Find A Way To Bring You Back

di Britin_Kinney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Restart my heart ***
Capitolo 2: *** Finding Answers ***
Capitolo 3: *** She's the key ***
Capitolo 4: *** Finding Answers ***
Capitolo 5: *** My breeze flows in you ***
Capitolo 6: *** Unexpected gestures ***
Capitolo 7: *** Just An Illusion ***
Capitolo 8: *** Take my soul, her soul, its soul. ***



Capitolo 1
*** Restart my heart ***


Bene, ecco a voi il frutto di questa notte insonne C:
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Find A Way To Save You

“Continueranno a cercarsi?
Probabilmente sì. Come fanno da secoli.
Lo faranno finchè non riusciranno a smettere
di perdersi, anche se adesso hanno promesso
a loro stessi di aver per sempre chiuso l'uno con
l'altro. Continueranno a incontrarsi,
a cercarsi senza saperlo.
Ma perché non smettono di scappare l'uno dall'altro?
Perché un amore del genere è difficile da gestire,
e fa paura.
Ma loro continueranno a cercarsi.
È scritto nel loro destino.”
 
 
“Voglio dire... qualcosa che... non ti ho mai detto prima” -biascicò Artù, premendo la mano guantata sulla nuca di Merlino- “Ti amo” -gli sussurrò- “Ti ho amato con tutto me stesso, non dimenticarlo... mai”.
E, detto questo, il Re chiuse gli occhi.
“No. Artù!” esclamò Merlin con voce rotta “Artù!”
E il Re riaprì gli occhi per qualche istante, Merlin sorrise con l'ultima speranza nel cuore.
“Resta con me...”

Ma anche l'ultima speranza era perduta, sapeva che il suo tempo era giunto. Era tutto perduto, finito.
Niente aveva più senso, ormai. 
Quando le palpebre di Artù si abbassarono e il mondo e la vita si chiusero su di lui Merlin urlò e urlò ancora, straziato dal dolore.
Una voragine si fece strada nella sua anima mentre, con la morte nel cuore, dava l'ultimo addio al suo signore...
 
“Prendi atto, giovane mago: Artù non è solo un Re. Lui è il Re del passato e del futuro, quando Albion necessiterà la sua grandezza, Artù risorgerà di nuovo.”
 
 
Ancora tutto questo tempo e di Artù nessuna traccia.
Nessun messaggio, nessun indizio che potesse suggerigli cosa fare per riportarlo indietro. Aspettare, attendere. Morire lentamente, mentre la sua giovinezza restava intatta. Che cosa doveva farsene dell'immortalità, se Artù non era accanto a lui?
Cosa poteva, lui, contro il destino?
Il drago glielo aveva detto, lo aveva avvertito: era troppo piccolo per un destino tanto grande.
Troppo, troppo maledettamente piccolo, insignificante.
Si sentiva proprio così, mentre l'ennesima sigaretta rotolava sull'asfalto, spegnendosi lentamente. E Avalon di fronte a lui.
Non sapeva perché andasse lì a sedersi e osservare quella maledetta collina con quella sinistra torre sulla sommità.
Doveva per forza essere masochista, o qualcosa del genere.
Nonostante fossero passati secoli, rimembrava quegli ultimi istanti con Artù come fossero accaduti appena un giorno addietro.
La barca si allontava da lui, sempre più. E il grande Re di Albion spariva, inghiottito dalle acque blu e turchesi della sacra Avalon.
Ancora, come un eco costante e pressante udiva le ultime parole dell'uomo che amava, che avesse mai potuto amare. “Ti amo. Ti ho amato con tutto me stesso, non dimenticarlo mai”.
Ed una mistura letale di nostalgia, rammarico e risentimento si faceva strada in lui.
Perché non dirglielo prima? Perché aspettare tutto quel tempo? Perché confessargli una cosa così importante all'ultimo istante?
Ti avrei amato anche io, se solo me lo avessi detto prima- pensò, guardando fisso davanti a sé, il lago di Avalon, pieno di segreti e magia e tanto potere da inghiottire l'universo intero al suo interno.
Avalon. Il luogo che aveva risucchiato il suo signore, il suo amico, la sua unica ragione d'esistenza. E che non glielo aveva più restituito.
Dov'era il drago? Perché lasciargli quell'ultima speranza, per poi deluderla e lasciarlo soffrire così?
Merlin si infilò le mani in tasca e sospirò, chinando il capo.
Erano tutti andati via. Aveva visto Camelot cadere in rovina e scomparire.
Aveva visto Ginevra morire, Gaius morire, tutti morire.
Tutti e tutto.
Perché doveva essere sempre lui a rimanere e soffrire, mentre gli altri viaggiavano verso un mondo migliore fatto di pace e vita eterna? Una vita felice, si intende.
Dio solo sapeva cosa avrebbe dato per rivederli tutti anche solo per qualche istante.
Per rivederlo. Anche solo per qualche istante.
 
“Potete guarire, ancora un giorno. Dobbiamo arrivare ad Avalon” 
“No, Merlin, no. Non c'è più tempo. Non posso andare avanti”
“Non vi lascerò qui. Mai”
“Merlin, mi sono rassegnato. So cosa succederà, ormai”
“Non succederà niente. Tornete a Camelot per riempirmi di lavori ingrati ed insultarmi”
“Non stavolta, Merlin”
“Artù...” la voce del mago si era incrinata “...vi prego, dovete farcela”
“Non posso continuare. La mia ora è giunta”
“Artù, Io non vi lascerò morire. Io non...”
“No, no... Non pretendo nulla. Non più. Solo... solo... stringimi, ti prego” implorò Artù e Merlin seppe che quelle erano le sue ultime volontà. E lo strinse, sapendo di uccidersi, sapendo di trafiggersi il cuore con mille spade affilate.
 
E poi quel... ti amo.
Quel “ti amo” che aleggiava come un'ombra su di lui, senza lasciarlo respirare nemmeno per un secondo.
Che l'aveva tormentato per giorni, giorni che erano diventati mesi, mesi che erano diventati anni, anni che erano diventati secoli.
E del suo Artù, ancora nulla. Solo una nebbia apatica che lo avvolgeva al calar delle tenebre e si infilava in ogni spiraglio dei suoi incubi più neri.
Dei suoi sogni più orribili. Delle sue incertezze più terrificanti.
E lo sognava, lo aveva sempre sognato da quel fatidico giorno. Tornare a Camelot era stato un tormento, ogni dannata persona che incontrava, gli faceva la stessa, identica, maledetta domanda.
-Dov'è Artù? 
-Dov'è il Re? 
-Dov'è mio marito?
 
-Il Re... è morto.
 
E tutti avevano ripreso a vivere, tutti tranne lui; un cuore troppo fragile per resistere ad un dolore così grande.
Eppure eccolo lì, dopo decadi e decadi. Ancora giovane e fresco come un tempo.
Merlin sospirò ancora e chiuse gli occhi respirando l'aria fredda e umida della sera.
Sentì un leggero scricchiolio e le sue palpebre di alzarono di scatto, un cagnolino bianco si avvicinò a lui e saltò sul muretto dove si era accomodato poche ore prima.
Merlin gli accarezzò la testolina affettuosamente e la bestiola guai teneramente. Il mago sorrise.
“Che cosa devo fare?” domandò al cagnolino, quello inclinò la testa di lato, come se stesse cercando di capire la sua lingua. Poi sollevò la zampetta a mezz'aria, come se volesse presentarsi. Merlin l'afferrò lasciandosi andare ad un mezzo sorriso.
“Ohh, salve. Io sono Merlin” scherzò leggermente, stringendo la zampa del piccolo cane- “E ora devo andare” sospirò affranto e si alzò per andare via.
Ma la bestiola balzò giù dal muretto e gli trotterellò dietro, Merlin si voltò e lei si fermò, osservandolo.
Il moro la guardò meglio e vide che non c'era nessun collare attorno al suo collo, nessuna medaglietta identificativa. Un cane senza padrone, proprio come si sentiva lui. Un servo abbandonato, senza un padrone che gli lanciasse i vasi e le anfore addosso quando era irritato, o che lo chiamasse idiota ad ogni maldestra azione.
“So come ci si sente” -gli mormorò e lo prese in braccio- “Sono sicuro che nessuno avrà da ridire se ti darò una dimora e del cibo.”
Il cagnolino strofinò il musetto contro la sua guancia, inumidendogli la pelle con il nasino bagnato.
Merlin sorrise. Aveva trovato un amico. Merlin sollevò la bestiola e l'osservò bene: oh, era un'amica.
“Non hai niente in contrario se ti chiamo Aithusa, vero? Sai che nella lingua dei draghi significa 'luce del sole'?” il cagnolino inclinò la testa, producendo un suono interrogativo.
“Lo prenderò come un sì” e, adagiandola per terra, si lasciò seguire fin nel suo appartamento.
Aprì la porta e si buttò sul letto, quando il silenzio gli piombò addosso, gli occhi gli si riempirono di lacrime, come ogni dannata sera.
Era così che cominciava: prima le lacrime, poi l'emicrania, il sonno e gli incubi. Ordinaria amministrazione di ogni maledetto vespro.
Aithusa saltò sul letto, arrancando sul piumone, salì sul suo stomaco e lì si posizionò, acciambellandosi. Merlin si addormentò con il peso del cagnolino sull'addome, e con il calore che emanava quella piccola creatura.
Quella notte, il sogno era diverso.
Merlin sognò Aithusa, la piccola cucciola di drago che gracchiava incessantemente una volta sgusciata dall'uovo. Lui, lui l'aveva fatta nascere.
Aithusa: luce del sole. Lei, un drago bianco. Lei, che avrebbe segnato una svolta decisiva nell'edificazione di Albion e nella costruzione del grande fato che lui ed Artù erano destinati a realizzare. Merlin, però, sapeva che ci fosse dell'altro; all'interno di quel sogno stava filando tutto liscio come l'olio e ciò lo faceva preoccupare ancor di più.

“Tuttavia,” parlò il drago con aria solenne “Artù, non vivrà tanto a lungo da unificare completamente queste terre. Una sola vita non basta. Ricorda giovane mago, mettersi in contatto con chi ha attraversato le porte di Avalon è più semplice di quanto sembra.” e poi le frasi seguenti erano disconnesse, sembravano tanto indizi elencati “Serve qualcun altro... non puoi farlo da solo... troverai la tua risposta nella sensibilità... i druidi non sono scomparsi... puoi farcela...”
 
Merlin si svegliò e il sole lo colpì violentemente sul viso. Sentì immediatamente un leggero peso sull'addome e la osservò: Aithusa. 
Possibile che...?
La reincarnazione, non sempre riproduceva perfettamente l'aspetto della vita precedente.
Aithusa aprì i piccoli occhietti azzurri e lo fissò.
“Sei proprio tu?” domandò sentendosi fuori di testa.
Che dovesse parlargli nella lingua dei draghi? Sì, certo: parlare nella lingua dei draghi ad un piccolo cane abbandonato che credeva fosse il drago che aveva fatto nascere secoli prima!
Merlin chiuse gli occhi e si concentrò, cercando di ricordare la formula.
Dondighidai, sicca enka imuoa, ieffe iesse, ieffettai, weashac” pronunciò e poi alzò le palpebre lentamente.
Ciò che vide lo scioccò ancor di più, Aithusa era scesa dal suo stomaco e si era messa a quattro zampe sulle coperte, chinando il capo, come si stesse inchinado di fronte ad un re.
Merlin si portò una mano sulle labbra... e gli occhi gli si inumidirono.
“Dimmi che non sto sognando”Aithusa sollevò la testolina e annuì. “Oh, santo cielo: sei proprio tu!” la piccola gli saltò addosso e lui la strinse in un abbraccio.
 
“Ricorda Emrys, finché lo vorrai,
 la speranza non smetterà mai di abbandonarti”
 
Merlin si alzò di scatto, quando sentì quella voce cavernosa riecheggiargli nella mente, Dio... allora era possibile.
 
“Tutto è possibile, giovane mago. Trova il modo di restituirle il suo aspetto”
 
Il moro guardò la piccola e poi sorrise.
“Deve esserci un modo” riflettè e poi annuì “andremo alla biblioteca nazionale, deve esserci qualcosa che parla di questo argomento. Ti restituirò le tue sembianze, è una promessa” giurò solennemente e Aithusa zampettò su di lui, arrampicandosi sul suo busto e leccargli una guancia.
 

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Capitolo 2
*** Finding Answers ***


Find A Way To Bring You Back
Capitolo 2: Finding Answers

 
Gli enormi e polverosi scaffali si stagliavano di fronte a lui. Un enorme distesa  di copertine selezionate e impilate accuratamente.
“Scusi” la sua voce rimbombò e penetrò nel legno delle librerie.
“Sì?” la bibliotecaria si affacciò dall'alto bancone.
“Sa dirmi dove posso trovare la sezione 'Magia'?”... Perché avrei un drago, a casa, sottoforma di cagnolino, che dovrei riportare alle sue sembianze originali.
“Di qua” -proferì lei con la sua voce nasale, scendendo tre scalini e uscendo da dietro il bancone. Si mise davanti a Merlin e si lasciò seguire fino alla sezione giusta.- “Ecco qui”
“Posso farle una domanda?” cominciò Merlin osservando la grande pila di libri che si trovava davanti al piccolo naso.
“Dica pure” si offrì gentilmente.
“Questi libri da dove provengono?” domandò il moro, senza smettere di guardare le copertine dei libri che gli sembravano così familiari.
“Il bibliotecario che lavorava qui prima di me, diceva che li abbiamo ereditati da una grande collezione appartenente a Geoffrey di Montmouth”
“Il geneologista di corte...” bisbigliò Merlin e lei aggrottò le sopracciglia.
“Come ha detto?” domandò, non avendo sentito.
“Nulla, nulla. Di Geoffrey di Montmouth dice, eh?” chiese nuovamente.
“Sì. Il bibliotecario, che secondo me non aveva tutte le rotelle apposto, andava in giro dicendo che provengono da Camelot” -disse seria, scuotendo il capo- “Tst! Figuriamoci! Come se Camelot fosse esistita” esclamò.
“Già...” Come se Camelot fosse esistita...
Gli occhi di Merlin si inumidirono; ma davvero la gente non credeva più in nulla? Possibile che tutte le imprese affrontate da Artù, che lui stesso, da protettore del sovrano, considerava una vittoria personale, fossero solo polvere al vento?
Che ne era di tutte le sue vicende? Di tutti i duelli? Le battaglie? Del giorno in cui era diventato Re?
Non avrebbe mai potuto scordarlo, quel giovedì mattina.
Non avrebbe mai potuto dimenticare il raggio di luce che aveva illuminato Artù subito dopo la sua incoronazione.
Non avrebbe potuto rimuovere dalla sua memoria quel misto di speranza, amore, potenza magica che sentiva ribollire nel petto quando la corona si era posata sul capo di Artù.
Si permettevano di chiamarli tempi bui, loro. Generazioni di oggi. Non erano mai stati così luminosi e radiosi, quei tempi. Si sbagliavano.
Solo il fatto che il sole, al mattino, gli facesse la cortesia di illuminare le ciocche dorate di Artù, era da considerare una benedizione.
Che cosa ne sapevano, loro, di tutto ciò che aveva passato?
Di tutto il dolore provato?
Di tutta la solitudine?
“Si sente bene?” domandò ad un certo punto la signora.
“C-certo” -Merlin si avvicinò ancor di più ai tomi, dandole le spalle per non mostrargli le sue lacrime.- “P-posso fare da solo, ora. Grazie mille per l'aiuto”
Lei fece spallucce e attraversando l'intero corridoio, tornò al suo bancone.
Storie di Draghi... No.
Le vicende del drago e San Giorgio.
C'era anche lui, in quella storia. Aveva aiutato lui San. Giorgo a scacciare il drago.
Quel santo non aveva mai ucciso la bestia.
Ad ogni modo, quello non era il libro che stava cercando.
Viaggio ad Avalon.
Merlin aprì lentamente la copertina e la prefazione, in bretone antico, fu una passeggiata da leggere.

“Chiunque, dopo la morte, attraversa i cancelli di Avalon.
Chiunque, conoscerà la sacralità di questo luogo di culto.
Chiunque potrà sperare.
Ad Avalon non si muore.
Si resta sospesi,
in attesa di essere richiamati a questo mondo,
da forze che né io,
né nessuno può solamente pensare di immaginare”
 

Artù era sospeso, allora. In attesa di essere richiamato a questo mondo.
Il problema era solo uno: in che modo?

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Capitolo 3
*** She's the key ***


Ed ecco a voi..... la COPERTINAAAAA! 
Creata personalmente dalla sottoscritta u.u



Find A Way To Bring You Back
Capitolo 3: She's The Key


Aveva solo otto anni, Alba, quando aveva avuto la sua prima visione.
Stava tranquilla di fronte ad un computer nella sala informatica della scuola.
Il fatidico flash l'aveva colpita senza preavviso. Era arrivato, così. Era stata catapultata in una realtà largamente sorpassata ma non dimenticata. Il suo respiro cominciava a farsi pericolosamente irregolare. Un uomo, un cavaliere (Oh, ne aveva visti a bizzeffe nei tanti libri di favole che leggeva da sola, la sera, sotto la luce accecante e gialla della abat-jour) bardato in un'armatura che non era scintillante... era ammaccata in più punti, rovinata, sporca, provata come il nobile che la indossava.
Il giovane, armato di una spada che portava i segni di scontri precedenti, avanzava verso un altro cavaliere, che Alba riconobbe subito come il "cattivo" della situazione.
Quando i due furono faccia a faccia e solo una distanza di pochi metri li separava, il "buono" pronunciò un solo nome:

“Mordred”.
Mordred, approfittando del suo mancato attacco, lo aveva colpito ad una gamba. L'offeso era caduto in ginocchio, impotente.

 
Alba aveva fatto un balzo sulla sedia, attirando l'attenzione di Marco, il compagno seduto accanto a lei che si era distratto dallo schermo del computer, notando che nell'amica qualcosa non andava. La compagna fissava le immagini sul display in modo vitreo, disinteressato. Inoltre il movimento del petto era convulso, disconnesso, il respiro anormale. Affannato; come se avesse fatto le scale di corsa.
“Alba?” aveva pronunciato, guardandola meglio. Lei non si era mossa e né tantomeno aveva risposto quando era stato fatto il suo nome e intanto il cavaliere "buono" boccheggiava mentre l'altro, spietato, lo afferrava dai capelli in modo che lo guardasse bene in viso, dal basso.
 

Mordred aveva sorriso, poggiando la spada sul ventre del cavaliere biondo.
“Lunga vita al Re” aveva sibilato e poi la lama, senza clemenza, si era introdotta violentemente nel corpo del cavaliere buono.

 
“NO!” aveva urlato Alba facendo sobbalzare tutti “Artù!” la bambina era caduta dalla sedia e si era rannicchiata per terra, coprendosi il viso con le mani. Tremava e singhiozzava senza sosta.
La maestra, all'urlo dell'alunna si era precipitata su di lei non sapendo in che modo aiutarla per primo.
“Alba, tesoro: che succede?” domandava in apprensione la docente, sempre più preoccupata per l'inspiegabile reazione della ragazzina.
Alba sollevò lentamente lo sguardo, lasciando tutti con il fiato sospeso, in attesa di una risposta plausibile.
“Artù..." -aveva sussurrato con gli occhi rigonfi di lacrime- "...è... morto il Re”.
La più grande era rimasta sbalordita dalla risposta della più piccola. Non avevano ancora affrontanto l'argomento della leggenda di Re Artù... come faceva a conoscere il nome di quel grande, seppur leggendario, Re?
Che avesse visto il cartone della Disney?
Ma la docente, per quanto fosse passato abbondante tempo da quanto aveva visto l'ultima volta La spada nella roccia, Non ricordava che il protagonista -ovvero il bambino che portava il nome di Artù o semola, a seconda-, morisse. No.
Non finiva in quel modo il cartone animato.
Eppure Alba continuava a ripetere sconvolta: “È morto il Re. Re Artù... è morto il Re”.
Perché quella bambina, inconsapevole di tutto ciò che riguardasse la vita di Artù, professava terrorizzata la morte del Re?
Altre immagini si confondevano tra loro nella mente della piccola:
Un giovane ragazzo dagli occhi turchesi e i capelli mori che piangeva la morte del cavaliere biondo.
Il ragazzo che aveva nella parte interna del braccio un tatuaggio spaventosamente uguale alla strana voglia scura che la piccola aveva nello stesso, identico, punto.
Un triangolo, i cui tre angoli si allungavano in tre bracci che si attorcigliavano tra loro in tre perfette e coincise spirali sulla pelle bianca della bambina.
Un triskelion.
Un segno sacro che tutti i sacerdoti, bambini e donne druide portavano addosso, fin dalla nascita.
Il ragazzo moro pronunciò una parola, in una lingua sconosciuta, misteriosa, mentre la barca dove il Re giaceva esanime si allontanava dalla riva, sospinta da un forza magica antica e potente.
Una volta raggiunto il centro del lago aveva preso fuoco, sempre secondo il volere magico del ragazzo dai capelli mori. Alba continuava a singhiozzare, la barca a bruciare e disintegrasi a poco a poco.
Un manciata di interminabili istanti dopo, l'imbarcazione era svanita, andata, affondata. E una voce profonda e cavernosa aveva snocciolato poche parole:
 

“Prendi atto, giovane mago: Artù non è solo un Re. Lui è il Re del passato e del futuro, quando Albion necessiterà la sua grandezza, Artù risorgerà di nuovo.”
 

Quando Albion avrà bisogno?
Cos'era un'Albion?
Chi era quel ragazzo?
E perché quella voce aveva pronunciato quella frase?
Perché lei? Cosa doveva fare? Cosa?!
Un solo eco gli rimbombò nella mente prima di svenire:
 

Lui ha bisogno di te. La sua ricerca sarà infinita, se non lo aiuterai.”

 
“Albion...” aveva appena sospirato Alba, prima di svenire tra le braccia della docente.

 

“Lei è la chiave
 

Gli occhi di Merlin si aprirono quando quel sussurro lo investì.
Lei era la chiave?
Lei chi?

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Capitolo 4
*** Finding Answers ***


Find A Way To Bring You Back

Capitolo 4

Finding Answers





“Signore? Signore?” la bibliotecaria scosse Merlin da un braccio, delicatamente. Il ragazzo si era addormentato sui libri, a furia di cercare qualcosa che riportasse alle sue sembianze originali il piccolo drago intrappolato in un corpo di cane che si ritrovava in casa.
Era stanco, stanco. Ma che diavolo aveva fatto di male, per meritarsi una maledizione del genere?
Non sapeva cosa fare di preciso per riportare Artù indietro. Non lo sapeva. Sapeva solo che era spuntata fuori una lei e che questa ‘lei’ era la ‘chiave’.
Ma poteva bastare sapere tutto questo? Cosa poteva fare questa sconosciuta?
“Stiamo chiudendo” annunciò la signora corpulenta.
“Sì” rispose solo Merlin, per poi alzarsi, afferrare la borsa e sparire da lì.
Quando arrivò a casa, si richiuse la porta alle spalle e gli occhi gli si inumidirono.
Si mise le mani tra i capelli e si lasciò scivolare contro la porta, finendo col sedersi per terra. Aithusa zampettò vicino a lui, scodinzolando.
La creatura lo vide piangere e piegò la testa di lato, come per dire “Va tutto bene?”
Merlin scosse il capo e lasciò che il suo viso affondasse nelle mani.
Aithusa sparì e tornò qualche secondo più tardi con un giornale in bocca. Spinse con la testolina sulla gamba di Merlin per ottenere la sua attenzione.
“Non ora, Aithusa” rispose Merlin disperato e si alzò in piedi per andare a bere un po’ d’acqua.
Ma la cagnolina non demorse e continuò imperterrita a cercare di attirare la sua attenzione.
Sempre con il giornale in bocca, saltò sullo sgabello della cucina e poi sul tavolo. Scivolò sul marmo e finì dritta sul viso di Merlin.
Il giornale le scivolò dal muso e con un tonfo finì sul pavimento, ai piedi di Merlin.
Il mago la guardò per qualche minuto.
“Cosa vuoi, Aithusa?” domandò, osservandola attentamente. La cagnolina guaì e balzò giù dal tavolo, raggiunse il giornale e sollevò la testolina per abbaiare a Merlin.
Il moro, finalmente, capì che lei voleva recapitargli il quotidiano e sorrise amaramente.
“Un quotidiano non mi aiuterà a riportare Artù indietro” commentò il ragazzo. La cagnetta emise uno sbuffò irritato e cominciò ad abbaiare con tutto il fiato che aveva in gola.
“D’accordo, d’accordo” –si arrese Merlin e per farla smettere, dovette raccogliere il giornale da terra- “Vediamo” l’accontentò.
E quando vide il titolo di testata in prima pagina, capì perché Aithusa aveva fatto tutto quel chiasso.
 

“RAGAZZA DI VENT’ANNI AFFERMA DI AVERE DELLE VISIONI. ASSERISCE CON CONVINZIONE DI ESSERE STATA UNA DRUIDA NELLA VITA PRECEDENTE”
 
Alba Daughton, la ragazza “druida” è attanagliata da visioni di ogni genere dall’età di otto anni.
“Ripeteva continuamente che Re Artù fosse morto” ci spiega la maestra che si occupava di lei alle elementari “Queste visioni la colpivano frequentemente”.
Chiediamo alla docente se sapesse qualcosa sui druidi. “Non molto” risponde lei “So solo che uno di loro, per esempio Mago Merlino, stava nelle corti per educare e in altri casi proteggere l’erede al trono. Non so altro”
La ragazza, ormai, ha compiuto il ventesimo anno di età. E, per l’ignoranza popolare è stata rinchiusa in una casa di cura per “malattie” di questo genere. Alla clinica “Saint Mark” ormai si domandano tutti se non sia matta davvero.
“Il fatto che lei veda delle “cose” che noi non vediamo, non significa che sia matta” asserisce l’esperto di storia e letteratura medievale Jack Housten. E aggiunge: “Infondo, le leggende Arturiane affermano con precisione che un giorno Artù rinascerà. Per riportare i valori che noi abbiamo disperso allo splendore dei tempi medievali”
Quindi, cosa dobbiamo aspettarci? Una rinascita del grande Re di cui gli appassionati di storia parlano da secoli?
Possibile che sia stata proprio scelta Alba per questo complicato compito?
Non ci resta che aspettare e stare a vedere.
 

Merlin si portò una mano alle labbra, dopo aver finito di leggere.
“Oh mio Dio” riuscì solo a dire. E come un eco costante, le parole del drago gli ritornarono alla mente.

“Lei è la chiave. Trovala”


Alba era la chiave.
Merlin si infilò nuovamente la giacca, ficcò con poca cautela il giornale nella borsa ed uscì di nuovo.
Scese di corsa le scale e, una volta raggiunto il marciapiede sotto casa sua, fece cenno con la mano ad un taxi di fermarsi.
Quello, grazie a chissà quale divinità dell’antica religione, si fermò, lasciandolo salire.
Non appena chiuse lo sportello, disse “Clinica Saint Mark”.
Il tassista lo squadrò “Sa che ore sono? Sarà chiuso a quest’ora”
Merlin restò un momento con le labbra dischiuse, pensando ad una scusa plausibile: “Ho il turno di notte” mentì.
“Oh, lavora lì” mormorò l’uomo “Pensavo fosse un visitatore”
Ma, cosa diavolo fregava a quell’uomo? Doveva solo fare il suo lavoro. Portarlo dove Merlin aveva detto di voler essere portato e prendersi i suoi dannati soldi.
Il tassista ingranò la marcia e partì. Quando finalmente arrivarono, Merlin gettò una manciata di sterline sul sedile e scese.
“Grazie mille, arrivederci” disse l’uomo, vedendo la grossa mancia che il mago gli aveva offerto.
Merlin annuì e si voltò. Il tassista se ne andò, lasciandolo solo.
Il moro compì qualche passo, trovandosi di fronte un cancello ben serrato. Accanto, notò un campanello. Premette il dito su di esso ed una voce maschile rispose.
“Salve… sono qui per trovare un’amica” disse Merlin, speranzoso.
“Mi scusi, ma non riceviamo nessuno a quest’ora.” Merlin chiuse gli occhi, deluso.
“E a che ora ricevete, di solito?” domandò, deciso a non lasciare perdere.
“Al mattino, dalle nove alle tredici e al pomeriggio dalle diciotto alle venti” rispose cortese l’impiegato.
“Bene. Grazie dell’informazione” lo ringraziò cortese il mago.
“Si figuri. Arrivederci” ricambiò la voce maschile e interruppe la comunicazione.
Merlin non demorse, si sedette su di un muretto, accanto al cancello e lasciò che la notte trascorresse.
Aveva tanto l’impressione di star facendo l’ennesimo buco nell’acqua. Ma, in fin dei conti, aveva aspettato secoli, per poi rimanere deluso. Aspettare dodici ore per ricevere un ulteriore, lacerante delusione, non gli sarebbe costato poi molto. Decise di voler andare fino in fondo a quella storia.
Doveva scoprire cosa aveva visto Alba e se, avendo visioni della morte di Artù, come affermava la docente nell’articolo, sarebbe riuscita a riconoscerlo. Perché c’era anche lui, ne era certo. Doveva averlo visto dato che, da quando era stato ferito da Mordred, non aveva lasciato Artù da solo nemmeno per un secondo. Sperava proprio che tutte le cose scritte su quell’articolo non fossero dicerie o bugie, perché stavolta avrebbe lasciato perdere tutto e avrebbe cercato di togliersi la vita, sul serio.

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Capitolo 5
*** My breeze flows in you ***


Find A Way To Bring You Back
Capitolo 5
My breeze flows in you



Le sospirate ‘nove’ del mattino, finalmente, arrivarono. E quando i dipendenti aprirono il grande cancello, lasciando libero accesso a visitatori, parenti e amici, Merlin si mischiò nella folla ed entrò.
Si ritrovò in uno spaziosissimo atrio che si allungava sia a destra che a sinistra in due lunghi corridoi. Si avvicinò al bancone dove una segretaria smilza e con qualche problema cutaneo lo squadrò da sopra gli occhiali arancioni.
“Sì?” lo invitò a parlare l’anziana.
Merlin si avvicinò e si chinò sul piano di appoggiò, parlandole piano.
“Cerco una paziente” mormorò “Si chiama Alba Daughton”
La signora sgranò gli occhi “È un parente?” domandò lei.
“No. Sono un amico” rispose il mago con convinzione.
La signora lo guardò per qualche secondo, indecisa sul da farsi, per poi decidere. Incurvò le labbra e chiuse gli occhi, sospirando dal naso.
“Mi segua” tirò indietro la sedia e scomparve oltre il muro della gabbietta dove erano ammucchiate varie scartoffie, per poi rispuntare da una porta secondaria.
Merlin le andò incontro e lei si lasciò seguire. Salirono su di un ascensore e arrivarono fino al settimo piano, quando scesero, davanti agli occhi di Merlin si aprì un lungo corridoio lungo il quale erano posizionate porte tutte uguali. Erano pareti senza tempo. Nessun quadro sul muro, che rendesse più piacevole il luogo, nessuna sedia, niente di niente. Solo bianco. Opprimente, dannato bianco.
La signora tirò fuori dal marsupio ancorato all’addome un mazzo di chiavi che dava l’aria di essere pesante.
Cercò il numero che le interessava e percorsero il corridoio ancora per qualche metro. Quando arrivarono alla porta giusta, lei infilò la chiave dentro la serratura e quella scattò con uno stridio ferroso alquanto sinistro.
Prima che Merlin entrasse, la signora lo fermò da un braccio.
“La avverto: stia attento” avvisò lei, guardandolo seria e a Merlin quasi venne voglia di ridere.
Aveva combattuto grifoni, streghe, banditi, draghi e aveva cercato di portare a compimento un destino più grande di lui. Aveva fatto di un principe borioso il più grande Re di tutti i tempi e aveva aspettato secoli e secoli con un dolore lancinante nel cuore e l’angoscia di affrontare una nuova alba.
Stare qualche ora in compagnia di una pazza gli sembrava quanto meno una passeggiata all’aria fresca.
“Grazie dell’avvertimento. Farò attenzione” le assicurò e la signora annuì, lasciandolo da solo.
Merlin poggiò una mano sulla porta e la aprì, scoprendo all’interno due figure. Alba e una altro ragazzo. La ragazza aveva capelli rosso rame lucenti e lunghissimi, occhi verdi come smeraldi. Delle labbra carnose e un viso dolce.
Lei voltò il capo nella sua direzione e non appena lo vide il suo sorriso fu così ampio che contagiò perfino Merlin.
“Emrys” sussurrò, sorridendogli con le lacrime agli occhi “Ti stavo aspettando.”
 
***
Merlin entrò, invitato da Alba e si sedette accanto a lei, sul letto.
“Puoi lasciarci soli un momento, Marco?” -chiese lei dolcemente all’amico, accarezzandogli una guancia. Il ragazzo la baciò ed uscì dalla stanza. Quando furono soli, Alba sorrise a Merlin- “Lui è l’unico che mi abbia mai creduto” -confessò poi, senza riuscire a non tradirsi quando un barlume di tristezza balenò nei suoi occhi verdi. Alba si ricompose, sorridendo ancora- “Come hai fatto a trovarmi?” domandò lei.
“I media” -rispose Merlin- “e il mio…”
“…drago” completò la frase lei “Aithusa, immagino” mormorò emozionata, guardando fuori dalla finestra.
“Sì” rispose stupito Merlin. Quei giornalisti e quegli estranei bastardi ed ignoranti non sapevano quanto Alba fosse importante e preziosa. Dio, conosceva persino il nome di Aithusa senza che Merlin le dicesse nulla! Non poteva essere una dannata coincidenza! “è stata lei a farmi arrivare a te”
“E tu hai bisogno del mio aiuto” ogni frase della ragazza riusciva a stupire Merlin come non mai.
“Sì. Come fai a sapere tutto questo?” domandò cortese il moro.
“Diciamo che col tempo ho imparato a controllare il mio dono” rispose affabile la ragazza “So tutto. So anche in che modo aiutarti. Ma non posso farlo finché mi tengono qui dentro”
“Allora… dobbiamo trovare il modo di farti uscire” propose Merlin.
“E come intendi farlo?” domandò lei, sorridendo amaramente. “Ci sono sorveglianti ovunque, infermieri, addetti alle pulizie.”
Merlin ricordò quando, usando la sua magia, lui ed Artù, in varie occasioni erano riusciti a sgattaiolare di nascosto da Camelot ed erano sfuggiti alle guardie di Uther.
Il mago si alzò e la prese per le spalle, guardandola intensamente negli occhi.
“Riuscirò a farti uscire, è una promessa” giurò Merlin, lasciandosi abbracciare con gratitudine un istante dopo.
Alba gli sorrise ancora e Merlin non poté fare a meno di accarezzarle una guancia. La ragazza gli prese il braccio destro scoprendolo e osservando il tatuaggio che tante volte aveva visto nei suoi sogni e nelle sue visioni.
Sollevò la manica della camicia da notte e accostò il braccio a quello di Merlin.
“Ce l’ho fin dalla nascita” raccontò “Sono destinata a questo. E, ti prometto, che non appena uscirò di qui, farò di tutto per riportare indietro il tuo Artù”
Il tuo Artù…Merlin le sorrise grato e la guardò commosso.
“Ti ringrazio, dal profondo del cuore” le mormorò lo stregone prima di uscire “Preparati a scappare da questo posto” le disse poi sottovoce, così che nemmeno Marco, fuori dalla porta, potesse sentirlo.
“Sarò pronta” rispose lei.
Quando Merlin uscì, lei seppe perfettamente qual’era il suo dovere. Il drago gliel’ aveva detto.
Per far sì che Artù tornasse a questo mondo, doveva fare qualcosa di molto importante.
Intanto doveva riuscire a fuggire da quella maledetta gabbia infernale e poi, una volta uscita, si sarebbe preparata a compiere il suo dovere.
Era preparata a ciò che sarebbe venuto dopo. Fin da quando aveva capito a cosa fosse dovuto il suo dono, si era preparata per quel giorno. E, nonostante tutto, non aveva nessuna paura.
 
Merlin andò dritto ad Avalon, per sedersi poi sulla riva del lago. Mise le mani in avanti e l’acqua gli sfiorò le dita.
Cominciò a piangere, in silenzio. E poi sollevò lo sguardo, puntandolo verso il lago.
“Tornerai presto da me, Artù” sussurrò.
Chiuse gli occhi e ricordò il viso sorridente di Artù, alcune lacrime scesero silenziosamente sulle sue guance e, forse stava impazzendo, ma sentì chiaramente, in un sussurro portato dal vento la voce di Artù, soffiargli qualcosa all’orecchio.
“Ce la farai, amore mio” disse la voce “Mi fido di te”
Merlin aprì gli occhi di scatto, schiudendo le labbra sorpreso.
“Artù” mormorò Merlin.
“Sono qui…” sussurrò la voce confusa con la brezza autunnale “Ti sono vicino”
E Merlin si sentì abbracciare da un soffio di brezza troppo caldo per essere autunno. Chiuse gli occhi e sorrise.
Artù…
“Non sai quanto ho sofferto, Artù” sussurrò, sentendosi un povero sciocco che parlava al vento.
“Ho visto la tua sofferenza. Ed è stato come morire due volte” rispose ancora una volta la voce “Ti amo, Merlin” e a quelle parole, la brezza calda si strinse ancor di più attorno al corpo di Merlin, come se volesse proteggerlo dal freddo.
Lo stregone sorrise e chiuse gli occhi, una lacrima scivolò lungo la sua guancia.
“Ti amo anch’io.” Sussurrò il mago “E riuscirò a riportarti indietro, lo giuro.”

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CONFESSIONI IMBARAZZANTI ^_^
Ho pianto come una povera idiota, scrivendo la fine di questo capitolo.
T.T
Spero comunque che vi sia piaciuto *si asciuga le lacrime* XD 
Un bacio a tutti!!! <3
-Aithusa.

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Capitolo 6
*** Unexpected gestures ***


Find A Way To Bring You Back
Capitolo 6
 Unexpected gestures

 
Al tramonto, Merlin si posizionò vicino al cancello della clinica e aspettò pazientemente che facesse buio, per agire con il favore della notte.
Quando finalmente, una notte di novilunio, decise di mostrarsi favorevole a ciò che stava per compiere, sorrise e con un incantesimo, aprì il cancello.
Lo lasciò socchiuso, così da facilitare la fuga.
Si nascose nel giardino che costeggiava il viale di ingresso dell’edificio e, lasciandosi aiutare dalle tenebre, arrivò fino alle grandi porte anti-incendio sul retro. Anche quelle, come il cancello, erano ben chiuse. Con lo stesso incantesimo si aiutò nell’aprirle.
Una volta dentro, si guardò intorno. Non vi era quasi nessuno. Solo l’impiegato che gli aveva risposto la prima volta, al citofono, un sorvegliante e, alle spalle di quest’ultimo, un’addetta alle pulizie.
Doveva arrivare alle scale senza essere visto.
Così, restò fermo lì, in attesa. Aspettando che la situazione volgesse a suo favore.
Dopo un po’, la signora delle pulizie sparì oltre il corridoio che si allungava a destra rispetto all’ingresso.
L’impiegato aveva il capo chino sulle sue scartoffie. E il sorvegliante… continuava a camminare su e giù. E quando camminava verso di lui, se si fosse mosso dal suo nascondiglio, l’avrebbe scorto subito.
Era il momento di cogliere l’occasione. La signora era sparita, l’impiegato continuava a restare a capo chino e il sorvegliante… si era voltato!
Merlin scattò repentinamente e cercando di non farsi sentire, né vedere, riuscì ad arrivare alle scale incolume.
Annuì tra sé, con il cuore che batteva impazzito. Così, non appena fu sicuro che nessuno si fosse mosso dalla sua postazione, cominciò a salire silenziosamente le scale.
Al primo piano, non vi era nessuno. Ma non poteva correre il rischio di prendere l’ascensore. Se si fosse aperto al settimo piano, attirando l’attenzione di qualche addetto? Preferì fare le scale.
Così, di gran carriera, risalì, facendo attenzione ad ogni piano nel non farsi notare. Non che ci fossero così tante persone…
Arrivato al settimo piano, spuntò in mezzo al corridoio, controllando prima se qualcuno potesse vederlo. Fortunatamente, al settimo piano, non c’era nessuno.
Così percorse il lungo corridoio, arrivando alla porta dove dentro si trovava Alba.
Puntò il palmo sulla serratura e pronunciò un altro incantesimo. La porta si aprì e Alba dormiva, rannicchiata su se stessa.
“Alba…” bisbigliò Merlin, scuotendola da un braccio. La ragazza si risvegliò e non appena lo mise a fuoco sgranò gli occhi, meravigliata.
“Hai mantenuto la promessa” soffiò lei, sorridendo.
“Sì” sussurrò Merlin, sorridendole a sua volta.
Gli occhi di Alba si inumidirono e Merlin le prese la mano. Stava per condurla fuori dalla stanza, quando…
Nel voltarsi, Merlin si era scontrato con due occhi castani che luccicavano di emozioni potenti e forti.
“Mi dispiace, Alba” disse alla sua ragazza, prima di estrarre un coltello dalla cintura e cercare di colpire Merlin, riuscì solo a ferirlo al braccio, perché Merlin si era scansato. Aveva lanciato un incantesimo contro di lui, facendolo ricadere a terra privo di sensi. L’incantesimo sarebbe durato dieci minuti buoni, così da potergli permette di prendere tempo. Merlin decise anche di lanciargli un incantesimo dell’ “oblio”. Cancellò la sua memoria e non se ne sentì per niente in colpa.
Fecero il percorso che Merlin aveva compiuto da solo al contrario e riuscirono a sgattaiolare indenni fuori dalla clinica. Quando furono in strada, Merlin porse ad Alba degli abiti che aveva portato con sé.
La ragazza si nascose dietro un portico, qualche kilometro più avanti del manicomio. E lì, si cambiò.
“Se ti vedessero con la camicia da notte della clinica, sospetterebbero” le aveva spiegato Merlin e lei, annuendo, aveva indossato gli indumenti. Un jeans scuro, una canottiera bianca e una felpa marrone di velluto, infilò anche i calzini e le scarpe. Sciolse i capelli che teneva legati in una crocchia arruffata, per poi districarli con le dita e adagiarli ai lati del viso, così da coprirsi.
Merlin afferrò la camicia da notte e, nascosti in un vicolo, le diedero fuoco, per cancellare ogni prova.
Dopo qualche minuto, mentre camminavano, Merlin cominciò a sentire uno strano e ingiustificato formicolio percorrerlo. Cercò di non farci caso, continuando a camminare.
Ormai sulla strada per Avalon, mentre continuavano a camminare, Merlin cominciò a non percepire più gli odori. Ma che diavolo stava succedendo?
Qualche minuto più tardi, quando erano quasi arrivati, Merlin cadde a terra e Alba corse in suo soccorso.
Merlin aveva perso la sensibilità delle mani e dei piedi.
Conosceva quegli effetti… Se non si sbagliava, in pochi secondi avrebbe avuto… un attacco di vertigini lo colpì.
“Merlin, che cos’hai?” chiedeva di continuo Alba, ma Merlin non poteva sentirla, poiché la percezione uditiva era stata annullata.
Sapeva cosa venisse dopo. Il polso che rallentava, sudori diffusi.
Aconito.
“Maledetto…” cercò di spiccicare Merlin “La lama era avvelenata”
Alba lo guardò, confusa.
“Avvelenata?” chiese, sempre più sbalordita. Che cosa stava accadendo?!
“A-aconito” riuscì a mormorare Merlin, in un sussurro spezzato. Doveva sbrigarsi, dirle cosa fare prima che la fase successiva dell’avvelenamento sopraggiungesse. “D-devi… c-chiamare Aithusa” le disse, serio. “S-solo lei può g-guarirmi”
“Ma io…” la fase tanto temuta, alla fine arrivò.
I crampi violenti. Merlin cominciò a soffrire e gridare di dolore tra le braccia di Alba.
C’era ancora tempo… prima della fase successiva.
“Devi chiamarla… ah!” Merlin gemette per un forte crampo in pieno petto “N-nella l-lingua dei draghi!”
Quando finì di spiegare l’altra fase, si fece sentire.
Anestesia e perdita dei sensi.
“Io…” cominciò Alba, confusa. Non conosceva la lingua dei draghi. Però… aveva visto Merlin chiamare il drago, dopo l’ultimo respiro di Artù.
Quali erano le parole che aveva usato?!
Alba chiuse gli occhi e cercò di prendere il controllo del suo potere. Una miriade di immagini di mescolarono nella sua mente. L’incoronazione del re, duelli, tornei, tradimenti, fantasmi, uccisioni, battaglie. E, poi, finalmente, la sospirata visione arrivò.
Alba ascoltò per bene le parole pronunciate dallo stregone per richiamare a sé il drago.
Ma… solo i signori dei draghi potevano riuscirci, rifletté angosciata. Come avrebbe fatto? Lei non era un signore dei draghi. Scosse il capo e si preparò comunque a chiamare il drago. Pronunciò le parole una per una, scandendole con cura. Quando finì, non c’era ombra di Aithusa.
Che avesse pronunciato male qualcosa? Decise di riprovare, ancora. Intanto, Aithusa, attirata dal richiamo, provava a raggiungere la maniglia per uscire dall’appartamento di Merlin.
Alba, sembra più in ansia, cullava Merlin privo di sensi, tra le sue braccia.
“Oh, Dio” soffiò sconvolta “No…”
Era sempre più in ansia. Sarebbe arrivata in tempo, Aithusa, per salvare Merlin? O lo stregone sarebbe morto tra le sue braccia?

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Capitolo 7
*** Just An Illusion ***


Chiedo perdono per la copertina ma, mi ha dato problemi -.-" ad ogni modo, spero che nel prossimo capitolo riesca a metterla :) comunque ecco a voi un immagine altrettanto bellissima *^*

 

 

Find A Way To Bring You Back
Capitolo 7
Just An Illusion




And As The World Comes To An End
I'll Be Here To Hold Your Hand.
Cause You're My King
And I'm Your Lionheart.

Of Monster And Men - King&LionHeart





“Quanto tempo gli rimane?” domandò Artù.
“Cinque giorni, sire” rispose Gaius.
“Parto subito” informò il principe, deciso.
“Sire, è pericoloso” tentò di farlo ragionare il medico.
“Gaius” cominciò Artù, con sguardo serio “serve il fiore della morte per guarirlo?” chiese il futuro re.
“Sì, sire” rispose il cerusico.
“Bene. Tornerò con il fiore” assicurò, lanciando ancora un sguardo colmo di parole in direzione di Merlin.
Ti salverò, amore mio.

 
“Artù” lo sentì pronunciare Alba. Evidentemente, nel suo stato di incoscienza, Merlin stava correndo attraverso il suo passato.
E intanto, Aithusa, continuava a cercare di trovare un modo per uscire da quel dannato appartamento. Cominciando ad abbaiare e a produrre latrati che facevano accapponare la pelle. Come se stesse per avvertire il terremoto. Si, il terremoto era dentro di lei. Un terremoto fatto di preoccupazione, ansia, dolore e senso del dovere.
 

Merlin raggiunse Artù che, appoggiato ai merli del castello, osservava il suo popolo in una delle tante giornate a Camelot.
“Devo tornare ad Ealdor” annunciò il servo, senza guardarlo negli occhi.
“Ma tornerai, vero?” domandò il principe, incrociando le braccia e continuando a guardare dritto di fronte a sé.
“è mia madre” motivò Merlin, quasi come se si sentisse in colpa a lasciarlo.
“Capisco” cominciò Artù, serio “Bene. Sei stato il peggior servitore di sempre, davvero. Orribile. Il peggiore che sia mai stato al mio servizio” sdrammatizzò il biondo.
Merlin annuì, regalandogli quel sorriso che faceva sempre sentire Artù leggero e privo di preoccupazioni.
“Grazie, sire” mormorò Merlin, sorridendo ancora. E fece per andarsene.
“Merlin” lo richiamò Artù. Il servo si voltò.
Era il momento giusto per dirglielo.
Non era forse un addio, quello che si stavano scambiando?
Ti amo, Merlin.
“Buona fortuna”
“Grazie, sire”

 
La signora Josie non ricordava che il suo vicino avesse un cane. Eppure, lo aveva sentito abbaiare, guaire, latrare. Faceva un tale trambusto che tutto il palazzo riusciva a sentirlo. Alcuni erano anche andati da lei a lamentarsi.
Merlin era uscito da parecchio tempo, ormai. E se la creatura necessitava di qualcosa?
Decise di volerlo andare a scoprire.
Arrivata di fronte alla porta di Merlin, abbassò la maniglia e… la porta era aperta, non era nemmeno chiusa a chiave… chissà che diavolo stava succedendo? Quanti dei condomini lasciavano le loro porte aperte, senza nemmeno chiuderle a chiave? Che al ragazzo fosse successo qualcosa?
Eppure l’avrebbero saputo, tutti. Sarebbe uscito, prima poi, sul giornale. Avrebbe voluto fare qualcosa, ma cosa? Il suo vicino era talmente misterioso… Non ne conosceva nemmeno il cognome, probabilmente nemmeno ce l’aveva, considerò la donna.
Che fosse qualche ente importante sotto copertura? No, si rispose. Forse stava volando troppo di fantasia.
Non appena la donna lasciò sufficiente spazio tra le porta e l’uscio, Aithusa sgattaiolò fuori, correndo, correndo, correndo. Senza mai voltarsi indietro. Merlin aveva bisogno di aiuto e lei lo sapeva.
Sto arrivando, mio signore. Pensò Aithusa.
 

“Padre!” gemette Merlin, quando Balinor, ferito, gli scivolò addosso.
“Anche tu hai il dono di tuo padre” aveva mormorato il signore dei draghi, gemendo poi dal dolore “Merlino…” e il suo sguardo si era perso oltre le spalle del mago.
“Ti prego, no” lo aveva implorato Merlin. Suo padre non poteva andarsene! Non in quel momento! “Ti prego. Posso salvarti”
“Ascoltami: quando affronterai il drago, mi raccomando, sii forte. Il cuore di un drago, si trova a destra, non a sinistra” perché le diceva a lui, quelle cose? Il viso di Merlin si contrasse in un espressione triste e risentita.
“Non posso farlo da solo” aveva singhiozzato lo stregone.
“Devi ascoltarmi. Tu sei mio figlio. Ho visto abbastanza da sapere che mi renderai orgoglioso” le dita di Balinor avevano accarezzato per qualche secondo la guancia di suo figlio. E poi, se n’era andato.
L’aveva abbandonato.
Adesso toccava a lui. Toccava a lui fermare Kilgharrah.

 

“Adesso sei l’ultimo signore dei draghi. Tu solo possiedi l’antico dono. Nel profondo del tuo cuore, devi trovare la voce che tu e Kilgharrah condividete. Perché le vostre anime sono gemelle. Quando parli a lui come suo simile, è obbligato ad obbedire alla tua volontà”
 

“Devi parlare a lei come tuo simile.”

La frase arrivò chiara ai pensieri di Alba.
Una cagnolina bianca spuntò dal nulla, raggiungendoli sulle sponde di Avalon. Alba la chiamò per nome e la piccola si inchinò a lei. Guardò ancora una volta Merlin.

“Solo tu, puoi ridarle le sue sembianze originali”

 

La voce del grande drago raggiunse ancora una volta Alba e la ragazza guardò il cucciolo di drago imprigionato in quel corpo che non le apparteneva. Come avrebbe fatto a restituirle il suo aspetto?

 

“Trova la voce che tu e lei condividete”

 

Le rispose la voce del drago, come se sentisse i suoi dubbi. Alba chiuse gli occhi.
“Dracan!” si sentì esclamare, stupita. Era sicura di stare parlando la sua lingua e invece… Era sicura di aver pronunciato “Torna alle tue sembianze originali.” Anche Merlin l’aveva sentita.
Eppure era strano… come faceva, lui, nel suo stato a vedere tutto ciò che stava accadendo?
Aithusa aveva zampettato fino al lago di Avalon e lì, si era immersa. Una luce abbagliante pari a quella del sole si era innalzata dal pelo dell’acqua per avvolgere la creatura. Era così accecante che Alba dovette serrare le palpebre e coprirsi il viso con una mano.
E intanto, il cuore di Merlin rallentava sempre di più i battiti… l’aconitina aveva raggiunto le pareti ventricolari e le stava piano piano lacerando.
La luce abbagliante si spense a poco a poco e Alba si scoprì il viso, notando che Aithusa era sparita.
Fu subito presa dal panico e si portò le mani al volto, quando, improvvisamente, l’acqua cominciò a ribollire e illuminarsi. Il drago raggiunse la superficie, avvolto da una candida luce azzurrina. Alba la vide e si portò una mano alle labbra.
Un barlume di speranza cominciò ad illuminare i suoi occhi.
E, intanto, Merlin non riusciva a spiegarsi come mai fosse spettatore di quella scena che, secondo le leggi fisiche, non avrebbe dovuto vedere.
“Aiutalo” aveva ordinato “Salvalo”
Aithusa si era avvicinata a Merlin e lo aveva guardato in tutta la sua solennità. La creatura aveva chinato il capo, fino a raggiungere quello di Merlin.
Spalancò le fauci e soffiò con tutta la sua forza il fiato magico su di Merlin. Il suo occhi si tinsero di oro.
Alba osservava le reazioni di Merlin e… il mago riaprì gli occhi di scatto e guardò prima Alba e poi Aithusa.
Ma… Merlin si stava osservando da fuori… guardava se stesso, sorridere ad Alba.
“Ce l’hai fatta!” aveva esclamato alla ragazza. Alba, con le lacrime agli occhi, aveva sorriso. E Merlin le si era buttato addosso, abbracciandola forte.
Il sorriso di Alba, però, si spense nel momento in cui la consapevolezza di ciò che l’aspettava di lì a poco si fece strada in lei. E anche Merlin vide quel sorriso svanire.

 

“Per riportare il re a questo mondo, è necessario un sacrificio”

 

Alba si rabbuiò ma poi annuì. Era il suo dovere, infondo. Poi si voltò verso Merlin e lo guardò.
“Tutto questo è falso” gli disse.
Merlin scosse il capo, ed ebbe l’impressione che qualcosa non stesse andando nel verso giusto. Guardava se stesso mentre aggrottava le sopracciglia confuso.
“Cosa...? Di che cosa stai parlando?” domandò il mago, guardandola.
“Non ti sei mai svegliato” le rispose lei.
Merlin venne afferrato e gettato nella cruda realtà. Era stata una visione. Una maledetta visione nel suo stato di incoscienza. Sapeva che l’aconito provocasse disturbi anche all’inconscio.
Aithusa non era mai arrivata, Alba non l’aveva mai riportata alle sue sembianze originali e lui, continuava a giacere a terra privo di sensi.
E il suo cuore, nel frattempo, cominciava a rallentare.

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Mi scuso tanto per la cortezza del capitolo T.T ma per ora, veder un pc con internet è come trovare acqua nel deserto e.e

Spero comunque che vi sia piaciuto il capitolo :) a presto con il prossimo!!! <3

-Aithusa :)
 

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Capitolo 8
*** Take my soul, her soul, its soul. ***


Questo capitolo lo dedico al nostro piccolo Colin, che per ora è ricoverato per un'infezione respiratoria :( gli siamo tutti vicini.
Guarisci presto, piccolo! <3

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Find A Way To Bring You Back
Capitolo 8
Take my soul, her soul, its soul.




Alba continuava a cullare Merlin avanti e indietro. Ormai la vita lo stava abbandonando.
Perché il destino permetteva alle persone di soffrire così tanto?
C’era di sicuro qualcosa che potesse fare. La ragazza si alzò in piedi e guardò il cielo, concentrandosi.
La lingua dei draghi è qualcosa che aveva dentro fin dalla nascita. Lo sapeva, pur non sapendolo.
Chiuse gli occhi e…
“Dracan, imala, issupetetu imu malachesch!” L’aveva urlato, con tutte le forze.
Il silenzio si impadronì di lei e qualche lacrima le scivolò lungo il viso.
Non stava accadendo nulla. Nulla!
Alba si portò le mani al volto. Nascere con un dono e un destino già scritto, per poi fallire miseramente…
Mentre si compativa, in ginocchio, sulle sponde di Avalon una brezza leggera le accarezzò i capelli.
E un battito di ali cominciò a riempire il silenzio.
Alba sollevò lo sguardo, puntando gli occhi verso il cielo illuminato dal fioco bagliore della luna e colmo di stelle.
“Kilgharrah” soffiò sorpresa. Il drago volò nella sua direzione e planò, fino a raggiungere il largo spiazzo di fronte al lago.
L’imponente creatura poggiò le enormi zampe sul terreno, scrutandola per qualche istante quando lei lo raggiunse.
Kilgharrah vide che non c’era terrore o timore nei suoi occhi, solo speranza.
“Sei molto coraggiosa, bambina mia” la voce cavernosa del drago le accarezzò le orecchie e lei sorrise. Kilgarrah puntò i suoi enormi occhi dorati su Merlin. Alba seguì il suo sguardo e si preparò a spiegare.
“È stato avvelenato” disse, abbassando il capo.
“Lo so” aggiunse la creatura, avvicinandosi al mago. “Merlino” lo chiamò e fu come se quella voce provenisse dalle profondità della terra. Il suo tono era tormentato e straziato.
“P-puoi salvarlo?” domandò la ragazza, sollevando il capo verso il drago.
“Sì” rispose Kilgharrah, sorridendole. Si chinò su di Merlin e soffiò su di lui. L’incantesimo a poco a poco, diede i suoi frutti. Il mago cominciava a riprendere il suo colorito naturale, le occhiaie stavano pian piano scomparendo.
E Alba restava in silenzio, pregando e sperando.
Quando il drago finì, Merlin ancora non si muoveva. Alba gli andò incontro e si inginocchiò accanto a lui.
“Coraggio, Merlin” gli sussurrò “coraggio” e cominciò ad accarezzagli la fronte, con devozione.
Il drago osservò in silenzio la totale ripresa di Merlin. Il mago si risvegliò, sollevando le palpebre lentamente. “Merlin!” esclamò la ragazza, sorridendo commossa.
“Cosa è successo?” domandò il mago.
“Sei stato avvelenato, non ricordi?” suggerì lei, assottigliando le labbra.
“S-sì…” balbettò il mago “E…” stava per cominciare un’altra frase ma qualcosa lo bloccò… guardò oltre le spalle di Alba “Kilgharrah” sibilò stupefatto.
“Ci incontriamo di nuovo, giovane mago” lo salutò la grande creatura.
Merlin si alzò di scatto e andò incontro al drago, poggiandogli una mano sul muso, accarezzandolo.
“Non era un addio, allora” sussurrò Merlin, guardandolo nelle enormi iridi gialle.
“Non ci saranno mai addii, Emrys. C’è solo quello che è e quello che sarà. E tu ed Artù siete quello che sarà” Merlin scosse il capo, sorridendo amaramente.
“Vedo che non hai perso l’abitudine di rispondere enigmaticamente” lo redarguì.
“Sembrerebbe di no” rispose il drago, prima di notare Alba, in un angolo che li guardava pensierosa “Vieni qui, bambina mia” la chiamò e la ragazza si avvicinò a loro due.
“Dobbiamo riportare Artù a questo mondo” disse Merlin, ignaro di quanto fosse alto il prezzo da pagare per tutto ciò.
“Lo so” aggiunse Alba, rabbuiandosi. Il drago la guardò. Non aveva colpa, quella povera ragazza… non aveva fatto nulla di male per meritarsi un tale fardello da sopportare.
“Quando arriverà il momento…” cominciò il drago, guardando Merlin che gli prestò subito la sua attenzione “…bisognerà pagare un prezzo ai guardiani di Avalon”
“Un anima per un'altra” aggiunse Merlin, incupendosi. Ricordando perfettamente le leggi del mondo magico. Una vita per un’altra. E l’equilibrio del mondo non sarebbe stato turbato. Quante volte aveva avuto il coraggio di offrirsi come sacrificio a maghi o streghe per salvare il suo principe?
Non riusciva ad immaginare un mondo senza Artù… Era un controsenso, comunque. Se Artù fosse tornato indietro, nella peggiore delle ipotesi, lui non l’avrebbe mai visto.
Beh, la cosa più importante era che il Re del passato e del futuro tornasse sano e salvo da suo viaggio nell’aldilà.
Il mondo aveva bisogno di Artù.
E Artù ha bisogno di te. Non farlo, giovane mago.
Merlin guardò Kilgharrah negli occhi. Doveva farlo. Non era forse il suo destino, quello?
“Offrirò la mia” disse Merlino, deciso.
Alba lo ascoltò attentamente e poi scosse il capo. “No” pronunciò convinta “No” ripeté “Lo farò io” aggiunse, puntando il suo sguardo in quello di Merlin.
“Ma…”
“È il mio destino. Sono nata per questo, ricordi?” lo interruppe. E Merlin poté vedere il coraggio, la nobiltà d’animo e la forza nei suoi occhi e dentro la sua anima. Era un gesto nobile e altruistico da parte sua. Ma, davvero, non poteva permettere che lei sacrificasse la sua vita. Non c’entrava nulla. Il destino era solo suo. Solo lui doveva morire per Artù o sacrificarsi al posto suo.
Aveva fallito sull’isola dei beati, quando era stato Lancillotto a salvarli. E adesso avrebbe ripagato il favore.
“No” disse Merlin, avvicinandosi a lei e stringendola per le spalle. “Andrò io.”
“Ma devo farlo” ritentò lei.
“No. Non devi. Non è giusto” la contraddisse il mago, mentre il drago ascoltava entrambi in silenzio.
“Il destino deciderà per noi” disse Kilgharrah, avvicinandosi al lago. Chiuse gli occhi, per poi riaprirli qualche secondo dopo.
“Cosa sta facendo?” domandò Alba a Merlin.
“Sta risvegliando i guardiani di Avalon” e quando lo disse un brivido lo percorse da capo a piedi.
Il lago si riempì di luce e un regno fatto di magia e potere si poteva scorgere al suo interno.
Uno dei guardiani sbatté le deboli ali, raggiungendo il muso del drago.
“Per quale motivo ti presenti al nostro cospetto?” domandò la piccola fata, sfidandolo senza alcun timore.
“Lo sapete già” rispose Kilgharrah, fissandolo. Lo Shid guardò oltre la testa del drago e vide Merlin.
“Il re” disse solo la fata.
“Sì” disse secco il drago.
“Sapete già quali sono le legg…”
“Lo sappiamo.” Tagliò corto il drago, voltandosi indietro.
Merlin sollevò lo sguardo, guardandolo negli occhi, per poi annuire e camminare verso di lui.
“Sono pronto” disse il mago e Alba diminuì la distanza che restava fra loro, afferrandolo per un braccio.
“No!” gridò lei. E Merlin si voltò implorandola con lo sguardo.
“Ti prego, lasciami” pregò il mago.
“Non puoi farlo tu!” esclamò la ragazza, stringendo ancor più forte il braccio di Merlin.
“Sì che posso. Devo farlo” ribatté Merlin, cercando di liberarsi dalla sua presa.
“No!” esclamò di nuovo lei e scappò verso il lago, dove il Sidh stava aspettando il suo sacrificio.
Merlin le andò incontro e l’afferrò con entrambe le braccia dalla vita, bloccandola.
Alba tentò di spingerlo via. Doveva essere lei a sacrificarsi! Merlin era troppo importante.
La ragazza riuscì a liberarsi dalle gracili braccia dello stregone e quando stava per raggiungere la sponda, qualcosa di inaspettato accadde…
 
“No!” Merlin non ebbe il tempo di riprendersi da ciò che era successo. “K-kilgharrah” quel nome era rimasto sulle sue labbra, sospeso. Per poi dissolversi.
Alba si voltò verso Merlin e lo guardò.
“Io…” cominciò la ragazza “Io non…” Merlin la osservava, sempre più sconvolto.
Il drago… il drago si era sacrificato per entrambi.
Gli occhi di Merlin si riempirono di lacrime, guardando il lago.
“Mi dispiace” soffiò il mago, osservando l’acqua ancora piena di luce e magia.
 

“Non devi dispiacerti, giovane mago. Anch’io, finalmente, ho fatto la mia parte in questo grande destino”

 
L’acqua del lago cominciò ad emanare una luce dorata, sacra. E Merlin sentì tutte le cellule del suo corpo colmarsi di magia. Sentì il suo potere avvolgerlo, come mai era successo prima.
E, oltre a quello, la forza dell’amore stava riempiendo il suo cuore, fino a fargli male.
Artù…
 

“Solo… solo stringimi, ti prego”
Echi distanti, sussurri che si disperdevano nelle sue memorie.
“Non mi dirai addio, Artù”

 

E finalmente poteva sentirlo, poteva sentire che il suo Re, il suo destino, la sua sola ragione d’esistenza stava tornando da lui. Era qualcosa di paragonabile ad una seconda nascita.
Si sentiva davvero nuovo, rinato, perfetto.
Non ricordava, nemmeno nelle sue più lontane memorie di essersi mai sentito così.
L’acqua cominciò a ribollire, rivelando la magia che si sarebbe compiuta di lì a poco.
Merlin sorrise…

Ed eccoti qui, dopo tutto questo tempo.

Artù riemerse a capo chino, respirando a pieni polmoni l’aria che gli veniva offerta. Dio, aveva perfino dimenticato come si respirasse…
Merlin non riuscì a sopportare il peso di tutte quelle emozioni e le sue ginocchia cedettero. Il suoi occhi si riempirono di lacrime, mentre non riusciva a smettere di nominare Artù. Brividi forti e violenti lo scuotevano interamente.
Il Re raggiunse lentamente la riva del lago. Sembrava ci volessero secoli…
Artù sollevò il suo sguardo serio su Merlin e il sorriso del mago scomparve dal suo volto.
Che la memoria di Artù non…?
Il Re distese le labbra in un sorriso.
“Merlin” soffiò, solamente. E il tempo si fermò. Tutto si era congelato per lasciar spazio a quel momento.
Merlin non riusciva a parlare… qualsiasi cosa volesse dire, temeva di rovinare tutto.
Artù si avvicinò a lui e Merlin quasi non riusciva a distinguere il suo volto, le lacrime inondavano i suoi occhi, regalandogli una scarsa vista.
Quando il biondo gli fu di fronte, Merlin provò a parlare.
“S-sei…” cominciò, singhiozzando “Sei davvero qui” riuscì solo a pronunciare.
Artù si chinò su di lui e lo risollevò da terra. Merlin non riuscì a trattenersi e gli buttò le braccia al collo, stringendolo. Inspirò forte il suo profumo, per assicurarsi che tutto quello fosse reale.
Merlin cominciò a piangere contro il collo di Artù e il Re, anche lui con gli occhi colmi di lacrime, gli accarezzava i capelli e strizzava gli occhi.
“Ssh” sussurrava all’orecchio di Merlin “Sono qui. Sono qui, adesso. E non ti lascerò mai più”
Artù lo scostò da sé, solo per prendergli il viso con entrambe la mani.
Non lo ricordava così… Merlin era l’ombra di se stesso. Artù si maledisse per essere morto. Per averlo lasciato da solo per così tanto tempo, per aver permesso che soffrisse.
“Mi dispiace di non essere riuscito a salvarti” cominciò Merlin, parlando velocemente “Ma sono arrivato in ritardo, e non avevo abbastanza potere da guarirti e…” Artù poggiò un dito sulle sue labbra.
“Shh, basta” e se lo strinse nuovamente contro “Sta’ zitto” e respirò forte l’odore della luce della sua esistenza. Dio, il suo profumo… non l’avrebbe dimenticato nemmeno dopo secoli.
Merlin sorrise contro la sua pelle e quando si scostò da lui, Artù lo prese alla sprovvista, baciandolo con tutta l’anima.
“Ti amo” soffiò Artù contro le sue labbra, quando si separarono “Non ho mai amato nessun altro.”
Merlin sorrise e si commosse nuovamente, poggiò una mano sulla sua guancia, per testare nuovamente la concretezza di quel momento.
Nel frattempo Alba, era rimasta immobile. Guardando tutto estremamente impressionata.
Sentendosi ancora in colpa per non essersi sacrificata al posto di Merlin o del drago.
Fu in quel momento che Artù si accorse della presenza della ragazza.
“Chi è lei?” domandò all’orecchio di Merlin, stringendogli la vita con un braccio.
“Lei è Alba. Le dobbiamo tutto” rispose il mago e probabilmente Alba lo sentì, perché si alzò in piedi ed andò verso di loro.
“Non è vero” sussurrò lei affranta, scuotendo il capo “Non ho fatto nulla.” Aggiunse risentita “Nulla” ripeté.
“Alba” la chiamò Artù e lei rivolse il suo sguardo al viso del Re “Tu hai fatto molto, invece”
“Non…”
“Sì. È vero. Senza di te sarei stato perso. Se tu non avessi chiamato il drago, adesso, sarei già morto. E Artù non sarebbe mai tornato indietro” le spiegò, andandole incontro e abbracciandola “Grazie” le sussurrò all’orecchio.
Artù le porse la mano e lei l’afferrò, concedendosi un sorriso rilassato. Avevano ragione.
Probabilmente era quella la parte che le spettava. Forse era quello che doveva fare. Annuì tra sé e tutti e tre si preparano per ritornare nel mondo reale ed affrontare il mondo fuori dalla loro piccola bolla magica. Merlin non riusciva a smettere di guardare Artù, come se temesse che, perdendolo di vista anche solo per un secondo, il biondo sparisse in una nuvola di fumo, lasciandolo nuovamente al suo dolore.
Artù porse la mano a Merlin e il moro l’afferrò, stringendola con forza e curvando le labbra in un sorriso orgoglioso. A sua volta, Merlin, tese la mano verso Alba e la ragazza la prese.
Artù era tornato indietro, lui e Alba erano ancora vivi e tutto era andato per il verso giusto.
 
Marco aprì gli occhi e con le dita andò a sfiorare l’amuleto sotto la sua camicia. Ricordò quando Morgana glielo aveva donato.
“Tienilo. A me non serve più” le aveva detto lei “Sono sacerdotessa dell’antica religione. Sono più cautelata di quanto credi.” Gli aveva accarezzato una guancia, sorridendogli “Ma tu, hai bisogno di protezione” e si era sfilata l’amuleto per farglielo indossare. “Non toglierlo mai. Mai. Ti proteggerà da qualsiasi forma di incantesimo o maledizione”.
Marco sorrise, ringraziandola con il pensiero.
“Non è ancora finita, Emrys
 

 
 

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