Ancora un attimo.

di MakieyoMela
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro. ***
Capitolo 2: *** Tutto torna. ***
Capitolo 3: *** Non avevo capito niente. ***
Capitolo 4: *** Dove sei? ***



Capitolo 1
*** Intro. ***


Introduzione;
Un attimo ancora.


Non poteva dire di essere felice ma nemmeno di essere triste, solo o qualsiasi altra cosa che potesse descrivere un qualcos'altro. Non sapeva come si sentiva ma sapeva che ogni pensiero che in quell'ultimo peridio stesse facendo erano maledettamente sbagliato.
Partendo dal principio; Taemin era un idiota. Uno di quelli incoerenti, i peggiori! Quelli che dicono una cosa e poi si ritrovano col farne un'altra. Una di quelle persone che si prenderebbe a sprangate da solo sulle gengive ma si trattiene dal farlo solo per paura di sentire dolore.
Tre mesi fa, aprile del duemilatredici. Taemin conobbe uno dei ragazzi più dolci, carini e sexy della sua città. Taemin usciva sempre per la piazza principale di Seoul, dove ogni ragazzo di ogni stile e opinione diversa si radunava lì con qualche altro amico.
Il castano, ormai con una sua comitiva piena di amici e convinto di averne tanti e buoni, si trovava lì quella sera di aprile, quando il cielo era tutto pieno di nuvoloni e la maggior parte dei ragazzi era accampata sotto al municipio della città per non bagnarsi per la pioggia. C'era il diluvio quella sera.
Ma è lì che lo conobbe. Lo vide correre sotto la pioggia, coprendosi i suoi capelli tinti di biondo e rosa con una borsetta sicuramente firmata da uno dei più grandi stilisti europei. Era un tipo tutto cool, come si suol dire. Pieno di accessori, orecchini sbrilluccicosi e tante altre cose di colori accesi, soprattutto su fucsia.
Taemin, a sua differenza, vestiva sempre di scuro, con collane a catena e non si era mai tinto di un colore tanto chiaro, se non quel raro biondo platino quando era un po' più ragazzino. Era tenebroso, quasi, antipatico con le persone che non conosceva e non aveva mai fatto amicizia con qualche idiota che non facesse parte della comitiva.
Sotto al municipio, teneva tra l'indice e il medio, ormai puzzolenti di fumo, una sigaretta, una malboro light. La inspirava lentamente, tenendo gli occhi su quest'ultima per vedere come si disintegrasse dinanzi ai suoi occhi, grazie al suo sospiro.
-Scusa, hai da accendere?- Quel ragazzo, che fino a poco fa correva sotto al pioggia, ora era davanti a lui, sorridendo in modo smagliante e così suggestivo che a Taemin fece ribrezzo. Non che non fosse un bel ragazzo, anzi, ma Taemin odiava tutti a prescindere.
Mise le mano nella tasca dei suoi jeans larghi e gli passò una clipper tutta colorata. L'accendino tornò indietro in poco tempo e poi vide sparire il ragazzo dai capelli biondi tra la folla, dopo un piccolo inchino col capo. Non l'aveva mai visto da quelle parti. E eppure era strano.
Ma comunque, quello fu la prima volta che vide il ragazzo dai capelli biondi.
Nonché gli interessasse molto di lui ma vedere volti nuovi nel suo territorio era sempre una cosa strana e interessante. 

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Capitolo 2
*** Tutto torna. ***


Primo capitolo;
Tutto torna.


Teneva le mani nelle tasche dei suoi jeans abbastanza larghi per le sue gambe così fine e pallide. Taemin non aveva mai avuto uno stile preciso vero e proprio, un giorno vestiva largo come tutto il resto della sua comitiva abbastanza rap, un giorno era capace di uscire persino con la matita agli occhi e qualche maglia di qualche gruppo metallaro che tanto gli piaceva.  Era strano, o almeno così lo definivano tutti.
Cosa che non gli mancava mai dal viso, salvo qualche eccezione, era il sorriso. Quando era con i suoi amici teneva sempre attivo quel sorriso che era la perfezione assoluta, capace di far innamorare qualsiasi donna lui volesse. Ma di quei tempi, una moda che si portava per quelle strade  di Seoul, era quella di farsi piacere qualcuno dello stesso sesso. Taemin era quasi contrario a tale cosa.
Anche se sembrava un tipo tutt'altro che religioso, credeva in qualcuno lì sopra, nel cielo, e anche se qualche volta si era definito lui stesso un ragazzo dalla mente molto aperta, accadeva di doversi ricredere su alcune cose. Tipo il fare sesso tra due uomini.
Nel frattempo, si era seduto su una panchina in quel pomeriggio di aprile. Con le gambe accavallate, aveva preso ad accendersi la terza sigaretta di quel giorno, cacciando fuori il primo tiro con tutto il sollievo possibile. Per lui quella era aria pura. Pura a differenza di questo mondo che lo circondava e delle persone false e meschine che si trovava intorno.
Alzò gli occhi verso il suo gruppetto di amici, con un gesto della mano lì saluto accennando un sorriso, come sempre, e non poté non notare che il ragazzo dai capelli biondi era lì, a pochi passi da lui proprio come la prima volta. Che si fosse integrato nella sua comitiva e manco lo sapesse?
Doveva ammettere, però, che quel biondo era dinanzi a lui, fissandolo con quegli occhi felini e ben truccati, che fecero sorridere spontaneamente il moro. Era l'ennesimo ragazzo che ci stava provando con lui. Come sempre, insomma. Chissà perché aveva una calamita per i bei ragazzi, peccato che a lui non interessassero molto. Indifferenza totale.
Il biondo si avvicinò a lui con passo elegante e slanciato, sedendosi al suo fianco prima di accavallare le gambe in modo femminile, sporgendosi verso di lui.
-Quindi tu saresti Lee Taemin? Mi hanno raccontato in molti di te, non che porti una buona fama però. Il solito tipo scontroso, antipatico, strafottente e che se la tira, no?-
-Quindi tu saresti il tipetto che lo da a tutti?-
Botta e "risposta", se così si poteva chiamare. Taemin si ritrovò a guardarlo con uno sguardo piuttosto freddo, indifferente, mentre prendeva altri due o tre tiri dalla sua sigaretta, senza staccare gli occhi da quelli appena sbarrati del biondo.
-Abbassa la cresta, piccoletto. Sono un tuo hyung e dovresti portarmi rispetto.- Schioccò la lingua al palato e si leccò le labbra in modo maledettamente sensuale. Quella fu la loro prima vera e propria conversazione di loro due. E Kibum ci era riuscito nel suo intento; uscire col moro.
Forse tutto dipendeva dal sesso. Tutti sapevano che Lee Taemin era l'unico ancora vergine alle panchine.  Ma Taemin non è che se ne importasse molto, lui aveva una compagnia di amici e già troppi problemi a casa. Mettersi a pensare anche ad una ragazza era troppo per la sua testa.
Tra Kibum e Taemin non si restaurò mai un rapporto di amicizia vero, anzi. Era tutto complicato, tra di loro era tutto strano, nessuno era mai riuscito a capire chi fosse l'uomo nella relazione, o forse sì. Kibum cercava Taemin, Taemin non si faceva sentire.. Ma quando Taemin aveva bisogno di coccole, correva da Kibum. Non ci teneva davvero, questo però lo sapevano tutti alla perfezione.  Ma Taemin era stato abbastanza sincero con Kibum. "Non voglio nessuna relazione seria, ho la testa altrove". Il biondo non disse mai nulla a riguardo.
 
Dopo non molto, la voce che lui e il biondo stessero insieme era arrivata persino fuori città. Taemin riceveva messaggi dai suoi amici lontani di Taiwan o Tokyo dove gli facevano gli auguri per il "fidanzamento". Taemin si sentiva oppresso. Stava vivendo una cosa così importante e così alla svelta che non gli stava dando nemmeno peso. Per lui Kibum era solo uno dei tanti. Solo una nuova esperienza.
Una sera di fine aprile, una settimana dopo il loro stare insieme, Taemin ritornò a sentirsi con una sua vecchia fiamma, se così si potrebbe chiamare. Ma anche questa era una storia complicata. Taemin era complicato.
Mesi e mesi prima Taemin aveva preso ad uscire con un ragazzo, Kim Jonghyun, nonché migliore amico di Kibum, ma dopo un semplice "Jonghyun, mi dispiace ma non mi interessano i maschi" andarono avanti ognuno per la sua vita. Ma chissà perché, per quale fantomatico fatto, eccoli lì, ai bordi di un piccolo palco dove di lì a poco una band di loro amici, compreso Kibum, doveva esibirsi.
I capelli castani coperti da un cappello nero con la visiera all'indietro, le sopracciglia corrugate, le labbra carnose aperte appena in un sorriso mentre lo sguardo era fisso davanti a se, a guardare quella creatura perfetta che ricambiava il suo sorriso a poco da lui. Erano già due settimane che quei due avevano ripreso a sentirsi di nuovo e avevano scoperto di avere chissà quante cose in comune che li fece legare fin troppo.
Tra un messaggio e l'altro erano tornati a parlare del futuro, di quel "Hey, ti ricordi quando uscimmo insieme?". Ne parlarono anche quella sera, quando Jong invitò il più piccolo ad uscire da quel posto per prendere aria più fresca, che non sia contaminata troppo da droga, alcol e fumo.
Alla porta principale del posto in cui c'era il concerto, seduti su una panchina, c'erano loro che si guardavano ancora e ancora, con gli occhi lucidi e sorridenti.
-Allora? Ti ricordi di quella domanda che ti feci ieri? Devi ancora darmi una risposta.- Iniziò a parlare il più piccolo, incrociando le gambe sulla panchina e guardandolo con uno sguardo da bimbo. Mai e poi mai Taemin si era mai sentito così libero tanto da essere se stesso in tutto e per tutto.
L'altro si ritrovò a scuotere la testa e a poggiare i gomiti sulle proprie cosce, col viso rivolto verso il suo -Dove hai lasciato il tuo ragazzo? Lo sai che non possiamo fargli questo. E' pur sempre il mio migliore amico.-
-Devi solo rispondermi a quella domanda, non ti ho mica chiesto di andare a letto insieme!- Mise il broncio -E poi, sei stato tu a dirmi che ne avremmo parlato oggi da vicino.-
-Sì, Taemin, mi piaci ancora.-
Un sorriso compiaciuto nacque ancora una volta sul suo viso perfetto e si mordicchiò il labbro, mentre le sue guance paffute si coloravano di un rossiccio abbastanza dolce da creare un'atmosfera romantica, forse.
-Bene. Quindi ti piaccio ancora.-
-Già. Ed io?-
-Tu.. Cosa?-
-Ti piaccio?-
-Sì, mi piaci.-
Un semplice scambio di sguardi che si cercavano come non mai in quelle poche luci della stradina, mentre la musica rimbombava nell'aria. Taemin si alzò dal posto e gli porse la mano, facendogli cenno di alzarsi. Aveva già lasciato a lungo il suo ragazzo dall'altra parte. Suo ragazzo. Tanto suo non se lo sentiva.
Mano nella mano, varcarono la soia del posto all'aperto, circondato da un edificio dove al centro c'era il palco dove le prime persone avevano preso ad esibirsi, e sotto lo sguardo di tutti arrivano vicino al loro gruppo di amici.
Il suo migliore amico, Kai, gli sorrise divertito di quella scena e poggiò una mano sulla sua spalla -Kibum se n'è andato. Era arrabbiato.-
Il moro si ritrovò a scuotere la testa, appoggiandosi al muretto, con le labbra arricciate mentre pensava a che guaio stesse facendo, ma allora perché si importava tanto di quanto stesse facendo male al biondo e nello stesso momento il suo cuore batteva all'impazzata, stando affianco a Jong? Confusione. Era quella puttana della confusione che girava nella sua testa.
-Taemin, non ti preoccupare. Quando dovrà fare il suo pezzo tornerà.. - Ripeteva il ragazzo col cappello nero, accarezzandogli il viso. Perso l'ennesimo battito. La musica era alta, rimbombava persino troppo nella testa e il viso del ragazzo a poco del suo l'avrebbe fatto svenire a momenti.
Quanta perfezione a soli pochi centimetri dalle sue labbra. Quelle labbra che vennero sopraffatte in poco, che vennero coperte da quelle più carnose e morbide, facendogli chiudere gli occhi e arrossire come una ragazzina. Uno di quei baci a stampo e lenti. Quelli di quando poi ti stacchi ti ritrovi con gli occhi lucidi e continui a tenere gli occhi chiusi e le labbra semi aperte, in attesa di altri baci simili e più profondi. E ne arrivarono altri.
Continuarono così allungo, attaccati a quella parete che Taemin avrebbe ricordato per sempre. Ma tutto si rovinò quando una chiamata da parte dei genitori arrivò al cellulare del piccolo, venendo subito richiesto a casa perché si era fatto troppo tardi. Dopo altri venti e più baci, con lentezza assurda, Jong accompagnò il moro a casa dove stettero per altri minuti a baciarsi a sorridersi come due idioti. Fin quando una sua affermazione lo spiazzò.
-Non ti lascio entrare in casa finché non decidi se stare con me o con Kibum.-
 
Inutile dire che la nottata la passò a mangiare gelato a fragola con un mega cucchiaio mentre, a gambe incrociate, restava a letto a fissare il cellulare proprio davanti a lui che non smetteva di vibrare e illuminarsi per i messaggi di Kibum.
-Ti sei divertito a vedermi soffrire stasera?
-Stai pure col tuo nuovo ragazzo, dimenticami.
-E io che credevo fossi diventato l'uomo della mia vita.
Parole che facevano male, che ti facevano sentire in colpa tanto da non riuscire a pensare a nient'altro. Perché, ammettiamolo, che Taemin avesse davvero provato qualcosa per Kibum a quest'ora non si sarebbero mai trovati in tale situazione. Ed è lì che Taemin avrebbe dovuto capire che la sua vita non era stata fatta per stare con un tizio simile a Kibum.
Eppure con Jong mi sento meglio, sono a mio agio, Kibum mi mette in soggezione. Pensava mentre digitava qualche frase di scusa a caso dove inseriva qualche Ti Amo non voluto. Si sentiva troppo in colpa e Kibum gli faceva troppo pena. Mentre scriveva l'ultima parola del messaggio, una lacrima scese dai suoi occhi, mordicchiandosi il labbro.
 
Scusa Jonghyun.

 

------ Angolo dell'autrice.
Ci tengo a dirvi tali parole che la scorsa volta non ho avuto modo di dire; 
Questa fan fiction è molto importante per me. (Scusate gli eventuali errori di grammatica o punteggiatura).
Dicevo, è importante per me perché descrivo la mia storia con i miei due ex ragazzi.
Ed una di queste due storie, la più importante, è terminata due giorni fa.
E in memoria dei miei momenti non-del-tutto-felici, ci tengo a condividere con voi tale cosa.
E' un modo per sfogarmi.
Grazie di seguire la storia! 
Alla prossima. 
xoxo

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Capitolo 3
*** Non avevo capito niente. ***


Secondo capitolo;
Non avevo capito niente.

 
Sinceramente la storia del "Pensavo fossi l'uomo della mia vita" aveva molto scombussolato i pensieri del giovane che, quella mattina, tra sospiri brevi e disegnini sul banco di scuola, di cui aveva iniziato a prendere qualche corso per affinare il suo giapponese, se ne stava a pensare a tutta quella faccenda successa, si e no, poche settimane fa, se non una. Aveva completamente perso la cognizione del tempo e non che ne gliene fregasse tanto, ormai tutto gli sembrava strano.  Non riusciva nemmeno più a riconoscere i propri pensieri.
Sentì vibrare il cellulare nei suoi jeans larghi e vissuti e, senza farsi vedere dalla professoressa in fondo alla classe che blaterava un chissà che cosa di un libro sconosciuto a tutti, prese quest'ultimo e dopo aver letto il nome del mittente, sbuffò e ripose il cellulare al suo posto.
Inutile dire che evitava completamente Kibum, anche dopo tutte quelle parole dolci che era stato costretto dalla propria mente a dire, solo per aggiustare la situazione. Ormai tutti sapevano tutto e non ci teneva a passare ancora per lo stronzo di turno che faceva soffrire le persone.
Anche se non lo dava a vedere, Taemin ci teneva davvero tanto alle considerazioni che le persone prendevano di lui. Si era sempre interessato ai pareri di tutti e a cosa pensassero quando lo vedevano per strada. Era fatto così. Tanto strafottente quanto sensibile ed emotivo.
Pure quelle ore di studio finirono, dopo un breve saluto dei suoi amici, si mise lo zaino nero semplice in spalla e a piccoli passi camminava verso il viale di casa sua, non molto distante dalla scuola. E pensava.
Erano ben nove giorni che non sentiva Jonghyun, e gli mancava maledettamente il modo in cui si sentisse quando era con lui. Emozioni che però era costretto a rimettere dentro al suo cuore, andando avanti per quella strada che aveva scelto. Ma nulla era più squallido di avere un ragazzo che sta con te che in apparenza vorrebbe darti tanto amore e poi si fa drogare e ubriacare solo per un po' di sesso. Perché Kibum c'era quasi riuscito a portaselo a letto, il piccolo. E le immagini del maggiore che cercava di  tutto per far uscire fuori di testa Taemin erano impresse nella sua mente. Per non parlare di quelle foto che gli mandava tramite messaggi; orribili. Taemin odiava la tecnologia quando veniva usata in modo così sconsiderato.
Si fermò al parco dove tutti, il pomeriggio, se ne stavano lì, sdraiati sull'erba con una canna in mano e qualche birra in lattina, fissando gli altri che giocavano a basket a poco dalla loro postazione.
Buttò lo zaino vicino un albero e si mise steso di fianco ai suoi amici, alzano la mano per farsi passare la canna. Lui non era entrato in quel circolo vizioso. Taemin aveva il vizio di fumare solo quando la sua vita andava uno schifo e non parlo solo per quelle inutili questioni sentimentali che lo affliggevano. Strinse di poco la canna tra le dita e se la portò alle labbra secche e carnose, inspirando il più possibile di quella robaccia che riusciva a tirarlo almeno un po' su di morale.
-Allora?- Borbottò Kai, appiccicato alla sua nuova ragazza, per la quale quasi non chiamava più Taemin per uscire o altro. -Tra poco tu e il signorino dalle foto porno fate un mese, gli regali qualcosa?- Sorrise in modo malizioso, tant'è che Taemin non gli diede nemmeno conto. Gli occhi rossi del suo amici dicevano già abbastanza.
Dopo una serie di tiri abbastanza pesanti, passò la canna al prossimo, mettendosi a guardare il cielo poco nuvoloso, buttando fuori l'ultimo tiro di quella roba. Chiuse gli occhi e storse il naso, come di solito faceva, quando gli desse fastidio qualcosa, cioè in quel momento lo sbaciucchiare del suo migliore amico con la tipa.
-Senti, Kai, questo parco è stato fatto apposta per le coppiette che vogliono scopare allegramente come voi.. Ma non quando ci sono io davanti. Quindi sei pregato di alzare il culo con la tua bellissima nuova fiamma e andarvene dietro quegli'alberelli che vi aspettano, lì dietro.- Acidità pura. Taemin non era mai stato così con gli amici, tanto meno col suo migliore amico.
E quando si rese conto del tono che aveva usato, aprì gli occhi per guardare Kai in modo dispiaciuto. Sguardo ricambiato con uno molto più perplesso e scazzato al tempo stesso. Il ragazzo si alzò dal suo posto con la ragazza e, annunciando a tutti che si sarebbero fatti un giro, sparirono tra gli alberi.
Sinceramente Taemin non sapeva se era quel periodo, che stava bruciando i suoi neuroni uno ad uno, o la alta quantità di roba che stava assumendo in quel periodo. Tra sigarette, fumo e erba non ci capiva più nulla e i soldi stavano volando via come uccelli.
Ritornò a casa quando ormai il sole era calato, i genitori a casa come sempre non c'erano e si era buttato a giocare ai videogames come tutte le sere, notti,mattine e pomeriggio insomma. Un gioco violento, mentre la tua testa era piena di sostanze chimiche, andava alla perfezione in certi momenti. Ma proprio in quel momento, mentre stava per premere il tasto Start, il suo cellulare inizia a vibrare ripetutamente sul tavolino basso che in genere stanno nei salotti. Messaggi a raffica. Con uno sbuffo potente, prende il cellulare, tenendo il joystick con una mano sola, e sbarra gli occhi a vedere di chi fossero tali messaggi. Lascia cadere il joystick sul divano, posto accanto al suo, e nota che era stato inserito in una chat di gruppo. Gruppo formato da lui, Kai e.. Jonghyun, con precedenti messaggi privati da parti di Kai.
 
-So perché hai reagito così oggi, ma non posso che dire di esserci rimasto male.
So che stai male per Jonghyun.. Gli parlavo oggi e ha insistito tanto per fare questa chat.
Non prenderla con me, anche se so pure che non può che farti piacere. Ora divertiamoci.

 
Con un sorriso abbastanza largo sulle labbra, non può far altro che rispondere a quei precedenti messaggi stupidi che Jonghyun e Kai si erano scambiati prima che li visualizzasse.
 
Jong: -Il signorino Lee è morto, penso.
Kai: -Yah! Dagli il tempo di visualizzare, scimmia che non sei altro.
Jong: -Non offendere chi è più grande di te, piccoletto. Piuttosto, siete usciti oggi? C'era qualcuno?
 
Soliti messaggi che si scambiano tra amici. Messaggi che, anche se sei col morale sotto terra, ti possono far sorridere come un ebete e rispondere come un idiota. Soprattutto se quei messaggi sono stati mandati da una delle persone che per te in quel momento significano davvero tanto.
E iniziò così tutto. Jong rubò il numero di cellulare di Taemin e gli messaggiava di tanto in tanto. (E per "tanto in tanto", intendo ogni mattina, pomeriggio  e sera). E la cosa non poteva che andargli bene. Fu così che i rapporti ritornarono alla normalità tra di loro, da semplici amici che non si permettevano di dire ciò che realmente provassero o di darsi appuntamenti nascosti.
Solo un semplice "Ti va di prendere una birra insieme, stasera?" - "Certo, perché no!".  Ma a quanto pare a Kibum non andava per niente bene. Anche se a Taemin sembrava abbastanza giusto. Per strada gli degnava di qualche sguardo solo quando Jonghyun non era nei paraggi. Ma Taemin era fatto così, si sentiva di dover fare tale cosa? E la faceva senza pensare a conseguenze e cose varie.
 
Un sabato sera, tra un sorriso e dei simpatici pizzichi che Taemin e Jonghyun si davano per prendersi in giro, sparirono dalla vista di tutti per andarsi a prendere un birra al bar dietro le panchine, liquidando Kibum con un "Torno subito.".
-A te prendo una birra più leggera, sei troppo piccolo per bere qualcosa di pesante, come quelle che bevo io.- Fece per quasi vantarsi il maggiore, dandogli una birra sui quattro gradi, con la faccia di disappunto del più piccolo. Ma dopotutto Jonghyun aveva già pagato, che altro poteva fare se non stare in silenzio, col broncio, e godersela?
Si misero seduti fuori ad un portone di qualche vecchia casa del posto, su uno scalino, sorseggiando la loro birra lentamente, come se volessero che quel momento non finisse mai. Qualche occhiatina sfuggente e una scusa banalissima per rimanere altri pochi minuti lì.
-Mi faccio una sigaretta e poi andiamo, okay?- Taemin annuì solamente. Entrambi sapevano che sia lui che Jonghyun avessero le sigarette vere e proprie, ma nessuno disse nulla e entrambi sapevano perché. Jonghyun prese dalla sua tasca il tabacco, i filtri e le cartine e con lentezza assurda si fece il suo drummino.
Rimasero lì a guardare e a parlare di tutto e niente per almeno una ventina di minuti, e ogni volta che qualcuno di loro due chiedeva "Non pensi sia il momento di tornare di là? Ci aspettano.. ", entrambi si limitavano a scuotere la testa e ritornare a parlare delle cose che avevano in comune.. E credetemi, erano davvero tante.
Jonghyun riusciva sempre a strappare un sorriso dalle sue labbra, con qualsiasi cosa dicesse. Jonghyun l'aveva salvato in un modo così strano e differente da come cercavano di fare gli altri.
Jonghyun l'aveva salvato continuando ad essere se stesso, senza sforzi. Non si era messo in testa il dover far felice Taemin. Solamente.. Si era messo in testa una frase, tipo: Sono così. D'ora in poi mi prenderò solo ciò che è disposto a essere mio. Se gli vado bene, stronzo come sono, okay, altrimenti si va avanti. Taemin non era altro che d'accordo, come sempre dopotutto.
 
Passò un mese così. Taemin e Jonghyun passavano le giornate intere al telefono, si vedevano ogni sera, si aiutavano col scegliere i vestiti da mettersi la sera, si prendevano in giro, a volte litigavano pure per poi fare pace e riprendersi a picchiare come farebbero due amici. Erano così. Un attimo prima di odiavano e quello dopo no.
Ma Kibum? .. Era questo il problema. Taemin e Kibum litigavano così tanto che a volte, il più piccolo, era costretto a spegnere il cellulare per non subirsi le sue lamentele che poco dopo si trasformavano in qualcosa di schifoso. Perché Taemin l'aveva capito ormai che Kibum aveva iniziato  a stare con lui solo per quelle cose lì. Ma allora perché non riusciva a lasciarlo?
Ad esempio, quando Jonghyun non poteva uscire e allora Taemin era costretto a stare con Kibum, in un modo o nell'altro, il maggiore cercava sempre di fare le cose più schifose che ci potessero mai essere sulla faccia della terra. Ma Taemin si sentiva come obbligato a non dire nulla, assecondarlo delle volte e poi far finta che non sia successo nulla. Perché forse sapeva che questo era il modo di dimostrare affetto per testa di Kibum.
Ma era stanco di quelle cose.
Cosicché il loro secondo mesiversario non fu dei migliori. Taemin, come sempre, lo evitò e rimase a casa, quella sera, a giocare ai videogiochi mentre se ne stava al telefono con Jonghyun che cercava di fargli cambiare idea. Perché di quella storia lui era rimasto l'unico più umile e sincero con tutti e tutto.
Quante volte aveva chiesto a Taemin "Pensaci due volte; io e te possiamo rimanere amici, ma non farlo soffrire, non se lo merita. Perché non ci provi a stare veramente con lui?" e quante volte aveva detto cose che non voleva per far pensare Taemin che la scelta che stava facendo era sbagliata? Ma nulla da fare, Taemin era di testa dura.
Quante volte Jonghyun si era ritrovato a parlare con Kibum che, ormai, lo odiava più di qualsiasi altra cosa al mondo, tant'è che il più grande, una volta abbastanza scazzato gli disse..
 
Perché dai la colpa a me se il tuo ragazzo non ti vuole più?!

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Capitolo 4
*** Dove sei? ***


Secondo capitolo;
Dove sei?


 
Non si poteva scegliere di chi innamorarsi, giusto? E forse questa cosa era davvero una tragedia ma al tempo stesso un divertimento. Tutti hanno sempre avuto litigi e casini per l'amore ma Taemin ne aveva solo sentito parlare, ora però si ritrovava in una di quelle tante storielle che vedeva in giro. Si ritrovava tra due ragazzi, uno innamorato di lui e l'altro che forse da lì ad un po' di tempo che l'avrebbe lasciato e stop. Ci si mise a pensare tutta la notte. Taemin voleva solo non rimanere solo. Voleva avere qualcuno al suo fianco perché ne aveva davvero bisogno, non è così tanto forte come fa credere di essere. Taemin era distrutto dentro per tutte le cose che gli capitavano; per il padre che lo odiava e che non perdeva occasione di insultarlo e cacciarlo di casa, per la madre che subiva gli abusi del padre, doveva badare ai fratelli minori ma non ne poteva più di stare in quella casa e l'unico appiglio era quello di stare alle panchine con i suoi amici. Si sentiva perso e tagliato fuori dal mondo, come se il suo posto non fosse quello. 
Per questo dico che Jonghyun l'aveva salvato in una maniera strana ma perfetta; si era preso cura di lui essendo se stesso, facendo sentire il piccolo in piena armonia con se stesso, lo faceva sentire bene perché lo distraeva senza nemmeno farci caso. Era tutta una cosa naturale. Come l'erba. Quando l'erba è piena di robaccia chimica, artificiale, l'effetto potrebbe durare ore e non farti capire nulla. Quando l'erba, invece, è naturale.. Il suo effetto potrebbe durare anche solo minuti, una mezz'oretta per poi farti tornare alla realtà dei fatti, ma l'effetto che ti fa in quei minuti è devastante, ti senti una meraviglia. Ed è questo l'effetto che Jonghyun faceva a Taemin, ma se fosse anche quello per poco? Se tutto finisse in fretta e Taemin fosse caduto di nuovo nel buco nero dei suoi pensieri? Era la preoccupazione massima del più piccolo.

Una sera come tante, o almeno così sembrava all'apparenza. Kibum non si era degnato molto di salutare il suo ragazzo, anzi. Un cenno di testa e poi era sparito dietro al muretto che portava al bar alle panchine, cosa molto strana, non era da lui, ma a Taemin poco importava. Aveva un brutto presentimento. Di quelli che quando li senti, pensi "Forse sarebbe stato meglio se fossi rimasto a casa", ma no, adesso era lì, seduto con una sigaretta tra le labbra mentre scherzava e sorrideva con gli altri, con Jonghyun. Nessuna traccia di Kibum per almeno due ore e forse un po' di preoccupazione c'era. 
-Taemin, ti posso parlare?- Si sentì chiamare dalla sua destra. Con un cenno di capo, si alzò dal suo posto e fecero pochi passi più in là, lui e una sua vecchia amica che aveva l'espressione abbastanza tesa, mordicchiandosi il suo labbro sporco di rossetto -So che non sono nessuno in questa faccenda, ma c'è Kibum ubriaco fradicio che sta chiedendo di te.-
Sbarrò gli occhi, deglutì a fatica e poi si passò una mano tra i capelli, scuotendo la testa più volte -Non posso.. Non posso andare lì, mi dispiace. Non ce la faccio. Se lo vedessi, scoppierei a piangere, lo so e non voglio.- La sua amica non poté che annuire e sparire dietro quel muretto dove ore fa c'era andato Kibum. Ora si che il suo brutto presentimento aveva fatto effetto. Voleva piangere. Era stato capace di ridurre un uomo così?
-Jong, mi accompagni a fa una giro?- Sussurrò con gli occhietti da cerbiatto lucidi, aveva bisogno di lui. Ma inaspettatamente Jong gli rifilò un no, senza capire nemmeno il perché. Lo stavano abbandonando tutti, quella sera? Trascinò via dalle braccia della ragazza, Kai, portandoselo in un vico per sfogarsi. -Non dire nulla, non sto bene, mi fa male dentro e.. Kai, non sono sicuro di riuscire ad andare avanti. Le persone mi guardano come se avessi ucciso qualcuno, ma sono loro che stanno uccidendo me!- E le uniche cose che fece Kai furono abbracciarlo e assicurarlo che tutto questo sarebbe passato, prima o poi. 
Si vergognava da morire di essere caduto così in basso a piangere per strada mentre le persone lo osservavano, ma che poteva farci se era stato duro e cinico per troppo tempo, fingendo che non gliene importasse niente della sua vita? Eccome se gliene importasse! Stava male, troppo. 
Tornarono alle panchine dopo essersi asciugato il viso sporco anche un po' di matita, mise indosso un sorriso finto e per sbaglio incontrò lo sguardo di Jonghyun. Non tardò a trascinarlo più dove non c'era  nessuno, cercando il suo sguardo in fretta, ancora una volta. -Cosa è successo, Taemin? Perché stai piangendo?-
-Non sto piangendo, sto bene.- Sussurrò. Bugiardo.
Lo abbracciò. Così, di getto, cosa che Jonghyun non avrebbe mai fatto.. Tranne in quella situazione. Lo strinse forte tra le sue braccia mentre Taemin iniziò a sporcare di lacrime la camicia del maggiore. -Lo so che forse gli sto facendo del male, anzi sicuramente.. Ma perché dovrei sempre guardare a come stanno gli altri, prima di pensare a me? Vorrei essere felice anche io!- 
Tra le sue braccia.. Fu la prima volta in cui Taemin si sentì protetto veramente. Ma non perché era il ragazzo che gli piacesse o cazzatelle varie. Taemin si sentiva protetto dal mondo, inspirava il suo profumo come se fosse una droga da cui era dipendente, le braccia lo accoglievano tutto e chiuse gli occhi sentendosi.. Libero di essere se stesso, almeno per una volta.
-Taemin, non importartene di nessuno. Nessuno si è mai messo nei panni degli altri come stai cercando di fare tu.- Jonghyun si staccò da lui, accarezzandogli i capelli e portando poi via quelle lacrime dal suo viso. -Ora chiamo Kibum, parliamone tutti insieme, va bene?- Nemmeno il tempo di rispondere che Jong trascinò Kibum alla loro postazione. Un Kibum arrabbiato e ubriaco che sputava veleno su di loro.
-Che cazzo vuoi da me, eh?! Taemin, perché cazzo stai piangendo?! Sei vicino al ragazzo che ti piace, no?! Cazzo piangi? Sono io quello che sta male qui!- Urlava, sbraitava, prendendo una birra per poi frantumarla in piccoli pezzi sull'asfalto. Si sentì venir trascinato via da qualcuno. Aveva causato davvero tutto quello? Le persone li stavano guardando con occhi curiosi e penosi. Jonghyun cercava di farlo ragionare, e lui? Lui era appoggiato al muretto poco distante in preda alle lacrime. Ma fu in quel momento che capì che di quella storia non voleva saperne niente. Delle urla isteriche di Kibum, delle sue lacrime e di come si comportava. Non ne voleva sapere niente. 
-Lasciamoci.- Disse. E in quel momento tutto si fermò. Tutti lo guardarono e Kibum con occhi spalancati scosse la testa. -Sono stanco delle tue scenate. Non ti amo, non mi piaci e non voglio avere niente a che fare con te.-
-E' per la scenata?- Balbettò Kibum -Giuro che non succederà più, ti prego, scusami.- 
Taemin girò i tacchi e se ne andò da solo, sotto lo sguardo dispiaciuto di Jonghyun che voleva rincorrerlo per stargli accanto, ma non poteva. Tutti lo stavano fermando, con i loro sguardi e le paroline dette sotto voce. Lo lasciò andare da solo. 
 
-Quando ti ho abbracciato ho sentito come dei coltelli che si infilassero nella mia schiena.
Quanto odio queste persone che non si fanno i cavoli loro.
Ma io te l'avevo detto che sarebbe finita così.

 
 
Quella sera andò a casa di Kai per dormire. Ma sapete cosa? Non pianse. Sorrise, anzi. Rise addirittura perché si sentiva come se si fosse liberato di un peso dallo stomaco. Certo, forse adesso aveva tutti i tipi delle panchine contro di lui, ma che se ne andassero in un bel posto. Taemin si sentiva bene adesso e passò quella nottata a messaggiare con Jonghyun e a ridere con il suo migliore amico. Tralasciando i messaggi di Kibum. 
-La conosci quell'App fighissima?
-No, quale?
-Non mi Appendere domani.
-Ma quanto sei idiota, Jong. Non ti appendo.
-Grazie, Minnie.
 
Quando quella mattina successiva si svegliò ancora tutto frastornato per la sera precedente, sentì il suo cellulare vibrare sotto al cuscino. Sconosciuto. Ma sapeva alla perfezione chi potesse mai essere alle dieci del mattino. Passò il cellulare a Kai, sveglio già da un po', e lo pregò di rispondere. Così fece. Ma la faccia tesa e sbalordita dell'amico non lo aiutò affatto, dopo varie cose e dicerie, abbassò il telefono staccando la chiamata.
-Okay, Taemin, io capisco che questo ragazzo è innamorato e tutto, ma in pratica sta venendo sotto casa mia per parlarti.-
-Io non scendo, ti prego, scendi tu. Non posso guardarlo! Si è comportato una merda ieri sera e ora aspetta pure che lo perdoni?- Alzò le coperte fin sopra la testa e si nascose, continuando a pregare l'amico di scendere al posto suo. Così fece. Rimase a meditare sotto le coperte per molto tempo aspettando il ritorno dell'amico ma data l'infinità di tempo che stava passando, si vestì e scese al piano inferiore, allungandosi verso la porta per vedere se Kibum stesse andando via. Si scontrò con l'amico che si presentò con un mazzo di fiori e due buste piene di cornetti. 
-Dovresti litigare con i tuoi ragazzi più spesso. Abbiamo la colazione!- 
Quella situazione non gli aveva fatto ne caldo e ne freddo. Ormai Kibum era diventato completamente indifferente e tra i mille messaggi che stava ricevendo sul cellulare, prese a rispondere solo quelli di Jonghyun, cioè quelli che gli importavano sul serio, sostanzialmente. 
E così fu, il ventinove di maggio finì definitivamente la loro storia. 
Ma.. Si chiude una porta e si apre un portone, no? 

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