Shadow Lady e le catene invisibili

di Rik Bisini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un evidente tranello ***
Capitolo 3: *** Senza più trucco ***
Capitolo 4: *** La parola alla difesa ***
Capitolo 5: *** I doni del demone ***
Capitolo 6: *** Fuga impossibile ***
Capitolo 7: *** La regina della notte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Shadow Lady e le catene invisibili
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Prologo

Il campanello suonó. Un trillo breve e deciso che attiró l'attenzione del giovane che leggeva un libro nella poltrona del salone. Questi sollevó dalla pagina i suoi penetranti occhi nocciola e mosse la testa, scostando un ciuffo di capelli che gli copriva parte del viso.
Si alzó con agilitá. Il suo fisico era atletico e la muscolatura evidente. Si avvicinó alla porta e diede un rapido sguardo attraverso lo spioncino.
Strinse le labbra.
« Chi é? » esordí.
Rispose una voce di ragazza. « Sono Aimi, Bright. Aprimi, per favore ».
Il giovane tiró un sospiro ed aprí con cautela la porta. Al di lá di essa vide una ragazza bellissima. Il suo viso splendeva senza bisogno di un filo di trucco e i suoi biondi capelli mostravano la delicatezza della seta, seppure raccolti in una treccia.
« Accomodati pure. » la invitó Bright, « Cosa posso fare per te? »
La ragazza arrossí violentemente. Entró facendo piccoli passi, superando Bright e dirigendosi verso la poltrona che lui occupava solo un minuto prima. Il giovane frattanto mosse un paio di passi verso il soprabito appeso vicino alla porta. Aimi si voltó e tentó un timido sorriso, ricevendo in cambio un'espressione neutra, rilassata.
« A dire il vero, » cominció la ragazza, « vorrei che tu mi tenessi qui ».
Bright annuí.
« Mi spieghi il perchè? » le chiese.
« Perchè... sono stanca! » esclamó Aimi, « Stanca di queste notti che trascorro per la cittá tra furti e vandalismo nei panni di Shadow Lady. Stanca di fingersi felice di essere un bersaglio per gli interessi degli altri. Impaurita dal potere di Lujel. Infastidita da Demo e da tutti gli altri. Sono una donna e desidero il mio uomo. » mosse un piede, accorciando la distanza che la separava dall'altro.
« Chi é Demo? » domandó Bright.
Aimi lo guardó con aria afflitta. « Non é di lui che mi importa. É solo un piccolo demone della famiglia dell'Oscuritá. Voglio dimenticarmene. Dei demoni devono preoccuparsi gli altri demoni, come é sempre stato ».
« Ma i demoni » suggerí Bright, « potranno rappresentare un pericolo per gli uomini, senza la presenza di Shadow Lady, non é cosí? »
Aimi fece un altro passo. « Demoni o non demoni, » replicó, « gli uomini saranno sempre in pericolo. Forse si autodistruggeranno presto. Perchè devo rischiare la mia esistenza per loro? »
Bright allargó le braccia.
« Se le cose stanno cosí » disse, « non c'é alcun motivo per cui tu non debba rimanere. A parte, ovviamente, il fatto che tu non sei Aimi Komori ».
La ragazza guardó Bright con orrore, poi gettó la testa all'indietro in una fragorosa risata.
« Per le sorgenti della magia, te ne sei accorto! » commentó.
« Hai usato questo trucco troppe volte, amico. » osservó Bright.
L'altra cessó di ridere. « Non sono tuo amico, umano. » chiosó, « E certo non é una visita di cortesia questa ».
Il suo corpo si riempí di fiammelle rosa, mentre si lanciava di corsa su Bright. Il giovane si gettó verso l'impermeabile ed un istante dopo un getto di gas colpí la creatura. Un gas che si cristallizzó su di lei e sul pavimento della casa.
Bright diede una rapida occhiata a chi aveva davanti. La creatura aveva l'aspetto di una piccola ragazza, con appuntite orecchie ed il corpo coperto solo da una fiammeggiante pelliccia color rosa. Poi Bright tiró la maniglia ed uscí di corsa.

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Capitolo 2
*** Un evidente tranello ***


Shadow Lady e le catene invisibili
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Un evidente tranello

Gli ultimi raggi del sole al tramonto si attardavano sui tetti della città di Gray City, già illuminata da una miriade di lampioni. Aimi Komori era sul tetto di un palazzo, con gli occhi rivolti alle prime stelle della notte. Il lucernario si aprì e un bambino la raggiunse. Aveva grandi occhi scuri e i capelli curiosamente acconciati come un paio di corna. La ragazza di volto verso di lui.
« Facciamo ancora in tempo se vuoi. » disse, « Mando un preavviso a Dory? »
Aimi scosse la testa sorridendo.
« Sono quasi due settimane ormai che non facciamo altro che cercare. » le ricordò, « Hai bisogno di distrarti, credimi ».
Aimi scosse di nuovo la testa.
« Grazie Demota, non è il caso ».
« Sarebbe come una volta. » insisté l'altro, « Io con l'aspetto di Demo, tu nei panni di Shadow Lady e l'ispettore Dory che ci dà la caccia con tutta la polizia e la città a soqquadro ».
« Sarebbe bello. » convenne Aimi, « Ma non riuscirei a smettere di pensare a loro. Possibile che non li troviamo? Che siano stati vittime di Lujel? »
« Abbi fiducia, Aimi, » la confortò Demota, « Veruse e Samoda li stanno cercando ».
« Ed ora cercheremo anche noi. » aggiunse Aimi, « Come tutte le sere. Non voglio che nessuno dei miei amici demoni si estingua ».
« Amici? » ripeté Demota.
« Lo so. » continuò Aimi, « loro si considerano miei servitori. Ma io non li credo tali. E non potrei accettarne l'aiuto se non come l'aiuto di un amico. » Sorrise a Demota. « Ricordi? Io ero impaurita di te, poi tu sei divenuto la mia famiglia ».
« Fino a poco tempo fa, » replicò Demota, « ti avrei detto che i demoni non comprendono altro legame al di fuori dell'onore. Che io sono un'eccezione al loro modo di pensare. Invece ho sentito proprio recentemente un demone usare la parola amico, senza pensare a quanto onorevole fosse per lui tale amicizia. E non un demone venuto al mondo da poco, ma Makuberu, il Signore del Tempo ».
« Allora, se vogliamo che Setna, Goug e Vaar diventino nostri amici, » concluse Aimi, « dobbiamo fare il possibile per trovarli ».
« Bene. » disse Demota con rassegnazione, « E sei sempre dell'idea di farci aiutare dai Misti? »
Aimi rispose con un sorriso amaro. « A quanto sembra non riusciamo a trovare nemmeno loro. Però, sì. Non ho imbarazzo ad avere un folto gruppo di amici ».
L'ultimo raggio di luce abbandonò il tetto, lasciando la ragazza e il demone nell'oscurità.

La creatura entrò nello scantinato, seguita dagli occhi vigili di Bright, nascosto in un angolo.
« Umano, ti ho visto entrare, rassegnati! » esclamò.
Sollevò un braccio e una esplosione di fiamme fece andare in pezzi uno scaffale di fronte a lei.
« Non voglio farti del male, credimi. » continuò, « Voglio solo che tu dimentichi Shadow Lady, come lei ha dimenticato te ».
« Non è vero. Stai bluffando! » replicò Bright, avanzando verso la demone.
Lei si voltò. « Sì, ho bluffato. Ma non ho mentito del tutto, quando ti avrò sottratto i ricordi che la riguardano, toglierò a lei i ricordi che riguardano te ».
Bright aggrottò le ciglia e guardò torvo la sua avversaria. Nella sua mano apparve un telecomando e lui ne premette un bottone. Getti di gas eruppero da ambo i lati sulla demone, che urlò di rabbia.
« Non puoi fermarmi a lungo! » gridò oltre il rumore del fluido che usciva sotto pressione. « Se fuggi ti troverò e forse deciderò di ucciderti. Mi hai stancato con questi trucchetti ».
Si mosse quasi alla cieca, mentre Bright le passava accanto, diretto verso l'uscita. Il suono del gas che fuoriusciva era meno forte, segno che il giovane aveva pochi secondi per fare perdere le sue tracce. In quella qualcosa cadde dal suo soprabito. Bright ci scivolò sopra e si trovò a terra, seduto accanto all'oggetto che lo aveva bloccato. Riconobbe un anonimo paio di manette. Le afferrò al volo e le lanciò d'istinto dietro di sé, sperando che potessero rallentare la sua inseguitrice almeno una frazione di secondo, almeno per raggiungere la scala più vicina.
Invece udì un urlo di atroce sofferenza. Un urlo che echeggiò per alcuni secondi per le pareti della cantina. Arrischiò uno sguardo. La creatura era in ginocchio, con le manette ai polsi. Le fiamme che ne coprivano il corpo di erano spente del tutto e solo le lunghe orecchie rendevano palese la sua natura.
Bright si avvicinò con cautela.
« Il mio fuoco! » stava sussurrando ora la demone, « Ho perduto il mio fuoco. Come è possibile? »
Il giovane allungò un braccio raggiungendo una coperta logora e sporca e la gettò sulle spalle della creatura. Questa guardò Bright con astio e ribrezzo.
« Cosa mi hai fatto? » ruggì.
« A dire il vero, non lo so. » replicò il giovane, « Ma credo che starò ben attento che tu non tolga quelle manette ».

Non percepiva la luce e si sentiva privo di peso. A tratti, ad intervalli di ore o forse mesi, una sensazione di diversa intensità giungeva alla sua coscienza. Di intensità ignota, giacché nella quasi totale assenza di percezioni il minimo segnale sarebbe risultato amplificato. Aveva a lungo cercato di ignorare quella sensazione. L'aveva interpretata come un fastidio, il perturbarsi di un equilibrio, il dettaglio fuori posto di un ordine perfetto.
Improvvisamente ebbe la sensazione che ci fosse dell'altro. Qualcosa di simile eppure diverso. Qualcosa che al par suo si rivolgeva a se stesso con il concetto di "Io".
Ricordò di non essere solo e la notizia non lo turbò, né lo eccitò. Che importanza aveva l'esistenza di un altro "Io", di quel contatto remoto e distante. Eppure quel contatto aveva un che di familiare. Forse, iniziò a pensare, un tempo c'era stato un "Io" vicino, prossimo a sé. Un contatto con l'"Io" diverso. Un giorno remoto di mille anni prima. O un istante trascorso appena da qualche minuto.

La stretta spirale di fuoco si alzò verso il cielo in pochi istanti. Vista da più lontano, non appariva diversa da un fulmine proveniente dal cielo coperto di quella notte. Due paia di occhi la riconobbero per ciò che era e si volsero in basso, nel punto dove essa aveva avuto origine, dove una creatura simile ad una donna attendeva in ginocchio. A dispetto della neve rimasta sui tetti per le recenti nevicate, indossava un leggero kimono rosso, su cui la tenue luce di una finestra lontana faceva intuire fosse ricamato un motivo a fiamme. Nella stessa luce balenarono gli occhi rossi della creatura, mentre il suo volto si alzava e le sue labbra formulavano un saluto.
« Onore a Shadow Lady, Messaggero del Sovrano del Fuoco. Onore al Principe Demo ».
Due occhi accuratamente truccati si fecero avanti dall'ombra.
« Buona sera, Veruse. » disse la fanciulla a cui appartenevano quegli occhi, una creatura la cui sensualità era accentuata da un abito stretto e da uno spacco sul seno, una giovane dai biondi capelli, raccolti in una acconciatura a punte, « Cosa hai da dirmi? »
« La mia ricerca si è conclusa, io temo » iniziò Veruse, « con un fallimento. Non ho trovato alcuno di coloro che mi chiedesti ».
Shadow Lady le rivolse un sorriso vezzoso. « Non mi pare che altri abbiano fatto meglio di te. » fece un sospiro, « E poi che ragione c'è di un saluto così cerimonioso? »
« La ragione, Padrona, » spiegò Veruse, « è che non siamo soli ».
Un essere dal piccolo corpo tondo e le ali da pipistrello apparve dalle medesime ombre che in precedenza celavano Shadow Lady. « Non hai trovato nessun indizio. » indovinò, « Ma qualcuno ha trovato te ».
Veruse annuì. « È così, Pricipe Demo ».
« Davvero? » domandò Shadow Lady perplessa, « E chi è stato? »
Demo aggrottò un sopracciglio. « Non può che trattarsi di Velm, non è vero? »
« Esatto. » disse una voce cupa che proveniva dal basso, « Ed ho molte notizie che credo tu e Shadow Lady dovreste conoscere ».

La notte era fonda, ma Bright non si era ancora concesso di andare a letto. Rannicchiata in un angolo del soggiorno, coperta dal lercio lenzuolo che aveva preso nello scantinato, la sua prigioniera non emetteva un suono, ad eccezione dei singhiozzi che la scuotevano di tanto in tanto. Lo sguardo del giovane si posava saltuariamente su di lei, ma più spesso si perdeva nel bicchiere di birra che teneva di fronte a sé. Quel bicchiere era vuoto per metà, ma erano passate ore dall'ultimo sorso che Bright aveva dato alla bevanda ed il liquido non poteva dirsi certamente abbastanza fresco da risultare gradevole.
Improvvisamente la porta si aprì. Bright si alzò di scatto e in un lampo spruzzò una nube di gas verso l'uscio. Oltre la nube, intravedeva la sagoma di un vecchio barbuto, curiosamente seduto in aria, che ridacchiava divertito.
« Voi umani lo chiamate azoto, se non sbaglio. » esordì, « Non puoi fermarmi con questo, agente Bright, ma per tua fortuna sono qui solo per parlare ».
« Di che cosa dovremmo parlare? » chiese il giovane sudando freddo, mentre avvertiva che il getto della bombola cominciava ad esaurirsi.
« Noi? » l'essere ridacchiò con sarcasmo, « Umano, tu ti sopravvaluti un po' troppo. Non sono qui per te, ma per Setna ». Un singhiozzo allarmato provenne dall'angolo del salotto.
Bright si immobilizzò ed attese che il gas si dissolvesse. La creatura sulla porta gli apparve con chiarezza, fu colpito dal suo sguardo fiero e dalla barba fiammeggiante.
« Chi sei? » domandò.
« Non sono qui per rispondere alle tue domande. » replicò la creatura, « Devo impartire una lezione di onore e potere ».
« Di che lezione parli? » insisté Bright.
« Come ho già detto, » sottolineo l'essere con asprezza, « non sono qui per te. Se fosse che la tua salvezza è desiderio del Messaggero del mio Sovrano, la tua impudenza ti sarebbe costata molto, molto cara. Non ti arrecherò alcun danno invece. Non sarebbe onorevole. Non sei d'accordo, Setna? »
L'interpellata cercò timorosamente, con occhi colmi di vergogna, lo sguardo del nuovo venuto.
« Setna non è d'accordo. » confidò improvvisamente a Bright l'essere dalle fattezze di vecchio, « Credo che tu ne abbia avuto un assaggio, prima. Ma sei decisamente un umano fuori dal comune, per più di una ragione. Bene, Setna, credo che tu ormai debba avere intuito quello che è accaduto. Ti ho lasciato agire perché sapevo che eri destinata a fallire. Non ti eri affatto accorta dell'ostacolo che avevi davanti. Eppure era lì, evidente, sfacciatamente pericoloso. Una trappola preparata per gli stolti ».
Setna singhiozzò.
« Sì, bambina, » proseguì il demone, « mi hai ignorato mentre ti ammonivo, esortandoti alla prudenza. Non hai ascoltato il mio consiglio di ricordare che tua è la responsabilità del tuo onore e tua l'espiazione di una colpa. Quale pensi sarà la tua sorte? »
L'altra creatura scosse la testa, gli occhi spalancati dal terrore.
« Nessuno verrà ad aiutarti. » sentenziò il vecchio, « Nessuno ha interesse al tuo fato. Perfino coloro che condividono la tua sorte di demoni esuli e privati ingiustamente dell'onore, perfino noi ».
Si sollevò in piedi di fronte a Setna ed incombendo su di lei proseguì.
« Non hai forse dato Testimonianza Fedele che il nostro aiuto non ti sarebbe occorso? Ora pagherai molto cara la leggerezza di quelle tue parole, come la tua condotta verso i Misti che in questo momento stanno informando il Messaggero di quello che hai fatto ».
Una risata crudele echeggiò per il saloncino.
« Dubito che l'umana Aimi abbia volontà di soprassedere su quanto accaduto a Vaar e Kuriaf, ma è lei la sola ora che possa interessarsi alla tua esistenza ».
Il corpo del demone sembrò allargarsi e scurirsi, perdendo di consistenza, finché una nube rossastra non ne prese il posto, dileguandosi velocemente fuori.

Di colpo si trovò in possesso di una sorprendente consapevolezza. Non c'era stato semplicemente, in un tempo vicino o lontano e in uno spazio prossimo o remoto, un "Io" e un "Io" alieno. C'erano molti "Io". Diversi. Alcuni ostili, altri amichevoli. Alcuni molto simili a sé, altri quasi per nulla. E c'era dell'altro che non era "Io", comunque familiare che lo avvolgeva. Una sensazione di benessere, quella che prima aveva scambiato per un disturbo.
Qualcosa che gli portava vigore, mentre lo costringeva a pensare, a muoversi rigirandosi su di sé. Qualcosa che equivaleva ad un messaggio. Quando colse questo fatto rammentò un particolare importante. Gli "Io", per quanto lontani ed inconciliabili, avevano la capacità di comunicare tra di loro. Ed uno o più di uno di questi alieni "Io", ne era certo, stava comunicando con lui, tramite quel guscio che lo racchiudeva.
Un messaggio che era un'esortazione: « Esisti! »

Bright ebbe un immediato senso di deja-vù quando alle prime luci dell'alba si avvicino alla porta di casa e lo spioncino gli mostrò la figura di Aimi Komori. Bella come lui sapeva bene, bella come non avrebbe mai potuto dimenticare. Ma evidentemente stanca.
Il giovane si voltò verso la poltrona dove aveva trascorso l'intera notte, lasciò che il suo sguardo giungesse a Setna, ancora accovacciata a terra a lamentarsi stancamente. Bright intuì che la notte di Aimi doveva essere stata tormentata quanto la sua. Non chiese nulla ed aprì la porta, invitando Aimi ad entrare con un breve cenno e indicandole poi la sua prigioniera.
Setna urlò in modo straziante. Bright, sorpreso, portò le mani alle orecchie. Le urla si mischiarono a singhiozzi. Aimi mosse un passo verso di lei e Setna lanciò un urlo ancora più assordante, un urlo di terrore puro, l'urlo di chi sente strappare da sé la propria vita.
« Basta! » comandò Aimi e Setna improvvisamente tacque.
La ragazza entrò nella stanza ed il giovane lentamente chiuse la porta. Aimi si avvicinò con cautela a Setna, che taceva in preda a sussulti incontrollabili.
« Ferma! » ordinò la ragazza e la demone si accasciò a terra.
Ancora pochi passi ed Aimi giunse vicino ad essa. Tenne gli occhi fissi su di lei, mentre la voce le tremava. « Ora, parla. » comandò ancora, « Dimmi cosa è successo a Vaar e Kuriaf ».
Setna scosse violentemente la testa in segno di diniego, piantando su Aimi occhi colmi di disperazione, ma la ragazza sostenne indifferente lo sguardo.
« Questa è la volontà del Sovrano del Fuoco, che ti parla per il suo Messaggero. » precisò.
Setna sussultò, poi alzò la testa, lo sguardo perso nel vuoto.
« Io ho appreso dalla demone di nome Kuriaf l'arte di cancellare la memoria degli umani. Io intendevo usarla per fare dimenticare a Bright Honda l'identità di Shadow Lady e ad Aimi l'esistenza di Honda. Io ho minacciato Kuriaf di estinguere la sua esistenza se avesse sabotato il mio lavoro. Io ho lanciato il mio fuoco contro il demone Vaar che intendeva ostacolarmi e la demone Kuriaf che ha tentato di fare scudo per esso. Nessun demone come loro ha il potere di sopravvivere al mio fuoco ».
Pronunciata l'ultima parola, Setna espirò e scivolò contro il muro, priva di sensi.
Aimi si voltò e guardò Bright, seduto sulla poltrona. Accanto a lui c'era ancora il bicchiere di birra mezzo vuoto.
« Credo che sia il momento delle risposte, Aimi. » esordì, « O, per essere più rispettoso, Messaggero del Sovrano. Anche se non so di quale sovrano stiamo parlando ».
« Non devi saperlo. » tagliò corto Aimi, « Libererai Setna? »
Bright picchiettò con un dito sul bicchiere.
« Ci tieni tanto? » domandò, « È la tua schiava preferita o cosa? Ha confessato di avere ucciso e devi dispensare la giustizia o farle assaggiare una vendetta? »
« Non devono trovarla qui. » spiegò stancamente Aimi, « Questa volta non riuscirò ad impedire che la tua memoria venga cancellata ».
« Cancellata da chi? Non è Setna che voleva cancellarla? » insisté il giovane.
« I demoni non vogliono che gli umani siano a conoscenza della loro esistenza. » replicò Aimi quasi in lacrime, « E ti farebbero dimenticare ogni cosa. Ti dimenticheresti di me. Questo per me sarebbe peggio di morire ».
Bright tacque a lungo. I due si scambiarono un lungo sguardo pieno di dubbi e di certezze.
« D'altra parte, » considerò Bright, « tu sei disposta a correre il rischio di morire. Vale così tanto il potere di Shadow Lady? »
« Perché ti ostini a non capire? » replicò spazientita Aimi. « Davvero credi che abbia tanta importanza per me questo potere? Così poco mi conosci? Credi che abbia costretto altre volte Setna ad obbedirmi nel modo che hai visto? Credi che non mi stia rimproverando per la mia indulgenza nei suoi riguardi, per le due vittime che ha causato? Perché ho messo in pericolo te? Io non credo che il potere di Shadow Lady sia un privilegio e non sono certamente la persona giusta a possedere il titolo di Messaggero ».
Tacque per un lungo respiro.
« Ma sono certa che mentre Setna rimane qui, tu sei in pericolo, Bright. » concluse.
Il giovane annuì. Dietro di loro si udivano nuovamente tenui lamenti provenire dalle labbra della demone.
« Io non posso difenderti da questo pericolo. » riprese Aimi, « Libera Setna ».
« No, Aimi. » replicò Bright. « Quello che voglio è vivere lo stesso pericolo della donna che amo ».
Aimi scosse la testa. « Non sei in grado di affrontarlo, tu non hai un potere ottenuto dai demoni ».
« Non mi importa. » dichiarò Bright, « Qualunque sia il rischio, non posso lasciare che mi allontani da te ».
Ad Aimi si mozzò il fiato. Una sensazione di gioia e gratitudine si sovrappose al timore, all'angoscia, alla rabbia. Ma nel tempo di un respiro mancato, seppe anche che c'era un solo modo per corrispondere pienamente il sentimento che Bright le portava.
« Come vuoi tu, allora. » disse, « Ma non permetterò che tu rischi la vita, senza correre lo stesso rischio ».
Le sue mani frugarono tra le sue vesti e ne trassero un astuccio di trucchi per il viso. Si avvicinò a Bright e tese il braccio, porgendogli l'astuccio. Fece un sorriso stranamente divertito, mentre i suoi occhi si perdevano in un breve ricordo.
« Questo è il primo giorno senza Shadow Lady. » sancì.

Un minuscola creatura simile all'ombra di un uomo, con due curiose escrescenze tonde sopra ad punto dove si sarebbero trovate le orecchie ed un cerchio che passava attraverso di esse era sdraiata mollemente sul bracciolo di una poltrona. Accanto a lui Demota si torturava un labbro.
« Mi dispiace molto per Vaar, » osservò la creatura senza commozione, ma con tono sincero. « Un Misto coraggioso, ma troppo fiducioso nei demoni della famiglia del Fuoco. Fiducioso in chi lo disprezzava ».
Demota scosse la testa.
« Ti sbagli Velm, » replicò, « troppo fiducioso in me, che non lo disprezzavo affatto. Però ho lasciato che fosse lui ad affrontare una Domatrice del Fuoco, come se Setna fosse ancora rinchiusa nelle segrete della Torre del Consiglio o sorvegliata dalla polizia. O come se Aimi potesse realmente controllarla ».
« La parola di un Messaggero è pregna del potere del suo Sovrano. » gli ricordò Velm, « è quanto abbiamo rammentato a Shadow Lady prima che partisse ».
« Lei non ne aveva idea. » osservò Demota, « È un essere umano. Ma non credo che ne avrebbe fatto uso, prima di oggi. Sei certo che né Vaar, né Kuriaf non possano essersi salvati? »
Velm scosse la sua minuscola testa.
« Nessuno aveva abbastanza forza da resistere al potere magico di Setna, Domatore del Fuoco, nemmeno per un secondo ». Demota annuì con un sospiro.
« Ma credi che il potere di un Principe dell'Oscurità avrebbe potuto proteggere uno dei due in qualche misura? » Velm fissò il volto del bambino con aria molto interessata.
« Non è una domanda accademica, questa. » constatò.
In quel momento bussarono alla porta.

Aimi attraversò la soglia. Sentì le sue gambe diventare improvvisamente pesanti e la sua testa si vuotò improvvisamente. I mille pensieri di felicità futura con l'uomo che amava, pensieri che aveva raccolto ad uno ad uno nella strada dalla casa di Bright verso il suo appartamento si congelarono in una fredda massa informe.
Il volto che aveva davanti le era familiare, era un volto che aveva incontrato più di una volta. Ed ognuna di quelle volte indossava le vesti di Shadow Lady. Non rammentava invece o tre giovani che lo accompagnavano, reclute recenti del corpo di polizia oppure uomini rimasti in seconda linea nella caccia al suo inafferrabile alter ego. Il volto che aveva davanti era il volto di un uomo dal lungo naso che portava spessi occhiali ed il volto di un agente investigativo della polizia di Gray City.
« Aimi Komori? » domandò.
L'interpellata annuì.
« Sono l'agente Yamazaki. » annunciò l'altro, « La dichiarò in arresto. Mi dia i polsi ».
Aimi arretrò debolmente di un passo. L'uomo allungò un braccio e le prese il polso, lo tirò a sé e vi assicurò un paio di manette, poi ruotò il braccio dietro la schiena di Aimi che gemette ed agganciò l'altro polso.
« Deve leggerle i diritti e l'accusa, signor Yamazaki. » Ricordò un poliziotto.
« Ci sarà tempo in macchina, » replicò l'agente, « abbiamo a che fare con una persona sospettata di essere Shadow Lady ». Aimi sentì un cupo ronzio invaderle le orecchie, ma nonostante ciò distinse le successive parole dell'uomo che la stava trascinando via dalla sua casa.
« Per di più è lei che ha tentato di uccidere l'agente Honda ».

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Capitolo 3
*** Senza più trucco ***


Shadow Lady e le catene invisibili
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Senza più trucco

« Ben svegliato, amico mio. » disse una voce.
Una voce che veniva da fuori. Dentro, il calore era sostenuto da una alta fiamma che si manteneva viva senza bruciare nulla. "Dentro" era lo spazio che quella fiamma occupava.
Lui, la creature che si conosceva come "Io" era nella fiamma. Capiva, finalmente, che era l'energia trasmessa quella fiamma che gli aveva permesso e gli permetteva di pensare. Sentiva il bisogno di quel calore, di quella forza che gli veniva trasmessa, ma ricordò infine il tempo in cui era sostenuto da una forza propria. Il tempo in cui altri si rivolgevano a lui con il nome di Vaar.
« Io » si lamentò, « non dovrei più esistere. La mia magia dovrebbe essersi dispersa ».
« Kuriaf temeva che sarebbe avvenuto comunque, » raccontò gentilmente la voce, « sei stato fortunato ad avere lei che ti proteggesse e che poi sia fuggita vicino al mio rifugio. Questa è stata la salvezza per entrambi ».
« Anche Kuriaf! » riprese incredulo Vaar, « Anche Kuriaf non avrebbe potuto farcela. Ha tentato di salvarmi, si è frapposta tra me e Setna, ma non avrebbe potuto sfuggire ».
« Sì, quello che dici è vero, » insisté la voce, « ma lei aveva un aiuto fornitole da un nostro comune amico. Un oggetto che le ha conferito un po' del suo potere. Il potere che le era necessario per sopravvivere una frazione di secondo e svanire con l'abilità di Shadow Lady ».
« Non comprendo. » confessò Vaar.
« Il primo ombretto magico realizzato da Demo, » continuò la voce, « fu quasi distrutto nella manifestazione del Diavolo della Distruzione. Ma Demo custodì quello che ne era rimasto, sebbene avesse realizzato un oggetto simile nel mese successivo. E lo donò a Kuriaf, sapendo che la sua esistenza era minacciata ».
« Nelle vesti di Shadow Lady... » iniziò Vaar.
« ...ti ha protetto ed assieme a te è svanita tra le ombre, nel luogo dove si rifugiava sempre ».
« Un luogo dove i demoni delle quattro famiglie non abitano. Ma lontano anche dal mondo degli umani, controllato dalla polizia. » indovinò Vaar, « Dove si rifugiò quando era sparita oltre un mese fa. Al confine tra i territori del Fuoco e dei Ghiacci ».
« Esattamente. » confermò la voce.
« Se Kuriaf mi ha portato in questo luogo » continuò Vaar, « e questa è la voce di chi ci ha soccorso e guarito dalla fiamma maledetta di un Domatore del Fuoco, allora parlo con l'Eccellentissima Magnificenza, il Signore del Tempo. »
« Makuberu è il mio nome, » disse allegra la voce, « e ricordi correttamente il titolo che mi è riconosciuto. Ma hai parlato abbastanza per ora. Riposa, amico mio. Riposa. Presto mi avvarrò dei tuoi servigi, se me li vorrai offrire ».
« Con Sua Grandiosità ho un debito che nulla potrà mai ripagare. » disse sconsolato Vaar.
« Aspetta a dirlo, piccolo Vaar. » replico Makuberu, improvvisamente solenne, « Aspetta a dirlo. Tempi incerti ci attendono, tempi come non ne vidi da migliaia di anni. E molto dipende da te a da un essere umano ».
« La Padrona Aimi. » suggerì Vaar.
« No. » Lo corresse il Sovrano del Tempo, « L'agente Bright Honda ».

Lo specchio restituì a Bright l'immagine del suo volto rilassato. I capelli ancora umidi, su cui si stava passando un asciugamano, stavano riprendendo svogliatamente la caratteristica piega in cui li portava. Studiò il suo mento e decise che aveva bisogno di radersi. Ma in quel momento vide anche qualcosa di inatteso. Un paio di occhi lo guardava, il riflesso di due occhi enormi.
Bright sospirò considerando le lunghe orecchie a punta del suo nuovo visitatore.
« Potrei almeno rivestirmi? » domandò, « Non sono in condizione di ricevere visite, ora ».
« Ma questa non è una visita. » puntualizzò la creatura, « Questa è un'ispezione. In fondo abbiamo un ruolo simile per le nostre rispettive genti. Io sono Bean e tu sei in seri guai con la polizia demoniaca ».
Allungò una piccola mano che stringeva l'ombretto di Shadow Lady.
« Sei accusato » continuò, « della custodia di oggetti di evidente fattura demoniaca. Gli uomini non possono possederne, dal momento che è proibito qualsiasi contatto tra il loro vostro mondo ed il nostro ».
Bright si voltò per fronteggiare il suo ennesimo visitatore.
« La polizia è alquanto efficiente, si direbbe. » osservò, « Ho quell'oggetto solo da stamani, credo che l'abbia dimenticato una mia amica, come puoi dire che ne conosca il potere? »
Bean strinse gli occhi cattivo.
« In effetti non posso, ma dal momento che venendo qui ho notato in salotto una Domatrice del Fuoco, credo che sarà necessario qualche provvedimento. »
« La cancellazione delle mie memorie riguardo ai demoni, immagino. » indovinò Bright.
Bean strinse i denti. « È una vergogna che la polizia abbia lasciato che tu venissi a conoscenza di tanto su di noi. È evidente che la tua cosiddetta amica ci avrebbe potuto informare da tempo della pericolosità di quello che sai. Bene, credo che sarà necessario cancellare ogni ricordo della tua vita fin dalla prima apparizione di Shadow Lady ».
Bright tese i muscoli ed aggrottò le ciglia.
« Oh, non preoccuparti, non è doloroso. » aggiunse Bean, « E non hai la minima possibilità di resistere. La tua dose di buona sorte è finita ».
« Mai perdere la speranza nella buona sorte. » disse una voce femminile, bassa, sensuale.
Bean spalancò la bocca.
« È il modo per attirare le disgrazie. » continuò la voce, « Mentre il nostro amico umano merita maggiore fortuna ».
Una creatura apparve uscendo dalla doccia. Una creatura dall'aspetto di una donna alta e dalla vita sottile. La sua pelle era scura e neri i capelli e gli occhi. Nero il corpetto che la vestiva e gli stivali che indossava. Non era umana. Piccole ali da pipistrello le spuntavano da sotto le scapole ed una lunga coda le scendeva fino a terra. Bean sembrava trattenere anche solo il pensiero di un respiro.
« Perdonami, umano. » scandì la nuova arrivata, « mi sono introdotta qui senza un invito. Il mio nome è Velkorva ».
« Tiro ad indovinare. » annunciò Bright, « Portatrice dell'Oscurità? »
La demone rovesciò la testa all'indietro e fece una risata cristallina.
« Bean, » esclamò, « tu vorresti davvero cancellare i ricordi di questo umano? Per le Profonde Tenebre, ne nasce uno così ogni mille anni ».
« Mia Signora, » squittì Bean, improvvisamente più audace, « è proprio per questo che è tanto pericoloso ».
Velkorva si rivolse a Bright.
« Naturalmente hai ragione. » confermò, « Quello è il mio titolo. Ma come umano non sei tenuto alla formalità. Invece tu come vuoi essere chiamato? Agente Honda? Bright? »
« Non importa con che nome tu mi voglia chiamare. » replicò Bright, « Difficilmente tra nemici si fa conversazione ».
« Ma fortunatamente noi non siamo nemici. » obiettò la demone con semplicità, « sono qui per sottrarti a questo demone e portarti dove tu non possa essere raggiunto da nessuno ».
Bean sussultò nel sentire la parte del discorso che si riferiva a lui, ma tacque.
« Se lui è la polizia, » osservò l'agente, « e tu ne ostacoli l'azione, non diventerai una criminale? »
« Ti preoccupi per me, cucciolotto? » lo schernì Velkorva, « Credo che qualcosa ancora non ti sia del tutto chiaro. Sono un Portatore. Come Lujel, come Goug, il solo potere che io tema è quello di uno dei Sovrani. E non mi ostacoleranno, perché nessuno dirà loro quello che sto facendo ».
Bean impallidì e sembrò sul punto di accasciarsi a terra.
« Avete pochi scrupoli voi demoni. » giudicò Bright, « La Domatrice Setna, ha ucciso due demoni chiamati Vaar e Kuriaf. Tu hai intenzione di assassinare Bean... »
Velkorva ripeté la sua risata cristallina.
« Non sono così brutale, cucciolo! » lo contraddisse, « Bean verrà con noi e nulla di male gli accadrà, finché ci resterà accanto ».
Bean respirò a fondo e apparve più saldo sulle gambe.
« E se io non volessi venire con te? » domandò Bright.
La demone lo guardò maliziosa.
« Che rapporto c'è tra te e Shadow Lady? »
« Questo non ti riguarda. » replicò Bright.
Velkorva fece una smorfia di delusione.
« Non volevo disapprovare. Cercavo solo di capire meglio la tua posizione. Se non tieni a lei, lascia che Bean cancelli la tua memoria. Io non lo impedirò e tu sarai un triste omuncolo come tanti altri in questo millennio ».
Portò con lentezza una mano ai suoi capelli e giocò brevemente con i corti riccioli.
« Se invece ti interessa di Shadow Lady, » proseguì, « non dovresti desiderare di dimenticarla ».
« Aimi ed io abbiamo deciso. » annunciò Bright, « Resteremo insieme. Sempre e comunque. Non basterà cancellare la nostra memoria, per separarci dovrete toglierci la vita ».
Velkorva sgranò gli occhi.
« Curiosi davvero gli umani. » commentò, « Ad ogni modo, cucciolo, temo che Shadow Lady abbia bisogno del suo ombretto per raggiungerti. Meno di un'ora fa è stata presa dalla vostra polizia ».

Aimi sedeva sconsolata sul freddo sedile di un'umida cella. Benché solo una porta separasse quel luogo ed il corridoio dai riscaldati uffici del commissariato, sentiva il suo petto invaso da tutto il freddo dell'inverno. Accanto a lei due donne, una vecchia che puzzava di alcool ed urina e una giovane dagli abiti volgarmente succinti attendevano. Nessuna delle tre aveva rivolto la parola alle altre, eccetto quando la più vecchia delle sue compagnie di cella aveva chiesto del fumo alla altre, che non ne avevano.
Poi le tre si erano sedute meditabonde ciascuna in un diverso angolo, la giovane studiandosi le unghie delle mani, la vecchia mordendosi le labbra, Aimi misurando il passare del tempo con i battiti del suo cuore. Battiti che non riusciva ad ignorare, perché le ricordavano da quanto tempo era divisa da Bright ed il fatto che l'agente non fosse ancora giunto le riempiva l'attesa di presagi infausti.
Poco a poco, la giovane sembrò trovare sempre meno interessanti le sue unghie e la vecchia sempre meno appetitose le sue labbra, finché le due si trovarono a ciondolare addormentate. Fu allora che, in un angolino della cella, la polvere prese la forma di un minuscolo essere. Velm si chinò al cospetto di Aimi.
Una linea di fuoco congiunse per un istante il soffitto ed il pavimento della cella. Nel volgere di un baleno agli occupanti della cella si era aggiunta una piccola folla, Demo, Veruse ed un altra creatura, un demone dall'aspetto di bambina dai capelli rossi fiammeggianti che indossava una tunica verde come i suoi occhi.
« Aimi, siamo arrivati. » annunciò Demo, « Ti avremmo avvisato che la polizia ti cercava, ma non volevamo che altri umani ci vedessero. Stai bene? »
Aimi annuì sorridendo.
« Non possiamo tornare in quella casa. » continuò il demone, « Per ora non ho trovato che una stanza in un motel, ma non ci resteremo a lungo ».
La ragazza scosse la testa.
« Che c'è, Aimi? » s'interessò Demo.
« Ti ringrazio per la premura. » disse, « Ma aspetto che sia Bright a farmi rilasciare ».
Demo sgranò gli occhi.
« Ma lui cerca di catturarti! » obiettò.
« Non più. » spiegò Aimi, con gli occhi lucidi. « Ieri abbiamo deciso. E lo abbiamo promesso. Da ora in poi vivremo insieme, qualunque cosa ci aspetti ».
Demo guardò la giovane con disapprovazione.
« Che novità è questa? » chiese.
« Quello che voglio da mesi, Demo, » rispose Aimi, « vivere con l'uomo che amo. Come ogni donna con il suo uomo ».
Demo aggrottò le ciglia.
« Abbiamo deciso così. » proseguì, « Non possiamo combattere contro noi stessi, contro i nostri sentimenti. Chiediamo solo di stare insieme, come se suonasse ancora la Voce della Pace ».
« Ma tu... » obiettò Demo, « Tu sei Shadow Lady, sei il Messaggero del Sovrano del Fuoco ».
« Non sono stata un successo, come Messaggero, Demo. » osservò Aimi, « E non desidero più il potere di Shadow Lady, non mi serve. Vorrei che tu continuassi ad essere la mia famiglia, vorrei poter avere tra voi demoni degli amici. Ma se devo scegliere tra questo e Bright, io scelgo Bright ».
Demo sorrise amaramente.
« Sai che sono dalla tua parte. » replicò, « Posso anche fare amicizia con Bright Honda, perché no? È una creatura a modo, in fondo... E poi piace a te... Ma vogliamo metterci contro tutti i demoni che osservano l'antica legge? »
Aimi sospirò.
« Per me è stata fatta un'eccezione. » ricordò, « Perché non è possibile che se ne faccia un'altra per Bright? »
Demo scosse la testa.
« Non è saggio imporsi alla volontà dei Sovrani ».
« I Sovrani hanno bisogno di un agente tra gli umani? » replicò Aimi, « Io non posso esserlo, se mi strappano quello che mi fa vivere ».
Demo guardò di sottecchi la ragazza.
« Che risolutezza per la timida, impacciata, Aimi Komori ».
Aimi fece il sorriso più bello che il suo volto potesse esprimere.
« Così si diventa, quando si vive un amore ricambiato ».
« D'accordo. » concluse Demo sorridendo di rimando, « rimani ad aspettare Bright, allora. Io sono con te. Ti resto vicino ignorando le nostre leggi, proprio come ai vecchi tempi ».
La creatura dall'aspetto di bambina si avvicinò lentamente ad Aimi. La ragazza teneva le mani in grembo e la demone pose su di esse la tua. Gli occhi verdi della creatura fissarono quelli nocciola della ragazza.
« Mi dispiace davvero, Samoda. » disse Aimi, « Mi odierai, perché rinuncio ad essere Messaggero e tu e Veruse tornerete prigioniere della Torre del Consiglio. Tu sei diversa da Setna, ma io non sono il Messaggero che può liberarti. Hai visto quello che è successo, sono un Messaggero pessimo ».
Samoda si allontanò camminando di spalle. Una nuova fiamma si levò nella cella e i quattro visitatori scomparvero. All'orecchio di Aimi giunsero poche parole, con una voce che non aveva mai sentito, una voce che non poteva appartenere che a Samoda « Non un pessimo, un meraviglioso Messaggero ».

La fiamma crepitava allegramente, bassa e calda, in un braciere di fronte ad un televisore acceso.
Una donna entrò nel piccolo salone, con leggeri passi e sedette a gambe incrociate di fronte al fuoco e al televisore. Indossava pantaloni scuri ed un maglione celeste ed attorno al capo aveva un velo nero che rivelava solo un paio di occhi di un tenue celeste.
« La notizia dell'arresto è trapelata solo dopo alcune ore. » diceva il notiziario, « La donna più ricercata di Gray City sarebbe in questo momento sotto la custodia delle autorità di polizia. È accusata di essere Shadow Lady una ragazza incensurata, orfana e senza particolari connotati che potessero indirizzare a lei. Aimi Komori, questo il nome della giovane, è stata prelevata da un appartamento che aveva affittato sotto falso nome. Questo stratagemma, secondo il noto penalista Masumi Sekiya, avrebbe consentito più volte all'accusata di sfuggire alla rete delle autorità. Secondo accreditate voce, due testimoni collegherebbero Aimi Komori a Shadow Lady. Se la sua identità venisse provata, le accuse più pesanti di cui la nota ladra dovrebbe rispondere sarebbero l'omicidio del signor Kleine Hanayama ed il tentato omicidio dell'agente Bright Honda ».
« Asserire oggi di aver arrestato Shadow Lady, » intervenne la voce di un uomo alto e magro da capelli grigi corti accanto a cui apparve la didascalia "Ispettore Dory, Polizia di Gray City", « è senza dubbio prematuro. La somiglianza fisica dell'accusata con la nota ladra c'è. Ma non corrisponde affatto il profilo psicologico, né troverebbero spiegazione le abilità elusive ed atletiche della ladra. Si dovrebbe dare quindi ragione, se venisse provato che la signorina Aimi è Shadow Lady, a quanti sostenevano che la ladra non agiva da sola... »
Il commento del funzionario venne interrotto dalla voce del giornalista.
« Non sono stati rilasciati commenti circa gli aiuti che Shadow Lady avrebbe ricevuto dall'interno della stessa polizia. Sappiamo che il dottor Sekiya ha dimostrato di sapersi destreggiare a dovere con le procedure penali e burocratiche, tanto da guadagnarsi la fama che possiede. Un talento che potrebbe aver impiegato anche per ricostruire un rompicapo come l'identità, gli obiettivi e le complicità di un criminale tanto controverso ».
« Non capisco cosa stia succedendo, Kuriaf. » disse una voce proveniente dalle fiamme, « Nessuna prigione può trattenere Shadow Lady ».
« Nemmeno io lo immagino, Vaar. » concordò la donna velata, « Mi domando cosa ne penserà Makuberu ».
« Dovremmo suggerirgli di contattare il Principe Demo ».
Kuriaf sospirò.
« Presumo di sì, dato che ha ci espressamente chiesto di non rivelare che siamo ancora vivi ».
La fiamma si ravvivò per un istante.
« Se non fossi così debole! » esclamò Vaar, « È la mia specialità ascoltare non visto uomini e demoni ».
« Velm mi disse che è piuttosto facile individuarti ». lo schernì Kuriaf.
« Velm mi ha sempre trovato seguendo le evidenti tracce lasciate appositamente per lui. » si vantò Vaar, « O quelle lasciate inconsapevolmente da Setna. Ci vorrebbe la sensibilità alla magia di un Portatore per individuarmi ».
« Quindi, » osservò Kuriaf meditabonda, « se avesse voluto, Lujel avrebbe potuto sapere dove eri e cosa facevi, giusto? » La fiamma di Vaar tacque.

Bright si destò e nel medesimo istante divenne conscio che era sprofondato in un indesiderato sonno. Si guardò intorno. Era su uno scomodo giaciglio di pelli non lavorate, in una caverna poco illuminata e troppo calda per le sue abitudini. In un angolo gli occhi enormi di Bean lo guardavano. Accanto a lui, Setna era rannicchiata per terra, ancora coperta dal lercio lenzuolo, che ora si era attorcigliata addosso. Velkorva era mollemente sdraiata accanto al fuoco, con il volto rivolto verso di lui, ma gli occhi chiusi.
« Buongiorno, cucciolotto. » lo salutò.
« Ho dormito? » domandò Bright, « Quanto tempo? Dobbiamo tornare da Aimi, devo riuscire a farla liberare ».
Velkorva sorrise.
« Impetuoso, ma troppo impaziente. » commentò, « Bean, qui, mi diceva che gli umani hanno bisogno di dormire, a differenza di noi che lo facciamo solo per piacere ».
Sollevò le gambe e le stese di fronte a sé mettendosi a sedere.
« Povero Bean, » continuò, « pensa che lui non dorme da undici giorni. Troppi impegni per lui e troppo pochi collaboratori. » abbassò il tono di voce, come se questo potesse impedire agli altri presenti di sentirla. « Non si direbbe a vederlo mite come un agnellino come in questo momento, ma Bean è piuttosto collerico. Credo che abbia ucciso sei o sette colleghi nell'ultimo decennio ».
« Quattro mia Signora. » la corresse l'agente demoniaco, « Per pura necessità. Non si può prescindere dall'operare con discrezione lavorando con gli umani. » si concesse una posa vagamente orgogliosa, « Sono trecentoventi anni che faccio questo lavoro e so quanto tatto richieda. Ho bisogno di collaboratori capaci di acume e sottigliezza, invece mi trovo a lavorare con demoni che conoscono come unica soluzione la devastazione più totale ».
« Mi dispiace interrompervi, » intervenne l'umano, « ma vorrei raggiungere Aimi al più presto ».
« Bene. » concordò Velkorva, « Di lei che facciamo, Bean? Non hai voluto lasciarla in vista degli umani, hai deciso di giustiziarla? »
Bright si volse verso la figura di Setna, apparentemente sorda al discorso.
« La decisione non spetta a me, Signora Velkorva, » spiegò Bean, « devo riportarla al Consiglio perché sia sottoposta al loro giudizio ».
Velkorva rise vezzosamente.
« Naturalmente il fatto che i tuoi poteri siano del tutto ridicoli se comparati a quelli di Setna è un fatto che ha un certo peso sulla tua decisione ».
« Potere ed onore vanno inscindibilmente insieme, tra di noi. » ricordò Bean con una smorfia di disapprovazione, « È ovvio che chi ha l'onore di essere sottoposto al diretto giudizio del Consiglio è ben al di sopra del potere di un emissario. È un'indecenza che tanto onore sia corrisposto da tanta bassezza. Corrisposto dal tradimento ».
« Chi è stato tradito? » si informò Bright.
« L'umana Aimi, » rispose Bean, « che ha il potere di Shadow Lady e l'autorità del Sovrano del Fuoco e con lei tutte le nostre leggi ».
Setna scattò con gli occhi pieni d'ira verso Bean. « Tu non sai! » ringhiò.
Bean cercò per un istante la presenza della Portatrice, poi sostenne spavaldo lo sguardo.
« Cosa non so? » replicò ironico Bean, « Sei prigioniera ed il Messaggero non ha fatto nulla per aiutarti, mi pare. Goug avrebbe potuto soccorrerti, giusto? Quindi presumo che è per conto tuo che agivi, che ti sei recata presso l'agente Honda in spregio delle nostre più rigide proibizioni. O forse Aimi Komori ha ceduto l'ombretto di Shadow Lady in cambio del silenzio dell'umano? »
« Non è affatto così. » protestò Bright.
« Il Consiglio giudicherà. » concluse Bean, « Conoscerà perché tu hai aggredito questo umano ».
« Io, tuttavia, » osservò Bright, « il motivo non lo conosco ».
« Cucciolo! » intervenne Velkorva incuriosita, « Non hai fretta di raggiungere Shadow Lady? Potrei annientare Setna qui ed ora, così no ci sarebbero altre discussioni, che ne dici? »
Setna si voltò verso l'altra demone con solennità.
« Credi che non lo desideri, forse? »
« Io non lo desidero. » obiettò Bright, « Aimi ha lasciato Setna da me. Voleva tornare da me. Sarebbe tornata anche da lei. Ha chiesto a lei cosa avesse fatto, determinata ad ascoltarla al punto da costringerla a parlare ».
Si voltò verso la demone imprigionata.
« Setna, » chiese, « che cosa Bean non sa? »

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Capitolo 4
*** La parola alla difesa ***


Shadow Lady e le catene invisibili
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La parola alla difesa

Il portello posteriore si chiuse. Si aprirono massicce porte di metallo, con assordante clangore. Il veicolo blindato partì. Un poliziotto accanto alla sbarra spense la sua sigaretta mentre passava, la sbarra che delimitava il parcheggio esterno del penitenziario di Gray City. Poi strade e case si susseguirono in una variopinta e disordinata teoria. Quindi venne l'aperta campagna.
La ragazza bionda che era prigioniera di quel cellulare indossava la caratteristica uniforme a righe dei prigionieri. La nascose quando si avvolse in una spessa coperta. Il sedile era di plastica dura, ma la stanchezza lo trasformò in un giaciglio.
Da un cielo bianco ovattato cominciarono a cadere lievi fiocchi di neve. Una nevicata dolce, che sembrava venuta a beneficio della terra, a coprire ogni bruttura del suolo con un velo, a donare ad ogni elemento del paesaggio un risalto speciale, in una nuova luce. Con gli occhi chiusi, diretta verso una destinazione che neppure conosceva, Aimi Komori perse anche il conforto di quello spettacolo che la natura le offriva.

Setna guardò Bright con curiosità, che lasciò subito posto ad un feroce sdegno. Poi la demone si rivolse a Bean.
« Tu non dai che cosa c'è nelle segrete della Torre del Consiglio. Quale atroce tortura è vivere senza muoversi, senza respirare, senza dormire, senza mangiare, soli giorni e notti e senza poter morire. Io lo so. Conosco la tortura che mi è stata imposta in alternativa alla morte ».
Velkorva giocava con uno dei suoi ricci, ma si mordeva un labbro.
« Mi sono disprezzata a lungo per quello che avevo fatto, » continuò Setna, « per aver perduto la pietra del diavolo, per essermi fatta sorprendere da un ladro. Di onore parli? Ero certa di non meritare nulla che non fosse il tormento che vivevo. Certa di aver usurpato il mio titolo, insicura della purezza della mia origine. Sono state lunghe settimane, interminabili ».
Il tono della demone si fece più sicuro, le sue parole erano scandite in modo perfetto.
« Quando fui liberata da quella prigione, sapevo che la mia tortura era stata interrotta per volere dell'umana, del Messaggero. Sapevo con certezza che un giorno, dopo meno di un secolo, sarei tornata a quel tormento. Tuttavia cercavo di non dare peso alla cosa, concentrandomi sul presente. Poi ho saputo di Lujel ».
Velkorva diresse uno sguardo interessato verso Setna.
« Sappiamo che Demo è giunto fino alla Estrema Soglia delle Case di Estinsione. » la interruppe Bean dopo uno sbuffo, « Sappiamo che ha seguito fino a lì il percorso di Lujel e che non ha trovato traccia della sua presenza. Egli è estinto. Sei una folle a credere il contrario ».
« Anche io ho dubbi che Lujel sia veramente svanito. » puntualizzò Velkorva guardando con asprezza Bean. « Una magia come la sua si è manifestata più volte a Gray City, gli oggetti in possesso di umani devono essere sua opera ».
« Non è morto. » dichiarò Bright, « Io incontrato un demone che si è presentato come Lujel ».
I tre demoni presenti tacquero perplessi.
« È stato il primo demone che abbia mai visto. » aggiunse Bright, « Ricordo bene il suo aspetto. Il vigore sovrumano che emanava. Lo stesso di Velkorva, lo stesso del demone che ha visitato Setna ieri... Goug, immagino ».
Velkorva ruotò il busto verso l'agente della polizia demoniaca.
« Io credo che il nostro amico dica il vero. Questo cambia la cose, non è vero, Bean? »
« Potente Signora, » rispose Bean, con gli occhi bassi, « come dicevo in precedenza, ogni decisione spetta al Consiglio. Ma questo cambia ogni cosa riguardo al furto delle pietre. Non alla disobbedienza al Messaggero ».
« Non avevo scelta. » obiettò Setna a denti stretti, « Con il suo attaccamento all'umano Bright Honda, con la sua tolleranza e comprensione verso i demoni Misti, Shadow Lady era divenuta troppo vulnerabile. Non potevo permettere che cadesse, che fallisse il suo incarico. Non dovevo tornare nella Torre ».
« Questo ti condanna, io credo. » sussurrò Bean, temendo una replica di Velkorva.
Fu Bright invece a replicare.
« Io credo di no. Setna voleva cancellare le nostre memorie. La mia e quella di Aimi. Non intendeva fare del male non necessario ».
Incontrò gli occhi della prigioniera che si voltò ostinatamente per non ricambiare il suo sguardo.
« Noi umani detestiamo la tortura. » continuò, « Inoltre riteniamo un diritto difendersi dalle sofferenze imposte arbitrariamente ed ingiustamente. Setna ha tentato di proteggersi, violando la legge per questo. Tra noi umani la legge non è più importante dell'individuo ».
« Tra noi demoni invece lo è. » disse Velkorva, « Così siamo sopravvissuti ai millenni, rimanendo nascosti fin dai tempi dei tuoi avi. Un demone perde ogni onore se agisce contro la comunità e le leggi stabilite ».
« Tuttavia, » intervenne Bright, « la prima violazione della legge sta nella punizione ingiustamente inflitta. Sarebbe dovuta spettare a Lujel, giusto? »
Velkorva saltò in piedi.
« Cucciolo! » esclamò, « Tu contesti le decisioni del Consiglio! »
Bright sollevò la testa verso la demone.
« Una decisione motivata da un giudizio. » sottolineò, « Ma prima di quel giudizio, è stata data parola alla difesa? »

La cella era stretta. Le mura di spesso metallo scuro, coperte di scritte ingiuriose incise da qualcosa di appuntito. Non c'erano finestre nei muri. C'era invece una minuscola apertura nella porta, protetta da piccole sbarre attraverso cui passavano a stento due dita unite. Aimi vi giunse e vi fu spinta dentro da un omone pelato con la divisa dei secondini.
« Ti piace la tua nuova dimora? » la schernì. « Penso proprio di sì, anche perché vedrai che il peggio ti aspetta fuori. » aggiunse una risata crudele di sadismo.
Un uomo dai capelli bianchi, ma il fisico atletico e scattante, raggiunse la cella. Anche egli aveva l'uniforme dei carcerieri.
« Perché l'hai portata qui? » domandò al collega, « C'è un tale che l'aspetta da un'ora prima che arrivasse ».
« Da quando in qua, » replicò l'altro, « qui a Slumfitting sono ammesse le visite? »
Aimi rabbrividì.
« Questo tale ha una ingiunzione del giudice, il Direttore lo ha accompagnato di persona, ti basta come spiegazione o vuoi discuterne con il caposezione? »
L'omaccione pelato grugnì.
« D'accordo. Sgualdrina, esci! »
Aimi obbedì confusa e lasciò che l'uomo le stringesse il braccio. Si fece trascinare per un paio di piani di scale, fino ad un corridoio stretto attraversato da parecchi agenti e funzionari incravattati. Uno di questi scambiò poche parole con il secondino, poi indicò ad Aimi la porta alle sue spalle e disse cantilenante « Quindici minuti ».
Il secondino le sussurrò « Vedrai cosa ti accadrà, quando resterai quindici minuti con me » e la lasciò spingendola contro la porta.
Aimi riuscì a non incespicare e ruotò la maniglia. Nella stanza c'era un semplice tavolo con due sedie. Ad una delle due un uomo che non conosceva la attendeva.
Era un anziano con capelli d'argento, leggermente appesantito ma con la schiena diritta. Aveva occhi chiari e grandi mani ben curate, il volto tonto accentuava il taglio a mandorla dei suoi occhi. Accanto a sé l'uomo aveva una valigetta aperta sul tavolo.
« Aimi Komori, » iniziò, « siediti pure ».
La ragazza si sedette con perplessità.
« Sono Isao Henmi. » si presentò l'uomo, « Ho una cosa per te da una persona e sono qui per consegnartela ».
Aimi annuì. L'uomo prese una busta dalla valigetta e la porse alla ragazza.
« È da parte della signorina Aimi Ibuki, nota agli amici come Aicchan, puoi aprirla. » disse Henmi.
Aimi tacque ed aprì la busta. Dentro c'era la foto di una giovane sorridente. Aveva capelli biondi vagamente mossi ed un viso grazioso.
« Vuole sapere se la conosco? » domandò la ragazza con aria indifferente.
« No, » rispose l'uomo, « voglio sapere se accetti quello che lei ti ha mandato ».
« La sua foto? » insisté Aimi.
Hemni sorrise. « La foto è una sua idea per farti capire che è veramente lei a mandarti qualcosa per aiutarti. Dice che tu sai perché dovrebbe farlo ».
Aimi restò in silenzio perplessa. L'uomo guardò l'orologio.
« Hai ancora dieci minuti per darmi una risposta. » annunciò, « Purtroppo, come immaginerai, non potrai contattarmi da qui ».
« D'accordo. » intervenne in fretta Aimi, « Accetto. Di cosa si tratta? »
« Di me. » rispose l'uomo.
« Che vuol dire? » fece Aimi sbigottita.
« Il mio nome lo conosci. » spiegò Henmi, « Non sai è che sono un avvocato ed ho quarantadue anni di esperienza nella difesa di imputati di ogni genere di crimine. Nel foro, sono uno dei nomi più illustri e negli ultimi anni lascio che i miei soci si occupino della gran parte delle cause. Alle prossime elezioni ho intenzione di candidarmi a sindaco ».
« Buon per lei. » commentò Aimi
« Hai accettato che io ti difenda. Personalmente. Su commissione della famiglia Ibuki. Non dovrai spendere un soldo per il mio operato. La prima cosa che farò sarà ricorrere contro l'ingiunzione del procuratore di rinchiuderti in un malfamato carcere di massima sicurezza. Conto di farti liberare in un paio di giorni al massimo. Nel frattempo mi farò comunicare i capi di imputazione uno per uno e vedremo di smontarli tutti, dal primo all'ultimo ».
Aimi teneva gli occhi sgranati.
« Dovrai dirmi una cosa, prima di arrivare in tribunale, per permettermi di approntare la tua linea di difesa. » puntualizzò Henmi, « Hai intenzione di ammettere di essere Shadow Lady? »

Bright aprì la porta con veemenza, senza preoccuparsi di bussare. L'uomo all'interno, seduto ad una scrivania, lo individuò con la coda dell'occhio e non batté ciglio.
« Perché? » esordì il nuovo arrivato.
L'Ispettore Dory sollevò lo sguardo verso l'agente.
« Non per volontà mia. » rispose calmo, « La sospetta è stata trasferita su ordine del giudice istruttore in un carcere di massima sicurezza ».
« Dove? » tuonò Bright.
« Non lo so. » spiegò l'uomo, « L'ordinanza richiedeva massima segretezza. Motivata dalla possibile esistenza di un complotto contro il governo. Secondo una normativa risalente al secolo scorso che nessuno ha applicato negli ultimi ottanta anni, ma non è mai stata abrogata. Ad ogni modo, mentre il rampante Sekiya si premura di dimostrare alla nazione che conosce cavilli e scappatoie di tutta la giurisprudenza, noi dobbiamo catturare la vera Shadow Lady ».
« Quella... vera? » ripeté Bright.
« Certo. » insisté Dory, « Non so per quali congetture il procuratore abbia richiesto l'arresto della signorina Komori, ma quella ragazza corrisponde al profilo della nostra preda esattamente come un migliaio di altre. Come l'avrebbe individuata? Per un colpo di fortuna? I miei anni di esperienza mi insegnano che in questo campo la fortuna non esiste ».
« È vero. » commentò Bright in un sussurro, « Allora come? »

« In fondo questa prigione ha i suoi vantaggi rispetto a quella di Gray City. » commentò Aimi in un sussurrò.
Nell'angolo più buio della cella Demo sbadigliò.
« Qui sono da sola e puoi apparire a tuo piacimento ».
Demo la guardò con malizia. « Vorrei che apparisse il tuo Bright, piuttosto ».
Aimi arrossì.
« Dagli tempo. » suggerì, « Sono qui solo da stamattina e forse non ha ancora saputo che mi hanno spostato di prigione ».
« Bel poliziotto che ti sei scelta. » osservò Demo con sarcasmo, « Senti non è che vuoi che vado a prendere io l'ombretto? »
« Non sarò più Shadow Lady, Demo. » ribatté determinata Aimi.
« Conosco la tu decisione. » insisté Demo, « Ma avevi considerato questa situazione? Lo immaginava Bright di doverti proteggere non tanto dai demoni, quanto dagli umani? »
« Che pretendi di più? » chiese con ottimismo Aimi, « Ho un grande avvocato, grazie ad Aicchan. Sono certa che troverà una soluzione, anche se vorrei uscire preso di qui ».
Si udì un rumore di passi. Demo scomparve.
« Esci di qui, ragazza. » ordinò la voce dell'omone calvo che aveva l'incarico di secondino, « Adesso tu ed io ce ne andiamo in un posto tranquillo per un quarto d'ora ».

Un antico lampadario era collocato in alto al centro della grande sala. Un lampadario con molte braccia su cui brillavano una dozzina di lampadine, la cui luce si rifletteva e veniva diffusa dai numerosi cristalli. Tra le braccia del lampadario, si celava la luce di una fiamma crepitante, che tuttavia non bruciava o anneriva il legno dell'oggetto. Ed all'interno della fiamma era custodito Vaar.
Dalla parte opposta, fra le ombre, Kuriaf si affacciava di tanto in tanto verso di lui. Vaar invece concentrava tutta la sua attenzione sui tre umani che aveva di fronte, ad un lato della sala, oltre numerose file di poltroncine.
C'era uno scranno accostato al muro e davanti una preziosa scrivania intarsiata. Seduto su di essa un tipo grasso e dagli occhi porcini con indosso una toga nera, a cui gli altri due si rivolgevano con il nome di "giudice" o "vostro onore". L'altro era il vecchio Henmi. Il terzo uomo era un individuo sui quaranta anni, magro e piuttosto alto, con il volto coperto di fondotinta, lunghe ciglia evidenziate dal rimmel e sopracciglia nitide e curate.
« Vostro onore » disse, « la pericolosità della ladra Shadow Lady è stata ampiamente documentata. E l'accusata non ha la possibilità di negare che lei sia Shadow Lady. Le prove sono molto evidenti ».
« La mia cliente » intervenne Henmi, « non ha avuto nemmeno l'occasione di negare quanto contestato. È stata portata in prigione a Gay City e trasferita a Darkeapolis, nella prigione di Slumfitting, senza essere neppure interrogata o aver potuto contattare un avvocato. Ho appreso dai telegiornali la notizia del suo arresto ».
L'uomo che aveva parlato per primo smise di rimirarsi le curatissime unghie.
« Oh, che disdetta. » esclamò con voce stridula, « Ma il provvedimento che ho richiesto non voleva ledere i diritti dell'indiziata, ovviamente. Ho ritenuta necessaria la procedura d'urgenza per la straordinarietà del caso. Se ho commesso un errore, offrirò personalmente la mie scuse ».
« Dunque, procuratore Sekiya, » continuò Henmi, « lei non obietta alla mia richiesta di ricondurre la signorina Komori alla prigione di Gray City e continuare in quella sede il procedimento ».
« Mi dispiace immensamente. » replicò l'altro con voce flautata, « Ma purtroppo per l'indiziata permangono gravi indizi. L'ordinanza emessa mi dava quarantotto ore di tempo per produrre le prove che giustificassero l'imprigionamento dell'indiziata a Slumfitting. Ne sono entrato in possesso con un riscontro del laboratorio della polizia scientifica, grazie ad un campione di capelli trovato in casa dell'accusata ».
Si voltò e prese una cartellina da uno dei banchi in prima fila.
« Abbia pazienza un secondo, vostro onore... » disse Sekiya.
Mostrò al giudice due fogli dattiloscritti.
« Abbiamo la testimonianza fornitaci da due infermieri, secondo cui Shadow Lady il mese scorso è uscita di prima mattina dall'ufficio del defunto signor Morinaka, noto con il nome d'arte di Optimus Potentium. Lì, oltre alle spoglie del povero Morinaka, c'era un agente di polizia di nome... » cercò su uno dei fogli, « Bright Honda, che fu trovato quasi assiderato da un'eliambulanza. Addosso all'agente c'erano capelli di donna, corrispondenti a quelli dell'accusata ».
Allargò le braccia.
« Quindi abbiamo le prove che ci servono, direi. » Concluse e porse al giudice le pagine.
Henmi attese che il giudice desse un'occhiata all'incartamento, poi replicò.
« Si tratta indubbiamente di prove indiziarie. Si può asserire che la signorina Komori era o sia stata in quel luogo. O abbia incontrato l'agente in qualsiasi altro posto ».
« Oh, che sbadato. » ribatté Sekiya portandosi una mano alle labbra, « Non ho detto che le tracce dell'accusata non erano sui vestiti, ma su una coperta che avvolgeva l'uomo. Di proprietà di Morinaka e proveniente da un armadio, fresca di bucato ».
Henmi fece una smorfia.
« Tuttavia, » osservò, « stando così i fatti la signorina Komori avrebbe tentato di salvare l'agente dall'assideramento, non è vero? »
« Certo. » convenne il procuratore, « Sembrerebbe un gesto molto nobile. Ma l'accusa non vuol mettere in dubbio quanto sia ammirevole in questa circostanza l'operato dell'imputata, quanto dimostrare la sua identità. Sono poco orientato a formulare nei confronti di Shadow Lady l'accusa di tentato omicidio dell'agente Bright, ma quella dell'omicidio di Morinaka. Inoltre vanno ricordate la morte di Kleine Hanayama e l'esplosione in cui fra gli altri perse la vita il sindaco Karman. Infine l'apparizione di quel mostro a Gray City, che presumo fosse un'allucinazione creata per gettare la città nel panico e prenderne il controllo ».
Henmi si concesse un discreto sorriso.
« E la sparizione di quella creatura ad opera della stessa Shadow Lady? » chiese.
Sekiya si studiò di nuovo le unghie, poi alzò le spalle.
« Probabilmente il mostro doveva essere solo la prova per un disegno più ampio. » ipotizzò, « Per gettare nel caos l'intera nazione ed attaccare il governo. Credo che Shadow Lady ed i suoi complici debbano mettere ancora a punto l'intera strategia ».
« Complici? » sottolineò l'avvocato difensore. « Non esistono complici di Shadow Lady ».
Il procuratore si pettinò un sopracciglio con un dito.
« Non esistono complici noti, vuole dire. » precisò, « D'altra parte è immediato pensare che Shadow Lady sia un diversivo per coprire l'intera cospirazione. Tra l'altro sto anche considerando la posizione dell'agente Bright, che avrebbe un rapporto indubbiamente insolito con la ladra. Tornerò con le testimonianze a riguardo ».
Si rivolse al giudice.
« Nel frattempo, lei convalida la mia richiesta per la custodia dell'indiziata in regime di massima sicurezza? »
Il giudice annuì.

Velkorva sedeva rilassata sulla poltrona dell'appartamento di Bright. Setna, come in un deja-vù, era di nuovo raccolta su se stessa ad angolo del salone. Questa volta però non dava le spalle alla stanza, ma guardava taciturna verso l'alto. Bean sedeva in terra accanto alla demone.
Bright entrò nella stanza, con una mano sul mento.
« Che pensi di fare, cucciolo? » esordì Velkorva.
« Ci sto appunto pensando. » rispose Bright, « Forse un amico o due possono aiutarmi a capire dove sia finita Aimi. Il problema sarà come farla uscire dal carcere ».
« Intendi portarla via? » insisté Velkorva.
« Ovvio. » replicò Bright, « Non voglio che resti in quella prigione. Qualunque essa sia. Le carceri di massima sicurezza sono luoghi soffocanti e poco igienici. Per non perlare dei secondini che alle volte sono anche peggiori della feccia che c'è dentro ».
« Vuoi metterti contro tutti gli umani e la vostra legge? » indagò ancora Velkorva, « È questo che intendo con il fatto che l'individuo prevale su di essa? »
« Voglio il bene della donna che amo, demone. » sbottò Bright, « Ma voi demoni non conoscete l'amore? »
« In effetti, no. » intervenne Setna, « Non ho mai capito i desideri della Signora Aimi e mi erano sembrati semplicemente poco onorevoli. Ora credo di cominciare a vedere più chiaro nella natura degli uomini ».
« Onore... » ripetè Bright, « questo, dunque, guida le vostre azioni. Eppure il più forte sopraffae il più debole, c'è onore in questo? »
Bean soffocò un grido. Velkorva fu in piedi in un attimo.
« È al mio agire che ti riferisci, umano? » la sua voce era improvvisamente glaciale, « Al fatto che la mia presenza renda impossibile a Bean di nuocerti ».
« Esattamente. » disse Bright, « Tra l'altro, questo è il momento di dirmi che cosa ti aspetti che io faccia per te. Perché hai un motivo per non volere che io perda la memoria, giusto? »
Setna fissava le scena con interesse. Velkorva diede le spalle all'agente.
« Che razza di creature irragionevoli gli umani. Demo è decisamente un folle ».
Bright incrociò le braccia al petto.
« C'è un demone della mia famiglia, » iniziò Velkorva, « Demo, a cui sono legata dall'origine della mia magia ».
« È pressappoco equivalente ad un legame di parentela per gli umani. » si affrettò a precisare Bean.
« Demo ha violato per primo l'antica legge. » continuò la Portatrice, « Consegnò l'ombretto magico da lui creato secoli fa, l'ombretto che dona il potere di Shadow Lady, ad un'umana. Sarebbe stato condannato a morte, ma fu proposto un patto. La vita di Demo per le pietre del diavolo ».
« Credo di averne veduta una. » ricordò Bright.
« L'impresa non riuscì. » proseguì Velkorva, « Almeno non interamente, perché si giunse quasi alla manifestazione del Diavolo della Distruzione. Che avrebbe significato la fine del mondo. Invece, poco prima della metamorfosi finale, Shadow Lady sigillò le pietre che si erano fuse insieme. Ma, in considerazione di ciò, Demo fu risparmiato e Shadow Lady ricevette l'incarico di Messaggero da parte del Sovrano del Fuoco. Demo rimase accanto a lei e le fu concesso l'aiuto dei demoni che prima sorvegliavano le pietre. Setna, Goug ed altri ».
« Così dunque la tua tortura fu sospesa. » osservò Bright rivolto a Setna. La demone annuì.
« In questi mesi, » riprese Velkorva, « a Gray City e altrove nel Paese appaiono inaspettatamente alcuni oggetti demoniaci. In possesso di alcuni esseri umani. C'è un disegno per il quale questi oggetti vengono distribuiti, su cui la polizia demoniaca sta indagando, con il contributo di Shadow Lady che li recupera ».
Velkorva tornò a girarsi verso Bright e si accomodò nuovamente sulla poltrona.
« Ora che l'ombretto è in tuo possesso, questo non è possibile. Il che mi spiace. Perchè, vedi cucciolo, è molto onorevole proteggere i più deboli che appartengono alla tua famiglia, specie se legati l'uno all'altra come siamo Demo ed io. Per questo voglio che Shadow Lady torni a lavorare assieme ai demoni. Ma da quello che capisco degli umani, se Shadow Lady ha dato a te il suo ombretto di sua volontà, non tornerà ad essere Shadow Lady a meno che non sia tu a restituirlo. Quindi, vedi, la tua memoria mi serve ».
Bright aggrottò le ciglia, riflettendo sulle parole della demone.
« D'altra parte, cucciolo, » domandò Velkorva con interesse ed aria di sfida, « se sei veramente dalla parte Shadow Lady, perché utilizzi il potere di Lujel? »

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Capitolo 5
*** I doni del demone ***


Shadow Lady e le catene invisibili
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I doni del demone

Il secondino spinse Aimi all'interno di uno sporco magazzino in penombra. La ragazza si portò le mani al volto a causa del tanfo, che le fece venire un senso di nausea. L'uomo strinse la casacca della prigioniera su di una spalla e la fece voltare verso di lui. Aimi trattenne un gemito.
Il suo cuore batteva forte, le sue gambe tremavano dalla paura.
« Quante volte Bright mi ha salvata, finora, da un bruto come questo? » si domandò tentando di essere fiduciosa. Ma le mura, spesse, metalliche, opprimenti del magazzino sembravano chiuse anche per le speranze. La porta rimaneva socchiusa, ma restava irraggiungibile. Una porta comunque ben lungi dalla libertà da lei agognata.
« Demo, forse, riuscirà a distrarlo e potrò cercare riparo per il corridoio. » pensò Aimi, ma il suo amico demone doveva essere ancora in attesa di un istante favorevole.
L'uomo raggiunse con l'altra mano il petto della ragazza e tirò la veste lacerandola. Aimi allontanò le sue mani dal viso e tentò di portare al suo corpo, coperto dalla sola biancheria. L'uomo la centrò con un ceffone, su una guancia le si formò un livido.
Ma fu il carceriere ad urlare di dolore.
Lasciò immediatamente Aimi. La ragazza lo scavalcò correndo e raggiunse la porta, ma non ne varcò la soglia. Ricevette un colpo in piena pancia. Un uomo alto e smilzo, con la faccia butterata e gli incisivi sporgenti entrò nella stanza con in mano un manganello. Anche egli indossava l'uniforme dei secondini. Sorrise cattivo.
« Credevi che sarebbe stato così facile andartene? » la schernì.
Aimi non rispose. Era senza fiato e un dolore intenso le chiudeva la bocca dello stomaco.
Il nuovo arrivato calò di nuovo il manganello sulla nuca della ragazza. Aimi sentì un dolore tanto forte da perdere la consapevolezza di altro, poi più nulla.

« Aimi! » urlò disperata la voce di Demo dal buio.
Il secondino smilzo rideva crudelmente, una risata sguaiata che coprì la voce del demone. Avanzò un passo verso la sua vittima stesa a terra e priva di conoscenza. Il suo ultimo passo.
Una lieve, invisibile nuvola di vapore di alzò dal corpo del secondino, mentre un odore acre di carne bruciata si diffondeva al di sopra del tanfo del magazzino. Poi la pelle dell'uomo si aggrinzì di colpo e si ingrigì in un batter di ciglia. Immediatamente dopo, il corpo dell'uomo collasso in una nuvola di polvere, su cui si adagiarono per pochi secondi i vestiti, prima di consumarsi anche essi in una rapida fiammata.
Demo volò in picchiata su di Aimi e le sollevò la testa. Seduto su un'inesistente sedia, anche il demone dall'aspetto di anziano era apparso in prossimità della ragazza.
« Come sta? » domandò il secondo.
« È svenuta Goug. » spiegò Demo, « Ma si riprenderà presto ».
L'altro secondino, quello che aveva spinto Aimi nella stanza, si volse verso le due creature. Stringeva digrignando i denti il polso della mano destra, con cui pochi istanti prima stava trattenendo Aimi.
« Chi accidenti siete voi due, bastardi!? » imprecò.
« Se avessi saputo che era tanto debole, » commentò Goug ignorandolo, « sarei intervenuto prima ».
« È così che sono gli umani. » precisò Demo, « Io speravo di trovare il modo di evitare di essere visto ».
« Non capisco la tua preoccupazione. » gli confidò Goug, « Io non posso permettere che il Messaggero sia sopraffatto dai suoi nemici. È il mio Sovrano che mi ha posto a custodire la padroncina. Tu non sei forse legato a lei ancora più strettamente dai vincoli degli umani? »
Il secondino urlò con rabbia.
« Fuori di qui o vi sparo! »
Ma continuava a tenersi un polso con una mano digrignando i denti.
« Aimi vuole proteggere i suoi simili. » spiegò Demo, « Detesta quando i più forti prevalgono con la violenza. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto sfuggire con l'astuzia. Allontanarsi dagli altri perché non ci vedessero. Invece ora la polizia dei demoni dovrà modificare la memoria di questo idiota che sbraita, mentre noi rischiamo di farci arrestare per avere infranto l'antica legge ».
Goug fece un sorriso sghembo. « C'è una certa tolleranza sulla norma che impedisce i contatti con gli umani, dovresti saperlo. Non pochi demoni, per dire, preferiscono che i Misti restino tra gli uomini piuttosto che tornino tra noi. E la polizia non deve intervenire per cancellare la memoria dei morti ».
« Bastardi assassini, vi faccio a pezzi. » minacciò il secondino.
« Ora comunque dovremo chiamare Bean, non credi? » domandò Demo.
« Direi di no. » replicò Goug, « Come ti dicevo, gli umani morti non preoccupano i Sovrani ».
Demo sgranò gli occhi e poi li puntò all'umano, che rimaneva nella medesima posizione, rosso in volto e respirando con difficoltà.
« Quello che era fuori dalla porta » osservò Goug, « doveva essere un umano di poco conto. Non un vero aggressore, ma uno a cui piaceva spalleggiare umani più determinati. Per questo non ho voluto che soffrisse a lungo. Quello che ha interamente concepito l'idea di usare violenza sulla padroncina è evidentemente questo residuo di umano che abbiamo davanti ».
« Quindi... » balbettò Demo, « Finirà presto? »
Goug scosse la testa con lentezza.
« Avrà abbastanza tempo per sentire il fuoco che lo divora dall'interno, seccandogli il sangue a poco a poco e devastandogli le carni pezzo a pezzo. Un supplizio meritato. Un'agonia degna di chi sfida il potere del mio Sovrano ».
Demo deglutì. Aimi gemette.
Il piccolo demone alato spostò con delicatezza alcune ciocche di capelli che erano finire sulla fronte e davanti agli occhi di Aimi. La ragazza tossì saliva mista a sangue, poi riuscì a respirare profondamente. Quando, dopo numerosi altri respiri riuscì a guardarsi intorno, non c'erano altri umani nel magazzino, ma solo due sparuti mucchietti di cenere.

Bright represse un moto di sorpresa e di rabbia verso la Portatrice dell'Oscurità.
« Di che cosa stai parlando? » domandò sdegnato.
« Del potere di Lujel, » rispose Velkorva con tono cantilenante, « Portatore dei Ghiacci, Sommo Gelo, Stirpe dell'Aurora, Rigore dell'inverno, demone dei primi millenni e qualche altro titolo che non ricordo. Hai detto tu stesso che lo hai incontrato. Il potere che ha ridotto all'impotenza un Domatore del Fuoco, non sai di averlo? »
« Ho incontrato una creatura che ha detto di chiamarsi Lujel. » confermò Bright prudente, « Ma era venuto ad uccidere un umano, non a dare a me un qualche potere ».
« Dunque, » chiese Velkorva con un sorriso sarcastico, « come credi di aver fatto prigioniera Setna? »
« È stato Goug. » replicò Bright, « Lui ha preparato una trappola per fermare Setna... »
« Ti sbagli umano. » lo interruppe Setna mostrandogli le manette le portava ai polsi, « Queste non sono opera di Goug. È da queste che viene il potere che mi trattiene, da queste e dalla tua cupidigia. Perché sopra ogni cosa, desideri la fine di Shadow Lady ».
« Quelle manette? » s'informò perplesso Bright, « Vuoi dire che Lujel le ha messe nel mio soprabito mentre ero quasi congelato? »
Si avvicinò a Setna, fissando interessato l'oggetto che aveva ai polsi.
« Sembrano del tutto normali. » continuò, « Non capisco come avrei potuto distinguerle da qualsiasi altro paio che uso ».
« Tu non le hai usate. » precisò Setna, « Mi hanno imprigionata da sole, dopo chele hai lanciate verso di me. Senza che tu le dirigessi ».
« Non può essere andata così. » osservò Bean, « Gli oggetti di un demone devono essere consegnati ad un uomo perché li usi e deve essere spiegato a che cosa servono, solo così possono assorbirne la cupidigia ».
Bright si rivolse verso la Portatrice, con uno sguardo di divertita perplessità.
« Non credo che un demone mi abbia mai regalato delle manette, Velkorva ».
« Pensaci meglio. » suggerì l'interpellata con un ampio sorriso di sfida.
Bright strinse le spalle.
« In polizia usiamo le manette che ci danno in dotazione, solo una volta... » un colpo di tosse lo interruppe. Smise di sorridere, nei suoi occhi apparve un lampo di comprensione e di panico.
« Una volta... » tossì di nuovo. E nuovamente. E ancora.
Cadde in ginocchio, in preda ad un incontrollabile attacco di tosse.
Velkorva lo studiava perplessa, Bean preoccupato, Setna tremante.
Fu un lungo minuto, quello in cui l'agente cercò di controllare il suo respiro. Poggiò le mani a terra, esausto, infine riprese a respirare normalmente.
« So che alcuni uomini hanno usato oggetti che donano un potere sovrumano. » raccontò.
Prese un altro respiro e spostò in avanti un ginocchio, poi facendo perno su di esso tornò in piedi.
« Ho chiesto ad alcuni di essi come li avevano ottenuti. » proseguì, « Non erano in grado di dirmelo. Quando tentavano di rivelare il minimo dettaglio a riguardo tossivano, fino a non avere più aria in gola ».
« Quello che è successo anche a te ora, umano? » indagò Bean.
Bright non osò nemmeno un cenno della testa per confermare, consapevole che la sua risposta sarebbe stata impedita da un nuovo attacco di tosse. Ma il suo silenzio fu inteso nel modo corretto dai demoni.
« È così dunque. » commentò il poliziotto demoniaco, « Le catene invisibili che spesso legano gli artefatti al loro creatore hanno imprigionato anche te ».
« Sai come potrebbero essere tolte queste catene? » domandò con ansietà Bright.
Bean annuì.
« Shadow Lady lo ha fatto una volta. » raccontò, « Ha privato una umana del desiderio del dono avuto dal demone, ha annullato la cupidigia che le imponeva di usarlo ».
« Keiko Okuma. » sussurrò Bright ricordando uno dei suoi incontri con l'inafferrabile ladra, « Ecco a che cosa le serviva quella messa in scena... »

« Cosa devi fare allora? » aveva domandato Bright.
Shadow Lady aveva inclinato amabilmente il capo.
« Dopotutto credo che non te lo dirò. » aveva detto, « Non ho la tua fiducia e non vedo perché tu debba avere la mia ». « Se stata tu la prima a chiedere di non fare domande. » aveva osservato Bright.
« Avevo le mie ragioni » aveva detto lei, tristemente « ti ho detto anche altro se ricordi ».
« Che eri felice dei miei sentimenti, ma che qualcosa ti impediva di ricambiarli. » aveva rammentato Bright.
« Lo sono tuttora. » aveva insistito la ladra, « Tu non mi credi? »
« Tu non hai fiducia in me, ne devo avere io in te? » aveva replicato Bright.
« Ti chiedo di aspettare venti minuti prima di toglierti le manette ed inseguirmi. Se mi dici che lo farai, ti crederò. Ti basta? »
« Come potrei toglierle? » aveva domandato Bright.
« Sono quelle che mi hai messo tu. » aveva spiegato Shadow Lady.
Bright si era irrigidito.
« Credo... » aveva aggrottato le ciglia, « Che siano un paio che ho avuto da un tale che non me ne ha dato le chiavi ».
Shadow Lady aveva riso.
« Il brillante ed implacabile Bright che inciampa in un banale errore. » Aveva guardato Bright con condiscendenza. « Allora tra venti minuti tornerò qui da te e ti libererò ».

« ...altro che inciampo. » sussurrò Bright a se stesso, « una caduta, completa di ruzzolone ».
« Non dovrebbe essere difficile sciogliere le catene, cucciolo. » ipotizzò Velkorva. « Ora sai la verità su di noi e Shadow Lady, quindi credo che tu capisca che né tu, né lei potete tirarvi indietro dall'aiutarci, che poi significa aiutare voi stessi ».
« Fermo restando... » iniziò Bean per poi fermarsi e proseguire con dolcezza, intercettato uno sguardo della Portatrice verso di lui, « ...che l'umano Bright Honda dovrà sottoporsi all'autorità del Consiglio ».
« No. » intervenne Setna con una smorfia, « Non è affatto semplice ».
Gli altri tre la fissarono con altrettante paia di occhi con diverse sfumature di perplessità ed irritazione.
« Io ero presente quando la signora Aimi ha ceduto l'ombretto all'umano. » ricordò, « E non potevo fare a meno di ascoltare. La signora Aimi ha affidato mediante esso il suo stesso cuore a Bright ».
« E dunque? » la esortò Velkorva con sufficienza.
« Dall'ombretto dipende il destino di Shadow Lady. » proseguì Setna, « Ma Bright non restituirà l'ombretto, perché tale non è la volontà della signora Aimi ».
Velkorva sbuffò. Bean scosse la testa. Setna insisté.
« Non è così, forse? »
Bright annuì. « Hai ragione. » convenne, « Io non desidero la fine di Shadow Lady, ma desidero che Aimi sia accanto a me. E l'ombretto che mi ha consegnato rappresenta la promessa di condividere la nostra vita. Non lo cederò a nessuno senza prima spiegare ad Aimi che non intendo rompere quella promessa ».
Bean rise. « Curiosi gli umani ».
Setna sospirò.
« Sorprendenti piuttosto. » lo corresse, « Troppo tardi comincio a capirli ».
« Devo trovare Aimi. » riprese Bright.
« Probabilmente Demo è con lei. » suggerì Setna, « Io potrei fare un simulacro ma non imprigionata così, quindi siamo in uno stallo ».
Velkorva fece un piccolo gemito.
« Primi Istanti dell'Esistenza! » esclamò, « Sono un Portatore dell'Oscurità. Credete che non sappia dove si trova un membro della mia famiglia? »
Bright sorrise.
« Bene, allora sappiamo come cominciare. » disse.

La creatura aveva un volto privo di orecchie ed il naso schiacciato. I suoi capelli erano bianchi e sul suo volto le pelle appariva segnata da macchie. Una piccola luce, un globo luminoso che splendeva da sé come una stella illuminava quel volto e la sua espressione, stanca, affannata.
Una voce venne dal globo, apprensiva.
« Che è successo Kuriaf? » chiese.
« Non ce l'ho fatta, Vaar. » rispose la demone, « Non sono riuscita a trovare nei ricordi dell'umano Sekiya le informazioni che cerchiamo. Non so se lui sia guidato da Lujel ».
« Quei ricordi sono irraggiungibili? » indovinò Vaar.
Kuriaf scosse la testa. « Oh, no. Anzi sono tra i pensieri più accessibili dell'uomo, raggiungibili al primissimo contatto. Ma... »
« Ma? » la esortò Vaar.
« Ho percepito qualcosa di insolito, di potente, e sono divenuta prudente. » spiegò l'altra, « c'è una implacabile maledizione su quei ricordi. Se provassi a leggerli o a nasconderli nei luoghi più segreti della mente dell'umano, la maledizione agirebbe ».
« Quindi abbiamo una prova. » concluse Vaar, « La prova di un qualche legame tra quest'umano e Lujel, qualunque esso sia ».
Kuriaf annuì. « Potrebbe essere una falsa traccia, meglio non dimenticarlo. Ma non penso che sia questo il caso ».
« Dovremo sapere quello che l'umano fa. » suggerì Vaar, « Seguendolo passo passo, se necessario. Sento di essere tornato pienamente in possesso della mia magia, ora. Voglio attendere qualche ora, poi scioglierò il globo che Sua Grandiosità Makuberu ha donato. È tempo di fare ciò per cui la mia esistenza continua ».

Un profilo scuro nella notte ed illuminato da luci alle finestre si levava nel cielo. Un edificio massiccio e tetro a cui neppure l'oscurità donava il dubbio di un aspetto gradevole. Sorgeva su un basso altopiano, coperto da neve fresca e sferzato da venti gelidi.
« Slumfitting. » sussurrò Bright, « Questo è il luogo dove tu credi che sia? »
« Questo è il luogo dove certamente è Demo. » illustrò la voce di Velkorva, « Tu riesci ad immaginare il motivo per cui un demone che adora le grazie del gentil sesso potrebbe recarsi qui? »
Bright scosse la testa.
« Allora non resta che chiedere a Demo dove sia Shadow Lady. » suggerì Velkorva, « Non ti pare? »
Bright annuì.
« Sì, fallo. » acconsentì, « Io intanto comincio a pensare ad una idea o due per arrivare lì dentro. Ma, con quelle mura, credo che dovremo attendere almeno domani notte ».

Aimi si girò faticosamente sul duro giaciglio della sua cella. Il volto era segnato ancora dal livido, la camicia da carcerata era stata rammendata in malo modo.
Aprì gli occhi, guardando fuori dalla cella e sperando invano di essere riuscita a dormire qualche ora. Volse la testa e scorse Demo. Gli sorrise.
« Sei sveglia, allora. » osservò il demone sorridendo di rimando.
Aimi annuì. « Ma devo dormire un po'. » disse, « Temo che dovrò adattarmi a rimanere qui dei giorni ». Il sorriso di Demo si allargò.
« Ci sono buone notizie, invece, » annunciò, « Bright ti ha trovata e vuole che tu sappia che verrà a liberarti domani notte ».
« Quel testone. » commentò Aimi con un sorriso, « Vorrebbe entrare qui a prendermi e farla franca. E per di più è capace di farlo ».
« Oh, non ci vorrebbe molto, » precisò Demo con aria furba, « se ci portasse solo un certo ombretto ».
« Beh, » insisté Aimi, « a quanto sembra vedremo di cavarcela con le nostre abilità di semplici umani ».
Il sorriso di Demo svanì.
« In realtà non è così. » raccontò, « Velm mi ha detto che c'è una demonessa che aiuta Bright. Una Portatrice che gli ha dato questo messaggio per te. Non sono certo di chi sia, ma un'idea ce l'ho... non conosco però che ruolo avrebbe nella vicenda, anche se penso che stia controllando il nostro amico Bean ».
« Bean? » domandò Aimi.
Demo sospirò. « Devo proprio dirtelo, Aimi, non è stata una mossa prudente da parte tua separarti così in fretta dal potere di Shadow Lady. Tu non sei in grado di contrastare gli umani e sono convinto che Bean stia facendo un gioco molto pericoloso con i demoni ».
« Sapevamo che andavamo verso grossi rischi. » tagliò corto Aimi, « E prudenza e sentimenti non vanno mischiati ».
Demo sollevò le sopracciglia.
« Bright è coinvolto quanto te, a questo punto. Ma tu non gli hai detto il motivo per cui usavi il potere di Shadow Lady, vero? »
Aimi non rispose. Si sdraiò invece di un fianco, porgendo la nuca al suo interlocutore.
« Lo so, il tuo arresto è avvenuto nel momento peggiore. Stavi solo aspettando di informare me e gli altri della decisione che avevi presto, per parlare con lui di tutto quanto. Aimi, qualcuno ne ha approfittato. Qualcuno è riuscito, forse, a manovrare Bright per fermare Shadow Lady ».
« Piantala, Demo. » ordinò la voce della ragazza, acida.
Demo annuì, intrecciando le dita.
« Scusami. » disse, « Sono solo preoccupato per te ».
Aimi si sollevò, girandosi verso il piccolo demone.
« Sì, lo capisco. » replicò.
« Allora, buona notte. » concluse Demo.
« Grazie, ne ho bisogno. » commentò Aimi. Tornò a sdraiarsi su un fianco, ma i suoi occhi rimasero ostinatamente aperti.

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Capitolo 6
*** Fuga impossibile ***


Shadow Lady e le catene invisibili
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Fuga impossibile

Il mattino dopo Aimi si sveglio con il sorriso sulle labbra, nonostante avesse riposato solo poche ore. Il sole aveva appena iniziato a stendere i suoi raggi sulla monotona pianura di Slumfitting, trasformata dalla forte nevicata delle prime ore del mattino, che la rendeva ovattata e quasi gradevole.
Il livido del giorno precedente era divenuto più evidente, ma il viso della ragazza emanava comunque bellezza ed entusiasmo.
« Questa notte Bright verrà. » sussurrò certa che Demo la sentisse, ma consapevole di voler dare voce ai suoi pensieri piuttosto che di ascoltare il demone, « Verrà a liberarmi. Anche se tutti credono che da questa prigione la fuga è impossibile, io non lo credo. Io credo in lui ».

« Credo, vostro onore, » disse Henmi, « che la mia assistita sia sottoposta ad un regime restrittivo indegno di un Paese civile ».
L'anziano avvocato ed il giudice si trovavano nella medesima sala in cui solo il giorno prima era stato discusso il trasferimento di Aimi a Slumfitting. Tra le braccia del ricco lampadario, nessuno dei due notò un piccolo essere avvolto in una sfera di luce. Una creatura di figura vagamente umana, poco più alto di un dito e con una lunghissima coda.
« Le vessazioni in carcere sono proibite da tutte le convenzioni internazionali. Sto valutando la possibilità di presentare un esposto alle autorità planetarie, per la sproporzione che questo trattamento rappresenta in merito a quanto contestato ad Aimi Komori. Fosse pure una pluriomicida ».
« Le ricordo che alla sua cliente è contestato ben altro. » disse una voce proveniente dall'ingresso della sala. Il procuratore Sekiya avanzava verso la scrivania del giudice, dimenandosi lievemente e facendo oscillare la chioma profumata e perfettamente acconciata.
« Chiedo perdono per il ritardo. » disse rivolto al giudice, « Non ho avuto modo di avvertire per tempo che avrei tardato un quarto d'ora ».
« Una lunga fila dal parrucchiere? » insinuò Henmi.
« Stamani in effetti ho atteso un po' a lungo, » confermò Sekiya guardandosi le unghie, « ma non è quello li motivo del ritardo. Attendevo di ricevere via fax notizie dal laboratorio della sezione scientifica della polizia ».
« Un altro caso interessante per le mani, avvocato? » domandò sarcastico Henmi.
« Oh, no! » replicò il procuratore sbattendo le ciglia, « sempre il nostro, Henmi. Il caso Aimi Komori. » fece una breve pausa « Alias Shadow Lady ».
Aggiunse un ampio sorriso e riprese.
« Avete già cominciato? »
« Ho esposto al giudice l'accaduto, sì. » confermò Hemni.
« Molto bene. » commentò l'altro, « Molto, molto bene. Mi correggano se sbaglio ».
Adagiò con delicatezza la sua valigia sul banco dei testimoni, la aprì e ne trasse un incartamento. Sfogliò alcune pagine e, giunto al punto che cercava, sorrise con malizia.
« Ecco. » annunciò, « Nel tardo pomeriggio di ieri, l'indiziata è stata trovata fuori dalla cella dove era stata rinchiusa solo da poche ore. Si è fermata all'alt intimato ed ha acconsentito a tornare in cella, non senza però essere accompagnata in infermeria, dove ha ricevuto cure per un livido di scarso conto. Decisamente un piano ben congegnato ».
« Un piano per cosa? » chiesero all'unisono l'avvocato ed il giudice.
Sekiya agitò le spalle vezzosamente.
« La sua fuga, ovvio. Slumfitting è un labirinto di corridoi e probabilmente il tragitto fino all'infermeria è servito perché la prigioniera prendesse nota del numero dei sorveglianti e degli angoli ciechi per le telecamere. Ma per andare con un serio pretesto in infermeria ha simulato un'aggressione, della quale non ci sono testimoni ».
« Forse, » suggerì Henmi, « sarebbe meglio trarre le conclusioni una volta ritrovati i secondini spariti ».
« Esatto. » concordò Sekiya. « Il che ci porta alle analisi che ho atteso. Temo che la cosa sia alquanto raccapricciante. Un certo quantitativo di cenere trovata in un magazzino si è rivelato essere i poveri resti dei due nostri secondini dispersi. » Trattenne un singhiozzo. « Che fine orribile! »
Henmi era pallido. Il giudice boccheggiava.
« Ma come crede che una ragazza disarmata e sorvegliata abbia potuto... » iniziò l'avvocato.
« Io credo che quella sia Shadow Lady, avvocato. » intervenne il procuratore. « Dimentica che la ladra è famosa per imprese tanto feroci quanto inspiegabili? »
Hemni si concesse un'osservazione ironica.
« Senza dimenticare il piano con cui intende rovesciare il governo, grazie ai suoi complici che nessuno ha mai visto... »
« Naturalmente ho considerato che potrebbe ricevere aiuto anche dall'esterno. » replicò Sekiya, « Fatto che mi spinge a richiedere un diverso tipo di sorveglianza per l'indiziata. Il più adeguato a terroristi che hanno ucciso dei poliziotti ».
« Ho capito dove vuole arrivare. » sbottò l'avvocato, si rivolse al giudice « Non ci sono ancora prove certe che l'accusata sia Shadow Lady, non c'è uno straccio di prova che mostri come Shadow Lady intenta attentare alla sicurezza nazionale. Il mio collega sta per chiedere un trasferimento nel carcere militare, vorrà concedere anche questo? Ci pensi bene, signor giudice, perché questo potrebbe complicare la vicenda ed il processo e sottrarlo alla nostra giurisdizione ».
« Ci sono dei precedenti. » precisò Sekiya.
« In tempo di guerra, immagino. » riprese Henmi.
Sekiya si accarezzò un sopracciglio.
« Anche, ma trovo più significativi quelli avvenuti durante la grande epidemia di colera ».
« Cioè con la giurisprudenza di trecentoventi anni fa. » aggiunse l'avvocato « Giudice, davvero ha intenzione di prendere sul serio la richiesta? »
Il giudice scosse la testa.
« Mi dispiace, avvocato Henmi. » disse, « La morte di due agenti carcerari è un fatto grave, ancora più perché avvenuto a Slumfitting. Questo mi costringe ad adottare misure drastiche ».

Il frastuono del cancello che veniva spostato rese inaudibili i passi della figura nera che lo attraversava, mentre l'oscurità della notte la rendeva invisibile agli occhi. Bright prese una coppia di ventose da una tasca dell'abito nero ed iniziò la scalata di un muro, rapidamente giunse all'altezza di un riflettore, che veniva acceso proprio in quel istante. Individuò la finestra dietro al riflettore e la raggiunse con un salto.
Sorrise. Appeso solo per una mano, rovistò in una tasca e ne prese un oggetto delle dimensioni di una penna. La passò attorno ai bordi della finestra, poi vi mise sopra una ventosa. Diede uno strappo ed il vetro venne via. Lo adagiò con cautela sul cornicione al di sopra.
Riprese lo strumento con cui aveva tolto il vetro e ne puntò l'altra estremità verso le sbarre. Una breve ed intensa luce si accendeva ad ogni contatto. Lavorò sulle sbarre poco più di un minuto, quindi ripose il suo strumento e le afferrò con la mano. Un secondo strappo e anche esse vennero via, Bright le collocò accanto al vetro. Diede uno sguardo al corridoio ed entrò dalla finestra, corse fino ad una telecamera raggiungendo il punto del muro dove era istallata e vi applicò un minuscolo trasmettitore. Attese che lo strumento ruotasse sul braccio dove era collocata un paio di volte, poi attivò il trasmettitore. Tornò alla finestra e recuperò le sbarre tagliate. Con un nastro preso dalla sua tasca, le fissò in modo di poterle facilmente rimuovere.
Si incamminò con prudenza per il corridoio, fino all'ascensore. Lo chiamò e attese.
Quando la porta dell'ascensore si aprì vi entrò e saltò sul soffitto, assicurandosi ad esso con la ventosa.
Strinse i denti e prese fiato.
C'era molta strada da fare per raggiungere Aimi, per portare a termine quella fuga.

Il telefono squillò ripetutamente.
Sekiya uscì dal bagno avvolto in un accappatoio ed in un alone dolcemente profumato. Sbuffò, poi prese in mano la cornetta e rispose « Sekiya ».
Il suo corpo si irrigidì.
« Facevo il bagno. » si giustificò. « Che cosa vuoi? Non pensavo che avresti chiamato... »
Si interruppe. Annuì.
« E chi ti ha detto...? »
Tacque di nuovo.
« D'accordo, subito! »
Agganciò e compose un numero sul telefono.
« Sono il procuratore Sekiya. » si annunciò, « Mi passi il Governatore ».
Un attesa.
« No, non ho intenzione di rimandare a domani, a meno che non vogliate ricevere ora una comunicazione scritta del fatto che vi avviso di un pericolo e rispondere domani ai giornalisti, quanto chiederanno al Governatore perché non ha agito a riguardo. Per l'esattezza non posso aspettare neppure un minuto ».
Ne passarono due, mentre si massaggiava stancamente una spalla, poi udì di nuovo una voce all'apparecchio.
« Perché la chiamo? Per evitare una fuga da Slumfitting ».
La voce dall'altra parte dell'apparecchio disse qualcosa.
« Di chi crede che parli? Aimi Komori, indiziata di essere Shadow Lady ».
Di nuovo dall'apparecchio venne una replica.
« So che è sorvegliata. Ma qualcuno si è introdotto da pochi minuti nella prigione con l'intento di liberarla ».
Altri suoni dall'apparecchio.
« Sì, le confermo. La stessa fonte delle altre volte. Quella che non ha mai sbagliato ».
Un'ennesima replica del telefono.
« D'accordo, quindi, a domani. » concluse Sekiya.
Dietro la tenda della finestra, la creaturina luminosa dalla lunga coda ascoltava attenta.
La luce si affievolì, poi l'esserino sparì in una pioggia di scintille.
Sul tetto di quella bassa casa, circondata da un curatissimo giardino, Kuriaf attendeva seduta, con il viso rivolto alle stelle. Abbassò lo sguardo quando una piccola scintilla di luce giunse e si allargò fino a che al suo interno non apparve la creatura che spiava Sekiya.
« Qualcosa di interessante, Vaar? » domandò Kuriaf.
« Decisamente, sì. » rispose la creatura, « Il nostro uomo sa decisamente troppo per un essere umano. Se è vero che qualcuno sta cercando di liberare la Padrona Aimi e gli umani non se ne sono avveduti, è possibile che egli sia un demone e che un demone sorvegli la prigione ».
« Lujel. » indovinò Kuriaf.
« Come giustamente osservavi, » continuò Vaar, « Lujel deve stare usando da molto tempo il suo potere per contrastare la Padrona Aimi. Almeno da quando apparvero in città le creature della televisione, circa quattro mesi fa. Lujel è nemico di Shadow Lady e tuttavia non può affrontarla direttamente, per non svelarsi al Sovrano ».
« Ma venisse scoperto e decidesse di attaccarla? » domandò Kuriaf.
Vaar sospirò.
« Possiamo solo sperare che Goug trovi la forza di difenderla ».

L'allarme risuonò assordante per i corridoi di Slumfitting. I passi di coloro che camminavano lenti per i corridoi furono sostituiti dai tonfi prodotti dai secondini che correvano ad accertarsi che le celle fossero chiuse ed i detenuti al loro posto.
« Maledizione. » imprecò Bright che stava applicando un trasmettitore ad una telecamera, « Come diavolo mi hanno trovato? »
« Temo che sia stato un demone, cucciolo. » disse una voce sensuale. Velkorva era apparsa, nelle sue consuete fattezze, ma ridotta alla dimensione di una decina di centimetri, nell'ombra che la telecamera produceva sul muro.
« Che vuoi dire? » domandò il giovane.
« Oh, sei molto ammirevole, » si complimentò Velkorva, « ho notato quegli aggeggini che attacchi qui e là... vedo che hai la capacità di mettere fuori uso le cose che costruiscono gli umani. Credo che siano del tutto inconsapevoli della tua presenza qui ».
« Vieni al punto. » la incitò Bright.
« C'e Lujel, qui in giro, da quello che percepisco. » disse, « Sorveglia Shadow Lady. Si è accorto di te ed ha trovato il modo di mettere in allarme tutto il carcere. Devi andartene ».
« Posso raggiungere Aimi... » iniziò Bright.
« Non hai capito. » precisò la Portatrice, « C'è Lujel. Da lui non puoi difenderti ed io non potrei proteggerti ».
« Ma non temevi solo il potere dei Sovrani? » sottolineò Bright.
« Esageravo. » confessò Velkorva, « Temo i Sovrani e qualcuno dei più antichi Portatori. Comunque non mi sembra il caso di scatenare una contesa di Tenebre e Ghiacci in questo edificio pieno di umani, sebbene riconosco che sia abbastanza freddo ed oscuro per essere lo scenario addatto, trovi? »
« D'accordo. » sospirò Bright. « Allora fammi raggiungere Aimi ».
« I miei attuali poteri non mi consentono di aiutarti in tal modo, cucciolo. » spiegò Velkorva, « Ho evidentemente sottovalutato l'utilità di una magia mai appresa ».
Bright strinse i denti. Un piccolo telecomando emerse dalla sua tasca.
« I miei dispositivi interferenti manderanno dei segnali di disturbo, prima di autodistruggersi. Se gli agenti li seguiranno, guadagnerò un po' di tempo ».
Spinse un pulsante. Staccò la ventosa dal muro e atterrò morbidamente sul pavimento. Poi corse alla finestra. Di nuovo prese dalla tasca lo strumento a forma di penna. Tagliò le sbarre in meno di un minuto e ruppe il vetro con un colpo deciso senza preoccuparsi dei frammenti che cadevano. Salì con le ventose in alto, tentando di ignorare il vento ed il gelo che gli intorpidivano i muscoli. Proseguì diversi minuti prima di raggiungere la sommità di uno dei fabbricati che costituivano la prigione.
Prese fiato e di nuovo spinse un bottone sul telecomando. D'improvviso percepì qualcuno alle sue spalle. Aveva l'aspetto di un uomo alto oltre due metri e dalle iridi di ghiaccio.
« Buonasera, umano ».
Bright lo riconobbe in un istante.
« Lujel. Stavolta hai deciso di uccidere me? »
Il demone scosse la testa.
« Ho due ragioni per non farlo. La prima è che Velkorva ti è vicina e che anche Goug sa che io sono qui. Non sarebbe una mossa saggia impegnarsi in uno scontro con due Portatori, specie considerato che Goug vive al solo fine di estinguermi. La seconda è che non voglio ».
« Hai bisogno di noi uomini per il lavoro sporco? » insinuò Bright.
« Ho il compito di sorvegliare Shadow Lady. » spiegò Lujel, « Non posso sottrarmene, ora. Ma non sono stato incaricato di sorvegliare la prigioniera, se venisse spostata ».
« Perché mi dici questo? » domandò il giovane.
« Perché voglio che tu continui la tua indagine, umano. » rispose Lujel, con il suo tono privo di espressione.
« Per arrestare Shadow Lady? » replicò Bright al di sopra del vento che fischiava, « Non contarci ».
« Ho fabbricato io le tue manette. » riprese Lujel, « Ma non sono stato io a dartele ».
« Allora chi...? » iniziò l'umano.
In quel momento una luce si accese nel cielo ed un veicolo che si intravedeva nell'oscurità fece cadere una corda nel punto dove Bright si provava. L'agente l'afferrò e si ancorò ad essa infilando un gancio in un cappio che aveva alla vita. Il veicolo salì alto nel cielo, portando Bright lontano dalla prigione di Slumfitting e dalle risposte che attendeva.

Aimi avanzava cauta per il lungo corridoio di Slumfitting. Dietro di lei due agenti, visibilmente nervosi, la seguivano con le armi spianate. Al suo passaggio le celle si animavano. Minuscoli pertugi di porte blindate venivano spalancati per cogliere la vista della ragazza per il maggior tempo possibile.
La ragazza rabbrividì. Questa attenzione non era quello che si sarebbe aspettata, né quello che le occorreva per fuggire. L'allarme della notte precedente le dava la certezza che Bright aveva mantenuto la sua promessa e le parole di Demo le assicuravano che non era stato fatto prigioniero a sua volta.
La scomparsa del carceriere due giorni prima era stata notata e, in qualche modo, si erano diffuse voci sulla sua sorte e sul ruolo che in ciò avrebbe avuto la presunta Shadow Lady. Le guardie di tutta la prigione, da parte loro, ora la trattavano con maggiore prudenza e malcelato disprezzo.
Per questo Aimi non si stupì nell'udire una voce isterica che diceva « Se lo meritava quel bastardo. »
La ragazza si perse invece tra i suoi pensieri. « Ed io che cosa mi merito? » si interrogò, « Come si può dire che io sia stata un meraviglioso Messaggero? Ho fatto molti sbagli e, se fosse uno sbaglio anche abbandonare il mio ruolo, almeno sarà l'ultimo ».
« Era ora che qualcuno la facesse finita con quel porco. » aggiunse un udibile sussurro che proveniva da una cella diversi metri più avanti.
« Finiscila, Setna. » Aimi ricordò, « Così le ho risposto quando ha cercato di darmi un consiglio. Era un consiglio che non avrei mai seguito, ma era un suo consiglio. Il suo primo consiglio. Qualcosa che comunque avrei dovuto accogliere con gratitudine ».
« Hai avuto ragione a farlo secco. » chiosò una voce roca, mentre Aimi svoltata verso un secondo corridoio.
« Ho detestato Setna per avere ucciso Vaar e Kuriaf. » rifletté « Per avermi tradito. E io? Non ho cercato la comprensione di Demo e Vaar, che mi assecondavano meglio come essere umano. Che mi obbedivano sforzandosi di capirmi. Perché Setna doveva darmi fiducia? Non l'ho affidata spesso alla custodia di Vaar, come se fosse stata ancora una prigioniera? »
Aimi giunse vicino alla porta che conduceva verso il basso.
« Falli fuori tutti. » disse una voce isterica.
Aimi sospirò, « Speravo di essere difesa, non che quegli uomini morissero. Ma conoscevo bene questo rischio. Conoscevo quanto poco per i demoni come Goug conta la vita di un uomo. O la vita dell'intero genere umano. Come ho potuto dimenticarlo con tanta facilità? Era così facile quando possedevo l'ombretto di Shadow Lady. Poter ridere di chi mi minacciava e fuggire, incompresa ma intoccabile. Demo ha ragione. Devo parlare a Bright. Se quando gli ho dato l'ombretto avessi saputo che quella sarebbe stata la mia ultima mattina di libertà, la mia ultima occasione di dirgli come stavano realmente le cose, tutto, tutto sarebbe stato diverso. Ho dimenticato che c'era un nemico nell'ombra, il vero nemico di tutti ».
Una porta si aprì davanti a lei. La porta di una stanza fiocamente illuminata, separata da uno spesso vetro da un altro locale, dove individuò immediatamente due persone che conosceva.

Sekiya fece un cenno del capo rivolto ad un secondino che orientò una lampada in direzione di una donna seduta al tavolo, nella stanza dietro al vetro. Lei strinse per un istante gli occhi, poi tese la schiena e diresse il volto verso Sekiya. « Non ho ancora parlato con il mio avvocato. » puntualizzò.
Sekiya sorrise con malizia. « Pensa di averne bisogno, signora Naru Arukawa? »
La donna, una ragazza magra sui trenta anni, non batté ciglio replicando. « Immagino che lei ritenga questa mia presenza a Slumfitting un piacevole diversivo, allora. Per inciso, credo che lei avrebbe dovuto dirmi chi è ».
« Credo invece di essere io ad interrogare, qui. » osservò Sekiya.
« Non mi ha detto ancora in base a quale legge. » si impuntò Naru, « I metodi di assalto ai quali deve la fama non l'hanno affatto resa simpatico, signor Sekiya ».
« Mia cara! » esclamò il procuratore, allora mi conosce già! Sono lusingato, mi creda. Il mio nome è davvero tanto famoso? »
« Piuttosto direi famigerato. » sottolineò Naru, « Almeno da come si parla di lei sui giornali. Dovrebbe anche dirmi perché sono qui, ma dal momento che sono piuttosto annoiata da questa conversazione, lo farò io. Shadow Lady. Di lei non so nulla ».
« Davvero? » domandò curioso il Sekiya « E perché pensa che voglia sapere questo da lei? »
Naru sbuffò. « Perché ho il filmato della sua ultima esibizione, realizzata privatamente su una mia coreografia. Ritengo che la ripresa sia stata effettuata da Shadow Lady stessa. Immagino che una ladra che dia preavvisi alla polizia sia abbastanza anomala da scegliersi una coreografa per fare un ballo ».
« Lo immagino anche io. » convenne il procuratore, « Ma perché una sua coreografia? »
Naru alzò le spalle.
« Forse, » suggerì Sekiya, « perché lei lavorava con Kimie Rimoko? »
Naru sussultò. L'uomo sorrise.
« È una delle coperture usate da Aimi Komiri, alias Shadow Lady. » aggiunse Sekiya.
« Adesso voglio il mio avvocato. » ribadì Naru.
« E perché? Che cosa la allarma? »
Naru strinse le sopracciglia ed una piccola ruga le si formò sulla fronte.
« Mi disturba il suo insinuare che io potrei essere a conoscenza di una identità fittizia di una nota criminale. Mi disturba che le ritenga possibile la mia partecipazione alle sua imprese. »
« Lei nega? » insisté il procuratore.
« Non ho bisogno di farlo. » si intestardì Naru.
« Signora, » l'ammonì Sekiya, « parecchi uomini si sono rammaricati di non essere stati accomodanti, una volta che i miei metodi sono stati applicati al loro caso ».
Naru gli mostrò un sorriso spudorato.
« Mai avuto a che fare con una donna, però. » obiettò.
« Donna o uomo non fa differenza! » squittì Sekiya.
« Forse perché frequenta solo uomini. » chiosò Naru.
Sekiya batté il palmo sul tavolo e le diede le spalle.

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Capitolo 7
*** La regina della notte ***


Shadow Lady e le catene invisibili
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La regina della notte

Il procuratore entrò nella stanza dove Aimi aveva assistito all'interrogatorio appena avvenuto. L'uomo aveva ritrovato li suo tedioso sorriso e si accarezzava con cura le sopracciglia. « Non reggerà. » dichiarò.
Aimi alzò le spalle. « Mi pare che abbia avuto la meglio, poco fa. » notò.
Sekiya sorrise. « Vero. » ammise, « Un'abile dialettica, non c'è che dire. Ma vedi, non ho ancora iniziato ad usare quelli che la signora Arukawa chiama i miei metodi d'assalto ».
« Davvero? » si incuriosì Aimi.
Sekiya annuì. « Posso formulare contro di lei un'accusa di connivenza con Shadow Lady che, al momento attuale, è accusata di attività eversive contro la nazione. La tragica fine dei due secondini ha allarmato seriamente il giudice ».
« È un'accusa spudoratamente falsa. » si indignò Aimi.
« Posso concederglielo. » replicò Sekiya, « Tuttavia io non desidero che sia condannata, ma solo che abbia un assaggio di Slumfitting. Io so quali secondini le offrirebbero un trattamento molto poco gradevole ».
« Perché vuole fare questo? » protestò Aimi infuriata.
« Ma io non voglio questo, cara. » replicò Sekiya, « Io voglio che Shadow Lady ordini ai demoni suoi servitori di non proteggerla da chi la minacci. Lo ordini con tutta l'autorità di cui è capace ».
« Cosa? » balbettò Aimi.
« Stupita? » continuò Sekiya, « Io ho un alleato molto potente e piuttosto informato dei fatti che la riguardano. in questo modo distruggerò Shadow Lady per sempre! »
« Sei in combutta con Lujel! » indovinò Aimi.
« È questo il suo nome? » domandò con sincera curiosità il procuratore, « Non mi ha mai interessato. I nostri interessi coincidono ed io coopero volentieri ».
« Che interesse hai a distruggere Shadow Lady? » chiese Aimi, con il fiato corto.
« La odio. » rispose semplicemente Sekiya, « Odio tutte le donne che espongono quelle loro forme aggressive e perturbanti. La vera femminilità è una qualità parimenti maschile e femminile e quella volgarità esprime solo una animalità che non corrisponde ad un vero sentimento né ad un animo civilizzato ».
« Lujel potrebbe distruggere il mondo. » sussurrò Aimi, « Lo sai questo? »
« Non lo so. » tagliò corto Sekiya, « È una tua opinione. Io non lo credo affatto. Puoi provarlo? »
Ma il suo sorriso di sfida sottintendeva che qualsiasi prova non lo avrebbe convinto. Aimi negò con un cenno della testa.
« Allora non dobbiamo dirci molto di più. » annunciò Sekiya, « Sai quello che avverrà a Naru Arukawa se non agisci. Qui non ci sono telecamere o microfoni, non conviene né a te né a me che qualcuno veda i tuoi demoni. Bene, Shadow Lady. Chiamali. Adesso ».

Velkorva entrò nello scantinato con il suo elegante passo felpato.
Sotto l'abitacolo di forma ovale di un curioso veicolo distinse un paio di gambe, distese su di una pedana. Il veicolo era sospeso a pochi centimetri da terra, da robusti cavi d'acciaio legati a due lunghe e sottili braccia meccaniche, che terminavano con tre spesse dita. Due altri arti, più tozzi e robusti, erano legati a terra. Completavano la macchina alcuni propulsori di forma cilindrica collegati all'abitacolo.
« Cucciolotto, » esordì, « posso chiederti che stai facendo? »
La voce di Bright proveniente dal di sotto del veicolo le diede la risposta.
« Devo sistemare questa macchina, credo che mi sarà d'aiuto per far fuggire Aimi ».
Velkorva gettò un discreto sguardo alle librerie devastate dall'incursione di Setna.
« In che modo? Stavolta intendi entrare con quella a Slumfitting » insisté la demone.
Bright fece scorrere la pedana ed uscì da sotto il corpo del veicolo.
« Ho visto Lujel, ieri sera ».
Velkorva annuì.
« Ho percepito la presenza due Portatori. » raccontò, « Lujel e Goug, a giudicare dal tipo di magia che si avvertiva. Immagino che non abbia potuto fermarti perché sapeva che saremmo intervenuti ».
Bright scosse la testa.
« Credo che voglia aiutarmi. »
Velkorva si concesse una delle sue risate cristalline.
« Andiamo, umano. » notò la demone, « È un tuo nemico ».
« Probabilmente. » replicò Bright, « Ma vuole che io tenti di liberare Aimi. Vuole che tenti mentre lui non ha possibilità di ostacolarmi. Lui rimarrà a Slumfitting, mentre Aimi sarà trasferita ».
« Ti ha detto dove? E quando? » chiese Velkorva.
Bright indicò un punto dietro alle spalle della demone.
« Non ieri sera. » spiegò l'agente, « Ma quando sono sceso qui ho trovato quella scritta ». Erano due sole parole, scritte in una fresca tintura bianca, appena leggibili sul resto della parete, in cui la vernice del medesimo colore era sporca e usurata.
« Stanotte. Southernguard ».

« Demo. » chiamò Aimi.
Sekiya sorrise.
« Demo, » ripeté la ragazza, « ti prego ho bisogno di te e degli altri ».
Demo apparve. I suoi enormi occhi fissati sul procuratore con uno sguardo colmo di astio e ribrezzo.
« Aimi » esordì, « non devi cedere al ricatto di questo schifoso. Proteggeremo anche Naru, invece ».
Aimi scosse la testa.
« Non servirebbe. » osservò, « Ci saranno altre vittime. L'antica legge impone di non lasciare testimoni. Non possiamo più contare sull'aiuto di Setna, ormai ».
Aimi sospirò. Le costava riconoscere quanto spesso si era avvalsa dell'aiuto di Setna e quanto poco le avesse dato impressione di considerarla indispensabile.
« Devo vedermela da sola. » concluse.
« Aimi non puoi. » protestò Demo, « succederà di nuovo che... »
« Grazie, Demo. » lo interruppe, « Ho deciso così. Come ho detto ad uno dei diavoli, è quando mi dicono che non posso farcela che vado alla grande. Abbi fiducia in me ».
Demo sospirò. Svanì nelle ombre e ritornò dopo un secondo. Sekiya si guardò intorno un paio di volte, impaziente. Poi l'aria di fece di colpo secca ed una lingua di fiamme descrisse una spirale nella stanza. Assieme a Demo, erano apparse altre quattro creature. La più grande aveva l'aspetto di un gigante di fiamma, le altre erano Goug, Samoda e Veruse.
Il procuratore ostentava sicurezza e manteneva un coraggioso sorriso sul viso, ma era decisamente impallidito.
« A partire da ora avete un ordine. » annunciò Aimi rivolta alle quattro creature, « L'ordine di non difendermi da alcun essere umano. Vi ordino inoltre di impedire di proteggermi dagli umani a Demo. Questa è la volontà del Sovrano del Fuoco, che parla per il suo Messaggero. »
I quattro demoni sopraggiunti alzarono per un istante il capo verso l'alto, mentre il loro sguardo si perdeva nel vuoto.
« Perché hai ordinato di fermarmi, Aimi? » protestò Demo sconvolto.
« Perché non voglio che Lujel ti attacchi per impedirti di difendermi, caro il mio fratellino. » replicò Aimi con un sorriso.
Gli occhi di Demo divennero lucidi. « Aimi, non dovevi... » iniziò.
« Commovente davvero. » osservò ironico Sekuiya.
Una calda risata seguì questo commento. Era Goug, che guardava con divertimento Sekiya. L'uomo sollevò le mani come a proteggersi. Tremava.
« Che cosa significa quella risata? » domandò terrorizzato.
« Ho vissuto molti millenni, verme. » spiegò Goug, « Hai appena sfidato apertamente il Sovrano del Fuoco, imponendo la tua volontà al suo Messaggero. Di quanto ho appena veduto, darò la mia Testimonianza Fedele. Augurati che la padroncina rimanga viva ed in salute, perché il primo incarico del suo successore sarà infliggerti una morte tra atroci tormenti ».
Goug riprese a ridere, mentre una fiamma avvolgeva i demoni, lasciando soli nella stanza l'accusata e il procuratore.

Un nuovo viaggio in un cellulare attendeva Aimi. Piccoli fiocchi di neve le porsero un candido saluto mentre lasciava il carcere di Slumfitting, per una destinazione che le era ignota. Il sole era già prossimo a calare quando Aimi si rese conto che il veicolo saliva da parecchi minuti per ripidi tornanti, sempre più verso l'alto.
Così divenne consapevole della sua destinazione. La gola di Southernguard. Il luogo dove si trovava l'omonimo e celebre carcere militare. Famoso per la sua inaccessibilità.
Stinse le spalle. Per Aimi Komori aprire una serratura senza chiave era comunque un problema insormontabile. Per Shadow Lady una fuga da Southernguard non sarebbe stata più difficile di aprire l'ombretto del trucco. Dalla piccola finestra in fondo al cellulare, dietro due serie di sbarre di ferro, Aimi non vedeva che le prime stelle. Ma conosceva dalle varie foto mostrate dai giornali il lungo ponte di acciaio che attraversava la gola e che costituiva l'unico accesso alla fortezza, il ponte per cui la prigione era famosa.

Anche Bright conosceva bene quel ponte. Lo guardava in quel momento attraverso un binocolo. L'abitacolo del veicolo che aveva approntato era aperto e lui vi si era seduto dentro. Velkorva teneva chinato leggermente verso destra il capo, in apparenza indifferente.
« Lujel non è qui vicino. » disse invece d'un tratto. « Sembra che tu abbia fatto la scelta giusta. D'altra parte non c'è nemmeno Goug. Rimangono gli uomini che guidano il furgone ».
« Non solo loro. » puntualizzò Bright. « Slumfitting o la stessa Southernguard avranno provveduto ad una scorta per trasferire Aimi nella prigione. Uomini con mezzi che io non sono in grado di affrontare ».
« E che intendi fare allora, cucciolo? » domandò Velkorva.
« Cercherò semplicemente di essere più veloce di loro. » rispose Bright.

I militari avevano una cartina che descriveva la strada verso Southernguerd.
« Il ponte sulla gola. » disse quello con i gradi di sergente. Il frastuono delle pale dell'elicottero su cui erano imbarcati copriva in gran parte le sue parole, ma i soldati restavano ad ascoltare attentamente. « Sarà il punto di massimo rischio. Dovremo tenerci pronti ad intervenire. Ascoltate le regole di ingaggio. Prima si intima l'alt con un razzo di avvertimento. Dopo dieci secondi o appena perso il contatto con il cellulare, l'elicottero di punta sparerà una bordata in direzione dell'assalitore. Seguirà fuoco a volontà fino a bloccare il nemico. Altri dieci secondi di attesa e poi ci avvicineremo. Gli elicotteri due e tre atterreranno sul ponte, con le squadre India-primo e India-secondo. A loro toccherà raccogliere i superstiti ed i feriti. Tutto chiaro? »
« Roger! » risposero i soldati all'unisono. Nessuno si era avveduto di una piccola luce confusa tra quelle del quadro comandi.

Il cellulare aveva appena imboccato il ponte sulla gola, ma Aimi questo non lo sapeva. Udì invece il suono di un motore che si avvicinava molto velocemente. Un rombo che somigliava vagamente a quello di un piccolo aereo a reazione. Poi sentì un tonfo di qualcosa che colpiva le pareti, il veicolo si fermò bruscamente e la ragazza si ritrovò sdraiata a terra dolorante.
Tentò di alzarsi, ma il pavimento ondeggiava rapidamente. Raggiunse con difficoltà le sbarre che la imprigionavano e le afferrò con forza, per sollevarsi stringendosi contro di esse. In qualche modo il veicolo si era inclinato ed il portello posteriore ora appariva orientato come un lucernario. Aimi lo guardava mentre un sordo rumore metallico proveniva dalla serratura. Sorrise quando in seguito il portone si spalancò rivelando il volto di un uomo.

Bright attivò il motore e in pochi secondi il suo veicolo fu sul cellulare. Si ancorò ad esso con le braccia e sollevò le ruote posteriori da terra. Quindi il giovane spostò una leva ed un piccolo portello si aprì. Premette un tasto e un tubo di gomma terminante con un uncino parti dall'abitacolo e sfondò un finestrino dell'autoveicolo. Attese per pochi secondi che una piccola nuvola di gas, che avrebbe fatto sprofondare gli agenti alla guida in un indesiderato sonno, si diffondesse qualche metro più in là.
Nel frattempo distinse con la coda dell'occhio un razzo di avvertimento. Aveva preso alla sprovvista la scorta, ma il rumore delle pale degli elicotteri gli manifestava chiaramente l'urgenza del momento.
Sollevò il cellulare alzandone le ruote posteriori. Lo spinse al di sopra degli arti inferiori del suo veicolo e con i superiori armeggio rapidamente alla serratura. La sua ricompensa per questo lavoro fu vedere il sorriso rivoltogli da Aimi.
Poi arrivò il proiettile.
« Un razzo. » capì immediatamente. Il braccio sinistro del suo veicolo fu colpito e Bright uscì rapidamente dall'abitacolo, scivolando lungo il pavimento del cellulare, fino a raggiungere le sbarre. Aimi era separata da lui poco più di due metri, dietro la seconda fila di sbarre.
« Mi hanno preso, purtroppo. » disse, « Non riesco a spezzare tutte le sbarre con la mia macchina ridotta in questo modo ».
Le sorrideva, parlando. Un forte rumore di pale di elicotteri proveniva dall'esterno.
Il sorriso di Aimi si allargò. « Mi dispiace, Bright, non volevo metterti nei guai ».
« Oh, » replicò Bright, « credo che tu me lo abbia detto un'infinità di volte. Ed io non ho mai avuto intenzione di allontanarmi da te per questo. Vorrà dire che chiederò di finire in cella insieme a te ».
Aimi trattene una risatina.
« Dubito che succederà. » osservò.
« Hai ragione. » convenne Bright, « Temo che dovremo essere sposati per vederci mentre scontiamo i nostri ergastoli ».
Il cuore della ragazza si sciolse.
« È una proposta, questa? »
Il rumore delle pale fu sostituito dai passi di numerosi stivali che si accalcavano dietro al cellulare, dove il veicolo di Bright impediva loro di entrare.
« Sì, Aimi. » aggiunse Bright, « Io non desidero separarmi da te per un altro minuto. Fosse anche da trascorrere a Slumfitting o a Southernguard, voglio che venga comunque il giorno della nostra luna di miele ».
Aimi arrossì.
« Potremmo scegliere noi il posto, se ti và. » suggerì Aimi titubante, « Se vuoi restituirmi l'ombretto ».
Bright si frugò rapidamente nel soprabito e nella sua mano apparve il portentoso astuccio di Shadow Lady. Il giovane passò il braccio tra le sbarre e cercò di passarlo alla ragazza. Anche Aimi tentò di sporgersi il più possibile per arrivare all'ombretto con le dita.
« Meglio che te lo lanci. » propose Bright.
Aimi annuì. In quel momento una carica esplose accanto al veicolo di Bright. Una gamba cedette ed il cellulare si rovescio su di un fianco. L'astuccio sfuggì alle dita di Bright, scivolò sul fianco del cellulare, che ora aveva il posto del pavimento e si fermò fuori dalla portata del giovane e di Aimi.
« L'ombretto. » esclamò Aimi allarmata, « Demo, dove sei? Passami l'ombretto, presto ».

Shadow Lady rise. Era una risata cristallina, piena, gioiosa.
Apparsa come dal nulla, sul fianco del cellulare ribaltato, mosse lenti passi verso i soldati che avevano già puntato decine di riflettori e fucili contro di lei. Esprimeva la grazia di una modella in passerella.
« Coraggio, Demo! Facciamogli vedere chi è la regina della notte! » disse.
Svolazzando sopra il finestrino il demone apparve, invisibile nella notte nuvolosa.
« Tu non sei Aimi! » decretò.
« Bella scoperta! » replicò Shadow Lady. « Ma è meglio che loro lo credano, non sei d'accordo? »
« Io non posso aiutarti. » spiegò Demo scuotendo la testa. « Goug me lo impedirebbe con l'autorità del Sovrano del Fuoco ».
Shadow Lady sbuffò.
« D'accordo. » concluse, « dovrò togliere da sola Aimi dal pasticcio in cui l'ho messa. Stai a guardare ».
Una dozzina di sicure scattarono contemporaneamente mentre la celebre ladra si avvicinava al bordo del furgone. Alzò lentamente le mani come iniziando un gesto di resa. Ma, come se avesse cambiato idea, schioccò all'improvviso un rapido bacio verso i soldati e tutti i riflettori si spensero.
Ne seguì un rumoroso caos.
Gli ordini di un sergente erano misti a imprecazioni e bestemmie rivolte in pari misura alla dabbenaggine dei soldati e a Shadow Lady. Poi iniziarono a sentirsi rumori di stoffa lacerata e di pesi caduti nell'acqua molti metri al di sotto, nella gola di Southernguard.
Quando un solo riflettore si accese in direzione dei soldati, sul ponte non era rimasta un arma da fuoco ed i soldati, completamente nudi, si coprivano il basso ventre con le mani. Si udì allora la voce del sergente che lanciava risoluto un comando.
« Ritirata!! »
Ed i soldati corsero impacciati verso gli elicotteri per riprendere il volo.

Shadow Lady camminava sul pavimento del cellulare, senza che si vedesse segno della sfida che stava opponendo alla forza di gravità. Demo volteggiava pigramente dietro di lei. La ladra toccò per pochi secondi la serratura delle sbarre tra le quali era ancora incastrato Bright. Un filo di fumo si levò dal congegno e la porta si spalancò. Con eleganza, Shadow Lady si chinò a raccogliere l'ombretto e lo consegnò ad una perplessa Aimi.
Poi un tappeto di fiammelle rosa si diffuse sul corpo della ladra.
Setna si rivolse a Bright.
« Hai restituito l'ombretto. » spiegò, « Le manette hanno perso il loro potere. Le catene invisibili che imprigionavano anche te e Shadow Lady sono sciolte ».
Aimi strinse l'ombretto al petto.
« Se quello che ho fatto potesse essere disfatto. » disse Setna rivolta ad Aimi, « Io lo vorrei. Se mi fosse concesso rimanere al tuo servizio per l'intera durata della tua esistenza e servire i tuoi discendenti dopo di te, di sostituire Vaar e Kuriaf, io accetterei volentieri l'incarico. Ma gli umani non ragionano così. Non si può sostituire nessuno ed ognuno è unico. Verrà un altro Messaggero del Sovrano del Fuoco, non ci sarà mai un'altra Aimi ».
Aimi annuì.
« Andiamo via, ora. » comandò.
Con pochi semplici gesti, dispose l'ombretto sugli occhi e una luce la avvolse. Shadow Lady era apparsa di nuovo.
Toccò la seconda serratura che si spalancò immediatamente. In quel momento un'ombra prese la forma di una donna, accucciata accanto a Bright.
« Cucciolo. » disse allarmata, « Dammi la mano, svelto! »
« Che succede? » chiese Bright.
« Fidati di me, dobbiamo scappare. » rispose con urgenza Velkorva.
Bright la guardò con disapprovazione.
« D'accordo. Temo i Sovrani, temo Lujel e temo anche Larute. Andiamo, adesso ».
Lo toccò e l'ombra inghiottì entrambi.
Shadow Lady si gettò nel punto dove Bright era scomparso, ma di lui non vi era più traccia.
« Larute? » domandò Setna.
« Anche il Sovrano dell'Oscurità ha un Messaggero. » disse una voce nota, « Velkorva ne conosce bene il potere. È per lei quello che gli umani chiamerebbero un fratello ».
Gli occhi di Setna, Demo e Shadow Lady incontrarono il nuovo arrivato. Bean sorrideva soddisfatto.
« E dove sarebbe ora, il mio collega? » domandò Shadow Lady.
« Abbastanza vicino. » rispose Bean. « Quanto basta a permettermi di rappresentare l'intero Consiglio. Shadow Lady è comandata di riferire riguardo alle notizie sul nostro mondo che l'umano Bright ha acquisito. Cosa di cui lei non ha informato la nostra polizia ».
« Vuoi di nuovo che ti segua nel Paese dei Demoni. » indovinò Shadow Lady.
« Si parte domani. » annunciò Bean, « E questa volta non sarà piacevole come otto mesi fa ».
« Bean, ma non ti stanchi di annunciare l'arrivo di guai? » sospirò Demo.

Sekiya ascoltava replicando brevi monosillabi e versi di assenso una telefonata. La stanza in cui si trovava era arredata con dipinti in ricche ed elaborate cornici, vasi di ceramica dipinti ad arte, tende di velluto, tappeti persiani.
« Provvedo subito, ho capito alla perfezione. » concluse.
Prese un fazzoletto immacolato dalla tasca del suo abito e iniziò a tergersi il sudore.
Si alzò di scatto e si girò verso un quadro di un demone incoronato e seduto su un trono. Lo spostò rivelando uno sportello di pesante acciaio. Ruotò il pomello della serratura a destra e a sinistra, poi aprì la cassaforte.
« Ti dispiacerebbe richiuderla? » disse una voce.
Sekiya fece un salto involontario. Tornò a guardare dietro le sue spalle. Seduta a gambe accavallate sulla sua scrivania, Shadow Lady lo guardava corrucciata.
« Tu! » esclamò l'uomo, « Qui! »
« Già. » confermò Shadow Lady, « A quanto ho capito, la tua capacità di individuare cavilli legali proviene da un oggetto creato da Lujel. A giudicare dal tuo atteggiamento lo tieni in cassaforte. Io sono qui per prenderlo. Quindi, per piacere, richiudi la cassaforte e lasciami almeno il gusto di aprirla da sola ».
« Non avrai mai il Codice Perduto ». sentenziò Sekiya.
« È un libro, allora. » osservò Shadow Lady, « Mi stai togliendo tutto il divertimento di indovinare. Sei crudele ».
Il procuratore ritirò di colpo la mano dalla cassaforte. Stringeva un volume rilegato in pelle. Iniziò a correre, ma inciampò dopo pochi passi in un tappeto.
Shadow Lady lo raggiunse in un secondo e gli prese il libro che teneva in mano.
« Sarebbe stato più difficile rubare caramelle ai bambini. » commentò. « Non mi sono divertita per niente ».
« Ridammi quel libro. » la supplicò Sekiya, « Perderò tutte le mie cause senza ».
« Oh, » replicò la ladra con noncuranza, « temo proprio che non mi spiaccia. Sai, sei stato decisamente odioso con quella storia di Naru a Slumfitting e tutto il resto ».
Sekiya rabbrividì.
« Mi uccideranno? »
« Io certamente no. » rispose Shadow Lady, « Una nullità come te neppure la considero ».
Sekiya sembrò riprendere un po' di colore.
« Ma una soddisfazione devo togliermela. » aggiunse la ragazza.
Quando lasciò la stanza, non c'erano più libri e scaffali nella stanza, ma solo pagine strappate e cocci delle dimensioni di pochi centimetri. La tenda giaceva lacerata sulla scrivania e Sekiya giaceva sconsolato in messo alla stanza, legato mani e piedi dal cordone.

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