All different. di Leptine (/viewuser.php?uid=521743)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pain, only pain. ***
Capitolo 2: *** First signs. ***
Capitolo 3: *** Follow your destiny. ***
Capitolo 4: *** Who are you? ***
Capitolo 5: *** Dream or reality? ***
Capitolo 6: *** Hephaestion. ***
Capitolo 7: *** Achilles and Patroclus. ***
Capitolo 8: *** How is this possible? ***
Capitolo 9: *** No other. ***
Capitolo 10: *** Remember? ***
Capitolo 11: *** Fight. ***
Capitolo 12: *** He needs you? ***
Capitolo 13: *** Go away. ***
Capitolo 14: *** Stupid. ***
Capitolo 15: *** Do you really want me? ***
Capitolo 16: *** Lie. ***
Capitolo 17: *** Now, you're not alone. ***
Capitolo 1 *** Pain, only pain. ***
Ecbàtana, 324 a.C.
Uno squarcio nella notte. Un' urlo di disperazione.
La città venne svegliata da un terribile lamento, un lamento simile a quello di una madre che perde il proprio figlio.
Tutti li sguardi rivolti verso la provenienza di quel gemito straziante. Il palazzo reale.
Lì, in una stanza gremita di persone in preda a spasmi di pianto e singhiozzi mozzati, sostavano intorno a due corpi. Uno steso con il viso rivolto verso il soffitto, gl'occhi spalancati e l'altro steso sopra di esso in preda ad urla devastanti, con il viso rosso dalla rabbia e dalla disperazione.
“Alessandro mi disp..”
“Zitti. Zitti tutti.” disse il re in un momento in cui i suoi polmoni ripresero aria prima di tornare al pianto.
La gente li guardava, senza la forza di muovere un dito. Tutti capivano il dolore di Alessandro in quel momento. Tutti capivano che d'ora in poi lui non sarebbe stato più lo stesso. Non sarebbe stato più Alessandro.
La notte sembrava più silenziosa, nemmeno gli uccelli notturni osavano cinguettare, nemmeno l'aria osava muoversi. Tutto era immobile. Fino a quando, a frantumare quel silenzio, fu' proprio la voce del re.
“Chiunque qui desiderava la sua morte. Chiunque qui lo odiava.” disse alzando il viso verso le persone intorno a lui, guardandoli come se fossero diventati improvvisamente tutti estranei “Chi è stato? Chi l'ha ucciso? Ditemelo!” urlò con tutta la forza mentre strinse convulsamente il corpo di Efestione, come se potesse proteggerlo ancora, per l'ultima volta.
Ma intorno a lui nessuno parlò, tutti scuotevano il capo, abbassandolo in segno di rispetto. Fu' in quel momento che Alessandro scorse qualcuno nella folla.
Un tale stava appoggiato al muro, con il capo coperto da lunghi capelli biondi, una tunica marroncina e calzoni greci. Aveva lo sguardo basso, ma ad un tratto incrociò quello del re, gli sorrise e uscì dalla camera.
Alessandro rimase immobile in quel breve istante ma poi il suo istinto prese il sopravvento.
“Prendete quell'uomo, portatelo a me. E' lui l'uccisore di Efestione. Giustiziatelo!”
Le guardie personali del re si fecero spazio tra la folla, che rallentò il loro inseguimento, è corse dietro a quel fuggitivo. Ma una volta fuori dal palazzo reale persero le sue tracce, lo videro solo cavalcare verso l'alba che incombeva sulla città. Tornarono a testa bassa dal re e gli diedero la notizia sapendo che avrebbero pagato cara quella fuga, ma rimasero interdetti quando Alessandro non disse nulla e prese il corpo dell'amico tra le braccia, con le ultime forze rimaste, e si avviò verso il letto sul quale lo adagio lentamente, come per non svegliarlo.
Porse una mano verso il suo viso e in un delicato gesto gli chiuse gl'occhi sussurrando flebilmente “Riposa mio Patroclo, questo sarà il sonno più lungo della tua vita. Ma non temere..” avvicinò le labbra alle sue “..quando aprirai gl'occhi mi troverai lì, al tuo fianco. Pronto per un'altra battaglia. Il tuo Achille sarà lì.” sorrise tristemente strizzando gl'occhi per le lacrime e lentamente posò un morbido bacio sulla fronte, ormai fredda, di Efestione.
“Alessandro, chiedo perdono, ma è ora che lei riposi..domani sarà una lunga giornata” disse la giovane Leptine, l'unica che avrebbe avuto il coraggio di parlare in quel momento.
Alessandro strizzò con forza gl'occhi e raddrizzò il busto prima di passarsi la manica larga, della tunica persiana, sul viso e si girò verso di lei. La ragazza rimase impietrita nel vedere lo sguardo del suo sovrano. Uno sguardo perso nel vuoto. Uno sguardo cupo e triste. I suoi occhi non erano più lucenti e di due colori diversi. I suoi occhi erano entrambi neri.
Senza dire nulla Alessandro si fece largo tra la folla e avanzò verso la porta della camera, la spalancò e solo allora parlò.
“Tutti fuori di qua. Solo Leptine, Tolomeo e Eumene vi possono entrare. Curate il suo corpo, vestitelo del suo abito migliore, profumatelo con olio di Argan e lasciatelo riposare. A breve si svolgeranno i funerali. Ora fuori!”
Urlò quelle ultime parole, mentre guardava la folla defluire fuori dalla camera, chiuse gl'occhi e si appoggiò alla porta per cercare un aggrappo, che trovò in Cratero.
“Sire odio vederla così. Cosa posso fare per lei?”
Il re sorrise tenendo gl'occhi chiusi e poi cercò di non far ciondolare la testa.
“Una volta il mio appoggio era Efestione..” ghignò, ma tutti capirono che lui era tutto tranne che felice “..cosa puoi fare Cratero?”
“Sì Sire, chieda qualsiasi cosa..”
Alessandro aprì gl'occhi e tutto ad un tratto la camera iniziò a girare, come dopo una sbronza, allora li richiuse e con le ultime forze sussurrò “riportamelo indietro Cratero. Riportami Patroclo” poi perse i sensi abbandonandosi alle braccia del forte Cratero, che con gl'occhi lucidi, accompagnò il re nelle sue camere, dove venne adagiato e sorvegliato fino al suo risveglio.
Quella notte, i servi di Alessandro, raccontarono che l'uomo la passò parlando nel sonno in preda ad una forte febbre che gli creò diverse allucinazioni, tutte in cui era presente Efestione.
L'indomani Alessandro si risvegliò con un forte mal di testa e ancora qualche linea di febbre, ma non volle alcun medicinale. Si fece lavare in gran fretta e si precipitò nella stanza di Efestione. Lì vi trovò Tolomeo e Eumene, che discutevano tra di loro sul da farsi per il funerale.
Quando Alessandro video l'amico, una doccia fredda scese su di lui, realizzò ancora una volta che lui non stava dormendo, che lui non c'era più.
Si avvicinò lentamente a lui e appoggiò una mano sulla sua, stringendola con forza mentre fissava il suo volto ormai pallido, ma pur sempre bellissimo.
“Sin da piccolo è sempre stato bello. Forse più di me.”
Tolomeo, che si era zittito all'entrata del re nella camera, chinò il capo in segno di saluto e poi appoggiò una mano sulla spalla del suo sovrano, del suo amico.
“Perchè dite questo?”
“Vedi Tolomeo, perfino nella morte lui è meglio di me.” si voltò verso il ragazzo e gli sorrise amaramente. Tolomeo notò le sue profonde occhiaie e gl'occhi gonfi dalle proprie lacrime. Allora scosse il capo. “Si sbaglia. Efestione avrebbe detto così.”
A quelle parole Alessandro sorrise ancora, ma con dolcezza, al pensiero che il suo Patroclo avrebbe detto quelle parole.
“Tu mi lusinghi Tolomeo.” appoggiò anche lui la mano sulla sua spalla prima di avvicinarsi ad Eumene. “E tu dimmi, come procedono i preparativi?”
Eumene chino il capo come precedentemente aveva fatto Tolomeo e poi srotolò un piccolo papiro con su scritte alcune annotazioni, iniziando a riassumere ad Alessandro gli impegni di quelle tristi giornate.
Tutto ad un tratto bussarono alla porta, Tolomeo corse ad aprire e vi trovò i servitori di Efestione pronti a vestirlo un'ultima volta. Avevano scelto una tunica in cotone blu, con dei disegni lavorati a mano sulle maniche, sul collo e sui bordi alle estremità. Sopra Alessandro aveva richiesto di mettergli la sua armatura da rappresentanza, con la stella argeade sul petto.
Alessandro vide gli indumenti e capì, allora si alzò e uscì dalla camera, ma prima di andarsene disse “Quando avrete finito voglio stare solo con lui. Non voglio nessun'altro.” si voltò e andò nella sua camera “Voglio vedere i suoi occhi per l'ultima volta” si chiuse la porta alle spalle e si abbandonò sul letto. Chiudendo gl'occhi.
Ripensò a quando erano stati esiliati ed educati da Aristotele. A quando combattevano e allo stesso tempo recitavano i racconti dell'Iliade. Quando escogitavano ogni genere di scherzo al vecchio Parmenione. Quando insieme gli cantavano “Quando il vecchio va' alla guerra, cade giù per terra.”. Mentre ricorreva questi momenti, sorrideva. Con una dolcezza a cui a pochi aveva riservato.
Ma i suoi pensieri furono fermati dal bussare con forza alla sua porta.
“Chi è? Cosa volete?”
“Alessandro sono Tolomeo, mi apra per piacere” disse velocemente senza neanche prender fiato.
Alessandro capì subito dalla sua voce che era qualcosa di urgente, allora si tirò su e corse ad aprire, trovando Tolomeo con gl'occhi sbarrati e la collana di Efestione tra le mani. La ricordava bene. Gliel'aveva regalata dopo la conquista dell'Egitto, era la stessa pietra di cui era fatto il proprio anello. Scosse la testa appoggiando le mani sulle guance di Tolomeo che tremava vistosamente.
“Calmo ragazzo, che succede? Perchè porti la collana di Efestione in mano?”
Tolomeo chiuse un'attimo gl'occhi deglutendo, poi tornò a guardare il re.
“Io..non so come..”
“Per Eracle, parla!” strinse il suo viso tra le mani.
“Alessandro..Efestione..è sparito.”
Gl'occhi di Alessandro si spalancarono e rimase immobile, fissando lo sguardo impaurito di Tolomeo.
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Capitolo 2 *** First signs. ***
“Setacciate
ogni singolo posto di
questo palazzo, ogni camera, ogni armadio.” urlò
Alessandro in
prede alla collera totale, camminando avanti e indietro per il salone
delle udienze. Tutti gl'occhi dei suoi compagni erano rivolti verso
di lui, tutti impauriti. Alessandro socchiuse gl'occhi passandosi la
mano sulla fronte sudata e con l'altra stringeva con prestanza la
collana di Efestione, la cui pietra ciondolava velocemente a causa
dei bruschi movimenti del re.
“Allora
cosa state aspettando?
Trovatelo!” si voltò con ira verso i suoi compagni
che di riflesso
scattarono all'indietro prima di congedarsi con un segno del capo e
uscire velocemente dal salone, iniziando la ricerca meticolosa. Tutti
tranne Aristandro, il vecchio veggente, uscirono. Lui lentamente si
avvicinò al giovane re, sapendo che in quei momenti in un
semplice
scatto di collera avrebbe potuto ucciderlo a sangue
freddo.
Alessandro si accorse di non essere da solo e si voltò
verso il vecchio, ma il suo sguardo era nuovamente vuoto, non
più
carico d'odio.
“Mio
Alessandro, ti stai lentamente
uccidendo dentro. Lo troveranno vedrai.”
“Come puoi tu
saperlo? L'hai previsto? Perchè non hai previsto anche la
sua morte
eh?”
Il
vecchio non rispose, abbassò lo
sguardo e rimase fermo, appoggiandosi al suo bastone di quercia
bianca.
“Io
ti posso dire che lo troverai.
Abbi fede.” sussurrò dopo alcuni attimi di
silenzio, prima di
congedarsi anche lui e iniziare la sua ricerca.
Alessandro lo
guardò uscire e poi sposto lo sguardo sulla collana di
Efestione,
che prontamente si mise al collo e si sedette sul proprio trono, di
oro puro con incastonate gemme preziose. Chinò il capo
all'indietro
e chiuse gl'occhi, svuotando la mente in un batter d'occhio.
Così
cadde in un sonno profondo.
Mai
avrebbe pensato che in quel sonno
però avrebbe rivisto una persona a lui tanto cara, Filippo,
suo
padre.
Gli sorrideva da lontano, aveva una tunica bianca
indossata alla macedone, con una corda argentata avvolta intorno alla
vita, i calzoni greci e la corona di alloro intorno al capo. Non si
avvicinò al figlio, ma con voce pacata gli disse
“Tu ami troppo
Alessandro. Questa sarà la tua rovina..o la tua
più grande
vittoria. Tu sei nato per conquistare, tu sei nato per essere un Dio.
Ma come ogni persona, tu hai bisogno di sostegno. Tu hai bisogno di
amore, affetto, non solo di dolore e odio. Attendi, è tutto
questo
ti verrà donato da Zeus. Ora va' figlio mio,
svegliati.” e a
quelle parole Alessandro scattò in avanti spalancando
gl'occhi e
riprese a respirare, davanti a se però vide Roxane, ferma
davanti a
lui con le mani sul grembo.
“Cosa
vuoi tu?” disse mentre
iniziava a riprendersi da quel sogno, ripensando ancora alle parole
del padre.
“Mio
re, mi mancate così tanto. Sono
giorni che non venite a farmi visita..” la fanciulla
abbassò il
capo sentendo gl'occhi diventare lucidi. Alessandro scosse il capo e
scese dal trono passandole oltre per uscire dal salone.
“Non
ho tempo da dedicarti ora. Torna
nelle tue stanze e attendi.” quelle ultime parole gli
ricordarono
ancora quelle di suo padre e pieno di collera sbatté la
porta
facendo sobbalzare Roxane, che si era abbandonata a un pianto
silenzioso.
La
giornata passò all'insegna delle
ricerche, che si spostarono anche per tutta la città. Ogni
casa,
ogni stalla, ogni cantina venne messa a soqquadro ma nulla fu'
trovato. Il corpo di Efestione sembrava sparito.
La
notizia andava riferita ad
Alessandro e per questo difficile compito scelsero Tolomeo, sapendo
che il re non avrebbe potuto ucciderlo..o sì?
Il
ragazzo bussò alla porta sapendo a
cosa andava incontro.
“Tolomeo
conosco il tuo modo di
bussare. Entra.”
Quando egli entrò, video Alessandro seduto
davanti alla sua scrivania che scriveva qualcosa su un papiro, poi
con l'anello e la cerca calda lo sigillò e si
voltò vero
Tolomeo.
“Devi dirmi qualcosa o hai intenzione di stare lì
a
guardarmi?” alzò un sopracciglio quasi seccato e
si
alzò.
“Alessandro porto cattive notizie.” disse
velocemente,
rimanendo immobile nella sua posizione.
Alessandro che nel
frattempo stava riordinando la scrivania si bloccò, prima di
gettare
a terra tutto ciò che vi era sopra, lanciando un grido di
rabbia
prima di avvicinarsi a Tolomeo.
“Mi
state dicendo che è sparito?”
lo guardò intensamente in viso.
“Non
lo troviamo..da nessuna parte
mio sir..” a quelle parole si sentì serrare la
gola dalle forti
mani di Alessandro. Che lo guardava ancora, ma con il volto rosso e
le vene gonfie sul collo.
“Vi
uccido. Vi uccido tutti!” urlò
stringendo ancora la gola del compagno, che portò le mani
sulle sue
per cercare di liberarsi.
“Alessandro, ti prego..non
uccidermi..sono io..Tolomeo..” sussurrò come
poteva, sentendo che
l'aria iniziava a mancare sempre di più.
In
quel momento Alessandro ripensò a
quando erano piccoli e preso da uno scatto di collera, stava
strozzando il piccolo Tolomeo, ma che Efestione prontamente l'aveva
fermato dicendogli che erano tutti una famiglia, tutti
amici.
“..tutti amici..” sussurrò Alessandro
prima di
accasciarsi a terra in ginocchio, lasciando la gola del povero
Tolomeo che barcollò indietro prima di guardare il re che
riprese a
piangere disperatamente, portandosi le mani al viso.
“Perdonami
Tolomeo..sono un pessimo
re, un pessimo amico..perdonami se puoi e se non puoi odiami pure, me
lo sarò meritato..” disse ciondolando avanti e
indietro.
Tolomeo
capendo la disperazione
dell'amico si inginocchiò davanti a lui, spostò
le mani dal suo
viso e mise le proprie al posto di esse.
“Alessandro
siamo cresciuti insieme,
ho imparato ad amarti. Mai potrei arrivare ad odiarti.” lo
guardò
dritto negli occhi.
“Oh
ragazzo..” sussurrò il re,
sempre più provato da queste stancanti giornate.
“Alessandro
onora Efestione, anche
senza il suo corpo. Onoralo comunque. Il corpo era solo la custodia
della sua anima, dopo la sua morte non aveva più senso.
Onora
Patroclo, Alessandro.” sussurrò e di scatto
strinse l'amico al
proprio petto abbandonandosi anche lui a un silenzioso pianto.
Alessandro
mise a punto il funerale di
Efestione, che si svolse il decimo giorno dopo la sua morte. In onore
dell'amico chiese a Lisippo di erigere una sua scultura al centro del
palazzo, cosicché tutti l'avrebbero visto, poi chiese
un'altra
settimana di lutto generale.
Alla fine di questi sette giorni fece
convocare i suoi generali, nel salone principale.
“Domani
partiremo per Babilonia, con
tutto l'esercito. Una volta lì sosteremo per dieci lune, il
tempo di
riprenderci, e partiremo alla volta dell'Arabia. Quindi amici miei,
salutate amanti e figli, che sarà un lungo
viaggio.” disse
Alessandro, seduto sul suo trono, con un calice di vino in mano.
“Chi
prenderà il comando della
Punta, Alessandro?” chiese titubante Leonnato.
Un
groppo in gola per Alessandro.
Efestione era al comando della Punta. Scosse il capo e bevve un lungo
sorso di vino, un boccone amaro da mandare giù.
“Tolomeo?”
si guardò attorno
cercando il ragazzo tra la folla, che si fece largo prima di chinarsi
al suo cospetto.
“Comandi
sire.”
“Sarai
tu a comandare la Punta,
insieme ai tuoi arcieri.” disse posando la mano sulla sua
spalla
prima di alzarsi, barcollando a causa del troppo vino.
“Con
piacere.” annuì e si alzò
anche lui rimettendosi al suo posto.
Alessandro
lì guardo tutti, dal primo
all'ultimo, prima di uscire dal salone e dirigersi nella propria
stanza.
Vi entrò e posò il calice, ormai vuoto, sul
mobiletto
sulla quale era eretta una piccola statua di Eracle. Ne
accarezzò il
capo e poi andò verso il terrazzo, si appoggiò
sull'uscio della
porta e rimase a fissare la città per diversi minuti, poi
qualcuno
sulla linea dell'orizzonte catturò la sua attenzione.
Aveva già
visto quell'uomo, quella chioma bionda, quel chitone marroncino.
L'aveva visto..nella camera di Efestione il giorno della sua
morte. Ricordava ancora il suo sorriso prima di scomparire nel
nulla.
Sì avvicinò velocemente al balcone in pietra e
socchiuse
gl'occhi per poterlo vedere meglio. Era a cavallo, con qualcosa in
mano. Una lettera. Fece chiamare subito qualcuno e disse loro di
raggiungere il ragazzo. Poi tornò a guardare e vide i suoi
cavalieri
parlare con il ragazzo, il quale diede loro un papiro, poi si
dileguò
con la stessa velocità con cui era sparito quella sera.
Alessandro
corse velocemente dentro e
si recò nuovamente nel salone dove lo raggiunsero i
cavalieri con la
lettera.
“Cosa vi ha detto? Parlate.” disse con il fiatone
mentre prese la lettera, che studiò a fondo.
Era di una carta
strana, simile al papiro, ma con una filigrana più scura.
Papiro
Egizio.
“Ha
solo detto di dare questa al re e
che gli dispiace per il suo dolore.” disse una guardia, poco
più
giovane di Alessandro.
“Capisco. Bene ora potete andare,
riposatevi che domani si parte.” congedò i soldati
e mentre
guardava la lettera arrotolata si diresse verso la stalla dove vi
soggiornava Bucefalo. Si sedette su una balla di stoppia (fieno) e
apri lentamente la lettera. I suoi occhi scorrevano da una parola
all'altra. “Caro Alessandro, noi ci siamo già
visti, ma non sai il
mio nome e pertanto vorrei non dirtelo per ragioni che tu ben sai. La
tua collera nei miei confronti è troppa e riusciresti a
trovarmi in
capo al mondo. Ma non è ancora ora che tu ed io ci
incontriamo
faccia a faccia. Per tanto ti prego di scusarmi se scappo ancora, ma
ho un qualcosa da fare che so' ti renderà un' uomo nuovo. Ci
rivedremo presto Alexadrè.”
Nel
leggere come l'aveva chiamato il
cuore gli si fermò un'attimo, pensando che solo la gente
intorno a
lui lo chiamava così, solo amici..stretti.
Bucefalo
gli si avvicinò e fregò il
muso contro la sua mano, allora Alessandro si voltò per
guardarlo
mentre posò la letta a terra, portando le mani sulla folta
criniera
dell'animale.
“Buonanotte
mio compagno, domani
cavalcheremo di nuovo assieme. Via da qui. Via da
quest'inferno.”
sussurrò prima di alzarsi, raccolse la lettera e
tornò nella
propria stanza per passare la notte.
L'indomani
mattina l'esercito si mise
in marcia, la città li salutò con fazzoletti
bianchi e petali di
fiori, intonando canzoni che nessuno seppe tradurre.
Alessandro,
in groppa a Bucefalo, procedeva a metà della torma, in
silenzio.
Guardava il cielo, scrutando l'arrivo della sua aquila.
“Alessandro,
posso disturbare i tuoi
pensieri?” disse tutto a un tratto Aristandro.
Il re abbassò lo
sguardo su di lui, era a piedi. Allora scese dal cavallo e tenendolo
per una briglia si mise al fianco del vecchio.
“Salga
a cavallo, io sono giovane
posso camminare.” e gli porse la briglia.
“Tu
non sei un re, sei un Dio mio
caro ragazzo. “ sorride e salì velocemente,
già stanco dopo
poche ore di viaggio.
Alessandro
sorrise e si accostò al
cavallo. “Come mai queste parole, mio buon
veggente?”
“Hai
un' animo buono, cosa non da
re.” sorrise anch'essi prima di guardare l'orizzonte.
“Forse
mi ha semplicemente trovato in
una giornata buona, vecchio.” annuì e
camminò a testa alta.
Aristandro
non rispose, ma sorrise
ancora, sapendo che Alessandro non amava i complimenti in pubblico.
Rimase a fissarlo però, notando che la mano sinistra del
ragazzo
stringeva con forza il ciondolo di una collana che portava al collo.
La collana di Efestione.
“Ti
manca tanto vero?” disse il
vecchio, guardando altrove.
“Chi?”
rispose il re, come se fosse
appena uscito da un pensiero profondo.
“Avanti,
smettila di fare la roccia
Alessandro. Smettila di mostrarti così, quando tutti sanno
cos'era
lui per te.” sbottò Aristandro quando
tornò a guardarlo.
Alessandro
distolse lo sguardo da lui e
strinse più forte la collana. “Mi manca
più della voglia di
tornare a Pella, a casa. Più della voglia di riabbracciare
Cleopatra. Mi manca più di tutto.”
sussurrò fissando la sabbia
rossa sotto i propri piedi.
Aristandro non continuò, tutto ciò
che voleva che Alessandro ammettesse l'aveva appena fatto.
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Questo
capitolo è forse un po' più
noioso del prima, ma è una sorta di transizione della storia.
Spero
comunque che vi piaccia e mi piacerebbe molto leggere alcune
recensioni. Sia positive, sia negative. Accetto tutto. D'altronde
è
un modo costruttivo per il continuo della storia.
Grazie a
chiunque continui a leggere. <3
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Capitolo 3 *** Follow your destiny. ***
Persepoli
– mese di
Targelione (maggio-giugno)
La
torma di Alessandro arrivò davanti
alla porta principale della città, La Porta delle Nazioni,
decisero
che lì avrebbero fatto tappa prima dell'ultima grande
camminata
verso Babilonia.
Il re fece fermare il suo grande esercito ma
decise di non entrare in città, già profanata e
incendiata la prima
volta che erano stati lì.
I soldati si misero all'opera iniziando a montare le tende, alcune
adibite come dormitorio, altre
come mense. C'era un gran movimento, ma ciò che colpiva di
più è
che nessuno parlava. Tutti erano provati del lungo viaggio e sapevano
che non era ancora finito.
Una volta che i soldati finirono di
erigere la tenda di Alessandro, quest'ultimo si recò al suo
interno
iniziando a spogliarsi dall'armatura che gli provocava parecchio
dolore. Il caldo di quelle secche distese gli aveva creato diverse
lacerazioni sanguinolente su alcune parti del petto, sopratutto dove
il ferro sfregava contro la pelle. Senza farsi vedere da Leptine, che
era sempre fin troppo preoccupata nei suoi confronti, sì
lavò
velocemente e si vestì con il suo chitone preferito, quello
di
fresco cotone e color oro, si infilò i calzoni greci e
andò a
rimirare il proprio esercito sull'uscio della tenda.
“Prima
o poi la consumerai quella
collana, Alessandro.” disse Aristandro, spaventando il re che
cercò però di non darlo a vedere, lasciando
andare la collana che
non si era accorto di stringere.
“Un
giorno, mio buon vecchio, mi
spiegherai come fai ad apparire dal nulla. Potrebbe essere un'ottima
strategia di battaglia.” disse serio, mentre non distolse lo
sguardo dal suo esercito.
“Un
buon uomo non dice mai le
proprie strategie ad altri. Dovresti saperlo ragazzo, tu sei uno di
questi.” rispose Aristandro che si mise al fianco del giovane
re,
per ammirare anche lui ciò che vi si trovava davanti a loro.
Alessandro non rispose o meglio sorrise e basta. A volte quei due
uomini, così diversi ma tremendamente uguali, si capivano
con
piccoli gesti o pochissime parole.
“Aristandro
dimmi una cosa.”
sussurrò Alessandro mentre si voltava verso il veggente.
“Non
ti dirò come faccio a
comparire dal nulla, mi dispiace.” disse in una fragorosa
risata
mentre anche lui si voltò verso il ragazzo. Alessandro
scoppiò a
ridere appoggiando una mano sulla spalla dell'anziano signore.
“Che
bello rivederla sorridente.” disse dolcemente Aristandro
appoggiando una mano sulla guancia del ragazzo che non smise di
sorridergli, forse per recare gioia al suo amico, chi lo sa'.
“In
realtà volevo chiederti se vedi
qualcosa in tutto questo. In tutta questa storia. La sparizione di
Efestione, la sua morte. Questa gente che non parla. Cosa
vedi?”
disse il ragazzo tornando a farsi serio. Aristandro fece un lungo
respiro e tornò a guardare il campo.
“Vedi
Alessandro, la vita è un
susseguirsi di eventi e di emozioni. Ogni cosa al suo
perchè, nulla
è lasciato al caso. Io ti posso dire che tutto
ciò che è successo
in passato e sta succedendo tutt'ora sta accadendo perchè
così era
scritto. Non porti domande sul fato, seguilo. Lui continuamente ti
da' indizi, ti guida. Non fermarti a pensare, agisci.
Sempre.”
rispose passando la mano tra la folta chioma bionda di Alessandro e
poi si allontanò per cercare rinfresco sotto la sua tenda.
Alessandro lo seguì con lo sguardo prima di scuotere
lievemente il
capo rientrando anche lui nella sua tenda, dove gli era già
stato
preparata la cena su un vassoio, posto sul letto. Si mise a sedere e
iniziò a mangiare nel silenzio più totale di
quella serata. Immerso
nei suoi pensieri gli saltò in mente la lettera di quello
sconosciuto, sì alzò e rovistò tra i
suoi documenti in cerca di
quel papiro. Poi tornò a sedersi e mentre sgranocchiava un
pezzo di
pane, ormai secco, studiò a fondo ogni parte di quella
lettera.
“E'
tutto così strano.” sussurrò
girando e rigirando la lettera in cerca di qualche indizio
“...stupido veggente, io dovrei cercare indizi? Dove? Non ne
trovo
neanche uno.” sbuffò lasciando cadere il papiro
sul letto prima di
finire il calice di acqua e vino. Stanco del lungo viaggio si mise a
letto molto presto.
Il giorno dopo venne svegliato dalle trombe
del cambio di guardia. Senza mangiare e lavarsi si rivestì
velocemente e diede ordine di smontare le tende. Il viaggio sarebbe
ripreso nel giro di qualche ora.
La
torma si spostava lentamente, sia
per il grande caldo sia per la stanchezza degli uomini.
Alessandro
questa volta si era messo
al comando dell'esercito, affiancato da Leonnato, Perdicca e Tolomeo.
Ma la sua mente era in continua elaborazione, scrutava ogni singola
cosa. Quando ad un tratto notò qualcosa.
Poco
distante da lui video un'uomo a
cavallo, portava un mantello con un cappuccio che gli copriva
metà
viso. Era fermo, immobile, e quando alzò il capo
mostrò il suo
viso. Alessandro si fermò bruscamente, sentendosi gl'occhi
dei suoi
compagni addosso.
“Efestione?..”
sussurrò
spalancando gl'occhi dall'incredulità della cosa. Il cuore
iniziò
ad accellerare i battiti, il respiro a farsi più veloce e
intorno a
se sentiva solo brusii, non riusciva a distinguere le varie parole.
Poi ad un tratto tutto fu' buio, come notte.
Alessandro
svenì e cadde da cavallo.
I suoi compagni, sopratutto Tolomeo smontarono da cavallo e corsero
subito da lui.
“Presto portate dell'acqua, è disidratato.
Correte!” urlò avvicinandosi al re, gli
alzò il capo e quando
l'acqua fu' arrivata gliene mise un po' in bocca, aspettando che si
riprendesse. Ma niente. Allora il ragazzo dopo essersi accertato che
Alessandro fosse vivo, lo caricò su un carro e riprese la
marcia.
Andando a controllare il re di tanto in tanto.
Alessandro
aprì gl'occhi e una luce
accecante glieli fece subito serrare. Cercò di alzarsi e
seppure
dolorante si mise seduto, ma qualcosa lo incuriosì. Sotto la
mano
non sentiva la sabbia calda del deserto, ma la fresca era dei prati
macedoni. Tentò di riaprire gl'occhi e ciò che
vide lo fece restare
a bocca aperta. Era a Pella, nel giardino botanico della sua
residenza. Intorno a se tutto era verde, tutto risplendeva, il bianco
delle pareti della reggia rendeva tutto così magico. Un
paradiso. Il
suo sguardo si spostava lentamente fino a quando si fermò a
guardare
un ragazzo, seduto sulla scalinata che portava alla grande fontana.
Aveva già visto quel ragazzo. Aveva il capo coperto e tra le
mani si
rigirava una spilla in bronzo. Socchiuse gl'occhi e vi notò
sopra la
stella argeade. Alessandro spalancò gl'occhi e...si
svegliò
scattando leggermente in avanti.
Tolomeo,
che era lì vicino, si
avvicinò velocemente “Ben tornato tra noi
Alèxandre. Dormito
bene?” rise passando la mano tra i suoi capelli intrisi di
sabbia.
Alessandro lo fulminò con lo sguardo. “Ringrazia
che non ho
nemmeno la forza di muovermi o saresti già senza
mano.” sussurrò
passandosi una mano sul viso mentre si mise seduto.
“Che
paura ragazzo. Piuttosto..cosa
hai sognato eh? Qualche araba? Oppure era greca?”
ghignò
maliziosamente.
“Piantala
Tolomeo! E portami
Bucefalo.” sbottò il ragazzo.
Tolomeo
scosse il capo ridendo ancora
e fece portare al re il suo cavallo, sul quale montò a
fatica e
riprese la cavalcata, ritornando al silenzio. Ripensava a
ciò che
aveva visto, a ciò che aveva sognato.
“Bella
Pella vero?” disse una voce
dietro di lui. Alessandro scattò ancora una volta, distratto
dai
suoi pensieri.
“Aristandro giuro che ti faccio tagliare la
lingua prima o poi.” sospirò il re, senza voltarsi.
“Siamo
di cattivo umore per caso?”
rispose il vecchio, alzando un sopracciglio.
“Tu
dammi alcune spiegazioni e forse
potrò non esserlo.” disse seccato prima di far
fermare l'esercito
con un segno di mano. Scese da cavallo e fece segno al veggente di
seguirlo, cosa che fece. Si allontanarono dalla marmaglia di gente e
quando furono abbastanza distanti Alessandro si mise a sedere su un
grande pietrone. In lontananza vedeva Babilonia, la sua amante
più
bella.
“Cos'è
che ti turba Alessandro?”
interloquì Aristandro, che fissò il ragazzo.
“Prima
ho visto un ragazzo. In due
occasioni, una di quelle era reale, ne sono sicuro.”
ribattè il
re, scrutando il cielo. Aristandro annuì, avvicinandosi di
più al
suo interlocutore.
“
E' il ragazzo che era presente la
sera della morte di Efestione? “ disse, attendendo la
risposta
anche se molto probabilmente sapeva già la risposta.
“No
Aristandro, non era lui. La
sensazione era quella di averlo già conosciuto. E nel sogno,
tra le
mani, stringeva una spilla con il simbolo della mia
famiglia.”
replicò ancora Alessandro voltandosi per guardare Aristandro
che nel
frattempo chinò il capo. Poi quando lo rialzò il
giovane re noto
sotto la sua barba bianca un sorriso.
“E'
un indizio Alessandro. Il
destino parla ancora. Seguilo.” sussurrò il
vecchio prima di
congedarsi con un inchino e ritornare verso l'esercito. Alessandro
fece per fermarlo ma poi lo guardò rimanendo, stranamente,
senza
parole.
Questo
capitolo è stato per me, il
più difficile da scrivere dei tre, ho dovuto fare alcune
ricerche
per non dire cavolate. Ho voluto essere precisa nei minimi dettagli e
facendo questo mi sono accorta che tanti personaggi o cose, per chi
non conoscesse a fondo la storia di Alessandro Magno sono persone
sconosciute o tanti avranno creduto che le avessi inventate.
Così ho
deciso di darvi spiegazione a tutto (cosa che farò per ogni
capitolo, se subentreranno nuovi personaggi/mesi/indumenti.)
Ecco
qui alcune note (riassumo quelle dei tre capitoli):
-Ecbàtana:
città dove, come riportano diversi libri, Efestione
morì. Inoltre
era l'antica capitale della Media, situata ai piedi del Monte Elvend.
Fu residenza e capitale dei re medi finché Ciro non la
conquistò
nel 550 a.C. Dopo di allora fu residenza estiva degli Achemenidi sino
alla conquista di Alessandro Magno (330 a.C.). Fu residenza regale
anche sotto gli Arsacidi. Sopra di essa si è sviluppata
l’odierna
Hamadān.
-Leptine:
Bambina che Alessandro aveva tolto dal suo destino crudele portandola
alla reggia di Pella, facendola crescere e curare dalla balia di sua
madre. Alessandro, con questa ragazza, nei cui confronti aveva molto
rispetto, condivise le sue prime passioni.
-Cleopatra:
Sorella di Alessandro, si sposera' poi, su volere del padre, con suo
zio Alessandro d'Epiro. Assomigliava molto alla madre Olympias ed era
una ragazza di straordinaria bellezza.
-Tolomeo:
diadoco di Alessandro Magno nonché suo fratellastro,
è stato il
fondatore della dinastia tolemaica e il primo re dell'Egitto
ellenistico.
-Eumene:
di Cardia fu segretario di Filippo II e poi capo della cancelleria di
Alessandro Magno, di cui custodì le Effemeridi, i resoconti
giornalieri del re, fonti importantissime per gli storici antichi.
-Cratero:
Fu uno dei Compagni di Alessandro Magno, al seguito del sovrano
macedone per tutto il corso della campagna in Asia. Nominato
comandante generale dell'esercito a partire dal 330 a.C.
-Stella
Argeade: Il Sole di Verghìna (o Stella di Verghina, o Stella
argeade) è una stella simbolica di 16 raggi. Simbolo della
dinastia
macedone, dinastia di Alessandro Magno.
-Chitone:
era l'abito standard nella Grecia antica, una tunica di stoffa
leggera chiusa da una cucitura o corodne. Si differenziava dal peplo
che era invece chiuso sulle spalle da una fibbia.
-Aristotele:
è stato un filosofo, scienziato e logico greco antico, noto
come il
"filosofo dell'immanenza". Sarebbe stato l'autentico
maestro di Alessandro Magno.
-Parmenione:
è stato un generale antico macedone, al servizio di Filippo
II di
Macedonia e di Alessandro Magno.
-Eracle:
è un eroe della mitologia greca, corrispondente alla figura
della
mitologia romana Ercole. Figlio di Alcmena e di Zeus, egli nacque a
Tebe ed era dotato di una forza sovrumana.
-Roxane: figlia di Ossiarte,
satrapo di Battriana. Fu la "moglie
ufficiale" di Alessandro Magno.
-Torma:
esercito, insieme di soldati.
-Persepoli:
fu una delle cinque capitali dell'Impero achemenide (le altre erano
Babilonia, Ecbatana, Pasargadae e Susa). È situata a circa
50
chilometri a nord della attuale città di Shiraz nella
regione di
Fars dell'attuale Iran.
-Lisippo:
è stato uno scultore e bronzista greco antico. Ultimo tra i
grandi
maestri della scultura greca classica. Lavorò per Alessandro
Magno,
che ritrasse numerose volte, e terminò la propria carriera
al
servizio di un altro re macedone, Cassandro I.
Okay
spero di non aver dimenticato nulla e ancora una volta spero di
leggere qualche recensione e che non vi siate annoiati. Il bello
della storia deve ancora venire.
Grazie a chi continua e
continuerà a leggere. <3
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Capitolo 4 *** Who are you? ***
Era
notte fonda e l'esercito si era
accampato per l'ultima volta prima di raggiungere finalmente
Babilonia, che intravedevano all'orizzonte. Nel campo in pochi
parlavano, solo quelli che la peggior nemica dei soldati, l'insonnia,
teneva svegli. Poco lontano da loro alcuni fischi provenivano da un
tipo di cane, di cui non conoscevano nome. Il resto era in
silenzio.
Anche Tolomeo non riuscì a chiudere occhio, allora dopo
essersi avvolto il mantello intorno alle spalle e presa la spada per
sicurezza uscì dalla tenda e si fermò poco fuori.
Iniziò a
guardarsi attorno mentre stirava le braccia verso l'altro quando
vide, su una piccola duna, poco distante da loro un'uomo seduto a
terra, che guardava immobile la luna. Era coperto anche lui da un
mantello nero, che gli sovrastava anche il capo. Allora
impugnò la
spada e senza sfoderarla si avvicinò lentamente a quello
sconosciuto. Strinse ancora più forte l'impugnatura e quando
sfoderò
la spada l'uomo parlò, con voce cauta.
“Quando
eravamo piccoli non ti era
stato insegnato che prima di attaccare un “nemico”
devi sempre
accertarti che sia un nemico?” sussurrò Alessandro
prima di
alzarsi e voltarsi verso il compagno.
“Alessandro?..ti
chiedo umilmente
perdono..” abbassò il capo e fece per
inginocchiarsi ma Alessandro
lo fermò sorridendogli.
“Anche
tu fatichi a dormire amico?”
sussurrò il re, tornando a guardare la luna, che sembrava
ancora più
grande da quella prospettiva.
“Continuo
a fare brutti sogni, quindi
preferisco avere due belle occhiaie domani che sognare ancora quelle
cose. E tu mio signore? Cosa ti turba?” disse fissando il
profilo
perfetto del giovane.
“Ho
troppe cose che turbano la mia
mente e Aristandro non fa' che causare altra confusione tra i miei
pensieri.” sospirò flebilmente, che neanche
Tolomeo lo percepì.
Quest'ultimo annuì e guardò anche lui la luna,
appoggiando una mano
sulla spalla di Alessandro, gliela strinse e poi si
allontanò
lasciando il re ai suoi pensieri, che erano sempre più
complessi.
Il
giorno dopo, all'alba Alessandro
fece svegliare il suo esercito e ripartirono alla volta di Babilonia,
sapendo di essere vicini alla metà.
In
groppa a Bucefalo, il giovane
guardava la città avvicinarsi sempre di più,
riusciva a scorgere i
colori delle mura. I disegni in oro su alcune facciate e poi eccola
lì, l'immensa porta d'ingresso, sovrastata da due torri in
mattoni
blu e verdi, con ancora le raffigurazioni di Dario con il corpo da
leone e le ali d'aquila. Appena le porte si aprirono, l'intero
esercito scorse una calca di persone che acclamavano il ritorno del
re in città, lanciando petali di rose fresche sugli uomini e
Alessandro si ricordò di quando l'avevano fatto anche la
prima volta
che erano giunti in quella meraviglia. Lentamente l'esercito affluiva
lungo la strada principale, congedando gli uomini man mano che
raggiungevano le loro case e le loro amanti con figli, poi arrivarono
di fronte al palazzo reale e Alessandro scese da cavallo, lo
consegnò
ai suoi servi e vi entrò.
Socchiuse gl'occhi una volta arrivato
al suo interno e poi sorridendo tornò a guardarsi attorno,
accerchiato dai suoi compagni.
“Finalmente
siamo a casa.” disse
sorridendo e poi saluto con un cenno la sua servitù prima di
procedere velocemente verso la propria camera. Ma i suoi passi si
fermarono davanti ad un'altra porta. La stanza di Efestione. Un'
altro boccone amaro. Fissò la porta per diversi minuti,
incapace di
muoversi e vi si avvicinò. Appoggiò la mano sulla
maniglia e fece
un lungo respiro prima di entrare, guardandosi attorno mentre
richiudeva la porta alle sue spalle e appoggiarsi ad essa. Tutto era
rimasto come l'aveva lasciato, il suo libro preferito accanto al
letto. La sua tunica di corte, appesa al fondo del baldacchino, le
lettere della sua famiglia arrotolate dentro un cassetto semiaperto.
“Oh
il suo disordine.” sussurrò
Alessandro sorridendo mentre scuoteva appena il capo. Si
avvicinò
alla scrivania e sopra vi trovò l'inizio di una lettera,
incuriosito
si sedette sul letto e iniziò a leggerla.
“Caro
Alessandro, amico di sempre e
fedele..beh lascia stare il continuo. Sono diversi giorni che porto
avanti una mia piccola ricerca, spero tu non me ne voglia. Credo di
aver scoperto un complotto nei tuoi confronti. Fai attenzione
Alessandro, un giorno io partirò per concludere le mie
teorie. Sii
prudente con chi ti circonda, spesso la gente ama sorriderti ma sputa
dove passi. E io non voglio che ti accada nulla, potrei morire se ti
venisse torto un capello. Comunque partirò dopo..”
e la lettera si
concluse lì, come se qualcuno lo avesse interrotto.
Alessandro
corrugò la fronte e rilesse più volte la lettera
prima di
appoggiarla sul comodino e lasciarsi cadere all'indietro, steso sul
letto. Fissò il soffitto riprendendo a pensare, come ormai
faceva da
tempo. Cosa voleva dire Efestione in quella lettera? chi stava
escogitando un complotto? quando se ne sarebbe andato? Erano tutte
domande che il giovane si stava ponendo, quando ad un tratto
finì in
un' unico pensiero. Efestione. Chiuse velocemente gl'occhi e quando
allungò un braccio, con le dita sfiorò la sua
tunica, la prese e se
la tirò verso di se. Aveva ancora il suo profumo, non era
stata
lavata l'ultima volta.
“Per Ercale, che dolore..” sussurrò
Alessandro prima di stringersi al petto la tunica dell'amico,
sentendo gl'occhi bruciare e un forte dolore al petto, all'altezza
del..cuore.
“Ti
vendicherò Patroclo, lo farò.
Anche a costo di morire io stesso.” sussurrò
ancora in preda al
dolore più atroce che avesse mai provato in vita sua, mentre
strinse
le gambe al petto e rimase chiuso, in quella stanza, per diverse
ore.
Alla sera, si presentò a cena con la tunica di Efestione e
quando i suoi compagni, presenti al banchetto la riconobbero
abbassarono gl'occhi per lievi istanti.
“Avanti mangiate e non
badate ad altro.” disse Alessandro quando si sedette a
tavolo.
Accanto a lui c'erano loro, Aristandro come sempre e Tolomeo, ormai
buoni amico del giovane.
Il banchetto procedette bene, canti e
balli riecheggiavano nell'aria e Alessandro teneva gl'occhi fissi
sulle danzatrici che ormai si erano impossessate del tavolo.
“Sono
belle vero?” sussurrò
Tolomeo nell'orecchio di Alessandro, che annuì sorridendo,
vedendo
una di queste ragazze avvicinarsi a loro. E a quel punto che
succedette una cosa che fino ad poco prima non era mai accaduta.
Alessandro si irrigidì e si tirò su,
allontanandosi un po' dal
tavolo, portando la mano sulla collana che strinse con forza. Per
un'attimo perfino i musici si fermarono, tutti gl'occhi erano puntati
su Alessandro.
“Beh?
Continuate a divertirvi e non
badate a me. Su!” urlò appena, scocciato di quei
continui sguardi.
Poi scosse il capo e preso il calice di vino uscì sul grande
terrazzo, per avvicinarsi alla balconata.
“Sire
abbiamo una lettera per lei,
l'abbiamo trovata sulle gradinate del palazzo. Intende leggerla
o..”
sussurrò una guardia reale interrotta dal gesto di
Alessandro che
prese la lettera e li congedò con un segno. Aprì
la lettera e
iniziò a leggerla 'Grande Alessandro, salve. Sono ancora io,
l'uomo
a cui sicuramente stai dando la caccia o forse no? Sappi che alcuni
miei informatori dicono di aver visto un giovane soldato, in Arabia,
con l'armatura di Efestione. Ho pensato di dirtelo subito, ma credo
che le tue intenzioni fossero già quelle di raggiungere
quelle
terre. Per tanto a questo punto, credo lei abbia un motivo in
più
per raggiungerle. A presto, Alexadrè.' il re
sospirò ancora, quel
nomignolo datogli da piccolo lo irritava ma ancora di più in
questo
caso. Strinse con forza la lettera, accartocciandola nella mano prima
di gettarla lontano emettendo un forte urlo, poi tornò
dentro e
fermò la musica lanciando contro il muro uno degli
strumenti. Tutti
si zittirono e smisero di fare quello che erano intenti a portare
avanti.
“Sappiate
che non voglio udire
lamentele , non voglio sentire nemmeno un commento contro, riguardo a
ciò che sto per dirvi. Tra pochi giorni ripartiremo e questa
volta
andremo in posti mai visti da nessuno, attraverseremo pianure e
deserti inabitati e scoveremo chiunque osi intralciare il nostro
cammino. Quindi tenetevi pronti, soldati, l'Arabia ci
attende.”
disse sbattendo il calice sul tavolo e poi sparì dietro la
porta che
dava sul corridoio delle camere. Il silenzio permise per tutta la
notte.
I
giorni passarono velocemente e dopo
venti lune Alessandro radunò i suoi generali nel salone
principale.
“Domani ci metteremo in marcia e la prima vera
grande tappa sarà al confine dell'Arabia. Quindi preparate
le scorte
e spronate i vostri uomini. Ripeto non voglio lamentele di nessun
tipo sia chiaro?” guardò i suoi compagni e vide
Aminta avanzare di
qualche passo.
“Mio re, sa' molto bene che i soldati non sono
affatto contenti di andare via un'altra volta. Si lamenteranno
sempre.” alzò le spalle allargando appena le
braccia.
“Non mi
importa falli tacere e se non ci riesci con le buone, tagliali la
lingua.” sbottò Alessandro alzando un sopracciglio
mentre guardava
Aminta che rimase senza parole e indietreggiò. Misero a
punto le
ultime disposizioni e poi andarono a dormire, tra i malcontenti di
soldati e di qualche generale.
Il giorno dopo, alla mattina
presto, partirono e la città dormiva ancora, man mano che la
torma
di Alessandro defluì fuori i brusii si placarono e i soldati
iniziarono il nuovo e lungo cammino, ignari della loro nuova meta.
Viaggiarono
per giorni e giorni,
fermandosi solo poche ore per riposare e far risposare i cavalli, e in
una di queste tappe Alessandro portò Bucefalo a bere in un
piccolo ruscello e Aristandro lo segui. Si fermò poco
distante dal
ragazzo e lo guardò, notando che mentre parlava al suo
animale
inclinò il capo da una parte come faceva sin da piccolo,
allora
sorrise e decise di avvicinarsi.
“Alessandro
e i suoi vizi, un'amore
che non finirà mai vero?” sussurrò il
veggente sedendosi su una
pietra abbastanza alta.
“Aristandro e le sue apparizioni,
finiranno un giorno?” rispose Alessandro in un piccolo
sorriso e si
sedette a terra; vicino alle lunghe zampe di Bucefalo che beveva
tranquillamente.
“Vedo
che non hai perso il senso
dell'umorismo ragazzo. Meglio così.”
annuì guardando un'attimo
l'animale, il cui pelo splendeva con la luce della luna, poi
continuò
“Allora come mai hai deciso di partire per l'Arabia? E non
dirmi
che era una cosa che avevi semplicemente deciso da tempo.”
sussurrò
tornando a guardare il ragazzo.
“Ho
ricevuto di nuovo una lettera da
quell'uomo e dice che dei suoi informatori hanno avvistato un soldato
di quelle terre aggirarsi con l'armatura di Efestione.”
strinse la
mani a pugno fissando l'acqua del ruscello, mossa dal cavallo.
“E
sai dove trovarlo questo soldato?”
rispose ancora Aristandro, curioso. Alessandro scosse il capo
abbassando il capo per guardare per terra. Rimasero in silenzio,
ancora senza risposte. Poi Alessandro diede nuovamente l'ordine di
procedere e non si accorse che il vecchio lo controllava, da lontano,
sul suo cavallo.
Quando
arrivarono al confine,
Alessandro fece erigere il campo, per prepararsi alla notte e mentre
lui era intento nel gestire le cose, alcuni giovani ragazzi facenti
parte del gruppo di Cratero, si aggiravano intorno al giovane re con
fare sospettoso. Aristandro continuò a tenerli d'occhio,
temendo
qualcosa.
Alessandro si avvicinò a Bucefalo, togliendogli la
sella fatta di un semplice panno di cotone e lo mise appeso ad un
filo della tenda.
“Stanco amico mio? Riposati, che domani sarà
un'altra lunga giornata.” sussurrò il re vicino
all'orecchio
dell'animale, non rendendosi conto che un giovane ragazzo si stava
avvicinando a lui con un piccolo pugnale nascosto sotto il mantello.
Alessandro percepì un rumore dietro di se ma quando si
girò non
vide nessuno, il soldato si era nascosto tra due teli della tenda.
Allora il giovane re tornò a voltarsi e si diresse verso la
propria
tenda, controllato sempre da Aristando che perseverava nel sospettare
qualcosa e quando vide il soldato estrarre il pugnale e avvicinarsi
al re urlò “Alessandro!” e corse dalla
sua parte, ma nel momento
che Alessandro si voltò una freccia colpì in
pieno il collo del
giovane soldato, che cadde a terra ai piedi di giovane. Quest'ultimo
sconvolto lo fissò dall'alto, prima di voltarlo e notare che
aveva
pochi anni in meno di lui e che in mano stringeva un pugnale.
Iniziò
a tremare e si tirò su velocemente, guardandosi attorno per
cercare
di capire chi l'aveva salvato. E mentre Aristandro lo aiutava,
appoggiando una mano sulla schiena del re, notò una figura
umana
vicino all'unico albero presente nelle vicinanze. In mano teneva
un'arco e indossava un mantello.
Alessandro salì velocemente in
groppa a Bucefalo e corse verso quell'uomo, ancora scioccato da
quello che era accaduto. Ma quando ormai gli era vicino l'uomo
salì
anch'esso su un cavallo e sparì nel buio di quella notte.
“Aspetta!”
urlò Alessandro, ma
quando non lo vide più si fermò davanti
all'albero, guardandosi
attorno. Poi scese e tirò un calcio alla fine sabbia di quel
posto,
stringendo i pungi dalla rabbia. Ma qualcosa brillò
lievemente sotto
i suoi piedi, si chinò e prese ciò che brillava.
Una spilla di
bronzo. La voltò e i suoi occhi si sgranarono. Vi era la
stella
argeade sopra. E in un batter d'occhio ad Alesssandro scattò
in
mente quel sogno. Quel ragazzo che giocava con una spilla. Spilla che
ora teneva in mano.
Eccomi
di nuovo qua, scusate se non ho
postato ma nel fine settimana spesso non ho molto tempo.
Poi così
ho lasciato tempo ad altre persone di leggere con calma i tre
capitoli, prima di aggiungerne altri. <3
Spero che anche questo
vi sia piaciuto e che iniziate a capire un po' di cose.
Inoltre
spero di leggere ancora qualche recensione, mi sono di grande aiuto.
<3
|
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Capitolo 5 *** Dream or reality? ***
Alessandro
tornò a piedi verso la sua
tenda, tenendo con una mano le briglie del cavallo e con l'altra la
spilla che aveva trovato. Camminava lentamente mentre fissava
quell'oggetto come se potesse parlare o lo stesse facendo. Non si
accorse nemmeno della presenza dei suoi compagni, Tolomeo, Perdicca,
Leonnato, Aminta, Seleuco, Nearco, Cratero e perfino Cassandro che
fin'ora si era tenuto in disparte. Tutti erano lì per
sincerarsi che
il re stesse bene, ma lui legò il cavallo ad un picchetto
piantato
nella sabbia e procedette verso la tenda.
“Alessandro
come stai?” sussurrò
insicuro Leonnato, che non ebbe risposta dal ragazzo. Rimasero fuori
a guardarsi una volta che Alessandro sparì
nell'oscurità della
tenda, congedandosi poi uno ad uno senza proferir parola.
Alessandro
rimase tutta la notte a fissare quella spilla, ma stranamente nella
sua testa nessun pensiero fluiva, solo vuoto. Non riusciva a capire.
Si addormentò, poi, nelle prime ore del mattino.
Leptine lo trovò
seduto sulla sedia, con la spilla ancora in mano, gli si
avvicinò e
spostandogli un ciuffo dal viso sussurrò “Mio
signore? Mio signore
sveglia..” ma il ragazzo non accennò a svegliarsi,
mugugnando
flebilmente qualcosa nel sonno e la giovane riuscì solo a
capire un
nome tra quelle parole senza senso, Efestione. Allora scosse appena
il capo e si allontanò da lui, uscendo nuovamente dalla
tenda in
silenzio.
Alessandro
si svegliò poco prima
dell'ora di pranzo, si piegò in avanti e si passò
la mano libera
tra i capelli arruffati. Si tirò su e mise la spilla nel suo
portaoggetti, che portava ovunque, poi si sistemò l'armatura
da
rappresentanza e uscì all'aperto. Alcuni soldati che
passavano di lì
chinarono il capo in segno di saluto e lui fece altrettanto, prima di
raggiungere Tolomeo che stava lavando il cavallo.
“Tratti
meglio il cavallo di te
stesso, Tolomeo. Da quanto non ti fai una doccia? Puzzi.”
sussurrò
Alessandro fermandosi dietro al ragazzo e incrociò le
braccia al
petto, ridendo lievemente.
“Mio
buon Alessandro, i tuoi
complimenti sono sempre graditi.” rise l'amico, notandolo
dietro di
se.
“E'
sempre un piacere, lo sai.”
annuì il re, che passò una mano sul muso del
cavallo.
Tolomeo
sorrise e si volse verso
Alessandro “Come stai? E sii sincero.”
appoggiò una mano bagnata
sulla spalla del giovane e lo guardò.
“Mi
stai bagnando Tolomeo” ribattè
Alessandro spostando la mano dell'amico in una piccola risata.
“Avanti
Alèxandre rispondi.” rise
anche lui, ma tornò subito serio.
Alessandro
alzò lievemente le spalle e
tornò ad accarezzare il cavallo. “Sto come uno che
poche ore fa'
ha rischiato di morire e che un misterioso uomo l'ha salvato,
fuggendo in questo orrendo deserto.” schioccò le
labbra annuendo e
rivolse il viso verso quello di Tolomeo.
“Troverai chi ti ha
salvato e se non dovessi farlo, beh quell'uomo è uno
stupido. Tutti
sanno i compensi che vengono dati a chi salva il re.” rise
riprendendo a lavare il cavallo. Alessandro non rispose e
aiutò
l'amico. I due smisero di parlare ma ad un tratto si ritrovarono a
lanciarsi secchi d'acqua a vincenda, proprio come quando erano
bambini. Ridevano e si divertivano. Per un momento Alessandro era di
nuovo felice.
Ma quella felicità finì presto quando Alessandro
venne informato che un' esercito di Arabi Sauditi stava avanzando
verso di loro.
“Alessandro
mi dispiace averti
interrotto, eri così..felice.” disse magonato
Cratero, abbassando
appena il capo.
“Tranquillo
amico mio, hai fatto bene
ad avvisarmi. Ora convoca una riunione, ci vediamo qua fuori tra
poco.” disse congedando il generale con una mano.
Quest'ultimo uscì
e convocò l'assemblea dell'esercito.
Si ritrovarono fuori dalla
tenda di Alessandro e seduti a terra, iniziarono a progettare
l'attacco e la difesa. Alessandro disegnava la strategia sulla sabbia
fine, strategia che venne cambiata diverse volte nel corso della
discussione, poiché man mano che i nemici si avvicinavano
avevano
più informazioni.
“Dunque
loro non hanno cavalli,
quindi sfruttiamo la nostra cavalleria.” disse il re, serio
ma
stranamente sereno e tranquillo. Le ultime notizie che gli erano
giunte, riguardante il numero dei nemici, l'aveva reso pacifico.
Erano poco più di 500 mentre l'esercito macedone-persiano
era
costituito da quasi 2,000 soldati.
“Non
voglio stancare subito tutti i
soldati, non serve. Per tanto separo l'esercito in due. La prima
linea che rappresenterà l'attacco sarà formata
dalla cavalleria
comandata da Cassandro, Seleuco, Leonnato e Cratero.”
indicò i
generali che annuirono dicendo “Certo sire.” e poi
continuò “Poi
ci sarà la falange, comandata da Nearco e Aminta.”
indicò
anch'essi che risposero come precedentemente avevano fatto i loro
compagni “e infine ci sarà al centro la Punta,
comandata da io
stesso e Tolomeo.” che guardò, vedendo l'amico
annuirgli senza
dire nulla.
Finita l'assemblea, l'esercito si preparò e si mise
in posizione, attendendo il nemico.
Lo videro arrivare in
lontananza, allora Alessandro volle sfruttare la velocità
dei
cavalli per bloccare la corsa dei nemici. Fece cenno e la cavalleria
partì velocemente, scontrandosi con le prime file dei nemici
che non
ebbero scampo. Il re fece rientrare la cavalleria e attese, il resto
dell'esercito nemico, disposto in cinque file. Questi si gettarono a
capofitto verso di loro e iniziò la battaglia. Si udivano
urli di
ferocia e grida di dolore. Il rumore delle lame che si scontravano
tra loro e il nitrire dei cavalli impegnati nella battaglia. Tutto
sembrava procedere a favore dei macedoni-persiani, ma ad un tratto
Alessandro si accorse che i nemici, che lo avevano riconosciuto, lo
stavano accerchiando per poi preparasi a colpirlo. Allora
gridò
verso Tolomeo, mentre combatteva “Tolomeo!
Tolomeo!” ma l'amico
non lo sentiva, troppo lontano e troppo impegnato nella battaglia.
Alessandro, per la prima volta, si sentiva il cuore in gola e l'ansia
iniziava a divorarlo dentro. Qualcuno lo fece cadere da cavallo e
quando si rialzò si ritrovò a combattere contro
tre soldati, con la
bava alla bocca dalla ferocia e la furia dei loro movimenti.
Spalancò
gl'occhi e cercò di difendersi in qualsiasi modo, ma una
spada lo
ferì alla coscia. Emise un forte urlo e questa volta
Tolomeo, ma
anche Leonnato, lo udirono. Si voltarono verso il loro re che si
stava lentamente accasciando a terra allo stremo delle forze e
urlarono “Il re è caduto!” e si
precipitarono vero il ragazzo,
ma tra loro si misero i soldati nemici. Alessandro barcollò
all'indietro difendendosi con una mano sola e inciampò,
cadendo a
terra violentemente, ma non svenne e guardò il generale
nemico
alzare la spada verso l'alto capendo che lo avrebbe trafitto in
pieno. Ma non aveva più forze e si lasciò andare
sussurrando “E
sia così, che io debba morire.” ma un'urlo lo fece
trasalire. Si
voltò e vide che un gruppo di alleati arabi
attaccò l'esercito
nemico proprio dalla parte in cui Alessandro era caduto e fu'
lì,
che vide quel ragazzo della notte prima. L'uomo tese l'arco e
scagliò
la prima freccia, che colpì la gamba del generale nemico.
Quest'ultimo, innervosito dalla cosa lasciò perdere
Alessandro e si
gettò contro quel ragazzo, che abbandonò l'arco a
terra e sfoderò
la spada pronto a difendersi. Il duello tra i due andò
avanti un bel
po' fino a quando l'uomo misterioso, incappucciato come sempre,
sgozzò il generale che cadde a terra. Alessandro sorrise,
aveva già
visto combattere così, ma ancora una volta la sua
felicità venne
interrotta da un soldato nemico che gli diede un forte calcio sul
basso petto. Il re si piegò da un lato sputando un fiottolo
di
sangue dopo quella violenta botta e quando si rigirò vide il
soldato
puntargli la spada alla gola. L'ultima cosa che sentì, prima
di
svenire, era l'urlo dell'uomo misterioso “Alessandro
no!” ma la
sua voce gli sembrava così famigliare, sorrise e poi tutto
fu' buio.
Quando
il re riaprì gl'occhi gli
sembrò di essere morto, ne era convinto. Non si
alzò e rimase fermo
nella posizione supina, non volle muovere nessun muscolo.
Fissò il
soffitto respirando lentamente e poi dopo un po' socchiuse nuovamente
gl'occhi. Fece muovere la mano sul proprio petto, fino alla coscia e
quando sentì la cicatrice fresca si tirò
velocemente su', emettendo
un gemito dal dolore che la gamba gli provoco “Per
Zeus!” mugugnò
strizzando gl'occhi.
“Alessandro
cosa stai facendo!
Stenditi subito.” disse Filippo, il medico reale,
avvicinandosi al
ragazzo e lo fece stendere.
“Filippo? Sei morto anche tu?”
aggrottò le sopracciglia stendendosi, mentre guardava
l'anziano
medico.
“Morto? Oh credo tu abbia anche la febbre a questo
punto.” sospirò Filippo che passò la
mano sulla fronte del re
“Eppure sei freddo.” corrugò la fronte
mentre fissava il viso
del giovane che sembrava non capire. “Tu pensi di essere
morto
Alessandro?”
“Non
è così?” sussurrò il
giovane, continuando a non capire.
Filippo scoppiò a ridere
“Ragazzo, guardati attorno, ti sembra la dimora degli Dei
questa?”
scosse il capo passando la mano sulla guancia del re “No che
non
sei morto, sei vivo, con qualche cicatrice in più ma
vivo.” annuì
vedendo l'incredulità negli occhi di Alessandro.
“Come..chi
mi ha salvato? Chi è
sta..” ma si fermò quando gli saltarono alla mente
gl'ultimi
istanti prima di svenire. “Quell'uomo..ancora lui..l'avete
visto?”
guardò subito Filippo, che sorrideva ampiamente. Gli si
avvicinò e
posò una mano sulla sua spalla. “Riposa mio re,
sei ancora provato
dalla battaglia. Quando ti sveglierai, ti verrà spiegato
tutto. Ora
dormi.” sussurrò prima di congedarsi con
un'inchino e uscire dalla
tenda. Alessandro vide che fuori c'era molta gente davanti alla sua
tenda, udì le parole di Filippo che rassicurarono tutti che
il re
era vivo, poi silenzio.
Fece nuovamente per tirarsi su ma un'altra
forte fitta lo fece ritornare steso, allora sbuffò
mettendosi meglio
il lenzuolo sopra di se, si appoggiò un braccio sulla fronte
e
mentre guardava, da un piccolo spiraglio della tenda, il sole
tramontare lentamente si addormentò nuovamente.
Fu
svegliato più tardi dallo
schiamazzo di alcuni suoi compagni, che erano entrati nella tenda.
“Se
uno volesse dormire cosa deve
fare? Andare fuori dalla PROPRIA tenda?” sussurrò
Alessandro senza
spostare il braccio da sopra gl'occhi e ci fu' silenzio, allora rise.
“Ci
hai fatto prendere un'altro bello
spavento lo sai?” ribattè Leonnato che si sedette
sul letto
accanto al re che nel frangente aveva aperto gl'occhi e si era messo
semi seduto.
“Hai
un buon cuore allora, dato che
sei ancora vivo.” sorrise battendo un pungo sul costato di
Leonnato, all'altezza del cuore. Risero tutti e anche Tolomeo si
sedette sul letto dell'amico.
“Tu
non vuoi proprio morire, vero
Alèxandre?” disse pizzicando il fianco del giovane
che scatto,
facendo una piccola smorfia per via del dolore alla coscia.
“Mi
dovrete sopportare ancora miei
cari.” annuì andando a guardare il resto della
gente che lo
accerchiava. Seleuco, Cratero, Aminta, Nearco, Cassandro, Filippo e
Aristandro. Erano tutti sorridenti e felici di vedere il loro re nel
pieno delle forze o quasi.
“Beh
allora, avete visto chi mi ha
nuovamente salvato?” sbottò Alessandro sorridente,
vedendo che gli
uomini presenti si guardarono tra loro e alcuni si morsero il labbro
abbassando lo sguardo, tra questi Tolomeo a cui Alessandro si rivolse
subito dopo “Tolomeo? Tu l'hai visto”
sussurrò tornando serio e
guardò l'amico negli occhi prima di vederlo alzarsi e
chiedere a
Filippo qualcosa.
“Allora? Qualcuno si degna di rispondermi qua
dentro?” si guardò attorno ma tutti guardarono
Filippo che si
avvicinava al letto porgendogli una stampella fabbricata con quello
che avevano e solo lì Tolomeo parlò
“Credo che sia più giusto
che tu lo veda con i tuoi occhi e lui ti sta aspettando, poco
distante da qua. Sulle rive di un piccolo laghetto. Ti
accompagnerò
a cavallo.” annuì aiutando Alessandro ad alzarsi,
lo vestì e
lentamente lo accompagnò verso il cavallo. Inconsuetamente
il
giovane re non rispose e si fece aiutare, salendo sul cavallo.
Tolomeo fece lo stesso e poi partirono al galoppo verso il piccolo
lago. La' Alessandro vide una piccola tenda, vicino a un fuocherello
e seduto nella sabbia un'uomo. Era solo. Guardò Tolomeo in
cerca di
spiegazioni ma l'amico non lo guardava. Notò solo un sorriso
sulle
sue labbra.
Arrivati a destinazione, Tolomeo scese da cavallo e
aiutò Alessandro a fare lo stesso, gli porse la stampella e
guardò
un'attimo verso l'uomo seduto a terra, poi tornò a guardare
Alessandro a cui sorrise prima di rimontare in sella.
“A domani
Alessandro e...passa una buonanotte. Dobra Nok
Alèxandre.” disse
prima di allontanarsi velocemente.
“Da quando in qua mi saluta
in macedone? Qui sono tutti matti.” scosse il capo e poi
cerco di
camminare, sentendo lievi fitte alla coscia, decise di non farci caso
e andò molto lentamente verso l'uomo. Ad un tratto
però di fermò
vicino al fuoco, aveva abbastanza male, allora decise di rompere il
silenzio “Ascoltami bene, mi hai salvato la vita due volte
sì, ma
sono ferito e sarebbe gradito che fossi tu a venire da me.”
sbuffò
passandosi la mano sulla coscia e notò che l'uomo si
alzò, si voltò
e camminò verso di lui. Aveva ancora il cappuccio sul capo,
allora
Alessandro roteò gl'occhi.
“E
sarebbe gradito che tu ti
togliessi quel coso da sopra alla testa, mi da' su tutti i nervi non
poterti vedere.” sbottò facendo un piccolo sospiro
mentre
stringeva la coscia.
L'uomo si avvicinò e sorrise, senza
togliersi il cappuccio dalla testa. Alessandro potè vedere
solo quel
gesto, il resto del viso era nella penombra. Stava per perdere la
pazienza, quella poche che gli era rimasta per lo meno.
“Okay
ho capito, me ne vado. Grazie
per la chiacchierata a senso unico.” scosse il capo e fece
per
girarsi ma l'uomo gli prese il polso e lo fece voltare verso di se.
Poi con la mano libera prese il bordo del cappuccio e lentamente lo
abbassò. Finalmente la fiamma del fuocherello vicino a loro
potè
illuminare il suo volto, i suoi occhi azzurri come l'acqua limpida
dei mari della Grecia.
“Sarebbe gradito che tu la smettessi di
parlare a raffica, Alèxandre” sussurrò,
posando la mano sulla
guancia del giovane re. Alessandro spalancò gl'occhi e il
cuore
smise di battere un'attimo, il fiato gli manco e i polmoni sembravano
esplodere. Quel viso, quegli occhi, quella bocca, quella voce..gli
sembrava un sogno. Doveva essere un sogno.
Ehila,
rieccomi qua. Voglio solo
rendervi partecipi del fatto che questo per me è il capitolo
che più
mi ha emozionato scriverlo.
Lo
amato da subito e ammetto di aver
pianto. Quindi spero che piaccia anche a voi.
Fatemi sapere nelle
recensioni. <3
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Capitolo 6 *** Hephaestion. ***
“Tu..tu
come..come puoi essere
proprio tu?” sussurrò Alessandro in preda alla
confusione totale,
lasciò cadere la stampella a terra e si aggrappò
al mantello
dell'uomo mentre lo guardava attentamente in viso “Oddio se
questo
è un sogno non svegliatemi, vi prego. Se questa non
è la realtà
lasciatemi morire così che io possa restare qua.”
scosse il capo
incredulo mentre cercava di tenersi eretto con una gamba
sola.
“Alessandro respira.” disse l'uomo tenendolo su con
tutte le forze, mentre sorrideva come non mai “Alessandro sei
sveglio. Per Zeus.” rise tenendo gl'occhi fissi su quelli del
re
che continuava a scuotere il capo.
“Tu..tu
sei veramente..” sussurrò
il giovane re, portando le mani sulle guance dell'uomo.
“Efestione.
Sono qui Alessandro, sono qui con te.” sussurrò in
preda ad un
forte nodo in gola mentre guardava l'amico davanti a
se.
“Efestione..” sussurrò ancora Alessandro
prima di
abbandonarsi alla totale emozione, sentendo le lacrime scorrere sulle
guance come un fiume in piena, le emozioni erano onde che si
infrangevano contro scogli. Si gettò verso il ragazzo e lo
strinse
con forza a se, affondando il naso tra i suoi capelli mentre chiuse
gl'occhi. L'amico ricambiò la stretta con ancora
più forza,
portando la mano tra i capelli arruffati del re.
“Mi
sei mancato Alèxandre, solo Zeus
sa' quanto..”sussurrò Efestione, lasciandosi
andare anche lui in
un silenzioso pianto. Alessandro non volle staccarsi da
quell'abbraccio e non ebbe nemmeno la forza di rispondere all'amico.
Troppe emozioni, ma dentro di se si sentiva vivo, come rinato.
“E
ho temuto di perderti ieri in battaglia, pensavo di essere arrivato
in ritardo..” mormorò ancora, reggendo Alessandro
in piedi.
“Oh
quanto mi sei mancato tu, amico
mio..quanto.” sussurrò Alessandro, con la voce
flebile dal pianto
e poi lentamente tirò indietro il capo, incrociando gl'occhi
azzurri
di Efestione, carichi anch'essi di lacrime “non andartene mai
più
okay?” emise in un dolce sorriso, guardando l'amico che
annuì
visibilmente emozionato.
Passarono diversi minuti prima che i due
riuscirono a staccarsi l'uno dall'altro e lentamente Efestione
accompagnò il re nella tenda, facendolo sedere sul letto
prima di
sedersi anche lui, di fronte al giovane.
“Come
hai fatto a fare tutto questo?
Perchè?” disse Alessandro, inclinando il capo
verso la spalla
destra, come suo solito fare.
“Tieni
ancora la testa inclinata,
come un cervo che ascolta il vento.” sorrise Efestione,
mentre
guardava il ragazzo. Alessandro sorrise e abbassò lo
sguardo, cosa
che faceva raramente e solo con Efestione.
“Sei pronto per il
racconto?” rise, chinandosi appena in avanti verso Alessandro
che
annuì, massaggiandosi la coscia dolorante.
“Sarei
un bugiardo se ti dicessi di
no. Sentire la tua voce mi rilassa, come sempre..”
sussurrò
Alessandro chinando nuovamente il capo. Efestione si morse appena il
labbro inferiore e poi dopo un lungo respiro iniziò il
racconto.
“Quando
eravamo a Babilonia avevo
sentito alcune voce, c'era qualcuno che stava escogitando il modo di
ucciderti e..” mentre raccontava Alessandro sorrise, sapendo
già
quella parte di racconto “..e ho svolto alcune mie ricerche,
ma i
diretti interessati avevano a loro volta scoperto che io sapevo. A
quel punto la loro 'attenzione' si era spostata su di me. Volevano
uccidermi nel sonno, così che sembrasse una morte naturale.
A quel
punto non potevo permettere che capitasse, allora ho consultato uno
stregone che vive fuori dalle mura di Babilonia. Me lo aveva
presentato un ragazzo arabo, che tu sicuramente hai già
visto.”
sorrise vedendo che Alessandro annuiva ma senza dire nulla
“Mi ha
dato da bere un composto di diverse erbe, che avrebbe simulato una
morte. Ma in realtà dopo due giorni, salvo sventure mi sarei
svegliato. A questo punto però la mia paura era che tu
celebrassi i
funerali subito e così sarei..beh sarei morto seriamente.
Quindi ho
coinvolto in questa storia anche i miei paggi, pagandoli anche
discretamente. A quel punto era fatta. Sapevo che ti avrei ferito
Alessandro, sapevo che saresti stato male..ma non potevo permettere
che quegli stolti uccidessero prima me e poi te.” mentre
parlava
appoggiò la mano sulla spalla dell'amico “Quando
mi portarono via
da Babilonia, mi trasportarono in una città tua alleata qua
vicino,
lì mi risvegliai e continuai le mie ricerche. Ecco
tutto.”
sussurrò senza distogliere lo sguardo dal viso di
Alessandro, che
gli aveva sorriso per tutto il discorso. “Perdonami
Alessandro..perdonami davv...” ma non finì di
parlare che
Alessandro posò la mano sulla bocca dell'amico.
“Ssssht,
basta con le scuse. Non
conosco nessun' altro che avrebbe fatto quello che hai fatto tu per
me. Gli altri sarebbero semplicemente fuggiti via e mi avrebbero
lasciato nelle mani di chi mi voleva morto. Tu no. Quindi non devi
scusarti di nulla. Anzi io ti dovrei solo ringraziare, ma penso che
non avrò abbastanza tempo per farlo. Una vita non
basta.” disse
togliendo la mano dalla bocca di Efestione non appena ebbe finito di
parlare. Quest'ultimo scosse il capo e appoggiò la mano
sulla
guancia del giovane re, muovendo il pollice sul suo zigomo, mentre lo
guardava negli occhi. Alessandro lo lasciò fare senza
smettere di
sorridere, prima di inclinare il capo verso la sua mano e
sussurrò
“Mi sei mancato. Dormi con me questa notte, te ne
prego.”
Efestione
sorrise con dolcezza
continuando a sfiorare la guancia del ragazzo, annuendo lievemente
“Resterò con te e..mi sei mancato parecchio anche
tu.” ammise
abbassando un'attimo lo sguardo, poi per allentare quell'imbarazzo
che si era creato si alzò e andò ad abbassare la
stuoia in pelle
che copriva l'entrata nella tenda. Nel frattempo Alessandro si mise
meglio sul letto e si voltò su un fianco, per far spazio
all'amico,
facendo attenzione alla ferita non del tutto guarita. Efestione si
avvicinò, si tolse il mantello, l'armatura leggera che
indossava
sotto di esso e salì sul letto, posizionandosi di fronte al
re
“Buonanotte mio Alessandro e che tu possa finalmente riposare
tranquillo.” mormorò sottovoce mentre lo guardava.
Un filo di luce
lunare illuminava una parte del volto di Alessandro, che sorriso alle
parole dell'amico “Buonanotte mio Efestione.”
sussurrò anche
lui, allungando una mano verso il viso dell'amico, gli
sfiorò la
guancia e poi torno a posare il braccio lungo sul proprio fianco.
Efestione chiuse gl'occhi sorridendo e nel girò di poco
crollò in
un sonno profondo. Alessandro invece rimase a fissare il viso del
ragazzo, senza distogliere lo sguardo, fino a tarda notte, fino a
quando anche lui crollò, questa volta con totale
serenità.
Al
mattino dopo Alessandro fu'
svegliato da un rumore di zoccoli fuori dalla tenda. Si tirò
su
seduto e si passò una mano sul viso vedendo un'ombra di un'
uomo
scendere da cavallo. Allora aggrottò la fronte e scese dal
letto,
prese la stampella e uscì fuori per cercare di capire chi
era. Fuori
vide Tolomeo, appoggiato ad un picchetto della tenda, che appena
notò
la sua presenza sorrise ampiamente.
“Avanti Tolomeo, dì quello
a cui pensi invece di fare quel sorriso che tanto odio.”
sussurrò
Alessandro, per non svegliare Efestione, richiuse la tenda e si
avvicinò al generale.
“Ti vedo bene mio re. Come mai?”
rispose sarcastico Tolomeo, che si prese la stampella di Alessandro
sulla caviglia.
“Sei un'idiota, Tolomeo.” rise Alessandro,
fermandosi davanti al ragazzo.
“Sempre gentile. Comunque come
state?” disse Tolomeo, appoggiando la mano sulla spalla del
re.
“Stiamo bene, benissimo oserei dire.”
annuì andando a
guardare verso la tenda quando sentì rumori di passi.
Efestione uscì
e sorrise ai due.
“Sono
appena tornato dall'oltretomba
e già mi sparlate dietro? Non siete affatto cambiati in un
mese eh?”
rise avvicinandosi e per un momento, tra lui e Alessandro, ci furono
diversi scambi di occhiate, poi spostò lo sguardo su Tolomeo
che
abbracciò di scatto.
“Sei stato un'insolente ad andartene così,
spacciandoti per morto.” disse Tolomeo sciogliendo
l'abbraccio.
“La
sai la storia ragazzo, non potevo
fare diversamente.” storse le labbra e poi tornò a
guardare
Alessandro, che era rimasto ad ascoltarti.
“Oh lo so bene mio
caro. Comunque sia sono contento di riaverti tra noi.”
annuì e poi
guardò Alessandro e Efestione, che si continuarono a
guardare
sorridendo. “Beh ora vi lascio, vado a fare il mio giro di
ispezione. A dopo ragazzi.” sorrise anche lui e poi
salì a
cavallo, galoppando velocemente lontano da loro.
Alessandro
lo guardò andare via e poi
socchiude gl'occhi quando sentì le mani di Efestione
massaggiargli
il collo. “Dormito bene mio re?”
sussurrò sorridendo. Alessandro
si voltò verso di lui e annuì delicatamente
“Mai dormito meglio.
E tu?” inclinò il capo sulla spalla destra e
attese la risposta
dell'amico. “Mi hai rubato le parole di bocca.”
ribattè
Efestione spostandosi i capelli dal viso.
“Ho qualcosa da darti,
qualcosa che ti appartiene.” sorrise Alessandro e poi si
spostò la
tunica dal petto, poi con una mano si tolse la collana dal collo e la
porse ad Efestione, che quando la vide gli si illuminarono gl'occhi.
La prese e la strinse nella mano, portando quest'ultima all'altezza
del cuore. “Qualcosa che CI appartiene Alessandro.”
sussurrò poi
se la mise velocemente “pensavo che fosse andata persa e
invece..”
guardò la pietra che faceva da ciondolo e poi
tornò a guardare
Alessandro, che si era avvicinato a lui.
Si guardarono
intensamente negli occhi, entrambi con il sorriso sulle labbra e poi
Alessandro posò la mano sul cuore dell'amico, stringendo la
sua
tunica tra le dita. Efestione capì e porto anche lui la mano
sul
cuore di Alessandro. Rimasero così per diversi istanti,
parlandosi
solo con gli sguardi. Sentendo nuovamente le emozioni riaffiorare,
entrambi sentivano gl'occhi carichi di lacrime. Erano felici. Erano
felici insieme.
Allora?
Spero che questa sorpresa sia
stata attesa e spero che abbia saputo descrivere al meglio ogni cosa.
Avevo tante parole in mente, tanti fatti che volevo descrivere. Ma
sopratutto volevo lasciar trasparire l'amore platonico che c'era tra
Alessandro ed Efestione. Un'amore che non sempre le parole sono in
grado di descrivere. Nei libri, che ho letto, spesso i due riuscivano
a dirsi tutto tramite semplici gesti o sguardi. Quindi spero di
essere riuscita a far trapelare un po' di questo, nel mio capitolo.
<3
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Capitolo 7 *** Achilles and Patroclus. ***
Nel
week end sarà difficile che io riesca a scrivere a causa del
lavoro,
ma penso di ritornare lunedì.
Buon fine settimana a tutti e buona
lettura. <3
Alessandro
e Efestione vennero invitati al banchetto dei generali, gl'unici a
sapere della storia di Efestione.
Quando arrivarono alla tenda del
banchetto, Alessandro zoppicò al suo interno, seguito da
Efestione
che aveva il capo coperto. Tutti gli accolsero calorosamente,
salutando il compagno ritornato tra loro, tutti tranne Cassandro, che
rimase seduto al suo posto sorseggiando del vino macedone. Non si
degnò nemmeno di guardarli e questo Efestione lo
notò, ma non volle
dire nulla. Si misero a sedere e iniziò il pranzo. Furono
serviti
piatti tipici macedoni, alternati da piatti persiani, ma sopratutto
ciò che non mancava mai era il vino. Risero e scherzarono
per tutto
il tempo, anche quando finirono di mangiare.
“Com'era
la dimora degli dei Efestione?” chiese Leonnato, ormai con il
livello dell'alcool alto.
“Oh guarda, una meraviglia. Neanche te
lo puoi immaginare.” annuì Efestione mentre bevve
un piccolo sorso
di vino, lui era l'unico che aveva bevuto poco poiché voleva
rimanere lucido.
“Quante donne c'erano amico? Quante?” chiese
Tolomeo, anche lui abbastanza alticcio.
Efestione
scosse il capo e andò a guardare Alessandro, che non gli
toglieva
gl'occhi di dosso, gli sorrise e poi tornò a guardare
Tolomeo.
“Tante e belle, ma nessuna adatta a te mio caro.”
rise e si prese diversi pezzi di pane addosso, con un'ovazione da
parte dei compagni. Si tirò su e preso il calice si
avvicinò a
Cassandro, che non sembrava divertirsi, appoggiò una mano
sulla sua
spalla e lo guardò “Mio buon Cassandro, non
c'è nulla di tuo
gradimento oggi? Per caso ti è morto il cavallo?”
sbottò
Efestione sarcastico, notando lo sguardo fulmineo di Cassandro alle
sue parole. Quest'ultimo con una rapido gesto si scrollò la
mano del
compagno e si alzò, finì il vino e senza dire
nulla uscì dalla
tenda.
“Oh Cassandro, sei proprio un bambino.”
“Cassandro si
è offeso, poveretto.” questi ed altri furono i
commenti dei
generali al suo gesto. Efestione scosse il capo e tornò a
sedersi
vicino ad Alessandro.
“Quando
sono ubriachi diventano anche simpatici.” commentò
il re, mentre
rideva come non mai, ubriaco anche lui.
“Non
cambieranno mai, ma questo è un bene. Di loro ti puoi
fidare.”
annuì Efestione guardando i ragazzi che si tiravano cibaglia
addosso, senza smettere di ridere. Alessandro finì il vino
che aveva
nel boccale e poi si leccò le labbra, prima di guardare
Efestione.
“Avete finito voi due? Sembrate due novelli sposi.
Avanti divertitevi anche voi!” esclamò Nearco,
lanciando verso i
due un boccale di vino. Lì colpì in pieno ed
entrambi rimasero
immobili per un po'.
“Tu vuoi la guerra Nearco? E guerra sia!”
disse Alessandro prima di prendere della carne che aveva avanzato e
gliela tirò in piena fronte. Anche Efestione prese
ciò che gli
capitava sotto mano e iniziò a lanciarla ai compagni. I
commensali
della mensa non poterono fare altro che assistere a quella battaglia
culinaria che sembrava non avere fine, consapevoli che avrebbero
avuto molto da pulire.
Dopo alcune ore, la battaglia finalmente
finì e uscirono tutti dalla tenda, chi abbracciato ad
un'altro, chi
barcollando. Alessandro li fermò prima che fuggissero tutti
nelle
loro tende.
“Dal momento che nessuno di noi è abbastanza
lucido
da intraprendere una conversazione sana e tranquilla, vi lascio il
pomeriggio libero. Questa sera però siete invitati nella mia
tenda e
discuteremo sul proseguo della spedizione. Ora andate figli di buona
donna e non fate casini.” disse tenendosi aggrappato ad
Efestione,
che aveva nuovamente il capo coperto.
I generali annuirono ed
entrarono nelle loro tende, così fecero anche Alessandro ed
Efestione. Quest'ultimo accompagnò il re verso il letto sul
quale lo
fece sedere, notando che era parecchio ubriaco.
“Alessandro
quanto hai bevuto?” sussurrò Efestione guardandosi
attorno, poi
sentì Alessandro ridere e una ragazza spuntare da una stanza
secondaria della tenda. Si voltò e le diede la schiena. Era
Roxane.
“Alessandro? Sei di nuovo..ubriaco?” disse la
ragazza
avvicinandosi al marito, fissando per un'attimo l'uomo
incappucciato.
“Oh Roxane non iniziare di nuovo okay? Sono
adulto e consenziente. Mi sembri mia madre quando fai
così.” disse
ridendo e poi si stese ignorando la ragazza.
“Sei
intrattabile quando fai così.” ribattè
la ragazza cercando
l'attenzione del re, tirandolo a se, dopo averlo preso per un
braccio.
“Così lo fai solamente innervosire, lascialo in
pace.”
disse Efestione cercando di cambiare la voce.
Roxane si voltò
verso di lui e lo guardò dalla testa ai piedi “E
tu che ne sai
mh?” scosse il capo e anche Efestione lo fece, poi
cercò
nuovamente di tirare seduto Alessandro che inziò a
innervosirsi.
“Lasciami donna o potrei causarti del male.”
sbottò il re, ritornando steso e si portò il
braccio sugl'occhi. Ma
Roxane insistette e lo tirò nuovamente su. Questa volta
Alessandro
perse ogni freno e la spinse via, facendola cadere “Ti ho
detto di
lasciami in pace per Zeus! Vattene o ti faccio frustare!”
urlò
guardando la ragazza stesa a terra, che lo fissava con occhi sgranati
“Sparisci!” urlò ancora e Roxane si
alzò da terra piangendo e
corse fuori. Efestione la guardò uscire e abbassò
un'attimo
gl'occhi, prima si togliersi il mantello e voltarsi nuovamente
incrociando lo sguardo di Alessandro. Era teso come una corda, le
pupille dilatate e il fiatone. La classica crisi che aveva sin da
quando era bambino. Si inginocchiò davanti a lui e
passò le mani
sulle guance del re, sorridendogli.
“Calmati Alessandro. E
riposa, solo così smaltirai il vino bevuto.”
sussurrò
delicatamente, notando che il viso di Alessandro si distese
lentamente e sorrise annuendo.
“Tu
rimani qua però e non far entrare nessuno. Non voglio
visite.”
mormorò il giovane mentre si stese nuovamente sul letto e
piombò
nel sonno nel giro di pochi istanti. Efestione rimase al suo fianco,
guardandolo mentre dormiva e poi a un certo punto avvicinò
l'orecchio alle labbra di Alessandro che parlava nel sonno e sorrise
quando sentì che parlava di lui. Gli passò una
mano tra i capelli e
tornò a sedersi tenendo d'occhio l'entrata della tenda.
Poco
prima di cena Alessandro si svegliò con un forte mal di
testa.
“Fermami la prossima volta, ci casco sempre e mi
risveglio con questo terribile mal di testa.” disse tirandosi
su
seduto e Efestione sorrise.
“Se l'avessi fatto non mi avresti
dato ascolto Alessandro.” ribattè andando a
sedersi vicino a lui e
gli porse del brodo di carne, che aveva preparato mentre dormiva,
sapendo che sarebbe stato male. Alessandro lo bevve e poi
andò a
guardare la ferita sulla coscia, scoperta lievemente.
“Dovresti
medicarla. Vado a chiamare Filippo.” annuì
Efestione e si alzò,
ma Alessandro lo fermò prendendogli la mano.
“Fermo. Tu sei in
grado di farlo?” commentò il re, mentre lo
guardava dal basso.
“Sì
ma..”
“Fallo. Mi fido di te.” annuì ancora
Alessandro e poi
gli sorrise.
Efestione non potè dirgli di no e non ne aveva la
minima intenzione. Si avvicinò al piccolo mobiletto, posto
vicino al
letto, e prese delle bende, un disinfettante naturale e delle foglie
di una pianta strana che avevano proprietà curative.
Tornò verso
l'amico e si sedette sul letto, scoprì la ferita e la
guardò,
notando che stava guarendo. Mise sulla foglia del disinfettante
naturale e iniziò a passarlo lentamente sulla ferita,
sentendo i
piccoli gemiti del re causati dal bruciore. Alessandro strinse appena
i denti ma continuò a guardare quello che stava facendo
Efestione,
poi inclinò il capo da una parte e spostò lo
sguardo sul suo
profilo. La fronte alta, le ciglia lunghe e perfette, gl'occhi
azzurri, il naso leggermente a punta ma tremendamente perfetto e le
labbra..carnose e rosee. Sorrise ma si accorse che Efestione lo stava
guardando. “Che c'è?” disse sorridendo
mentre finiva di fargli
la fasciatura.
“Oh niente, stavo solo constatando che sei bravo
anche come medico.” rispose Alessandro abbassando lo sguardo
dall'imbarazzo. Efestione scosse il capo e si alzò appena in
tempo,
perchè arrivarono i generali, distrutti dal forte mal di
testa.
“Eccoli
qua i miei prodigiosi compagni di bevute e sbronze.” rise
Alessandro, mentre li guardò uno ad uno, tirandosi su' dal
letto.
“Ti seguiremo sempre e comunque. Qualsiasi cosa tu debba
fare.” ribattè Tolomeo, sorridendogli.
Alessandro annuì e poi
si fece serio, così anche i suoi compagni che si misero in
semicerchio davanti a lui.
“Allora, siamo alle porte dell'Arabia
e dobbiamo prepararci a nuove battaglie contro nemici mai visti.
Alcune città sono nostre alleate sì, ma
guardiamoci sempre alle
spalle. Il territorio che si stende davanti a noi e anch'esso
sconosciuto, arido e pieno di ostacoli. La prima città che
incontreremo sarà Rafha, lì chiederemo la resa e
speriamo che ci
venga concessa senza guerre. Lì sosteremo per un po' fino a
quando
non avremo studiato a fondo il resto del paese e avremo la sicurezza
di ciò che avremo davanti. Tutto chiaro?” disse
guardando i suoi
generali che annuirono all'unisono.
“Quando ripartiamo
Alessandro?” chiese Cratero.
“O domani o alle prime luci di
dopo domani se per voi va bene.” rispose Alessandro, notando
sui
volti dei compagni uno strano stupore. Tutti non avevano mai sentito
il re nominare quelle parole.
“Certo Alessandro, va benissimo.
Vero ragazzi?” ribattè Cratero guardandosi attorno
e tutti
annuirono.
“Sono felice. Allora mettete al corrente il resto
dell'esercito e prepariamoci ad andare. Voglio tutti riposati, quindi
niente alcool fino a quando arriveremo a Rafha chiaro?”
sorrise
Alessandro e fece sorridere anche gl'altri.
“Tutto chiaro.
Possiamo andare ora?” chiese Nearco, appoggiando una mano
sulla
spalla del re.
“Andate pure e siate buoni. Non voglio udire
schiamazzi in giro.” annuì il re e
appoggiò una mano sulla spalla
del generale, prima di lasciarli uscire tutti. Si voltò
verso
Efestione che gli fece un cenno con il capo, segno che era d'accorso
su ciò che aveva detto. Poi sentì rumore di passi
dietro di se e
vide l'amico uscire dalla tenda. Si voltò e vide Leptine con
una
tunica pulita in mano e il necessario per fargli il bagno.
“Leptine,
non ti aspettavo.” sorrise il ragazzo, mentre si
avvicinò a lei.
Le accarezzò lievemente la guancia.
“La disturbo? Volevo solo
aiutarla a fare il bagno.” chinò il capo in segno
di saluto e poi
lo guardò in viso.
“Certo che no, anzi avrei proprio bisogno di
un bagno” annuì e zoppicò verso la
vasca.
Leptine iniziò a
lavargli il corpo con delicatezza e armonia, senza far caso alle
innumerevoli cicatrici che portava. Cercò di non bagnargli
la
bendatura e poi lo asciugò con altrettanta delicatezza,
passando i
telo di cotone tra i capelli dorati del ragazzo. Poi lo
aiutò a
rivestirsi e gli pettinò i capelli, tirandoli indietro e
fermandoli
con un nastro dorato. Gli passò dietro le orecchie e sotto
il mento
dell'olio di Argan e poi gli sorrise.
“Mio re ho finito.” si
chinò e sorrise. Alessandro le si avvicinò, le
alzò il capo e gli
diede un delicato bacio sulla fronte. “Puoi andare Leptine,
grazie.” sussurrò e la congedò subito
dopo. Prese forza e iniziò
a camminare tranquillamente, nonostante il lieve male alla coscia.
Uscì dalla tenda e si guardò attorno, cercando
Efestione. Alzò il
mento per cercarlo meglio e socchiuse gl'occhi.
“Stai cercando
qualcuno?” sussurrò Efestione dietro di lui, con
il cappuccio sul
capo. Alessandro trasalì e si voltò verso di lui
guardandolo per
un'attimo male.
“Se tu mi vuoi morto, basta che lo dici.”
disse velocemente ma poi le sue labbra si distesero in un dolce
sorriso.
“Mai Alessandro, mai.” rispose Efestione inclinando
il capo da una parte. Alessandro abbassò lo sguardo e si
avvicinò a
lui.
“Devi
tornare alla tenda?” chiese tornando a guardare l'amico che
annuì
alle sue parole.
“Resterei con te anche questa notte, ma
desterei troppi sospetti ai tuoi soldati. Non voglio ancora che
scoprano chi sono.” sussurrò Efestione cercando lo
sguardo di
Alessandro, posò la mano sotto il suo mento e gli
alzò il viso.
“Domani verrò da te, promesso.” sorrise
e incrociò finalmente
il suo sguardo. Alessandro annuì e poi di scatto lo strinse
a se,
chiudendo gl'occhi. “Mi mancherai amico mio.”
sussurrò
sorridendo e passò la mano tra i suoi capelli. Efestione si
morse il
labbro inferiore e poi tirò indietro il capo. In quel
momento i loro
nasi si sfiorarono ed ad entrambi gli mancò il fiato.
Alessandro
posò le mani sulle guance dell'amico e come aveva fatto
precedentemente con Leptine gli baciò al fronte ma questa
volta con
dolcezza, socchiudendo gl'occhi. Efestione appoggiò le mani
sulle
sue e le strinse sorridendo. Poi sciolse l'abbraccio e si
avviò
verso la tenda, ma ad un tratto di volse vero Alessandro che lo stava
guardando. “Buonanotte Achille.”
sussurrò e vide un'ampio
sorriso sulle labbra di Alessandro “Buonanotte
Patroclo.” rispose
il re prima di entrare nella tenda.
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Capitolo 8 *** How is this possible? ***
Quella
notte Alessandro non riuscì a
chiudere occhio, continuava a rigirarsi nel letto trascinandosi
dietro il lenzuolo. Non trovava una posizione comoda ed ad un tratto
si fermò a pancia in su, portò un braccio sulla
fronte e aprì
gl'occhi, fissando il soffitto della tenda che veniva leggermente
mosso dall'aria del deserto. C'era silenzio, nessun rumore
sì udiva.
Alessandro sentiva solo il rumore dei suoi pensieri. Pensò
alla
conquista che stavano per affrontare, a ciò che gli
attendeva e poi
pensò a lui, ad Efestione. Un sorriso nacque sulle sue
labbra e
senza accorgersene. Ad un tratto sentì un nodo in gola, come
se
quella persona gli mancasse davvero tanto. Il re scosse il capo e
rise appena, l'aveva visto fino a poche ore prima, come faceva a
mancargli? Ma questa sensazione non diminuiva, rimaneva lì,
anzi
crebbe con il passare dei minuti. Alessandro si tirò su
seduto e si
passò la mano tra i capelli mentre guardava per terra,
cercando di
capire perchè provava quelle sensazioni. Sì
inumidì le labbra con
la punta della lingua e si tirò su. Accese la candela posta
sulla
sua scrivania e si vestì velocemente, la temperatura era
più fredda
di quella che si immaginava. Una volta vestito si sedette alla
scrivania e tirò fuori le carte dei vari progetti che stava
ideando,
bagnò una piuma nella china e iniziò a fare
qualche modifica ai
disegni, inclinando il capo da una parte. Ma ecco di nuovo lei,
quella sensazione. Era tornata. Alessandro cercò di
concentrarsi su
quello che aveva davanti, ma i suoi sforzi erano vani. Non faceva
altro che pensare a lui. Chiuse gl'occhi e gli saltò alla
mente
quella sera, quando gli stava curando la ferita alla gamba. Al suo
profilo. Ai suoi occhi tremendamente belli. A quella pelle, che
sembrava così morbida. I respiri iniziarono a farsi
più veloci così
come i battiti del cuore. Sì alzò di scatto e
aprì gl'occhi
facendo un lungo respiro.
“Ho bisogno di aria.” sussurrò
mentre si infilava il mantello, lo allacciò alla spalla con
una
spilla e uscì dalla tenda. Si strinse le braccia intorno al
petto e
iniziò a camminare lentamente, guardandosi attorno. Solo
qualche
tenda era illuminata da una fioca luce, il resto era immerso nel
buio. Solo la luna ne mostrava i contorni. Alessandro si
avvicinò a
Bucefalo e gli accarezzò la folta criniera, il cavallo di
sua
risposta fregò il muso contro la sua gamba prima di tornare
a
brucare quel poco di erba secca che trovava. Il re sembrava
nuovamente tranquillo, mentre fissava il proprio cavallo, quasi con
ammirazione. Ma non appena la sua mente fu' vuota, quella mancanza
tornò a galla. Alessandro strinse la tunica tra le mani sui
fianchi
e sospirò. Poi voltò il viso verso la tenda
più lontana, la guardò
per un'attimo e poi lentamente si avviò verso di essa.
Cercò di non
farsi sentire, non voleva essere visto. Arrivato alla tenda,
scostò
il pezzo di stoffa nell'entrata e spostò lo sguardo sul
ragazzo che
dormiva, con la candela ancora accesa. Alessandro sorrise e
entrò.
Non aveva mai visto dormire Efestione, non sapeva che dormisse con la
spada sotto il cuscino. Scosse appena il capo e si avvicinò
a lui.
Inclinò il capo e ancora una volte si ritrovò a
far scorrere lo
sguardo lungo il suo profilo, fino alle labbra sul quale
fermò lo
sguardo. Schiuse le proprie e avvicinò una mano alla guancia
del
ragazzo, gli scostò una ciocca di capelli che gli copriva
parzialmente il viso e in quel momento Efestione scattò,
prese la
spada e la puntò alla gola dell'uomo che non aveva
riconosciuto. In
quel gesto spense la candela e i due si ritrovarono al buio,
illuminati solo dalla luce della luna. Rimasero immobili per un po',
Alessandro lo guardò attentamente lasciando la mano a pochi
centimetri dalla guancia di Efestione e quest'ultimo con gl'occhi
sgranati. Il re posò nuovamente la mano sulla guancia
dell'amico,
che al solo tatto si rilassò, capendo chi aveva davanti.
Lentamente
abbassò la spada e la mise per terra.
“Alessandro, sei tu..”
sussurrò portando lentamente una mano su quella del ragazzo.
“Chi
vuoi che sia?” mormorò il ragazzo sorridendo.
Efestione
nonostante il quasi perfetto buio, notò quel sorriso e si
tenne su
un fianco, appoggiando il braccio sul materasso.
Alessandro si
inginocchio davanti a lui e inclinando nuovamente il capo da una
parte, fece muovere il pollice sullo zigomo di Efestione, che
sussurrò “Cosa ci fai qui? Non riesci a
dormire?”. Alessandro
scosse il capo e poi spostò lo sguardo sugli occhi
dell'amico,
splendevano nonostante il buio. Non aveva mai visto occhi
così
bella.
“Mi mancavi Efestione.” sussurrò
flebilmente e
Efestione trasalì. Rimase un'attimo senza parole e poi
sorrise,
portò una mano sulla guancia del re e lo avvicinò
di più a
se.
Alessandro lo lasciò fare e quando i loro visi furono meno
distanti, il pollice del re scese verso il labbro inferiore
dell'amico, che schiuse le labbra al suo tocco.
“Cosa mi sta
succedendo Efestione? Cosa sto provando?” sussurrò
il ragazzo,
passando il resto delle dita tra i morbidi capelli di Efestione.
“Oh
Alessandro, vorrei poterlo capire anche io.”
mormorò fissando
gl'occhi di Alessandro. Entrambi sospirarono appena, ma non c'era
imbarazzo. Non quella volta.
Alessandro avvicinò ancora il viso e
fregò la punta del naso contro quella di Efestione, chiusero
gl'occhi in un dolce sorriso e poi quest'ultimo fece scendere la mano
verso la spilla del mantello, la aprì e lo fece cadere a
terra. Poi
strinse la tunica di Alessandro, sul fianco e lo tirò a se
facendogli spazio nel letto.
“Vieni” sussurrò mentre tirava
l'amico a se. Alessandro annuì e aprì gl'occhi,
andando a
sistemarsi al suo fianco, rivolto verso di lui, senza staccare la
mano dalla sua guancia. Una volta sistemato Efestione lo
coprì con
il lenzuolo e si avvicinò di più a lui, gli
sorrise e iniziò a
passare la mano tra i suoi capelli, con dolci e graziati
gesti.
“Dormi mio Alessandro.” sussurrò ancora
guardandolo
intensamente negli occhi, continuando a coccolargli i capelli.
Alessandro lo fissò negli occhi e finalmente quella
sensazione era
sparita, sorrise e lentamente chiuse gl'occhi, abbandonandosi tra le
braccia di Efestione. Quest'ultimo quando si rese conto che il re
dormiva, posò le labbra sulla sua fronte e di scatto lo
strinse a
se, prima di addormentarsi anche lui.
Al mattino seguente, quando
ci fu' il cambio di guardia, le trombe squillarono e Alessandro si
svegliò. Stirò le gambe lungo il letto e poi
mosse il braccio nel
letto, sentendo che era solo. Allora tirò su' il capo,
ancora mezzo
addormentato e si guardò attorno. Sull'entrata della tenda
c'era
Efestione, con una tazza fumante in mano, la pelliccia di cammello
intorno alle spalle e lo sguardo rivolto verso il sole. Sorrise e
lentamente si alzò dal letto, si diede una sistemata e si
avvicinò
all'amico. Velocemente gli rubò la tazza dalle mani e
quest'ultimo
si girò verso il re.
“Buongiorno anche a te, Alessandro.”
rise dandogli una leggera pacca sulla spalla. Vedendo un'espressione
felice sul viso di Alessandro.
“Oh buongiorno Efestione.” rise
avvicinando la tazza al naso, una volta constatato che era un the
aromatico, ne bevve un sorso e poi lo ripassò all'amico.
“Come
mai già in piedi? I re non sono famosi per essere gli ultimi
a
svegliarsi?” disse Efestione riprendendo la tazza per bere un
lungo
sorso.
“Io non sono un re Efestione, sono Alessandro.”
annuì
il ragazzo, facendo un cenno con il capo e poi fece qualche passo,
uscendo sulla veranda della tenda. Efestione sorrise a quelle parole,
avvicinandosi al ragazzo, facendo per parlare.
“Lo so, tra qualche ora dobbiamo
ripartire verso Rafha o le tribù nemiche ci assaliranno
quando meno
ce lo aspettiamo.” sospirò Alessandro guardando
l'orizzonte
intorno a loro. Efestione scosse il capo e si mise vicino a lui,
guardando l'accampamento davanti a loro.
“Io stavo per dire che
non ho mai dormito così bene in vita mia, ma..certo
Alessandro.
Riorganizziamo tutto e partiamo, è una scelta
ragionevole.” annuì
mentre finì in un solo sorso il thè, non
accorgendosi dello sguardo
stupito che Alessandro gli stava rivelando.
“Puoi ripetere?”
disse infine, voltandosi verso Efestione.
“Che hai
ragione..dobbiamo partire di oggi e..” disse Efestione ma non
fece
in tempo a finire che Alessandro gli parlò sopra
“Nono, quello
l'ho capito per Ercole. La prima parte del discorso
intendevo.”
annuì incrociando lo sguardo di Efestione, che quando
capì sorrise
e abbassò un'attimo lo sguardo, mordendosi il labbro
inferiore.
Anche Alessandro sorrise e gli accarezzò velocemente la
guancia
prima di entrare nella tenda. Raccolse il proprio mantello e mentre
se lo mise pensò alle parole del ragazzo. Poi
uscì e tornò da lui.
Passò un braccio intorno al suo collo e lo strinse a se in
un forte
abbraccio, mentre avvicinò le labbra al suo orecchio.
“Lo è
stato anche per me, Patroclo.” sussurrò prima di
staccarsi e
camminare velocemente verso la propria tenda. Efestione lo
guardò
andare via. A quella scena però assistette anche Aristandro,
che si
era allontanato dalla propria dimora, per sgranchirsi le gambe dopo
la nottata. Sorrise, appoggiato al suo bastone e poi decise di
seguire Alessandro, prendendo però una scorciatoia.
Arrivò per
primo alla tenda del re e quando quest'ultimo arrivò, si
fermò di
scatto.
“Quando la smetterai con questi giochetti,
vecchio?”
rise il ragazzo prima di fare qualche passo verso di lui.
“Ti
trovo bene ragazzo, come mai?” disse il veggente,
appoggiandosi
nuovamente al suo bastone.
“Ho dormito bene finalmente, avevo
bisogno di un sano riposo.” annuì Alessandro che
cercò di non far
trapelare nulla. Allora Aristandro, consapevole che non gli sarebbe
successo nulla, prese il bastone e lo tirò sulla caviglia
del
ragazzo.
“Ma ehi! Che ti salta in mente?” gridò
appena il re,
andando a fregarsi la caviglia, leggermente piegato in avanti.
Aristandro si chinò verso di lui e sussurrò
“Potrò anche essere
un vecchio stolto, che ama fare pratiche magiche, ma non sono il
primo degli scemi, Sire.”
Alessandro non capì o forse non volle
capire, e una volta tiratosi su entrò velocemente nella
propria
tenda. Aristandro sorrise e lo seguì.
“Ti ho visto con
Efestione, ragazzo.” disse bloccando l'uscita con il proprio
corpo
e guardò Alessandro che si tolse il mantello e senza dire
nulla si
avvicinò al catino dell'acqua per lavarsi il viso.
“Ed è inutile
che speri che con il tuo silenzio la mia bocca taccia. Alessandro ti
conoscono ormai, capisco cosa ti fa' bene e cosa ti fa' male. Cosa
provi.” annuì il saggio.
“Ah sì? Allora dimmi, mio buon
veggente, cosa mi farebbe male? E cosa bene? Sentiamo.” disse
sapientemente il ragazzo, mentre prese un pezzo di stoffa e si
asciugò il viso.
“Efestione ti fa' bene, ti rende felice, ti
rende diverso. Il mentire a te stesso, ti fa' male, ti blocca, ti
uccide. Menti a me, ma non a te stesso.” rispose seccamente
Aristandro, fissando il ragazzo. Alessandro a quelle parole si
sedette sul letto e dopo alcuni secondi scagliò il pezzo di
stoffa
per terra, portandosi una mano tra i capelli.
“Avanti dimmi
tutto ciò che pensi Aristandro.”
sussurrò socchiudendo gl'occhi.
Il veggente si incamminò verso di lui,
posando poi una mano sulla sua spalla.
“Io penso che tu provi amori diversi,
ognuno a suo modo speciale. Ma per lui, provi un'amore unico,
un'amore che nemmeno Omero sarebbe in grado di descrivere. Un'amore
puro, un'amore vero Alessandro.” sussurrò il
vecchio, stringendo
la spalla del re “Tu lo ami, ma il tuo cuore, la tua mente.
Non
vogliono ammetterlo. Ma dentro di te, sai che è
così. Lo senti.
Cresce ogni giorno sempre di più.”
Alessandro sospirò
stringendosi i capelli tra le dita “Come è
possibile?”
Aristandro
si mise a sedere al suo fianco e andò a guardare fuori.
“Quando
perdi una cosa, lì solo, capisci quanta importanza aveva
realmente.”
annuì passando la mano sulla schiena di Alessandro e poi si
alzò,
uscendo dalla camera.
La tenda era di nuovo in silenzio, ma ad un
tratto si udirono alcuni gemiti, simili a singhiozzi.
Alessandro
si accorse di piangere. Strizzò gl'occhi e le fredde lacrime
gli
solcarono le calde guance.
Si stava rendendo conto di tutto. Si
stava rendendo conto che avrebbe potuto perdere veramente Efestione
da un momento all'altro. Si stava rendendo conto..di quell'amore.
Il re
non si fece vedere fino a dopo
pranzo, quando uscì dalla sua tenda e fece convocare tutti i
suoi
generali. Si riunirono in mezzo all'accampamento, seduti su dei
tronchi trovati nei dintorni.
“Radunate l'esercito, smontate le
tende, che partiamo per Rafha. La città dista a quasi venti
stadi da
dove ci troviamo noi, o almeno così dicono le esploratori.
Ci
impiegheremo cinque ore se andremo a passo svelto, otto se andremo
lenti. Tutto dipende dai soldati e dalla voglia che hanno di vedere
una città nuova.” annuì Alessandro,
passando in rassegna con lo
sguardo ogni generale, per ultimo Efestione. Lo fissò
intensamente
per qualche secondo e poi venne interrotto da Leonnato.
“Una
volta A Rafha quanto ci sosteremo effettivamente?” chiese
sporgendosi in avanti, appoggiato alle ginocchia.
“Due settimane
Leonnato. Il tempo di mettere a punto un piano, l'avevo già
detto.”
annuì ancora e anche Leonnato lo fece.
“Dove ti vuoi spingere
Alessandro? Fino a dove arriveremo?” chiese Tolomeo, che non
era
seduto, ma poggiava un piede sul tronco.
“Chi lo sa' amico mio.
Fino a quando capirò che non possiamo andare
oltre.” disse,
scorgendo un sorriso sul volto di Tolomeo.
Una volta finita la
riunione, Alessandro congedò i generali, ma rimase seduto
sul
tronco, tenendo d'occhio ogni movimento dell'esercito. Poi quando
capì che erano tutti pronti si alzò e
andò a slegare Bucefalo, ma
si accorse che Efestione glielo stava portando.
“Siamo pronti
Alessandro possiamo andare.” gli sorrise e gli porse le
briglie del
cavallo. Alessandro gli sorrise e abbassò lo sguardo,
prendendo
l'animale. Efestione si accorse di quel gesto e portò una
mano sotto
il mento del ragazzo, alzandogli il viso.
“Cosa ti passa per la
mente uhm?” sussurrò sorridendo ancora,
incrociando lo sguardo del
re.
“Ho solo voglia di vedere com'è Rafha, di scoprire
le loro
abitudini.” rispose sorridendo, portando la mano sulla
guancia
dell'amico “..e questa sera..” ma in quel momento
arrivarono
Leonnato e Nearco a cavallo.
“Siamo pronti, partiamo?”
chiesero cercando di tenere i cavalli fermi.
Alessandro sospirò
appena e poi tolse la mano dalla guancia di Efestione che si
congedò
con un'inchino del capo e salì i cavallo.
“Sì amici miei,
andiamo.” annuì salendo su Becefalo e una volta
sistemato seguì i
due generali, mettendosi al centro dell'esercito che riprese la
marcia.
Passarono diverse ore e Alessandro decise di fare una
sosta, poiché c'era una pzza d'acqua a loro disposizione.
Scese da
Bucefalo e lo fece bere, passando la mano sulla sua criniera e poi
sul muso, ma qualcosa più in là rubò
la sua attenzione. Efestione
era inginocchiato davanti ad una riva della pozza, si stava bagnando
il viso e i capelli, che portò prontamente indietro.
Alessandro
sorrise e si morse appena il labbro inferiore all'interno, poi quando
Bucefalo finì di bere rimontò in sella e quando
si girò vide
Aristandro dietro di loro che sorrideva. Il re gli passò
oltre e
diede ordine di ripartire.
La marcia dell'esercito era abbastanza
spedita e in quasi sei ore arrivarono alle porte di Rafha. Il grande
portone venne aperto subito e l'esercito venne accolto calorosamente,
come a Babilonia. Infatti gli usi e i costumi erano praticamente
identici. La differenza stava nei colori dei vestiti, delle case. A
Babilonia risplendevano il blu, l'arancione, il giallo, il verde, qui
le tonalità tendevano all'oro, al marrone. Colori della
terra.
Alessandro si guardava attorno meravigliato e arrivò di
fronte al
palazzo reale, sul quale lo aspettava il massimo esponente della
città, Najd.
I due si strinsero la mano e l'arabo lo fece entrare
a palazzo, mostrandoglielo da capo a fondo. Dietro di loro, i
generali di Alessandro, li seguivano a distanza. Efestione
più di
tutti, teneva d'occhi Alessandro. Ma senza un motivo logico e
spiegabile.
Alla sera venne organizzato un grande banchetto alla
macedone, in onore di Alessandro e vennero invitati tutti i
più
grandi esponenti di Rafha e dall'altra parte tutti i più
alti in
grado dell'esercito persiano-macedone. La serata procedette
meravigliosamente, tra canti e balli, festeggiamenti e scherzi. Tutto
era armonioso. E non mancarono gli scambi di sguardi tra Alessandro e
Efestione, sempre tenuti sotto “controllo” da
Aristandro, che
sogghignava tra se e se.
Quando tutto fu' finito ognuno si ritirò
nelle loro case/alloggi. Alessandro mentre percorreva il corridoio
che portava al proprio, incrociò Aristandro, gli
passò oltre ma poi
si fermò.
“Aristandro?” disse, dandogli la schiena. Il saggio
si voltò verso il ragazzo e sussurrò
“Dica Sire.”
“Grazie.”
rispose Alessandro prima di riprendere a camminare. L'anziano sorrise
ed entrò nella sua camera, sapendo cosa volesse dire il re.
Quest'ultimo però non entrò nel proprio
alloggiò, andò verso
quello successivo e si fermò davanti ad una porta. Chiuse
gl'occhi e
fece un lungo respiro prima di bussare.
“Chi è?” disse
qualcuno da dentro. “Sono io, Alessandro. Efestione
devo..parlarti.” sussurrò riaprendo gl'occhi.
Hallo
people, perdonatemi se sono
sparita per un po' ma ho avuto un periodo un po' strano e pieno di
impegni. Inoltre non avevo ispirazione e non volevo scrivere un
capitolo tanto per fare AHAH.
Spero di non avervi delusi. <3
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Capitolo 9 *** No other. ***
Attese
per qualche istante, davanti a
quella porta, ma gli sembrava un'eternità. I suoi occhi
scorrevano
lungo le nervature del legno, ne seguiva i contorni, la direzione.
Teneva la mano appoggiata ad essa quasi volendone sentire il respiro.
Quando finalmente la porta si aprì Alessandro sorrise ad
Efestione,
che portava dei pantaloni larghi alla persiana e un lungo copri
spalle, sotto mostrava il petto nudo.
“Entra Alessandro. Avevo
appena finito di farmi un bagno caldo.” sorrise scostandosi
per far
entrare il re, che annuì ed entrò velocemente,
guardandosi attorno.
“La tua stanza è perfin meglio della
mia, come mai?” rise passandosi una mano sulla nuca, mentre
guardava il letto a baldacchino, l'armatura di Efestione appesa al
suo posto e nel bagno notò due servitori che finiva di
sistemare.
“Non siamo soli.” sorrise voltandosi verso il
ragazzo.
“Mi
stavano aiutando.” alzò il mento sorridendo e si
avvicinò
all'amico, inclinando il capo da una parte. “Devi
parlarmi?”
Alessandro abbassò un'attimo lo
sguardo prima di andare a guardare fuori, appoggiandosi allo stipite
della porta che dava sul terrazzo della camera.
“Qualche giorno
fa' ho ricevuto un'altra lettera di mia madre.”
sospirò scrutando
l'orizzonte illuminato dalla luna piena di quella serata.
“Ti chiede ancora di invitarla a
Babilonia?” rispose Efestione avvicinandosi al re,
appoggiando poi
la mano sulla sua spalla.
“E' un prezzo troppo caro questo,
solo per avermi portato in grembo nove mesi.”
“La renderai
felice Alessandro, dalle questa gioia.”
“Gioia? Se io sono lo
specchio infranto dei suoi sogni. Gioia, bah.” scosse il capo
andando a guardare la luna, al suo fianco Efestione emise un piccolo
sospiro e andò a guardare anche lui la luna. Poi si volse
verso il
bagno e con un gesto congedò i due servitori, poi
aspettò che
fossero usciti per riprendere a parlare.
“Un giorno tu mi
dicesti 'La paura della morte guida tutti gli uomini', non ci sono
altre speranze nel tuo cuore? Non ci sono altre forze? Non
c'è amore
nella tua vita?” sussurrò tornando a guardare
l'amico, fissando il
suo profilo perfetto.
Alessandro sogghignò e poi andò a
guardarlo con la coda dell'occhio senza dire nulla. Efestione sorrise
e strinse con forza la sua spalla.
“Tu fuggi da lei Alessandro, fuggi da
tua madre. Così tanti anni senza vederla, così
tante terre che vi
dividono. Di cosa hai paura?” sussurrò ancora,
sperando in una sua
risposta.
“Già. Chi può saperlo. Quando ero
bambino mia madre
mi credeva divino, mio padre il debole. Cosa sono? Debole o divino
Efestione?” sussurrò voltandosi con il capo verso
l'amico e la sua
mano scivolò sul petto del re. “Vivo costantemente
in bilico sulle
decisioni, sugli stati d'animo, che non so' nemmeno più cosa
mi
spaventa o cosa no.” guardò gl'occhi di Efestione
che sembravano
lucidi a quelle parole. “L'unica cosa di cui sono certo
è che la
persona più importante sei tu, Efestione. Io ho bisogno di
te,
sempre. E ho paura di perderti, di rimanere senza di
te..ancora.”
Efestione si morse il labbro inferiore sorridendo e
poi di scatto lo tirò a se, stringendolo con forza a se,
affondando
il naso tra i suoi capelli color oro.
“Ho paura di perderti anche io
Alessandro, sono geloso di questo mondo che desideri così
fortemente.” sussurrò, tenendolo stretto.
“Tu non mi perderai mai. Io sarò con
te, sempre. Fino alla fine.” gemì Alessandro,
passando una mano
sulla nuca del ragazzo andando a stringerli i capelli, poi lentamente
chinò il capo verso la sua spalla, sulla quale ci
appoggiò
delicatamente le labbra socchiuse.
Efestione rabbrividì e
stringendolo di più a se, sussurrò
“Resta con me, questa notte.
Te ne prego.”
Alessandro annuì e fece passare la
mano libera sotto il suo copri spalle, appoggiandola sul suo fianco.
Le sue labbra iniziarono a posare delicati baci sulla pelle di
Efestione, spostandogli i capelli su una spalla sola. Efestione
sorrise e strinse la tunica del re tra le dita della mano,
socchiudendo lentamente gl'occhi.
“Prima mi hai fatto una
domanda. Mi hai chiesto se c'è amore nella mia
vita.” sussurrò
Alessandro staccando le labbra dalla sua spalla e portando lentamente
il viso di fronte al suo, fregando il naso contro la sua
guancia.
“Mhmh.” annuì Efestione tenendo gl'occhi
chiusi,
mentre schiudeva le labbra in un piccolo sorriso.
Alessandro
rimase a fissare il suo volto ritrovandosi a sorridere come faceva
solo in presenza di Efestione.
“C'è stato amore nella mia vita,
amori diversi, amori combattuti, amori passionali. Io pensavo che
quello fosse vero amore, ma ancora non avevo capito che non lo
era.”
mormorò Alessandro, portando la mano sulla guancia di
Efestione, che
aprì gl'occhi a quelle parole.
“Qual'è il vero amore
Alessandro?” sussurrò a sua volta, tenendo lo
sguardo fisso su
quello del ragazzo.
Alessandro sorrise e fece scivolare la mano
dal suo fianco alla sua mano, gliela prese e si staccò da
lui,
tirandolo con se in camera.
“Te lo mostro.” rispose dolcemente
guardando l'amico mentre camminava verso il letto a baldacchino,
coperto da un velo trasparente color blu.
Efestione lo lasciò
fare, camminando dietro di lui e una volta arrivato al letto
fermò
Alessandro e dopo aver scostato il telo gli posò le mani sul
petto
spingendolo sul letto, poi lentamente salì adagiandosi al
suo
fianco. Alessandro prontamente si mise appena sopra di lui,
chinò il
capo verso il suo petto e vi adagiò le labbra socchiuse,
passando
soavemente la mano sul fianco scoperto. Efestione trasalì e
socchiuse nuovamente gl'occhi, portando la mano sinistra tra i
capelli del re e quella destra la adagiò sulla sua spalla,
che
strinse con forza. Tutto ad un tratto sentì alcune lacrime
solcargli
il viso. Alessandro fece scorrere le labbra lungo il suo petto, fino
alla gola dove udì i flebili singhiozzi di Efestione.
Quest'ultimo
sorrideva sempre più e quelle lacrime, erano lacrime di
gioia.
“Perchè piangi, Patróclo? Sembri che
dietro alla madre
correndo torla in braccio la prega, e la rattiene attaccata alla
gonna, ed i suoi passi impedendo piangente la riguarda
finch’ella
al petto la raccolga.” sussurrò Alessandro,
posando piccoli baci
sulla sua gola, mentre passò la mano libera tra i suoi
capelli.
Efestione riconobbe i versi dell'Iliade e socchiuse di più
le
labbra, premendo il capo del ragazzo con più forza alla sua
gola.
“O Achille, O degli Achei fortissimo
Pelíde, non ti sdegnar del mio pianto. Lo chiede degli Achei
l’empio
fato. Oimè, che quanti eran dianzi i miglior, tutti alle
navi
giaccion feriti, quale di saetta, qual di fendente. Di saetta il
forte Tidíde Dïomede, e di fendente
l’inclito Ulisse e Agamennón;
trafitta ei pur di freccia Eurípilo ha la coscia. Intorno a
lor di
farmaci molt’opra fan le mediche mani, e le ferite ristorando
ne
vanno. E tu resisti inesorato ancora? O Achille!”
sospirò quelle
ultime parole, sentendo le labbra del re scendere verso il lato del
collo. Alessandro sorrise sulla sua pelle dandogli un lungo bacio
sotto l'orecchio, poi si staccò e portò il viso
di fronte a quello
dell'amico, fregando il naso contro il suo e respirando a pochi
centimetri dalle sue labbra.
“Si batté l’anca per dolore
Achille, vista la vampa divorante; e, Sorgi, Mio Patroclo,
gridò:
sorgi.” emise sentendo la mano di Efestione salirgli sulla
schiena,
sotto la tunica e fermarsi sulla scapola.
Lentamente il petto del
re diventò un tutt'uno con quello dell'amico, che
aprì gl'occhi
ancora commosso e portò la mano libera sulla guancia di
Alessandro.
"Cantami, o Diva, del Pelide
Achille l'ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei, e molte
anzitempo all'Orco condusse alme d'eroi..." sussurrò
Efestione,
avvicinando lievemente le labbra alle sue. Alessandro sorrise e
inclinò il capo da una parte, prima di posare le labbra su
quelle
dolci e morbide di Efestione. Entrambi chiusero gl'occhi, come in
paradiso, e i loro respiri si bloccarono per qualche istante. Poi
quando si staccarono Efestione fece scendere le labbra sul mento del
re, scese sulla gola e poi sulla spalla. Avvolge entrambe le braccia
intorno alle sue scapole e fregò il gaso contro la sua
pelle,
riempiendola di tanto in tanto di delicati baci. Alessandro,
affondò
il viso tra i capelli di Efestione e lo strinse con forza a se.
“Io amo te, Efestione. Nessun'altro.”
sussurrò con voce tremante e anche se Efestione non rispose,
sentì
il suo cuore accellerare i battiti. Lo strinse ancora di più
a se e
si abbandono alle sue
attenzioni, sicuro che in quel momento
non erano Alessandro ed Efestione, non erano un re e il suo amico
più
caro, erano due persone che avevano bisogno uno dell'altro.
Quella
notte null'altro successe, entrambi si scambiarono piccoli ma
significativi gesti d'affetto, come il caldo bacio di Alessandro al
ciondolo di Efestione e lo stesso gesto fatto da quest'ultimo
sull'anello di Alessandro.
All'indomani mattina Efestione si
svegliò prima di Alessandro e quando aprì
gl'occhi provò una
sensazione bellissima, come se per una volta in quel mondo non ci
fosse guerra e dolore, non ci fossero battaglie e conquiste. Si
sentiva benissimo, come poche altre volte gli era successo. Si
tirò
su con il capo e dopo essersi passato la mano sul viso lo
voltò
verso quello del re che dormiva tranquillamente. Sorrise e lentamente
avvicinò un dito alle labbra del ragazzo che
sfiorò delicatamente e
poi chinò il capo sul suo dandogli un delicato bacio senza
svegliarlo. Poi lentamente scese dal letto e coprì
Alessandro con il
lenzuolo, fino alla vita, si mise una tunica che arrivava fino al
ginocchio e in punta di piedi uscì dal proprio alloggio,
andando
nelle cucine per mangiare qualcosa.
Qualche
minuto dopo Alessandro aprì
gl'occhi, stirò le braccia verso l'alto e sorridendo
aprì gl'occhi,
facendo un lungo respiro sentendo il profumo che tanto amava. Quando
non trovò Efestione scosse un po' il capo e si
tirò su seduto,
passandosi una mano tra i capelli.
“Sparisce sempre. Ha questo
dono da quando era bambino.” rise e poi andò a
guardare un'attimo
fuori, cercando di svegliarsi e nel mentre la sua mente ripercorse
tutti i momenti della notte passata. Ogni gesto. Ogni parola. Ogni
bacio. Tutto.
Sorrise ancora di più e poi leccandosi le labbra,
che avevano un sapore di verso, scese dal letto e andò a
sistemarsi
la tunica, poi il pantalone, prima di uscire dalla camera. Fuori
trovò Tolomeo, che stava andando verso la mensa.
“Buongiorno
Alessandro. Come stiamo?” disse il ragazzo, appoggiando la
mano
sulla spalla dell'amico.
“Buongiorno Tolomeo. Sto decisamente
bene, tu?” rispose il re camminando tranquillamente.
“Ho avuto
una nottata insonne. La mia dolce amante è venuta a
trovarmi,
ancora.” rise per poi storcere le labbra “Cercavi
Efestione?”
Alessandro si voltò per guardarlo e sorridendo
annuì “Sì lo stavo cercando. L'hai
visto? Comunque ti
consiglierei di leggere meno Tolomeo, vedi che la tua vecchia amante
non tornerà.” rise dando una pacca all'amico sul
fianco e poi
entrarono in mensa, dove la tavolata era completamente gremita di
cibo.
“Per gli Dei dell'Olimpo.” disse Tolomeo restando
senza
fiato e con la bocca aperta. “No non l'ho visto prima ma ora
è là,
sta parlando con Leonnato.” annuì indicandoglielo
e poi si gettò
a capofitto sulla tavolata iniziando a mangiare.
Alessandro
scoppiò a ridere e prese un calice con del latte di cocco al
suo
interno e si diresse verso Efestione “Vai piano Tolomeo o
domani
peserai di più.”
Efestione udì la sua voce e si volse
dalla sua parte sorridendogli ampiamente.
“Ben sveglio mio
Alessandro.” sorrise come non mai tenendo tra le mani un
rametto di
uva, da cui ogni tanto ne strappava un'acino.
“Grazie Efestione.
Tu sei sveglio da un po' a quanto pare.” disse Alessandro
guardandolo attentamente in viso. Efestione annuì, allora il
re
spostò la sua attenzione su Leonnato che li guardava
curiosamente.
“Buongiorno anche a te, Leonnato.” chinò
appena
il capo Alessandro.
“Buongiorno a te, Sire.” Leonnato fece la
stessa cosa e poi si allontanò, per iniziare una qualche
guerra di
cibo con il resto delle persone presenti.
Efestione e Alessandro
si voltarono per assistere alla scena. Tolomeo spinse via Leonnato
per far sì che lui non gli prendesse l'ultimo pezzo di
pollo, ma
quest'ultimo fece in tempo a far cadere il vassoio a terra. Da
lì
partì una guerra di cibo, qualsiasi cosa che si trovavano
sotto mano
veniva scagliato contro qualcuno. Alessandro iniziò a ridere
a crepa
pelle, chinandosi ogni tanto in avanti e la stessa cosa fece
Efestione, avvicinandosi di più al ragazzo approfittando del
momento.
E quando le loro due spalle furono in contatto,
Alessandro si volse verso di lui e portò la mano sulla sua
guancia,
accarezzandola lentamente. In quel momento per entrambi nessun' altro
esisteva. Come ogni volta c'erano solo loro. Efestione baciò
velocemente il palmo della mano del re e poi tornò a
guardare la
battaglia che era in atto decidendo poi di buttarsi nella mischia.
Allora prese il calice dalle mani di Alessandro e glielo
buttò in
faccia iniziando a ridere.
Alessandro rimase a bocca aperta per
un'attimo e poi si avvicinò al tavolo, prese un pomodoro e
glielo
tirò dritto sulla pancia. Da lì in poi anche loro
furono presi di
mira e non finì tutto fino a quando sulla tavola non rimase
nulla.
Alla fine si ritrovarono tutti pieni di cibaglia, da capo a piedi.
Ma
qualche recensione? c.c
Mi
piacerebbe capire se la storia piace o meno. Quindi per favore
scrivetemi qualcosa, ne sarei davvero contenta. <3
|
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Capitolo 10 *** Remember? ***
“Bene
ragazzi, abbiamo fatto casino,
quindi questa notte potremo dormire sonni tranquilli. A meno che
Morfeo venga a farci visita.” rise Tolomeo passandosi una
mano sul
viso sporco di pomodoro e si pulì la mano sulla tunica
altrettanto
sporca.
“Ringraziate che siete miei generali e io che sia il re,
altrimenti ci ritroveremo senza testa.” annuì
Alessandro cercando
di pulirsi gl'occhi, appiccicosi dal vino.
Tutti risero e si
guardarono attorno, constatando che non c'era più nulla di
pulito o
in ordine. Scossero il capo e quando videro entrare la
servitù
araba, corsero via uno alla volta, scrutando gli sguardi diabolici
dei servitori. Efestione uscì per primo e aspettò
dietro la porta,
quando vide spuntare Alessandro lo prese per il polso e velocemente
lo condusse lontano dalla mensa.
“Abbiamo quasi trent'anni e
ancora giochiamo come se ne avessimo venti.” disse Efestione
rallentando il passo quando imboccarono il corridoio degli alloggi.
Erano soli e la mano di Alessandro scivolò su quella
dell'amico, che
strinse con forza, e arrivato al proprio alloggio aprì la
porta e lo
trascinò con se. Una volta entrati chiuse la porta e chiese
alla
servitù di preparare un bagno caldo e poi andò a
specchiarsi.
“Sai
Efestione, l'uomo non smette mai di crescere e per questo, alla fine,
rimarrà un'eterno bambino. I giochi saranno sempre una sua
attrazione, solo in essi potrà chiudere gl'occhi, respirare
a fondo
e ritornare il fanciullo di un tempo.” sorrise Alessandro
togliendosi del cibo dai capelli. Efestione inclinò il capo
da un
lato ascoltando quello che diceva, guardando la sua immagine
riflessa.
“Io dico che in realtà esistono altri modi per
tornare bambini. Altre sensazioni che ti riportino indietro nel
tempo.” annuì lievemente, voltandosi a guardare il
ragazzo della
servitù che disse loro che il bagno era pronto.
“Poi un giorno
mi dirai quali sono.” disse Alessandro, nell'orecchio di
Efestione
che non si era accorto dei suoi spostamenti, e lo superò
andando
verso il bagno nel quale vi entrò sorridendo.
Efestione scosse il
capo e in un lungo respiro socchiuse gl'occhi, portando la mano sul
ciondolo che portava al collo, ma fu' distratto dal rumore della
porta del bagno che si riaprì. Allora aprì
gl'occhi tornando a
guardare da quella parte, lì vide Alessandro con solo i
pantaloni
persiani addosso.
“Credo che tu debba lavarti Efestione. Puzzi.”
storse il labbro facendo finta di sentire un cattivo odore e poi
sorrise.
“Forse l'odore che senti proviene dalla tua pelle,
Alessandro.” rise anche lui e lentamente si
avvicinò al ragazzo,
scrutando nel bagno dove non vide più nessuno.
“Credo che tu ti
sbagli, in tal caso è meglio comunque che qualcuno mi aiuti
non
credi?” sussurrò il re prendendolo per il bordo
inferiore della
maglia e lo tirò con se nel bagno. Lo fermò poco
dopo la porta e la
chiuse, avvicinandosi così al ragazzo. Efestione non disse
nulla e
rimase immobile, fissandolo negli occhi. Alessandro, lentamente,
passò le mani sotto la sua maglia e la alzò, fu'
allora che
Efestione allungò le mani verso l'alto per farsela sfilare e
nel
rimetterle giù sfiorò il petto del re, fermandole
sui suoi
fianchi.
Alessandro rabbrividì a quel contatto e una volta
lasciata cadere a terra la maglia, portò le mani tra i suoi
capelli
che tirò indietro posando sulle sue labbra un caldo bacio.
Quando si
staccò le sue mani erano arrivate ai pantaloni che
lentamente
abbassò, senza staccare gl'occhi da quelli dell'amico. Anche
Efestione fece la stessa cose e sorrise dolcemente, quando
sentì che
non provava alcun imbarazzo, che tutto era così naturale.
Fregò il
naso contro quello del re e pacatamente si staccò da lui,
entrando
nella vasca, a cui al muro fuoriusciva continuamente, in un piccola
cascatella, dell'acqua tiepida. Lentamente si mise a sedere e poi
allungò una mano verso Alessandro, che lo aveva seguito con
lo
sguardo.
“Vieni.” sussurrò allargando le gambe
per fargli
posto nella vasca.
Alessandro annuì e prese la sua mano, poi
entrò nella vasca e si mise a sedere tra le sue gambe,
appoggiando
cautamente la schiena contro il petto di Efestione, e subito
socchiuse gl'occhi sorridendo ancora di più.
“Ditemi che sono
in paradiso. Ditemi che sono nella dimora degli Dei. E se
così
fosse, prego affinché io possa stare qui.”
mormorò Alessandro
abbandonandosi contro Efestione, che lentamente passò le
mani sul
suo petto e gli fissava il profilo.
“Oh sì, sei in paradiso
Alèxandre. Lasciati cullare, lasciati portare dalle
emozioni.
Abbandonati a..”
“..te.” sussurrò ancora Alessandro, che
aprì gl'occhi e voltò il viso verso quello di
Efestione. Gli
sorrise e adagiò la mano sulla sua guancia, che
accarezzò con il
pollice.
“Ti fidi di me a tal punto?” mormorò
Efestione
sorridendo di fronte al viso del re e poi si avvicinò di
più a lui.
“Un cieco si fida del suo bastone,
senza di esso non potrebbe camminare e vivere. Tu sei il mio bastone
Efestione.” sussurrò ancora e poi con adagio fece
scivolare la
mano dalla sua guancia alla sua nuca. Efestione rimase senza fiato e
si morse il labbro abbassando un'attimo lo sguardo, fregando il naso
contro la guancia del re.
“Mi riempi il cuore Alessandro, tu
non hai idea di quanto mi rendi felice. E..tutto mi sembra un
illusione degli Dei.” mormorò stringendo il
ragazzo.
Alessandro
scosse appena il capo e lentamente fece alzare il suo viso
“E'
tutta realtà. Siamo noi, io e te, ancora una volta. Ora e
per
sempre.” sussurrò prima di appoggiare le labbra su
quelle di
Efestione. Sorrisero entrambi e poi si abbandonarono uno all'altro.
Il bacio, per la prima volta, si trasformò in qualcosa di
più
intenso. Le loro labbra si mossero all'unisono, cercandosi sempre di
più. Una mano di Efestione finì tra i capelli
semi-bagnati di
Alessandro e l'altra andò a stringere il suo braccio.
Alessandro si
voltò meglio verso il ragazzo e le sue dita vagarono tra i
capelli
lunghi e castani di Efestione. Quest'ultimo, timidamente,
passò la
lingua tra le labbra del re a cercare la sua, quando la
incontrò,
esse si accarezzarono dolcemente, come la mano di Efestione sul
braccio del ragazzo. Quando si staccarono entrambi presero fiato e si
accorsero che lo avevano trattenuto. Risero appena e poi fregarono le
loro guance, una contro l'altra, fino a quando Efestione si
appoggiò
alla spalla di Alessandro, chiudendo gl'occhi.
“Ti saresti mai immaginato che saremo
diventati questo?” sussurrò Alessandro, chiudendo
anche lui
gl'occhi, mentre appoggiò la testa contro quella del ragazzo.
“No, ma credo che dentro di noi lo
sapevamo. Le nostre anime si erano già promesse il primo
giorno che
ci siamo incontrati.” mormorò Efestione,
sorridendo a quel
pensiero.
“Quel giorno a Pella, durante il mercato vero?”
chiese Alessandro tornando indietro con il tempo.
Efestione annuì
“Io ero andato al mercato delle stoffe con mio padre, che
aveva
finalmente deciso di regalarmi la prima tunica greca” rise.
“Ed
io ero andato con il mio, per una rappresentanza pubblica. Quanto
odiavo farlo.” rise anche lui storcendo un po' le labbra.
“I
nostri padri si erano incontrati e tu ti nascondesti sotto il suo
mantello, forse per un gioco, forse per timidezza. Ma quando feci
capolino rimasi affascinato dai tuoi occhi.”
mormorò Efestione,
ripercorrendo ogni istante con la mente.
Alessandro sorrise ancora
di più “Perchè io? Credo che da quel
giorno, più nessun'altro
sguardo valesse come il tuo.” annuì facendo
scivolare la mano
lungo il braccio del ragazzo.
“Sssht, hai gl'occhi come nessun'
altro al mondo.” mormorò ancora Efestione, che
delicatamente posò
lievi baci sulla spalla del re, che rabbrividì.
“Aaah che bei
ricordi. Quanto vorrei che la vecchiaia non gli affievolisse, che la
morte non li portasse via. Che nulla ti portasse via da me. ”
gemì
Alessandro, facendo un piccolo sospiro.
Efestione scosse il capo e
poi lo strinse ancora di più a se “Nulla
potrà mai portarmi via
dal tuo ricordo, nulla potrà cancellare il nostro amore,
né la
morte né il tempo, poiché quando siamo insieme
noi, del tempo,
siamo i padroni e la nostra gioia è immortale.”
sussurrò
dolcemente, all'orecchio di Alessandro. Quest'ultimo tornò a
sorridere e poi lentamente si tirò su, si volse verso il
ragazzo e
gli tese una mano. Efestione la prese e di scatto si ritrovò
premuto
al petto di Alessandro, che gli portò una mano sulla schiena
bassa,
tracciando le fosse di venere con il dito medio.
“L'immortalità
ci appartiene, hai ragione.” sussurrò il re
portandosi sotto la
cascatella di acqua, tirando con se anche Efestione, che avvolse le
braccia intorno al collo del ragazzo e si rilassò sotto lo
scorrere
dell'acqua. Alessandro fregò il naso contro il suo collo,
fino a
quando vi appoggiò le labbra e lentamente iniziò
a baciarglielo,
prima con amore, dolcezza e dedizione, poi con intensità.
Efestione
sospirò al cambio di intensità e si strinse di
più a lui,
intrecciando le mani tra i suoi capelli. Le labbra di Alessandro
continuarono a muoversi, sempre più vivamente sulla carne
dei
Efestione, che lentamente inclinò il capo all'indietro
spalancando
appena le labbra. Quando il re, cautamente si staccò dal suo
collo,
Efestione abbassò il viso verso il suo e senza timore
premette
nuovamente le labbra sulle sue, ma questa volta le desiderava con
tutto se stesso. Le bramava, le voleva, ne assaggiava il gusto, tutto
era intenso. Alessandro fece appoggiare la sua schiena contro il muro
freddo, sentendolo gemire al contatto, poi prese una sua mano e fece
la stessa cosa, intrecciando le dita con le sue. Efestione
inclinò
il capo da una parte continuando quel bacio e si accorse che questa
volta respirava sì, ma velocemente. Aveva già
provato quella
sensazione, ma questa volta era tutto triplicato ed era così
anche
per Alessandro, che cercava con maggior voglia il contatto con il suo
corpo, ormai bollente. Le loro lingue si incrociarono così
come i
loro sospiri, mentre la mano libera di Efestione vagava sulla schiena
del re, segnandone i muscoli sulle scapole.
Quando entrambi ebbero bisogno di
respirare, si staccarono e Alessandro appoggiò la fronte su
quella
del ragazzo, respirarono affannosamente ma ad entrambi venne un
sorriso sulle labbra.
Efestione spezzò il silenzio “Ti desidero
Alessandro, desiderò unirmi a te ma..non ora. Non
così.” sussurrò
stringendo con forza la sua mano e aprì gl'occhi, anche
quando
Alessandro lo fece si sentì sollevato quando vide uno
sguardo che
non era quello di una persona ferita.
“Mai avrei voluto unirmi a
te, così. Anche se ammetto che il pensiero stava facendo
capolino
tra i miei pensieri.” annuì Alessandro ridendo
silenziosamente e
poi fece fregare il naso al suo.
Efestione sorrise contento e gli
diede un rapido bacio, prima di scivolare via da lui e uscire dalla
vasca, scoppiando a ridere.
“Chi l'avrebbe mai detto che
Alessandro il Macedone, Alessandro il Grande, il re di Grecia e
Persia, si sarebbe trattenuto dai suoi istinti barbari degni di un
vero erede di Achille.” disse Efestione avvolgendosi un panno
di
cotone alla vita.
Alessandro rimase con le mani appoggiate al
muro e chinò il capo verso il basso, scoppiando a ridere
alle sue
parole, poi pacatamente uscì dalla vasca tenendo il mento
leggermente verso l'alto.
“Da buon erede di Achille, mantengo la
guardia alta, scruto il nemico..” sorrise avvolgendosi anche
lui il
panno intorno alla vita e poi si avvicinò un po' al ragazzo
“..e
quando esso non se lo aspetta..attacco!” urlò
ridendo e prese
Efestione su una spalla, uscendo dal bagno.
“Oddio Alessandro.
Mettimi giù ora. Tu sei matto.” rise Efestione,
tenendosi alla
schiena del ragazzo, poi si ritrovò steso sul letto dopo che
Alessandro lo aveva gettato come un sacco di patate, poi gli si era
gettato addosso.
“Ricordi questo Alessandro?” disse il re,
passando le mani sul suo capo bagnato.
“Come potrei dimenticare l'Alessandro
pazzo e pieno di sorprese?” rise, pizzicando i fianchi del
re,
iniziando a fargli il solletico.
Alessandro scattò da un lato e
si stese sul letto cercando di difendersi e togliere le mani del
ragazzo dai propri fianchi.
“Efestione fermo, ti prego. Potrei
morire lo sai? Mi avresti per sempre sulla tua coscienza!
Efestione!”
urlò appena continuando a ridere e il ragazzo gli si sedette
sulle
gambe per farlo stare fermo.
“Oh no mio caro, ora paghi pegno.”
annuì ridendo sempre di più e poi quando
Alessandro riuscì a
bloccargli le mani si guardarono negli occhi prima di scambiarsi un
tenero bacio.
Poco dopo qualcuno bussò alla porta e ed entrambi
andarono a guardarla.
“Vai tu Alessandro.” annuì Efestione
scendendo da lui e sedendosi sul bordo del letto. Il re
annuì e una
volta tiratosi su, si mise a posto il panno poi andò verso
la porta.
La aprì e non fece in tempo a parlare che Roxane
entrò in camera,
furibonda.
“Alessandro ho passato giorni e notti ad aspettarti.
Sono stanca, voglio poter vedere mio marito. Io capisco che soffri
per la perdita di Efestione ma..” e in quel frangente
alzò
gl'occhi verso il letto, dove Efestione aveva sbarrato gl'occhi
drizzandosi in piedi. Roxane sgranò gl'occhi e poi fece
scorrere lo
sguardo sui corpi di entrambi i ragazzi. “Tu? Sei ancora
– sei
ancora vivo?” disse avvicinandosi.
Alessandro affrettò il passo
e si mise tra lei ed Efestione.
“Fuori dalla mia camera.”
disse seccamente, guardandola in viso.
La ragazza piena di collera
lo spinse digrignando i denti “Mi hai mentito? E poi, che ci
fate
mezzi nudi e bagnati mh?” disse seccamente.
“Ho detto,
fuori-dalla-mia-camera.” Alessandro scandì le
parole rimanendo tra
lei ed Efestione, che si era allontanato appena, abbassando lo
sguardo.
“Tu, lo ami?” chiese Roxane
indicando Efestione con il capo.
Alessandro fece un lungo respiro
e poi incrociò le braccia al petto “Ci sono molti
modi di amare
Roxane.”
“Rispondimi! Lo ami?” urlò la
ragazza.
Alessandro ed Efestione si guardarono per un'attimo e poi
quando il re tornò a guardare Roxane, la fisso seriamente.
“Amo
Efestione più di quando ami la conquista del mondo.
Più di quanto
desideri essere padrone del mondo. Quindi sì, lo amo. E ora
fuori.”
annuì e le fece cenno con il capo.
“Fai schifo. Come osi
tradire tua moglie con un'uomo?” disse Roxane guardandolo con
gl'occhi lucidi e forse il cuore spezzato, poi uscì dalla
camera
sbattendo la porta.
Alessandro rimase immobile con le braccia
conserte, chiuse gl'occhi e fece un lungo respiro stringendo i pugni
con sempre più forza.
“Alessandro?” sussurrò Efestione,
titubante se avvicinarsi o no. Poi notò la collera del re
che stava
aumentando, poiché inizio a tremare visivamente
“Alessandro ti
prego calmati.” disse e in quel frangente Alessandro sciolse
le
braccia dal petto e prese il calice sulla scrivania, scaraventandolo
contro il muro.
“Come osa lei, lurida puttana che viene a dare
dello schifoso a me? Come osa giudicare il suo re? Come?”
urlò
contro la porta, come se lei potesse sentirlo. Efestione si
avvicinò
velocemente a lui e lo abbracciò da dietro cercando di
calmarlo. “Ti
faccio uccidere, giustiziare davanti a tutti!”
urlò ancora, ormai
rosso in volto.
“Alessandro basta!” disse Efestione voltandolo
verso di se e poi trovò il coraggio di dargli un ceffone di
manrovescio. Alessandro sgranò gl'occhi e rimase immobile
un'attimo.
Lentamente Efestione notò che il suo viso iniziò
a rilassarsi e di
scatto lo strinse a se. Il re affondò il naso tra i suoi
capelli
ancora bagnati e avvolse le braccia intorno alla sua
vita.
“Perdonami.” sussurrò stringendo
gl'occhi.
“E'
tutto okay Alessandro, tutto okay.” annuì
Efestione passando la
mano sul suo capo, sul quale gli diede alcuni baci. “Il mondo
non
troverà mai giusto un'amore così, tutti saranno
pronti a giudicare
ma un giorno capiranno, che questo non è sbagliato. Un
giorno
capiranno che l'amore è uguale per tutti, non c'è
distinzione. Un
giorno capiranno.” sussurrò sorridendo e poi
lentamente lo
trascinò verso il letto, sul quale lo fece stendere e
lentamente si
appoggiò al suo petto.
Alessandro lo guardò dall'alto e distese
le labbra in un sorriso, spostando una ciocca di capelli dal suo
viso.
“Sai cosa ti dico? Poco mi importa di cosa le loro menti
elaboreranno. A me importa di aver capito cos'è la
felicità.”
sussurrò avvolgendo il braccio intorno alla sua vita.
“Cos'è
la felicità Alessandro?” chiese Efestione,
muovendo la mano sul
suo petto.
“La felicità sei tu, Efestione.”
mormorò il re
sorridendogli e poi gli diede un delicato bacio sulla fronte.
“La
mia felicità, porta il tuo nome,
Alèxandre.” annuì chiudendo
gl'occhi e lentamente si rilassò tra le sue braccia.
Entrambi
quella notte dormirono con la consapevolezza che finalmente,
nonostante si conoscessero da tempo, si erano trovati.
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E anche questo capitolo è arrivato, spero che la lenta
evoluzione della relazione tra Alessandro ed Efestione vi piaccia. La
sto svolgendo così perchè voglio far capire che
il loro amore era diverso da tutti gl'altri. Che il loro amore
è puro, senza fisicità.
E poi alla fine ho voluto introdurre il problema "omofobia" adattandola
al contesto. Un problema a cui io sono legata.
Spero di non avervi deluso e mi raccomando, scrivete una bella
recensione AHAHA.
Un bacio. <3
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Capitolo 11 *** Fight. ***
Erano
circa le quattro del mattino
quando Alessandro si svegliò bruscamente, tirandosi su con
il busto,
fino a sedersi. Lentamente si passò la mano sulla fronte
sudata e
fece un lungo respiro, poi sentì una mano fredda che gli
fregava la
schiena bassa.
“Cosa succede Alessandro?” disse Efestione
ancora semi addormentato, appoggiandosi su un gomito, mentre lo
guardava con gl'occhi semichiusi.
Alessandro sospirò “Ho fatto un
sogno orribile.” sussurrò portandosi la mano tra i
capelli che
strinse un po'. Allora Efestione si mise a sedere accanto a lui e
appoggiò il mento sulla sua spalla.
“Ne vuoi parlare?” gli
chiese delicatamente, mentre la sua mano continuava a muoversi su
quella del re.
“Riguardava mia madre. Era tutto così
confuso, un caos totale. Ricordo solo che lei mi odiava. Aveva
gl'occhi rossi d'odio.” sospirò Alessandro
fissando un punto fisso
davanti a loro.
Efestione lo guardò attentamente e poi abbassò
lo sguardo cercando di dare una spiegazione a quel sogno, poi scosse
il capo “Devi rivederla Alessandro, forse è
arrivato il momento.
Prima che il tuo sogno si avveri.” sussurrò
dandogli un delicato
bacio sulla spalla.
“Non lo so..” gli rispose Alessandro
scuotendo il capo mentre si leccò lentamente le labbra.
“Ascoltami
Alessandro, per una volta.” disse Efestione guardando
attentamente
il suo profilo.
A quelle parole Alessandro si voltò verso di lui
e dopo averlo guardato negli occhi gli sorrise, portando due dita
sotto il suo mento prima di posare le labbra sulle sue, dandogli un
delicato bacio. Poi quando si staccò lo spinse di nuovo
steso, ma
questa volta andò lui ad appoggiarsi al suo petto, con
l'orecchio
sopra il cuore. Efestione sorrise e lentamente passò una
mano tra i
suoi capelli, portandosi l'altro braccio sotto il capo
“Quando torneremo a Babilonia la farò
venire, te lo prometto.” sussurrò il re chiudendo
gl'occhi e molto
velocemente cadde nel sonno. Efestione scosse appena il capo mentre
lo guardava e poi riprese a dormire anche lui, lasciando la mano tra
i capelli fini e morbidi del ragazzo.
Il giorno dopo, quando Alessandro si
alzò, notò ancora una volta che Efestione non
c'era. Ridendo
lievemente si stirò lungo il letto e poi ad un tratto
qualcuno
spostò le tende che coprivano la luce proveniente da fuori.
Il re si
portò una mano sugli occhi e fece una smorfia di disappunto.
“Mi
dispiace mio grande Re, ma ci sono alcuni generali di sotto che la
attendono.” disse Bagoas, fermo in posizione chinata in
avanti.
“Cosa vogliono?” rispose il re seccato, infilando
la
testa sotto il cuscino.
Bagoas sorrise poiché non aveva mai visto
il re così sciolto e tranquillo, nonostante la sua collera
mattutina. Poi gli rispose “Chiedono un'udienza per
l'organizzazione dell'esercito.”
Alessandro rimase fermo
un'attimo e poi di scatto si tirò su' lanciando via il
cuscino.
“Quanti giorni sono passati da quando siamo arrivati
qua?” chiese a Bagoas inarcando un sopracciglio.
Il ragazzo
trattenne le risate nel vedere il re con i capelli arruffati, poi
disse “Tredici mio signore.” annuì.
“Per Zeus mi ero
dimenticato che dobbiamo ripartire!” urlò appena
scendendo
velocemente dal letto e corse in bagno, poi fece capolino con il capo
“Muoviti! Aiutami a lavarmi e vestirmi.” disse
prima di sparire
nuovamente. A quel punto Bagoas si lasciò andare in una
piccola
risata prima di entrare in bagno e fare quello che il re gli aveva
chiesto. Mezz'ora dopo Alessandro uscì dalla camera, con
l'armatura
da rappresentanza e si diresse velocemente verso il salone, dove vi
trovò tutti i generali compreso Efestione.
“Perdonate il mio
ritardo.” disse andando a sedersi sul proprio trono,
sentendosi
gl'occhi di tutti addosso “Bene, ditemi pure.”
Leonnato fu' il primo ad alzarsi e
quindi fu' il primo a parlare, come di regola.
“Siamo venuti a
chiederti come organizzare l'esercito Alessandro.” disse con
le
mani incrociate davanti.
Alessandro si portò una mano sotto il
mento, ascoltando il suo amico, poi andò a guardare per
terra
pensando.
“Quanti soldati sono tutt'ora arruolati?” chiese
dopo qualche minuto.
Leonnato si consultò velocemente con
gl'altri generali e fecero una stima “Sono circa 500.000
soldati
sire.” annuì tornando a guardare il re.
Alessandro annuì a sua
volta, poi andò a guardare velocemente Efestione, che era
appoggiato
al muro, incrociò il suo sguardo e poi riprese a parlare
“Ci sarà
bisogno di più forze, di più soldati.”
“Non faremo in tempo
a farli arrivare dalla Grecia.” disse Cratero, inarcando un
sopracciglio.
Alessandro andò a guardarlo “Chi ha parlato di
Grecia, Cratero?” gli rispose.
Ad un tratto la sala fu' avvolta
da un silenzio quasi tombale, Alessandro se ne accorse e si
tirò su,
aggiustandosi l'armatura “Chiederemo rinforzi ai nostri
alleati
qui, è l'unico modo che abbiamo per non essere distrutti
alla prima
battaglia.”
“Alessandro abbiamo già i persiani
con noi.” disse cautamente Lisimaco, che fin'ora non aveva
mai
aperto bocca.
“Hai ragione Lisimaco, ma non
bastano. Non siamo abbastanza.” gli disse Alessandro,
seccamente.
“Alessandro sii ragionevole! Non era
previsto che il nostro esercito, il NOSTRO esercito, sarebbe
diventato di qualcun' altro!” sbottò Cassandro,
tirandosi
su.
Alessandro andò a guardarlo e gli si avvicinò a
lui. E a
quel gesto qualcuno trattenne il fiato, mentre Efestione si
staccò
dal muro cercando di capire se intervenire o no.
“Sai cosa mi
reca rabbia Cassandro?” gli disse avvicinandosi velocemente a
lui,
tanto che Cassandro dovette indietreggiare fino ad appoggiare la
schiena al muro, non rispondendo alla domanda del re, che lo prese
per la tunica sotto la gola e lo alzò leggermente
“Non è la tua
mancanza di rispetto nei miei confronti, ma l'odio che provi verso
civiltà ben più vecchie della nostra!”
gli urlo in faccia,
stringendo i denti. Alcuni cercarono di fermare Alessandro ma Nearco
e Tolomeo gli allontanarono, poiché era una faccenda tra
loro due.
Cassandro si irrigidì ripensando, in quel momento, alla sera
in cui
Alessandro in un impeto di rabbia uccise Clito, a quel pensiero
spalancò gl'occhi sussurrando “Perdonami
Alessandro, ho peccato.”
ma si sentì stringere il collo dalle mani possenti del re.
“Insultami ancora Cassandro e ti giuro che vedrai il
buio.”
sussurrò Alessandro con il viso vicinissimo al suo. A quel
punto
Efestione intervenì appoggiando una mano sul braccio del re.
“Alessandro.” disse stringendo il
suo braccio.
A quel gesto Alessandro ritrovò la lucidità e
allentò la presa sul collo di Cassandro fino a quando lo
lasciò
andare spingendo ancora di più contro il muro, andando a
sedersi
nuovamente al proprio posto. Tutti rimasero un'attimo interdetti e si
guardarono l'un l'altro, poi squadrarono Cassandro dalla testa ai
piedi prima di tornare a sedersi anche loro. Efestione andò
a
mettersi al fianco di Alessandro, con le braccia incrociate al petto.
Cratero fu' l'unico che ebbe il
coraggio di spezzare quel silenzio che si era creato “Io ti
seguirò
Alessandro, qualsiasi decisione tu prenda.” annuì
guardando a
terra.
Piano pianto, tutti i generali dissero la stessa cosa,
mancava solo Cassandro, che era ancora attaccato al muro, rigido
dalla paura. Tutti attesero che dicesse qualcosa, anche Alessandro.
Si voltarono verso di lui ed Efestione gli andò in contro.
“Se non guiderai il tuo reparto,
giuro che ti uccido con le mie mani.” sussurrò
facendo in modo che
nessuno sentisse e poi tornò ad avvicinarsi ad Alessandro,
che
immaginava cose gli avesse detto, poiché gli sorrise.
Cassandro
trovò la forza di andare a sedersi e dopo un po'
sospirò “Avete
anche il mio reparto, mio signore.”
Alessandro sorrise ancora e
annuì, prima di alzarsi e guardare i propri generali.
“Vi
ringrazio a tutti, sono contento che mi abbiate nuovamente capito e
supportiate le mie idee, grazie” sorrise passando la mano
sulla
spalla di Leonnato quando si avvicinò a lui.
“Ma sai, in realtà
mi sto divertendo, quindi è un piacere anche per me
continuare
questa avventura” disse ridendo. Alessandro
scambiò qualche parola
con i suoi generali, quando vide Cassandro uscire dal salone a testa
bassa, anche Efestione lo notò.
“Lascialo perdere Alessandro,
ha troppa voglia di comandare.” gli disse all'orecchio prima
di
staccarsi ed uscire anche lui dal salone. Alessandro lo
seguì con lo
sguardo e poi congedò quelli con cui stava parlando prima di
seguirlo.
Tolomeo, Leonnato e Nearco li stavano guardando e quando
Alessandro uscì dal salone si guardarono a loro volta.
“Quei due non me la raccontano
giusta.” disse Nearco storcendo le labbra mentre si grattava
la
folta barba sulla guancia.
“Perchè mai? Sono molto amici, lo
sapete. Erano così già da bambini.”
rispose Tolomeo alzando le
spalle.
“Sì è vero, però Nearco ha
ragione. Sembrano diversi.
Spesso si guardando, quando va' via uno va' via anche l'altro. Sembra
quasi che vivano in simbiosi.” disse Leonnato, alzando un
sopracciglio.
I tre rimasero un'attimo in silenzio e poi Nearco
disse “E se la loro non fosse più una semplice
amicizia?”
“Ma
dai Nearco, cosa vai a pensare. Mi vorresti dire che si amano?
Nah.”
rispose Leonnato scuotendo il capo.
“Sto solo ipotizzando ragazzo.”
rise Nearco, facendo ridere anche gl'altri due.
Intanto
Alessandro seguì Efestione,
fino al giardino reale, che si trovava dietro il palazzo.
“Cosa gli hai detto a Cassandro, se
posso sapere?” chiese Alessandro passando la mano su alcuni
fiori,
che mai aveva visto.
“Non ho mai parlato con Cassandro.” rise
Efestione, guardando quello che stava facendo il re.
“Non
mantenere segreti con me, sai bene che so' essere molto
persuasivo.”
ribattè Alessandro andando a guardarlo mentre sorrideva.
“Chi
ti dice io l'abbia detto perché voglia farmi persuadere da
te?”
alzò un sopracciglio e quando vide Alessandro rimare senza
parole
gli diede una pacca sulla spalla, spingendolo appena. “Per
Zeus
dovresti vedere le tue facce, quando ti dico certe cose.”
Alessandro scoppiò a ridere e lo
spinse con forza facendolo cadere disteso sull'erba “Ragazzo
mio
prima o poi farai una brutta fine.” annuì prima di
andare a
sedersi accanto a lui.
“Qualcosa mi dice che tu non potrai mai
torcermi un capello.” annuì Efestione tirandosi su
seduto, per
andare a guardarlo meglio.
Alessandro sorrise a quelle parole e
abbassò un'attimo il viso, mordendosi il labbro inferiore,
poi volse
il capo dalla sua parte.
“Bersaglio centrato Efestione.” gli
sorrise e poi tornò ad abbassare il viso.
Efestione inclinò il
capo da una parte e sorrise a quelle parole, sentendo lo stomaco
chiudersi, mentre strinse tra le mani l'erba. Andò a
guardare il
cielo e poi con la coda dell'occhio notò Alessandro che lo
guardava.
“Perchè mi guardi in quel modo Achille?”
chiese
abbassando lo sguardo verso di lui.
Alessandro allungò una mano verso il
suo viso e gli spostò una ciocca di capelli
“Poiché i miei occhi
non hanno mai visto nulla di più speciale.”
sussurrò appoggiando
una mano sulla sua.
Efestione si morse il labbro e guardò il viso
di Alessandro che si avvicinava sempre di più, socchiuse
gl'occhi e
sentì il tocco del suo naso sulla propria guancia e poi il
suo
respiro sulle labbra.
“Chiunque potrebbe vederci qua.”
ebbe il coraggio di dire, senza aprire gl'occhi, sentendo una flebile
risata del ragazzo e poi la sua voce.
“Poco mi importa ormai.”
disse, prima di appoggiare le labbra sulle sue.
Efestione sorrise
e ricambiò il bacio senza muoversi, e quando si
staccò riaprì
gl'occhi, trovando Alessandro a pochi centimetri dal suo viso.
“Chi l'avrebbe mai detto.” sussurrò
prima d allontanare il viso e passarsi una mano tra i capelli,
scuotendo appena il capo.
Poi sentì arrivare qualcuno e si voltò,
vedendo Roxane che si avvicinava con le lacrime agli occhi.
“Qualcuno mi salvi, la regina è in
arrivo.” Sospirò passandosi le mani sul viso, il
quale
nascose.
Alessandro si tirò su appena la vide e gli andò
incontro.
“Se sei venuta per farmi un'altra romanzina, ti sei
sbagliata di grosso.” sospirò appoggiandosi una
mano sul
fianco.
“Alessandro devo dirti una cosa..” rispose lei,
quasi
non avendo sentito quello che gli aveva detto.
Alessandro le fece
cenno con il capo, come per dirle di parlare. “...a-aspetto
un
bambino.”
A quelle parole Efestione si irrigidì togliendo le
mani dal viso per andare a guardare la ragazza e ad Alessandro gli si
gelò il sangue nelle vene. Sgranò gl'occhi.
Roxane prese la
mano del re e la appoggiò delicatamente sul suo ventre,
sorridendo
mentre le lacrime gli solcavano le guance.
Alessandro continuava a
rimanere rigido e andò a guarda la propria mano sulla pancia
della
ragazza e velocemente la sfilò indietreggiando
appena.
“Alessandro..cosa..” disse Roxane, incredula.
“Come
può essere, non sono più venuto a
trovarti.” gli disse mentre
passava lo sguardo dalla sua pancia al suo viso.
“Sono già di
due mesi, mio signore.” rispose la ragazza abbassando lo
sguardo.
A
quelle parole Alessandro chiuse gl'occhi facendo un lungo respiro,
poi si volse verso Efestione, che fissava l'erba davanti a se. Gli si
avvicinò capendo che qualcosa non andava.
“Efestione?”
sussurrò inginocchiandosi davanti a lui e posò le
mani sulle sue
guance, tirandogli su il viso. Un'altra doccia fredda. Nei suoi occhi
fiume di lacrime stavano per straripare. “Cosa
succede?” disse
con voce tremante.
Efestione scosse il capo e scostò il
viso dalle sue mani, andando a tirarsi su, poi velocemente
iniziò a
camminare verso il palazzo.
“Efestione..” sospirò Alessandro,
seguendo con lo sguardo il ragazzo, poi di scatto si alzò e
gli andò
incontro, ma Roxane lo prese per il braccio e lo fermò.
“Smetti
di amarlo Alessandro. Lui non può darti certe cose. Lui non
può
darti la gioia di un figlio, il tuo erede.” disse la ragazza
ormai
in lacrime, stringendo con forza il suo braccio.
Alessandro si
voltò per guardarla e alle sua parole si lasciò
cadere sulle
ginocchia, scoppiando a piangere silenziosamente.
“Alessandro ti
prego..” continuò la ragazza chinandosi verso di
lui, ma la
respinse, spingendola via.
“Vattene!” urlò chinandosi verso
il terreno, portandosi le mani sul viso.
“Cerca di capire.”
continuò lei, passandosi una mano sul viso bagnato.
“No!
Vattene ho detto!” urlò ancora una volta e poi
andò a
guardarla.
Roxane rimase pietrificata da quello sguardo e l'unica
cosa che notava era dolore nei suoi occhi. Abbassò lo
sguardo e poi
lentamente si allontanò da lui, in silenzio.
Eccomi
di nuovo qua.
Che dire?
Questo capitolo vi sembrerà banale molto probabilmente, ma
è
un'altro di quelli che io chiamo “di transizione”
dovevo farlo
per poter condurre la mia storia su un'altro binario. Altrimenti la
storia sarebbe stata rosa e fiori, quindi monotona. Speriamo comunque
di non avevi delusi e che capiate il perché di questa scelta.
Inoltre
oggi vi voglio lasciare due
cose. Il primo è il mio profilo Ask, dove potete pormi
qualsiasi
domanda (please niente insulti o quant'altro) quindi questo
è il
link http://ask.fm/HelaVoluptuary .
E
infine un piccolo video che ho fatto
di recente proprio su Alessandro ed Efestione, http://www.youtube.com/watch?v=RxNgVTYpLq8&feature=share&list=UU0ufITVaEo_YAXNsiOuzShA .
Buona visione e spero di
leggere
domande su Ask o recensioni qui sotto. Un bacio.
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Capitolo 12 *** He needs you? ***
Quella
sera Alessandro non volle
nessuno nella propria camera, non volle ricevere nessuna visita e
fece piazzare quattro guardie davanti alla propria porta.
I
generali non ne capivano il motivo e tentavano comunque di poter
parlare con lui, respinti dalle sue guardie. Alla fine tutti ci
rinunciarono.
Il re non volle nemmeno mangiare.
“Mio signore
mangi qualcosa, non può rimanere a stomaco vuoto fino
all'indomani.”
sospirò Bagoas che era forse l'unico che poteva minimamente
avvicinarsi al re.
Alessandro scosse il capo continuando a fissare
un qualcosa al di là dell'orizzonte, ormai scuro.
Bagoas appoggiò
il vassoio con il cibo sulla scrivania e lentamente si
avvicinò al
ragazzo, passando delicatamente una mano sul suo capo.
“A cosa
sta pensando? Cosa è successo?” chiese titubante,
sperando di non
causare collera al re.
Alessandro non rispose, mantenne lo sguardo
fisso e tra le mani girava l'anello con frenesia, poi dopo qualche
minuto sussurrò.
“Sapevi che Roxane aspettasse un figlio?”
Bagoas a quelle parole sgranò gl'occhi
mentre continuava ad accarezzargli il capo, poi scosse il capo
“No
mio signore, non lo sapevo. Cosa la turba?”
aggrottò le
sopracciglia nel cercare di capire i pensieri del ragazzo.
“L'ho
saputo oggi e..ah lascia stare.” sospirò
Alessandro prima di
alzarsi dal letto portandosi all'indietro i capelli con una mano,
camminando avanti e indietro mentre guardava per terra.
Bagoas lo
seguì con lo sguardo e chinò un'attimo il capo
incrociando le mani
davanti “Ha a che vedere con Efestione mio signore?”
Alessandro si fermò di colpo
nell'udire quel nome e strinse le mani a pugno facendo un lungo
sospiro. Bagoas capì e sorrise delicatamente
“Anche se non me lo
vuole dire, io so'. Vi ho visti o meglio ho visto come siete uno in
presenza dell'altro.”
Il re abbassò il capo e portò una
mano sul viso che sfregò lentamente, stringendo le mascelle.
“Se è lui la tua preoccupazione,
signore, vedrà che capirà. Gli dia
tempo.” finì il servo prima di
congedarsi con un' inchino e uscire dalla camera, lasciando il
vassoio sulla scrivania.
Alessandro fece un'altro lungo sospiro
e lentamente uscì sul terrazzo, per cercare benessere
nell'aria
fresca della sera, ignaro che nella stanza accanto, Efestione era
nelle sue stesse condizioni.
Steso sul letto fissava il soffitto
con un braccio sotto il capo e lo sguardo spento. Non aveva voluto
cenare ne aveva intenzione di chiudere gl'occhi e riposare. Ad un
tratto decise di uscire dalla camera, poiché si sentiva
soffocare,
dirigendosi verso il salone principale. Nel tragitto Roxane, che
stava rientrando nei propri alloggi dopo aver tentato di parlare con
Alessandro, lo scorse arrivare.
“Efestione. Proprio te cercavo.”
disse portandosi le mani sul grembo non ancora formato e alzando
lievemente il mento.
Efestione, nell'udire la sua voce, socchiuse
gl'occhi facendo un lungo respiro, poi fermandosi si voltò
dalla
parte in cui proveniva la voce “Mi dica.” disse
schietto.
“Passata la crisi giovanile?” disse
con un mezzo sorriso Roxane.
Efestione ghignò e poi scosse il
capo, dandole la schiena e riprendendo a camminare.
“Non ho
finito!” urlò appena la ragazza.
“Dimmi quello che vuoi
velocemente e lasciami andare.” rispose seccamente Efestione
tornando a voltarsi verso di lei.
“Fatti passare questa tua
voglia di rubare ciò che appartiene ad altri, fai in modo
che questa
tua nuova ossessione finisca velocemente e sopratutto lascia in pace
Alessandro. Lui non ha bisogno di te.” annuì la
ragazza
guardandolo attentamente. Efestione si avvicinò un po' a lei
e
invaso dalla rabbia di quelle parole disse
“Perchè, di te?” e la
guardò negli occhi. Quando notò che la ragazza
non sapeva cosa
rispondere sorrise e si allontanò nuovamente e quando fu'
praticamente immerso nell'ombra udì la voce della ragazza
dire “Io
almeno posso concedergli la gioia di un figlio.”.
Sbattè la porta
e si portò le mani sulle orecchie, come per cercare di non
udire i
propri pensieri e andrò a sedersi su una sedia, nella
penombra del
salone.
Quella notte, entrambi i ragazzi non
chiusero occhio, rimanendo però l'uno lontano dall'altro.
L'indomani,
dopo 16 lune come promesso,
l'esercitò venne preparato per la partenza e i generali,
compreso
Efestione attesero il re alla fine delle gradinate del palazzo
reale.
Quando esso uscì, Efestione abbassò lo sguardo e
non ebbe
il coraggio di guardarlo, così come fece Alessandro.
Leonnato,
Cratero, Nearco e Lisimaco gli si avvicinarono sorridenti e
quest'ultimo gli diede una pacca sulla spalla “Abbiamo saputo
la
grande notizia. Ci darai un'erede finalmente!” rise e
andò a
baciare la guancia dell'amico. Alessandro sorrise ma a denti stretti
e Tolomeo se ne accorse, restando indietro vicino al proprio cavallo.
Poi spostò lo sguardo su Efestione che salì a
cavallo e raggiunse
velocemente il proprio reparto, ma non fu' l'unico a guardarlo, anche
Alessandro in quel momento aveva spostato lo sguardo su di lui.
“Ecco
a te Bucefalo, Alessandro.” disse Tolomeo, passando le
briglie
dell'animale al ragazzo.
“Grazie Tolomeo.” sorrise nuovamente
Alessandro e incrociò lo sguardo di Tolomeo, per un'attimo i
due non
si dissero nulla ma sembrava che i loro sguardi parlassero da se. Poi
Alessandro salì a cavallo e si mise a posto l'armatura,
quando sentì
di nuovo quella voce.
“Alessandro fammi venire con te, te ne
prego.” chiese Roxane correndo verso di lui, seguita dalle
sue
ancelle.
Alessandro roteò gl'occhi voltandosi a guardarla
“Nel
tuo stato non ti muovi di qui, torneremo presto.” disse
cercando di
tenere a freno Bucefalo, poi si volse verso i propri generali
“Avanti, marciamo macedoni.”
“Voglio stare al tuo fianco!”
urlò Roxane tirando la sottoveste dell'armatura di
Alessandro.
“Per
Zeus ascoltami una buona volta e lasciami andare.” rispose
seccato
e tolse la mano della ragazza prima di spronare il cavallo, che
partì
di corsa per raggiungere la testa dell'esercito.
Velocemente i generali si allontanarono
e l'ultimo fu' Efestione, che passò davanti a Roxane
guardandola
attentamente, poi si accodò all'esercito.
Dopo qualche ora di viaggio, Tolomeo si
affiancò al cavallo di Alessandro “Dove siamo
diretti?” chiese,
guardando il profilo serio del ragazzo.
Alessandro si volse subito
dalla sua parte e scrutò un'attimo il suo viso
“Sicuro di volere
sapere questa cosa? O è un' inizio di discorso che poi
volgerà da
un'altra parte?”
“Puoi iniziare a rispondere a questo, se
vuoi.” annuì Tolomeo sorridendogli. Alessandro
scosse il capo e
poi andò a guardare in avanti “Mi è
stato detto che la prima
città che incontreremo in questa direzione è
Hafar Al-Batin.”
Tolomeo annuì ancora una volta e poi si leccò
lentamente le
labbra “Intendi distruggerla?” chiese.
Alessandro ci pensò su' e poi alzò
appena le spalle “Se porranno resistenza. Altrimenti
sarò lieto di
essere clemente.” annuì.
Tolomeo sapeva che prima o poi avrebbe
dovuto sputare il rospo, allora fece un lungo respiro e chiese
velocemente “Cosa è successo ieri”
Alessandro, dal canto suo,
sapeva che Tolomeo sarebbe arrivato a chiedergli di
quell'argomento.
“Ho saputo quel che anche tu sai.” rispose
velocemente, tenendo lo sguardo fisso davanti a loro.
“In genere
si è felici per questo. Non ci si rinchiude in camera e non
si evita
di mangiare o dormire.” commentò Tolomeo,
sorridendo.
“Ho
dormito.” disse Alessandro.
“Bugiardo. Le tue occhiaie sono
più viola del vino che beviamo ogni sera.”
alzò un sopracciglio
andando a guardarlo, incrociando lo sguardo di Alessandro che si era
voltato a guardarlo, rimanendo però in silenzio.
“Avanti
Alessandro, parla.” continuò Tolomeo.
“Forse non capiresti,
quindi preferisco tenere per me i miei pensieri.”
commentò il re,
continuando a guardarlo.
“Forse ti stupiresti del fatto che io
invece lo capisca. E poi diciamocela tutta, lo sai che io osservo
molto, quindi tante cose le capisco senza che gli altri me le vengano
a dire.” annuì ancora una volta, tenendo lo
sguardo fisso su
quello del ragazzo.
“Che cosa sai, Tolomeo?” chiese cautamente
Alessandro.
“So' che dentro di te stai male, amico mio. So' che
questa buona notizia è stata per te una doccia fredda. So'
che hai
paura di dirmi qualcosa e non devi.” rispose Tolomeo.
Alessandro
sospirò e andò a guardare un'attimo verso il
reparto di Efestione,
notando il ragazzo davanti ai suoi ragazzi, sul proprio cavallo. E
quando fece per parlare le trombe del primo reparto dell'esercito
suonarono a gran voce. Tutti si fermarono e Alessandro
sgranò
gl'occhi verso una figura che cavalcava verso di loro velocemente.
Era Cassandro, che guidava la Punta.
“Alessandro! Alessandro!
C'è un'esercito che sta marciando verso di noi, sono a pochi
stadi.
Ci attaccheranno appena saremo alla loro portata visiva!”
urlò il
ragazzo avvicinandosi al re.
Alessandro strinse le briglie del
cavallo e cercò di capire cosa poteva fare in quell'arco di
tempo,
nel frangente Tolomeo chiamò tutti i generali.
“Non abbiamo
molto tempo e io non ero preparato a questo. Hanno aspettato che noi
fossimo lontani dalla città per venirci incontro, sperando
di
fermare il nostro cammino. Ma non sarà
così!” urlò guardandosi
attorno e tenne a bada il cavallo che iniziava a fremere sotto di se
“Ricordatevi chi siamo! Ricordatemi la nostra
potenza!” urlò
ancora di più e poi andò a guardare i generali
“Atteccheremo su
tree fronti, non possiamo fare altro. Quindi Nearco, Cratero, Seleuco
e Leonnato partite e attaccate sul fianco, due da una parte, due
dall'altra. Andate!” diede ordine velocemente e
guardò i generali
annuire e partire verso l'altro esercito. “Tolomeo, Leonnato
ed
Efestione, con me. Attaccheremo di fronte.” disse guardando i
tre
ragazzi e si soffermò su Efestione, che lo stava guardando
attentamente. Tolomeo e Leonnato si allontanarono subito, mentre
Efestione non riuscì a fare altrettanto.
“Si prudente
Alessandro. Ricordati che abbiamo bisogno di un re.”
sospirò
Efestione fissandolo negli occhi e poi spronò il cavallo per
raggiungere il proprio reparto. Alessandro non ebbe il tempo di
rispondere e guardò l'amico andare via.
Allora socchiuse gl'occhi
e sentì il grido dell'aquila sopra di se. Alzò il
viso e andò a
guardarla trovando la carica giusta per affrontare la battaglia.
Diede un colpo ai fianchi di Bucefalo che partì di corsa. Si
affiancò a Tolomeo e diedero la carica non appena videro
l'altro
esercito.
L'impatto tra essi fu' udibile a distanza di diversi
stadi. La battaglia ebbe inizio in un batter d'occhio e i primi
uomini iniziarono a cadere a terra, dilaniati dalle lame.
Alessandro
quando capì che pochi erano a cavallo, scese anche lui e
fece
allontanare Bucefalo dalla battaglia, iniziando a combattere anche
lui. Nel giro di poco tempo la rabbia presente in lui, causata dalla
giornata precedente, venne a galla e si trasformò
velocemente in un
leone a caccia. Non scontava più nessuno, il suo sguardo era
acceso
e il suo viso, ormai rosso di sangue, assumeva smorfie simili a
ruggiti. Chi gli combatteva accanto si sentiva potente quanto lui,
così il suo esercito nel giro di poco tirò fuori
una rabbia mai
vista. E in compenso i nemici indietreggiavano alla vista di
quell'esercito così tanto sanguinario.
Ad un tratto Alessandro
notò il reparto di Efestione in difficoltà,
allora chiamò a se'
Tolomeo e corsero ad aiutare il ragazzo. Nella battaglia Alessandro
si ritrovò di schiena ad Efestione e ad un tratto
andò a toccare la
sua. Entrambi si guardarono un'attimo e in quel momento Efestione,
ricevette dal suo sguardo, la forza necessaria per non smettere di
combattere.
Ancora una volta l'esercito di
Alessandro aveva la meglio e i nemici cadevano uno per uno a terra.
Uno di essi, ancora semi cosciente
prese per la gamba Efestione lo trascinò per terra, prima di
disarmarlo e portare le mani sul suo collo, che strinse con forza.
Efestione portò le mani su quelle dell'uomo cercando il modo
di
allentare la presa in tutti i modi, sentendo l'aria mancargli sempre
di più e in un'ultimo gesto disperato allungò una mano verso
il
piede di Alessandro ma non ci arrivò.
Ma come se se lo sentisse,
Alessandro si voltò per cercare il ragazzo e notò
la scena. In
un'impeto di rabbia urlò con tutta la forza che aveva e si
buttò
sopra il nemico, così facendo libero il collo di Efestione
dalla sua
mani. Alessandro si trovò in seria difficoltà nel
combattimento
corpo a copro, poiché non era contemplato nel loro
allentamento. Nel
frangente Efestione si era messo su un fianco cercando di far tornare
il respiro regolare e Tolomeo accorse in suo aiuto.
La lotta tra
Alessandro e il soldato nemico andò avanti diversi minuti,
sotto
gl'occhi di Efestione e Tolomeo. Quando il ragazzo nemico
riuscì
nuovamente a sottomettere il re, fece la stessa cosa che aveva fatto
precedentemente con Efestione. Portò le mani sul suo collo e
iniziò
a stringerlo. Efestione fece per alzarsi ma la testa gli
girò così
fortemente che cadde nuovamente a terra e venne sorretto da Tolomeo.
Alessandro gemette alla stretta del nemico e lo guardò in
faccia,
portando una mano sul suo viso e lo strinse, cavandogli un' occhio.
Quest'ultimo allentò la stretta dal dolore e Alessandro ebbe
la
prontezza di recuperare il pugnale nel calzario e trafiggerlo al
collo, poi si libero del cadavere di dosso e si tirò su,
totalmente
sporco di sangue. Il primo sguardo che incrociò fu' quello
di
Efestione, ma poi venne disturbato dalle urla dei suoi generali. La
battaglia era finita e avevano nuovamente vinto.
Alessandro si
guardò intorno e alzò un pungo in direzione dei
generali sorridendo
e poi passò in rassegna il campo, notando centinaia di
cadaveri a
terra. Tanti erano nemici sì, ma diversi erano i visi, le
armature,
note e il suo sorriso svanì velocemente quando la
consapevolezza
della loro morte venne a galla.
Cadde in ginocchio e si andò a
guardare le mani sporche di sangue, poi le braccia e infine
l'armatura. Tutto era rosso. Di scatto spostò lo sguardo su
un'avvoltoio , che si stava cibando di un cadavere, vicino a lui.
Lì
vide la sua immagine riflessa nell'occhi dell'animale e per un'attimo
gli mancò il fiato, sentendo le lacrime affiorare nei
proprio
occhi.
Tolomeo e Efestione videro tutto, capirono tutto.
Eee rieccomi qua, con questo
nuovo
capitolo.
Mi ci sono andati due
giorni per scriverlo detto
sinceramente. Anche perchè non ho voluto fare castronerie
nel
descrivere la guerra, senza prima sapere un po' le tecniche di
Alessandro. Quindi è stato un lavoro doppio AHAHA ma
è stato molto
piacevole direi.
Beh che dire, spero di
leggere nuovamente delle
belle recensioni. <3
p.s un grazie a quelle
persone che
continuano a leggere questa FF. <3
|
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Capitolo 13 *** Go away. ***
Lentamente
Alessandro si sdraiò nella
vasca, allungando le gambe, cercando di ignorare il colore rosso che
l'acqua aveva assunto. Chiuse gl'occhi e andò ad appoggiare
il capo
all'indietro, sul bordo della vasca. Nella sua mente ripercorreva i
momenti di quella battaglia, avvenuta quando meno se lo aspettavano e
non poté fare a meno di interrogarsi se ce ne sarebbero
state altre.
Fece un lungo sospiro e Bagoas, che stava preparando gli oli per il
bagno si volse verso di lui.
“State bene mio signore?” chiese
titubante.
Alessandro annuì e poi aprì gl'occhi andando a
guardarlo, Bagoas abbassò lo sguardo arrossendo lievemente
sulle
guance e tornò a fare quello che aveva interrotto. Allora il
re
allungò una mano verso il suo viso, posò due dita
sotto il suo
mento e lentamente gli alzò il capo.
“Tieni sempre la testa
alta Bagoas. Non permettere più che qualcuno te la
abbassi.”
sussurrò.
“Lei non è 'qualcuno', lei è un re.
Il mio re.” disse Bagoas sorridendo, poi quando
finì di preparare
il tutto fece andare via un po' di acqua e tinse un pezzo di stoffa
nell'acqua e iniziò a fregare il petto del re.
“Io sono un'uomo qualsiasi, con dei
privilegi in più.” sorrise Alessandro, rilassando
i muscoli al
passaggio delle mani di Bagoas. Quest'ultimo non gli rispose e
andò
a guardarlo un'attimo negli occhi, prima di tornare a guardare quello
che stava facendo.
Quella
sera Alessandro fu' invitato al
banchetto dei generali, ma non volle andarci. Rimase nella sua tenda
a controllare le carte che gli avevano spedito dalla Grecia.
Approvando nuovi progetti e modificandone altri. Trovò anche
una
lettera di sua madre, l'ennesima. La prese e la mise sotto una piglia
di libri scuotendo appena il capo e poi si rigettò a
capofitto nelle
carte.
Finito il banchetto Tolomeo, decise di fargli
visita.
“Disturbo Alessandro?” chiese scostando la stoffa
che
copriva l'entrata nella tenda del re.
“Niente affatto. Dimmi Tolomeo. Ah
perdonatemi se non sono venuto al banchetto.” disse
Alessandro,
voltandosi verso l'amico a cui rivolse un piccolo sorriso.
“E'
tutto okay amico mio. Ti vedo alquanto impegnato.” sorrise
Tolomeo
avvicinandosi al re, guardando le carte che aveva davanti.
“Stupida burocrazia. Questa è la
parte che odio dell'essere re.” sospirò Alessandro
passandosi una
mano sulla fronte, poi andò a guardare Tolomeo
“C'era Efestione
questa sera? Hai sue notizie? Come sta?”
Tolomeo andò a guardarlo negli occhi e
poi sospirò andando ad appoggiare una mano sulla sua spalla
“Non
era presente questa sera, ma sono stato a trovarlo prima di andare al
banchetto.”
Alessandro annuì tornando a guardare
le carte davanti a se “E come sta? Si è
ripreso?”
“Mio buon Alessandro, hai coraggio
per mille cose. Non ti fermi davanti a nulla, nemmeno il terrore di
una battaglia ti blocca e ora hai paura da andare da lui e chiedergli
come sta tu stesso?” disse Tolomeo alzando un sopracciglio.
Alessandro abbassò un'attimo lo
sguardo.
“E non mi hai detto cosa c'è tra
voi.” continuò Tolomeo.
Alessandro si tirò su rimettendo le
carte a posto, in una scatola di legno scura, e andò a
riporla
insieme ad altre “Cosa ti devo dire? Vuoi che ti racconti
quel
qualcosa che potrebbe farti cambiare idea su di me. Vuoi che ti
racconti quel qualcosa per cui mi ripudierebbero come re? Vuoi
ridere? Dimmi.” disse voltandosi verso Tolomeo che aveva
incrociato
le braccia al petto.
“Mi ferisci Alessandro. Perchè pensavo mi
conoscessi. Tu davvero pensi che, quel qualcosa, possa cambiare il
fatto che sei un grande uomo? Che hai conquistato più tu che
qualsiasi altra persona su questa terra? Può far cambiare
idea sul
fatto che mai nessuno sarà come te? Che sono onorato di
essere al
tuo fianco e che morirei per difenderti? Mi ferisci.” scosse
il
capo fissandolo negli occhi.
Alessandro mantenne lo sguardo e andò
a mordersi il labbro inferiore all'interno, portandosi una mano sul
fianco “Ti chiedo perdono Tolomeo, non intendevo
ferirti.”
Tolomeo annuì e sciolse le braccia
avvicinandosi al re “Fidati di me.”
Alessandro annuì e andò ad appoggiare
una mano sulla sua spalla, che strinse.
“Mi sono sempre fidato di te. Cosa
vuoi sapere allora?” gli chiese sorridendogli.
Tolomeo sorrise a sua volta e poi
storse un po' le labbra “Tu ed Efestione, cosa
siete?”
Il re sorrise ancora di più e poi,
inclinò il capo lievemente da un lato “Sai
già la risposta a
questa domanda vero?” chiese.
Tolomeo annuì lentamente e poi
appoggiò anche lui una mano sulla spalla dell'amico
“Lo ami?”
Alessandro fece un lungo respiro e poi
abbassò lo sguardo, poiché provava vergogna in
quel momento “Non
pensavo potesse accadere ma è successo.”
Tolomeo rise nel vedere
quell'atteggiamento da Alessandro, atteggiamento che poche volte gli
aveva visto assumere. Allora appoggiò le mani sulle sue
guance e gli
alzò il viso “Non vergognarti di un'amore. Non
vergognarti se ami
la persona più importante che hai nella tua vita. Non
vergognarti di
parlarne con me Alessandro.”
“Ora dubito che quel qualcosa possa
continuare, dal momento che Efestione neanche mi vuole
vedere.”
sospirò Alessandro staccandosi dall'amico e si
passò lentamente una
mano tra i capelli.
Tolomeo si appoggiò le mani sui
fianchi e lo seguì con lo sguardo “Dagli tempo. La
notizia ha
scioccato anche me e se posso permettermi di dirlo, io indagherei su
ciò. Roxane è gelosa, troppo.”
Alessandro si voltò nuovamente a
guardarlo a quelle parole “Pensi che non sia mio, quel
figlio?”
“E' un'ipotesi. Ultimamente avevo
notato Cassandro sempre nei suoi paraggi.” annui.
“Lurido verme. Se così fosse
potrei..” disse Alessandro ma venne interrotto da Tolomeo
“Calma
Alessandro. Ancora non c'è nulla di certo. Quando torneremo
a
Babilonia indagheremo, ora in questo posto non possiamo fare
null'altro.”
Alessandro scosse il capo camminando
avanti e indietro.
“Ciò che importa ora Alessandro e
che tu vada in quella maledetta tenda e tiri fuori le palle. O hai
intenzione di aspettare fino a quando veramente le tue
opportunità
siano esaurite?” continuò Tolomeo, seguendolo con
lo sguardo. Poi
gli fece cenno con il capo di uscire. Alessandro lo ascoltò
e uscì
dalla tenda.
“Che cosa vuoi che gli dica o faccia?
Vado lì e gli dico 'Scusa Efestione se mia moglie
è incinta?' è
assurdo.” disse Alessandro spalancando le braccia e
guardandolo in
viso.
“Alessandro. La tenda è quella.” gli
disse indicando
una tenda e poi dopo avergli dato delle pacche sul braccio si
allontanò.
Alessandro rimase immobile con la bocca semi aperta.
Poi si volse verso di lui “Tra te e Aristandro mi state
uccidendo.
Me la pagherete!” gli urlò appena. Poi sorrise nel
vedere Tolomeo
alzare una mano come per salutarlo.
Scosse
il capo e poi andò a voltarsi
verso la tenda che Tolomeo gli aveva indicato. Notò ancora
un luce
al suo interno. Abbassò il viso e poi fece per rientrare
nella
tenda, ma si bloccò.
“Che razza di idiota sono? Ho paura
di parlare con qualcuno. Avanti Alessandro, sei meglio di
così.”
sussurrò e poi tornò a voltarsi incamminandosi
verso la tenda e
quando vi arrivò davanti si guardò attorno
“Efestione?” disse
lievemente, ma non udì nulla. Allora andò verso
l'entrata e fece un
lungo respiro prima di entrarvici. Ma non vi trovò nessuno
al suo
interno.
“Stai cercando qualcuno per caso?”
disse qualcuno dietro di lui.
Alessandro rabbrividì nel sentire
quella voce e poi lentamente si volse. Davanti a lui Efestione,
teneva tra le mani dei pezzi di legna che gli servivano per il fuoco.
“Io..stavo..” abbassò un'attimo lo
sguardo cercando di parlare e poi fece un lungo respiro, tornando a
guardarlo in viso “Stavi cercando te.”
Efestione annuì passandosi appena la
lingua tra le labbra e anche lui abbassò lo sguardo per
qualche
attimo.
“Posso parlarti o vuoi che me ne
vada?” gli chiese il re, inclinando il capo.
“Una voce di me
dice che preferirei che te ne andassi.” disse lasciando
cadere la
legna vicino alla tenda, pulendosi le mani. Alessandro andò
a
guardare altrove a quelle parole e poi fece per andarsene, ma
Efestione lo bloccò da un polso “Ma la mia voce
dice che puoi
restare.” sussurrò andando a guardarlo negli
occhi. Alessandro
fece altrettanto e tornò ad avvicinarsi a lui.
Efestione rimase a guardarlo ancora un
po' poi gli lasciò andare il polso e riprese la legna,
entrando
nella tenda. Alessandro lo seguì e si andò a
sedere sul letto,
guardando Efestione che sistemava i pezzi di legna sul fuoco,
inginocchiato davanti ad esso “Mi potrai mai
perdonare?” sussurrò
dopo un po'.
Efestione andò a guardarlo con la coda
dell'occhio, finendo di sistemare la legna “Cosa
c'è da
perdonare?” chiese prima di voltare il viso verso di lui
“Non è
colpa tua. Anzi a dir la verità non è colpa di
nessuno. E' la vita
e bisogna prenderla così.” allargò
appena le braccia.
“Eppure ti ho ferito.” disse subito
Alessandro, notando che Efestione non sapeva come rispondere.
“Vedi?
Quindi qualcosa da perdonare c'è.”
annuì appoggiandosi in avanti
sulle gambe, andando a guardare il fuoco.
“Non so cosa dirti Alessandro.
Non..non ho più parole. So' solo che non avrei mai pensato
che
potessi arrivare a provare quello che provo per te. Ma tu, essendo
quello che sei, non puoi concedermi l'onore della priorità.
Io non
posso pretendere.” sospirò Efestione andando a
sedersi a terra e
piegò le gambe sulle quali ci appoggiò le braccia.
“Non dire così, te ne prego.”
sospirò Alessandro, andando a guardarlo. Efestione
alzò le spalle,
fissando le fiamme ardenti vicino a se “La verità
fa' male, lo so'
molto bene. Ma tu hai degli obblighi. Hai una faccia e una
dignità
da mantenere. Chi sono io per rovinare tutto?” disse e poi si
alzò
in piedi pulendosi le mani sulle cosce.
Alessandro continuò a guardarlo e
ancora una volta non trovava le parole, non sapeva ciò era
giusto
dirlo. La sua parte razionale continuava ad elaborare frasi perfette
e giuste da dire in quel momento, ma nulla sembrava quella giusta. Si
portò il volto tra le mani e strinse i capelli sopra la
fronte.
“Aaaah,” gemette, stringendo
gl'occhi. Efestione chiuse gl'occhi facendo un lungo respiro e poi
abbassò il viso prima di uscire dalla tenda tirando un
calcio alla
legna che era rimasta fuori e si allontanò verso il deserto.
Alessandro rimase come impietrito per
qualche istante, poi si alzò di scatto e velocemente lo
seguì.
“Io non so cosa fare Efestione.”
gli disse camminandogli dietro.
“Ti ho detto che non devi fare nulla.
Sei un re e non devi spiegazioni.” gli rispose Efestione,
senza
accennare a fermarsi.
“Invece devo, le devo a te.”
ribatté il re, guardando il ragazzo da dietro.
“Basta Alessandro!” urlò Efestione
voltandosi verso di lui e strinse la mani a pungo
“Basta.”
Alessandro si bloccò e sgranò
gl'occhi. Non aveva mai visto Efestione così.
“Fai quello per cui sei nato. Sposa
quante ragazze vuoi. Fai tutti i figli che vuoi. Mi farò
passare
questa ossessione da te. Te lo prometto!” continuò
ad
urlargli.
Alessandro notò i suoi occhi riempirsi di lacrime e si
sentì stringere la gola.
“No..” sussurrò ma Efestione non
lo udì.
“Conquista il mondo. Fai che sia tuo. Lo vuoi sin da
quando eri piccolo. Prenditi ciò che è tuo. Non
fermarti davanti a
nulla.” continuò Efestione prima di crollare sulle
ginocchia e
portarsi le mani sul viso.
“Efestione..” Alessandro gli corse
incontro e si inginocchiò davanti a lui e portò
le mani sulle sue
guance, sentendo i proprio occhi gonfiarsi di lacrime.
“Va' Alessandro. E dimenticati di
quello che è stato.” gemette Efestione spingendolo
appena
via.
Alessandro appoggiò una mano sulla sabbia per non cadere e
piangendo silenziosamente si tirò indietro, prima di
alzarsi. Gli
diede le spalle e lentamente si allontanò da lui,
asciugandosi le
lacrime dal viso e socchiuse gl'occhi nel sentire i pesanti
singhiozzi di Efestione dietro di se.
Quella
sera, ritornato nella tenda, si
abbandonò al vino. Bevendo fino a perdere prima coscienza di
se e
poi cadde a terra, in un sonno profondo. Bagoas quando lo
trovò in
quello stato lo mise a letto e rimase al suo fianco fino al giorno
dopo.
Quando Alessandro si svegliò si
ritrovò con un forte dolore alla testa e una brutta
sensazione
addosso. Consapevole a cosa era dovuta cercò di scacciare
quei
pensieri.
“Signore vuole qualcosa di caldo
prima di ripartire?” disse Bagoas avvicinandosi a lui con una
ciotola in legno, in mano.
“Potrei vomitare.” disse
in una smorfia allontanando la ciotola da se e poi si tirò
su seduto, passandosi le
mani tra i capelli.
“Le consiglierei di evitare il vino
per scacciare la tristezza. Insieme fanno una brutta
reazione.”
annuì Bagoas, appoggiando la ciotola sulla scrivania e
aiutò il re
a mettersi in piedi.
“Dov'è la mia armatura? È tutto
pronto?” chiese il re, appoggiandosi con una mano al ragazzo.
“E' tutto pronto.” annuì Bagoas.
Poi lo aiutò a vestirsi.
Quando ebbe finito uscì dalla tenda e
si dovette portare una mano sugli occhi per via del forte sole e
della passata sbornia. Con un'aiuto salì su Bucefalo e
galoppò
verso i suoi generali, fermi al centro del campo.
Lo salutarono tutti e Alessandro li
passò in rassegna uno per uno con lo sguardo. Poi
tornò a guardare
Efestione, fermo sul suo cavallo che guardava a terra. Per un'attimo
gli mancò il respiro, poi come se se lo sentisse si volse
verso
Tolomeo che li stava guardando.
“Bene ragazzi miei, a breve
partiamo. Dove siamo diretti lo sapete e speriamo che questa volta
nessun'altro si azzardi ad attaccarci. Credo che ci aspettino ancora
diverse ore di viaggio, quindi puntate l'orizzonte e pregate Zeus che
tutto vadi bene.” disse continuando a fissare Tolomeo, che
aveva
capito.
Tutti annuirono e lentamente si
congedarono per raggiungere il proprio gruppo.
Tolomeo ne
approfittò per avvicinarsi al re.
“Qualcosa mi dice che non è andata
affatto bene.” sussurrò guardandosi attorno.
“Qualcosa mi dice che la prossima
volta ci penserò qualche volta in più prima di
darti retta.”
rispose Alessandro, impassibile in volto.
“Sfoga la tua ira su di me, va bene.”
annuì Tolomeo, restando al suo fianco.
“Guarda scommetto anche che hai visto
o sentito tutto, o sbaglio?” chiese Alessandro voltandosi
verso di
lui. Tolomeo abbassò lo sguardo senza dire nulla.
“Come non detto.
Quindi non c'è nemmeno bisogno che io ti dica
nulla.” ribatté
prima di stringere le briglie nelle mani.
“Non pensi che lui stia cercando da
te l'esatto opposto di quello che ha detto?”
sussurrò Tolomeo
fissando il profilo del re.
A quella parole Alessandro si irrigidì
spalancando appena gl'occhi. Non ci aveva affatto pensato.
Non aveva pensato che forse Efestione
aveva solo bisogno di sentirsi dire che in realtà lui lo
voleva
veramente. Che aveva bisogno di lui.
“Che stupido idiota.” sussurrò
scuotendo il capo.
“Grazie anche a te Alessandro.”
sorrise Tolomeo e poi si allontanò da re, per aggiungersi
all'esercito che si stava lentamente spostando.
Rieccomi
qui da voi, come ben sapete
nel weekend difficilmente posto qualcosa ma diciamo anche tanti di
voi non leggerebbero il capitolo, poiché giustamente
impegnati.
Comunque ecco a voi il nuovo capitolo, spero non deluda
le vostre aspettative come sempre.
Fate tante belle recensioni eh
AHAHA.
Kiss. <3
|
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Capitolo 14 *** Stupid. ***
Alessandro
intravedeva le colonne
principali della muraglia della città di Hafar Al-Batin.
Scorgeva le
bandiere saudite che sventolavano velocemente a causa di un vento
forte, che stranamente dove erano situati loro non si faceva sentire.
Si voltò verso il piccolo accampamento che aveva fatto
mettere su e
notò che parecchi soldati si gettavano acqua addosso per via
del
troppo caldo.
“Speriamo di avere abbastanza scorte
di acqua mio signore.” disse Aristandro comparendo da dietro
il
ragazzo e si fermò al suo fianco.
Alessandro sorrise, ma non per
le sue parole, per via del suo continuo spuntare dal nulla
“Siamo
vicini a Hafar Al-Batin Aristandro, ancora qualche ora di viaggio e
saremo ai suoi piedi. Sperando di non intraprendere una guerra per
poterci entrare.” sospirò appena incrociando le
braccia al petto,
mentre scandagliava l'accampamento.
“Lo spero anche io. Bevete, ragazzo.”
sussurrò Aristandro passando una sacca piena d'acqua al re.
Quest'ultimo si voltò e lo guardò in viso
prendendo la sacca, prima
di bere un lungo sorso di acqua, poi si passò una mano sulla
bocca e
gliela ridiede “Grazie Aristandro.” e gli sorrise.
Aristandro fece un cenno con il capo e
si riagganciò la sacca alla cinta che portava in vita.
“Ultimamente non ti sei più fatto
vedere.” disse il ragazzo, tornando a guardare il campo.
“Diciamo che ogni tanto tendo a fare
lo spettatore silenzioso. Rifletto su ciò che vedo e poi
tiro le mie
conclusioni.” annuì il vecchio.
“Quali sono queste
conclusioni?” chiese Alessandro, grattandosi il mento con una
mano.
“Che questa impresa ha
dell'incredibile e che se riusciremo ad arrivare dove ti sei
prefissato, sarai il primo nella storia. Che alcuni tuoi generali non
sono contenti di tutto ciò, ma ti seguono perché
bramano la gloria.
E infine concludo dicendo che sei un ragazzo stupido e
sciocco.”
annuì ancora il vecchio, appoggiando una mano sulla spalla
del re.
Alessandro a quelle parole aggrottò la fronte voltandosi
verso di
lui. “Perdonami Alessandro, ma dovevo dirtelo.”
“Cosa avrei fatto per meritarmi
queste tue così dolci parole?” chiese Alessandro
sorridendo
lievemente.
“Ferisci ciò che più ami al mondo
perché, come per i tuoi generali, tu bravi la gloria e la
metti
prima di qualsiasi altra cosa. Questo fa' di te un'uomo
stupido.”
rispose Aristandro stringendo la spalla del ragazzo.
“Sin da piccolo mi è stato insegnato
che l'amore viene dopo tutto, ora mi vieni a dire che sto
sbagliando?” chiese Alessandro non capendo.
“Sin da piccolo ti è stato insegnato
ad essere un re. Ora sta te imparare ad essere un'uomo ragazzo
mio.”
gli sorrise battendo la mano sulla sua spalla, poi si staccò
allontanandosi. Le loro discussioni finivano sempre così
ormai.
Alessandro andò a guardare un'attimo a terra e poi
spostò
lo sguardo su Efestione, seduto su un tronco d'albero che si
dissetava. Rimase a guardarlo per diversi minuti.
Poi fece smontare l'accampamento e si
riprese la marcia verso la città che pian piano si faceva
sempre di
più vivida.
Alessandro
che era a capo dell'esercitò
sorrise notando che questa città, rispetto alla prima,
assumeva
colori più vividi. Dal verde smeraldo al giallo ocra.
Arrivarono a pochi stadi dalle mura e
l'esercito si fermò, aspettando di capire cosa la
città avrebbe
deciso di fare.
“Avanti si decidono? O si combatte o
che ci facciano entrare, sto morendo di caldo sotto questa
armatura!”
borbottò Leonnato, passandosi una mano sulla fronte sudata.
“Leonnato.” disse semplicemente
Alessandro, che era appena distaccato da lui.
“Mi scusi..” abbassò il capo e si
morse il labbro inferiore.
Attesero per un bel po' e quando il
grande portone si aprì uscì una giovane ragazza a
cavallo, con il
capo coperto da un turbante nero. I suoi occhi erano verdi come le
pareti della città. Galoppò velocemente verso
Alessandro e gli si
fermò davanti.
“Salam alechum. Sono Ezira e governo
questa città, in successione a mio padre.” disse
con voce calma,
con buona padronanza della lingua.
Alessandro le sorrise
ampiamente, guardandola negli occhi, inconscio di Efestione che
fissava la ragazza ma con tutto un'altro modo.
“Alechum Salam Ezira. Tu sai bene chi
sono, giusto?” rispose il ragazzo, stupendo la maggior parte
delle
persone per via del fatto che sapeva qualche parola di arabo.
“So' molto bene chi sei. Le storie
sul tuo esercito e delle tue imprese viaggiano lungo il mondo. E sei
il benvenuto nella mia città, Alessandro.”
annuì la ragazza
rimanendo impassibile, anche davanti all'incredibile bellezza di
Alessandro. Spronò il suo cavallo e ritornò tra
le mura della
città, lasciando aperto il grande portone.
Alessandro la guardò
rientrare e poi si voltò verso il suo esercito
“Uomini, andiamo!”
urlò sorridendo e si avviò verso la
città.
Lentamente tutto
l'esercito fu' tra le mura e Alessandro congedò, come sempre
i suoi
soldati, invitando i generali a risiedere nel palazzo reale.
Ezira
chiese subito un colloquio con il re e si stupì quando lo
vide
arrivare insieme a tutti i suoi generali.
“Si dice che il Grande Re di Grecia e
Asia, sia scortato da uomini valorosi e leali. Ora capisco che queste
voci sono tutte vere.” disse cautamente la ragazza, seduta a
gambe
incrociate su un grande cuscino rosso, posto al centro della stanza.
“Loro sono come delle mie estensioni.
Ognuno di loro è Alessandro.” annuì il
ragazzo e si guardò
attorno. Quell'ambiente gli ricordava tanto Babilonia, colori vivaci,
uccelli colorati e fori di ogni tipo abbellivano ogni centimetro
delle camere.
“Negli occhi di alcuni di loro però,
noto un velo di gelosia, in altri di rabbia e in altri ancora
l'amore.” sussurrò ancora la ragazza guardando
ogni singolo uomo
presente davanti a lei. Alessandro si voltò un'attimo per
guardare i
suoi generali e poi tornò a guardare la ragazza.
“Come mai ci hai lasciati entrare
così facilmente?” le chiese, appoggiando la mano
sull'impugnatura
della spada.
“Sicuro di volerlo sapere? Non è una storia
affatto divertente da ascoltare.” disse la ragazza facendo
cenno al
re di sedersi davanti a se, sull'altro cuscino. Alessandro
annuì e
si mise a sedere lentamente.
“Il nostro attuale re, Alazir, non è
poi un grande re come pensa di essere. Eravamo innamorati un tempo o
meglio io ero stata destinata a lui. Ero costretta ad amarlo e quando
pensavo che non ci sarei riuscita ecco la scintilla. Per la prima
volta dopo tanto tempo lo vedevo diversamente..”
sussurrò la
ragazza e Alessandro a quelle parole abbassò lo sguardo
sentendo un
piccolo nodo nello stomaco. Efestione che era appoggiato alla
finestra e guardava fuori, abbassò anche lui lo sguardo,
facendo un
lungo respiro “..mi ero innamorata di lui. Alazir ha 20 anni
venne
proclamato re e decise di prendere in moglie una ragazza di alto
rango, invece che una semplice figlia di un governatore di basso
rilievo. Mi disse 'Devo farlo, per il bene del mio paese.' io subito
capì ma quando scoprì che lui in
realtà amava veramente quella
donna, decisi di odiarlo. Odiarlo fino alle fine dei nostri
giorni..”
Alessandro a quelle parole sgranò gl'occhi e
portò subito lo
sguardo su Efestione, che era tornato a guardare il panorama dalla
finestra “..quindi è per questo che ti ho fatto
entrare così
facilmente. Tu sei un grande re Alessandro, lo vedo nei tuoi occhi.
Quindi prenditi questo paese e sbatti giù dal piedistallo
quel
misero uomo.” annuì la ragazza appoggiando le mani
su quelle di
Alessandro, che a quel tocco si voltò a guardarla. Efestione
fece la
stessa cosa e il suo sguardo si soffermò sulle loro mani.
“Farò quel che posso Ezira, ma nulla
ti prometto.” disse Alessandro ritraendo le mani e alzandosi
subito
dopo.
Ezira non capì quel gesto e alzò appena il mento
serrando
le labbra “Questa sera faremo in banchetto in vostro onore.
Sarei
lieta di avervi alla mia tavola.” disse subito dopo.
“Ci saremo.” rispose Alessandro
facendo un inchino con il capo e poi passò in mezzo ai suoi
generali
e uscì velocemente dal salone passandosi una mano tra i
folti
capelli.
Anche i generali uscirono, uno ad uno,
e Alessandro braccò Tolomeo dal polso guardando Efestione
passare
davanti a loro “Ti devo parlare, ora.”
“Avanti dimmi Alessandro.” chiese
Tolomeo, aggrottando la fronte.
“Hai sentito la storia che ha
raccontato?” sussurrò Alessandro guardandosi
attorno.
“Sì perché?” chiese ancora
Tolomeo ma poi sorrise “Ah sì. Hai paura che ti
succeda la stessa
cosa non è vero?” chiese guardando Alessandro che
lo fissò
un'attimo negli occhi prima di appoggiarsi le mani sui fianchi
“Oh.
Oh Alessandro mio, non ci posso credere.” disse ancora
scoppiando a
ridere.
“Va bene, grazie Tolomeo.” sospirò
Alessandro allontanandosi dal ragazzo.
“Nono aspetta, ti chiedo scusa..è
solo che è la prima volta che ti vedo in questo
modo.” disse
Tolomeo, guardando il ragazzo.
“Smettila di prendermi in giro
chiaro?” sussurrò Alessandro puntandogli un dito
contro il petto.
“Promesso.” annuì Tolomeo,
incrociando le dita come da giuramento.
“Ora dimmi come diamine devo fare
Tolomeo, perché non..non so cosa fare. Ho la testa
incasinata e non
voglio arrivare ad essere odiato da lui. Non voglio.” scosse
il
capo guardandosi attorno, con una mano sul fianco.
“Forse è ora che tu gli dica la
verità. E forse è ora che tu la smetta di
preoccuparti di essere
solo un buon re. Smettila di preoccuparti per ciò che
dirà la
gente. Tanto parleranno sempre.” disse appoggiando le mani
sulle
sue spalle “Ma credimi Alessandro, la gente ama un re felice,
non
un re che fa' finta di esserlo.”
Alessandro ascoltò attentamente le sue
parole e abbassò un'attimo lo sguardo, prima di abbracciare
con
forza Tolomeo, dandogli diverse pacche sulla schiena “Grazie,
davvero” sussurrò socchiudendo un'attimo gl'occhi
e poi si staccò
riaprendoli.
“Vai Alessandro. Hai qualcosa che ti aspetta.”
annuì Tolomeo spingendo via il ragazzo.
Alessandro sorrise e poi
prese a camminare verso le stanze reali, ripensando a a quel momento,
durante l'ultima battaglia, in cui Efestione aveva quasi rischiato di
morire. Sentì il suo cuore accelerare i battiti e il respiro
farsi
sempre più affannoso. Si fermò davanti alla porta
e in un lungo
respiro bussò. Ma dall'altra parte non udiva nessun rumore,
allora
provò a ribussare, guardando il pavimento sotto di se. Ma
ancora
nulla. Alla fine decise di lasciare perdere e si avviò verso
la
propria stanza, per prepararsi al banchetto.
Poche
ore dopo era nel salone
principale, attorno al grande tavolata e prese un boccale di vino
dalle mani di Lisimaco e riprese a parlare con Cratero e Leonnato.
Quando la sua attenzione si spostò su quel ragazzo,
dannatamente
bello che stava entrando nel salone. Era Efestione.
Aveva i classici pantaloni arabi, color
blu notte, una tunica bianca allacciata in vita con una corda blu, i
capelli semi raccolti e un filo di trucco nero attorno agli occhi,
che sembravano ancora più azzurri quella sera.
Alessandro rimase
senza fiato in quel momento e incrociò lo sguardo del
ragazzo, che
si stava avvicinando a loro.
“Chiudi la bocca Alessandro o finirai
per rimanere così a vita.” gli sussurrò
nell'orecchio prima di
andargli oltre e sedersi al tavolo.
Alessandro sorrise a quelle
parole, anche perché era la prima volta che si rivolgeva a
lui in
tono non formale. Scosse il capo e andò a sedersi, al fianco
di
Ezira e di fronte a suo padre.
Il
banchetto procedeva tranquillamente,
in un forte brusio causato dalle parecchie persone che parlavano
contemporaneamente.
Spesso Alessandro spostava lo sguardo
su Efestione e ogni volta che lo vedeva sorridere sorrideva insieme a
lui. Tolomeo, che gli era seduto accanto notava ogni singolo sguardo
del re, ma notava anche il contrario. Spesso Efestione quando notava
che Alessandro era immerso nei discorsi, si soffermava a guardarlo
attentamente.
Quando la cena fu' finita, Ezira fece chiamare i
suoi musici e la serata prese una piega diversa. Per via dell'alcol
sicuramente. Ad un certo punto tutti ballavano, chi si strusciava
sulle cameriere pagate appositamente per quello.
Alessandro
rimase in disparte, appoggiato al muro con il calice in mano, e
ancora una volta si ritrovava a fissare Efestione, come se fossero
due calamite. Lo guardava ballare, il suo corpo muoversi lentamente a
ritmo di musica, la pelle lucida dal sudore, le labbra socchiuse e
gl'occhi serrati per ascoltare meglio la sinfonia. Ecco, gl'occhi di
Alessandro si soffermarono sulle sue labbra. Si leccò le
proprie e
fece un lungo respiro, mandando giù la saliva mentre cercava
di
distogliere lo sguardo. A quel punto Ezira gli si fermò
davanti,
sorridendo per la prima volta.
Quella sera aveva un'abito tipico
arabo, che lasciava intravedere il suo corpo perfetto. Gli occhi
truccati con un pesante nero e un copricapo molto fine.
“Posso avere l'onore di ballare con
te, Alessandro?” chiese lei, inclinando il capo da una parte
mentre
gli sorrideva.
Alessandro spostò lo sguardo dal suo viso alla sua
mano, perfettamente disegnata con motivi arabi, poi tornò a
guardarla. Sentiva il cuore accelerare nuovamente, ma non per la
presenza della ragazza, ma poiché nella sua mentre rivedeva
quelle
labbra, quel corpo, quegli occhi.
Prese la mano della ragazza sì,
ma per avvicinarla a se e le sussurrò all'orecchio
“Sarà per
un'altra volta dolce Ezira.” e le lasciò la mano
passandole oltre.
Diversi generali aveva assistito alla scena e guardavano Alessandro,
compreso Efestione e Tolomeo. Quest'ultimo capì costa stava
per
accadere e si scostò dal fianco di Efestione.
Alessandro sorrise ampiamente, sicuro
di quello che stava per fare. Si fermò davanti ad Efestione,
che lo
stava guardando attentamente negli occhi, e gli prese la mano
“Vieni
con me.” sussurrò e poi lo trascinò via
con se.
Efestione si
guardò attorno non capendo subito, ma poi quando la sua mano
intrecciò quella di Alessandro sorrise e andò a
guardare Alessandro
davanti a se, seguendolo fuori dalla camera.
Il re
lo condusse
fino alla propria camera e una volta al suo interno fece uscire
tutti.
Efestione rimase immobile in mezzo alla
camera e quando Alessandro chiuse la porta, inclinò il capo
provando
un certo senso di ansia. Cosa stava per accadere?
Alessandro lentamente si voltò verso
di lui “Efestione io..” sussurrò
avvicinandosi un po' a lui
“Sono..sono stato uno stupido. Uno stupido a lasciarti andare
così
facilmente. Uno stupido ad aver pensato di mettere i miei sogni di
gloria davanti alla cosa a cui tengo di più al
mondo..” sussurrò
ancora avvicinandosi sempre di più al ragazzo che lentamente
distendeva le labbra in un dolce sorriso “..sono stato uno
stupido.”
“Alessandro.” sussurrò Efestione
sentendo il fiato mancargli.
“Zitto Efestione. Non provare a
scusarmi di nuovo.” disse delicatamente andando a guardarlo
negli
occhi. Efestione annuì abbassando un'attimo lo sguardo.
“Tu
rappresentavi una parte fondamentale della mia via, rappresentavi il
mio bastone che mi sorreggeva, rappresentavi quella parte di me per
sempre giovane, rappresentavi per me la spalla su cui
piangere..”
mormorò abbassando lo sguardo e quando lo rialzò
Efestione notò i
suoi occhi incredibilmente lucidi.
“Alessandro..” cercò di dire ma
Alessandro alzò una mano per zittirlo.
“..Rappresentavi.” sussurrò
avvicinandosi ancora di più a lui “Rappresentavi
perché ora non
sei più tutto questo Efestione.” disse e a quelle
parole Efestione
si sentì morire, sgranò gl'occhi e si
impietrì davanti ai suoi
occhi. “Ora sei molto di più. Ora rappresenti
tutta la mia vita.
Rappresenti la persona che amo più di me stesso.
Efestione..io amo
te, nessun'altro. Per Zeus.” sussurrò sentendo le
lacrime rigargli
le guance e si avvicino ancora di più a lui appoggiando le
mani
sulle sue guance.
A quelle parole Efestione scoppiò a piangere,
sciogliendo quella paura che si era creata nella sua mente, nel suo
stomaco.
“Per Eracle, Alessandro. Mi hai
spaventato.” sussurrò appoggiando le mani sul suo
petto, cercando
di fermare le lacrime.
“Scusami Efestione, te ne prego.
Perdonami, perché non posso pensare di perderti a causa di
questo
mondo che desidero così fortemente.” emise
Alessandro
sorridendogli, tra una lacrima e l'altra.
Efestione annuì e
appoggiò le fronte contro la sua “Mi sei mancato
così tanto
Alessandro..” gemì passando le mani tra i suoi
capelli, che
strinse con forza “Ti amo anche io,
Alèxandre.”
Alessandro lo guardò negli occhi e
sorrise ad ogni sua parola, poi si fece serio alle ultime e dopo
pochi istanti premette le labbra sulle sue, strizzando gl'occhi.
Aveva capito finalmente. Aveva capito qual'era il suo posto nel
mondo. Aveva capito che al suo fianco non intendeva avere
più
nessun'altro, se non lui. Se non Efestione.
Eccomi
di nuovo qui, chiedo perdono se
ho ritardato un po' a scrivere ma ho avuto un po' di problemi e non
sono riuscita a scrivere per tutta la settimana.
Spero ancora una
volta di non avervi delusi e se c'è qualcosa che mi vorreste
suggerire scrivetelo pure, sarò lieta di leggere tutto.
Kiss.
<3
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Capitolo 15 *** Do you really want me? ***
Lentamente
i loro corpi si spostarono
all'indietro, fino a quando la schiena di Efestione incontrò
il muro
gelato, trasalì. Alessandro sorrise sulle sue labbra
nell'udire quel
piccolo gemito ma non volle staccarsi da esse, con una mano lo
strinse di più a se e l'altra la passò lentamente
sotto la sua
tunica bagnata dal sudore. La fece salire lungo il fianco, sfiorando
appena la sua pelle, e sentì i respiri affannosi del ragazzo
farsi
sempre più veloci. Sorrise ancora e si staccò
appena dalle sue
labbra, andò a guardarlo attentamente negli occhi e quando
incrociò
il suo sguardo fece passare la punta della lingua, lentamente, sulle
sue labbra secche e socchiuse, poi scese sul mento fino ad arrivare
alla gola, che morse con leggera forza. Efestione trasalì
ancora una
volta e portò di scatto una mano sulla nuca del ragazzo, che
strinse
con forza, leccandosi a sua volta le labbra.
"Alessandro.." riuscì a
sospirare, ma il ragazzo non si ferò, capì cosa
volesse dire e
lentamente passò sul lato del collo, iniziando a baciargli
un lembo
di pelle con passione e quasi avidità.
Efestione si lasciò
andare totalmente ai suoi gesti e inclinò il capo da un
lato,
schiudendo nuovamente le labbra, ma per respirare con ancora
più
affanno, facendo scendere la mano libera sulla coscia di Alessandro,
stringendola con forza.
Alessandro chiuse del tutto gl'occhi e
strinse ancora di più a se il ragazzo, sentendo salire uno
strano
calore interno che quando raggiunse la sua gola si sprigionò
in un
forte sospiro. Si staccò dal collo del ragazzo e mordendogli
il
labbro inferiore lo prese velocemente in braccio.
Efestione
sorrise come non mai e avvolse le braccia intorno al suo collo e le
gambe intorno alla sua vita, riempiendo di baci il viso di
Alessandro. Quest'ultimo si diresse verso il letto a baldacchino, che
era poco distante da loro, vi adagiò il ragazzo e rimase
un'attimo a
guardarlo. Efestione si tirò su, mettendosi sulle ginocchia,
e
inclinato il capo da una parte si morse il labbro inferiore
sorridendogli.
"A cosa stai pensando ora, mio
Achille?" sussurrò mentre si avvicinò a lui,
posando le mani
sui suoi fianchi, che strinse con forza.
"Sto pensando che i miei occhi,
non hanno mai visto niente di più perfetto. Niente di
più puro."
sussurrò anche lui guardandolo dall'alto e poi
sfiorò le labbra
alle sue, passandogli le mani tra i capelli ancora sudati.
"Oh Alessandro." emise
Efestione socchiudendo le labbra e sentì il cuore aumentare
i
battiti. Sorrise nell'udirlo e tornò a riaprire gl'occhi per
guardare il viso di quell'uomo che gli stava regalando i momenti
più
belli della sua intera esistenza. Portò le mani sui lembi
della sua
tunica e lentamente gliel'alzo, Alessandro allungò le
braccia verso
l'alto e se la fece togliere. Efestione la lasciò cadere a
terra e
si tirò meglio su, passando le mani sulla schiena del
ragazzo,
coperta ormai da parecchie cicatrici, con le dita le tracciò
una ad
una, prima di posare le labbra sotto il suo orecchio. Ne
lasciò un
caldo e umido bacio, prima di scendere sul collo e infine sulla
spalla. Non smise di baciargli la pelle con una delicatezza tale che
Alessandro rabbrividì ad ogni suo gesto. Inclinò
il capo
all'indietro e socchiuse le labbra, gemendo flebilmente.
Efestione lo sentì e sorrise ancora di
più prima di passare le labbra socchiuse sul suo petto,
scendendo
sullo sterno dove si fermò posando altri baci, ma con sempre
più
passione.
Le mani di Alessandro vagavano tra i
capelli del ragazzo, poi sul suo collo.
Iniziava a sentirsi sempre
di più in un'altro mondo. Iniziava a sentire quella voglia,
che
poche volte aveva provato.
Efestione, senza smettere di
sorridere, passò la lingua dove prima aveva lasciato diversi
baci e
si spostò lentamente verso la parte del cuore, lì
si fermò e andò
a passarla intorno al capezzolo, poi salì un po' andando a
lasciargli un piccolo morso.
"Per Zeus.." gemì
Alessandro, che aveva spalancato le labbra al suo gesto e velocemente
abbassò lo sguardo verso il ragazzo e i loro sguardi si
incrociarono
ancora una volta, ma questa volta tra loro non c'era più
quella
dolcezza, quell'ammirazione, che di solito parlava per loro, questa
volta nei loro occhi si leggeva un desiderio irrefrenabile, un
desiderio che non riuscivano più a contenere, un desiderio
che si
stava facendo sempre più insistente dentro ai loro corpi.
Alessandro portò subito le mani sulle
guance rosee del ragazzo e premette con forza le labbra sulle sue,
salendo sul letto anche lui in ginocchio. Strinse il suo capo tra le
mani passando la lingua tra le sue, baciandolo con sempre
più
passione, gemendo talvolta dalla foga. Efestione dal canto suo
trattenne il fiato e fece salire le mani sulle scapole del ragazzo,
stringendole con forza quasi volendogli graffiare la pelle.
Nella foga dei loro gesti i loco corpi
si sfregarono insistentemente l'uno all'altro, volendo quasi
diventare un tutt'uno. Le loro labbra si cercavano con sempre
più
desiderio, i loro respiri erano costantemente accellerati. Le mani di
Efestioni scesero velocemente sui pantaloni arabi del re e lentamente
cercò di toglierglieli, facendo fatica per via delle loro
posizioni,
ma Alessandro lo aiutò, gettandoli per terra una volta
sfilati.
Altrettanto velocemente Alessandro sfilò i pantaloni del
ragazzo,
che scagliò giù dal letto e quando, finalmente,
riuscirono a
staccarsi uno dall'altro presero fiato e si ritrovaroni stretti in
un'abbraccio, i loro corpi ormai completamente nudi erano come
uniti.
Quella
sensazione provocò ad entrambi un forte brivido e sulle
labbra di entrambi, ormai rosse e gonfie, naque un sorriso carico di
malizia ma con un velo di amore.
Efestione interruppe il silenzio.
"Ti desidero Alessandro, ti
desidero ora e per il resto della mia semplice e umana vita. "
sussurrò portando una mano sulla sua guancia, mentre lo
guardò
negli occhi.
"Oh Efestione, ti desidero anche
io. Ti desidero quanto un'assetato desidera trovare un'oasi. Ti
desidero più dell'intero mondo che mi attende là
fuori."
gemette fissando negli occhi la persona più importante della
sua
esistenza.
"Mi vuoi veramente?" sussurrò
ancora Efestione, intrecciando la mano tra i capelli del ragazzo,
all'altezza della nuca.
"Ti voglio realmente. Nessuna
bugia, tutta verità." sospirò Alessandro, senza
smettere di
sorridere, e poi posò un dito sulle labbra di Efestione
quando stava
per parlare "..e ora taci." sussurrò ancora prima di
spingerlo steso sul letto, si mise sopra di lui e si chinò
verso il
suo petto, iniziando a dargli caldi baci.
Efestione sorride, dimenticandosi ciò
che stava per dire e socchiuse gl'occhi facendo salire le mani sulle
braccia possenti del re. Ne sentì ogni ferità
rimarginata, ogni
segno di lama, ogni cicatrice. Per un momento si senti la sua
cura.
Ma era
all'oscuro del fatto che lui era realmente la cura di ogni suo
male, ogni suo dolore, ogni sua ferita.
Si lasciò andare a lui ancora una
volta, rilassando ogni muscolo e poi tirò su il capo andando
a
dargli diversi baci sulla guancia, poi sulla spalla, prima di
mordergli con leggera forza il lobo dell'orecchio. Alessandro sorrise
sulla sua pelle e scese lentamente verso il suo ombelico,
tracciandone molto lentamente i contorni con le labbra socchiuse
prima di scendere con la punta della lingua verso l'inguine.
Questo
provocò un forte brivido ad Efestione, che inarcò
appena la schiena
sotto di lui. Il re sorrise ancora una volta e gli diede alcuni baci
all'attaccatura della coscia, scendendo poi su essa che morse diverse
volte facendo passare le mani sui suoi fianchi e poi sul suo petto.
Scese lungo le braccia fino ad arrivare alle sue mani, così
morbide,
che strinse con forza.
Passò
sull'altra coscia e nel mentre alzò lo
sguardo verso il viso del ragazzo, notandolo in totale estasi,
riprese a mordergli la pelle salendo nuovamente verso l'inguine, sul
fianco, passò sul petto e infine fermò le labbra
sulle sue,
sussurrando "Voltati, Patroclo."
Efestione, che fin'ora
si era catapultato in un mondo parallelo, aprì gl'occhi
nell'udire
la sua voce e lo guardò negli occhi, sapendo quello che
stava per
accadere. Annuì sorridendo e dopo avergli lasciato un
delicato bacio
sulle labbra si voltò lentamente, portandosi un braccio
sotto il
mento, poi voltò il viso da un lato andando a guardare il re
con la
coda dell'occhio.
Alessandro lo fissò, quasi incantato, e posò
una mano sulla sua nuca spostandogli i capelli su una spalla e poi
fece scendere un dito lungo la sua colonna, fermandosi alle fosse di
venere, passando infine la mano sul basso fianco che strinse con
forza. Poi delicatamente si posizionò sopra di lui, unendo
nuovamente i loro corpi.
Efestione
socchiuse un'attimo gl'occhi e poi
torno a guardare il re, che aveva portato il viso vicino al suo e lo
stava guardando. Il ragazzo capì, sapeva che stava
aspettando il suo
consenso, allora prese la mano libera del re e delicatamente la
intrecciò alla propria, prima di baciargli il palmo
delicatamente.
Alessandro sorrise e appoggiò le labbra alla sua spalla,
respirando
l'odore della sua pelle, e una volta socchiusi gl'occhi spinse
lentamente il bacino contro il suo, gemendo delicatamente. Efestione
strinse con forza la sua mano e ancora una volta si inarcò
sotto di
lui, spalancando le labbra. Finalmente erano uniti, uniti nel modo
più intimo che l'essere umano potesse conoscere. Erano una
cosa
sola, una volta per tutte.
Alessandro
rimase per un'attimo fermo,
respirando con affanno sulla spalla del ragazzo, poi gli strinse
anche lui la mano con forza e iniziò a muoversi contro di
lui.
Sentiva nuovamente quel calore, nascergli dal profondo e crescere
lentamente. Si sentiva come rinato. Si sentiva amato. Sentiva che lui
gli apparteneva, che era suo.
E con questo senso di possessione
spinse di più il bacino contro il suo e gli morse la spalla,
in
preda al forte desiderio di quel momento.
Efestione appoggiò la
nuca alla spalla del re, sentendosi come mai prima d'ora. Anche lui
si sentì amo, ma sopratutto si sentì suo. Fino
all'ultima cellula
del suo corpo.
Portò la mano libera all'indietro e andò subito a
stringere il suo fianco, premendo le dita sulla sua carne, mentre si
abbandonava a sospiri sempre più costanti e decisi.
Alessandro
più lo sentiva così, più il suo
desiderio aumentava. Più si
sentiva quel calore interno, ardere come un fuoco.
Questa volta non
erano le loro labbra a cercarsi, questa volta erano i loro corpi. Si
cercavano, si volevamo, si trovavano.
I loro corpi si mossero
all'unisono, le loro mani non si lasciarono mai andare, i loro
respiri si intrecciarono, il loro desiderio vinse.
Quella notte si amarono, si amarono in
modo umanamente carnale. Quella notte si sentirono legati da un
legame indissolubile. Quella notte..consacrò ogni cosa.
Salve a
tutti, eccomi ritornata a
scrivere.
Scusate la mia lunga assenza, ma la mia fantasia era un
po' sparita, e ho preferito non scrivere proprio che scrivere
qualcosa di banale e senza senso.
Spero mi possiate perdonare e
possiate perdonare anche i miei errori grammaticali.
E inoltre
spero di non avervi delusi nemmeno questa volta.
Grazie a chi ha
letto e continuerà a leggere questa storia.
Grazie di cuore. <3
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Capitolo 16 *** Lie. ***
“..mio
piccolo Achille.” disse con
voce flebile e un sorriso così perfetto da far invidia al
sole. Quei
suoi occhi verdi brillavano come stelle per via delle numerose
candele e la sua voce soave riecheggiava nella testa come il suono di
un'arpa suonata dalla migliore musicista di Atene.
“Madre, se io sono discendente di
Achille, qual'è il mio tallone? Quale sarà la mia
sconfitta?”
chiese curioso, inclinando il capo da una parte, la sua voce
però
era squillante e pulita.
“Oh mio Alessandro, il tuo tallone è
proprio qui..” sussurrò avvicinandosi, si
chinò di fronte a lui e
gli puntò il dito sul petto all'altezza del cuore
“..ma non sarà
la tua sconfitta. Sarà il tuo più grande pregio.
I re precedenti a
te erano vili e rozzi, ciò importava a loro era solo la sete
della
vittoria, la voglia di nuove donne e il desiderio di uccidere e
sottomettere. Ma tu, in te, c'è un cuore enorme. In te vedo
un vero
re, in te vedo un grande uomo Alessandro. Non dimenticarlo.”
gli
sorrise dandogli un delicato bacio sulla fronte e poi portò
i suoi
occhi di fronte a lui. Sorrise ancora.
Alessandro
aprì lentamente gl'occhi,
convinto che quello non era un sogno ma uno strano e bellissimo
ricordo. Si portò una mano sul viso sfregandosi gl'occhi con
due
dita e poi voltò il capo alla sua sinistra, ritrovandosi il
viso di
Efestione a pochi centimetri.
Dormiva tranquillamente e sulle sue
labbra vi era una smorfia, simile ad un sorriso. Si doveva essere
addormentato così.
Si voltò sul fianco rivolto verso di
lui e rimase a fissarlo, quasi come se fosse uno dei dipinti
più
spettacolari nella storia della Grecia. Allungò una mano
verso la
sua spalla ma ostentò a sfiorargli la pelle. Forse per paura
di
svegliarlo o forse per paura che tutto ciò fosse un sogno.
Ma quando
appoggiò la mano sulla sua morbida pelle sorrise, era tutto
vero.
Ma quel momento fu' disturbato da
qualcuno che bussò bruscamente alla porta.
Alessandro si tirò su
con il busto e fece per parlare, ma chi bussava lo
precedette.
“Alessandro? Sei sveglio? Ho urgentemente bisogno di
parlarti. Ora!” urlò appena Roxane.
Alessandro roteò gl'occhi
stringendo una mano a pugno.
“Alessandro? Avanti sveglia!”
urlò, ma questa volta con più insistenza,
battendo una mano sulla
porta.
A quel forte rumore Efestione aprì
gl'occhi e ancora addormentato si volse con il capo verso la
porta.
“Alessandro avant..” fece per parlare ma Alessandro
si
girò velocemente verso di lui e con un piccolo sorriso gli
posò due
dita sulle labbra, Efestione sorrise annuendo appena.
“Sssht,
zitto. Non azzardarti a farti sentire.” sussurrò
guardandolo negli
occhi per poi stendersi lentamente su di lui, facendo scivolare la
mano tra i suoi capelli.
“Uomo tu sei folle.” gemì appena
Efestione, appoggiando le mani sui suoi fianchi mentre lo guardava
negli occhi.
“Oh non puoi sapere quanto.”
sussurrò ridendo silenziosamente.
“Alessandro!” urlò nuovamente
Roxane, battendo entrambi i pugni sulla porta.
Efestione volse il viso verso la porta
a quel gesto, ma Alessandro gliela voltò nuovamente e
premette le
labbra sulle sue, chiudendo gl'occhi.
Efestione rimase per un'attimo
interdetto, ma si rilassò velocemente, avvolgendo un braccio
intorno
al suo collo e di scatto lo strinse con forza a se, ricambiando il
bacio.
Quando i due si staccarono, si guardarono intensamente
negli occhi, entrambi sereni.
“Come ti senti, mio re?” mormorò
il giovane, passando una mano tra i capelli del ragazzo.
“Divinamente, per Dioniso” sussurrò
il re, sorridendo ancora più ampiamente e poi
inclinò il capo da un
lato come suo solito fare “E tu, mio più fedele
amico?”
“Mi hai letto nel pensiero,
Alessandro.” mormorò ancora alzando appena il capo
dal cuscino e
lasciò un veloce bacio sulle labbra socchiuse del re.
Alessandro rimase immobile, ma poco
prima che Efestione si staccò gli morse il labbro inferiore.
Poi
scese dal letto distendendo le braccia verso l'alto e prese da terra
la tunica della sera prima.
“Fuggi da me? Così presto?” disse
Efestione, mettendosi seduto sul letto.
“Voglio scoprire cosa aveva di così
importante da dirmi quel cane rognoso che ha disturbato il tuo
sonno.” annuì sorridendo mentre si
sistemò la tunica sulla vita
prima di mettersi i pantaloni arabi.
“Avanti ammetti che ti manca così
tanto, quella..quella brava donna.” disse Efestione quasi con
lieve
amarezza mentre sorrise scendendo dal letto. Diede una piccola
spallata al re e si diresse verso il bagno.
“Idiota di una macedone!” rise
Alessandro, lanciandogli la sua tunica.
Efestione rise voltandosi un'attimo
verso di lui e poi grattandosi la spalla sussurrò.
“Vedi di muoverti Re Macedone o
potrei scappare io.” annuì sorridendo prima di
sparire dietro il
muro del bagno.
Alessandro scosse il capo sorridendo e una volta
infilatosi i calzari nei piedi uscì dalla camera.
Mentre
camminava verso gli alloggi di Roxane, si sistemò i capelli
con una
mano, scuotendo il capo ripensando a quella notte. Quasi come se non
ci credesse.
Arrivò davanti alla porta e dopo un lungo respiro
bussò.
Roxane aprì subito la porta e lo guardò dalla
testa ai
piedi, poi alzò la mano come per dargli una sberla, ma i
riflessi di
Alessandro, se pur mattina, erano perfetti e le bloccò la
mano
prendendogli il polso.
“Azzardati ancora una volta e giuro che
ti pentirai di averlo anche solo pensato.”
sussurrò Alessandro
fissandola negli occhi e la spinse dentro la camera, sbattendo la
porta dietro di se.
“Mi fai male.” emise la donna, stringendo
i denti.
Una volta chiusa la porta le lasciò il
polso scagliando via la sua mano.
“Cosa volevi prima, eh?” disse
ignorando quasi le sue parole, e si guardò attorno.
Fulminando con
lo sguardo le sue ancelle, che impaurite uscirono dalla camera in un
batter d'occhio.
“Volevo parlare con te di nostro
figlio.” disse Roxane massaggiandosi il polso, con i segni
evidenti
delle dita del re.
“Nostro figlio?” rispose Alessandro
scoppiando a ridere e tornò a guardarla “E chi mi
dice che sia
mio, mh?” disse ancora avvicinandosi nuovamente a lui.
La donna
indietreggiò appena, abbassando lo sguardo,
balbettò qualcosa e poi
si morse il labbro inferiore “Mio re, come puoi pensare che
io ti
stia traendo in un così grande tranello?”
sussurrò.
“Se
prima lo dubitavo, ora ne sono certo Roxane. La tua mente è
così
contorta e difficile, che hai ideato tutto ciò pur di
tenermi
incollato a te. Nemmeno mi guardi, indietreggi al mio arrivo e fai
difficoltà a parlare. Qualcosa mi dice che hai raccontato
una
menzogna più grande di te.” le sussurrò
e finì la frase portando
le labbra vicino al suo orecchio.
Roxane sgranò gl'occhi guardando
davanti a se e quasi senza accorgersene tremò lievemente.
Alessandro
si staccò nuovamente da lei e la guardò negli
occhi.
“Fai in
modo che io non scopra mai chi sta complottando insieme a te, ovvero
il padre del bambino, perché sai bene che non
sarò clemente. Con
nessuno!” disse puntandole un dito e poi si voltò
uscendo dalla
porta che lasciò aperta.
Roxane, ancora immobile, cadde sulle
ginocchia senza parole. Sapeva cosa aveva appena
scatenato.
Alessandro,
preso dalla furia si diresse verso gli
alloggiamenti dei generali e si fermò davanti alla porta di
Tolomeo,
bussando diverse volte con insistenza.
“Arrivo, arrivo.”
mormorò Tolomeo dall'altra parte e aprì la porta,
spalancando
gl'occhi quando vide Alessandro. “Mio re, c'è
qualcosa che ti
turba?” chiese subito.
“L'unica cosa che mi turba ora è
vederti in questo stato Tolomeo. Quanto hai bevuto ieri
notte?”
fece una smorfia guardandolo e entrò nella camera,
portandosi una
mano sul fianco.
Tolomeo scosse il capo, chiudendo la porta e poi
si volse verso il ragazzo, incrociando le braccia al petto.
Alessandro andò a guardarlo e inarcò
un sopracciglio, non capendo, ma al cenno di Tolomeo capì.
“Roxane
mi ha mentito. E io stolto che ci ho creduto. Non è in
attesa di mio
figlio. E' il figlio di qualcun' altro quello che porta in
grembo.”
allargò le braccia, fissando l'amico.
“Hai qualche sospetto?” disse
Tolomeo avvicinandosi appena al re.
Alessandro scosse il capo continuando a
guardarlo e si appoggiò le mani sui fianchi.
“Non ti preoccupare Alessandro,
troveremo chi è. Farò in modo che salti fuori
come un bocciolo in
primavera. Te lo prometto.” continuò il generale
posando una mano
sulla spalla del re.
“Sapevo di poter contare sul tuo
aiuto.” annuì sorridendo appena e poi fece un
lungo respiro.
“Ma dimmi un po', giovane uomo..”
sussurrò Tolomeo dandogli un piccolo pungo sul petto
“..com'è
andata la notte eh?” mormorò ridendo.
“Per gli Dei Tolomeo!”
rise il re spingendo via l'amico e poi scosse appena il capo
guardandolo.
“Avanti, pensi che non abbia capito
cosa sia successo? Mi insulti se pensi che io non ti conosca
così
bene.” rise ancora il generale, pizzicando il fianco del
ragazzo.
“Allora sei sai, non - hai - bisogno
- di - chiedere.” disse Alessandro scandendo ogni parola
mentre gli
bloccò la mano, per poi uscire ridendo.
“Ci vediamo al
banchetto, Tolomeo.” finì uscendo dalla camera e
al fondo del
corridoio incrociò lo sguardo con Cassandro, che giaceva
appoggiato
alla piglia con un calice in mano.
Alessandro socchiuse gl'occhi
guardandolo attentamente e poi imboccò il corridoio che
portava alla
sua camera.
Vi entrò e si voltò per chiudere la porta, quando
due mani gli oscurarono gl'occhi. Poi sentì delle calde
labbra sul
collo. Sorrise nuovamente appoggiando le mani sulle sue e
inclinò il
capo da una parte.
“Ci hai messo troppo, Alexandrè.”
sussurrò Efestione vicino al suo orecchio.
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Capitolo 17 *** Now, you're not alone. ***
“Mi
stai dicendo che con molte
probabilità quel figlio non è tuo?”
chiese Efestione mentre si
infilava la lunga tunica di color avorio.
“Proprio così, il che mi altera
particolarmente.” annuì Alessandro, seduto sul
letto, mentre si
grattava lievemente il mento fissando i giardini al di fuori della
finestra “ma non perché io sia geloso, ma per il
fatto che io sia
stato pugnalato alle spalle, che lei mi abbia raccontato una marea di
bugie pur di tenermi attaccato a se.” continuò
spostando lo
sguardo sul ragazzo, che tirava fuori i capelli, rimasti pizzicati
sotto il collo della tunica.
“Lo so Alessandro. E so' quanto a te
tutto questo ti rechi molto fastidio.” disse Efestione
voltandosi
verso il re e gli si avvicinò, posando una mano sulla sua
guancia
scrutandolo a fondo negli occhi.
Alessandro lo lasciò fare,
ricambiando lo sguardo, poi tutto ad un tratto si ritrovò a
sorridere.
“Come mai sorridi ora?” proseguì
Efestione, stupito di quel cambio di umore.
Alessandro appoggiò una mano sulla sua
e poi si alzò dal letto, tirando a se il ragazzo
“Perchè ora,
nonostante tutto, sono felice. Ora anche se subisco un qualche torto,
dentro di me mi sento carico di gioia ed è tutto merito
tuo.”
sorrise ancora.
“Smettila Alessandro, stai diventando
troppo romantico.” rise il ragazzo spingendolo leggermente e
voltando un'attimo il capo, poi tornò a guardarlo.
Alessandro
spalancò le braccia alzando appena le spalle senza smettere
di
guardarlo.
“Aaaah Alexandré..” continuò
Efestione scuotendo il capo, prendendolo per due lembi della tunica
all'altezza del petto e lo strattonò verso di se, premendo
con forza
le labbra sulle sue, respirando contro il suo naso e chiudendo per
un'attimo gl'occhi. Alessandro di contro risposta, passo le mani tra
i suoi capelli che strinse, spingendo ancora di più le
labbra sulle
sue, emettendo un piccolo sospiro.
Quando entrambi di staccarono
scoppiarono a ridere.
“Avanti andiamo, che sicuramente ci
staranno aspettando.” disse Alessandro prendendo la mano di
Efestione mentre procedeva verso la porta.
“Se contesteranno il nostro ritardo
dirò che è colpa tua e dei tuoi zuccherini
imbevuti nel miele.”
annuì il ragazzo, seguendo il re fuori dall'alloggio.
Il
banchetto finì, come sempre, con
qualche litigio per il cibo ma per fortuna della servitù,
non ci fu'
molto da pulire.
Alessandro istituì un'assemblea nel
salone principale del gran palazzo reale e vi erano invitati tutti i
generali e la principessa Ezira, con i suoi relativi generali.
Il re
fu' l'ultimo ad arrivare, accompagnato ovviamente da Efestione, ormai
sempre al suo fianco.
“Bene, vi chiederete il perché di
questa assemblea giusto?” chiese Alessandro sorridendo,
mentre si
mise a sedere sul piccolo trono eretto per l'occasione, Efestione
rimase in piedi alla sua sinistra.
Tutti i generali, compresa Ezira
annuirono, alcuni incrociarono le braccia al petto pronti per
ascoltare, altri si guardavano attorno.
“Ho bisogno di alcune cose da voi,
Ezira..” proseguì indicando la ragazza con una
mano “..e alcune
cose da voi miei amici.” indicando con l'altra mano i suoi
generali.
“Chiedi pure e se ne sarò in grado
farò ogni cosa in mio potere.” annuì
Ezira facendo un passo
avanti così da attirare l'attenzione di Alessandro su di se.
“Da te ciò che voglio è molto
semplice” pronunciò appoggiandosi le mani, che
prima erano
puntate, sulle cosce “Voglio che tramite le tue
più remote
conoscenze venga alla scoperta di dove risieda ora il re Alazir, di
quanti uomini il suo esercito dispone e infine gli farai sapere della
mia presenza nel suo regno e nella tua dimora.”
continuò il re
senza distogliere lo sguardo dalla ragazza, che quest'oggi sembrava
una Dea della Guerra greca.
“Solo questo, mio sire?” chiese
seria la fanciulla.
“Solo questo Ezira. Ma gradirei che
mi arrivassero al più presto notizie di quello che ti ho
chiesto.
Non amo aspettare.” annuì Alessandro sorridendole
delicatamente.
Lei ricambiò il sorriso e dopo aver fatto un'inchino con il
capo
tornò al suo posto, con le braccia incrociate dietro la
schiena.
Alessandro successivamente spostò lo
sguardo sulla parte sinistra del salone, dove vi erano i generali uno
di fianco all'altro.
“Nearco?”
“Comandi sire.” rispose l'uomo
facendo un passo avanti, così come aveva fatto
precedentemente
Ezira.
“Voglio che tu raggiunga, insieme
alla tua squadriglia, la città di El Jubayl sul mare
persiano e
vorrei che tu mi ponessi sicura la possibilità di un
possibile
sbarco di eserciti alleati, proprio da quella parte.” disse
il re,
guardando attentamente uno dei suoi più fidati generali.
“Senz'altro sire, vedrai che nessuno
opporrà resistenza al mio fascino.” rispose Nearco
ridendo,
seguito dalle risa di mezza sala.
“Grazie Nearco, puoi congedarti.”
sorrise ampiamente Alessandro facendo un cenno con il capo. Nearco
annuì e fece un passo indietro.
“Leonnato.”
“Comandi sire.” disse il ragazzo,
facendo a sua volta un passo avanti.
“Voglio che invece tu raggiunga
nuovamente Rafha e che consegni una lettera che ti darò il
giorno
della partenza, in più voglio che tu controlli nelle
più strette
vicinanze dove vi siano dei pozzi di acqua pulita o oasi”
esclamò
il re, inclinando appena il capo da una parte.
“Nessun problema Alessandro, lo
farò.” annuì Leonnato facendo
un'inchino con il capo e tornò al
proprio posto.
“E infine, a tutti gli altri generali
chiedo un'unica cosa.” disse andando a guardare ogni generale
negli
occhi “Addestrate al meglio i vostri uomini, poneteli davanti
a
enormi fatiche, fategli patire la fame e la sete per qualche giorno,
preparateli alle intemperie più assurde “
continuò Alessandro
mentre si mise in piedi “perché qui non siamo in
Grecia e nemmeno
in Egitto, qui non combatteremo con piccole tribù o insipidi
eserciti, qui la storia è diversa. Qui noi scriveremo un
pezzo della
nostra storia!” esclamò e il salone fu' immerso da
un forte boato
e da applausi vari. Alessandro si avvicinò ad Efestione e
gli
sorrise prima di tornare a guardare il resto della gente.
“E ora
andate figli di buona donna e mi raccomando, conto su di
voi.”
annuì ancora e incrociò grandi sorrisi e gente
che si inchinava a
lui mentre la gente iniziava a defluire fuori dal salone.
“Alessandro” disse Tolomeo
arrivando alle spalle del re, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Oh mio buon Tolomeo.” rispose
Alessandro, voltandosi verso l'amico.
“Ho alcune notizie da darti”
continuò il ragazzo sorridendo lievemente al re
“ma non qui, non
voglio che altri colgano le mie parole” replicò
guardandosi
attorno.
Alessandro annuì e poi fece cenno al ragazzo e ad Efestione
di seguirlo, uscì dal salone e li condusse nei giardini
reali sotto
un grande albero.
“Riguarda quello che ti ho chiesto?”
chiese subito Alessandro voltandosi verso i due generali.
“In queste ore ho tenuto sotto
controllo quasi tutte le persone che maggiormente ti gravitano
attorno e ho notato alcuni sguardi compiaciuti.”
annuì Tolomeo con
una sorriso sulle labbra.
A quelle parole Efestione corrugò la
fronte incrociando le braccia al petto, poi si guardò con
Alessandro
che pareva parecchio curioso.
“Tra chi Tolomeo?” chiese Efestione
tornando a guardare il generale.
“Cassandro e Roxane” sussurrò il
ragazzo guardandosi velocemente attorno. Ma a quelle parole, invece
che una risata, dalla bocca di Alessandro uscì un ghigno
isterico.
Poi scosse il capo stringendo le mani a pugno.
Efestione se ne
accorse e appoggiò subito una mano sulla spalla del re.
“Alessandro calmo. Sin da subito
avevo dubitato su di lui.” pronunciò quest'ultimo.
“ Quell'impostore. Ha sempre cercato
di mettermi i bastoni tra le ruote, ha sempre sabotato ogni mia cosa
e non mi stupirei se dietro a quei tentativi di uccidermi ci sia la
sua mente corrotta.” sospirò Alessandro tornando a
guardare i due
ragazzi.
“Adesso non possiamo fare niente Alessandro, non
abbiamo prove, non abbiamo nulla in mano che attesti il
tradimento.”
disse Tolomeo, avvicinandosi al re “Ma ti giuro che prima o
poi
avrai tutto ciò nelle tue mani e potrai fare di lui quello
che
ritieni più giusto” proseguì.
Alessandro annuì guardando negli
occhi l'amico e poi Efestione, ed è proprio alle spalle di
quest'ultimo che video Roxane parlare con uno dei servitori
più
fidati di Cassandro.
Allora il re fece un cenno il capo ed Efestione
insieme a Tolomeo si voltarono, assistendo alla scena.
Roxane, coperta da un lungo velo color
blu notte, passò velocemente una lettera dalla sua mano alla
mano
del servitore che con un'inchino si congedò.
Alessandro preso
dalla collera improvvisa fece per andarle incontro, ma Efestione
passò una mano intorno alla sua vita e lo fermò
subito “No
Alessandro, non ancora.” gli sussurrò vicino
all'orecchio,
appoggiando la fronte contro la sua tempia.
“Ha ragione, abbi pazienza te ne
prego.” chiese Tolomeo ponendosi davanti al re.
“Non so' fino a quanto potrò
resistere.” gemì a denti stretti Alessandro
appoggiando una mano
sul braccio di Efestione che strinse con forza.
“Alessandro non sei più solo ora, ce
la puoi fare.” sussurrò ancora Tolomeo e poi li
lasciò soli dando
alcune pacche al re, sulla spalla ma prima scambiò un rapido
sguardo
con Efestione che gli stava regalando un sorriso enorme.
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