Another Ending

di Clara_Oswin
(/viewuser.php?uid=520667)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un raggio di sole nell'abisso ***
Capitolo 2: *** Occhi da lacrime ***
Capitolo 3: *** La grotta di Ariel ***
Capitolo 4: *** La scoperta ***
Capitolo 5: *** Ballo a corte ***
Capitolo 6: *** Umani ***
Capitolo 7: *** Guai ***
Capitolo 8: *** Ritorno all'oceano ***
Capitolo 9: *** Febbre Nera ***
Capitolo 10: *** Zero rh ***
Capitolo 11: *** Questioni di Sangue ***
Capitolo 12: *** Capitolo Extra Natalizio ***
Capitolo 13: *** The End...? ***



Capitolo 1
*** Un raggio di sole nell'abisso ***


Un Raggio di sole nell’abisso.

 

“Di quel che successe dopo, ricordavo molto poco… dopo aver svelato ad Eric la mia vera identità non è cambiato nulla. Ha deciso di sposare ugualmente lei . Mi tuffai in mare e ritornai dalla mia famiglia, le mie sorelle, mio padre, Sebastian, Flounder… Rimasi nella mia stanza a piangere credo per settimane.
Ma poi capii che anche nel profondo del mare, arriva un raggio di sole..”

 

 –“è dura quando ti spezzano il cuore, eh?”- diceva mia sorella maggiore Arista
-“lasciala stare Arista! non vedi che sta soffrendo?” -  disse Acquata
– “forza prendi le tue cose e andiamo” – l’esortò
– “Ariel, sei sicura di non voler venire? Cambiare acqua ti farà bene, non puoi rimanere sempre chiusa in questa stanza! E poi i concerti ti sono sempre piaciuti!”-
 – “ no grazie…” – rispose Ariel con gli occhi rossi. Si perché le sirene non piangono, singhiozzano e si lamentano, ma piangere è per loro una rarità, quasi impossibile.
Acquata salutò la sorella ed uscì fuori con le altre, lasciando Ariel completamente sola in quel grande castello; tutti infatti erano andati al grande debutto di Sebastian come compositore e a parte qualche vecchio tritone, tutti gli abitanti di Atlatica erano andati ad assistere all’evento.
Ariel si alzò dal letto e nuotò verso la finestra, si sedette sul davanzale e iniziò a pettinarsi i capelli intonando una melodia talmente straziante che avrebbe fatto piangere persino i sassi, consapevole di potersi sfogare senza essere sottoposta a nessun giudizio. Assorta nei suoi tristi pensieri in un istante di distrazione le scivolò di mano il pettine.
-”ahi” – si sentì da un cespuglio
–“ cos’è stato?” – disse Ariel affacciandosi. Non vedendo nulla decise di scendere a riprendersi il pettine, e con uno slancio si tuffò dalla finestra.
Dietro il cespuglio c’era un’ombra, -“Chi c’è?”- chiese avvicinandosi intimorita.

 –“scusa…” – uscì da dietro il cespuglio un giovane tritone, dalla coda blu oltremare i capelli biondi come il sole e gli occhi verdi smeraldo – “non volevo origliare…” – disse togliendosi qualche foglia rimasta incastrata tra i suoi capelli. –“ credo ti sia caduto questo” – le porse il pettine molto imbarazzato.

“grazie” – Ariel lo prese distrattamente –“ credevo fossero tutti al grande concerto… come mai tu eri qui?” –

“ oh beh, io ci stavo andando quando ho sentito una così bella e triste melodia e ho perso la cognizione del tempo…” –

Ariel lo guardava incuriosita, -“hai perso la cognizione del tempo e ti sei… nascosto dietro un cespuglio??”-

-“Ok ok,”- disse il giovane alzando le mani in segno di resa. –“volevo scoprire chi stava cantando”- ammise.

Ariel gli sorrise, i suoi occhi, i suoi begl’occhi verdi le ricordavano i prati e le colline del mondo di sopra.

– “ Come ti chiami?” – gli chiese

– “Arren è il mio nome, e il tuo?”-

“Ariel”- sussurrò lei

– “ ohh ma tu sei… cioè voi siete la principessa Ariel!?” – s’inchinò subito al suo cospetto – “scusatemi! Non avevo intenzione di offendervi” – rivolse il suo sguardo verso il basso per celare il suo volto che stava visibilmente arrossendo

– “Non merito tutte queste cerimonie, vorrei solo che mi trattassi normalmente, e che tu dimenticassi chi sono…” – Ariel s’interruppe e guardò Arren con lo sguardo di chi aveva bisogno di un po’ di affetto, di qualcuno con cui parlare

– “posso…” - esitò –“ posso farti una domanda, Ariel?” – lei lo guardò e gli rivolse un segno di assenso
– “è vero che fuggisti per un umano?” –

 

Ariel e Arren iniziarono a nuotare conversando di argomenti banali, Ariel aveva deciso di dirgli che si, era scappata per un umano, ma gli disse anche che non era ancora pronta per parlarne con qualcuno; la ferita nel suo cuore era ancora troppo fresca, e d'altronde lei non lo conosceva nemmeno. Più Ariel parlava con quel ragazzo più si rendeva conto che era davvero facile poter conversare con lui, apparentemente non lo conosceva però era come se fossero stati da subito in sintonia. Come tutte le cose belle prima o poi finiscono, e la sera calò anche sui due ragazzi
 – “ l’acqua sta diventando più fredda, sarà meglio rientrare…” – disse Ariel tenendo ancora stretto il suo pettine, diventato il simbolo di quel fortunato incontro. Giunti nuovamente al balcone Ariel vide che le sue sorelle erano rientrate e la stavano cercando. – “devo andare,” – disse –“ grazie del bel pomeriggio passato assieme,” – lui le sorrise. Salì verso la finestra e mentre stava per entrare le cadde accidentalmente il  pettine di mano.
Arren lo recuperò ancora una volta –“ Ariel ! ti è caduto il pettine!” –
La ragazza dalla chioma fulva si sporse– “ lo so, così domani avrai una scusa per ritornare”. – poi sorridendo scomparve all’interno.

 

Angolo autrice: Salve a tutti i lettori, vecchi o nuovi, la storia non ha subito grandi variazioni ma adesso che ho più esperienza mi sto impegnando a risistemare tutti i capitoli sia dal punto di vista del Layout che della scrittura in se tentando di mantener einalterata la stesura originale. Vi augura buona lettura.

Clara

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Occhi da lacrime ***


-“Ariel, ma dov ‘eri?” –le chiesero le sorelle in coro accerchiandola- “ io emh… sono uscita a fare una nuotata” – “ahh era l’ora! Ma potevi raggiungerci al teatro !” – le disse Alana – “si infatti!” – le diede manforte Attina, -“ è stato uno spettacolo memorabile!” – “ah davvero?” – disse Ariel poco convinta. Le sorelle passarono il resto della serata a raccontarle dello spettacolo, ma Ariel non le seguiva molto, aveva la testa ad altro, l’indomani avrebbe dovuto fare una cosa, una cosa che non faceva da diverse settimane perché non trovava il coraggio. La mattina venne presto, Ariel si svegliò di buon ora , fece colazione da sola ed uscì. – “Ariel!?” – le disse una vocina che stava nuotando nella sua stessa direzione – “Finalmente sei uscita! Come stai? Ehi, aspetta! Aspettami! Dove stai nuotando così in fretta?” – le disse il pesciolino giallo che a momenti non riusciva a starle dietro – “sto andando li… ritorno sulla terra…”  - disse lei accelerando – “Ariel , ma sei impazzita? La tua testa si è riempita di alghe ?!” – “Sebastian è una cosa che avrei fatto comunque, ma a proposito , da dove spunti?”- “ non importa da dove io sia sbucato, ma noi non poss… ah insomma flounder dì qualcosa! “- si spazientì il granchio. Dopotutto, era successo appena due settimane prima, ma lui l’aveva detto che degli umani non c’era da fidarsi… Quell’Eric, sottospecie di principe! Dopo tutto quello che Ariel aveva fatto per lui, salvato la vita, aver dato la voce per un paio di insulse gambette da umana, lui l’aveva ferita, e nonostante l’incantesimo rotto, disse di essere sinceramente innamorato della strega del mare, che ovviamente dopo essersi sposata rimase intrappolata in quell’inutile forma umana, contenta però di essere diventata regina. Niente più poteri però, ben le stava. Oh ma se mai un giorno avesse avuto sotto chela un ditone del bel principe non avrebbe esitato due volte a pizzicarlo! Ariel nel frattempo aveva raggiunto la superficie. Si sporse lentamente dall’acqua, quel tanto che bastava per vedere in lontananza il castello sulla rocca del principe. Nonostante tutto, il suo cuore batteva ancora per lui  e soffriva perché lo sapeva. Non avrebbe mai amato nessun altro come aveva amato lui. Tutti continuavano a ripeterle che lei era ancora giovane e aveva una vita davanti, una vita quasi infinita, ma lei avrebbe volentieri dato via anche una vita infinita per stare accanto a lui; lui che le diceva che sarebbe stato sempre al suo fianco, lui che quando danzavano la faceva sentire leggera come spuma di mare, lui che la stava per baciare quella sera, lui che le aveva rubato il cuore masticato e sputato via. E mentre ripensava a tutto questo si mise a piangere , si fuori dall’acqua , quando erano vulnerabili anche le sirene potevano piangere. Si avvicinò ancora fino a che non lo vide sulla torre danzare con sua moglie. –“Ariel, perché ti fai del  male?” – le chiese Sebastian saltandole tra i capelli color corallo. –“una parte di me, sa che lui è sbagliato per me.” – dopo una pausa continuò –“ mah… la parte che comanda il mio cuore lo ama ancora.” – “ un giorno, ti passerà tutto questo, e quando sarà, ti prenderai la tua vendetta.” – disse Sebastian alzando le chele in segno di minaccia contro al principe –“ magari, un giorno vorrò anche vendetta, ma per ora vorrei solo pace per il mio cuore.” –
Rimasero li  fino  a che sulla terra scese quello che gli umani chiamavano “buio”. Ariel dopo una giornata completamente fuori rientrò a casa. Ad attenderla c’erano le solite sorelle che spettegolavano e il padre in pensiero per lei, cenò e si recò in camera sua. Cercò di non piangere più per non fare preoccupare le sue sorelle, avrebbero sicuramente chiesto e lei, si sarebbe sentita ancora più giù di morale. Senza accorgersene s’addormentò placidamente sul cuscino.

non so dove mi trovo, sono forse su una nave, ho un vestito da sposa addosso, (credo si chiami così) qualcuno mi sta tenendo la mano, è Eric! Stiamo ballando insieme, ho al dito un cerchietto d’oro, e lo ha anche lui. Lascio le sue mani e mi dirigo verso il ponte, se è un sogno vi prego non svegliatemi. Ad un tratto sento un peso nelle braccia, c’è una bimba, ha i capelli neri ma appena apre gli occhi vedo che li ha azzurri come i miei. Al collo porta una conchiglia d’oro con su scritto “Melody” – “che bel nome” penso. La cullo un po’ tra le mie braccia e sembra acquietarsi. Il peso svanisce e corro, sto correndo nel palazzo, e chiamo quella bambina, la chiamo perché è il suo compleanno. Realizzo che quella bambina è mia figlia. Ho generato un povera infelice. Non è ne umana ne sirena. Vorrebbe le pinne e la coda, ma non le ha; vorrebbe vedere le meraviglie che il mare ha da offrirle ma non può, vorrebbe sapere di potersi fidare di sua madre ma non sa. Sbatto gli occhi e sento incredibilmente flaccida e sudata la mia pelle, sembrano solchi, no, sono chiamate rughe, e ne sono piena, e anche lui. Sto compiendo 65 anni da quello che leggo sulla torta. Batto di nuovo le palpebre e sono tornata al giorno del matrimonio. Eric si sta avvicinando a me e mi sta per baciare. Sento le sue labbra così vicine. Le sento, sento un dolce tocco leggero. Ed un dolce profumo di anemone di mare”

Ariel si svegliò, sbattè le palpebre qualche volta, non c’era nessuno nella stanza, si guardò attorno poi vide sul suo cuscino appoggiato un anemone di  mare. Si portò le dita sulle labbra, eppure quel bacio sembrava così reale... continuò ad accarezzare le labbra, scese dal letto, prese in prestito una spazzola di sua sorella e scese di sotto per la prima colazione con l’anemone fra i capelli. – “buongiorno” – salutò di buon umore tutti –“ sorelle, siete state voi a mettermi quest’anemone sul cuscino? È stato un pensiero molto carino, grazie” – sorrise – “ ma non siam…” – “shh!” la interruppe Attina – “se vuole pensare così, lasciaglielo pensare! Era da molto che non era così di buon umore” – “Ariel, non siamo state noi!”- gridò Arista ad un tratto – “ah… capisco… chissà chi sarà stato… chiunque sia mi ha rallegrato la giornata!” – “uuhh Ariel ha un ammiratore segreto!” – “Adellaa!” – la rimproverò Ariel. Adella si girò verso di lei con aria di chi la sa lunga – “forse, non è poi così tanto segreto” …


Angolo Autrice
Che ne pensate? Sta venendo qualcosa di grazioso secondo me. Il finale forse  è già scontato ma “ non c’è nulla di più improbabile dell’ovvio” – cit di Conan Doyle <3 credo fosse così XD . per quanto riguarda la lunghezza dei capitoli, scrivo fino a quando ho ispirazione , e per quanto riguarda la durata, non ho intenzione di tirarmela per le lunghe, mi piacerebbe scrivere qualche altro tipo di finale ( si accettano richieste) o magari uno spin off della vita matrimoniale di Ursula ed Eric, se vi piace l’idea, prima del finale che ho già in mente, potrei mettere un capitolo su loro due. Comunque, come potete vedere non sono un tipo che abbandona le cose, anzi mi piace finirle e completarle per iniziarne altre. Al prossimo spazio autrice :* grazie per aver letto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La grotta di Ariel ***



Quel pomeriggio Arren tornò a fare visita ad Ariel, l’aspettò davanti alla finestra come la prima volta, ad un tratto vide fluttuare dei morbidi capelli rossi. Ariel si sporse dalla finestra e lo salutò, facendogli cenno di aspettare li . Dopo qualche minuto scese, tra i capelli aveva ancora l’anemone di mare – “ciao” le disse – “ciao, alla fine sei venuto” – chiese lei ironicamente di buon umore – “dovevo, una certa principessa aveva “dimenticato” un certo pettine” – “si, ma questa certa principessa ha dovuto pettinarsi con la spazzola della sorella…” – gli sorrise lei – “vorrei andare in un posto”- iniziò Ariel seria – “ in un posto che non ho mai fatto vedere a nessuno. “ – lo guardò negli occhi – “però tu mi ispiri fiducia” – “se vuoi posso non venire, non è necessario che io stia li con te. Dovevo riportarti il pettine, la missione è compiuta “ – la salutò e fece per andarsene – “no! Resta, è un posto in cui ci sono delle cose un po’ “particolari”  e non tutti le capiscono” – “oh, ma io adoro le cose particolari! Se non mi piacessero non starei qui a parlare con te!” – le rispose lui scherzando. Ariel gli sorrise e iniziarono a nuotare verso la grotta. Nuotarono per un po’ ed infine arrivarono,  Ariel stava spostando la pietra –“Aspetta!” – la fermò Arren –“ lo faccio io!” – spostò la pietra ed entrarono. Dentro alcune cose erano andate distrutte, ricordava bene quando suo padre l’aveva sorpresa con la statua di Eric. Arren era stupefatto e guardava tutto con meraviglia, Ariel l’osservava attentamente; Arren nuotò verso alcuni oggetti – “sono … sono incredibili…” – si girò attorno –“ ma perché è tutto distrutto?” – “mio padre scoprì questo posto… e scoprì che avevo portato qui la statua di Eric… quando gli dissi che l’amavo non la prese bene .” – disse lei guardandosi attorno. – “non è andato tutto distrutto! Posso aiutarti a sistemarlo se vuoi.” – le rispose raccogliendo dei cocci da una mensola. Ariel lo guardò – “ davvero mi aiuteresti? Ti andrebbe?” – “si, perché no...” - . si misero dapprima a togliere tutti gli oggetti distrutti e irrecuperabili, poi iniziarono a sistemare gli oggetti negli anfratti. –“di questo che ne devo fare?” – disse Arren prendendo in mano un pezzo di un volto . Ariel sgranò gli occhi, poi cercò di fare finta di niente ma lui se ne accorse. “Ah, e così sei tu Eric…” – disse studiando attentamente quel pezzo di marmo. Ariel si girò – “come lo sai che è lui?” – “il tuo sguardo spensierato si è intristito di colpo” – Ariel non proferì parola, si limitò a continuare a mettere in ordine –“allora, cosa vuoi che ne faccia di lui?” – “buttalo… portalo lontano dalla mia vista, non lo voglio più vedere” –“così non concluderai mai niente, se vuoi disfarti di lui lo devi fare tu .” – le disse porgendole il volto tra le mani. Ariel lo strinse nelle sue piccole manine. –“questo pomeriggio, vieni con me, mi difarrò per sempre di lui.” – Arren le sorrise un po’ intristito e continuò a mettere in ordine. –“oh per fortuna questa non è andata distrutta!” – disse Ariel esaminandola bene – “cos’è?” – le chiese Arren incuriosito –“Scottle dice che si chiama ballerina , danza sulle punte dei piedi” – girò la manopola e il carion emise una dolce melodia – “dev’essere difficile ballare su quei piedi” – ridacchiò lui. Ariel guardava affascinata la ballerina che si muoveva – “ti piacerebbe poter ballare, vero?” – “Arren, continui a stupirmi” – gli rispose guardandolo con attenzione – “spero in positivo” – rise lui – “possiamo farlo anche noi se vuoi” – le porse la sua mano invitandola a ballare – “ma non abbiamo la musica!”- protestò lei. Arren ricaricò il carion; Ariel gli diede la sua mano, si trovavano l’uno di fronte all’altro –“Ariel stiamo entrando, ci sei?”- “sono le voci di Flounder e Sebastian” – disse ricomponendosi abbandonando le mani di lui. –“oh! Hai messo in ordine, ti ci voleva proprio signorinella!” – la rimbeccò Sebastian –“ah…” – continuò guardando quel ragazzo – “a quanto pare hai trovato un'altra balia che ti ha rimessa in riga!” – Arren rise di gusto, Ariel invece se la prese e diventò rossa paonazza. E con l’aiuto di altre due pinne, (e due chele) continuarono a mettere a posto.  Dopo circa un’oretta la grotta era tornata al suo antico splendore. Le cose che conteneva erano diminuite notevolmente ma avevano fatto spazio a nuovi ricordi. – “ecco, per commemorare la nuova collezione che farò rinuncio al mio adorato pettine… ne comprerò un altro” – disse Ariel tornata raggiante mettendo il pettine in bella vista –“il pettine? Quel pettine? In cosa consiste la tua nuova collezione?” – chiese avvicinandosi a lei incuriosito Arren – “da oggi voglio collezionare i ricordi.” – disse lei guardando il pettine amorevolmente –“e cosa ricorda quel pettine?” – “il nostro primo incontro”. -
Quella pomeriggio Ariel, Flounder, Sebastian e Arren andarono sulla spiaggia, la stessa spiaggia in cui Ariel aveva portato Eric dopo avergli salvato la vita. Ariel si sedette sulla costa, Sebastian si mise accanto a lei, Arren e Flounder stavano il più possibile vicino senza uscire completamente dall’acqua. –“era l’ora che lo facessi! Sono fiero di te!” – le disse Sebastian. Ariel scavò con le mani un buco nella sabbia, abbastanza largo da poterci mettere dentro il volto. –“devo andare avanti, non vivere nel ricordo. Lui ha trovato la sua strada, adesso tocca a me essere felice” – sorrise malinconica e finalmente seppellì il volto. Si rituffò in acqua e andò dai suoi amici, Ariel e Flounder s’immersero e li precedettero, Arren rimase a fissare il castello e Sebastian rimase li con lui. Dalla terrazza si affacciò il principe. Aveva la faccia tutt’altro che le felice, probabilmente le cose non stavano andando come dovevano andare –“e così è lui… è lui il mio rivale…” – “si… quel bipede umano!” – disse Sebastian – “ Arren, giusto? Toglimi una curiosità… il tuo nome non è un nome molto comune, sarai per caso quell’Arren…” – “Sebastian,” – l’interuppe lui –“ si, sono io.” – “Avevo qualche sospetto… Ah se quella signorinella avesse studiato di più Storia dell’ascesa del popolo del mare! Ma voi quindi cosa ci fate qui?”- “La mia venuta qui era piuttosto casuale… come l’incontro con la vostra protetta.  Ma adesso ho un obbiettivo” – “disse guardando il sole che tramontava – “ Me ne sono innamorato, e farò di tutto per farle scordare Eric. Prima di chiedere la mano a sua maestà, voglio conoscerla. Conoscerla in veste non ufficiale, vedere se può funzionare tra di noi… sapete meglio di me Sebastian, quando noi popolo del mare scegliamo un compagno, lo è per la vita. Ariel aveva scelto Eric per tutta la vita… ma io ho incontrato lei e l’ho scelta per la vita. Non è una cosa che può essere controllata. Capita e basta.” – Arren era molto profondo e si vedeva che stava parlando con il cuore. Sebastian annuì – “ il popolo del mare vive un’eternità, l’essere umano solo un centinaio d’anni, lo sai ragazzo mio che il tuo obbiettivo non è affatto semplice, vero?” – “non è mai semplice quando si sceglie il meglio….”- detto questo Arren e Sebastian s’immersero avvolti dalle onde nere del mare.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La scoperta ***


I giorni passavano, Ariel e Arren si vedevano spesso e a volte assieme a Flounder e Sebastian facevano piccole gite. Ariel sembrava più spensierata, stava ritornando la ragazza allegra e serena di prima. Tra lei e Arren si era instaurato un bel rapporto di amicizia, e tutti e quattro formavano un bel gruppetto.
Quel pomeriggio Ariel si trovava in biblioteca con Sebastian “lezioni si recupero speciali” le chiamava Sebastian, consistevano in una specie di ripasso generale, per non dimenticare la storia. Ariel sfogliava il libro molto annoiata, era arrivata al capitolo che riguardava la battaglia tra il popolo del mare e i predoni dell’oceano. –“questa si che è una parte interessante” – disse risollevando un po’ la sua soglia di attenzione
–“… la battaglia durò a lungo, il popolo del mare soffriva la fame a causa della guerra, i predoni del mare bloccavano tutti i rifornimenti per Atlantica. Fu così che il re decise di preparare una strategia segreta assieme al capo dell’esercito, suo fidato alleato. Grazie al coraggio di quest’ultimo nell’attuare la pericolosa missione, con soli 400 tritoni riuscì a sconfiggere i ben 3000 tritoni capeggiati dal capo predone Gers, facendoli cadere nella trappola della fossa delle meduse. Il re quindi conferì una delle cariche più alte al suo fidato capo dell’esercito, nominandolo Ser Arren Versiv ,salvatore del popolo del mare.” -  
“questo capo dell’esercito porta lo stesso nome di Arren! Che coincidenza! Chissà se c’è anche qualche foto” – “Ariel non è necessario fare questa parte…” – disse Sebastian. Ariel sfogliò le pagine in cerca di qualche foto antica, e vide la foto dei generali tutti riuniti. – “Ser Arren dev’essere questo per forza! Assomiglia tantissimo a … a… ma aspetta un attimo…” – “Ariel credo che per oggi possa bastare così” – le disse Sebastian tentandole di togliere il libro. – “ perché non me l’ha detto! Perché Arren non mi ha detto che era il nipote di Ser Versiv!?” – rivolse uno sguardo a Sebastian prima di capire che anche lui sapeva –“tu! Tu lo sapevi e non mi hai detto nulla!?” – Ariel s’infuriò – “lo sapevo perché avevo riconosciuto la discendenza del nome e poi, la foto…” – Ariel si alzò di scatto – “Ariel… cosa c’è di male?” – cercò di calmarla Sebastian. Lei non parlò, uscì di fretta e furia dal palazzo e andò nella grotta. “non me l’ha detto! Non me l’ha detto!” continuava a ripetersi. Entrò nella grotta e si chiuse dentro. Poco dopo Arren passò come suo solito al castello, trovò Sebastian che stava riordinando i libri in biblioteca –“ Ciao Sebastian, Ariel?”-“ lascia stare guarda… oggi non è il caso che vi vediate, senti a me…” –“perché cosa è successo?” – guardò il libro ancora aperto sul tavolo e capì tutto – “ è meglio che le parli” – “sarà intrattabile” – l’avvertì Sebastian – “Allora augurami buona fortuna” – Arren se ne andò, deciso a tutti i costi a parlare con lei, per spiegarle. Dopo qualche giro decise di andare a vedere se era andata alla grotta. – “Ariel sei qui?” – e fece per spostare la pietra – “Vattene via!”- il masso non si spostava, l’aveva incastrato sicuramente per far si che non entrasse. – “Ariel, parliamone… fammi entrare” – disse lui in tono gentile e quasi supplichevole – “no!” – disse lei decisa – “ ma non vuoi sapere perché l’ho fatto? Non t’importa niente?” – “ avresti dovuto dirmelo!” –“non era possibile…” – rispose lui a tono più basso. Si rassegnò a continuare la conversazione da fuori e si appoggiò alla scoglio. – “Tu hai saputo fin dall’inizio chi io fossi, mentre io non ho mai saputo di te! Tuo nonno ha salvato Atlantica, è stato nominato “Ser”, una delle cariche più prestigiose. Avresti dovuto presentarti!” – disse lei sempre più seccata e delusa – “ Ariel, le regole di corte impongono che quando ci si presenta ad un membro della famiglia reale, si venga presentati in via ufficiale a tutta la corte. Noi due ci siamo conosciuti casualmente in via non ufficiale…ti prego aprimi…” – disse sempre più rassegnato e intristito. Si sentì qualche rumore e poi si aprì il passaggio. Arren entrò piano, lei era li, seduta su di una sporgenza nella parte alta. – “Ariel”- si avvicinò lui nuotando lentamente. – “è davvero importante per te?” – cercò il suo sguardo e lei alla fine lo ricambiò guardandolo dritto negli occhi. – “no, ma avresti dovuto dirmelo. Mi sento ferita e tradita perché tutti lo sapevano tranne me! Ti reputavo mio amico, ho condiviso tutto con te. Mi fidavo e mi hai delusa. Magari non è una cosa importante ma volevo che me lo dicessi, che mi rendessi partecipe della tua vita” – si alzò e nuotò verso la fessura in alto – “ io di te non so nulla, tu sai tutto di me… sono un libro che conosci bene.” – si voltò a guardarlo – “ ma tu, per me, chi sei?” – era agitata e leggermente sconvolta – “Ariel… chiedimi tutto quello che vuoi, tutto quello che vuoi sapere da me… anche per me è una cosa nuova avere…” – si fermò. Se Ariel non fosse stata importante per lui a quest’ora se ne sarebbe già andato via – “ allora dimmi, dimmi qual è il tuo scopo… cosa ci fai qui , tu.” – Arren non poteva risponderle. Lui si trovava li per lei, se ne era innamorato e giorno dopo giorno cercava di capire se per lei poteva nascere qualcosa, ma sapeva che era ancora troppo presto –“io sono qui… per … per… davvero lo vuoi sapere? Anche se potrebbe rovinare la nostra amicizia?” – Ariel tacque, lo guardò come se potesse bastare come risposta. Si sentiva ferita, eppure per lei era solo un amico, e allora perché le importava tanto di lui? Perché erano amici, si era questa la risposta ma forse, c’era dell’altro. Non rispose, trascorsero alcuni minuti in silenzio , guardandosi. Ad un tratto prepotentemente ricordò quella sera.

Eric, sono io! Sono io la sirena che ti ha salvato la vita”.- Mi avvicinai a lui, mi guardava in maniera strana; dietro di se proteggeva la strega del mare come se fossi io il mostro. “ allora tu puoi parlare!”- continuava a guardarmi in maniera strana. Sguainò la spada contro di me, mi spaventai e indietreggiai – “sei una specie di mostro che porta infondo al mare i marinai?” – si avvicinò  ancora con la spada – “ stai indietro vanessa” – la sta proteggendo, dovrei essere io al suo posto. Piango, bagno il mio visto. Mi stanno guardando tutti i commensali, è come se le sue parole mi ferissero di più della spada – “ Eric, amore mio, sono io! Non sono un mostro, è lei la strega!” – tento di spiegargli indicandogli la strega del mare. – “sei una povera sciocca!”- diceva Vanessa – “ credevi davvero che fra me e te…?” – sul volto di Eric comparve una smorfia di disgusto – “ma tu… tu… cercavi la ragazza che ti aveva salvato la vita, e sono io quella ragazza.” – “ non ricordo molto, ma non basta salvare la vita di qualcuno per innamorarsene… e io NON TI AMO” – “lasciala andare Eric… lasciala ritornare nel mondo degli inferi la sotto, oggi è il giorno del tuo matrimonio dovresti festeggiare” – gli disse Grimsby – “ per oggi, ti lascio andare… ma sappi” – mi puntò la spada alla gola. Piangevo, piangevo a dirotto, il mio cuore si era spezzato in due, aveva scelto lei, e stava per uccidere me. Un ultimo barlume di lucidità mi disse che avevo ancora una scelta. Non gli permisi di puntarmi la spada alla gola, cercai di farlo avvicinare il più possibile; dopodiché mi tuffai in mare.”

Ariel si mise le mani fra i capelli e iniziò a singhiozzare. Mise le mani sul volto per non farsi vedere in quello stato da lui. Arren si avvicinò a lei e per la prima volta da quando si conoscevano trovò il coraggio di avvolgerla in un abbraccio. L’avvolse con le sue braccia e le accarezzo in maniera rassicurante i capelli, lei si lasciò trasportare e “pianse” sulla sua spalla. Arren sapeva bene che quando si trovava l’amore eterno e si veniva feriti, si trascorreva un brutto periodo ma le voleva stare accanto ugualmente. Senza accorgersene la strinse di più e sentì il profumo dei suoi capelli entrargli nell’anima. – “va tutto bene…”- le disse rassicurandola – “ci sono io con te” – poco alla volta iniziò a calmarsi – “scusa … scusa, scusa” – iniziò a dire lei. Appoggiò la sua testa sul suo petto – “brutti ricordi?” – le chiese lui. Lei si  limitò ad annuire. – “io sto piangendo, piango per lui, lui che non sa che sarei potuta morire per lui, avrei fatto di tutto per farmi amare… non sono mai stata in un posto talmente freddo come il suo cuore, stavo con lui e mi bastava, pensavo che prima o poi avrebbe capito.  Ho rinunciato a stare nel mare, cambiare vita per stare accanto a lui, imparare le sue abitudini, pensavo bastasse invece sono rimasta ferita”- “starai bene… passerà, anche se adesso ti sembra di morire ogni giorno, ti sveglierai un giorno e ti accorgerai che non t’importerà più nulla di lui.” – “Ariel, se tu mi vorrai… io voglio stare con te per l’eternità…”- cominciò lui –“ Ariel, il motivo per cui io sono qui è perché mi sono innamorato di te.” – Ariel alzò il suo viso per incontrare gli occhi verdi di lui – “Io ti amo” – disse senza esitazioni Arren. Ariel lo guardò, era confusa, quel sorriso quegli occhi gentili allora erano da sempre solo per lei. E lei cosa provava per lui? Si conoscevano da tre settimane, non era molto ma il tempo era relativo, si era innamorata subito di Eric. – “ io… io sono confusa… ti reputavo un amico, quando non ci sei la sento la tua mancanza, ma non so se questo può essere definito amore…” – s’imbarazzò molto – “capisco …” – Arren s’intristì e affievolì il suo abbraccio, dopo solo qualche settimana cosa pretendeva – “vorrei del tempo per pensarci un po’ su” – cercò il suo sguardo – “si”- “vorrei che continuassimo a vederci,” – uscì dal suo abbraccio ma intrecciò la mano con la sua, Arren apprezzò il suo gesto e le sorrise – “si, c’è un'altra cosa che devi sapere… io in realtà vivo a palazzo con te” – Ariel annuì – “ sarà più facile vedersi allora” . –  fecero la strada del ritorno insieme, erano ambedue abbastanza imbarazzati, si salutarono consapevoli che quel giorno tutto era cambiato. Ariel rientrò nelle sue stanze e rimase tutta la sera a pensare, intonò una melodia lenta e dolce.
L’indomani non avrebbe voluto vedere Arren.
 

Passarono tre giorni, Arren non la cercò, e Ariel non cercò lui . Non si vedevano da quel giorno in cui lui si era dichiarato. Ariel aveva passato il tempo a riflettere; si accorse in questi tre giorni che le mancava la presenza di Arren a cui si era abituata, e pensava che quello non era amore, le mancava solo il suo amico. Ma ormai l’aveva perso per sempre… si era creata una situazione imbarazzante e anche se avesse fatto finta di niente, ci sarebbe stato sempre  quell’imbarazzo velato. Poi iniziò a pensare a lui in modo diverso, avvenne all’improvviso, si rese conto che lui teneva molto a lei, era gentile protettivo e cosa più importante di tutte le voleva bene. Non avrebbe mai fatto niente per ferirla. Conosceva bene il significato di amore eterno, e lui l’aveva dichiarato a lei. Era la forma più alta e pura dell’amore. Fu così in quel giorno ventoso prese la sua decisione.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ballo a corte ***


Cap 5 ballo a corte
Ariel non sapeva quale fosse la sua camera, voleva vederlo, erano giorni che non lo trovava e le mancava terribilmente vedere il suo volto, - “Sebastian hai vist..” – “non adesso Ariel, stiamo organizzando il ballo reale,” – le rispose indaffarato il granchio. Continuava a girare a vuoto, voleva dirglielo, voleva renderlo felice, voleva vedere ancora quel sorriso dedicato solo a lei. –“Attina hai vist..”- “Ariel eccoti! La sarta di corte ci sta preparando in vestiti per il ballo, devi venire con me” – sua sorella la trascinò per il polso fino alle sale dedicate alle sarte di corte, - “Ah eccovi finalmente!” – le dissero le altre . All’interno della sala c’erano 6 sarte indaffarate, ognuna con la propria principessa, che stavano confezionando su misura i loro abiti, tutti bellissimi e raffiguranti lo stile di ognuna delle sue sorelle. Attina portò Ariel dalla sua sarta e ritornò in fretta  dalla sua. Ariel salì sul piedistallo – “oh già in mente un modello splendido per lei…” – la sarta si mise al lavoro, fece dei primi arrangiamenti di gonna e di corpetto. Dopo alcune ore, finalmente concessero una pausa – “ok, puntuali, qui fra 20 minuti, dobbiamo finire i vestiti per stasera” – raccomandarono le sarte. Ariel si diresse verso la sua stanza assieme alle sue sorelle, voleva distendersi un po’, dopo essere stata in piedi per tutto quel tempo le sue povere pinne reclamavano un po’ di riposo. Le passò di sfuggita di fianco una figura, era in uniforme ed era ben vestita, per un attimo pensò fosse Arren ma era talmente stanca che abbandonò subito l’idea. Dopo aver dormito per tutti i 20 minuti le sorelle la svegliarono.  – “ci faranno riposare un altro po’ prima del ballo di stasera?” – chiese Ariel stropicciandosi gli occhi – “Ariel, quando mai ci hanno fatto riposare! Adesso ci metteranno i vestiti e poi dovremo farci i capelli e tutto il resto” – le rispose Adella. I preparativi per il gran ballo proseguivano. Tutte le sale erano riccamente decorate con piante e fiori, e la sala da ballo era stata adornata ancora meglio. Potevano essere le 9 di sera quando iniziarono ad arrivare tutti i membri regali della corte-“ a quanto pare nostro padre vuol far proprio bella figura! Guarda quanti bei principi!” – si rivolse Alana ad Aquata – “credo che nostro padre miri a ricevere qualche proposta di nozze per qualcuna di noi…” – le rispose tutta eccitata. Da dietro i sipari le ragazze sbirciavano fuori, attendevano l’arrivo del padre per entrare in parata nella sala. – “Siete splendide figlie mie” – Disse Re tritone poco prima di aprire il sipario e entrare nella sala . Tutto attorno a loro sfavillava, al loro passaggio tutti applaudivano e acclamavano. Ariel indossava un corpetto tempestato di acquemarine con una scollatura a cuore, la pancia ovviamente scoperta, la gonna era tutta aperta sul davanti con delle morbide pieghe di raso blu proprio del suo stile. Il re diede inizio alla festa, Ariel si guardò intorno cercando di vedere Arren. Si avvicinò ad un tritone – “mi scusi” – gli disse – “Buona sera a voi” – si voltò Arren in uniforme con tutti i bardamenti. Ariel lo guardò, era sfavillante, - “mi concedereste un ballo?” – l’invitò lui – “si, ma non sono molto brava” – gli sorrise – “sciocchezze” – disse lui – “credo invece che sarete bravissima. Ariel prese la sua mano e iniziò a volteggiare con lui al centro della sala –“era un po’ che non ci vedevamo…” – disse lei – “gia…” – sorrise vago lui. Ariel riprese il discorso anche se aveva ben capito che Arren non voleva affrontarlo – “io ho avuto modo di pensarci bene, di ascoltare il mio cuore e fidarmi del mio istinto” – il Valzer finì e i due nuotarono verso la parte esterna alla pista, un po’ più riservata. Con grande timore Arren proferì parola –“e quindi a quale conclusione sei giunta?” – prese un respiro profondo – “tu sei entrato nella mia vita da poco, per ora sto passando un periodo difficile. Non so cosa tu rappresenti di preciso per me adesso, ma so che non sei solo un amico.” – gli prese la mano e tentò di metterlo a suo agio sorridendogli. –“Avrai tutto il tempo che vuoi Ariel, lasciamo che le cose crescano in maniera spontanea.” – strinse la sua mano. Aveva quell’ 1% di possibilità e questo animava la sua speranza, per lei comunque lui era importante, era più di un amico e questo lo rassicurava tantissimo.- “Ariel vuoi ballare?” – lei lo guardò entusiasta e annuì – “ si, mi piacerebbe molto” - .
 Ballarono tutta la serata, al termine del ballo quando rientrò nelle sue stanze, si sentiva tremendamente sfinita tanto che le facevano male le pinne e la coda! – “sono sicura di aver fatto colpo su qualche principe! Con un così bel vestito era un gioco da girini!”- “Arista, mi dispiace per te ma il mio vestito era il più bello” – le rivolse uno sguardo scherzoso Alana – “ non vorrei farvelo notare care sorelline, ma qui quella che ha ballato tutta la serata con un cavaliere misterioso è la nostra Ariel!” – si avvicinarono in cerchio attorno a lei – “avanti Ariel, dicci chi è!” – “è solo un amico” – rispose vaga lei mentre si scioglieva i capelli – “ohh Ariel siamo tutte più grandicelle di te, e certe cose le capiamo a un primo sguardo, si vedeva che gli piacevi a occhi bendati! Non fare il pesce palla adesso… vuota il sacco” – “forse avete ragione, ma non sono sicura di quello che provo io” – sospirò lei. Andrina, l’unica che stava facendo altro mentre Ariel parlava, ad un tratto si avvicinò a lei e parlò – “ Ariel quello che sto per dirti,” – la guardò negli occhi – “deve rimane tra noi due” – scacciò le altre sorelle e continuò – “capisco quello che stai passando, perché capitò anche a me di trovare l’amore eterno in un tritone che non mi ricambiava, dopo un po’ di tempo iniziai ad interessarmi ad un altro ma pensavo ancora a lui.” – “e come facesti?” – chiese incuriosita Ariel rendendosi conto di trovarsi nella medesima situazione – “lo rividi, ci parlai e capii che non avevo niente da rimpiangere.” – le prese le mani – “Principessa Andrina, vostro padre vi manda a chiamare” – le interruppe il cavalluccio marino. – “devo andare, ma credo che tu abbia capito cosa intendessi dire” – le lanciò uno sguardo comprensivo uscendo dalla stanza. -“ho capito , so cosa devo fare” – si disse fra se e se risolutamente – “ devo solo trovare il modo di riottenere le gambe per qualche ora!” –
 
“Sebastian! È un piano infallibile, è l’unico modo che ho per cancellare dal mio cuore ogni sua traccia.” – Ariel si trovava in biblioteca ancora una volta, era sommersa dai libri e stava cercando di convincere Sebastian – “Ariel non permetterò che tu torni sulla terra! È per di più da sola!” – “dove dovresti andare tu?” – entrò Arren con Flounder in biblioteca – “non ti ha insegnato niente l’esperienza con la strega del mare!” – continuava a gridarle Sebastian – “la signorinella,” – iniziò lui rivolgendosi ad Arren e Flounder – “vuole ritornare sulla terra per rivedere quell’umano!”- “ Sebastian non è questo il motivo!” – s’arrabbiò lei – “è l’unico modo che ho per togliermelo definitivamente dalla testa, mi sento pronta a rivederlo. Voglio capire se per me è ancora importante,” – guardò Arren negli occhi – “per poter andare avanti con le persone a cui tengo…” – “andrò io con lei!”- mise la sua mano su quella di lei, dopodiché guardò Sebastian in attesa dell’approvazione. Ariel guardò sorpresa Arren, e poi rivolse anche lei il suo sguardo verso Sebastian. – “ eh va bene!” – cedette alla fine il granchio – “ se con te verrà Arren, mi sento più sicuro…” – Ariel sorrise tutta contenta – “però dobbiamo organizzare bene le cose…” – “si,” – s’intromise Flounder che aveva assistito a tutta la discussione in silenzio – “ possiamo chiedere a Scuttle di procurarvi dei vestiti umani!” – “dobbiamo trovare anche un modo per farvi riavere quelle gambette umane…” – disse pensieroso Sebastian – “la grotta della strega del mare è rimasta ancora intatta, basterebbe trovare la ricetta e prepararla…” – “che idea geniale Flounder!” – disse Ariel prendendo il pesciolino per le pinne – “ facciamolo subito!” – “calma calma Signorinella, prima dobbiamo parlare con Scottle…” – il granchio non fece in tempo a dirlo che si ritrovò solo. – “ehii Aspettatemi!” – disse andandogli dietro. Arren non era mai salito in superficie, ma da quando aveva conosciuto Ariel aveva fatto quell’esperienza, adesso si trattava di ottenere le gambe umane e andare sulla terra. Non sapeva dove avrebbe portato tutto quello, ma se Ariel ne era convinta avrebbe fatto di tutto per aiutarla. Arrivarono in superficie, Scuttle era al suo solito nel suo trespolo; - “qual buon vento!” – salutò allegramente Ariel e tutto il gruppetto – “Scuttle ci devi fare un enorme favore”- iniziò Flounder – “ebbene? Di che si tratta questa volta? Affondiamo qualche nave pirata?” – “dovresti procurarci dei vestiti, vestiti umani per me e per Arren” – “Ariel non vorrai mica…?” – Sebastian annuì sospirando – “vabbene tesoro, per quando ti servono?” – “porta tutto domani mattina alla spiaggia, ci vedremo li…” – “mi metto subito all’opera!” – detto questo il gabbiano spiccò il volo verso la città – “adesso dobbiamo andare nella grotta della strega” – disse Ariel al gruppetto – “ sarebbe bene Ariel, non sapendo la durata della pozione, scrivere una lettera alle tue sorelle, inventandoti qualche scusa… sai, per non farle stare in pensiero” – “ottima idea!” – rispose la rossa immergendosi nell’acqua.
 
“Care sorelle,
starò via un paio di giorni, ho deciso di cambiare acqua per un po’ di tempo così da potermi schiarire le idee. Con me ci sarà Arren che mi scorterà per tutta la durata della gita. Vi prego di non stare in pensiero per me, se nostro padre dovesse domandare di me potete fargli vedere questa mia lettera o comunicarglielo direttamente voi.”
 
Ci vediamo presto
La vostra
Ariel
 
-“direi che così è perfetta!” – disse piegando il foglio d’alga bianca. – “Dai Ariel! Siamo in ritardo! Sebastian e Arren saranno già all’entrata del palazzo ad aspettarci!” – le fece fretta Flounder. Ariel lasciò il biglietto sul suo letto, prese il cestino da picnic dove dentro erano stati messi dei lenzuoli e si diresse verso l’entrata. – “siamo pronti per andare?Ariel hai preso quello che ti ho detto?” – “si Sebastian, ma facciamo piano, è ancora molto presto, non vorrei rischiare di svegliare mezzo castello.” – nuotarono verso l’antro della strega. Non vi erano più quelle creature spaventose che la strega aveva imprigionato, anche se l’atmosfera era piuttosto spettrale.
-“da dove iniziamo?” – chiese Arren – “ beh, dovrebbe essere l’ultimo incantesimo che ha fatto, dato che si è trasformata in umana…” – rispose Ariel cercando il libro. –“eccolo! È questo?” – tutti si avvicinarono a Flounder, per vedere meglio. Il libro era quello giusto, e come avevano ipotizzato c’erano tutti gli ingredienti per trasformare in umano. Si misero subito in fermento per rintracciare nell’antro tutti gli ingredienti, una volta trovati poi avrebbero dovuto agire rapidamente. –“Ariel, è tutto pronto, non sappiamo però quanto duri l’effetto, potrebbe durare tre giorni, come potrebbe durare poche ore,” – guardò Ariel e Arren un ultima volta – “ siete sicuri?” – Ariel guardò Arren e poi annuì con sicurezza. –“va bene allora, iniziamo…” –

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Umani ***


Flounder e Sebastian misero tutti gli ingredienti insieme e una luce accecante come la prima volta prese Arren e Ariel. Attorno ai loro corpi si formarono due bolle e in pochi istanti le loro code lasciarono spazio a due belle paia di gambe. Appena le bolle scoppiarono nessuno dei due riusciva più a respirare, Flounder e Sebastian li trascinarono in superficie, dove poterono assaporare l’aria a pieni polmoni. Dopodiché i due ragazzi si avvolsero nei panni …. Per ovvi motivi… - “siamo … umani.” – disse Arren – “ci siamo riusciti !” – disse prendendole le mani entusiasta. Ariel era contenta ma non parlava, ricordava bene che la volta prima non poteva parlare, ma adesso non sapeva cosa dire ed era lei a non voler parlare. Gli sorrise poi aprì bocca per parlare – “ io…” – sentire la sua voce all’aria aperta era una sensazione strana – “… posso parlare!” – Arren la guardò interdetto. – “ l’altra volta, la strega del mare le aveva preso la sua voce in cambio delle gambe” – iniziò Sebastian –“ quindi non poteva parlare, non ne aveva la possibilità, per questo non riuscì a far capire al principe che era lei la sua salvatrice in realtà.” -  calò il silenzio. –“largo gente! Siete stati puntuali! – “Scuttle!” – “eccovi i vostri vestiti… ho cercato di rubacchiare le vesti di quella strega li e del suo consorte… sono sicuro che a voi staranno cento volte meglio!” – Per primo andò Arren a vestirsi, aveva bisogno dell’aiuto di Scuttle e Sebastian per capire come si dovevano mettere quei pantaloni . Ariel invece non ebbe problemi, aveva indossato già una volta quei vestiti. Scuttle le aveva portato un delizioso vestito a pouis gialli e bianchi e le manichette corte a palloncino che mettevano in risalto una deliziosa scollatura a cuore. – “ Arren? Sei pronto?” – chiese Ariel non appena finì di vestirsi per aiutarlo. – “ emh… veramente ho dei problemi” – Ariel lo raggiunse e vide che si trovava seduto sulla sabbia con la camicia messa al contrario. S’inginocchio di fianco a lui – “ sembri proprio me la prima volta” – ridacchiò lei. Sbottonò la camicia, e la riabbottonò nel verso giusto, Arren le diede una mano ad abbottonare, e le loro braccia s’intrecciarono più volte.
Ariel si alzò in piedi, non era molto stabile, era passato del tempo, ma Arren era quello che aveva bisogno del suo aiuto. Gli tese la mano e lo aiutò a muovere i primi passi – “ è davvero difficile camminare su questi due arti!” – si lamentò lui. Ariel continuava a ridere, e non si accorse che gli altri li avevano lasciati da soli. –“ vieni, ci sono tante cose che vorrei farti vedere” – lo prese per mano, lui arrossì ma lei non se ne accorse. Camminarono per un po’ fino ad arrivare nella città dove era stata l’ultima volta. –“allora” – gli disse lui – “qual è il piano?” – “beh, l’ultima volta eravamo venuti qui insieme, vedremo se ci rincontreremo.” – “ah… bel piano” – rise lui. – “ così non vi rivedrete mai!” – continuò a ridere. – “ non prendermi in giro! Se hai un piano migliore del mio proponi!” – “dico solo che… Ariel, ma quella musica…?” – nel centro della piazza una banda stava suonando la musica del carillon di Ariel. C’erano tante coppie che stavano ballano. – “vorresti ballare?”- la guardò lui –“ mi piacerebbe ma non so come si fa” – lui le prese la mano e disse. – “inizia tutto così...” – le mise una mano attorno alla vita, lei gli mise le braccia attorno al collo, sbirciavano un po’ i passi delle altre coppie, poi senza accorgersene iniziarono a danzare.
 
non mi ero mai accorta di come fossero belli i suoi occhi, sono limpidi e lucenti, riesco a vedere la mia immagine riflessa. I miei occhi sono fissi nei suoi, ciò mi fa salire un brivido per un momento, spero non se ne sia accorto. Stiamo ballando lentamente, sembra più un ondeggiare, come le onde del mare quando arrivano sulla spiaggia, è un lento movimento piuttosto piacevole. Sono imbarazzata, credo di avere le guance in fiamme, e spero ancora che non se ne stia accorgendo.  Sento il mio cuore battere più velocemente, non mi era mai successo, sono spaventata. Il suo capelli sono biondi come il sole, il suo viso così dolce. Non riesco a reggere ancora il suo sguardo, mi sento nuda, come se leggesse dentro la mia anima, come se potesse leggere i miei pensieri. Abbasso lo sguardo e lui se ne accorge.”
 
-“tutto bene?” – Ariel non rispose; la musica terminò. Spostò il suo sguardo altrove, aveva ancora la sua mano intrecciata con quella di lui, lo sentì irrigidirsi. -“ch…” – stava per chiedergli cosa avesse, aveva un espressione rigida dipinta in volto, seguì la direzione del suo sguardo e vide… vide Eric. Non era con sua moglie, era solo, e a giudicare dalla sua posizione imbambolata, era da un po’ che li guardava. – “facciamo finta di niente” – disse Ariel avvicinandosi ad Arren. Lui annuì, Ariel lo prese per mano e se ne andarono dalla piazza. A Eric non quadrava la situazione, si trovava li per sfuggire alla pressione di corte, quella mattina non era iniziata benissimo… :
-“ Eric!” – lo chiamò a gran voce Grimsby – “cosa c’ è adesso!? “ – disse lui in tono seccato – “la regina ha di nuovo licenziato le domestiche… e adesso vuole conferire con te …-“oh…” fece un sospiro profondo avviandosi per la strada. Da quando si era unito in matrimonio con Vanessa era stato un disastro, avevano intrapreso una guerra con il regno vicino, Vanessa faceva il bello e cattivo tempo nel castello, e pareva che il suo amore per lei si fosse affievolito. Da poco aveva poi scoperto che Vanessa aspettava un bambino, e quindi era diventata più isterica che mai, lui era contento che arrivasse un erede al trono, ma qualcuno malignava che non fosse suo figlio. Aveva affrontato la questione con lei, la quale gli aveva assicurato che il piccolo era suo figlio… -“Beh… comunque sia una volta nato si vedrà” –diceva lui. Gli capitava alle volte di pensare a come sarebbe stata la sua vita se avesse fatto altre scelte, a partire da quella ragazza dai capelli rossi, non ricordava il suo nome ma il suo volto gli rimase scolpito per sempre nella memoria. Era una ragazza bellissima, forse la sua bellezza era tale per attirare i marinai per portarli infondo al mare e rubargli l’anima. Non l’avrebbe mai saputo. Si avviò verso la loro stanza coniugale sospirando. “chissà che altro capriccio farà questa volta…”-
Ed ecco quindi che l’aveva rivista, aveva rivisto quella splendida ragazza dai capelli rossi, si trovava in piazza con un altro ragazzo, si è no poteva avere 22 anni, era molto bello, sembrava un principe come a lui. Lineamenti perfetti, occhi verdi incorniciati da capelli biondo oro, elegante portamento. Stava ballando con la ragazza rossa e a giudicare dal modo in cui si guardavano doveva esserci qualcosa tra di loro, ad un trattò ricordò  come un flash il suo nome : Ariel
Decise di seguirli, aveva notato che si erano accorti di lui e se ne erano andati. Doveva seguirli, il suo istinto gli diceva così.
Ariel aveva portato senza accorgersene Arren fino al lago, l’altra volta quello era stato il posto in cui aveva quasi scambiato il suo primo bacio… si sedettero sul prato sotto le fronde di un salice, con le sue lunghe foglie li proteggeva dalla luce abbagliante del sole, cui loro non erano abituati
. – “qui venni quel famoso giorno, eravamo su una barca, stavamo quasi per baciarci ma non avvenne niente”
– “ è molto bello questo posto… però, non doveva essere un tipo molto sveglio quel ragazzo,” – si avvicinò molto al suo viso – “ se io ti avessi avuta così vicina, non avrei potuto resistere all’istinto di baciarti.”- le disse chiaro e tondo, si riallontanò non volendola spaventare.
 Se avesse voluto ricevere da lui il suo primo bacio, doveva essere lei a decidere e non una sua imposizione. Ariel lo guardò, il cuore le batteva sempre più forte, un altro brivido le salì lungo la schiena. In quel momento il suo istinto le diceva di stringersi a quel ragazzo seduto accanto a lei, il suo cuore le diceva che aveva ormai scelto, non aveva più bisogno di tempo. –“credo che …”- iniziò lei – “ mi abbandonerò anch’io al mio cuore,” si avvicinò un po’ a lui. Mise la sua mano su quella di lui – “io non mi tiro indietro…” – le disse, - “…mai” -le accarezzò il capelli, fermando la sua mano sulla sua guancia, stava aspettando un segno di lei, un qualsiasi segno che gli facesse capire che poteva, poteva avere finalmente accesso al suo cuore. Ariel lo guardò, aveva gli occhi scintillanti, per lui lo erano sempre, ma in quel momento lo erano di più, poi gli sorrise, come mai aveva sorriso a nessuno, mise la mano sul petto di lui come se lo volesse attirare a se, Arren capì che era quello il segno che stava aspettando, avvicinò il suo viso e la baciò.
Quelle morbide labbra premute sulle sue erano come familiari, e così era questo un bacio umano, un bacio senza il sapore salato dell’acqua, un tocco leggero, un segreto sussurrato a fior di labbra. Riaprì gli occhi – “ è strano… questo bacio ricorda molto un sogno che ho fatto, eppure questo è il mio primo bacio, ne sono sicura.” – “teoricamente sarebbe il secondo…” – Ariel sgranò gli occhi, “quel bacio mentre sognavo… eri tu!” – “chiudi gli occhi” – le disse. –“adesso distenditi sull’erba” – lei lo fece. Lui fugacemente le diede un bacio come quella volta – “eri tu…”- disse più a se stessa che a lui. Riaprì gli occhi e lo vide disteso sull’erba di fianco a lei, era un momento magico, lei lui e lo scorrere dell’acqua. Il cielo si era annuvolato, copriva completamente il sole, “spashh” – si sentì all’improvviso – “cos è stato?” – si spaventò Ariel –“era un rumore sospetto…” – disse lui alzandosi – “no, non andare, resta qui con me” – le disse lei. –“ un ramo rotto” – disse guardando verso l’albero – “spezzato da un peso, credo che qualcuno ci stia spiando…” – Ariel si sedette, si sistemò il vestito, si accorse solo in quel momento di essere circondata da gladioli rosa e bianchi, non l’aveva mai fatto ma decise di imparare a fare le ghirlande. Arren tornò a sedersi di fianco a lei – “sto confezionando una ghirlanda” – “non credo di esserne in grado” – disse lui. Non sapeva esattamente come comportarsi, si erano baciati ma adesso cosa cambiava tra di loro? Erano ancora amici o erano diventati qualcos’altro? – “Eric?!” – Arren si distolse dai suoi pensieri, Eric era a pochi metri da lui e ovviamente da lei. Le sue mani tremavano ma continuò ad intrecciare. Chiuse la ghirlanda, si inginocchiò davanti ad Arren e gli mise al collo la corona di fiori – “tieni” – lui le fermò il braccio guardandola preoccupato. Lei gli accarezzò il viso per rassicurarlo e gli disse che sarebbe tornata subito, sorridendogli si allontanò da lui. –“non pensavo di poterti un giorno rivedere,” – le disse Eric in tono diverso rispetto l’ultima volta – “ la cosa vale anche per me” – “chi è quello?” – era una domanda che gli martellava nella testa dal momento in cui l’aveva visto, quando poi si era avvicinato a lei e le aveva detto quelle cose, fremeva perché non gli poteva dire niente. Quando quei due si baciarono, con i piedi ruppe accidentalmente la sua copertura; ormai doveva uscire allo scoperto. – “ non mi pare siano affari tuoi,” – disse in tono tranquillo lei. –“le cose, non stanno andando come pensavo…” – iniziò lui – “forse se avessi fatto una scelta differente chissà… magari adesso noi due staremmo insieme.” – concluse lui – “cosa sarebbe potuto essere non lo sapremo mai, ma io so cosa succederà adesso.” – lui si avvicinò a lei speranzoso –“so che tutto quello che dirai non mi riguarda più, per me come ti sei comportato l’ultima volta ha fatto sì che ti cancellassi dalla mia vita” – gli sorrise –“ e adesso che ti sto rivedendo, penso a mia sorella, aveva ragione, non ho nessun rimpianto.” – Eric rimase stupito – “non so se ci rivedremo ancora, perciò corri, torna dalla tua vanessa, consapevole che il tuo futuro te lo sei creato tu così!” – Ariel si girò e fece per andare da Arren. Eric la bloccò per il braccio, Arren vide da lontano che qualcosa non andava e si avvicinò.-“ tu non capisci, sono qui adesso solo per te!” – “cosa stai facendo!Eric lasciami!” – “non è ancora troppo tardi! Potresti diventare la mia amante, staremmo insieme e ci ameremmo, non cambierebbe niente”– “Eric ! ma sei fuori di te! Cosa stai dicendo”- Arren tirò a sé Ariel, - “l’hai fatto… non ti azzardare a farlo mai più!”- lo guardò fisso negli occhi Arren parlando in modo risoluto. Istintivamente la portò dietro di se per proteggerla, Eric si avvicinò e prese il colletto della camicia di Arren – “Era una faccenda tra noi due, non c’era bisogno che interferivi tu!”- “Lascialo Eric!!” – gridò Ariel. Arren non gli permise di strattonarlo, si liberò dalla sua presa e gli sferrò un pugno nello stomaco. – “forse non mi sono spiegato bene” – disse in tono pacifico Arren – “ è finita.” – Eric barcollò un poco e decise di partire al contrattacco sfoderando la spada. – “Arren andiamo via! Attentooo!” – gli gridò Ariel tirandolo per la camicia schivando di poco la lama. Ariel si mise in mezzo a loro due, cercando di evitare altri colpi – “ Eric basta! È inutile che te la prendi con Arren, la colpa è solo tua!” – “se hai ancora un po’ di amor proprio e una dignità, vattene…”- replicò Arren sferrandogli un pugno ben piazzato in faccia. Iniziò a sgorgare del sangue  dal naso e dalla bocca di Eric “BASTAAA!” – gridò accasciandosi a terra. – “basta…” disse a voce più bassa. Ariel prese Arren per un braccio e lo tirò via di li il più velocemente possibile. –“stai bene? Non sei ferito vero?” – Ariel preoccupata lo scrutava attentamente – “no no, sto bene” – “non so cosa gli sia successo… non era mai stato così aggressivo… e poi il suo sguardo era spento.” – Arren abbracciò Ariel da dietro, poi le sussurrò – “ ti sei spaventata?”- Ad Ariel venne la pelle d’oca, rabbrividì per un momento e Arren la strinse poco più forte. – “si, ho avuto paura” – una lacrima bagnò la mano di Arren, si girò e si ritrovò il torace ampio di lui contro cui poter piangere. –“ho avuto paura per te… temevo ti potesse capitare qualcosa, non me lo sarei mai potuta perdonare” – Arren appoggiò la sua testa sul capo chino di lei – “ shhhh… non piangere … andrà tutto bene. Ci sono io con te” - 




ciaooo rieccomi quii 
noto con piacere che nessuno si è calcolato questa storia T-T (me si intristiscee) ma nonostante tutto io vado avanti lo stessooo (musichetta alla tipo supermen!!) andando avanti ho iniziato ad ingranare con la scrittura, sono venuti capitoli più lunghi xD e credo di aver imparato anche l'uso degli spazi nelle conversazioni tra i personaggi. SISISISI è vero che qua non si vede ma è perchè ho imparato dal capitolo 7 in poi XD infatti è gia scritto, devo inventarmi adesso l'8... vediamo quello che ne uscirà fuori. ( mi sento una babba che parla da sola) ma kmq! bando alle ciancee,mi piacerebbe sapere se la storia vi sta piacendo oppure fa completamente schifo e non dvrei mai più toccare la tastiera del mio pc in vita mia, quindi aspetto qualche commentoo bello o brutto che sia!
un saluto alla balla di fieno della solitudine del farwest che mi fa compagnia ;)
a prestooo :3


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Guai ***


Passò rapidamente anche quella mattinata, il sole iniziava ad essere meno forte. Arren e Ariel dopo essere stati in riva al lago si erano diretti verso il centro della città. Ariel aveva ancora molte cose da fare vedere ad Arren, voleva poter fargli passare una bella giornata. Erano fermi davanti ad una pasticceria, stavano guardando con curiosità i vari umani – “Ariel, è una mia impressione o ci sono due persone che ci seguono?” – Ariel si sporse un po’ e vide due soldati che effettivamente li stavano spiando. – “ si, ho la stessa impressione anche io…” – in maniera discreta si allontanarono e cercarono di infilarsi nelle strade più affollate per far perdere le loro tracce. –“Ehi fermi voi due!” – gli gridò ad un tratto una guardia inseguendoli – “credo che stia parlando con noi” . – “Arren corriamo!” . iniziò un inseguimento per le strade della cittadina, attraverso le scorciatoie più strane – “ ma perché ci inseguono?” – chiese Ariel con il fiatone. – “non lo so, ma non resterò qui per chiederglielo!”.

 Voltarono l’angolo e si resero conto di essere in trappola, una serie di guardie li  avevano ormai circondati. Si avvicinarono rapidamente e li ammanettarono legandogli i polsi dietro la schiena. –“ ma cosa volete da noi!” – Ariel si stava divincolando furentemente –“ ordini del re!” – “il re? Oh no, stanno parlando di Eric!” – i due ragazzi continuavano a scalciare e strepitare, ma per quanto si dimenassero c’erano ben 6 guardie a tenerli sotto controllo; li stavano portando verso il castello

- “ che ne sarà di noi?” – li guardò con aria di sfida Arren

– “oh, questo lo vuole decidere sua maestà di persona, ci sono degli ordini moolto speciali…” –

-“ Arren non capisco!” –

-“quel farabutto!” –
 
una guardia gli diede un pugno per farlo tacere –“ silenzio! Non si parla a quel modo del re! Stupido servo!”- Ariel s’intromise – “ come vi permettete! Non sapete nemmeno il motivo per cui ci state arrestando! Lasciateci stare!” – gridò. –“ oh si… ma non vogliamo che tutto il divertimento se lo goda il re…”
Giunti al castello furono portati nella sala del trono, dove ad attenderli c’era Eric, ancora una volta da solo, che li guardava in cagnesco. – “ bene, potete andare” – disse congedando le guardie e avvicinandosi ai due ragazzi. – “ bene bene… chi non muore si rivede…” – guardò con Aria di sfida Arren – “ sei tu che hai fatto tutto questo! Liberaci immediatamente!” – ringhiò di rimando il ragazzo  avvicinandosi sostenendo lo sguardo altezzoso del bruno –“ calma … calma, non siamo così precipitosi… vi ho fatto emh, non trovo il termine giusto …” – “…arrestare!” – completò Ariel – “ah si ecco, grazie bambolina” – disse mettendole due dita sotto il mento. Arren scalciò e gli diede uno spintone per farlo allontanare da lei . –“quanto fuoco dentro! Avrai tutto il tempo di sfogarti in prigione…” – sogghignò –“ tornando al punto,” – iniziò a girare attorno ad Ariel – “non mi è piaciuta la tua risposta al lago, quindi ho deciso di darti… vediamo… una seconda possibilità..” 

-“ non voglio starti più a sentire Eric!” – gridò lei

“oh.. io credo che ti piacerà la mia proposta… tu accetti di diventare, diciamo la mia amichetta ed io in cambiò non farò più uccidere il tuo amichetto…” – disse guardando Arren.

-“ma questo è un ricatto!” – si spaventò molto Ariel vedendo avvicinare pericolosamente a lei Eric. Prese una ciocca dei suoi capelli e iniziò ad intrecciarla nelle sue dita.

-“ non ho mai parlato di una proposta equa”

-“viscido verme! Lasciala stare!” – Arren fu bloccato prontamente da due guardie.  La mano di Eric esplorò il bel viso di Ariel, soffermandosi sulle sue labbra – “sei davvero molto bella…” – si avvicinò lentamente per baciarla, Ariel istintivamente gli morse il dorso della mano, facendolo gridare dal dolore. Lui si avvicinò e le diede uno schiaffo violento, - “ non ti permettere!” – le disse molto arrabbiato stringendole violentemente i polsi
–“ bene, forse hai bisogno di riflettere un po’… portateli nelle segrete e chiudeteceli dentro.” – li guardò con aria sprezzante.

scesero le scalinate buie delle segrete, ricolme di ragnatele e ragni. La luce era molto poca e a malapena si distingueva lo spazio circostante.
Le guardie gli slegarono i polsi e li chiusero in cella. Era una cella abbastanza piccola e buia, c’erano delle sbarre che facevano intravedere il mare fuori, ma erano veramente in alto.

“ti ha fatto molto male?”- Arren prese delicatamente il volto di Ariel, guardando la grossa impronta rossa lasciatale da quell’animale.
Ariel annuì con le lacrime agli occhi.
“che razza di persona può alzare le mani su di una ragazza!” – abbracciò Ariel cercandola di rassicurare, la sentiva tremare. Lei di rimando gli cinse la vita, stringendo nelle sue piccole manine la camicia di lui.
Iniziò a piangere sconvolta.

–“è stato uno sbaglio! È stato tutto un maledetto sbaglio! Ed ora… non so come rimediare. Non voglio vederti morire” –

“ed io non voglio vederti tra le braccia di quel verme. Non posso neanche pensare all’idea che lui ti sfiori!” – s’arrabbiò Arren stringendola più forte come a voler fare capire che lei era soltanto sua.

-“dobbiamo scappare! Dobbiamo ritornare in mare… li saremo al sicuro!” – alzò lo sguardo Ariel guardando il volto di Arren assorto nei pensieri.”

-“forse è una cosa di poco conto… ma ho letto nel libro della strega del mare che per invertire il processo dell’incantesimo bisogna bere dell’acqua di mare unita con una goccia del proprio sangue…” –

-“ma anche se riuscissimo nel procurarci dell’acqua di mare, dovremmo pur sempre uscire di qui!” –

Nelle segrete entrò un po’ di luce, stava arrivando qualcuno.

-“Eccovi un po’ di cibo” – disse la voce femminile.

-“Carlotta? Siete voi?” – domandò Ariel

-“si, sono io, oh santo cielo! Siete voi!! Oh povera cara, come siete finita qua sotto?” – si avvicinò alle sbarre la governate.

-“ il principe… anzi il re, vorrebbe che diventassi la sua amante. Ma io mi sono rifiutata e lui ha imprigionato me e il mio fidanzato qua sotto. Se non farò come dice, lo ucciderà!”
– riuscì a dire molto provata

-“Oh! Ma è terribile! C’è forse qualcosa che posso fare per voi? Magari avvisare la regina?”-

“NO!” –  gridarono all’unisono Arren e Ariel.

-“non so come potervi aiutare…” – disse dispiaciuta la governante.

-“ forse una cosa che potete fare ci sarebbe… avrei bisogno di due ampolline piene di acqua di mare… e un ago…” – le rispose Ariel  con l’aria di chi aveva appena avuto un idea.

-“ vedrò quello che posso fare! Adesso però devo andare, sennò si insospettiranno” – Carlotta se ne andò e la prigione sprofondo di nuovo in quel semibuio. Ariel si sedette accanto a Arren.

-“eh così… io sarei il tuo fidanzato?” –
Ariel divenne rossa paonazza e Arren vedendola in quello stato rise.

-“behhh….” – tentò di giustificarsi lei –“non potevo dire il mio amico … e l’unica cosa che mi è venuta in mente in quel momento era quella!”

“Quindi hai detto che ero il tuo fidanzato per non dire che ero un tuo amico?” – Stavolta Arren non capì veramente o forse voleva solo sentirselo dire.

“Si!... forse!... no! Ma se per te sono solo un amica si!” – si vergognò tantissimo Ariel. Nascose il suo viso ed evitò di guardare Arren.

“solo un Amica???” pensò Arren sconvolto! Lei per lui era molto di più che una semplice amica! Da quello che gli aveva appena detto però, lui aveva capito che lei era insicura, era insicura perché non sapeva nonostante tutto quello che lui le manifestava, che ne era innamorato. Eppure credeva di averglielo fatto capire, forse doveva essere più chiaro… cercò lo sguardo di lei, che aveva volutamente nascosto.

-“ ehh poi ufficialmente… non è che …” – iniziò lei rompendo il silenzio che si era creato

-“non è che, cosa??” –

-“beh ci siamo baciati, ma non ci siamo proprio parlati in maniera chiara… non c’è ne stata l’occasione…” – continuò Ariel mentre lui le prendeva le mani.

-“beh c’è adesso… e credo che qui, nessuno ci possa interrompere..” – erano faccia a faccia, seduti l’uno dentro l’altro, - “Ariel, io credo che tu sappia cosa provo per te…” –
Arren aveva cambiato tono, non era più scherzoso, era serio – “la domanda è : cosa provi tu per me?” –

-“i..io… provo lo stesso!” – riuscì a dire lei . Arren l’avvolse in un abbraccio, la sentiva molto tesa, voleva che quello fosse un bel momento per lei, non un momento carico di ansie e preoccupazioni, insomma, stavano mettendo le carte in tavola!

-“cioè?” – la punzecchiò cercando di estorcerle quella dichiarazione e al contempo di abbassare la tensione.

-“non ti arrenderai finchè non lo dirò, vero?” – disse un po’ meno tesa Ariel. Arren le prese il viso

– “ah.!” – “scusa!” – le aveva toccato il livido violaceo che le stava spuntando sulla guancia. Appoggiò la fronte sulla sua – “Io ti amo” – le disse lui a lei avvicinandosi alle sue labbra per baciarla. Ariel si allontanò per non farsi baciare, distanziandosi un po’ per guardarlo negli occhi. Lui parve spaesato da quel cambio improvviso. Ariel non voleva che lui la baciasse, si era allontanata appositamente, sgranò gli occhi. – “Aspetta.” – le disse lei – “anche io ti amo”. Dopodiché si avvicinò e appoggio le sue labbra morbide su quelle del biondo.

Al termine di quel dolce contatto Ariel riprese posto tra le braccia di Arren, -“quindi, ritornando al discorso di prima..”-
-“sei uno che non molla tu!” – disse ironicamente lei

-“ se avessi mollato non saremmo qui adesso…” – ridacchiò lui –“ siamo non ufficialmente fidanzati?”

-“beh… ancora veramente nessuno mi ha chiesto niente u.u” – decise di punzecchiarlo un po’ lei, se lo meritava! L’aveva fatta imbarazzare da morire pur di estorcerle quelle due paroline.

-“ah!? Le cose stanno così principessa? Allora facciamo le cose per bene…” – le scostò i capelli da un lato, liberando un orecchio

-“che stai facend...!?” – non riuscì a finire che sentì il suo respiro vibrante nel suo orecchio.

Si avvicinò lentamente e le sussurrò due parole, solo due parole che le fecero perdere un battito forse due.– “vuoi sposarmi?”- il suo cuore iniziò a battere fortissimo, la sua temperatura iniziò a salire, le braccia di Arren la stavano continuando a cingere e sentirono i battiti aumentare e la pelle di lei avvampare. Lei stava scherzando, non credeva che Arren potesse arrivare tanto ingenuamente al sodo. Ed invece era riuscito ancora una volta a stupirla.

Ariel dandogli le spalle gli accarezzò il viso dolcemente, da poco era giunta la sera, la luna era salita nel cielo ed era la loro unica fonte di luce. Si girò dentro quell’abbraccio in cui si sentiva a suo agio, gli sorrise, appoggiò il capo sulla sua spalla e alzò lo sguardo per incontrare il suo. Era davvero bello, i suoi capelli chiari con la luce lunare sembravano fili d’argento mentre i suoi occhi… oh i suoi occhi brillavano di luce propria, brillavano solo per lei.

“si narra che quando si trova l’amore eterno lo si capisce subito. Gli occhi brillano, il cuore accelera, si riesce a percepire il vuoto totale senza la propria anima gemella, si riesce a sentirsi soli anche in mezzo a tante persone, ci si sente amati nella più totale convinzione che quell’amore è per sempre. E così, quel caro amico che mi veniva a trovare di tanto in tanto, cominciai a volere che venisse più spesso, finchè quella sera finalmente capii. Mi ero innamorata. Mi piaceva tutto di lui, il suo carattere dolce e gentile ma deciso e fiero, i suoi occhi verdi che per me erano l’universo intero, quando li posava su di me mi sentivo strana e imbarazzata, poi se i nostri sguardi s’incrociavano mi sentivo avvampare. Quando ci sfioravamo, sentivo una piccola scossa elettrica, come quando si tocca un anguilla elettrica e prendi la scossa. Era diverso dall’amore che provavo per Eric. Lui mi piaceva si, ma mi accorgo solo ora di quanto io non lo conoscessi in realtà, se non si conosce non si può amare veramente qualcuno. L’idea che ti fai di lui è un’illusione, ed è proprio di quell’illusione che t’innamori, e quando vedi la realtà ne rimani ferita. Così ferita che decidi di chiudere il tuo cuore a chiave e gettarla via, decisa a non innamorarti mai più di nessuno. Poi lo incontrai e pensai –“ no, non è amore, solo amicizia” – e calai le difese fino a che un giorno non ti accorgi che ci sei ricascata.”

-“si”- disse dopo una decina di minuti di sguardi. –“si, ne sarei davvero felice”. – gli accarezzò la guancia.

-“credo di non essere mai stato così felice in vita mia…” – esultò lui contento!

-“Arren” – ritornò seria lei – “ credi che riusciremo a tornare a casa?” –

La fisso nei grandi iridi celesti – “ non permetterò a quel porco di toccarti”- la strinse a sé – “non lo permetterò a nessuno.” – disse risoluto. Ariel mise la sua mano sul suo avambraccio, e abbracciati com’erano finirono per addormentarsi placidamente.
Il rumore di chiavi svegliò i due ragazzi, ancora teneramente abbracciati.

–“prendetela, ma solo lei. Il Re non vuole rogne.” – stava dicendo il capo delle guardie. Le due guardie entrarono quindi nella cella. –“svegliaaa!” – gridarono rumorosamente.

–“Ahh! Al diavolo le buone maniere!” – la guardia prese per un braccio la ragazza rossa – “lasciami! Mi fai male! Lasciamii!!” – “non posso fiorellino…” – Arren fingendo di dormire, diede un calcio all’altra guardia, facendola barcollare e cadere a terra stordita, il capo delle guardie si avvicinò per placcarlo ma Arren lo immobilizzò spingendogli la testa sulle inferriate. Ariel invece aveva spinto la guardia che le stava ancora tenendo il polso, gli diede un calcio e dopo averlo spinto sopra gli altri due si allontanò.

–“che si fa adesso?”-

-“aiutami a mettere questa”- le disse Arren indicando l’armatura di una delle guardie.

-“ho un piano!”-




Angolo autricee
Questo capitolo avevo intenzioni di pubblicarlo giorno 7, e quindi iniziare a pubblicare una volta al mese.... "beh daii una volta al mese è crudeleee" mi sn detta, e così dopo anche una spinta di autostima ricevuta da 
SognatriceAocchiAperti ho pubblicato il capitolo 7. da qui in poi la storia diventerà più intricata, ( se è possibile XD) e : rullo di tamburi..... ho deciso di aggiornare una volta a settimana , max ogni due settimane dato che sono avanti con la scrittura :D . all'inizio avevo detto che la storia nn me la sarei tirata per le lunghe, bhe... che posso dire prendetevela con la mia ispirazione! >.< 
ci vediamo al prossimo angolino autricee
un grazie speciale a chi mi segue
:***** 
un baciozzooo

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ritorno all'oceano ***


Ed eccoci qui, dopo un infinità di tempo con il capitolo 8. questo sarà più lunghetto degli altri, spero non vi dispiaccia. Bando alle ciance! buona lettura ci rivediamo giù ;) 



“presto, per di qua!” – Arren teneva Ariel per mano e la stava conducendo verso l’uscita. Aveva indossato l’armatura per dissimulare la fuga. Ariel si fermò davanti alle cucine dove vide che sul tavolo vi erano le due ampolline e l’ago che aveva chiesto a Carlotta. –“sicuramente Carlotta ce li avrebbe portati più tardi…” – disse lei prendendoli. –“ci saranno più utili adesso”- Arrivarono all’entrata del castello, dove il giorno prima erano stati condotti contro la loro volontà.

-“Aspettami qua, io torno subito” – disse mettendole le mani sulle spalle.

-“dove hai intenzione di andare!”- Arren era già entrato nel portone, Ariel lo inseguì – “Arren no!”

– “vado a dare una lezione a quel buffone”- era talmente arrabbiato che non la guardava nemmeno in faccia. Non voleva guardare ancora una volta quel livido violaceo che le era comparso sulla guancia destra. Non voleva vedere quel segno che quell’animale aveva lasciato su di lei. Ariel gli si parò davanti cercando di bloccargli la strada.

-“Ascoltami! Arren guardami! Guardami negli occhi! Non merita la tua attenzione, non merita niente!” – Ariel gli accarezzò il volto specchiandosi nei suoi occhi che finalmente la guardavano.

-“va bene Ariel… torniamo a casa”. – Detto questo Arren voltò spalle e si incamminò assieme a lei verso la spiaggia.

–“ehii ragazzi! Chi si rivede? Com è andata la gita?” – gli volava sopra di loro Scuttle

-“Stiamo tornando in mare… sono successe delle cose”- gli disse Ariel proseguendo.

-“ah bene! Sono sicuro che ci saranno anche Sebastian e Flounder, vi precedo, ci vediamo li!”- detto questo il gabbiano proseguì a volare.

Fecero la strada in silenzio. Nessuno dei due parlò degli eventi appena successi. Arren era strano, si vedeva che era turbato da qualcosa, Ariel voleva parlargli, ma non le sembrava il momento più adatto, appena ritornati a casa avrebbero affrontato l’argomento.

-“Gia di ritorno! Menomale!” – sospirò Sebastian da sopra uno scoglio.

-“allora, vi siete divertiti?”- domando Flounder

-“Ariel ma cos’hai fatto alla faccia?”- le esclamò visibilmente preoccupato il granchio.

-“lunga storia… poi vi spiego” – si mise una mano sulla guancia ancora dolorante.

Arren non parlava. Ariel gli diede la sua ampollina e poi stappò la sua.

-“cos’è quella roba?” – continuò lui

-“ è acqua di mare… adesso dobbiamo metterci una goccia di sangue e berla, e tornerà subito la coda senza aspettare lo scadere del tempo” –spiegò lei.

-“Ahi”- dal dito scese una goccia di sangue rosso intenso, Ariel prontamente la versò nella sua ampollina, aspettando che Arren facesse lo stesso. Arren prese quindi l’ago, si punse il dito e fece scivolare la goccia dentro l’ampolla. Ariel gli sorrise e bevve per prima, poi entrò in acqua. Subito un bagliore l’avvolse, le sue gambe si unirono e cominciarono a diventare verdi, i piedi si allungarono  e si assottigliarono fino a divenire pinne, infine ricomparvero le squame. Ariel nuotò contenta di essere ritornata sirena, fece due giri e ritornò a riva attendendo Arren.

-“dai vieni!”- gli sorrise lei.
Arren richiuse l’ampolla, e fece qualche passo indietro. – “mi dispiace Ariel, ma adesso che so che sei al sicuro lontano da quel porco, posso andare tranquillo.” – Ariel sgranò gli occhi capendo quello che aveva appena fatto. – “Arren ascoltami non andare!” – esclamò sempre più disperata avvicinandosi alla battigia. Sebastian Flounder e Scuttle non capivano cosa stesse succedendo, ma doveva essere qualcosa che aveva a che fare con quel grosso livido viola che aveva Ariel.

-“Ariel se non dovessi ritornare, sappi che ti amo” –

detto questo il ragazzo voltò spalle e iniziò a correre verso il castello. Adesso era una questione personale.
Inutili furono le grida di Ariel nel tentativo di fermarlo. Rimase li nell’acqua inerte, non poteva fare nulla! Spiegò bene la situazione ai suoi tre amici, raccontandogli tutti gli avvenimenti che riguardavano Eric. –“ Ariel vado con lui, se dovesse essere in pericolo tenterò di fare il possibile per aiutarlo!” – Ariel piangeva consolata da Sebastian e Flounder –“ farò quel che posso per riportartelo sano e salvo.” – detto questo il gabbiano spiccò il volo.
“non posso credere che l’abbia fatto!” – continuava a piangere Ariel! – “non c’è davvero nulla che possa fare?” – chiese più a se stessa che a Flounder.  –“Ariel, dobbiamo solo aspettare… sperando che non gli accada nulla di male …” –

****
-“come hai fatto ad uscire dalle segrete?” – gli chiese il ragazzo bruno davanti a lui – “non sono affari che ti riguardano” – gli rispose il biondo – “Facciamola finita adesso,” –Arren sguainò la spada –“…lasciamo che siano loro a parlare” – Eric accolse la sfida, era obbligato a farlo o sarebbe stato un codardo. Aveva abbastanza fiducia in se, si allenava con costanza al fioretto anche se non aveva mai seriamente sfidato qualcuno. Le loro armi s’incrociarono facendo fuoriuscire scintille argentee. Arren era il nipote di un generale che aveva combattuto in battaglia, nella sua dinastia c’era il sangue dei guerrieri, si allenava con la spada due ore al giorno, non temeva certo che quel damerino potesse batterlo. Voleva vederlo strisciare per terra, voleva vederlo implorare pietà,voleva vederlo chiedere perdono e poi, il sangue della sua testa sarebbe caduto sul pavimento. Si era questa l’intenzione finale di Arren, ucciderlo.
 Eric affondò potentemente, Arren schivò il colpo scansandosi, si spostò al lato e tentò di colpirlo. Il bruno parò il colpo seppur con difficoltà, arretrando di qualche passo; il biondo sfoderò tutta la sua rabbia del giorno precedete, in cui aveva dovuto vedere quel verme toccare la sua Ariel. Con abile mossa disarmò Eric. –“Adesso inginocchiati e supplica per la tua vita!” – gli teneva la spada vicinissima al collo – “Mai!” – gridò quello, - “chiedi perdono per tutto quello che hai fatto!” – Eric esitò vedendo la spada appoggiarsi sul suo collo. Le sue vene pulsavano terribilmente,un solo movimento e l’affilatissima spada del suo avversario l’avrebbe ucciso dissanguandolo. –“Preferisco morire che implorare perdono!-“ –“Essia!”- Arren alzò la spada per sfoderare il suo colpo finale. –“ Arren non farlo!” – gracchiò Scuttle. –

“cosa direbbe Ariel? Non te l’avrebbe mai permesso!”

-“Scuttle non si tratta di Ariel! È una questione personale.”

“Sappi, ragazzo mio” – iniziò in tono mesto il gabbiano –“che se lo farai, lei non te lo perdonerà mai… dimostragli che non ne vale la pena! Dimostragli che l’amore per una persona può cancellare qualsiasi sentimento di odio!” – cercò di convincerlo.
Arren esitò un po’, gettò a terra la spada e disse –“Non ne vale la pena…” – si girò e fece per andarsene.
Eric recuperò la spada e mentre era di spalle, l’affondò ne fianco sinistro del ragazzo. – “oh, io credo che ne valga eccome la pena!”  .
Uscì la spada dal suo corpo, e stava per affondargliela in cuore, Arren in un attimo estremo di forza prese la spada e lo trafisse dopodiché chiuse gli occhi.

Si risvegliò sulla spiaggia, Ariel era accanto a lui, aveva la testa sul suo grembo; sentiva un forte bruciore al fianco. Non sapeva nemmeno dove aveva trovato la forza per arrivare sino a li. –“shhh… andrà tutto bene…” – piangeva la giovane.

Sebastian e Fluonder scuotevano la testa, per lui non c’era più niente da fare.

-“Sto morendo, vero?” – la sua foce era fioca e debole.

Ariel pianse, annuendo. –“ perché sei andato? Ti avevo detto di non andare! Non mi hai ascoltata” – Arren le accarezzò il viso debolmente –“ non piangere, non voglio che tu pianga per me, sorridimi, voglio ricordare il tuo volto mentre mi sorride.”-

-“vorrei che bevessi questo…” – gli porse l’ampollina. Arren bevve, - “ahh! Ma ha un saporaccio!” – si lamentò. – “non fare il bambino!” – rise tra le lacrime lei.

-“mi vuoi uccidere prima del tempo?” – scherzò ancora lui. Un bagliore superiore a quello che aveva travolto Ariel lo investì, le sue gambe iniziarono a riunirsi in coda, i piedi divennero pinne, e le squame ricomparvero in tutto il loro splendore sulla coda blu.

-“Arren rientriamo in acqua” – Ariel si accorse che nella parte superiore aveva ancora l’armatura che copriva la ferita. Iniziò quindi a sfilare la maglia metallica, rivelando la camicia bianca che aveva di sotto. Iniziò a sbottonargliela, Arren mise le mani sulle sue.

-“non avrei mai pensato di morire all’aria aperta tra le tue braccia…” –
Ariel gli sorrise –“ no, tu non morirai qui, non oggi!”- gli sfilò le maniche della camicia, adesso poteva vedere chiaramente lo squarcio della lama che aveva affondato nella sua carne. Il sangue continuava a uscire copiosamente, nonostante lo shock iniziale nel vedere tanto sangue sgorgare Ariel si riprese, mantenendo la calma.

-“Devo fermarti l’emorragia!” – inzuppò la camicia con un po’ d’acqua di mare e ritornò da lui. Delicatamente porse il suo capo sul grembo e adagiò la camicia sullo squarcio; immediatamente il candido colore bianco fu irradiato prepotentemente da quella macchia rosso vivo, Arren chiuse gli occhi. Si abbassò a sentire il suo cuore, batteva così lento. –“presto Ariel! Portalo qui in acqua, lo porteremo dal medico di corte!” – l’esortò Sebastian

“Ma se lo vedesse il medico farebbe sicuramente domande su come è stata causata la ferita!”-
Ariel s’avvicinò a pochi centimetri dal viso di  lui , il suo respiro era lento e affaticato – “non m’importa, purchè gli salvino la vita…” – disse in un sussurrò rivolto più al giovane che al pesciolino.
Aiutata da tutti i presenti riuscì a riportarlo in acqua, si voltò a guardare la spiaggia poi s’immerse.

la ferita dentro l’acqua sanguinava meno, fu quasi un sollievo per me vedere che Arren prendeva colorito, una magra consolazione. Ci mettemmo un po’ a raggiungere le profondità marine e quindi il castello, non appena fummo li nuotai a cercare il medico di corte. Lo raggiunsi visibilmente sconvolta, cercai di spiegargli la situazione. –“vi prego salvategli la vita!” – continuavo a ripetergli disperata, - “cosa gli è successo?” – gli spiegai che non c’era tempo, doveva cercare di tenerlo in vita. In un primo momento gli diede i primi soccorsi, io andai in infermeria e avvisai i due medici di portare una barella nella stanza de dottore. Poco dopo vidi passare Arren davanti a me in barella e i medici tutti affannati dietro di lui. Da quel momento sono trascorse sei ore.”

Dalla sala operatoria finalmente uscì il dottore

- “come sta?”– chiese andandogli incontro.

Il dottore la guardo triste, - “sono riuscito a tenerlo in vita, ma le sue condizioni sono gravi, sospetto una perforazione del polmone di filtraggio dell’ acqua ed un affaticamento al cuore. Cercheremo di fare del nostro meglio. Lo dobbiamo sottoporre ad una seconda operazione  “- detto questo spari nella sala operatoria.

Erano passate altre ore, i tre erano rimasti tutto quel tempo li in disparte ad aspettare. Ariel non aveva più proferito parola. Allo scoccare della 7ima ora usci finalmente un medico.
- “dottore!” - si alzo Ariel
- “aveva una brutta incrinazione delle ultime tre costole, e una leggera ferita al polmone, non sappiamo spiegarci ancora come abbia fatto a resistere cosi a lungo…”
-“ ma adesso come sta?” - lo interruppe lei
– “é fuori pericolo. “-
sul volto di Ariel si dipinse un sorriso di pura gioia. Intuendo la sua prossima domanda il dottore l’anticipó – “può vederlo per qualche istante, é ancora sotto l effetto dell’anestesia, poi dovrà riposare…” –
 -“grazie dottore!” - Entrò piano nella stanza, lui si trovava disteso sul letto con gli occhi chiusi; si avvicino cautamente. Gli sfiorò appena la mano lui d’istinto l’afferrò. Ariel gliela strinse di rimando.
-“ devi riposare, ê andato tutto bene,” - inizió lei sussurrando quasi non volesse spezzare il silenzio di quel momento – “adesso, riposati.” - si avvicinò a lui dandogli un bacio in fronte. – “non andare...” - sussurrò lui a occhi chiusi.
 “- tornerò, adesso sei ancora sotto effetto dell’anestesia, tornerò questa sera.” - gli accarezzò una ciocca di capelli biondi. Il ragazzo stava per controbattere quando entro il medico e invito Ariel ad uscire per lasciarlo riposare. – “Principessa, la sta cercando suo padre... vuole sapere cosa é successo.”  Le comunicò il dottore prima di rientrare nella stanza.

****
-“padre, volevate vedermi?”-
“Ariel, cosa é successo?”- Re tritone si alzò dal trono avvicinandosi a sua figlia, stringendogli le spalle. – “quel ragazzo ferito...?tu stai bene?” - le accarezzò il volto notando il livido. Ariel taceva.
-“ chi ti ha fatto questo?!” –
-“ padre… “- Ariel lo guardava con gli occhi semichiusi -“ non potevo fare altrimenti... dovevo...”-
-“Ariel, cos’altro hai combinato?”- disse in tono sempre più incalzante.
-“ho paura padre, ho paura che ti arrabbierai con me.” - si allontanò da lui.
- “Ariel, io devo sapere la verità.” –
Ariel esitò – “padre! É colpa mia!! Io sono ritornata sulla terra per rivedere Eric, ma capii…”- le sue gote si colorarono di rosso –“ ... di essermi innamorata di un tritone che mi aveva offerto il suo amore. Rividi Eric, ma non m importava più nulla di lui, decidemmo con Arren di trascorrere il resto del tempo che ci rimaneva per osservare tutte quelle cose nuove che ci circondavano, ma avvenne... “- si porto una mano sulla bocca – “le guardie di Eric ci arrestarono e fu al castello che più volte il principe mi ha fatto delle proposte... che mai avrei potuto accettare, a niente servirono i ricatti di morte contro Arren, così mi schiaffeggiò e ci rinchiuse  entrambi in carcere; riuscimmo a scappare ma Arren tornò indietro ad affrontarlo... “-
Il re cambio espressione assieme al colorito. Si sedette sul trono portandosi esasperato la mano alla tempia, era già successa una cosa simile in passato. Tritone stava per iniziare a buttare fuori tutti i rimproveri e le punizioni per sua figlia,
- “per il tuo egoismo, Arren sarebbe potuto morire! Lo sai questo? “- inizio come quella volta.
Ad Ariel tremo il labbro. – “padre! Capisco solo ora quanto io abbia sbagliato! E non vi supplicherò di non punirmi! Punitemi pure!”- si avvicinò al trono del padre, che la fissava sorpreso di tutta quella saggezza che dimostrava sua figlia.
-“ qualsiasi punizione mi darete, sarà un fardello che porterò con gioia, perché mi basta sapere che Lui sia vivo.”-
il re le guardo gli occhi, brillavano... sua figlia,la sua bambina parlava con cognizione di causa, questa volta si era innamorata seriamente.
-“parli del ragazzo ricoverato in infermeria?”- cambio argomento
-“ si padre,” - non alzò lo sguardo lei.
 – “un ragazzo che difende a costo della propria vita l’onore della propria principessa nonché amata,  merita il mio riconoscimento. Lo devo conoscere.”
 - “padre, sono certa che quando sarà in forze sarà lui stesso a cercarvi... “- sorrise malinconica lei. 
-“figlia mia, le tue azioni non resteranno impunite, nonostante tu mi abbia dimostrato il tuo pentimento, cosa che ti fa onore, sei confinata all’interno del castello per due settimane. Se ti allontanerai…” –
-“no padre! Non mi allontanerò, ve lo giuro!” –
Tritone fu doppiamente sorpreso, mai la sua bambina aveva rispettato una punizione, anzi aveva sempre cercato di trovare qualche scappatoia! Sbigottito congedò sua figlia, lasciandola andare.


Probabilmente trovere questo capitolo poco interessante, ma è una fase fondamentale per arrivare dove noi siamo diretti.
Spero vi sia piaciuto ;) ci rivediamo al capitolo 9

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Febbre Nera ***


Ragazzi eccoci qui con un altro capitolo, spero sia di vostro gradimento! nel prossimo ci sarà un particolare avvenimento...
buona lettura a tutti! 

cap 9 Febbre Nera

Era calata la sera su Atlantica, Ariel era affacciata alla sua finestra guardando tutto il regno. Erano successe tante cose negli ultimi mesi, lei stessa era cambiata, era cresciuta. C’era molto silenzio, non una canzone, non uno scalpiccìo di code, tutto taceva
.  –“Andrina!” – esclamò Ariel sentendosi due mani posarsi sulle sue spalle.
-“oh Ariel! Sono così felice!” – si sedette accanto a lei sul bordo della finestra. –“mi sto per sposare!” – le disse d’un fiato prendendole le mani.
Ariel era estasiata da quella notizia. – “nostro padre due giorni fa mi mandò a chiamare perché Ash si era dichiarato! Aveva ufficialmente chiesto la mia mano, nostro padre voleva sapere se anche io l’amavo.. oh sono così contenta!” –
-“ma è una notizia fantastica!” –
Andrina si rabbuiò –“ Ma cosa hai fatto al viso? Non sarà mica stato…?” – Ariel si sentì in dovere di raccontare alla sorella gli avvenimenti recenti.
 –“Avevi ragione tu Andrina. Io ho capito di essermi innamorata di lui anche grazie a te!” – Si buttò ad abbracciare la sorella.
–“ tu mi hai confidato una notizia splendida, lascia che sia io a rivelarti un segreto…” – iniziò misteriosa la rossa –“ Arren mi ha chiesto di sposarlo” – disse in un sussurrò.
-“ehh????!!!” – gridò di  rimando la sorella ancora abbracciata a lei. – “voglio sapere i dettagli, S-U-B-I-T-O!” – scandì bene. Ariel le raccontò la notte passata nella cella, il momento più magico nel posto più improbabile, a come lui l’aveva messa alle strette e di come poi, era arrivato dritto al sodo chiedendole di sposarlo. Passò tutta la serata con sua sorella, a chiacchierare bisbigliando per non svegliare le altre, dimenticandosi completamente di dover andare da lui .
-“ma allora, il regno potrebbe festeggiare un doppio matrimonio quest’anno!” – ridacchiò infine Andrina – “lo vorrei conoscere, credo di averlo visto di sfuggita questo Arren…” –
“come ti ho detto per ora è in infermier… oh per tutte le meduse! Gliel’avevo promesso!” – Ariel si agitò scuotendo le sue ciocche rosse.
-“cosa? Cosa gli avevi promesso?” –
“che sarei tornata di sera per stare con lui… l’ho piantato!” – si morse un labbro per il nervoso.
-“beh, adesso ormai è troppo tardi, vieni..” – la mise a letto contro la sua volontà rassicurandola, le diede un bacio in fronte e si coricò nel letto a fianco.
****
“mi dispiace! Quante volte dovrò ripetertelo!”- continuava a ripetergli la rossa
Arren aveva il broncio, era offeso. L’aveva aspettata tutta la sera in attesa di vederla ma lei, lei si era dimenticata di lui. E quindi non le parlava, da quando lei era arrivata non le aveva rivolto la parola, la guardava solamente, e quello sguardo diceva tutto. Ariel sapeva bene che per esprimere le proprie emozioni non c’era bisogno della voce, lei che aveva sperimentato cosa voleva dire non poter parlare. Quei due iridi verdi, colore del mare in tempesta la travolgevano, e naturalmente aumentavano il suo senso di colpa.
-“comunque.. se t’interessa saperlo… sono in punizione.” – Arren le rivolse uno sguardo interrogativo. –“ho raccontato la verità al Re emh… mio padre. E ha deciso di confinarmi qui a palazzo per due settimane … oggi sono rimasti 13 giorni.” – disse facendo un calcolo.
I suoi occhi color tempesta fecero largo ad un verde comprensivo, la guardava, la studiava, ma non si azzardava a parlare, o almeno non ancora.
-“eh va bene… se non ti va di parlare me ne vado. Non ha senso che resto qui!” – si spazientì.
Fece per scendere dal suo letto , su cui era seduta ma Arren le afferrò l’avambraccio, i loro occhi s’incrociarono e furono scintille –“ti avrò detto che mi dispiace una 20 di volte! Cos’altro vuoi?” – gli chiese esasperata – “resta – qui – con – me” – la sua voce era calda, fluida, rassicurante, tenebrosa, sincera, avrebbe potuto trovarne a milioni di aggettivi per descriverla,
-“non me ne vado…” – sussurrò lei già più calma.
-“lo hai detto anche ieri e poi te ne sei andata.”-
-“mi cercava mio padre, non potevo non andare”-
-“si ma non sei tornata… Ariel, io non voglio che tutto quello che ci siamo detti sulla terra rimanga li.  Ho paura che tu voglia fuggire via da me. Voglia dimenticarmi” –
Ariel rise, di una risata spontanea, lui era così serio e lei gli rideva in faccia, non le avrebbe parlato dinuovo, ma la sua risata era giustificata.
 –“Stai scherzando vero? Perché non potrei neanche se volessi dimenticarmi quella notte.. dimenticarmi di te, figuriamoci scappare… potresti allentare la presa?” – Arren la lasciò confuso. – “non credevo di farti male… scusa” – si mortificò lui. –“ no, non sei tu… e solo che” – Ariel gli mostro le braccia, erano cosparse da impronte di mani divenute violacee e quindi livide. Le prese una mano e avvicinò a se il braccio, scrutandolo meticolosamente
–“chi ti ha fatto questi?” –
-“mi sono iniziati a comparire dopo che ieri sono entrata in acqua, all’inizio non facevano tanto male…” – disse riprendendosi il braccio e nascondendolo dietro la schiena.
-“e ancora lo vuoi difendere?!” – il ragazzo era visibilmente seccato dopo aver visto gli ennesimi segni.
-“Arren, ma cosa gli hai fatto?” – Ariel si ricordò all’improvviso che se Arren era ridotto in quello stato, chissà come doveva essere conciato Eric.
-“quando l’ho raggiunto, abbiamo intrapreso un duello, e poi dopo averlo disarmato volevo chiedesse perdono di tutto quello che aveva fatto…” – continuò a raccontargli gli avvenimenti, tralasciando i particolari cruenti. – “dopo essere stato ferito, a mia volta lo ferii anch’io… spero che sia morto!” – esclamò con una nota di enfasi finale.
-“Arren!” – Ariel lo guardò strano e si irrigidì. –“ti avevo detto di non fare pazzie! Non posso credere che tu … insomma tu… !” –
-“io cosa?” –
-“ti rendi conto che per qualche minuto potevi morire?! A quanto pare no! E che te ne pare di Eric! se non fossi andato a cercarlo non saresti qui in ospedale!” – strinse i pugni lei. Era proprio arrabbiata. Sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa, la strega del mare l’avrebbe potuto vedere e imprigionarlo dinuovo… o peggio… non ci voleva pensare.
Arren aveva una fasciatura sulla parte sinistra che saliva fino al petto, ogni volta che lo guardava Ariel ricordava che sotto quella fasciatura Eric aveva affondato la sua carne con la lama,
ed era solo colpa sua.
Lei aveva abbassato lo sguardo, il ciuffo rosso nascondeva i suoi occhi azzurri, i pugni ancora chiusi sul letto dell’infermeria arricciavano il lenzuolo. Si portò una mano sulla bocca
-“Che senso ha colpevolizzarti così?” – le strinse il pugno nella sua mano un po’ livida. Ariel sollevò lo sguardo sconvolta da quello che aveva appena detto, guardò la sua mano con piccoli ematomi cercare di sciogliere delicatamente la sua ostilità concretizzata in quel pugno. Rivolse il suo sguardo al braccio e via via salendo alla ferita, ed infine al suo viso.

-“io non credo di potercela fare” – gli disse guardandolo negli occhi.
-“cosa?” –
-“Arren, io non sono forte come te! Non riesco a guardarti in faccia e a non sentirmi responsabile! Se le cose fossero andate in maniera divers…!” –
Le sue labbra erano state sigillate da quelle del ragazzo dagli occhi smeraldo, in maniera confusa si ritrovò ad assecondare quel contatto inaspettato, quel bacio salato ma dolce allo stesso tempo. Confusa si staccò per prima, lo squadrò un attimo in attesa che lui parlasse. Non lo fece.
Continuò a guardarlo prepotentemente negli occhi, cercando di capire cosa stesse passando per la testa del ragazzo.
In fondo, si erano fidanzati ciò voleva dire matrimonio, passare il resto dell’eternità assieme ad una sola persona. Quando questo pensiero l’attraversò la mente provò un senso di piccolezza e smarrimento. E se quello che stava provando era frutto di una semplice e banale cotta? E se non era lui la persona giusta con cui passare il resto dell’eternità? Infondo lei aveva appena 17 anni, lui 21, cosa potevano saperne due giovani dell’amore? Era il caso di parlargliene?
-“Ariel… ho agito d’istinto” – le sorrise il ragazzo vedendola turbata.
Quell’affermazione, e se fosse stato anche tutto quell’amore, frutto dell’istinto?
-“hai mai dei ripensamenti?” – dopo una pausa parlò la ragazza dai capelli Corallo.
-“riguardo a cosa?” –
-“così … in generale…”-
-“io credo che tu non stia parlando in generale … stai parlando di quello che sta succedendo…”-
Ariel iniziò a parlargli di sopra, quasi non volesse sentire i suoi dubbi prender forma. –“no no, parlo in generale ti assicuro che è la verità, ma così mi girava in mente quest’idea e sto divagando adesso emh…”
-“…tra di noi” –
“…”-
-“io non ho nessun tipo di ripensamento, dubbi, tanti. Ma siamo giovani” – le prese le sue mani –“ è normale sia così, non possiamo pretendere di sapere tutto, possiamo conoscere il passato e vivere il presente, ma il futuro è un abisso ignoto.”-
Continuava a ripensare a quelle ultime parole di Arren quasi in maniera ossessiva, dopo essere letteralmente fuggita dal problema e da lui cercava di chiudere i suoi pensieri in quell’infermeria.  Dubbi su dubbi l’assalivano, era un’adolescente, dopotutto era normale. Rimandò il problema esaminando quei segni che continuavano ad apparirle. –“è strano, fino a questa mattina qui non avevo segni” – si guardò il fianco esaminandolo.
****
-“dici che funzionerà?” –
-“assolutamente si”-
-“ma è solo un capello!” –
-“basta ugualmente… sono un esperta in questo campo io” –
-“ è un vero peccato che non abbia conservato il sangue del ragazzo…” –
-“effettivamente lo è… avrei potuto fare certi giochetti interessanti”
-“cosa le accadrà adesso?” –
-“beh, per prima cosa le compariranno lividi dove adesso sto pungendo con gli spilli , vedi?-“ indicò le braccia e il fianco della bambolina cucita con un capello rosso.
-“poi, i suoi occhi, oh si, i suoi occhi diventeranno neri come la pece… da quel momento le rimarranno solo due ore di vita ...” – Vanessa rise sadicamente.
Eric uscì dalla loro stanza con un ghigno dipinto in volto, spingendo con fatica le ruote della carrozzina.
Era difficile spostarsi senza l’uso delle gambe.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Zero rh ***


-“Sebastian, hai visto Ariel?” – Re tritone girava per il castello nel tentativo di vedere sua figlia già da una buona mezz’ora.
-“VvVVvv ostra maestà!”- Sebastian si aspettava una bella strigliata dal monarca dalla lunga barba.
-“allora?!” –
-“emh .. ecco, io credo sia in camera sua, era un po’ strana questa mattina.” –
-“bene, andrò subito a vedere cosa succede” – re tritone senza troppe spiegazioni girò spalle e se ne andò. –
Entrò cautamente nella stanza delle figlie, Ariel era coperta fino al collo dal lenzuolo, il re si preoccupò –“Ariel, ti senti male?” – poggiò la sua mano sulla fronte della figlia – “hai forse freddo? Vado a chiamare il medico di corte?” – la ragazza non rispondeva, aveva gli occhi chiusi e non accennava ad aprirli.  Dal suo collo spuntavano dei lividi, Tritone scoprì improvvisamente la figlia, aveva il corpo completamente pieno di lividi, eppure ne era sicuro; non c’erano quella mattina. –“Ariel ! Ariel!” – scosse la figlia per svegliarla ma niente. La poverina aveva perduto i sensi da un po’, svenuta nel letto senza farsi notare. Le aprì un occhio per controllare il suo stato –“per tutti gli oceani!” – lo richiuse e nuotò via il più in fretta possibile.
-“dottore venga immediatamente con me!” – un re molto preoccupato trascinò via il medico di guardia dall’infermeria.
-“ma quello non era il re?” – Arren era seduto nel letto e stava parlando con flounder. –“si, mi sembrava lui!” – incitò il pesce giallo e azzurro. –“chissà cosa sarà successo…” – continuò noncurante .
-“dottore, vede?! Sono grigi!! I begli occhi azzurri di mia figlia sono diventati grigi!!! E questi lividi poi?!”-
-“non accadeva una cosa del genere dal giorno in cui…” – il dottore richiuse l’occhio della giovane  -“…la strega del mare fu esiliata e lanciò una maledizione alla sovrana.” –“è ancora incosciente.” – appoggiò lo stetoscopio sulla sua schiena violacea. –“respirò affannato, cuore debole, arterie ostruite, ha poco meno di un’ora prima dell’ultimo stadio.”-
-“dottore , ma noi non arriveremo agli occhi neri, vero??” – diceva preoccupato il re consapevole del significato di quegl’occhi.
-“mi auguro vivamente di no! Ma trovare un donatore di sangue… così all’ultimo momento…”-
-“lei è l’unica della famiglia ad averlo 0, come mia moglie… le sue sorelle hanno preso da me, e hanno tutte ab…” –
-“cercherò di fare il possibile” – si congedò il medico –“ se la ragazza dovesse rinvenire, per qualsiasi motivo al mondo, non fatele aprire gli occhi. Questo ci farà guadagnare del tempo e arresterà la diffusione del sangue nero.”-
Passarono un paio di minuti, Ariel iniziò a muoversi, suo padre le aveva messo una benda sul viso, per evitare di farle aprire gli occhi. Non riuscendosela a togliere inziò ad agitarsi . –“ perché! Perché non vedo?!” –
-“Ariel, stai calma” –
La ragazza realizzò di non essere sola nella sua stanza –“P…padre? Sei tu?”-
il re le accarezzò le mani rassicurandola – “Si, sono io” –
“perché mi fate questo? Cos’è questa benda che ho sul volto!?” –
-“Ariel, hai una malattia… un’infezione in corso.” –
-“cosa stai dicendo?” – il tono era sempre più spaventato
-“i sintomi sono : la comparsa di lividi sul corpo, debolezza, e in ultimo… occhi neri.” –
-“la febbre nera…” – sussurrò Ariel
-“è estinta da generazioni, l’unico modo per prenderla è… la maledizione di qualcuno di molto potente, e io credo di sapere chi sia.” – il re era seccato, il mare stava iniziando ad agitarsi.
-“credevo avesse perso i poteri!”-
-“a quanto pare no.”
-“cosa succederà adesso?” –
-“stanno cercando un donatore di sangue compatibile… abbi fede figlia mia!”- le strinse le mani, quasi a voler consolare se stesso.
-“padre, qualunque cosa accada, ve ne prego.”- iniziò Ariel stringendo le sue mani di rimando
-“Certo, qualsiasi cosa, dimmi!”
-“non ditelo ad Arren”.-
****
cosa, non dite ad Arren cosa? Oh Flounder, potevi ascoltare meglio!”- “la colpa è mia che mi fido a mandare un pesce a fare il lavoro di un anguilla spiona!”  pensò fra se e se
-“c’era troppo silenzio, non potevo avvicinarmi, mi avrebbero sentito!” – si giustificò il pesciolino
Arren sbuffò –“quando verrà Ariel le chiederò cosa sta succedendo e le chiederò anche cosa avrebbe dovuto tenermi nascosto” -  fece una pausa –“ripensandoci bene era strana questa mattina… faceva discorsi particolari…”- Arren si fermò all’improvviso, un’idea che non gli piaceva affatto iniziava a balenargli in mente…
“hai mai dei ripensamenti?” e se Ariel avesse avuto un ripensamento? Magari si è pentita di avere scelto me. E se quel non ditelo ad Arren in realtà si riferiva a un evento in particolare, o… a qualcuno? Magari Ariel mi vuole lasciare, forse ce l’ha con me per quello che ho fatto ad Eric, o magari ha semplicemente capito che in realtà non mi ama o forse… c’è un altro. Non devo pensarci, se è davvero finita tra di noi lo capirò da solo, oggi, quando verrà, le parlerò.”
****
-“dottore!” – Tritone s’allontanò dal capezzale della figlia – “allora? La prego, mi dica che c’è speranza! Avete trovato qualcuno?”  - il suo sguardo era molto preoccupato, aveva letto negli occhi del medico e aveva intuito la risposta.
–“no, mi dispiace. Servirebbe più tempo per approfondire le ricerche…”
-“ ma noi tempo non ne abbiamo! Guardi i suoi occhi! Sono già color pece!”
Il re aveva un tono disperato, la storia si stava ripetendo.
-“Stia accanto a sua figlia, la rassicuri, è tutto”- disse allontanandosi
****
- padre... –
Ariel alzò leggermente il capo sentendo suo padre accarezzarle i capelli. Con le mani tasto il suo viso
- non essere triste papà... –
Il re le accarezzò il viso.
 - sei sicura di non volere vedere nessun altro? - parlò lui dopo interminabili minuti di silenzio. 
Ad Ariel scappó un sorriso da pianto, uno di quei sorrisi che si fanno quando si piange a dirotto.
 - non voglio che mi veda in questo stato. Abbiamo fatto tanto per raggiungere un nostro equilibrio, e ora... –
 
****

-lasciatemi entrare! - esclamò il ragazzo biondo 
-la principessa non può ricevere visite da nessuno, se non un familiare! - diceva la guardia 
-ma io faccio parte della famiglia! - insisteva lui. La guardia si scostò per fare uscire re tritone, che si ritrovó faccia a faccia con Arren.
-ebbene, cosa sta succendendo qui? -
-vostra altezza,questo ragazzo insiste a voler entrare a vedere la principessa... - disse in tono suplichevole la guardia
- e tu chi saresti?! - rivolse il suo sguardo severo verso il tritone dalla coda blu oceano.
Il ragazzo fece un inchino profondo nonostante la fasciatura sul torace - io sono Arren Versiv, ...- 
- ah, si conosco il tuo nome. - il re si ricordò delle raccomandazioni di sua figlia.


-posso entrare a vedere la principessa? - chiese dunque il giovane.
-no, la principessa non vuole vederti, anzi non vuole ricevere nessuno.- disse il re ordinando in seguito alla guardia di non fare passare nessuno.


Arren arretrò sconsolato. Perché lo stava tenendo fuori dalla sua vita? Cos’era successo?
 
"Oh,ma se pensate che una porta chiusa possa fermarmi siete sbagliati di grosso..."
 
Nuotò fuori dal castello e decise di fare quell’ultimo tentativo prima di accettare la realtà che Ariel non voleva vederlo, che Ariel, aveva un’altro. Rapidamente e senza farsi vedere nuotò fino alla finestra della camera di lei, avrebbe dovuto essere sola, e questa sarebbe stata la situazione perfetta per poterle parlare.
Scostó piano le tende per entrare.
 
Si bloccó all’istante come pietrificato.
 
Ariel era distesa sul letto con una benda sugli occhi.
 
Il suo corpo era coperto da ematomi e lividi.
 
Sembrava la più brutta delle aggressioni
 
- c é qualcuno? - esitó la ragazza sentendo un fruscio di tende.
Arren si avvicinò silenziosamente al letto.
- c é qualcuno?? - continuò a chiedere a voce più alta la ragazza rossa tirandosi su a sedere.
Arren non sapeva se parlarle, non voleva spaventarla. Le prese le mani delicatamente, lei s’impaurì capendo di non essere più da sola. Strinse quelle mani e esitando chiamò il suo nome
- Arren... –
il ragazzo biondo sorrise.
Lo aveva riconosciuto.
- Ariel... –
- perché sei entrato? Non volevo che..! –
- non volevi vedermi. - disse lui.
 - si... no! Non volevo che tu mi vedessi ... cosí. - la ragazza portò una mano alla fronte.
Un ennesimo capogiro.
Arren si sedette sul letto.
- Ariel, voglio sapere come stanno le cose. E lo voglio sapere da te. Se vorrai lasciarmi voglio che le tue labbra pronuncino quelle parole. –
Ariel scosse il capo. - ma cosa stai dicendo...? Lasciarti? –
-si Ariel, non c’é forse un altro di cui tu non mi vuoi dire?! - la sua voce vibró nell’aria
- Arren! - lo chiamò lei gridando - NO! Non c é nessun altro! Ci sei solo tu! –
- ARIEL, A QUESTO PUNTO PUOI DIRMELO ! É INUTILE CHE CONTINUI!- il ragazzo si alzò dal letto visibilmente arrabbiato dirigendosi vicino alla finestra. Perché continuava a mentirgli? Lo faceva solo arrabbiare di più il negare l’evidenza. In un gesto di nervosismo si scompigliò i capelli.
- Arren ma non c é nessuno!!- strinse le coperte tra le mani. Avrebbe voluto togliersi la benda, vedere dove fosse, vedere il suo sguardo, percepire le sue emozioni; invece non poteva.
-Sei uno stupido a pensare a questo! –
Ancora silenzio.
Ariel iniziò a dubitare che fosse ancora nella stanza, che magari se ne fosse andato e lei stava parlando da sola.
-Non m’importa! Pensavo di poterti vedere al mio fianco ancora per un ultima volta! Ma se é questo che pensi, vattene! - gli gridó lei
- tanto fra qualche ora, di me rimarrà solo un ricordo, perché moriró!- urlò più a se stessa per ricordarsi il destino a cui andava incontro.
- Ma tu, mi hai già uccisa adesso- sussurrò.
Silenzio.
Non un rumore.
Ariel si portò le mani alla testa e pianse, pianse fiumi di lacrime ammesso che nell’acqua siano quantificabili.
Pianse fino a sentire dolore negli occhi.
Pianse fino a quando
Non si sentì
Circondata da due braccia
Che conosceva molto bene.
-Sei cattivo. – disse tra le lacrime – sei tremendamente cattivo. E… sei uno stupido. Se terribilmente stupido. – continuava a piangere. Le sue mani arricciavano la benda, incerte sul da farsi. – e poi…-
- e poi…? –
 
la sua voce era terribilmente suadente, proveniva dalla mia sinistra. Ero scossa, un attimo prima credevo di essere rimasta da sola e un attimo dopo venivo circondata da lui. Tolgo la benda dagli occhi ma continuo a mantenerli chiusi, ho paura di aprirli. Ho paura di incrociare i miei occhi neri con i suoi color smeraldo e poi, credo mi sentirei particolarmente agitata vedendolo qui, al mio fianco. –“e poi…” – continuo io indecisa. A tentoni tastando il suo braccio sinistro mi volto. Con la mano percorro il suo collo ricostruendo la sua immagine nella mia mente, mi soffermo sulla sua guancia, è calda, ma non ne conosco il motivo. Ho ancora voglia di piangere, urlare il mio dolore, ma non voglio, non davanti a lui anche se i miei occhi a quanto pare mi disubbidiscono... continuo a sentirli bruciare. –“e poi, sono stupidamente innamorata di te.” – non avrei voluto dirlo singhiozzando mentre piango, ma non c’è l’ho fatta. Apro gli occhi giusto il tempo per mirare alle sue labbra. Poi li richiudo abbandonandomi a quel contatto.”
 
“è così fragile. Ho paura che se la stringerò troppo potrei romperla, potrei farle del male. Tra le mie braccia sembra una bimba, a tentoni cerca di individuare dove sono, la sua mano percorre il mio braccio fino ad arrivare sul mio viso. Apre gli occhi per un istante, sono neri, neri come la pece, come il buio dell’oceano, e sono tristi, tanto tristi.
Vorrei farle mille domande,
vorrei sapere perché ha detto quelle cose,
vorrei spiegato perché dovrà morire ma per ora mi dovrò accontentare delle sue dolci labbra premute sulle mie,
in un bacio che sa di disperazione.”
 
 
 
Angolo autrice
Grazie a tutti quelli che mi seguono, iniziò così il messaggio di oggi, questo capitolo è più lunghetto degli altri e in più porta una differenza, qui sono presenti sia il punto di vista in prima persona di Ariel che quello di Arren. Mi è venuto spontaneo raccontare l’evento anche sotto il suo punto di vista. pp.s il titolo zero rh si riferisce al gruppo sanguigno di Ariel p.s. scusate per il ritardo XD
Arren: “era l’ora che davi un po’ di spazio anche a me! Anche io provo delle emozioni, sai?!”
Autrice: “si si, boh, non t’arrabbiare! Ma la protagonista è la sirenetta, non “ITORMENTIDIARREN”
Ariel : “su su, non litigate! Piuttosto Arren muoviti che dobbiamo nuotare al prossimo capitolo. Devo scoprire se muoio o no!”
Arren: “e vediamo se questa qui finalmente ci fa sposare in santa pace!” –
Autrice: “ se parli ancora riesumo Eric…” –
Eric: “insomma… mi hai fatto finire su una sedia a rotelle, il prossimo passo quale sarà, farmi pelato e farmi costruire una scuola per mutanti?!” –
Autrice: “ il castello già ce l’hai !” ihihih
Ariel : “vabbene autrice, basta così che hai creato un secondo capitolo con questo spazio autrice! Saluto io tutti e vi ringrazio anticipatamente a nome di tutti per le recensioni che lascerete! Buon Fish-eend a tutti!”

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Questioni di Sangue ***


Questioni di Sangue

-dimmi perché! – gridò il ragazzo disperato. La ragazza nascondeva il viso sul suo petto, gli occhi erano chiusi.
-mi rimangono due ore… è questa la cosa più importante da sapere? – diceva calma la ragazza. Ariel aveva appena spiegato la situazione, non tralasciando nessun dettaglio, non voleva avere segreti, voleva che lui sapesse la verità. Arren le strinse le spalle – Ariel, stai per morire e non posso sapere perché non si può fare nulla? – Forse qualcosa che Ariel non gli aveva rivelato c’era, ma lo aveva fatto per proteggerlo, un ultimo atto d’amore verso di lui.
Non guardarlo negli occhi era l’unica magra consolazione, non vederlo forse era un bene.
- Forse posso ancora salvarti… - farfugliò lui.
-non ti azzardare! Non lo permetterò! – gli disse decisa. Arren era stranito, perché mai non voleva essere salvata? Perché rifiutava di dirgli in che modo poteva salvarla?
-tu non me lo permetterai? – disse ironico. – non puoi impedirmi di salvarti. – continuò lui.
- posso impedire che tu muoia per me. – sospirò lei.
Arren le mise due polpastrelli sotto il mento, alzandole il volto. Ariel aprì gli occhi e lo guardò, in attesa che proferisse parola.
– lo sai che morirei per te. –
Era serio, aveva il tono autorevole; di colpo tutta la sua sicurezza le venne a mancare, si sentì così piccola e smarrita davanti a quell’affermazione...
Non disse niente, non riuscì a ribattere.
Abbassò nuovamente il capo chiudendo gli occhi riprendendo posto fra le sue braccia.
- Se potessi prenderei il tuo posto. – appoggiò la testa sulla sua e le accarezzò i capelli.
-c… che gruppo sanguigno hai?- chiese timorosamente lei
- ahah, cosa c’entra adesso?- rise lui – sono 0 –
Ariel si staccò da quell’abbracciò e lo spinse verso la finestra. – vattene… vai via. – gli disse seria. Sapeva che quel gruppo sanguigno era il gruppo di cui aveva bisogno ma sapeva anche che lui di sangue ne aveva perso fin troppo con l’intervento. No, non avrebbe permesso che le donasse il sangue.
Arren rise – perché mi stai cacciando via? –
- ho bisogno di un motivo valido? – chiese lei seria
Lui si fermò di colpo – Si – non si mosse più di un solo centimetro, nonostante Ariel lo spingesse con tutte quelle poche forze che aveva in corpo, lui era nettamente più forte di lei. Ariel arretrò sedendosi sul letto, affaticata e stanca.
-ho capito! Ho capito tutto! – gli occhi del ragazzo biondo si illuminarono tutt’ ad un tratto. – non so ancora come, ma il mio sangue ti salverà. – le sorrise e poi si tuffò fuori dalla finestra in cerca di un medico. Inutili furono i richiami di Ariel, oramai era troppo tardi.

****
Il medico era arrivato e aveva iniziato a preparare le procedure per la trasfusione del sangue; era stato preparato un letto accanto al suo, probabilmente li doveva distendersi lui. Erano rimasti 40 minuti… gli ultimi 40 minuti di vita prima di abbandonare per sempre tutto ciò a cui teneva, tutto ciò che amava. Fuori dalla sua camera c’erano re tritone e Arren che discutevano animatamente, peccato che lei fosse troppo debole e incosciente per poter sentire.
-per fare una trasfusione ci vogliono almeno 4 litri di sangue nel corpo che lo deve donare, figliolo, tu ne hai 3; uno lo devi donare, sai bene che con soli due litri potresti…? – il re non continuò dato che aveva già fatto intuire dove volesse arrivare. Quel ragazzo era un dono dal cielo, poteva salvare la sua preziosa e amata figlia, ma  a quale prezzo?
-vostra maestà, avrei voluto trovare una migliore occasione per parlarvene, ma forse quest’occasione non ci sarà mai in seguito. – iniziò Arren in tono serio – io, sono innamorato di vostra figlia, vorrei chiedervi la sua mano. –
Il re lo guardò, il tempo scarseggiava e doveva fare al più presto. – lei ricambia ? – chiese semplicemente senza andare per le lunghe con tutti i soliti discorsi.
-si. Io stesso la amo più della mia stessa vita, e se il mio sangue può davvero salvarle la vita, glielo darò tutto. – il ragazzo lo guardava serio, - la morte non mi spaventa. –
-Quanto coraggio, sei proprio il degno nipote di tuo nonno. – sorrise amaramente il re. – io, vi do la mia benedizione, sicuramente tieni molto a mia figlia, e se questa brutta vicenda avrà un lieto fine, sarò lieto di celebrare io stesso le nozze. – dopodiché entrò nella stanza sperando in un miracolo.
Arren si stese nel letto vicino a quello di Ariel, tutte le sue sorelle erano rimaste fuori, non potevano entrare durante l’intervento.
Ariel era incosciente sul letto – andrà tutto bene, vedrai… - la rincuorò Arren prendendole la mano. Il medico iniziò ad operare, tutto sommato l’operazione non era molto difficile, Arie aveva collegati due tubi che avevano compiti differenti, uno svuotava il suo corpo dal sangue infetto che era diventato nero, l’altro immetteva nel suo corpo il sangue sano di Arren. L’operazione iniziò.
I tubi si colorarono di rosso intenso, il tubo che prelevava il sangue di Ariel era nero, avrebbe dovuto continuare a prelevare il sangue fino a che non fosse cambiato di colore e diventato rosso. Con una siringa furono prelevati da Arren dei campioni di Anticorpi, per essere poi immessi nel corpo della ragazza.
Procedendo con l’operazione il corpo di Ariel sembrava ritornare più roseo, quello di Arren invece diventava sempre più bianco e debole. Mancava poco alla fine, questione di minuti, la mano di Ariel adesso stringeva quella di Arren, ma la sua era immobile.
aprii gli occhi, dal principio vedevo tutto appannato, mio padre mi guardava. – “Ariel ! i tuoi occhi sono di nuovo azzurri! Sei salva!” – scostai il capo verso Arren, stringevo ancora la sua mano nella mia. Era immobile. Non si muoveva. Sembrava… morto. –“Arren?” – nella mia testa gridai il suo nome, ma nella realtà fu appena un sussurrò. Lo chiamai più forte ma non ricevetti risposta. Guardai mio padre che scuoteva il capo. Capii che qualcosa non andava bene. Avevo ancora tutti i tubi attaccati, tubi che non ricordavo di avere addosso. In realtà ricordavo poco del perché fossero attaccati. Mi avvicinai a lui e lo scossi delicatamente. – Arren! Svegliati ti prego! – erano le parole più comuni da dire, ma in quel momento erano le uniche a cui riuscivo a pensare. Era disteso, sembrava addormentato, il viso pallido. I tubi che non portavano più sangue.-no! No! NOOOO! – gridai impazzita. –no non può essere morto! No! Padre! Perché lo hai permesso! – appoggiai il capo sul suo petto. Era così freddo. – sapeva a cosa andava incontro … era disposto a donarti tutto il suo sangue se fosse stato necessario. – mi rispose così mesto, così sinceramente che non volli credergli. Papà uscì dalla stanza per andare a chiamare un medico. Dopo l’operazione si erano allontanati tutti per lasciarci riposare.
 Per lasciarmi riposare. –Arren non puoi! Io non volevo! – le braccia conserte sul suo petto, i miei capelli rossi che lo circondavano, e i suoi occhi che non si aprivano nonostante lo chiamassi a gran voce.

-perché mi hai fatto questo? Sarei dovuta morire io!- ero disperata. –SAREI DOVUTA MORIRE IO!! – gridai più forte piangendo e battendo i pugni. Appoggiai la mia guancia sul suo petto e con gli occhi chiusi mi abbandonai al mio dolore.
 Forse ero troppo impegnata a piangere, o forse disperata da rifiutare qualunque speranza o segnale. Ma lo sentii chiaro, - tu-tum - tu-tum- tu-tum - . era il suo cuore. Il suo cuore che batteva, quindi non era morto! Sollevai il volto per guardarlo.
-“non ti libererai….. così facilmente….. di me.”-
Arren aveva gli occhi chiusi ma quelle parole erano indubbiamente state sussurrate da lui. Respirava con fatica ma almeno era vivo.
-Arren! Oh Arren! – Ariel sollevò il capo dal suo petto, aveva tutti gli occhi rossi e gonfi – io non volevo questo! – gli accarezzò il volto.
-finchè morte non ci separi… - sussurrò lui aprendo gli occhi. – e ancora non è arrivato quel momento. – sorrise debolmente. Ariel sorrise, riusciva a farla sorridere anche nei momenti peggiori, questa era una delle sue doti migliori. Gli scostò una ciocca di capelli biondi dagli occhi per poterli guardare meglio.
- siamo eterni, non immortali. Non farlo mai più… - gli accarezzò la guancia con il dorso della mano.
-fare cosa? Salvarti la vita? – inarcò le sopraciglia
- tentare di morire. – rispose lei.
- ah, ecco, perché non puoi impedirmi di salvarti, sappi che lo continuerò a fare. – le sorrise ridendo.

Ariel stava per ribattere ma nella stanza entrarono il dottore e il re. Subito entrambi rimasero sconvolti nel vedere Ariel in piedi con tutti i tubi ancora attaccati, e sicuramente rimasero sorpresi in positivo vedendo quel coraggioso ragazzo vivo.

-Principessa! Distendetevi immediatamente! Dobbiamo rimuovere tutti i tubi!. – la rimproverò il medico facendola sedere.

- no, vi prego, io posso aspettare, adesso sto bene. Dedicate le vostre attenzioni a lui! – gli chiese quasi supplicandolo.

Il medico si voltò verso il ragazzo e poi verso il re per avere un suo assenso. Iniziò subito a togliere tutti i tubi che vi erano stati collegati e a chiudere i buchi con le garze. Adesso il povero Arren assomiglia a una mummia con tutte quelle fasciature, eppure aveva un sorriso beota stampato in faccia. Ariel era viva e stava bene, Lui era vivo e se la cavava e cosa che ancora Ariel non sapeva… non ufficialmente si erano sposati. Il re acconsentendo al loro matrimonio in pratica li aveva sposati, la festa era orami una formalità, finalmente Ariel era solo sua, per sempre. Il medico finì di medicare anche Ariel, adesso i ragazzi dovevano riposare molto,  prima però Arren doveva essere riportato in infermieria.
-“ehh certo… il ragazzo è molto debole… un trasporto potrebbe essere pericoloso al momento…” – parlò il medico in privato al re.
-“dite di lasciarlo qui? cioè in camera con mia figlia!? “ – dopotutto il re era anche un padre, e aveva anche lui le sue preoccupazioni.
-“eh… almeno per oggi si…” – il medico fece spallucce.
-“Se proprio lo ritenete necessario…” –disse il re perplesso.

****
Nei corridoi adesso c’era un gran silenzio, la frenesia e l’agitazione iniziale era passata. Tutto taceva, o quasi tutto; in una stanza, due ragazzi ancora svegli stavano parlottando.
-“ahahah, poverino, sei tutto fasciato!” – rideva Ariel comodamente abbracciata al soffice cuscino. Arren le rivolse uno sguardo scherzoso –“ e tu sei di nuovo piena di lividi! Ahahah “ – Lei gli sorrise stringendo gli occhi, abbracciò di più il cuscino beandosi di quel momento di tranquillità.

-“vorrei essere quel cuscino” –
-“cosa?” – lo guardò Ariel da un letto all’altro.
-“ti abbracci tanto con quel cuscino … uff uff… sono geloso!” – rise di gusto lui

Ariel gli fece l’occhiolino –“ di che ti lamenti! Tu sei sempre il mio cuscino! Anzi , a dir la verità sono stupita che tu sia rimasto in questa stanza con me.”-

-“ti riferisci al fatto che dovevo essere spostato in infermeria?”
-“si”-

-“Ariel… avrei preferito trovare un altro momento, magari con la giusta atmosfera, ma adesso credo di scoppiare… non posso trattenermi dal dirtelo.”

Ariel fece la faccia incuriosita.

-“avanti, allora dimmi”-

-“ho chiesto a tuo padre la tua mano, e lui ha acconsentito a sposarci personalmente”.-

Ariel sgranò gli occhi dallo stupore misto a felicità.

-“se non fossi per più di tre quarti fasciato, verrei ad abbracciarti” –

Da un letto all’altro si guardavano incessantemente, annullando quella  distanza tra di loro. Ariel gli sorrise, inclinò leggermente il cuscino, sprofondò con il viso nel suo interno morbido, e con la mano sinistra lo circondò completamente.

-“fai finta di essere questo cuscino”-
-“no vieni tu qui, non sono bravo ad immedesimarmi…”-

Mi alzai dal letto nonostante una gran pigrizia, mi diressi piano verso il suo. –“e ora?” – gli chiesi una volta seduta. Lui si spostò di lato alzando la coperta –“ed ora fai di me il tuo cuscino”.- arrossii un po’ quando mi disse così, mi accucciai con lui sotto le coperte. Mi allungai un poco per posargli sulle labbra un bacio leggero –“ e va bene… ma solo questa volta” – gli sussurrai. Appoggiai le mani sul suo torace, leggermente appoggiai anche il capo, non volevo fargli male sulle ferite. Mi abbracciò anche lui e stretti, in quel soffice tepore, cullati dai battiti dei nostri cuori, ci addormentammo in breve, come due bambini.”

 

 

Ok immagino dover scrivere qualcosa,
credo che questo sia il penultimo capitolo... quindi il prossimo l'ultimo. 
per il prossimo capitolo avevo pensato di fare una specie di capitolo lungo un bel pò dato che era quello finale, circa 5000 parole; 
se poi non si sa mai mi venisse in mente un qualcosa che non ho potuto scrivere aggiungerò un capitlo extra, ma se lo metterò vi avviserò nell'ultimo capitolo. per quanto riguarda il 12 capitolo ancora ho scritto solo 1000 parole ma sarò comunque puntuale nella consegna.
 
Spero che anche questo capitolo via sia piaciuto, 
Baci pesciosi a tutti! 
A presto!

 


p.s. Ragazzi aiuto! ho problemi con la formattazione, con word ho impostato una bella interlinea da 1,15; quando lo importo qui la perdo e non so come rinseriral con l'editor, ho provato con l'italic come formato e mi inserisce l'interlinea però mi rende tutto il testo corsivo, ed io non voglio!! consigli per risolvere il problema? grazie 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo Extra Natalizio ***


Vischio

A palazzo regnava la serenità dopo gli ultimi avvenimenti, la principessa Ariel stava bene adesso, la questione della terraferma sembrava del tutto dimenticata, era stata surclassata dalla notizia delle doppie nozze reali, Andrina aveva deciso di celebrare le nozze a fine anno, lo stesso non si poteva dire della sorella più giovane e del suo fidanzato, avevano deciso di sposarsi il prima possibile, volevano formalizzare le nozze al più presto.
Qualcuno malignava che Arren il promesso sposo, temeva che la sua fidanzata potesse cambiare idea su quell’unione. Ariel non dava peso a quelle malignità, non avrebbe cambiato mai idea, i due avevano in progetto dopo le nozze di partire viaggiare per gli oceani per vedere nuove cose, avevano brama di avventura, e in questo i due fidanzati era proprio identici.
Accadde in questo periodo di estrema tranquillità che una nave contenente uno strano carico, naufragò proprio vicino al regno di Atlantica. Cos’era il carico di tanto bislacco che portava?
Palline e ghirlande. 


-Ariel, sapevo di trovati qui, ma non è qui che dovresti essere...- iniziò Arren - tuo padre e si arrabbierebbe molto se solo sapesse che... - 
- oh, suvvia arren, un padre già ce l’ho, smettila di preoccuparti e vieni qui! - lo chiamò Ariel. Arren si mise accanto a lei in religioso silenzio. 
Sono strani questi umani, è un paio di giorni che sono in fermento per qualcosa che sta per accadere...- 
-un paio di giorni?- la rimbeccò Arren. - da quanto tempo vieni qui..?- 
- oh... Saranno due giorni.... O forse tre o quattro... - 
Arren sospirò....- ma come devo fare con te!- 
-C è qualcosa che mi ha incuriosito... Quella nave naufragata, carica di decorazioni... A cosa serviranno mai? " - Ariel punto il dito verso un cucuzzolo di una collina divenuto bianco. - " e sono sicura che quella montagna fosse verde fino alla scorsa volta!" - 
- a questo posso risponderti io, è bianco per via della neve.- disse semplicemente il biondo


-Neve? - pronunciò incerta quel nuovo nome. - e chi è questo neve?"- Arren le sorrise, - non è una persona, è una cosa, è dell’acqua congelata che cade dal cielo. -
-come la pioggia? - 
-Non proprio, gli umani li chiamano fiocchi di neve, ma non ho idea di che forma abbiano, non ne ho mai visto nessuno da vicino.-
Ariel guardò Arren incantata - non avevo idea che tu avessi delle conoscenze cosi approfondite su questi argomenti, diciamo ... inconsueti-
-oh ma ci sono altre cose che tu non sai... – Il ragazzo fece il misterioso
-ad esempio?-
- se te le dicessi non avresti il gusto di scoprirle da sola.-
-questo vuol dire che sai anche a cosa servivano quelle ghirlande e addobbi?-
Il giovane le sorrise furbetto - può darsi...- disse misterioso, dopodiché si immerse. Inutili furono le richieste pressanti della giovane che per ben tre giorni interi assillò Arren nel tentativo di farsi dire qualcosa, Arren da parte sua, non era un tipo che si arrendeva facilmente e aveva continuato a non risponderle.
- sei in gamba Ariel, confido che lo scoprirai da sola.- le aveva detto.
Ariel quindi si era molto indispettita data quella pseudo sfida lanciata dal suo fidanzato, si era fiondata in biblioteca alla ricerca di un volume che la potesse illuminare, dandole tutte le risposte che andava cercando.
-“cos’è la neve? A cosa servono quelle palline? Perché ci sono festoni tutti rossi!? Perché la gente è affaccendata in questo periodo in maggior modo!?” – le domande che l’assillavano era tante, troppe, ma la sua cocciutaggine era famosa, non avrebbe smesso fino a che non avrebbe scoperto tutte le rispose alle sue domande.
Ormai aveva perso tutte le speranze, aveva letto una decina di volumi storici e in nessuno aveva trovato le risposte che cercava. Stava sfogliando l’ultimo vecchio e polveroso libro, senza ormai più un briciolo di entusiasmo, ad un tratto il suo viso s’illuminò.
-“si! L’ho trovato!!”-
Lesse avidamente quelle righe in nero di una pagina ingiallita dal tempo, avrebbe memorizzato bene ogni informazione per poi sbattergliela, emh, comunicarla bene ad Arren. Adesso il “Natale”, così si chiamava quello strano fenomeno, non aveva più segreti per lei, sapeva tutto sugli addobbi e sulla neve, dei regali che ci si scambiava vicino agli alberi adorni con palline rosse, non vedeva l’ora di vedere la faccia di Arren. Rimise tutto in ordine e  ansiosa come non mai di comunicare le sue scoperte a lui, iniziò a girare per il castello.
Non c’erano molti pesci in giro, e non aveva visto nemmeno una delle sue sorelle, la cosa li per lì non l’insospettì più di tanto.
-“Flounder!” – intravide le pinne azzurre dell’amico.
-“Flounder Aspetta! Sto cercand…” – il pesce svoltò l’angolo senza risponderle.
“non è da lui comportarsi in questo modo.” – spinta da un irrefrenabile voglia di ficcanasare seguì il pesciolino sin fuori i cortili reali. Stava facendo una strada che le sembrava familiare, ma non riusciva a capire dove si stesse effettivamente dirigendo. Lo Perse un momento di vista e lo rivide un attimo dopo entrare in una caverna nascosta tra le alghe. Ormai era vicina a svelare il mistero, arrivò all’entrata della grotta e senza nessuna esitazione si lasciò avvolgere dall’oscurità del suo interno. Dentro era tutto molto buio e non si riusciva a vedere bene; strizzò gli occhi per cercare di non sbattere contro qualche parete, sporgendo le mani in cerca di una parete; ad un tratto si accesero tutte le luci.
-“Buon Natale!!”  - gridarono in coro tutti i presenti. C’erano tutte le sue sorelle, Flounder Sebastian e qualche altro amico intimo, poi ovviamente c’era anche Arren.
-“Buon Natale Ariel!” – si avvicinò a lei abbracciandola. La povera Ariel era sgomenta, la grotta che le sembrava familiare era una grotta in cui tanto tempo fa si suonava la musica illegalmente, quando Atlantica aveva attraversato il periodo buio in cui non si poteva né cantare né suonare in seguito alla morte della loro adorata madre, nonché regina di Atlantica. Tutta la grotta era decorata con alghe rosse, palline e striscioni recuperati dal naufragio di quella nave distrutta qualche giorno prima, c’era persino un albero di natale, fatto di coralli e decorato con le palline.
-“Non ci speravo proprio..” – disse Arren guardandola. –“Sono riuscito a lasciarti senza parole!” –
Tutti avevano continuato i festeggiamenti, per loro era comunque una scusa per fare baldoria, che fosse una festa degli umani o meno, loro si stava divertendo ugualmente; la musica inebriava la sala, e quasi tutti ballavano allegramente in pista. Arren si avvicinò ad Ariel che era rimasta ancora in silenzio mentre osservava tutti gli allestimenti.
-“ io… ho trovato il libro, ho letto tutto sul natale, ma non mi aspettavo che facessi una cosa del genere…” – era esterrefatta, non riusciva a credere che Arren avesse organizzato tutto sotto il suo naso, era troppo intenta a cercare di dimostrargli che riusciva ugualmente anche senza il suo aiuto a trovare quello che cercava, che gli era sfuggito cosa stesse realmente succedendo.
-“Devo ammetterlo, non è stato affatto facile organizzare tutto, le decorazioni, convincere Sebastian, non farsi vedere mentre entravamo nel relitto per recuperare gli addobbi, però il risultato più bello è averti lasciato di stucco!”-
-“quindi era tutta una scusa?” –
-“intendi il farti cercare cosa fosse il natale? Beh si, serviva qualcosa per tenerti impegnata, e devo dire che ha funzionato egregiamente!”- rise il ragazzo.
Ariel sorrise, era la cosa più bella che qualcuno aveva mai fatto per lei, era veramente qualcosa di magico quel “natale”, gli umani erano davvero fortunati ad avercelo.
-“Sei stato veramente in gamba.” – si congratulò Ariel.
-“Tu invece mi hai detto una bugia.”- disse Arren indicando con il dito sopra le loro teste.
-“Avevi detto che sapevi tutto sul Natale, ma evidentemente ti è sfuggito qualcosa”- le sorrise malizioso avvicinandosi alle sue labbra.
-“Vischio”- proferì lei poco prima di entrare in contatto con le dolci labbra del suo amato.
 

 
Salveeee Bella Genteeee!
Non sono morta! Sono ancora qui! Non ho avuto molto tempo da dedicare alle fiction, ma avevo promesso un capitolo extra per natale e oggi 23 dicembre eccovelo! È breve ma diciamo che la mia fantasia per ora ha deciso di volare in vacanza alle fiji quinid vi dovrete accontentare spero di questa piccola one-shot. Il capitolo finale è ben scritto, più della metà è fatto, quindi non so porpio dirvi quanto ancora passerà, spero di avervi allietato con questa storiella e avervi fatto sorridere.
Colgo l’occasione per augurarvi buon natale e felice anno nuovo! :) :****
BUONE FESTE
Clara_Oswin

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** The End...? ***


Cap 12

-“tutto quello che stiamo compiendo,” – iniziò il re –“ lo facciamo per il bene di Atlantica e di tutto il popolo del mare.” –

Un coro di voci e armi risuonò nell’acqua.

-“Riportiamo quella strega, tra gli abissi dell’inferno…”-

****
Erano passati dei giorni dallo spiacevole incidente che aveva colpito Ariel e coinvolto Arren, ma fortunatamente adesso tutto andava per il meglio. A breve si sarebbero celebrate le nozze dei due giovani, nell’aria c’era un fermento di gioia ma anche uno strano presentimento; il re aveva convocato il consiglio dei 45, consiglio che era stato interpellato l’ultima volta qualche decennio prima. Quando si parlava di consiglio dei 45 non c’era da aspettarsi mai nulla di buono, a far aumentare i dubbi del popolo e della famiglia reale ci si mettevano anche le visite sempre più frequenti che il re riceveva da strateghi e comandanti dell’esercito.

Tutto faceva presagire ad una guerra.

-“abbiamo sperimentato la forza del mare già una volta, è in grado di garantirci la sopravvivenza?” – Parlava una voce.

-“già, secoli fa fu una strage!”- protestò un’altra voce dal fondo della sala.

I tritoni erano radunati in una delle stanze più antiche del palazzo reale, una sala che si trovava nei piani bassi del palazzo e che era sorvegliata giorno e notte da diverse guardie reali. La stanza aveva le pareti adornate con antichi dipinti che raffiguravano la storia della nascita del popolo del mare; al centro della sala vi era un tavolo molto grande che aveva inciso sulla sua superficie le coordinate di tutti gli oceani.

45 tritoni stavano discutendo animatamente da giorni.

Nessuno sarebbe uscito di la senza un verdetto finale.

-“Secoli fa, non si avevano le conoscenze e lo studio che si ha oggi, io garantisco che sotto il mio oceano nessuno rischierà la vita.”

-“io sono d’accordo con voi maestà, una punizione che sarà esemplare per la feccia umana.”- un membrò si alzò dal tavolo.

-“qui si incolpano  i crimini di una strega, crimini per cui l’esilio non va più bene, crimini per aver messo a repentaglio la nostra vita e quelle delle nostre famiglie!” – diceva un tritone dalla lunga barba bianca.

-“Cari membri, ci vuole l’approvazione all’unanimità di tutti voi 45, tritoni saggi, padri di famiglia, giovani e non, vi chiedo di giudicare la situazione e di prendere una decisione a riguardo.” – disse in tono solerte Re Tritone alzandosi anche lui. Li osservò uno ad uno, volto dopo volto, mano dopo mano, alzarsi in favore della sua mozione.

L’unanimità era stata raggiunta, la battaglia avrebbe avuto luogo.

-“Bene, raduniamo le truppe.”

 

Quando Ariel seppe cosa suo padre aveva intenzione di fare, tentò in tutti i modi di dissuaderlo. –“ Padre, voi state condannando centinaia di persone innocenti, umani, per lo sbaglio di pochi!”-

-“Ariel, sono stato io ad insegnarti la via del perdono ma bisogna anche sapere fino a dove si può arrivare a perdonare.” –

Il re l’aveva guardata con aria ingenua ed estremamente dolce, le alzò il viso con una mano –“quando sarai genitore, lo capirai anche tu.” –

Ariel stava per protestare cercando di non fare andare suo padre a scatenare quell’inutile strage.

-“Arren, non farle compiere qualche sciocchezza, adesso l’affido a te.” – l’aveva guardato solennemente e con la sua armatura e il suo tridente, Tritone era salito in superficie.

 

****

-“Riportiamo quella strega, tra gli abissi dell’inferno…”-

L’esercito di uomini pesce era schierato davanti alla scogliera, lì si ergeva maestoso il castello del re Eric e della sua consorte , o almeno, ancora per poco.

Con l’aiuto di ogni singolo tritone, il Re recitò l’incantesimo.

oh tu mare profondo, accogli la nostra richiesta,

scatena la tua furia trasformata in tempesta

 

Abbatti su questi umani l’acqua che per noi è vita,

Rendi al popolo del mare un vittoria che tanto è ambita,

Mare Cielo e Terra uniti devono essere,

Non va infranto un equilibrio che porta il benessere,

un’onda tanto copiosa quanto la tua grandezza

per spazzare via una tale nefandezza.”

 

Dette queste parole dall’orizzonte nacque una piccola onda, man mano che si avvicinava triplicava la sua grandezza, cresceva e diventava sempre più grande, 15, 30, 45 metri. L’esercito s’immerse sott’acqua e andò dietro l’onda, la guardavano crescere in attesa della fatale colluttazione.

-“Ariel, non dovresti stare qui!! Perché non mi ascolti mai!”-

-“Arren, non voglio che mio padre compi qualcosa per cui in seguito porterà il peso del rimorso.”- Ariel era su uno scoglio, sulla riva, che osservava Arren, spingendolo con le mani a rimanere sott’acqua.

Arren afferrò Ariel prepotentemente per la vita tirandola via dalla spiaggia.

-“ ma che fai! Dove stiamo andando!” – Ariel si dimenava confusa. Arren la trascinò  a miglia di distanza il più velocemente possibile, dopodiché le permise di risalire in superficie, in mezzo al mare, ormai al sicuro. Ariel si portò una mano sulla bocca per non gridare quando l’onda si schiantò sul castello, distruggendolo; poco davanti a loro una seconda e una terza onda si formavano ingigantendosi. Ariel assistette impotente a quello spettacolo. Il castello andava in mille pezzi, la rocca si sgretolava rapidamente, l’acqua aveva sommerso le case, i palazzi, le strade, le piazze in cui lei era stata, in cui aveva ballato per la prima volta con Arren. Le persone che gridavano, i corpi che mano  a mano si vedevano galleggiare nell’acqua, inermi, privi di vita, quante vittime innocenti per la stupidità di pochi. Si voltò sconvolta, con negli occhi tanto terrore. Si aggrappò disperatamente alla sola cosa concreta di quell’esistenza, il ragazzo dagli occhi smeraldo che aveva di fronte. L’unica cosa che la tratteneva dal fare follie, la sua motivazione valida per continuare a vivere. Si strinse forte a lui, tutta quella distruzione lei la sentiva dentro se; quasi come sentisse i suoi pensieri, il giovane la strinse di più, sempre più forte su di se, chinò il viso sui capelli bagnati della sua Ariel, chiudendo gli occhi davanti a tanta disperazione.

-“guardate ogni corpo fino a che non trovate lei.”- Esortò i suoi soldati il re stringendo in una morsa il volto di quell’uomo.  Sarebbe dovuto morire quella notte, durante la tempesta la nave naufragò e lui doveva morire, doveva la sua vita ad una figlia del mare che ingenuamente aveva visto del buono in lui. Sua figlia aveva infranto tutte le regole, i suoi divieti, le punizioni; lo aveva salvato, aveva avuto dei contatti con lui, si era sporcata le squame diventando un umana.

Ma purchè i figli siano felici si è disposti a passare sopra a tutto.

O forse no.

Guardava quel ragazzo con ribrezzo, il volto cianotico e gli occhi spalancati , morto annegato, avrebbe voluto tirargli il collo personalmente, sperimentare su di lui le più cruente torture, e invece tutto sommato gli aveva fatto fare una fine dignitosa.

-“Vostra maestà, è lei. Era gravida…?” –

-“Sembra di si, ma non sembra umano…” –

-“Che potesse essere…?”-

-“no, non importa, ormai è morta, fatela sezionare e distruggere ogni parte del suo corpo”- ordinò il re. – “Evitiamo di ritrovarcela fra un secolo o due resuscitata da qualche incantesimo.”-

Le guardie avvolsero il corpo nelle foglie d’alghe immergendosi nell’acqua, il mare si stava acquietando, le onde che s’infrangevano iniziavano a divenire sempre più piccole, in lontananza il re scorse i rossi capelli di sua figlia e una macchia bionda; sul suo viso comparve un flebile sorriso .

Aveva messo fine una volta per tutte a quell’enorme sbaglio che non sarebbe mai dovuto accadere, adesso però le cose erano ritornate per il verso giusto…

-“e dopo il funerale ci sarà un matrimonio da organizzare.” –

****
-“Ariel!! Sveglia!” – Ariel aprì gli occhi stropicciandoseli vivacemente.

-“Alina…?” – non fece in tempo a chiamarla che tutte le altre sorelle la sovrastarono.

-“Forza Ariel! Giù dal letto! Non vorrai arrivare in ritardo proprio oggi!?” – le diceva Acquata scuotendola. Ariel per tutta risposta tirò su le coperte e si girò dall’altra parte per rimettersi a dormire.

-“3…2…1…” – contarono mentalmente le sorelle.

-“Per tutti i pesci corallo! Mi devo sposare!” – Ariel buttò all’aria le coperte, che iniziarono a fluttuare, tutte le sue sorelle presero a ridere come delle matte.

-“oh… cielo! Sono in ritardo? Che ore sono? Dov è il vestito?! Acquata per i capelli come faccio??” – Ariel era esasperata

-“Ariel,” – iniziò Attina –“ tanto per cominciare respira, adesso pensiamo a tutto noi, stai tranquilla.” –

-“si ma l’abito?” –

-“l’abito è di là, tranquilla, andrà tutto bene!” – cercarono di rassicurarla le sorelle.

-“no che non va bene! Sto per sposarmi!” –

-“Ariel non avrai mica cambiato idea?”-

-“no! Certo che no! Però…”- come svegliata da un lungo sogno, la realtà attraverso i suoi pensieri come un vento gelido

-“Però cosa?”

-“sto per legarmi per sempre ad un'altra persona” – dico dopo un breve esitazione. Non credevo che dirlo a voce alta aumentasse ancora di più le mie paure, sono spaventata, sto per compiere un passo irreversibile, le voci delle mie sorelle diventano lontane. Non mi ero resa conto di nuotare verso la stanza di Arren. Non dovrei, lo sposo non dovrebbe vedere la sposa, ancora non ne ho l’aspetto ma credo valga ugualmente. I corridoi oggi sembrano più vicini, in un battibaleno sono davanti alla sua porta, esito ad aprirla. È davvero questo che voglio? Qualcuno risponde al posto mio, perchè la porta si apre.

-“Ariel ma !” – Arren chiude istintivamente gli occhi. Si stava abbottonando la camicia, sul suo letto intravedo i vestiti che deve mettersi –“non dovresti essere qua!” – mi rimprovera.

-“lo so… ma avevo bisogno di vederti.” – entro e chiudo la porta dietro di me, questo è un discorso privato.

Arren apre gli occhi –“ hai cambiato idea?” – le sue parole rimbombano nella mia testa vuota.

-“ Non ho cambiato idea, non credo… ma  ho fatto un pensiero che mi ha spaventata.” –

-“che pensiero?” – si siede sul letto e mi osserva con quello sguardo preoccupato, non so perché, non so per quale arcano motivo, ma vedendo la sua tranquillità, rivedendo i suoi occhi gentili mi sono rasserenata; non sto sposando uno sconosciuto, sto sposando il mio Arren di sempre. Ci scambieremo le nostre promesse d’amore… ci è già successo, solo che ci saranno molte più persone.

-“Ariel?” – la sua voce mi richiama alla realtà.

-“niente… lascia stare, era una stupidaggine.” – nuotai verso la porta, e lui mi venne incontro, probabilmente per fermarmi. –“pensavo solo, “da oggi la mia vita cambierà…” invece mi sbagliavo.” – Avevo intuito bene, Arren chiude la porta con la sua mano sinistra, non mi lascerà andare finché non gli dirò tutto quello che avevo intenzione di dirgli. –“perché?”- la sua voce è profonda, tipico suo di quando vuole detto qualcosa… ormai lo conosco abbastanza bene.

-“perché la mia vita era già cambiata, solo che non lo sapevo.” –

Mi guarda ancora allentando la presa sulla porta.

-“è cambiata il giorno in cui t’incontrai, quel giorno capii che anche un raggio di sole può arrivare nell’abisso.”-

Arren si avvicinò per darle un bacio, Ariel lo spinse leggermente via, sapeva quanto fosse suscettibile Arren quando si sentiva rifiutato.

Come da lei previsto, fece una faccia stranita e mortificata al tempo stesso,

-“ no amore mio… ancora no.” – gli fece la linguaccia e uscì dalla stanza sorridente, adesso doveva andare a prepararsi, doveva farsi bella per il suo Arren.

****
Tutti gli occhi erano puntati sulla sposa, un candido anemone bianco che entrava dalla navata principale, questo sembrava. Il vestito bianco ondeggiava facendo muovere strati e strati di stoffa diversa, strati di merletti, alcuni semitrasparenti, tulle a non finire e pietre incastonate qua e la. Il corpetto semitrasparente bianco, copriva a malapena la pancia di Ariel con ghirigori bianchi, il seno invece era decorato con gemme incastonate, che terminando con una scollatura a cuore, il velo bianco calato sul volto spiccava egregiamente andando in contrasto con il rosso acceso dei capelli. Il cuore le batteva fortissimo, percorreva la navata da sola, suo padre l’aspettava all’altare per celebrare le nozze, Arren era li, che l’aspettava.

L’imbarazzo era sul volto dei giovani, Ariel arrivò da Arren la quale le tolse il velo, specchiandosi nei suoi occhi celesti.

–“ciao” – le sorrise lui.

-“ciao” – si presero per mano e la cerimonia iniziò.

****

“….E vuoi tu prendere Arrene Versiv come tuo legittimo sposo, per amarlo, onorarlo per il resto dell’eternità?”- chiese solennemente il padre.

-“si lo voglio.”- disse Ariel commossa, e dopo il suo giuramento si voltò verso Arren per lo scambio degli anelli e la cerimonia delle code.

-“Adesso intrecciate le code e scambiatevi gli anelli” –

Fu un momento solenne, qualcuno in sala pianse, i due sposi erano molto emozionati, si vedeva chiaramente. –“Adesso vi dichiaro marito e moglie”- disse tritone.

-“Arren, abbi cura della mia bambina…” – disse commosso il re –“Puoi baciare la sposa”-

-“Adesso puoi” – le sorrise Ariel avvicinandosi anche lei per scambiarsi il primo bacio da sposati. 

La festa si spostò nella grande sala centrale dove un banchetto era stato allestito con le pietanze più prelibate, i due novelli sposi erano seduti al capotavola, tutt’intorno invece vi erano gli invitati e ovviamente i familiari , si aprirono le danze e tutti si divertirono molto anche se, i più felici erano Ariel e Arren. Finalmente avevano coronato il loro amore, erano uniti e niente e nessuno avrebbe potuto divederli adesso, l’indomani sarebbero partiti in viaggio di nozze, sarebbero andati nell’oceano indiano, passando a salutare la famiglia di Arren che ancora non aveva potuto conoscere Ariel di persona, purtroppo non avevano potuto partecipare alle nozze, ma avevano comunque fatto le felicitazioni qualche giorno prima con dei messaggeri.

-“mi gira un po’ la testa”- disse Ariel appoggiando il capo sulla spalla di Arren.

-“abbiamo ballato per diverse ore, gira anche a me!” – mise in braccio intorno alla vita della consorte e si avviarono verso la veranda esterna, lasciando la sala stracolma di invitati che danzavano allegramente.

-“e così… adesso siamo sposati …” – iniziò Ariel

-“eh già” – disse allegro Arren mentre le stringeva la vita.

Ariel gli rivolse uno sguardo solenne.

-“Arren, adesso che finalmente siamo sposati…  quanto ancora pensi di tenere in ostaggio il mio pettine?”-

-“ahahAh” – rise di gusto lui.

-“credevi non mi sarei accorta che mancava dalla grotta?”- insistette lei scherzosamente.

Il ragazzo biondo taceva placidamente.

-“avanti confessa!”

-“Ormai è diventato mio… arrenditi.” –

Ariel gli diede due buffetti sul petto.

-“chissà se non mi fossi pettinata i capelli quella sera noi magari non ci saremmo mai conosciuti…”-

-“è stata colpa del destino!”-sospirò lui

La ragazza dai capelli rossi appoggiò il capo sulla sua spalla concentrandosi a guardare il mare che aveva davanti a se; guardando così lontano fino a che le case non si mischiavano al blu oltremare del fondale.

-“adesso ci aspetta l’infinito, sarà nostro per sempre.”- proferì lui

-“la nostra storia è appena iniziata, ed è ancora tutta da scrivere…” – continuò lei.

I due ragazzi si guardarono negli occhi per istanti lunghi minuti interi, una voce li interruppe –“ah eccovi qui, è il momento di tagliare la torta” – Sebastian li richiamò dentro. Tutti erano felici e ognuno si avvicinava a congratularsi con la coppia felice.

-“Arren tutto bene?” – Ariel notò che Arren era distratto e guardava fuori dalla finestra.

-“si, scusa. Credevo di aver visto un’ombra ma sarà stata la mia impressione…” –

Arren le sorrise e continuarono a mangiare la torta.

 

 

Da lontano, dietro una siepe di alghe vi era uno strano movimento.

Due ombre, una piccina e una più grande e scura osservarono torvi tutta la scena.

“me la pagherai” detto ciò sparirono nell’oscurità dell’abisso.

 

Salve a tuuuutiiii

Bene sono in parecchio ritardo di qualche mese… suppongo XDspero che il finale vi sia piaciuto in qualche modo… per le ultime righe, beh ho pensato ad un bel finale aperto! Ho delle idee per una seconda serie ma nel caso non dovessi concretizzare niente, almeno questa l’ho finita. Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita fin qui, lacrimuccia che scende. E beh , non sono tipo da finali lacrimosi quindi,

a presto!

Clara_Oswin

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2105120