All different.

di Leptine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pain, only pain. ***
Capitolo 2: *** First signs. ***
Capitolo 3: *** Follow your destiny. ***
Capitolo 4: *** Who are you? ***
Capitolo 5: *** Dream or reality? ***
Capitolo 6: *** Hephaestion. ***
Capitolo 7: *** Achilles and Patroclus. ***
Capitolo 8: *** How is this possible? ***
Capitolo 9: *** No other. ***
Capitolo 10: *** Remember? ***
Capitolo 11: *** Fight. ***
Capitolo 12: *** He needs you? ***
Capitolo 13: *** Go away. ***
Capitolo 14: *** Stupid. ***
Capitolo 15: *** Do you really want me? ***
Capitolo 16: *** Lie. ***
Capitolo 17: *** Now, you're not alone. ***



Capitolo 1
*** Pain, only pain. ***


Ecbàtana, 324 a.C.

 

 

 

 

Uno squarcio nella notte. Un' urlo di disperazione.

La città venne svegliata da un terribile lamento, un lamento simile a quello di una madre che perde il proprio figlio.

Tutti li sguardi rivolti verso la provenienza di quel gemito straziante. Il palazzo reale.

Lì, in una stanza gremita di persone in preda a spasmi di pianto e singhiozzi mozzati, sostavano intorno a due corpi. Uno steso con il viso rivolto verso il soffitto, gl'occhi spalancati e l'altro steso sopra di esso in preda ad urla devastanti, con il viso rosso dalla rabbia e dalla disperazione.

“Alessandro mi disp..”

“Zitti. Zitti tutti.” disse il re in un momento in cui i suoi polmoni ripresero aria prima di tornare al pianto.

La gente li guardava, senza la forza di muovere un dito. Tutti capivano il dolore di Alessandro in quel momento. Tutti capivano che d'ora in poi lui non sarebbe stato più lo stesso. Non sarebbe stato più Alessandro.
La notte sembrava più silenziosa, nemmeno gli uccelli notturni osavano cinguettare, nemmeno l'aria osava muoversi. Tutto era immobile. Fino a quando, a frantumare quel silenzio, fu' proprio la voce del re.

“Chiunque qui desiderava la sua morte. Chiunque qui lo odiava.” disse alzando il viso verso le persone intorno a lui, guardandoli come se fossero diventati improvvisamente tutti estranei “Chi è stato? Chi l'ha ucciso? Ditemelo!” urlò con tutta la forza mentre strinse convulsamente il corpo di Efestione, come se potesse proteggerlo ancora, per l'ultima volta.

Ma intorno a lui nessuno parlò, tutti scuotevano il capo, abbassandolo in segno di rispetto. Fu' in quel momento che Alessandro scorse qualcuno nella folla.

Un tale stava appoggiato al muro, con il capo coperto da lunghi capelli biondi, una tunica marroncina e calzoni greci. Aveva lo sguardo basso, ma ad un tratto incrociò quello del re, gli sorrise e uscì dalla camera.
Alessandro rimase immobile in quel breve istante ma poi il suo istinto prese il sopravvento.

“Prendete quell'uomo, portatelo a me. E' lui l'uccisore di Efestione. Giustiziatelo!”

Le guardie personali del re si fecero spazio tra la folla, che rallentò il loro inseguimento, è corse dietro a quel fuggitivo. Ma una volta fuori dal palazzo reale persero le sue tracce, lo videro solo cavalcare verso l'alba che incombeva sulla città. Tornarono a testa bassa dal re e gli diedero la notizia sapendo che avrebbero pagato cara quella fuga, ma rimasero interdetti quando Alessandro non disse nulla e prese il corpo dell'amico tra le braccia, con le ultime forze rimaste, e si avviò verso il letto sul quale lo adagio lentamente, come per non svegliarlo.
Porse una mano verso il suo viso e in un delicato gesto gli chiuse gl'occhi sussurrando flebilmente “Riposa mio Patroclo, questo sarà il sonno più lungo della tua vita. Ma non temere..” avvicinò le labbra alle sue “..quando aprirai gl'occhi mi troverai lì, al tuo fianco. Pronto per un'altra battaglia. Il tuo Achille sarà lì.” sorrise tristemente strizzando gl'occhi per le lacrime e lentamente posò un morbido bacio sulla fronte, ormai fredda, di Efestione.

“Alessandro, chiedo perdono, ma è ora che lei riposi..domani sarà una lunga giornata” disse la giovane Leptine, l'unica che avrebbe avuto il coraggio di parlare in quel momento.

Alessandro strizzò con forza gl'occhi e raddrizzò il busto prima di passarsi la manica larga, della tunica persiana, sul viso e si girò verso di lei. La ragazza rimase impietrita nel vedere lo sguardo del suo sovrano. Uno sguardo perso nel vuoto. Uno sguardo cupo e triste. I suoi occhi non erano più lucenti e di due colori diversi. I suoi occhi erano entrambi neri.
Senza dire nulla Alessandro si fece largo tra la folla e avanzò verso la porta della camera, la spalancò e solo allora parlò.

“Tutti fuori di qua. Solo Leptine, Tolomeo e Eumene vi possono entrare. Curate il suo corpo, vestitelo del suo abito migliore, profumatelo con olio di Argan e lasciatelo riposare. A breve si svolgeranno i funerali. Ora fuori!”

Urlò quelle ultime parole, mentre guardava la folla defluire fuori dalla camera, chiuse gl'occhi e si appoggiò alla porta per cercare un aggrappo, che trovò in Cratero.

“Sire odio vederla così. Cosa posso fare per lei?”

Il re sorrise tenendo gl'occhi chiusi e poi cercò di non far ciondolare la testa.

“Una volta il mio appoggio era Efestione..” ghignò, ma tutti capirono che lui era tutto tranne che felice “..cosa puoi fare Cratero?”

“Sì Sire, chieda qualsiasi cosa..”

Alessandro aprì gl'occhi e tutto ad un tratto la camera iniziò a girare, come dopo una sbronza, allora li richiuse e con le ultime forze sussurrò “riportamelo indietro Cratero. Riportami Patroclo” poi perse i sensi abbandonandosi alle braccia del forte Cratero, che con gl'occhi lucidi, accompagnò il re nelle sue camere, dove venne adagiato e sorvegliato fino al suo risveglio.

Quella notte, i servi di Alessandro, raccontarono che l'uomo la passò parlando nel sonno in preda ad una forte febbre che gli creò diverse allucinazioni, tutte in cui era presente Efestione.

L'indomani Alessandro si risvegliò con un forte mal di testa e ancora qualche linea di febbre, ma non volle alcun medicinale. Si fece lavare in gran fretta e si precipitò nella stanza di Efestione. Lì vi trovò Tolomeo e Eumene, che discutevano tra di loro sul da farsi per il funerale.
Quando Alessandro video l'amico, una doccia fredda scese su di lui, realizzò ancora una volta che lui non stava dormendo, che lui non c'era più.

Si avvicinò lentamente a lui e appoggiò una mano sulla sua, stringendola con forza mentre fissava il suo volto ormai pallido, ma pur sempre bellissimo.

“Sin da piccolo è sempre stato bello. Forse più di me.”
Tolomeo, che si era zittito all'entrata del re nella camera, chinò il capo in segno di saluto e poi appoggiò una mano sulla spalla del suo sovrano, del suo amico.

“Perchè dite questo?”

“Vedi Tolomeo, perfino nella morte lui è meglio di me.” si voltò verso il ragazzo e gli sorrise amaramente. Tolomeo notò le sue profonde occhiaie e gl'occhi gonfi dalle proprie lacrime. Allora scosse il capo. “Si sbaglia. Efestione avrebbe detto così.”

A quelle parole Alessandro sorrise ancora, ma con dolcezza, al pensiero che il suo Patroclo avrebbe detto quelle parole.

“Tu mi lusinghi Tolomeo.” appoggiò anche lui la mano sulla sua spalla prima di avvicinarsi ad Eumene. “E tu dimmi, come procedono i preparativi?”

Eumene chino il capo come precedentemente aveva fatto Tolomeo e poi srotolò un piccolo papiro con su scritte alcune annotazioni, iniziando a riassumere ad Alessandro gli impegni di quelle tristi giornate.

Tutto ad un tratto bussarono alla porta, Tolomeo corse ad aprire e vi trovò i servitori di Efestione pronti a vestirlo un'ultima volta. Avevano scelto una tunica in cotone blu, con dei disegni lavorati a mano sulle maniche, sul collo e sui bordi alle estremità. Sopra Alessandro aveva richiesto di mettergli la sua armatura da rappresentanza, con la stella argeade sul petto.
Alessandro vide gli indumenti e capì, allora si alzò e uscì dalla camera, ma prima di andarsene disse “Quando avrete finito voglio stare solo con lui. Non voglio nessun'altro.” si voltò e andò nella sua camera “Voglio vedere i suoi occhi per l'ultima volta” si chiuse la porta alle spalle e si abbandonò sul letto. Chiudendo gl'occhi.

Ripensò a quando erano stati esiliati ed educati da Aristotele. A quando combattevano e allo stesso tempo recitavano i racconti dell'Iliade. Quando escogitavano ogni genere di scherzo al vecchio Parmenione. Quando insieme gli cantavano “Quando il vecchio va' alla guerra, cade giù per terra.”. Mentre ricorreva questi momenti, sorrideva. Con una dolcezza a cui a pochi aveva riservato.

Ma i suoi pensieri furono fermati dal bussare con forza alla sua porta.

“Chi è? Cosa volete?”

“Alessandro sono Tolomeo, mi apra per piacere” disse velocemente senza neanche prender fiato.
Alessandro capì subito dalla sua voce che era qualcosa di urgente, allora si tirò su e corse ad aprire, trovando Tolomeo con gl'occhi sbarrati e la collana di Efestione tra le mani. La ricordava bene. Gliel'aveva regalata dopo la conquista dell'Egitto, era la stessa pietra di cui era fatto il proprio anello. Scosse la testa appoggiando le mani sulle guance di Tolomeo che tremava vistosamente.
“Calmo ragazzo, che succede? Perchè porti la collana di Efestione in mano?”

Tolomeo chiuse un'attimo gl'occhi deglutendo, poi tornò a guardare il re.

“Io..non so come..”
“Per Eracle, parla!” strinse il suo viso tra le mani.

“Alessandro..Efestione..è sparito.”
Gl'occhi di Alessandro si spalancarono e rimase immobile, fissando lo sguardo impaurito di Tolomeo.

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Capitolo 2
*** First signs. ***


“Setacciate ogni singolo posto di questo palazzo, ogni camera, ogni armadio.” urlò Alessandro in prede alla collera totale, camminando avanti e indietro per il salone delle udienze. Tutti gl'occhi dei suoi compagni erano rivolti verso di lui, tutti impauriti. Alessandro socchiuse gl'occhi passandosi la mano sulla fronte sudata e con l'altra stringeva con prestanza la collana di Efestione, la cui pietra ciondolava velocemente a causa dei bruschi movimenti del re.

“Allora cosa state aspettando? Trovatelo!” si voltò con ira verso i suoi compagni che di riflesso scattarono all'indietro prima di congedarsi con un segno del capo e uscire velocemente dal salone, iniziando la ricerca meticolosa. Tutti tranne Aristandro, il vecchio veggente, uscirono. Lui lentamente si avvicinò al giovane re, sapendo che in quei momenti in un semplice scatto di collera avrebbe potuto ucciderlo a sangue freddo.
Alessandro si accorse di non essere da solo e si voltò verso il vecchio, ma il suo sguardo era nuovamente vuoto, non più carico d'odio.

“Mio Alessandro, ti stai lentamente uccidendo dentro. Lo troveranno vedrai.”
“Come puoi tu saperlo? L'hai previsto? Perchè non hai previsto anche la sua morte eh?”

Il vecchio non rispose, abbassò lo sguardo e rimase fermo, appoggiandosi al suo bastone di quercia bianca.

“Io ti posso dire che lo troverai. Abbi fede.” sussurrò dopo alcuni attimi di silenzio, prima di congedarsi anche lui e iniziare la sua ricerca.
Alessandro lo guardò uscire e poi sposto lo sguardo sulla collana di Efestione, che prontamente si mise al collo e si sedette sul proprio trono, di oro puro con incastonate gemme preziose. Chinò il capo all'indietro e chiuse gl'occhi, svuotando la mente in un batter d'occhio. Così cadde in un sonno profondo.

Mai avrebbe pensato che in quel sonno però avrebbe rivisto una persona a lui tanto cara, Filippo, suo padre.
Gli sorrideva da lontano, aveva una tunica bianca indossata alla macedone, con una corda argentata avvolta intorno alla vita, i calzoni greci e la corona di alloro intorno al capo. Non si avvicinò al figlio, ma con voce pacata gli disse “Tu ami troppo Alessandro. Questa sarà la tua rovina..o la tua più grande vittoria. Tu sei nato per conquistare, tu sei nato per essere un Dio. Ma come ogni persona, tu hai bisogno di sostegno. Tu hai bisogno di amore, affetto, non solo di dolore e odio. Attendi, è tutto questo ti verrà donato da Zeus. Ora va' figlio mio, svegliati.” e a quelle parole Alessandro scattò in avanti spalancando gl'occhi e riprese a respirare, davanti a se però vide Roxane, ferma davanti a lui con le mani sul grembo.

“Cosa vuoi tu?” disse mentre iniziava a riprendersi da quel sogno, ripensando ancora alle parole del padre.

“Mio re, mi mancate così tanto. Sono giorni che non venite a farmi visita..” la fanciulla abbassò il capo sentendo gl'occhi diventare lucidi. Alessandro scosse il capo e scese dal trono passandole oltre per uscire dal salone.

“Non ho tempo da dedicarti ora. Torna nelle tue stanze e attendi.” quelle ultime parole gli ricordarono ancora quelle di suo padre e pieno di collera sbatté la porta facendo sobbalzare Roxane, che si era abbandonata a un pianto silenzioso.

La giornata passò all'insegna delle ricerche, che si spostarono anche per tutta la città. Ogni casa, ogni stalla, ogni cantina venne messa a soqquadro ma nulla fu' trovato. Il corpo di Efestione sembrava sparito.

La notizia andava riferita ad Alessandro e per questo difficile compito scelsero Tolomeo, sapendo che il re non avrebbe potuto ucciderlo..o sì?

Il ragazzo bussò alla porta sapendo a cosa andava incontro.

“Tolomeo conosco il tuo modo di bussare. Entra.”
Quando egli entrò, video Alessandro seduto davanti alla sua scrivania che scriveva qualcosa su un papiro, poi con l'anello e la cerca calda lo sigillò e si voltò vero Tolomeo.
“Devi dirmi qualcosa o hai intenzione di stare lì a guardarmi?” alzò un sopracciglio quasi seccato e si alzò.
“Alessandro porto cattive notizie.” disse velocemente, rimanendo immobile nella sua posizione.
Alessandro che nel frattempo stava riordinando la scrivania si bloccò, prima di gettare a terra tutto ciò che vi era sopra, lanciando un grido di rabbia prima di avvicinarsi a Tolomeo.

“Mi state dicendo che è sparito?” lo guardò intensamente in viso.

“Non lo troviamo..da nessuna parte mio sir..” a quelle parole si sentì serrare la gola dalle forti mani di Alessandro. Che lo guardava ancora, ma con il volto rosso e le vene gonfie sul collo.

“Vi uccido. Vi uccido tutti!” urlò stringendo ancora la gola del compagno, che portò le mani sulle sue per cercare di liberarsi.
“Alessandro, ti prego..non uccidermi..sono io..Tolomeo..” sussurrò come poteva, sentendo che l'aria iniziava a mancare sempre di più.

In quel momento Alessandro ripensò a quando erano piccoli e preso da uno scatto di collera, stava strozzando il piccolo Tolomeo, ma che Efestione prontamente l'aveva fermato dicendogli che erano tutti una famiglia, tutti amici.
“..tutti amici..” sussurrò Alessandro prima di accasciarsi a terra in ginocchio, lasciando la gola del povero Tolomeo che barcollò indietro prima di guardare il re che riprese a piangere disperatamente, portandosi le mani al viso.

“Perdonami Tolomeo..sono un pessimo re, un pessimo amico..perdonami se puoi e se non puoi odiami pure, me lo sarò meritato..” disse ciondolando avanti e indietro.

Tolomeo capendo la disperazione dell'amico si inginocchiò davanti a lui, spostò le mani dal suo viso e mise le proprie al posto di esse.

“Alessandro siamo cresciuti insieme, ho imparato ad amarti. Mai potrei arrivare ad odiarti.” lo guardò dritto negli occhi.

“Oh ragazzo..” sussurrò il re, sempre più provato da queste stancanti giornate.

“Alessandro onora Efestione, anche senza il suo corpo. Onoralo comunque. Il corpo era solo la custodia della sua anima, dopo la sua morte non aveva più senso. Onora Patroclo, Alessandro.” sussurrò e di scatto strinse l'amico al proprio petto abbandonandosi anche lui a un silenzioso pianto.


Alessandro mise a punto il funerale di Efestione, che si svolse il decimo giorno dopo la sua morte. In onore dell'amico chiese a Lisippo di erigere una sua scultura al centro del palazzo, cosicché tutti l'avrebbero visto, poi chiese un'altra settimana di lutto generale.
Alla fine di questi sette giorni fece convocare i suoi generali, nel salone principale.

“Domani partiremo per Babilonia, con tutto l'esercito. Una volta lì sosteremo per dieci lune, il tempo di riprenderci, e partiremo alla volta dell'Arabia. Quindi amici miei, salutate amanti e figli, che sarà un lungo viaggio.” disse Alessandro, seduto sul suo trono, con un calice di vino in mano.

“Chi prenderà il comando della Punta, Alessandro?” chiese titubante Leonnato.

Un groppo in gola per Alessandro. Efestione era al comando della Punta. Scosse il capo e bevve un lungo sorso di vino, un boccone amaro da mandare giù.

“Tolomeo?” si guardò attorno cercando il ragazzo tra la folla, che si fece largo prima di chinarsi al suo cospetto.

“Comandi sire.”

“Sarai tu a comandare la Punta, insieme ai tuoi arcieri.” disse posando la mano sulla sua spalla prima di alzarsi, barcollando a causa del troppo vino.

“Con piacere.” annuì e si alzò anche lui rimettendosi al suo posto.

Alessandro lì guardo tutti, dal primo all'ultimo, prima di uscire dal salone e dirigersi nella propria stanza.
Vi entrò e posò il calice, ormai vuoto, sul mobiletto sulla quale era eretta una piccola statua di Eracle. Ne accarezzò il capo e poi andò verso il terrazzo, si appoggiò sull'uscio della porta e rimase a fissare la città per diversi minuti, poi qualcuno sulla linea dell'orizzonte catturò la sua attenzione.
Aveva già visto quell'uomo, quella chioma bionda, quel chitone marroncino.
L'aveva visto..nella camera di Efestione il giorno della sua morte. Ricordava ancora il suo sorriso prima di scomparire nel nulla.
Sì avvicinò velocemente al balcone in pietra e socchiuse gl'occhi per poterlo vedere meglio. Era a cavallo, con qualcosa in mano. Una lettera. Fece chiamare subito qualcuno e disse loro di raggiungere il ragazzo. Poi tornò a guardare e vide i suoi cavalieri parlare con il ragazzo, il quale diede loro un papiro, poi si dileguò con la stessa velocità con cui era sparito quella sera.

Alessandro corse velocemente dentro e si recò nuovamente nel salone dove lo raggiunsero i cavalieri con la lettera.
“Cosa vi ha detto? Parlate.” disse con il fiatone mentre prese la lettera, che studiò a fondo.
Era di una carta strana, simile al papiro, ma con una filigrana più scura. Papiro Egizio.

“Ha solo detto di dare questa al re e che gli dispiace per il suo dolore.” disse una guardia, poco più giovane di Alessandro.
“Capisco. Bene ora potete andare, riposatevi che domani si parte.” congedò i soldati e mentre guardava la lettera arrotolata si diresse verso la stalla dove vi soggiornava Bucefalo. Si sedette su una balla di stoppia (fieno) e apri lentamente la lettera. I suoi occhi scorrevano da una parola all'altra. “Caro Alessandro, noi ci siamo già visti, ma non sai il mio nome e pertanto vorrei non dirtelo per ragioni che tu ben sai. La tua collera nei miei confronti è troppa e riusciresti a trovarmi in capo al mondo. Ma non è ancora ora che tu ed io ci incontriamo faccia a faccia. Per tanto ti prego di scusarmi se scappo ancora, ma ho un qualcosa da fare che so' ti renderà un' uomo nuovo. Ci rivedremo presto Alexadrè.”

Nel leggere come l'aveva chiamato il cuore gli si fermò un'attimo, pensando che solo la gente intorno a lui lo chiamava così, solo amici..stretti.

Bucefalo gli si avvicinò e fregò il muso contro la sua mano, allora Alessandro si voltò per guardarlo mentre posò la letta a terra, portando le mani sulla folta criniera dell'animale.

“Buonanotte mio compagno, domani cavalcheremo di nuovo assieme. Via da qui. Via da quest'inferno.” sussurrò prima di alzarsi, raccolse la lettera e tornò nella propria stanza per passare la notte.

L'indomani mattina l'esercito si mise in marcia, la città li salutò con fazzoletti bianchi e petali di fiori, intonando canzoni che nessuno seppe tradurre.
Alessandro, in groppa a Bucefalo, procedeva a metà della torma, in silenzio. Guardava il cielo, scrutando l'arrivo della sua aquila.

“Alessandro, posso disturbare i tuoi pensieri?” disse tutto a un tratto Aristandro.
Il re abbassò lo sguardo su di lui, era a piedi. Allora scese dal cavallo e tenendolo per una briglia si mise al fianco del vecchio.

“Salga a cavallo, io sono giovane posso camminare.” e gli porse la briglia.

“Tu non sei un re, sei un Dio mio caro ragazzo. “ sorride e salì velocemente, già stanco dopo poche ore di viaggio.

Alessandro sorrise e si accostò al cavallo. “Come mai queste parole, mio buon veggente?”

“Hai un' animo buono, cosa non da re.” sorrise anch'essi prima di guardare l'orizzonte.

“Forse mi ha semplicemente trovato in una giornata buona, vecchio.” annuì e camminò a testa alta.

Aristandro non rispose, ma sorrise ancora, sapendo che Alessandro non amava i complimenti in pubblico. Rimase a fissarlo però, notando che la mano sinistra del ragazzo stringeva con forza il ciondolo di una collana che portava al collo. La collana di Efestione.

“Ti manca tanto vero?” disse il vecchio, guardando altrove.

“Chi?” rispose il re, come se fosse appena uscito da un pensiero profondo.

“Avanti, smettila di fare la roccia Alessandro. Smettila di mostrarti così, quando tutti sanno cos'era lui per te.” sbottò Aristandro quando tornò a guardarlo.

Alessandro distolse lo sguardo da lui e strinse più forte la collana. “Mi manca più della voglia di tornare a Pella, a casa. Più della voglia di riabbracciare Cleopatra. Mi manca più di tutto.” sussurrò fissando la sabbia rossa sotto i propri piedi.
Aristandro non continuò, tutto ciò che voleva che Alessandro ammettesse l'aveva appena fatto.







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Questo capitolo è forse un po' più noioso del prima, ma è una sorta di transizione della storia.
Spero comunque che vi piaccia e mi piacerebbe molto leggere alcune recensioni. Sia positive, sia negative. Accetto tutto. D'altronde è un modo costruttivo per il continuo della storia.
Grazie a chiunque continui a leggere. <3

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Capitolo 3
*** Follow your destiny. ***


Persepoli – mese di Targelione (maggio-giugno)



La torma di Alessandro arrivò davanti alla porta principale della città, La Porta delle Nazioni, decisero che lì avrebbero fatto tappa prima dell'ultima grande camminata verso Babilonia.
Il re fece fermare il suo grande esercito ma decise di non entrare in città, già profanata e incendiata la prima volta che erano stati lì.
I soldati si misero all'opera iniziando a montare le tende, alcune adibite come dormitorio, altre come mense. C'era un gran movimento, ma ciò che colpiva di più è che nessuno parlava. Tutti erano provati del lungo viaggio e sapevano che non era ancora finito.
Una volta che i soldati finirono di erigere la tenda di Alessandro, quest'ultimo si recò al suo interno iniziando a spogliarsi dall'armatura che gli provocava parecchio dolore. Il caldo di quelle secche distese gli aveva creato diverse lacerazioni sanguinolente su alcune parti del petto, sopratutto dove il ferro sfregava contro la pelle. Senza farsi vedere da Leptine, che era sempre fin troppo preoccupata nei suoi confronti, sì lavò velocemente e si vestì con il suo chitone preferito, quello di fresco cotone e color oro, si infilò i calzoni greci e andò a rimirare il proprio esercito sull'uscio della tenda.

“Prima o poi la consumerai quella collana, Alessandro.” disse Aristandro, spaventando il re che cercò però di non darlo a vedere, lasciando andare la collana che non si era accorto di stringere.

“Un giorno, mio buon vecchio, mi spiegherai come fai ad apparire dal nulla. Potrebbe essere un'ottima strategia di battaglia.” disse serio, mentre non distolse lo sguardo dal suo esercito.

“Un buon uomo non dice mai le proprie strategie ad altri. Dovresti saperlo ragazzo, tu sei uno di questi.” rispose Aristandro che si mise al fianco del giovane re, per ammirare anche lui ciò che vi si trovava davanti a loro. Alessandro non rispose o meglio sorrise e basta. A volte quei due uomini, così diversi ma tremendamente uguali, si capivano con piccoli gesti o pochissime parole.

“Aristandro dimmi una cosa.” sussurrò Alessandro mentre si voltava verso il veggente.

“Non ti dirò come faccio a comparire dal nulla, mi dispiace.” disse in una fragorosa risata mentre anche lui si voltò verso il ragazzo. Alessandro scoppiò a ridere appoggiando una mano sulla spalla dell'anziano signore. “Che bello rivederla sorridente.” disse dolcemente Aristandro appoggiando una mano sulla guancia del ragazzo che non smise di sorridergli, forse per recare gioia al suo amico, chi lo sa'.

“In realtà volevo chiederti se vedi qualcosa in tutto questo. In tutta questa storia. La sparizione di Efestione, la sua morte. Questa gente che non parla. Cosa vedi?” disse il ragazzo tornando a farsi serio. Aristandro fece un lungo respiro e tornò a guardare il campo.

“Vedi Alessandro, la vita è un susseguirsi di eventi e di emozioni. Ogni cosa al suo perchè, nulla è lasciato al caso. Io ti posso dire che tutto ciò che è successo in passato e sta succedendo tutt'ora sta accadendo perchè così era scritto. Non porti domande sul fato, seguilo. Lui continuamente ti da' indizi, ti guida. Non fermarti a pensare, agisci. Sempre.” rispose passando la mano tra la folta chioma bionda di Alessandro e poi si allontanò per cercare rinfresco sotto la sua tenda. Alessandro lo seguì con lo sguardo prima di scuotere lievemente il capo rientrando anche lui nella sua tenda, dove gli era già stato preparata la cena su un vassoio, posto sul letto. Si mise a sedere e iniziò a mangiare nel silenzio più totale di quella serata. Immerso nei suoi pensieri gli saltò in mente la lettera di quello sconosciuto, sì alzò e rovistò tra i suoi documenti in cerca di quel papiro. Poi tornò a sedersi e mentre sgranocchiava un pezzo di pane, ormai secco, studiò a fondo ogni parte di quella lettera.

“E' tutto così strano.” sussurrò girando e rigirando la lettera in cerca di qualche indizio “...stupido veggente, io dovrei cercare indizi? Dove? Non ne trovo neanche uno.” sbuffò lasciando cadere il papiro sul letto prima di finire il calice di acqua e vino. Stanco del lungo viaggio si mise a letto molto presto.
Il giorno dopo venne svegliato dalle trombe del cambio di guardia. Senza mangiare e lavarsi si rivestì velocemente e diede ordine di smontare le tende. Il viaggio sarebbe ripreso nel giro di qualche ora.

La torma si spostava lentamente, sia per il grande caldo sia per la stanchezza degli uomini.

Alessandro questa volta si era messo al comando dell'esercito, affiancato da Leonnato, Perdicca e Tolomeo. Ma la sua mente era in continua elaborazione, scrutava ogni singola cosa. Quando ad un tratto notò qualcosa.

Poco distante da lui video un'uomo a cavallo, portava un mantello con un cappuccio che gli copriva metà viso. Era fermo, immobile, e quando alzò il capo mostrò il suo viso. Alessandro si fermò bruscamente, sentendosi gl'occhi dei suoi compagni addosso.

“Efestione?..” sussurrò spalancando gl'occhi dall'incredulità della cosa. Il cuore iniziò ad accellerare i battiti, il respiro a farsi più veloce e intorno a se sentiva solo brusii, non riusciva a distinguere le varie parole. Poi ad un tratto tutto fu' buio, come notte.

Alessandro svenì e cadde da cavallo. I suoi compagni, sopratutto Tolomeo smontarono da cavallo e corsero subito da lui.
“Presto portate dell'acqua, è disidratato. Correte!” urlò avvicinandosi al re, gli alzò il capo e quando l'acqua fu' arrivata gliene mise un po' in bocca, aspettando che si riprendesse. Ma niente. Allora il ragazzo dopo essersi accertato che Alessandro fosse vivo, lo caricò su un carro e riprese la marcia. Andando a controllare il re di tanto in tanto.

Alessandro aprì gl'occhi e una luce accecante glieli fece subito serrare. Cercò di alzarsi e seppure dolorante si mise seduto, ma qualcosa lo incuriosì. Sotto la mano non sentiva la sabbia calda del deserto, ma la fresca era dei prati macedoni. Tentò di riaprire gl'occhi e ciò che vide lo fece restare a bocca aperta. Era a Pella, nel giardino botanico della sua residenza. Intorno a se tutto era verde, tutto risplendeva, il bianco delle pareti della reggia rendeva tutto così magico. Un paradiso. Il suo sguardo si spostava lentamente fino a quando si fermò a guardare un ragazzo, seduto sulla scalinata che portava alla grande fontana. Aveva già visto quel ragazzo. Aveva il capo coperto e tra le mani si rigirava una spilla in bronzo. Socchiuse gl'occhi e vi notò sopra la stella argeade. Alessandro spalancò gl'occhi e...si svegliò scattando leggermente in avanti.

Tolomeo, che era lì vicino, si avvicinò velocemente “Ben tornato tra noi Alèxandre. Dormito bene?” rise passando la mano tra i suoi capelli intrisi di sabbia. Alessandro lo fulminò con lo sguardo. “Ringrazia che non ho nemmeno la forza di muovermi o saresti già senza mano.” sussurrò passandosi una mano sul viso mentre si mise seduto.

“Che paura ragazzo. Piuttosto..cosa hai sognato eh? Qualche araba? Oppure era greca?” ghignò maliziosamente.

“Piantala Tolomeo! E portami Bucefalo.” sbottò il ragazzo.

Tolomeo scosse il capo ridendo ancora e fece portare al re il suo cavallo, sul quale montò a fatica e riprese la cavalcata, ritornando al silenzio. Ripensava a ciò che aveva visto, a ciò che aveva sognato.

“Bella Pella vero?” disse una voce dietro di lui. Alessandro scattò ancora una volta, distratto dai suoi pensieri.
“Aristandro giuro che ti faccio tagliare la lingua prima o poi.” sospirò il re, senza voltarsi.

“Siamo di cattivo umore per caso?” rispose il vecchio, alzando un sopracciglio.

“Tu dammi alcune spiegazioni e forse potrò non esserlo.” disse seccato prima di far fermare l'esercito con un segno di mano. Scese da cavallo e fece segno al veggente di seguirlo, cosa che fece. Si allontanarono dalla marmaglia di gente e quando furono abbastanza distanti Alessandro si mise a sedere su un grande pietrone. In lontananza vedeva Babilonia, la sua amante più bella.

“Cos'è che ti turba Alessandro?” interloquì Aristandro, che fissò il ragazzo.

“Prima ho visto un ragazzo. In due occasioni, una di quelle era reale, ne sono sicuro.” ribattè il re, scrutando il cielo. Aristandro annuì, avvicinandosi di più al suo interlocutore.

“ E' il ragazzo che era presente la sera della morte di Efestione? “ disse, attendendo la risposta anche se molto probabilmente sapeva già la risposta.

“No Aristandro, non era lui. La sensazione era quella di averlo già conosciuto. E nel sogno, tra le mani, stringeva una spilla con il simbolo della mia famiglia.” replicò ancora Alessandro voltandosi per guardare Aristandro che nel frattempo chinò il capo. Poi quando lo rialzò il giovane re noto sotto la sua barba bianca un sorriso.

“E' un indizio Alessandro. Il destino parla ancora. Seguilo.” sussurrò il vecchio prima di congedarsi con un inchino e ritornare verso l'esercito. Alessandro fece per fermarlo ma poi lo guardò rimanendo, stranamente, senza parole.



























Questo capitolo è stato per me, il più difficile da scrivere dei tre, ho dovuto fare alcune ricerche per non dire cavolate. Ho voluto essere precisa nei minimi dettagli e facendo questo mi sono accorta che tanti personaggi o cose, per chi non conoscesse a fondo la storia di Alessandro Magno sono persone sconosciute o tanti avranno creduto che le avessi inventate. Così ho deciso di darvi spiegazione a tutto (cosa che farò per ogni capitolo, se subentreranno nuovi personaggi/mesi/indumenti.)
Ecco qui alcune note (riassumo quelle dei tre capitoli):

-Ecbàtana: città dove, come riportano diversi libri, Efestione morì. Inoltre era l'antica capitale della Media, situata ai piedi del Monte Elvend. Fu residenza e capitale dei re medi finché Ciro non la conquistò nel 550 a.C. Dopo di allora fu residenza estiva degli Achemenidi sino alla conquista di Alessandro Magno (330 a.C.). Fu residenza regale anche sotto gli Arsacidi. Sopra di essa si è sviluppata l’odierna Hamadān.

-Leptine: Bambina che Alessandro aveva tolto dal suo destino crudele portandola alla reggia di Pella, facendola crescere e curare dalla balia di sua madre. Alessandro, con questa ragazza, nei cui confronti aveva molto rispetto, condivise le sue prime passioni.

-Cleopatra: Sorella di Alessandro, si sposera' poi, su volere del padre, con suo zio Alessandro d'Epiro. Assomigliava molto alla madre Olympias ed era una ragazza di straordinaria bellezza.

-Tolomeo: diadoco di Alessandro Magno nonché suo fratellastro, è stato il fondatore della dinastia tolemaica e il primo re dell'Egitto ellenistico.

-Eumene: di Cardia fu segretario di Filippo II e poi capo della cancelleria di Alessandro Magno, di cui custodì le Effemeridi, i resoconti giornalieri del re, fonti importantissime per gli storici antichi.

-Cratero: Fu uno dei Compagni di Alessandro Magno, al seguito del sovrano macedone per tutto il corso della campagna in Asia. Nominato comandante generale dell'esercito a partire dal 330 a.C.

-Stella Argeade: Il Sole di Verghìna (o Stella di Verghina, o Stella argeade) è una stella simbolica di 16 raggi. Simbolo della dinastia macedone, dinastia di Alessandro Magno.

-Chitone: era l'abito standard nella Grecia antica, una tunica di stoffa leggera chiusa da una cucitura o corodne. Si differenziava dal peplo che era invece chiuso sulle spalle da una fibbia.

-Aristotele: è stato un filosofo, scienziato e logico greco antico, noto come il "filosofo dell'immanenza". Sarebbe stato l'autentico maestro di Alessandro Magno.

-Parmenione: è stato un generale antico macedone, al servizio di Filippo II di Macedonia e di Alessandro Magno.

-Eracle: è un eroe della mitologia greca, corrispondente alla figura della mitologia romana Ercole. Figlio di Alcmena e di Zeus, egli nacque a Tebe ed era dotato di una forza sovrumana.

-Roxane: figlia di Ossiarte, satrapo di Battriana. Fu la "moglie ufficiale" di Alessandro Magno.

-Torma: esercito, insieme di soldati.

-Persepoli: fu una delle cinque capitali dell'Impero achemenide (le altre erano Babilonia, Ecbatana, Pasargadae e Susa). È situata a circa 50 chilometri a nord della attuale città di Shiraz nella regione di Fars dell'attuale Iran.

-Lisippo: è stato uno scultore e bronzista greco antico. Ultimo tra i grandi maestri della scultura greca classica. Lavorò per Alessandro Magno, che ritrasse numerose volte, e terminò la propria carriera al servizio di un altro re macedone, Cassandro I.

Okay spero di non aver dimenticato nulla e ancora una volta spero di leggere qualche recensione e che non vi siate annoiati. Il bello della storia deve ancora venire.
Grazie a chi continua e continuerà a leggere. <3

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Capitolo 4
*** Who are you? ***


Era notte fonda e l'esercito si era accampato per l'ultima volta prima di raggiungere finalmente Babilonia, che intravedevano all'orizzonte. Nel campo in pochi parlavano, solo quelli che la peggior nemica dei soldati, l'insonnia, teneva svegli. Poco lontano da loro alcuni fischi provenivano da un tipo di cane, di cui non conoscevano nome. Il resto era in silenzio.
Anche Tolomeo non riuscì a chiudere occhio, allora dopo essersi avvolto il mantello intorno alle spalle e presa la spada per sicurezza uscì dalla tenda e si fermò poco fuori. Iniziò a guardarsi attorno mentre stirava le braccia verso l'altro quando vide, su una piccola duna, poco distante da loro un'uomo seduto a terra, che guardava immobile la luna. Era coperto anche lui da un mantello nero, che gli sovrastava anche il capo. Allora impugnò la spada e senza sfoderarla si avvicinò lentamente a quello sconosciuto. Strinse ancora più forte l'impugnatura e quando sfoderò la spada l'uomo parlò, con voce cauta.

“Quando eravamo piccoli non ti era stato insegnato che prima di attaccare un “nemico” devi sempre accertarti che sia un nemico?” sussurrò Alessandro prima di alzarsi e voltarsi verso il compagno.

“Alessandro?..ti chiedo umilmente perdono..” abbassò il capo e fece per inginocchiarsi ma Alessandro lo fermò sorridendogli.

“Anche tu fatichi a dormire amico?” sussurrò il re, tornando a guardare la luna, che sembrava ancora più grande da quella prospettiva.

“Continuo a fare brutti sogni, quindi preferisco avere due belle occhiaie domani che sognare ancora quelle cose. E tu mio signore? Cosa ti turba?” disse fissando il profilo perfetto del giovane.

“Ho troppe cose che turbano la mia mente e Aristandro non fa' che causare altra confusione tra i miei pensieri.” sospirò flebilmente, che neanche Tolomeo lo percepì. Quest'ultimo annuì e guardò anche lui la luna, appoggiando una mano sulla spalla di Alessandro, gliela strinse e poi si allontanò lasciando il re ai suoi pensieri, che erano sempre più complessi.

Il giorno dopo, all'alba Alessandro fece svegliare il suo esercito e ripartirono alla volta di Babilonia, sapendo di essere vicini alla metà.

In groppa a Bucefalo, il giovane guardava la città avvicinarsi sempre di più, riusciva a scorgere i colori delle mura. I disegni in oro su alcune facciate e poi eccola lì, l'immensa porta d'ingresso, sovrastata da due torri in mattoni blu e verdi, con ancora le raffigurazioni di Dario con il corpo da leone e le ali d'aquila. Appena le porte si aprirono, l'intero esercito scorse una calca di persone che acclamavano il ritorno del re in città, lanciando petali di rose fresche sugli uomini e Alessandro si ricordò di quando l'avevano fatto anche la prima volta che erano giunti in quella meraviglia. Lentamente l'esercito affluiva lungo la strada principale, congedando gli uomini man mano che raggiungevano le loro case e le loro amanti con figli, poi arrivarono di fronte al palazzo reale e Alessandro scese da cavallo, lo consegnò ai suoi servi e vi entrò.
Socchiuse gl'occhi una volta arrivato al suo interno e poi sorridendo tornò a guardarsi attorno, accerchiato dai suoi compagni.

“Finalmente siamo a casa.” disse sorridendo e poi saluto con un cenno la sua servitù prima di procedere velocemente verso la propria camera. Ma i suoi passi si fermarono davanti ad un'altra porta. La stanza di Efestione. Un' altro boccone amaro. Fissò la porta per diversi minuti, incapace di muoversi e vi si avvicinò. Appoggiò la mano sulla maniglia e fece un lungo respiro prima di entrare, guardandosi attorno mentre richiudeva la porta alle sue spalle e appoggiarsi ad essa. Tutto era rimasto come l'aveva lasciato, il suo libro preferito accanto al letto. La sua tunica di corte, appesa al fondo del baldacchino, le lettere della sua famiglia arrotolate dentro un cassetto semiaperto.

“Oh il suo disordine.” sussurrò Alessandro sorridendo mentre scuoteva appena il capo. Si avvicinò alla scrivania e sopra vi trovò l'inizio di una lettera, incuriosito si sedette sul letto e iniziò a leggerla.

“Caro Alessandro, amico di sempre e fedele..beh lascia stare il continuo. Sono diversi giorni che porto avanti una mia piccola ricerca, spero tu non me ne voglia. Credo di aver scoperto un complotto nei tuoi confronti. Fai attenzione Alessandro, un giorno io partirò per concludere le mie teorie. Sii prudente con chi ti circonda, spesso la gente ama sorriderti ma sputa dove passi. E io non voglio che ti accada nulla, potrei morire se ti venisse torto un capello. Comunque partirò dopo..” e la lettera si concluse lì, come se qualcuno lo avesse interrotto. Alessandro corrugò la fronte e rilesse più volte la lettera prima di appoggiarla sul comodino e lasciarsi cadere all'indietro, steso sul letto. Fissò il soffitto riprendendo a pensare, come ormai faceva da tempo. Cosa voleva dire Efestione in quella lettera? chi stava escogitando un complotto? quando se ne sarebbe andato? Erano tutte domande che il giovane si stava ponendo, quando ad un tratto finì in un' unico pensiero. Efestione. Chiuse velocemente gl'occhi e quando allungò un braccio, con le dita sfiorò la sua tunica, la prese e se la tirò verso di se. Aveva ancora il suo profumo, non era stata lavata l'ultima volta.
“Per Ercale, che dolore..” sussurrò Alessandro prima di stringersi al petto la tunica dell'amico, sentendo gl'occhi bruciare e un forte dolore al petto, all'altezza del..cuore.

“Ti vendicherò Patroclo, lo farò. Anche a costo di morire io stesso.” sussurrò ancora in preda al dolore più atroce che avesse mai provato in vita sua, mentre strinse le gambe al petto e rimase chiuso, in quella stanza, per diverse ore.
Alla sera, si presentò a cena con la tunica di Efestione e quando i suoi compagni, presenti al banchetto la riconobbero abbassarono gl'occhi per lievi istanti.
“Avanti mangiate e non badate ad altro.” disse Alessandro quando si sedette a tavolo. Accanto a lui c'erano loro, Aristandro come sempre e Tolomeo, ormai buoni amico del giovane.
Il banchetto procedette bene, canti e balli riecheggiavano nell'aria e Alessandro teneva gl'occhi fissi sulle danzatrici che ormai si erano impossessate del tavolo.

“Sono belle vero?” sussurrò Tolomeo nell'orecchio di Alessandro, che annuì sorridendo, vedendo una di queste ragazze avvicinarsi a loro. E a quel punto che succedette una cosa che fino ad poco prima non era mai accaduta. Alessandro si irrigidì e si tirò su, allontanandosi un po' dal tavolo, portando la mano sulla collana che strinse con forza. Per un'attimo perfino i musici si fermarono, tutti gl'occhi erano puntati su Alessandro.

“Beh? Continuate a divertirvi e non badate a me. Su!” urlò appena, scocciato di quei continui sguardi. Poi scosse il capo e preso il calice di vino uscì sul grande terrazzo, per avvicinarsi alla balconata.

“Sire abbiamo una lettera per lei, l'abbiamo trovata sulle gradinate del palazzo. Intende leggerla o..” sussurrò una guardia reale interrotta dal gesto di Alessandro che prese la lettera e li congedò con un segno. Aprì la lettera e iniziò a leggerla 'Grande Alessandro, salve. Sono ancora io, l'uomo a cui sicuramente stai dando la caccia o forse no? Sappi che alcuni miei informatori dicono di aver visto un giovane soldato, in Arabia, con l'armatura di Efestione. Ho pensato di dirtelo subito, ma credo che le tue intenzioni fossero già quelle di raggiungere quelle terre. Per tanto a questo punto, credo lei abbia un motivo in più per raggiungerle. A presto, Alexadrè.' il re sospirò ancora, quel nomignolo datogli da piccolo lo irritava ma ancora di più in questo caso. Strinse con forza la lettera, accartocciandola nella mano prima di gettarla lontano emettendo un forte urlo, poi tornò dentro e fermò la musica lanciando contro il muro uno degli strumenti. Tutti si zittirono e smisero di fare quello che erano intenti a portare avanti.

“Sappiate che non voglio udire lamentele , non voglio sentire nemmeno un commento contro, riguardo a ciò che sto per dirvi. Tra pochi giorni ripartiremo e questa volta andremo in posti mai visti da nessuno, attraverseremo pianure e deserti inabitati e scoveremo chiunque osi intralciare il nostro cammino. Quindi tenetevi pronti, soldati, l'Arabia ci attende.” disse sbattendo il calice sul tavolo e poi sparì dietro la porta che dava sul corridoio delle camere. Il silenzio permise per tutta la notte.

I giorni passarono velocemente e dopo venti lune Alessandro radunò i suoi generali nel salone principale.
“Domani ci metteremo in marcia e la prima vera grande tappa sarà al confine dell'Arabia. Quindi preparate le scorte e spronate i vostri uomini. Ripeto non voglio lamentele di nessun tipo sia chiaro?” guardò i suoi compagni e vide Aminta avanzare di qualche passo.
“Mio re, sa' molto bene che i soldati non sono affatto contenti di andare via un'altra volta. Si lamenteranno sempre.” alzò le spalle allargando appena le braccia.
“Non mi importa falli tacere e se non ci riesci con le buone, tagliali la lingua.” sbottò Alessandro alzando un sopracciglio mentre guardava Aminta che rimase senza parole e indietreggiò. Misero a punto le ultime disposizioni e poi andarono a dormire, tra i malcontenti di soldati e di qualche generale.
Il giorno dopo, alla mattina presto, partirono e la città dormiva ancora, man mano che la torma di Alessandro defluì fuori i brusii si placarono e i soldati iniziarono il nuovo e lungo cammino, ignari della loro nuova meta.

Viaggiarono per giorni e giorni, fermandosi solo poche ore per riposare e far risposare i cavalli, e in una di queste tappe Alessandro portò Bucefalo a bere in un piccolo ruscello e Aristandro lo segui. Si fermò poco distante dal ragazzo e lo guardò, notando che mentre parlava al suo animale inclinò il capo da una parte come faceva sin da piccolo, allora sorrise e decise di avvicinarsi.

“Alessandro e i suoi vizi, un'amore che non finirà mai vero?” sussurrò il veggente sedendosi su una pietra abbastanza alta.
“Aristandro e le sue apparizioni, finiranno un giorno?” rispose Alessandro in un piccolo sorriso e si sedette a terra; vicino alle lunghe zampe di Bucefalo che beveva tranquillamente.

“Vedo che non hai perso il senso dell'umorismo ragazzo. Meglio così.” annuì guardando un'attimo l'animale, il cui pelo splendeva con la luce della luna, poi continuò “Allora come mai hai deciso di partire per l'Arabia? E non dirmi che era una cosa che avevi semplicemente deciso da tempo.” sussurrò tornando a guardare il ragazzo.

“Ho ricevuto di nuovo una lettera da quell'uomo e dice che dei suoi informatori hanno avvistato un soldato di quelle terre aggirarsi con l'armatura di Efestione.” strinse la mani a pugno fissando l'acqua del ruscello, mossa dal cavallo.

“E sai dove trovarlo questo soldato?” rispose ancora Aristandro, curioso. Alessandro scosse il capo abbassando il capo per guardare per terra. Rimasero in silenzio, ancora senza risposte. Poi Alessandro diede nuovamente l'ordine di procedere e non si accorse che il vecchio lo controllava, da lontano, sul suo cavallo.

Quando arrivarono al confine, Alessandro fece erigere il campo, per prepararsi alla notte e mentre lui era intento nel gestire le cose, alcuni giovani ragazzi facenti parte del gruppo di Cratero, si aggiravano intorno al giovane re con fare sospettoso. Aristandro continuò a tenerli d'occhio, temendo qualcosa.
Alessandro si avvicinò a Bucefalo, togliendogli la sella fatta di un semplice panno di cotone e lo mise appeso ad un filo della tenda.
“Stanco amico mio? Riposati, che domani sarà un'altra lunga giornata.” sussurrò il re vicino all'orecchio dell'animale, non rendendosi conto che un giovane ragazzo si stava avvicinando a lui con un piccolo pugnale nascosto sotto il mantello. Alessandro percepì un rumore dietro di se ma quando si girò non vide nessuno, il soldato si era nascosto tra due teli della tenda. Allora il giovane re tornò a voltarsi e si diresse verso la propria tenda, controllato sempre da Aristando che perseverava nel sospettare qualcosa e quando vide il soldato estrarre il pugnale e avvicinarsi al re urlò “Alessandro!” e corse dalla sua parte, ma nel momento che Alessandro si voltò una freccia colpì in pieno il collo del giovane soldato, che cadde a terra ai piedi di giovane. Quest'ultimo sconvolto lo fissò dall'alto, prima di voltarlo e notare che aveva pochi anni in meno di lui e che in mano stringeva un pugnale. Iniziò a tremare e si tirò su velocemente, guardandosi attorno per cercare di capire chi l'aveva salvato. E mentre Aristandro lo aiutava, appoggiando una mano sulla schiena del re, notò una figura umana vicino all'unico albero presente nelle vicinanze. In mano teneva un'arco e indossava un mantello.
Alessandro salì velocemente in groppa a Bucefalo e corse verso quell'uomo, ancora scioccato da quello che era accaduto. Ma quando ormai gli era vicino l'uomo salì anch'esso su un cavallo e sparì nel buio di quella notte.

“Aspetta!” urlò Alessandro, ma quando non lo vide più si fermò davanti all'albero, guardandosi attorno. Poi scese e tirò un calcio alla fine sabbia di quel posto, stringendo i pungi dalla rabbia. Ma qualcosa brillò lievemente sotto i suoi piedi, si chinò e prese ciò che brillava. Una spilla di bronzo. La voltò e i suoi occhi si sgranarono. Vi era la stella argeade sopra. E in un batter d'occhio ad Alesssandro scattò in mente quel sogno. Quel ragazzo che giocava con una spilla. Spilla che ora teneva in mano.






Eccomi di nuovo qua, scusate se non ho postato ma nel fine settimana spesso non ho molto tempo.
Poi così ho lasciato tempo ad altre persone di leggere con calma i tre capitoli, prima di aggiungerne altri. <3
Spero che anche questo vi sia piaciuto e che iniziate a capire un po' di cose.
Inoltre spero di leggere ancora qualche recensione, mi sono di grande aiuto. <3

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Capitolo 5
*** Dream or reality? ***


Alessandro tornò a piedi verso la sua tenda, tenendo con una mano le briglie del cavallo e con l'altra la spilla che aveva trovato. Camminava lentamente mentre fissava quell'oggetto come se potesse parlare o lo stesse facendo. Non si accorse nemmeno della presenza dei suoi compagni, Tolomeo, Perdicca, Leonnato, Aminta, Seleuco, Nearco, Cratero e perfino Cassandro che fin'ora si era tenuto in disparte. Tutti erano lì per sincerarsi che il re stesse bene, ma lui legò il cavallo ad un picchetto piantato nella sabbia e procedette verso la tenda.

“Alessandro come stai?” sussurrò insicuro Leonnato, che non ebbe risposta dal ragazzo. Rimasero fuori a guardarsi una volta che Alessandro sparì nell'oscurità della tenda, congedandosi poi uno ad uno senza proferir parola.
Alessandro rimase tutta la notte a fissare quella spilla, ma stranamente nella sua testa nessun pensiero fluiva, solo vuoto. Non riusciva a capire. Si addormentò, poi, nelle prime ore del mattino.
Leptine lo trovò seduto sulla sedia, con la spilla ancora in mano, gli si avvicinò e spostandogli un ciuffo dal viso sussurrò “Mio signore? Mio signore sveglia..” ma il ragazzo non accennò a svegliarsi, mugugnando flebilmente qualcosa nel sonno e la giovane riuscì solo a capire un nome tra quelle parole senza senso, Efestione. Allora scosse appena il capo e si allontanò da lui, uscendo nuovamente dalla tenda in silenzio.

Alessandro si svegliò poco prima dell'ora di pranzo, si piegò in avanti e si passò la mano libera tra i capelli arruffati. Si tirò su e mise la spilla nel suo portaoggetti, che portava ovunque, poi si sistemò l'armatura da rappresentanza e uscì all'aperto. Alcuni soldati che passavano di lì chinarono il capo in segno di saluto e lui fece altrettanto, prima di raggiungere Tolomeo che stava lavando il cavallo.

“Tratti meglio il cavallo di te stesso, Tolomeo. Da quanto non ti fai una doccia? Puzzi.” sussurrò Alessandro fermandosi dietro al ragazzo e incrociò le braccia al petto, ridendo lievemente.

“Mio buon Alessandro, i tuoi complimenti sono sempre graditi.” rise l'amico, notandolo dietro di se.

“E' sempre un piacere, lo sai.” annuì il re, che passò una mano sul muso del cavallo.

Tolomeo sorrise e si volse verso Alessandro “Come stai? E sii sincero.” appoggiò una mano bagnata sulla spalla del giovane e lo guardò.

“Mi stai bagnando Tolomeo” ribattè Alessandro spostando la mano dell'amico in una piccola risata.

“Avanti Alèxandre rispondi.” rise anche lui, ma tornò subito serio.

Alessandro alzò lievemente le spalle e tornò ad accarezzare il cavallo. “Sto come uno che poche ore fa' ha rischiato di morire e che un misterioso uomo l'ha salvato, fuggendo in questo orrendo deserto.” schioccò le labbra annuendo e rivolse il viso verso quello di Tolomeo.
“Troverai chi ti ha salvato e se non dovessi farlo, beh quell'uomo è uno stupido. Tutti sanno i compensi che vengono dati a chi salva il re.” rise riprendendo a lavare il cavallo. Alessandro non rispose e aiutò l'amico. I due smisero di parlare ma ad un tratto si ritrovarono a lanciarsi secchi d'acqua a vincenda, proprio come quando erano bambini. Ridevano e si divertivano. Per un momento Alessandro era di nuovo felice.
Ma quella felicità finì presto quando Alessandro venne informato che un' esercito di Arabi Sauditi stava avanzando verso di loro.

“Alessandro mi dispiace averti interrotto, eri così..felice.” disse magonato Cratero, abbassando appena il capo.

“Tranquillo amico mio, hai fatto bene ad avvisarmi. Ora convoca una riunione, ci vediamo qua fuori tra poco.” disse congedando il generale con una mano. Quest'ultimo uscì e convocò l'assemblea dell'esercito.
Si ritrovarono fuori dalla tenda di Alessandro e seduti a terra, iniziarono a progettare l'attacco e la difesa. Alessandro disegnava la strategia sulla sabbia fine, strategia che venne cambiata diverse volte nel corso della discussione, poiché man mano che i nemici si avvicinavano avevano più informazioni.

“Dunque loro non hanno cavalli, quindi sfruttiamo la nostra cavalleria.” disse il re, serio ma stranamente sereno e tranquillo. Le ultime notizie che gli erano giunte, riguardante il numero dei nemici, l'aveva reso pacifico. Erano poco più di 500 mentre l'esercito macedone-persiano era costituito da quasi 2,000 soldati.

“Non voglio stancare subito tutti i soldati, non serve. Per tanto separo l'esercito in due. La prima linea che rappresenterà l'attacco sarà formata dalla cavalleria comandata da Cassandro, Seleuco, Leonnato e Cratero.” indicò i generali che annuirono dicendo “Certo sire.” e poi continuò “Poi ci sarà la falange, comandata da Nearco e Aminta.” indicò anch'essi che risposero come precedentemente avevano fatto i loro compagni “e infine ci sarà al centro la Punta, comandata da io stesso e Tolomeo.” che guardò, vedendo l'amico annuirgli senza dire nulla.
Finita l'assemblea, l'esercito si preparò e si mise in posizione, attendendo il nemico.
Lo videro arrivare in lontananza, allora Alessandro volle sfruttare la velocità dei cavalli per bloccare la corsa dei nemici. Fece cenno e la cavalleria partì velocemente, scontrandosi con le prime file dei nemici che non ebbero scampo. Il re fece rientrare la cavalleria e attese, il resto dell'esercito nemico, disposto in cinque file. Questi si gettarono a capofitto verso di loro e iniziò la battaglia. Si udivano urli di ferocia e grida di dolore. Il rumore delle lame che si scontravano tra loro e il nitrire dei cavalli impegnati nella battaglia. Tutto sembrava procedere a favore dei macedoni-persiani, ma ad un tratto Alessandro si accorse che i nemici, che lo avevano riconosciuto, lo stavano accerchiando per poi preparasi a colpirlo. Allora gridò verso Tolomeo, mentre combatteva “Tolomeo! Tolomeo!” ma l'amico non lo sentiva, troppo lontano e troppo impegnato nella battaglia. Alessandro, per la prima volta, si sentiva il cuore in gola e l'ansia iniziava a divorarlo dentro. Qualcuno lo fece cadere da cavallo e quando si rialzò si ritrovò a combattere contro tre soldati, con la bava alla bocca dalla ferocia e la furia dei loro movimenti. Spalancò gl'occhi e cercò di difendersi in qualsiasi modo, ma una spada lo ferì alla coscia. Emise un forte urlo e questa volta Tolomeo, ma anche Leonnato, lo udirono. Si voltarono verso il loro re che si stava lentamente accasciando a terra allo stremo delle forze e urlarono “Il re è caduto!” e si precipitarono vero il ragazzo, ma tra loro si misero i soldati nemici. Alessandro barcollò all'indietro difendendosi con una mano sola e inciampò, cadendo a terra violentemente, ma non svenne e guardò il generale nemico alzare la spada verso l'alto capendo che lo avrebbe trafitto in pieno. Ma non aveva più forze e si lasciò andare sussurrando “E sia così, che io debba morire.” ma un'urlo lo fece trasalire. Si voltò e vide che un gruppo di alleati arabi attaccò l'esercito nemico proprio dalla parte in cui Alessandro era caduto e fu' lì, che vide quel ragazzo della notte prima. L'uomo tese l'arco e scagliò la prima freccia, che colpì la gamba del generale nemico. Quest'ultimo, innervosito dalla cosa lasciò perdere Alessandro e si gettò contro quel ragazzo, che abbandonò l'arco a terra e sfoderò la spada pronto a difendersi. Il duello tra i due andò avanti un bel po' fino a quando l'uomo misterioso, incappucciato come sempre, sgozzò il generale che cadde a terra. Alessandro sorrise, aveva già visto combattere così, ma ancora una volta la sua felicità venne interrotta da un soldato nemico che gli diede un forte calcio sul basso petto. Il re si piegò da un lato sputando un fiottolo di sangue dopo quella violenta botta e quando si rigirò vide il soldato puntargli la spada alla gola. L'ultima cosa che sentì, prima di svenire, era l'urlo dell'uomo misterioso “Alessandro no!” ma la sua voce gli sembrava così famigliare, sorrise e poi tutto fu' buio.


Quando il re riaprì gl'occhi gli sembrò di essere morto, ne era convinto. Non si alzò e rimase fermo nella posizione supina, non volle muovere nessun muscolo. Fissò il soffitto respirando lentamente e poi dopo un po' socchiuse nuovamente gl'occhi. Fece muovere la mano sul proprio petto, fino alla coscia e quando sentì la cicatrice fresca si tirò velocemente su', emettendo un gemito dal dolore che la gamba gli provoco “Per Zeus!” mugugnò strizzando gl'occhi.

“Alessandro cosa stai facendo! Stenditi subito.” disse Filippo, il medico reale, avvicinandosi al ragazzo e lo fece stendere.
“Filippo? Sei morto anche tu?” aggrottò le sopracciglia stendendosi, mentre guardava l'anziano medico.
“Morto? Oh credo tu abbia anche la febbre a questo punto.” sospirò Filippo che passò la mano sulla fronte del re “Eppure sei freddo.” corrugò la fronte mentre fissava il viso del giovane che sembrava non capire. “Tu pensi di essere morto Alessandro?”

“Non è così?” sussurrò il giovane, continuando a non capire.
Filippo scoppiò a ridere “Ragazzo, guardati attorno, ti sembra la dimora degli Dei questa?” scosse il capo passando la mano sulla guancia del re “No che non sei morto, sei vivo, con qualche cicatrice in più ma vivo.” annuì vedendo l'incredulità negli occhi di Alessandro.

“Come..chi mi ha salvato? Chi è sta..” ma si fermò quando gli saltarono alla mente gl'ultimi istanti prima di svenire. “Quell'uomo..ancora lui..l'avete visto?” guardò subito Filippo, che sorrideva ampiamente. Gli si avvicinò e posò una mano sulla sua spalla. “Riposa mio re, sei ancora provato dalla battaglia. Quando ti sveglierai, ti verrà spiegato tutto. Ora dormi.” sussurrò prima di congedarsi con un'inchino e uscire dalla tenda. Alessandro vide che fuori c'era molta gente davanti alla sua tenda, udì le parole di Filippo che rassicurarono tutti che il re era vivo, poi silenzio.
Fece nuovamente per tirarsi su ma un'altra forte fitta lo fece ritornare steso, allora sbuffò mettendosi meglio il lenzuolo sopra di se, si appoggiò un braccio sulla fronte e mentre guardava, da un piccolo spiraglio della tenda, il sole tramontare lentamente si addormentò nuovamente.

Fu svegliato più tardi dallo schiamazzo di alcuni suoi compagni, che erano entrati nella tenda.

“Se uno volesse dormire cosa deve fare? Andare fuori dalla PROPRIA tenda?” sussurrò Alessandro senza spostare il braccio da sopra gl'occhi e ci fu' silenzio, allora rise.

“Ci hai fatto prendere un'altro bello spavento lo sai?” ribattè Leonnato che si sedette sul letto accanto al re che nel frangente aveva aperto gl'occhi e si era messo semi seduto.

“Hai un buon cuore allora, dato che sei ancora vivo.” sorrise battendo un pungo sul costato di Leonnato, all'altezza del cuore. Risero tutti e anche Tolomeo si sedette sul letto dell'amico.

“Tu non vuoi proprio morire, vero Alèxandre?” disse pizzicando il fianco del giovane che scatto, facendo una piccola smorfia per via del dolore alla coscia.

“Mi dovrete sopportare ancora miei cari.” annuì andando a guardare il resto della gente che lo accerchiava. Seleuco, Cratero, Aminta, Nearco, Cassandro, Filippo e Aristandro. Erano tutti sorridenti e felici di vedere il loro re nel pieno delle forze o quasi.

“Beh allora, avete visto chi mi ha nuovamente salvato?” sbottò Alessandro sorridente, vedendo che gli uomini presenti si guardarono tra loro e alcuni si morsero il labbro abbassando lo sguardo, tra questi Tolomeo a cui Alessandro si rivolse subito dopo “Tolomeo? Tu l'hai visto” sussurrò tornando serio e guardò l'amico negli occhi prima di vederlo alzarsi e chiedere a Filippo qualcosa.
“Allora? Qualcuno si degna di rispondermi qua dentro?” si guardò attorno ma tutti guardarono Filippo che si avvicinava al letto porgendogli una stampella fabbricata con quello che avevano e solo lì Tolomeo parlò “Credo che sia più giusto che tu lo veda con i tuoi occhi e lui ti sta aspettando, poco distante da qua. Sulle rive di un piccolo laghetto. Ti accompagnerò a cavallo.” annuì aiutando Alessandro ad alzarsi, lo vestì e lentamente lo accompagnò verso il cavallo. Inconsuetamente il giovane re non rispose e si fece aiutare, salendo sul cavallo. Tolomeo fece lo stesso e poi partirono al galoppo verso il piccolo lago. La' Alessandro vide una piccola tenda, vicino a un fuocherello e seduto nella sabbia un'uomo. Era solo. Guardò Tolomeo in cerca di spiegazioni ma l'amico non lo guardava. Notò solo un sorriso sulle sue labbra.
Arrivati a destinazione, Tolomeo scese da cavallo e aiutò Alessandro a fare lo stesso, gli porse la stampella e guardò un'attimo verso l'uomo seduto a terra, poi tornò a guardare Alessandro a cui sorrise prima di rimontare in sella.
“A domani Alessandro e...passa una buonanotte. Dobra Nok Alèxandre.” disse prima di allontanarsi velocemente.
“Da quando in qua mi saluta in macedone? Qui sono tutti matti.” scosse il capo e poi cerco di camminare, sentendo lievi fitte alla coscia, decise di non farci caso e andò molto lentamente verso l'uomo. Ad un tratto però di fermò vicino al fuoco, aveva abbastanza male, allora decise di rompere il silenzio “Ascoltami bene, mi hai salvato la vita due volte sì, ma sono ferito e sarebbe gradito che fossi tu a venire da me.” sbuffò passandosi la mano sulla coscia e notò che l'uomo si alzò, si voltò e camminò verso di lui. Aveva ancora il cappuccio sul capo, allora Alessandro roteò gl'occhi.

“E sarebbe gradito che tu ti togliessi quel coso da sopra alla testa, mi da' su tutti i nervi non poterti vedere.” sbottò facendo un piccolo sospiro mentre stringeva la coscia.
L'uomo si avvicinò e sorrise, senza togliersi il cappuccio dalla testa. Alessandro potè vedere solo quel gesto, il resto del viso era nella penombra. Stava per perdere la pazienza, quella poche che gli era rimasta per lo meno.

“Okay ho capito, me ne vado. Grazie per la chiacchierata a senso unico.” scosse il capo e fece per girarsi ma l'uomo gli prese il polso e lo fece voltare verso di se. Poi con la mano libera prese il bordo del cappuccio e lentamente lo abbassò. Finalmente la fiamma del fuocherello vicino a loro potè illuminare il suo volto, i suoi occhi azzurri come l'acqua limpida dei mari della Grecia.
“Sarebbe gradito che tu la smettessi di parlare a raffica, Alèxandre” sussurrò, posando la mano sulla guancia del giovane re. Alessandro spalancò gl'occhi e il cuore smise di battere un'attimo, il fiato gli manco e i polmoni sembravano esplodere. Quel viso, quegli occhi, quella bocca, quella voce..gli sembrava un sogno. Doveva essere un sogno.





Ehila, rieccomi qua. Voglio solo rendervi partecipi del fatto che questo per me è il capitolo che più mi ha emozionato scriverlo.

Lo amato da subito e ammetto di aver pianto. Quindi spero che piaccia anche a voi.
Fatemi sapere nelle recensioni. <3

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Capitolo 6
*** Hephaestion. ***


“Tu..tu come..come puoi essere proprio tu?” sussurrò Alessandro in preda alla confusione totale, lasciò cadere la stampella a terra e si aggrappò al mantello dell'uomo mentre lo guardava attentamente in viso “Oddio se questo è un sogno non svegliatemi, vi prego. Se questa non è la realtà lasciatemi morire così che io possa restare qua.” scosse il capo incredulo mentre cercava di tenersi eretto con una gamba sola.
“Alessandro respira.” disse l'uomo tenendolo su con tutte le forze, mentre sorrideva come non mai “Alessandro sei sveglio. Per Zeus.” rise tenendo gl'occhi fissi su quelli del re che continuava a scuotere il capo.

“Tu..tu sei veramente..” sussurrò il giovane re, portando le mani sulle guance dell'uomo.
“Efestione. Sono qui Alessandro, sono qui con te.” sussurrò in preda ad un forte nodo in gola mentre guardava l'amico davanti a se.
“Efestione..” sussurrò ancora Alessandro prima di abbandonarsi alla totale emozione, sentendo le lacrime scorrere sulle guance come un fiume in piena, le emozioni erano onde che si infrangevano contro scogli. Si gettò verso il ragazzo e lo strinse con forza a se, affondando il naso tra i suoi capelli mentre chiuse gl'occhi. L'amico ricambiò la stretta con ancora più forza, portando la mano tra i capelli arruffati del re.

“Mi sei mancato Alèxandre, solo Zeus sa' quanto..”sussurrò Efestione, lasciandosi andare anche lui in un silenzioso pianto. Alessandro non volle staccarsi da quell'abbraccio e non ebbe nemmeno la forza di rispondere all'amico. Troppe emozioni, ma dentro di se si sentiva vivo, come rinato. “E ho temuto di perderti ieri in battaglia, pensavo di essere arrivato in ritardo..” mormorò ancora, reggendo Alessandro in piedi.

“Oh quanto mi sei mancato tu, amico mio..quanto.” sussurrò Alessandro, con la voce flebile dal pianto e poi lentamente tirò indietro il capo, incrociando gl'occhi azzurri di Efestione, carichi anch'essi di lacrime “non andartene mai più okay?” emise in un dolce sorriso, guardando l'amico che annuì visibilmente emozionato.
Passarono diversi minuti prima che i due riuscirono a staccarsi l'uno dall'altro e lentamente Efestione accompagnò il re nella tenda, facendolo sedere sul letto prima di sedersi anche lui, di fronte al giovane.

“Come hai fatto a fare tutto questo? Perchè?” disse Alessandro, inclinando il capo verso la spalla destra, come suo solito fare.

“Tieni ancora la testa inclinata, come un cervo che ascolta il vento.” sorrise Efestione, mentre guardava il ragazzo. Alessandro sorrise e abbassò lo sguardo, cosa che faceva raramente e solo con Efestione.
“Sei pronto per il racconto?” rise, chinandosi appena in avanti verso Alessandro che annuì, massaggiandosi la coscia dolorante.

“Sarei un bugiardo se ti dicessi di no. Sentire la tua voce mi rilassa, come sempre..” sussurrò Alessandro chinando nuovamente il capo. Efestione si morse appena il labbro inferiore e poi dopo un lungo respiro iniziò il racconto.

“Quando eravamo a Babilonia avevo sentito alcune voce, c'era qualcuno che stava escogitando il modo di ucciderti e..” mentre raccontava Alessandro sorrise, sapendo già quella parte di racconto “..e ho svolto alcune mie ricerche, ma i diretti interessati avevano a loro volta scoperto che io sapevo. A quel punto la loro 'attenzione' si era spostata su di me. Volevano uccidermi nel sonno, così che sembrasse una morte naturale. A quel punto non potevo permettere che capitasse, allora ho consultato uno stregone che vive fuori dalle mura di Babilonia. Me lo aveva presentato un ragazzo arabo, che tu sicuramente hai già visto.” sorrise vedendo che Alessandro annuiva ma senza dire nulla “Mi ha dato da bere un composto di diverse erbe, che avrebbe simulato una morte. Ma in realtà dopo due giorni, salvo sventure mi sarei svegliato. A questo punto però la mia paura era che tu celebrassi i funerali subito e così sarei..beh sarei morto seriamente. Quindi ho coinvolto in questa storia anche i miei paggi, pagandoli anche discretamente. A quel punto era fatta. Sapevo che ti avrei ferito Alessandro, sapevo che saresti stato male..ma non potevo permettere che quegli stolti uccidessero prima me e poi te.” mentre parlava appoggiò la mano sulla spalla dell'amico “Quando mi portarono via da Babilonia, mi trasportarono in una città tua alleata qua vicino, lì mi risvegliai e continuai le mie ricerche. Ecco tutto.” sussurrò senza distogliere lo sguardo dal viso di Alessandro, che gli aveva sorriso per tutto il discorso. “Perdonami Alessandro..perdonami davv...” ma non finì di parlare che Alessandro posò la mano sulla bocca dell'amico.

“Ssssht, basta con le scuse. Non conosco nessun' altro che avrebbe fatto quello che hai fatto tu per me. Gli altri sarebbero semplicemente fuggiti via e mi avrebbero lasciato nelle mani di chi mi voleva morto. Tu no. Quindi non devi scusarti di nulla. Anzi io ti dovrei solo ringraziare, ma penso che non avrò abbastanza tempo per farlo. Una vita non basta.” disse togliendo la mano dalla bocca di Efestione non appena ebbe finito di parlare. Quest'ultimo scosse il capo e appoggiò la mano sulla guancia del giovane re, muovendo il pollice sul suo zigomo, mentre lo guardava negli occhi. Alessandro lo lasciò fare senza smettere di sorridere, prima di inclinare il capo verso la sua mano e sussurrò “Mi sei mancato. Dormi con me questa notte, te ne prego.”

Efestione sorrise con dolcezza continuando a sfiorare la guancia del ragazzo, annuendo lievemente “Resterò con te e..mi sei mancato parecchio anche tu.” ammise abbassando un'attimo lo sguardo, poi per allentare quell'imbarazzo che si era creato si alzò e andò ad abbassare la stuoia in pelle che copriva l'entrata nella tenda. Nel frattempo Alessandro si mise meglio sul letto e si voltò su un fianco, per far spazio all'amico, facendo attenzione alla ferita non del tutto guarita. Efestione si avvicinò, si tolse il mantello, l'armatura leggera che indossava sotto di esso e salì sul letto, posizionandosi di fronte al re “Buonanotte mio Alessandro e che tu possa finalmente riposare tranquillo.” mormorò sottovoce mentre lo guardava. Un filo di luce lunare illuminava una parte del volto di Alessandro, che sorriso alle parole dell'amico “Buonanotte mio Efestione.” sussurrò anche lui, allungando una mano verso il viso dell'amico, gli sfiorò la guancia e poi torno a posare il braccio lungo sul proprio fianco. Efestione chiuse gl'occhi sorridendo e nel girò di poco crollò in un sonno profondo. Alessandro invece rimase a fissare il viso del ragazzo, senza distogliere lo sguardo, fino a tarda notte, fino a quando anche lui crollò, questa volta con totale serenità.

Al mattino dopo Alessandro fu' svegliato da un rumore di zoccoli fuori dalla tenda. Si tirò su seduto e si passò una mano sul viso vedendo un'ombra di un' uomo scendere da cavallo. Allora aggrottò la fronte e scese dal letto, prese la stampella e uscì fuori per cercare di capire chi era. Fuori vide Tolomeo, appoggiato ad un picchetto della tenda, che appena notò la sua presenza sorrise ampiamente.
“Avanti Tolomeo, dì quello a cui pensi invece di fare quel sorriso che tanto odio.” sussurrò Alessandro, per non svegliare Efestione, richiuse la tenda e si avvicinò al generale.
“Ti vedo bene mio re. Come mai?” rispose sarcastico Tolomeo, che si prese la stampella di Alessandro sulla caviglia.
“Sei un'idiota, Tolomeo.” rise Alessandro, fermandosi davanti al ragazzo.
“Sempre gentile. Comunque come state?” disse Tolomeo, appoggiando la mano sulla spalla del re.
“Stiamo bene, benissimo oserei dire.” annuì andando a guardare verso la tenda quando sentì rumori di passi. Efestione uscì e sorrise ai due.

“Sono appena tornato dall'oltretomba e già mi sparlate dietro? Non siete affatto cambiati in un mese eh?” rise avvicinandosi e per un momento, tra lui e Alessandro, ci furono diversi scambi di occhiate, poi spostò lo sguardo su Tolomeo che abbracciò di scatto.
“Sei stato un'insolente ad andartene così, spacciandoti per morto.” disse Tolomeo sciogliendo l'abbraccio.

“La sai la storia ragazzo, non potevo fare diversamente.” storse le labbra e poi tornò a guardare Alessandro, che era rimasto ad ascoltarti.
“Oh lo so bene mio caro. Comunque sia sono contento di riaverti tra noi.” annuì e poi guardò Alessandro e Efestione, che si continuarono a guardare sorridendo. “Beh ora vi lascio, vado a fare il mio giro di ispezione. A dopo ragazzi.” sorrise anche lui e poi salì a cavallo, galoppando velocemente lontano da loro.

Alessandro lo guardò andare via e poi socchiude gl'occhi quando sentì le mani di Efestione massaggiargli il collo. “Dormito bene mio re?” sussurrò sorridendo. Alessandro si voltò verso di lui e annuì delicatamente “Mai dormito meglio. E tu?” inclinò il capo sulla spalla destra e attese la risposta dell'amico. “Mi hai rubato le parole di bocca.” ribattè Efestione spostandosi i capelli dal viso.
“Ho qualcosa da darti, qualcosa che ti appartiene.” sorrise Alessandro e poi si spostò la tunica dal petto, poi con una mano si tolse la collana dal collo e la porse ad Efestione, che quando la vide gli si illuminarono gl'occhi. La prese e la strinse nella mano, portando quest'ultima all'altezza del cuore. “Qualcosa che CI appartiene Alessandro.” sussurrò poi se la mise velocemente “pensavo che fosse andata persa e invece..” guardò la pietra che faceva da ciondolo e poi tornò a guardare Alessandro, che si era avvicinato a lui.
Si guardarono intensamente negli occhi, entrambi con il sorriso sulle labbra e poi Alessandro posò la mano sul cuore dell'amico, stringendo la sua tunica tra le dita. Efestione capì e porto anche lui la mano sul cuore di Alessandro. Rimasero così per diversi istanti, parlandosi solo con gli sguardi. Sentendo nuovamente le emozioni riaffiorare, entrambi sentivano gl'occhi carichi di lacrime. Erano felici. Erano felici insieme.






Allora? Spero che questa sorpresa sia stata attesa e spero che abbia saputo descrivere al meglio ogni cosa. Avevo tante parole in mente, tanti fatti che volevo descrivere. Ma sopratutto volevo lasciar trasparire l'amore platonico che c'era tra Alessandro ed Efestione. Un'amore che non sempre le parole sono in grado di descrivere. Nei libri, che ho letto, spesso i due riuscivano a dirsi tutto tramite semplici gesti o sguardi. Quindi spero di essere riuscita a far trapelare un po' di questo, nel mio capitolo. <3

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Capitolo 7
*** Achilles and Patroclus. ***


Nel week end sarà difficile che io riesca a scrivere a causa del lavoro, ma penso di ritornare lunedì.
Buon fine settimana a tutti e buona lettura. <3






Alessandro e Efestione vennero invitati al banchetto dei generali, gl'unici a sapere della storia di Efestione.
Quando arrivarono alla tenda del banchetto, Alessandro zoppicò al suo interno, seguito da Efestione che aveva il capo coperto. Tutti gli accolsero calorosamente, salutando il compagno ritornato tra loro, tutti tranne Cassandro, che rimase seduto al suo posto sorseggiando del vino macedone. Non si degnò nemmeno di guardarli e questo Efestione lo notò, ma non volle dire nulla. Si misero a sedere e iniziò il pranzo. Furono serviti piatti tipici macedoni, alternati da piatti persiani, ma sopratutto ciò che non mancava mai era il vino. Risero e scherzarono per tutto il tempo, anche quando finirono di mangiare.

Com'era la dimora degli dei Efestione?” chiese Leonnato, ormai con il livello dell'alcool alto.
“Oh guarda, una meraviglia. Neanche te lo puoi immaginare.” annuì Efestione mentre bevve un piccolo sorso di vino, lui era l'unico che aveva bevuto poco poiché voleva rimanere lucido.
“Quante donne c'erano amico? Quante?” chiese Tolomeo, anche lui abbastanza alticcio.

Efestione scosse il capo e andò a guardare Alessandro, che non gli toglieva gl'occhi di dosso, gli sorrise e poi tornò a guardare Tolomeo.
“Tante e belle, ma nessuna adatta a te mio caro.” rise e si prese diversi pezzi di pane addosso, con un'ovazione da parte dei compagni. Si tirò su e preso il calice si avvicinò a Cassandro, che non sembrava divertirsi, appoggiò una mano sulla sua spalla e lo guardò “Mio buon Cassandro, non c'è nulla di tuo gradimento oggi? Per caso ti è morto il cavallo?” sbottò Efestione sarcastico, notando lo sguardo fulmineo di Cassandro alle sue parole. Quest'ultimo con una rapido gesto si scrollò la mano del compagno e si alzò, finì il vino e senza dire nulla uscì dalla tenda.
“Oh Cassandro, sei proprio un bambino.” “Cassandro si è offeso, poveretto.” questi ed altri furono i commenti dei generali al suo gesto. Efestione scosse il capo e tornò a sedersi vicino ad Alessandro.

Quando sono ubriachi diventano anche simpatici.” commentò il re, mentre rideva come non mai, ubriaco anche lui.

Non cambieranno mai, ma questo è un bene. Di loro ti puoi fidare.” annuì Efestione guardando i ragazzi che si tiravano cibaglia addosso, senza smettere di ridere. Alessandro finì il vino che aveva nel boccale e poi si leccò le labbra, prima di guardare Efestione.
“Avete finito voi due? Sembrate due novelli sposi. Avanti divertitevi anche voi!” esclamò Nearco, lanciando verso i due un boccale di vino. Lì colpì in pieno ed entrambi rimasero immobili per un po'.
“Tu vuoi la guerra Nearco? E guerra sia!” disse Alessandro prima di prendere della carne che aveva avanzato e gliela tirò in piena fronte. Anche Efestione prese ciò che gli capitava sotto mano e iniziò a lanciarla ai compagni. I commensali della mensa non poterono fare altro che assistere a quella battaglia culinaria che sembrava non avere fine, consapevoli che avrebbero avuto molto da pulire.
Dopo alcune ore, la battaglia finalmente finì e uscirono tutti dalla tenda, chi abbracciato ad un'altro, chi barcollando. Alessandro li fermò prima che fuggissero tutti nelle loro tende.
“Dal momento che nessuno di noi è abbastanza lucido da intraprendere una conversazione sana e tranquilla, vi lascio il pomeriggio libero. Questa sera però siete invitati nella mia tenda e discuteremo sul proseguo della spedizione. Ora andate figli di buona donna e non fate casini.” disse tenendosi aggrappato ad Efestione, che aveva nuovamente il capo coperto.
I generali annuirono ed entrarono nelle loro tende, così fecero anche Alessandro ed Efestione. Quest'ultimo accompagnò il re verso il letto sul quale lo fece sedere, notando che era parecchio ubriaco.
“Alessandro quanto hai bevuto?” sussurrò Efestione guardandosi attorno, poi sentì Alessandro ridere e una ragazza spuntare da una stanza secondaria della tenda. Si voltò e le diede la schiena. Era Roxane.
“Alessandro? Sei di nuovo..ubriaco?” disse la ragazza avvicinandosi al marito, fissando per un'attimo l'uomo incappucciato.
“Oh Roxane non iniziare di nuovo okay? Sono adulto e consenziente. Mi sembri mia madre quando fai così.” disse ridendo e poi si stese ignorando la ragazza.

Sei intrattabile quando fai così.” ribattè la ragazza cercando l'attenzione del re, tirandolo a se, dopo averlo preso per un braccio.
“Così lo fai solamente innervosire, lascialo in pace.” disse Efestione cercando di cambiare la voce.
Roxane si voltò verso di lui e lo guardò dalla testa ai piedi “E tu che ne sai mh?” scosse il capo e anche Efestione lo fece, poi cercò nuovamente di tirare seduto Alessandro che inziò a innervosirsi.
“Lasciami donna o potrei causarti del male.” sbottò il re, ritornando steso e si portò il braccio sugl'occhi. Ma Roxane insistette e lo tirò nuovamente su. Questa volta Alessandro perse ogni freno e la spinse via, facendola cadere “Ti ho detto di lasciami in pace per Zeus! Vattene o ti faccio frustare!” urlò guardando la ragazza stesa a terra, che lo fissava con occhi sgranati “Sparisci!” urlò ancora e Roxane si alzò da terra piangendo e corse fuori. Efestione la guardò uscire e abbassò un'attimo gl'occhi, prima si togliersi il mantello e voltarsi nuovamente incrociando lo sguardo di Alessandro. Era teso come una corda, le pupille dilatate e il fiatone. La classica crisi che aveva sin da quando era bambino. Si inginocchiò davanti a lui e passò le mani sulle guance del re, sorridendogli.
“Calmati Alessandro. E riposa, solo così smaltirai il vino bevuto.” sussurrò delicatamente, notando che il viso di Alessandro si distese lentamente e sorrise annuendo.

Tu rimani qua però e non far entrare nessuno. Non voglio visite.” mormorò il giovane mentre si stese nuovamente sul letto e piombò nel sonno nel giro di pochi istanti. Efestione rimase al suo fianco, guardandolo mentre dormiva e poi a un certo punto avvicinò l'orecchio alle labbra di Alessandro che parlava nel sonno e sorrise quando sentì che parlava di lui. Gli passò una mano tra i capelli e tornò a sedersi tenendo d'occhio l'entrata della tenda.

Poco prima di cena Alessandro si svegliò con un forte mal di testa.
“Fermami la prossima volta, ci casco sempre e mi risveglio con questo terribile mal di testa.” disse tirandosi su seduto e Efestione sorrise.
“Se l'avessi fatto non mi avresti dato ascolto Alessandro.” ribattè andando a sedersi vicino a lui e gli porse del brodo di carne, che aveva preparato mentre dormiva, sapendo che sarebbe stato male. Alessandro lo bevve e poi andò a guardare la ferita sulla coscia, scoperta lievemente.
“Dovresti medicarla. Vado a chiamare Filippo.” annuì Efestione e si alzò, ma Alessandro lo fermò prendendogli la mano.
“Fermo. Tu sei in grado di farlo?” commentò il re, mentre lo guardava dal basso.
“Sì ma..”
“Fallo. Mi fido di te.” annuì ancora Alessandro e poi gli sorrise.
Efestione non potè dirgli di no e non ne aveva la minima intenzione. Si avvicinò al piccolo mobiletto, posto vicino al letto, e prese delle bende, un disinfettante naturale e delle foglie di una pianta strana che avevano proprietà curative. Tornò verso l'amico e si sedette sul letto, scoprì la ferita e la guardò, notando che stava guarendo. Mise sulla foglia del disinfettante naturale e iniziò a passarlo lentamente sulla ferita, sentendo i piccoli gemiti del re causati dal bruciore. Alessandro strinse appena i denti ma continuò a guardare quello che stava facendo Efestione, poi inclinò il capo da una parte e spostò lo sguardo sul suo profilo. La fronte alta, le ciglia lunghe e perfette, gl'occhi azzurri, il naso leggermente a punta ma tremendamente perfetto e le labbra..carnose e rosee. Sorrise ma si accorse che Efestione lo stava guardando. “Che c'è?” disse sorridendo mentre finiva di fargli la fasciatura.
“Oh niente, stavo solo constatando che sei bravo anche come medico.” rispose Alessandro abbassando lo sguardo dall'imbarazzo. Efestione scosse il capo e si alzò appena in tempo, perchè arrivarono i generali, distrutti dal forte mal di testa.

Eccoli qua i miei prodigiosi compagni di bevute e sbronze.” rise Alessandro, mentre li guardò uno ad uno, tirandosi su' dal letto.
“Ti seguiremo sempre e comunque. Qualsiasi cosa tu debba fare.” ribattè Tolomeo, sorridendogli.
Alessandro annuì e poi si fece serio, così anche i suoi compagni che si misero in semicerchio davanti a lui.
“Allora, siamo alle porte dell'Arabia e dobbiamo prepararci a nuove battaglie contro nemici mai visti. Alcune città sono nostre alleate sì, ma guardiamoci sempre alle spalle. Il territorio che si stende davanti a noi e anch'esso sconosciuto, arido e pieno di ostacoli. La prima città che incontreremo sarà Rafha, lì chiederemo la resa e speriamo che ci venga concessa senza guerre. Lì sosteremo per un po' fino a quando non avremo studiato a fondo il resto del paese e avremo la sicurezza di ciò che avremo davanti. Tutto chiaro?” disse guardando i suoi generali che annuirono all'unisono.
“Quando ripartiamo Alessandro?” chiese Cratero.
“O domani o alle prime luci di dopo domani se per voi va bene.” rispose Alessandro, notando sui volti dei compagni uno strano stupore. Tutti non avevano mai sentito il re nominare quelle parole.
“Certo Alessandro, va benissimo. Vero ragazzi?” ribattè Cratero guardandosi attorno e tutti annuirono.
“Sono felice. Allora mettete al corrente il resto dell'esercito e prepariamoci ad andare. Voglio tutti riposati, quindi niente alcool fino a quando arriveremo a Rafha chiaro?” sorrise Alessandro e fece sorridere anche gl'altri.
“Tutto chiaro. Possiamo andare ora?” chiese Nearco, appoggiando una mano sulla spalla del re.
“Andate pure e siate buoni. Non voglio udire schiamazzi in giro.” annuì il re e appoggiò una mano sulla spalla del generale, prima di lasciarli uscire tutti. Si voltò verso Efestione che gli fece un cenno con il capo, segno che era d'accorso su ciò che aveva detto. Poi sentì rumore di passi dietro di se e vide l'amico uscire dalla tenda. Si voltò e vide Leptine con una tunica pulita in mano e il necessario per fargli il bagno.
“Leptine, non ti aspettavo.” sorrise il ragazzo, mentre si avvicinò a lei. Le accarezzò lievemente la guancia.
“La disturbo? Volevo solo aiutarla a fare il bagno.” chinò il capo in segno di saluto e poi lo guardò in viso.
“Certo che no, anzi avrei proprio bisogno di un bagno” annuì e zoppicò verso la vasca.
Leptine iniziò a lavargli il corpo con delicatezza e armonia, senza far caso alle innumerevoli cicatrici che portava. Cercò di non bagnargli la bendatura e poi lo asciugò con altrettanta delicatezza, passando i telo di cotone tra i capelli dorati del ragazzo. Poi lo aiutò a rivestirsi e gli pettinò i capelli, tirandoli indietro e fermandoli con un nastro dorato. Gli passò dietro le orecchie e sotto il mento dell'olio di Argan e poi gli sorrise.
“Mio re ho finito.” si chinò e sorrise. Alessandro le si avvicinò, le alzò il capo e gli diede un delicato bacio sulla fronte. “Puoi andare Leptine, grazie.” sussurrò e la congedò subito dopo. Prese forza e iniziò a camminare tranquillamente, nonostante il lieve male alla coscia. Uscì dalla tenda e si guardò attorno, cercando Efestione. Alzò il mento per cercarlo meglio e socchiuse gl'occhi.
“Stai cercando qualcuno?” sussurrò Efestione dietro di lui, con il cappuccio sul capo. Alessandro trasalì e si voltò verso di lui guardandolo per un'attimo male.
“Se tu mi vuoi morto, basta che lo dici.” disse velocemente ma poi le sue labbra si distesero in un dolce sorriso.
“Mai Alessandro, mai.” rispose Efestione inclinando il capo da una parte. Alessandro abbassò lo sguardo e si avvicinò a lui.

Devi tornare alla tenda?” chiese tornando a guardare l'amico che annuì alle sue parole.
“Resterei con te anche questa notte, ma desterei troppi sospetti ai tuoi soldati. Non voglio ancora che scoprano chi sono.” sussurrò Efestione cercando lo sguardo di Alessandro, posò la mano sotto il suo mento e gli alzò il viso. “Domani verrò da te, promesso.” sorrise e incrociò finalmente il suo sguardo. Alessandro annuì e poi di scatto lo strinse a se, chiudendo gl'occhi. “Mi mancherai amico mio.” sussurrò sorridendo e passò la mano tra i suoi capelli. Efestione si morse il labbro inferiore e poi tirò indietro il capo. In quel momento i loro nasi si sfiorarono ed ad entrambi gli mancò il fiato. Alessandro posò le mani sulle guance dell'amico e come aveva fatto precedentemente con Leptine gli baciò al fronte ma questa volta con dolcezza, socchiudendo gl'occhi. Efestione appoggiò le mani sulle sue e le strinse sorridendo. Poi sciolse l'abbraccio e si avviò verso la tenda, ma ad un tratto di volse vero Alessandro che lo stava guardando. “Buonanotte Achille.” sussurrò e vide un'ampio sorriso sulle labbra di Alessandro “Buonanotte Patroclo.” rispose il re prima di entrare nella tenda.


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Capitolo 8
*** How is this possible? ***


Quella notte Alessandro non riuscì a chiudere occhio, continuava a rigirarsi nel letto trascinandosi dietro il lenzuolo. Non trovava una posizione comoda ed ad un tratto si fermò a pancia in su, portò un braccio sulla fronte e aprì gl'occhi, fissando il soffitto della tenda che veniva leggermente mosso dall'aria del deserto. C'era silenzio, nessun rumore sì udiva. Alessandro sentiva solo il rumore dei suoi pensieri. Pensò alla conquista che stavano per affrontare, a ciò che gli attendeva e poi pensò a lui, ad Efestione. Un sorriso nacque sulle sue labbra e senza accorgersene. Ad un tratto sentì un nodo in gola, come se quella persona gli mancasse davvero tanto. Il re scosse il capo e rise appena, l'aveva visto fino a poche ore prima, come faceva a mancargli? Ma questa sensazione non diminuiva, rimaneva lì, anzi crebbe con il passare dei minuti. Alessandro si tirò su seduto e si passò la mano tra i capelli mentre guardava per terra, cercando di capire perchè provava quelle sensazioni. Sì inumidì le labbra con la punta della lingua e si tirò su. Accese la candela posta sulla sua scrivania e si vestì velocemente, la temperatura era più fredda di quella che si immaginava. Una volta vestito si sedette alla scrivania e tirò fuori le carte dei vari progetti che stava ideando, bagnò una piuma nella china e iniziò a fare qualche modifica ai disegni, inclinando il capo da una parte. Ma ecco di nuovo lei, quella sensazione. Era tornata. Alessandro cercò di concentrarsi su quello che aveva davanti, ma i suoi sforzi erano vani. Non faceva altro che pensare a lui. Chiuse gl'occhi e gli saltò alla mente quella sera, quando gli stava curando la ferita alla gamba. Al suo profilo. Ai suoi occhi tremendamente belli. A quella pelle, che sembrava così morbida. I respiri iniziarono a farsi più veloci così come i battiti del cuore. Sì alzò di scatto e aprì gl'occhi facendo un lungo respiro.
“Ho bisogno di aria.” sussurrò mentre si infilava il mantello, lo allacciò alla spalla con una spilla e uscì dalla tenda. Si strinse le braccia intorno al petto e iniziò a camminare lentamente, guardandosi attorno. Solo qualche tenda era illuminata da una fioca luce, il resto era immerso nel buio. Solo la luna ne mostrava i contorni. Alessandro si avvicinò a Bucefalo e gli accarezzò la folta criniera, il cavallo di sua risposta fregò il muso contro la sua gamba prima di tornare a brucare quel poco di erba secca che trovava. Il re sembrava nuovamente tranquillo, mentre fissava il proprio cavallo, quasi con ammirazione. Ma non appena la sua mente fu' vuota, quella mancanza tornò a galla. Alessandro strinse la tunica tra le mani sui fianchi e sospirò. Poi voltò il viso verso la tenda più lontana, la guardò per un'attimo e poi lentamente si avviò verso di essa. Cercò di non farsi sentire, non voleva essere visto. Arrivato alla tenda, scostò il pezzo di stoffa nell'entrata e spostò lo sguardo sul ragazzo che dormiva, con la candela ancora accesa. Alessandro sorrise e entrò. Non aveva mai visto dormire Efestione, non sapeva che dormisse con la spada sotto il cuscino. Scosse appena il capo e si avvicinò a lui. Inclinò il capo e ancora una volte si ritrovò a far scorrere lo sguardo lungo il suo profilo, fino alle labbra sul quale fermò lo sguardo. Schiuse le proprie e avvicinò una mano alla guancia del ragazzo, gli scostò una ciocca di capelli che gli copriva parzialmente il viso e in quel momento Efestione scattò, prese la spada e la puntò alla gola dell'uomo che non aveva riconosciuto. In quel gesto spense la candela e i due si ritrovarono al buio, illuminati solo dalla luce della luna. Rimasero immobili per un po', Alessandro lo guardò attentamente lasciando la mano a pochi centimetri dalla guancia di Efestione e quest'ultimo con gl'occhi sgranati. Il re posò nuovamente la mano sulla guancia dell'amico, che al solo tatto si rilassò, capendo chi aveva davanti. Lentamente abbassò la spada e la mise per terra.
“Alessandro, sei tu..” sussurrò portando lentamente una mano su quella del ragazzo.
“Chi vuoi che sia?” mormorò il ragazzo sorridendo.
Efestione nonostante il quasi perfetto buio, notò quel sorriso e si tenne su un fianco, appoggiando il braccio sul materasso.
Alessandro si inginocchio davanti a lui e inclinando nuovamente il capo da una parte, fece muovere il pollice sullo zigomo di Efestione, che sussurrò “Cosa ci fai qui? Non riesci a dormire?”. Alessandro scosse il capo e poi spostò lo sguardo sugli occhi dell'amico, splendevano nonostante il buio. Non aveva mai visto occhi così bella.
“Mi mancavi Efestione.” sussurrò flebilmente e Efestione trasalì. Rimase un'attimo senza parole e poi sorrise, portò una mano sulla guancia del re e lo avvicinò di più a se.
Alessandro lo lasciò fare e quando i loro visi furono meno distanti, il pollice del re scese verso il labbro inferiore dell'amico, che schiuse le labbra al suo tocco.
“Cosa mi sta succedendo Efestione? Cosa sto provando?” sussurrò il ragazzo, passando il resto delle dita tra i morbidi capelli di Efestione.
“Oh Alessandro, vorrei poterlo capire anche io.” mormorò fissando gl'occhi di Alessandro. Entrambi sospirarono appena, ma non c'era imbarazzo. Non quella volta.
Alessandro avvicinò ancora il viso e fregò la punta del naso contro quella di Efestione, chiusero gl'occhi in un dolce sorriso e poi quest'ultimo fece scendere la mano verso la spilla del mantello, la aprì e lo fece cadere a terra. Poi strinse la tunica di Alessandro, sul fianco e lo tirò a se facendogli spazio nel letto.
“Vieni” sussurrò mentre tirava l'amico a se. Alessandro annuì e aprì gl'occhi, andando a sistemarsi al suo fianco, rivolto verso di lui, senza staccare la mano dalla sua guancia. Una volta sistemato Efestione lo coprì con il lenzuolo e si avvicinò di più a lui, gli sorrise e iniziò a passare la mano tra i suoi capelli, con dolci e graziati gesti.
“Dormi mio Alessandro.” sussurrò ancora guardandolo intensamente negli occhi, continuando a coccolargli i capelli. Alessandro lo fissò negli occhi e finalmente quella sensazione era sparita, sorrise e lentamente chiuse gl'occhi, abbandonandosi tra le braccia di Efestione. Quest'ultimo quando si rese conto che il re dormiva, posò le labbra sulla sua fronte e di scatto lo strinse a se, prima di addormentarsi anche lui.
Al mattino seguente, quando ci fu' il cambio di guardia, le trombe squillarono e Alessandro si svegliò. Stirò le gambe lungo il letto e poi mosse il braccio nel letto, sentendo che era solo. Allora tirò su' il capo, ancora mezzo addormentato e si guardò attorno. Sull'entrata della tenda c'era Efestione, con una tazza fumante in mano, la pelliccia di cammello intorno alle spalle e lo sguardo rivolto verso il sole. Sorrise e lentamente si alzò dal letto, si diede una sistemata e si avvicinò all'amico. Velocemente gli rubò la tazza dalle mani e quest'ultimo si girò verso il re.
“Buongiorno anche a te, Alessandro.” rise dandogli una leggera pacca sulla spalla. Vedendo un'espressione felice sul viso di Alessandro.
“Oh buongiorno Efestione.” rise avvicinando la tazza al naso, una volta constatato che era un the aromatico, ne bevve un sorso e poi lo ripassò all'amico.
“Come mai già in piedi? I re non sono famosi per essere gli ultimi a svegliarsi?” disse Efestione riprendendo la tazza per bere un lungo sorso.
“Io non sono un re Efestione, sono Alessandro.” annuì il ragazzo, facendo un cenno con il capo e poi fece qualche passo, uscendo sulla veranda della tenda. Efestione sorrise a quelle parole, avvicinandosi al ragazzo, facendo per parlare.
“Lo so, tra qualche ora dobbiamo ripartire verso Rafha o le tribù nemiche ci assaliranno quando meno ce lo aspettiamo.” sospirò Alessandro guardando l'orizzonte intorno a loro. Efestione scosse il capo e si mise vicino a lui, guardando l'accampamento davanti a loro.
“Io stavo per dire che non ho mai dormito così bene in vita mia, ma..certo Alessandro. Riorganizziamo tutto e partiamo, è una scelta ragionevole.” annuì mentre finì in un solo sorso il thè, non accorgendosi dello sguardo stupito che Alessandro gli stava rivelando.
“Puoi ripetere?” disse infine, voltandosi verso Efestione.
“Che hai ragione..dobbiamo partire di oggi e..” disse Efestione ma non fece in tempo a finire che Alessandro gli parlò sopra “Nono, quello l'ho capito per Ercole. La prima parte del discorso intendevo.” annuì incrociando lo sguardo di Efestione, che quando capì sorrise e abbassò un'attimo lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. Anche Alessandro sorrise e gli accarezzò velocemente la guancia prima di entrare nella tenda. Raccolse il proprio mantello e mentre se lo mise pensò alle parole del ragazzo. Poi uscì e tornò da lui. Passò un braccio intorno al suo collo e lo strinse a se in un forte abbraccio, mentre avvicinò le labbra al suo orecchio.
“Lo è stato anche per me, Patroclo.” sussurrò prima di staccarsi e camminare velocemente verso la propria tenda. Efestione lo guardò andare via. A quella scena però assistette anche Aristandro, che si era allontanato dalla propria dimora, per sgranchirsi le gambe dopo la nottata. Sorrise, appoggiato al suo bastone e poi decise di seguire Alessandro, prendendo però una scorciatoia.
Arrivò per primo alla tenda del re e quando quest'ultimo arrivò, si fermò di scatto.
“Quando la smetterai con questi giochetti, vecchio?” rise il ragazzo prima di fare qualche passo verso di lui.
“Ti trovo bene ragazzo, come mai?” disse il veggente, appoggiandosi nuovamente al suo bastone.
“Ho dormito bene finalmente, avevo bisogno di un sano riposo.” annuì Alessandro che cercò di non far trapelare nulla. Allora Aristandro, consapevole che non gli sarebbe successo nulla, prese il bastone e lo tirò sulla caviglia del ragazzo.
“Ma ehi! Che ti salta in mente?” gridò appena il re, andando a fregarsi la caviglia, leggermente piegato in avanti. Aristandro si chinò verso di lui e sussurrò “Potrò anche essere un vecchio stolto, che ama fare pratiche magiche, ma non sono il primo degli scemi, Sire.”
Alessandro non capì o forse non volle capire, e una volta tiratosi su entrò velocemente nella propria tenda. Aristandro sorrise e lo seguì.
“Ti ho visto con Efestione, ragazzo.” disse bloccando l'uscita con il proprio corpo e guardò Alessandro che si tolse il mantello e senza dire nulla si avvicinò al catino dell'acqua per lavarsi il viso. “Ed è inutile che speri che con il tuo silenzio la mia bocca taccia. Alessandro ti conoscono ormai, capisco cosa ti fa' bene e cosa ti fa' male. Cosa provi.” annuì il saggio.
“Ah sì? Allora dimmi, mio buon veggente, cosa mi farebbe male? E cosa bene? Sentiamo.” disse sapientemente il ragazzo, mentre prese un pezzo di stoffa e si asciugò il viso.
“Efestione ti fa' bene, ti rende felice, ti rende diverso. Il mentire a te stesso, ti fa' male, ti blocca, ti uccide. Menti a me, ma non a te stesso.” rispose seccamente Aristandro, fissando il ragazzo. Alessandro a quelle parole si sedette sul letto e dopo alcuni secondi scagliò il pezzo di stoffa per terra, portandosi una mano tra i capelli.
“Avanti dimmi tutto ciò che pensi Aristandro.” sussurrò socchiudendo gl'occhi.
Il veggente si incamminò verso di lui, posando poi una mano sulla sua spalla.
“Io penso che tu provi amori diversi, ognuno a suo modo speciale. Ma per lui, provi un'amore unico, un'amore che nemmeno Omero sarebbe in grado di descrivere. Un'amore puro, un'amore vero Alessandro.” sussurrò il vecchio, stringendo la spalla del re “Tu lo ami, ma il tuo cuore, la tua mente. Non vogliono ammetterlo. Ma dentro di te, sai che è così. Lo senti. Cresce ogni giorno sempre di più.”
Alessandro sospirò stringendosi i capelli tra le dita “Come è possibile?”
Aristandro si mise a sedere al suo fianco e andò a guardare fuori.
“Quando perdi una cosa, lì solo, capisci quanta importanza aveva realmente.” annuì passando la mano sulla schiena di Alessandro e poi si alzò, uscendo dalla camera.
La tenda era di nuovo in silenzio, ma ad un tratto si udirono alcuni gemiti, simili a singhiozzi.
Alessandro si accorse di piangere. Strizzò gl'occhi e le fredde lacrime gli solcarono le calde guance.
Si stava rendendo conto di tutto. Si stava rendendo conto che avrebbe potuto perdere veramente Efestione da un momento all'altro. Si stava rendendo conto..di quell'amore.

Il re non si fece vedere fino a dopo pranzo, quando uscì dalla sua tenda e fece convocare tutti i suoi generali. Si riunirono in mezzo all'accampamento, seduti su dei tronchi trovati nei dintorni.
“Radunate l'esercito, smontate le tende, che partiamo per Rafha. La città dista a quasi venti stadi da dove ci troviamo noi, o almeno così dicono le esploratori. Ci impiegheremo cinque ore se andremo a passo svelto, otto se andremo lenti. Tutto dipende dai soldati e dalla voglia che hanno di vedere una città nuova.” annuì Alessandro, passando in rassegna con lo sguardo ogni generale, per ultimo Efestione. Lo fissò intensamente per qualche secondo e poi venne interrotto da Leonnato.
“Una volta A Rafha quanto ci sosteremo effettivamente?” chiese sporgendosi in avanti, appoggiato alle ginocchia.
“Due settimane Leonnato. Il tempo di mettere a punto un piano, l'avevo già detto.” annuì ancora e anche Leonnato lo fece.
“Dove ti vuoi spingere Alessandro? Fino a dove arriveremo?” chiese Tolomeo, che non era seduto, ma poggiava un piede sul tronco.
“Chi lo sa' amico mio. Fino a quando capirò che non possiamo andare oltre.” disse, scorgendo un sorriso sul volto di Tolomeo.
Una volta finita la riunione, Alessandro congedò i generali, ma rimase seduto sul tronco, tenendo d'occhio ogni movimento dell'esercito. Poi quando capì che erano tutti pronti si alzò e andò a slegare Bucefalo, ma si accorse che Efestione glielo stava portando.
“Siamo pronti Alessandro possiamo andare.” gli sorrise e gli porse le briglie del cavallo. Alessandro gli sorrise e abbassò lo sguardo, prendendo l'animale. Efestione si accorse di quel gesto e portò una mano sotto il mento del ragazzo, alzandogli il viso.
“Cosa ti passa per la mente uhm?” sussurrò sorridendo ancora, incrociando lo sguardo del re.
“Ho solo voglia di vedere com'è Rafha, di scoprire le loro abitudini.” rispose sorridendo, portando la mano sulla guancia dell'amico “..e questa sera..” ma in quel momento arrivarono Leonnato e Nearco a cavallo.
“Siamo pronti, partiamo?” chiesero cercando di tenere i cavalli fermi.
Alessandro sospirò appena e poi tolse la mano dalla guancia di Efestione che si congedò con un'inchino del capo e salì i cavallo.
“Sì amici miei, andiamo.” annuì salendo su Becefalo e una volta sistemato seguì i due generali, mettendosi al centro dell'esercito che riprese la marcia.
Passarono diverse ore e Alessandro decise di fare una sosta, poiché c'era una pzza d'acqua a loro disposizione. Scese da Bucefalo e lo fece bere, passando la mano sulla sua criniera e poi sul muso, ma qualcosa più in là rubò la sua attenzione. Efestione era inginocchiato davanti ad una riva della pozza, si stava bagnando il viso e i capelli, che portò prontamente indietro. Alessandro sorrise e si morse appena il labbro inferiore all'interno, poi quando Bucefalo finì di bere rimontò in sella e quando si girò vide Aristandro dietro di loro che sorrideva. Il re gli passò oltre e diede ordine di ripartire.
La marcia dell'esercito era abbastanza spedita e in quasi sei ore arrivarono alle porte di Rafha. Il grande portone venne aperto subito e l'esercito venne accolto calorosamente, come a Babilonia. Infatti gli usi e i costumi erano praticamente identici. La differenza stava nei colori dei vestiti, delle case. A Babilonia risplendevano il blu, l'arancione, il giallo, il verde, qui le tonalità tendevano all'oro, al marrone. Colori della terra. Alessandro si guardava attorno meravigliato e arrivò di fronte al palazzo reale, sul quale lo aspettava il massimo esponente della città, Najd.
I due si strinsero la mano e l'arabo lo fece entrare a palazzo, mostrandoglielo da capo a fondo. Dietro di loro, i generali di Alessandro, li seguivano a distanza. Efestione più di tutti, teneva d'occhi Alessandro. Ma senza un motivo logico e spiegabile.
Alla sera venne organizzato un grande banchetto alla macedone, in onore di Alessandro e vennero invitati tutti i più grandi esponenti di Rafha e dall'altra parte tutti i più alti in grado dell'esercito persiano-macedone. La serata procedette meravigliosamente, tra canti e balli, festeggiamenti e scherzi. Tutto era armonioso. E non mancarono gli scambi di sguardi tra Alessandro e Efestione, sempre tenuti sotto “controllo” da Aristandro, che sogghignava tra se e se.
Quando tutto fu' finito ognuno si ritirò nelle loro case/alloggi. Alessandro mentre percorreva il corridoio che portava al proprio, incrociò Aristandro, gli passò oltre ma poi si fermò.
“Aristandro?” disse, dandogli la schiena. Il saggio si voltò verso il ragazzo e sussurrò “Dica Sire.”
“Grazie.” rispose Alessandro prima di riprendere a camminare. L'anziano sorrise ed entrò nella sua camera, sapendo cosa volesse dire il re. Quest'ultimo però non entrò nel proprio alloggiò, andò verso quello successivo e si fermò davanti ad una porta. Chiuse gl'occhi e fece un lungo respiro prima di bussare.
“Chi è?” disse qualcuno da dentro. “Sono io, Alessandro. Efestione devo..parlarti.” sussurrò riaprendo gl'occhi.





Hallo people, perdonatemi se sono sparita per un po' ma ho avuto un periodo un po' strano e pieno di impegni. Inoltre non avevo ispirazione e non volevo scrivere un capitolo tanto per fare AHAH.
Spero di non avervi delusi. <3

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Capitolo 9
*** No other. ***


Attese per qualche istante, davanti a quella porta, ma gli sembrava un'eternità. I suoi occhi scorrevano lungo le nervature del legno, ne seguiva i contorni, la direzione. Teneva la mano appoggiata ad essa quasi volendone sentire il respiro. Quando finalmente la porta si aprì Alessandro sorrise ad Efestione, che portava dei pantaloni larghi alla persiana e un lungo copri spalle, sotto mostrava il petto nudo.
“Entra Alessandro. Avevo appena finito di farmi un bagno caldo.” sorrise scostandosi per far entrare il re, che annuì ed entrò velocemente, guardandosi attorno.
“La tua stanza è perfin meglio della mia, come mai?” rise passandosi una mano sulla nuca, mentre guardava il letto a baldacchino, l'armatura di Efestione appesa al suo posto e nel bagno notò due servitori che finiva di sistemare. “Non siamo soli.” sorrise voltandosi verso il ragazzo.
“Mi stavano aiutando.” alzò il mento sorridendo e si avvicinò all'amico, inclinando il capo da una parte. “Devi parlarmi?”
Alessandro abbassò un'attimo lo sguardo prima di andare a guardare fuori, appoggiandosi allo stipite della porta che dava sul terrazzo della camera.
“Qualche giorno fa' ho ricevuto un'altra lettera di mia madre.” sospirò scrutando l'orizzonte illuminato dalla luna piena di quella serata.
“Ti chiede ancora di invitarla a Babilonia?” rispose Efestione avvicinandosi al re, appoggiando poi la mano sulla sua spalla.
“E' un prezzo troppo caro questo, solo per avermi portato in grembo nove mesi.”
“La renderai felice Alessandro, dalle questa gioia.”
“Gioia? Se io sono lo specchio infranto dei suoi sogni. Gioia, bah.” scosse il capo andando a guardare la luna, al suo fianco Efestione emise un piccolo sospiro e andò a guardare anche lui la luna. Poi si volse verso il bagno e con un gesto congedò i due servitori, poi aspettò che fossero usciti per riprendere a parlare.
“Un giorno tu mi dicesti 'La paura della morte guida tutti gli uomini', non ci sono altre speranze nel tuo cuore? Non ci sono altre forze? Non c'è amore nella tua vita?” sussurrò tornando a guardare l'amico, fissando il suo profilo perfetto.
Alessandro sogghignò e poi andò a guardarlo con la coda dell'occhio senza dire nulla. Efestione sorrise e strinse con forza la sua spalla.
“Tu fuggi da lei Alessandro, fuggi da tua madre. Così tanti anni senza vederla, così tante terre che vi dividono. Di cosa hai paura?” sussurrò ancora, sperando in una sua risposta.
“Già. Chi può saperlo. Quando ero bambino mia madre mi credeva divino, mio padre il debole. Cosa sono? Debole o divino Efestione?” sussurrò voltandosi con il capo verso l'amico e la sua mano scivolò sul petto del re. “Vivo costantemente in bilico sulle decisioni, sugli stati d'animo, che non so' nemmeno più cosa mi spaventa o cosa no.” guardò gl'occhi di Efestione che sembravano lucidi a quelle parole. “L'unica cosa di cui sono certo è che la persona più importante sei tu, Efestione. Io ho bisogno di te, sempre. E ho paura di perderti, di rimanere senza di te..ancora.”
Efestione si morse il labbro inferiore sorridendo e poi di scatto lo tirò a se, stringendolo con forza a se, affondando il naso tra i suoi capelli color oro.
“Ho paura di perderti anche io Alessandro, sono geloso di questo mondo che desideri così fortemente.” sussurrò, tenendolo stretto.
“Tu non mi perderai mai. Io sarò con te, sempre. Fino alla fine.” gemì Alessandro, passando una mano sulla nuca del ragazzo andando a stringerli i capelli, poi lentamente chinò il capo verso la sua spalla, sulla quale ci appoggiò delicatamente le labbra socchiuse.
Efestione rabbrividì e stringendolo di più a se, sussurrò “Resta con me, questa notte. Te ne prego.”
Alessandro annuì e fece passare la mano libera sotto il suo copri spalle, appoggiandola sul suo fianco. Le sue labbra iniziarono a posare delicati baci sulla pelle di Efestione, spostandogli i capelli su una spalla sola. Efestione sorrise e strinse la tunica del re tra le dita della mano, socchiudendo lentamente gl'occhi.
“Prima mi hai fatto una domanda. Mi hai chiesto se c'è amore nella mia vita.” sussurrò Alessandro staccando le labbra dalla sua spalla e portando lentamente il viso di fronte al suo, fregando il naso contro la sua guancia.
“Mhmh.” annuì Efestione tenendo gl'occhi chiusi, mentre schiudeva le labbra in un piccolo sorriso.
Alessandro rimase a fissare il suo volto ritrovandosi a sorridere come faceva solo in presenza di Efestione.
“C'è stato amore nella mia vita, amori diversi, amori combattuti, amori passionali. Io pensavo che quello fosse vero amore, ma ancora non avevo capito che non lo era.” mormorò Alessandro, portando la mano sulla guancia di Efestione, che aprì gl'occhi a quelle parole.
“Qual'è il vero amore Alessandro?” sussurrò a sua volta, tenendo lo sguardo fisso su quello del ragazzo.
Alessandro sorrise e fece scivolare la mano dal suo fianco alla sua mano, gliela prese e si staccò da lui, tirandolo con se in camera.
“Te lo mostro.” rispose dolcemente guardando l'amico mentre camminava verso il letto a baldacchino, coperto da un velo trasparente color blu.
Efestione lo lasciò fare, camminando dietro di lui e una volta arrivato al letto fermò Alessandro e dopo aver scostato il telo gli posò le mani sul petto spingendolo sul letto, poi lentamente salì adagiandosi al suo fianco. Alessandro prontamente si mise appena sopra di lui, chinò il capo verso il suo petto e vi adagiò le labbra socchiuse, passando soavemente la mano sul fianco scoperto. Efestione trasalì e socchiuse nuovamente gl'occhi, portando la mano sinistra tra i capelli del re e quella destra la adagiò sulla sua spalla, che strinse con forza. Tutto ad un tratto sentì alcune lacrime solcargli il viso. Alessandro fece scorrere le labbra lungo il suo petto, fino alla gola dove udì i flebili singhiozzi di Efestione. Quest'ultimo sorrideva sempre più e quelle lacrime, erano lacrime di gioia.
“Perchè piangi, Patróclo? Sembri che dietro alla madre correndo torla in braccio la prega, e la rattiene attaccata alla gonna, ed i suoi passi impedendo piangente la riguarda finch’ella al petto la raccolga.” sussurrò Alessandro, posando piccoli baci sulla sua gola, mentre passò la mano libera tra i suoi capelli. Efestione riconobbe i versi dell'Iliade e socchiuse di più le labbra, premendo il capo del ragazzo con più forza alla sua gola.
“O Achille, O degli Achei fortissimo Pelíde, non ti sdegnar del mio pianto. Lo chiede degli Achei l’empio fato. Oimè, che quanti eran dianzi i miglior, tutti alle navi giaccion feriti, quale di saetta, qual di fendente. Di saetta il forte Tidíde Dïomede, e di fendente l’inclito Ulisse e Agamennón; trafitta ei pur di freccia Eurípilo ha la coscia. Intorno a lor di farmaci molt’opra fan le mediche mani, e le ferite ristorando ne vanno. E tu resisti inesorato ancora? O Achille!” sospirò quelle ultime parole, sentendo le labbra del re scendere verso il lato del collo. Alessandro sorrise sulla sua pelle dandogli un lungo bacio sotto l'orecchio, poi si staccò e portò il viso di fronte a quello dell'amico, fregando il naso contro il suo e respirando a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Si batté l’anca per dolore Achille, vista la vampa divorante; e, Sorgi, Mio Patroclo, gridò: sorgi.” emise sentendo la mano di Efestione salirgli sulla schiena, sotto la tunica e fermarsi sulla scapola.
Lentamente il petto del re diventò un tutt'uno con quello dell'amico, che aprì gl'occhi ancora commosso e portò la mano libera sulla guancia di Alessandro.
"Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei, e molte anzitempo all'Orco condusse alme d'eroi..." sussurrò Efestione, avvicinando lievemente le labbra alle sue. Alessandro sorrise e inclinò il capo da una parte, prima di posare le labbra su quelle dolci e morbide di Efestione. Entrambi chiusero gl'occhi, come in paradiso, e i loro respiri si bloccarono per qualche istante. Poi quando si staccarono Efestione fece scendere le labbra sul mento del re, scese sulla gola e poi sulla spalla. Avvolge entrambe le braccia intorno alle sue scapole e fregò il gaso contro la sua pelle, riempiendola di tanto in tanto di delicati baci. Alessandro, affondò il viso tra i capelli di Efestione e lo strinse con forza a se.
“Io amo te, Efestione. Nessun'altro.” sussurrò con voce tremante e anche se Efestione non rispose, sentì il suo cuore accellerare i battiti. Lo strinse ancora di più a se e si abbandono alle sue
attenzioni, sicuro che in quel momento non erano Alessandro ed Efestione, non erano un re e il suo amico più caro, erano due persone che avevano bisogno uno dell'altro.
Quella notte null'altro successe, entrambi si scambiarono piccoli ma significativi gesti d'affetto, come il caldo bacio di Alessandro al ciondolo di Efestione e lo stesso gesto fatto da quest'ultimo sull'anello di Alessandro.
All'indomani mattina Efestione si svegliò prima di Alessandro e quando aprì gl'occhi provò una sensazione bellissima, come se per una volta in quel mondo non ci fosse guerra e dolore, non ci fossero battaglie e conquiste. Si sentiva benissimo, come poche altre volte gli era successo. Si tirò su con il capo e dopo essersi passato la mano sul viso lo voltò verso quello del re che dormiva tranquillamente. Sorrise e lentamente avvicinò un dito alle labbra del ragazzo che sfiorò delicatamente e poi chinò il capo sul suo dandogli un delicato bacio senza svegliarlo. Poi lentamente scese dal letto e coprì Alessandro con il lenzuolo, fino alla vita, si mise una tunica che arrivava fino al ginocchio e in punta di piedi uscì dal proprio alloggio, andando nelle cucine per mangiare qualcosa.

Qualche minuto dopo Alessandro aprì gl'occhi, stirò le braccia verso l'alto e sorridendo aprì gl'occhi, facendo un lungo respiro sentendo il profumo che tanto amava. Quando non trovò Efestione scosse un po' il capo e si tirò su seduto, passandosi una mano tra i capelli.
“Sparisce sempre. Ha questo dono da quando era bambino.” rise e poi andò a guardare un'attimo fuori, cercando di svegliarsi e nel mentre la sua mente ripercorse tutti i momenti della notte passata. Ogni gesto. Ogni parola. Ogni bacio. Tutto.
Sorrise ancora di più e poi leccandosi le labbra, che avevano un sapore di verso, scese dal letto e andò a sistemarsi la tunica, poi il pantalone, prima di uscire dalla camera. Fuori trovò Tolomeo, che stava andando verso la mensa.
“Buongiorno Alessandro. Come stiamo?” disse il ragazzo, appoggiando la mano sulla spalla dell'amico.
“Buongiorno Tolomeo. Sto decisamente bene, tu?” rispose il re camminando tranquillamente.
“Ho avuto una nottata insonne. La mia dolce amante è venuta a trovarmi, ancora.” rise per poi storcere le labbra “Cercavi Efestione?”
Alessandro si voltò per guardarlo e sorridendo annuì “Sì lo stavo cercando. L'hai visto? Comunque ti consiglierei di leggere meno Tolomeo, vedi che la tua vecchia amante non tornerà.” rise dando una pacca all'amico sul fianco e poi entrarono in mensa, dove la tavolata era completamente gremita di cibo.
“Per gli Dei dell'Olimpo.” disse Tolomeo restando senza fiato e con la bocca aperta. “No non l'ho visto prima ma ora è là, sta parlando con Leonnato.” annuì indicandoglielo e poi si gettò a capofitto sulla tavolata iniziando a mangiare.
Alessandro scoppiò a ridere e prese un calice con del latte di cocco al suo interno e si diresse verso Efestione “Vai piano Tolomeo o domani peserai di più.”
Efestione udì la sua voce e si volse dalla sua parte sorridendogli ampiamente.
“Ben sveglio mio Alessandro.” sorrise come non mai tenendo tra le mani un rametto di uva, da cui ogni tanto ne strappava un'acino.
“Grazie Efestione. Tu sei sveglio da un po' a quanto pare.” disse Alessandro guardandolo attentamente in viso. Efestione annuì, allora il re spostò la sua attenzione su Leonnato che li guardava curiosamente.
“Buongiorno anche a te, Leonnato.” chinò appena il capo Alessandro.
“Buongiorno a te, Sire.” Leonnato fece la stessa cosa e poi si allontanò, per iniziare una qualche guerra di cibo con il resto delle persone presenti.
Efestione e Alessandro si voltarono per assistere alla scena. Tolomeo spinse via Leonnato per far sì che lui non gli prendesse l'ultimo pezzo di pollo, ma quest'ultimo fece in tempo a far cadere il vassoio a terra. Da lì partì una guerra di cibo, qualsiasi cosa che si trovavano sotto mano veniva scagliato contro qualcuno. Alessandro iniziò a ridere a crepa pelle, chinandosi ogni tanto in avanti e la stessa cosa fece Efestione, avvicinandosi di più al ragazzo approfittando del momento.
E quando le loro due spalle furono in contatto, Alessandro si volse verso di lui e portò la mano sulla sua guancia, accarezzandola lentamente. In quel momento per entrambi nessun' altro esisteva. Come ogni volta c'erano solo loro. Efestione baciò velocemente il palmo della mano del re e poi tornò a guardare la battaglia che era in atto decidendo poi di buttarsi nella mischia. Allora prese il calice dalle mani di Alessandro e glielo buttò in faccia iniziando a ridere.
Alessandro rimase a bocca aperta per un'attimo e poi si avvicinò al tavolo, prese un pomodoro e glielo tirò dritto sulla pancia. Da lì in poi anche loro furono presi di mira e non finì tutto fino a quando sulla tavola non rimase nulla. Alla fine si ritrovarono tutti pieni di cibaglia, da capo a piedi.





Ma qualche recensione? c.c
Mi piacerebbe capire se la storia piace o meno. Quindi per favore scrivetemi qualcosa, ne sarei davvero contenta. <3

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Capitolo 10
*** Remember? ***


“Bene ragazzi, abbiamo fatto casino, quindi questa notte potremo dormire sonni tranquilli. A meno che Morfeo venga a farci visita.” rise Tolomeo passandosi una mano sul viso sporco di pomodoro e si pulì la mano sulla tunica altrettanto sporca.
“Ringraziate che siete miei generali e io che sia il re, altrimenti ci ritroveremo senza testa.” annuì Alessandro cercando di pulirsi gl'occhi, appiccicosi dal vino.
Tutti risero e si guardarono attorno, constatando che non c'era più nulla di pulito o in ordine. Scossero il capo e quando videro entrare la servitù araba, corsero via uno alla volta, scrutando gli sguardi diabolici dei servitori. Efestione uscì per primo e aspettò dietro la porta, quando vide spuntare Alessandro lo prese per il polso e velocemente lo condusse lontano dalla mensa.
“Abbiamo quasi trent'anni e ancora giochiamo come se ne avessimo venti.” disse Efestione rallentando il passo quando imboccarono il corridoio degli alloggi. Erano soli e la mano di Alessandro scivolò su quella dell'amico, che strinse con forza, e arrivato al proprio alloggio aprì la porta e lo trascinò con se. Una volta entrati chiuse la porta e chiese alla servitù di preparare un bagno caldo e poi andò a specchiarsi.
“Sai Efestione, l'uomo non smette mai di crescere e per questo, alla fine, rimarrà un'eterno bambino. I giochi saranno sempre una sua attrazione, solo in essi potrà chiudere gl'occhi, respirare a fondo e ritornare il fanciullo di un tempo.” sorrise Alessandro togliendosi del cibo dai capelli. Efestione inclinò il capo da un lato ascoltando quello che diceva, guardando la sua immagine riflessa.
“Io dico che in realtà esistono altri modi per tornare bambini. Altre sensazioni che ti riportino indietro nel tempo.” annuì lievemente, voltandosi a guardare il ragazzo della servitù che disse loro che il bagno era pronto.
“Poi un giorno mi dirai quali sono.” disse Alessandro, nell'orecchio di Efestione che non si era accorto dei suoi spostamenti, e lo superò andando verso il bagno nel quale vi entrò sorridendo.
Efestione scosse il capo e in un lungo respiro socchiuse gl'occhi, portando la mano sul ciondolo che portava al collo, ma fu' distratto dal rumore della porta del bagno che si riaprì. Allora aprì gl'occhi tornando a guardare da quella parte, lì vide Alessandro con solo i pantaloni persiani addosso.
“Credo che tu debba lavarti Efestione. Puzzi.” storse il labbro facendo finta di sentire un cattivo odore e poi sorrise.
“Forse l'odore che senti proviene dalla tua pelle, Alessandro.” rise anche lui e lentamente si avvicinò al ragazzo, scrutando nel bagno dove non vide più nessuno.
“Credo che tu ti sbagli, in tal caso è meglio comunque che qualcuno mi aiuti non credi?” sussurrò il re prendendolo per il bordo inferiore della maglia e lo tirò con se nel bagno. Lo fermò poco dopo la porta e la chiuse, avvicinandosi così al ragazzo. Efestione non disse nulla e rimase immobile, fissandolo negli occhi. Alessandro, lentamente, passò le mani sotto la sua maglia e la alzò, fu' allora che Efestione allungò le mani verso l'alto per farsela sfilare e nel rimetterle giù sfiorò il petto del re, fermandole sui suoi fianchi.
Alessandro rabbrividì a quel contatto e una volta lasciata cadere a terra la maglia, portò le mani tra i suoi capelli che tirò indietro posando sulle sue labbra un caldo bacio. Quando si staccò le sue mani erano arrivate ai pantaloni che lentamente abbassò, senza staccare gl'occhi da quelli dell'amico. Anche Efestione fece la stessa cose e sorrise dolcemente, quando sentì che non provava alcun imbarazzo, che tutto era così naturale. Fregò il naso contro quello del re e pacatamente si staccò da lui, entrando nella vasca, a cui al muro fuoriusciva continuamente, in un piccola cascatella, dell'acqua tiepida. Lentamente si mise a sedere e poi allungò una mano verso Alessandro, che lo aveva seguito con lo sguardo.
“Vieni.” sussurrò allargando le gambe per fargli posto nella vasca.
Alessandro annuì e prese la sua mano, poi entrò nella vasca e si mise a sedere tra le sue gambe, appoggiando cautamente la schiena contro il petto di Efestione, e subito socchiuse gl'occhi sorridendo ancora di più.
“Ditemi che sono in paradiso. Ditemi che sono nella dimora degli Dei. E se così fosse, prego affinché io possa stare qui.” mormorò Alessandro abbandonandosi contro Efestione, che lentamente passò le mani sul suo petto e gli fissava il profilo.
“Oh sì, sei in paradiso Alèxandre. Lasciati cullare, lasciati portare dalle emozioni. Abbandonati a..”
“..te.” sussurrò ancora Alessandro, che aprì gl'occhi e voltò il viso verso quello di Efestione. Gli sorrise e adagiò la mano sulla sua guancia, che accarezzò con il pollice.
“Ti fidi di me a tal punto?” mormorò Efestione sorridendo di fronte al viso del re e poi si avvicinò di più a lui.
“Un cieco si fida del suo bastone, senza di esso non potrebbe camminare e vivere. Tu sei il mio bastone Efestione.” sussurrò ancora e poi con adagio fece scivolare la mano dalla sua guancia alla sua nuca. Efestione rimase senza fiato e si morse il labbro abbassando un'attimo lo sguardo, fregando il naso contro la guancia del re.
“Mi riempi il cuore Alessandro, tu non hai idea di quanto mi rendi felice. E..tutto mi sembra un illusione degli Dei.” mormorò stringendo il ragazzo.
Alessandro scosse appena il capo e lentamente fece alzare il suo viso “E' tutta realtà. Siamo noi, io e te, ancora una volta. Ora e per sempre.” sussurrò prima di appoggiare le labbra su quelle di Efestione. Sorrisero entrambi e poi si abbandonarono uno all'altro. Il bacio, per la prima volta, si trasformò in qualcosa di più intenso. Le loro labbra si mossero all'unisono, cercandosi sempre di più. Una mano di Efestione finì tra i capelli semi-bagnati di Alessandro e l'altra andò a stringere il suo braccio. Alessandro si voltò meglio verso il ragazzo e le sue dita vagarono tra i capelli lunghi e castani di Efestione. Quest'ultimo, timidamente, passò la lingua tra le labbra del re a cercare la sua, quando la incontrò, esse si accarezzarono dolcemente, come la mano di Efestione sul braccio del ragazzo. Quando si staccarono entrambi presero fiato e si accorsero che lo avevano trattenuto. Risero appena e poi fregarono le loro guance, una contro l'altra, fino a quando Efestione si appoggiò alla spalla di Alessandro, chiudendo gl'occhi.
“Ti saresti mai immaginato che saremo diventati questo?” sussurrò Alessandro, chiudendo anche lui gl'occhi, mentre appoggiò la testa contro quella del ragazzo.
“No, ma credo che dentro di noi lo sapevamo. Le nostre anime si erano già promesse il primo giorno che ci siamo incontrati.” mormorò Efestione, sorridendo a quel pensiero.
“Quel giorno a Pella, durante il mercato vero?” chiese Alessandro tornando indietro con il tempo.
Efestione annuì “Io ero andato al mercato delle stoffe con mio padre, che aveva finalmente deciso di regalarmi la prima tunica greca” rise.
“Ed io ero andato con il mio, per una rappresentanza pubblica. Quanto odiavo farlo.” rise anche lui storcendo un po' le labbra.
“I nostri padri si erano incontrati e tu ti nascondesti sotto il suo mantello, forse per un gioco, forse per timidezza. Ma quando feci capolino rimasi affascinato dai tuoi occhi.” mormorò Efestione, ripercorrendo ogni istante con la mente.
Alessandro sorrise ancora di più “Perchè io? Credo che da quel giorno, più nessun'altro sguardo valesse come il tuo.” annuì facendo scivolare la mano lungo il braccio del ragazzo.
“Sssht, hai gl'occhi come nessun' altro al mondo.” mormorò ancora Efestione, che delicatamente posò lievi baci sulla spalla del re, che rabbrividì.
“Aaah che bei ricordi. Quanto vorrei che la vecchiaia non gli affievolisse, che la morte non li portasse via. Che nulla ti portasse via da me. ” gemì Alessandro, facendo un piccolo sospiro.
Efestione scosse il capo e poi lo strinse ancora di più a se “Nulla potrà mai portarmi via dal tuo ricordo, nulla potrà cancellare il nostro amore, né la morte né il tempo, poiché quando siamo insieme noi, del tempo, siamo i padroni e la nostra gioia è immortale.” sussurrò dolcemente, all'orecchio di Alessandro. Quest'ultimo tornò a sorridere e poi lentamente si tirò su, si volse verso il ragazzo e gli tese una mano. Efestione la prese e di scatto si ritrovò premuto al petto di Alessandro, che gli portò una mano sulla schiena bassa, tracciando le fosse di venere con il dito medio.
“L'immortalità ci appartiene, hai ragione.” sussurrò il re portandosi sotto la cascatella di acqua, tirando con se anche Efestione, che avvolse le braccia intorno al collo del ragazzo e si rilassò sotto lo scorrere dell'acqua. Alessandro fregò il naso contro il suo collo, fino a quando vi appoggiò le labbra e lentamente iniziò a baciarglielo, prima con amore, dolcezza e dedizione, poi con intensità. Efestione sospirò al cambio di intensità e si strinse di più a lui, intrecciando le mani tra i suoi capelli. Le labbra di Alessandro continuarono a muoversi, sempre più vivamente sulla carne dei Efestione, che lentamente inclinò il capo all'indietro spalancando appena le labbra. Quando il re, cautamente si staccò dal suo collo, Efestione abbassò il viso verso il suo e senza timore premette nuovamente le labbra sulle sue, ma questa volta le desiderava con tutto se stesso. Le bramava, le voleva, ne assaggiava il gusto, tutto era intenso. Alessandro fece appoggiare la sua schiena contro il muro freddo, sentendolo gemire al contatto, poi prese una sua mano e fece la stessa cosa, intrecciando le dita con le sue. Efestione inclinò il capo da una parte continuando quel bacio e si accorse che questa volta respirava sì, ma velocemente. Aveva già provato quella sensazione, ma questa volta era tutto triplicato ed era così anche per Alessandro, che cercava con maggior voglia il contatto con il suo corpo, ormai bollente. Le loro lingue si incrociarono così come i loro sospiri, mentre la mano libera di Efestione vagava sulla schiena del re, segnandone i muscoli sulle scapole.
Quando entrambi ebbero bisogno di respirare, si staccarono e Alessandro appoggiò la fronte su quella del ragazzo, respirarono affannosamente ma ad entrambi venne un sorriso sulle labbra.
Efestione spezzò il silenzio “Ti desidero Alessandro, desiderò unirmi a te ma..non ora. Non così.” sussurrò stringendo con forza la sua mano e aprì gl'occhi, anche quando Alessandro lo fece si sentì sollevato quando vide uno sguardo che non era quello di una persona ferita.
“Mai avrei voluto unirmi a te, così. Anche se ammetto che il pensiero stava facendo capolino tra i miei pensieri.” annuì Alessandro ridendo silenziosamente e poi fece fregare il naso al suo.
Efestione sorrise contento e gli diede un rapido bacio, prima di scivolare via da lui e uscire dalla vasca, scoppiando a ridere.
“Chi l'avrebbe mai detto che Alessandro il Macedone, Alessandro il Grande, il re di Grecia e Persia, si sarebbe trattenuto dai suoi istinti barbari degni di un vero erede di Achille.” disse Efestione avvolgendosi un panno di cotone alla vita.
Alessandro rimase con le mani appoggiate al muro e chinò il capo verso il basso, scoppiando a ridere alle sue parole, poi pacatamente uscì dalla vasca tenendo il mento leggermente verso l'alto.
“Da buon erede di Achille, mantengo la guardia alta, scruto il nemico..” sorrise avvolgendosi anche lui il panno intorno alla vita e poi si avvicinò un po' al ragazzo “..e quando esso non se lo aspetta..attacco!” urlò ridendo e prese Efestione su una spalla, uscendo dal bagno.
“Oddio Alessandro. Mettimi giù ora. Tu sei matto.” rise Efestione, tenendosi alla schiena del ragazzo, poi si ritrovò steso sul letto dopo che Alessandro lo aveva gettato come un sacco di patate, poi gli si era gettato addosso.
“Ricordi questo Alessandro?” disse il re, passando le mani sul suo capo bagnato.
“Come potrei dimenticare l'Alessandro pazzo e pieno di sorprese?” rise, pizzicando i fianchi del re, iniziando a fargli il solletico.
Alessandro scattò da un lato e si stese sul letto cercando di difendersi e togliere le mani del ragazzo dai propri fianchi.
“Efestione fermo, ti prego. Potrei morire lo sai? Mi avresti per sempre sulla tua coscienza! Efestione!” urlò appena continuando a ridere e il ragazzo gli si sedette sulle gambe per farlo stare fermo.
“Oh no mio caro, ora paghi pegno.” annuì ridendo sempre di più e poi quando Alessandro riuscì a bloccargli le mani si guardarono negli occhi prima di scambiarsi un tenero bacio.
Poco dopo qualcuno bussò alla porta e ed entrambi andarono a guardarla.
“Vai tu Alessandro.” annuì Efestione scendendo da lui e sedendosi sul bordo del letto. Il re annuì e una volta tiratosi su, si mise a posto il panno poi andò verso la porta. La aprì e non fece in tempo a parlare che Roxane entrò in camera, furibonda.
“Alessandro ho passato giorni e notti ad aspettarti. Sono stanca, voglio poter vedere mio marito. Io capisco che soffri per la perdita di Efestione ma..” e in quel frangente alzò gl'occhi verso il letto, dove Efestione aveva sbarrato gl'occhi drizzandosi in piedi. Roxane sgranò gl'occhi e poi fece scorrere lo sguardo sui corpi di entrambi i ragazzi. “Tu? Sei ancora – sei ancora vivo?” disse avvicinandosi.
Alessandro affrettò il passo e si mise tra lei ed Efestione.
“Fuori dalla mia camera.” disse seccamente, guardandola in viso.
La ragazza piena di collera lo spinse digrignando i denti “Mi hai mentito? E poi, che ci fate mezzi nudi e bagnati mh?” disse seccamente.
“Ho detto, fuori-dalla-mia-camera.” Alessandro scandì le parole rimanendo tra lei ed Efestione, che si era allontanato appena, abbassando lo sguardo.
“Tu, lo ami?” chiese Roxane indicando Efestione con il capo.
Alessandro fece un lungo respiro e poi incrociò le braccia al petto “Ci sono molti modi di amare Roxane.”
“Rispondimi! Lo ami?” urlò la ragazza.
Alessandro ed Efestione si guardarono per un'attimo e poi quando il re tornò a guardare Roxane, la fisso seriamente.
“Amo Efestione più di quando ami la conquista del mondo. Più di quanto desideri essere padrone del mondo. Quindi sì, lo amo. E ora fuori.” annuì e le fece cenno con il capo.
“Fai schifo. Come osi tradire tua moglie con un'uomo?” disse Roxane guardandolo con gl'occhi lucidi e forse il cuore spezzato, poi uscì dalla camera sbattendo la porta.
Alessandro rimase immobile con le braccia conserte, chiuse gl'occhi e fece un lungo respiro stringendo i pugni con sempre più forza.
“Alessandro?” sussurrò Efestione, titubante se avvicinarsi o no. Poi notò la collera del re che stava aumentando, poiché inizio a tremare visivamente “Alessandro ti prego calmati.” disse e in quel frangente Alessandro sciolse le braccia dal petto e prese il calice sulla scrivania, scaraventandolo contro il muro.
“Come osa lei, lurida puttana che viene a dare dello schifoso a me? Come osa giudicare il suo re? Come?” urlò contro la porta, come se lei potesse sentirlo. Efestione si avvicinò velocemente a lui e lo abbracciò da dietro cercando di calmarlo. “Ti faccio uccidere, giustiziare davanti a tutti!” urlò ancora, ormai rosso in volto.
“Alessandro basta!” disse Efestione voltandolo verso di se e poi trovò il coraggio di dargli un ceffone di manrovescio. Alessandro sgranò gl'occhi e rimase immobile un'attimo. Lentamente Efestione notò che il suo viso iniziò a rilassarsi e di scatto lo strinse a se. Il re affondò il naso tra i suoi capelli ancora bagnati e avvolse le braccia intorno alla sua vita.
“Perdonami.” sussurrò stringendo gl'occhi.
“E' tutto okay Alessandro, tutto okay.” annuì Efestione passando la mano sul suo capo, sul quale gli diede alcuni baci. “Il mondo non troverà mai giusto un'amore così, tutti saranno pronti a giudicare ma un giorno capiranno, che questo non è sbagliato. Un giorno capiranno che l'amore è uguale per tutti, non c'è distinzione. Un giorno capiranno.” sussurrò sorridendo e poi lentamente lo trascinò verso il letto, sul quale lo fece stendere e lentamente si appoggiò al suo petto.
Alessandro lo guardò dall'alto e distese le labbra in un sorriso, spostando una ciocca di capelli dal suo viso.
“Sai cosa ti dico? Poco mi importa di cosa le loro menti elaboreranno. A me importa di aver capito cos'è la felicità.” sussurrò avvolgendo il braccio intorno alla sua vita.
“Cos'è la felicità Alessandro?” chiese Efestione, muovendo la mano sul suo petto.
“La felicità sei tu, Efestione.” mormorò il re sorridendogli e poi gli diede un delicato bacio sulla fronte.
“La mia felicità, porta il tuo nome, Alèxandre.” annuì chiudendo gl'occhi e lentamente si rilassò tra le sue braccia.
Entrambi quella notte dormirono con la consapevolezza che finalmente, nonostante si conoscessero da tempo, si erano trovati.


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E anche questo capitolo è arrivato, spero che la lenta evoluzione della relazione tra Alessandro ed Efestione vi piaccia. La sto svolgendo così perchè voglio far capire che il loro amore era diverso da tutti gl'altri. Che il loro amore è puro, senza fisicità.
E poi alla fine ho voluto introdurre il problema "omofobia" adattandola al contesto. Un problema a cui io sono legata.
Spero di non avervi deluso e mi raccomando, scrivete una bella recensione AHAHA.
Un bacio. <3

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Capitolo 11
*** Fight. ***


Erano circa le quattro del mattino quando Alessandro si svegliò bruscamente, tirandosi su con il busto, fino a sedersi. Lentamente si passò la mano sulla fronte sudata e fece un lungo respiro, poi sentì una mano fredda che gli fregava la schiena bassa.
“Cosa succede Alessandro?” disse Efestione ancora semi addormentato, appoggiandosi su un gomito, mentre lo guardava con gl'occhi semichiusi.
Alessandro sospirò “Ho fatto un sogno orribile.” sussurrò portandosi la mano tra i capelli che strinse un po'. Allora Efestione si mise a sedere accanto a lui e appoggiò il mento sulla sua spalla.
“Ne vuoi parlare?” gli chiese delicatamente, mentre la sua mano continuava a muoversi su quella del re.
“Riguardava mia madre. Era tutto così confuso, un caos totale. Ricordo solo che lei mi odiava. Aveva gl'occhi rossi d'odio.” sospirò Alessandro fissando un punto fisso davanti a loro.
Efestione lo guardò attentamente e poi abbassò lo sguardo cercando di dare una spiegazione a quel sogno, poi scosse il capo “Devi rivederla Alessandro, forse è arrivato il momento. Prima che il tuo sogno si avveri.” sussurrò dandogli un delicato bacio sulla spalla.
“Non lo so..” gli rispose Alessandro scuotendo il capo mentre si leccò lentamente le labbra.
“Ascoltami Alessandro, per una volta.” disse Efestione guardando attentamente il suo profilo.
A quelle parole Alessandro si voltò verso di lui e dopo averlo guardato negli occhi gli sorrise, portando due dita sotto il suo mento prima di posare le labbra sulle sue, dandogli un delicato bacio. Poi quando si staccò lo spinse di nuovo steso, ma questa volta andò lui ad appoggiarsi al suo petto, con l'orecchio sopra il cuore. Efestione sorrise e lentamente passò una mano tra i suoi capelli, portandosi l'altro braccio sotto il capo
“Quando torneremo a Babilonia la farò venire, te lo prometto.” sussurrò il re chiudendo gl'occhi e molto velocemente cadde nel sonno. Efestione scosse appena il capo mentre lo guardava e poi riprese a dormire anche lui, lasciando la mano tra i capelli fini e morbidi del ragazzo.
Il giorno dopo, quando Alessandro si alzò, notò ancora una volta che Efestione non c'era. Ridendo lievemente si stirò lungo il letto e poi ad un tratto qualcuno spostò le tende che coprivano la luce proveniente da fuori. Il re si portò una mano sugli occhi e fece una smorfia di disappunto.
“Mi dispiace mio grande Re, ma ci sono alcuni generali di sotto che la attendono.” disse Bagoas, fermo in posizione chinata in avanti.
“Cosa vogliono?” rispose il re seccato, infilando la testa sotto il cuscino.
Bagoas sorrise poiché non aveva mai visto il re così sciolto e tranquillo, nonostante la sua collera mattutina. Poi gli rispose “Chiedono un'udienza per l'organizzazione dell'esercito.”
Alessandro rimase fermo un'attimo e poi di scatto si tirò su' lanciando via il cuscino.
“Quanti giorni sono passati da quando siamo arrivati qua?” chiese a Bagoas inarcando un sopracciglio.
Il ragazzo trattenne le risate nel vedere il re con i capelli arruffati, poi disse “Tredici mio signore.” annuì.
“Per Zeus mi ero dimenticato che dobbiamo ripartire!” urlò appena scendendo velocemente dal letto e corse in bagno, poi fece capolino con il capo “Muoviti! Aiutami a lavarmi e vestirmi.” disse prima di sparire nuovamente. A quel punto Bagoas si lasciò andare in una piccola risata prima di entrare in bagno e fare quello che il re gli aveva chiesto. Mezz'ora dopo Alessandro uscì dalla camera, con l'armatura da rappresentanza e si diresse velocemente verso il salone, dove vi trovò tutti i generali compreso Efestione.
“Perdonate il mio ritardo.” disse andando a sedersi sul proprio trono, sentendosi gl'occhi di tutti addosso “Bene, ditemi pure.”
Leonnato fu' il primo ad alzarsi e quindi fu' il primo a parlare, come di regola.
“Siamo venuti a chiederti come organizzare l'esercito Alessandro.” disse con le mani incrociate davanti.
Alessandro si portò una mano sotto il mento, ascoltando il suo amico, poi andò a guardare per terra pensando.
“Quanti soldati sono tutt'ora arruolati?” chiese dopo qualche minuto.
Leonnato si consultò velocemente con gl'altri generali e fecero una stima “Sono circa 500.000 soldati sire.” annuì tornando a guardare il re.
Alessandro annuì a sua volta, poi andò a guardare velocemente Efestione, che era appoggiato al muro, incrociò il suo sguardo e poi riprese a parlare “Ci sarà bisogno di più forze, di più soldati.”
“Non faremo in tempo a farli arrivare dalla Grecia.” disse Cratero, inarcando un sopracciglio.
Alessandro andò a guardarlo “Chi ha parlato di Grecia, Cratero?” gli rispose.
Ad un tratto la sala fu' avvolta da un silenzio quasi tombale, Alessandro se ne accorse e si tirò su, aggiustandosi l'armatura “Chiederemo rinforzi ai nostri alleati qui, è l'unico modo che abbiamo per non essere distrutti alla prima battaglia.”
“Alessandro abbiamo già i persiani con noi.” disse cautamente Lisimaco, che fin'ora non aveva mai aperto bocca.
“Hai ragione Lisimaco, ma non bastano. Non siamo abbastanza.” gli disse Alessandro, seccamente.
“Alessandro sii ragionevole! Non era previsto che il nostro esercito, il NOSTRO esercito, sarebbe diventato di qualcun' altro!” sbottò Cassandro, tirandosi su.
Alessandro andò a guardarlo e gli si avvicinò a lui. E a quel gesto qualcuno trattenne il fiato, mentre Efestione si staccò dal muro cercando di capire se intervenire o no.
“Sai cosa mi reca rabbia Cassandro?” gli disse avvicinandosi velocemente a lui, tanto che Cassandro dovette indietreggiare fino ad appoggiare la schiena al muro, non rispondendo alla domanda del re, che lo prese per la tunica sotto la gola e lo alzò leggermente “Non è la tua mancanza di rispetto nei miei confronti, ma l'odio che provi verso civiltà ben più vecchie della nostra!” gli urlo in faccia, stringendo i denti. Alcuni cercarono di fermare Alessandro ma Nearco e Tolomeo gli allontanarono, poiché era una faccenda tra loro due. Cassandro si irrigidì ripensando, in quel momento, alla sera in cui Alessandro in un impeto di rabbia uccise Clito, a quel pensiero spalancò gl'occhi sussurrando “Perdonami Alessandro, ho peccato.” ma si sentì stringere il collo dalle mani possenti del re.
“Insultami ancora Cassandro e ti giuro che vedrai il buio.” sussurrò Alessandro con il viso vicinissimo al suo. A quel punto Efestione intervenì appoggiando una mano sul braccio del re.
“Alessandro.” disse stringendo il suo braccio.
A quel gesto Alessandro ritrovò la lucidità e allentò la presa sul collo di Cassandro fino a quando lo lasciò andare spingendo ancora di più contro il muro, andando a sedersi nuovamente al proprio posto. Tutti rimasero un'attimo interdetti e si guardarono l'un l'altro, poi squadrarono Cassandro dalla testa ai piedi prima di tornare a sedersi anche loro. Efestione andò a mettersi al fianco di Alessandro, con le braccia incrociate al petto.
Cratero fu' l'unico che ebbe il coraggio di spezzare quel silenzio che si era creato “Io ti seguirò Alessandro, qualsiasi decisione tu prenda.” annuì guardando a terra.
Piano pianto, tutti i generali dissero la stessa cosa, mancava solo Cassandro, che era ancora attaccato al muro, rigido dalla paura. Tutti attesero che dicesse qualcosa, anche Alessandro. Si voltarono verso di lui ed Efestione gli andò in contro.
“Se non guiderai il tuo reparto, giuro che ti uccido con le mie mani.” sussurrò facendo in modo che nessuno sentisse e poi tornò ad avvicinarsi ad Alessandro, che immaginava cose gli avesse detto, poiché gli sorrise.
Cassandro trovò la forza di andare a sedersi e dopo un po' sospirò “Avete anche il mio reparto, mio signore.”
Alessandro sorrise ancora e annuì, prima di alzarsi e guardare i propri generali.
“Vi ringrazio a tutti, sono contento che mi abbiate nuovamente capito e supportiate le mie idee, grazie” sorrise passando la mano sulla spalla di Leonnato quando si avvicinò a lui.
“Ma sai, in realtà mi sto divertendo, quindi è un piacere anche per me continuare questa avventura” disse ridendo. Alessandro scambiò qualche parola con i suoi generali, quando vide Cassandro uscire dal salone a testa bassa, anche Efestione lo notò.
“Lascialo perdere Alessandro, ha troppa voglia di comandare.” gli disse all'orecchio prima di staccarsi ed uscire anche lui dal salone. Alessandro lo seguì con lo sguardo e poi congedò quelli con cui stava parlando prima di seguirlo.
Tolomeo, Leonnato e Nearco li stavano guardando e quando Alessandro uscì dal salone si guardarono a loro volta.
“Quei due non me la raccontano giusta.” disse Nearco storcendo le labbra mentre si grattava la folta barba sulla guancia.
“Perchè mai? Sono molto amici, lo sapete. Erano così già da bambini.” rispose Tolomeo alzando le spalle.
“Sì è vero, però Nearco ha ragione. Sembrano diversi. Spesso si guardando, quando va' via uno va' via anche l'altro. Sembra quasi che vivano in simbiosi.” disse Leonnato, alzando un sopracciglio.
I tre rimasero un'attimo in silenzio e poi Nearco disse “E se la loro non fosse più una semplice amicizia?”
“Ma dai Nearco, cosa vai a pensare. Mi vorresti dire che si amano? Nah.” rispose Leonnato scuotendo il capo.
“Sto solo ipotizzando ragazzo.” rise Nearco, facendo ridere anche gl'altri due.


Intanto Alessandro seguì Efestione, fino al giardino reale, che si trovava dietro il palazzo.
“Cosa gli hai detto a Cassandro, se posso sapere?” chiese Alessandro passando la mano su alcuni fiori, che mai aveva visto.
“Non ho mai parlato con Cassandro.” rise Efestione, guardando quello che stava facendo il re.
“Non mantenere segreti con me, sai bene che so' essere molto persuasivo.” ribattè Alessandro andando a guardarlo mentre sorrideva.
“Chi ti dice io l'abbia detto perché voglia farmi persuadere da te?” alzò un sopracciglio e quando vide Alessandro rimare senza parole gli diede una pacca sulla spalla, spingendolo appena. “Per Zeus dovresti vedere le tue facce, quando ti dico certe cose.”
Alessandro scoppiò a ridere e lo spinse con forza facendolo cadere disteso sull'erba “Ragazzo mio prima o poi farai una brutta fine.” annuì prima di andare a sedersi accanto a lui.
“Qualcosa mi dice che tu non potrai mai torcermi un capello.” annuì Efestione tirandosi su seduto, per andare a guardarlo meglio.
Alessandro sorrise a quelle parole e abbassò un'attimo il viso, mordendosi il labbro inferiore, poi volse il capo dalla sua parte.
“Bersaglio centrato Efestione.” gli sorrise e poi tornò ad abbassare il viso.
Efestione inclinò il capo da una parte e sorrise a quelle parole, sentendo lo stomaco chiudersi, mentre strinse tra le mani l'erba. Andò a guardare il cielo e poi con la coda dell'occhio notò Alessandro che lo guardava.
“Perchè mi guardi in quel modo Achille?” chiese abbassando lo sguardo verso di lui.
Alessandro allungò una mano verso il suo viso e gli spostò una ciocca di capelli “Poiché i miei occhi non hanno mai visto nulla di più speciale.” sussurrò appoggiando una mano sulla sua.
Efestione si morse il labbro e guardò il viso di Alessandro che si avvicinava sempre di più, socchiuse gl'occhi e sentì il tocco del suo naso sulla propria guancia e poi il suo respiro sulle labbra.
“Chiunque potrebbe vederci qua.” ebbe il coraggio di dire, senza aprire gl'occhi, sentendo una flebile risata del ragazzo e poi la sua voce.
“Poco mi importa ormai.” disse, prima di appoggiare le labbra sulle sue.
Efestione sorrise e ricambiò il bacio senza muoversi, e quando si staccò riaprì gl'occhi, trovando Alessandro a pochi centimetri dal suo viso.
“Chi l'avrebbe mai detto.” sussurrò prima d allontanare il viso e passarsi una mano tra i capelli, scuotendo appena il capo.
Poi sentì arrivare qualcuno e si voltò, vedendo Roxane che si avvicinava con le lacrime agli occhi.
“Qualcuno mi salvi, la regina è in arrivo.” Sospirò passandosi le mani sul viso, il quale nascose.
Alessandro si tirò su appena la vide e gli andò incontro.
“Se sei venuta per farmi un'altra romanzina, ti sei sbagliata di grosso.” sospirò appoggiandosi una mano sul fianco.
“Alessandro devo dirti una cosa..” rispose lei, quasi non avendo sentito quello che gli aveva detto.
Alessandro le fece cenno con il capo, come per dirle di parlare. “...a-aspetto un bambino.”
A quelle parole Efestione si irrigidì togliendo le mani dal viso per andare a guardare la ragazza e ad Alessandro gli si gelò il sangue nelle vene. Sgranò gl'occhi.
Roxane prese la mano del re e la appoggiò delicatamente sul suo ventre, sorridendo mentre le lacrime gli solcavano le guance.
Alessandro continuava a rimanere rigido e andò a guarda la propria mano sulla pancia della ragazza e velocemente la sfilò indietreggiando appena.
“Alessandro..cosa..” disse Roxane, incredula.
“Come può essere, non sono più venuto a trovarti.” gli disse mentre passava lo sguardo dalla sua pancia al suo viso.
“Sono già di due mesi, mio signore.” rispose la ragazza abbassando lo sguardo.
A quelle parole Alessandro chiuse gl'occhi facendo un lungo respiro, poi si volse verso Efestione, che fissava l'erba davanti a se. Gli si avvicinò capendo che qualcosa non andava.
“Efestione?” sussurrò inginocchiandosi davanti a lui e posò le mani sulle sue guance, tirandogli su il viso. Un'altra doccia fredda. Nei suoi occhi fiume di lacrime stavano per straripare. “Cosa succede?” disse con voce tremante.
Efestione scosse il capo e scostò il viso dalle sue mani, andando a tirarsi su, poi velocemente iniziò a camminare verso il palazzo.
“Efestione..” sospirò Alessandro, seguendo con lo sguardo il ragazzo, poi di scatto si alzò e gli andò incontro, ma Roxane lo prese per il braccio e lo fermò.
“Smetti di amarlo Alessandro. Lui non può darti certe cose. Lui non può darti la gioia di un figlio, il tuo erede.” disse la ragazza ormai in lacrime, stringendo con forza il suo braccio.
Alessandro si voltò per guardarla e alle sua parole si lasciò cadere sulle ginocchia, scoppiando a piangere silenziosamente.
“Alessandro ti prego..” continuò la ragazza chinandosi verso di lui, ma la respinse, spingendola via.
“Vattene!” urlò chinandosi verso il terreno, portandosi le mani sul viso.
“Cerca di capire.” continuò lei, passandosi una mano sul viso bagnato.
“No! Vattene ho detto!” urlò ancora una volta e poi andò a guardarla.
Roxane rimase pietrificata da quello sguardo e l'unica cosa che notava era dolore nei suoi occhi. Abbassò lo sguardo e poi lentamente si allontanò da lui, in silenzio.





Eccomi di nuovo qua.
Che dire? Questo capitolo vi sembrerà banale molto probabilmente, ma è un'altro di quelli che io chiamo “di transizione” dovevo farlo per poter condurre la mia storia su un'altro binario. Altrimenti la storia sarebbe stata rosa e fiori, quindi monotona. Speriamo comunque di non avevi delusi e che capiate il perché di questa scelta.

Inoltre oggi vi voglio lasciare due cose. Il primo è il mio profilo Ask, dove potete pormi qualsiasi domanda (please niente insulti o quant'altro) quindi questo è il link http://ask.fm/HelaVoluptuary .

E infine un piccolo video che ho fatto di recente proprio su Alessandro ed Efestione, http://www.youtube.com/watch?v=RxNgVTYpLq8&feature=share&list=UU0ufITVaEo_YAXNsiOuzShA .

Buona visione e spero di leggere domande su Ask o recensioni qui sotto. Un bacio.

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Capitolo 12
*** He needs you? ***


Quella sera Alessandro non volle nessuno nella propria camera, non volle ricevere nessuna visita e fece piazzare quattro guardie davanti alla propria porta.
I generali non ne capivano il motivo e tentavano comunque di poter parlare con lui, respinti dalle sue guardie. Alla fine tutti ci rinunciarono.
Il re non volle nemmeno mangiare.
“Mio signore mangi qualcosa, non può rimanere a stomaco vuoto fino all'indomani.” sospirò Bagoas che era forse l'unico che poteva minimamente avvicinarsi al re.
Alessandro scosse il capo continuando a fissare un qualcosa al di là dell'orizzonte, ormai scuro.
Bagoas appoggiò il vassoio con il cibo sulla scrivania e lentamente si avvicinò al ragazzo, passando delicatamente una mano sul suo capo.
“A cosa sta pensando? Cosa è successo?” chiese titubante, sperando di non causare collera al re.
Alessandro non rispose, mantenne lo sguardo fisso e tra le mani girava l'anello con frenesia, poi dopo qualche minuto sussurrò.
“Sapevi che Roxane aspettasse un figlio?”
Bagoas a quelle parole sgranò gl'occhi mentre continuava ad accarezzargli il capo, poi scosse il capo “No mio signore, non lo sapevo. Cosa la turba?” aggrottò le sopracciglia nel cercare di capire i pensieri del ragazzo.
“L'ho saputo oggi e..ah lascia stare.” sospirò Alessandro prima di alzarsi dal letto portandosi all'indietro i capelli con una mano, camminando avanti e indietro mentre guardava per terra.
Bagoas lo seguì con lo sguardo e chinò un'attimo il capo incrociando le mani davanti “Ha a che vedere con Efestione mio signore?”
Alessandro si fermò di colpo nell'udire quel nome e strinse le mani a pugno facendo un lungo sospiro. Bagoas capì e sorrise delicatamente “Anche se non me lo vuole dire, io so'. Vi ho visti o meglio ho visto come siete uno in presenza dell'altro.”
Il re abbassò il capo e portò una mano sul viso che sfregò lentamente, stringendo le mascelle.
“Se è lui la tua preoccupazione, signore, vedrà che capirà. Gli dia tempo.” finì il servo prima di congedarsi con un' inchino e uscire dalla camera, lasciando il vassoio sulla scrivania.
Alessandro fece un'altro lungo sospiro e lentamente uscì sul terrazzo, per cercare benessere nell'aria fresca della sera, ignaro che nella stanza accanto, Efestione era nelle sue stesse condizioni.
Steso sul letto fissava il soffitto con un braccio sotto il capo e lo sguardo spento. Non aveva voluto cenare ne aveva intenzione di chiudere gl'occhi e riposare. Ad un tratto decise di uscire dalla camera, poiché si sentiva soffocare, dirigendosi verso il salone principale. Nel tragitto Roxane, che stava rientrando nei propri alloggi dopo aver tentato di parlare con Alessandro, lo scorse arrivare.
“Efestione. Proprio te cercavo.” disse portandosi le mani sul grembo non ancora formato e alzando lievemente il mento.
Efestione, nell'udire la sua voce, socchiuse gl'occhi facendo un lungo respiro, poi fermandosi si voltò dalla parte in cui proveniva la voce “Mi dica.” disse schietto.
“Passata la crisi giovanile?” disse con un mezzo sorriso Roxane.
Efestione ghignò e poi scosse il capo, dandole la schiena e riprendendo a camminare.
“Non ho finito!” urlò appena la ragazza.
“Dimmi quello che vuoi velocemente e lasciami andare.” rispose seccamente Efestione tornando a voltarsi verso di lei.
“Fatti passare questa tua voglia di rubare ciò che appartiene ad altri, fai in modo che questa tua nuova ossessione finisca velocemente e sopratutto lascia in pace Alessandro. Lui non ha bisogno di te.” annuì la ragazza guardandolo attentamente. Efestione si avvicinò un po' a lei e invaso dalla rabbia di quelle parole disse “Perchè, di te?” e la guardò negli occhi. Quando notò che la ragazza non sapeva cosa rispondere sorrise e si allontanò nuovamente e quando fu' praticamente immerso nell'ombra udì la voce della ragazza dire “Io almeno posso concedergli la gioia di un figlio.”. Sbattè la porta e si portò le mani sulle orecchie, come per cercare di non udire i propri pensieri e andrò a sedersi su una sedia, nella penombra del salone.
Quella notte, entrambi i ragazzi non chiusero occhio, rimanendo però l'uno lontano dall'altro.


L'indomani, dopo 16 lune come promesso, l'esercitò venne preparato per la partenza e i generali, compreso Efestione attesero il re alla fine delle gradinate del palazzo reale.
Quando esso uscì, Efestione abbassò lo sguardo e non ebbe il coraggio di guardarlo, così come fece Alessandro.
Leonnato, Cratero, Nearco e Lisimaco gli si avvicinarono sorridenti e quest'ultimo gli diede una pacca sulla spalla “Abbiamo saputo la grande notizia. Ci darai un'erede finalmente!” rise e andò a baciare la guancia dell'amico. Alessandro sorrise ma a denti stretti e Tolomeo se ne accorse, restando indietro vicino al proprio cavallo. Poi spostò lo sguardo su Efestione che salì a cavallo e raggiunse velocemente il proprio reparto, ma non fu' l'unico a guardarlo, anche Alessandro in quel momento aveva spostato lo sguardo su di lui.
“Ecco a te Bucefalo, Alessandro.” disse Tolomeo, passando le briglie dell'animale al ragazzo.
“Grazie Tolomeo.” sorrise nuovamente Alessandro e incrociò lo sguardo di Tolomeo, per un'attimo i due non si dissero nulla ma sembrava che i loro sguardi parlassero da se. Poi Alessandro salì a cavallo e si mise a posto l'armatura, quando sentì di nuovo quella voce.
“Alessandro fammi venire con te, te ne prego.” chiese Roxane correndo verso di lui, seguita dalle sue ancelle.
Alessandro roteò gl'occhi voltandosi a guardarla “Nel tuo stato non ti muovi di qui, torneremo presto.” disse cercando di tenere a freno Bucefalo, poi si volse verso i propri generali “Avanti, marciamo macedoni.”
“Voglio stare al tuo fianco!” urlò Roxane tirando la sottoveste dell'armatura di Alessandro.
“Per Zeus ascoltami una buona volta e lasciami andare.” rispose seccato e tolse la mano della ragazza prima di spronare il cavallo, che partì di corsa per raggiungere la testa dell'esercito.
Velocemente i generali si allontanarono e l'ultimo fu' Efestione, che passò davanti a Roxane guardandola attentamente, poi si accodò all'esercito.


Dopo qualche ora di viaggio, Tolomeo si affiancò al cavallo di Alessandro “Dove siamo diretti?” chiese, guardando il profilo serio del ragazzo.
Alessandro si volse subito dalla sua parte e scrutò un'attimo il suo viso “Sicuro di volere sapere questa cosa? O è un' inizio di discorso che poi volgerà da un'altra parte?”
“Puoi iniziare a rispondere a questo, se vuoi.” annuì Tolomeo sorridendogli. Alessandro scosse il capo e poi andò a guardare in avanti “Mi è stato detto che la prima città che incontreremo in questa direzione è Hafar Al-Batin.”
Tolomeo annuì ancora una volta e poi si leccò lentamente le labbra “Intendi distruggerla?” chiese.
Alessandro ci pensò su' e poi alzò appena le spalle “Se porranno resistenza. Altrimenti sarò lieto di essere clemente.” annuì.
Tolomeo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto sputare il rospo, allora fece un lungo respiro e chiese velocemente “Cosa è successo ieri”
Alessandro, dal canto suo, sapeva che Tolomeo sarebbe arrivato a chiedergli di quell'argomento.
“Ho saputo quel che anche tu sai.” rispose velocemente, tenendo lo sguardo fisso davanti a loro.
“In genere si è felici per questo. Non ci si rinchiude in camera e non si evita di mangiare o dormire.” commentò Tolomeo, sorridendo.
“Ho dormito.” disse Alessandro.
“Bugiardo. Le tue occhiaie sono più viola del vino che beviamo ogni sera.” alzò un sopracciglio andando a guardarlo, incrociando lo sguardo di Alessandro che si era voltato a guardarlo, rimanendo però in silenzio. “Avanti Alessandro, parla.” continuò Tolomeo.
“Forse non capiresti, quindi preferisco tenere per me i miei pensieri.” commentò il re, continuando a guardarlo.
“Forse ti stupiresti del fatto che io invece lo capisca. E poi diciamocela tutta, lo sai che io osservo molto, quindi tante cose le capisco senza che gli altri me le vengano a dire.” annuì ancora una volta, tenendo lo sguardo fisso su quello del ragazzo.
“Che cosa sai, Tolomeo?” chiese cautamente Alessandro.
“So' che dentro di te stai male, amico mio. So' che questa buona notizia è stata per te una doccia fredda. So' che hai paura di dirmi qualcosa e non devi.” rispose Tolomeo. Alessandro sospirò e andò a guardare un'attimo verso il reparto di Efestione, notando il ragazzo davanti ai suoi ragazzi, sul proprio cavallo. E quando fece per parlare le trombe del primo reparto dell'esercito suonarono a gran voce. Tutti si fermarono e Alessandro sgranò gl'occhi verso una figura che cavalcava verso di loro velocemente. Era Cassandro, che guidava la Punta.
“Alessandro! Alessandro! C'è un'esercito che sta marciando verso di noi, sono a pochi stadi. Ci attaccheranno appena saremo alla loro portata visiva!” urlò il ragazzo avvicinandosi al re.
Alessandro strinse le briglie del cavallo e cercò di capire cosa poteva fare in quell'arco di tempo, nel frangente Tolomeo chiamò tutti i generali.
“Non abbiamo molto tempo e io non ero preparato a questo. Hanno aspettato che noi fossimo lontani dalla città per venirci incontro, sperando di fermare il nostro cammino. Ma non sarà così!” urlò guardandosi attorno e tenne a bada il cavallo che iniziava a fremere sotto di se “Ricordatevi chi siamo! Ricordatemi la nostra potenza!” urlò ancora di più e poi andò a guardare i generali “Atteccheremo su tree fronti, non possiamo fare altro. Quindi Nearco, Cratero, Seleuco e Leonnato partite e attaccate sul fianco, due da una parte, due dall'altra. Andate!” diede ordine velocemente e guardò i generali annuire e partire verso l'altro esercito. “Tolomeo, Leonnato ed Efestione, con me. Attaccheremo di fronte.” disse guardando i tre ragazzi e si soffermò su Efestione, che lo stava guardando attentamente. Tolomeo e Leonnato si allontanarono subito, mentre Efestione non riuscì a fare altrettanto.
“Si prudente Alessandro. Ricordati che abbiamo bisogno di un re.” sospirò Efestione fissandolo negli occhi e poi spronò il cavallo per raggiungere il proprio reparto. Alessandro non ebbe il tempo di rispondere e guardò l'amico andare via.
Allora socchiuse gl'occhi e sentì il grido dell'aquila sopra di se. Alzò il viso e andò a guardarla trovando la carica giusta per affrontare la battaglia. Diede un colpo ai fianchi di Bucefalo che partì di corsa. Si affiancò a Tolomeo e diedero la carica non appena videro l'altro esercito.
L'impatto tra essi fu' udibile a distanza di diversi stadi. La battaglia ebbe inizio in un batter d'occhio e i primi uomini iniziarono a cadere a terra, dilaniati dalle lame.
Alessandro quando capì che pochi erano a cavallo, scese anche lui e fece allontanare Bucefalo dalla battaglia, iniziando a combattere anche lui. Nel giro di poco tempo la rabbia presente in lui, causata dalla giornata precedente, venne a galla e si trasformò velocemente in un leone a caccia. Non scontava più nessuno, il suo sguardo era acceso e il suo viso, ormai rosso di sangue, assumeva smorfie simili a ruggiti. Chi gli combatteva accanto si sentiva potente quanto lui, così il suo esercito nel giro di poco tirò fuori una rabbia mai vista. E in compenso i nemici indietreggiavano alla vista di quell'esercito così tanto sanguinario.
Ad un tratto Alessandro notò il reparto di Efestione in difficoltà, allora chiamò a se' Tolomeo e corsero ad aiutare il ragazzo. Nella battaglia Alessandro si ritrovò di schiena ad Efestione e ad un tratto andò a toccare la sua. Entrambi si guardarono un'attimo e in quel momento Efestione, ricevette dal suo sguardo, la forza necessaria per non smettere di combattere.
Ancora una volta l'esercito di Alessandro aveva la meglio e i nemici cadevano uno per uno a terra.
Uno di essi, ancora semi cosciente prese per la gamba Efestione lo trascinò per terra, prima di disarmarlo e portare le mani sul suo collo, che strinse con forza. Efestione portò le mani su quelle dell'uomo cercando il modo di allentare la presa in tutti i modi, sentendo l'aria mancargli sempre di più e in un'ultimo gesto disperato allungò una mano verso il piede di Alessandro ma non ci arrivò.
Ma come se se lo sentisse, Alessandro si voltò per cercare il ragazzo e notò la scena. In un'impeto di rabbia urlò con tutta la forza che aveva e si buttò sopra il nemico, così facendo libero il collo di Efestione dalla sua mani. Alessandro si trovò in seria difficoltà nel combattimento corpo a copro, poiché non era contemplato nel loro allentamento. Nel frangente Efestione si era messo su un fianco cercando di far tornare il respiro regolare e Tolomeo accorse in suo aiuto.
La lotta tra Alessandro e il soldato nemico andò avanti diversi minuti, sotto gl'occhi di Efestione e Tolomeo. Quando il ragazzo nemico riuscì nuovamente a sottomettere il re, fece la stessa cosa che aveva fatto precedentemente con Efestione. Portò le mani sul suo collo e iniziò a stringerlo. Efestione fece per alzarsi ma la testa gli girò così fortemente che cadde nuovamente a terra e venne sorretto da Tolomeo. Alessandro gemette alla stretta del nemico e lo guardò in faccia, portando una mano sul suo viso e lo strinse, cavandogli un' occhio. Quest'ultimo allentò la stretta dal dolore e Alessandro ebbe la prontezza di recuperare il pugnale nel calzario e trafiggerlo al collo, poi si libero del cadavere di dosso e si tirò su, totalmente sporco di sangue. Il primo sguardo che incrociò fu' quello di Efestione, ma poi venne disturbato dalle urla dei suoi generali. La battaglia era finita e avevano nuovamente vinto.
Alessandro si guardò intorno e alzò un pungo in direzione dei generali sorridendo e poi passò in rassegna il campo, notando centinaia di cadaveri a terra. Tanti erano nemici sì, ma diversi erano i visi, le armature, note e il suo sorriso svanì velocemente quando la consapevolezza della loro morte venne a galla.
Cadde in ginocchio e si andò a guardare le mani sporche di sangue, poi le braccia e infine l'armatura. Tutto era rosso. Di scatto spostò lo sguardo su un'avvoltoio , che si stava cibando di un cadavere, vicino a lui. Lì vide la sua immagine riflessa nell'occhi dell'animale e per un'attimo gli mancò il fiato, sentendo le lacrime affiorare nei proprio occhi.
Tolomeo e Efestione videro tutto, capirono tutto.





Eee rieccomi qua, con questo nuovo capitolo.
Mi ci sono andati due giorni per scriverlo detto sinceramente. Anche perchè non ho voluto fare castronerie nel descrivere la guerra, senza prima sapere un po' le tecniche di Alessandro. Quindi è stato un lavoro doppio AHAHA ma è stato molto piacevole direi.
Beh che dire, spero di leggere nuovamente delle belle recensioni. <3

p.s un grazie a quelle persone che continuano a leggere questa FF. <3

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Capitolo 13
*** Go away. ***


Lentamente Alessandro si sdraiò nella vasca, allungando le gambe, cercando di ignorare il colore rosso che l'acqua aveva assunto. Chiuse gl'occhi e andò ad appoggiare il capo all'indietro, sul bordo della vasca. Nella sua mente ripercorreva i momenti di quella battaglia, avvenuta quando meno se lo aspettavano e non poté fare a meno di interrogarsi se ce ne sarebbero state altre. Fece un lungo sospiro e Bagoas, che stava preparando gli oli per il bagno si volse verso di lui.
“State bene mio signore?” chiese titubante.
Alessandro annuì e poi aprì gl'occhi andando a guardarlo, Bagoas abbassò lo sguardo arrossendo lievemente sulle guance e tornò a fare quello che aveva interrotto. Allora il re allungò una mano verso il suo viso, posò due dita sotto il suo mento e lentamente gli alzò il capo.
“Tieni sempre la testa alta Bagoas. Non permettere più che qualcuno te la abbassi.” sussurrò.
“Lei non è 'qualcuno', lei è un re. Il mio re.” disse Bagoas sorridendo, poi quando finì di preparare il tutto fece andare via un po' di acqua e tinse un pezzo di stoffa nell'acqua e iniziò a fregare il petto del re.
“Io sono un'uomo qualsiasi, con dei privilegi in più.” sorrise Alessandro, rilassando i muscoli al passaggio delle mani di Bagoas. Quest'ultimo non gli rispose e andò a guardarlo un'attimo negli occhi, prima di tornare a guardare quello che stava facendo.

Quella sera Alessandro fu' invitato al banchetto dei generali, ma non volle andarci. Rimase nella sua tenda a controllare le carte che gli avevano spedito dalla Grecia. Approvando nuovi progetti e modificandone altri. Trovò anche una lettera di sua madre, l'ennesima. La prese e la mise sotto una piglia di libri scuotendo appena il capo e poi si rigettò a capofitto nelle carte.
Finito il banchetto Tolomeo, decise di fargli visita.
“Disturbo Alessandro?” chiese scostando la stoffa che copriva l'entrata nella tenda del re.
“Niente affatto. Dimmi Tolomeo. Ah perdonatemi se non sono venuto al banchetto.” disse Alessandro, voltandosi verso l'amico a cui rivolse un piccolo sorriso.
“E' tutto okay amico mio. Ti vedo alquanto impegnato.” sorrise Tolomeo avvicinandosi al re, guardando le carte che aveva davanti.
“Stupida burocrazia. Questa è la parte che odio dell'essere re.” sospirò Alessandro passandosi una mano sulla fronte, poi andò a guardare Tolomeo “C'era Efestione questa sera? Hai sue notizie? Come sta?”
Tolomeo andò a guardarlo negli occhi e poi sospirò andando ad appoggiare una mano sulla sua spalla “Non era presente questa sera, ma sono stato a trovarlo prima di andare al banchetto.”
Alessandro annuì tornando a guardare le carte davanti a se “E come sta? Si è ripreso?”
“Mio buon Alessandro, hai coraggio per mille cose. Non ti fermi davanti a nulla, nemmeno il terrore di una battaglia ti blocca e ora hai paura da andare da lui e chiedergli come sta tu stesso?” disse Tolomeo alzando un sopracciglio.
Alessandro abbassò un'attimo lo sguardo.
“E non mi hai detto cosa c'è tra voi.” continuò Tolomeo.
Alessandro si tirò su rimettendo le carte a posto, in una scatola di legno scura, e andò a riporla insieme ad altre “Cosa ti devo dire? Vuoi che ti racconti quel qualcosa che potrebbe farti cambiare idea su di me. Vuoi che ti racconti quel qualcosa per cui mi ripudierebbero come re? Vuoi ridere? Dimmi.” disse voltandosi verso Tolomeo che aveva incrociato le braccia al petto.
“Mi ferisci Alessandro. Perchè pensavo mi conoscessi. Tu davvero pensi che, quel qualcosa, possa cambiare il fatto che sei un grande uomo? Che hai conquistato più tu che qualsiasi altra persona su questa terra? Può far cambiare idea sul fatto che mai nessuno sarà come te? Che sono onorato di essere al tuo fianco e che morirei per difenderti? Mi ferisci.” scosse il capo fissandolo negli occhi.
Alessandro mantenne lo sguardo e andò a mordersi il labbro inferiore all'interno, portandosi una mano sul fianco “Ti chiedo perdono Tolomeo, non intendevo ferirti.”
Tolomeo annuì e sciolse le braccia avvicinandosi al re “Fidati di me.”
Alessandro annuì e andò ad appoggiare una mano sulla sua spalla, che strinse.
“Mi sono sempre fidato di te. Cosa vuoi sapere allora?” gli chiese sorridendogli.
Tolomeo sorrise a sua volta e poi storse un po' le labbra “Tu ed Efestione, cosa siete?”
Il re sorrise ancora di più e poi, inclinò il capo lievemente da un lato “Sai già la risposta a questa domanda vero?” chiese.
Tolomeo annuì lentamente e poi appoggiò anche lui una mano sulla spalla dell'amico “Lo ami?”
Alessandro fece un lungo respiro e poi abbassò lo sguardo, poiché provava vergogna in quel momento “Non pensavo potesse accadere ma è successo.”
Tolomeo rise nel vedere quell'atteggiamento da Alessandro, atteggiamento che poche volte gli aveva visto assumere. Allora appoggiò le mani sulle sue guance e gli alzò il viso “Non vergognarti di un'amore. Non vergognarti se ami la persona più importante che hai nella tua vita. Non vergognarti di parlarne con me Alessandro.”
“Ora dubito che quel qualcosa possa continuare, dal momento che Efestione neanche mi vuole vedere.” sospirò Alessandro staccandosi dall'amico e si passò lentamente una mano tra i capelli.
Tolomeo si appoggiò le mani sui fianchi e lo seguì con lo sguardo “Dagli tempo. La notizia ha scioccato anche me e se posso permettermi di dirlo, io indagherei su ciò. Roxane è gelosa, troppo.”
Alessandro si voltò nuovamente a guardarlo a quelle parole “Pensi che non sia mio, quel figlio?”
“E' un'ipotesi. Ultimamente avevo notato Cassandro sempre nei suoi paraggi.” annui.
“Lurido verme. Se così fosse potrei..” disse Alessandro ma venne interrotto da Tolomeo “Calma Alessandro. Ancora non c'è nulla di certo. Quando torneremo a Babilonia indagheremo, ora in questo posto non possiamo fare null'altro.”
Alessandro scosse il capo camminando avanti e indietro.
“Ciò che importa ora Alessandro e che tu vada in quella maledetta tenda e tiri fuori le palle. O hai intenzione di aspettare fino a quando veramente le tue opportunità siano esaurite?” continuò Tolomeo, seguendolo con lo sguardo. Poi gli fece cenno con il capo di uscire. Alessandro lo ascoltò e uscì dalla tenda.
“Che cosa vuoi che gli dica o faccia? Vado lì e gli dico 'Scusa Efestione se mia moglie è incinta?' è assurdo.” disse Alessandro spalancando le braccia e guardandolo in viso.
“Alessandro. La tenda è quella.” gli disse indicando una tenda e poi dopo avergli dato delle pacche sul braccio si allontanò.
Alessandro rimase immobile con la bocca semi aperta. Poi si volse verso di lui “Tra te e Aristandro mi state uccidendo. Me la pagherete!” gli urlò appena. Poi sorrise nel vedere Tolomeo alzare una mano come per salutarlo.

Scosse il capo e poi andò a voltarsi verso la tenda che Tolomeo gli aveva indicato. Notò ancora un luce al suo interno. Abbassò il viso e poi fece per rientrare nella tenda, ma si bloccò.
“Che razza di idiota sono? Ho paura di parlare con qualcuno. Avanti Alessandro, sei meglio di così.” sussurrò e poi tornò a voltarsi incamminandosi verso la tenda e quando vi arrivò davanti si guardò attorno “Efestione?” disse lievemente, ma non udì nulla. Allora andò verso l'entrata e fece un lungo respiro prima di entrarvici. Ma non vi trovò nessuno al suo interno.
“Stai cercando qualcuno per caso?” disse qualcuno dietro di lui.
Alessandro rabbrividì nel sentire quella voce e poi lentamente si volse. Davanti a lui Efestione, teneva tra le mani dei pezzi di legna che gli servivano per il fuoco.
“Io..stavo..” abbassò un'attimo lo sguardo cercando di parlare e poi fece un lungo respiro, tornando a guardarlo in viso “Stavi cercando te.”
Efestione annuì passandosi appena la lingua tra le labbra e anche lui abbassò lo sguardo per qualche attimo.
“Posso parlarti o vuoi che me ne vada?” gli chiese il re, inclinando il capo.
“Una voce di me dice che preferirei che te ne andassi.” disse lasciando cadere la legna vicino alla tenda, pulendosi le mani. Alessandro andò a guardare altrove a quelle parole e poi fece per andarsene, ma Efestione lo bloccò da un polso “Ma la mia voce dice che puoi restare.” sussurrò andando a guardarlo negli occhi. Alessandro fece altrettanto e tornò ad avvicinarsi a lui.
Efestione rimase a guardarlo ancora un po' poi gli lasciò andare il polso e riprese la legna, entrando nella tenda. Alessandro lo seguì e si andò a sedere sul letto, guardando Efestione che sistemava i pezzi di legna sul fuoco, inginocchiato davanti ad esso “Mi potrai mai perdonare?” sussurrò dopo un po'.
Efestione andò a guardarlo con la coda dell'occhio, finendo di sistemare la legna “Cosa c'è da perdonare?” chiese prima di voltare il viso verso di lui “Non è colpa tua. Anzi a dir la verità non è colpa di nessuno. E' la vita e bisogna prenderla così.” allargò appena le braccia.
“Eppure ti ho ferito.” disse subito Alessandro, notando che Efestione non sapeva come rispondere. “Vedi? Quindi qualcosa da perdonare c'è.” annuì appoggiandosi in avanti sulle gambe, andando a guardare il fuoco.
“Non so cosa dirti Alessandro. Non..non ho più parole. So' solo che non avrei mai pensato che potessi arrivare a provare quello che provo per te. Ma tu, essendo quello che sei, non puoi concedermi l'onore della priorità. Io non posso pretendere.” sospirò Efestione andando a sedersi a terra e piegò le gambe sulle quali ci appoggiò le braccia.
“Non dire così, te ne prego.” sospirò Alessandro, andando a guardarlo. Efestione alzò le spalle, fissando le fiamme ardenti vicino a se “La verità fa' male, lo so' molto bene. Ma tu hai degli obblighi. Hai una faccia e una dignità da mantenere. Chi sono io per rovinare tutto?” disse e poi si alzò in piedi pulendosi le mani sulle cosce.
Alessandro continuò a guardarlo e ancora una volta non trovava le parole, non sapeva ciò era giusto dirlo. La sua parte razionale continuava ad elaborare frasi perfette e giuste da dire in quel momento, ma nulla sembrava quella giusta. Si portò il volto tra le mani e strinse i capelli sopra la fronte.
“Aaaah,” gemette, stringendo gl'occhi. Efestione chiuse gl'occhi facendo un lungo respiro e poi abbassò il viso prima di uscire dalla tenda tirando un calcio alla legna che era rimasta fuori e si allontanò verso il deserto.
Alessandro rimase come impietrito per qualche istante, poi si alzò di scatto e velocemente lo seguì.
“Io non so cosa fare Efestione.” gli disse camminandogli dietro.
“Ti ho detto che non devi fare nulla. Sei un re e non devi spiegazioni.” gli rispose Efestione, senza accennare a fermarsi.
“Invece devo, le devo a te.” ribatté il re, guardando il ragazzo da dietro.
“Basta Alessandro!” urlò Efestione voltandosi verso di lui e strinse la mani a pungo “Basta.”
Alessandro si bloccò e sgranò gl'occhi. Non aveva mai visto Efestione così.
“Fai quello per cui sei nato. Sposa quante ragazze vuoi. Fai tutti i figli che vuoi. Mi farò passare questa ossessione da te. Te lo prometto!” continuò ad urlargli.
Alessandro notò i suoi occhi riempirsi di lacrime e si sentì stringere la gola.
“No..” sussurrò ma Efestione non lo udì.
“Conquista il mondo. Fai che sia tuo. Lo vuoi sin da quando eri piccolo. Prenditi ciò che è tuo. Non fermarti davanti a nulla.” continuò Efestione prima di crollare sulle ginocchia e portarsi le mani sul viso.
“Efestione..” Alessandro gli corse incontro e si inginocchiò davanti a lui e portò le mani sulle sue guance, sentendo i proprio occhi gonfiarsi di lacrime.
“Va' Alessandro. E dimenticati di quello che è stato.” gemette Efestione spingendolo appena via.
Alessandro appoggiò una mano sulla sabbia per non cadere e piangendo silenziosamente si tirò indietro, prima di alzarsi. Gli diede le spalle e lentamente si allontanò da lui, asciugandosi le lacrime dal viso e socchiuse gl'occhi nel sentire i pesanti singhiozzi di Efestione dietro di se.

Quella sera, ritornato nella tenda, si abbandonò al vino. Bevendo fino a perdere prima coscienza di se e poi cadde a terra, in un sonno profondo. Bagoas quando lo trovò in quello stato lo mise a letto e rimase al suo fianco fino al giorno dopo.
Quando Alessandro si svegliò si ritrovò con un forte dolore alla testa e una brutta sensazione addosso. Consapevole a cosa era dovuta cercò di scacciare quei pensieri.
“Signore vuole qualcosa di caldo prima di ripartire?” disse Bagoas avvicinandosi a lui con una ciotola in legno, in mano.
“Potrei vomitare.” disse in una smorfia allontanando la ciotola da se e poi si tirò su seduto, passandosi le mani tra i capelli.
“Le consiglierei di evitare il vino per scacciare la tristezza. Insieme fanno una brutta reazione.” annuì Bagoas, appoggiando la ciotola sulla scrivania e aiutò il re a mettersi in piedi.
“Dov'è la mia armatura? È tutto pronto?” chiese il re, appoggiandosi con una mano al ragazzo.
“E' tutto pronto.” annuì Bagoas. Poi lo aiutò a vestirsi.
Quando ebbe finito uscì dalla tenda e si dovette portare una mano sugli occhi per via del forte sole e della passata sbornia. Con un'aiuto salì su Bucefalo e galoppò verso i suoi generali, fermi al centro del campo.
Lo salutarono tutti e Alessandro li passò in rassegna uno per uno con lo sguardo. Poi tornò a guardare Efestione, fermo sul suo cavallo che guardava a terra. Per un'attimo gli mancò il respiro, poi come se se lo sentisse si volse verso Tolomeo che li stava guardando.
“Bene ragazzi miei, a breve partiamo. Dove siamo diretti lo sapete e speriamo che questa volta nessun'altro si azzardi ad attaccarci. Credo che ci aspettino ancora diverse ore di viaggio, quindi puntate l'orizzonte e pregate Zeus che tutto vadi bene.” disse continuando a fissare Tolomeo, che aveva capito.
Tutti annuirono e lentamente si congedarono per raggiungere il proprio gruppo.
Tolomeo ne approfittò per avvicinarsi al re.
“Qualcosa mi dice che non è andata affatto bene.” sussurrò guardandosi attorno.
“Qualcosa mi dice che la prossima volta ci penserò qualche volta in più prima di darti retta.” rispose Alessandro, impassibile in volto.
“Sfoga la tua ira su di me, va bene.” annuì Tolomeo, restando al suo fianco.
“Guarda scommetto anche che hai visto o sentito tutto, o sbaglio?” chiese Alessandro voltandosi verso di lui. Tolomeo abbassò lo sguardo senza dire nulla. “Come non detto. Quindi non c'è nemmeno bisogno che io ti dica nulla.” ribatté prima di stringere le briglie nelle mani.
“Non pensi che lui stia cercando da te l'esatto opposto di quello che ha detto?” sussurrò Tolomeo fissando il profilo del re.
A quella parole Alessandro si irrigidì spalancando appena gl'occhi. Non ci aveva affatto pensato.
Non aveva pensato che forse Efestione aveva solo bisogno di sentirsi dire che in realtà lui lo voleva veramente. Che aveva bisogno di lui.
“Che stupido idiota.” sussurrò scuotendo il capo.
“Grazie anche a te Alessandro.” sorrise Tolomeo e poi si allontanò da re, per aggiungersi all'esercito che si stava lentamente spostando.



Rieccomi qui da voi, come ben sapete nel weekend difficilmente posto qualcosa ma diciamo anche tanti di voi non leggerebbero il capitolo, poiché giustamente impegnati.
Comunque ecco a voi il nuovo capitolo, spero non deluda le vostre aspettative come sempre.
Fate tante belle recensioni eh AHAHA.
Kiss. <3

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Capitolo 14
*** Stupid. ***


Alessandro intravedeva le colonne principali della muraglia della città di Hafar Al-Batin. Scorgeva le bandiere saudite che sventolavano velocemente a causa di un vento forte, che stranamente dove erano situati loro non si faceva sentire. Si voltò verso il piccolo accampamento che aveva fatto mettere su e notò che parecchi soldati si gettavano acqua addosso per via del troppo caldo.
“Speriamo di avere abbastanza scorte di acqua mio signore.” disse Aristandro comparendo da dietro il ragazzo e si fermò al suo fianco.
Alessandro sorrise, ma non per le sue parole, per via del suo continuo spuntare dal nulla “Siamo vicini a Hafar Al-Batin Aristandro, ancora qualche ora di viaggio e saremo ai suoi piedi. Sperando di non intraprendere una guerra per poterci entrare.” sospirò appena incrociando le braccia al petto, mentre scandagliava l'accampamento.
“Lo spero anche io. Bevete, ragazzo.” sussurrò Aristandro passando una sacca piena d'acqua al re. Quest'ultimo si voltò e lo guardò in viso prendendo la sacca, prima di bere un lungo sorso di acqua, poi si passò una mano sulla bocca e gliela ridiede “Grazie Aristandro.” e gli sorrise.
Aristandro fece un cenno con il capo e si riagganciò la sacca alla cinta che portava in vita.
“Ultimamente non ti sei più fatto vedere.” disse il ragazzo, tornando a guardare il campo.
“Diciamo che ogni tanto tendo a fare lo spettatore silenzioso. Rifletto su ciò che vedo e poi tiro le mie conclusioni.” annuì il vecchio.
“Quali sono queste conclusioni?” chiese Alessandro, grattandosi il mento con una mano.
“Che questa impresa ha dell'incredibile e che se riusciremo ad arrivare dove ti sei prefissato, sarai il primo nella storia. Che alcuni tuoi generali non sono contenti di tutto ciò, ma ti seguono perché bramano la gloria. E infine concludo dicendo che sei un ragazzo stupido e sciocco.” annuì ancora il vecchio, appoggiando una mano sulla spalla del re. Alessandro a quelle parole aggrottò la fronte voltandosi verso di lui. “Perdonami Alessandro, ma dovevo dirtelo.”
“Cosa avrei fatto per meritarmi queste tue così dolci parole?” chiese Alessandro sorridendo lievemente.
“Ferisci ciò che più ami al mondo perché, come per i tuoi generali, tu bravi la gloria e la metti prima di qualsiasi altra cosa. Questo fa' di te un'uomo stupido.” rispose Aristandro stringendo la spalla del ragazzo.
“Sin da piccolo mi è stato insegnato che l'amore viene dopo tutto, ora mi vieni a dire che sto sbagliando?” chiese Alessandro non capendo.
“Sin da piccolo ti è stato insegnato ad essere un re. Ora sta te imparare ad essere un'uomo ragazzo mio.” gli sorrise battendo la mano sulla sua spalla, poi si staccò allontanandosi. Le loro discussioni finivano sempre così ormai.
Alessandro andò a guardare un'attimo a terra e poi spostò lo sguardo su Efestione, seduto su un tronco d'albero che si dissetava. Rimase a guardarlo per diversi minuti.
Poi fece smontare l'accampamento e si riprese la marcia verso la città che pian piano si faceva sempre di più vivida.

Alessandro che era a capo dell'esercitò sorrise notando che questa città, rispetto alla prima, assumeva colori più vividi. Dal verde smeraldo al giallo ocra.
Arrivarono a pochi stadi dalle mura e l'esercito si fermò, aspettando di capire cosa la città avrebbe deciso di fare.
“Avanti si decidono? O si combatte o che ci facciano entrare, sto morendo di caldo sotto questa armatura!” borbottò Leonnato, passandosi una mano sulla fronte sudata.
“Leonnato.” disse semplicemente Alessandro, che era appena distaccato da lui.
“Mi scusi..” abbassò il capo e si morse il labbro inferiore.
Attesero per un bel po' e quando il grande portone si aprì uscì una giovane ragazza a cavallo, con il capo coperto da un turbante nero. I suoi occhi erano verdi come le pareti della città. Galoppò velocemente verso Alessandro e gli si fermò davanti.
“Salam alechum. Sono Ezira e governo questa città, in successione a mio padre.” disse con voce calma, con buona padronanza della lingua.
Alessandro le sorrise ampiamente, guardandola negli occhi, inconscio di Efestione che fissava la ragazza ma con tutto un'altro modo.
“Alechum Salam Ezira. Tu sai bene chi sono, giusto?” rispose il ragazzo, stupendo la maggior parte delle persone per via del fatto che sapeva qualche parola di arabo.
“So' molto bene chi sei. Le storie sul tuo esercito e delle tue imprese viaggiano lungo il mondo. E sei il benvenuto nella mia città, Alessandro.” annuì la ragazza rimanendo impassibile, anche davanti all'incredibile bellezza di Alessandro. Spronò il suo cavallo e ritornò tra le mura della città, lasciando aperto il grande portone.
Alessandro la guardò rientrare e poi si voltò verso il suo esercito “Uomini, andiamo!” urlò sorridendo e si avviò verso la città.
Lentamente tutto l'esercito fu' tra le mura e Alessandro congedò, come sempre i suoi soldati, invitando i generali a risiedere nel palazzo reale.
Ezira chiese subito un colloquio con il re e si stupì quando lo vide arrivare insieme a tutti i suoi generali.
“Si dice che il Grande Re di Grecia e Asia, sia scortato da uomini valorosi e leali. Ora capisco che queste voci sono tutte vere.” disse cautamente la ragazza, seduta a gambe incrociate su un grande cuscino rosso, posto al centro della stanza.
“Loro sono come delle mie estensioni. Ognuno di loro è Alessandro.” annuì il ragazzo e si guardò attorno. Quell'ambiente gli ricordava tanto Babilonia, colori vivaci, uccelli colorati e fori di ogni tipo abbellivano ogni centimetro delle camere.
“Negli occhi di alcuni di loro però, noto un velo di gelosia, in altri di rabbia e in altri ancora l'amore.” sussurrò ancora la ragazza guardando ogni singolo uomo presente davanti a lei. Alessandro si voltò un'attimo per guardare i suoi generali e poi tornò a guardare la ragazza.
“Come mai ci hai lasciati entrare così facilmente?” le chiese, appoggiando la mano sull'impugnatura della spada.
“Sicuro di volerlo sapere? Non è una storia affatto divertente da ascoltare.” disse la ragazza facendo cenno al re di sedersi davanti a se, sull'altro cuscino. Alessandro annuì e si mise a sedere lentamente.
“Il nostro attuale re, Alazir, non è poi un grande re come pensa di essere. Eravamo innamorati un tempo o meglio io ero stata destinata a lui. Ero costretta ad amarlo e quando pensavo che non ci sarei riuscita ecco la scintilla. Per la prima volta dopo tanto tempo lo vedevo diversamente..” sussurrò la ragazza e Alessandro a quelle parole abbassò lo sguardo sentendo un piccolo nodo nello stomaco. Efestione che era appoggiato alla finestra e guardava fuori, abbassò anche lui lo sguardo, facendo un lungo respiro “..mi ero innamorata di lui. Alazir ha 20 anni venne proclamato re e decise di prendere in moglie una ragazza di alto rango, invece che una semplice figlia di un governatore di basso rilievo. Mi disse 'Devo farlo, per il bene del mio paese.' io subito capì ma quando scoprì che lui in realtà amava veramente quella donna, decisi di odiarlo. Odiarlo fino alle fine dei nostri giorni..” Alessandro a quelle parole sgranò gl'occhi e portò subito lo sguardo su Efestione, che era tornato a guardare il panorama dalla finestra “..quindi è per questo che ti ho fatto entrare così facilmente. Tu sei un grande re Alessandro, lo vedo nei tuoi occhi. Quindi prenditi questo paese e sbatti giù dal piedistallo quel misero uomo.” annuì la ragazza appoggiando le mani su quelle di Alessandro, che a quel tocco si voltò a guardarla. Efestione fece la stessa cosa e il suo sguardo si soffermò sulle loro mani.
“Farò quel che posso Ezira, ma nulla ti prometto.” disse Alessandro ritraendo le mani e alzandosi subito dopo.
Ezira non capì quel gesto e alzò appena il mento serrando le labbra “Questa sera faremo in banchetto in vostro onore. Sarei lieta di avervi alla mia tavola.” disse subito dopo.
“Ci saremo.” rispose Alessandro facendo un inchino con il capo e poi passò in mezzo ai suoi generali e uscì velocemente dal salone passandosi una mano tra i folti capelli.
Anche i generali uscirono, uno ad uno, e Alessandro braccò Tolomeo dal polso guardando Efestione passare davanti a loro “Ti devo parlare, ora.”
“Avanti dimmi Alessandro.” chiese Tolomeo, aggrottando la fronte.
“Hai sentito la storia che ha raccontato?” sussurrò Alessandro guardandosi attorno.
“Sì perché?” chiese ancora Tolomeo ma poi sorrise “Ah sì. Hai paura che ti succeda la stessa cosa non è vero?” chiese guardando Alessandro che lo fissò un'attimo negli occhi prima di appoggiarsi le mani sui fianchi “Oh. Oh Alessandro mio, non ci posso credere.” disse ancora scoppiando a ridere.
“Va bene, grazie Tolomeo.” sospirò Alessandro allontanandosi dal ragazzo.
“Nono aspetta, ti chiedo scusa..è solo che è la prima volta che ti vedo in questo modo.” disse Tolomeo, guardando il ragazzo.
“Smettila di prendermi in giro chiaro?” sussurrò Alessandro puntandogli un dito contro il petto.
“Promesso.” annuì Tolomeo, incrociando le dita come da giuramento.
“Ora dimmi come diamine devo fare Tolomeo, perché non..non so cosa fare. Ho la testa incasinata e non voglio arrivare ad essere odiato da lui. Non voglio.” scosse il capo guardandosi attorno, con una mano sul fianco.
“Forse è ora che tu gli dica la verità. E forse è ora che tu la smetta di preoccuparti di essere solo un buon re. Smettila di preoccuparti per ciò che dirà la gente. Tanto parleranno sempre.” disse appoggiando le mani sulle sue spalle “Ma credimi Alessandro, la gente ama un re felice, non un re che fa' finta di esserlo.”
Alessandro ascoltò attentamente le sue parole e abbassò un'attimo lo sguardo, prima di abbracciare con forza Tolomeo, dandogli diverse pacche sulla schiena “Grazie, davvero” sussurrò socchiudendo un'attimo gl'occhi e poi si staccò riaprendoli.
“Vai Alessandro. Hai qualcosa che ti aspetta.” annuì Tolomeo spingendo via il ragazzo.
Alessandro sorrise e poi prese a camminare verso le stanze reali, ripensando a a quel momento, durante l'ultima battaglia, in cui Efestione aveva quasi rischiato di morire. Sentì il suo cuore accelerare i battiti e il respiro farsi sempre più affannoso. Si fermò davanti alla porta e in un lungo respiro bussò. Ma dall'altra parte non udiva nessun rumore, allora provò a ribussare, guardando il pavimento sotto di se. Ma ancora nulla. Alla fine decise di lasciare perdere e si avviò verso la propria stanza, per prepararsi al banchetto.

Poche ore dopo era nel salone principale, attorno al grande tavolata e prese un boccale di vino dalle mani di Lisimaco e riprese a parlare con Cratero e Leonnato. Quando la sua attenzione si spostò su quel ragazzo, dannatamente bello che stava entrando nel salone. Era Efestione.
Aveva i classici pantaloni arabi, color blu notte, una tunica bianca allacciata in vita con una corda blu, i capelli semi raccolti e un filo di trucco nero attorno agli occhi, che sembravano ancora più azzurri quella sera.
Alessandro rimase senza fiato in quel momento e incrociò lo sguardo del ragazzo, che si stava avvicinando a loro.
“Chiudi la bocca Alessandro o finirai per rimanere così a vita.” gli sussurrò nell'orecchio prima di andargli oltre e sedersi al tavolo.
Alessandro sorrise a quelle parole, anche perché era la prima volta che si rivolgeva a lui in tono non formale. Scosse il capo e andò a sedersi, al fianco di Ezira e di fronte a suo padre.

Il banchetto procedeva tranquillamente, in un forte brusio causato dalle parecchie persone che parlavano contemporaneamente.
Spesso Alessandro spostava lo sguardo su Efestione e ogni volta che lo vedeva sorridere sorrideva insieme a lui. Tolomeo, che gli era seduto accanto notava ogni singolo sguardo del re, ma notava anche il contrario. Spesso Efestione quando notava che Alessandro era immerso nei discorsi, si soffermava a guardarlo attentamente.
Quando la cena fu' finita, Ezira fece chiamare i suoi musici e la serata prese una piega diversa. Per via dell'alcol sicuramente. Ad un certo punto tutti ballavano, chi si strusciava sulle cameriere pagate appositamente per quello.
Alessandro rimase in disparte, appoggiato al muro con il calice in mano, e ancora una volta si ritrovava a fissare Efestione, come se fossero due calamite. Lo guardava ballare, il suo corpo muoversi lentamente a ritmo di musica, la pelle lucida dal sudore, le labbra socchiuse e gl'occhi serrati per ascoltare meglio la sinfonia. Ecco, gl'occhi di Alessandro si soffermarono sulle sue labbra. Si leccò le proprie e fece un lungo respiro, mandando giù la saliva mentre cercava di distogliere lo sguardo. A quel punto Ezira gli si fermò davanti, sorridendo per la prima volta.
Quella sera aveva un'abito tipico arabo, che lasciava intravedere il suo corpo perfetto. Gli occhi truccati con un pesante nero e un copricapo molto fine.
“Posso avere l'onore di ballare con te, Alessandro?” chiese lei, inclinando il capo da una parte mentre gli sorrideva.
Alessandro spostò lo sguardo dal suo viso alla sua mano, perfettamente disegnata con motivi arabi, poi tornò a guardarla. Sentiva il cuore accelerare nuovamente, ma non per la presenza della ragazza, ma poiché nella sua mentre rivedeva quelle labbra, quel corpo, quegli occhi.
Prese la mano della ragazza sì, ma per avvicinarla a se e le sussurrò all'orecchio “Sarà per un'altra volta dolce Ezira.” e le lasciò la mano passandole oltre. Diversi generali aveva assistito alla scena e guardavano Alessandro, compreso Efestione e Tolomeo. Quest'ultimo capì costa stava per accadere e si scostò dal fianco di Efestione.
Alessandro sorrise ampiamente, sicuro di quello che stava per fare. Si fermò davanti ad Efestione, che lo stava guardando attentamente negli occhi, e gli prese la mano “Vieni con me.” sussurrò e poi lo trascinò via con se.
Efestione si guardò attorno non capendo subito, ma poi quando la sua mano intrecciò quella di Alessandro sorrise e andò a guardare Alessandro davanti a se, seguendolo fuori dalla camera.

Il re lo condusse fino alla propria camera e una volta al suo interno fece uscire tutti.
Efestione rimase immobile in mezzo alla camera e quando Alessandro chiuse la porta, inclinò il capo provando un certo senso di ansia. Cosa stava per accadere?
Alessandro lentamente si voltò verso di lui “Efestione io..” sussurrò avvicinandosi un po' a lui “Sono..sono stato uno stupido. Uno stupido a lasciarti andare così facilmente. Uno stupido ad aver pensato di mettere i miei sogni di gloria davanti alla cosa a cui tengo di più al mondo..” sussurrò ancora avvicinandosi sempre di più al ragazzo che lentamente distendeva le labbra in un dolce sorriso “..sono stato uno stupido.”
“Alessandro.” sussurrò Efestione sentendo il fiato mancargli.
“Zitto Efestione. Non provare a scusarmi di nuovo.” disse delicatamente andando a guardarlo negli occhi. Efestione annuì abbassando un'attimo lo sguardo. “Tu rappresentavi una parte fondamentale della mia via, rappresentavi il mio bastone che mi sorreggeva, rappresentavi quella parte di me per sempre giovane, rappresentavi per me la spalla su cui piangere..” mormorò abbassando lo sguardo e quando lo rialzò Efestione notò i suoi occhi incredibilmente lucidi.
“Alessandro..” cercò di dire ma Alessandro alzò una mano per zittirlo.
“..Rappresentavi.” sussurrò avvicinandosi ancora di più a lui “Rappresentavi perché ora non sei più tutto questo Efestione.” disse e a quelle parole Efestione si sentì morire, sgranò gl'occhi e si impietrì davanti ai suoi occhi. “Ora sei molto di più. Ora rappresenti tutta la mia vita. Rappresenti la persona che amo più di me stesso. Efestione..io amo te, nessun'altro. Per Zeus.” sussurrò sentendo le lacrime rigargli le guance e si avvicino ancora di più a lui appoggiando le mani sulle sue guance.
A quelle parole Efestione scoppiò a piangere, sciogliendo quella paura che si era creata nella sua mente, nel suo stomaco.
“Per Eracle, Alessandro. Mi hai spaventato.” sussurrò appoggiando le mani sul suo petto, cercando di fermare le lacrime.
“Scusami Efestione, te ne prego. Perdonami, perché non posso pensare di perderti a causa di questo mondo che desidero così fortemente.” emise Alessandro sorridendogli, tra una lacrima e l'altra.
Efestione annuì e appoggiò le fronte contro la sua “Mi sei mancato così tanto Alessandro..” gemì passando le mani tra i suoi capelli, che strinse con forza “Ti amo anche io, Alèxandre.”
Alessandro lo guardò negli occhi e sorrise ad ogni sua parola, poi si fece serio alle ultime e dopo pochi istanti premette le labbra sulle sue, strizzando gl'occhi.
Aveva capito finalmente. Aveva capito qual'era il suo posto nel mondo. Aveva capito che al suo fianco non intendeva avere più nessun'altro, se non lui. Se non Efestione.



Eccomi di nuovo qui, chiedo perdono se ho ritardato un po' a scrivere ma ho avuto un po' di problemi e non sono riuscita a scrivere per tutta la settimana.
Spero ancora una volta di non avervi delusi e se c'è qualcosa che mi vorreste suggerire scrivetelo pure, sarò lieta di leggere tutto.

Kiss. <3

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Capitolo 15
*** Do you really want me? ***


Lentamente i loro corpi si spostarono all'indietro, fino a quando la schiena di Efestione incontrò il muro gelato, trasalì. Alessandro sorrise sulle sue labbra nell'udire quel piccolo gemito ma non volle staccarsi da esse, con una mano lo strinse di più a se e l'altra la passò lentamente sotto la sua tunica bagnata dal sudore. La fece salire lungo il fianco, sfiorando appena la sua pelle, e sentì i respiri affannosi del ragazzo farsi sempre più veloci. Sorrise ancora e si staccò appena dalle sue labbra, andò a guardarlo attentamente negli occhi e quando incrociò il suo sguardo fece passare la punta della lingua, lentamente, sulle sue labbra secche e socchiuse, poi scese sul mento fino ad arrivare alla gola, che morse con leggera forza. Efestione trasalì ancora una volta e portò di scatto una mano sulla nuca del ragazzo, che strinse con forza, leccandosi a sua volta le labbra.
"Alessandro.." riuscì a sospirare, ma il ragazzo non si ferò, capì cosa volesse dire e lentamente passò sul lato del collo, iniziando a baciargli un lembo di pelle con passione e quasi avidità.
Efestione si lasciò andare totalmente ai suoi gesti e inclinò il capo da un lato, schiudendo nuovamente le labbra, ma per respirare con ancora più affanno, facendo scendere la mano libera sulla coscia di Alessandro, stringendola con forza.
Alessandro chiuse del tutto gl'occhi e strinse ancora di più a se il ragazzo, sentendo salire uno strano calore interno che quando raggiunse la sua gola si sprigionò in un forte sospiro. Si staccò dal collo del ragazzo e mordendogli il labbro inferiore lo prese velocemente in braccio.
Efestione sorrise come non mai e avvolse le braccia intorno al suo collo e le gambe intorno alla sua vita, riempiendo di baci il viso di Alessandro. Quest'ultimo si diresse verso il letto a baldacchino, che era poco distante da loro, vi adagiò il ragazzo e rimase un'attimo a guardarlo. Efestione si tirò su, mettendosi sulle ginocchia, e inclinato il capo da una parte si morse il labbro inferiore sorridendogli.
"A cosa stai pensando ora, mio Achille?" sussurrò mentre si avvicinò a lui, posando le mani sui suoi fianchi, che strinse con forza.
"Sto pensando che i miei occhi, non hanno mai visto niente di più perfetto. Niente di più puro." sussurrò anche lui guardandolo dall'alto e poi sfiorò le labbra alle sue, passandogli le mani tra i capelli ancora sudati.
"Oh Alessandro." emise Efestione socchiudendo le labbra e sentì il cuore aumentare i battiti. Sorrise nell'udirlo e tornò a riaprire gl'occhi per guardare il viso di quell'uomo che gli stava regalando i momenti più belli della sua intera esistenza. Portò le mani sui lembi della sua tunica e lentamente gliel'alzo, Alessandro allungò le braccia verso l'alto e se la fece togliere. Efestione la lasciò cadere a terra e si tirò meglio su, passando le mani sulla schiena del ragazzo, coperta ormai da parecchie cicatrici, con le dita le tracciò una ad una, prima di posare le labbra sotto il suo orecchio. Ne lasciò un caldo e umido bacio, prima di scendere sul collo e infine sulla spalla. Non smise di baciargli la pelle con una delicatezza tale che Alessandro rabbrividì ad ogni suo gesto. Inclinò il capo all'indietro e socchiuse le labbra, gemendo flebilmente.
Efestione lo sentì e sorrise ancora di più prima di passare le labbra socchiuse sul suo petto, scendendo sullo sterno dove si fermò posando altri baci, ma con sempre più passione.
Le mani di Alessandro vagavano tra i capelli del ragazzo, poi sul suo collo.
Iniziava a sentirsi sempre di più in un'altro mondo. Iniziava a sentire quella voglia, che poche volte aveva provato.
Efestione, senza smettere di sorridere, passò la lingua dove prima aveva lasciato diversi baci e si spostò lentamente verso la parte del cuore, lì si fermò e andò a passarla intorno al capezzolo, poi salì un po' andando a lasciargli un piccolo morso.
"Per Zeus.." gemì Alessandro, che aveva spalancato le labbra al suo gesto e velocemente abbassò lo sguardo verso il ragazzo e i loro sguardi si incrociarono ancora una volta, ma questa volta tra loro non c'era più quella dolcezza, quell'ammirazione, che di solito parlava per loro, questa volta nei loro occhi si leggeva un desiderio irrefrenabile, un desiderio che non riuscivano più a contenere, un desiderio che si stava facendo sempre più insistente dentro ai loro corpi.
Alessandro portò subito le mani sulle guance rosee del ragazzo e premette con forza le labbra sulle sue, salendo sul letto anche lui in ginocchio. Strinse il suo capo tra le mani passando la lingua tra le sue, baciandolo con sempre più passione, gemendo talvolta dalla foga. Efestione dal canto suo trattenne il fiato e fece salire le mani sulle scapole del ragazzo, stringendole con forza quasi volendogli graffiare la pelle.
Nella foga dei loro gesti i loco corpi si sfregarono insistentemente l'uno all'altro, volendo quasi diventare un tutt'uno. Le loro labbra si cercavano con sempre più desiderio, i loro respiri erano costantemente accellerati. Le mani di Efestioni scesero velocemente sui pantaloni arabi del re e lentamente cercò di toglierglieli, facendo fatica per via delle loro posizioni, ma Alessandro lo aiutò, gettandoli per terra una volta sfilati. Altrettanto velocemente Alessandro sfilò i pantaloni del ragazzo, che scagliò giù dal letto e quando, finalmente, riuscirono a staccarsi uno dall'altro presero fiato e si ritrovaroni stretti in un'abbraccio, i loro corpi ormai completamente nudi erano come uniti. 

Quella sensazione provocò ad entrambi un forte brivido e sulle labbra di entrambi, ormai rosse e gonfie, naque un sorriso carico di malizia ma con un velo di amore.
Efestione interruppe il silenzio.
"Ti desidero Alessandro, ti desidero ora e per il resto della mia semplice e umana vita. " sussurrò portando una mano sulla sua guancia, mentre lo guardò negli occhi.
"Oh Efestione, ti desidero anche io. Ti desidero quanto un'assetato desidera trovare un'oasi. Ti desidero più dell'intero mondo che mi attende là fuori." gemette fissando negli occhi la persona più importante della sua esistenza.
"Mi vuoi veramente?" sussurrò ancora Efestione, intrecciando la mano tra i capelli del ragazzo, all'altezza della nuca.
"Ti voglio realmente. Nessuna bugia, tutta verità." sospirò Alessandro, senza smettere di sorridere, e poi posò un dito sulle labbra di Efestione quando stava per parlare "..e ora taci." sussurrò ancora prima di spingerlo steso sul letto, si mise sopra di lui e si chinò verso il suo petto, iniziando a dargli caldi baci.
Efestione sorride, dimenticandosi ciò che stava per dire e socchiuse gl'occhi facendo salire le mani sulle braccia possenti del re. Ne sentì ogni ferità rimarginata, ogni segno di lama, ogni cicatrice. Per un momento si senti la sua cura. 

Ma era all'oscuro del fatto che lui era realmente la cura di ogni suo male, ogni suo dolore, ogni sua ferita.
Si lasciò andare a lui ancora una volta, rilassando ogni muscolo e poi tirò su il capo andando a dargli diversi baci sulla guancia, poi sulla spalla, prima di mordergli con leggera forza il lobo dell'orecchio. Alessandro sorrise sulla sua pelle e scese lentamente verso il suo ombelico, tracciandone molto lentamente i contorni con le labbra socchiuse prima di scendere con la punta della lingua verso l'inguine. 

Questo provocò un forte brivido ad Efestione, che inarcò appena la schiena sotto di lui. Il re sorrise ancora una volta e gli diede alcuni baci all'attaccatura della coscia, scendendo poi su essa che morse diverse volte facendo passare le mani sui suoi fianchi e poi sul suo petto. Scese lungo le braccia fino ad arrivare alle sue mani, così morbide, che strinse con forza. 

Passò sull'altra coscia e nel mentre alzò lo sguardo verso il viso del ragazzo, notandolo in totale estasi, riprese a mordergli la pelle salendo nuovamente verso l'inguine, sul fianco, passò sul petto e infine fermò le labbra sulle sue, sussurrando "Voltati, Patroclo."
Efestione, che fin'ora si era catapultato in un mondo parallelo, aprì gl'occhi nell'udire la sua voce e lo guardò negli occhi, sapendo quello che stava per accadere. Annuì sorridendo e dopo avergli lasciato un delicato bacio sulle labbra si voltò lentamente, portandosi un braccio sotto il mento, poi voltò il viso da un lato andando a guardare il re con la coda dell'occhio.
Alessandro lo fissò, quasi incantato, e posò una mano sulla sua nuca spostandogli i capelli su una spalla e poi fece scendere un dito lungo la sua colonna, fermandosi alle fosse di venere, passando infine la mano sul basso fianco che strinse con forza. Poi delicatamente si posizionò sopra di lui, unendo nuovamente i loro corpi. 

Efestione socchiuse un'attimo gl'occhi e poi torno a guardare il re, che aveva portato il viso vicino al suo e lo stava guardando. Il ragazzo capì, sapeva che stava aspettando il suo consenso, allora prese la mano libera del re e delicatamente la intrecciò alla propria, prima di baciargli il palmo delicatamente. Alessandro sorrise e appoggiò le labbra alla sua spalla, respirando l'odore della sua pelle, e una volta socchiusi gl'occhi spinse lentamente il bacino contro il suo, gemendo delicatamente. Efestione strinse con forza la sua mano e ancora una volta si inarcò sotto di lui, spalancando le labbra. Finalmente erano uniti, uniti nel modo più intimo che l'essere umano potesse conoscere. Erano una cosa sola, una volta per tutte.

Alessandro rimase per un'attimo fermo, respirando con affanno sulla spalla del ragazzo, poi gli strinse anche lui la mano con forza e iniziò a muoversi contro di lui. Sentiva nuovamente quel calore, nascergli dal profondo e crescere lentamente. Si sentiva come rinato. Si sentiva amato. Sentiva che lui gli apparteneva, che era suo.
E con questo senso di possessione spinse di più il bacino contro il suo e gli morse la spalla, in preda al forte desiderio di quel momento.
Efestione appoggiò la nuca alla spalla del re, sentendosi come mai prima d'ora. Anche lui si sentì amo, ma sopratutto si sentì suo. Fino all'ultima cellula del suo corpo. 
Portò la mano libera all'indietro e andò subito a stringere il suo fianco, premendo le dita sulla sua carne, mentre si abbandonava a sospiri sempre più costanti e decisi.
Alessandro più lo sentiva così, più il suo desiderio aumentava. Più si sentiva quel calore interno, ardere come un fuoco. 
Questa volta non erano le loro labbra a cercarsi, questa volta erano i loro corpi. Si cercavano, si volevamo, si trovavano.
I loro corpi si mossero all'unisono, le loro mani non si lasciarono mai andare, i loro respiri si intrecciarono, il loro desiderio vinse.
Quella notte si amarono, si amarono in modo umanamente carnale. Quella notte si sentirono legati da un legame indissolubile. Quella notte..consacrò ogni cosa.




Salve a tutti, eccomi ritornata a scrivere.
Scusate la mia lunga assenza, ma la mia fantasia era un po' sparita, e ho preferito non scrivere proprio che scrivere qualcosa di banale e senza senso.
Spero mi possiate perdonare e possiate perdonare anche i miei errori grammaticali.
E inoltre spero di non avervi delusi nemmeno questa volta.
Grazie a chi ha letto e continuerà a leggere questa storia.
Grazie di cuore. <3

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Capitolo 16
*** Lie. ***


“..mio piccolo Achille.” disse con voce flebile e un sorriso così perfetto da far invidia al sole. Quei suoi occhi verdi brillavano come stelle per via delle numerose candele e la sua voce soave riecheggiava nella testa come il suono di un'arpa suonata dalla migliore musicista di Atene.
“Madre, se io sono discendente di Achille, qual'è il mio tallone? Quale sarà la mia sconfitta?” chiese curioso, inclinando il capo da una parte, la sua voce però era squillante e pulita.
“Oh mio Alessandro, il tuo tallone è proprio qui..” sussurrò avvicinandosi, si chinò di fronte a lui e gli puntò il dito sul petto all'altezza del cuore “..ma non sarà la tua sconfitta. Sarà il tuo più grande pregio. I re precedenti a te erano vili e rozzi, ciò importava a loro era solo la sete della vittoria, la voglia di nuove donne e il desiderio di uccidere e sottomettere. Ma tu, in te, c'è un cuore enorme. In te vedo un vero re, in te vedo un grande uomo Alessandro. Non dimenticarlo.” gli sorrise dandogli un delicato bacio sulla fronte e poi portò i suoi occhi di fronte a lui. Sorrise ancora.


Alessandro aprì lentamente gl'occhi, convinto che quello non era un sogno ma uno strano e bellissimo ricordo. Si portò una mano sul viso sfregandosi gl'occhi con due dita e poi voltò il capo alla sua sinistra, ritrovandosi il viso di Efestione a pochi centimetri. 
Dormiva tranquillamente e sulle sue labbra vi era una smorfia, simile ad un sorriso. Si doveva essere addormentato così.
Si voltò sul fianco rivolto verso di lui e rimase a fissarlo, quasi come se fosse uno dei dipinti più spettacolari nella storia della Grecia. Allungò una mano verso la sua spalla ma ostentò a sfiorargli la pelle. Forse per paura di svegliarlo o forse per paura che tutto ciò fosse un sogno. Ma quando appoggiò la mano sulla sua morbida pelle sorrise, era tutto vero.
Ma quel momento fu' disturbato da qualcuno che bussò bruscamente alla porta.
Alessandro si tirò su con il busto e fece per parlare, ma chi bussava lo precedette.
“Alessandro? Sei sveglio? Ho urgentemente bisogno di parlarti. Ora!” urlò appena Roxane.
Alessandro roteò gl'occhi stringendo una mano a pugno.
“Alessandro? Avanti sveglia!” urlò, ma questa volta con più insistenza, battendo una mano sulla porta.
A quel forte rumore Efestione aprì gl'occhi e ancora addormentato si volse con il capo verso la porta.
“Alessandro avant..” fece per parlare ma Alessandro si girò velocemente verso di lui e con un piccolo sorriso gli posò due dita sulle labbra, Efestione sorrise annuendo appena.
“Sssht, zitto. Non azzardarti a farti sentire.” sussurrò guardandolo negli occhi per poi stendersi lentamente su di lui, facendo scivolare la mano tra i suoi capelli.
“Uomo tu sei folle.” gemì appena Efestione, appoggiando le mani sui suoi fianchi mentre lo guardava negli occhi.
“Oh non puoi sapere quanto.” sussurrò ridendo silenziosamente.
“Alessandro!” urlò nuovamente Roxane, battendo entrambi i pugni sulla porta.
Efestione volse il viso verso la porta a quel gesto, ma Alessandro gliela voltò nuovamente e premette le labbra sulle sue, chiudendo gl'occhi.
Efestione rimase per un'attimo interdetto, ma si rilassò velocemente, avvolgendo un braccio intorno al suo collo e di scatto lo strinse con forza a se, ricambiando il bacio.
Quando i due si staccarono, si guardarono intensamente negli occhi, entrambi sereni.
“Come ti senti, mio re?” mormorò il giovane, passando una mano tra i capelli del ragazzo.
“Divinamente, per Dioniso” sussurrò il re, sorridendo ancora più ampiamente e poi inclinò il capo da un lato come suo solito fare “E tu, mio più fedele amico?”
“Mi hai letto nel pensiero, Alessandro.” mormorò ancora alzando appena il capo dal cuscino e lasciò un veloce bacio sulle labbra socchiuse del re.
Alessandro rimase immobile, ma poco prima che Efestione si staccò gli morse il labbro inferiore. Poi scese dal letto distendendo le braccia verso l'alto e prese da terra la tunica della sera prima.
“Fuggi da me? Così presto?” disse Efestione, mettendosi seduto sul letto.
“Voglio scoprire cosa aveva di così importante da dirmi quel cane rognoso che ha disturbato il tuo sonno.” annuì sorridendo mentre si sistemò la tunica sulla vita prima di mettersi i pantaloni arabi.
“Avanti ammetti che ti manca così tanto, quella..quella brava donna.” disse Efestione quasi con lieve amarezza mentre sorrise scendendo dal letto. Diede una piccola spallata al re e si diresse verso il bagno.
“Idiota di una macedone!” rise Alessandro, lanciandogli la sua tunica.
Efestione rise voltandosi un'attimo verso di lui e poi grattandosi la spalla sussurrò.
“Vedi di muoverti Re Macedone o potrei scappare io.” annuì sorridendo prima di sparire dietro il muro del bagno.
Alessandro scosse il capo sorridendo e una volta infilatosi i calzari nei piedi uscì dalla camera.
Mentre camminava verso gli alloggi di Roxane, si sistemò i capelli con una mano, scuotendo il capo ripensando a quella notte. Quasi come se non ci credesse.
Arrivò davanti alla porta e dopo un lungo respiro bussò.
Roxane aprì subito la porta e lo guardò dalla testa ai piedi, poi alzò la mano come per dargli una sberla, ma i riflessi di Alessandro, se pur mattina, erano perfetti e le bloccò la mano prendendogli il polso.
“Azzardati ancora una volta e giuro che ti pentirai di averlo anche solo pensato.” sussurrò Alessandro fissandola negli occhi e la spinse dentro la camera, sbattendo la porta dietro di se.
“Mi fai male.” emise la donna, stringendo i denti.
Una volta chiusa la porta le lasciò il polso scagliando via la sua mano.
“Cosa volevi prima, eh?” disse ignorando quasi le sue parole, e si guardò attorno. Fulminando con lo sguardo le sue ancelle, che impaurite uscirono dalla camera in un batter d'occhio.
“Volevo parlare con te di nostro figlio.” disse Roxane massaggiandosi il polso, con i segni evidenti delle dita del re.
“Nostro figlio?” rispose Alessandro scoppiando a ridere e tornò a guardarla “E chi mi dice che sia mio, mh?” disse ancora avvicinandosi nuovamente a lui.
La donna indietreggiò appena, abbassando lo sguardo, balbettò qualcosa e poi si morse il labbro inferiore “Mio re, come puoi pensare che io ti stia traendo in un così grande tranello?” sussurrò.
“Se prima lo dubitavo, ora ne sono certo Roxane. La tua mente è così contorta e difficile, che hai ideato tutto ciò pur di tenermi incollato a te. Nemmeno mi guardi, indietreggi al mio arrivo e fai difficoltà a parlare. Qualcosa mi dice che hai raccontato una menzogna più grande di te.” le sussurrò e finì la frase portando le labbra vicino al suo orecchio.
Roxane sgranò gl'occhi guardando davanti a se e quasi senza accorgersene tremò lievemente.
Alessandro si staccò nuovamente da lei e la guardò negli occhi.
“Fai in modo che io non scopra mai chi sta complottando insieme a te, ovvero il padre del bambino, perché sai bene che non sarò clemente. Con nessuno!” disse puntandole un dito e poi si voltò uscendo dalla porta che lasciò aperta.
Roxane, ancora immobile, cadde sulle ginocchia senza parole. Sapeva cosa aveva appena scatenato.

Alessandro, preso dalla furia si diresse verso gli alloggiamenti dei generali e si fermò davanti alla porta di Tolomeo, bussando diverse volte con insistenza.
“Arrivo, arrivo.” mormorò Tolomeo dall'altra parte e aprì la porta, spalancando gl'occhi quando vide Alessandro. “Mio re, c'è qualcosa che ti turba?” chiese subito.
“L'unica cosa che mi turba ora è vederti in questo stato Tolomeo. Quanto hai bevuto ieri notte?” fece una smorfia guardandolo e entrò nella camera, portandosi una mano sul fianco.
Tolomeo scosse il capo, chiudendo la porta e poi si volse verso il ragazzo, incrociando le braccia al petto.
Alessandro andò a guardarlo e inarcò un sopracciglio, non capendo, ma al cenno di Tolomeo capì.
“Roxane mi ha mentito. E io stolto che ci ho creduto. Non è in attesa di mio figlio. E' il figlio di qualcun' altro quello che porta in grembo.” allargò le braccia, fissando l'amico.
“Hai qualche sospetto?” disse Tolomeo avvicinandosi appena al re.
Alessandro scosse il capo continuando a guardarlo e si appoggiò le mani sui fianchi.
“Non ti preoccupare Alessandro, troveremo chi è. Farò in modo che salti fuori come un bocciolo in primavera. Te lo prometto.” continuò il generale posando una mano sulla spalla del re.
“Sapevo di poter contare sul tuo aiuto.” annuì sorridendo appena e poi fece un lungo respiro.
“Ma dimmi un po', giovane uomo..” sussurrò Tolomeo dandogli un piccolo pungo sul petto “..com'è andata la notte eh?” mormorò ridendo.
“Per gli Dei Tolomeo!” rise il re spingendo via l'amico e poi scosse appena il capo guardandolo.
“Avanti, pensi che non abbia capito cosa sia successo? Mi insulti se pensi che io non ti conosca così bene.” rise ancora il generale, pizzicando il fianco del ragazzo.
“Allora sei sai, non - hai - bisogno - di - chiedere.” disse Alessandro scandendo ogni parola mentre gli bloccò la mano, per poi uscire ridendo.
“Ci vediamo al banchetto, Tolomeo.” finì uscendo dalla camera e al fondo del corridoio incrociò lo sguardo con Cassandro, che giaceva appoggiato alla piglia con un calice in mano.
Alessandro socchiuse gl'occhi guardandolo attentamente e poi imboccò il corridoio che portava alla sua camera.
Vi entrò e si voltò per chiudere la porta, quando due mani gli oscurarono gl'occhi. Poi sentì delle calde labbra sul collo. Sorrise nuovamente appoggiando le mani sulle sue e inclinò il capo da una parte.
“Ci hai messo troppo, Alexandrè.” sussurrò Efestione vicino al suo orecchio.

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Capitolo 17
*** Now, you're not alone. ***


“Mi stai dicendo che con molte probabilità quel figlio non è tuo?” chiese Efestione mentre si infilava la lunga tunica di color avorio.
“Proprio così, il che mi altera particolarmente.” annuì Alessandro, seduto sul letto, mentre si grattava lievemente il mento fissando i giardini al di fuori della finestra “ma non perché io sia geloso, ma per il fatto che io sia stato pugnalato alle spalle, che lei mi abbia raccontato una marea di bugie pur di tenermi attaccato a se.” continuò spostando lo sguardo sul ragazzo, che tirava fuori i capelli, rimasti pizzicati sotto il collo della tunica.
“Lo so Alessandro. E so' quanto a te tutto questo ti rechi molto fastidio.” disse Efestione voltandosi verso il re e gli si avvicinò, posando una mano sulla sua guancia scrutandolo a fondo negli occhi.
Alessandro lo lasciò fare, ricambiando lo sguardo, poi tutto ad un tratto si ritrovò a sorridere.
“Come mai sorridi ora?” proseguì Efestione, stupito di quel cambio di umore.
Alessandro appoggiò una mano sulla sua e poi si alzò dal letto, tirando a se il ragazzo “Perchè ora, nonostante tutto, sono felice. Ora anche se subisco un qualche torto, dentro di me mi sento carico di gioia ed è tutto merito tuo.” sorrise ancora.
“Smettila Alessandro, stai diventando troppo romantico.” rise il ragazzo spingendolo leggermente e voltando un'attimo il capo, poi tornò a guardarlo. Alessandro spalancò le braccia alzando appena le spalle senza smettere di guardarlo.
“Aaaah Alexandré..” continuò Efestione scuotendo il capo, prendendolo per due lembi della tunica all'altezza del petto e lo strattonò verso di se, premendo con forza le labbra sulle sue, respirando contro il suo naso e chiudendo per un'attimo gl'occhi. Alessandro di contro risposta, passo le mani tra i suoi capelli che strinse, spingendo ancora di più le labbra sulle sue, emettendo un piccolo sospiro. 
Quando entrambi di staccarono scoppiarono a ridere.
“Avanti andiamo, che sicuramente ci staranno aspettando.” disse Alessandro prendendo la mano di Efestione mentre procedeva verso la porta.
“Se contesteranno il nostro ritardo dirò che è colpa tua e dei tuoi zuccherini imbevuti nel miele.” annuì il ragazzo, seguendo il re fuori dall'alloggio.


Il banchetto finì, come sempre, con qualche litigio per il cibo ma per fortuna della servitù, non ci fu' molto da pulire.
Alessandro istituì un'assemblea nel salone principale del gran palazzo reale e vi erano invitati tutti i generali e la principessa Ezira, con i suoi relativi generali. 
Il re fu' l'ultimo ad arrivare, accompagnato ovviamente da Efestione, ormai sempre al suo fianco.
“Bene, vi chiederete il perché di questa assemblea giusto?” chiese Alessandro sorridendo, mentre si mise a sedere sul piccolo trono eretto per l'occasione, Efestione rimase in piedi alla sua sinistra.
Tutti i generali, compresa Ezira annuirono, alcuni incrociarono le braccia al petto pronti per ascoltare, altri si guardavano attorno.
“Ho bisogno di alcune cose da voi, Ezira..” proseguì indicando la ragazza con una mano “..e alcune cose da voi miei amici.” indicando con l'altra mano i suoi generali.
“Chiedi pure e se ne sarò in grado farò ogni cosa in mio potere.” annuì Ezira facendo un passo avanti così da attirare l'attenzione di Alessandro su di se.
“Da te ciò che voglio è molto semplice” pronunciò appoggiandosi le mani, che prima erano puntate, sulle cosce “Voglio che tramite le tue più remote conoscenze venga alla scoperta di dove risieda ora il re Alazir, di quanti uomini il suo esercito dispone e infine gli farai sapere della mia presenza nel suo regno e nella tua dimora.” continuò il re senza distogliere lo sguardo dalla ragazza, che quest'oggi sembrava una Dea della Guerra greca.
“Solo questo, mio sire?” chiese seria la fanciulla.
“Solo questo Ezira. Ma gradirei che mi arrivassero al più presto notizie di quello che ti ho chiesto. Non amo aspettare.” annuì Alessandro sorridendole delicatamente. 
Lei ricambiò il sorriso e dopo aver fatto un'inchino con il capo tornò al suo posto, con le braccia incrociate dietro la schiena.
Alessandro successivamente spostò lo sguardo sulla parte sinistra del salone, dove vi erano i generali uno di fianco all'altro.
“Nearco?”
“Comandi sire.” rispose l'uomo facendo un passo avanti, così come aveva fatto precedentemente Ezira.
“Voglio che tu raggiunga, insieme alla tua squadriglia, la città di El Jubayl sul mare persiano e vorrei che tu mi ponessi sicura la possibilità di un possibile sbarco di eserciti alleati, proprio da quella parte.” disse il re, guardando attentamente uno dei suoi più fidati generali.
“Senz'altro sire, vedrai che nessuno opporrà resistenza al mio fascino.” rispose Nearco ridendo, seguito dalle risa di mezza sala.
“Grazie Nearco, puoi congedarti.” sorrise ampiamente Alessandro facendo un cenno con il capo. Nearco annuì e fece un passo indietro.
“Leonnato.”
“Comandi sire.” disse il ragazzo, facendo a sua volta un passo avanti.
“Voglio che invece tu raggiunga nuovamente Rafha e che consegni una lettera che ti darò il giorno della partenza, in più voglio che tu controlli nelle più strette vicinanze dove vi siano dei pozzi di acqua pulita o oasi” esclamò il re, inclinando appena il capo da una parte.
“Nessun problema Alessandro, lo farò.” annuì Leonnato facendo un'inchino con il capo e tornò al proprio posto.
“E infine, a tutti gli altri generali chiedo un'unica cosa.” disse andando a guardare ogni generale negli occhi “Addestrate al meglio i vostri uomini, poneteli davanti a enormi fatiche, fategli patire la fame e la sete per qualche giorno, preparateli alle intemperie più assurde “ continuò Alessandro mentre si mise in piedi “perché qui non siamo in Grecia e nemmeno in Egitto, qui non combatteremo con piccole tribù o insipidi eserciti, qui la storia è diversa. Qui noi scriveremo un pezzo della nostra storia!” esclamò e il salone fu' immerso da un forte boato e da applausi vari. Alessandro si avvicinò ad Efestione e gli sorrise prima di tornare a guardare il resto della gente. 
“E ora andate figli di buona donna e mi raccomando, conto su di voi.” annuì ancora e incrociò grandi sorrisi e gente che si inchinava a lui mentre la gente iniziava a defluire fuori dal salone.
“Alessandro” disse Tolomeo arrivando alle spalle del re, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Oh mio buon Tolomeo.” rispose Alessandro, voltandosi verso l'amico.
“Ho alcune notizie da darti” continuò il ragazzo sorridendo lievemente al re “ma non qui, non voglio che altri colgano le mie parole” replicò guardandosi attorno. 
Alessandro annuì e poi fece cenno al ragazzo e ad Efestione di seguirlo, uscì dal salone e li condusse nei giardini reali sotto un grande albero.
“Riguarda quello che ti ho chiesto?” chiese subito Alessandro voltandosi verso i due generali.
“In queste ore ho tenuto sotto controllo quasi tutte le persone che maggiormente ti gravitano attorno e ho notato alcuni sguardi compiaciuti.” annuì Tolomeo con una sorriso sulle labbra. 
A quelle parole Efestione corrugò la fronte incrociando le braccia al petto, poi si guardò con Alessandro che pareva parecchio curioso.
“Tra chi Tolomeo?” chiese Efestione tornando a guardare il generale.
“Cassandro e Roxane” sussurrò il ragazzo guardandosi velocemente attorno. Ma a quelle parole, invece che una risata, dalla bocca di Alessandro uscì un ghigno isterico. Poi scosse il capo stringendo le mani a pugno.
Efestione se ne accorse e appoggiò subito una mano sulla spalla del re.
“Alessandro calmo. Sin da subito avevo dubitato su di lui.” pronunciò quest'ultimo.
“ Quell'impostore. Ha sempre cercato di mettermi i bastoni tra le ruote, ha sempre sabotato ogni mia cosa e non mi stupirei se dietro a quei tentativi di uccidermi ci sia la sua mente corrotta.” sospirò Alessandro tornando a guardare i due ragazzi.
“Adesso non possiamo fare niente Alessandro, non abbiamo prove, non abbiamo nulla in mano che attesti il tradimento.” disse Tolomeo, avvicinandosi al re “Ma ti giuro che prima o poi avrai tutto ciò nelle tue mani e potrai fare di lui quello che ritieni più giusto” proseguì.
Alessandro annuì guardando negli occhi l'amico e poi Efestione, ed è proprio alle spalle di quest'ultimo che video Roxane parlare con uno dei servitori più fidati di Cassandro.
Allora il re fece un cenno il capo ed Efestione insieme a Tolomeo si voltarono, assistendo alla scena.
Roxane, coperta da un lungo velo color blu notte, passò velocemente una lettera dalla sua mano alla mano del servitore che con un'inchino si congedò.
Alessandro preso dalla collera improvvisa fece per andarle incontro, ma Efestione passò una mano intorno alla sua vita e lo fermò subito “No Alessandro, non ancora.” gli sussurrò vicino all'orecchio, appoggiando la fronte contro la sua tempia.
“Ha ragione, abbi pazienza te ne prego.” chiese Tolomeo ponendosi davanti al re.
“Non so' fino a quanto potrò resistere.” gemì a denti stretti Alessandro appoggiando una mano sul braccio di Efestione che strinse con forza.
“Alessandro non sei più solo ora, ce la puoi fare.” sussurrò ancora Tolomeo e poi li lasciò soli dando alcune pacche al re, sulla spalla ma prima scambiò un rapido sguardo con Efestione che gli stava regalando un sorriso enorme.

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