Io servo il mio re.

di Waldorfparadise2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Quel ***
Capitolo 3: *** Sole. ***
Capitolo 4: *** Era. ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Prefazione

Il rumore dello schiaffo tuonò nella stanza, il silenzio che c’era prima crollò.
Il suo corpo vacillò e poi cadde in un tonfo,rimase supina sul pavimento di legno, il suo sguardo bianco e pieno di tristezza si voltò verso di me.
- Ma guardami, io la regina del regno più grande che si era mai visto,distesa a terra, e per quale motivo!? - Urlò.
La voce di Kat era piena di rabbia, il tono era cosi elevato che mi arrivò dritto al cervello.
Quella stupida voce.
- Per una volta di a te stessa che ti sbagli!- Urlai.
Cominciavo a sentire il cuore accelerare, chiusi gli occhi per attenuare il dolore acuto che avevo alle mani. Vidi le vene del braccio gonfiarsi come per sputare fuoco.
- Io tradita da mia marito, la persona che tutti temono, e per chi?! dimmelo inutile sacco di letame!- Rispose.
Con due passi veloci arrivai vicino il suo corpo, e con la mano destra gli presi i capelli per alzare la sua testa.
I suoi occhi bruciavano.
- Prova di nuovo a dirlo e ti prometto che ti ritroverai senza testa!- Dissi in maniera calma.
Sapevo di averla in pugno.


"Forse dovremmo andarcene sai?" mi disse. Il suo volto era cosi bello, era cosi bello senza rimpianti. " Ah è dove dovremmo andare sentiamo." risposi. La sua mano si strinse alla mia, il suo corpo si avvicinò al mio, sentivo il suo respiro invadermi il cuore. " In un posto lontano, dove possiamo correre nudi, baciarsi sotto giganti rami di ulivo e magari costruire un regno tutto nostro." la sua voce piena di speranze.
” Sai che non possiamo, sai quanto vorrei.” dissi tagliente.
” Ma tu vuoi, e puoi.” mi baciò cosi lentamente che sentii tutto l’amore scorre dentro di lui. ” Ti amo.”


-Dimmi Kat! Dimmi cosa diavolo hai visto!- urlai in maniera minacciosa.
- Ho visto mio marito, il re, stare a letto con un uomo- urlò.
Quelle parole mi tolsero il poco fiato che avevo, senza rendermene conto mi girai e presi una spada dal muro e la puntai velocemente al suo collo.
-Quindi il tuo problema è un problema di lealtà giusto?- dissi, fece si con la testa.
- Tu vieni a parlami di lealtà.- continuai.-Tu che mi hai sposato solamente per fame, tu che ti sei fatta ingravidare nemmeno fossi una cagna, tu vieni a parlarmi di lealtà! Fammi un piacere, o meglio, fallo alla tua vita.- tolsi la spada dalla sua gola.
Lanciai la mia spada contro la parte. Mi tolsi tutto quello che avevo addosso per rimanere nudo. Mi girai verso di lei e con voce calma dissi -Spogliati, vieni a vedere quanto è uomo il tuo re!-
- Nemmeno morta!- tuonò.
- Tu fai quello che ti dico io!- urlai.
Si alzo dal pavimento, il legno fece un rumore di sollievo, con la manica della sua veste si asciugò le lacrime e con un gesto lento si tolse tutto quello che aveva addosso.
La presi dalla vita e la sbattei al muro, il suo corpo fece un rumore sordo.
Infilai il mio sesso nel suo. La strinsi fortissimo.
Cominciai a muovermi dentro di lei. La sua schiena grattava la parete dove era appoggiata. Sentivo i suoi striduli di sollievo, la sentivo ansimare. Con un gesto veloce la presi e la misi sul letto, cominciai a muovermi più velocemente.  -Vedi? lo vedi quanto è uomo il tuo re?! lo vedi?!- dissi.
Esplosi dentro di lei,il suo corpo comincio a irrigidirsi.
Appoggiai la testa al suo petto e piansi, ma nel silenzio, cosi nessuno poteva sentirmi.
Dentro di me, dentro questa rabbia, c’è una parte che sta urlando dalla disperazione.
E solamente lui può salvarmi.

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Capitolo 2
*** Quel ***


Salve a tutti!Non volevo continuare il mio racconto perchè vedevo che nessuno recensiva e quindi pensavo " Ah, bene non sarà piaciuto a nessuno". Però molti miei amici hanno visto il mio lavoro e si sono congratulati e quindi ho deciso di proseguire. Vi sarei molto grato se lasciasse una rencesione anche con su scritto solamente " Bello". Sono le vostre opinioni che mi spingono a continuare.
-M




1. Quel



 

-Padre! Padre!- le urla del piccolo Jan mi fecero voltare. Vidi mio figlio scendere da una piccola collina, con le mani giunte. Le sue gambe minuscole, il suo corpo snello racchiuso in una veste blu, il viso pallido contornato da capelli lucenti. Il sole era ancora alto, s’intravedeva dalle nuvole. Il vento ruggì e l'eco fece spostare i fiori nella mia direzione. Mi girai verso destra per vedere se il cavallo era ancora al suo posto. Sentivo il mio corpo che filtrava la potenza dell'aria.
-Guarda Padre, guarda.- arrivò verso di me, all'interno delle mani aveva un petalo, era pieno di vita e colore, sembrava che l'inverno non fosse passato da lui.
-Posso portarlo alla mamma ? Ti prego.- odio quando fa cosi. Odio quando comincia a fare la ragazzina di corte. -Jan, quando finirai di cogliere i fiori e incomincerai a tagliere le teste alla fauna che ti circonda?- chiesi in maniera cattiva.
Vidi i suoi occhi bagnarsi,con un gesto rapido la mia mano colpi la sua faccia. Mi guardò per un attimo e poi con le dita si toccò il volto.
Mio figlio, il ragazzo che cogli fiori e piange. Un rumore di zoccoli mi fece sobbalzare.
-Re Geo- un urlo alle mie spalle mi fece girare. Tob.
-Mio re, mio re- continuò a dire.
-Cosa c'è inutile uomo.- risposi. Scese da cavallo con un balzo. Con due passi rapidi arrivò davanti a me.
-Il consiglio a bisogno di voi,subito, riguarda le truppe che sono verso est, hanno avuto un problema molto grave mio signore.- disse con il fiato stanco.Lo guardai torvo, questi sono i pochi momenti in cui potevo stare con mio figlio e veniva a rompermi anche qui.
-Di a quei quattro vecchi pronti per la tomba che dovranno aspettare ancora prima che arrivi.-
-Ma mio re...- rispose.
-HO DETTO, VAI!-
Lo vidi indietreggiare e mi voltai. Il suono dei passi si fece strada nel silenzio poco a poco.
Camminai verso mio figlio.
-Jan, sei arrabbiato con papà vero?- mi dispiaceva farlo rimanere male certe volte, è cosi piccolo.
-Perchè mi picchi, ti ho portato solamente un fiore.- la suo voce innocente.
-Jan,stai diventando un uomo ormai, hai voglia di diventare come papà? Governare un grande regno, essere temuto da tutti, avere tante donne- dissi.
-Ma papà ho solamente otto anni, non so nemmeno com’è fatta una donna.- rispose. Mi scappò un sorriso. Gli feci segno di venire ad abbracciarmi. Le sue piccole braccia si tesero verso di me e mi strinsero.
-Ora andiamo- gli dissi liberandomi. Salimmo a cavallo.
Galoppammo per circa mezz'ora prima di arrivare al villaggio. I grandi edifici si vedevano già dopo la prima collina.Quelle piastrelle nere, quel fango che si deposita sotto i vestiti, quel freddo che ti strappa l'anima. Passai sopra il ponte e con un gesto mi feci aprire il portone per entrare in città. Una volta aperto, vidi quelle anime correre e ridere in mezzo a tanta confusione. Le strade fatte di gelo, le case fatte di nero, il mercato fatto di morto, il cielo fatto di lastre. Il fumo che usciva dalle finestre, la strada lunga che portava al palazzo, che portava a casa. Al centro emergeva quel sasso enorme chiamato dimora,sentivo il calore della mia camera anche da qui. Lasciai il cavallo in una delle mie stalle personali e dissi a Jan di andare a casa, presi la scorciatoia che passava per il mercato.
Sentii l'odore di defunto entrarmi dritto nel naso, abbassai la testa e mi coprii le narici con la veste. Continuai a camminare a testa bassa e quando la alzai, eccola li.
La sala delle riunioni.
L'umile copia dell'ignoranza in questo paese.

 

Stringimi più forte. Ti prego fallo. Il suo corpo ruvido contro il mio. I suoi sussurri, i suoi ' ti amo' detti in maniera lenta.

 

-Re Geo, la stavamo aspettando.- il vecchio saggio era posto ai lati del tavolo. L'enorme oggetto si trova in una stanza poco illuminata addobbata di stendardi e spade incrociate, al suo interno si svolge il consiglio convocato in caso di epidemie,mancanza di cibo, aumento delle tasse e problemi al confine.
Non mi curai di nessuno, vidi una sedia libera e mi ci fiondai sopra. Una volta seduto misi le mie gambe sopra il tavolo e con disgusto sputai a terra.
-Quale problema avete voi.- dissi- Disturbarmi nel mio unico giorno di riposo, interrompendo un momento con mio figlio. Quante volte dovrà succedere? Quante volte dovrò rimpiangere di aver passato poco tempo con il mio unico figlio maschio?-
-Mio re, ma i soldati- rispose uno dei consiglieri.
-Ma i soldati possono aspettare.- dissi. Guardai in alto e con una mano mi massaggia le meningi.
-Ora,illustrami il problema- continuai.
-Le nostre truppe sono state attaccate al confine mio signore.- disse uno dei tanti stupidi consiglieri -Nella notte, un gruppo di cinquecento nomadi armati lì a colsi di sorpresa, uccidendoli la metà, ora siamo con pochi soldati al confine East, mentre le notizie che abbiamo avuto sembrano tranquille signore. Un sopravissuto è scappato durante l'attacco per venirci a informare.-
-Quanti erano i nostri soldati al confine mio inutile amico?- risposi
-Circa mille- rispose un altro dal lato opposto.
-COSA?!- urlai – CI SIAMO FATTI ABINDOLARE DA UNO STUPIDO GRUPPO DI QUATTRO NOMADI CHE NON SANNO NEMMENO COSA SIA IL FUOCO?!- sbattei le mie mani sul tavolo e mi alzai lasciando cadere la sedia dietro di me.

 

" Una volta mio padre mi disse che un uomo innamorato è un uomo impotente"la sua voce calma mi riempi la testa. Sentivo il suo cuore battere dietro la mia schiena dove ora si trovava. Sentivo il suo calore ardermi dentro. " Mi ami? " gli dissi con il sorriso. Sapevo già la risposta, ma sentirlo dire fa un certo effetto. Si alza e mi prende un braccio. Lo bacia, lo bacia di nuovo.
"Ora sono nelle tue vene e quindi anche nel tuo cuore" mi rispose ridendo.
" Ohoh il mio cuore?" risii.
" Me lo dai? Il cuore intendo." i suoi occhi dentro i miei.
" è tutto tuo " risposi. Mi bacia, mi bacia con tutto l'amore del mondo. Mi bacia con il paradiso incastrato tra i denti.Si stacca un attimo per dirmi " Promettimi che mi amerai fino alla fine del tuo impero, della tua vita, della tua anima, dimmi solamente cosi e per me varrà più di qualsiasi altro matrimonio"

 

-Ma mio signore, non sapevamo che la potenza di questi nomadi possa essere cosi forte e aggressiva-
-Non mi importa assolutamente nulla- risposi.
Andai verso la porta, prima di uscire mi girai.
-Oggi a casa mia, siete invitati voi e le vostre famiglie, mangerete il mio cibo e il mio vino.- dissi.
Gli occhi dei consiglieri erano sbarrati, questo è il mio problema peggiore, amore sorprendere le persone.
-Ma signore e per la faccenda del confine?- una voce mi blocco prima di uscire dalla stanza.
-Mandate qualcuno a controllare la situazione e poi vedremo cosa fare- mi congedai con queste parole. Uscii dalla sala e scendendo i gradini un pensiero mi avvolse il cervello: Chi la vuole sentire ora mia moglie ?
Ma io sono il re, io posso decidere tutto e cambiare tutto. Io sono il tutto.

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Capitolo 3
*** Sole. ***


Nota dell'autore.
Salve a tutti! Ci ho messo molto a scrivere questo capitolo e poco a controllarlo( quindi chiedo venia per gli errori di distrazione). Ve lo dico da autore del racconto, è molto noiosa questa parte essendo una parte di passaggio.Infatti nel prossimo capitolo scriverò l'incontro vero e proprio tra Geo e Arco.Ma giustamente lascio la parola a voi. Spero di trovare qualche recensione, la vostra opinione conta molto per me.
-M



2.Sole



Con dei passi rapidi arrivai a casa.
Casa.
Un castello enorme costruito al centro della città avente 200 stanze e una torre enorme dove dormono Jan, io e Kat. Insomma un posto misero per passarci tutto la vita. Bussai al portone enorme e sentii il rumore dei piedi avvicinarsi.Con un scatto si apri.
-Mio re, com'è andata la giornata?- Luch, il mio valletto. Lui svolge i compiti che assegno facendoli sia personalmente e aiutandosi con altri servi. Entrai nella sala d'ingresso.
-Giornata misera Luch,giornata misera. Senti una cosa, io ho perso il conto, in che anno saremo ora?- dissi.
Tutte queste religioni nuove, tutti questi calendari in base alle religioni.
-Per i cristiani, e quindi anche per il vostro regno essendo un regno cristiano, siamo a duecentotrentotto anni dalla nascita di nostro signore Gesù.- rispose con voce bassa.
Sarà, ho fatto questa scelta per via di mia moglie Kat che si era fissata con questa nuova religione.
Per me Dio è una fattore nullo nella vita delle persone, insomma, non ti aiuta per niente ti lascia fare tutte le scelte da solo e mai un segno o un qualcosa. Per me Dio è lo scarto della società.
-Luch, stasera abbiamo come ospiti i membri del consiglio, arriveranno qui tra circa quattro ore. Voglio un banchetto che dica a loro dimenticare i problemi al confine per un attimo.- dissi in maniera svelta.
-Naturalmente, ci vediamo tra quattro ore nella sala dei ricevimenti, buon proseguimento mio re.- rispose. A passi lenti se ne andò.
Siamo rimasti all'ingresso a parlare, con fare veloce andai diretto verso le scale che portavano la torre.
Odio queste sale, odio questi colori, odio questo odore. Passo nella sala della colazione, in quella per lo svago, in quella per il pranzo, per il tempo libero, per discutere,per cagare. In questo posto c'è una sala per tutto.
Per me Dio è quel mendicante che prima ti chiede i soldi e poi se li scola nel vino.

 
 
Il suo respiro che preme sulla pietra. Il suo sguardo pieno di sorrisi.Lo vedo alzarsi, le sue spalle quadre, il suo collo lungo, il petto dove i miei sogni prendono vita.
"Dove vai? " gli dissi. Si gira verso di me, il suo volto vivo.
" Per me è ora di andare, lo sai re" mi disse.
" Non chiamarmi re, per te sono solamente Geo lo sai" risposi nervoso.
Ride. Perchè lo fa cosi dannatamente bene?
" Oh il mio Geo è ancora nervoso?" si avvicina al letto sdraiandosi sopra e a gattoni viene verso di me. " Forse magari ha bisogno di un secondo tempo?"
 

Salendo le scale, sbirciai nella stanza di Jan, era seduto e giocava con il suo pupazzo che gli aveva fatto Kat. Non capivo bene la trama di quella " storia" ma sembrava che il cavaliere doveva abbattere un drago. Chiusi la porta lentamente e salii le scale. Guardo sempre nella camera di mio figlio, voglio assicurarmi che cresca bene. Sentii le gambe affaticarsi.
-Geo.- una voce delicata proveniente alle mie spalle. Mi girai
-Oh mio regina- risposi sorridendo.- Quale buon vento la porta qui? - Arrivai vicino al suo corpo e lo strinsi contro il mio. Che buon profumo.
-Come è andata la tua giornata ? - disse. Mi staccai da lei. Il suo viso puro.
-Alti e bassi Kat, mi hanno chiamato in consiglio per un problema al confine, oggi verranno i membri a cena da noi- risposi stressato.
-La tua ? Da dove venivi ?- continuai
-Bene, bene.Ero andata al mercato per comprare qualche stoffa.- rispose guardandomi.
-Ho capito,dai andiamo in camera, mi fa strano parlare con te sulle scale- dissi ridendo.
Allungai la mano verso di lei e la trascinai verso la nostra stanza.
Una volta arrivato spinsi la porta ed entrai. La chiusi e sbattei Kat su di essa.
Ridiamo. Ridiamo entrambi.
Cominciai a baciarla, più forte e più forte. Feci scivolare una mano sotto le sue vesti, giocai con il suo sesso mentre la sentivo ansimare. Prese la mia nuca con entrambe le mani e la spinse verso il basso, mi piegai,con una mano abbassi del tutto la sua veste e incominciai a leccarle con la lingua.
Sentivo i suoi fremiti. Sentivo il suo corpo esplodere. Alzai la testa e mi misi in piedi.
Continuavo a baciarla, continuavo a spremere i nostri corpi l'uno contro l'altro.
Sentii la sua mano prendere l'uccello.
Cominciò a muoverlo, lo sentivo pulsare nella sua mano.

 
 
" Fermati, ti vuoi fermare! " urlai. Sentii il freddo della sera arrampicarsi sulle gambe. Non udii nemmeno i rumori della fauna intorno a me. Il bosco sembrava eterno di notte.
Si voltò verso di me. Aveva il viso rigato dalle lacrime. Rigato dalla vita.
" Ok ora mi sono fermato. Cosa vuoi dirmi? Vuoi continuare a dire che per te è solamente sesso? Ok ti ascolto dimmi tutto. Spezzami questa merda di cuore dai." disse piangendo.
"Devi capire che io sono un uomo sposato" risposi.
" Se eri cosi fedele non venivi a scoparmi ogni sera Geo! Io sono la tua prostituta? Bene sai cosa ti dico? Non cercarmi mai più" urlò. Si girò. A passi rapidi sparì dalla mia visuale.

 
 
-Vorrei fare un brindisi a quell'uomo, quell'uomo li che è seduto infondo al tavolo e vorrei dirgli da parte di tutti 'Grazie'- disse il consigliere, in piedi e con il calice alzato.
-Grazie.- tuonarono gli altri consiglieri alzati. Stava per finire questa serata per far dimenticare i problemi, ma continuò con urla, canti e balli. Tutti erano sazi del banchetto, Luch aveva fatto un ottimo lavoro come sempre. Mentre parlavo con una amica di Kat , un consigliere si avvicinò.
-Ti ricordi cosa vi ho detto a inizio serata? Non voglio parlare di problemi.- dissi.
-Mio signore, volevo solamente avvisarla che abbiamo mandato qualcuno a controllare il confine come lei aveva chiesto.- rispose.
-Ah grazie al cielo, almeno qualcosa di buono lo fate voi, con permesso ma ho voglia di prendere altro vino.- mi congedai con queste parole.
Al termine della serata ordinai a Luch di sistemare tutto. La grande stanza dei ricevimenti.
Quante parole stupide sono state pronunciate qui dentro, quanti litri di vini ha visto questa stanza.
Salii le scale e salutai Jan.
Anche questa giornata era finita, anche questo drago è stato distrutto

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Capitolo 4
*** Era. ***


Note dell'autore.
Salve a tutti di nuovo. Vi devo confessare che ho scritto questo capitolo 2 volte siccome la prima volta non l'ho salvato. Però, devo anche confessarvi che dentro questo capitolo ho avuto una sfida tra me il sapere scrivere in maniera romantica.
Ho messo davvero tutto me stesso in questo capitolo e spero che vi piaccia, come sempre lasciate una recensione cosi che possa migliorami.Scusate per i soliti errori, anzi orrori e sopratutto scusate se ci sono qualche modifica nella grandezza dei caratteri e altre cose simili, purtroppo non mi ricordo mai le dimensione usate in precedenza.Alla prossima.
-M



4.Era

 
 
Le braccia di Kat mi premono sul petto. Il suo corpo bianco che brilla alla luce tenue del sole.
Quando è finita la cena abbiamo fatto l'amore e dopo mille baci ci siamo addormentati colmi di emozioni.
Mi girai di spalle e rimasi a guardare il soffitto mentre la mano di Kat non si staccava dal mio respiro.
Avevo sognato mio padre,avevo circa nove anni, eravamo in un campo, ma esso era secco e pieno di vipere che strusciavano sui miei scarponi. Lui teneva per i capelli una donna, lei piangeva e a dire dai suoi vestiti era una contadina.
Mio padre mi disse che non aveva pagato le tasse siccome suo marito era morto in guerra e non aveva soldi per saldare, andavano avanti con gli ortaggi che trovava. Lei continuava a piangere, provava un urlare ma nessuno la sentiva. Volevo fare qualcosa ma ero fermo li a guardarla.
Poi si slegò i pantaloni e cominciò a muovere il suo sesso e con un gesto violento glielo infilò in bocca alla contadina.
Ma il sussurro di Kat mi aveva svegliato prima della fine.
Lei mi sveglia sempre prima della fine.
Chiusi gli occhi, volevo riprendere a sognare.
Ma un suono feroce mi perforò la mente.
Quel suono, quel suono maledetto.
Il terrore cominciò ad aggrapparsi alle mie gambe.
Il corpo di Kat scattò dal letto insieme al mio quando capimmo di cosa si trattava.
-Geo, Geo.- disse agitata. - Che cosa sta succedendo perché hanno dato l'allarme con il corno.- continuò. Al solo nominare quell'oggetto il mio corpo rabbrividì.
Il corno è suonato in situazioni d'emergenza, quando uno straniero è avvistato nei presi del bosco. Di solito gli stranieri non sono cosi pericolosi ma circa cento anni fa, successe la stessa cosa in un altro regno,accolsero lo straniero come un cittadino ma esso aveva guidato i nemici fino alla città. E per questo che il si usa il corno, per avvisare uno stato d'emergenza.
Cominciai a vestirmi.
La paura iniziò a farsi sentire. In pochi secondi mi ritrovi a scendere frettolosamente le scale della torre, arrivai all'altezza della camera di Jan.
-Padre,padre, cosa sta succedendo sono impaurito.- disse affacciandosi dalla porta.
-NO! NON DEVI ESSERE DEBOLE JAN DEVI ESSERE FORTE!- urlai. Gli diedi una spinta che lo fece cadere all'indietro.
Non avevo tempo per occuparmi di lui, dovevo andare a vedere cosa stava succedendo, devo vedere cosa è che sto rischiando. Ricominciai la discesa degli scalini ma questo volta in maniera più frettolosa.
Arrivai alla porta d'ingresso, dove mi stava attendendo Luch.
-Sia cauto mio signore, sia cauto.- disse.Con un rumore sordo, Luch,aprì la porta.
 

 
I nostri corpi nudi vicino al fuoco, il rumore del caldo. Stringo forte le braccia intorno alla sua vita, guardiamo lo spettacolo delle fiamme ballare. Guardiamo il nostro amore prendere forma.
" Voglio dormire con te" disse. La sua voce bassa.
" Non possiamo lo sai, lo sai che cosa succede" risposi triste.
"Geo, forse non hai capito" disse " Io con te voglio provare tutte le esperienze di questo modo, voglio farle tutte dalla prima all'ultima, ma sopratutto voglio farle con te" continuò.
Il suo cuore intorno al mio.
" Ti amo Geo, ti amo tanto"
 

 
Nella piazza vicino alla grande porta c'era quasi tutta la città che mormorava notizie false o qualcosa che non sapevo. Era tutti li, in cerca di risposte, in cerca di speranza.
Il cancelliere della città si avvicinò verso di me, era un uomo abbastanza basso e pieno di peluria.
-Mio re abbiamo un problema.- disse
-CERTO CHE ABBIAMO UN PROBLEMA IDIOTA ALTRIMENTI NON SAREI QUI!- urlai.
-Mi scusi, allora, nella zona est vicino il grande bosco le nostre sentinelle hanno avvistato un cavallo correre verso la città, ma non avevano notato che sopra di esso c'era un uomo. Cosi tramite il corno hanno lanciato l'allarme alle guardie che si trovavano alle torri di emergenza e il loro avviso è arrivato fin qui in maniera molto rapida.- spiegò con voce calma.
Come cavolo fa ed essere calmo? Io sto impazzendo. La paura mi sta divorando.
-Sapete se questo straniero fa parte di qualche tribù vicino? Se è un nomade ?- chiesi.
-Per ora mio signore, possiamo dirle che il cavallo arriverà qui tra circa cinque minuti.-rispose.
Cosa?
-Certo, ordinate agli arcieri di attaccare dopo il mio ordine.- gli dissi.
Fece un piccolo inchino e sparì.
Chiusi gli occhi per un attimo e respirai.
Volevo ricominciare questa giornata.
Volevo ricominciare questa vita.
Con uno scatto mi feci largo tra la folla, sentivo i loro saluti alle mie spalle ma non mi girai fino a quando arrivai davanti al portone.
Le persone avevano creato un piccolo spazio per far sostare lo straniero una volta arrivato.Aveva la forma di un cerchio.
Guardai in alto.
Il cielo limpido, pieno di piccoli tagli bianchi.
-Sta arrivando mio re!- disse un arciere di guardia.
-Ottimo,aprite il portone e fatelo passare.-risposi.
I cittadini erano pieni di paura e ciò mi rattristava molto.
Sentii un urlo di comando oltre il portone e con un lento cigolare esso si aprì.

 
 
Sentivo il suo animo vibrare nell'aria. Vorrei stare cosi per sempre,per tutta la vita. Se in questo momento tutto il mondo finisse o si fermasse, io sarei l'uomo più felice del pianeta perché sono con la persona che amo. Allora è questo l'amore? Quando sei pronto a morire in ogni momento o secondo se ci fosse con te la persona amata?
Non dobbiamo mai smettere di viverci, dobbiamo scavare dentro l'altro, tirare fuori le nostre paure reciprocamente e dire a entrambi che possiamo salvarci a vicenda.
Perchè insieme possiamo essere il fuoco, il ghiaccio, la terra, insieme possiamo essere tutto,possiamo volare sopra alla gente solamente con la forza dei nostri baci, possiamo spostare le montagne con i nostri sorrisi pieni di gioia.
Possiamo essere l'amore che abbiamo sempre cercato.

 
 
Tenni il fiato sospeso fino a quando notai una figura incappucciato stare su un cavallo color pietra.
Il puledro corse fino allo spazio lasciato e dei cavalieri accorsero dai lati lo calmarono.
Gli arcieri sopra di me erano pronti ad attaccare.
Io ero pronto, lo avrei ucciso, sgozzato, sbranato.
Nessuno deve mettermi paura, nessuno.

 
 
"Anche io ti amo" dissi.
 
 
-Fatelo scendere, portate il corpo a terra- ordinai.
I cavalieri presero la figura coperta da un mantello nero e la misero a terra. Altri cavalieri vestiti con un’armatura argentea con sopra lo stemma della città, portarono via il cavallo.
Feci un cenno agli arcieri di cominciare ad armarsi.
Arrivai a passi lenti vicino a quella carta nera.
Sentii gli occhi di tutti i cittadini puntati su di me.
Sentii i loro corpi fremere di speranza, fremere di gioia.
Mi piegai e con un colpo rapido tolsi quel manto oscuro.
Sentii i sospiri e le urla dei cittadini avvolgermi la mente.
Era un uomo, pieno di ferite sul viso e le mani sporche si sangue. Era vestito di una veste nera. Non feci caso ai particolari fisionomici ma scatti vicino al suo volto.
-Chi sei? Da dove vieni? Da quale regno provieni?- gli dissi. Lo scossi un po’ ma non faceva una piega, vedevo il suo busto salire e scendere lentamente.
Era ancora vivo.
Ma dalla bocca piena di spacchi sentii qualcosa, un fremito.
-Arcieri prepararsi!- ordinai.-Voi scortate tutta la folla nelle case, voglio solo i membri del consiglio qui!-dissi alle guardie.
Percepii i rumori comandanti dai miei ordini.
-Dimmi chi sei e da dove vieni e ti risparmio la vita.-dissi.
-A...ar...- rispose con voce debole.
-Come? Non ho capito!- dissi innervosito.
-Ar....rc...-
Lo afferrai per il collo e lo cominciai a strattonare.
-COME CAZZO TI CHIAMI LURIDO UOMO!-urlai.

 
 
"Anche io ti amo,Arco" dissi.
 
 
-Arco, il mio nome è Arco.- disse. Lo vidi crollare in un sonno profondo.
Non era una minaccia.Qualcosa mi diceva che non era una minaccia.

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