Scatterheart

di Selene K
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Koryu ***
Capitolo 2: *** Gojyo ***
Capitolo 3: *** Gono ***
Capitolo 4: *** Goku ***



Capitolo 1
*** Koryu ***


Ciao a tutti. In Sardegna ho scritto queste flash cui pensavo da tempo. Mi sono lasciata andare ascoltando “Scatterheart” di Bjork e le immagini che mi si sono presentate davanti agli occhi sono quelle che ho cercato di riportare a parole. Sono i pensieri dei Saiyuki boys da bambini o ragazzi, ricordi di momenti o persone che per loro hanno significato qualcosa di particolare e che hanno perso o pensano di aver perduto. Comincio con Sanzo, o meglio il giovane Koryu.

Tra virgolette è riportato il testo di “Scatterheart” di Bjork.

Spero sia di vostro gradimento.

A voi.


Scatterheart

 

Koryu

 

 

“Black night is falling
The sun is gone to bed
The innocent are dreaming
As you should sleepy-head
Sleepy-head, sleepy-head”

 

I capelli biondi del Maestro profumavano di fiori e la sua pelle di pulito, del candido odore delle persone buone. Koryu amava affondare il faccino nel suo petto, intrecciando tra le dita i morbidi fili color sabbia. Quando Koryu era molto piccolo Komyo lo lasciava dormire nel suo letto, specialmente nelle notti in cui era più inquieto, mugolando con voce dolce le note di una ninnananna, affinché si addormentasse. In quei momenti si sentiva così al sicuro da desiderare che la notte durasse per sempre.

 

I capelli biondi erano ricoperti da sangue nero. Un tempo erano così belli, morbidi, ora parevano solo un groviglio informe e orribile. E quel viso: sulla testa mozzata non c’era alcuna espressione di terrore o di dolore, solo la morte, muta e gelida.
Nessun suono sarebbe più uscito da quelle labbra gentili, niente più baci, niente più risate.
Niente più ninnananne.

 

“You are gonna have to find out for yourself”

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Capitolo 2
*** Gojyo ***


Questa è dedicata a Gojyo, il suo rapporto col fratello maggiore e la loro vicenda mi commuove sempre, mi tocca il cuore davvero, credo che tra tutte le vicende, sia quella che più si avvicina alla realtà in cui viviamo, e questo provoca in me molte emozioni profonde, se penso che c’è gente che certe cose le vive sulla propria pelle.
Eccovi il secondo “cuore disperso”, come lo chiamo io, traducendo “a cazzum” il titolo della canzone.

A voi.


Gojyo

 

“All the love above
I send into you
Comfort and protection
I'll watch over you

But don't ask me
What's gonna happen next
I know the future
I'd love to lead you the way
Just to make it easier on you”

 

Cosa fosse un padre, Gojyo non lo avrebbe mai saputo. Ma quello che sapeva di certo era che poteva contare sull’affetto di Jien. Il sorriso del fratello era più dolce delle crostate – che raramente mangiava – e più rassicurante della vecchia e pesante coperta che usavano per ripararsi d’inverno.
Aveva la sicurezza che lui ci sarebbe sempre stato.
Sempre presente. Sempre vicino. Pronto a proteggerlo da ogni cosa.

 

Le lacrime sul viso di Jien erano dure come promesse infrante. Immobile come una statua rimase a lungo a fissare il fratello maggiore, mentre sentiva il sangue, caldo e appiccicoso, colare lungo la guancia sfregiata. Solo quando gli voltò le spalle, capì di averlo perduto per sempre.
Jien non c’era più.
Non più presente. Non più vicino. Non poteva più proteggerlo da ogni cosa.

 

“You are gonna have to find out for yourself”

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Capitolo 3
*** Gono ***


Ecco la flash su Gono. È forte, il paragone che ho deciso di fare con la “carne umana”, ma non stavo cercando eleganza stilistica, ma una metafora forte per quello che Gono ha commesso. Non ci si può nascondere dietro a un dito, una carneficina resta una carneficina e lui ha ucciso anche esseri umani innocenti. So anche benissimo che lui diventa un demone dopo che Chin’iso lo provoca e lui lo uccide, trasformandosi in demone, ma la perdita della sua umanità credo fosse iniziata già dal primo omicidio.

A voi.


Gono

 

“My
Dearest
Scatterheart

There is comfort
Right in the eye
Of the hurricane
Just to make it easier on you”

 

Era sempre stato un bambino difficile, aveva sempre e solo voluto l’amore della gemella mai conosciuta, rifiutando quindi ogni contatto, ogni tentativo di avvicinamento, gelando chiunque con i suoi occhi color verde lago.
Fino a che altri occhi verdi come i suoi, ma grandi e profondi, non gli strapparono il cuore.
Sentiva finalmente di appartenere a un luogo, a una persona, di non dover aver paura di aprire se stesso. Non con lei, non con Kanan, metà della sua vita. Nessuna paura.
Lui, che non aveva mai posseduto niente, ora sentiva di avere tutto. Aveva tutto solo abbandonandosi tra le sue braccia, appoggiando il viso al suo seno accogliente.

 

Le sbarre ormai erano diventate come carne tra le sue dita, tanto le aveva strette. Erano calde, viscide, come il sangue che aveva versato in quel castello, quella notte. Come il sangue che usciva ancora dal ventre della sua gemella, da quella che era stata la metà della sua vita.
Lui, che aveva tra le mani tutto trovando Kanan, ora era rimasto senza niente.
Se non con quelle sbarre, umide, calde e viscide, come carne umana.
Carne umana, che lui non era più.

 

“You are gonna have to find out for yourself”

 

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Capitolo 4
*** Goku ***


Mi sono lasciata trascinare da Aronofsky per quel che riguarda la primavera e l’inverno citati alla fine. Questa è l’ultima flash, ho dovuto aspettare la notte per scriverla, perché quella che avevo scritto al mare non mi piaceva più e ho dovuto quindi rischiare con qualcosa di nuovo. Credo che il risultato sia quello che volevo ottenere: dolcezza infantile e poi il dramma della perdita di Goku. Ovviamente mi sono rifatta al Gaiden per questa perdita importante.
Spero sia di vostro gradimento anche questa flash, un po’ più lunga delle altre.

Ringrazio quelle anime pie che hanno letto questo mio primo esperimento con le flash e chi tanto gentilmente mi ha lasciato la sua opinione. Grazie davvero.

A voi.

 

Goku

 

“All the hurt in the world
You know
There's nothing I'd love to do more
Than spare you from that burden
It's gonna be hard

If I only could
Shelter you
From that pain
Just to make it easier on you”

 

Famiglia. Aveva letto la parola in uno dei libri che Tenpo gli aveva regalato. Che cos’era una famiglia? Lui non ce l’aveva… o forse sì. Nelle vignette c’erano sempre un uomo e una donna e uno o più bambini. Non aveva compreso bene cosa diceva la didascalia che spiegava l’immagine, così aveva chiesto a Tenpo. Gli aveva spiegato che una famiglia era composta da persone che si amavano, che non era necessariamente  come quella dell’immagine. Allora aveva sorriso, dicendo che loro erano la sua famiglia. Konzen era come un padre, Tenpo uno zio, Kenren il fratello maggiore, e Nataku l’amico di una vita.
Li amava tutti. Erano suoi. La sua famiglia. I suoi amici. Il suo tutto.

 

Tra le dita aveva solo cenere. Tutto era diventato nient’altro che quello. Esattamente come i resti di Konzen scivolavano via dalle sue dita, i ricordi gli bombardavano la testa. I loro visi, le loro voci, i loro profumi, il tocco delle loro mani. Tutto svanito.
Il dolore era così forte che lo rese folle, tra le dita non aveva più neanche quel poco che era rimasto e non poteva… non poteva…

 

I petali dei ciliegi caddero, l’equilibrio si era spezzato per sempre. Un animo puro e candido era stato ferito, macchiato, distrutto. Un cuore a pezzi disperdeva il suo dolore.
E non ci sarebbe stata più vita, in quei fragili rami.
Niente più Primavera.
Non fino alla fine del suo Inverno.

 

“You are gonna have to find out for yourself”

 

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