Castra L'Ex di gemellinebirikine (/viewuser.php?uid=40128)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Beautiful Liar ***
Capitolo 2: *** U Make Me Wanna ***
Capitolo 1 *** A Beautiful Liar ***
Ciao
a
tutti! Siamo Rivoltella J e Rio, è la nostra prima fic
insieme e questo sarà un
pepato capitolo da leggere dalla prima all’ultima riga!
Diteci che ne
pensate!!! Un bacione amorini!
- Lumos.-
La luce fioca di una candela si accese timida, tremante,
debole, quasi a
rispecchiare ciò che aleggiava silenzioso in quella stanza,
quasi a imprimere
ancor di più i sentimenti che si vivevano
all’interno di quella camera,
fantasmi di una realtà che prendeva forma lenta.
La piccola fonte di calore illuminava una stanza altrimenti avvolta nel
profondo buio, fredda, impersonale, rigorosa, lasciando intravedere i
mobili
spartani e i colori freddi che regnavano sovrani tra quelle pareti di
pietra
nuda.
La porta venne richiusa velocemente, sigillata alla svelta con un altro
incantesimo, affinché nessuno entrasse a disturbare
l’eterea quiete del luogo,
al fine di nascondere quell’incontro proibito, da censurare,
da celare
fedelmente, con lo scopo di tarpare le ali ad un amore che stava per
prendere
vita, per essere plasmato.
Un fruscio sbarazzino, appena accennato, di lenzuola spostate e gemiti
silenziosi rompevano un silenzio immacolato, ermetico, in
fibrillazione, un
mutismo improvvisato che presto sarebbe diventato voce, che sarebbe
scoppiato
d’ardore riscaldando l’ambiente tetro.
Un ragazzo e una ragazza si guardavano intensamente negli occhi
birichini,
stringendosi le mani e scambiandosi fuggevoli sorrisi sulle labbra che
si
sfioravano con lentezza estenuante, magnetica, struggente.
Le spalle di lui, coperte solo dalla camicia bianca sottile, parte
della
rigorosa divisa scolastica, limpido velo candido ad avvolgere una finta
purezza, erano ricurve su lei, quasi a volerla rapire al resto del
mondo. Una
mano esile era poggiata delicata all’altezza del cuore
palpitante, palmo
femminile che riscaldava quel lembo di petto possente, quel nuovo
terreno
sconfinato da scoprire, quel paradiso terreno da occupare
prepotentemente.
Un corpo longilineo era incollato all’alta figura maschile,
corpo che vibrava
dalla gioia, corpo che pizzicava per l’ardore, corpo tremante
di paura ingorda.
Con
un
moto continuo di baci, un vortice lento che ti risucchia piano, il mare
dei ricordi
più salato, la giovane lo fece distendere sul letto,
risalendo lenta su di lui,
strusciandosi sinuosamente sulla pelle vivida.
La testa regolare poggiata sul cuscino morbido, i corti capelli aurei
immersi
in quella coltre bianca, il viso stuzzicato da lucenti boccoli dorati
che
ricadevano naturali su quel viso rilassato.
Dita fredde partivano per un viaggio ignoto, inconsapevoli esploratori
di un
continente nuovo, a sondare un tenero volto delicato, spostando una
ciocca di
lunghi capelli che intralciavano lo sguardo penetrante, mano vogliosa
di
accarezzare una guancia tinta di rosa, imperlata docilmente da un rosso
loquace, espressione sincera di uno stato d’animo scottante.
La
docile
fanciulla sobbalzò impercettibilmente sentendo la complice
speculare, pioniera
in avanscoperta, scivolarle incorruttibile lungo la spina dorsale, via
via
sempre più sicura di quei territori selvaggi, navigatore
esperto di
un’avventura che stava raggiungendo l’apice del
piacere. Sotto il maglione blu
pesante, che la soffocava, il palmo rigido di quello studente
passeggiava
irrequieto, libero, sconfinando.
Gli occhi a sigillare un’immagine eterna, troppo preziosa per
perderla
nell’oceano infinito dei ricordi, troppo rara per sprecarla,
troppo essenziale
per sostituirla ad altri momenti simili, intensi, rari.
Ancora non riusciva a crederci, non si capacitava
dell’immensa fortuna che
aveva, dello spazio di mondo che occupava con quel ragazzo.
L’imprevedibilità di quel soggetto era ormai il
suo pane quotidiano, un
ragazzo, uno specchio.
La
sua
immagine si rifletteva su quella lastra di ghiaccio e modellava mille
personalità diverse, mantenendo l’anima immatura
di un bimbo intrappolato in un
corpo di uomo.
Non si era mai mostrato così agli altri, solo con lei era
diverso, forse.
Facile
sogghignare per i corridoi, ridere con gli amici sfrontati, dominando
dall’alto
una realtà finta, menzognera, falsa, che ti fa sentire solo
un superfluo
contorno al suo cospetto.
Troppo
semplice guardarlo da lontano, spiare ogni suo singolo movimento,
crederlo
irraggiungibile, stella troppo lontana di un cielo sconfinato, terso,
immenso.
L’immagine
che prendeva vita in quella scena era quella di un ragazzo dolce,
premuroso,
accurato, una persona sensibile che non si fa sfuggire niente di chi
ama, che
coglie gli stati d’animo al volo, senza aver paura di
sembrare inadatto.
Unicamente con lei assumeva quella maschera dettagliata, recitava
silenzioso la
parte del principe perfetto, reagendo a comando, abbandonandosi ad
istinti
veri, spesso mentendo a se stesso, ricercando quell’amore di
cui necessitava
disperatamente.
- Ma tu sei reale o solo un sogno che quando aprirò gli
occhi svanirà?-
Avere
paura di perdere una persona è ciò che
può masticare di più l’anima, che
può
renderti schiavo di un sentimento, forse illusione, che ti fa vedere le
cose a
modo tuo, anche se magari ti stai solo autoconvincendo.
- Apri gli occhi, Luna.-
Come
suonava bene quel nome, pronuncia sbagliata di un presente che si stava
delineando.
- No.-
Il
timore
si traduceva in una semplice sillaba gelata, in due lettere che insieme
marcavano le linee di un terrore profondo, quando non si vuole
osservare
oggettivamente la realtà.
- Perché?-
Finta
ingenuità, finto stupore, finta verità, quando si
sa di essere il perno sul
quale gira la vita di un’altra persona.
Quella
sicurezza in più che ti fa camminare a testa alta in
qualunque situazione.
- Potresti non esserci più…-
Facile
parlare al vento, lasciare che le nostre parole danzino una melodia
lenta e
scombinata, facile parlare così.
Ma
esprimere la bufera che nel nostro cuore si anima è
tutt’altra cosa, sputare la
realtà nuda e cruda al cospetto della persona che si ama
è un arduo compito.
Ripetendole di aprire gli occhi, sussurrandoglielo dolcemente, come uno
spiffero che ti fa rabbrividire, come un segreto da non rivelare, come
una
realtà da non scoprire, la stringeva dolcemente a
sè.
Luna percepiva la dolcezza di quelle parole e, allo stesso tempo, la
passione
che scatenava in lei quel corpo, che continuava imperterrito a toccarla
convulsamente, a sfiorare la sua voglia di possederlo.
Come ridestata da un sonno profondo, scansando
dall’incredulità un sogno troppo
bello per essere vero, un po’ malinconica per la certezza di
perdere quei
frammenti d’infinito, aprì gli occhi
e…lui era lì, era reale, era con lei.
Un etereo sorriso le si dipinse in volto, capolavoro di un sapiente
maestro di
bottega che gingillava la sua arte senza paura di ostentarla.
- Ehi, Luna…ma tu sei qui per me?-
Spesso
gli angeli cadono dal cielo per salvare un povero diavolo, per condurlo
nella
retta via.
- Ehi, Draco,- rispose con lo stesso tono, divertita da quella domanda
che le
faceva ogni volta, -ma tu la smetterai mai di farmi domande assurde?-
Stava
ancora sognando o era realtà?
Poco
importava ormai, quando si è ubriachi di vita non ci si
accorge della linea
sottile che si respira tra finzione e realtà.
Draco Lucius Malfoy, l’algido Principe dei Serpeverde,
l’incontrastato Dio del
Sesso dell’intera Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts,
quella sera stava
semplicemente decorando la vita di quella giovane strega innamorata.
- Hm…- fece il biondo fintamente pensoso, prima di scoccarle
un’occhiatina
maliziosa proponendole qualcosa di insolito: - non so…forse
quando faremo la
doccia insieme…-
Scoccata
la freccia precisa, quella che dall’arco giunge dritta al
cuore della vittima
prescelta.
Luna arrossì violentemente e, sollevatasi di scatto dal
petto scolpito di lui,
a cui era accoccolata amorevolmente, lo spinse appena per una spalla,
imbarazzata. – Draco!-
- Cosa? Non avrai pensato che volessi…- si interruppe,
vedendo il solito
sguardo stranito della ragazza, scuotendo la testa. –
Ah…Luna, Luna…- sospirò,
tornando a baciarle la fronte, - se accadrà, sarà
perché l’avremo voluto
entrambi.-
Le
bugie
spesso pattinano lisce sulla lingua di un uomo e volano leggiadre fuori
dalle
sue labbra, fulgide, veloci, senza rancore.
- Tu mi sorprendi ogni volta di più. Non ti credevo
così.-
Aveva
paura di certe emozioni, temeva di non essere all’altezza del
bagaglio di vita
che lui pesantemente trascinava dietro sé, era terrorizzata
dalle sue voglie,
troppo vicine a lei, ma così lontane dal realizzarle.
- Non dirmi che ti soffermi alle apparenze anche tu come gli altri.-
disse,
scostandosi da lei, alzandosi dal letto e fissando un punto indefinito
nel
vuoto. – Credevo fossi diversa da loro, che guardassi le
persone senza tener
conto dei pregiudizi che senti in giro…-
Stava
ricorrendo all’arte più subdola, alla guerra
psicologica più cruenta, che
l’avrebbe proclamato vincitore indiscusso una volta di
più.
- No, Draco, non è così,
solo…ecco…io…- replicò,
levandosi in piedi a sua
volta, raggiungendolo, cingendogli il braccio rigido sul fianco.
- Non perdere tempo a inventare scuse.-
Proseguiva
quella lenta dissidia, imperterrito, voleva ottenere
“quel” bottino, ingordo
goloso sbarazzino.
- Sarebbe la mia prima volta.- alitò d’un fiato.
Verità
troppo amara, realtà troppo sbagliata, rivelazione fatale.
- Cosa?!- si stupì l’altro.
Girandosi
su se stesso scostò la giovane ragazza, passando la mano
venosa tra i lucenti
capelli biondi, prostrando il suo sguardo ad una visione distorta della
realtà
che invece lui voleva.
- Hai capito.-
La
rassegnazione era tanta, convinzione di una vita, ora penitenza.
- Vuoi farmi credere che una ragazza bella e dolce come te non ha
mai…-
Cosa
avrebbe ottenuto con quelle insane moine?
Forse
troppo, forse niente.
Probabilmente
sarebbe riuscito a sciupare il fiore più profumato della sua
giovane età.
- No.- lo interruppe, abbassando lo sguardo e dandogli le spalle.
L’aveva
detto, raccontato, rivelato, si era messa a nudo, spogliata la sua
anima,
svelato il suo segreto.
Certamente
uno come lui non era pronto a certe realtà, ad essere il
frutto del peccato di
una giovane donna che vuole scoprire certi sentieri.
Avrebbe
voluto interrompere la relazione, così nuova,
così bella, così inebriante,
sebbene segreta, oppure avrebbe potuto arrabbiarsi per non aver saputo
prima
quel particolare ingombrante.
- Io non la penso come gli altri, Draco, solo che…il
discorso mi innervosisce,
ecco.- si sentì in dovere di giustificarsi, - non volevo che
ti arrabbiassi…-
Arrampicata
su quello specchio scorgeva l’immagine del suo amato, il
riflesso più denso,
l’irrealtà più pura.
- Non sono arrabbiato.- Conciso, tagliente, meschino.
- Davvero?- Insicura, incerta, sola.
- Piccola, - le sussurrò all’orecchio, tornando ad
abbracciarla da dietro, -
Scusa…non dovevo reagire così…-
Non
poteva lasciarsi scappare l’occasione di farla sua, avrebbe
combattuto per lei,
per quella causa.
Luna si voltò nel suo abbraccio, stupita dalle scuse del
“suo” ragazzo, o
quello che definiva tale nella sua testa, nel suo cuore, nella sua
anima.
Come suona
bene…
pensò inconsciamente.
- No, sono stata sciocca io. Avrei dovuto dirtelo prima senza farti
credere che
fosse per via di quello che la gente…-
Ancora
giustificazioni, ancora sfregava le unghie su quella rigida superficie
trasparente, abbarbicata come non mai per paura di perdere
quell’altura così
arduamente conquistata.
- Shhh…- la zittì con un tenero bacio, - non devi
spiegarmi niente, ok?-
La
mandibola stretta, contrita, dura dopo quelle poche parole.
Il
suo
cervello stava macinando una scappatoia, un presagio, un barlume di
speranza
per uscire indenne da quella situazione, per liquidarla senza rimorso,
senza
rancori.
- Ok…-
Mille
paure si appollaiavano nel suo cervello, larve sanguinarie a
prosciugare una
passata sicurezza, spettri di un passato pulito che stavano svolazzando
selvaggi.
Gli cercò lei le labbra, stavolta, e mentre giocavano,
baciando sorrisi
accennati, pochi sinceri, molti mascherati, prese la sua decisione.
Aveva sempre sognato che la sua prima volta sarebbe stata con qualcuno
che
l’avrebbe fatta sentire una principessa, donandole
attenzioni, tenerezze,
sorrisi… e Draco era il suo principe, Draco
l’aveva accolta, sebbene in
silenzio, nonostante l’esclusività di quel
rapporto.
La faceva sentire felice, appagata, desiderata, una fila interminabile
di
scarlatte visioni, che col tempo sarebbero scomparse come un alone
caldo sul
vetro pallido, lasciando l’orma di un passato passaggio.
Quando era con lui, i suoi freni inibitori perdevano di consistenza, si
premeva
sull’acceleratore e si bruciavano tappe.
Guardando quegli occhi di un grigio tempesta che le rimescolavano il
sangue
nelle vene, le paure negli occhi, i dubbi nella testa, anche i pensieri
più
amari scomparivano in una coltre di fumo nero.
Sì, confermò
a se stessa, sarà lui il primo. Si,
perché sento già
qualcosa di molto importante per lui.
- Draco…- sibilò rauca, la voce non
usciva, quasi un presagio per gridarle
piano che sbagliava. Prendendo coraggio face evadere il primo bottone
della
camicia “di forza” di lui, quello vicino al
colletto, dalla sua asola.
- Qualcosa non va’?- chiese, studiando il suo volto,
lasciandola fare, certo
dei suoi prossimi movimenti.
- Mi chiedevo…quella doccia…sì,
insomma…se…fosse
ancora…disponibile…-
Se
stava
sbagliando non le importava, se in poco più di un istante
avrebbe bruciato un
tesoro, non le interessava, se stesse barcollando nel buio, beh, prima
o poi
doveva pur farlo.
Meglio
adesso e con lui.
Il bel biondo le sollevò il viso fra indice e pollice e
storse un angolo della
bocca all’insù, come il bambino viziato che
ottiene la tanto bramata caramella.
- Tutte le volte che vorrai, piccola.-
Bugiardo
fino all’ultimo, sporco nell’anima, convincendosi
di volerle bene, in fondo,
solo per non far apparire quella scena maledettamente volgare.
Ecco, l’ultimo bottone, l’ultimo frammento che lo
legava all’attesa, di lì a
poco avrebbe “consumato” quella spiacevole
realtà, vorticosa cospiratrice del
suo malato cervello.
Luna, tremando, scostò i lembi della camicia che profumava
così intensamente di
lui, inebriandosi di quella fragranza fino a sentir la testa girare,
vorticare
in un mare di insicurezze, mentre i palmi delle sue mani scorrevano
sulla pelle
liscia del ragazzo per liberarlo, dal torace, alle larghe spalle, sino
a metà
schiena, tracciando dolci scarabocchi immaginari su una pelle da
baciare.
Draco, che aveva tolto le mani dai fianchi della ragazza giusto il
tempo
necessario per permetterle di sfilargli il candido indumento, senza
smettere di
torturarle la linea perfetta del collo di baci, iniziò a
sollevarle il
maglione, dal basso verso l’alto, con studiata lentezza,
muovendo piccoli passi
verso la stanza da bagno, trascinandola con sé in
quell’amara finzione.
Arrivati lì, chiuse la bocca della biondina in un bacio
profondo, con le lingue
che lottavano, che pretendevano la supremazia di quel territorio
incavato nel
loro viso, attirandola sotto la doccia, facendola sobbalzare e ridere,
facendola giocare con l’irrealtà della situazione,
quando un pioggia d’acqua
fredda iniziò a cadere dall’alto su di loro.
La ragazza, in un impeto di coraggio, cominciò a slacciarsi
impacciata i
bottoni della camicetta, rivelando centimetro per centimetro quella
pelle
ancora sconosciuta alla passione, timida ai suoi occhi.
Quando fu del tutto aperta, il sovrano bugiardo chinò la
testa sul suo seno,
coperto ancora dal reggiseno rosa di pizzo, facendole sentire le gambe
e i
nervi cedere per la troppa emozione.
Merlino…il Dio del
Sesso…è proprio vero…
Pensieri
sconnessi di bambina che cresce, riflessi malandati, fatti di favole e
segreti,
fatti di timidi sospiri che canticchiavano ora liberi, segregati per
troppo
tempo all’ombra dell’attesa.
La lava incandescente scorreva a fiumi su di loro, rendendo ancora
più bollente
la passione tra i due.
Di nuovo, Luna aveva l’impressione che i vestiti fossero solo
d’intralcio,
ovunque le posasse le mani, sentiva la pelle ardere.
Ma quando Draco infilò la mano sotto la sua gonna, non fu
più sicura di niente.
I mille dubbi che aveva scacciato prima, riaffiorarono nella sua mente,
la
convinzione che si era imposta era crollata come un castello di carte
al
soffiare del vento, come pedine instabili sospinte.
- Draco…-
Doveva
fermarsi al più presto, subito o non ci sarebbe stato
scampo.
Avrebbe
avuto rimorsi perenni.
Il bel biondo mugugnò qualcosa di incomprensibile, troppo
occupato a morderle
sensualmente il lobo di un orecchio e a lambirlo poi con la lingua.
- Draco!- lo richiamò un tantino più decisa,
posandogli le mani sulle spalle
infuocate.
- Che c’è?- riuscì ad articolare, prima
di impossessarsi delle sue labbra.
- Non… io non…-
Per
l’amor del cielo!
Avesse
continuato
a toccarla e baciarla in quel modo non sarebbe più riuscita
a parlare per
sempre, muta protagonista della sua indesiderata prima volta.
- Non mi sento ancora pronta per questo, Draco…-
Le
sue
parole si amalgamarono al bollore che scendeva incontrastato su di
loro, unico
calore che li univa ancora.
- Ok, non ti…COSA?!-
La
voglia
ormai era troppa per finire lì la partita.
Draco alzò prontamente il capo per guardarla negli occhi,
cercando di
convincerla come prima, abile seduttore bugiardo, avido del suo
tornaconto
giornaliero.
Luna notò il cambiamento di qualcosa nel suo sguardo e si
preoccupò follemente.
La
tentazione di tacere e procedere controvoglia era tanta ma quel
briciolo di
buonsenso che le ora rimasto lottava prepotentemente con
l’incoscienza,
vincendo anche se di poco.
Non era più quello di prima, ora i suoi occhi sembravano
lame affilate.
- Mi dispiace…io proprio non me la sento…-
piagnucolò, a un passo dalle
lacrime, con i singhiozzi che le maturavano tristi in gola, tradendosi
con un
singulto, mentre riagganciava il reggiseno, - mi dispiace Draco.-
Corse
via, riprendendosi il mantello dal letto del Serpeverde, sparendo nella
coltre
di vapore.
Merda…pensò il
ragazzo, solo
quest’inutile esclamazione riuscì a produrre
quella persona troppo insensibile,
troppo eccitata, troppo superficiale.
Non
l’avrebbe fermata, non l’avrebbe rincorsa, non
l’avrebbe rassicurata.
L’avrebbe
lasciata andare, facendola sprofondare nei suoi sensi di colpa,
facendola
sentire spoglia nell’anima, inutile pedina di una scacchiera
con troppe regine.
- ‘sera, biondo.-
Merda due
volte!!! Ci mancava
anche quel bastardo di Blaise!
- Da dove
fuggiva
quella svampita della Lovegood?- disse Blaise Zabini, entrando con un
ghigno
strafottente stampato in faccia e accomodandosi indesideratamente sulla
poltrona argento brillante del suo migliore amico.
- Era di passaggio. Mi ha lasciato degli appunti.- Si, anatomia
femminile, ecco
la materia preferita della Serpe.
- Tutta bagnata e mezza nuda?!- insinuò quello con viso
angelico, alludendo a
molto più del pronunciabile.
- Fottiti, Blaise.- gli intimò, asciugandosi con un
incantesimo e rivestendosi,
coprendo prontamente il basso ventre per paura di essere giudicato, per
non
farsi vedere eccitato, per l’orrore di essere andato in
bianco.
- Beh, ti dirò, Dray, se lo facessi arriverei fino in fondo,
IO. TU, invece…-
Tagliente
come le lame di un condottiero esperto, pronto ad affondare
l’ultimo colpo sul
nemico morente.
- Ehi, non una parola di più! Ci avrei scommesso le palle
che quella me
l’avrebbe data…è una Ravenclaw, cazzo!
Sanno solo tenere le gambe aperte!-
Ecco
il
vero lato di Draco, o forse, questa era solo una sfaccettatura del suo
essere,
uno dei tanti riflessi
dello specchio.
- A quanto pare quando vedono te le chiudono. Le serrano. Le sprangano.
Le
sigillano…-
Carino
come sempre, confortante, incoraggiante, il migliore amico che si possa
desiderare.
- Vaffanculo, bastardo, hai reso l’idea! Ma
sparati…-
Perfetto
connubio tra l’arte di fingere e la dote di essere se stessi
solo con se
stessi.
- Sai, dovresti fare sesso più spesso.-
sghignazzò prepotentemente, burlandosi
di un Malfoy ancora evidentemente arrapato.
- Vuoi morire giovane, Blaise?!-
La
lingua
che prima aveva scavalcato certe vette, adesso si preparava a schernire
possentemente.
- E chi dovrebbe uccidermi?! Tu forse?! Vorresti farmi credere che
sapresti
fare centro ogni tanto?!-
Certi
tocchi da maestro avevano il potere di stregare una mente cinica,
calcolatrice,
metodica come quella del biondo Slytherin.
- Ti ammazzo, cazzo, ti ammazzo!- disse arrivatogli a un palmo dal
viso. Prendendolo
per il bavero della camicia, sibilò: - Da quelle isteriche
appiccicose di
Hufflepuff a quelle arrapate di Ravenclaw, passando per le Slytherin
più
stronze e sofisticate alle ninfomani insaziabili di Gryffindor, io
posso farmi
chiunque in questa cazzo di scuola, chiaro, Blaise?!-
Premuto
il suo tasto debole, toccato il nervo scoperto, scalfita
un’autostima epocale.
- Ne sei proprio sicuro?-
Il
fulmine che intercettò gli occhi di Blaise fu premonitore di
una tempesta su
larga scala, un tornado che avrebbe scoperchiato miriadi di case, che
sarebbe
approdato in vari porti.
- Ne dubiti?-
Con
una
rimonta spavalda, si preparava ad attaccare più
poderosamente di prima.
- Oh sì, vedendo il due di picche che ti sei
beccato…-
Sebbene
il compare fosse forte, lui lo era di più al momento.
- Mi sono beccato l’unica Corvonero illibata della scuola!-
masticò tra i
denti, linciandolo con lo sguardo assatanato.
- Ecco spiegato l’arcano…-
Botta
e
risposta, un taglia e cuci degno delle migliori sarte.
- Che diavolo hai in mente, Blaise? Dillo, falla finita, poi esci da
questa
stanza e impiccati!-
Parlava
con
un linguaggio scurrile e incisivo, a dispetto della rigida educazione
ricevuta.
- Scommettiamo che riesco a farmi più ragazze di te in un
certo limite di
tempo, Dio del Sesso?-
Una sfida.
Un’amara
sfida.
Un’appetitosa
sfida.
Un lampo attraversò gli occhi cobalto del moro, dando al suo
viso una
connotazione diabolica.
Era una vera e propria sfida.
Un ghigno si impossessò della labbra perfette del biondo,
serrate ora nel
sorriso più goliardico, più ardito,
più sfrontato.
- Che ci scommettiamo? I soliti sporchi galeoni? Troppo facile a mio
parere…-
Il
premio
in palio era la breccia più succulenta.
- Chi perde darà un bacio allo Sfregiato, in Sala Grande.-
Ecco
servito il piatto del giorno: pane, Sfregiato e tanta voglia di
sbaciucchiarselo.
- Di fronte a tutti?-
Accattivante,
prorompente, eccitante.
- Di fronte a tutti.-
Patti
chiari, brutta figura lunga, memorabile, sarebbe passata alla storia.
I due si strinsero la mano felini.
Era fatta.
Si dia inizio alle danze.
Spazio
autrici:
Rivoltella
j e Rio unite da una fantastica amicizia!!! E chi ci fermerà
più!!! Beh,
piaciuto il primo chappy?! Vi avvisiamo che in questa nostra ficcy i
colpi di
scena non mancheranno e che, avendo una long-fic all’attivo
entrambe, non
sappiamo ogni quanto tempo riusciremo ad
aggiornare…però abbiamo
già in testa il secondo chap e questo,
visto il nostro carattere, è già
tanto…! Fateci sapere cosa pensate di questa
pazzia, ogni commento è ben accetto! Baci, Rio &
Rivoltella J
|
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Capitolo 2 *** U Make Me Wanna ***
Blaise
Zabini camminava fiero e spavaldo,
canticchiando con voce roca un motivetto che gli ronzava in testa dalla
mattina, con le mani infilate nelle tasche anteriori dei jeans scuri.
Postura
egregia la sua, di un uomo soddisfatto,
ostentata per suscitare invidia negli altri componenti del sesso forte
ed
eccitazione nella parte femminile di Hogwarts.
Bello
lo era e ne era di gran lunga cosciente.
La
pelle ambrata, eredità delle sue origini
italiane, mediterranee per essere precisi, risaltava sul candore della
camicia
che lo avvolgeva.
Il
viso era un connubio di emozioni: il ghigno appena
accennato arricchiva il volto levigato, gli occhi profondi luccicavano
di una
luce nuova, figlia dell’eccitazione per la scommessa appena
stipulata.
Lo
sguardo avrebbe potuto far capitolare chiunque
l’avesse incrociato, tanto era da bel tenebroso.
La
sfida era stata lanciata da appena un paio d’ore
e già un’avvenente prossima preda
l’aveva invitato nella sua stanza.
Aveva
dovuto prometterle, però, che sarebbe andato
da lei dopo l’allenamento serale di Quidditch, a cui non
poteva assolutamente
mancare, pena l’evirazione, dato l’umore tetro del
capitano platinato, reduce dal
due di picche della Lovegood.
Trovarlo
in quello stato, più incazzato che altro,
era stata la ricompensa suprema a tante batoste targate Draco Lucius
Malfoy.
In
fondo, quella scuola era sempre così noiosa…
Potty-rischio-la-vita-un-giorno-sì-e-l’altro-pure
a
parte, chiaramente.
Entrò
in Sala Comune senza fiatare, pregno d’autostima
e carico di intraprendenza.
Si
diresse all’angolo attrezzato magistralmente da
Theodor Nott a mini bar, versandosi due dita di Firewhiskey mentre
osservava
con la coda dell’occhio i reciproci sguardi al vetriolo di
Daphne Grengrass e
Pansy Parkinson.
La
prima era avvolta in un abito color grano, che
le segnava tutto il contorno del corpo, con maniche a sbuffo e
scollatura
pronunciata, ma non volgare. Ogni suo respiro veniva scandito
prepotentemente
dall’aderenza dell’abito, che faceva risaltare il
petto in movimento, a ritmo
del suo respiro. La gamba destra, accavallata sull’altra,
ruotava annoiata
sulla caviglia, intorno alla quale si legavano i lacci delle scarpe con
vertiginosi tacchi a spillo.
I
lunghi capelli erano trattenuti a stento da un
fermaglio di forma strana, gli occhi truccati da una matita chiara e la
bocca
splendente di lucidalabbra.
Rigorosamente
all’amarena, ricordava bene i suoi
gusti prelibati.
La
seconda aveva un maglione lungo che, maniaco, le
cingeva il corpo snello, ma formoso nei punti giusti, di un caldo verde
smeraldo, con scollo che le lasciava scoperti la gola e
l’incontro delle
clavicole, scivolando perfetto sui fianchi fasciati dai pantaloni neri,
stretti
alle caviglie. Delle décolleté, con tacco
regolare, avvaloravano una figura già
slanciata.
Il
caschetto nero regnava sovrano, libero da
impedimenti di alcuna sorta. Sulle palpebre, il verde si univa
all’argento in
un connubio innaturale che faceva rilucere il taglio dei suoi occhi.
Sulle
labbra un filo di rossetto ad evidenziare il pallore naturale della
bella
Serpeverde.
Ah, le
Slytherin.
Loro
sì che conoscevano l’arte della seduzione.
Quel
celare scoprendo con noncuranza.
L’essere
donne rimanendo comunque ancora bambine,
in fondo sole, ammaliando in silenzio.
Severe,
giocose, libere.
Sguardi
ammalianti, delle volte duri, che di quel
provocare si nutrivano golosi, prendendo parte al gioco silenzioso che
aleggiava
furtivo sopra le loro teste.
Il
fremere di una giovane età dove il tempo
soltanto scandirà il decorso dell’avvenire.
-
Salve ragazze, tutto bene?,- le salutò, con le
guance che dipingevano la tensione della sua mandibola tesa, nel viso
contrito
in un’espressione di crescente agitazione, in presenza di
quei corpi. Si chinò
a baciare con dolcezza estrema Pansy sulla guancia pallida, sentendo la
soffice
pesantezza dell’imponente sguardo che gli scavava dentro da
dietro.
Quegli
occhi magnetici, scattanti, profondi, che
per tanto, troppo tempo l’avevano provocato.
Occhi
di una bimba che recitava la parte della
donna.
Occhi
fermi, occhi sicuri, gli occhi di Daphne.
-
Blaise, poco fa si parlava dei tuoi gusti in
fatto di donne…- lo apostrofò
quest’ultima, mentre riceveva a sua volta il
bacio di saluto del moro.
Intimamente
bramava una determinata risposta, l’arguto
riflesso di una realtà che sempre si aspettava di vedere,
quando si sentiva di
toccare il traguardo prima di Pansy.
Quando
sapeva con convinzione di avere qualcosa in
più di lei, perché la sua provocazione era di
classe, non sfacciatamente
volgare.
- Ah
sì?!- rispose di getto, il volto decorato da
un sorrisetto innaturale, nervoso, rigido, impreziosendo il binomio
conciso di
lettere con una spruzzatina abbondante di irrequietezza.
Agilmente
si sedette fra le due contendenti
languide e provocanti, entrambe avide di vincere.
-
Già. Meglio more o bionde?-
Domanda
non da poco quella. Ardua, complessa, che
avrebbe condotto a chissà quale reazione.
Il
ragazzo le fissò entrambe, sorvolando sulle due
figure nella loro totalità, soffermandosi sui dettagli
scenici architettati
dalle due, piccoli gingilli che catturavano l’attenzione del
giovane.
Soppesava
i propri respiri, le esitazioni, i dubbi
che sarebbero potuti trasparire dai suoi occhi.
Era
certo che quella risposta avrebbe provocato un
trambusto non indifferente, qualunque fosse stato il suo propendere.
Eccole
là.
Pazzesche,
uniche, sempre le solite.
Avevano
scommesso di nuovo.
Avevano
bandito un concorso tutto loro, una gara
che le divertiva non indifferentemente.
Piccole,
capricciose, insaziabili di attenzioni e
considerazioni. E, forse, anche di approvazione.
L’entità
del problema si ingigantiva ad ogni
respiro, gli occhi truci delle due dame puntati come fari su di lui per
metterlo
a nudo in quel palcoscenico dove si ritrovava solo.
Si
sarebbe dovuto schierare almeno con una.
Temporeggiare
era fattibile ma inutile. L’avrebbero
messo alle strette in pochi secondi.
Enigma
consistente, arduo, invalicabile
all’apparenza: scegliere le movenze afrodisiache di Daphne,
sinuose, lente, che
facevano fremere di desiderio, di una bionda decisa, senza scrupoli di
coscienza, bella e dannata…o la sensualità
studiata di Pansy, una mora che si
divertiva a giocare con le sue manine di fata, con mosse da capogiro,
giochetti
diabolici, piccanti e lussuriosi?
Mentre
lo Slytherin si spremeva le meningi per articolare
una risposta accattivante, che fosse al contempo una bugia velata, ma
convincente,
Draco Malfoy sfrecciò davanti a loro, evidentemente
incazzato, ovviamente
alterato, naturalmente sconsiderato.
Notò
la tacita richiesta d’aiuto del suo migliore
amico, prigioniero involontario di due regine che lo tenevano
imprigionato
nella loro ragnatela troppo fitta.
Ghignando
passò oltre, lasciando crogiolare il
compare sventurato nel suo speziato brodo bollente.
-Se
la cavasse da solo il maledetto…-
Pensieri
naturali, incensurati, nitidi.
Argini
di un fiume in piena che straripa, mare
vivido e tonante in tempesta.
Accettando
il tradimento del principe, Blaise si
inumidì le labbra con la lingua, in un moto sensuale di
insicurezza e ansia.
-
Ragazze…-
Fiutava
la tensione di quelle due cacciatrici,
pronte a guizzare, spavalde, contro la preda alla sola risposta
sbagliata.
Tutto,
pur di assaggiare per prime un pizzico di
quel succulento bottino di guerra, asso nella manica del giocatore
temerario,
sprezzante del pericolo.
-
Vogliamo la verità, Blay. Nessuno ti avvelenerà
se la dici.-
I
loro visi rilucevano di bramosia e foga.
L’ostinazione
li spingeva a ricercare sempre e
comunque quello che si volevano sentir dire, pretendendo la supremazia
sconfinata sull’altra.
-
Personalmente preferisco entrambe.-
Pietoso
tentativo di guadagnare attimi in cui
sviluppare una frase sensata, che non sortisse l’effetto di
far vittoriosamente
trionfare una e mettere a tacere con umiliazione l’altra,
come pece tetra che
intorpidisce, immobilizza, impedisce di spiccare il volo.
-
Dovessi scegliere?- lo incalzarono, protendendosi
impercettibilmente verso il giovane, accarezzandolo dolcemente con i
caldi
respiri affannosi, uniti, per quell’occasione, in un falso
abbraccio.
-
Credo…more. Ma mi piacciono anche le bionde!-
Inutile
perdere altro tempo.
Inutile
vagare senza meta in discorsi futili,
obsoleti, inespressivi.
Inutile
girare attorno al pomposo bottino, che
andava agguantato con decisione, senza esitare.
-
Perfetto, ho vinto!- concluse, goliardica, Pansy,
scompigliandosi la fulgida e fluente chioma, osservando
l’imporporarsi delle
gote della rivale al suo fianco.
-
Maledizione, Zabini!- sbottò Daphne,
aggiustandosi la scollatura prorompente, punto di ritrovo dei
più languidi e
eccitati sguardi.
Era
consapevole di sedurre con quell’arma,
cosciente di essere sognata, desiderata, bramata, certa del potere che
aveva
sugli uomini. Ma con Blaise, qualcosa era andato storto.
-
Avete scommesso ancora?!- si finse stupito,
corrugando la fronte.
Da
quelle due ci si poteva aspettare di tutto,
perché non rinunciavano a quello che volevano.
Non
lasciavano incompiute faccende che le toccavano
nel proprio ego.
Non
si dileguavano tacendo al cospetto di qualcosa
che le coinvolgeva nell’intimo.
- Non
una parola su quello che mi tocca fare,
serpe!- minacciò la bionda, puntando un dito addosso alla
compagna di Casa, in
segno d’ammonizione, d’avvertimento.
Potenti
i suoi occhi magnetici, davano enfasi al
gioco di sguardi che stava nascendo tra le due contendenti, smaniose di
emozioni forti da assaporare.
- Ok
tesoro, non farti saltare le coronarie.
Calmati, più che una penitenza mi sembra una vera e propria
benedizione… Godrai
senza dubbio!- rispose l’altra, beffarda, sfrontata,
sogghignante intimamente.
Daphne
strappò il bicchiere di Firewhiskey dalle
mani del moro dagli occhi cobalto e lo bevve tutto d’un
sorso, sentendo
l’alcool bruciarle la gola prepotentemente, come lava
incandescente che valica
i pendii scoscesi di un vulcano che erutta.
Lo
posò violentemente, ormai vuoto, sul tavolino di
cristallo di fronte a loro e andò via, adirata, dalla Sala
Comune, lasciando di
sé solo l’accattivante profumo d’amarena.
-
Vedrai che non sarà così disgustoso come sembra!-
le urlò dietro la mora, trafitta poi da un lampo
d’ilarità improvvisa, ancora
elettrizzata per la neo vittoria, terribilmente eccentrica,
completamente
vanitosa, estremamente in visibilio per la vicinanza dello Slytherin,
che
sentiva in suo esclusivo potere in quel momento.
- Mi
dici che avete scommesso?- le chiese Blaise
curioso, avvicinandosi deciso e voglioso, pronto a morderle
delicatamente il
collo, annusando quella pelle vellutata, inebriandosi la mente fin
quasi a
sentire la testa girare violentemente.
- Che
chi avesse perso avrebbe corteggiato
Ron-Pezzente-Weasley.-
I
suoi occhi parlavano senza bisogno dell’ausilio sonoro,
tanto trotterellavano vispi, melliflui, a perlustrare quel volto ormai
troppo
vicino, sentendo solo l’irrefrenabile voglia di penetrare con
la lingua quelle
due labbra socchiuse.
-
Merlino, che schifo!-
Orrore
temporaneo al configurarsi della scena in
cui la sensuale Daphne fosse intenta a baciare Mezza-Sega-Weasley.
Certe
delizie erano, ovviamente, riservate unicamente
a palati sopraffini.
Pansy
non perse tempo e scivolò morbida dal
bracciolo del divano alle gambe di Blaise, strusciandosi su quel corpo
maschile
caldo e invitante, sistemandosi comodamente su di lui a cavalcioni.
-
Draco si arrabbierà se arrivi tardi agli
allenamenti?- chiese sorniona, mentre iniziava a baciarlo sulla gola,
risalendo
lungo la giugulare, fino alla bocca liscia, che iniziò
prontamente a circuire
con la lingua.
Con
naturalezza sfacciata raggiunse il petto
levigato, facendo sussultare il ragazzo per la freddezza delle sue mani
cercatrici.
- E
chi se ne frega di Draco…- mormorò già
violentemente eccitato, ricambiando le carezze proibite, perquisendo le
snelle
gambe agganciate alle sue.
-
Grazie di avermi fatto vincere, Blaise.-
Scostandogli
il mantello lo liberò da inutili
impedimenti di troppo.
Gli
spostò il capo di lato, addentrandosi in quel
fisico possente, prima allentando la cravatta, in seguito slacciando i
primi
bottoni della camicia candida, arrivando a valicare la soglia dei
pantaloni,
agguantando la cintura di pelle.
- Ti
disturba il fatto che qualcuno possa entrare
sul più bello?– chiese lui.
Era
un provocatore dopotutto, anche se alterato dal
piacere, già pronto a fare centro.
L’atmosfera
era decisamente in fiamme, con le mani
femminili birichine che si intrufolavano ovunque, incendiando il
percorso
irregolare che intraprendevano e le dita di lui, prima a giocare con i
seni
freddi, rigidi, pulsanti, quasi del tutto spogli, poi ricercando casa
nel
profondo del suo corpo ansimante.
- Mi
eccita… -
Sentiva
le mani di Blaise entrarle dentro, libere,
senza chiederle lo scontato permesso, esperte, provocandole
quell’eccitazione
sana e genuina, compagnia fedele dei loro segreti giochi proibiti.
Conoscevano
le loro fantasie erotiche più remote,
nascoste dietro facciate pure, pudichi, seppur nell’intimo
sfacciate, taciti
complici di innumerevoli situazioni come quella.
Traspariva
quell’esperienza che dava loro una certa
coordinazione, il ritmo incalzante che non perdevano in numerosi
momenti di
passione, frasi sconnesse che si ripetevano bisbigliando, trattenendosi
spesso
dal gridare, acquietando a vicenda un fuoco che alimentavano, soli,
loro due.
***
Il
corridoio dei sotterranei era deserto, tetro,
inanimato.
Un
triste orfano abbandonato a sé stesso, che si
vedeva percorrere troppo poco spesso.
Il
freddo smorzava l’aria tesa che si respirava e
il chiarore delle fiammelle pallide sulle pareti ridestava quel loco
inanimato
da un perenne sonno che inquietava, quasi impauriva.
Empia
distesa di pietra e marmo, lasciata a se
stessa, abbandonata, sola, muta.
Strano
per quell’ora, pensò il Principe degli
Slytherin.
Assolutamente
inusuale.
Di
solito c’erano quei mentecatti dei Gryffindor a
popolarla, sgobbando come schiavi per qualche dubbia punizione di Piton.
Draco
Malfoy lo attraversò adirato, nervoso, ancora
infastidito dell’inconveniente con Luna che l’aveva
fatto andare in bianco dopo
attimi in cui aveva previsto l’impronunciabile.
Tratteneva
il mantello sulla spalla destra con una
mano, senza ripararsi dal gelo prepotente che si stava cristallizzando
nelle
sue vene.
Poco
prima, celato dalle ombre della statua di un
cavaliere nel corridoio solitario, intento a fumarsi una sigaretta alla
menta,
che l’aveva in parte calmato regalandogli un paio di minuti
di tranquillità,
aveva sentito il picchiettare frettoloso dei tacchi della Greengrass
dirigersi
verso la
Sala Grande.
Sicuramente
quel bastardo del suo migliore amico
aveva fatto vincere la Parkinson.
Grande,
immensa, colossale cazzata.
Il
solito cretino.
L’unico
esponente maschile dei Serpeverde che non
sapeva cogliere la sostanziale differenza tra le due suddette grazie.
Pansy
era una piattola!
No,
un momento, piattola era la Weasley…
Pansy
era…una piovra. Ecco sì, una piovra i cui
tentacoli arrivavano dappertutto.
Ma,
cazzo, Daphne…Daphne era una dea!
Passò
le lunghe dita tra i capelli aurei, nel gesto
naturale così incredibilmente sensuale che mandava in agonia
quattro quarti del
popolo femminile di Hogwarts.
Se li
sentiva spesso addosso quegli sguardi
affamati, golosi, penetranti, che lo studiavano con minuziosa
attenzione, non
ammettendo ammenda.
Scosse
la testa, sovrappensiero.
Blaise
non ci capiva niente di donne.
Non
ci aveva mai capito un cazzo e mai c’avrebbe
imbroccato una volta.
Figurarsi…sentiva
già di stringere la vittoria,
quel profumo inebriante che lo decretava vincitore una volta di
più al cospetto
degli altri, il sovrano bambino che primeggiava sempre e comunque.
Con
questi pensieri che gli stuzzicavano la mente,
passò davanti alla porta dell’aula di pozioni e
venne catturato da
quell’eccezionale profumo che conosceva tanto bene.
Amarena.
Neanche
il tempo che la sua ragione formulasse
l’immagine della seducente grazia che lo attendeva furtiva,
che già l’istinto
animale lo guidò ad attirare a sé quel corpo
fremente.
Una
manina delicata lo afferrò per la camicia
impeccabilmente indossata, trascinandolo dentro la stanza vuota,
avvolta da un
silenzio tombale che rendeva il tutto ancora più
accattivante.
Sollevò
le mani e con esse sfiorò sensualmente la
nuca di colei che aveva deviato il suo tragitto.
La
ragazza si strinse completamente a quel corpo
statuario, approfondendo il bacio in cui aveva catturato le labbra del
biondo,
alzandosi in punta di piedi per raggiungere l’imponente
statura del ragazzo che
aveva davanti.
Si
staccò solo dopo una lunga, calda ed estenuante
lotta di lingue, sorridendo maliziosa.
-
Ciao Draco.-
Il
saluto ufficiale passò in secondo piano,
schiacciato dall’entità del comitato di benvenuto
che gli aveva riservato in
precedenza.
-
Ciao Daphne.-
Le
parole non servivano a nulla, ora poteva dare
sfogo alla sua voglia di possedere, di giocare, di scatenarsi, usando
la bionda
che stava già ripartendo all’attacco.
Gli
allargò il nodo della cravatta verde argento e
tirandolo a sé, lo fece avvicinare all’ultimo
banco a destra, quello dove meno
arrivava la luce delle mille candele sparse nella stanza.
L’atmosfera
artica di qualche istante prima venne istantaneamente
sostituita dal bollore di due braci avvinghiate nello stesso fuoco.
-
Draco? Meglio more o bionde?- indagò senza
smettere di baciarlo, sapendo con certezza la risposta ma stuzzicando
maggiormente lo Slytherin, per avere ciò che gli spettava di
diritto.
Con
grazia austera alzò il viso del biondo,
intrappolandolo al muro, la presa era ferrea.
Lentamente
iniziò a baciarlo, così profondamente da
mozzargli il fiato per la foga con cui lo possedeva spavalda, conscia
della sua
supremazia.
-
Blaise non capisce un emerito cazzo di belle
donne, Daphne.- rispose, ridendo furbescamente – Ma come
potrebbe, visto che ti
tengo solo per me?-
Con
dolcezza sopraffina si liberò dalla morsa
femminile che lo teneva imprigionato e con grazia posò le
mani ai fianchi snelli,
giungendo poi a cingerle il fondoschiena con le braccia.
Daphne
piegò la bocca in un sorriso e riprese a baciarlo
senza sosta, sbarazzandosi in pochi secondi dell’abito che la
copriva fino a pochi
istanti prima.
Lo
Slytherin non sapeva più dove volgere lo sguardo.
Vagliò
quelle forme prorompenti dall’alto al basso,
soffermandosi su particolari come il completino intimo nero e argento,
di
pizzo, che lasciava intravedere zone di pelle proibite.
-
Bè, che fai? Abbiamo già finito? Pensavo fossimo
ancora alle postazioni di partenza…-
Guardava
divertita il ragazzo che le si parava
davanti, con i capelli arruffati, compiaciuto dello spettacolo che
prendeva
vita davanti a lui, sdraiato scomposto, fermo, intento ad ascoltarla.
-
Vieni qui…-
Porgendole
la mano la attirò a sé con forza,
prendendola in braccio prepotentemente, senza paura di toccarle
ciò che di più
intimo aveva.
Le
slacciò il reggiseno, liberandosene in un
istante e la fece sdraiare sul banco che precedentemente
l’aveva accolto,
sopraffacendola con il suo corpo in ebollizione.
Si
slacciò i jeans, consapevole che stavolta
sarebbe arrivato fino in fondo.
Nessuna
interruzione con lei, era la perversione
che colorava silenziosa i suoi sogni.
In
breve tempo si ritrovò nudo, sopra di lei, con
le labbra incollate, danzando freneticamente senza sosta, lingue che
entravano
e uscivano, che non avevano paura di osare.
Si
fermò d’un tratto, restando sempre su di lei,
volendola osservare per qualche momento, giusto per rendersi conto del
lucente
gioiello che aveva sotto di sé.
Lei
immobile, senza veli, sicura del suo corpo,
ricambiava fedele lo sguardo ammaliato.
- Che
succede Draco?-
- Lo
sai che sei bellissima?-
Le
accarezzò teneramente la fronte, scarabocchiando
astrattamente linee irregolari su quella pelle fruttata.
-
Dici a tutte così…Comunque ti ringrazio.-
Sapeva
di non avere l’esclusiva, di essere una delle
tante a sentire quel corpo su di sé, vivendo attimi
indimenticabili, seppur
simili a tanti altri.
Lui
le baciò in sequenza fronte, naso e bocca,
senza volgarità, dolcemente.
-
Voglio che tu sappia che quello che faccio con te
è speciale, tu sei speciale…-
La
solita recita che lo incoronava re delle farse,
dove quello che cercava era solo avventura selvaggia, un palcoscenico
vuoto da
condividere con una bella attrice, che stesse al suo gioco,
accondiscendendo,
senza troppe pretese.
- Se
lo dici tu…Non sono poi niente di così
speciale. Hai anche Pansy comunque…-
Nonostante
la consapevolezza di non essere l’unica,
niente le impediva di tessere silenziosamente la ragnatela che
l’avrebbe
imprigionato per sempre.
-
Mettiamo in chiaro una cosa. Tu sei l’unica con
cui provo emozioni, chiaro? –
Si
sentiva attaccato nell’intimo, giudicato.
Azzardò
anche lievemente ferito per essere dipinto
come il puttaniere della situazione.
Cosa
che fondamentalmente era, comunque.
-Zitto
e baciami…-
Quello
che non sopportava di lui era quell’essere
bello ed esserne cosciente.
Quell’ostentare
qualche sentimento in più, nelle
situazioni come quella, solo per sentirsi a posto con la coscienza,
mentendo a
se stesso, nascondendo la nuda e cruda realtà: non amava
nessuna di quelle che
si faceva.
Amava
solo se stesso.
Spinte
irrefrenabili lambirono lo scoccare del
tempo che scorreva libero, maratoneta spedito nella sua folle corsa
personale.
Quando
si sazia il corpo la mente smette di
pensare, assopita nella bambagia del benessere momentaneo della
sazietà.
Urla
di godimento spezzavano la quiete dell’aula,
stanza dimenticata dal resto del mondo, a quell’ora, caverna
empia di due
profughi senza casa, alcova segreta di due amanti, bunker per il
peggiore dei
criminali.
L’avevano
fatto, indisturbati, soli, intimi, senza
pretese, senza aspettative, senza rancori, per saziare quella voglia
impellente
che li richiamava “al rapporto”, di tanto in tanto.
***
Era
in ritardo.
Anzi
no, era TREMENDAMENTE in ritardo.
E ora
chi lo sentiva Draco?!
Capirai,
l’avrebbe menata per più di un’ora
quello,
ora che era pure vittima della sconfitta...
Si
doveva preparare al peggio.
Tutta
colpa di Pansy e dei suoi ringraziamenti
speciali…
Non
che non gli fosse piaciuto, ma era insaziabile
quella!
Blaise
guardò nuovamente l’orologio, in ansia,
terribilmente preoccupato per l’ora che si era fatta.
Mezz’ora.
Era in ritardo di mezz’ora!
Un
Cruciatus in mezzo alla schiena non glielo
avrebbe risparmiato di certo nessuno.
Maledizione,
mai fare arrabbiare il biondo quando è
già incazzato di suo, lo sapevano anche troglodito Tyger e
gibbone Goyle!
Stava
ancora a imprecare mentalmente contro
quell’assatanata della Parkinson e a tentare di infilarsi il
maglione, quando
dall’Aula di Pozioni ne uscì fuori il suo capitano.
Rimanendo
bloccato con un braccio nella manica del
maglione e l’altro a metà strada, lo
esaminò da cima a fondo, profondamente
divertito.
Capelli
biondi arruffati, quando di solito erano
impeccabili.
Camicia
sbottonata per metà, anziché per tre
bottoni, come usava fare.
Intenso
profumo di amarena.
Soluzione:
Daphne Grengrass.
Naturalmente,
anche Draco operò un esame simile al
suo cacciatore, risistemandosi la cravatta.
Capelli
del tutto spettinati – Merlino sembrava lo
Sfregiato!- come decisamente non usava fare.
Rossetto
sul collo lasciato in vista dalla camicia
sbottonata.
Profumo
di liquirizia.
Soluzione:
Pansy Parkinson.
- Sei
in ritardo, Blaise.-
Non
perse tempo e lo attaccò di getto, come il
migliore dei mastini che sentiva l’odore invitante della sua
preda vicina.
-
Hn!-
I
fatti non erano già abbastanza chiari senza
sottolinearlo inutilmente?
Ah,
il caro vecchio Malfoy iniziava a diventare
eccessivamente burbero…
Erano
in ritardo entrambi, non c’era bisogno di
tutte quelle storie.
-
Cos’era quel suono?!-
Il
suo migliore amico iniziava ad emettere suoni
simili a Pattumiera-Weasley mentre addentava avidamente una coscia di
pollo?!
Di
lì a poco l’avrebbe disconosciuto
volentieri…
-
Anche tu sei in ritardo a quanto pare...-
L’ovvietà
dei fatti era lampante, anche Goyle ci
sarebbe arrivato probabilmente.
-
Evita di rivestirti in corridoio dopo che fai
sesso, indecente!-
Era
segretamente divertito, ma il fatto che Blaise
avesse una vita sessuale troppo attiva lo impensieriva. Lo
fissò dritto negli
occhi, scavandogli dentro.
- Lo
dicevi a me o a te stesso?!-
Facile
giudicare se si è senza macchia, ma solo chi
non ha peccato scagli la prima pietra.
- Con
Pansy?-
Andava
a colpo sicuro, indubbiamente.
Chi
si sarebbe sbattuto il suo amichetto se non
quella piovra assatanata della Parkinson?
- Con
Daphne?-
Anche
lui andava a colpo sicuro.
Solo
quando scopava con la Greengrass usciva in
quelle condizioni.
-
Bene, direi che siamo pari. Andiamo ad
allenarci.-
Lo
spirito del comandante severo e castigatore
rispuntò fuori senza contegno, a delineare il confine tra
amicizia e
subordinazione nel lavoro serio.
-
Dray?- Blaise, ghignando nel profondo, osservava
ancora la patta dei pantaloni dell’amico, in tiro.
- Che
vuoi ancora?- Odiava parlare più del
necessario, tagliente, deciso e conciso.
-
Almeno questa volta…hai fatto centro, vero?!-
L’ultima
beffa prima di procedere verso il campo di
Quiddich.
La Greengrass era un
bocconcino succulento se produceva
effetti così devastanti sul suo caro Principe.
Avrebbe
dovuto provarla.
***
-
Ciao Herm!- salutò il Bambino Sopravvissuto
entrando nella Stanza delle Necessità, illuminandosi alla
vista della ragazza
seduta sotto la finestra aperta.
I
lunghi capelli caramello erano raccolti in uno
chignon improvvisato, dove alcuni ciuffi sfuggivano alla morsa del
codino
stretto, quasi a rispecchiare il suo carattere, rigoroso in pubblico,
effervescente
in privato.
Il
volto roseo era rivolto a rimirare il panorama
che si stagliava alla sua destra, sognando ad occhi aperti qualcosa che
non
c’era, dedicando a se stessa una canzone melodiosa che si
diffondeva per tuo lo
spazio circostante.
-
Harry! È già finito l’allenamento? Oh,
ma
guardati…hai i capelli ancora bagnati! Ti verrà
un accidente…- disse Hermione
asciugando con un incantesimo il suo migliore amico, precipitatosi da
lei
appena finito di giocare, come sempre.
-
Dovevamo lasciare il posto alle serpi.- si
giustificò – Che cantavi?-
Aveva
già riconosciuto quelle note melodiose da
lontano, avvicinandosi precipitoso alla Stanza delle
Necessità, solo per
vederla.
- U
make me wanna.-
Quella
canzone, dalla melodia rilassante, fresca,
ritmata, le regalava all’istante un benessere
-
Blue.-
Le
labbra si inarcarono in un sorriso sincero,
caldo, positivo, come se la sua mente si fosse liberata dalle catene
dell’ansia.
-
Esatto.-
Rispose
al suo gesto dolce, rincuorata dal fatto
che esistesse qualcuno che la conoscesse così bene, che la
capisse al volo,
anche ascoltandola solo cantare.
-
Allora oggi è stata una bella giornata.-
-
Eh?!-
Forse
non si aspettava una conoscenza così
profonda, inaspettata, attenta da parte sua.
Forse
non se l’aspettava da nessuno, nemmeno da se
stessa.
- In
base al genere di musica che canti, capisco
com’è andata la tua giornata...-
Era
orgoglioso di decantare un’analisi precisa del
comportamento della sua amata negata, un excursus dei suoi gesti
quotidiani,
perfettamente decriptati dopo averla osservata a lungo.
- Io
non faccio caso al genere che canto…-
Forse
apparentemente cantava e non pensava, ma la
sua anima era il random più fedele, sceglieva
selettivamente, con parsimonia e
giudizio, un jukebox variegato, dove si poteva ascoltare di tutto.
Il
suo cuore era così, la sua anima era così, lei
era semplicemente così.
-
E’ una scelta istintiva, Herm.-
La
riccia si scostò meccanicamente un ciuffo che le
pendeva irriverente sugli occhi, ostacolo che si contrapponeva tra lei
e Harry.
-
Già, hai ragione.- rispose, lievamente
imbarazzata.
-
Canteresti qualcosa per me?-
Era
il regalo più bello che gli potesse fare,
deliziarlo con la sua voce incantevole.
-
Certo, Harry.-
Schiuse
lentamente le labbra e la corrente di emozioni
che ne uscì, fu la più piacevole da sentire sulla
propria pelle.
Il
giovane socchiuse gli occhi e si sedette per
terra, a gambe incrociate, solleticato da due venti: quello che
proveniva dalla
finestra aperta sulle lande verdi di Hogwarts e quello che proveniva da
quelle
dolci labbra rosee.
“To
start it off I know you know me
To come to think of it, it was only last week.
That I had a dream about us, oh.
That’s why I am here, I'm writing
this song.”
Quando
cantava non aveva bisogno d’altro.
Si
sentiva completa, libera, senza vincoli d’ogni
sorta, barriere, ostacoli.
Lei e
la sua voce, a colorare una realtà spesso
troppo grigia e cupa.
Un
canto libero a significare che nonostante tutto
lei era viva, che non si faceva abbattere dall’amarezza delle
sofferenze che
piombavano all’improvviso.
Senza
preavviso si interruppe, forse provata da un
ricordo troppo amaro, da rimuovere all’istante smettendo di
cantare.
Lui
non ci pensò due volte e come un fiume in piena
che non ha intenzione di frenare il suo decorrere, riprese
l’opera incompiuta
della strega, emettendo suoni non altrettanto belli, ma comunque
melodiosi,
piacevoli.
“To
tell the truth you know
I have been hurting all along,
Someway
let me know, you
want me girl.
Everytime
you see me what
do you see?
I
feel like I'm a poor man
and you’re the queen.
Oh
baby, you're the only
thing that I really need.
Baby that's
why…”
Quante
volte l’aveva cantata quella canzone.
Intonata
per i corridoi della scuola, in Sala
Grande, mentre studiava sola, nell’angolo più
remoto della biblioteca…
E lui
che rimaneva assorto davanti a lei, come
pietrificato dal cantico di una creatura beata, a sentirla vivere per
la
musica, in silenzio, pronto ad accogliere quei puri attimi
d’infinito che la
donna che amava gli donava continuamente.
-Ormai
la sai anche tu, eh?-
Non
si capacitava del motivo per cui lui restasse
là ad ascoltarla, anche ore interminabili, quando
piangeva e cantava, solo
per sfogarsi, per dire a se stessa che era abbastanza forte per
lottare, che
era sufficientemente grande per superare certe avversità.
- Mi
sembra ovvio Herm, l’hai cantata tutta
l’estate! Cambiando discorso, hai sentito Lavanda?- chiese
ancora ripensando
all’estate appena trascorta, quando essere spensierati era
l’unica prerogativa.
-
L’ho evitata come la peste. Che succede?-
Se
Harry inarcava in quel modo il sopracciglio, il
presagio era sicuramente negativo…
-
Organizzano una festa.-
Ecco,
l’aveva detto, come se tentare servisse
ancora.
Ci
provava sempre, cogliendo l’occasione anche
quando non c’era proprio niente da estrapolare.
- Oh,
Merlino, un’altra?! Ma non avete altro da
fare in questa scuola? –
Era
facile per lei irritarsi, perché odiava
festeggiare, truccarsi e farsi bella solo per apparire al meglio una
sera,
senza motivi validi, solo per passare un po’ di tempo
diversamente.
Lei
stava bene anche così.
O
quasi…
- Ma
smettila…ci verresti con me?-
Tenta
che ti ritenta, magari prima o poi avrebbe
accettato.
- No,
mi dispiace. Sai bene quanto io odi le
feste…-
Le
dispiaceva dirgli sempre di no, ma non era
davvero dell’umore adatto per gioire, agghindarsi e sfoggiare
una bella dose di
sana e genuina ipocrisia.
-
Dai, Herm…-
Impreziosendosi
col suo piagnucolio migliore, si
mise in ginocchio stile “Principe azzurro che invita la sua
bella al ballo”.
-
Assolutamente. Non ci tengo a vedere voi maschi
che vi ubriacate e le altre decelebrate che fanno di tutto per entrare
in
vestiti che oltre ad essere scomodi sono pure orrendi.-
Niente
da fare, non ammetteva a se stessa che tutto
quello avrebbe anche potuto piacerle…
- La
fai tremenda…-
Era
una causa persa in partenza, ma provarci per
l’ennesima volta non lo avrebbe demoralizzato ancor
più di quanto già non fosse.
- E’
tremenda.-
Sarebbe
stata davvero felice se il supplizio fosse
terminato in fretta, a costo di risultare scortese, pur di strangolare
quell’argomento sul nascere.
- Ok,
è un incubo. Allevia le mie pene e
accompagnami.-
Il
sorrisino tenero stampato in volto, gli occhioni
da cucciolo abbandonato…
Il
corredo del perfetto corruttore c’era tutto.
Hermione
lo incenerì con uno sguardo.
Inutili
altre manovre offensive/invasive.
Un no
della Granger era proprio un no.
- Ho
capito, lascio perdere.- si arrese stremato,
un tantino mortificato per un fascino che credeva più
efficace.
-
Bene.- tagliente, concisa, acida.
Non
avrebbe voluto riaffrontare l’argomento fino
alla fine dei suoi giorni, probabilmente.
- Per
ora, perché sono stanco e senza forze, ma il
discorso lo riprendiamo domani!-
Il
Bambino Sopravvissuto non conosceva la parola
“demordere”.
Era
un campo in cui eccelleva.
-
Sì si, certamente… Andiamo da Ron che
è meglio
va’…-
Non
sarebbe andata a quella festa, punto e stop.
***
La Sala Grande era
affollata e caotica, rumoreggiata
allegramente da studenti in visibilio, affamati, impazienti.
Inutile
sottilizzare la “grande rincorsa”
all’ultima coscetta di pollo che intrapresero
“cavalier” Ronald Weasley e
“paladino senza macchia e senza paura” Neville
Paciock.
Sebbene
il secondo fosse più massiccio, resistente
e ben piazzato, il primo, nel suo essere mingherlino al cospetto
dell’avversario, sfoggiava la sua dote migliore, nel campo di
battaglia, la
rapidità.
Rischiando
di essere infilzato con una forchetta
lucente, l’arma del suo avversario, la mano furtiva,
sgattaiolando fra i vari
piatti, si accaparrò il bottino succulento.
Hermione
e Harry lo raggiunsero proprio nel momento
della vittoria, quando, deglutendo a fatica una cucchiaiata troppo
abbondante
di purè, li salutò sputacchiando maldestramente.
-
Scusate ragazzi, vi raccomando il pollo stasera,
è una vera delizia…-
Con
la bocca circondata da un alone di sughetto
saporito, salutò i due amici, evidentemente disgustati.
-
Ronald weasley, la fame ce la fai passare…-
Nel
viso della Grifondoro si alternavano spasmi
d’orrore ad occhiatacce riprovevoli.
Non
sopportava affatto quei comportamenti da
incivile che adottava spesso e volentieri l’amico.
-
Puoi mangiare anche senza insozzarti in quel
modo, comunque…Sei disgustoso!-
Stava
per porgere una salvietta pulita al compagno
sudicio quando una bionda senza scrupoli si parò proprio
davanti all’amico,
intrappolandone l’attenzione già notevolmente
compromessa da una nuova preda:
un piatto fumante di maccheroni al sugo.
-
Weasley…-
La
ragazza cercò di pronunciare quelle poche
lettere in modo civile, provando a contenere una smorfia che
naturalmente le si
stava configurando in viso, mentre osservava disgustata quel perenne
morto di
fame.
-
Greengrass...-
Notevolmente
indifferente alla bella donna che gli
stava parlando, continuò a tenere gli occhi fissi sulla sua
beata pietanza,
“sforchettando” allegro senza sosta.
-
Possiamo parlare in privato?-
Ma
chi glielo faceva fare di sopportare
quell’indecenza?!
Solo
una stupida scommessa persa, che rodeva
nell’intimo e bruciava.
Doveva
dimostrare di essere la suprema, portando a
buon fine la sua disgustosa penitenza.
- In
realtà io ho ancora fame…-
Non
aveva mica intenzione di lasciarsi scappare il
dessert!
Non
ci rinunciava mai.
Era
il giusto finale che ogni sera si concedeva e
mai tradire le tradizioni.
-
E’ importante…-
Doveva
pure supplicarlo…!
Il
compito era più arduo del previsto.
- Ok
Greengrass…Ma velocemente, voglio la torta
dopo…Harry, salvamene una fetta, bella grande!-
Impartite
le zuccherose direttive, seguì la Serpe
in un angolo poco
illuminato della stanza.
-
Tutti sanno che hai dei problemi in Pozioni.-
Guardarlo
negli occhi era innaturale, forse non si
era mai soffermata sul suo sguardo, stranamente buono, cordiale, da
bimbo
troppo cresciuto.
- E
quindi?!-
Non
era intenzionato a sentirsi canzonare una volta
di più, già bastavano Draco & co. per
quello.
-
Potrei darti una mano…-
Sentiva
la freddezza di Weasley, amarezza da
giustificare, in effetti.
Era
lo zimbello della scuola, o forse, per meglio
dire, il re impotente, che sopportava da vittima gli scherzi di un
perennemente
divertito Principe Slytherin.
- E
in cambio che dovrei fare?-
Persisteva
nella sua diffidenza, scrutando la bionda
davanti a lui, che era tutto tranne che brutta.
Arrossì
violentemente a quell’innocente pensiero.
-
Niente.-
Le
doveva tentar tutte pur di farlo accettare.
Non
si sarebbe mai perdonata una sconfitta.
-
Niente?!-
L’incredulità
prese il posto dell’imbarazzo nel suo
viso.
-
Esatto.-
Ormai
ce l’aveva in pugno, le resistenze erano
inutili.
- E
perché lo faresti, allora?-
Non
credeva possibile che una Serpe di quella
portata facesse l’atto caritatevole e spontaneo di aiutare
uno come lui,
schernito da tutta la casata Slytherin.
-
Ehm…la McGranitt ha detto che
mi alzerebbe la media.-
mentì.
Il
Rossetto non era scemo come appariva, tutto
sommato.
Avrebbe
potuto capire che c’era qualcosa di losco
sotto, decretando così la sua sconfitta.
- E
perché hai scelto proprio me?-
Ogni
dubbio era più che giustificabile, notando i
comportamenti soliti della ragazza nei suoi confronti, ovvero risatine,
prese
in giro e occhiatacce.
- Uno
vale l’altro, Weasley. Allora, accetti o lo
chiedo a qualcuno che sia più grato di te?-
Sentiva
che da un momento all’altro si sarebbe
potuto tirare indietro e questo non poteva assolutamente permetterlo,
per
questo aveva giocato la carta dell’insofferenza.
Fingersi
impaziente, come se gli stesse facendo il
favore più grande della sua vita non poteva che rimuovere i
dubbi che Weasel
aveva sul suo strano atteggiamento.
Doveva
farlo innamorare, in un modo o nell’altro, e
diventare la sua ragazza al più presto.
Avrebbe
spiegato ai suoi compagni di Casata la
situazione, per essere, se non altro, compatita.
Pansy
era stata una vera e propria stronza
stavolta.
Baciare
Pattumiera-Weasley?!
Il
pensiero le balenò in testa all’improvviso,
facendola rabbrividire per l’orrore.
Ok,
innamoramento lento, lentissimo, lenterrimo,
pensò.
- Ok,
Greengrass. Come ti pare…-
Ricevere
ripetizioni di Pozioni da una delle
ragazze più belle e intelligenti della scuola?
Si
poteva anche fare…
-
Bene.-
Perfetto,
sarebbe stata adorabilmente spietata.
Spazio
Autrici
Ciao
a
tutti e scusate il ritardo, ma ci sono stati dei piccoli inconvenienti
che
hanno ritardato la pubblicazione di questo capitolo – colpa
mia!
(NdRio)- Per farci perdonare abbiamo deciso di postare per intero il
chap,
senza dividerlo come ci eravamo precedentemente prefissate, sperando
che sia di
vostro gradimento!
Siamo
contente che il primo capitolo vi sia
piaciuto e che molti di voi abbiano recensito e speriamo che
continuerete a
seguirci, nonostante il tempo che passa tra un aggiornamento e
l’altro…
Per
rispondere alla domanda di Particular_Girl –
‘‘castra l’ex?!
L’ex… di chi?!’’ - la storia
si sta ancora delineando, quindi,
con un po’ di pazienza, lo scoprirete nei prossimi capitoli!
Scusate
di nuovo e grazie a chi legge, recensisce e
ha inserito la storia tra i preferiti, naturalmente ci farebbe piacere
sapere
cosa ne pensiate anche voi! Baci,
Rivoltella J e Rio!
_sissy_
-
ciao!
grazie,
grazie, grazie!!!! Lo
confessiamo, noi adoriamo Draco…ma Blaise
non scherzerà, te lo assicuriamo! Per quanto riguarda il
bacio a Harry… sorpresa!
Non ti anticipiamo niente! Facci sapere che ne pensi di questo nuovo
chap e
scusa se è arrivato dopo così tanto tempo, kiss
Rio e Rivoltella J
broken
dreams – ciao! ecco il
seguito! Decisamente
Blaise è adorabile! E vedrai che
combineranno questi due nel corso della scommessa… grazie,
scusa ancora per il
ritardo dell’aggiornamento e facci sapere qualcosa di questo
nuovo chap, kiss Rivoltella
J e Rio
SiLvIeTT4
– ciao Dray, tu il chap l’hai letto in
anteprima…come al solito, per quanto mi
riguarda, ma tu
quando mi farai leggere il tuo?! Io lo sto aspettando… uffa!
–
NdRio – vabbè va’…grazie da
entrambe, kiss Rio e Rivoltella J
Vesuvium
- ciao! Grazie mille…siamo contente che ti
piaccia la nostra fic! Ci rende orgogliose sapere che hai apprezzato
anche il
nostro modo di scrivere…facci sapere se sei ancora dello
stesso parere, kiss
Rivoltella J e Rio
marco
– ciao! Allora, prima di tutto grazie da
entrambe! Poi, dici che ti è piaciuto il due di picche di
Draco, ma, in fondo,
il biondo è uno che non va’ mai in bianco, come
può accadere ai restanti miseri
mortali, quindi non si sa se riaccadrà… non sia
mai che faccia sfigurare il
Principe di Slytherin! ;)
– NdRio!-
facci sapere se la fic continua a piacerti, kiss Rio e Rivoltella J
robyhermione
– Oh Mamma Nostra!!! Ma… intanto ciao,
poi… scusa eh… non per dire,
però… AVEVI VOGLIA DI FARCI PRENDERE UN COLPO,
PER
CASO?! Davvero, all’inizio ci è mancato il respiro
perché pensavamo l’avessi
trovato orribile! Fiiiiiuuuuuuu, per fortuna non è stato
così… piaciuto questo
nuovo chap?! Facci sapere Rivoltella J e Rio
Dreamerina
– ciao! Dai, Herm, non te la prendere
con me! Sono innocente! Bugia, però facciamo
finta… non è stata tutta colpa
mia, anche Rivoltella J ha fatto la sua parte! E ti prego, ti
scongiuro,
lasciamo perdere Lucias, ovvero la Picci! Lo Sfregiato ci
serviva… era proprio necessario, mi
dispiace! Comunque grazie da entrambe ed ecco
l’aggiornamento, facci sapere
kiss Rio e Rivoltella J
LedySlytherin
– ciao! grazie mille, siamo tanto
contente che il primo chap ti sia piaciuto! Onore al merito,
è Rivoltella J che
perfeziona al meglio tutte le sfaccettature caratteriali dei personaggi
che io –
Rio - Abbozzo
soltanto… per quanto riguarda le coppie, tranquilla, saranno
tutte a sorpresa e
ci sarà da divertirsi! Kiss
Rivoltella J e Rio
daphne_91
– ciao! Grazie mille per i complimenti!
Ebbene sì, la storia avrà tanti colpi di scena
che – speriamo - vi stupiranno!
Ecco il nuovo capitolo…ci fai sapere che ne pensi?! Kiss Rio
e Rivoltella J
SusyE
– ciao! Grazie mille per i complimenti e
perdono se ti abbiamo fatto aspettare tanto per il secondo capitolo!
L’impressione che ti abbiamo dato con il primo è
rimasta tale?! O è cambiata?!
Facci sapere, kiss Rivoltella J e Rio
Particular_Girl
– ciao Irene! Grazie, siamo
contente di averti fatto sorridere! E scusa il ritardo di questo
aggiornamento…
comunque, come stavamo dicendo prima, la storia è appena
iniziata e se avrai un
po’ di pazienza, scoprirai presto di chi è
l’ex in questione! Kiss Rio e
Rivoltella J
Shild
– ciao! grazie mille per i complimenti!
Speriamo di non averti deluso con nuovo capitolo… ci fai
sapere che ne pensi?!
Kiss Rivoltella J e Rio
giuliabaron
– grazie mille per i complimenti!
Eccoti accontentata con il nuovo capitolo… piaciuto?! Kiss
Rio e Rivoltella J
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