Castra L'Ex

di gemellinebirikine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Beautiful Liar ***
Capitolo 2: *** U Make Me Wanna ***



Capitolo 1
*** A Beautiful Liar ***


Ciao a tutti! Siamo Rivoltella J e Rio, è la nostra prima fic insieme e questo sarà un pepato capitolo da leggere dalla prima all’ultima riga! Diteci che ne pensate!!! Un bacione amorini!
 
 
 
 



- Lumos.-
La luce fioca di una candela si accese timida, tremante, debole, quasi a rispecchiare ciò che aleggiava silenzioso in quella stanza, quasi a imprimere ancor di più i sentimenti che si vivevano all’interno di quella camera, fantasmi di una realtà che prendeva forma lenta.
La piccola fonte di calore illuminava una stanza altrimenti avvolta nel profondo buio, fredda, impersonale, rigorosa, lasciando intravedere i mobili spartani e i colori freddi che regnavano sovrani tra quelle pareti di pietra nuda.
La porta venne richiusa velocemente, sigillata alla svelta con un altro incantesimo, affinché nessuno entrasse a disturbare l’eterea quiete del luogo, al fine di nascondere quell’incontro proibito, da censurare, da celare fedelmente, con lo scopo di tarpare le ali ad un amore che stava per prendere vita, per essere plasmato.
Un fruscio sbarazzino, appena accennato, di lenzuola spostate e gemiti silenziosi rompevano un silenzio immacolato, ermetico, in fibrillazione, un mutismo improvvisato che presto sarebbe diventato voce, che sarebbe scoppiato d’ardore riscaldando l’ambiente tetro.
Un ragazzo e una ragazza si guardavano intensamente negli occhi birichini, stringendosi le mani e scambiandosi fuggevoli sorrisi sulle labbra che si sfioravano con lentezza estenuante, magnetica, struggente.
Le spalle di lui, coperte solo dalla camicia bianca sottile, parte della rigorosa divisa scolastica, limpido velo candido ad avvolgere una finta purezza, erano ricurve su lei, quasi a volerla rapire al resto del mondo. Una mano esile era poggiata delicata all’altezza del cuore palpitante, palmo femminile che riscaldava quel lembo di petto possente, quel nuovo terreno sconfinato da scoprire, quel paradiso terreno da occupare prepotentemente.
Un corpo longilineo era incollato all’alta figura maschile, corpo che vibrava dalla gioia, corpo che pizzicava per l’ardore, corpo tremante di paura ingorda.

Con un moto continuo di baci, un vortice lento che ti risucchia piano, il mare dei ricordi più salato, la giovane lo fece distendere sul letto, risalendo lenta su di lui, strusciandosi sinuosamente sulla pelle vivida.
La testa regolare poggiata sul cuscino morbido, i corti capelli aurei immersi in quella coltre bianca, il viso stuzzicato da lucenti boccoli dorati che ricadevano naturali su quel viso rilassato.
Dita fredde partivano per un viaggio ignoto, inconsapevoli esploratori di un continente nuovo, a sondare un tenero volto delicato, spostando una ciocca di lunghi capelli che intralciavano lo sguardo penetrante, mano vogliosa di accarezzare una guancia tinta di rosa, imperlata docilmente da un rosso loquace, espressione sincera di uno stato d’animo scottante.

La docile fanciulla sobbalzò impercettibilmente sentendo la complice speculare, pioniera in avanscoperta, scivolarle incorruttibile lungo la spina dorsale, via via sempre più sicura di quei territori selvaggi, navigatore esperto di un’avventura che stava raggiungendo l’apice del piacere. Sotto il maglione blu pesante, che la soffocava, il palmo rigido di quello studente passeggiava irrequieto, libero, sconfinando.
Gli occhi a sigillare un’immagine eterna, troppo preziosa per perderla nell’oceano infinito dei ricordi, troppo rara per sprecarla, troppo essenziale per sostituirla ad altri momenti simili, intensi, rari.
Ancora non riusciva a crederci, non si capacitava dell’immensa fortuna che aveva, dello spazio di mondo che occupava con quel ragazzo.
L’imprevedibilità di quel soggetto era ormai il suo pane quotidiano, un ragazzo, uno specchio.

La sua immagine si rifletteva su quella lastra di ghiaccio e modellava mille personalità diverse, mantenendo l’anima immatura di un bimbo intrappolato in un corpo di uomo.
Non si era mai mostrato così agli altri, solo con lei era diverso, forse.

Facile sogghignare per i corridoi, ridere con gli amici sfrontati, dominando dall’alto una realtà finta, menzognera, falsa, che ti fa sentire solo un superfluo contorno al suo cospetto.
Troppo semplice guardarlo da lontano, spiare ogni suo singolo movimento, crederlo irraggiungibile, stella troppo lontana di un cielo sconfinato, terso, immenso.
L’immagine che prendeva vita in quella scena era quella di un ragazzo dolce, premuroso, accurato, una persona sensibile che non si fa sfuggire niente di chi ama, che coglie gli stati d’animo al volo, senza aver paura di sembrare inadatto.
Unicamente con lei assumeva quella maschera dettagliata, recitava silenzioso la parte del principe perfetto, reagendo a comando, abbandonandosi ad istinti veri, spesso mentendo a se stesso, ricercando quell’amore di cui necessitava disperatamente.
- Ma tu sei reale o solo un sogno che quando aprirò gli occhi svanirà?-

Avere paura di perdere una persona è ciò che può masticare di più l’anima, che può renderti schiavo di un sentimento, forse illusione, che ti fa vedere le cose a modo tuo, anche se magari ti stai solo autoconvincendo.
- Apri gli occhi, Luna.-

Come suonava bene quel nome, pronuncia sbagliata di un presente che si stava delineando.
- No.-

Il timore si traduceva in una semplice sillaba gelata, in due lettere che insieme marcavano le linee di un terrore profondo, quando non si vuole osservare oggettivamente la realtà.
- Perché?-

Finta ingenuità, finto stupore, finta verità, quando si sa di essere il perno sul quale gira la vita di un’altra persona.
Quella sicurezza in più che ti fa camminare a testa alta in qualunque situazione.
- Potresti non esserci più…-

Facile parlare al vento, lasciare che le nostre parole danzino una melodia lenta e scombinata, facile parlare così.
Ma esprimere la bufera che nel nostro cuore si anima è tutt’altra cosa, sputare la realtà nuda e cruda al cospetto della persona che si ama è un arduo compito.
Ripetendole di aprire gli occhi, sussurrandoglielo dolcemente, come uno spiffero che ti fa rabbrividire, come un segreto da non rivelare, come una realtà da non scoprire, la stringeva dolcemente a sè.
Luna percepiva la dolcezza di quelle parole e, allo stesso tempo, la passione che scatenava in lei quel corpo, che continuava imperterrito a toccarla convulsamente, a sfiorare la sua voglia di possederlo.
Come ridestata da un sonno profondo, scansando dall’incredulità un sogno troppo bello per essere vero, un po’ malinconica per la certezza di perdere quei frammenti d’infinito, aprì gli occhi e…lui era lì, era reale, era con lei.
Un etereo sorriso le si dipinse in volto, capolavoro di un sapiente maestro di bottega che gingillava la sua arte senza paura di ostentarla.
- Ehi, Luna…ma tu sei qui per me?-

Spesso gli angeli cadono dal cielo per salvare un povero diavolo, per condurlo nella retta via.
- Ehi, Draco,- rispose con lo stesso tono, divertita da quella domanda che le faceva ogni volta, -ma tu la smetterai mai di farmi domande assurde?-

Stava ancora sognando o era realtà?
Poco importava ormai, quando si è ubriachi di vita non ci si accorge della linea sottile che si respira tra finzione e realtà.
Draco Lucius Malfoy, l’algido Principe dei Serpeverde, l’incontrastato Dio del Sesso dell’intera Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, quella sera stava semplicemente decorando la vita di quella giovane strega innamorata.
- Hm…- fece il biondo fintamente pensoso, prima di scoccarle un’occhiatina maliziosa proponendole qualcosa di insolito: - non so…forse quando faremo la doccia insieme…-

Scoccata la freccia precisa, quella che dall’arco giunge dritta al cuore della vittima prescelta.
Luna arrossì violentemente e, sollevatasi di scatto dal petto scolpito di lui, a cui era accoccolata amorevolmente, lo spinse appena per una spalla, imbarazzata. – Draco!-
- Cosa? Non avrai pensato che volessi…- si interruppe, vedendo il solito sguardo stranito della ragazza, scuotendo la testa. – Ah…Luna, Luna…- sospirò, tornando a baciarle la fronte, - se accadrà, sarà perché l’avremo voluto entrambi.-

Le bugie spesso pattinano lisce sulla lingua di un uomo e volano leggiadre fuori dalle sue labbra, fulgide, veloci, senza rancore.
- Tu mi sorprendi ogni volta di più. Non ti credevo così.-

Aveva paura di certe emozioni, temeva di non essere all’altezza del bagaglio di vita che lui pesantemente trascinava dietro sé, era terrorizzata dalle sue voglie, troppo vicine a lei, ma così lontane dal realizzarle.
- Non dirmi che ti soffermi alle apparenze anche tu come gli altri.- disse, scostandosi da lei, alzandosi dal letto e fissando un punto indefinito nel vuoto. – Credevo fossi diversa da loro, che guardassi le persone senza tener conto dei pregiudizi che senti in giro…-

Stava ricorrendo all’arte più subdola, alla guerra psicologica più cruenta, che l’avrebbe proclamato vincitore indiscusso una volta di più.
- No, Draco, non è così, solo…ecco…io…- replicò, levandosi in piedi a sua volta, raggiungendolo, cingendogli il braccio rigido sul fianco.
- Non perdere tempo a inventare scuse.-

Proseguiva quella lenta dissidia, imperterrito, voleva ottenere “quel” bottino, ingordo goloso sbarazzino.
- Sarebbe la mia prima volta.- alitò d’un fiato.

Verità troppo amara, realtà troppo sbagliata, rivelazione fatale.
- Cosa?!- si stupì l’altro.

Girandosi su se stesso scostò la giovane ragazza, passando la mano venosa tra i lucenti capelli biondi, prostrando il suo sguardo ad una visione distorta della realtà che invece lui voleva.
- Hai capito.-

La rassegnazione era tanta, convinzione di una vita, ora penitenza.
- Vuoi farmi credere che una ragazza bella e dolce come te non ha mai…-

Cosa avrebbe ottenuto con quelle insane moine?
Forse troppo, forse niente.
Probabilmente sarebbe riuscito a sciupare il fiore più profumato della sua giovane età.
- No.- lo interruppe, abbassando lo sguardo e dandogli le spalle.

L’aveva detto, raccontato, rivelato, si era messa a nudo, spogliata la sua anima, svelato il suo segreto.
Certamente uno come lui non era pronto a certe realtà, ad essere il frutto del peccato di una giovane donna che vuole scoprire certi sentieri.
Avrebbe voluto interrompere la relazione, così nuova, così bella, così inebriante, sebbene segreta, oppure avrebbe potuto arrabbiarsi per non aver saputo prima quel particolare ingombrante.
- Io non la penso come gli altri, Draco, solo che…il discorso mi innervosisce, ecco.- si sentì in dovere di giustificarsi, - non volevo che ti arrabbiassi…-

Arrampicata su quello specchio scorgeva l’immagine del suo amato, il riflesso più denso, l’irrealtà più pura.
- Non sono arrabbiato.- Conciso, tagliente, meschino.
- Davvero?- Insicura, incerta, sola.
- Piccola, - le sussurrò all’orecchio, tornando ad abbracciarla da dietro, - Scusa…non dovevo reagire così…-

Non poteva lasciarsi scappare l’occasione di farla sua, avrebbe combattuto per lei, per quella causa.
Luna si voltò nel suo abbraccio, stupita dalle scuse del “suo” ragazzo, o quello che definiva tale nella sua testa, nel suo cuore, nella sua anima.

Come suona bene… pensò inconsciamente.
- No, sono stata sciocca io. Avrei dovuto dirtelo prima senza farti credere che fosse per via di quello che la gente…-

Ancora giustificazioni, ancora sfregava le unghie su quella rigida superficie trasparente, abbarbicata come non mai per paura di perdere quell’altura così arduamente conquistata.
- Shhh…- la zittì con un tenero bacio, - non devi spiegarmi niente, ok?-

La mandibola stretta, contrita, dura dopo quelle poche parole.
Il suo cervello stava macinando una scappatoia, un presagio, un barlume di speranza per uscire indenne da quella situazione, per liquidarla senza rimorso, senza rancori.
- Ok…-

Mille paure si appollaiavano nel suo cervello, larve sanguinarie a prosciugare una passata sicurezza, spettri di un passato pulito che stavano svolazzando selvaggi.
Gli cercò lei le labbra, stavolta, e mentre giocavano, baciando sorrisi accennati, pochi sinceri, molti mascherati, prese la sua decisione.
Aveva sempre sognato che la sua prima volta sarebbe stata con qualcuno che l’avrebbe fatta sentire una principessa, donandole attenzioni, tenerezze, sorrisi… e Draco era il suo principe, Draco l’aveva accolta, sebbene in silenzio, nonostante l’esclusività di quel rapporto.
La faceva sentire felice, appagata, desiderata, una fila interminabile di scarlatte visioni, che col tempo sarebbero scomparse come un alone caldo sul vetro pallido, lasciando l’orma di un passato passaggio.
Quando era con lui, i suoi freni inibitori perdevano di consistenza, si premeva sull’acceleratore e si bruciavano tappe.
Guardando quegli occhi di un grigio tempesta che le rimescolavano il sangue nelle vene, le paure negli occhi, i dubbi nella testa, anche i pensieri più amari scomparivano in una coltre di fumo nero.
Sì, confermò a se stessa, sarà lui il primo. Si, perché sento già qualcosa di molto importante per lui.
- Draco…- sibilò rauca, la voce non usciva, quasi un presagio per gridarle piano che sbagliava. Prendendo coraggio face evadere il primo bottone della camicia “di forza” di lui, quello vicino al colletto, dalla sua asola.
- Qualcosa non va’?- chiese, studiando il suo volto, lasciandola fare, certo dei suoi prossimi movimenti.
- Mi chiedevo…quella doccia…sì, insomma…se…fosse ancora…disponibile…-

Se stava sbagliando non le importava, se in poco più di un istante avrebbe bruciato un tesoro, non le interessava, se stesse barcollando nel buio, beh, prima o poi doveva pur farlo.
Meglio adesso e con lui.
Il bel biondo le sollevò il viso fra indice e pollice e storse un angolo della bocca all’insù, come il bambino viziato che ottiene la tanto bramata caramella.
- Tutte le volte che vorrai, piccola.-

Bugiardo fino all’ultimo, sporco nell’anima, convincendosi di volerle bene, in fondo, solo per non far apparire quella scena maledettamente volgare.
Ecco, l’ultimo bottone, l’ultimo frammento che lo legava all’attesa, di lì a poco avrebbe “consumato” quella spiacevole realtà, vorticosa cospiratrice del suo malato cervello.
Luna, tremando, scostò i lembi della camicia che profumava così intensamente di lui, inebriandosi di quella fragranza fino a sentir la testa girare, vorticare in un mare di insicurezze, mentre i palmi delle sue mani scorrevano sulla pelle liscia del ragazzo per liberarlo, dal torace, alle larghe spalle, sino a metà schiena, tracciando dolci scarabocchi immaginari su una pelle da baciare.
Draco, che aveva tolto le mani dai fianchi della ragazza giusto il tempo necessario per permetterle di sfilargli il candido indumento, senza smettere di torturarle la linea perfetta del collo di baci, iniziò a sollevarle il maglione, dal basso verso l’alto, con studiata lentezza, muovendo piccoli passi verso la stanza da bagno, trascinandola con sé in quell’amara finzione.
Arrivati lì, chiuse la bocca della biondina in un bacio profondo, con le lingue che lottavano, che pretendevano la supremazia di quel territorio incavato nel loro viso, attirandola sotto la doccia, facendola sobbalzare e ridere, facendola giocare con l’irrealtà della situazione, quando un pioggia d’acqua fredda iniziò a cadere dall’alto su di loro.
La ragazza, in un impeto di coraggio, cominciò a slacciarsi impacciata i bottoni della camicetta, rivelando centimetro per centimetro quella pelle ancora sconosciuta alla passione, timida ai suoi occhi.
Quando fu del tutto aperta, il sovrano bugiardo chinò la testa sul suo seno, coperto ancora dal reggiseno rosa di pizzo, facendole sentire le gambe e i nervi cedere per la troppa emozione.
Merlino…il Dio del Sesso…è proprio vero…

Pensieri sconnessi di bambina che cresce, riflessi malandati, fatti di favole e segreti, fatti di timidi sospiri che canticchiavano ora liberi, segregati per troppo tempo all’ombra dell’attesa.
La lava incandescente scorreva a fiumi su di loro, rendendo ancora più bollente la passione tra i due.
Di nuovo, Luna aveva l’impressione che i vestiti fossero solo d’intralcio, ovunque le posasse le mani, sentiva la pelle ardere.
Ma quando Draco infilò la mano sotto la sua gonna, non fu più sicura di niente.
I mille dubbi che aveva scacciato prima, riaffiorarono nella sua mente, la convinzione che si era imposta era crollata come un castello di carte al soffiare del vento, come pedine instabili sospinte.
- Draco…-

Doveva fermarsi al più presto, subito o non ci sarebbe stato scampo.
Avrebbe avuto rimorsi perenni.
Il bel biondo mugugnò qualcosa di incomprensibile, troppo occupato a morderle sensualmente il lobo di un orecchio e a lambirlo poi con la lingua.
- Draco!- lo richiamò un tantino più decisa, posandogli le mani sulle spalle infuocate.
- Che c’è?- riuscì ad articolare, prima di impossessarsi delle sue labbra.
- Non… io non…-

Per l’amor del cielo!
Avesse continuato a toccarla e baciarla in quel modo non sarebbe più riuscita a parlare per sempre, muta protagonista della sua indesiderata prima volta.
- Non mi sento ancora pronta per questo, Draco…-

Le sue parole si amalgamarono al bollore che scendeva incontrastato su di loro, unico calore che li univa ancora.
- Ok, non ti…COSA?!-

La voglia ormai era troppa per finire lì la partita.
Draco alzò prontamente il capo per guardarla negli occhi, cercando di convincerla come prima, abile seduttore bugiardo, avido del suo tornaconto giornaliero.
Luna notò il cambiamento di qualcosa nel suo sguardo e si preoccupò follemente.

La tentazione di tacere e procedere controvoglia era tanta ma quel briciolo di buonsenso che le ora rimasto lottava prepotentemente con l’incoscienza, vincendo anche se di poco.
Non era più quello di prima, ora i suoi occhi sembravano lame affilate.
- Mi dispiace…io proprio non me la sento…- piagnucolò, a un passo dalle lacrime, con i singhiozzi che le maturavano tristi in gola, tradendosi con un singulto, mentre riagganciava il reggiseno, - mi dispiace Draco.-

Corse via, riprendendosi il mantello dal letto del Serpeverde, sparendo nella coltre di vapore.
Merda…pensò il ragazzo, solo quest’inutile esclamazione riuscì a produrre quella persona troppo insensibile, troppo eccitata, troppo superficiale.

Non l’avrebbe fermata, non l’avrebbe rincorsa, non l’avrebbe rassicurata.
L’avrebbe lasciata andare, facendola sprofondare nei suoi sensi di colpa, facendola sentire spoglia nell’anima, inutile pedina di una scacchiera con troppe regine.




- ‘sera, biondo.-

Merda due volte!!! Ci mancava anche quel bastardo di Blaise!
- Da dove fuggiva quella svampita della Lovegood?- disse Blaise Zabini, entrando con un ghigno strafottente stampato in faccia e accomodandosi indesideratamente sulla poltrona argento brillante del suo migliore amico.
- Era di passaggio. Mi ha lasciato degli appunti.- Si, anatomia femminile, ecco la materia preferita della Serpe.
- Tutta bagnata e mezza nuda?!- insinuò quello con viso angelico, alludendo a molto più del pronunciabile.
- Fottiti, Blaise.- gli intimò, asciugandosi con un incantesimo e rivestendosi, coprendo prontamente il basso ventre per paura di essere giudicato, per non farsi vedere eccitato, per l’orrore di essere andato in bianco.
- Beh, ti dirò, Dray, se lo facessi arriverei fino in fondo, IO. TU, invece…-

Tagliente come le lame di un condottiero esperto, pronto ad affondare l’ultimo colpo sul nemico morente.
- Ehi, non una parola di più! Ci avrei scommesso le palle che quella me l’avrebbe data…è una Ravenclaw, cazzo! Sanno solo tenere le gambe aperte!-

Ecco il vero lato di Draco, o forse, questa era solo una sfaccettatura del suo essere, uno dei tanti  riflessi dello specchio.
- A quanto pare quando vedono te le chiudono. Le serrano. Le sprangano. Le sigillano…-

Carino come sempre, confortante, incoraggiante, il migliore amico che si possa desiderare.
- Vaffanculo, bastardo, hai reso l’idea! Ma sparati…-

Perfetto connubio tra l’arte di fingere e la dote di essere se stessi solo con se stessi.
- Sai, dovresti fare sesso più spesso.- sghignazzò prepotentemente, burlandosi di un Malfoy ancora evidentemente arrapato.
- Vuoi morire giovane, Blaise?!-

La lingua che prima aveva scavalcato certe vette, adesso si preparava a schernire possentemente.
- E chi dovrebbe uccidermi?! Tu forse?! Vorresti farmi credere che sapresti fare centro ogni tanto?!-

Certi tocchi da maestro avevano il potere di stregare una mente cinica, calcolatrice, metodica come quella del biondo Slytherin.
- Ti ammazzo, cazzo, ti ammazzo!- disse arrivatogli a un palmo dal viso. Prendendolo per il bavero della camicia, sibilò: - Da quelle isteriche appiccicose di Hufflepuff a quelle arrapate di Ravenclaw, passando per le Slytherin più stronze e sofisticate alle ninfomani insaziabili di Gryffindor, io posso farmi chiunque in questa cazzo di scuola, chiaro, Blaise?!-

Premuto il suo tasto debole, toccato il nervo scoperto, scalfita un’autostima epocale.
- Ne sei proprio sicuro?-

Il fulmine che intercettò gli occhi di Blaise fu premonitore di una tempesta su larga scala, un tornado che avrebbe scoperchiato miriadi di case, che sarebbe approdato in vari porti.
- Ne dubiti?-

Con una rimonta spavalda, si preparava ad attaccare più poderosamente di prima.
- Oh sì, vedendo il due di picche che ti sei beccato…-

Sebbene il compare fosse forte, lui lo era di più al momento.
- Mi sono beccato l’unica Corvonero illibata della scuola!- masticò tra i denti, linciandolo con lo sguardo assatanato.
- Ecco spiegato l’arcano…-

Botta e risposta, un taglia e cuci degno delle migliori sarte.
- Che diavolo hai in mente, Blaise? Dillo, falla finita, poi esci da questa stanza e impiccati!-

Parlava con un linguaggio scurrile e incisivo, a dispetto della rigida educazione ricevuta.
- Scommettiamo che riesco a farmi più ragazze di te in un certo limite di tempo, Dio del Sesso?-
Una sfida.

Un’amara sfida.
Un’appetitosa sfida.
Un lampo attraversò gli occhi cobalto del moro, dando al suo viso una connotazione diabolica.
Era una vera e propria sfida.
Un ghigno si impossessò della labbra perfette del biondo, serrate ora nel sorriso più goliardico, più ardito, più sfrontato.
- Che ci scommettiamo? I soliti sporchi galeoni? Troppo facile a mio parere…-

Il premio in palio era la breccia più succulenta.
- Chi perde darà un bacio allo Sfregiato, in Sala Grande.-

Ecco servito il piatto del giorno: pane, Sfregiato e tanta voglia di sbaciucchiarselo.
- Di fronte a tutti?-

Accattivante, prorompente, eccitante.
- Di fronte a tutti.-

Patti chiari, brutta figura lunga, memorabile, sarebbe passata alla storia.
I due si strinsero la mano felini.
Era fatta.
Si dia inizio alle danze.

 
 
 
Spazio autrici:
Rivoltella j e Rio unite da una fantastica amicizia!!! E chi ci fermerà più!!! Beh, piaciuto il primo chappy?! Vi avvisiamo che in questa nostra ficcy i colpi di scena non mancheranno e che, avendo una long-fic all’attivo entrambe, non sappiamo ogni quanto tempo riusciremo ad aggiornare…però  abbiamo già in testa il secondo chap e questo, visto il nostro carattere, è già tanto…! Fateci sapere cosa pensate di questa pazzia, ogni commento è ben accetto! Baci, Rio & Rivoltella J

 

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Capitolo 2
*** U Make Me Wanna ***



 
 
 
Blaise Zabini camminava fiero e spavaldo, canticchiando con voce roca un motivetto che gli ronzava in testa dalla mattina, con le mani infilate nelle tasche anteriori dei jeans scuri.
Postura egregia la sua, di un uomo soddisfatto, ostentata per suscitare invidia negli altri componenti del sesso forte ed eccitazione nella parte femminile di Hogwarts.
Bello lo era e ne era di gran lunga cosciente.
La pelle ambrata, eredità delle sue origini italiane, mediterranee per essere precisi, risaltava sul candore della camicia che lo avvolgeva.
Il viso era un connubio di emozioni: il ghigno appena accennato arricchiva il volto levigato, gli occhi profondi luccicavano di una luce nuova, figlia dell’eccitazione per la scommessa appena stipulata.
Lo sguardo avrebbe potuto far capitolare chiunque l’avesse incrociato, tanto era da bel tenebroso.
La sfida era stata lanciata da appena un paio d’ore e già un’avvenente prossima preda l’aveva invitato nella sua stanza.
Aveva dovuto prometterle, però, che sarebbe andato da lei dopo l’allenamento serale di Quidditch, a cui non poteva assolutamente mancare, pena l’evirazione, dato l’umore tetro del capitano platinato, reduce dal due di picche della Lovegood.
Trovarlo in quello stato, più incazzato che altro, era stata la ricompensa suprema a tante batoste targate Draco Lucius Malfoy.
In fondo, quella scuola era sempre così noiosa…
Potty-rischio-la-vita-un-giorno-sì-e-l’altro-pure a parte, chiaramente.
Entrò in Sala Comune senza fiatare, pregno d’autostima e carico di intraprendenza.
Si diresse all’angolo attrezzato magistralmente da Theodor Nott a mini bar, versandosi due dita di Firewhiskey mentre osservava con la coda dell’occhio i reciproci sguardi al vetriolo di Daphne Grengrass e Pansy Parkinson.
La prima era avvolta in un abito color grano, che le segnava tutto il contorno del corpo, con maniche a sbuffo e scollatura pronunciata, ma non volgare. Ogni suo respiro veniva scandito prepotentemente dall’aderenza dell’abito, che faceva risaltare il petto in movimento, a ritmo del suo respiro. La gamba destra, accavallata sull’altra, ruotava annoiata sulla caviglia, intorno alla quale si legavano i lacci delle scarpe con vertiginosi tacchi a spillo.
I lunghi capelli erano trattenuti a stento da un fermaglio di forma strana, gli occhi truccati da una matita chiara e la bocca splendente di lucidalabbra.
Rigorosamente all’amarena, ricordava bene i suoi gusti prelibati.
La seconda aveva un maglione lungo che, maniaco, le cingeva il corpo snello, ma formoso nei punti giusti, di un caldo verde smeraldo, con scollo che le lasciava scoperti la gola e l’incontro delle clavicole, scivolando perfetto sui fianchi fasciati dai pantaloni neri, stretti alle caviglie. Delle décolleté, con tacco regolare, avvaloravano una figura già slanciata.
Il caschetto nero regnava sovrano, libero da impedimenti di alcuna sorta. Sulle palpebre, il verde si univa all’argento in un connubio innaturale che faceva rilucere il taglio dei suoi occhi. Sulle labbra un filo di rossetto ad evidenziare il pallore naturale della bella Serpeverde.
Ah, le Slytherin.
Loro sì che conoscevano l’arte della seduzione.
Quel celare scoprendo con noncuranza.
L’essere donne rimanendo comunque ancora bambine, in fondo sole, ammaliando in silenzio.
Severe, giocose, libere.
Sguardi ammalianti, delle volte duri, che di quel provocare si nutrivano golosi, prendendo parte al gioco silenzioso che aleggiava furtivo sopra le loro teste.
Il fremere di una giovane età dove il tempo soltanto scandirà il decorso dell’avvenire.
- Salve ragazze, tutto bene?,- le salutò, con le guance che dipingevano la tensione della sua mandibola tesa, nel viso contrito in un’espressione di crescente agitazione, in presenza di quei corpi. Si chinò a baciare con dolcezza estrema Pansy sulla guancia pallida, sentendo la soffice pesantezza dell’imponente sguardo che gli scavava dentro da dietro.
Quegli occhi magnetici, scattanti, profondi, che per tanto, troppo tempo l’avevano provocato.
Occhi di una bimba che recitava la parte della donna.
Occhi fermi, occhi sicuri, gli occhi di Daphne.
- Blaise, poco fa si parlava dei tuoi gusti in fatto di donne…- lo apostrofò quest’ultima, mentre riceveva a sua volta il bacio di saluto del moro.
Intimamente bramava una determinata risposta, l’arguto riflesso di una realtà che sempre si aspettava di vedere, quando si sentiva di toccare il traguardo prima di Pansy.
Quando sapeva con convinzione di avere qualcosa in più di lei, perché la sua provocazione era di classe, non sfacciatamente volgare.
- Ah sì?!- rispose di getto, il volto decorato da un sorrisetto innaturale, nervoso, rigido, impreziosendo il binomio conciso di lettere con una spruzzatina abbondante di irrequietezza.
Agilmente si sedette fra le due contendenti languide e provocanti, entrambe avide di vincere.
- Già. Meglio more o bionde?-
Domanda non da poco quella. Ardua, complessa, che avrebbe condotto a chissà quale reazione.
Il ragazzo le fissò entrambe, sorvolando sulle due figure nella loro totalità, soffermandosi sui dettagli scenici architettati dalle due, piccoli gingilli che catturavano l’attenzione del giovane.
Soppesava i propri respiri, le esitazioni, i dubbi che sarebbero potuti trasparire dai suoi occhi.
Era certo che quella risposta avrebbe provocato un trambusto non indifferente, qualunque fosse stato il suo propendere.
Eccole là.
Pazzesche, uniche, sempre le solite.
Avevano scommesso di nuovo.
Avevano bandito un concorso tutto loro, una gara che le divertiva non indifferentemente.
Piccole, capricciose, insaziabili di attenzioni e considerazioni. E, forse, anche di approvazione.
L’entità del problema si ingigantiva ad ogni respiro, gli occhi truci delle due dame puntati come fari su di lui per metterlo a nudo in quel palcoscenico dove si ritrovava solo.
Si sarebbe dovuto schierare almeno con una.
Temporeggiare era fattibile ma inutile. L’avrebbero messo alle strette in pochi secondi.
Enigma consistente, arduo, invalicabile all’apparenza: scegliere le movenze afrodisiache di Daphne, sinuose, lente, che facevano fremere di desiderio, di una bionda decisa, senza scrupoli di coscienza, bella e dannata…o la sensualità studiata di Pansy, una mora che si divertiva a giocare con le sue manine di fata, con mosse da capogiro, giochetti diabolici, piccanti e lussuriosi?
Mentre lo Slytherin si spremeva le meningi per articolare una risposta accattivante, che fosse al contempo una bugia velata, ma convincente, Draco Malfoy sfrecciò davanti a loro, evidentemente incazzato, ovviamente alterato, naturalmente sconsiderato.
Notò la tacita richiesta d’aiuto del suo migliore amico, prigioniero involontario di due regine che lo tenevano imprigionato nella loro ragnatela troppo fitta.
Ghignando passò oltre, lasciando crogiolare il compare sventurato nel suo speziato brodo bollente.
-Se la cavasse da solo il maledetto…-
Pensieri naturali, incensurati, nitidi.
Argini di un fiume in piena che straripa, mare vivido e tonante in tempesta.
Accettando il tradimento del principe, Blaise si inumidì le labbra con la lingua, in un moto sensuale di insicurezza e ansia.
- Ragazze…-
Fiutava la tensione di quelle due cacciatrici, pronte a guizzare, spavalde, contro la preda alla sola risposta sbagliata.
Tutto, pur di assaggiare per prime un pizzico di quel succulento bottino di guerra, asso nella manica del giocatore temerario, sprezzante del pericolo.
- Vogliamo la verità, Blay. Nessuno ti avvelenerà se la dici.-
I loro visi rilucevano di bramosia e foga.
L’ostinazione li spingeva a ricercare sempre e comunque quello che si volevano sentir dire, pretendendo la supremazia sconfinata sull’altra.
- Personalmente preferisco entrambe.-
Pietoso tentativo di guadagnare attimi in cui sviluppare una frase sensata, che non sortisse l’effetto di far vittoriosamente trionfare una e mettere a tacere con umiliazione l’altra, come pece tetra che intorpidisce, immobilizza, impedisce di spiccare il volo.
- Dovessi scegliere?- lo incalzarono, protendendosi impercettibilmente verso il giovane, accarezzandolo dolcemente con i caldi respiri affannosi, uniti, per quell’occasione, in un falso abbraccio.
- Credo…more. Ma mi piacciono anche le bionde!-
Inutile perdere altro tempo.
Inutile vagare senza meta in discorsi futili, obsoleti, inespressivi.
Inutile girare attorno al pomposo bottino, che andava agguantato con decisione, senza esitare.
- Perfetto, ho vinto!- concluse, goliardica, Pansy, scompigliandosi la fulgida e fluente chioma, osservando l’imporporarsi delle gote della rivale al suo fianco.
- Maledizione, Zabini!- sbottò Daphne, aggiustandosi la scollatura prorompente, punto di ritrovo dei più languidi e eccitati sguardi.
Era consapevole di sedurre con quell’arma, cosciente di essere sognata, desiderata, bramata, certa del potere che aveva sugli uomini. Ma con Blaise, qualcosa era andato storto.
- Avete scommesso ancora?!- si finse stupito, corrugando la fronte.
Da quelle due ci si poteva aspettare di tutto, perché non rinunciavano a quello che volevano.
Non lasciavano incompiute faccende che le toccavano nel proprio ego.
Non si dileguavano tacendo al cospetto di qualcosa che le coinvolgeva nell’intimo.
- Non una parola su quello che mi tocca fare, serpe!- minacciò la bionda, puntando un dito addosso alla compagna di Casa, in segno d’ammonizione, d’avvertimento.
Potenti i suoi occhi magnetici, davano enfasi al gioco di sguardi che stava nascendo tra le due contendenti, smaniose di emozioni forti da assaporare.
- Ok tesoro, non farti saltare le coronarie. Calmati, più che una penitenza mi sembra una vera e propria benedizione… Godrai senza dubbio!- rispose l’altra, beffarda, sfrontata, sogghignante intimamente.
Daphne strappò il bicchiere di Firewhiskey dalle mani del moro dagli occhi cobalto e lo bevve tutto d’un sorso, sentendo l’alcool bruciarle la gola prepotentemente, come lava incandescente che valica i pendii scoscesi di un vulcano che erutta.
Lo posò violentemente, ormai vuoto, sul tavolino di cristallo di fronte a loro e andò via, adirata, dalla Sala Comune, lasciando di sé solo l’accattivante profumo d’amarena.
- Vedrai che non sarà così disgustoso come sembra!- le urlò dietro la mora, trafitta poi da un lampo d’ilarità improvvisa, ancora elettrizzata per la neo vittoria, terribilmente eccentrica, completamente vanitosa, estremamente in visibilio per la vicinanza dello Slytherin, che sentiva in suo esclusivo potere in quel momento.
- Mi dici che avete scommesso?- le chiese Blaise curioso, avvicinandosi deciso e voglioso, pronto a morderle delicatamente il collo, annusando quella pelle vellutata, inebriandosi la mente fin quasi a sentire la testa girare violentemente.
- Che chi avesse perso avrebbe corteggiato Ron-Pezzente-Weasley.-
I suoi occhi parlavano senza bisogno dell’ausilio sonoro, tanto trotterellavano vispi, melliflui, a perlustrare quel volto ormai troppo vicino, sentendo solo l’irrefrenabile voglia di penetrare con la lingua quelle due labbra socchiuse.
- Merlino, che schifo!-
Orrore temporaneo al configurarsi della scena in cui la sensuale Daphne fosse intenta a baciare Mezza-Sega-Weasley.
Certe delizie erano, ovviamente, riservate unicamente a palati sopraffini.
Pansy non perse tempo e scivolò morbida dal bracciolo del divano alle gambe di Blaise, strusciandosi su quel corpo maschile caldo e invitante, sistemandosi comodamente su di lui a cavalcioni.
- Draco si arrabbierà se arrivi tardi agli allenamenti?- chiese sorniona, mentre iniziava a baciarlo sulla gola, risalendo lungo la giugulare, fino alla bocca liscia, che iniziò prontamente a circuire con la lingua.
Con naturalezza sfacciata raggiunse il petto levigato, facendo sussultare il ragazzo per la freddezza delle sue mani cercatrici.
- E chi se ne frega di Draco…- mormorò già violentemente eccitato, ricambiando le carezze proibite, perquisendo le snelle gambe agganciate alle sue.
- Grazie di avermi fatto vincere, Blaise.-
Scostandogli il mantello lo liberò da inutili impedimenti di troppo.
Gli spostò il capo di lato, addentrandosi in quel fisico possente, prima allentando la cravatta, in seguito slacciando i primi bottoni della camicia candida, arrivando a valicare la soglia dei pantaloni, agguantando la cintura di pelle.
- Ti disturba il fatto che qualcuno possa entrare sul più bello?– chiese lui.
Era un provocatore dopotutto, anche se alterato dal piacere, già pronto a fare centro.
L’atmosfera era decisamente in fiamme, con le mani femminili birichine che si intrufolavano ovunque, incendiando il percorso irregolare che intraprendevano e le dita di lui, prima a giocare con i seni freddi, rigidi, pulsanti, quasi del tutto spogli, poi ricercando casa nel profondo del suo corpo ansimante.
- Mi eccita… -
Sentiva le mani di Blaise entrarle dentro, libere, senza chiederle lo scontato permesso, esperte, provocandole quell’eccitazione sana e genuina, compagnia fedele dei loro segreti giochi proibiti.
Conoscevano le loro fantasie erotiche più remote, nascoste dietro facciate pure, pudichi, seppur nell’intimo sfacciate, taciti complici di innumerevoli situazioni come quella.
Traspariva quell’esperienza che dava loro una certa coordinazione, il ritmo incalzante che non perdevano in numerosi momenti di passione, frasi sconnesse che si ripetevano bisbigliando, trattenendosi spesso dal gridare, acquietando a vicenda un fuoco che alimentavano, soli, loro due.
 
                                                               ***
 
 
Il corridoio dei sotterranei era deserto, tetro, inanimato.
Un triste orfano abbandonato a sé stesso, che si vedeva percorrere troppo poco spesso.
Il freddo smorzava l’aria tesa che si respirava e il chiarore delle fiammelle pallide sulle pareti ridestava quel loco inanimato da un perenne sonno che inquietava, quasi impauriva.
Empia distesa di pietra e marmo, lasciata a se stessa, abbandonata, sola, muta.
Strano per quell’ora, pensò il Principe degli Slytherin.
Assolutamente inusuale.
Di solito c’erano quei mentecatti dei Gryffindor a popolarla, sgobbando come schiavi per qualche dubbia punizione di Piton.
Draco Malfoy lo attraversò adirato, nervoso, ancora infastidito dell’inconveniente con Luna che l’aveva fatto andare in bianco dopo attimi in cui aveva previsto l’impronunciabile.
Tratteneva il mantello sulla spalla destra con una mano, senza ripararsi dal gelo prepotente che si stava cristallizzando nelle sue vene.
Poco prima, celato dalle ombre della statua di un cavaliere nel corridoio solitario, intento a fumarsi una sigaretta alla menta, che l’aveva in parte calmato regalandogli un paio di minuti di tranquillità, aveva sentito il picchiettare frettoloso dei tacchi della Greengrass dirigersi verso la Sala Grande.
Sicuramente quel bastardo del suo migliore amico aveva fatto vincere la Parkinson.
Grande, immensa, colossale cazzata.
Il solito cretino.
L’unico esponente maschile dei Serpeverde che non sapeva cogliere la sostanziale differenza tra le due suddette grazie.
Pansy era una piattola!
No, un momento, piattola era la Weasley
Pansy era…una piovra. Ecco sì, una piovra i cui tentacoli arrivavano dappertutto.
Ma, cazzo, Daphne…Daphne era una dea!
Passò le lunghe dita tra i capelli aurei, nel gesto naturale così incredibilmente sensuale che mandava in agonia quattro quarti del popolo femminile di Hogwarts.
Se li sentiva spesso addosso quegli sguardi affamati, golosi, penetranti, che lo studiavano con minuziosa attenzione, non ammettendo ammenda.
Scosse la testa, sovrappensiero.
Blaise non ci capiva niente di donne.
Non ci aveva mai capito un cazzo e mai c’avrebbe imbroccato una volta.
Figurarsi…sentiva già di stringere la vittoria, quel profumo inebriante che lo decretava vincitore una volta di più al cospetto degli altri, il sovrano bambino che primeggiava sempre e comunque.
Con questi pensieri che gli stuzzicavano la mente, passò davanti alla porta dell’aula di pozioni e venne catturato da quell’eccezionale profumo che conosceva tanto bene.
Amarena.
Neanche il tempo che la sua ragione formulasse l’immagine della seducente grazia che lo attendeva furtiva, che già l’istinto animale lo guidò ad attirare a sé quel corpo fremente.
Una manina delicata lo afferrò per la camicia impeccabilmente indossata, trascinandolo dentro la stanza vuota, avvolta da un silenzio tombale che rendeva il tutto ancora più accattivante.
Sollevò le mani e con esse sfiorò sensualmente la nuca di colei che aveva deviato il suo tragitto.
La ragazza si strinse completamente a quel corpo statuario, approfondendo il bacio in cui aveva catturato le labbra del biondo, alzandosi in punta di piedi per raggiungere l’imponente statura del ragazzo che aveva davanti.
Si staccò solo dopo una lunga, calda ed estenuante lotta di lingue, sorridendo maliziosa.
- Ciao Draco.-
Il saluto ufficiale passò in secondo piano, schiacciato dall’entità del comitato di benvenuto che gli aveva riservato in precedenza.
- Ciao Daphne.-
Le parole non servivano a nulla, ora poteva dare sfogo alla sua voglia di possedere, di giocare, di scatenarsi, usando la bionda che stava già ripartendo all’attacco.
Gli allargò il nodo della cravatta verde argento e tirandolo a sé, lo fece avvicinare all’ultimo banco a destra, quello dove meno arrivava la luce delle mille candele sparse nella stanza.
L’atmosfera artica di qualche istante prima venne istantaneamente sostituita dal bollore di due braci avvinghiate nello stesso fuoco.
- Draco? Meglio more o bionde?- indagò senza smettere di baciarlo, sapendo con certezza la risposta ma stuzzicando maggiormente lo Slytherin, per avere ciò che gli spettava di diritto.
Con grazia austera alzò il viso del biondo, intrappolandolo al muro, la presa era ferrea.
Lentamente iniziò a baciarlo, così profondamente da mozzargli il fiato per la foga con cui lo possedeva spavalda, conscia della sua supremazia.
- Blaise non capisce un emerito cazzo di belle donne, Daphne.- rispose, ridendo furbescamente – Ma come potrebbe, visto che ti tengo solo per me?-
Con dolcezza sopraffina si liberò dalla morsa femminile che lo teneva imprigionato e con grazia posò le mani ai fianchi snelli, giungendo poi a cingerle il fondoschiena con le braccia.
Daphne piegò la bocca in un sorriso e riprese a baciarlo senza sosta, sbarazzandosi in pochi secondi dell’abito che la copriva fino a pochi istanti prima.
Lo Slytherin non sapeva più dove volgere lo sguardo.
Vagliò quelle forme prorompenti dall’alto al basso, soffermandosi su particolari come il completino intimo nero e argento, di pizzo, che lasciava intravedere zone di pelle proibite.
- Bè, che fai? Abbiamo già finito? Pensavo fossimo ancora alle postazioni di partenza…-
Guardava divertita il ragazzo che le si parava davanti, con i capelli arruffati, compiaciuto dello spettacolo che prendeva vita davanti a lui, sdraiato scomposto, fermo, intento ad ascoltarla.
- Vieni qui…-
Porgendole la mano la attirò a sé con forza, prendendola in braccio prepotentemente, senza paura di toccarle ciò che di più intimo aveva.
Le slacciò il reggiseno, liberandosene in un istante e la fece sdraiare sul banco che precedentemente l’aveva accolto, sopraffacendola con il suo corpo in ebollizione.
Si slacciò i jeans, consapevole che stavolta sarebbe arrivato fino in fondo.
Nessuna interruzione con lei, era la perversione che colorava silenziosa i suoi sogni.
In breve tempo si ritrovò nudo, sopra di lei, con le labbra incollate, danzando freneticamente senza sosta, lingue che entravano e uscivano, che non avevano paura di osare.
Si fermò d’un tratto, restando sempre su di lei, volendola osservare per qualche momento, giusto per rendersi conto del lucente gioiello che aveva sotto di sé.
Lei immobile, senza veli, sicura del suo corpo, ricambiava fedele lo sguardo ammaliato.
- Che succede Draco?-
- Lo sai che sei bellissima?-
Le accarezzò teneramente la fronte, scarabocchiando astrattamente linee irregolari su quella pelle fruttata.
- Dici a tutte così…Comunque ti ringrazio.-
Sapeva di non avere l’esclusiva, di essere una delle tante a sentire quel corpo su di sé, vivendo attimi indimenticabili, seppur simili a tanti altri.
Lui le baciò in sequenza fronte, naso e bocca, senza volgarità, dolcemente.
- Voglio che tu sappia che quello che faccio con te è speciale, tu sei speciale…-
La solita recita che lo incoronava re delle farse, dove quello che cercava era solo avventura selvaggia, un palcoscenico vuoto da condividere con una bella attrice, che stesse al suo gioco, accondiscendendo, senza troppe pretese.
- Se lo dici tu…Non sono poi niente di così speciale. Hai anche Pansy comunque…-
Nonostante la consapevolezza di non essere l’unica, niente le impediva di tessere silenziosamente la ragnatela che l’avrebbe imprigionato per sempre.
- Mettiamo in chiaro una cosa. Tu sei l’unica con cui provo emozioni, chiaro? –
Si sentiva attaccato nell’intimo, giudicato.
Azzardò anche lievemente ferito per essere dipinto come il puttaniere della situazione.
Cosa che fondamentalmente era, comunque.
-Zitto e baciami…-
Quello che non sopportava di lui era quell’essere bello ed esserne cosciente.
Quell’ostentare qualche sentimento in più, nelle situazioni come quella, solo per sentirsi a posto con la coscienza, mentendo a se stesso, nascondendo la nuda e cruda realtà: non amava nessuna di quelle che si faceva.
Amava solo se stesso.
Spinte irrefrenabili lambirono lo scoccare del tempo che scorreva libero, maratoneta spedito nella sua folle corsa personale.
Quando si sazia il corpo la mente smette di pensare, assopita nella bambagia del benessere momentaneo della sazietà.
Urla di godimento spezzavano la quiete dell’aula, stanza dimenticata dal resto del mondo, a quell’ora, caverna empia di due profughi senza casa, alcova segreta di due amanti, bunker per il peggiore dei criminali.
L’avevano fatto, indisturbati, soli, intimi, senza pretese, senza aspettative, senza rancori, per saziare quella voglia impellente che li richiamava “al rapporto”, di tanto in tanto.
 
                                                               ***
 
Era in ritardo.
Anzi no, era TREMENDAMENTE in ritardo.
E ora chi lo sentiva Draco?!
Capirai, l’avrebbe menata per più di un’ora quello, ora che era pure vittima della sconfitta...
Si doveva preparare al peggio.
Tutta colpa di Pansy e dei suoi ringraziamenti speciali…
Non che non gli fosse piaciuto, ma era insaziabile quella!
Blaise guardò nuovamente l’orologio, in ansia, terribilmente preoccupato per l’ora che si era fatta.
Mezz’ora. Era in ritardo di mezz’ora!
Un Cruciatus in mezzo alla schiena non glielo avrebbe risparmiato di certo nessuno.
Maledizione, mai fare arrabbiare il biondo quando è già incazzato di suo, lo sapevano anche troglodito Tyger e gibbone Goyle!
Stava ancora a imprecare mentalmente contro quell’assatanata della Parkinson e a tentare di infilarsi il maglione, quando dall’Aula di Pozioni ne uscì fuori il suo capitano.
Rimanendo bloccato con un braccio nella manica del maglione e l’altro a metà strada, lo esaminò da cima a fondo, profondamente divertito.
Capelli biondi arruffati, quando di solito erano impeccabili.
Camicia sbottonata per metà, anziché per tre bottoni, come usava fare.
Intenso profumo di amarena.
Soluzione: Daphne Grengrass.
Naturalmente, anche Draco operò un esame simile al suo cacciatore, risistemandosi la cravatta.
Capelli del tutto spettinati – Merlino sembrava lo Sfregiato!- come decisamente non usava fare.
Rossetto sul collo lasciato in vista dalla camicia sbottonata.
Profumo di liquirizia.
Soluzione: Pansy Parkinson.
- Sei in ritardo, Blaise.-
Non perse tempo e lo attaccò di getto, come il migliore dei mastini che sentiva l’odore invitante della sua preda vicina.
- Hn!-
I fatti non erano già abbastanza chiari senza sottolinearlo inutilmente?
Ah, il caro vecchio Malfoy iniziava a diventare eccessivamente burbero…
Erano in ritardo entrambi, non c’era bisogno di tutte quelle storie.
- Cos’era quel suono?!-
Il suo migliore amico iniziava ad emettere suoni simili a Pattumiera-Weasley mentre addentava avidamente una coscia di pollo?!
Di lì a poco l’avrebbe disconosciuto volentieri…
- Anche tu sei in ritardo a quanto pare...-
L’ovvietà dei fatti era lampante, anche Goyle ci sarebbe arrivato probabilmente.
- Evita di rivestirti in corridoio dopo che fai sesso, indecente!-
Era segretamente divertito, ma il fatto che Blaise avesse una vita sessuale troppo attiva lo impensieriva. Lo fissò dritto negli occhi, scavandogli dentro.
- Lo dicevi a me o a te stesso?!-
Facile giudicare se si è senza macchia, ma solo chi non ha peccato scagli la prima pietra.
- Con Pansy?-
Andava a colpo sicuro, indubbiamente.
Chi si sarebbe sbattuto il suo amichetto se non quella piovra assatanata della Parkinson?
- Con Daphne?-
Anche lui andava a colpo sicuro.
Solo quando scopava con la Greengrass usciva in quelle condizioni.
- Bene, direi che siamo pari. Andiamo ad allenarci.-
Lo spirito del comandante severo e castigatore rispuntò fuori senza contegno, a delineare il confine tra amicizia e subordinazione nel lavoro serio.
- Dray?- Blaise, ghignando nel profondo, osservava ancora la patta dei pantaloni dell’amico, in tiro.
- Che vuoi ancora?- Odiava parlare più del necessario, tagliente, deciso e conciso.
- Almeno questa volta…hai fatto centro, vero?!-
L’ultima beffa prima di procedere verso il campo di Quiddich.
La Greengrass era un bocconcino succulento se produceva effetti così devastanti sul suo caro Principe.
Avrebbe dovuto provarla.
 


                                                              ***
 



- Ciao Herm!- salutò il Bambino Sopravvissuto entrando nella Stanza delle Necessità, illuminandosi alla vista della ragazza seduta sotto la finestra aperta.
I lunghi capelli caramello erano raccolti in uno chignon improvvisato, dove alcuni ciuffi sfuggivano alla morsa del codino stretto, quasi a rispecchiare il suo carattere, rigoroso in pubblico, effervescente in privato.
Il volto roseo era rivolto a rimirare il panorama che si stagliava alla sua destra, sognando ad occhi aperti qualcosa che non c’era, dedicando a se stessa una canzone melodiosa che si diffondeva per tuo lo spazio circostante.
- Harry! È già finito l’allenamento? Oh, ma guardati…hai i capelli ancora bagnati! Ti verrà un accidente…- disse Hermione asciugando con un incantesimo il suo migliore amico, precipitatosi da lei appena finito di giocare, come sempre.
- Dovevamo lasciare il posto alle serpi.- si giustificò – Che cantavi?-
Aveva già riconosciuto quelle note melodiose da lontano, avvicinandosi precipitoso alla Stanza delle Necessità, solo per vederla.
- U make me wanna.-
Quella canzone, dalla melodia rilassante, fresca, ritmata, le regalava all’istante un benessere
- Blue.-
Le labbra si inarcarono in un sorriso sincero, caldo, positivo, come se la sua mente si fosse liberata dalle catene dell’ansia.
- Esatto.-
Rispose al suo gesto dolce, rincuorata dal fatto che esistesse qualcuno che la conoscesse così bene, che la capisse al volo, anche ascoltandola solo cantare.
- Allora oggi è stata una bella giornata.-
- Eh?!-
Forse non si aspettava una conoscenza così profonda, inaspettata, attenta da parte sua.
Forse non se l’aspettava da nessuno, nemmeno da se stessa.
- In base al genere di musica che canti, capisco com’è andata la tua giornata...-
Era orgoglioso di decantare un’analisi precisa del comportamento della sua amata negata, un excursus dei suoi gesti quotidiani, perfettamente decriptati dopo averla osservata a lungo.
- Io non faccio caso al genere che canto…-
Forse apparentemente cantava e non pensava, ma la sua anima era il random più fedele, sceglieva selettivamente, con parsimonia e giudizio, un jukebox variegato, dove si poteva ascoltare di tutto.
Il suo cuore era così, la sua anima era così, lei era semplicemente così.
- E’ una scelta istintiva, Herm.-
La riccia si scostò meccanicamente un ciuffo che le pendeva irriverente sugli occhi, ostacolo che si contrapponeva tra lei e Harry.
- Già, hai ragione.- rispose, lievamente imbarazzata.
- Canteresti qualcosa per me?-
Era il regalo più bello che gli potesse fare, deliziarlo con la sua voce incantevole.
- Certo, Harry.-
Schiuse lentamente le labbra e la corrente di emozioni che ne uscì, fu la più piacevole da sentire sulla propria pelle.
Il giovane socchiuse gli occhi e si sedette per terra, a gambe incrociate, solleticato da due venti: quello che proveniva dalla finestra aperta sulle lande verdi di Hogwarts e quello che proveniva da quelle dolci labbra rosee.
 
“To start it off I know you know me
To come to think of it, it was only last week.
That I had a dream about us, oh.
That’s why I am here, I'm writing this song.”
 
Quando cantava non aveva bisogno d’altro.
Si sentiva completa, libera, senza vincoli d’ogni sorta, barriere, ostacoli.
Lei e la sua voce, a colorare una realtà spesso troppo grigia e cupa.
Un canto libero a significare che nonostante tutto lei era viva, che non si faceva abbattere dall’amarezza delle sofferenze che piombavano all’improvviso.
Senza preavviso si interruppe, forse provata da un ricordo troppo amaro, da rimuovere all’istante smettendo di cantare.
Lui non ci pensò due volte e come un fiume in piena che non ha intenzione di frenare il suo decorrere, riprese l’opera incompiuta della strega, emettendo suoni non altrettanto belli, ma comunque melodiosi, piacevoli.
 
“To tell the truth you know I have been hurting all along,
Someway let me know, you want me girl.
Everytime you see me what do you see?
I feel like I'm a poor man and you’re the queen.
Oh baby, you're the only thing that I really need.
Baby that's why…”
 
Quante volte l’aveva cantata quella canzone.
Intonata per i corridoi della scuola, in Sala Grande, mentre studiava sola, nell’angolo più remoto della biblioteca…
E lui che rimaneva assorto davanti a lei, come pietrificato dal cantico di una creatura beata, a sentirla vivere per la musica, in silenzio, pronto ad accogliere quei puri attimi d’infinito che la donna che amava gli donava continuamente.
-Ormai la sai anche tu, eh?-
Non si capacitava del motivo per cui lui restasse là ad ascoltarla, anche ore interminabili, quando piangeva e cantava, solo per sfogarsi, per dire a se stessa che era abbastanza forte per lottare, che era sufficientemente grande per superare certe avversità.
- Mi sembra ovvio Herm, l’hai cantata tutta l’estate! Cambiando discorso, hai sentito Lavanda?- chiese ancora ripensando all’estate appena trascorta, quando essere spensierati era l’unica prerogativa.
- L’ho evitata come la peste. Che succede?-
Se Harry inarcava in quel modo il sopracciglio, il presagio era sicuramente negativo…
- Organizzano una festa.-
Ecco, l’aveva detto, come se tentare servisse ancora.
Ci provava sempre, cogliendo l’occasione anche quando non c’era proprio niente da estrapolare.
- Oh, Merlino, un’altra?! Ma non avete altro da fare in questa scuola? –
Era facile per lei irritarsi, perché odiava festeggiare, truccarsi e farsi bella solo per apparire al meglio una sera, senza motivi validi, solo per passare un po’ di tempo diversamente.
Lei stava bene anche così.
O quasi…
- Ma smettila…ci verresti con me?-
Tenta che ti ritenta, magari prima o poi avrebbe accettato.
- No, mi dispiace. Sai bene quanto io odi le feste…-
Le dispiaceva dirgli sempre di no, ma non era davvero dell’umore adatto per gioire, agghindarsi e sfoggiare una bella dose di sana e genuina ipocrisia.
- Dai, Herm…-
Impreziosendosi col suo piagnucolio migliore, si mise in ginocchio stile “Principe azzurro che invita la sua bella al ballo”.
- Assolutamente. Non ci tengo a vedere voi maschi che vi ubriacate e le altre decelebrate che fanno di tutto per entrare in vestiti che oltre ad essere scomodi sono pure orrendi.-
Niente da fare, non ammetteva a se stessa che tutto quello avrebbe anche potuto piacerle…
- La fai tremenda…-
Era una causa persa in partenza, ma provarci per l’ennesima volta non lo avrebbe demoralizzato ancor più di quanto già non fosse.
- E’ tremenda.-
Sarebbe stata davvero felice se il supplizio fosse terminato in fretta, a costo di risultare scortese, pur di strangolare quell’argomento sul nascere.
- Ok, è un incubo. Allevia le mie pene e accompagnami.-
Il sorrisino tenero stampato in volto, gli occhioni da cucciolo abbandonato…
Il corredo del perfetto corruttore c’era tutto.
Hermione lo incenerì con uno sguardo.
Inutili altre manovre offensive/invasive.
Un no della Granger era proprio un no.
- Ho capito, lascio perdere.- si arrese stremato, un tantino mortificato per un fascino che credeva più efficace.
- Bene.- tagliente, concisa, acida.
Non avrebbe voluto riaffrontare l’argomento fino alla fine dei suoi giorni, probabilmente.
- Per ora, perché sono stanco e senza forze, ma il discorso lo riprendiamo domani!-
Il Bambino Sopravvissuto non conosceva la parola “demordere”.
Era un campo in cui eccelleva.
- Sì si, certamente… Andiamo da Ron che è meglio va’…-
Non sarebbe andata a quella festa, punto e stop.
 


                                                                 ***


 

La Sala Grande era affollata e caotica, rumoreggiata allegramente da studenti in visibilio, affamati, impazienti.
Inutile sottilizzare la “grande rincorsa” all’ultima coscetta di pollo che intrapresero “cavalier” Ronald Weasley e “paladino senza macchia e senza paura” Neville Paciock.
Sebbene il secondo fosse più massiccio, resistente e ben piazzato, il primo, nel suo essere mingherlino al cospetto dell’avversario, sfoggiava la sua dote migliore, nel campo di battaglia, la rapidità.
Rischiando di essere infilzato con una forchetta lucente, l’arma del suo avversario, la mano furtiva, sgattaiolando fra i vari piatti, si accaparrò il bottino succulento.
Hermione e Harry lo raggiunsero proprio nel momento della vittoria, quando, deglutendo a fatica una cucchiaiata troppo abbondante di purè, li salutò sputacchiando maldestramente.
- Scusate ragazzi, vi raccomando il pollo stasera, è una vera delizia…-
Con la bocca circondata da un alone di sughetto saporito, salutò i due amici, evidentemente disgustati.
- Ronald weasley, la fame ce la fai passare…-
Nel viso della Grifondoro si alternavano spasmi d’orrore ad occhiatacce riprovevoli.
Non sopportava affatto quei comportamenti da incivile che adottava spesso e volentieri l’amico.
- Puoi mangiare anche senza insozzarti in quel modo, comunque…Sei disgustoso!-
Stava per porgere una salvietta pulita al compagno sudicio quando una bionda senza scrupoli si parò proprio davanti all’amico, intrappolandone l’attenzione già notevolmente compromessa da una nuova preda: un piatto fumante di maccheroni al sugo.
- Weasley…-
La ragazza cercò di pronunciare quelle poche lettere in modo civile, provando a contenere una smorfia che naturalmente le si stava configurando in viso, mentre osservava disgustata quel perenne morto di fame.
- Greengrass...-
Notevolmente indifferente alla bella donna che gli stava parlando, continuò a tenere gli occhi fissi sulla sua beata pietanza, “sforchettando” allegro senza sosta.
- Possiamo parlare in privato?-
Ma chi glielo faceva fare di sopportare quell’indecenza?!
Solo una stupida scommessa persa, che rodeva nell’intimo e bruciava.
Doveva dimostrare di essere la suprema, portando a buon fine la sua disgustosa penitenza.
- In realtà io ho ancora fame…-
Non aveva mica intenzione di lasciarsi scappare il dessert!
Non ci rinunciava mai.
Era il giusto finale che ogni sera si concedeva e mai tradire le tradizioni.
- E’ importante…-
Doveva pure supplicarlo…!
Il compito era più arduo del previsto.
- Ok Greengrass…Ma velocemente, voglio la torta dopo…Harry, salvamene una fetta, bella grande!-
Impartite le zuccherose direttive, seguì la Serpe in un angolo poco illuminato della stanza.
- Tutti sanno che hai dei problemi in Pozioni.-
Guardarlo negli occhi era innaturale, forse non si era mai soffermata sul suo sguardo, stranamente buono, cordiale, da bimbo troppo cresciuto.
- E quindi?!-
Non era intenzionato a sentirsi canzonare una volta di più, già bastavano Draco & co. per quello.
- Potrei darti una mano…-
Sentiva la freddezza di Weasley, amarezza da giustificare, in effetti.
Era lo zimbello della scuola, o forse, per meglio dire, il re impotente, che sopportava da vittima gli scherzi di un perennemente divertito Principe Slytherin.
- E in cambio che dovrei fare?-
Persisteva nella sua diffidenza, scrutando la bionda davanti a lui, che era tutto tranne che brutta.
Arrossì violentemente a quell’innocente pensiero.
- Niente.-
Le doveva tentar tutte pur di farlo accettare.
Non si sarebbe mai perdonata una sconfitta.
- Niente?!-
L’incredulità prese il posto dell’imbarazzo nel suo viso.
- Esatto.-
Ormai ce l’aveva in pugno, le resistenze erano inutili.
- E perché lo faresti, allora?-
Non credeva possibile che una Serpe di quella portata facesse l’atto caritatevole e spontaneo di aiutare uno come lui, schernito da tutta la casata Slytherin.
- Ehm…la McGranitt ha detto che mi alzerebbe la media.- mentì.
Il Rossetto non era scemo come appariva, tutto sommato.
Avrebbe potuto capire che c’era qualcosa di losco sotto, decretando così la sua sconfitta.
- E perché hai scelto proprio me?-
Ogni dubbio era più che giustificabile, notando i comportamenti soliti della ragazza nei suoi confronti, ovvero risatine, prese in giro e occhiatacce.
- Uno vale l’altro, Weasley. Allora, accetti o lo chiedo a qualcuno che sia più grato di te?-
Sentiva che da un momento all’altro si sarebbe potuto tirare indietro e questo non poteva assolutamente permetterlo, per questo aveva giocato la carta dell’insofferenza.
Fingersi impaziente, come se gli stesse facendo il favore più grande della sua vita non poteva che rimuovere i dubbi che Weasel aveva sul suo strano atteggiamento.
Doveva farlo innamorare, in un modo o nell’altro, e diventare la sua ragazza al più presto.
Avrebbe spiegato ai suoi compagni di Casata la situazione, per essere, se non altro, compatita.
Pansy era stata una vera e propria stronza stavolta.
Baciare Pattumiera-Weasley?!
Il pensiero le balenò in testa all’improvviso, facendola rabbrividire per l’orrore.
Ok, innamoramento lento, lentissimo, lenterrimo, pensò.
- Ok, Greengrass. Come ti pare…-
Ricevere ripetizioni di Pozioni da una delle ragazze più belle e intelligenti della scuola?
Si poteva anche fare…
- Bene.-
Perfetto, sarebbe stata adorabilmente spietata.
 
 
 
 
Spazio Autrici
Ciao a tutti e scusate il ritardo, ma ci sono stati dei piccoli inconvenienti che hanno ritardato la pubblicazione di questo capitolo – colpa mia! (NdRio)- Per farci perdonare abbiamo deciso di postare per intero il chap, senza dividerlo come ci eravamo precedentemente prefissate, sperando che sia di vostro gradimento!
Siamo contente che il primo capitolo vi sia piaciuto e che molti di voi abbiano recensito e speriamo che continuerete a seguirci, nonostante il tempo che passa tra un aggiornamento e l’altro…
Per rispondere alla domanda di Particular_Girl – ‘‘castra l’ex?! L’ex… di chi?!’’ - la storia si sta ancora delineando, quindi, con un po’ di pazienza, lo scoprirete nei prossimi capitoli!
Scusate di nuovo e grazie a chi legge, recensisce e ha inserito la storia tra i preferiti, naturalmente ci farebbe piacere sapere cosa ne pensiate anche voi!  Baci, Rivoltella J e Rio!
 
 
_sissy_ - ciao! grazie, grazie, grazie!!!! Lo confessiamo, noi adoriamo Draco…ma Blaise non scherzerà, te lo assicuriamo! Per quanto riguarda il bacio a Harry… sorpresa! Non ti anticipiamo niente! Facci sapere che ne pensi di questo nuovo chap e scusa se è arrivato dopo così tanto tempo, kiss Rio e Rivoltella J
 
broken dreams – ciao! ecco il seguito! Decisamente Blaise è adorabile! E vedrai che combineranno questi due nel corso della scommessa… grazie, scusa ancora per il ritardo dell’aggiornamento e facci sapere qualcosa di questo nuovo chap, kiss Rivoltella J e Rio
 
SiLvIeTT4 – ciao Dray, tu il chap l’hai letto in anteprima…come al solito, per quanto mi riguarda, ma tu quando mi farai leggere il tuo?! Io lo sto aspettando… uffa! – NdRio – vabbè va’…grazie da entrambe, kiss Rio e Rivoltella J
 
Vesuvium - ciao! Grazie mille…siamo contente che ti piaccia la nostra fic! Ci rende orgogliose sapere che hai apprezzato anche il nostro modo di scrivere…facci sapere se sei ancora dello stesso parere, kiss Rivoltella J e Rio
 
marco – ciao! Allora, prima di tutto grazie da entrambe! Poi, dici che ti è piaciuto il due di picche di Draco, ma, in fondo, il biondo è uno che non va’ mai in bianco, come può accadere ai restanti miseri mortali, quindi non si sa se riaccadrà… non sia mai che faccia sfigurare il Principe di Slytherin! ;) – NdRio!- facci sapere se la fic continua a piacerti, kiss Rio e Rivoltella J
 
robyhermione – Oh Mamma Nostra!!! Ma… intanto ciao, poi… scusa eh… non per dire, però… AVEVI VOGLIA DI FARCI PRENDERE UN COLPO, PER CASO?! Davvero, all’inizio ci è mancato il respiro perché pensavamo l’avessi trovato orribile! Fiiiiiuuuuuuu, per fortuna non è stato così… piaciuto questo nuovo chap?! Facci sapere Rivoltella J e Rio
 
Dreamerina – ciao! Dai, Herm, non te la prendere con me! Sono innocente! Bugia, però facciamo finta… non è stata tutta colpa mia, anche Rivoltella J ha fatto la sua parte! E ti prego, ti scongiuro, lasciamo perdere Lucias, ovvero la Picci! Lo Sfregiato ci serviva… era proprio necessario, mi dispiace! Comunque grazie da entrambe ed ecco l’aggiornamento, facci sapere kiss Rio e Rivoltella J
 
LedySlytherin – ciao! grazie mille, siamo tanto contente che il primo chap ti sia piaciuto! Onore al merito, è Rivoltella J che perfeziona al meglio tutte le sfaccettature caratteriali dei personaggi che io – Rio - Abbozzo soltanto… per quanto riguarda le coppie, tranquilla, saranno tutte a sorpresa e ci sarà da divertirsi! Kiss Rivoltella J e Rio
 
daphne_91 – ciao! Grazie mille per i complimenti! Ebbene sì, la storia avrà tanti colpi di scena che – speriamo - vi stupiranno! Ecco il nuovo capitolo…ci fai sapere che ne pensi?! Kiss Rio e Rivoltella J
 
SusyE – ciao! Grazie mille per i complimenti e perdono se ti abbiamo fatto aspettare tanto per il secondo capitolo! L’impressione che ti abbiamo dato con il primo è rimasta tale?! O è cambiata?! Facci sapere, kiss Rivoltella J e Rio
 
Particular_Girl – ciao Irene! Grazie, siamo contente di averti fatto sorridere! E scusa il ritardo di questo aggiornamento… comunque, come stavamo dicendo prima, la storia è appena iniziata e se avrai un po’ di pazienza, scoprirai presto di chi è l’ex in questione! Kiss Rio e Rivoltella J
 
Shild – ciao! grazie mille per i complimenti! Speriamo di non averti deluso con nuovo capitolo… ci fai sapere che ne pensi?! Kiss Rivoltella J e Rio
 
giuliabaron – grazie mille per i complimenti! Eccoti accontentata con il nuovo capitolo… piaciuto?! Kiss Rio e Rivoltella J

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