Ricordo di un'estate

di drinkrauhl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***



Capitolo 1
*** Chapter one ***


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Stand By Me




 «Era un'estate come un'altra, io e le B. Ladies ci stavamo recando al maneggio per fare una cavalcata. 
Era luglio, il sole quasi spaccava le rocce e a Stratford si pativa tanto il caldo.
Le "B. Ladies" era il nome della nostra banda. Non eravamo piccole criminali o prostitute, solo quattro ragazze di sedici anni molto annoiate.
Il club era composto da Holly, Taylor, Amber e me, Alex.
Eravamo molto selettive, infatti eravamo solo in quattro. 
Holly era la tipica ragazza tutto fumo e niente arrosto, cercava di mascherare la sua totale stupidità con la bellezza. Al contrario Taylor era una ragazza molto colta, amava la leggere e lei era la mente del gruppo. 
Amber era una romanticona e lettrice di romanzi rosa. Ripeteva in continuazione che un giorno sarebbe arrivato un principe azzurro per tutte, in groppa ad un cavallo bianco. 
Poi c'ero io, il capo. Forse ero il capo solo perchè non c'erano più ruoli disponibili. Non mi aspettavo nulla dalla vita e non pretendevo niente.
L'unica casualità era che eravamo tutte bionde. Chi ossigenata e chi no, ma in qualunque caso lo eravamo tutte.
Ci riunivamo in una roulotte abbandonata, infondo al maneggio. L'avevamo abbellita con decorazioni natalizie, pasquali e di altre festività.
Passavamo la maggior parte del nostro tempo lì, anche le notti. Le nostre mamme erano molto ingenue, troppo. Spesso mi stupivo di come credessero alle nostre bugie.
Io e le ragazze avevamo una passione in comune: i cavalli.
Amavamo cavalcarli nei prati immensi delle pianure. 
Avevamo tutte una collana con un ferro di cavallo al collo, e tutti sapevano a cosa si riferisse. 
Quella roulotte era il nostro quartier generale. Parlavamo di tutto, ognuna si fidava dell'altra.
Argomento proibito erano i ragazzi. Avevamo sedici anni, saremmo dovute essere pazzamente innamorate di un giovincello, al contrario, li consideravamo una razza da eliminare.
Rozzi, puzzolenti, antipatici, crudeli, questo erano i ragazzi.
Sfortunatamente non eravamo le uniche ad avere un quartier generale.
Venivano chiamati "Pigmei". Erano un gruppo di quattro ragazzi, tutti di diciassette anni.
Anche loro passavano la maggior parte del tempo nel loro rifugio, ma tra noi, c'era una guerra.
Il loro capo, Justin, era un montato. Continuava a ripetere che un giorno mi avrebbe conquistata, come il resto del mondo.
Aveva i capelli color grano, abbastanza corti, gli occhi color miele e la carnagione olivastra.
Il loro covo era una casa sull'albero arricchita di giornali porno e poster di ragazze seminude.
Gli altri tre erano Ryan, Fred e Chaz, tre ragazzi abbastanza tranquilli, non ci davano molti problemi. Anzi, Fred non mi stava poi tanto antipatico. Tutti a scuola sapevano che il padre di Fred non era molto affidabile, picchiava in continuazione il povero figlio, anche per una piccola bugia.
Spesso, dopo le lezioni, ci seguivano nella roulotte per poi attaccarci con dei gavettoni.
Per ripicca, noi facevamo lo stesso, eravamo come stupidi dodicenni, ma non ci importava.
-Ragazze andiamo?- chiesi salendo in groppa al mio cavallo.
Non era proprio mio, ma non si lasciava domare da nessuno, se non che da me. Le ragazze mi seguirono a ruota sui loro destrieri e ci avviammo a salutare Mike, un giovane stalliere.
Quando gli fummo abbastanza vicine, riuscimmo a udire una conversazione che stava intrattenendo per telefono.
Sperammo che il ticchettio degli zoccoli non gli avrebbe fatto notare la loro presenza.
-Non potete!- si lamentò sbattendo con forza i piedi sul terreno fangoso.
Le ragazze si scambiarono un'occhiata allarmante, mentre io mi avvicinai lentamente, sperando che il cavallo non avrebbe fatto nessun nitrito.
-Non potete abbattermi i cavalli- si portò una mano tra i capelli per la disperazione -Estinguerò il debito, comprerò il maneggio ma ...- sbuffò e terminò la telefonata.
Abbattere i miei cavalli? Non glielo avrei lasciato fare per nulla al mondo.
-Mike, che succede?- chiesi scendendo dal cavallo. Le ragazze non dissero niente, rimasero imperterrite, con lo sguardo cupo e fisso su di me.
-Niente ragazze- ci liquido allontanandosi. I suoi stivali di gomma iniziarono a fare strani rumori a contatto con il fango.
-Mike io ...- cercai di corrergli incontro, ma i cavalli iniziarono a nitrire, quindi dovetti tornare indietro.
-Alex uccideranno i cavalli?- chiese Taylor allarmata.
-Alex che diamine succede!- sbottò Holly.
Non risposi, in fondo cosa avrei potuto dire? Non sapevo niente.
Salii in groppa al cavallo ed iniziai a correre.
I cavalli erano la mia vita, il maneggio era la mia vita! Non potevano portarmelo via.
Le ragazze mi seguirono, sentii gli zoccoli dei cavalli sull'erba leggermente bagnata dalla rugiada.
Indossavo una camicia verde a quadri, un paio di pantaloncini e degli stivali in pelle marroni.
I capelli biondi svolazzavano alle mie spalle a causa del vento.
Le ragazze si affiancarono a me e notai i loro sguardi cupi.
Holly indossava una camicia bianca, dei jeans e anche lei un paio si stivali neri. Amber aveva una maglietta bianca e dei pantaloncini e Taylor una canotta blu e dei jeans. Gli stivali erano d'obbligo, una delle regole del club.
Avrei voluto trottare all'infinito con Blue Jeans, così avevo chiamato il mio cavallo, ma qualcuno me lo impedì.
-Guarda guarda- quell'odiosa voce risuonò nelle mie orecchie -Le tre bambole e la stronza capo- mise le mani nelle tasche e si appoggiò con le schiena al tronco dell'albero.
-Bieber non è giornata- mormorai infastidita. Tirai le briglie del cavallo, in modo che si fermasse, e scesi. Mi avvicinai all'albero e legai le briglie attorno ad un ramo, stesso fecero le ragazze.
Justin indossava una camicia bianca, leggermente sbottonata per far intravedere i muscoli, e dei jeans blu, come gli altri tre, l'unica variante e che gli altri avevano semplici magliette colorate. 
Una volta stretto un nodo ben elaborato intorno ad un ramo, sentii delle mani cingermi i fianchi.
-Dio mio smettila- mi voltai e spinsi via Justin.
Lui ridacchiò e si accasciò al suolo, strusciando lungo il tronco dell'albero.
-Che ci fate qui?- domandò Taylor aggiustando gli occhiali, spingendoli leggermente più su sul naso.
-Volevamo vedere come ve la passavate- rispose Fred.
Ryan era il più alto, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. Chaz era alto come Justin, aveva i capelli leggermente lunghi rispetto a quelli di Justin, e gli occhi piccoli e marroni.
Fred era alto, con i capelli marroni rasati ai lati, e gli occhi dello stesso colore, non era un ragazzo che si faceva notare, ma di certo non era brutto.
Le ragazze si stesero sull'erba, come i ragazzi, mentre io e Justin eravamo accasciati ai piedi dell'albero.
Spesso riuscivamo ad essere civili, o almeno a volte.
-Male- rispose Holly senza pensarci. Non dovevano venire a conoscenza dei nostri problemi.
-Zitta!- l'ammutolii roteando gli occhi al cielo.
-Dai Alex, tanto non possiamo fare niente. Pare vogliano vendere il maneggio e abbattere i cavalli- sospirò.
Ci fu un profondo silenzio, si udì solo il sospiro di Amber, che versò una piccola lacrima.
-Hei- Justin posò una mano sulla mia spalla, facendomi rabbrividire a quel contatto.
La sua pelle era calda e morbida.
-Tranquillo- sorrisi falsamente -Non pensare che vi lasceremo in pace, guerra come prima- presi la sua mano e la spostai sull'erba.
-Stronza come sempre- ridacchiò.
-Coglione come sempre- gli diedi un pugno sul braccio e mi alzai.
-Dove vai?- chiese Justin accigliandosi.
Risi e slegai il cavallo, accarezzandogli il muso. Era davvero bello, marrone con dei grandi occhi neri.
-Ce ne andiamo belli- anche Holly si alzó e slegò il suo cavallo.
-Uh ribelle la ragazza- Fred si alzò leggermente mantenendosi sui gomiti.
Tutte sospirammo e tornammo in groppa ai nostri cavalli. Dovevamo tornare al maneggio per riportare i cavalli nelle stalle, era ora di progettare un piano.
-Ci si vede bionde- Justin si portò due dita alla fronte e mi salutò come un militare.
Gli feci cenno con in capo e diedi un leggero colpetto sullo stomaco del cavallo, per farlo partire.
Era divertente parlare con loro, quando non erano stronzi.
Ovviamente non mi fidavo di loro, ma qualcun altro con cui parlare faceva comodo a volte.
Trottammo ancora un po', immerse nel silenzio, finchè arrivammo nel maneggio.
-Ragazze stasera attacchiamo?- chiese Taylor scendendo dal cavallo, per poi accarezzargli il dorso.
-Si, ma non frontalmente- sospirai ricordando il loro "allarme".
Quei ragazzi erano molto furbi e innovativi: attorno alla loro casa vi erano quattro alberi e tutt'intorno legarono una corda, collegata ad una campana. Quindi, se qualcuno provava ad avvicinarsi, la campana sarebbe suonata e loro avrebbero ritratto la scala.
Intorno al legno della casa, costruita da loro, c'erano vari rottami, usati come pavimento e qualche rete usata come ringhiera.
Era davvero molto ingegnoso, per dei cretini come quelli.
Una volta riposta l'attrezzatura, come briglie e selle, tutte pensammo ad un piano efficace.     



























CIAO RAGAZZE!
ECCOMI QUI CON UNA NUOVA STORIA ... QUEST'ESTATE NON AVEVO NIENTE DA FARE E HO SCRITTO, QUINDI LA FAN FICTION E' FINITA.
AGGIORNERO' A SECONDA DELLE RECENSIONI, SPERO VI PIACCIA PERCHE' SONO FOLLEMENTE INNAMORATA DEL FILM ...
PENSO SIA DAVVERO BELLO, AL DI LA' DELLA STORIA D'AMORE
VABBEH DETTO QUESTO, VI INVITO A LEGGERE OGNI CAPITOLO CON LA CANZONE PROPOSTA, COME QUESTO.
BUONA LETTURA E SPERO VI PIACCIA.

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


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Whispering Bells




Li avremmo colpiti una volta di ritorno dai prati, quindi dovevamo sbrigarci.
Corremmo verso la roulotte e prendemmo le pistole ad acqua, riempite con uova marce e acqua, e ci dirigemmo verso il loro rifugio.
-Amber muoviti- la rimproverai, vedendo che ci stava mettendo troppo a salire sull'albero.
-Scusa se non mi chiamo Tarzan- si giustificò, mettendo finalmente una gamba attorno ad un ramo, per poi salire del tutto.
-Ma se cado mi faccio male?- Holly era abbracciata al tronco di un albero e seduta su di un ramo, tremante.
Ognuna aveva preso posto su uno dei quattro alberi che circondavano la casa sull'albero, ed ognuna aveva in mano una pistola.
Ad ogni ramo di ogni albero avevamo legato una corda, che avremmo usato per scendere. Quegli alberi non erano tanto alti, e non ci avremmo messo più di cinque secondi a scendere.
-Tecnicamente moriresti, praticamente ... si moriresti- Taylor sembrò sicura di se in quella posizione.
Amavo quelle ragazze, riuscivano a farmi ridere in qualunque momento, e ammetto che Taylor era la mia migliore amica.
-Ragazze basta- spalancai gli occhi e attizzai le orecchie -Stanno arrivando!- mormorai a denti stretti.
In lontananza udii delle risate da parte di voci maschili. L'ultima volta avevano vinto loro, quando riempirono la roulotte di fiale puzzolenti. Ci vollero giorni per eliminare quell'odore nauseante.
Intravidi la camicia bianca di Justin, che ben presto sarebbe stata imbrattata dalle uova.
Quando tutti e quattro i ragazzi furono sotto di noi, feci cenno alle ragazze di dare fuoco.
-Ehi pigmei- ridacchiai attirando la loro attenzione.
Tutti alzarono il capo e quando videro le nostre pistole spalancarono gli occhi.
Taylor fu la prima a fare fuoco, così io e le ragazze la seguimmo a ruota.
Holly non aveva una mira eccezionale, in compenso, una volta attirò Ryan in un casotto in campagna. Lo aveva sedotto e portato lì così che io e le altre potemmo imbrattarlo di vernice rossa.
Fu una cosa esilarante vederlo tornare a casa ricoperto di vernice, per giorni lo chiamammo "uomo ciclo".
Io mi concentrai su Justin, che continuava ad imprecare per la sua camicia.
-Giù!- urlai afferrando la corda di fianco a me.
Tutte fecero lo stesso e scivolarono velocemente su di essa.
Lo sfregamento delle mani sulla corda mi diede un leggero fastidio, scivolai troppo velocemente, quindi i palmi delle mani diventarono rossi ed iniziarono a bruciare.
Era divertente e sopratutto ci procurava l'adrenalina di cui avevamo bisogno.
Scappare da loro, avere la paura di poter essere catturata ...
-Andiamo- le incitai una volta con i piedi per terra, ed iniziai a correre verso nord, dove poi si trovava la nostre roulette, distante dalla foresta, nel bel mezzo di un prato.
Tutte iniziarono a correre , compresa me, e da lì iniziarono le risate senza sosta.
Quando fummo abbastanza lontane, mi voltai e osservai Justin.
-Ciao Justin- urlai mandandogli un bacio volante.
Lui in risposta ridacchiò e mi fece il dito medio.
Nessuno di noi se la prendeva per questi scherzi, semplicemente ricambiavamo, era un ciclo vizioso. 
-Dai!- esordì Amber afferrandomi il braccio.
Annuii ed insieme corremmo.
-Siamo state mitiche- rise Holly.
-Dio quanto è stato appagante vedere Justin ricoperto di uova- mi morsi il labbro inferiore.
Quando ero con loro sorridevo sempre, non litigammo neanche una volta, e devo ammettere, che era anche grazie ai Pigmei che sorridevo.
-Avete visto Chaz? Che idiota- Taylor poggiò le mani sulle ginocchia, spostando il peso su di esse, per la stanchezza.
Annuii e iniziai a pensare che forse quelli erano davvero i momenti più belli di tutta la mia vita, o lo sarebbero stati.
Magari avrei raccontato ai miei nipoti della faida da B. Ladies e Pigmei.
Vivere in una piccola cittadina forse aveva i suoi vantaggi, conoscevo tutti in città.
Quella zona dove ci eravamo stanziate mi piaceva particolarmente, trasmetteva calma. Gli alberi erano altissimi ed in cima si sentiva il cinguettio degli uccellini, di sottofondo vi erano i grilli. Il terreno era stranamente duro, non pioveva da una settimana ... l'erba era di un verde molto chiaro, ed emanava un profumo delizioso. 
-Dai andiamo- feci cenno col capo di seguire la direzione prestabilita ed iniziammo a camminare.
-Come facciamo per il maneggio? Che succederà?- la domanda di Amber mi fece allarmare nuovamente. 
Avevo completamente rimosso quella telefonata.
Sospirai grattandomi il collo con la pistola.
Passai la lingua tra le labbra ed iniziai a pensare ad un modo per salvare Blue Jeans.
-Rubiamoli- Taylor si strinse nelle spalle, come se fosse cosa da niente.
Tutte aggrottammo le sopracciglia e la guardammo, a Holly persino scappò una risatina.
-In realtà non è da pazzi- piegai leggermente la testa verso destra.
-Visto? Sono io quella intelligente- fece la spavalda, ma Amber la zittì co un pugno sul braccio.
-Dove li mettiamo?- chiese ovviamente Holly -Sono più di venti cavalli!- 
Non aveva tutti i torti, erano troppi e in qualunque caso non avrei saputo dove metterli.
-Li ... regaliamo!- propose Amber -Ci sono tanti contadini in zona che ne hanno bisogno per ... che ne so, almeno non li uccidono- sorrise.
-Ti bacerei se non fossi etero!- tutte scoppiarono a ridere -Sei un genio! Torniamo al quartier generale e organizziamo un piano- stabilii continuando a camminare.
Ormai erano quasi le sei, quindi il buio era quasi inoltrato.
Camminammo sghignazzando ancora per pochi minuti, prima di arrivare alla roulette.
-Si mamma, dormo da Holly- dissi con fare scocciato.
-Dormo da Alex-
-Vado da Amber-
-Passo la notte da Taylor-
Ecco i nostri alibi. Le nostre mamme erano veramente ingenue, anche perchè pensavano di avere figlie perfette, fidanzate e che chiacchieravano continuamente di ragazzi.
Tutte terminammo la telefonata nello stesso momento e posammo gli iPhone su una delle quattro brande.
-Quando li rubiamo?- Holly si stese su piccolo divanetto ed iniziò a giocare con una delle file di perline colorate che pendeva dal soffitto.
-Abbiamo bisogno di un paio di giorni, e non possiamo essere sole- mormorai a denti stetti. 
Non volevo ammettere di aver bisogno di aiuto, e sapevo già a chi lo avremmo dovuto chiedere.
-I Pigmei- afferrai un piccolo anti stress che si trovava sul cruscotto ed iniziai a stringerlo tra le mani.
Il divanetto su cui Holly era sdraiata era in realtà un divano circolare che serviva come sedia, di fatti davanti c'era un piccolo tavolo rotondo, dove di solito ci riunivamo per mangiare.
Taylor era stesa sul suo letto a castello, con al di sotto Amber.
-I Pigmei? Non se ne parla!- sbottò Taylor.
Non avrei mai voluto collaborare con quegli animali, odiosi e antipatici.
-Non abbiamo scelta, ma in qualunque caso dobbiamo aspettare domani per chiarire con Mike, non siamo ancora perfettamente a conoscenza della situazione- posai l'anti stress e mi diressi nella zona fornelli.
-Io sono d'accordo con Alex, i ragazzi ci aiuteranno, Justin ci tiene tantissimo a Tom- fece notare Amber.
Tom era il nome del suo cavallo, tutti avevano un nome: il mio era Blue Jeans, quello di Holly era Lana, Ronan era quello di Taylor, in onore di un bambino scomparso nella nostra città a causa di un'orribile malattia, Boomer era di Amber, mentre quelli dei ragazzi erano Harry, Black e Dreamer.
Non so bene il perchè del nome del mio cavallo, ricordo che la prima volta che andai al maneggio incontrai Justin, e come al solito indossava i suoi jeans blu. Forse mi colpirono e, visto che non aveva ancora un nome, fu la prima cosa che mi venne in mente. Fatto stà che ogni volta che vedevo Blue Jeans pensavo a lui.
Era strano, ma non potevo non ammettere che era sexy.
Ad ogni party, da ubriaco, si toglieva la maglia, lasciando scoperti i suoi bellissimi muscoli e tatuaggi.
Non li amavi tanto, ma a lui stavano bene.
-Ragazze che volete da mangiare?- chiesi abbandonando l'anti stress per aprire la piccola mensola ed osservare di cosa eravamo munite.
-Uova- ridacchiò Taylor avvicinandosi. 
Annuii alla sua richiesta e presi le uova dal frigo, di fianco al quale c'era una finestra.
Casualmente l'occhio mi cadde lì, così notai Justin e i ragazzi avvicinarsi con in braccio delle galline.
-Pigmei!- urlai correndo al tavolino, dove avevo lasciato la pistola.
Tutte le ragazze si spaventarono, presero le pistole e mi seguirono all'esterno del rifugio.
Puntammo le pistole verso di loro e li guardammo sconcertate le galline che avevano tra le mani.
-Che diavolo ci fate con quelle galline?- disse Amber caricando la pistola.
-Ehi calme- ridacchiò Justin -Ecco ... le abbiamo portate in segno di pace- si giustificò.
-Pensi che siamo davvero così stupide?- roteai gli occhi al cielo -Posate le galline e andatevene prima che vi ... Dio mio quanto puzzate- mi tappai il naso con una mano.
Emanavano davvero un'odore nauseante, infatti varie smorfie vennero a formarsi sui volti delle ragazze.
Sopratutto Justin, io e Holly lo avevamo conciato per le feste.
-Seriamente, ricordavo che avevate un piccolo recinto- Ryan posò la gallina al suolo, e subito questa emise versi fastidiosi.
-Dobbiamo chiedervi una cosa- sorrise Fred -Solo una cosa- si strinse nelle spalle.
-Non abbiamo niente a parte le galline, potete controllare- Chaz fece un passo in avanti, ma Holly glielo impedì.
-Alto là cowboy, posa la gallina- fece cenno con il capo di lasciare l'animale.
Non potei non ridere, Holly era così esilarante con i suoi comportamenti.
-Okay, voi tre entrate- indicai con la testa la roulotte -Tu resti qui- sorrisi a Justin.
Le ragazze abbassarono le armi e li scortarono al piccolo recinto dall'altro lato del campo.
Io e Justin ci sedemmo con le gambe incrociate e ci guardammo.
Cercavamo di non ridere, ma puntualmente un sorrisetto veniva a crearsi sul volto di entrambi.
-Non ti fidi di me?- chiese ammiccando.
Sorrisi a labbra serrate e scossi il capo lentamente.
Era una situazione simpatica, sembrava un film.
-Tu ti fidi di me?- chiesi a mia volta.
-Nha ... però sei una tipa furba, complimenti per l'attentato di oggi, ma non pensare che non ricambieremo- ridacchiò.
Eravamo abbastanza distanti, ma riuscivo a sentire il suo odore nauseante.
-Puzzi come una capra- arricciai il naso -Ah scusa, sei un pigmeo- mi strinsi nelle spalle e mi congratulai mentalmente per la battuta pungente.
-Finta bionda- si stese, mantenendosi sui gomiti.
-Stronzo naturale- sorrisi falsamente alle sue insinuazione.
Ecco, sembrava troppo civile.
-Mi stai sempre più simpatico pigmeo- sbuffai annoiata.
Si, in quel momento lo odiavo. Era spavaldo, sicuro di se, come se fosse il re del mondo.
-Perchè non mi fai entrare?- aggrottò le sopracciglia.
-I cani si tengono fuori- mi morsi il labbro inferiore.
-Uhg uno a zero per te- sorrise a labbra serrate piegando il capo verso destra.
-Togliti quella cosa, puzza troppo- mi tappai nuovamente il naso, facendo si che la mia voce mutasse, diventando nasale.
-Vuoi vedere bionda?- ammiccò più volte alludendo ai suoi muscoli.
Non avrei mai voluto vederlo a torso nudo, era una cosa indecente, ma quelle uova erano vecchie di settimane, l'odore probabilmente sarebbe arrivato anche a casa mia.
-Se dopo devi entrare in casa mia, non entrerai con quello straccio puzzolente- scossi la testa, in quel momento ero seria.
Roteò gli occhi al cielo e con calma, estrasse ogni bottone dalla propria asola.
Quando finalmente la tolse, strizzai gli occhi e coprii la mia visuale con le mani.
-Sai ... io le amo tutte le donne, mai voi ...- scosse la testa e schioccò più volte la lingua -Proprio non vi sopporto, anche se sono sicuro che prima o poi, io e te ... qualcosa faremo- ridacchiò.
Feci finta di avere un conato di vomito, in modo molto teatrale.
-Mai, mai in nessuna vita futura- storsi le labbra.
-Ma ... devo ammettere che siete più simpatiche di oche che conosco, almeno avete carattere ... non mi piacciono le ragazze facili- sorrise sinceramente -Ma tanto lo so che mi ami- tossì in modo da non far capire bene cosa avesse detto.
Era questo che non sopportavo di lui: la sua spavalderia. 
Tolsi le mani davanti ai miei occhi, ma cercai di non guardare i suoi addominali.
-Le ragazze pagherebbero per essere al tuo posto- alzò le spalle e agitò le braccia in aria.
-Io pagherei per essere al loro- mormorai nelle speranza che non mi sentisse -Non pensare che perchè sei un bel ragazzo io caschi ai tuoi piedi, non sono come quelle oche che frequenti- sbottai frustrata.
Solo perchè ero bionda e mi truccavo la gente pensava che fossi una rimbambita senza cervello.
Io e le altre eravamo trattate così, ed era per quello che fondammo le B. Ladies: Blondes Ladies.
Tutte venivamo "discriminate" per il colore dei nostri capelli, ed era una cosa davvero stupida.
-Non lo penso- disse con la massima serietà e calmezza.
Quelle parole, in quelle circostanze, mi rallegrarono leggermente. Non mi considerava una scema, bene?
-Penso solo che ... beh è destino- alzò le sopracciglia.
Sbuffai a quell'affermazione, ma in seguito sentii la porta della roulotte aprirsi. Produceva un cigolio insopportabile, dicevo da mesi che l'avrei aggiustata, ma puntualmente me ne dimenticavo.
-Okay Alex- udii la voce di Taylor alle mie spalle -Tra due giorni, cioè Sabato, ci sarà una tregua, che durerà ventiquattro ore- mi voltai per guardarla. 
Dietro di lei c'erano Chaz, Ryan, Fred e le ragazze.
-I ragazzi vogliono rapire i cavalli- continuò Amber.
Sorrisi allegramente quando capii che erano venuti per chiedere aiuto a noi, le loro migliori nemiche.
-Guarda guarda chi chiede il nostro aiuto- ridacchiai guardando Justin.
Lui sbuffò e fece cenno con capo di procedere.
-Guarda che volevamo fare la stessa ...- Holly iniziò a parlare, ma Taylor la zittì che un pugno sul braccio.
Non dovevano sapere che volevamo il loro aiuto, non dopo averli derisi per la loro richiesta.
Tutti i ragazzi scoppiarono a ridere, mentre noi ragazze fulminammo con lo sguardo Holly, la solita chiacchierona.
-E comunque ... !- tossì Taylor -Sabato sera ognuno ruberà due cavalli, ognuno di questi verrà regalato ad un contadino o chi sa, accetti?- sorrise spingendo gli occhiali sul naso.
-Si- annuii -E per la cronaca, non sapevamo che fare- mi alzai bruscamente pulendomi la gambe dall'erba.
-Si certo- Justin si grattò il collo in imbarazzo visto che era a torso nudo.
-Ohw che schifo- disse Amber coprendosi gli occhi.
-Ecco perchè queste ragazze non le sopporto- sospirò Ryan -Ho visto che stavate cucinando delle uova ... non è che ... possiamo condividere?- sorrise mostrando tutti i denti.
-In nome della tregua- sorrise a sua volta Fred -Vi prego ragazze, dovremmo mangiare verdure- fece labbruccio.
Odiavo tutti i Pigmei, tutti tranne Fred, era dolce e simpatico, non capivo cosa ci facesse con loro.
Sbuffai -Okay, ma niente giochetti e scherzi, è il nostro territorio- chiusi gli occhi in due piccole fessure ed iniziai a prendere tra i denti l'interno della guancia.
Quando rivolsi uno sguardo a tutti i ragazzi e ragazze, notai che Ryan e Molly si scambiavano occhiatine, stranamente prive di odio, anzi, sorridevano.
Non dissi niente per non umiliare Holly, da in seguito le avrei parlato.
-Io ho fame- annunciò Justin -E voglio vedere la vostra umile dimora- senza nessun preavviso corse verso la porta ed entrò nella roulotte.
-Non toccare niente- lo rimproverai ed entrai a mia volta.
-Una catapecchia non male- commentò il povero arredamento, quasi inesistente.
Iniziò a chiochicchiare con le file di perline che pendevano dal soffitto, come un bambino.
-Ho la maglia di mio padre, mettila- scossi la testa vedendo che era a suo agio a petto nudo, e mi diressi verso il piccolo armadio di fianco al letto.
Aprii l'anta e cercai frettolosamente la maglia nera di mio padre, che di solito usavo come pigiama. Dopo l'avrei dovuta bruciare, ma non sopportavo di vederlo in quello stato.
-Ah grazie- disse avvicinandosi.
I suoi fianchi, involontariamente, sfregarono contro i miei.
-Eccola- gliela porsi e mi allontanai velocemente.
La prese tra le mani e mi guardò accigliato -Hai paura di me?- chiese ridendo.
-No- roteai gli occhi al cielo e presi la padella, mettendola sul fuoco.
-Ah ... ho capito- aprì la piccola mensola e cercò una bottiglia d'olio, che subito mi porse -Hai paura che ti seduca- si accostò a me cingendomi i fianchi con le mani -Hai paura di innamorarti di me- sussurrò al mio orecchio.
Stavo per voltarmi, ma lui si ritrasse immediatamente.
-Tranquilla, sei una B. Ladies, bhlea- fece finta di avere un conato di vomito.
-Potrei dire la stessa cosa di te- versai l'olio nella padella e ruppi due uova, contemporaneamente.
A quelle parole mi venne da ridere, mai e poi mai mi sarei innamorata di un Pigmeo, eravamo nemici. Come una mucca ed una pecora, non possono stare insieme, poi ci odiavamo .... avevamo un rapporto di simpatia e odio.
-Sono ancora tutti fuori?- chiesi sbirciando dalla finestra.
-Si, stanno parlando del piano- con la coda dell'occhio seguii i suoi movimenti, e notai che si stava avvicinando nuovamente.
-Ti do una mano- disse comprensivo e prese un'altra padella, mettendola di fianco alla mia.
Pigmei e B. Ladies che collaboravano o meglio cucinavano insieme?
Chi lo avrebbe mai detto.
Anche lui versò l'olio nella padella e ruppe due uova.
C'era un silenzio abbastanza imbarazzante, si sentiva solo l'olio friggere nelle padelle.
-Mi passi il piatto? Sono sopra di te- chiesi mettendo sulle uova di entrambi un pizzico di sale.
Justin alzò e lo sguardo e notò una piccola mensola, dove mettevamo i piatti, i bicchieri e i tovaglioli.
Annuì e prese otto piatti.
Mettemmo un uovo in ogni piatto e poi apparecchiammo a tavola.
-Ragazze e Pigmei!- li richiamai -È pronto!- urlai per poi tornare dentro.
-Sono buone- disse Justin tagliando un pezzo con la forchetta.
-Ma ... in questo periodo non mi piacciono le uova- sorrise falsamente, facendomi ridere.
Finalmente, si infilò la maglietta, e si sedette a tavola.
-Eccoci!- udii la voce di Amber -È il tuo pigiama?- spalancò gli occhi vedendo Justin seduto a tavola.
-Si ...- borbottai -Ricordami di bruciarlo- ridacchiai e mi sedetti sul divanetto, di fianco Justin.
Dopo poco tutti presero posto a tavola ed iniziammo a mangiare.
-Allora ...- iniziò Fred -Cosa avete sentito oggi pomeriggio?- chiese mettendosi in bocca un'altro boccone.
-Diceva solo che vogliono abbattere i cavalli, perchè ... mi pare di aver capito che qualcuno ha comprato il maneggio- Holly si alzò e mise a tavola una bella pagnotta di pane.
-Mike vuole estinguere un debito, ma ... non so bene cosa è successo- di colpo mi rattristai, al pensiero di Blue Jeans.
-Ehi- Justin mi diede una leggera spallata -Siamo tutti sulla stessa barca, riusciremo a salvarli- si strinse nelle spalle.
-Non capisco come mai Mike è in debito, non pensavo che gli affari andassero tanto male- commentò Taylor.
-Neanche io, ma evidentemente ...- Chaz rispose mettendo in bocca l'ultimo boccone.
Ormai avevamo finito, quindi iniziammo a sparecchiare.
-Ragazzi venite, aiutateci a cercare la legna- Holly uscì dalla roulette.
-A che vi serve?- chiese Fred.
-Lo vedrai- Taylor lo spinse via.
Tutti la seguirono, tranne Justin.
-Ti dispiace se rimango qui? Sono stanco- chiese prendendo i piatti dalla tavola, creando una pila.
-Basta che mi aiuti- sorrise e presi i bicchieri e le posate.
Posammo tutto nel piccolo lavandino, e dopo essermi infilata i guanti, iniziai a lavare i piatti.
Presi il sapone dalla mensola e una spugnetta per pulirli per bene.
-Ci vai alla festa di Ben?- chiese sedendosi nuovamente a tavola.
Me ne ero completamente dimenticata. Il giorno dopo ci sarebbe stata un festa in discoteca a tema, ora non ricordo quale, di un nostro amico.
-Penso di si, ma che tema è?- chiesi sciacquando un piatto alla volta, per poi rimetterlo sulla mensola.
-Anni sessanta, ma devi avere un'accompagnatrice per entrare- sbuffò.
Aggrottai le sopracciglia e mi voltai verso di lui. Cosa voleva stare a significare?
-Allora non penso di andarci- lo sfidai per capire che intenzioni aveva.
-E se facciamo un patto?- si alzò e mi venne incontro.
-Che genere di patto?- sorrisi e mi tolsi i guanti, per poi girarmi e appoggiarmi con la schiena al lavandino, che al di sotto aveva un'armadietto.
-Voi ci accompagnate e noi vi dobbiamo un favore- si appoggiò di fianco a me.
Stavo per rifiutare, ma subito pensai.
Sarebbe stato abbastanza umiliante presentarsi senza un accompagnatore. Visto che tutte ne avevano già uno ... tranne noi B. Ladies.
Certo, i Pigmei non erano dei cavalieri, ma meglio di niente, e ci avrebbero dovuto fare un favore.
-Uhm ... okay, ma è sempre guerra- lo punzecchiai con il dito.
-Sempre e comunque- ridacchiò -Grazie, non mi andava di stare con quelle oche che mi guardano il pacco- terminò la frase ridendo.
Non potei fare a meno di ridere, era esilarante sapere che che le ragazze lo guardavano lì.
-Cosa?!- iniziai a ridere come mai, senza riuscire a smettere.
-Hai capito bene, mi fissano e pensano che non me ne accorgo- disse serio, ma subito dopo rise.
Lo stomaco iniziò a farmi male per le troppe risate, così dovetti stendermi sul letto di Amber.
-Che vorresti fare da grande?- improvvisamente chiese sedendosi sul letto di Molly, parallelo a quello di Amber.
-Da grande? Non ne ho idea, forse la scrittrice, ma non lo so, ho sedici anni ...- risposi senza pensarci su.
Non avevo mai pensato al futuro, si ero giovane, ma tutti avevano dai piani.
-Tu?- iniziai ad essere curiosa.
-Pompiere- ridacchiò stendendosi completamente.
In quel momento non eravamo più Pigmei e B. Ladies, ma semplicemente due ragazzi.
-Pompiere? Wow- mormorai pensando che non fosse proprio il massimo.
-Mi passi l'iPhone? È ai tuoi piedi- chiesi gentilmente.
-Quale dei quattro?- domandò prendendo tra le mani i quattro telefoni.
Il mio aveva una copertina bianca, con dietro la scritta "Blue Jeans" in blu.
-C'è scritto Blue Jeans dietro- lo aiutai indicando quello che teneva nella mano sinistra.
Annuì e me lo porse, posando gli altri telefoni dove si trovavano in precedenza.
-Perchè Blue Jeans?- si strinse nelle spalle e portò le braccia dietro la nuca.
-Ehm ...- temporeggiai pensando ad una scusa. Non potevo dirgli che il suo nome derivava da lui -Mi piacciono i jeans blu- dissi frettolosamente.
Per pochi minuti ci fu silenzio, così riuscii a sentire i ragazzi tornare.
Mi alzai di scatto e spinsi Justin giù dal letto, Holly mi avrebbe ucciso.
-Ahi!- disse Justin cadendo, provocando un tonfo.
Sfortunatamente, inciampai nei suoi piedi, cadendo su di lui.
-Idiota!- lo rimproverai quando caddi di peso su di lui.
-Ma che succede qui?- qualcuno chiese entrando.
Justin si voltò, facendomi cadere per terra.
-La bionda è caduta- si strinse nelle spalle e si massaggiò il colo.
-Grazie per avermi fatto cadere cretino- lo spinsi via cercando di alzarmi, per poi trovare la mano di Amber.
-Che le hai fatto pigmeo?- sbottò Taylor.
-Vi stò dicendo che siamo caduti!- ribadì alzandosi, aiutato da Ryan e Fred.
-È vero- ridacchiai -Non mi ha fatto niente- dissi sbadigliando.
-Allora noi adiamo- propose Fred.
Tutte annuimmo. Le ragazze si sedettero a tavola, mentre i ragazzi uscirono.
La porta si chiuse, cigolando ancora.
Senza pensarci, corsi verso la porta, l'aprii ed urlai -Justin!-
Non era molto distante, riuscivo a vederlo allontanarsi.
Quando udii il mio richiamo, si voltò e fece segno agli altri di proseguire.
Uscii e mi avvicinai a lui.
-Dimmi- sorrise.
-Domani a che ora passi a prendermi?- chiesi mettendo le mani sui fianchi.
-Cosa ti fa pensare che voglia invitare te?- storse le labbra, sorridendo -Tieni- fece per dire prima di togliersi la maglia e ridermela.
L'appallottolai nelle mani -Ah bene- sapevo che mi stava sfidando -Allora lo dico a Holly- mi voltai e lentamente tornai nella roulotte.
Era ormai buio, e l'unica cosa che riuscivo a distinguere era la roulotte, grazie alle luci accese e il corpo di Justin, illuminato dalle stelle nel cielo.
-Facciamo alle otto- urlò -Con te piccola idiota- udii una risata.
Gli rivolsi uno sguardo e, prima di entrare, gli feci l'occhiolino.
-Che succede?- la voce di Taylor sembrò maliziosa.
-Vi prego non arrabbiatevi- posai la maglia sul letto -Ho promesso a Justin ...- non mi lasciarono finire la frase che un coro si "oh" echeggiò.
-Smettetela cretine, gli ho promesso che saremmo state le loro accompagnatrici al party di Ben- proferii tutto d'un fiato.
I loro sguardo divennero pieno d'odio.
-Ma- urlò Amber
-Che- la seguì a ruota Holly
-Cazzo succede!- sbottò Taylor.
Mi morsi l'interno della guancia e mi pentii di ciò che avevo fatto.
-Ci dovranno un favore. Dai, non è niente male- roteai gli occhi al cielo e mi tolsi la camicia, rimanendo in reggiseno.
-Se lo credi tu- anche Amber si spogliò, mettendo il pigiama.
Tolsi anche i pantaloncini e gli stivali, per poi infilare la maglietta.
Quasi mi dimenticai che l'aveva indossata Justin, ma era l'unico indumento che possedevo per dormire.
Le altre avevano anche loro solo una maglia, lasciavamo i pigiami a casa ... non so perchè, ma faceva molto caldo.
-Buonanotte- le salutai salendo sul letto, che si trova sopra quello di Holly.
Tutte risposero, per poi spegnere le luci e dormire.
Riuscii a sentire l'odore che Justin aveva impresso sulla maglia: era grazioso, stranamente adorabile, come quello di un bambino.
Da quel momento in poi, non appena vedevo quella maglia, ripensavo a Justin, il mio miglior nemico.















RAGAZE!
SCUSATE L'ATTESA MA IN QUESTO PERIOSO DEVO STUDIARE MOLTO GREO E LATINO E NON HO AVUTO TEMPO DI AGGIORNARE ... GIURO CHE IO AMO QUESTA FAN FICTION E NON SO ... LA TROVO DIVERSA DALLE ALTRE ... NON CI SONO CRIMINI, STUPRI E COSE COSI'. SOLO OTTO RAGAZZI CHE NON SANNO ANCORA CHI SONO ... SPERO VI PIACCIA MOLTO PERCHE' MI CI SONO MESSA D'IMPEGNO LOL
-drinkrauhl
 

 

 

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


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Yakety Yak




-Principessa- un sussurro mi fece sobbalzare.
Aprii gli occhi e mi trovai Justin davanti, con un secchio in mano. Non ebbi il tempo di fare niente che me lo versò addosso. L'acqua era gelida e mi fece tremare, subito dopo mi accorsi che la stessa cosa avevano fatto Chaz, Ryan e Fred alle altre ragazze.
-Scappate!- urlò Justin correndo via.
Corsi fuori dal letto e osservai schioccata le ragazze. 
-Prendiamoli!- urlai correndo fuori.
Tutte uscimmo e li guardammo correre verso i prati immensi.
-Se vi prendo...!- li minacciai iniziando a correre.
-Fred ti uccido!- Taylor gli corse dietro.
Tutte ci concentrammo su chi ci aveva bagnato: io su Justin, Taylor su Fred, Holly su Ryan e Amber au Chaz.
Riuscii a raggiungere Justin, non eravamo molto distanti. Non riuscivo a smettere di ridere.
-Preso!- urlai saltandogli in groppa.
Justin iniziò a ridere rumorosamente.
Non sostenne il mio peso e si accasciò sul prato. Lo feci voltare e gli bloccai le mani sopra le testa.
-Beccato!- urlai cercando con lo sguardo le altre ragazze.
Vidi Taylor seduta sulla schiena di Fred, mentre Holly in groppa a Ryan e gli copriva gli occhi con le mani.
-Ne ho perso uno, ma guarda qui- Amber sorrise e mi mostrò una corda.
-Mi volete sequestrare? Aiuto!- urlò Justin, non potendo fare a meno di ridere. Era una situazione esilarante, o peggio. 
Amber legò i polsi di Justin ai suoi piedi, come un salame, mentre si contorceva per liberarsi.
In quel momento mi accorsi di avere solo una maglietta addosso, così cercai di allungarla con le mani, in vano.
-Lega gli altri, prendo un pantaloncino- sussurrai al suo orecchio in modo che solo lei sarebbe riuscita a sentirmi.
Justin produceva ancora finti gemiti di dolore, mischiati a grugniti. Si rotolava nell'erba nella speranza che la corda cedesse, ma non fu così.
Corsi nella roulotte ed infilai i pantaloncini che avevo il giorno prima. Pensai ad un modo per punirli punirli, mi guardai intorno, ma vidi solo il mio anti stress ... poi pensai.
Afferrai l'anti stress e poi presi la corda con cui legavamo lo specchietto retrovisore al palo che reggeva i letti di Amber e Taylor.
Corsi, quasi inciampando ogni due passi, e raggiunsi Fred e Taylor.
-Pensavate davvero di farla franca?- chiesi retoricamente legando i polsi e i piedi del ragazzo in un unico nodo, come Justin.
-Aiuto!- iniziò ad urlare, anche lui ridendo.
-Pensi davvero che qualcuno ti aiuterà?- la voce di Justin sembrava vicina, infatti era strisciato fino a raggiungere noi.
-Non sono un fottuti cavallo!- vidi correre Ryan davanti ai miei occhi, con in groppa Holly, che sembrava essere convinta di essere una cowgirl.
-Corri cavallo!- lo incitava lei. 
Notai che le mani di Ryan la reggevano, quindi non aveva intenzione di farle male, cercava semplicemente di scrollarsela di dosso.
Quando Ryan corse alla ceca nella nostra direzione, mi bastò allungare leggermente il piede, per farlo sbilanciare e cadere.
-Ohw calma cavallo- Holly prese la corda che le avevo offerto e legò prima i polsi del ragazzo, e poi i piedi.
-Justin te lo avevo detto che erano furbe- commentò Fred.
-Stai zitto Fred! Stai zitto!- lo ammunì Justin cercando di mettersi in una posizione comoda.
-Bene- dissi osservando l'anti stress.
Sorrisi e lo aprii con le unghie, conteneva farina. 
Le ragazze intuirono le mie intenzioni e allinearono i tre fessi. Feci cadere la farina sulle loro teste, lentamente, in modo omogeneo. Vidi con la coda dell'occhio Holly allontanarsi, ma non ci feci caso.
-Ecco cosa succede quando si gioca con le B. Ladies- sghignazzai buttando il restante ai loro piedi.
-Pigmei pigmei ...- cantilenò Amber -Ci avete bagnate, pensavate che vi avremmo lasciati scappare?- scompigliò i capelli di Justin.
-Non toccarmi i capelli- il ragazzo scandì bene le parole in modo chiaro.
-Questa amiche mie va su facebook- udii un click provenire dalle mie spalle.
Holly aveva preso il telefono e stava scattando foto ai ragazzi, fantastico.
-No vi prego- supplicò Justin, continuando a contorcersi grugnendo.
-Questa ce la pagate- sogghignò Ryan.
Fred non disse niente, si comportava da buon samaritano: ridacchiando e prendendo in giro gli altri.
-Oddio aiuto!- urlò Justin come una ragazzina, prima di cadere lungo la collina.
-Oh Dio- non potevo crederci, spalancai gli occhi e lo rincorsi lungo la collina.
Non riuscivo a smettere di ridere, rotolava e rotolava, senza riuscire a fermarsi.
Potei udire le risate dei ragazzi e delle ragazze. Justin continuava a chiedere aiuto, ma non riuscii a fermarlo, era molto veloce. Il respiro era irregolare, ero affannata, ma non potevo lasciarlo cadere, avrebbe potuto farsi male.
Dopo pochi secondi riuscii ad afferrare la corda che legava i polsi e i piedi insieme.
-Oddio- commentò senza fiato -Grazie- cercò di regolarizzare il suo battito.
Un sorrisetto venne a formarsi sul mio volto -Mi vedi un favore- ridacchiai cercando di slegare il nodo che avevo fatto.
-Vaffanculo!- rise istericamente -Tentato omicidio!- urlò.
Scossi la testa e, finalmente riuscii a slegarlo.
-Sono libero!- esultò scuotendo i polsi -Dio questa me la paghi- si affrettò a dire prima di prendermi in braccio.
-Che diavolo fai?- sbottai iniziando a dare calci sulla sua schiena.
Ero come un sacco di patate, e Justin non faceva che ridere.
-Ho il vostro capo- urlò alle ragazze risalendo la collina.
Cercai di scivolare via dalle sue braccia, ma mi teneva stretta saldamente.
-Ehi amico- Ryan iniziò a dondolarsi ridacchiando.
-Slegate i ragazzi e, dopo un piccolo giochino, ce ne andremo- propose alla mia truppa.
-Che tipo di gioco?- mi irrigidii.
Non suonava proprio bene ... ma sicuro non era ciò che pensavo.
-Digli di slegare Ryan e Fred- mi ammutolì scuotendomi.
Non ne potevo più di quella situazione, li odiavo, come sempre.
Non riuscii a vedere le ragazze, ma dopo qualche secondo sentii due voci maschili esultare.
Subito dopo tre figure maschili si affiancarono a Justin.
-Finalmente- vidi Fred strofinare le mani suoi polsi -Siete delle bastrade- scosse il capo schioccando la lingua.
Finalmente Justin mi lasciò andare. Misi i piedi sul terreno e corsi dalle mie ragazze.
-Tutto okay?- chiese Holly.
Annuii e fissai sconcertata i ragazzi, che stavano tramando qualcosa.
Justin sussurrò qualcosa all'orecchio di entrambi i ragazzi e subito tornò con lo sguardo fisso su di noi.
-Bionde- una voce alle nostre spalle ci fece voltare.
La luce del sole non lasciava intravedere molto, riuscii a riconoscere il corpo di Chaz sul tetto della nostra roulette.
Pochi istanti dopo una strana sostanza ci ricoprì: sembrava schiuma colorata o una cosa del genere.
Justin, Ryan e Fred avevano in mano delle bombolette e ci stavano ricoprendo da capo a piedi di quella sostanza appiccicosa.
Staccai le braccia dal corpo e le misi orizzontalmente, in linea con le spalle, per far cadere la sostanza.
-Questa va su facebook- a sua volta Chaz cacciò il telefono e ci scattò varie foto.
-Il nostro lavoro qui è finito- disse Justin frettolosamente facendoci il solito saluto con le due dita.
-Holly ci vediamo stasera- ammiccò Ryan. Holly gli regalò uno sguardo quasi schifato.
-Vero ... Amber ci vediamo- sorrise Chaz saltando giù dalla roulotte, dall'altro lato rispetto a dove ci trovavamo.
-Ehm ... Taylor se vuoi ... ecco- si massaggiò il collo imbarazzato.
-Ci vediamo alle otto- sorrise lei, arrossendo pesantemente.
Lui annuì e corse via dagli altri.
Decidemmo di lasciarli andare, per stavolta eravamo pari.
-Sbaglio o abbiamo un appuntamento con i Pigmei- sghignazzò Amber.
Sospirai sorridendo -Mi sa di si- guardai le altre ed iniziammo a ridere come mai, dimenticandoci completamente della schiuma che ci avvolgeva e del fatto che eravamo ancora bagnate.

-Mamma hai qualche vestito anni sessanta?- urlai dalla mia camera, avvolgendo un asciugamano intorno al mio corpo.
Non rispose, ma sentii i suoi passi lungo le scale, segno che si stava avvicinando.
-A che ti serve?- ridacchiò appoggiandosi allo stipite della porta.
Dopo essere state imbrattate da quei cretini, io e le ragazze tornammo ognuna a casa propria per fare una doccia. Io ne avevo già fatta una, ma mancavano meno di dieci minuti all'appuntamento con Justin.
-Devi uscire- sbuffai annoiata -In fretta mamma!- andai in bagno ed iniziai a truccarmi: mettendo un velo di ombretto nero, matita, mascara e un leggero rossetto color carne.
Mentre lasciavo scorrere il mascara sulle ciglia mia madre lasciò la camera, probabilmente per cercare un vestito.
-Tesoro- dopo pochi secondi piombò in bagno con una vestito tra le mani -Ho solo questo- si avvicinò.
Lo scrutai attentamente e, non era male: era nero ed arrivava poco più su del ginocchio, e tutt'intorno vi erano delle frange.
-Grazie mamma va benissimo!- sorrisi mordendomi il labbro e lo presi tra le mani.
Lei sorrise, comprensiva, ed uscì dalla stanza, per poi aspettarmi in salone.
Lo posizionai sull'asciugamano ed ondeggiai, per vedere l'effetto che avrebbe avuto. Certamente non sarei voluta andare con Justin, ma nessuno mi impediva di divertirmi o di allontanarmi da lui.
Rifinii il trucco ed infilai il vestito. Scivolava perfettamente sui miei fianchi e, oltretutto, mi snelliva particolarmente.
Orgogliosa del mio aspetto, tornai in camera ed infilai i tacchi che precedentemente avevo scelto precedentemente, neri e di camoscio, calzavano bene ed erano molto morbidi.
Mi guardai intorno nella speranza di trovare il mio cellulare, ma non ricordavo dove l'avessi lanciato.
Un trillo mi vece sobbalzare, proveniva dall'armadio. Lo aprii e trovai il cellulare, l'avevo lasciato lì quando sceglievo le scarpe.
Trovai un nuovo messaggio, da Holly: "Aiuto, Ryan è qui sotto. Confesso che è carino ... ;)".
Ridacchiai, ma non risposi, probabilmente era davvero carino tirato a lucido.
-Alex!- mi richiamò mia madre dal piano di sotto -C'è un ragazzo carino che ti vuole!- riuscii a sentire una risata di sottofondo.
Justin?
Stranamente iniziai ad agitarmi, il respiro di fece affannato, il cuore iniziò a battere più forte ... era il mio primo appuntamento.
Scesi le scale, con molta calma, e vidi mia mamma sorridere.
Indicò con le sopracciglia la porta, e si allontanò facendole notare con lo sguardo che era molto carino. -Non male- infine mimò con le labbra.
Scesi velocemente gli ultimi gradini e quando lo vidi rimasi spiazzata.
Aveva i capelli tirati su in un piccolissimo ciuffo alla John Travolta in Grease, era vestito come lui, solo che ai piedi aveva delle moderne supra nere.
-Wow- disse aprendo la bocca e alzando le sopracciglia.
Sorrisi e abbassai lo sguardo, imbarazzata dal suo commento. Mi guardava sorridendo, come un bambino, senza distogliere neanche per un momento lo sguardo da me.
- Ehm ...- iniziai a parlare sentendo che quel silenzio era molto imbarazzante -Andiamo?- mi avvicinai a lui ed uscii dalla porta.
-Ah si ... giusto- borbottò offrendomi il suo gomito.
Ridacchiai silenziosamente e intrecciai i nostri gomiti.
-Sei bellissima- disse di colpo guardandomi.
Sentii le guance arrossarsi -Grazie, anche tu non sei male- risposi di getto, pensando che fosse l'unico complimento che avrei potuto regalargli.
Pensandoci bene, stava cercando di essere gentile, mente il mio "non sei male" sembrava stupido messo a confronto con il suo "sei bellissima".
-Cioè ... volevo dire ...- mi resi conto della orribile figura che stavo facendo -Si beh ...- mi morsi il labbro inferiore non sapendo che dire.
-Va bene così- sussurrò -Non ho preso la macchina, preferivo camminare, per te va bene?- chiese con estremamente calmo.
-Si- mi strinsi nelle spalle ed iniziammo a camminare.
-Sai una cosa?- alzò lo sguardo al cielo per osservare le stelle.
-Cosa?- sorrisi a labbra serrate facendo risaltare le fossette che si venivano a creare sulle mie guance.
-Non mi va di andare a quello stupido party, io penso di andarmene prima ... mi dispiace lasciarti lì, ma me ne andrò- si soffermò un attimo poggiando lo sguardo sul mio profilo.
I capelli biondi scivolavano sulle mie spalle in piccoli boccoli.










HOLA RAGAZZE!
ALLORA ... VI PIACE COME INIZIO? BOH IO AMO QUESTA STORIA PERCHE' CREDO SIA DIVERSA DALLE SOLITE DOVE SCOPANO COME CONIGLI E STRONZATE DEL GENERE ... VI DICO CHE ANDRA' AVANTI COSI' PER UN PO'. ASH E JUSTIN HANNO QUESTO RAPPORTO DI AMORE ODIO CHE IO A-D-O-R-O! LO TROVO DOLCISSIMO E COME SEMPRE VI CONSIGLIO DI LEGGERE CON YAKETY YAK! UN'ALTRA CANZONE DEL FILM STAND BY ME DA CUI HO TRATTO QUESTA STORIA. SPERO VI PIACCIA.
PS: RICAMBIO CON LE RECENSIONI, SE AVETE BISOGNO CHIEDETE :)


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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


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Let The Good Times Roll




-Si certo, tranquillo ...- sorrisi, anche se mi sentivo leggermente ferita.
Aveva insistito tanto per essere accompagnato, e ora mi lasciava lì da sola.
Camminammo ancora per un po' prima di arrivare in discoteca.
La musica si poteva udire anche dall'esterno, l'interno era decorato con palloncini color avorio e al centro una grande sfera a specchio. C'erano molte persone, quindi era difficile individuare Taylor, Holly e Amber.
Appena entrammo Ben ci accolse a braccia aperte.
-Ragazzi, pensavo che ...- indicò noi con due dita.
-Nella vita si cambia- lo liquidò Justin sorpassandolo, questa volta cingendomi i fianchi con il braccio.
-Te le taglio quelle mani- sussurrai al suo orecchio, facendolo ridere.
-Calma bionda, non ci penso proprio a toccarti- fece scivolare via il suo braccio, per poi metterlo nelle tasche.
-Ciao Justin- una voce stridula si materializzò alle mie spalle. 
Mi voltai accigliata, per vedere chi fosse, e trovai una ragazza alta, con i capelli neri, che letteralmente si accollava a Justin. Era di spalle, quindi non riuscivo a vederla. Non mi infastidì tanto, Justin era abituato d avere ragazze intorno, sicuramente l'avrebbe portata in uno sgabuzzino e ... potete immaginare.
Decisi di farmi largo tra la folla, per cercare le mie amiche. Tutte le ragazze avevano vestiti a pois con colori sgargianti, mentre i ragazzi avevano un giubbotto di pelle e dei bermuda, a causa del caldo, ma erano alquanto ridicoli.
-Io in realtà ho un'accompagnatrice- mi bloccai appena sentii la voce di Justin. 
Mi voltai, piegando la testa verso sinistra e lo vidi dare una pacca sulla spalla della ragazza, per poi tornare da me.
-Che fai?- chiesi spingendolo giocosamente.
-Non ho voglia di parlare con quella tipa, chi sa che cosa ha fatto con la bocca- fece una smorfia disgustata.
Iniziammo a ridacchiare insieme, ma, senza che ce ne accorgessimo, partì un lento.
-Mi piace questa canzone- commentai riconoscendo la melodia.
-Stand By Me- sorrise, riconoscendola anche lui -Te ne intendi bionda- mi offrì la mano, per ballare.
Mugolai sorridendo e afferrai la sua mano.
-Galanteria da Pigmei- sussurrò al mio orecchio, posizionando le mani suoi miei fianchi, mentre le mie si intrecciarono attorno al suo collo.
-Sei insolitamente gentile- sorrisi, sentendo le sue mani salire, al posto di scendere.
-Lo sai che presto lo verranno a sapere tutti?- fece qualche passo prima verso destra, poi in avanti. Era un lento, e penso che entrambi non lo avevamo mai ballato, ma non era male.
Si trattava solo di fare qualche passo, niente di speciale.
-Lo negherò fino alla morte- alzai le sopracciglia sorridendo, per stuzzicarlo.
-Io lo ricorderò fino alla morte- mi portò ancora più vicino a se.
Deglutii rumorosamente e pressai le labbra insieme.
-Dovrò ucciderti- sussurrai al suo orecchio.
Rise sulla mia pelle -Vuoi da bere?- si staccò e mi guardò interrogativo.
-Magari una birra- mormorai annuendo.
Sorrise e si allontanò confondendosi tra la folla.
-Darling Darling, stand by me ...- iniziai a canticchiare girandomi intorno.
Tutti i ragazzi che ballavano si stavano baciando, coccolando, io e Justin quasi sembravamo estranei in confronto a loro.
Ripensai alla prima volta che ascoltai quella canzone, avevo dodici anni ed ero con le ragazze.
Avevano appena formato il gruppo e stavamo girovagando nei campi. D'un tratto sentimmo una melodia provenire da una roulotte abbandonata, quella che sarebbe stata la nostra futura seconda casa. Ci avvicinammo, per saperne di più, e vedemmo quattro ragazzini con una radio. Erano carini e ... molto diversi, Justin aveva i capelli lunghi, che gli coprivano gli occhi, come gli altri tre. Appena ci videro, ci intimarono di andarcene, al contrario, noi li cacciammo e rubammo la radio.
Solo al pensiero mi viene da ridere ...
-Ecco- Justin mi piombò davanti con due lattine di birra.
Sorrisi e ne afferrai una -Grazie- mormorai prima di rimettere una mano sulla sua spalla, nella speranza di continuare a ballare.
Dalla sua espressione sembrò sorpreso, ma non si oppose, anzi, mise una mano su un fianco, mentre con l'altra sosteneva la birra.
-I won't cry, I won't cry- Justin cercò di imitare la voce di Ben E. Kimg, ma riuscì solo a farmi ridere.
-Just as long as you stand, stand by me- completai la frase, pur sapendo di essere stonata.
-Oh Darlin' darlin' stand by me, oh stand by me- si staccò da me, con tono drammatico, stringendo i pugni, battendo sul cuore.
Mi guardai intorno ridendo in modo eccessivo, e notai che tutti ci stavano guardando. Stavamo dando spettacolo.
-Stand by me, stand by me, stand by me-e, yeah- si avvicinò prendendomi una mano, per poi farmi fare una piroetta.
Dalla folla partirono fischi, applausi, intorno a noi si era formata una cerchia di persone. Da lì partì un bellissimo assolo di chitarra, nel quale Justin mi fece allontanare, e sempre mano nella mano, mi fece tornare tra le sue braccia, avvolgendomi con uno yo-yo. 
-Whenever you're in trouble won't you stand by me, oh now now stand by me 
Oh stand by me, stand by me, stand by me- continuò facendomi fare un caschè. Per tutto il ballo non facevo che ridere, ad un tratto cercai di bere un sorso di birra, ma un ragazzo me la tolse di mano, per farmi continuare a ballare.
-Darlin', darlin', stand by me-e, stand by me . Oh stand by me, stand by me, stand by me- continuammo insieme, poiché era l'ultima strofa.
-Bravi!- urlò qualcuno alla cerchia, mentre io e Justin ci guardavamo imbarazzati, ma allo stesso tempo felici.
Infondo quella serata non era terribile come mi aspettavo.
-Sei bravo- gli diedi un pugno sul braccio in modo scherzoso.
-Si beh che ti aspettavi- tirò l'estremità della sua giacca per fare il figo, ma immediatamente scossi la testa e lo presi in giro.
-Oggi ci siamo dimenticate di andare al maneggio- sussurrai al suo orecchio.
Non so perchè lo dissi in quel momento, ma mi venne in mentre lì, di punto di bianco. Fummo davvero stupide, passammo l'intera giornata a casa a guardare la televisione, avremmo avuto tutto il tempo, ma ce ne dimenticammo.
-Scusa- mormorai abbassando lo sguardo.
Justin si passò la lingua tra le labbra e si guardò intorno.
-Andiamoci ora- disse bevendo un sorso dalla lattina che aveva tra le mani.
Erano circa le otto e mezza e probabilmente era sveglio, abitava al maneggio. Beh non proprio, aveva una casa proprio lì fianco.
Aprii bocca per dire qualcosa, ma la richiusi subito, annuendo.
Justin si voltò e si avviò verso l'uscita, mentre io lo seguivo a ruota.
Arrivammo a fatica verso la porta e quando uscimmo una folata di vento ci avvolse. Justin mi guardò interrogativo, come per chiedermi se volessi andare, ma io mimai solo un "si", e gli indicai con il capo di proseguire.
Si voltò e proseguì, lungo la scorciatoia che portava al bosco.
Era molto buio e confesso che avevo paura, i gufi e i lupi erano davvero inquietanti, e Justin andava troppo veloce. Si addentrava nella fitta boscaglia, schivando rami e radici.
Certamente, camminare con i tacchi su quel terreno irregolare non era il massimo, sopratutto quando mi accorsi di aver perso di vista Justin.
Andai nel panico, mi guardai intorno e mi resi conto di non ricordare nemmeno de dove eravamo arrivati.
-Justin?- lo chiamai avanzando cautamente.
Ma niente, nessuna risposta.
-Justin ti prego se è uno scherzo non è divertente- urlai poggiando la schiena al tronco di un albero.
Stavo andando nel panico, mi ero appena persa nel bosco? 
Cercai di calmarmi mettendomi una mano sul cuore, ma il mio respiro divenne sempre più affannato. Forse era la paura, la tensione, ma sentii gli ululati sempre più vicini.
-Ehi- qualcuno mi fece sobbalzare. 
Quasi venne un'infarto, ma subito vidi il volto di Justin. Avrei avuto voglia di colpirlo per la paura che mi aveva procurato.
-Vaffanculo!- lo spinsi via, cercando di regolarizzare il suo battito.
-Calma, siamo quasi arrivati- mi prese la mano e mi trascinò lungo una stradina.
Stavo per ritrarre la mano, ma non avrei voluto perdermi di nuovo. Camminammo ancora per poco, fino a raggiungere il maneggio. Era tutto tranquillo, si sentiva solo il rumore che producevano i grilli. Amavo quel posto, sopratutto il bosco, di mattina.
Lo preferivo anche alla città, ecco perchè trascorrevo la maggior parte del mio tempo lì.
Le luci della casa di Mike erano tutte accese, segno che era in casa.
-Scusa ma devo fare una cosa- mi fermai un attimo e mi tolsi entrambi i tacchi. Erano comodi per una serata, non per camminare nel bosco.
Sospirai, sollevata, e presi i tacchi in una mano, camminando verso la casa.
Notai che la porta era aperta e sullo stipite c'era una donna con un camice rosa.
-Che succede?- chiese Justin allarmato.
Mi strinsi nelle spalle, ma nel dubbio, corsi verso la donna. Sentii i passi affrettati di Justin dietro di me.
L'erba , al contatto con i piedi nudi, mi fece rabbrividire, ma mi donò la scarica di adrenalina di cui avevo bisogno.
-Scusi- chiamai la signora. 
Lei si voltò e mi guardò sconcertata, notai che era messicana, probabilmente la sua domestica.
Mi affacciai nell'appartamento e vidi che era tutto sotto sopra, come se ci fosse stato un furto.
-Cos'è successo?- domandò Justin quando vide lo scenario.
-Io no sapere, signor Mike doveva essere qui, ma io no trovato- disse la signora con un forte accento straniero.
Era ... scomparso? 
Guardai Justin spaventata e confusa.
-Aveva parlato di appuntamento con signore ...- spiegò la donna.
-Che doveva comprare il maneggio- terminò Justin.
Ero davvero confusa, avevo paura. E se gli era successo qualcosa? 
-Esattamente- annuì la donna.
-Justin pensi che ...- lo guardai angosciata.
Il sangue mi si gelò nelle vene e sentii di stare per svenire.
-Credo che ...- deglutì rumorosamente sospirando.
-Hai il numero di Mike?- chiesi timorosa.
Justin non rispose, prese il telefono e compose velocemente un numero.
Attese per qualche secondo, che sembrò un'eternità. Mi sedetti sull'erba cercando di calmarmi. Un improvviso calore mi avvolse, facendomi sentire ancora più male.
-Non risponde- concluse terminando la telefonata.
Si accasciò di fianco a me e mi tranquillizzò accarezzandomi il braccio. Il suo tocco era disarmante, ma mi calmò leggermente.
Gli strappai il telefono dalle mani ed aprii l'app "trova i miei amici".
Inserii velocemente il numero di Mike e lo localizzai. Si trovava a cinquanta chilometri da noi, in campagna, vicino ad un lago. Era fermo lì da tre ore.
-Che fai?- chiese Justin sporgendosi.
-L'ho localizzato- spiegai senza fiato -È a cinquanta chilometri da qui, vicino al fiume- inspirai ed espirai profondamente.
-Ma stà bene?- chiese prendendo l'iPhone tra le mani.
-È fermo lì da tre ore, nello stesso punto, non si è mosso neanche un po'- mugolai sentendo le lacrime agli occhi.
-Non è successo niente- mi sorrise a stento.
Non ci credevo. Per un momento pensai che fosse ... morto. 
Dovevo trovarlo.
-Justin dobbiamo cercarlo- dissi alzandomi bruscamente.
-Cosa?- sbottò -Sei pazza- scosse la testa.
-Io non lascio il caso alla polizia! Era nostro amico, e se ci stai bene, altrimenti torna dai tuoi amici!- urlai lanciando i tacchi nel bel mezzo del campo.
-Ci verrei, ma come ci andiamo?- agitò le braccia in aria.
Mi guardai intorno nella speranza di trovare qualcosa, ma l'unica cosa che notai fu la donna messicana che era entrata in casa, per mettere in ordine.
Un nutrito mi fece voltare e guardare verso le stelle.
-Camminiamo- urlai, mentre Justin non ne capì il senso -Andiamo con a piedi, ci portiamo qualcosa per dormire- mi sorpresi anche io per la stronzata detta.
-Ah- sorrise -Se resisti- ridacchiò istericamente -Io lo faccio- annuì.
-Ma ...- pensai che sarebbe stata un'assurdità dormire per terra, ma ormai l'avevo detto, non potevo tirarmi indietro.
-Ma ...? Non sei disposta a dormire in tenda?- mi sfidò.
-Si che lo faccio!- mi accigliai e diventai irritata.
Dovevo trovarlo, anche perchè ... nessuno sapeva che avevo una piccola cotta per lui. Era un bel ragazzo, capelli mori, occhi azzurri e muscoloso.
-Allora a quando bionda?- mi fece l'occhiolino.
Sbuffai e insieme pensammo ad un piano. Come già deciso, il giorno seguente avremmo rubato in cavalli, e il giorno stesso saremmo partiti. Avremmo dovuto portare dei sacchi a pelo, delle torce, qualche vestito e cibo.
-Campeggio- risposi alla domanda di Justin: "Che dirai a tua madre?".
-Ti crederà?- chiese sghignazzando.
-Mia madre crede che i Pigmei, voi, siano ragazze presuntuose di nome Justina, Ray, Christy e Freddy- risi.
-Ma sono i nostri nomi al femminile?- mi spinse giocosamente -Stronza- scosse il capo che le labbra serrate.
Stavamo andando nel suo quartier generale, avevamo dato appuntamento lì ai ragazzi.
-Chiudi gli occhi- mi incitò.
Sapevo cosa voleva fare, non voleva farmi vedere dove era situata la corda per la quale scattava l'allarme. 
Lo feci e sentii le mano di Justin posarsi sui miei fianchi per guidarmi. Feci qualche passo e sentii che il terreno si faceva sempre più fangoso, fin quando le mani di Justin presero le mie e le poggiarono su un piccolo tronco di legno.
-Puoi aprire gli occhi- riuscii ad immaginare un sorrisetto compiaciuto sul suo volto.
Quando lo feci, mi ritrovai una piccola scala di loro fatta da loro, che portava alla casa sull'albero. L'avevano costruita loro stessi, con legname per parquet, legna della foresta ... 
Salii la scala, nella speranza che Justin non guardasse sotto il mio vestito, ma il suo sguardo era completamente assente, guardava il maneggio in lontananza.
Finalmente arrivai in cima, e, facendo qualche passo sul piccolo terrazzo fatto di legna e protetto lateralmente da una rete, entrai nella casetta. Al contrario di come mi spettavo, non vi erano giornalini porno, poster con ragazze nude ... c'era un giradischi nell'angolo, con di fianco un cesto con parecchi vinili dei Green Day, li riconobbi dalla copertina. Per terra c'era una grande pila di fumetti, alcuni sparsi sul pavimento, ma sembravano vecchi e di valore. C'era una grande libreria, colma di libri, tra cui la saga completa di Harry Potter, Il libro dei morti e tanti altri. Per terra vi erano quattro materassini gonfiabili, ricoperti da lenzuola colorate, dal soffitto pendeva una lampadina, in quel momento spenta. Notai di fianco ad uno dei materassini un mini frigo, collegato ad una batteria, che forniva elettricità anche alla lampadina.
-Bella vero?- Justin mi raggiunse.
Annuii non potendo negare che era un bel posto per rilassarsi. 
-Mi chiedo come una barbie come te resista una settima in un sacco a pelo?- ridacchiò tra se avvicinandosi alla libreria. 
Non sapevo neanche perchè volevo fare tanto per Mike, forse ero solo egoista, trovare il corpo di un ragazzo, o un ragazzo scomparso era una gran cosa. Saremmo finiti suoi giornali, in televisione, e molto probabilmente era l'egoismo a spingermi a tutto questo. Avevano sedici e diciassette anni, non avevamo combinato ancora niente nella vita, a meno che non avremmo combinato mai niente. Era stupido, ma sin da piccola sognavo di diventare una scrittrice, nessuno lo sapeva, neanche le ragazze.
Justin spostò qualche libri prima di annuire a se stesso e mettere la mano dietro un libro, per poi estrarre un pacchetto di sigarette. Lo aprì e notai che all'interno vi era già un accendino. Con molta calma, ne prese una e se la portò tra le labbra. Mugolò un verso e me ne offrì una, non fumavo quasi mai, ma a quell'età, chi non lo faceva? Ne presi una e anche io la misi tra le labbra piene. Justin prima accese la sua, facendo girare la rotella un paio di volte, poi accostò l'accendino alla mia, e dopo un giro di rotella, si accese.
Inspirai con le labbra il fumo ed aprii leggermente un angolo della mia bocca, per far uscire il fumo. Richiuse il pacchetto, mettendo l'accendino al suo interno, e lo lanciò su un materassino.
-Ti va una partita a black jack?- propose, avvicinandosi al giradischi.
-Si ...- presi la sigaretta tra l'indice e il medio -Dove sono le carte?- chiesi guardandomi intorno.
Esitò qualche secondo per rispondere, fin quando si tolse la sigaretta dalla bocca -Lì c'è un tavolino- indicò con il capo la mia sinistra.
Mi voltai ed eccolo lì, un tavolino costituito da ceppo di legno, come base, e un una lastra di acciaio per appoggiarci le cose. Sopra vi erano sparse delle carte e una lattina di birra.
Justin accese la lampadina, illuminando la stanza, e mise su un disco dei Green Day, mentre io mi portai nuovamente la sigaretta nelle labbra e spostai il tavolino, mettendolo al centro della stanza.
Avevo ancora i tacchi, che in precedenza ripresi dal prato, così li tolsi e li poggiai dove prima vi era il tavolino. 
-I walk a lonely road, the only one that I have ever known- la canzone partì, con un bellissimo suono prodotto dal giradischi, e subito riconobbi "Bloulevard of broken dream".
-Sei brava?- domandò espirando il fumo.
-Posso farti il culo se voglio- gli feci l'occhiolino ripensando alle serate passate al bar con mio padre.
L'unica cosa che mi aveva insegnato fu contare le carte e barare a poker. Ero brava, molto brava, per quello riuscivo a permettermi vestiti e borse firmate. In classe organizzavamo piccoli tornei, dove riuscivo a racimolare un centinaio di dollari.
-Vedremo puttanella- mi sorrise, con la sigaretta tra le labbra, ed iniziò a mischiare le carte.
Osservai attentamente ogni suo movimento, per verificare eventuali imbrogli, ma era tutto pulito.
Presi la birra dal tavolino e la aprii per berne un sorso, mentre tenevo la sigaretta tra le mani.
-Che scommettiamo?- chiesi porgendogli la birra per fare un'altro tiro.
-Quei fumetti- non trovai nulla di interessante, e quei fumetti mi incuriosivano, più che altro mi incuriosiva il loro valore -Se vinco ne scelgo uno, se perdo ne salvi uno- ridacchiai fumando ancora.
-Bene ...- distribuì le due carte a testa e posizionò il mazzo al centro.
Alzai leggermente le carte e notai un asso di cuori e un dieci di picche. Risi capendo di aver vinto, ma Justin sembrò non accorgersene, era concentrato sulle carte. 
Tossii per attirare la sua attenzione, quando il suo sguardo ricadde su di me, alzai le carte e gli mostrai uno dei miei migliori sorrisi. 
-Paga stronzo- lanciai le carte sul tavolo e mi alzai, per scrutare meglio quei fumetti di fianco ai vinili.
-Ma come cazzo hai fatto?- sbottò posando le carte sul tavolo.
In quel momento eravamo inginocchiati, in mancanza di sedie, così Justin gattonò, facendomi ridere, fino a raggiungermi al mucchio. Li osservai attentamente, per capire quale fosse quello più costoso.
-Questo- indicai un fumetto di Spider-man, doveva essere il primo della serio, poichè sul lato c'era il numero uno.
-Sono di Chaz, penso che mi ucciderà ma ... hai vinto- si strinse nelle spalle.
-Questo è solo l'inizio- gli diedi una pacca sulla spalla e continuammo a giocare.
Quando arrivarono le ragazze e i Pigmei avevo completamente ripulito Justin: quattro fumetti, tre birre ed una collana con su scritto "swag". Avevamo fumato almeno cinque sigarette a testa per la tensione del momento.
-Ma che succede?- la voce di Taylor risuonò lungo la scala, quando una nube di fumo la fece tossire.







 

Hei, 
dio da quanto temo non pubblicavo niente. Sinceramente non avevo proprio tempo, efettivamente non avevo ne il tempo ne la voglia ... anyway now i'm here.
Dovete scusarmi, ho letto i vostri messaggi dove mi chiedevate di pubblicarla, ma davvero non ce la facevo.
spero che vi piaccia perchè a distanza di un anno (da quando l'ho scritta) continuo a rileggerla e ad adorarla. Mi farebbe molto piacere se lasciaste qualche recensione <3. Come al solito vi allego il trailer [fatto da me] e la canzone che di solito collego agli avvenimenti più importanti del capitolo.
thanks, bye. 

 

 

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