Cento cose che ho amato di te

di Erbacea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I tuoi occhi ***
Capitolo 3: *** Le labbra carnose ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Certe volte mi soffermo a pensare – davanti una caraffa di birra penso sia il modo più giusto – a cosa mi ha realmente colpito di te. Cos’è che mi soffocava quando ero di fronte a te e non dava la possibilità ai miei sentimenti di mostrarsi? Quel formicolio alle ginocchia che fa tremare tutti gli arti inferiori. Barcollavano le mie gambe senza sosta come barili colmi di vino, mentre, toccandoti la mano con timidezza, sentivi il mio potere penetrare nelle tue vene. Eppure ero convinta di odiarti quando invece ti amavo come una pazza. Mi faceva rabbia vederti sorridere conoscendo il vero motivo di quella felicità che in fondo faceva star bene anche me anche se non ero io il motivo per cui tu sorridi. Accarezzavi le mie guance tinte di un rosso scarlatto come facevi con tutte, eppure ogni volta che questa scena si ripeteva mi sentivo sempre la persona più felice del mondo; Mi sfiori le gambe, rabbrividisco. Sembra una sciocchezza, semplice pelle d’oca. Mi chiedo anche io cosa mi succedeva quando eravamo nello stesso luogo. Perché sparivo quando ti avvicinavi? Mi rendevi così piccola fino a pensare di non avere alcuna chance! Eppure scegliesti me, una ragazza dal carattere diverso, mi chiamasti “Sfida”. Non posso ancora crederci di avere un anello con inciso i nostri nomi.
Lo osservo ogni volta che il mio sguardo cade sulla mia mano. E nell’attesa che quest’emozione misteriosa si rivolga a me per mettere in chiaro due cosette, butterò questa tazza di luppoli lavorati e mi dedicherò ad ubriacarmi di te ricordando, come una vecchietta rammenta la sua vita passata, le cento cose che ho amato di te.
Sembra banale ma solo in questo modo posso tener viva dentro me la tua risata, le tue cazzate che hanno reso la mia vita sempre più bella. A volte mi chiedo come ho fatto ad incontrarti, a piacerti – acida come sono – e addirittura come tu abbia fatto a sposarmi e sopportarmi tutti i giorni della tua vita! Quando ti baciavo mi sentivo la donna più fortunata dell’universo solo al pensiero di poterlo fare perché eri il mio uomo, solo mio. Lascia che ti racconti una storia. Ti suonerà familiare, come se parecchie cose le avessi fatte anche tu. In fondo è così, questa che sto per narrare non è una semplice storia, di quelle che si tramandano da generazione a generazione, bensì è la nostra.
Goditi ogni parola, amore mio. Ogni parola.

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Capitolo 2
*** I tuoi occhi ***


  1. I tuoi occhi

D’innanzi a quelle iridi color dell’acqua, alzandomi sulle punte dei piedi, mi specchiavo. Mai avevo immaginato che nel mondo che ne fossero di così belle. Sembra sciocco ma immaginavo di navigare in quelle acque cristalline che circondavano le tue pupille: sarà stato l’oceano più blu, quello più gelido. Avevi degli occhi secchi perché non piangevi da tanto. Dicevi che buttar via lacrime era da femminucce, eppure lo facevi di nascosto quando l’unico modo per sfogarti, appunto, era piangere. E forse erano gli unici a sapere cos’era che tanto ti faceva gemere dentro.
«Cos’è che ti fa star male, Zac?» Toccai delicatamente la tua spalla per incoraggiarti. Forse non era il momento giusto ma pensavo di riuscire a strapparti informazioni utili provenienti dal tuo cuore.
«Tutto ciò che devi sapere lo sai già. » Tagliasti corto. «Che ti amo.»
E al suono di quelle parole così calde e vere riuscivo quasi a cuocermi come una frittella. Ma l’unico motivo per cui ero ancora sana e salva eri tu. Man mano che il tempo scorreva – e anche veloce – mi accorgevo di quanto stessi diventando importante; di quanto le tue parole stessero cibando il mio cuore fino a farmi guarire dalle ferite passate. E tutto ciò di cui avevo bisogno eri tu, nessun’altro. Non avevo bisogno di niente, al di fuori dei tuoi baci. Sì, a ottant’anni ci baciavamo come se avessimo sedici anni di nuovo.
Perché eravamo pazzi di noi, pazzi di noi. C’eravamo solo noi. Nessun’altro importava … perché quando si è innamorati nessun’altro può importare più di quello che ami.
Ma torniamo ai tuoi occhi, così perfetti che erano una specie di indicatore dell’umore. Eri felice? Si vedeva da quei brillanti diamanti che avevi al posto delle pupille. E se eri triste quei stessi occhi brillanti emanavano gocce di pioggia primaverile, quella che non fa rumore, quella che fa bene, anche se a me portava solo negatività. Tornavo a casa, precipitandomi sul letto ovattato. Piangevo senza saperne il motivo, come se qualcosa all’interno del mio cuore cominciasse a divorarmi i ventricoli – prima il destro,  poi il sinistro – e a strizzarmi gli organi come delle spugne o degli stracci. Mi riposavo per qualche minuto, con le spalle inchiodate al muro. E chiudendo lentamente gli occhi. Mi appariva il tuo volto sorridente che mi rassicurava. Un volto principesco con un paio d’occhi che tutto il mondo, se ne fosse venuto a conoscenza, avrebbe invidiato.

 

...

Salve a tutti, spero abbiate capito che questa non è affatto una storia ricca di dialoghi, bensì una specie di raccolta di ricordi.
Infatti durante il vostro cammino troverete trafiletti di ricordi sottoforma di dialogo, - un esempio potete trovarlo più su, nel testo - perché molto spesso la descrizione non è capace di colpire un lettore quanto il dialogo, anche se quest'ultimo potrebbe mostrarsi scarno (ma significativo) proprio come l'ermetismo. E questo è tutto, a presto! 

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Capitolo 3
*** Le labbra carnose ***


  1. I tuoi occhi
  2. Le labbra carnose

Si dice che dal modo in cui mordi una mela scaturisca la tua abilità nel baciare. Saranno quei frutti ad avermi fatta impazzire? Io credo di no, odiavi le mele. Il tuo frutto preferito, dicevi, era il pompelmo, così succoso e amarognolo che ti lasciava sulle labbra un sapore snaturato.
Eppure le tue labbra, senza quella famosa mela, erano così morbide e umide! Ogni volta che le bagnavi con un po’ di saliva impazzivo. E quando potevano essere mie anche solo per poco: lenti baci a stampo, di quelli che lasciano il segno, la scia, sentirsi importante era il minimo che io potessi fare.
E continuavano a sognarle, i miei occhi. Come due innamorati meditavano, la notte, invece di lasciarmi dormire. Meditavano su come avrebbero potuto gustare di più quei momenti brevi.
«Hai delle labbra perfette, Zac.» Se avessi riavvolto quel nastro chiamato vita sono sicura che l’avrei ridetto per altre infinite volte.
«So che te l’hanno detto tutte ma…»
«Shh» Poggiasti il tuo indice sulle mie labbra secche e solo dopo un po’, quando mi baciasti, diventarono belle e luccicanti proprio come le tue.
«Se ti riferisco un segreto lo dirai in giro?» Ti riavvicinasti a me, intento a rivelarti.
Feci cenno di “no” con il capo.
«Non me l’ha mai detto nessuna. Non ho mai avuto nessun’altra paragonabile a te.» deglutisti Le parole ti scivolavano velocemente dalle labbra tanto che se avessi voluto non avresti potuto bloccarle. Non ti restava che continuare.
«Si, le dicerie son vere, sono stato con un bel po’ di ragazze ma mi attraevano solo fisicamente. »
«Vuoi dire che nessun’altra ti ha mai fatto questo bel complimento?» Ti domandai ancora assetata di sapere, convinta di non conoscerti ancora così bene.
«Esatto.» mi facesti un applauso con lo sguardo, un po’ imbarazzato «Sei e sarai l’unica che potrà dirmelo.»
«Sarò l’unica che potrà dirtelo …» Sospirai.
 Sembravo una rincoglionita perché rimangiavo ciò che dicevi  poco prima ogni volta.
«Si, perché presto ti sposerò Grace.»
Guardavo quelle stesse labbra vibrare e pronunciare quelle bellissime parole che mi fecero mancare il respiro per i minuti che seguirono.

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