando a
tutti i
grassi che stava assumendo, e a cosa avrebbe dovuto fare per perderli.
Se Tom
l’avesse saputo non ne sarebbe stato affatto contento, ma
come si dice… occhio
non vede, cuore non duole. E poi l’aveva detto lui no? a mali
estremi… estremi
rimedi.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Oddio
0o0 non mi aspettavo tutti questi commenti! Mi avete fatto
contentissima ^___^ ma allo stesso tempo ho tanta paura di deludervi
ç.ç ho solo 14 anni, e non sono tutto questo
granchè a scrivere... spero tanto che questo capitolo vi
piaccia...
- franci060190: sono stata
davvero felice di leggere la tua rece ^___^ grazie di aver letto e
commentato ^^
-
FrancescaKaulitz:
sono felice che ti sia piaciuta, e onorata che tu abbia deciso di
metterla tra i preferiti... grazie mille!!
-
Pikkola Tokietta:
grazie dei complimenti! sai a me il mio modo di scrivere non piace
molto, e sono contentissima che qualcuno lo apprezzi ^^
-
pikkolahacker:
non ti preoccupare, la continuo di sicuro ^__^ sono contenta che ti
piaccia!
-
kiakia:
era questa la mia intenzione, crare una fic "fuori dagli schemi" ^^
sono davvero contenta che ti piaccia come scrivo, e che ti interessi!
grazie mille, sei stata gentilissima ^^
-
GemyBillina:
ti do ufficialmente il permesso di tartassarmi quando sono in pigrizia
XD se un giorno vedrete che non aggiorno, non preoccupatevi... non sono
morta, solo assalita da pigrizia cronica U.U in tal caso, hai l'obbligo
di mandarmi mail su mail per costringermi a riprendere XD XD XD grazie
dei complimenti, un bacio ^o^
-
Whity: oddio,
ammetto che leggendo la tua rece mi sono spaventata... non so se
riuscirò a sviluppare una fanfic come dici tu, non penso di
essere abbastanza esperta .... ma di certo darò del
mio meglio, cercherò di migliorarmi sempre più e
spero davvero di creare una storia che merita di essre letta ^.- per
quanto riguarda il mio modo di scrivere... non avere problemi a dirmi
che non è un granchè, lo so anche da sola e non
mi offendo ^^
-
CaTtY:
grazie! sono contenta ti piaccia ^^ ho aggiornato abbastanza in fretta
(credo) spero ti piaccia anche questo capitolo!
- Cipollina992:
sono
contenta che ti abbia appassionato! sai speravo tanto che piacesse
questa storia... ci sono particolarmente legata. ecco il nuovo
capitolo, spero ti piaccia ^o^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Un passato doloroso ***
Anorexia
Dopo
la colazione forzata, Bill annunciò con nonchalance che
tornava in camera, ma con suo sommo dispiacere il fratello, con
altrettanta disinvoltura, lo seguì.
“Se
credi che ti lascerò solo, ti sbagli di grosso.”
“Non
mi serve un sorvegliante.”
“Ah
no? E come mai ieri sera sei svenuto?”
“Senti
è stato solo un caso… non accadrà
più!”
“Non
sai quanto mi piacerebbe che fosse vero Bill… ma sei in
pericolo,
lo capisci o no? Io… non me lo perdonerei mai se ti
succedesse
qualcosa. Sapere che tu stai male e io non ho fatto niente per
fermarti mi ucciderebbe, e credimi, qualcosa prima o poi ti
succederà
se continui così, ti stai ammalando!” il gemello
si rifiutò
di ascoltarlo, chiuse gli occhi negando a se stesso quello che gli
stava accadendo; non era affatto disposto ad accettare la
gravità
della situazione, chiuso dentro la sua [finta]
sicurezza che lo spingeva a rifiutare il cibo, a farsi male sempre di
più, a continuare quella orrenda pazzia senza nemmeno
rendersi
conto di quello che si stava facendo.
I
gemelli salirono nella stanza di Bill; questo si accomodò al
pc, mentre Tom si accasciò sul letto: il suo organismo lo
pregava in ginocchio di chiudere gli occhi e recuperare le ore di
sonno perdute, ma la sua mente cercava in tutti i modi di rimanere
lucida… non aveva la minima intenzione di addormentarsi, non
dopo
quello che era successo solo poche ore prima. Si impose di non
dormire, di restare assolutamente sveglio, ma le sue palpebre si
chiudevano senza che avesse la possibilità di impedirlo. -
Riposo un attimo gli occhi… solo qualche secondo. Non ce la
faccio
a tenerli aperti un momento di più. – ma si sa,
quando si
casca dal sonno bastano pochi attimi per lasciarsi andare tra le
braccia di Morfeo, e a Tom bastò molto meno. Ma si
pentì
della sua debolezza. Oh, se ne pentì eccome…
•••´¯`•••´¯`•••
Bill
intanto chattava tranquillamente con alcune sue fan attraverso il
forum tedesco ufficiale dei Tokio Hotel. L’accenno di un
sorriso
gli incurvò leggermente le labbra, al pensiero di quanta
felicità poteva dare a delle ragazze depresse solo con
poche,
spontanee parole. Sulla grande rete di internet conobbe una triste
adolescente tedesca trasferitasi in Italia da pochi mesi, nostalgica
dei vecchi amici e dispersa nella solitudine in cui l’avevano
reclusa i nuovi compagni, restii ad accettare una ragazza straniera
che non parlava quasi per nulla la loro lingua. Leggendo la
malinconia che trasudava dai suoi messaggi, Bill si riconosceva in
lei, un infelice ragazzo escluso dagli altri perché diverso,
non unificato alla grande massa dei suoi compagni ma con un look
tutto suo, personale e unico. Quanto aveva sofferto del disprezzo
degli altri, quante lacrime aveva versato per tutti gli insulti che
gli avevano rivolto… finché non aveva imparato a
far meno
dell’approvazione degli altri, ad andare avanti malgrado le
offese
e ad infischiarsene dei commenti altrui. Tom gli era sempre stato
vicino, dividendo con lui il peso delle cattiverie e sostenendolo
sempre a rimanere se stesso, in qualsiasi situazione; essendo suo
fratello anche lui era vittima di soprusi, ma contrariamente al
cantante non si lasciava ferire, anzi, reagiva coraggiosamente,
sebbene spesso rimediasse lividi ed escoriazioni che esibiva con
l'orgoglio di chi non si lascia sottomettere. Avevano trascorso
un’infanzia difficile, che indubbiamente aveva segnato in
modo
indelebile la loro vita; Tom era comunque riuscito a superare quel
brutto periodo senza troppi problemi, ma Bill ne aveva sofferto
moltissimo e il passato ora si ripercuoteva sul presente. Le
sofferenze patite da ragazzo erano senza dubbio uno dei motivi che
avevano causato la sua anoressia; la convinzione, la certezza,
di
avere qualcosa di sbagliato, di non andare bene per il mondo, per la
vita, per suo fratello…
•••´¯`•••´¯`•••
Dopo
un paio d'ore, Bill interruppe la connessione Internet e si
alzò
in piedi scostando la rigida sedia in legno dove era rimasto seduto
fino a poco prima, stiracchiando le braccia ormai intorpidite a causa
della posizione a cui erano state costrette a lungo. Voltandosi verso
il proprio letto, sorrise teneramente osservando il fratello dormire
placidamente, ancora disteso sul materasso e ingarbugliato tra le
lenzuola candide che testimoniavano l'irrequietezza che lo tormentava
perfino durante il sonno. Era disteso a pancia in giù con un
braccio penzoloni e l'altro occupato ad abbracciare il cuscino
ricoperto da una fodera azzurro cielo su cui poggiava il capo. Facendo
attenzione a non svegliarlo, Bill si avvicinò al
proprio comodino e ne aprì il cassetto, rovistando in lungo
e
in largo alla ricerca di una sigaretta, missione non facile data la
quantità enorme di cose pressoché inutili che
custodiva
gelosamente lì dentro, al sicuro (o almeno così
credeva) da occhi indiscreti. La pulizia del mobile veniva
puntualmente rinviata alla volta successiva, che come è
facile
intuire non arrivava mai, e le cianfrusaglie continuavano ad
accumulasi, riempiendo lo spazio fortunatamente ampio che il cassetto
offriva. Essendo da tanto che non lo apriva, Bill frugando
accuratamente ritrovò ricordi ormai dati per smarriti,
coperti
da uno spesso strato di polvere o da oggetti più grandi che
li
avevano esclusi dal campo visivo del cantante. Cercando nei meandri
più oscuri, trovò un paio di boxer regalatigli da
Georg
l'anno precedente per il suo compleanno: ritenuteli un pessimo
scherzo di cattivo gusto, li aveva condannati all'esilio relegandoli
nel cassetto. Erano neri con la scritta “Attenzione: Maniaco
Sessuale!” davanti; appena li aveva visti, era arrossito
furiosamente e aveva provveduto a rimproverare l'amico, che si faceva
grasse risate alle sue spalle. Ripensandoci, soppesò l'idea
di
passarle al gemello, che di certo meritava il titolo sbandierato
sull'indumento molto più di lui. Continuando la ricerca,
scovò
la cartolina che Gustav aveva mandato loro quando era andato in
Brasile, con stampato uno splendido tratto di costa che mostrava il
mare limpido e meraviglioso; dentro di se ridacchiò
ricordando
che Tom aveva protestato quando l'avevano ricevuta, affermando che
poteva anche spedirne una con una bella brasiliana in bikini. Mentre
scostava un datato libro di poesie risalente a parecchi anni prima,
un sottile foglio di carta scivolò fuori dalle pagine
ingiallite dal tempo; curioso, lo raccolse, e con sorpresa si
ritrovò
ad osservare la foto di classe scattata quando frequentava la terza
media. Cercando la propria immagine tra i volti sorridenti dei
coetanei, si vide: un ragazzino pallido il cui volto era oscurato da
un cappellino calcato fin sopra gli occhi, che nascondeva il viso
all'obbiettivo del fotografo. Tristemente ricordò che si era
messo in disparte, cercando di diventare invisibile agli occhi dei
compagni che lo prendevano sempre in giro. In silenzio, rimise la
fotografia dov'era e chiuse il cassetto, ormai dimentico della
sigaretta che cercava; si sentiva così diverso,
così
inopportuno... una lacrima scesa dagli occhi scuri, prontamente
scacciata da un brusco gesto della mano. In un lampo tutta la sua
follia anoressica tornò, più dura e terribile che
mai,
e il ricordò di quello che aveva mangiato
riaffiorò
alla sua mente, martellante, inorridito dalle calorie che aveva
ingerito. Rivolse uno sguardo colpevole al fratello che dormiva
sereno, ignaro di tutto e oltrepassò la soglia della camera,
diretto verso quello che da mesi era diventato il suo inferno...il
bagno.
•••´¯`•••´¯`•••
Poco
dopo che Bill era uscito dalla stanza, Tom si era svegliato di botto,
quasi avvertendo che stava accadendo qualcosa che non andava;
cercò
subito il gemello per la stanza, esplorando la camera avvolta nella
penombra facendo vagare lo sguardo nervoso da un angolo all'altro.
Non trovò traccia del ragazzo, e si catapultò
fuori
alla ricerca di Bill; non sapeva dove fosse, ma l'istinto lo
conduceva nel luogo dove era cominciato tutto, dove gli occhi
colpevoli del fratello gli avevano inconsciamente confermato i timori
scaturiti dalle confezioni di medicinali che aveva trovato. Senza
nemmeno rendersene conto, si precipitò al bagno.
La
porta era aperta, e trovò subito quello che cercava.
Ma
forse, Tom Kaulitz avrebbe preferito non scoprirlo.
•••´¯`•••´¯`•••
Alla
voce stanca ma rabbiosa [delusa] di Tom, Bill
girò
lentamente la testa verso la fonte del suono. Appoggiato allo stipite
della porta, stava suo fratello, che lo guardava con uno sguardo che
non aveva mai visto. Nemmeno quando combinava una delle sue
sbadataggini Tom lo guardava in quel modo.
Era
uno sguardo freddo.
Uno
sguardo triste.
Uno
sguardo disperato.
“Sei
bulimico.” Non era una domanda. Semplicemente,
un'affermazione.
Eccomi
^^ scusate il ritardo ma ho avuto imprevisti... mi è scaduto
Word T^T era per due mesi e adesso non ce l'ho più...
destino
crudele! Ho scaricato OpenOffice ma mi manca il mio Wordino... c'ero
affezionata! Comunque lasciamo perdere i miei drammi personali va.
Innanzitutto, come ho precisato nel primo capitolo, BILL NON
è
ANORESSICO, né TANTOMENO BULIMICO!! non ho mai
affermato
il contrario e mai lo farò, e l'avevo già detto.
Questa
fic è totalmente di mia invenzione, ma non vuol dire che io
speri/desideri/mi auguri ecc. ecc. che Bill lo diventi. comunque
grazie a tutti dei commenti *___* senza di voi non mi prenderei la
briga nemmeno di prendere la penna in mano XDXDXD però
c'è
un altro dramma: mia madre mi ha requisito il modem T.T (dice che lo
ha fatto perché disobbedisco, ma in realtà lo ha
preso
per farsi i suoi giochini dementi su internet
ù.ù)
quindi posso aggiornare solo una volta a settimana. Perciò,
ci
si sente lunedì ^^
-pikkolahacker:
una tesina sull'anoressia? Wow! Ma per caso la parti agli esami di
terza media? Se è così siamo coetanee ^^ anche tu
mi
tartasserai di mail? Brava, almeno mi ricordo di continuare U.U
grazie e a presto!
-FrancescaKaulitz:
anche a me dispiace di pensare il mio fratellone scheletrico T-T (si,
Bibi è mio fratello U.U) ma purtroppo sono esigenze di
copione.. grazie dei complimenti comunque ^o^
-makistellina:
davvero ti sei commossa? *-* che bello allora riesco a trasmettere
qualcosa! Leggendo la tua rece sono stata davvero contenta, mi
impegno tanto nella stesura dei capitoli e sono felicissima che
qualcuno apprezzi ^-^
-natalia:
non conosco nessuno anoressico, quindi mi sono affidata a quel poco
che so... sono felice di aver centrato abbastanza bene i problemi
della malattia. Grazie di aver messo tra i preferiti!
-Xx_dark_lady_xX:
cara, so benissimo che Bill non è anoressico U.U l'ho
scritto
anche alla fine del primo capitolo, e ti assicuro che con questa
fiction non voglio assolutamente insinuare nulla. So perfettamente
che
Bill è solo magro, ma comunque grazie dei complimenti
-GemyBillina:
prendimi pure alla lettere XD sono contenta che ti piaccia come
scrivo! Nemmeno io conosco qualcuno anoressico ma pure io mi
comporterei come Tom U.U grazie dei complimenti e spero ti piaccia
anche questo capitolo! Un bacio ^^
-Cipollina992:
anche io adoro quella scena *___* sono contenta di riuscire a
descrivere bene i sentimenti di Bill, grazie mille!! ecco il
continuo, spero ti piaccia ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Fine...? ***
Anorexia
“Sei
bulimico.” Non era una domanda. Semplicemente,
un'affermazione.
Bill, allo sguardo del fratello, ebbe paura.
“T-tom...
non ti avevo sentito arrivare...”
“Di
questo me ne sono accorto.” continuava a squadrarlo con
quell'espressione ferita, delusa, che lo colpiva e deprimeva ancora
più di quello che fosse già; gli occhi che
avevano
stregato milioni di ragazze ora erano fissi su di lui, con una
sguardo allo stesso tempo arrabbiato ma compassionevole, infelice e
distrutto.
“Te
lo giuro Tom, posso spiegare tutto!”
“Non
c'è niente da spiegare cazzo, sei tu che sei un emerito
coglione! Non bastava l'anoressia, adesso ti devo bure beccare mentre
vomiti nel cesso?!”
“Non
è come sembra! Io... io avevo la nausea!” il moro
lo guardò
supplichevole, come a implorarlo di credere alle continue bugie che
gli raccontava per nascondere a se e agli altri la gravità
della sua situazione.
“Cazzate!
Ti ho visto ficcarti due dita in gola!” esclamò il
biondo,
alzando improvvisamente la voce e scagliando un pugno al muro,
staccando diversi pezzi di intonaco; il gemello si intimorì
e
gli occhi castani si inumidirono di fronte a quella scena, facendo
immediatamente calmare Tom che temeva di perdere le staffe ancora e
picchiarlo di nuovo. Il moro si lasciò scivolare lungo la
parete, sedendosi sulle lucide piastrelle azzurre del pavimento e
coprendosi il volto con le mani, singhiozzando.
“M-mi
dispiace...”
“Io
non so davvero cosa fare con te, Bill...non sono all'altezza di poter
gestire una situazione così delicata, non ce la faccio a
controllare se mangi o se vai a vomitare tutto. Mi spiace, ma devo
portarti all'ospedale.” a queste parole, le lacrime
sgorgarono
incontrollate dagli occhi del cantante, che fissò il
fratello
con aria supplichevole e disperata.
“Ti
assicuro che so badare a me stesso! Posso farcela da solo, non
c'è
bisogno che mi segua tu... ti prego Tom, non mandarmi in uno di
quegli orrendi istituti, io non sono malato!” il fratello si
alzò
lentamente e lo guardò negli occhi, scuotendo leggermente la
testa e sorridendo amaramente.
“È
proprio questo il problema... nemmeno te ne rendi conto.”
detto
questo, gli voltò le spalle e se ne andò in
camera sua.
•••´¯`•••´¯`•••
Tom
era disteso sul suo letto, intento a guardare il soffitto bianco
sporco rovinato da qualche piccola crepa, segni dello scorrere del
tempo. Gli pareva ieri che papà se n'era andato, che aveva
imparato a suonare la chitarra, che aveva incontrato Georg e Gustav,
che erano nati i Tokio Hotel... quanti ricordi della sua infanzia
erano legati a quella casa, spesso non proprio felici, ma sempre
condivisi con Bill, nel bene e nel male. Dopo la separazione dei
genitori era crollato loro il mondo addosso e avevano passato un
periodo infernale, ma da quando la band aveva cominciato a riscuotere
un certo successo tutto era migliorato. Finalmente si erano illusi di
aver trovato la felicità, ma subito dopo si erano resi conto
di quanto fosse effimera, e di come si fa in fretta a passare dal
paradiso all'inferno. Quella malattia era come un fulmine a ciel
sereno, e piombava nella loro vita quotidiana con prepotente violenza
sconvolgendo le loro esistenze; d'accordo, Bill non era mai stato
particolarmente paffuto, ma da magro ad anoressico corre un abisso.
Si turbò al pensiero di quanto andava avanti quella storia,
e
meditò di mettere a soqquadro casa per stanare tutti i
dimagranti che di certo il gemello custodiva in vari nascondigli.
Ma... non adesso. Adesso aveva bisogno di un momento solo per se, un
momento senza il terrore di scoprire suo fratello carponi davanti
alla tazza del bagno o con inquietanti pillole in mano. Quasi gli
avesse letto nel pensiero, un timido bussare interruppe le sue
meditazioni riportandolo alla realtà; dopo il suo invito ad
entrare l'uscio si aprì e sbucò il viso di Bill,
che
senza guardarlo in faccia chiese se disturbava.
“Certo
che no, entra pure.” il volto del fratello si
illuminò
leggermente a quelle parole, ma gli occhi arrossati minacciavano di
piangere da un momento all'altro; oltrepassò la porta
chiudendosela alle spalle, dopodiché si accoccolò
sul
letto come faceva sempre quando era giù e voleva essere
consolato da Tom, che si affrettò a fargli spazio.
“Mi
dispiace tanto per tutti i problemi che ti sto dando Tomi...”
il
biondo gli mollò uno scappellotto fraterno sul braccio,
fingendosi arrabbiato.
“Non
dirlo nemmeno per scherzo, scemo! È mio dovere occuparmi di
te!” a queste parole Bill piagnucolò e si nascose
nell'abbraccio del fratello, mugolando contrariato.
“Si
ma ti do un sacco di fastidi e per colpa mia non puoi uscire con i
tuoi amici!” Tom alzò gli occhi al cielo,
esasperato,
ridacchiando del comportamento eccessivamente altruista del gemello.
“Capirai...
secondo te i miei amici sono più importanti di
te?!”
finalmente il rapporto tra i due si era un po' disteso, e il
nervosismo che aleggiava tra loro si era notevolmente alleggerito; i
contrasti che l'anoressia aveva provocato si erano in parte risolti,
ma a Tom piangeva il cuore vedendo il fratello così magro.
Dopo qualche minuto di silenzio, in cui Bill si era lascito andare
alle coccole del biondo, questo riprese l'argomento; dovevano
affrontare la questione e risolverla insieme, ma il chitarrista si
sentiva così inadeguato...
“Bill...”
sussurrò, più a se stesso che al moro,
continuando a
stringerlo a se e carezzandogli i capelli scuri.
“Perché...
perché ti fai tutto questo?” l'interpellato si
irrigidì,
ritraendosi leggermente; non amava parlarne e cercava di evitare il
problema, preferendo far finta semplicemente che non esistesse, che
fosse solo un'assurda fantasia del gemello che vedeva casini ovunque.
“Tu
non puoi capire Tomi... non puoi. Tu non sei... grasso...
come
me.” Tom si tirò su a sedere. Fissandolo incredulo.
“Grasso?
Ma che dici?! Tu non sei assolutamente grasso!”
questa
volta toccò a Bill guardarlo sbigottito.
“Si
invece! Sono enorme!” il chitarrista continuava a guardarlo
basito,
mentre il cantante insisteva mostrando la pancia piattissima e le
cosce snelle ostentando un'obesità inesistente; Tom si
domandò
cosa (o chi) avesse potuto inculcargli nella mente un'idea talmente
assurda, poiché sapeva che era una persona fragile e poco
sicura di se e perciò facilmente manipolabile, ma non
immaginava neanche lontanamente chi fosse il coglione che gli aveva
detto una simile sciocchezza.
“Ascoltami
bene Bill, dobbiamo parlare di questa cosa, o non ne usciremo mai.
Cominciamo dall'inizio e cerchiamo di far luce sull'origine della tua
malattia; innanzitutto da quant'è che hai iniziato a non
mangiare più?”
“Ma
io mangio! Sono semplicemente a dieta!” protestò
il ragazzo.
Tom fu tentato dal sottolineare che affamarsi non era l'esatta
definizione di dieta, ma preferì sorvolare per evitare
inutili
discussioni che non avrebbero portato a nulla e avrebbero solo fatto
perdere tempo.
“D'accordo
allora, da quant'è che... stai a dieta?”
“Un
paio di mesi.” il cuore di Tom mancò un colpo: due
mesi e
lui non si era accorto di niente, due mesi che il fratello soffriva e
lui non lo aveva degnato di uno sguardo; il senso di colpa
gravò
su di lui come non mai.
“E
sentiamo... perché l'avresti fatto?” Bill lo
guardò
con aria di sufficienza, come se ritenesse scontato il motivo di non
nutrirsi, come se rischiare di morire di fame non fosse tutta questa
gravità che il gemello predicava.
“Te
l'ho detto, sono grasso.”
“No!”
“Ti
dico di si! Sono orribile!”
“No,
accidenti, no!” si accorse di aver alzato di nuovo la voce e
si
massaggiò le tempie, esausto di bisticciare col gemello; non
sapeva cosa dirgli, come convincerlo ad interrompere quel digiuno che
lo avrebbe portato a conseguenza molto gravi.
“Senti,
tu sei magro. E bellissimo. Quindi non farti troppi complessi, non
hai nulla da invidiare a nessuno; sei quello che sei, e sei un
ragazzo fantastico.” Bill si era sempre fidato di Tom.
Prendeva per
oro colato tutto quello che diceva, non perdeva mai una parola che
usciva dalla sua bocca; si fidava di suo fratello più di
chiunque altro ed era sicurissimo che non lo avesse mai ingannato e
che non gli avrebbe mai mentito, men che meno su una cosa
così
importante come quella. Ma questa volta... non poteva, non riusciva a
credere a quello che gli stava dicendo, si sentiva così
inferiore a tutti...
“Tu...
lo pensi sul serio? Credi davvero che io non sia grasso e
brutto?”
“Certo
che lo penso!” rispose il gemello, con un po' troppa foga; ci
ripensò un attimo. “Beh ovviamente non sei al mio
livello,
ma considerando il fatto che nessuno è meglio di me posso
dire
che non sei affatto male.” Bill rise e gli diede una
cuscinata
sulla testa, intimandogli di abbassare le cresta, ma come prevedibile
Tom contraccambiò e la discussione sfociò in uno
dei
soliti bisticci amichevoli che terminò mezz'ora dopo,
sorprendendo i gemelli esausti e ansimanti, uno stravaccato sul letto
e l'altro seduto a terra con la schiena appoggiata all'armadio.
“Allora
Bill... ricominci a mangiare come si deve?”
“Umh...
non lo so, devo perdere ancora qualche chilo.”
“Bill,
ti prego!”
“Scherzo,
cretino!”
“E
si fanno questi scherzi secondo te?! Idiota, mi hai
spaventato!”
“Allora,
ci facciamo una pizza?”
“Ma
come, non è troppo calorica per te?”
“Se
la metti su questo piano ricomincio la dieta.”
“Eddai,
non te la prendere subito!”
“Ti
perdono solo ad una condizione... offri tu!”
“Spiacente,
ma sono completamente al verde.”
“E
allora come facciamo? Nemmeno io ho contanti!” entrambi ci
pensarono un paio di minuti, per poi arrivare alla medesima
soluzione, che solo due menti diaboliche come le loro potevano
elaborare...
“Gustav
e Georg!”
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ta
dan! Sorpresi di vedermi così presto eh? Ma no, purtroppo
non
ho riavuto Ruth (il modem xD) mia madre lo tiene ancora in ostaggio
ç.ç però ha visto le recensioni che
avete
lasciato e mi ha chiesto “Ma dicono a te?” e io:
“Si, per la
storia che ho scritto.” e lei: “l'ho sempre detto
che sei brava a
scrivere, sono gentili a farti tutti questi complimenti.” e
io:
“peccato che devono aspettare lunedì per leggere
il prossimo
capitolo... l'unico giorno che mi fai connettere...” e lei:
“ma
il capitolo l'hai già scritto?” io:
“si... “ e lei: “bè
allora dai... metti questo capitolo... ma fai in fretta eh?!”
e io
ho messo il capitolo U.U in pratica è solo merito vostro e
delle vostre bellissime rece se sono qui *___* danke di cuore! Metto
i ringraziamenti e vado che già mamma si lamenta
>.<
PS:
i boxer citati dello scorso capitolo esistono veramente, li hanno
regalati a mio fratello per natale XD XD
-KimikoKaulitz:
grazie di cuore dei complimenti, mi hai fatto tanto piacere!! nemmeno
a me piace l'immagine di bibi anoressico però T.T un bacio
^o^
-pikkolahcker:
o mio dio, nessuno aveva mai riempito una pagina di
“continua”
per me *.* sono commossa X°D spero vivamente che tu abbia usato
il copia e incolla però XDXDXD
-jolly24:
sono contenta che ti piaccia, grazie mille dei complimenti ^^ kiss
-_Purple_
: mi spiace davvero che tu abbia avuto a che fare con questa orribile
malattia... spero che ora vada tutto bene! grazie dei complimenti ^^
-makistellina:
o cara, grazie mille *__* la mia dispotica madre si è
convinta
a farmi utilizzare il pc soprattutto per merito della tua rece ^____^
sono contenta che ti piaccia il fatto che sia un po'
“strana”,
anche se in realtà quando l'ho cominciata non volevo
pubblicarla si Efp (temevo di essere bersagliata da insulti tipo:
“cretina il mio bill non è anoressico!! idiota! Ma
diventaci
tu!” e roba simile O.o) ma fortunatamente così non
è
stato ^^ grazie del tuo sostegno!
-
FrancescaKaulitz: sisi è mio fratello U.U praticamente ho
riscritto l'albero genealogico dei Kaulitz xDD grazie della rece ^^
un bacio
-The Fighting temptations: in parte hai ragione sul
fatto che bill se ne fregava degli altri, ma se leggi attentamente puoi
notare che ho scritto che era uno dei motivi, ce ne sono anche altri
per la sua anoressia. e anche se ha imparato a fregarsene non vuol dire
che dentro di se non ne soffra ^^ per la faccenda della bulimia hai
ragione, ma io non ne so assultamente nulla dell'argomento e
perciò mi scuso degli errori che ho fatto...
correggerò al più presto! grazie mille ^^
-Cipollina992: le tue recensioni sono
sempre gentilissime, non ti ringrazierò mai abbastanza! mi
risollevi sempre il morale ^^ grazie di cuore del tuo sostengo!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** I problemi non sono finiti ***
Anorexia
“Bill
ma ti dai una mossa? Gustav e Georg stanno per arrivare!” la
voce
di Tom gli arrivò dal salotto, mentre si pettinava i lunghi
capelli al bagno superiore, spazzolando accuratamente le ciocche
scure. Come se gli avesse letto nel pensiero, il campanello di casa
Kaulitz trillò, diffondendo in tutte le stanze un rumore
acuto
e fastidioso a intermittenza; il biondo si affrettò ad
aprire
la porta, facendo entrare i due amici.
“Ciao
Tom, non siete ancora pronti?”
“Io
si, ma Bill ancora no. Passa la maggior parte del suo tempo davanti
allo specchio, è peggio di una ragazzina al suo primo
appuntamento!” la risata generale che si scatenò
fu be
presto interrotta dalla voce acuta del cantante.
“Tom,
ti ho sentito!!”
“Ma
io scherzo! Dai, muoviti piuttosto!” rispose Tom ancora
ridendo.
Bill entrò nella stanza, ostentando un'aria offesa sul viso
truccato leggermente, stringendo le labbra corrucciate come faceva
sempre quando era irritato dalle battutine del gemello. I jeans
scuri, stretti come il suo look esigeva, e la t-shirt bianca attillata
sottolineavano la magrezza eccessiva del ragazzo, anche se
si era finalmente deciso a mangiare normalmente ce ne sarebbe voluto
di tempo prima che riacquistasse un peso accettabile.
•••´¯`•••´¯`•••
Nella
spaziosa abitazione dei Kaulitz regnava il silenzio, segno che i due
rumorosi abitanti erano fuori; ad interrompere la surreale quiete che
si era creata da qualche ora arrivò il rumore metallico
delle
chiavi che giravano nella serratura facendola scattare. La porta si
spalancò con un gran tonfo e Tom fece il suo ingresso
traballando un po', con l'andatura tipica di chi ha bevuto un
bicchiere di troppo; subito si buttò sul divano facendo
gemere
le vecchie molle e gettando a terra vari cuscini che gli davano
fastidio. Aspettò il puntuale rimprovero del fratello che
però, inaspettatamente, non arrivò; Bill
entrò
in casa chiudendo il portone dietro di se e si sedette su una
poltrona con lo sguardo perso nel vuoto. Questo strano comportamento
non passò inosservato agli occhi di Tom, che svogliatamente
si
tolse il braccio con cui si nascondeva il viso dalla faccia e si
voltò ad osservare il fratello. Durante le serata non gli
aveva tolto gli occhi di dosso, sembrava spensierato e scherzava con
Georg e Gustav e le fan che li avevano accerchiati, senza dare segni
della malattia che fino a poco tempo prima lo disturbava; era andato
tutto bene fino a che era arrivata la pizza. Un ombra gli aveva
attraversato gli occhi castani e un aria vagamente colpevole sembrava
averlo assalito, ma era durato solo un attimo; immediatamente aveva
riacquistato la sua naturale aria allegra, parte integrante della
maschera di apparente perfezione che si era costruito senza nemmeno
farci caso. Subito dopo aver mangiato era andato al bagno, ma
fortunatamente Tom se ne accorse e lo seguì, servendosi
della
scusa di accompagnarlo poiché non si sentiva sicuro di farlo
andare solo: temeva che ricadesse nel tunnel da dove era appena
uscito. Bill sembrava disapprovare ma per non destare sospetti era
stato costretto ad accettare dato che Georg era accanto a lui e aveva
sentito tutto. Alla toilette però aveva aggredito il
gemello,
accusandolo di opprimerlo, cosa subito smentita da Tom, che schivo
assicurava che se lo stava sognando.
“No,
tu mi controlli! Controlli cosa faccio, dove vado, tutto! Tu non ti
fidi di me, di quello che ti dico...”
“Tu
sei paranoico, io non ti controllo affatto!”
“Allora ammetti
che non ti fidi!”
“Questo
si, ma devi concedermelo. Con tutte le cazzate che mi hai raccontato
pretendi che creda ancora a quello che mi racconti? Sei peggio di un
bambino viziato, combini guai e poi ti aspetti che tutti facciano
come se non fosse accaduto nulla. Ma l'anoressia è un
problema
serio, non puoi essere tanto ottuso da non accorgerti di come ti stai
riduccendo!” Bill continuava a fissarlo amareggiato, con gli
occhi
lucidi; di fronte a quell'espressione ferita Tom aveva sbuffato,
disprezzandosi, ma alla fine doveva dargliela vinta un'altra volta.
“Dai,
vieni qui. ” il moro si era avvicinato riluttante, ma
incapace di
tenergli il broncio a lungo, si era lasciato abbracciare ascoltando
le dolci scuse che gli venivano sussurrate all'orecchio e stringendo
a sua volta il corpo avvolto nei larghi vestiti tipici del gemello.
Inspirò il familiare profumo che sapeva di Tom e, per la
prima
volta da mesi si sentì finalmente bene.
“Ti
voglio bene Tomi... ti prego, non lasciarmi mai...”
•••´¯`•••´¯`•••
La
dolce scena che si era venuta a crearsi fu prontamente distrutta
dall'entrare di uno schiamazzato Georg e uno scocciato Gustav che
fecero irruzione nel bagno di colpo. O meglio, il bassista quasi
buttò giù la porta, trascinandosi dietro l'altro.
“E
voi che ci fate qui?” domandò Bill, stupito dalla
comparsa
degli amici.
“Non
vi abbiamo visto tornare e ci siamo preoccupati, così siamo
venuti a cercarvi.” spiegò George tranquillamente,
inventandosi una scusa plausibile per giustificare il fatto che era
andato a ficcanasare negli affari dei gemelli sperando di scoprire
qualcosa di “losco” per prenderli in giro fino allo
sfinimento.
“Abbiamo interrotto qualcosa?” i due si resero
conto di essere
ancora abbracciati e si separarono frettolosamente; è vero
che
era una semplice manifestazione di affetto fraterno, ma meglio non
dare corda alle pazzie di qull'idiota.
“Non
dire cretinate, stupido.” lo apostrofò Tom,
irritato dal
tono irrisorio con cui era stata posta la domanda. “Ora non
si può
nemmeno abbracciare un fratello?!”
“Calma,
stavo solo chiedendo! Dai, torniamo di la che hanno servito il
dolce.” il viso di Bill impallidì sotto il trucco:
il
dessert?
“Non
mi va il dolce... io non lo mangio.” tutti e tre si voltarono
contemporaneamente a guardarlo; il fratello preoccupato, gli altri
due stupiti.
“Cosa?
Ma sei sicuro di sentirti bene? Sei così
pallido...” il moro
colse la palla al balzo, approfittando della scusa che
involontariamente Gustav gli aveva fornito.
“No,
ho un po' di nausea... non ho molta voglia di mangiare.” Tom
assunse un cipiglio contrariato, intuendo la vera causa del pallore
di Bill; se prima era stato colto da un dubbio, ora era una quasi
certezza: Bill non era ancora uscito dal vortice
dell'anoressia...
Incerto
se parlarne al resto della band, preferì rimandare e
consultarsi prima con il gemello, non sapendo se era d'accordo sul
dirlo ai due ragazzi; poi si diede mentalmente dello stupido: Bill
nemmeno lo sapeva di essere malato. I quattro tornarono alla sala,
dove le fan li attendevano impazienti e scalpitanti; la serata
continuò tra alcool e risate, ma Tom intravede la
spossatezza
del gemello e le difficoltà che aveva nel concentrarsi in
una
conversazione poiché era troppo ansioso e nervoso, non
riusciva a stare fermo sulla sedia. Con non poca fatica
riuscì
a congedare se stesso e l'altro giustificandosi con il principio di
influenza che sembrava aver colpito Bill e lo trascinò via,
aiutandolo a salire nella macchina e liberandosi delle ragazze che li
assalivano deluse dal loro precoce ritorno a casa. Appena
riuscì
a chiudere la portiera (rischiando di tranciare il braccio di una
ragazzina troppo audace) tirò un sospiro di sollievo,
massaggiandosi la testa messa a dura prova dalla birra e dagli
strilli delle fan; riconobbe dalle fitte insistenti l'avvicinarsi di
un emicrania e sbuffò, appuntandosi mentalmente di prendere
un'aspirina appena tornato a casa. Facendo un enorme sforzo
psicologico, si costrinse ad instaurare una conversazione con il
fratello, cercando di evitare che si chiudesse in se stesso come
faceva quando qualcosa non andava.
“Serata
movimentata, eh?”
“Hm-m.”
Bill si limitò a grugnire in risposta, scarabocchiando
distrattamente le sue iniziali sul finestrino appannato dal freddo
della macchina guidata dall'autista al servizio della famiglia
Kaulitz.
“Carina
la ragazza che ti ronzava intorno... avresti potuto provarci.”
“Mmh...”
il moro si cacciò una mano nella tasca del giubbino di pelle
e
prese un pacchetto di sigarette, contraendo il viso un una smorfia di
disapprovazione quando scoprì che era vuoto.
“Hai
intenzione di continuare ad emettere versi oppure ti decidi a
rispondere tramite parole, visto che nostra madre ha avuto la
compiacenza di dotarti di una lingua?” questa volta il
ragazzo
nemmeno si preoccupò di dare un qualsiasi segno di vita,
perquisendosi le tasche dei jeans ed estraendo vittorioso una
confezione di Camel intatta.
“Bill,
è la decima sigaretta che fumi stasera...” il
gemello si
voltò di scatto verso di lui, incredulo.
“Adesso
ti metti pure a contarmi le sigarette?!”
“Non
ti pare di esagerare? Il fumo fa male!”
“Sono
cazzi miei!” Tom allungò di scatto il braccio
cogliendolo di
sorpresa e riuscendo così a sottrargli il pacchetto che
aveva
in mano, senza dargli nemmeno il tempo di reagire in qualche modo.
“Mi
vuoi lasciar vivere? Sono adulto e posso decidere da solo quello che
fare!”
“No,
sei solo un ragazzino che non si rende conto di quello che fa. Tu sei
anoressico!”
“No
che non lo sono! Oggi ho persino mangiato una pizza enorme!”
“Metà
ne hai lasciata e un po' l'hai data ad una ragazza.”
“Non
avevo fame...”
“Smettila
di mentirmi” il biondo alzò la voce riuscendo a
zittire il
gemello, che però continuò a fissarlo con occhi
carichi
di risentimento per quel fratello che lo opprimeva. Il viaggio
continuò in silenzio, ma Bill sentiva il bisogno di
nicotina,
che riusciva, almeno in parte, ad attutire il senso di fame che lo
tormentava.
“Dammi
le sigarette.” per tutta risposta, Tom abbassò di
qualche
centimetro il finestrino e gettò fuori il pacchetto sotto
gli
occhi sbigottiti del moro che quasi non riusciva a credere al gesto
del chitarrista.
“Era
l'ultimo che avevo!”
“Ti
farà bene non fumare per un po', in questi giorni ti fai
quindici sigarette al giorno. Fra vent'anni i tuoi polmoni mi
ringrazieranno, credimi.”
“Stronzate.”
il chitarrista scosse la testa.
“No,
non lo sono. Come non lo è il fatto che sei malato di
anoressia e che devi guarire.”
“Perché
non mi lasci un po' in pace invece di sputare sentenze su cose che
non conosci?! Cosa ne sai tu? Niente!!” Tom lo
guardò fisso
negli occhi, serio, la determinazione dipinta sul volto.
“Ascoltami
bene Bill, tu ti stai uccidendo.” con un gesto della mano
fermò
il fratello che sembrava pronto a contraddirlo. “Ma sappi che
non
te lo permetterò, ti farò mangiare a costo di
ficcarti
il cibo in gola.”
“È
una minaccia?” un lieve sorriso di sfida incurvò
le labbra
del biondo.
“No.
È una promessa.”
Salve
ragazzi! Sorpresi di vedermi ancora? Ma come avevo specificato
nell'introduzione, “la strada sarà lunga e piena
di
ostacoli”, quindi spiacente, ma dovrete sopportarmi ancora
per un
po' U.U passando alle cose serie...
ATTENZIONE!!!
non si
buttano le cose dal finestrino, quindi non rifatelo a casa dicendo
che “tanto nella fic di quella cretina Tom lo può
fare”
perché Tom ha fatto bene ù.ù il fumo
uccide! Non
fumate! Poi ringrazio come sempre le anime pie che mi sostengono *.*
siete tanto dolzi zizi *O* un bacio dalla
vostra Neko-chan!
-
makistellina:
oh cara è sempre un piacere leggere le tue recensioni *.*
sei sempre carinissima con me e la mia insulsa ficcy... ma ancora non
è finita per i poveri gemelli Kaulitz (sono sadica AwA)
grazie ancora *rispettoso inchino alla giapponese* al prossimo capitolo
(spero xD)
-
satiro
sfregiato: grazie mille dei complimenti ^^ sei stato gentile (sei un
ragazzo vero?) sono felice che non annoi, spero di non risultare troppo
ripetitiva
-
jolly24:
certo, è un piacere per me ^^ grazie ancora dei complimenti!
-
Natalia:
hai ragione se ne parla troppo poco di questi problemi... sono contenta
che almeno la mia fic ci faccia pensare un po'.
-
Bibina:
grazie mille sono contenta che ti piaccia come scrivo!
-
FrancescaKaulitz:
cognataaaaa *O* non sai che sfiga avermi in famiglia XD XD XD ma no dai
che sono una buona parente U.U (ma quando mai?! Nd i miei parenti) ce
l'ho un altra ficcy in cantiere, ma ancora devi sopportare questa XD un
bacione!
- Cipollina992:
diciamo che mi ha prestato il mio modem
-.-°° ma non ti preoccupare non è ancora
giunta l'ora della fine, manca ancora un po', mi dispiace per voi XD
anche io amo le parti in cui Tomi coccola Bibi *__* ma non
preoccuparti, non mi annoi mai! un bacio ^O^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Nuovo Regime ***
Anorexia
Si
era creato uno schema. Bill non mangiava, Tom si arrabbiava, Bill si
chiudeva nella sua stanza spesso in lacrime ferito dalle parole dure
urlate dal fratello. Il biondo poi si andava a scusare, ma al pasto
successivo ricominciava tutto daccapo.
“Non
ho fame.”
“Ti
prego, almeno un'insalata scondita... non puoi rimanere tutto questo
tempo a stomaco vuoto.”
E
lui allora, controvoglia, sbuffando, mangiava per modo di dire,
lasciandone la metà. E il gemello doveva seguirlo,
perché
se non lo teneva d'occhio andava “al bagno”. Ormai
si era
stabilito in camera del moro, dormiva sulla sedia svegliandosi ogni
cinque minuti temendo di scoprire il fratello che ingeriva pillole
dimagranti o scappava di soppiatto dalla stanza per andare a vomitare
il poco che mangiava per cena. Aveva la schiena a pezzi, indolenzita
dalla posizione scomoda, ed era stanchissimo a causa delle numerose
notti completamente in bianco, ma tirava avanti rifiutandosi di
accettare la pazza “dieta” di Bill. Questo faceva
di tutto per
non ingerire nulla, ricorrendo a sotterfugi di qualsiasi genere per
liberarsi del cibo che l'altro gli imponeva. La mattina, appena il
gemello andava al bagno o ritirava il giornale, buttava il latte nel
lavandino e sbriciolava i biscotti fuori dalla finestra; a pranzo non
poteva fare granché ma il possibile se lo nascondeva in
tasca
e lo gettava nel water appena ne aveva l'occasione. Malgrado
ciò,
con suo grande orrore, cominciava lentamente a recuperare peso; era
ancora incredibilmente magro e i risultati non si vedevano ma aveva
preso un chilo. E ne era terrorizzato. Nel frattempo i rapporti con
il gemello si stavano deteriorando. Non facevano che litigare, Tom
era stufo di scoprire dappertutto dimagranti nascosti nei posti
più
impensabili; malgrado gli avesse intimato di gettare tutte quelle
schifezze, il moro si ostinava a conservarne sempre una scorta. Gli
aveva assicurato più volte di non averne più, e
il
biondo avrebbe voluto crederci, ma trovava confezioni praticamente
ovunque. Aveva proibito al fratello di fumare e malgrado ciò
Bill riusciva a rubargli le sigarette, che sommate alle medicine gli
mettevano a soqquadro l'organismo; la sua vita si trovava sul filo di
un rasoio ma continuava imperterrito a farsi del male da solo. Tom
dentro di se sapeva benissimo che non potevano andare avanti
così,
il giovane cantante rischiava veramente troppo, ma non aveva il
coraggio di portarlo in un istituto di cura: si odiava per essere
così egoista, ma non riusciva ad immaginarsi la vita senza
Bill. Insieme le avevano passate tutte, avrebbero superato anche
questo. O almeno, così credeva. Fino a quando il moro non si
sentì male di nuovo.
•••´¯`•••´¯`•••
Il
ragazzo aprì lentamente gli occhi, abituandosi pian piano
alla
luce del sole che filtrava dalla finestra poco distante; si sentiva
debole, spossato, e il senso di fame che lo tormentava regolarmente
ora era maggiore del solito. Si massaggiò le tempie
pulsanti,
sospirando pesantemente e cercando di fare mente locale. Si sentiva
esattamente come quando aveva avuto un attacco cardiaco; di nuovo, si
trovava nel letto senza ricordarsi di esserci andato ma questa volta
non c'era Tom a fissarlo severo dalla sedia. Cercò di
alzarsi
dal letto ma non ce la faceva, era troppo stanco e
le costanti
fitte allo stomaco di certo non aiutavano, e si limitò ad
appoggiarsi allo schienale, stringendo i denti per sopportare il mal
di pancia. Improvvisamente entrò il fratello con un piatto
in
mano; Bill notò che aveva gli occhi rossi, sintomo che aveva
pianto recentemente e non sapeva come reagire. Si sentiva in colpa
perché era solo colpa sua, ma era anche arrabbiato visto che
non c'era motivo di preoccuparsi per le sue condizioni.
“Oh...
ti sei svegliato.” dall'altra parte, un ostinato silenzio.
“Cazzo,
mi hai fatto morire di paura. Sei svenuto un'altra volta e per
fortuna ero lì, ma che succede se ti senti male ancora e io
non ci sono?”
il
moro era stupito; si aspettava una sfuriata, di essere preso a
insulti, ma non che Tom fosse gentile. Era come se
volesse
farsi perdonare... ma di cosa?
“Non
succederà.” il biondo sospirò,
mettendosi a sedere su
una sedia accanto al letto.
“Anche
l'altra volta hai detto che non sarebbe più successo. Ma
invece è accaduto, e io ho paura...” Bill sapeva
che c'era
qualcosa di strano, ma non sapeva cosa... dove voleva andare a parare
il gemello?
“Tom...
cosa stai cercando di dirmi?” il chitarrista prese fiato,
preparandosi a una litigata che non voleva, ma era a conoscenza fosse
inevitabile.
“Sto
cercando una clinica specializzata dove portarti.” un
silenzio
surreale invase la camera. Finché...
“C...
che cosa?!”
“Bill
ti prego non cominciare, non c'è altro modo di guarirti e lo
sai benissimo! Quindi non fare scenate come tuo solito, questa volta
non mi incanti. Piangi pure quanto vuoi, ti asciugherò le
lacrime e ti consolerò, ma non cambierò
idea.”
“Tu
non ne hai il diritto! Sono maggiorenne, non puoi farmi fare
ciò
che vuoi!”
“Smettila
di fare il bambino, questo non è uno scherzo! Ti credi di
essere interessante o altro? Bhe, non lo sei! Anzi sei orribile,
sembri uno scheletro e ti stai riempiendo di brufoli! Non sono
disposto a sopportare il tuo dannato egocentrismo che ti spinge a
voler essere sempre al centro dell'attenzione!.”
“Tu...”
Tom si preparò a ricevere insulti o quant'altro, sapeva di
aver esagerato ma il gemello doveva capire cosa gli stava succedendo.
“Tu non capisci proprio un cazzo.”
“Bill...”
“Bill
niente! Pensi sempre di sapere tutto, di poter risolvere tutto, di
riuscire a comprendere ogni cosa! Ne ho abbastanza di te e del tuo
fare come se fossi un bambino che non sa badare a se stesso. Cosa ne
sai dell'anoressia, o della bulimia? Non puoi nemmeno lontanamente
immaginare com'è viverle, ma ti posso assicurare che sono
terribili, ti... ti logorano dentro...”
Tom cercò di
sorridere, ma tutto ciò che ottenne fu una lacrima che
scivolava piano lungo la guancia morbida; era la prima volta che il
fratello ammetteva di essere malato, ma contro ogni sua previsione
questo lo faceva sentire ancora più male: era come se fosse
più... più reale.
“Hai
ragione, non ne so niente. Ma devo sforzarmi di capire
perché
sono tuo fratello e devo aiutarti, voglio che tu guarisca. Ed
è
indispensabile che tu vada in quell'istituto.”
“Non
pensi ai Tokio Hotel? Cosa direbbero i fan se sapessero che il
cantante è anoressico?!”
“Non
me ne frega un cazzo dei Tokio Hotel in questo momento! L'unica cosa
che mi interessa è che tu guarisca!” Bill
restò in
silenzio, mentre le lacrime gli rigavano il volto, lentamente,
tracciando un percorso lineare su quel viso così dolce,
così
da bambino.
“M-mi
odi così tanto da mettermi in un ospedale per non vedermi
più?”
“È
proprio perché ti voglio bene che ti mando in
quell'istituto... io non riesco ad immaginarmi la mia vita senza di
te! Meglio vederci poco per qualche mese che non vederci
più!
Tu stai morendo... e io non ho la minima intenzione
di
accettarlo!” Silenzio. Pesante. Doloroso. Insopportabile.
“Tom...”
“Si?”
“Abbracciami.
Ti prego. Come se fosse l'ultima volta.” E lui lo
abbracciò.
Forte come non aveva mai fatto. Forte perché ora sapeva che
poteva salvarlo. Forte perché era suo fratello. Forte
perché
voleva sentirlo accanto a se. Forte, perché poteva davvero
essere l'ultima volta.
•••´¯`•••´¯`•••
Si
giunse ad un compromesso. Il ricovero sarebbe stato rimandato, ma
Bill doveva sforzarsi di mangiare di più. Ma Tom temeva
[sapeva] che non ci sarebbe riuscito. Dopo lo
svenimento,
aveva preso qualche linea di febbre e non riusciva a muoversi dal
letto, e la malattia lo rendeva ancora più pallido e
sciupato
del solito. Doveva imboccarlo, perché si rifiutava di
ingerire
ogni cosa affermando che aveva la nausea; lottavano per ogni boccone,
ma alla fine l'aveva sempre vinta lui anche con la minaccia della
clinica: l'espressione sofferente che il cantante aveva quando doveva
mangiare faceva sentire in colpa Tom, permettendogli di non finire il
pasto. Ma sapevano entrambi che questo non giovava al ragazzo, quindi
il biondo giorno dopo giorno lo convinceva a mangiare un po' di
più,
aumentando sempre più le dosi; con un po' di fortuna e
tanto,
tanto affetto sarebbe tornato ad essere il normale, allegro Bill di
sempre.
Eccomi
tornata ^^ scusate la lunga assenza ma sono stata colta da un momento
di ispirazione e ho scritto gli ultimi 2 capitoli -.-°°
come
al solito ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito (che sono
stati più del solito *-* me vi ama) scusate se questo
capitolo
è orrendo ma l'ho scritto con Hallelujah di Jeff Buckley
(*_____*) a ripetizione e mi sa che è uscito troppo
sdolcinato
O.ò vabbuò, danke shon e a giovedì
(forse) ah
si, ho deciso che i capitoli in tutto saranno 10 U.U
PS:
c'è qualcuno che va al concerto di Bologna? Io si, se
qualcuno
di voi ci viene potremmo incontrarci *-* sarebbe carino no?
-
valentinamiky: ohhh, per caso sei una
fan del twincest? (io si! *-*) zizi, i gemellini sono taanto pucci
>w< grazie dei complimenti, tu tanto gentile U.U un bacio!
-
pikkolahacker: grazie di recensire
sempre, sei gentilissima ^///^ non è tanto presto ma almeno
gli ultimi capitoli li posterò in fretta XD
-
KimikoKaulitz: Oh My God! Senza cibo?
Questa si che è una minaccia >.< *me golosona*
ma non preoccuparti, ancora ci son ben 4 capitoli ^^ un bacio!
-
Whity: grazie, sono contenta di essere
riuscita a continuare abbastanza bene ^^
-
Cipollina992: grazie ancora di tutti i
complimenti! Sei troppo buona >w< allora conto di
sentirti presto su msn! Questi giorni non ci sono stata spesso ma
adesso che cominciano le vacanze si XD
-
makistellina: si, il mio Tomi
è taaanto dolcioso *-* il capitolo è un po' in
ritardo, ma il prossimo conto di farlo abbastanza presto ^^ un bacio!
-
Natalia: lo so, sono cattiva
ù-ù io amo lo cose dolci ma ho paura di esagerare
ç.ç quindi vedrò di levarne un po' U.U
un bacione e grazie!
-
GemyBillina: a me piace sempre
più Tomi di Bill (ma non è che Bill lo butto via
*ç*) grazie del contatto! Un bacione ^O^
-
FrancescaKaulitz: grazie Geme U.U appena
hai esordito con “cognatina mia” ti ho riconosciuto
subito xD è vero anche tu minacciavi di farlo mangiare a
forza (non è che anche tu e Tomi siete telepatici?
O.ò) un bacio e ci si sente presto!
-
Satiro Sfregiato: grazie del consiglio,
cercherò di tenerlo a mente! (anche se non assicuro nulla
-.-°° sono una frana con l'html) ma era troppo
complicato il capitolo? Se è così
cercherò di semplificare un po' la trama!
-
Susisango: grazie dei complimenti... in
effetti ho solo 14 anni quindi non è che sono troppo grande,
e non ho avuto a che fare con l'anoressia quindi non è
facilissimo scriverne ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Coming Next, Londra ***
Anorexia
Un
ragazzo se ne stava tranquillamente affacciato alla finestra,
portandosi alle labbra di tanto in tanto una sigaretta ormai
consumata mentre fissava malinconico il cielo tingersi di un tenue
rosso con sfumature rosee. Sentì distintamente la porta
aprirsi ma non si preoccupò nemmeno di nascondere la cicca,
pur sapendo che Tom si sarebbe irritato; il biondo si
avvicinò,
prendendogli dalla mano la sigaretta e gettandola fuori e poi si
appoggiò anche lui al davanzale di marmo.
“Bel
tramonto.”
“M-mh.”
“Potresti
scriverci una canzone.” il fratello lo guardò,
scettico.
“Sapevo
che non eri un asso a trovare buone idee, ma accidenti la tua
banalità riesce a sorprendermi.” l'altro
ridacchiò,
tirandogli una gomitata.
“Ehi,
io sono solo il chitarrista! Ai testi ci devi pensare tu, mica servi
solo a fare scena.”
“Io
non faccio scena!” Tom indicò eloquentemente i
capelli di un
nero intenso, addolcito da qualche ciocca bionda, sparati in aria, le
unghie smaltate e decorate con il french, e il pesante trucco che gli
abbelliva il volto.
“Ok,
forse sono un po' appariscente, ma fa parte del mio look.”
mise il
broncio Bill, alzando al cielo gli occhi castani in segno di
sopportazione. Era passato qualche giorno e si era completamente
ristabilito dalla febbre, anche se era ancora un po' debole e sempre
magrissimo; ma i risultati della sorveglianza si facevano vedere e
Tom era sollevato nel notare che finalmente non sembrava più
uno stecchino. Durante la convalescenza il moro non si era aveva
nemmeno potuto allenare sul tapis roulant come faceva ogni giorno per
due ore, e non vedeva l'ora di ricominciare per perdere tutto il peso
che aveva acquisito; questo però di guardò bene
di
comunicarlo al gemello.
“Bill,
andiamo a cena?”
“Qualsiasi
cosa dirò mi ci porterai di peso giusto?”
“Esatto.”
“Quindi
che io dica si o no è indifferente, dovrò venirci
comunque...”
“Ma
tu guarda, diventi ogni giorno più intelligente!”
commentò
il biondo, prendendolo per un braccio e trascinandolo in cucina
ridendo; ovviamente nessuno dei due aveva la minima intenzione di
cucinare, quindi la cena si rivelò essere sushi e riso
ordinata al take away cinese.
“Ma
che schifo! Lo sapevo che dovevo ordinare io!”
“Non
lamentarti Tom, ho scelto alimenti sani e scarsi di grassi. Dovresti
ringraziarmi, hai messo su un po' di pancetta.” rispose
placido il
gemello, schivando abilmente la confezione di bacchette di plastica
scagliata dal fratello, casualmente nella sua
direzione.
“Sono
muscoli Bill, quelli che tu non hai!”
ribatté
inviperito il chitarrista, alzandosi per prendere le posate e buttare
i bastoncini.
“Ciccia,
altro che muscoli...!”
“Ma
se vado in palestra due volte alla settimana!”
“Si,
a farti l'insegnante di karate.”
“Anche
il sesso è uno sport, sai?”
“Se
lo dici tu...” disse Bill scettico, guardandolo con aria di
disapprovazione: giudicava immatura la sua smania di andare con tutte
le donne che gli capitavano a tiro, e in fondo non riusciva a
impedirsi di essere un po' geloso. “Ancora non hai imparato a
mangiare con le bacchette?!” esclamò quando vide
che le
aveva cestinate ed era tornato con coltello, forchetta e cucchiaio.
“Ma
che pretendi? Mica sono cinese.”
“Tutti
ci riescono, idiota. Io sono tedesco e non ho nessun
problema.”
“Avrai
sangue cinese nelle vene...”
“Cretino,
sei mio fratello! Mica abbiamo sangue diverso!” Il battibecco
andò
avanti per un bel pezzo, senza che nessuno dei due retrocedesse dalla
propria posizione, ma a fine pasto si misero a bisticciare di nuovo.
“Bill
finisci il riso.”
“Non
mi va!”
“Non
sai come mi dispiace, ma lo finisci uguale.”
“Ma
tu non lo hai mangiato tutto!”
“Perché
a me il riso fa vomitare, a te invece fa bene che devi
ingrassare.”
“Ma
non mi vaaaaaa!”
“Ecco
che attacca con la bega...”
“Ti
prego Tomi fammene lasciare un pochino... tutto è troppo per
me! ”
“Dai,
solo altre due cucchiaiate... fa un fioretto a San Tom!”
“Uffi...
e va bene, ma solo perché sei tu.”
obbedì di
controvoglia il cantante, sbuffando contrariato. Sembravano essere
tornati ai tempi in cui vivevano con la mamma, che li accudiva
facendogli finire sempre ciò che avevano nel piatto; il
biondo
aveva conservato questa abitudine, ma a quanto pare il gemello no...
•••´¯`•••´¯`•••
“Sai
a che sto pensando?”
“Spiacente,
ancora non sono telepatico.”
“Ma
quanto sei spiritoso...” ironizzò Tom, tirandogli
una
cuscinata “Sul serio, che ne dici di fare un
viaggetto?” il
biondo si era accorto che nonostante tutti suoi sforzi il gemello
non stava bene, almeno dal punto di vista psicologico; l'influenza
era sparita e l'anoressia piano piano se ne stava andando [o
così
credeva] ma lo sorprendeva sempre in stati di apatia,
malinconico
e triste. Non usciva da settimane, se ne stava sempre chiuso in
camera a guardare fuori dalla finestra fumando le sigarette che
riusciva a rubargli frugando nei suoi cassetti, oppure stravaccato
sul letto a fissare il soffitto. Nemmeno si connetteva più,
una volta curiosava sempre tra i siti sui Tokio Hotel e invece ora il
computer giaceva spento, polveroso e cupo, come a rispecchiare lo
stato d'animo del ragazzo; gli unici momenti in cui riusciva a
dimenticare l'orrore che stava vivendo, trovando un po' di
spensieratezza, erano quelli in cui stava con Tom. Questi dal canto
suo cercava di stargli sempre appresso, per vederlo un po' su di
morale e con un sorriso sulle labbra, anche se un po' stiracchiato.
Ma a volte nemmeno lui riusciva a rischiarare il grigio che riempiva
le giornate del cantante, nemmeno facendogli le coccole che tanto
adorava.
“Un
viaggio? Noi due da soli?”
“Ma
nemmeno per sogno, maniaco! Sei mio fratello, mica mia
moglie!!”
“Tom,
non sei divertente..."
“Ok,
ok, la smetto... però sei tu a fare proposte
ambigue.”
“Sentiamo,
dove vorresti andare?” chiese il moro, ignorando volutamente
le
stupidaggini del ragazzo.
“Pensavo
a qualcosa tipo... Londra.”
“Umh...
perché no? Fra un mese abbiamo il tour, sai che palle.
Almeno
ci svaghiamo un po!”
“Bene,
allora chiamo Gustav, Georg e l'agenzia di viaggi!” Tom si
alzò
dal divano dove stavano guardando la tv, districandosi a fatica dal
plaid e dalle gambe del fratello, e andò a telefonare in
camera sua, dove teneva il cellulare sotto carica. Non prima di aver
scoccato un'occhiata penetrante al gemello.
“Ne
stai uscendo, vero? Mi fido eh!” gli sorrise e si diresse al
piano
di sopra, lasciandolo solo.
“Ti...
fidi?” mormorò tra se e se Bill, fissando a lungo
il tubetto
di pasticche che nascondeva sotto il cuscino della poltrona. Si
strinse nelle spalle e ingoiò un paio di pillole,
sforzandosi
di ricacciare indietro le lacrime.
•••´¯`•••´¯`•••
“Cos'è,
hai deciso di traslocare?” chiese stupito Tom, facendo
capolineo
nella stanza del gemello e indicando la montagna di abiti
accuratamente piegati riposti sul letto, in attesa di essere infilati
in valigia.
“Faccio
i bagagli per la vacanza, scemo.” rispose Bill, estraendo
quattro
paia di jeans dall'armadio, soppesandoli con lo sguardo per decidere
quali portare. Dopo qualche secondo, fece spallucce e li prese tutti,
aggiungendoli alla pila di calzoni che troneggiava sulla scrivania.
“Non
mi risulta sia una vacanza di un mese.” affermò il
biondo,
facendosi spazio tra le quattordici paia di calzini e le diciassette
t-shirt per sedersi sul letto. “Oppure hai capito cinquanta
giorni
invece di cinque?!” l'altro ignorò il tono
sarcastico e si
mise bocconi sul tappeto, frugando sotto al mobile dove stava il
gemello alla ricerca di qualcosa.
“Il
guardaroba è un elemento essenziale per un
cantante.”
affermò serio, rialzandosi in piedi con quattro scarpe tra
le
braccia, che prontamente mise nella valigia. “Devo essere
preparato per qualsiasi condizione atmosferica e qualunque occasione.
Pensi che portando solo lo stretto necessario ci riuscirei?”
“Come
sei pignolo.” sbuffò Tom, appoggiando i piedi
sulla sedia
dove era poggiata la biancheria e venendo subito rimproverato dal
proprietario. “Mica abbiamo un concerto!”
“Tu
piuttosto, quando ti decidi a preparare i bagagli?”
domandò
il moro spostando di peso le gambe del gemello dai suoi abiti e
ignorandolo bellamente.
“Fare
la valigia non è da uomini. Ecco perché ci pensi
tu a
farmela.” rispose il biondo ostentando un sorriso a trentadue
denti e aspettandosi, ingenuamente, una risposta affermativa.
“Ti
conviene filare in camera tua a preparare i bagagli, e io
farò
finta di non aver sentito.”
“Avanti
Bill, non puoi negare che sono la femminuccia di casa non sono certo
io...”
“Muovi
il culo Tom, o ti ci mando a calci! E ritira quello che hai detto,
pezzo di cretino!”
“Che
parole... non si addicono ad una signorina per bene!” rise il
biondo; ma si arrese
e andò a fare i bagagli,naturalmente di corsa per evitare la
spazzola che il gemello gli aveva tirato dietro.
Siparietto
leggero per non far risultare il chap troppo drammatico v.v okay,
scusate lo sfondo vaghissimamente twincest ma non posso farci nulla
>w<
dai che non si vede... giusto qualche battutina. Ahem... lasciamo
perdere, sono fuori di testa O///O e poi ovvio che Tomi scherza
quando dice che Bibi è donnesco, solo un innocente scherzo
(vero Tom? è.é) non ho altro da aggiungere... piccola nota: non ho la minima idea se il sushi è dietetico
o no, ma praticamente è l'unico cibo giapponese che conosco
-.-°° e se tardo ad aggiornare non fateci caso...
solo
che non ho voglia di scrivere T^T scusate per il capitolo orrendo
>.< ah, e le mie condoglianze alle povere anime che
dovevano andare al concerto di Torino ç.ç mi
dispiace tantissimo che è stato annullato. E incrocio le
dita per quello di Bologna *.*
-
Satiro Sfregiato: grazie come sempre dei
complimenti U.U al prossimo capitolo
-
natalia: e povera, povera me T.T mi
sento un mostro a scrivere certe cose ù-ù
purtroppo è vero che Bill (quello vero) ha un problema alla
gola, ma annulla solo i concerti in Francia e a Lisbona
e forse quello di Torino... quello di Bologna è assicurato
^^ hai msn? Se si possiamo metterci d'accordo! Sennò anche
via mail ^^
-
GemyBillina: per giovedì non
ce l'ho fatta, visto che era il giorno del raduno pasquale... quindi
shopping sfrenato con le amiche XD grazie dei complimenti e spero ti
piacerà anche questo capitolo ^^ ci sentiamo sul msn!
-
Colinde: grazie che hai deciso di
commentare ^^ fa sempre piacere sapere cosa ne pensano gli altri di
quello che scrivi ^^ grazie dei complimenti! Un bacio ^x^
-
makistellina: grazie mille come sempre
maki... ma davvero era commovente lo scorso capitolo? Continuo a
postare sisi (basta che qualcuno mi dia la voglia di scrivere che me ne
serve molta =ç=) un bacione!
-
FrancescaKaulitz: geme!! sei una
pervertita! (certo, sennò non saresti la mia gemella xD)
anche tu con le lacrime agli occhi? Io me ce deprimo co 'sta roba
-.-°° un bacione grande grande ^x^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Risvolti Horror di una vacanza ***
Anorexia
“Tutti
pronti ragazzi?”
“Noi
si Georg, biglietti in tasca e valigia alla mano, e abbiamo chiamato
il taxi. Ma ancora manca...”
“...Bill.”
concluse il bassista, passandosi una mano sul volto colto
dall'esasperazione. “Possibile che quel ragazzo sia allergico
alla
puntualità?”
“Bah...”
borbottò Tom, steso sul divano a guardare pigramente la tv,
ormai rassegnato ai continui ritardi del gemello.
“...scommetto che
sta saltando sulla valigia tentando di chiuderla. Come fa ad ogni
stramaledettissima vacanza, del resto.” In quel preciso
istante,
inquietanti tonfi che provenivano dal piano di sopra fecero voltare a
tutti il capo verso il soffitto.
“Come
fai a rimanere così calmo, Sant'Iddio?! Rischiamo di perdere
l'aereo se non si muove!”
“Che
ci vuoi fare, dopo diciotto anni ci si abitua.”
commentò il
biondo serafico, scuotendo la testa in segno di vissuta
rassegnazione. “E poi ce la facciamo sempre. Ogni volta per
un
pelo, ma questi sono dettagli.”
“Parlavate
di me?” domandò una voce acuta dalle scale, dove
apparse il
tanto atteso ragazzo che trascinava a fatica due enormi valige
più
grandi di lui, uno zaino e un borsone.
“Bill...
non vorrai mica portarti dietro tutta quella roba, vero?”
“E
perché non dovrei,Georg?”
“Beh,
perché non ti servono!” il cantante
soppesò l'idea di
convincerli con le sue acute argomentazioni sull'importanza dei cambi
d'abito, ma osservano bene la drastica situazione si arrese in
partenza. Tom, in quattro e quattr' otto, aveva ficcato alla rinfusa
i primi abiti che gli erano capitati a tiro in una borsa e se ne era
lavato le mani; Gustav e Georg avevano seguito l'esempio del
chitarrista e avevano fatto le valige un po' a casaccio, e malgrado
il moro ardesse dalla voglia di predirgli la moltitudine di disagi
che avrebbero incontrato a causa della loro negligenza si trattenne,
sapendo quanto i suoi saggi consigli venissero ingiustamente
sottovalutati. Si limitò a squadrare con disapprovazione i
tre
trolley che avevano, uno per ciascuno, e a sospirare stringendo le
labbra e scuotendo teatralmente la testa. Naturalmente, venne
bellamente ignorato dagli altri tre, che prendendo la loro roba si
avviarono verso il cancelletto di casa Kaulitz, in attesa del taxi;
ma prima che varcasse la soglia della porta, Tom , sentendosi in
colpa, si fermò e tornò indietro. Raggiunse il
fratello
prendendo la moltitudine d bagagli e caricandosela sulla schiena.
“Non ce la faresti mai a portarli da solo.” si
giustificò
“Smidollato come sei, mi stupisco che sia riuscito a
trasportarla
fuori dalla tua stanza.”
“Tom...”
“Si,
si, lo so... sono un fratello d'oro e la mia generosità ti
lascia di stucco. Ma che ci vuoi fare, qualcuno ci nasce con certe
qualità.” borbottò burbero.
“Grazie.”
gli gettò le braccia al collo e gli schioccò un
sonoro
bacio sulla guancia. “Sei un tesoro!” il biondo si
lasciò
andare alla sua stretta e ricambiò l'abbraccio, un po'
imbarazzato dall'espansività del ragazzo ma neanche troppo
dispiaciuto. Improvvisamente, un'abbagliante luce li accecò
per qualche secondo, e quando i loro occhi si riabituarono alla
normale illuminazione si ritrovarono faccia a faccia con un enorme
mostro nero che, emettendo un fastidioso ronzio, eruttò un
piccolo, lucido, foglio di carta. Prima che i due potessero rendersi
conto che in realtà non era altro che una polaroid, una mano
scattò in avanti e si impadronì della foto.
“Georg!!
Che diavolo fai?!” esclamarono in simultanea, rossi fino alla
punta
dei capelli.
“I
giornali scandalistici pagheranno oro per questo scatto!”
gongolò
soddisfatto il bassista, sventolando il piccolo foglio con
impazienza, ansioso di assicurarsi che si vedesse bene la scena.
Dopo poco, malgrado ancora abbastanza scura, sulla foto si poteva
notare Bill stretto a Tom mentre gli dava un bacio; la cosa terribile
era che da quella prospettiva il bacio sembrava molto meno innocente
di quello che era in realtà, orribilmente vicino alle
labbra.
“Certo però che potevate sforzarvi un po' di
più...
se vi mettevate a pomiciare sarei diventato ricco.”
commentò
Georg, leggero. “Ma mi posso accontentare. Già con
questa mi
ci riempio il conto corrente!” un silenzio di tomba
calò
nella stanza, e da come il bassista continuava a rimirare la sua
opera evidentemente non si era accorto delle due energie negative che
convergevano, casualmente, proprio su di lui.
L'unico rumore
percettibile era lo sventolio della foto incriminata, agitata da
Georg che cercava di rendere più nitide le figure. Oltre a
quello, non volava una mosca.
“MA
IO TI AMMAZZO!” strillò Tom, lanciandosi
sull'altro a
malapena trattenuto dal gemello.
“Calmati
Tomi, sta solo scherzando! Non pubblicherebbe mai quella
foto!”
cercò di tranquillizzarlo Bill, tenendolo stretto per
impedirgli di sgozzare il bassista della band, e nel frattempo
guardando male il 'paparazzo'.
“Uh?
Certo che si invece.” comunicò lui
tranquillissimo,
riponendo con cura l'immagine nel portafoglio, facendo attenzione a
non spiegazzarla; poi chiuse la polaroid nell'apposita custodia e se
la mise al collo, dandole affettuose pacche riconoscenti. “E
ne
avrò anche altre! Con la mia Poly vicino, sono sempre pronto
a
immortalare le vostre avventure piccanti. E sono certo che ne avrete,
in vacanza.” detto questo, si affrettò ad uscire
dalla
stanza per raggiungere Gustav.
“Quello
è completamente matto.” commentò aspro
il biondo,
fissando il punto dove era scomparso con un tale astio da pensare che
lo avesse offeso a morte, quella povera porta innocente che aveva
ammesso il solo delitto di aver lasciato passare il ragazzo senza
nemmeno restringere le sue pareti per stritolarlo, nella sua candida
ingenuità.
“Scommetto
che è solo uno stupido scherzo, Tomi” lo
rassicurò
l'altro, posandogli una mano sulla spalla e sorridendogli
incoraggiante. In quel preciso istante, risbucò il fotografo
improvvisato con un'aria cospiratrice stampata in volto.
“A
proposito ragazzi, in questa settimana a Londra io ci spero in una
pomiciatina...non deludetemi eh?”
•••´¯`•••´¯`•••
I
quattro, bene o male, riuscirono ad arrivare all'aeroporto in tempo;
Tom con la schiena a pezzi per il peso dei bagagli del fratello e
profondamente offeso da Georg, questo tutto soddisfatto, Bill
occupato a mantenere un equilibrio tra i due in modo da non farli
arrivare alle mani, e Gustav che non aveva la minima idea di quello
che stava succedendo, e nemmeno gli importava alla fin fine.
“Ma
che ci facciamo all'aeroporto?” sbottò tutto a un
tratto il
cantante della band, perplesso; gli altri tre si fermarono a
guardarlo, basiti.
“Ci
vediamo un film.” lo apostrofò il gemello
“Che credi si
faccia in un aeroporto, testone?!”
“Non
prendiamo mica l'aereo, no?” sorrise nervoso il moro,
indietreggiando lentamente. “Cioè, noi andiamo con
la
nave... no?” i tre musicisti si fissarono velocemente in
faccia,
per poi rispostare lo sguardo su Bill.
“Ascolta”
cominciò lentamente Tom “Noi andiamo con l'aereo.
E no”
lo anticipò “non si accettano proteste.”
“Ma
io ho paura!” piagnucolò lui, sbattendo i piedi.
Il gemellò
buttò un occhio sull'orologio appeso alla parete
lì
vicino, impaziente.
“Ci
sono io Bill, non c'è nulla da aver paura. Te lo prometto,
andrò tutto bene.” lo rassicurò,
stringendogli la
mano. “Non ti ho mai deluso no? Georg rimetti
subito a posto
quella macchina fotografica o te la faccio ingoiare.”
lo bloccò, prima ancora che avesse il tempo di
estrarre del tutto la polaroid dalla custodia. “E adesso
andiamo,
che è tardi.” misero i bagagli sul nastro
trasportatore e
completarono tutte le formalità, per poi correre verso
l'aeroplano che già stava chiudendo le porte. Appena saliti,
una hostess mora decisamente graziosa mostrò loro i posti e
li
fece accomodare, squadrando con disapprovazione gli abiti non proprio
eleganti della rock band. Notando il nervosismo del gemello, Tom gli
strinse forte la mano, cercando di distrarlo al momento del decollo
che lo terrorizzava; Bill serrò gli occhi incollando la
schiena al sedile, artigliando la mano del fratello e conficcandogli
le unghie nella carne senza nemmeno rendersene conto. Il biondo si
costrinse a non gemere di dolore e sopportò stoicamente i
graffi infertegli senza lasciarsi sfuggire un lamento, stringendo i
denti e per resistere alla tentazione di farsi scappare una sfilza di
imprecazioni. Quando il mezzo prese quota, finalmente Bill si
tranquillizzò, riprendendo il fiato che nemmeno si era
accorto
di trattenere.
“Perché
non dormi un po'? Stamattina ci siamo svegliati presto...” lo
esortò Tom accarezzandogli i capelli: il moro
annuì
leggermente e chiuse gli occhi, sorridendo debolmente e sussurrando
un 'grazie' all'orecchio del gemello. Mezz'ora dopo, sonnecchiava
tranquillamente con la testa appoggiata alla spalla del biondo,
anch'esso appisolato e con il capo posato su quello del gemello;
tutto questo prontamente fotografato da Georg, che esaltato al
pensiero di tutto il materiale scottante che stava raccogliendo si
era perfettamente immedesimato nel ruolo di paparazzo. {qui la
parentesi ci sta. cioè, ammettetelo, chi è che
non
pagherebbe per una foto del genere? *-*}
•••´¯`•••´¯`•••
Dopo
dodici ore di viaggio, decisamente estenuanti, la rock band
arrivò
a destinazione, senza nemmeno preoccuparsi di coprirsi con occhiali
da sole ed enormi foulard dato che in Inghilterra erano poco
conosciuti. La situazione in fondo scherzosa che regnava all'inizio
del viaggio era però sparita, si era creata una tensione tra
Bill e Tom che aveva demolito pure l'aria da buffone di Georg, anche
lui resosi conto della strana situazione. Lui, seduto vicino a Gustav
molto distante tra i gemelli, non aveva seguito l'ultima parte del
viaggio, la più problematica.
Il
momento del pranzo.
Bill
ci aveva provato a mangiare qualcosa, sul serio. Si era forzato per
non deludere il suo Tomi, ma la sola vista del cibo ormai lo
disgustava e proprio non gli andava di mettere qualcosa nello
stomaco. Appena la voce di una hostess, emessa da un altoparlante,
aveva annunciato che stavano per servire da mangiare, il moro aveva
cominciato a dimenarsi sul sedile, agitato dal pensiero che il
fratello gli avrebbe fatto ingerire qualcosa. Ma anche lui non
sembrava proprio attratto dal piatto di pasta tiepida che avevano
rifilato loro, e fissava disgustato la carne che a primo sguardo
sembrava quasi di plastica. Notando il ribrezzo del gemello, Bill ne
aveva segretamente gioito, sperando di aver una scusa per non
mangiare poiché gli alimenti che distribuiva l'aereo era
rivoltante, ma così non era stato. Tom aveva preso lo
zainetto
che aveva estratto dalla valigia prima di imbarcarsi e lo aveva
aperto, rovistando un po' tra le varie riviste equivoche, e aveva
tirato fuori un paio di panini comprati di nascosto alla rosticceria
vicino casa. Ne porse uno a Bill, sorridendo furbo.
“Buon
appetito!”
“Ma...
che cosa..?” chiese stupito il moro, osservandolo a occhi
spalancati; il gemello di rimandò contrasse il volto in una
smorfia divertita.
“Ma
dai, mica avrai pensato che io mangiassi quelle schifezze che
propinano gli aerei? È quasi peggio del la spazzatura che ci
davano alla mensa.” disse rabbrividendo al solo pensiero del
cibo
che erano costretti a mangiare quando andavano a scuola.
“Dai,
mangia.”
“Oh...
emh... ecco, io non credo di avere fame.” Tom smise di
mangiare e
lo fissò, accigliato.
“Non
ricominciare con questa storia.”
“No,
non ricominciare tu! Io non sono anoressico!” il gemello fece
un
profondo respiro e si voltò a guardarlo, girandosi nella sua
direzione.
“Non
mi far arrabbiare, Bill. Ti ho detto di mangiare. Stamattina non hai
nemmeno fatto colazione con la scusa che dovendo viaggiare poi ti
saresti sentito male.”
“Non
era una scusa!” protestò offeso il cantante.
“Lo sai che
viaggiando a stomaco pieno mi sento male.”
“Ma
hai preso le pasticche per il mal d'aria prima di salire, quindi puoi
tranquillamente mangiare questo fottutissimo panino. O quella roba,
se preferisci.” indicò il pranzo offerto dalla
compagnia
aerea. “Basta che mangi.”
“No!”
esclamò lui, forse un po' troppo forte. Vari passeggeri si
voltarono a guardarli severamente, e un Tom visibilmente imbarazzato
esibì un sorriso di circostanza pregandoli di scusare il
fratello troppo agitato: poi gettò un occhio su Gustav e
Georg, che fortunatamente, troppo impegnati a ingurgitare cibo ad
alta velocitò, non avevano fatto caso a loro.
“Cazzo
Bill, almeno parla a bassa voce.” sibilò,
infastidito. “E
per carità, smetti di tenere il muso e mangia.” ma
niente.
Lo aveva implorato, supplicato, minacciato perfino, ma il moro si
rifiutava categoricamente. Ma stava fresco se si aspettava che dopo
dieci minuti Tomi si stufasse e lo liquidasse con un -Ma fai come
cazzo ti pare, alla fine.- Passarono quindici minuti. Poi venti. E
trenta, quaranta, un'ora. Lui non mangiava. E Tom insisteva. Ma
nemmeno Bill cambiava idea. I toni si erano fatti sempre più
alti, e l'hostess che li aveva accolti era andata da loro e con un
sorriso falsissimo, che celava a malapena il profondo fastidio che
gli arrecavano, chiese con un tono mieloso se c'era qualcosa che non
andava. Allo scontroso e simultaneo -No- uscito dalle bocche dei
ragazzi, si era irrigidita ancora di più, spiegando che gli
altri viaggiatori avevano fatto pervenire le loro lamentele allo
staff dell'aeroplano a causa delle loro urla. Anche Georg si era
alzato, incuriosito dal litigio, ed era stato rimandato a posto in
malo modo dai gemelli che sostenevano fosse solo uno stupido
diverbio. Ma Georg li conosceva, e sapeva che si punzecchiavano in
continuazione per un diverbio... non si urlavano contro. Quello era
solo per i litigi importanti.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Emh... ho la vaga impressione di essere lievemente
in ritardo °°
Okay, sono in un ritardo mostruoso
-.-°° ma non è colpa mia: tra pasqua,
compleanno (14 anni il 15 aprile ù-ù) e gita
(germaniaaaa *____*) non ho avuto tempo
ç-ç
un grazie alla gemegnata, che ha betato XD
Colinde: grazie *-* il mondo ha bisogno di gente
come te!! XD XD ciao e un bacio :-*
Satiro Sfregiato: non è tanto
semplice non perdere la voglia di scrivere ma ci proverò XD
natalia: non l'ho ricevuto il messaggio T.T ma va
bè, tanto il concerto è annullato
ç-ç grazie comunque
FrancescaKaulitz: gvazie cava XD e cevto
che ti piacciono le battute twincest, tu ami il kaulitzest
ù-ù a me non la fai!
Kate35: grazie ^^ contenta che ti piaccia
Cipollina992: non importa, non ti preoccupare ^^
anche io avevo pensato di dare più importanza al twincest,
ma sia l'anoressia che l'incesto sono temi davvero
impegnativi e non sarei in grado di sviluppare entrambi come si deve.
comunque hai ragione, il sushi è giapponese XD ma va
bè, cinesi, giapponesi, sempre gialli sono u.u
Xx_dark_lady_xX: grazie ^^
makistellina: grazie mille!! *___* si,
tommino-pulcino è così puccioso con
bibino-ciccino *____________________________* (non fare discorsi sulla
dolcezza del kaulitz, o rischio di uscire con 'sta roba XD)
yaoista for life: non mi pronuncio
-.-°°
Piska: grazie. ho davvero gradito la tua
recensione. ho molti dubbi si questa storia, perchè temo di
offendere chi l'anoressia l'ha vissuta e magari ancora non ne
è uscito. un bacio
vero94: tranquilla, non ho lasciato perdere ^^
grazie mille della rece!!
GemyBillina: grazie ^^ ci si sente!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Alti e Bassi ***
Anorexia
Durante
il viaggio in taxi
nessuno sembrava intenzionato ad aprire bocca. Bill era profondamente
offeso,
Tom invece si era pentito di come aveva trattato il fratello. Non
doveva
dimenticarsi di quanto stesse soffrendo e un comportamento come quello
doveva
aspettarselo; il problema era che la sua impulsività lo
spingeva a dar ragione
al suo istinto e perdeva troppo spesso la calma. D’altra
parte non sapeva come
fare: affrontare a muso duro il problema o parlarne con tatto?
Più il tempo
passava e più si convinceva che doveva chiedere consiglio ad
uno psicologo,
senza fargli visitare il fratello, certo, ma doveva assolutamente avere
il
parere di un esperto. Poi poteva pensarci benissimo da solo a Bill, era
il
maggiore ed era in grado di prendersi cura di lui senza troppi problemi.
O
almeno, così si sforzava di
credere.
Il
cantante intanto continuava
a guardare con decisione fuori dal finestrino, senza degnare di uno
sguardo Tom
che gli sedeva accanto. Questo, per non farsi sentire dagli amici,
digitò in
fretta un sms per il gemello e lo inviò. Non
sentì alcun rumore, ma vedendolo
frugarsi in tasca ed estrarre il cellulare gli venne in mente che
sicuramente
aveva la vibrazione inserita. Un lampo di stupore attraversò
gli occhi del
moro, ma durò solo un istante e il ragazzo
riacquistò in fretta la maschera di
impassibilità. Rispose allo ‘Scusa per prima. Mi
perdoni?’ con ‘Non sono arrabbiato
con te, ma a volte mi fai infuriare.’ Tom lasciò
scivolare una mano sopra
quella del fratello e gliela strinse forte. ‘Mi dispiace di
aver urlato. E non
volevo dirti quelle cose.’ Bill gli accarezzò le
nocche con il pollice e
ricambiò la stretta. ‘Scuse accettate. Ma sono
ancora un po’ giù…’ il biondo
rispose all’istante. ‘La mia carta di credito e un
portaborse d’eccezione per
un intero pomeriggio potrebbero bastare?’ altrettanto veloce
fu il cantante. ‘E
me lo chiedi?!?!” il chitarrista sorrise e rimise il
cellulare in tasca.
“Taxista,
accosti.” Disse in un
inglese stentato; quando l’auto si fermò
aprì la portiera e fece scendere Bill,
per poi seguirlo a ruota.
“Ma
dove diavolo andate?”
chiese Georg.
“Shopping”
rispose lui
serafico, come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Ma…
siamo a Londra! Vi
perderete!”
“E
come farete a trovare il
nostro hotel?” si aggiunse Gustav.
“Con
i soldi si può far tutto,
chiameremo un taxi e ci faremo portare all’albergo quando
finiamo.” Rispose lui
sbrigativo, salutandoli e sbattendo la portiera. Acchiappò
il fratello per una
mano e corse via trascinandoselo dietro, ignorando i richiami degli
altri due.
Quando furono abbastanza lontani si fermarono, appoggiandosi ad un muro
per
recuperare fiato, e Bill scoppiò a ridere.
“Tu
sei tutto matto!”
“Si
vive una volta sola
fratellino, leb die sekunde!” lo motteggiò Tom
sogghignando e perdendosi nelle
due stille di luce che altro non erano che gli occhi del gemello.
“Umh,
si, ma vediamo di non
perderci! Siamo a Londra, non a Loitsche.”
“Ehi,
stai parlando con un
navigatore satellitare amico.”
“Si,
che è capace perfino di
perdersi nel backstage.”
“Quello
è stato anni e anni fa,
e non mi ero perso. E poi era un posto enorme, pieno di porte e
corridoi e
vicoli!”
“Ritrovarsi
nel magazzino delle
scope e non sapere come raggiungere il palco non lo chiami perdersi? E
poi come
mai nessuno di noi si è smarrito?”
“Adesso
non attaccare con
questa storia, ero stanchissimo e un po’ di confusione
è normale.”
“Stanchissimo
prima del concerto? E dopo come sei,
morto?”
“Dai,
lasciamo perdere e
facciamo questo benedetto giro per negozi.” Cambiò
discorso il rasta, infilando
se stesso e il gemello nel primo negozio di abbigliamento che vide.
Orami
abituato, non fece nemmeno caso agli occhi dilatati del moro, persi in
contemplazione
dei capi d’abbigliamento esposti sui manichini.
“T-tom…”
sussurrò, incantato.
“Questo… questo è il
paradiso!”
E
il biondo si pentì, si pentì
di non aver fatto caso alle targhette dei prezzi mente entrava. Erano
passati
solo cinque minuti, e già gli facevano male le tasche.
Tre
ore e parecchi negozi dopo,
Bill aveva deciso di andare in hotel, e Tom, nascosto dalla moltitudine
di
pacchetti che portava in braccio, non poteva che amarlo per questo.
“Soddisfatto?”
“Si!!
Tomi ti adoro, sei il
fratellone migliore del mondo!” lo adulò lui,
appendendosi al suo braccio e
posando la testa sulla sua spalla; Tom sopportò il dolce
peso stoicamente, non
lamentandosi malgrado avesse le membra distrutte. Continuarono a
camminare
così, per un po’, sotto lo sguardo accigliato dei
passanti. Ad un tratto il
biondo si fermò di botto, voltandosi verso una vetrina.
“Che
c’è Tomi?”
“Guarda.”
Era un piccolo
negozietto di scarpe, stretto tra una tabaccheria e una profumeria.
Erano messe
in mostra calzature per lo più insignificanti, che di norma
non avrebbero
nemmeno guardato, ma tra le tante, banali paia di scarpe spiccavano due
converse nere decorate con un motivo di teschi.
“Sono
bellissime…” mormorò Bill
con il fiato sospeso, ammirandole in tutta la loro perfezione,
schiacciando il
naso contro il vetro.
“Su,
prendile.” Lo incitò il
gemello. “Tu adori queste cose.”
“No”
scosse la testa il moro.
“Costano troppo, e ti ho già fatto spendere un
sacco di soldi.”
“Dai,
che ti importa? Comprale
e basta.”
“No
Tomi, io… non posso.”
“Te
le regalo io.” Insisté il
biondo.
“Non
è mica il nostro
compleanno!”
“Beh,
te le regalo per San
Sughero, che guarda caso è oggi.” Disse deciso il
gemello, spingendolo dentro
facendo suonare il campanellino appeso alla porta. In pochi minuti fece
provare
le scarpe al fratello, le pagò, se le fece impacchettare e
uscì, trascinando
fuori un Bill ch a malapena si rendeva conto di cosa succedeva.
“Tom…
io…”
“Smettila,
non è niente.”
“E
invece è tanto!”
“Un
paio di scarpe è tanto…?”
stavolta fu Bill a fermarsi di colpo.
“Smettila.
Lo sai che per me è
importante.”
“E
tu lo sai che non mi piace
quando fai tutte queste scene.”
S’imbarazzò Tom, diventando rosso. Bill sorrise.
“Ma
quanto è carino Tomi che
arrossisce!”
“Io
non arrossisco.” Contestò
lui, diventando ancora più rosso.
“Si!”
“No!”
“Si!”
“Lascia
perdere, prendiamo un
taxi.” Borbottò il biondo, fermandone uno e
dicendo il nome dell’hotel. Aprì la
portiera e fece entrare il moro, sedendosi poi vicino a lui.”
“E
comunque io NON sono
arrossito!”
“Si,
abbiamo prenotato una doppia a nome di
Kaulitz Tom.” Riferì il biondo alla rossa seduta
dietro al banco della
reception.
“Si”
confermò lei, limandosi le unghie
annoiata. “Ma c’è stato un disguido e la
doppia non è più disponibile. Dovete
accontentarvi di due singole.”
“Ma…”
“E
ora mi scusi, ma gli altri clienti
vogliono le camere.” Li liquidò, lanciandogli due
paia di chiavi e rivolgendosi
ad una coppia di francesi. Il biondo sbuffò ma non disse
nulla, e borbottando a
proposito della disorganizzazione di quell’hotel
chiamò l’ascensore.
“Tomi…”
una voce lamentosa lo fece girare,
trovandosi di fronte un Bill quasi in lacrime. “Io ho paura
di dormire da
solo…”
“Non
ti preoccupare, una soluzione la
troveremo.” presero l’ascensore e raggiunsero il
loro piano, trovando le loro
camere in fondo al corridoio. 483 e 484. Per scaramanzia decisero di
entrare
prima nella 483. La stanza era abbastanza grande, con un bagno, un
salottino e
la camera da letto con il divano: potevano tranquillamente starci
entrambi,
senza dover usufruire anche della 484.
“Mh,
visto? Io dormo sul divano e tu sul
letto. Te l’avevo detto di non preoccuparti.”
“No
dai, sul divano ci dormo io.” Propose
Bill accorato.
“Si,
e la mattina ti trovo sul pavimento.
Ti muovi troppo, non ce le fai a dormire in un posto così
piccolo.”
“Si
ti dico!”
“N-o,
e il discorso è chiuso.” Tagliò corto
il biondo continuando a dare un’occhiata in giro.
Trovarono
le valige lì, ovviamente recapitate da Gustav e Georg. Sopra
c’era un biglietto
“Tornate presto, avventurieri di Londra! Se siete ancora
vivi, fate uno
squillo.” Lesse ad alta voce il moro, sorridendo. Come
richiesto, fece uno
squillo sul cellulare di Georg e intanto che aspettava
sistemò diligentemente i
suoi abiti nell’armadio, occupando tutto lo spazio; ma questo
non era un
problema per Tom, visto che non disfaceva mai le valige.
“Ecco
i dispersi!” rise Georg, facendo
irruzione nel salotto. “Siete stati in un motel?”
“GEORG!”
li ripresero loro dalla camera da
letto.
“Ehi,
scherzavo! Piuttosto, posso entrare?
Siete vestiti?”
“Smettila,
stupido.” Sbuffò
Tom, venendogli incontro con indosso
solo i jeans.
“Ah,
vi ho interrotto?” chiese, notando la
mancanza di maglia.
“Mi
stavo cambiando per la cena.”
“Allora
ci vediamo di sotto. Dopo facciamo
una capatina al night-club lì di fronte, okay?”
“Io
ci sto. Tu vieni Bill, vero?” domandò
il biondo al gemello ancora in camera.
“Mmh,
non lo so…”
“lo
prendo per un si. Ora sparite voi due,
dobbiamo vestirci.”
“Capito,
dovete fare le vostre cose...”
salutò Georg, ghignando. “A dopo!”
“Georg!!!”
“Lascialo
perdere.” Commentò Bill atono. A
Tom non sfuggì il repentino cambiamento d’umore
del fratello.
“Che
ti prende?”
“Niente.
Lasciami in pace, sto bene.” Lo
prese per un braccio e lo fece voltare, costringendolo a guardarlo
negli occhi.
“Bill”
scandì lentamente. “Che
c’è?”
“Niente,
ti ho detto.” Sibilò lui,
dimenandosi dalla sua stretta e rifugiandosi in bagno. Tom
sospirò, ma non
disse nulla ne lo seguì. Non ne aveva le forze,
semplicemente, non ce la faceva
più. Non tanto fisicamente quanto psicologicamente. E non
aveva il coraggio di
scoprire cosa passava per la testa di Bill. Non era stupido, sapeva
benissimo
che non era mai guarito; solo, cercava disperatamente di crederlo per
evitarsi
tutto questo. Ora, il suo intento era di lasciarlo perdere; voleva
rovinarsi la
vita? Liberissimo di farlo, ma lui si era stufato di dover sempre
cercare in
tutti i modi di aiutarlo senza cavare un
ragno dal buco, senza mai essere ringraziato. Non
pretendeva che
baciasse il suolo dove camminava, ma almeno non lo trattasse in quel
modo,
ecco.
Ma
in fondo Tom non avrebbe mai lasciato
suo fratello nei casini, ci pensò su per venti minuti buoni
avvicinandosi al
bagno e poi tornando indietro, in un circolo infinito, ma alla fine
aprì quella
stramaledettissima porta trovandosi. Lo trovò in piedi
davanti allo specchio,
con la t-shirt alzata mentre si toccava la pancia guardandosi in tutte
le
angolazione.
“Per
l’amor del cielo Bill, non sei
grasso.” Sbuffò il biondo
alzando gli occhi al cielo. L’altro abbassò
velocemente la maglietta,
arrossendo.”Non fare il bambino.”
“Sta
zitto. E non mi trattare come se fossi
un idiota.” Rispose astioso.
“Comincio
a credere che tu lo sia davvero.
Smettila con tutte queste paranoie, sei ridicolo.” Disse Tom,
tagliente.
“Davvero, vorrei sapere che cazzo hai in testa.”
“Sai
che ti dico?
Vaffanculo, Tom! Tu e la tua fottuta psicoanalisi!” gli
urlò Bill, uscendo
dalla stanza sbattendo la porta, scendendo le scale fino alla sala da
cena
dell’albergo. Il rasta diede un calcio al tavolino la vicino,
facendosi anche
male, e poi seguì il fratello di sotto.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
E litigano di nuovo ç.ç poveri cicci, sempre a
beccarsi stanno.
eccomi di nuovo qui, non troppo in ritardo stavolta XD
la fanfic l'ho finita =ç= 11 capitoli
ù.ù la fine è banale, scontata,
scritta malissimo e insulsa, ma non la cambio.
fa schifo ma mi piace T^T perdonatemi se a voi non piacerà.
MSN è ufficialmente andato, non mi fa far nulla, solo
entrare (é.è) lo dico per i poveri contatti che
avevano il mio contatto.
e mio fratello ha finito le salsicce. le mie salsicce
è____é MIE, capite? solo mie! e lui le
ha mangiate tutte!
fratello feccia >.<
bellissimo Der Letze Tag uscito ieri a Trl, già visto su you
tube ma sul tubo canonico ancora meglio *.* esiste qualcosa di
più perfetto dei Tokio Hotel?
No XD
ciao belli.
jolly24: aggiornato... relativamente presto XD spero ti piaccia anche
questo ^^
vero94: grazie dei complimenti ^^ spero ti "intrighi" anche questo
capitolo ^^
Colinde: davvero, sei essenziale ù.ù per quella
foto sto trattando con Georg... se riesco ad averla te ne
spedirò una copia XD
ArY_EnGeL: dolce il mio Tommolo ** alla fine mi sono decisa, si XD
sempre meglio tardi che mai, no? un bacio ^*^
Arumi_chan: è vero, ho un profilo!! è da un sacco
che non ci penso, sarà ora di cambiarlo XD (me partita di
testa °°) grazie mille dei complimenti, mi fai
arrossire ^///^ si tommolo è un Amore con la A maiuscola...
un Liebe XD XD in effetti, per quanto geniale, sexy &
affascinante sia Gregory House avrebbe problemi anche lui
>.< spiacente ma G&G non avranno nessun ruolo
importante ç__ç preferisco farla rimanere una
cosa tra i gemelli U.U ma qualcosa scriverò anche su di
loro, sono troppo pucci ** ciao ciao ^^ PS: tua madre sembra la mia in
quanto a minacce XD e aggiugimi pure su MSN, anche se ho qualche
problemino O.O°°
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Una lettera per Tom ***
Anorexia
Si
sedettero agli estremi opposti del
tavolo, senza nemmeno guardarsi. Se durante la litigata precedente non
avevano
aperto bocca, ora non facevano che punzecchiarsi a vicenda con
frecciatine di
cattivo gusto; Georg e Gustav facevano scivolare lo sguardo da un
all’altro,
come in una partita di tennis. Tom si trattenne a malapena dal
raccontare ai
due che Bill era anoressico, perché sapeva che dopo il
gemello si sarebbe
infuriato veramente. Si era arrabbiato con lui, ma non voleva che lo
odiasse.
“Ehi
Georg, hai visto mio
fratello?” gli urlò nelle orecchie, la musica
assordante sovrastava ogni cosa e
dovette ripetere più volte la domanda per farsi comprendere;
le ragazze che
civettavano li vicino non erano decisamente d'aiuto, e il biondo
dovette far
leva sul suo autocontrollo per non intimare a tutte di levarsi dai
coglioni.
Alla fine erano andati tutti e quattro nella discoteca di fronte
all’hotel, e
non era riuscito a riappacificarsi con il fratello. Lo vedeva ancora
più nervoso
ed era seriamente intenzionato a parlargli, ma dopo poco lo aveva perso
di vista,inghiottito
dalla folla che rumoreggiava intorno a lui.
“Si,
proprio un momento fa. Mi
ha detto di riferirti che... aspetta, com'è che ha detto? Ah
si, che è successo
di nuovo, e che ti vuole bene e gli dispiace. E ti saluta.”
il colore defluì
improvvisamente dal volto già pallido di Tom, un terribile
presentimento gli opprimeva
il cuore avvolgendolo in una sensazione orribile che non aveva mai
provato
prima; percepiva un pericolo, ma non aveva paura
per se... voleva solo
sapere dove accidenti era Bill, perché quel presentimento si
faceva via via più
spaventoso. Afferrò il bassista per le spalle, scuotendolo e
cercando di
svegliarlo da quello stato di confusione che lo aveva assalito.
“Cosa
è successo? E come
mai gli dispiace?!” l'amico si divincolò dalla
stretta possente del ragazzo, continuando
a bere tranquillamente la vodka da un bicchiere di vetro da cui
spiccavano
tracce di rossetto rosa perla, stranamente simile a quello che si
trovava sulle
guance di Georg.
“Calma
amico, ha me ha detto
solo questo, poi non ne so niente. Piuttosto, perché non ti
bevi qualcosa e
conosci qualche bella ragazza? il chitarrista lo spinse via disgustato,
percependo dall'alito pesante che ormai era andato, e si fece largo tra
la
folla di donne che si erano radunate accanto a lui. Una mano smaltata
di rosso
si posò sul suo braccio, tirandolo indietro per convincerlo
a restare, ma lui
senza troppi complimenti scacciò l'invadente ragazza e corse
fuori, tirando
gomitate a destra e a manca per farsi spazio. Si rovistò
nelle tasche cercando
disperatamente il cellulare, e compose in pochi secondi il numero del
gemello,
pigiando freneticamente i piccoli tasti. Pregò con tutto se
stesso di riuscire
a sentire presto la sua voce, la voce che riusciva a tranquillizzarlo
con poche
parole, la voce che gli dava dello scemo per essersi preoccupato tanto;
ma il telefono
squillò a lungo, finché non scattò la
segreteria telefonica. Tornò in hotel,
incrociando le dita sperando di trovarlo lì; percorse il
tappeto rosso all'ingresso
con il cuore in gola e si precipitò all'ascensore, premendo
ripetutamente il
pulsante bianco di fianco alle porte argentate che, maligne, non
volevano
aprirsi. Perdendo la pazienza, lasciò stare e
imboccò il corridoio che portava
alle scale, salendo gli scalini due a due, sempre più su,
fino al dodicesimo
piano, a ogni passo l'ansia che aumentava: cominciava ad avere davvero paura.
Si fermò fuori dalla porta, ansimando esausto
dalla corsa, tenendosi una
mano sul petto dove il cuore sembrava voler scoppiare. Dopo essersi
concesso
qualche secondo per riprendersi, bussò insistentemente alla
porta chiamando a
gran voce il gemello, ma dalla camera non proveniva alcun rumore. Si
specchiò
nelle cifre in ottone che spiccavano dal legno scuro, vedendo in lui
gli occhi
che ogni mattina gli davano il buongiorno, che ogni sera gli auguravano
la
buonanotte, che lo sostenevano quando qualcosa non andava, che lo
convincevano
a non mollare mai.
“Scusi,
me potere aiutare lei?”
Tom si girò di scatto, scoprendo una spaesata cameriera
straniera, dall'accento
tedesco emergente dall'inglese stentato, che spingeva il carrello in
cui erano
riposte scope e detersivi vari. Era così preoccupato per il
gemello che nemmeno
si era accorto della presenza della giovane donna; in un'altra
situazione
avrebbe certamente notato che era molto carina, con i lunghi capelli
biondi che
incorniciavano il viso sottile dai lineamenti dolci, ma per lui in quel
momento
esisteva solo Bill e si rivolse a lei, gli occhi lucidi accesi da una
luce di
speranza.
“Parli
tedesco?” le chiese,
rivolgendosi a lei nella sua lingua madre. L'interpellata
sembrò acquistare sicurezza
e rispose affermativamente.
“Puoi
aprire la porta della mi
stanza per favore?” di nuovo, la donna annuì e
rovistò nelle grandi tasche del
grembiule candido macchiato dal duro lavoro, estraendone subito dopo un
grosso
mazzo di chiavi dorate leggermente arrugginite; consultò
accuratamente le
targhette plastificate e ne scelse una, infilandola nella serratura
della
porta. In pochi attimi che a Tom parvero secoli, la cameriera
spalancò
l'entrata e il biondo varcò l'ingresso,ringraziando
frettolosamente la tedesca
e congedandola. Cercò nervosamente il fratello nelle grandi
stanze, chiamandolo
e riprovando a telefonargli. Stava per uscire, sconfortato ma deciso a
trovarlo, quando un foglio poggiato al centro del suo letto
attirò la sua attenzione.
Aggrottò le sopracciglia, pensieroso, e si sedette sulle
morbide coperte blu
notte, prendendo in mano il documento. Riconobbe subito la sofisticata
grafia
svolazzante di Bill, e una morse gli strinse il cuore; fu seriamente
tentato di
non leggere, temendone il contenuto, ma il senso del dovere e l'affetto
che lo
legava al fratello lo spinsero a decifrare la complicata scrittura.
Tom,
non so cosa ti aspetti da
queste frasi che i sto scrivendo, ma posso dirti che non ti
piacerà. Però so
che nonostante tutto tu continuerai a leggere, ti conosco troppo
bene...
malgrado il dolore che sai ti provocherà questa lettera tu
leggerai ogni
singola parola.
Questi
ultimi mesi sono stati
difficili per tutti e due, soprattutto per me. Tu hai sofferto a causa
mia, ma
non puoi nemmeno immaginare quanto mi ha fatto male sapere che tu ti
tormentavi
così per colpa mia. Questo non potrò mai
perdonarmelo, non merito tutto questo
amore da parte tua, non merito proprio nulla. Sono un pessimo fratello,
una
persona orribile, e ho una vita che fa schifo.
Ma
non parliamo di questo, non
è questo che voglio dirti. Io ho assolutamente bisogno di
farti sapere che io
ti voglio bene, ma non un bene superficiale; sei la persona
più importante
della mia vita, una persona splendida che non merita tante
preoccupazioni. Ma
ti sono riconoscente per tutte le attenzioni che mi hai dedicato, per
tutto
l'amore che mi hai donato, per tutto il tempo che hai sprecato per
stare con
me, sebbene non eri obbligato. Io ti ringrazio davvero, non avrei
potuto avere
un gemello migliore, sei stato da sempre una colonna portante per me:
non so
cosa avrei fatto se tu non ci fossi stato. E adesso sono qui, a
riempire di
parole questo foglio senza sapere nemmeno perché. Vorrei
solo che tu capissi
quanto hai fatto per me. Non sarei riuscito a resistere così
a lungo senza la
tua presenza, sei l'unico che mi ha sempre capito. Spero capirai anche
questa
mia scelta, la mia decisione di incamminarmi in una strada che di certo
disapprovi. Ma adesso, per la prima volta, andrò da solo...
non ci sarai tu ad
aiutarmi, a consigliarmi, a sopportare le mie lacrime che ormai vedi
troppo
spesso. La morte. L'ultima, estrema avventura.
Addio
Tomi, ti chiedo solo di
dimenticarmi. Rifatti una vita. Hai diciotto anni, scordati di un
fratello inutile
e malaticcio che non sa darti che problemi, vivi finalmente senza avere
qualcuno
di cui devi occuparti. Abbi la vita che vuoi veramente, non quella che
ti è
stata affibbiata. Avrei tanto voluto abbracciarti prima di questo, ma
proprio
non c'è tempo. E temo di non avere più il
coraggio dopo, sono troppo
egoisticamente attaccato a te per accettare l'idea di abbandonarti.
Sii
felice, Tom.
Felice
come io non sono mai
potuto essere.
Con
affetto,
Bill
Tom
lasciò cadere il foglio,
che toccò terra emettendo un lieve rumore, perfettamente
percettibile nel
silenzio che regnava nella stanza 483 dell'Hotel Queen's Crown Jewels.
Un
silenzio che non durò a lungo, infranto dallo sbattersi
della porta provocato
dal biondo che si precipitava fuori dalla camera correndo fino a
togliersi il
fiato, correndo come non aveva mai fatto, correndo per salvare l'unica
cosa davvero
importante della sua vita.
-----------------------------------------------------------
Siamo in dirittura d'arrivo, gente <3
penultimo
capitolo.
i
cento metri signori, i cento metri! (XD)
ci
si avvicina al finale più brutto che potevo scegliere (K)
grazie
come sempre delle vostre recensioni dolciose (L)
anche
se me ne hanno cancellate 12 ;.;
niente
ringraziamenti oggi, devo studiare l'australia -.-°°
e
fare anche un'altra cosa ma non me la ricordo ò.ò
guarderò
l'agenda U.U
il
nome dell'hotel è stupido, i know. ma è la prima
roba inglese che ho pensato @.@
la
lettera è stupida, ma meglio non mi viene.
e
la cameriera è una sgualdrina ù.ù
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** "Salti tu, salto io." ***
Anorexia
Tom
pensava. Dove diavolo era
suo fratello? La speranza che ancora fosse vivo gli solleticava il
cuore
spingendolo a non arrendersi, costringendosi a credere che aveva
rinunciato a
quella pazzia. Lui lo doveva avvertire se succedeva qualcosa a Bill,
era sicuro
che se il gemello fosse morto gli si sarebbe spezzato qualcosa dentro,
non
poteva andarsene senza che lui se ne accorgesse. Un pensiero gli
balenò in
testa; in un batter d'occhio raggiunse la scala antincendio e raggiunse
il
tetto, illuminato dalla fioca luce proveniente dai lampioni pochi metri
sotto.
Perlustrò velocemente il perimetro dell'edificio, con il
cuore che batteva
all'impazzata; più volte si convinse di aver individuato una
presenza, ma era
dovuto solo agli scherzi che gli giocavano l'ansia e la stanchezza.
Stava per
andarsene per cercare il gemello altrove, quando un singhiozzo gli
giunse alle
orecchie, facendolo voltare.
Bill
era lì.
Era
seduto sul cornicione di
cemento, indifeso e spaurito, avvicinandosi sempre più al
baratro che sporgeva
accanto ai suoi piedi chiusi nelle Converse comprate insieme al
fratello, che
dondolavano lentamente avanti e indietro, avanti e indietro, come in un
agghiacciante, mortale gioco.
“Bill...”
il moro si accorse della sua presenza, sorprendendosi. Si
alzò, lentamente,
voltando le spalle al vuoto.
“T-tom...
?”
“Che
cazzo stai facendo, cretino?”
“Tom,
ti
prego... non rendere tutto più difficile, già
è abbastanza complicato!” il
cantante fece un passo indietro, avvicinandosi sempre più al
buio che stava per
risucchiarlo.
“Bill
ti
scongiuro non fare cazzate!”
“Mi
dispiace Tomi, davvero... ma io non posso continuare
così.” chiuse gli occhi,
pronto a lasciarsi andare al dolce abbraccio della morte, ma con un
balzo il
biondo lo raggiunse , afferrandolo per la mano e stringendola forte,
impedendogli di cadere.
“Non
ci
pensare nemmeno! Ti ricordi quando ci hanno fatto quell'intervista? Ci
hanno
chiesto cosa avremmo fatto se uno dei due moriva. Noi abbiamo risposto
che
moriva anche l'altro!” ma Bill lasciò la sua mano,
scuotendo leggermente il
viso solcato da una lacrima e allontanandosi da lui.
“No
Tom,
stavolta non è una stupida intervista. Vattene.”
“No,
cazzo!”
“Tu
non
puoi capire cosa provo! Questa malattia resterà sempre in
me, non me ne
libererò mai perché è un circolo
infinito! E non posso conviverci, per quanto
possa sembrare che sia guarito prima o poi ci ricaderei di sicuro.
Tutto quello
che ho, che abbiamo fatto, è stato
inutile. L'anoressia ti consuma
dentro, ti distrugge e se non glielo impedisci ti uccide. E
io non ho più
la forza di impedirglielo, non ho più la forza di vivere...”
Tom abbassò
gli occhi, per poi rialzarli più decisi di prima.
“Te
lo
giuro, in qualche modo faremo. Io sarò sempre con te,
farò qualsiasi cosa,
guarirai! Non lasciarmi ti prego... sei l'unico che per me conta
davvero!” Bill
sorrise, triste.
“Troverai
presto qualcuno che prenda il mio posto, ne sono sicuro.”
“Bill!
La
tua vita è troppo importante per buttarla via
così!” il moro fece un passo
avanti, stava per svanire nell'oscurità lasciandosi alle
spalle un'esistenza
impregnata di dolore e segnata da tante, troppo sofferenze.
“Addio,
Tomi...”
“NO!
”
Tom fermò il fratello con la disperazione negli occhi, non
poteva lasciarlo
andare così dopo averlo ritrovato, aveva rischiato tante
volte di perderlo per
un pelo e non voleva mollare proprio adesso. Lo abbracciò da
dietro
bloccandogli le braccia, impedendogli di avanzare; appoggiò
la testa dietro
sulla scapola scarna del gemello, stringendolo forte. “No
Bill, no...” sussurrò
singhiozzando. “No...no...”
“Lasciami
Tom” mormorò il moro dolcemente.
“è così che deve andare, lo sai anche
tu.”
“No...”
“Fa
male,
lo so, ma pian piano qualcuno ricucirà le ferite che ti sto
infliggendo io
adesso. Passerà presto, te lo prometto.”
“Cazzo,
io non voglio nessun altro… io voglio te!”
“Io
non
posso restare.”
“Salti
tu, salto io Bill. Buttati e vengo con te!” il moro lo
guardò incredulo, anche
lui prossimo alle lacrime; ma voleva essere forte, per una volta non
voleva
essere debole. Con gentilezza allontanò il corpo del
gemello, allentando la
stretta, ma non riuscì a liberarsi completamente.
“Salti tu salto io.”
“Lasciami,
Tom.”
“Ti
prego, ricominciamo da capo. Lascia perdere questa stronzata,
andrà tutto bene
ora...ci ritiriamo per un po' dalla vita sociale e pian piano guarisci;
tornerai come prima, tutto tornerà come prima! Vuoi davvero
darla vinta ad una
malattia? Dimostra di essere forte, Bill! Scendiamo da questo
cornicione e
dimentichiamo tutto, riscriviamo la nostra storia...” il
cantante tentennò,
mordicchiandosi le labbra sottili in preda al dubbio. E Tom
aspettò. Aspettò,
perché non poteva fare altrimenti. Aspettò,
perché per suo fratello avrebbe
fatto di tutto. Aspettò, con il cuore in gola.
Aspettò, con le mani sudate.
Semplicemente, aspettò che Bill decidesse se le loro vita
dovessero finire o
no. Lentamente, il moro si rigirò tra le sue braccia,
trovandosi faccia a
faccia con lui... e lo abbracciò, scoppiando finalmente a
piangere.
“Piangi,
Bill. Piangi finché vuoi.”
{
S e
i M e s i D o p o }
“E
lui
allora mi ha detto che dovevo arrangiarmi. Cioè, ma ti
sembra giusto?! ... Tom?
Tom ma mi stai ascoltando?” Bill interruppe il suo monologo
ingiurioso che
accusava il manager di non aiutarlo mai con i testi e si
fermò a guardare il
fratello.
“Eh?
Ah
si, certo...” rispose distrattamente lui, continuando a
fissarlo, praticamente
con il fiato sospeso.
“Va
bene.” disse il moro “Non butterò il
cibo di nascosto, ne andrò a vomitare. E
ho gettato nella spazzatura tutti i dimagranti e integratori
alimentari.” Tom,
involontariamente, tirò un sospiro di sollievo.
“Davvero?”
“Si,
scemo. Oggi come tutti i giorni da sei mesi. Non credi che sia ora di
allentare
un po' la vigilanza, carceriere?”
“Assolutamente
no.” affermò il biondo, fingendosi serio.
“Anzi, ho l'intenzione di non levarti
gli occhi di dosso, Kaulitz. Bada a quello che fai!”
“Sissignore,
signor carceriere. Pensa di darmi l'autorizzazione per una pizza con i
Tokio
Hotel stasera?”
“Umh,
devo pensarci. Dipende anche da ciò che farai per
me...” Tom sorrise malizioso,
accendendosi una sigaretta; Bill si avvicinò pericolosamente
al suo volto,
arrivando a pochi centimetri dal suo naso.
“Si,
potrei fare qualcosa per te...” gli sussurrò nelle
orecchie, dolce. Gli carezzò
lentamente le guance, facendolo rabbrividire a quel tocco delicato,
sotto le
dita affusolate del ragazzo. “O per i tuoi
polmoni!” rise, strappandogli
in un colpo la sigaretta dalle labbra e schiacciandola nel posacenere.
Il
biondo restò sbalordito, non sapendo nemmeno cosa si
aspettava dal fratello; ma
di certo quel brusco movimento non se lo aspettava, dopo quei gesti
pensava che
il gemello avrebbe fatto qualcosa.
“Bill!”
“Fra
vent'anni i tuoi polmoni mi ringrazieranno, credimi” lo
motteggiò il moro,
rinfacciandogli quella battuta di un tempo che ormai appariva lontano,
sembrava
talmente surreale da dubitare della sua esistenza. Ora il cantante
aveva
riacquistato un peso normale, era sempre magro ma non anoressico; era
finalmente tornato il solito Bill, il ragazzo allegro, solare e
contento di
vivere con cui era cresciuto, non un triste adolescente curvo dalle
ossa
sporgenti e perennemente esausto a causa della mancanza di cibo. E
mentre
rincorreva il gemello in giro per la stanza per vendicare la sigaretta
perduta,
Tom non dubitò più, finalmente sicuro che fosse
finalmente guarito. Si
ritrovarono stesi sul divano a farsi i dispetti, a farsi il solletico a
vicenda
cercando l'uno di spingere a terra l'altro. Si fermarono dopo mezz'ora,
stanchi, abbracciandosi tra gli innumerevoli cuscini colorati, con Bill
che
riposava tranquillo sul petto di Tom, con gli occhi chiusi, godendosi
quegli
attimi così semplici ma così importanti per loro.
Stare insieme, farsi le
coccole o punzecchiarsi era diventato un lusso tra tutti gli impegni
che
avevano; il moro adorava stare con il gemello, accoccolandosi su di lui
mentre
il biondo gli accarezzava la schiena protettivo, facendolo sentire al
sicuro.
“Tomi?”
lo chiamò, la voce leggermente roca.
“Umh?”
“Perché
la gente muore?” il biondo era stupito, ma nemmeno troppo: il
gemello se ne
usciva spesso con questo domande, adorabilmente ingenue. E le poneva a
lui, al
suo Tomi, l'unico di cui si fidasse davvero.
“Perché
deve succedere Bill. Tutti muoiono prima o poi, anche noi due, e mamma,
e
Gustav e Georg. Nessuno vive per sempre.”
“Ma
perché proprio in un momento? Chi lo decide che è
quello il momento in cui
qualcuno deve morire?”
“ Nessuno
lo decide. Succede e basta.”
“Ma
se
qualcuno non vuole più vivere e si suicida lo decide lui
quando morire...” ribatté
il moro abbassando gli occhi truccati di nero.
“Questo
perché ognuno decide cosa fare della sua vita,
Bill.” calò il silenzio,
interrotto solo dal ticchettio della pendola ottocentesca appesa al
muro, che
scandiva dolcemente i secondi; il chitarrista intuiva che qualcosa
frullava
nella testa del fratello, e il sesto senso gli diceva che quel qualcosa
era
legato all'anoressia.
“A
che
pensi?” gli chiese.
“A
quelli
come me... quelli che soffrono per quell'orribile malattia. Io sono
guarito, ma
tutte le altre persone magari non hanno un gemello straordinario come
te a cui
appoggiarsi, e devono uscirne da sole. E non tutti ne escono... sono
loro che
decidono di morire, Tomi?” il biondo sospirò,
abbracciando stretto il fratello.
“Si,
Bill... è brutto, ma è
così.” gli sussurrò nell'orecchio
“Ma sappi che io non
ti lascerò mai, te lo giuro.”
“Si
ma...” continuò il moro con la voce incrinata
“L'anoressia è tremenda. Io stavo
da schifo, pensa a chi è solo oltre che malato...”
“Stasera
chiamiamo la banca e facciamo una donazione agli istituti per
riabilitazione
degli anoressici. E facciamo un tour di beneficenza per aiutare chi
è affetto
da questa malattia. Ti va?” gli occhi di Bill si
illuminarono, e annuì, dando
un bacio al gemello.
“Grazie
Tom! Avvertiamo subito Gustav e Georg!” strillò,
alzandosi di corsa e uscendo
di gran carriera dalla stanza.
“Uff,
mai
un attimo di pace...” brontolò il gemello,
sbadigliando. “Tanto vale che mi
faccia una dormitina... prevedo che in questi mesi sarò
orribilmente
impegnato.” come intuibile, Bill ricomparve un attimo dopo
sulla soglia,
guardandolo sgomento.
“Che
ci
fai ancora sdraiato?! Muoviti, dobbiamo organizzare tutto!”
gli urlò nelle
orecchie, afferrandolo per un braccio e costringendolo ad alzarsi,
trascinandoselo dietro fino alla macchina che li stava per portare dal
loro
manager.
----------------------
Fine,
gente ò.ò
Terminata.
Capolinea.
Stop.
Mi
mancherà Anorexia ;.; la mia
prima fic sui Tokio Hotel! Ma non sarà l’ultima,
anzi <3
Angolo
pubblicità à
ti è
piaciuta Anorexia? Ti ha minimamente incuriosito? Non hai nulla da
fare? Allora
tieni d’occhio la categoria TH durante l’estate:
è in arrivo un’altra fic dalla
fumata che ha
scritto Anorexia XD anzi,
due fic perché si unirà con la sua gemegnata e ne
farà anche un’altra. Ma di
questa non vi anticipo nulla, solo che vi lascerà
così: O___O e penserete: che
si sono bevute queste? Poi un’altra fic che è
tutta matteria del mio sacco. Non
basta Bill anoressico-suicida. Ci sarà anche Tom cieco.
3 banale, ma DEVO
scriverla. Tant’è che l’ho
già cominciata. Comunque in questi giorni penso
posterò scleri su anime e manga partoriti durante matematica
ò.ò e ho in mente
una LxElle per la mia Francescuccia <3 tutta per te, amore XD ma
la vedrai
fra un sacco di tempo. Forse per il tuo comply la finisco XD non ho
nulla da
dire. Boh. Grazie a tutti naturalmente, 40 persone che
l’hanno messa tra i
preferiti e tutte le anime pie che hanno commentato ** vi amo!
Ah,
dimenticavo. Nel capitolo ci
sono lievissime scene twincest.
Dite
che lo dico tardi?
XD
Twincest
rulez.
LOL
Tokiomiky:
oh si, io e l’autocritica
siamo la stessa cosa U.U grazie per i complimenti cara **
Jolly24:
e io mi ero affezionata a
te <3 i tuoi commenti sono sempre gentilissimi! Grazie come
sempre dei
complimenti cara!
_Glossy_:
non so quanto possa
sorprenderti questo penoso finale 3 spero che ti piaccia
comunque. E grazie
di tutti quei complimenti, sei troppo buona!
Xx_dark_lady_xX:
no, billuccio non
lo farei mai morire ç-ç (o forse si? XD) grazie
del commento!
ArY_eNgEl:
già, sono unitissimi i
nostri gemellini! Che amori che sono ** infatti bill si salva per
questa volta.
Solo x stavolta, eh XD grazie dei complimenti!
Facy:
su, bill vive! Pace e gioia
tra gli uomini, il nostro bill è salvo ^^ grazie anche a te!
Vero94:
grazie mille dei
complimenti, sei davvero carina ^^ e bill non salta stavolta, tom
arriva in
tempo **
Piska:
ja, sono cattiva ù.ù grazie
dei complimenti, spero davvero che la lettera non sia stupida.
L’ho riscritta
cento volte e ancora non sono soddisfatta =.=°°
Helena89:
grazie dei complimenti
^^ e si, bill si salva!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=209299
|