Moonlight

di _Angelica_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La luna piena ***
Capitolo 2: *** Mai fidarsi degli occhi ***
Capitolo 3: *** Star and Moon ***
Capitolo 4: *** Passato e presente ... ***
Capitolo 5: *** Letter to Rose ***
Capitolo 6: *** Perdonare è la cosa giusta? ***
Capitolo 7: *** Ciao Hanna ***



Capitolo 1
*** La luna piena ***


“Ma ti guardi? Sei penosa, guarda tua sorella quanto è bella non hai preso niente da lei … “
<< Eveline … >> In quel momento sobbalzai, ero entrata in trans, uno di quei momenti dove il passato ti viene a fare visita e non sai come liberartene. Quell’anno la mia famiglia ed io prenotammo una casa in riva al mare, mio zio stava poco bene per cui decidemmo di viaggiare e dopo ore di volo arrivammo in Australia. Ero seduta sulla spiaggia, con i piedi in acqua a guardare la luna che si specchiava nel mare come fosse un’enorme distesa di specchi.
<< Eveline, perché non vai in giro a conoscere nuove persone? >>
<< Mamma ti prego, non mi va … >>
<< Dai Eveline, magari conosci qualche amica a 16 anni è facile fare amicizia. >>
Dopo quelle parole mi alzai, mi pulii il sedere dalla sabbia che era rimasta attaccata ed iniziai a camminare. Non volevo sentire le innumerevoli prediche di mia madre, dove lei racconta in continuazione della sua adolescenza, dei suoi amici, e delle tante volte che cucinava e puliva, creando altre differenze come se tra me e mia sorella non ce ne fossero abbastanza. Notai un silenzio tombale, interrotto solo dal caos che abitava nella mia testa. La brezza mi sfiorava i capelli e si sentiva l’odore del mare da chilometri e chilometri. Arrivata ad una certa distanza da casa, notai un gran falò e dei ragazzi vicino al fuoco che bevevano e si divertivano. La cenere era ovunque, e un pizzico mi arrivò sul naso tanto da sporcarmelo.
<< Ciao … >>
Sentii una voce maschile dietro di me, mi girai di scatto e notai una figura alta con una tavola da surf in mano. I suoi capelli erano mezzi bagnati e si intravedeva anche al buio i suoi occhi azzurri.
<< Scusa se ti ho spaventata, non ti ho mai vista qui … Io sono William. >>
<< Eveline… >>
<< Ti va di unirti a noi ? >>
<< No … Io … >>
<< Dai, ti presento alcuni amici! >> Detto questo mi trascinò con forza verso quel grande falò, e per un istante mi sentii minacciata e invulnerabile.
<< Ragazzi lei è Eveline, è nuova di questo posto. >>
I ragazzi che fino a poco tempo fa bevevano e si divertivano iniziarono a squadrarmi dalla testa ai piedi mentre uno farfugliava qualcosa all’orecchio e altri che istintivamente si alzarono e si dirigevano verso di me offrendomi qualcosa da mangiare o bere e che io immancabilmente rifiutavo. Ad un tratto vidi sbucare da un furgone posto a distanza dal falò due figure nere che venivano verso di me, pian piano le figure diventavano sempre più nitide fino a constatare che la prima aveva lunghi capelli biondi, la seconda capelli corti scuri con ciocche qua e là bionde.
<< Ciao io sono Alyson, e lei è Mona … >>
<< Ciao, io sono Eveline >>
La ragazza bionda che si presentò, mi fece un gran sorriso aveva dei denti bianchissimi che risplendevano quasi come la luna stessa. Per un attimo la invidiai.
<< Vieni, resti con noi e magari ci divertiamo un po’. >>
La sera passò in fretta, con loro mi sentii bene e capii di aver trovato delle amiche giuste quasi come quelle che avevo lasciato a casa. Meritavo quel momento di pace, come meritavo di essere felice dato che non avevo avuto un’infanzia facile.
<< Sai, penso che tu piaccia a William … >>
<< Cosa? >> In quel momento stavo sorseggiando una coca- cola, e non appena sentii quella affermazione rischiai di affogare quasi come fossi in mare aperto. Dopodiché mi voltai di scatto e notai che William mi fissava con la coda dell’occhio continuando a parlare con l’amico.
<< Anzi non penso, è … >> Dopo questa affermazione Alyson iniziò a ridere, mentre Mona fece un breve sorriso per poi alzarsi e prendere un bicchiere di birra.
<< Sai sono contenta di averti conosciuta, sembri simpatica poi magari ti lascio il numero e parleremo. >>
<< C-certo … >> Risposi in modo distaccato, pensavo e ripensavo a ciò che mi aveva detto Alyson e che di sicuro era solo una bugia. Iniziai a sentire un telefono squillare, e quel suono mi portò alla realtà quella in cui dovevo alzare il culo per l’ennesima volta e seguire la posizione opposta cioè verso casa.
<< Ragazze io devo andare … >>
<< Di già? Allora ci vediamo domani. >> Vidi Alyson avvicinarsi e abbracciarmi e nello stesso tempo seguii Mona che fece lo stesso.
<< Posso farti compagnia ?? >> In quel momento rimasi stupefatta, non mi sarei mai aspettata una simile richiesta.
<< Certo >> Dissi io in uno tono quasi timido.
Percorremmo la strada, quella stessa sabbia che abbiamo calpestato poche ore fa. In quel momento William iniziò a parlare e mi chiese ...

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Capitolo 2
*** Mai fidarsi degli occhi ***


‘Da quanto sei qui?’
‘ Meno di due giorni sicuro.’  Tenevo le mie scarpe nella mano destra, inciampavo ogni due secondi così,stanca, decisi di toglierle.
‘Sei qui solo per le vacanze?  ’
‘ Si, veramente lo scopo sarebbe quello di star vicino a mio zio quindi non so quando ritorneremo in Italia ‘
‘ Sapevo che eri italiana ti si vede un miglio lontano‘ disse lui con  un sorriso stampato in volto. In quel momento avrei tanto voluto chiedergli cosa hanno le italiane da farsi riconoscere, ma non parlai. In effetti avevo ancora un po’ timore di lui.
‘Devi già essere di ritorno?’ Feci cenno di no, anzi mia madre avrebbe tanto voluto non avermi in torno.
‘Allora rimaniamo in spiaggia.’
Iniziammo a parlare del più del meno, la scuola, le amicizie, il cibo …
‘Tu hai un ragazzo lì in Italia?’ Fece lui all’improvviso interrompendo quella frazione di secondi in cui nessuno dei due aveva emesso fiato.
‘No, non ne ho uno. Sono stata molto impegnata con la scuola, e grazie a questo che vi riesco a capire poi non sono un tipo da ragazzi.’ Il viso di William si contrasse in una espressione di stupore, come se quell’espressione volesse chiedere il motivo della mia affermazione.
‘Sai è complicato, magari un giorno ti spiegherò.’ Lui sorrise,quel sorriso che fa sciogliere ed io ricambiai. Guardammo per tutta la notte le stelle,la luna e capimmo che quello era il paradiso se riesci a condividerlo con qualcuno che resta in sintonia con te.
‘La vedi quella stella? Te la dedico’ mi girai di scatto, e notai che la stella che mi dedicò era quella più luminosa,quella che si vede anche da casa mia in Italia. Rimasi sconvolta dalle sue parole. Mai in vita mia un ragazzo ha mai fatto qualcosa per me’
‘Scommetto che lo dici a tutte’
‘E chi te lo lascia credere?’ Disse lui in tono beffardo.
In quel momento presi il telefono per controllare l’ora, e rimasi sconvolta dalle innumerevoli chiamate di mia madre e dell’ora che si era fatta.
‘Io devo andare …’
‘Aspetta … Posso invitarti alla festa di domani? Nello stesso posto di stasera organizzeremo una festa, e vorrei che ci fossi anche tu.’ Gli sorrisi, e lui capii che quella era una risposta alla sua domanda. Mi riaccompagnò a casa e mi lasciò come ricordo una bacio sulla guancia.
 ‘A domani stella’
‘Ciao Luna’
Il mattino seguente mi svegliai con un sorriso sulle labbra, ero così carica che nemmeno un lavoro faticoso mi avrebbe fermata.
‘Eveline c’è tua sorella a telefono’ Urlò mia madre dal salotto. Parlammo per circa 20 minuti buoni, poi io troncai il tutto dicendo che avevo da fare e che dovevo andare in centro e così feci. Andai in giro per i negozi, cercando qualcosa di decente da mettere, quando all’improvviso vidi William uscire dal negozio. Volevo andargli in contro, salutarlo, ma vidi che una ragazza dalla chioma bionda lo seguiva prendendogli la mano.
‘Non posso crederci,quella è Alyson… ’ Avevo le lacrime agli occhi, esse pungevano agli angoli ed io cercavo di ricacciarle per non farle uscire. Pagai il vestito comprato e ritornai a casa. Tutto il giorno lo passai con le cuffie nelle orecchie a fissare il soffitto di legno.
‘Ho già avuto una delusione e non sono qui nemmeno da 48 h’ queste parole giravano e rigiravano nella mia mente, e non potevo fare altro che caricarmi di altri pensieri come se non ne avessi abbastanza. In quel momento mi squillò il cellulare, e vidi sullo sfondo dei numeri lanciati lì, numeri che non avevo mai visto.
‘Pronto …’
‘Eveline sei tu? ’
‘William chi ti ha dato il mio numero?’
‘Alyson’
‘Ah già, Alyson …’ Dissi io in un tono quasi impercettibile, come se i pensieri volessero scappare via ed io cercassi di tenerli per me senza risultato.
‘Ho dovuto pregarla per farmi dare il tuo numero, ora dovrò aiutare nostro padre al posto suo.’
‘Nostro padre? Siete fratelli?’
‘Si, Alyson non te lo ha detto?’ In quel momento feci un sospiro di sollievo, mai come quella volta il mio cuore si sollevò e non facevo altro che sorridere. Fissammo un orario preciso e finimmo la conversazione. Feci una doccia breve, ed infilai il vestito che ho comprato giusto per l’occasione. I capelli li rimasi sciolti, le ciocche si confondevano con i nastrini che mi cingevano la vita e per la prima volta mi sentii bella. Non vedevo l’ora che arrivasse la fatidica ora.

Spero vi piaccia questa storia, e che recensiate in molti. Vorrei tanto una vostra opinione An

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Capitolo 3
*** Star and Moon ***


Infilai le scarpe,erano ballerine comode. Non potevo di certo camminare sulla spiaggia con tacchi vertiginosi ed io non ero nemmeno il tipo che indossava determinate cose, cose femminili intendo. Quando fui pronta notai alcune chiamate senza risposta e un messaggio che mi era arrivato pochi secondi prima:
“Sto giù ad aspettarti. William”
Scesi le scale di fretta, inciampato fra l’ultimo e il penultimo gradino ma non mi importava non potevo farlo attendere ancora. Quando aprii la porta lo vidi seduto sulla spiaggia. Aveva una T-shirt bianca con le maniche rosse, e un paio di jeans. Fissava il mare ed io uscii senza far nessun rumore,senza interrompere i suoi pensieri.
“Indovina chi sono …”
“ La strega cioccolata” Disse lui convintissimo senza accennare nessun sorriso.
“Ma che cazz…” Scoppiai a ridere, era una sonora risata che rimbombava per tutta la spiaggia, lui fece lo stesso prima che liberassi le mie mani dai suoi occhi e poi voltandosi verso di me mi guardò sbalordito.
“ Sei bellissima …”
“ Ma va … Ne vedi tante di ragazze con il vestitino” Dissi io dandogli una leggera pacca sulla spalla.
“Si ma quelle ragazze non sono te.” Rimasi senza parole, non sapevo cosa rispondergli, così accennai un sorriso e gli diedi un bacio sulla guancia per salutarlo.
“Cosa facevi di bello prima di incontrarmi ?” Disse lui interrompendo il silenzio che si era creato.
“Di bello nulla, il bello è venuto dopo.” Lo dissi con un sorriso, e lui ne risentì tanto da accennare un sorriso che venne smorzato poi dallo sguardo che lui rivolse alla sabbia.
Ci incamminammo per un quarto d’ora circa, arrivammo in un parco,c’erano tante giostre e il tutto era illuminato da colori e luci.
“Ciao Eveline” una voce al quanto familiare mi colpì da dietro voltandomi di scatto vidi una chioma bionda.
“Ciao Alyson”
Parlammo del più e del meno, mentre Mona era lì in un angolo senza avvicinarsi e senza neppure salutarmi.
“Ma cosa ha Mona?”
“Nulla, è solo un po’ infastidita dalla tua presenza. Hai avuto più risultati tu in due giorni che lei in 3 anni.”
“Cosa vuoi dire?”
“Mona è innamorata persa di William, ha provato di tutto pur di conquistarlo ma nulla da fare.”
In quel momento non dissi nulla, venni presa per i fianchi da William e trascinata verso non so dove. Mi comprò dello zucchero filato, e poi guidata dai suoi passi, uscimmo dal parco.
“Ma come già andiamo via?”
“Ho altri piani per stasera”Disse lui con un sorriso stampato sulle labbra.
Percorremmo, una strada che ci portava nel centro della città, per poi imbatterci in un vicoletto alberato ricco di case lussuose. Alla fine del vicoletto trovammo,invece, una casa di legno.
“Entriamo …”
La casa era abbandonata, ma ridotta in uno stato non molto penoso. Salimmo una tromba di scale, sembrava non finisse mai ma quando arrivammo in cima credetemi ne valeva la pena.
“Allora che ne pensi?” Disse lui alzando le braccia quasi come un segno di vittoria.
“E’ meraviglioso …”
Senza accorgermene salimmo un’altura, e la casa era posta proprio sulla cima più alta. La vista era meravigliosa sia dal basso che dall’alto. Più in lontananza  si notavano le luci delle giostre, mentre in vicinanza l’odore degli alberi ci travolgeva. Il cielo era pieno di puntini luminosi, e la luna era piena e con la vicinanza del mare sembrava ancora più grande.
“Sei la prima ragazza che porto qui …”
“Perché, perché proprio me?” Dissi voltandomi verso di lui.
“Non lo so, credimi vorrei scoprirlo.” In quel momento ci sedemmo su delle coperte e guardammo il cielo senza sapere ne l’uno ne l’altro che cercavamo la stessa stella.
“Guarda eccola …” Dissi io indicando la stella più luminosa, quella più vicina alla luna.
Lui fece un breve sorriso e mi tenne la mano. “La stella Ev e la luna Will.”
“Ma la luna non era femmina?” Dissi io ridendo.
“E ora è maschio” disse lui interrompendomi.
Scoppiammo a ridere e riprendemmo a guardare il cielo.
Mi sentivo legata a lui, era uno di quei legami che ti porti dentro senza neppure conoscere bene la persona. In quel momento mi venne in mente un argomento che studiai a scuola. Secondo la mitologia greca, gli esseri umani sono stati creati originariamente con quattro gambe, quattro braccia e due facce. Temendo il loro potere Zeus li ha separati condannandoli a spendere la loro vita alla ricerca della loro metà, e se lui fosse la mia metà? Per non parlare della storia cinese, dove ogni anima gemella è legato con un filo rosso invisibile, ed io ero stata tanto fortunata da trovare la mia.
“Ehi a cosa pensi? ” Quelle parole mi portarono alla realtà, una realtà migliore dei sogni,una realtà che non avrei mai barattato per nulla al mondo.
“Nulla sto così bene …”
Quella sera dormimmo lì, non ci importava delle conseguenze ma volevamo restare lì e goderci il tutto. Non potevamo perderci tutto questo.

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Capitolo 4
*** Passato e presente ... ***


“Will svegliati, cazzo svegliati!” Erano le 10 passate, e i raggi del sole inondavano il nostro viso. 38 chiamate perse, vi lascio immaginare di chi fossero. Will si svegliò di soprassalto, mi guardò negli occhi fece un breve sorriso e strofinandosi gli occhi si levò in piedi. I suoi capelli erano indistinguibili dai raggi del sole quel giorno. Prendemmo tutta la nostra roba e iniziammo a correre per la spiaggia. Tra le risate mi preparavo ad una sonora sgridata da parte dei miei. Ma non mi importava. Se quello era il prezzo che dovevo pagare l’avrei pagato 3000 volte pur di ripetere di nuovo ciò che era stato. “Ciao Will …”
“Ciao Ev”
“Ci vediamo stasera ?” Disse lui prima di andare via.
“Devo prima vedere la situazione in casa.”
“Ti chiamo più tardi …” Accennai un sorriso prima che lui andasse via. Mentre era in lontananza, notai che la figura si era fermata e riprendeva a correre nel lato opposto.
“Ciao Stella …” Mi stampò un bacio sulle labbra, uno di quelli che non ti aspettavi. Senza guardare la mia espressione lui andò via e stavolta davvero. Presi le chiavi dalla borsa e non feci nemmeno in tempo ad aprire la porta che lo sguardo severo di mio padre mi squadrava dalla testa ai piedi. Mamma era sulla poltrona distrutta, e non appena mi vide mi venne in contro abbracciandomi.
“Come hai potuto farci questo ?”
“Una chiamata poteva andare bene, non ti avremmo detto di no.”
“Non uscirai per un bel po’, ora vai in camera.” Mi subivo tutte queste parole senza alzare lo sguardo da terra, le lacrime premevano agli angoli degli occhi non potevo non uscire. Dovevo godermi quei giorni, la fatidica data si avvicinava e non potevo sprecare dei giorni. Mi buttai a peso morto sul letto, fissando il soffitto e ripercorrendo tutti i pensieri che avevo lasciato fuori alla porta. Le ore passavano, ed io rodevo dentro. Andai a fare una bella doccia, e mentre uscivo Will , come mi aveva promesso, mi ha chiamato per sapere cosa avremmo fatto quella sera. In quel momento non sapevo cosa rispondergli, per cui dissi la verità.
“Mi dispiace, mi sento enormemente in colpa …”
“Non devi sentirti così, le scelte si prendono in due anzi più che altro la colpa era mia.” Fece un sospiro e si augurò di vedermi presto. Staccammo la chiamata, e senza rendermi conto mamma era dietro la porta.
“Ti è piaciuto origliare?”Dissi mentre ero intenta ad asciugare i capelli con un asciugamano.
“Vuoi uscire stasera non è così?”
Non sapevo come mia madre, cercasse di capirmi così tanto.
“Ora ti racconto una storia …” Disse lei strofinando la mano sulla mia gamba.
“Quando avevo più o meno la tua età, venni anche io qui. Lo zio a quell’epoca si era da poco trasferito ed era in piena forma. Aveva fatto tanti sforzi per costruire questa casa, ed io venni qui per aiutarlo e rendergli la vita un po’ più felice. Lui mi raccontò di aver conosciuto una ragazza Aurora. Ne parlava giorno e notte. Ne era innamorato perso. Un giorno uscii con lui e questa sua nuova ragazza e ci imbattemmo in un ragazzo bellissimo aveva gli occhi come il mare e i capelli color ebano. Il suo nome era Josh.”
Mentre raccontava quella storia i suoi occhi si riempivano di lacrime, erano talmente lucidi che ti potevi specchiare dentro. Dopo quel nome prese una pausa e dovetti spronarla per continuare.
“Lui fu il mio primo amore, eravamo così innamorati. Arrivò il giorno che dovetti ripartire, e ci promettemmo di rivederci. L’anno dopo ritornai lì con l’intento di rivederlo, e Aurora in lacrime mi disse che Josh era annegato tuffandosi da uno scoglio. Non potevo davvero crederci, non volevo. Aurora mi portò al cimitero e lì vidi ciò che mi rifiutavo di credere. La data in cui morì era 11-05-1985. Dopo poco tempo mi arrivò una chiamata dalla madre di Josh, dicendomi che lì c’era qualcosa che mi aspettava. Non appena arrivai mi diede una scatola con tanti ricordi dicendo che voleva che quella roba li tenessi io e c’era poi una lettera per me. Caddi in una profonda depressione, e piangevo giorno e notte. Ancora oggi non l’ho mai dimenticato.” In quel momento ci guardammo negli occhi, cercai di confortarla il più possibile. Non sapevo che mia madre avesse avuto una storia simile, per cui constatai che davvero ognuno di noi ha la sua storia, ognuno di noi ha una storia nascosta che preferisce tenere per sé e raccontarla nei momenti in cui si sta male. Quei maledetti scheletri nell’armadio, quei maledetti segreti che ci fanno compagnia giorno e notte e che ci scorticano all’interno.
“Chiama Will e digli che stasera uscirai …”
Disse lei con un accenno di sorriso.
“Grazie mamma …” In quel momento mi abbracciò e prima di aprire la porta mi rivolse ancora un sorriso casto. Presi il telefono, poi decisi di non chiamarlo,volevo fargli una sorpresa per cui mi vestii ed uscii di casa dopo aver salutato mia madre. Arrivai nel posto dove vidi Will la prima volta, e non appena lo vidi lì con Alyson stavo per precipitarmi a salutarlo. Ma qualcosa mi fermò, vidi Will mano nella mano con Mona, e lei prontamente non appena mi vide diede un bacio a William e lui ricambiò. Mi sentii di nuovo a pezzi, sapevo che ero solo un passatempo per lui, mi girai di scatto in lacrime e ripercossi la strada per il ritorno.
“Ciao Ev che hai?” Mi ritrovai Alyson avanti, che non si scostava e non lasciava che io andassi via.
“Devo andare, lasciami passare.” Lo dissi in modo crudo, con un tono infastidito. Lei guardò dietro le mie spalle ed urlò parole offensive verso Will che si girò di scatto e ci venne in contro. Io presi a correre. Non volevo vederlo per ora. Ho fatto un grande sforzo ad uscire e lui mi ripaga con questa moneta.
“Eveline aspetta …”
“Ev …” Non mi voltai nemmeno per un secondo. Richiusi la porta alle mie spalle, e constatai che quella sera sarei rimasta sola. I miei erano in ospedale, ed io mi precipitai nella mia stanza e notai una lettera sul letto.

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Capitolo 5
*** Letter to Rose ***


                                                                                                                                                      5-05-85

CARA ROSE, COME STAI? IO STO BENE O ALMENO APPARENTEMENTE. NON C’E’ GIORNO IN CUI IO NON TI PENSI, STO SCRIVENDO QUESTA LETTERA NEL NOSTRO POSTO SEGRETO, CON L’INTENTO DI MANDARTELA ANCHE SE’,SICURAMENTE, NON AVRO’ IL CORAGGIO MA SCRIVERLA E’ GIA’ QUALCOSA. MI MANCHI. MI MANCANO I TUOI CAPELLI,IL TUO PROFUMO E CIO’ CHE MI HAI LASCIATO DENTRO. MI MANCA IL MODO IN CUI MI PARLAVI, IL MODO IN CUI MI SORRIDEVI, IL MODO IN CUI LE TUE GUANCE DIVENTAVANO ROSSE DALL’IMBARAZZO E FACEVANO VALERE IL TUO NOME. E’ PASSATO UN ANNO, IO NON SO TU COSA ABBIA FATTO IN QUEI 365 GIORNI, MA IO SO DI AVERTI AMATO OGNI MESE,GIORNO,ORA, SECONDI … LI HO PASSATI AD AMARTI E POSSO DIRE CHE QUESTO SIA STATO L’ANNO PIU’ BELLO DI SEMPRE. SO CON CERTEZZA CHE TU RITORNERAI, CON I TUOI RICORDI, I TUOI PREGI E I TUOI DIFETTI, ED IO SARO’ Lì A SALUTARTI CON IL CUORE GRANDE QUANTO UNA CASA, GONFIO DI EMOZIONI E GONFIO DI ANSIA NEL RIVEDERTI ANCORA. STO ASPETTANDO CON ANSIA QUESTA ESTATE, STO ASPETTANDO CON ANSIA IL TUO VISO E LA TUA PELLE. STO ASPETTANDO CON ANSIA QUEL GIORNO CHE TU URLERAI IL MIO NOME, IL NOSTRO NOME INSIEME, COME QUEL GIORNO ALLE CASCATE QUANDO STAVI QUASI PER CADERE ED IO HO DETTO PER LA PRIMA VOLTA TI AMO. ORA LO DIRO’ ANCORA. TI AMO ROSE. TI SALUTO IL MARE, GLI SCOGLI, LE STELLE,LA LUNA, LA SABBIA E TUTTO CIO’ CHE E’ STATO DI NOI E SARA’ ANCORA. TI SALUTO ANCHE SE NON VORREI MAI FARLO, TI SALUTO COME QUEL GIORNO IN CUI NON CI SIAMO DETTI ADDIO PERCHE’ CI ERAVAMO PROMESSI CHE CI SAREMMO RIVISTI E COSì SARA’. RITORNERAI E PARLEREMO DEL NOSTRO FUTURO, DELLA NOSTRA  BAMBINA. DELLA NOSTRA EVELINE.
                                                  TUO JOSH  

Rimasi sconcertata dalle sue parole, una bambina? Mia madre era incinta? all’età di 16 anni mia madre aspettava un bambino e non ne ha mai fatto parola con nessuno. Scoppiai in lacrime, non credevo che mamma avesse sofferto così tanto. Come si può perdere così tanto in una vita? Come si può soffrire così tanto e andare avanti come se nulla fosse sapendo che ciò che è stato non ritornerà? Lasciare andare una persona, con tante questioni in sospeso e sapere che la tua vita sarebbe potuta cambiare. La lettera era ingiallita, quasi come per ricordare il tempo che è passato e che non ritornerà. Come per ricordare al mondo che quei ricordi e quell’amore siano stati intrappolati nella carta e nell’inchiostro. Avevo deciso che quella sera avrei passato la serata con lei,avremmo parlato e volevo realmente sapere il motivo di questa storia, il motivo per il quale lei ne abbia parlato solo a me. In quel momento sentii bussare con molta potenza la porta, venni interrotta nei miei pensieri e affacciandomi alla finestra vidi William incazzato nero intento a buttare la porta a terra. Scesi con velocità …
“Ma ti è dato di volta il cervello? Cosa credi di fare? Piombare in casa mia dopo quello che hai fatto? Vai v…” Non finii neppure di parlare che William si avvicinò verso di me, baciandomi ripetutamente. Non riuscivo a scostarmi, lui era così insistente e cercava di farsi perdonare per ciò che aveva fatto.
“Ora che ho attirato la tua attenzione vorrei spiegarti … ”
Accennai con la testa, ero rimasta ancora confusa da quel gesto così lo feci entrare e ci sedemmo sul divano.
“Mona era ubriaca persa … Ok? La stavo aiutando e lei mi è venuta addosso. Giuro non volevo baciarla.”
Rimasi imbambolata come una cretina, non proferivo parola mentre lui cercava disperato nel mio sguardo un accenno di perdono.
“Non so che dire …”
“Dimmi che mi darai una possibilità …”
“Ma cosa ci trovi in me? Con me non ci sarà futuro, io partirò e puoi divertirti quanto vuoi, non devi sentirti obbligato a scusarti o in colpa delle tue azioni. Noi non stiamo insieme.”
In quel momento William si sentì quasi offeso dalle mie parole, poi il suo sguardo mutò in tristezza.
“Tu mi piaci, ed è vero io non sono in obbligo a fare nulla. Ma io voglio farlo, voglio spiegarti perché sin dall’inizio ho sentito un qualcosa e vorrei tanto scoprire cos’è questa emozione che provo stando con te. Non posso già perderti per una cretinata. ”
Gli sorrisi e lo abbracciai forte, gli sorrisi come per fargli capire che in verità non avevo mai avuto qualcosa contro di lui. Ero solo delusa dal comportamento che aveva assunto poco prima e che poi era risultato un totale fraintendimento. Restammo tutta la serata insieme, e capii che lui davvero provava ciò che aveva detto restando tutta la serata con me e rinunciando al divertimento che c’era fuori. Voleva davvero conoscermi, ed io ero grata a mia madre. Grata per ciò che stava facendo per me. Grata per il semplice fatto che grazie a lei avevo conosciuto William. Non appena si fecero le 23:15 William andò via e ci demmo appuntamento al solito punto di incontro per andare alla casa di legno. Dopo poco tempo, sentii la porta aprirsi e chiudersi in un modo quasi impercettibile. Mia madre era tornata, e quando mi vide non proferì parola. Mi venne in contro,si sedette sul divano e restammo a guardarci negli occhi per circa 5 minuti buoni.
“Hai letto la lettera?” Disse lei interrompendo ogni forma di silenzio.
“Si … Non mi avevi detto che … Che aspettavi un bambino.” Parlavo come non mai in vita mia, mi sentivo intimidita e cercavo di pesare le parole per non dire qualcosa di male.
“Era una bambina … La persi poco dopo a causa della depressione. Volevamo chiamarla Eveline scelse lui il nome. Non ne ho mai parlato per paura che tu potessi prenderla come un’offesa personale, come può una madre chiamare la figlia con un nome del genere sapendo la sua storia?” L’abbracciai forte,tanto da farle perdere il fiato.
“Non sono mai stata tanto orgogliosa di questo nome.”
“Sai ho scelto di darlo a te, perché nei tuoi occhi vedevo lui. A volte mi manca così tanto …”
“Lui sarebbe tanto orgoglioso di te, lo sai?”
Passammo la serata come da copione, e parlammo serenamente prima che lei mi informasse e mi rendesse partecipe della novità.

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Capitolo 6
*** Perdonare è la cosa giusta? ***


“Tua sorella verrà qui domani, è già in partenza sarà qui per le 10 di domattina. ” Disse mia madre interrompendo il silenzio. “Cosa? Perché?” Dissi io in tono allarmato
“Non la vediamo da un mese, per favore non essere così fredda con lei quando verrà, e non parlarle di questa nostra chiacchierata. ”
Detto questo si alzò dal divano e andò in cucina a prepararsi un bel thé caldo. Rimasi su quel divano per 5 minuti buoni, per rielaborare la notizia che mi si era presentata, mia sorella ed io non avevamo un buon rapporto, anzi lei cercava di instaurarlo, ma le cose passate piombavano nel centro e tutto ciò che si creava si sfasciava. Io quasi la odiavo per tutto quello che mi faceva passare, e questa vacanza mi era parsa come pausa per i nostri litigi. Mi alzai dal divano, e andai in camera mia.
“Ciao Will …”
“Stella, che ti succede?” Non appena sentii quel nomignolo il mio cuore iniziò a battere all’impazzata, i troppi ricordi legati e il suono della sua voce mi rendevano felice anche in una situazione come questa. In quel momento mi sentii di raccontargli tutto, di ciò che mia madre mi aveva raccontato e l’arrivo di mia sorella.
“Corro subito da te …” furono le ultime parole che sentii da lui, dopo circa 10 minuti si presentò a casa mia affannatissimo, lo abbracciai forte e ci sedemmo sulla spiaggia a guardare il mare di notte.
“ Sai, come avrai capito mia sorella ed io non abbiamo un bel rapporto …” Con queste parole iniziai un discorso che lui non voleva aprire, sapeva che doveva essere una mia scelta iniziare a parlare, ed infatti così fu.
“Quando ero piccola, tutti e dico tutti, conoscevano solo e soltanto lei. Venivo criticata e derisa, mi urlavano contro che ero brutta e non avevo nulla di simile a lei. Lei era socievole, ed io ero un po’ timida. Un giorno mi innamorai di un ragazzo, e lei pur sapendo che ne ero innamorata me lo portò via. Non la perdonai mai per questo. Dovrebbe essere mia sorella, cazzo! E lei era la prima ad andarmi contro in qualsiasi momento, non mi aiutava mai quando tutte quelle persone mi dicevano parole orribili, non mi aiutava mai quando mi vedeva ogni volta piangere nella mia camera perché non mi sentivo mai abbastanza, e non mi aiutò neppure quando smisi di mangiare.”
A quelle parole la voce iniziò a tremare, e tante lacrime iniziarono a cadere senza riuscire neppure a fermarle. In quel momento Will, mi abbracciò, era uno di quegli abbracci che dice ‘Io sono qui, e non devi avere paura.’ Dopo quell’abbraccio, ne segui un bacio, un altro ancora, e un altro e .. Rimanemmo a baciarci per ore, sentivo in quei baci la sua presenza, come se lui mi capisse e mi facesse capire che ora è tutto passato. Mi abbracciò ancora e rimanemmo stretti a guardare le stelle e la luna che rifletteva sul mare. Sarei voluta rimanere lì per sempre, con lui, con il mare, con gli scogli, con la nostra stella e la nostra luna. Tanti baci caldi mi inumidirono la fronte e dopo sentii bisbigliare al mio orecchio parole dolci.
“Ora stai meglio?” Disse lui scostandosi e guardandomi negli occhi. “Tanto meglio …” Dissi io guardandolo negli occhi e sorridendo.
“Tu sei bellissima, ok? E per chi non lo apprezza, o non apprezzava in passato ci perde e non poco. Vorrei averti qui per sempre, vorrei poter donare tutto quello che ho per stare molto più tempo con te, e loro che ti hanno per sempre non lo apprezzano.” Quelle parole dette con tutta la sincerità di questo mondo mi scaldarono il cuore, ne avevo bisogno da così tanto tempo, e dette dalla persona che stai quasi per amare hanno ancora più significato. In quel momento fui io a baciare lui, mentre lui appoggiava le sue mani sui miei fianchi e sorrideva. Passammo la serata così,e fu una delle più belle della mia vita. “Dai si è fatto tardi dovremmo andare …”
“No aspetta …” Con un braccio mi tirò e mi trovai addosso a lui, e lui mi diede un bacio tanto dolce quanto tutti quelli che ci eravamo scambiati prima. “Ora possiamo andare …” Lo salutai sul ciglio della porta, con lui che lasciava trasparire i suoi bellissimi denti bianchi, che per un attimo sembravano quelli di Alyson, e i suoi occhi azzurri che si confondevano tra il buio della notte e il blu del mare. Rimasi vicino alla porta come un’ebete, mentre lui si allontanava e man mano diveniva un puntino quasi più riconoscibile.
“ Dove sei stata?” Mi girai di scatto spaventata, e vidi mia madre con un pigiama bianco addosso, e con una tazza di thé fumante in mano. Non risposi. Fissai a terra per paura di essere sgridata.
“Non mi hai detto che uscivi con Will… Raccontami tutto !” Il tono di mia madre, divenne quello di una ragazza d 14 anni curiosa più che mai sui ragazzi. Alzai il viso e le feci un sorriso e passammo anche le altre ore della notte a parlare e i consigli sbucavano da ogni lato della conversazione.
“Io lo trovo molto carino …”
“ Dai mamma !!!”
“Che c’è!! Dico solo che hai fatto una bella scelta.”
Scoccate le 4:00 del mattino, ci addormentammo sul divano, sembravamo due ragazze ad un pigiama party. Quando mi svegliai, mia madre non era accanto a me, già preparava il pranzo e vidi che le lancette dell’orologio segnavano le 10:30 del mattino.
“Buongiorno pulce, vai a fare una bella doccia e preparati”
“Buongiorno, si mamma …” Quando salii quelle scale sembravo uno zombie, non mi reggevo in piedi e a malincuore feci quelle azioni meccaniche che svolgevo tutti i giorni: doccia,scegliere i vestiti, indossarli, truccarmi giusto un po’ per non lasciare trasparire quella schifezza che mi trovavo come faccia e scesi. Quel giorno decisi di indossare una maglia e un pantaloncino, e quando stavo per scendere dalle scale mi trovai lei, che era alla fine che mi aspettava sotto la rampa di scale.
“Ciao Ev …” Rimasi pietrificata, quella visione non volevo proprio vederla, e tanta rabbia mi si presentò negli occhi.
“Ciao Hanna …” Un simile saluto non se lo aspettava neanche lei, e ne rimase delusa tant’è che per tutto il pranzo non mi rivolse la parola. Quando finimmo di pranzare l’aria che si era creata era abbastanza pesante, e non riuscii a reggere quell’atmosfera, saltai il dolce e rimase sul letto a contemplare il motivo per il quale ero in quella situazione. Un rumore provenire da fuori alla porta, interruppe i miei pensieri.
“Ehi, posso entrare?” La voce di mia sorella era lì, fuori a quella porta, un tono umile uno di quelli che si usano quando si è in colpa per qualcosa.
“Entra pure ..” La sagoma slanciata di mia sorella, fece capolinea sulla soglia, e la stessa si sedette a fine letto a guardarmi senza proferire parola.
“Mi dispiace così tanto … Non credevo che ci eravamo ridotte così, in questo modo. Credevo che qualche giorno separate ci avrebbe riunito, e quando ti ho visto su quella rampa di scale, guardarmi con occhi di fuoco ho constatato che in realtà questi giorni hanno contribuito solo ad allontanarci.” Solo in quel momento mi accorsi che tra le mani aveva un pacchetto regalo che appoggiò sulla scrivania.
“Spero solo che un giorno tu possa perdonarmi.” I suoi occhi trasparivano pentimento, ma il rancore che riservavo per lei non voleva abbandonarmi, tutto ciò che avevo passato non poteva essere ricompensato con un regalo e con delle semplici scuse. Dopo quelle ultime parole, si lasciò la porta alle spalle e andò via. Piansi a dirotto e decisi di inviare un messaggio a Will per ciò che stava succedendo.


Dalle una possibilità, tutti noi possiamo sbagliare. Oggi uscite insieme, visitate la città e fate un po’ di shopping, divertitevi. Vi ritroverete unite senza accorgervene. Fidati di me. Baci Will

Aveva proprio ragione, dovevo darle una possibilità, così prima di alzarmi per andarle a parlare mi fermai di fronte a quel pacco regalo. Quando lo aprii trovai un bellissimo bracciale d’argento composto da tante note musicali ricche di brillantini e ci trovai all’interno una lettera:


So che questo non basterà a recuperare tutto, ma ci tenevo a regalartelo per farti capire che almeno qualcosa so di te. HANNA.

Quelle parole riuscirono a confermare la tesi di Will, dovevo andare a recuperare quel rapporto, dopotutto è mia sorella non potevamo vivere sotto lo stesso tetto e considerarci estranee. Scesi la rampa di scale e la vidi proprio nell’atrio a conversare con mia madre. “Hanna, ti posso parlare?”

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Capitolo 7
*** Ciao Hanna ***


Cercammo di parlare,di raccontarci un paio di cose che,seppur piccole e semplici ci riempirono il cuore. Le parlai di Will, di quanto io abbia trovato in pochi giorni un qualcuno che mi abbia fatto felice più di qualunque altra cosa in vita mia e lei era tanto felice per me. Parlando con lei mi accorsi di non conoscerla veramente, la mia rabbia verso di lei mi offuscava la vista e quel che c’era in lei di buono,d’avanti alla mia rabbia ciò scompariva o mutava forma. Le proposi di uscire insieme,di andare al parco o in spiaggia,magari al centro commerciale e mia madre,vedendoci uscire insieme,quasi le veniva un colpo.
“Gelato al cioccolato giusto?” Disse lei facendomi l’occhiolino mentre sfilava il portafoglio dalla sua borsa nera placcata.
“ Vedo che quella vaniglia è molto invitante.”Dissi io in tono scherzoso.
“Uno la vaniglia è mia ed io devo assaggiare un altro gusto quindi,obbligatoriamente, tu ne devi scegliere un altro,DUE a te non piace neanche la vaniglia!” Scoppiammo a ridere, non credevo di essermi persa così tanto negli ultimi 5 anni presi a non degnarci neanche di uno sguardo. I sensi di colpa mi pervasero all’improvviso,e constatai di quanto io mi sia comportante in modo infantile e quanto io sia stata stupida ed egoista. Mi resi conto di quanto Will ci abbia unite, perché grazie a lui ed i suoi suggerimenti ci hanno portato al rapporto che,man mano, si stava per restaurarsi o meglio aggiustarsi. Da quel giorno passammo tutta la vacanza insieme, le feci conoscere i miei nuovi amici e divenne parte integrale del gruppo. Era diventata la mia migliore amica,e ciò mi rendeva felice.
“Ciao Stella!” Delle braccia mi cinsero la vita e lo sguardo cadde sulla sua bocca,le sue labbra, il suo bellissimo sorriso candido come la neve che contrastava la sua abbronzatura palesemente scura e il paesaggio buio della notte e del mare.
“ Hanna Will,Will Hanna.” I due si rivolsero sguardi di intesa,sguardi pesanti e seri circondati da un silenzio tombale e assurdo.
“Piacere Will … “ Mia sorella ricambiò il saluto e si diresse verso un chiosco che vendeva bibite e gelati.
“Mi sei mancato tanto … “
“Anche tu tantissimo.”
Ci scambiammo un casto e tenero bacio,fin quando fummo interrotti da Mona ubriaca mentre veniva inseguita da un ragazzo altrettanto ubriaco.
“Come è andata con tua sorella?”
“Magnificamente, sai avevi proprio ragione. Non credevo che mia sorella fosse così,può sembrare assurdo da dire ma mi son ricreduta molto su di lei.” Mentre parlavo il suo sguardo era perso altrove così preferimmo andare al chiosco a comprare un gelato e andare alla casa del Monte per guardare le stelle. Non poteva esserci serata più bella.
Parlammo ancora una volta del futuro,della vita, ma ci soffermammo sul presente e capimmo che ora come ora il presente eravamo io e lui insieme. Quando la vita decide di farti un regalo non pensa quale sia il giorno,l’ora,i minuti ed i secondi giusti, capita e basta. Penso che nella nostra vita siamo costantemente in cerca di qualcosa, quasi come stare con noi stessi non ci bastasse. Abbiamo bisogno sempre di quel qualcosa, di quel qualcuno accanto per procedere al meglio con la nostra stessa vita. E mi chiedevo ancora una volta se quel qualcuno l’avevo già trovato.

 

PERDONATEMIII sono stata costantemente impegnata casa,scuola,casa,scuola... Vi lascio questo nuovo capitolo spero vi piaccia
-An

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