Una ragazza di nome Jennifer

di lightoftheday
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allenamento in lancio del gatto ***
Capitolo 2: *** Quando è proprio una questione di culo! ***
Capitolo 3: *** Pazzo maniaco, serial killer o semplice ubriaco? ***
Capitolo 4: *** Una rimpatriata tra deficienti ***
Capitolo 5: *** In bocca allo squalo ***
Capitolo 6: *** Quanto può essere romantico un ragno gigantesco? ***
Capitolo 7: *** Beatamente sulle nuvole dell'amore ***
Capitolo 8: *** Dominic's Lost ***
Capitolo 9: *** Quando tutti i buoni propositi vanno a farsi fottere ***
Capitolo 10: *** Tipe snodate - La cosmogirl che c'è in ognuna di noi ***
Capitolo 11: *** Cool Cat, davvero un gran sfacciato ***
Capitolo 12: *** Lezioni di anatomia da scemi ***
Capitolo 13: *** Vasetti di yogurt particolarmente bastardi ***
Capitolo 14: *** Incidenti di percorso ***
Capitolo 15: *** Un gatto a guardia del forte ***
Capitolo 16: *** Autolavaggio facile e veloce di coscienza ***
Capitolo 17: *** Mostro di mattina ***
Capitolo 18: *** Looks like Pochaontas ***
Capitolo 19: *** Tipo da relazione ***
Capitolo 20: *** Pareri contrastanti ***
Capitolo 21: *** Terrori (quasi) ancestrali ***
Capitolo 22: *** Doppia personalità ***
Capitolo 23: *** Incontri ravvicinati del gatto tipo ***
Capitolo 24: *** Spazzolino da denti, calzini e mutande ***
Capitolo 25: *** Febbre da soap ***
Capitolo 26: *** Inutili prese di coscienza ***
Capitolo 27: *** Verità? No, grazie ***
Capitolo 28: *** Brufoli veri e fittizzi ***
Capitolo 29: *** Scherzi del destino ***
Capitolo 30: *** Happy Birthday ***
Capitolo 31: *** Amare prese di coscienza ***
Capitolo 32: *** Boccacce, portogallesi e amici in arrivo ***
Capitolo 33: *** Tagli di capelli rivelatori di personalità ***
Capitolo 34: *** Se è singol a trent'anni un motivo c'è... ***
Capitolo 35: *** Soluzioni piovute dal cielo ***
Capitolo 36: *** La cocciutaggine premia ***
Capitolo 37: *** Lacrime di coccodrillo ***
Capitolo 38: *** Perchè proprio di te? ***
Capitolo 39: *** Un bel taglio netto ***
Capitolo 40: *** Gli ultimi momenti ***
Capitolo 41: *** Un'altra possibilità ***
Capitolo 42: *** Per colpa di Nessie e di una ragazza di nome Elena ***
Capitolo 43: *** E' finita ***
Capitolo 44: *** Riappropriazione della propria vita in tre fasi... ***
Capitolo 45: *** Dominic's return ***
Capitolo 46: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Allenamento in lancio del gatto ***


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Disclaimer: Leggete Dominic Monaghan e chi per lui e pensate che siano nomi qualsiasi. Una pura convenzione. Ovviamente non li conosco affatto e non voglio offendere né loro né nessun altro con le mie divagazioni.

 

Note: Questo che state per le leggere è tutto quello che è successo prima di “Per Colpa di Nessie”, se così si può dire una sorta di prequel. Essendo una storia a se non c’è bisogno che leggiate anche l’altra, per lo meno non è affatto necessario.

 

Nota del 23-5-2005: Se volete inserire questo racconto in forum, blog e quant’altro potete farlo. Ma non con il copia/incolla… Credo sia più opportuno, e soprattutto gradito per me, riportare il link di questo sito! Grazie!

 

 

 

Capitolo 1

Allenamento al lancio del gatto

 

Jennifer si stava scrutando nello specchio con aria critica. Come sempre, aveva avuto l’impulso di commentare ad alta voce ciò che vedeva e, dato che comunque in casa era da sola, aveva ceduto a quell’impulso.

Dico, ma guardati, che schifo! Se continui a mangiare schifezze ti verrà un sedere grosso come quello di tua zia Lucy, ci si potrà apparecchiare per otto! E col cavolo poi che lo trovi un uomo!

Devo mettermi a dieta, è deciso, da domani vado anche in palestra. Vabbè, facciamo da lunedì… no, accidenti, ho detto domani… no, domani è giovedì, che cavolo di palestra vuoi farti… ma perché mi perdo dietro a simili cazzate? Cioè, come se trovarmi un uomo fosse lo scopo della mia vita… bah…

Improvvisamente si era ricordata che Susan e Patricia l’aspettavano per le dieci, e mancavano solo quindici minuti. Merda! esclamò, si dette un’altra rapida occhiata allo specchio e controllò che il trucco e i capelli fossero a posto. Faccio comunque cagare, ma sono in ordine almeno!, commentò, poi uscì di casa di fretta.

Si era messa quelle scarpe con il tacco troppo alto che si era comprata e che non aveva mai messo, e un bel vestitino corto e un po’ vistoso, come piacevano a lei. Spesso le avevano detto che esagerava un po’, sia nel vestiario che nel make-up, ma lei si piaceva, e aveva imparato a non badarci. Tuttavia si era subito pentita di essersi messa quegli strumenti di tortura che era veramente da coraggiosi chiamare scarpe, per poco non era caduta per le scale e aveva rischiato di ammazzarsi. La sua vita, per quanto fosse veramente un susseguirsi di situazioni tragicomiche, valeva certamente di più del seguire i dettami della moda corrente. 

La sua porta di casa non si chiudeva, quella serratura era un vero inferno, doveva decidersi a mettere il padrone di casa con le spalle al muro e fargliela cambiare, anche con le maniere forti. Se chiamassi quell’armadio a quattro ante di mio cugino Bill dal Nevada forse cambierebbe idea… io sono troppo piccola e ridicola per mettere paura a qualcuno, pensò.

Aveva cominciato a correre giù, trovando sul pianerottolo del piano inferiore la signora Doyle, intenta a mettere fuori dalla porta una bottiglia vuota di vetro.

- Jennifer, tesoro, quanto sei carina, dove vai?-

- ‘Sera signora Doyle, vado ad un club con delle amiche, scusi se vado di fretta, sono in ritardo, arrivederci!- si era sbrigata a dire, ma la signora l’aveva fermata.

- Aspetta Jennifer, c’è il tuo gatto in casa mia, ti volevo chiamare ma non ho fatto in tempo…-

Fesso di un gatto! aveva pensato Jennifer mentre ormai era già a metà della rampa di scale successiva. Con uno scatto tornò su, precipitandosi alla porta dell’anziana signora, che un po’ barcollando era tornata in casa uscendone dopo un tempo che a lei era sembrato infinito.

- Tieni tesoro.- le aveva detto porgendole un gatto grasso e rosso, molto peloso.

- Grazie, mi scusi, arrivederci!-

Correndo aveva salito nuovamente le scale; non senza difficoltà, con il gatto in braccio, aveva litigato un’altra volta con la serratura della sua porta, quindi aveva appena messo un piede in casa e aveva lanciato il gatto sul divano del piccolo soggiorno. Quindi un altro match con la serratura e via per le scale, con sempre più fretta addosso. Se il lancio del gatto fosse una disciplina sportiva, potrei andare alle Olimpiadi… aveva pensato.

- Jennifer…-

- Buonanotte signora Doyle! Mi scusi, ma sono in ritardo!- Si sentiva un po’ in colpa a non fermarsi nemmeno un attimo, quell’anziana signora le voleva bene quasi come se fosse stata sua nonna, ma non aveva davvero tempo.

- Buonanotte tesoro, divertiti e sta attenta!- le aveva detto la donna mentre scendeva.

Incredibile ma vero, ce l’aveva fatta ad uscire dal palazzo.

Per quanto avesse cercato di ottimizzare i tempi, non aveva potuto evitare un piccolo ritardo, Patricia era stata comprensiva, Susan invece aveva cominciato a lamentarsi. Jennifer infatti aveva visto le sue amiche sedute in macchina ad aspettarla al posto convenuto, aveva accostato ed era scesa, bussando al finestrino del passeggero dove era seduta Patricia.

- Ma è mai possibile che tu debba essere in ritardo quando abbiamo da andare in certi posti? Sei un disastro!- le aveva detto un po’ scostante Susan, come al solito. Non riusciva mai ad essere molto gentile, anche quando era tranquilla, aveva sempre tenuto un atteggiamento di superiorità nei suoi confronti. Jennifer però non la rimproverava per questo, dava poco peso alla cosa, perché nonostante quel carattere un po’ burbero la riteneva una sua buona amica.

- Susy, calmati però, eh!- le aveva detto Patricia, vedendo che esagerava un po’.

- Scusatemi, me ne sono capitate di tutte.- aveva cercato di giustificarsi Jennifer. - Allora, dove si va?-

- All’Hard Rock Cafè, stasera c’è la festa di San Patrizio, pare che ci sarà un sacco di gente famosa, dicono che suonerà uno che ha fatto il Signore degli Anelli, lo sai?- aveva detto Patricia all’amica, affacciata al finestrino.

- Va bene…- aveva risposto lei non troppo convinta. - Allora vi seguo.- concluse, tornando poi alla sua auto e seguendo Susan, che si era immessa in strada quasi senza darle il tempo di seguirla.

Per averlo visto il film l’aveva visto, solo i primi due in verità, ma non le era piaciuto da impazzire come a tanti altri, e comunque non le interessava molto. Non le sembrava strano però rapportato a Susan, era una ragazza molto diversa da lei e Patricia. Di qualche anno più giovane di loro, molto bella e piuttosto intraprendente, aveva già avuto qualche piccola parte in film minori e attualmente era nel cast di una soap opera, non molto conosciuta per la verità. Il suo sogno era fare l’attrice, e Jennifer era sicura che ce l’avrebbe fatta: era tenace, e secondo lei era pure piuttosto brava, anche se non ne capiva un granché. Quello che le occorreva era solo una buona occasione, un ruolo anche piccolo ma che la mettesse di fronte agli occhi di qualcuno che valesse, Jennifer gliel’augurava con tutto il cuore e più in fretta possibile.

Arrivate al parcheggio si erano riunite e si erano incamminate verso l’Hard Rock, costatando, quando erano arrivate nei pressi dell’entrata del locale, che anche fuori c’era un sacco di gente.

- Pat… ma ce la facciamo ad entrare?- aveva chiesto Jennifer un po’ preoccupata.

- Ma la vuoi smettere di preoccuparti? Se vi ho detto che ci fanno entrare, ci fanno entrare, smettila di assillarmi!- aveva risposto Susan anche se non era stata interpellata.

- Se lo dici tu, è che io vedo un gran casino…- aveva ribattuto.

Quando le tre ragazze erano arrivate all’entrata, Susan si era fatta notare da uno dei buttafuori che controllava l’enorme fila che c’era per entrare, quello aveva sorriso e aveva fatto un cenno ad un altro, che si era fatto strada verso di loro e le aveva fatte passare. Susan aveva scambiato qualche parolina con quei due, ammiccando e sorridendo, Jennifer e Patricia l’avevano aspettata poco più avanti.

Entrare là dentro, nel senso fisico della cosa, non era stato nient’affatto facile. Jennifer, tanta gente stipata in quella maniera, non l’aveva mai vista, le faceva venire ansia quel posto. La musica era assordante, non c’era posto per sedersi e per di più, dopo una mezz’ora soltanto, i piedi le facevano un male insopportabile. Decise che avrebbe buttato quelle maledettissime scarpe, la facevano sembrare più alta almeno di sei o sette centimetri, che a lei facevano davvero comodo, data la sua piccola statura che sfiorava i 161 centimetri, ma a tutto c’era un limite!

Quando il famoso concerto che lei non aveva praticamente visto era finito, all’Hard Rock era cominciata una serata piuttosto ordinaria: musica alla moda e gente che ballava, nella bolgia infernale dopo un po’ le ragazze si erano perse Susan. Patricia le aveva detto che l’aveva vista sparire tra la folla mentre ballava con qualcuno. Urlando a squarciagola era riuscita a dire a Jennifer:- Magari ha conosciuto qualcuno d’interessante, speriamo per lei!- l’altra aveva annuito.

Guardando la sua avvenente amica aveva pensato per tutta la sera che il mondo dello spettacolo fosse davvero assurdo: Susan aveva tutte le carte in regola per diventare qualcuno, eppure nessuno si accorgeva di lei, come si poteva essere tanto ciechi? Era decisamente ingiusto.

Quando Patricia aveva avuto bisogno di andare in bagno, le due ragazze si erano avviate facendo una fatica immensa verso i servizi femminili, facendosi largo praticamente a spallate. Nonostante fosse già piuttosto tardi il locale non accennava a svuotarsi nemmeno un po’, e Jennifer cominciava a non poterne davvero più di stare lì. Mentre aspettava Patricia si era messa ad osservarsi nello specchio, per vedere come stesse.

Improvvisamente la porta all’entrata si era aperta con un gran tonfo che l’aveva fatta spaventare: era entrato nel bagno un tipo che aveva tutto l’aspetto di essere piuttosto alticcio, che l’aveva guardata incuriosito e le aveva detto:- Che ci fai signorina nel bagno degli uomini? Cerchi guai?-

Jennifer si era spaventata un po’, razionalmente non sapeva nemmeno il perché. Era quel tipo che era entrato nel bagno sbagliato! Fortunatamente era arrivato un altro tipo dietro, parecchio più grosso dell’altro, che l’aveva preso per la maglietta e l’aveva tirato via dicendogli:- Ma che fai, deficiente, è il bagno delle donne questo!-

La porta si era richiusa subito non appena quel tipo aveva trascinato via l’altro, Jennifer aveva tirato un sospiro di sollievo; quando Patricia era riapparsa chiedendole chi fosse il deficiente di prima, Jennifer aveva sorriso. - Uno che aveva sbagliato bagno!-

Lì per lì non ci aveva più pensato, almeno fino a che, nemmeno molto dopo, se l’era ritrovato davanti mentre era andata a prendersi da bere al bancone del bar. Aveva fatto finta di non riconoscerlo, ma lui sembrava non voler fargliela passare liscia.

- La ragazza del bagno! Come stai? Tutto bene? Io avevo sbagliato bagno, non aveva visto la gonnellina della donnina sulla porta, o forse sono entrato perché le gonne mi attirano troppo, non lo so… tu che ne pensi?-

- Ehm… cosa?- gli aveva risposto lei leggermente imbarazzata.

- Com’è che ti chiameresti?-

- Jennifer.- gli aveva risposto secca, per non incoraggiarlo.

- Ciao Jennifer! Come stai?- le aveva detto tutto sorridente. Jennifer più lo guardava e più era preoccupata, quel tipo era veramente troppo strano, o forse solo troppo sbronzo.

- Bene, grazie.- aveva ribattuto.

- E a me non chiedi niente?- aveva chiesto lo strano tipo, sembrando dispiaciuto.

- Tu stai bene?-

Quello le aveva teso la mano, lei gli aveva dato la sua un po’ perplessa.

- Molto piacere, io sono Dominic, e sto beeeenissimo!- aveva detto trascinando in modo ridicolo l’ultima parola.

Che nome idiota!, pensò lei, nome adatto al tipo, comunque. Ma chi l’aveva chiesto il suo nome!

- Sono felice per te.- aveva risposto, non sapendo più come togliersi dalla situazione. Anche se quel Dominic un po’ la metteva in ansia, doveva dire che però le sembrava carino. Non come aspetto fisico, magari anche in quello, le trasmetteva vibrazioni positive, ecco. Magari se lo avesse incontrato da sobrio non sarebbe stato neanche male.

- Jennifer… Jennifer…- Dominic l’aveva guardata e aveva ripetuto in modo incerto il suo nome per un paio di volte, guardandola con occhio non proprio vispo. - Ti posso offrire da bere, dolce Jennifer?-

Carino, sei decisamente ubriaco!, pensò la ragazza. - Non c’è bisogno, ma grazie.- aveva risposto, sempre aspettando che il barista la degnasse di un po’ di attenzione. Era parecchio che stava là, e quello le dava l’idea di non averla nemmeno vista.

- No, no, dai, mi fa piacere, dimmi che prendi.-

- Una birra.- aveva detto arrendendosi, evidentemente non c’era modo di farlo desistere. Con sua immensa sorpresa, come Dominic fece per alzare la mano, sebbene fosse l’ultimo arrivato, uno dei baristi gli prestò subito attenzione, portandogli in men che si dicesse quello che aveva chiesto.

Che palle! Guarda un po’ se devono dare retta più all’ultimo sbronzo arrivato che a me, che bastardi! Sono proprio un caso clinico di sfigata…, pensò Jennifer, che intanto aveva sorriso a Dominic prendendo la bottiglia di birra che lui le stava porgendo.

Avrebbe voluto tornare da Patricia, che la stava aspettando non lontana da lì, ma le sembrava veramente da maleducata andarsene così dopo che Dominic le aveva offerto da bere, anche se il ragazzo aveva cominciato a bere la sua birra e sembrava, almeno per quel momento, essersi dimenticato di lei.

Si era fermata per un momento ad osservarlo: portava un paio di normalissimi jeans e una maglietta verde, con sopra disegnato un pallone da calcio, con una scritta che non riusciva bene a vedere nella semioscurità, barba un po’ lunga, che doveva dire gli stesse bene, biondo, ma francamente non sembrava il suo colore. Era nell’accessorio che veramente dimostrava una certa peculiarità: le sue mani erano piene di anelli e ai polsi portava dei cosi strani, Jennifer si stava chiedendo se quegli strani aggeggi erano rimasugli di qualche giochetto sessuale un po’ strano. Poi notò anche che aveva disegnate sopra le unghie della mano destra una specie di lunetta con lo smalto nero… mah, pensò, questo è proprio strano, però è anche proprio carino! Si mise a ridacchiare mentre pensava a queste cose, Dominic si era per un momento ripreso dai suoi viaggi negli effluvi dell’alcool e le aveva sorriso.

- Che cos’è che ti fa ridere, Jennifer?-

Ogni volta che pronunciava il suo nome lo faceva usando un accento un po’ strano, Jennifer non sapeva se fosse per la sbronza o perché magari parlava proprio in modo strano.

- Niente.- aveva risposto, sentendosi un po’ allo scoperto.

Dominic aveva fatto una risatina idiota, poi le aveva dato una ditata sulla spalla con l’indice della mano sinistra, nella quale teneva anche la birra e le disse - Tu non me la racconti giusta… Jenny… Jennifer!-

Ma sei veramente un gran scassapalle!, pensò. - Davvero, niente, sorridevo.- gli rispose, un po’ imbarazzata.

- Jenny Jennifer… me lo dai il tuo numero di telefono? Così una volta che sono un po’ meno stanco ci facciamo una chiacchierata, Jenny Jennifer…-

Jennifer stavolta aveva riso, quella parlata un po’ biascicata e il fatto che la chiamasse in quel modo l’avevano fatta ridere di gusto.

- Non sei stanco, Dom Dominic!- gli aveva risposto imitandolo. - Sei serenamente e beatamente ubriaco! E non credo sia il caso di darti il mio numero…-

- Dom Dominic…- aveva ridacchiato un po’, poi aveva continuato. - Jenny Jennifer… dai, per favore, fammi contento, voglio rivederti.-

- Va bene, ma solo perché tanto domattina non ti ricorderai nemmeno la mia faccia.- aveva ceduto Jennifer, dato che poi, in fin dei conti, anche se era sbronzo, quel tipo le piaceva. Patricia l’avrebbe cazziata sicuramente se l’avesse saputo.

Aveva fatto per dettarglielo, ma Dominic la stava guardando con l’occhio spento, senza accennare a fare niente per appuntare il suo numero. Poi era sembrato riprendersi un po’, si era messo una mano sul petto, come a voler cercare qualcosa.

- Ops… dolce Jenny Jennifer… non so dove ho messo il mio telefono birichino, chissà dove s’è cacciato… va in giro da solo… aspetta…-. Detto questo si era sporto sul bancone del bar e aveva chiesto una penna al barista, che prontamente aveva esaudito la sua richiesta. Quindi l’aveva porta a Jennifer, porgendogli la mano destra e dicendole. - Tatuami!-

- Cosa?- aveva chiesto lei basita.

- Se mi faccio dare un pezzetto di carta poi il birichino mi scappa come il telefono, invece se tu me lo scrivi qui, ma proprio qui,- precisò indicando con il dito indice della mano sinistra il palmo della mano destra, - con scritto sopra la dolce Jenny Jennifer io non ti perdo più.-

- Sei veramente strano, te l’ha mai detto nessuno?- aveva commentato Jennifer esaudendo quello strambo desiderio.

- Mi dicono tante cose Je… Jennifer, non me le ricordo tutte.- Incominciava anche a tartagliare, era palese che la sonora sbronza di cui era vittima gli stava davvero facendo un bell’effetto.

- Appunto… allora io torno dalla mia amica, ciao Dominic, grazie per la birra.-

Dominic aveva alzato la mano e l’aveva salutata, finendo di bere la sua birra.

Pure da un ubriaco mi dovevo far rimorchiare, ora se questo mi chiama io che gli racconto? Dio che imbecille che sono! Potevo almeno dargli il numero sbagliato? Cogliona, cogliona!

Appena era arrivata da Patricia le aveva detto che se ne voleva andare via.

- Ma come te ne vai, e Susy?-

- Pat, Susy è sparita da quasi due ore, e io non ce la faccio più! Dai, vieni con me, ti riaccompagno io.- le aveva detto.-

- No, io aspetto lei, se poi non la ritrovo prendo un taxi, però tu sei una stronza! E poi è solo l’una!-

- Sì, e domani io devo essere in ufficio alle nove! E sono stanchissima! Davvero Pat, non ce la faccio più, non ce l’avere con me!- si lamentò Jennifer.

L’amica cambiò espressione. - Ma no che non ce l’ho con te, vai, dai, io mi arrangio.- 

Le due ragazze si erano date un bacetto affettuoso sulle guance e Jennifer si era avviata all’uscita non senza difficoltà, quando si ritrovò in strada si sentì un po’ più libera di respirare.

Era sola e un po’ era preoccupata: per girare da sola di notte a Los Angeles portava decisamente una gonna troppo corta. Tuttavia la zona era molto frequentata anche a quell’ora e questo la faceva sentire abbastanza sicura, almeno finché non girò l’angolo verso il parcheggio e vide che la strada per arrivarci era deserta. Era sicura che non le potesse succedere nulla, ma ugualmente guardò bene davanti a sé e poi dietro, vedendo una cosa che l’aveva allarmata davvero molto.

Quel Dominic la stava seguendo.

Idiota, imbecille, cretina, stupida, sfigata, imbranata!! Ma che cazzo t’è saltato in mente di dare spago ad uno così! Oddio, magari è un pazzo assassino e adesso mi ammazza! O mi fa qualcosa di peggio!

Pensando queste cose affrettò il passo, cosa non facile dato che quelle scarpe le stavano facendo vedere i sorci verdi. Per vedere se effettivamente la seguiva cambiò momentaneamente strada, trovandoselo dietro. Un brivido la scosse, continuò a camminare. Il suo nuovo piano era quello di salire in macchina velocemente e di partire altrettanto velocemente prima che lui la raggiungesse, se manteneva quella distanza tra loro ce l’avrebbe fatta. Ma Dominic stava guadagnando terreno, e quando lei era arrivata alla sua macchina lui non era molto distante da lei.

Agendo un po’ d’impulso si girò improvvisamente e lo guardò furente.

- Ma insomma, perché cavolo mi segui? Chiamo la polizia se non ti togli di mezzo!-

- Aspetta Jenny Jennifer…- gli aveva detto lui rimanendo sempre un po’ distante.

- Che vuoi? Parla! Veloce!-

Dominic l’aveva guardata con un’espressione sul viso tipo bambino che è stato sorpreso a fare una marachella. Porca puttana, se mi guardi così m’ intenerisco, aveva pensato Jennifer.

- Voglio venire con te…-

La ragazza era rimasta un momento spiazzata. - Come vuoi venire con me? Ma dove?-

- Dovunque tu vada, voglio venire con te.-

- Tu sei pazzo!-

- No, voglio stare con te.-

Jennifer era stata fortemente tentata di aprire lo sportello della sua auto e scappare via di corsa, ma non poteva lasciarlo lì in quel modo, le sembrava davvero partito.

- Senti, se vuoi ti porto a casa. E’ il massimo che posso fare.-

- Va bene dolce Jenny, dove vuoi…-

Jennifer l’aveva fatto salire in macchina. - Dove abiti?-

- A Manchester, a Los Angeles e poi in tanti posti, tanti tanti posti...-

- Dai, sii serio, dove devo portarti?-

- Dove vuoi tu, Je… Jen… dolce Jenny.- aveva incespicato con difficoltà.

- Va bene, ho capito, io parto intanto, e tu mi dici dove devo andare.-

Dominic aveva chiuso gli occhi e si era appoggiato allo schienale del sedile, annuendo. Intanto Jennifer aveva messo in moto la macchina, dopo aver fatto qualche metro aveva richiamato il ragazzo.

- Allora, mi dici dove devo portarti? Non posso stare tutta la notte dietro a te!-

Non aveva ricevuto risposta.

- Dominic?-

Tutto continuava a tacere.

Jennifer allora per un attimo aveva spostato lo sguardo dalla strada su di lui.

- No, non è possibile!- aveva esclamato, poi aveva cercato un posto per accostarsi. Dominic sembrava essersi addormentato, come un bambino, appunto. In verità non dormiva, era solo molto stordito.

L’aveva scosso un po’, ma lui aveva farfugliato qualcosa senza senso e nient’altro, era completamente andato.

- Ma porca vacca! E adesso che diavolo faccio!-

Era rimasta un momento a riflettere, senza sapere cosa fare, poi aveva cercato il suo cellulare nella borsa, aveva bisogno dell’aiuto di Patricia, quando improvvisamente sentì un cellulare suonare che indubbiamente non era il suo.  Doveva essere di Dominic.

Improvvisamente si sentì più sollevata, avrebbe potuto chiedere aiuto a chi avrebbe trovato dall’altra parte. Il problema adesso era dove fosse il cellulare di quel tipo… lo sentiva squillare, ma proprio non aveva idea di dove potesse essere, Non aveva una giacca addosso, quindi doveva essere in una delle tasche dei jeans, Jennifer accese la luce dell’abitacolo dell’auto per vedere, notò una strana escrescenza che sporgeva dalla tasca anteriore destra dei sui jeans.

- Bel posto del cazzo per tenere un cellulare!- disse a voce alta mentre l’odiosa musichina continuava a suonare. Si apprestò non senza imbarazzo ad introdurre una mano nella tasca, del resto era l’unico modo per appropriarsi di quel telefono.

Non appena Dominic aveva sentito quegli strani movimenti, sempre poco cosciente, aveva fatto una risatina. - Oh, oh, che vuoi farmi dolce Jenny?-

Intanto la ragazza era finalmente riuscita a prendere il telefono, a quell’uscita però non poteva non rispondere.

- Ma stai zitto!- aveva detto stizzita, ma guarda un po’ se deve fare anche lo spiritoso questo!

- Sì, sì, io non dico più niente, fai tutto tu.-

Jennifer non aveva sentito l’ultimo commento, aveva risposto al telefono.

- Dom! Dove diavolo sei?- la voce dall’altra parte sembrava essere piuttosto allarmata.

- Scusami, io non sono Dominic, mi si è praticamente addormentato in macchina, io non so che fare…-

- Ma chi sei?- le aveva detto la voce maschile dall’altra parte, - che sta succedendo?-

- Sono Jennifer… è una storia lunga, dovevo riaccompagnarlo a casa, ma non mi vuole dire dove abita.-

- Ascoltami Jennifer, adesso tu mi devi dire dove sei di preciso, e mi aspetti ferma lì. Vi ha visti qualcuno?-

Jennifer spiegò al suo interlocutore dove fossero, e disse che non gli aveva visti anima viva. Lì per lì non si fece domande. Aspettò pochi minuti quindi, fino a che vide arrivare un’elegante auto sportiva piuttosto velocemente, che accostò vicino a lei. Ne vide scendere un tipo ben vestito, che si avvicinò alla sua auto.

- Jennifer?-

Lei scese dall’auto. - Sì, sono io.-

- Senti Jennifer, è di fondamentale importanza che non vi abbia visti nessuno. Ne sei certa al mille per cento?- le aveva chiesto.

- Sì… cioè, non lo so, penso di no… ma perché è tanto importante?-

Quell’uomo non rispose alla sua domanda. - Dominic è in macchina?- chiese.

- Sì.-

Saputo questo si diresse allo sportello sulla destra, aprendolo e chinandosi, mettendosi il braccio di Dominic intorno al collo, mentre incitava l’altro a collaborare. Non senza fatica l’aveva fatto alzare in piedi e aveva cominciato a trascinarlo verso la sua auto, per poi metterlo sul sedile accanto a quello di guida.

- Ti ringrazio molto Jennifer. Mi raccomando, tieni la cosa per te.-

La ragazza dal canto suo era piuttosto stordita, non capiva come mai quel tipo si fosse tanto fissato sulla segretezza della cosa. Quindi l’aveva visto ripartire piuttosto velocemente, lasciandola sul ciglio della strada.

Appena era entrata nel portone del suo palazzo, Jennifer si era tolta le scarpe, che le avevano lasciato degli evidenti segni rossi sulla parte superiore del piede, poi aveva lentamente cominciato a salire le scale, fino al suo appartamento al quarto piano. Aveva dovuto litigare per l’ennesima volta con la serratura, ogni benedetta volta che usciva doveva necessariamente rischiare di rimanere chiusa fuori, era frustrante. Quella volta le andò bene, appena entrata le era venuto incontro il gatto, che miagolando era andato a strusciarsi alle sue gambe.

- Buonanotte Sploffy… era meglio che rimanevo con te a giocare al lancio del gatto…- gli disse prendendolo in braccio e grattandogli la testa.

Era stanchissima e decisamente stralunata per via della strana conclusione di serata.

Era mai possibile che cose del genere capitassero sempre a lei? 

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Capitolo 2
*** Quando è proprio una questione di culo! ***


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Capitolo 2

Quando è proprio una questione di culo!

 

Quando Dominic si era svegliato, l’unica cosa che era riuscito a fare era stato imprecare. Aveva un mal di testa come credeva di non averlo mai avuto, lo stomaco sottosopra e, come se non bastasse, non aveva idea di dove si trovasse. Solo dopo cinque minuti di attenta osservazione del soffitto aveva riacquistato lucidità sufficiente per capire dove si trovasse, riconoscendo la stanza degli ospiti di casa di Jonathan.

Si era alzato non senza difficoltà, poi aveva preso la porta ed era uscito, dirigendosi al piano inferiore dove aveva trovato il suo amico, che in cucina tranquillamente stava facendo colazione.

- Buongiorno…- aveva bofonchiato, appoggiando la spalla allo stipite della porta e mettendosi la mano sinistra sulla testa, massaggiandosi la fronte.

- Buongiorno un cazzo, Dom! Tu devi darti una bella regolata, non si può continuare così!- gli aveva detto Jonathan piuttosto serio. Poi, addolcendo un po’ il tono poco raccomandabile che aveva usato prima aveva continuato con la predica:- Questa volta t’è andata bene, ma non è che puoi sempre confidare nel tuo sconfinato culo! Altrimenti finisce come al Mardi Gras a New Orleans il mese scorso, che ti fai fotografare ubriaco fradicio con tanto di canna in mano, poi voglio vedere che cazzo li racconti la prossima volta ai giornalisti!-

Dominic si era tolto la mano dalla fronte e con un’espressione decisamente infastidita aveva steso il braccio verso l’amico porgendogli il palmo. - Frena… frena! Per primo non urlare che mi rimbomba tutto, per favore. E poi che mai avrò fatto di tanto male ieri sera? Ho bevuto un po’, succede.-

- Appunto, ma tu hai bevuto decisamente troppo ieri sera, e ultimamente lo fai un po’ troppo spesso. Dom, seriamente, se non te lo dicessi non sarei tuo amico, stanotte se non ti venivo ad acchiappare chissà dove ti ritrovavo e soprattutto su che copertina ti ritrovavi stamattina. E comunque ti devi veramente dare una regolata, non puoi avere sempre bisogno della balia! E’ anche un discorso di salute, in fin dei conti.-

Dominic si fermò un momento a riflettere, Jonathan aveva ragione da vendere. Ultimamente ne stava veramente combinando di tutti i colori, era sempre in giro tra impegni mondani e non, sempre a frequentare posti particolari e gente altrettanto particolare. Ok, era decisamente il suo momento, la sua notorietà era all’apice e doveva sfruttare ciò che il caso gli aveva regalato, ma forse ne stava approfittando troppo. Si era avvicinato al tavolo e si era seduto.

- Hai ragione, non discuto nemmeno. Non mi ricordo quasi niente di ieri sera, e quindi mi preoccupo anche di più. Che diavolo ho fatto stavolta?-

Jonathan gli aveva piazzato davanti una tazza di caffé che Dominic aveva guardato con aria leggermente schifata, spostandola un po’ da sé con la mano destra. Se solo pensava di mandare giù qualcosa, qualsiasi cosa fosse, gli saliva nuovamente la nausea. Facendo quel gesto notò che aveva la mano scritta sul palmo, con curiosità l’aprì completamente e lesse, mentre l’altro aveva sorriso sornione.

- Eh eh eh… che diavolo hai fatto stavolta…- aveva cominciato a dirgli, ma Dominic lo interruppe subito.

- E questo numero di chi cazzo è?-

Jonathan si era sporto e aveva letto.- Rincoglionito, c’è anche scritto il nome! Jennifer, che dopo la sbronza non sai nemmeno più leggere?-

- Oh, senti, simpaticone, l’ho visto che c’è scritto Jennifer, ma chi cazzo è ‘sta Jennifer?- aveva ribattuto a tono.

- Se non hai conosciuto due Jennifer nella stessa serata, suppongo che sia la tipa che ieri notte t’ha salvato il culo.-

Dominic lo guardò incuriosito, quindi Jonathan si accinse a raccontargli di come l’aveva recuperato la notte precedente. Improvvisamente gli venne alla mente qualche sbiadito ricordo, una tipa con cui aveva scambiato forse due parole al bar, si ricordava una specie di corsa, un’auto, ma era tutto immerso nella nebbia fitta. - Ho qualche piccolo flash, ma veramente piccolo piccolo, eh…- Quindi si era fatto forza e aveva buttato giù una sorsata di caffé. - Ma secondo te la devo chiamare?-

- A me lo chiedi? Se non te lo ricordi perché hai il suo numero che devo dirti, anche se in genere se una ti da il suo numero, è per un motivo solo. In ogni modo, se vuoi il mio parere, quantomeno dovresti ringraziarla. Ti ha veramente salvato ieri sera.-

Dominic storse la bocca e ridacchiò. - Sì, sì, ringraziare, ma vai, vai!- aveva detto con aria di superiorità. Che lui era il tipo che si abbassava a ringraziare?

- Al limite, se è carina, potrei anche ringraziarla, però…- aveva aggiunto dopo qualche secondo, usando un tono che non lasciava spazio a dubbi su quale sarebbe stato il modo in cui Dominic avrebbe ringraziato la ragazza. - Tu l’hai vista, no?- aveva quindi chiesto a Jonathan, che aveva annuito.

- E allora?-

Jonathan si fece pensieroso. - No, sai, era piuttosto buio, non è che mi ricordo molto bene…- stava volutamente trattenendosi, per far arrabbiare l’altro.

- Insomma cazzone, o parli o no!- aveva risposto l’altro ridacchiando.

- Diciamo niente di che. Ordinaria, a parte una cosa. Un gran bel sedere, alla JLo.-

Dominic aveva assunto un’espressione compiaciuta. - Culo alla Jennifer Lopez? Allora tocca chiamarla!- aveva esclamato sfregandosi le mani.

Jonathan aveva riso:- Eh beh, quando un bel culo chiama…-

- Io rispondo!- disse ridendo a sua volta. - Per di più si chiama Jennifer anche lei, visto i casi della vita?- aveva concluso poi.

 

***

 

Jennifer lavorava ormai da ben cinque anni come segretaria per uno studio di commercialisti. Non che si fosse mai trovata splendidamente in quell’ambiente, il commercialista per cui lavorava era un vero tiranno, non faceva che darle il tormento da quando aveva cominciato a lavorare per lui, tacciandola sempre come poco intelligente. Non che le avesse mai detto una cosa del genere apertamente, però le aveva fatto chiaramente capire in svariate occasioni che non la riteneva una cima, del resto non è che anche lui fosse un tipo particolarmente sveglio, ma a lei questo non interessava. Jennifer si curava di fare il suo lavoro e tanto le bastava. Con le altre colleghe poi non è che avesse mai avuto dei gran rapporti, non le erano state mai estremamente simpatiche.

Anche se non era propriamente un paradiso, a lei quel lavoro piaceva, del resto non è che sapesse fare molto altro se non la segretaria: in più era un lavoro sicuro e veniva pagata bene, non aveva mai sinceramente pensato di poterlo cambiare un giorno. Specialmente quella mattina, che il suo capo non era in ufficio e non aveva dovuto subire le sue mille richieste puntigliose alle quali in genere veniva sottoposta, quel lavoro le sembrava un paradiso. Aveva svolto con calma tutti i suoi compiti giornalieri, curato la corrispondenza, messo in ordine i registri e altre faccende varie, come le era stato lasciato detto aveva richiamato alcuni clienti ai quali aveva dovuto spostare degli appuntamenti. La calma di quella giornata le aveva permesso anche di stare un po’ al telefono con Patricia, che le aveva telefonato per sapere se era libera a pranzo. Le aveva raccontato che Susan aveva delle notizie estremamente interessanti da dar loro sulla serata precedente e le aveva invitate entrambe in un posto che era vicino agli studi dove veniva girata la soap opera in cui interpretava un piccolo ruolo. Jennifer avrebbe avuto certamente da correre un po’, tuttavia se Susan aveva qualcosa di importante da dirle, non sarebbe mancata per niente al mondo.

Con Patricia si era data appuntamento fuori dal suo ufficio, lavoravano in due palazzi che stavano nella stessa strada. Si erano conosciute proprio per via del fatto che avevano praticamente gli stessi orari di lavoro infatti, e ormai erano molto amiche da circa quattro anni. Jennifer le aveva sorriso vedendola uscire, appena era arrivata si erano salutate con un bacio sulla guancia.

- Allora, quanto tempo hai tu?- aveva chiesto Patricia.

- Un’ora e un quarto, quasi.- aveva risposto guardando l’orologio. - Ma oggi quel rompiscatole non c’è, quindi se tardo cinque minuti non succede niente.-

- Se lo dici tu… comunque sbrighiamoci, dai!- l’aveva incitata l’altra.

Per tutta la durata del pranzo Susan non aveva fatto che raccontare dell’interessantissimo tipo che aveva conosciuto la sera prima. A quanto pare era una sorta di PR, un tipo che, per quel che diceva, lavorava con nomi veramente importanti nel campo del cinema; uno che avrebbe potuto aiutarla in parole povere.

- Susy, ma tu non hai bisogno di certi mezzucci per sfondare. Sei brava, qualcuno ti noterà sicuramente, e prima che tu te ne accorga. E poi è proprio brutto che ti butti via così.- aveva commentato Jennifer quando l’amica aveva detto di essere disposta a tutto per entrare nelle grazie di questo tipo.

Susan aveva ribattuto a brutto muso, agendo come se Jennifer avesse detto delle falsità, o l’avesse offesa:- Che vorresti dire, che mi faccio sfruttare? Tu proprio non capisci niente, nel nostro ambiente va così, ma che vuoi saperne? Non dureresti nemmeno un giorno, sei veramente ingenua.-

Jennifer non aveva risposto, era convinta che Susan avesse ragione su tutti i fronti. Certo che sono proprio stupida, ho perso una buona occasione per stare zitta, aveva pensato.

In macchina più tardi, mentre tornavano verso i loro uffici, Patricia aveva espresso qualche perplessità sull’atteggiamento di Susan. - Ma non ti sembra che abbia esagerato prima? In fondo tu non le avevi detto niente di male, anzi.-

Jennifer aveva sorriso, sempre guardando la strada. - Ma no, la capisco. Ho detto una serie di scemenze prima, non so niente di come va lo star sistem e magari l’ho anche offesa. Non che l’ho fatto di proposito, tu lo sai Pat, ma credo di averle involontariamente dato della puttana…-

- E con ciò?- aveva risposto l’altra a tono. - Se va a letto con quello solo per entrare nelle sue grazie che altro è secondo te? E poi che ha intenzione di fare, di saltare da un letto ad un altro fino a che non le fanno fare un film? Secondo me avevi ragione tu, si butta via facendo così.-

- Dai, non essere così dura! Magari abbiamo frainteso tutto, Susy non ha mica detto che ci andrà a letto!-

- Forse non in questi termini. E comunque ultimamente è diventata una stronza, anche ieri sera, per esempio. Sapeva che tu saresti andata via un po’ prima, non si è degnata nemmeno di avvertire che se ne andava, mi ha lasciato al locale da sola, m’è toccato prendere un taxi per andare a casa. E poi anche questo invito a pranzo, ci ha tenute quaranta minuti a parlare degli affari suoi, vantandosi di aver conosciuto ‘sto tizio… insomma, sono anche contenta per lei, ma che si dia meno arie!-

- Era contenta, forse si è un po’ esaltata.-

- Insomma Jennifer, non è che la devi giustificare per forza! Ma è mai possibile che ti devi sempre far condizionare così? Hai trent’anni, svegliati!- aveva sbottato l’altra. 

Jennifer era veramente troppo buona, non vedeva mai in nessuno la cattiveria, nemmeno se gli si fosse palesata davanti la cattiveria in persona l’avrebbe considerata tale. Non che si facesse prendere in giro, aveva solo un’inestinguibile ed irrimediabile fiducia nel genere umano, qualità che era veramente difficile da trovare, specialmente in una metropoli come Los Angeles, dove tutti erano alla ricerca della vetta e non aspettavano che il momento di poter sfruttare il prossimo in ogni modo. A Patricia Jennifer era piaciuta da subito proprio per questo, era una persona genuina, si mostrava sempre per quel che era. Forse perché non era nata e cresciuta come lei in quella città, veniva da un paesino sperduto del Nevada di cui non ricordava nemmeno il nome, in ogni modo era diversa dalle persone che aveva sempre frequentato.

- Certo, il fatto che ti abbia lasciato da sola e che ti sia toccato prendere un taxi mi dispiace… tra l’altro se ieri sera fossi venuta con me, e scusami se sono così egoista, mi saresti stata davvero d’aiuto! Non sai che mi è successo!-

Patricia aveva guardato Jennifer un po’ allarmata. - Che diavolo t’è successo? Incontri spiacevoli?-

La ragazza aveva cominciato a raccontarle della sera precedente e, come aveva ipotizzato, Patricia immediatamente l’aveva interrotta per rimproverarla.

- Ma tu sei una pazza incosciente! Ma dai spago ad uno ubriaco fradicio così, come se niente fosse? Tu hai rischiato grosso, ma veramente grosso! Speriamo che non abbia più il tuo numero, e che non ti chiami in ogni modo!-

- Lo so, sono stata un po’ superficiale, ma mi ha fatto sinceramente tenerezza…- si era difesa Jennifer. L’altra aveva sospirato mentre Jennifer parcheggiava l’auto.

- Sei incorreggibile!- le aveva detto, per poi salutarla con un bacio sulla guancia e dirigersi verso il suo ufficio.

 

Finalmente, dopo la giornata di lavoro, Jennifer era tornata a casa sua passando prima a salutare la signora Doyle, dato che la sera prima era stata piuttosto sbrigativa. Era rimasta non più di venti minuti con l’anziana signora, giusto il tempo di salutarla, farci due chiacchiere e chiederle se avesse bisogno di qualcosa. Quella sera aveva intenzione di andare a dormire presto, quindi si era messa sul divano davanti alla televisione in tenuta casalinga, che consisteva in un paio di pantaloni di una tuta, una maglietta molto semplice, capelli legati e niente trucco, in compagnia di Sploffy, il suo gatto rosso.

In televisione non passavano niente d’interessante come al solito, ben presto si era annoiata di guardare la televisione e si era messa a leggere, almeno fino a che il suo telefono cellulare aveva cominciato a suonare. Non l’aveva nemmeno tolto dalla borsa, non si aspettava telefonate; non appena aveva visto il numero sconosciuto che la chiamava sperò ardentemente che non fosse chi temeva. Speranza vana.

- Jennifer… sei Jennifer?- gli aveva detto una voce che non riusciva a riconoscere.

- Sì… ma chi è?-

- Dominic, lo sbronzo di ieri sera all’Hard Rock.-

- Ah, tu… ciao.- aveva risposto, un po’ imbarazzata.

- Ti ho disturbata? Mi sembri strana.-

- No, non mi disturbi.- Come accidenti aveva fatto a capire che era strana?

- Ti ho telefonato perché volevo ringraziarti per ieri sera, mi hai veramente tolto dai casini.-

- Non mi pare di aver fatto granché veramente.- aveva ribattuto lei che non capiva il perché di quel ringraziamento.

- Non essere modesta, davvero, mi hai fatto un favore enorme. Veramente vorrei ringraziarti di persona, ti andrebbe un aperitivo, diciamo domani sera?-

Jennifer era rimasta interdetta un momento. Quel tipo la stava veramente invitando fuori? Dominic sentendo un po’ di perplessità dall’altra parte aveva continuato.

- Dal silenzio attonito che mi giunge dall’altra parte, devo avertene fatte e dette di cotte e di crude l’altra sera… tranquilla, da sobrio sono normale… o quasi.-

Jennifer aveva riso. - No, non hai fatto niente di troppo sconveniente… va bene, vada per l’aperitivo.-

Dominic le aveva dato l’appuntamento per il giorno seguente, poi si erano salutati.

Con Jonathan aveva riflettuto sulla faccenda: gli andava di uscire con quella ragazza, ne era incuriosito, cosa che avveniva davvero poco spesso ultimamente. Però, non ricordandosi che poco di lei, non voleva ritrovarsi con una che non gli piaceva a dover passare necessariamente una serata. Alla fine Jonathan gli aveva dato un buon consiglio:- Proponi un aperitivo. Poi se è di tuo gradimento la inviti a cena, se no, il tuo dovere l’hai fatto e tanti cari saluti!-

Il ragionamento non faceva una grinza. In ogni modo, era questione di culo!

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Capitolo 3
*** Pazzo maniaco, serial killer o semplice ubriaco? ***


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Capitolo 3

Pazzo maniaco, serial killer o semplice ubriaco?

 

- Sei una pazza incosciente! - Le aveva urlato Patricia nell’orecchio.

Dopo che aveva ricevuto quella telefonata di Dominic, Jennifer non aveva nemmeno messo al suo posto il telefono, aveva chiamato la sua amica appena un po’ in apprensione per quello che aveva fatto.

Patricia aveva tutte le ragioni del mondo, ma Jennifer dopo un po’ che la ramanzina andava avanti, cominciò a pensare che forse l’amica stava un po’ esagerando.

- Dai, non sarà mica un pazzo maniaco, o un serial killer…-

- Se ti va bene lo è! Se ti va male ti mette qualcosa nel bicchiere e poi fa di te quello che vuole!-

- Ma che sei impazzita!- aveva esclamato Jennifer che nel sentire quella cosa si era quasi impaurita. - Pat, ora non esagerare!- aveva concluso.

- Io non esagero più, d’accordo, ma tu non ti fai mai più, e dico mai più, incastrare da uno che hai conosciuto ubriaco fradicio in un locale! Accidenti a te, Jen! E comunque io domani sera ti accompagno.-

Jennifer sperò di non aver capito bene cosa le aveva detto l’amica. - Cosa?- le chiese appena un po’ in apprensione.

- Hai capito benissimo, ti accompagno io.-

- Ma dai! Ma che figura di merda ci faccio se arrivo accompagnata?-

- Meglio una figura di merda che essere la vittima di un serial killer!-

Non c’era stato modo di farla desistere, Jennifer alla fine si fece promettere che l’avrebbe solo accompagnata all’appuntamento, ma che dopo se ne sarebbe andata. Conoscendola sapeva che era capacissima, per il suo bene ovviamente, di stare con loro per tutta la serata se necessario.

Si erano date appuntamento a casa di Jennifer mezz’ora prima che si dovesse trovare con Dominic nel locale stabilito. L’amica era salita e, non appena era entrata in casa sua, Jennifer si era fatta vedere.

- Come ti sembro?- le aveva chiesto un po’ in apprensione.

- Troppo truccata, troppo appariscente, capelli troppo perfetti. Il solito insomma.- Patricia con Jennifer era sempre spudoratamente sincera, per questo l’altra le era molto grata.

L’aveva guardata quasi come se avesse paura. - E adesso che faccio? Dobbiamo andare via, o faccio tardi! Non abbiamo tempo!-

L’altra le aveva sorriso. - Che vuoi che sia? Se è un uomo che è un uomo, cinque minuti potrà pur aspettarti!-

Patricia le aveva sistemato un po’ il trucco e le aveva tolto le mollettine con cui si era legata i capelli in una specie di mezza coda. Jennifer aveva i capelli castano chiari molto lunghi, fino a metà della schiena, li portava lisci ma in realtà erano un po’ mossi. Patricia le aveva passato le mani per tutta la loro lunghezza scompigliandoglieli appena un poco, in modo che risultassero più naturali. Entrando aveva notato che portava dei jeans forse un po’ troppo a vita bassa e una maglietta sopra che, per quanto fosse carina e le stesse bene, metteva in risalto un po’ troppo la scollatura… insomma, un po’ troppo appariscente, come le aveva detto in precedenza. Tuttavia non le impose di cambiarsi: per prima cosa non avevano tempo davvero e non era educato arrivare con un ritardo troppo marcato, per seconda cosa sarebbe stata una vera sfida trovare qualcosa nel suo armadio di meno appariscente e che fosse stato un minimo elegante. E poi, in effetti, quella era Jennifer, mica poteva snaturarla troppo!

Così descritta poteva sembrare una provocatrice, di fatto non lo era per niente. Anzi, faceva di tutto per essere notata il meno possibile, il trucco pesante e i vestiti che la uniformavano alle mode correnti erano proprio una sorta di mimetizzarsi per lei, la rendevano più sicura.

Erano uscite in fretta dopo che Jennifer aveva litigato per l’ennesima volta con la porta di casa, avevano preso l’auto di Patricia ed erano andate all’appuntamento.

Il locale che Dominic aveva scelto era in centro, ed era un posto piuttosto in voga in quel periodo, lei e Patricia lo sapevano molto bene dato che Susan aveva decantato le lodi di quel posto piuttosto spesso. Nonostante questo piccolo particolare, Jennifer s’impose di non catalogare Dominic prima di conoscerlo solo per il posto che aveva scelto per il loro primo incontro, anche se le sarebbe venuto spontaneo inserirlo nella categoria fighetto-all’ultima-moda. Lei e Patricia, dopo aver camminato a passo sostenuto per non arrivare tardi, misero piede nel locale circa due minuti dopo le sette, praticamente erano in orario. Jennifer si guardò intorno per vedere se riusciva a scorgere Dominic, ma di lui non c’era alcuna traccia. Guardò verso Patricia e scosse la testa in senso di diniego.

- Mh… è pure in ritardo, che gentiluomo!- commentò l’altra. 

Jennifer suggerì che intanto potevano sedersi. Aspettarono qualche minuto ancora, senza ordinare, poi si decisero a bere qualcosa, non potevano rimanere sedute lì per molto senza farlo. Presero due martini, quando Jennifer, che era rivolta verso la porta, lo vide entrare a passo spedito e guardarsi intorno. L’aveva guardata, ma si era subito girato dalla parte opposta, evidentemente non l’aveva nemmeno riconosciuta. Fece girare Patricia, che lo guardò un po’ perplessa.

- Che tipo buffo!- commentò guardandolo.

Anche Jennifer in effetti pensò che un po’ lo fosse, specialmente per il modo in cui era vestito: non che si presentasse male, solo che appariva forse un po’ troppo studiato come abbigliamento, troppo voglio essere trendy a tutti i costi. Portava un paio di jeans tutto sommato normali, una giacca blu scuro con sotto una maglia bianca che aveva dei disegni sopra come se fosse macchiata di vernice di vari colori. Fin qui tutto regolare, se non fosse stato per un paio di nike bianche e rosse che decisamente facevano a botte con tutto il resto, la sciarpa di seta al collo e gli occhiali da sole tipo moscone che tuttavia aveva avuto la decenza di togliersi non appena era stato dentro al locale. Due sere precedenti Jennifer, data l’oscurità diffusa del locale, non l’aveva potuto accertare con precisione, ma in quel momento era più che evidente che il colore dei capelli non era suo. Era uno stupido preconcetto, lo sapeva, ma la faceva ridere pensare ad un uomo con la cuffietta di gomma per i colpi di sole in testa. 

- Venti minuti di ritardo, ha perso dieci punti subito. Altri venti perché non ti ha riconosciuta. Migliaia per come si presenta… In trenta secondi è una pessima media…- aveva commentato ironicamente Patricia.

- Per favore piantala, mi fai diventare nervosa!- aveva risposto Jennifer all’amica, sorridendole lievemente imbarazzata. Quindi aveva aspettato che fosse lui a girarsi nuovamente nella loro direzione e, non appena ciò si era verificato, gli aveva fatto un cenno con la mano. Dominic le aveva sorriso e si era avvicinato, mentre lei si alzava educatamente.

- Sono desolato, scusami…- le aveva detto appena era arrivato. - Sembra proprio che non riesca a farne una giusta con te!- quindi le aveva dato un bacio su una guancia.

Appena l’aveva vista Dominic dedusse che due sere prima doveva essere in delle condizioni veramente pietose. Se Jennifer non avesse richiamato la sua attenzione se ne sarebbe andato convinto che quella tipa gli aveva dato buca, e la cosa, se si fosse verificata, lo avrebbe fatto anche un po’ incazzare. Ad una prima occhiata gli era sembrata carina, niente di particolare, ma aveva un bel sorriso. Non che gli importasse molto, ma era una cosa piuttosto lampante.

Lì per lì non si era accorto che davanti a Jennifer stava seduta un’altra ragazza, se ne accorse solo quando, mentre aveva dato quel bacio per saluto a Jennifer, aveva sentito qualcuno dire:

- E chi ben comincia è a metà dell’opera…-

Si era girato di scatto, davvero non si aspettava di trovare qualcun altro con lei.

E questa adesso chi cazzo è, il cane da guardia?, si chiese dopo essersi girato e aver incrociato lo sguardo con una tipa che lo squadrava torva.

- Lei è una mia amica, Patricia. Pat, Dominic.- Jennifer li aveva presentati, non senza aver guardato la sua amica con aria di rimprovero, quella battutaccia poteva risparmiarsela.

I due si erano stretti la mano non molto convinti, Jennifer sperava che Patricia fosse abbastanza soddisfatta e li lasciasse soli. L’amica però non accennava ad alzarsi.

Si erano seduti, Patricia aveva cominciato a guardare il ragazzo incuriosita più del dovuto. Aveva già visto quella faccia, solo non si ricordava dove, lo stava studiando per cercare di farsi venire qualche idea. Un amico di Susan? No, ne dubitava, se ne sarebbe ricordata anche Jennifer.

Dominic si sentiva addosso quello sguardo indiscreto e non gli piaceva la situazione. Maledisse la sua curiosità e desiderò non aver mai dato alla ragazza quell’appuntamento. Cercò di fare finta di niente e cominciò a dire qualche frase di circostanza a Jennifer, tanto per rompere il ghiaccio. Cominciò a fare qualche battuta, alle quali Jennifer aveva riso, ma l’altra no, nemmeno per sbaglio.

Insomma, ma che accidenti voleva quella? Ma chi l’aveva chiamata? Dominic pensò che se lui aveva cominciato male con quel ritardo, anche quella Jennifer non è che avesse fatto molto meglio di lui.

Quando una delle cameriere era arrivata al loro tavolo per prendere i bicchieri ormai vuoti delle ragazze, Dominic aveva ordinato anche lui da bere e aveva chiesto alle altre due se volessero qualcos’altro. Jennifer aveva rifiutato, per Patricia quella richiesta servì più che altro a scrollarla. Era rimasta lì anche troppo, doveva andarsene. Ad occhio e croce quel ragazzo non le sembrava né un serial killer né un criminale, se mai poteva definirsi lievemente maleducato per via del ritardo, ma si era scusato con così tanta solerzia che Patricia pensò che, in fondo, non aveva fatto niente di irreparabile. La certezza assoluta non poteva averla, ma così è la vita: prima che Jennifer cominciasse a tirarle i calci sotto al tavolino, giustamente, decise di togliere le tende.

- Ti ringrazio molto, ma adesso me ne devo andare, vi ho infastiditi anche troppo. Piacere di averti conosciuto.- gli disse sfoderando un sorriso a trentadue denti che lasciò ancora più perplesso Dominic. Prima sembrava che lo volesse uccidere, adesso gli sorrideva in quel modo. Certo che le donne sono strane… pensò.

Appena era risalita in macchina Patricia aveva scritto un messaggio con il cellulare all’amica: Non ti azzardare a farti portare a casa in macchina da quello! Prendi un taxi oppure chiamami! Sono sicura di averlo già visto, la sua faccia non mi è nuova. Non sembra un pazzo maniaco, ma sta attenta! A dopo.

Jennifer aveva sentito lo squillo del suo cellulare, si era scusata e aveva letto, non riuscendo a trattenere una risatina. Patricia stava davvero esagerando!

Dominic per altro sembrava davvero carino. Non avevano parlato di niente o quasi che riguardasse la loro vita o, meglio, Dominic non l’aveva fatto. Lei non poteva saperlo, ma da parte del ragazzo era stata una cosa voluta. Dopo i primi scambi di battute infatti aveva subito intuito che lei non sapeva chi fosse, strano ma vero. Ormai non c’era più abituato a confrontarsi con una situazione simile, non poteva fare un passo che subito qualcuno lo riconosceva. Lo stava trovando divertente e anche molto rilassante, quindi aveva fatto in modo che fosse lei a parlare, per poter evitare di parlare di sé. Forse Jennifer non era di una bellezza stratosferica, non aveva un modo di fare sicuro che apparteneva alle donne che era solito frequentare da quando il suo indice di popolarità era salito in quel modo. Era decisamente sotto il suo target in parole povere. Eppure era stato sufficientemente bene con lei da avere voglia di invitarla anche a cena. Dopo circa un’ora che stavano là a chiacchierare decise di invitarla, era stato felice che lei avesse accettato.

Jennifer non poté che stupirsi della scelta del ristorante che Dominic aveva fatto, anche quello era un locale piuttosto in voga al momento, per altro arrivando non avevano dovuto nemmeno aspettare molto che li trovassero un tavolo. La ragazza non si fece troppe domande, l’unica cosa che doveva fare era avvertire Patricia che avrebbe anche cenato con lui, pronta a sorbirsi un’altra ramanzina il giorno dopo. Quando l’amica le aveva risposto, aveva letto il messaggio e si era preoccupata. Aveva scritto tutto in stampatello e, anche se ovviamente un messaggio di testo scritto non poteva comunicare anche il tono con cui una cosa veniva detta, Jennifer l’aveva interpretato come un ordine perentorio.

SCUSATI, VAI IN BAGNO E CHIAMAMI! TI DEVO PARLARE PIU’ CHE URGENTEMENTE!

Così fece, arrivò in bagno e fece quella chiamata. Dall’altra parte Patricia le aveva risposto agitatissima.

Era tornata a casa sua sempre con il dubbio aver già visto Dominic da qualche parte, anche dopo un po’ non era riuscita a togliersi quel tarlo dalla testa. Seduta sul divano del suo soggiorno stava tentando di concentrarsi, anche se le veniva da ridere, dato che, non capiva il perché, ma associava quel Dominic a quel tipo che interpretava la parte di Pipino nel Signore degli Anelli. Poi pensò che uno di quelli che suonava all’Hard Rock due sere prima, la sera in cui Jennifer e Dominic si erano conosciuti, era proprio quell’attore. Com’è che si chiamava? Non se lo ricordava di preciso anche se il suo nome, come quello di tutto il cast di quel film, era assolutamente alla ribalta nell’ultimo periodo, non si faceva che parlare di loro. Boyd? Non ne era sicura, anche perché lo confondeva spesso con l’interprete di Merry. Tra l’altro i giornali dicevano che era presente anche lui a quella serata.

Dominic. Aveva letto anche quel nome nell’articolo… era schizzata in piedi e con uno scatto felino, aveva raggiunto la borsa dove teneva il suo portatile, frettolosamente l’aveva acceso e si era collegata ad internet cercando foto della serata, sicuramente sul web le avrebbe trovate dato che era stato un vero e proprio avvenimento quello.

- Pat ma che hai da agitarti tanto, si può sapere?- le aveva chiesto Jennifer.

- Sei a cena con quello che ha fatto Merry! Dominic Monaghan!-

Jennifer si era messa a ridere. - Ma che diavolo stai blaterando! Ma chi diavolo è Merry?-

- Io non blatero! Il Signore degli Anelli, l’abbiamo visto insieme, non te lo ricordi?  C’era anche lui l’altra sera all’Hard Rock! E si chiama Dominic! E poi ho visto le foto! E’ lui Jen!-

L’altra non credeva alle proprie orecchie. - Non credo che sia l’unico Dominic sulla faccia della terra…- aveva ribattuto.

- Ma sei tosta! Ti ho detto che ho visto le foto!-

- No, dai, ti stai sbagliando, figuriamoci se uno del genere uscirebbe mai con una come me!-

- Va bene, non crederci, fai un po’ come ti pare!- aveva esclamato l’altra. - Allora buona serata!- detto questo aveva riattaccato, Jennifer aveva sorriso e si era tolta il telefono dall’orecchio riappoggiandolo nella sua borsa. Patricia a volte prendeva davvero delle belle cantonate.

Dovette ricredersi quando, mentre tornava al tavolo, si era fermata giusto due metri prima di arrivare vedendo che Dominic era alle prese con due ragazze. Lui era di spalle, non poteva vedere che stava tornando, ma Jennifer vide benissimo che stava firmando un autografo. Le prese il panico, non era a neanche due metri da lui e sentì il discorso che stava facendo con quelle che, evidentemente, erano due sue fans. Si girò nella posizione opposta e tornò in bagno quasi correndo, riprese il telefono e chiamò nuovamente Patricia.

- Avevi ragione! E adesso che faccio?-

Era stordita, quasi impaurita. Certo, avrebbe potuto tornare al tavolo come se niente fosse e fingere di non sapere nulla, ma sapeva che non sarebbe stata mai capace di farlo. Un suo difetto, che a volte era un pregio, era che se anche mentiva con le parole, l’espressione del suo viso la tradiva sempre. Ci vollero cinque minuti buoni di chiacchiere al telefono con Patricia perché si tranquillizzasse un po’, l’amica le fu davvero utilissima, la convinse a tornare al tavolo. Dopo aveva rimesso per l’ennesima volta il cellulare nella borsa era uscita dal bagno. Aveva intenzione di fare come Patricia le aveva consigliato: in fondo non era cambiato nulla, doveva stare solo tranquilla, si ripeteva di esserlo mentre camminava a passi lenti verso il tavolo, dove Dominic l’aspettava.

- Pensavo ti fossi persa… tutto bene? Mi sembri strana.- Le aveva chiesto guardandola mentre si sedeva.

Al diavolo l’autocontrollo!, pensò Jennifer. Lei e la tranquillità non erano state due entità tanto separate e diverse come in quel momento.

- Il tuo nome è Dominic, giusto?- gli chiese di punto in bianco.

L’altro la guardò perplesso. - Sì…- le rispose titubante.

- E poi?-

Le sorrise, era tutto chiaro. Era durato poco, ma era stato divertente. Le disse chi fosse precisamente, continuando comunque a sperare che la serata sarebbe stata divertente anche se non poteva più crogiolarsi nell’idea di essere solo un semplice ragazzo che aveva invitato una ragazza fuori.

Quello che gli piacque di più di quella serata fu che Jennifer, dopo quella scoperta, non cominciò ad essere più carina o a dimostrarsi più disponibile con lui. Inizialmente era decisamente imbarazzata, non reggeva il suo sguardo e sembrava piuttosto distratta, come se qualcosa la stesse preoccupando. Da principio Dominic doveva ammettere di aver trovato quella reazione assolutamente fuori luogo e anche un po’ pesante, tuttavia dopo un po’ le cose erano cambiate.

Anche se si stava maledicendo per la seconda volta di aver invitato quella ragazza, ormai era in ballo e doveva ballare. Una situazione simile sarebbe stata l’ideale per divertirsi un po’ alle sue spalle, ma non volle farlo per non complicare le cose. In modo del tutto opposto, ritenendo che gli convenisse infatti, aveva cercato di metterla a suo agio, riuscendoci in nemmeno molto tempo, non aveva dubbi del resto su questo punto di vista, lo sapeva che era bravo a fare queste cose. Quello che non si aspettava era stato che, una volta che Jennifer si era tranquillizzata, si era divertito molto anche lui.

Era carina quella ragazza, dolce, se si guardava dietro il trucco e i vestiti che portava poteva sembrare una ragazza d’altri tempi. Era un po’ impacciata, questo sì, ma quel modo di comportarsi Dominic l’aveva letto come reale, comparandolo al modo di porsi decisamente impostato di certe ragazze che calibravano ogni minimo movimento con pose studiate per apparire in un certo modo.

Alla fine della serata gli era sembrato naturale chiederle se potevano vedersi nuovamente, aveva respirato un’altra aria e voleva ripetere l’esperienza, anche se non si spiegava bene il perché. In quel periodo di certo non era in cerca di una storia, piuttosto se si approcciava con il gentil sesso era solo ed esclusivamente per un motivo, sapeva che invitandola ad uscire nuovamente le avrebbe dato un’idea sbagliata dei suoi intenti nei suoi confronti. In ogni modo non poté impedirselo, appena era arrivato sotto casa di Jennifer, le aveva fatto la sua proposta.

- Io sono fermo in città in questi giorni. Se ti va che ne dici se ci rivedessimo?-

Jennifer era rimasta un momento perplessa. Quel ragazzo le piaceva, e anche molto, si era imposta di godersi la serata e basta, senza stare tanto a pensare se l’avrebbe voluta rivedere o meno, anche se non ci contava dato che era anche un attore piuttosto famoso. Si era attorcigliata una ciocchetta di capelli attorno ad un dito, un gesto che faceva spesso per mascherare l’imbarazzo.

- Va bene…- gli aveva risposto.

- Allora ti chiamo.-

Jennifer aveva annuito, poi, dopo che si erano salutati, era scesa dalla sua auto.

Era salita a casa sua, straordinariamente la serratura non le fece scherzi. Sploffy le venne incontro per salutarla, o forse perché voleva dei croccantini extra. Jennifer gli aveva riempito la ciotola e, mentre il micio pigramente si era avvicinato per mangiarne un po’, gli aveva grattato la testa.

- Ho passato una bella serata, sai Sploffy?-

Il gatto mangiava, non sembrava voler dare una gran soddisfazione alla sua padrona. Data l’ora decise di non telefonare a Patricia, avrebbe rimandato il racconto della serata al giorno successivo, anche se aveva molta voglia di raccontare i fatti all’amica. Si addormentò felice.

 

In tarda mattinata Dominic si era presentato a casa di Jonathan con un bel sorriso stampato in faccia. L’amico, che gli aveva aperto la porta ancora intontito dal sonno benché fossero le undici passate, aveva letto in quell’espressione soddisfatta che evidentemente, l’appuntamento con quella Jennifer, doveva essere andato piuttosto bene. Non ebbe il tempo di chiedere niente, perché Dominic lo investì con le parole ancora in piedi sulla porta.

- E non ci siamo proprio! Sei proprio una frana! Non sei capace a dare dritte sulle donne!-

Jonathan l’aveva guardato e non aveva capito. - Ma che farfugli?-

- Jennifer… mica le hai reso tanta giustizia…-

- Dom e che cazzo, l’avrò vista per due minuti scarsi, per di più era anche buio. Anche troppo se mi ricordavo del suo sedere!-

- Appunto, guarda che mica c’ha solo quello la ragazza… oltre ad un bel culo c’ha anche delle gran belle tette!-

L’altro rise e lo fece entrare. Era il solito Dominic.

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Capitolo 4
*** Una rimpatriata tra deficienti ***


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Capitolo 4

Una rimpatriata tra deficienti

 

Quel sabato mattina Jennifer e Patricia si erano date appuntamento in centro per fare una passeggiata e andare a pranzo insieme dopo con Susan. Patricia innanzi tutto voleva sapere come fosse andata la serata precedente, Jennifer le aveva sommariamente raccontato come erano andate le cose.

- Non ci posso credere che sei uscita con un attore!- le aveva detto colpita.

- A chi lo dici…-

- Comunque le cose non cambiano, capito?- l’aveva interrotta in modo deciso l’amica, puntandole un dito contro il naso. - L’incosciente l’hai fatta ugualmente e il tipo può anche essere ricco e famoso, ciò non toglie che devi stare super attenta, forse proprio perché fa quella vita dovresti esserlo ancora di più.-

- Io sto solo cercando di immaginarmelo come un ragazzo qualsiasi. Insomma, è una persona prima di essere un attore. No?- aveva detto Jennifer mentre le due ragazze erano impegnate a guardare la vetrina di un negozio di vestiti.

- Sì, certo, chi dice che non è così. Solo ti dico di stare attenta. Mi dispiacerebbe se ti trovassi a starci male per uno che magari non valeva la pena di frequentare.-

Jennifer sorrise a Patricia. - Sì, lo so che lo dici solo perché ti preoccupi per me. Stai tranquilla: ti giuro che lo pianto se non dovesse rivelarsi una bella persona. Non me ne frega niente se è un attore. Del resto l’ho conosciuto per caso, mica me lo sono andato a cercare.-

Patricia, dopo che le ragazze avevano ricominciato a camminare, aveva incominciato a ridacchiare senza una ragione apparente, l’altra ne aveva chiesto il motivo.

- Pensavo alla faccia che farà Susan quando lo saprà!-

- E che c’è da ridere?- aveva chiesto ingenuamente Jennifer.

- Secondo me diventa verde dall’invidia!- Aveva detto ricominciando a ridacchiare. Non che Patricia non fosse affezionata a Susan quanto lo era Jennifer, solo era un po’ più cosciente delle limitazioni e dei difetti della loro amica. Jennifer le sorrise a sua volta prima di rispondere.

- E perché dovrebbe essere gelosa di una sfigata come me, scusami? Ha tutto per non esserlo!-

Patricia si fermò di scatto e guardò severamente l’amica davanti a sé.- Per prima cosa, tu non sei una sfigata. Per seconda cosa non hai niente e dico, assolutamente niente in meno di Susan. Se mai hai qualcosa in più, l’unica cosa che ti manca è un po’ di fiducia, e magari dovresti fare più pensieri positivi.-

Patricia ci aveva visto giusto in effetti. Quando Susan aveva saputo quella cosa aveva veramente avuto un potente attacco di gelosia, specialmente perché era stata proprio Jennifer ad avere quella fortuna incredibile. Alla domanda su come andasse con il suo PR lei aveva risposto benissimo, omettendo volutamente che il simpatico tipo, dopo essere andato a letto con lei la stessa sera in cui si erano conosciuti, non l’aveva più cercata. Susan non sopportava di essere stata scavalcata così: lei aveva visto benissimo Monaghan quella sera all’Hard Rock, aveva ballato nelle sue vicinanze per un bel po’, e lui non l’aveva minimamente notata, faceva il cretino con alcuni dei suoi amici e sembrava non aver minimamente apprezzato i suoi ancheggiamenti. Non che lei avesse puntato volutamente a lui in verità, ma riteneva che non fosse giusto quello che era successo. Non era concepibile che Jennifer, quella sfigata decisamente poco sveglia che non sapeva fare altro che sorridere e annuire, avesse conosciuto un attore tanto famoso e fosse riuscita a farsi invitare ad uscire da lui. Ovviamente fece buon viso a cattivo gioco, anche se non poté troppo nascondere il suo fastidio. Patricia notò che il suo sorriso era ipocrita, che in verità la cosa la infastidiva, ma dopo che si erano lasciate ed era rimasta sola con Jennifer non aveva voluto rimarcare la cosa. Del resto non è che ne fosse poi così convinta anche lei, forse stava esagerando e non voleva sembrare all’amica una rompiscatole.

 

***

 

- Ti sei definitivamente rincoglionito!- aveva commentato Jonathan al fatto che Dominic la sera prima, come l’aveva finemente definito lui, era andato in bianco e sembrava perfettamente cosciente e anche contento della cosa.

- Mica che si può sempre trombare con tutte, eh! Questa non è il tipo.-

- E com’è che vuoi uscire di nuovo con una che non è il tipo che tromba?-

- Per variare un po’.- aveva risposto tranquillamente Dominic, senza dare troppo peso alle chiacchiere di Jonathan. Lo sapeva da sé che era strano, ma gli andava e non aveva certo niente di cui vergognarsi.

Aveva già voglia di richiamare Jennifer, magari l’avrebbe invitata a cena per il giorno successivo, quella sera aveva già il suo impegno del sabato sera: sbronza o magari la famosa trombata, se non entrambe le cose. In effetti non è che tutti i sabati sera partisse così la cosa, ma di fatto, novanta su cento, capitava.

Stop con le ramanzine, Dominic lo sapeva che stava facendo una marea di cazzate in quel periodo, però ormai era quello il suo stile di vita e il mondo che frequentava, s’era adattato e ci stava proprio come un pesce nell’acqua. Ogni tanto rimpiangeva un po’ la semplicità di certe cose, gli mancava l’aria di casa sua. In quei momenti, lavoro permettendo, piazzava il sedere sull’aereo e tornava a Manchester, dove stava il problema? Viveva benissimo, ed era abbastanza adulto da poter decidere cosa fare della sua vita.

Però, in fondo, mica era tanto sicuro di quella cosa. Ci stava appunto riflettendo prima di uscire quella sera, stava davanti allo specchio mentre si aggiustava i capelli con il gel. Ripensava ad una cosa che gli aveva detto Billy la sera del concerto all’Hard Rock, se la ricordava probabilmente proprio perché l’amico doveva avergliela detta quando ancora era abbastanza sobrio da capire cosa gli altri gli stessero dicendo. Dominic nell’ultimo periodo aveva frequentato poco Billy: un po’ era stata la lontananza e i rispettivi impegni di lavoro, un po’ era stata colpa dell’odiosa compagna dell’amico, Kirsten, quello stoccafisso di bancaria acida come lo yogurt andato a male. Non si poteva certo dire che Dominic l’adorasse, e la cosa era molto reciproca: Kirsten pensava a Dominic come al fumo negli occhi infatti, per usare la metafora più edulcorata possibile. Certo, perché precisa com’era, lei non avrebbe mai usato una terminologia colorita, figuriamoci.  Che accidenti ci trovasse uno come Billy in lei proprio non l’aveva mai capito, in ogni modo vivevano insieme ad Edimburgo da qualche mese ormai, dove lei lavorava in una banca e filavano d’amore e d’accordo; Billy poi sembrava in estasi quando parlava di lei. I gusti son gusti, non andiamo tanto per il sottile, continuava a ripetersi Dominic che, sebbene fosse felicissimo per il suo amico, nutriva dei forti sospetti su quanto effettivamente Kirsten fosse presa da lui. Sperava di sbagliarsi, che quella sensazione fosse dettata solo dalla forte antipatia che nutriva per quella donna, anche se in genere aveva un buon fiuto per certe cose.

Quella sera all’Hard Rock, Billy pareva un po’ sottotono, proprio perché miss vasetto-di-yogurt non aveva potuto seguirlo negli Stati Uniti in quell’occasione. Dominic l’aveva bonariamente sfottuto un po’ per fargli fare una risata con una delle solite battute magari poco fini che riusciva ad inventare sul momento. Billy ad un certo punto l’aveva guardato molto serio, capitava spesso che assumesse quell’espressione tranquilla e rilassata, come poi lui era sempre, ma anche nel frattempo estremamente seria. - Ti auguro di provarla presto una cosa del genere Dom, non hai idea di quanto sia bello quando ti manca così tanto una persona da pensarci ogni cinque minuti. Ti farebbe bene innamorarti, almeno forse ti toglieresti anche di dosso questa posa da super star che hai preso.-

Lì per lì Dominic si era messo a ridere e non ci aveva pensato, poi però quella frase gli era tornata improvvisamente alla memoria e ci si era soffermato suo malgrado.

In quel momento, in ogni modo, aveva decisamente altro da fare, tipo uscire di casa, mettersi in macchina ed andare all’appuntamento con Jonathan.

Quella sera era pure aria di rimpatriata: Elijah era straordinariamente a Los Angeles anche se per pochi giorni, ovviamente c’era anche Billy che sarebbe ripartito il giorno seguente.

A mezzanotte Dominic, dopo circa un’ora che lui e gli altri erano entrati in un locale, era già serenamente brillo, sulla via per essere sbronzo in capo ad un’altra ora.

Tra le varie chiacchiere che erano state fatte Dominic aveva parlato anche di Jennifer. La cosa più carina che aveva detto di lei era stata definirla un po’ lenta. Aveva marcato molto su alcuni suoi presunti difetti:- A volte le parli e pare non capirti, poi non so se fa finta ogni tanto di imbarazzarsi o se lo fa davvero. Lasciamo poi perdere come si veste e come si trucca. In ogni modo mi ci sono fatto un sacco di risate, peccato che lei non lo sa nemmeno perché ridevo ieri sera. La tipa per farla breve non pare eccessivamente sveglia. La cosa migliore? C’ha un culo che parla da solo! Anche se poi, nell’insieme, te ne trovo parecchie molto meglio di lei.-

Jonathan aveva aggiunto: Mi avevi anche accennato ad un bel davanzale però…-

Dominic, dopo essersi portato la bottiglia di birra alle labbra, con la stessa mano aveva appena alzato l’indice verso l’amico indicandolo:- Giusto!-

Gli altri al tavolo avevano riso. - Comunque ha ragione Jonathan, Dio solo lo sa come ragioni, che cazzo ci esci a fare un’altra volta dato che ha tutte queste gran qualità?- aveva osservato Elijah, che se anche si stava divertendo trovava che l’amico fosse stato un po’ troppo stronzo.

Billy non aveva commentato, ma era palese che disapprovasse, Dominic l’aveva capito al primo sguardo.

- Perché mi diverto.- aveva risposto alla domanda di Elijah. - E perché lei, semplice com’è, non se ne accorge nemmeno perché mi diverto. E poi chi ve l’ha detto che prima o poi non le faccio l’enorme favore di farmela?-

La discussione era caduta subito dopo, Elijah aveva cambiato argomento, ma Dominic si era presto rotto le scatole di ascoltare quello che dicevano i suoi amici che giocavano ad essere tanto più posati di lui. Aveva cominciato a guardarsi intorno, non potendo fare a meno che l’occhio gli cadesse sulle gambe bene in vista della bionda che guardava lui e gli altri seduti al suo stesso tavolo da un pezzo. La ragazza gli aveva sorriso, lui aveva ricambiato alzando la bottiglia di birra che aveva in mano, a mò di brindisi. Magicamente, dopo cinque minuti, le altre ragazze al tavolo con lei si erano alzate, sparendo tra la folla.

- Lij, Lij…- Dominic, appoggiando la mano sul braccio dell’amico, ne aveva richiamato l’attenzione.

- Guarda quella…- gli aveva detto indicandogli discretamente il tavolo dove la bionda era rimasta sola. Anche il resto della combriccola si era girata verso l’obiettivo, cercando di essere più discreta possibile.

- Mh, però!- aveva commentato Jonathan girandosi verso Dominic, dopo aver guardato la ragazza in questione.

- Notevole, decisamente… ma qual’è il problema?- chiese Elijah che non capiva perché Dominic gli aveva chiesto di guardare quella ragazza.

- Partono le scommesse: di che colore sarà mai il filo interdentale che porta adagiato su per il culo?-

Jonathan ed Elijah scoppiarono a ridere, effettivamente dalla corta minigonna che la ragazza portava, usciva chiaramente fuori un minuscolo perizoma: la cosa doveva essere palese a chiunque l’avesse avuta nel campo visivo quella sera.  Billy invece fece una rimostranza alla battuta di Dominic.

- Dom, sei sempre più bestia!-

- E non fare tanto il moralista! Si scherza. Dai Billy, secondo te?- lo incitò l’altro.

Billy l’aveva guardato un po’ di traverso, poi, per non sembrare troppo musone, si era girato verso la ragazza. - Non lo so, è troppo buio, comunque scuro. E in ogni modo le mutande di quella proprio non mi attirano.-

- Ma nemmeno a me, che ti credi? M’interessa molto più quello che c’è sotto!-

- Quel poco che c’è sotto… è tutto all’aria!- aveva aggiunto Elijah. - Secondo me è viola comunque.- disse concludendo.

- Blu.- aveva ribattuto Jonathan.

Dominic si era alzato in piedi. - Ve lo so ridire domattina.- commentò, fece un cenno di saluto e si avviò al tavolo di quella tipa. Dopo cinque minuti di sorrisini, ammiccamenti, e stronzate che partivano a raffica, Dominic già non ne poteva più di sentirla parlare, era un tormento. Guarda te che tocca fare per scoparsele, Cristo Santo!, stava ripetendo nella sua mente, mentre annuiva fingendo di ascoltarla. Fortunatamente non era una che si faceva pregare, dopo nemmeno molto avevano deciso di andarsene, diretti a casa della ragazza.

Dominic era tornato al tavolo dei suoi amici mentre l’altra era andata a cercare la sua compagnia per dire che se ne andava. Elijah gli aveva ricordato a che ore si sarebbero trovati tutti per andare fuori a pranzo il giorno seguente, poi Dominic aveva dato la buonanotte a tutti, non prima di essersi sorbito battute varie sulla situazione. Mentre se ne stava andando Jonathan lo fermò.

- Dom aspetta un momento!-

L’altro si era girato e l’aveva guardato incuriosito.

- Non scordarti di farci sapere il colore delle mutande della tipa!-

Elijah rise. - Sì, infatti, vogliamo una prova ovviamente!-

- Che banda di segaioli che siete!- li apostrofò Dominic ridendo. - Ok, vi faccio contenti come posso!- aveva detto, poi era andato via.

 

Qualche ora più tardi si era svegliato accanto alla tipa della sera prima che dormiva accanto a lui. Era mattina presto, erano circa le sette, senza fare rumore si era alzato, aveva raccolto i suoi vestiti e se li era rimessi. Dirigendosi alla porta l’occhio gli era casualmente caduto su una piccola macchietta scura per terra, guardando bene aveva visto che era il famoso perizoma. Gli era venuto da ridere, si era trattenuto per non fare rumore, quindi, sempre ricordandosi della discussione idiota della sera prima, aveva tirato fuori il suo cellulare per fare una foto a quell’oggetto. Improvvisamente si era fermato: un po’ gli sembrava davvero idiota fare una cazzata simile, da una parte invece ne aveva pensata una anche peggio. Era come nei cartoni animati quando sulle spalle del personaggio appaiono un angioletto da una parte e un diavoletto dall’altra. A Dominic, manco a dirlo, era sempre stato più simpatico il diavoletto.

Volevano una prova i suoi amici? E una prova avrebbero avuto. Cosa sarebbe stato meglio se non l’oggetto stesso della discordia? Lo raccolse e lo mise nella tasca dei suoi jeans, dando sfogo alle risate solo quando si era trovato fuori dall’anonimo appartamento della ragazza.

Doveva veramente ammettere che, quando ci si metteva, era veramente un cretino di prima categoria!

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Capitolo 5
*** In bocca allo squalo ***


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Capitolo 5

In bocca allo squalo

 

Dominic, dopo essersi svegliato quasi a mezzogiorno, si era infilato sotto la doccia in fretta. Elijah, Jonathan e Billy sarebbero passati tra non molto e se non si sbrigava sarebbe stato in ritardo. Aveva dormito decisamente poco, tuttavia era abbastanza abituato a quello stile di vita ormai, e la cosa non gli creava nessun problema. In ogni modo, tempo dieci giorni, sarebbe partito per le Hawaii per girare una fiction televisiva: si trattava di un altro mese di lavoro dopo le due settimane all’inizio di marzo che aveva già passato nell’isola del Pacifico, niente di particolarmente faticoso o impegnativo, in ogni modo sperava che sarebbe servito a rimettere un po’ il suo stile di vita in carreggiata. Dormire regolarmente, mangiare regolarmente, niente nottate come quella appena passata, bere moderatamente. Insomma, sperava che gli avrebbe fatto bene. Una cosa che sicuramente avrebbe giovato al suo umore senza bisogno di andarsene fino alle Hawaii, sicuramente, era chiamare Jennifer e uscirci.

A dispetto di tutte le stronzate che aveva raccontato agli amici, per Dominic i difetti di Jennifer non erano motivo di un divertimento così cinico, quello che aveva fatto la sera precedente, se pur non ne andava molto fiero, era stato solo darsi un tono a scapito di quella ragazza. Sì, il modo di fare di lei gli piaceva, lo divertiva anche, ma ciò non significava che la considerasse una scema. Mentre si asciugava, appena uscito da sotto la doccia, aveva partorito una delle sue idee un po’ strane. Un appuntamento classico sarebbe stato troppo banale: un bel ristorante, una cena… insomma, quello che faceva un po’ con una qualsiasi per portarsela a letto. Con Jennifer si divertiva davvero, non voleva che finisse tutto banalmente in un bell’incontro di ginnastica sotto le coperte. Certo, influiva sicuramente anche il fatto che era vero quello che aveva detto a Jonathan la mattina precedente: Jennifer, sinceramente, gli sembrava una brava ragazza, nonostante il modo in cui si truccava e si vestiva. Da parte sua quindi non aveva secondi fini, né di natura sessuale né sentimentale, quelli poi… voleva solo stare con lei perché lo aveva fatto sentire semplice. Sì, semplice.

Probabilmente era solo una grossa stronzata, ma era una sensazione che non provava più da un po’ e gli era piaciuta.

Poi, certo, era ovvio che quello che sarebbe venuto fuori da quel rapporto, sarebbe venuto: Dominic, come regola generale, s’imponeva sempre di vivere sul momento, seguendo le vibrazioni che coglieva nell’aria. Aveva un impulso improvviso? Raramente si fermava a rifletterci su quando sentiva di poterlo fare. Quindi era ben probabile che anche con Jennifer sarebbe andata così.

Aveva appena finito di vestirsi quando la bandaccia aveva suonato alla sua porta, aprendo se l’era trovata davanti al completo, più Ethan, un amico di Jonathan. Nemmeno avevano messo piede in casa che Jonathan l’aveva preso in giro per la storia della sera prima.

- Allora, queste mutande, caro il nostro tombeur de femmes…-

Dominic rise maliziosamente, mentre s’infilava una giacca che aveva preso dall’attaccapanni all’ingresso di casa sua. - Aspettatemi qui.- disse poi.

Gli altri si erano guardati con aria dubbiosa e un po’ impaurita:- Dimmi che non l’ha fatto…- aveva affermato Billy che lo sapeva capace di una cosa del genere. Ethan era l’unico che, non essendo presente ai fatti, era rimasto per un momento perplesso non capendo che stesse accadendo. Dominic era tornato subito indietro, stringendo in mano quello che Billy temeva.

- Allora… non è blu, non è viola, è nero! La ragazza non è molto fantasiosa, e io vi posso dire che non lo è solo nel vestiario… Per forza di cose decreto la vittoria a Billy, che se anche si è mantenuto nel vago, è l’unico che ha risposto quasi bene. Ecco il trofeo!- dicendo questo aveva lanciato l’indumento intimo verso Billy che si era un po’ spostato, lasciandolo cadere a terra mentre gli altri ridevano più o meno tutti di gusto alla scenetta.

- Dom, ma che schifo! Sono un paio di mutande usate di una perfetta sconosciuta e me le tiri addosso?-

- Hai vinto! Ti consegnavo il premio!- aveva detto andando verso di lui e raccogliendole. Poi si era avviato verso la cucina e le aveva buttate nella spazzatura.

Dopo l’allegra combriccola era uscita, a godersi le ultime ore che Elijah e Billy avrebbero passato nella caotica Los Angeles per quella volta.

 

***

 

Poco dopo pranzo, Dominic non era nemmeno tornato a casa sua, mentre guidava aveva preso il suo telefono e aveva chiamato Jennifer, sperando che fosse libera per il pomeriggio.

Alla risposta affermativa della ragazza, che era ancora in centro con Patricia dirette alla loro auto, si rallegrò subito. Non volle dirle dove l’avrebbe portata, disse che voleva farle una sorpresa, quindi le aveva raccomandato di vestirsi molto comoda e di farsi trovare pronta tempo una mezz’ora.

Jennifer aveva staccato il telefono e aveva sorriso. Patricia era rimasta per un momento perplessa.

- Una sorpresa? Mh…-

- Dai, ora non fare subito la guastafeste! Mi sembra così carino invece come gesto.-

Si erano sbrigate ad andare all’auto, Jennifer dopo a casa sua, sotto la supervisione dell’amica, si era cambiata cercando di vestirsi come Dominic le aveva suggerito.

- Ma secondo te che vuole fare?- aveva chiesto a Patricia mentre si allacciava i jeans che aveva messo sotto ad una semplice maglietta di cotone bianca con dei disegni all’altezza del petto.

- Non ne ho idea… una passeggiata in centro no davvero. Forse ti porta fuori città.-

- Questo era abbastanza facile da capire.- aveva commentato quando aveva finito di allacciarsi le scarpe da ginnastica. Si era legata i capelli in una cosa di cavallo, poi si era alzata dal suo letto e si era seduta alla toletta che stava in un angolo della sua stanza da letto. Aveva fatto per ritoccarsi il trucco, Patricia l’aveva raggiunta.

- Che hai intenzione di fare?- le chiese preoccupata.

Jennifer le aveva sorriso. - Mi aggiusto un po’.-

- No, non lo fare… se la situazione è casual non ci puoi andare truccata come ad un pranzo di gala! E poi, una volta tanto, potresti anche alleggerirlo questo trucco, provo a convincerti da quando ti conosco!-

Jennifer aveva inclinato un po’ la testa e si era guardata nello specchio. Si era sciacquata il viso appena arrivata a casa e in quel momento l’unica cosa che aveva sulla pelle era la crema idratante che usava. Con un’espressione poco convinta si era accinta a rispondere all’amica.

- Ma così faccio schifo!-

Patricia aveva scosso la testa guardandola. - Non è vero!- aveva ribattuto. - In ogni modo non ti dico di non truccarti affatto, solo ti dico di non appesantirti troppo.-

Dopo un po’ di prove Patricia era riuscita a non farle fare come il suo solito, entrambe convennero che il risultato non era male, anche se Jennifer continuava a guardarsi scettica.  Non avevano molto tempo in ogni modo per i ripensamenti, Patricia aveva insistito per andare via prima che lui arrivasse, non ci teneva a rivederlo. Aveva salutato Jennifer e fatto una carezza al gatto, poi era andata via, giusto in tempo per vedere Dominic arrivare e accostare in doppia fila davanti l palazzo, fortunatamente lui non l’aveva riconosciuta. Da lontano l’aveva visto scendere dall’auto e appoggiarcisi sopra tirandosi fuori di una tasca il suo cellulare. Jennifer le aveva detto che erano rimasti d’accordo che lui le avrebbe telefonato perché scendesse appena arrivato. Era vestito anche lui piuttosto semplicemente, cosa che glielo fece rivalutare un bel po’: scarpe da ginnastica, un paio di comunissimi jeans e una polo a righini bianche e celesti di Lacoste. Patricia avrebbe voluto andarsene via, ma dato che Dominic proprio non l’aveva vista ed era abbastanza tranquilla che non avrebbe fatto figuracce, era rimasta per un momento ad osservare la scena.

Jennifer era uscita e si erano salutati, lui le aveva aperto la portiera dell’auto, una cosa che l’aveva talmente tanto stupita che quasi quasi si sarebbe messa anche a ridacchiare. Jennifer gli aveva fatto un bel sorriso, quel ragazzo nonostante tutto doveva piacerle già un bel po’, si notava. Per lo meno lei, che la conosceva bene, era abbastanza sicura di questo. Jennifer prima di fidarsi di un uomo ci metteva sempre parecchio, era molto infatti che non usciva con un ragazzo proprio per questo motivo. Dopo essere uscita da una relazione un po’ catastrofica per il suo ego si era chiusa ancora di più. E per sortire quell’effetto in lei, in così poco tempo, quel Dominic doveva veramente aver colpito qualcosa.

- Buona fortuna Jen…-disse ad alta voce mentre l’auto s’immetteva nuovamente in strada, sparendo al primo incrocio. Sperava davvero tanto che l’avrebbe avuta.

 

Dominic aveva volutamente indirizzato la conversazione in modo da non dare modo a Jennifer di chiedere dove stessero andando. Non voleva rivelarle nulla, anche se poi doveva ammettere che non aveva avuto un’ idea così originale in fin dei conti. In ogni modo sperava che le sarebbe piaciuta come trovata.

Erano usciti da Los Angeles, prendendo l’autostrada in direzione nord. Jennifer non usciva mai dalla città, quindi non aveva la minima idea di dove la stesse portando. Per di più si vergognava a chiedere, sapeva che era una cosa stupida, ma non poteva farci niente. Sempre chiacchierando di cose futili, dopo un bel po’ che viaggiavano, Dominic finalmente aveva imboccato un’uscita dell’autostrada.

Universal City. Jennifer fece mente locale, e si ricordò che qualcuno le aveva detto di quell’uscita dell’autostrada. Non ci volle molto per ricordarsi che era stata Patricia quando le aveva raccontato della giornata che aveva passato agli Universal Studios.

- Allora sono gli Universal Studios la nostra meta?- aveva chiesto.

- Ebbene sì, proprio lì. Mi dispiace di non averci pensato prima, sarebbe stato più bello se ci fossimo andati fin dalla mattina. Facciamo fino a dove possiamo, ok? Ci sei mai stata?-

- No, non ho mai avuto occasione ma è una cosa che mi sarebbe sempre piaciuto fare.-

Dominic, data la risposta di Jennifer, si gongolò un po’ tra sé e sé per aver avuto quella buona idea. E poi era sicuro che si sarebbe divertito, anche se lui il parco l’aveva già visto gli faceva piacere ritornarci.

Arrivati al parcheggio, prima di scendere dall’auto si era messo un cappellino da basket in testa, Jennifer pensò che fosse per mimetizzarsi un po’ tra la folla. Dopo averlo visto fare quel gesto era scesa e si era legata in vita la felpa che si era portata. Faceva caldo di giorno, ma siccome Dominic non le aveva detto né la meta né l’ora di ritorno, dato che la sera il clima era piuttosto fresco anche in California a fine marzo, se l’era portata dietro all’insegna del non si sa mai.

Essere fifoni era un gran brutto difetto in quel parco, purtroppo Jennifer ne era assolutamente affetta, e più volte aveva fatto ridere Dominic date le sue reazioni a tante cose che avevano visto. Aveva cominciato a spaventarsi a morte fin dalla gita a bordo di un trenino "Trolley", che lungo il percorso effettuava fermate nei luoghi più interessanti degli studi cinematografici. A volte si fermava dove ancora stavano girando dei film di prossima uscita, su dei veri e propri set cinematografici funzionanti che Jennifer trovò molto interessanti. Purtroppo per lei le cose erano cambiate in fretta quando si erano trovati sul set di film passati alla storia come “Lo Squalo”, dove aveva lanciato un urlo che era stato udito anche dalle altre persone che erano sul Trolley con loro. Effettivamente non si poteva dire che lo squalo che gli aveva attaccati per finta non fosse credibile, in ogni modo la cosa fece ridere Dominic che invece, a tutte quelle attrazioni si divertiva sempre come un matto. La cosa che aveva spaventato di più Jennifer era stata l’aggressione al trenino di King Kong: si era attaccata al braccio di Dominic stringendoglielo, a lui era piaciuto quel gesto perché era stato talmente tanto spontaneo che gli aveva fatto tenerezza.

A Jennifer piacque molto la casa del famosissimo “Psicho” di Hitchcock, un po’ meno il passaggio sul set di “Jurassic Park” con tutti i dinosauri ricostruiti ad arte, con tanto di tirannosauro che sembrava voler attaccare il trenino.

Dopo la gita sul Trolley, Jennifer avrebbe preferito qualcosa di più rilassante, ma ciò non incontrava né i gusti di Dominic né la conformazione stessa del parco, che sembrava voler essere solo un grande immenso parco giochi per impavidi. Per Jennifer, la cosa più traumatica era stato il set del primo film di Ron Howard “Backdraft: Fuoco assassino”. Per prima cosa erano stati bagnati prima di entrare, e Jennifer si era sentita morire di vergogna non appena aveva notato che la sua maglietta bianca, così bagnata, metteva in bell’evidenza il reggiseno che portava sotto. Se nel frattempo ringraziava Patricia per averle impedito di truccarsi troppo, dato che il trucco le si sarebbe sciolto colandole sul viso, non aveva potuto fare a meno di stare per tutto il tempo con le braccia incrociate sul petto cercando di coprirsi alla meglio.

E poi c’era tutto questo gran bisogno di bagnarli? Non era riuscita a spiegarselo almeno fino a che su quel set non si era aperta la bocca dell’inferno, Jennifer si era stretta a Dominic al culmine della paura: sembrava di stare in mezzo ad un incendio! I giri sul set di “E.T”. e di “Ritorno al Futuro” erano stati decisamente meno da cardiopalma per lei che, nonostante avesse rischiato l’infarto anche in quei casi più volte quel pomeriggio, non poteva negare di essersi divertita da morire grazie a Dominic.

 

In serata avevano deciso di trattenersi alla Universal City Walk adiacente al parco, dove erano andati a cena e avevano passato parte della serata in un locale prima di tornare a Los Angeles, dove in ogni modo erano arrivati piuttosto tardi. Jennifer sapeva che la mattina dopo alzarsi e andare a lavorare sarebbe stato difficile, ma non le importava, aveva passato una delle più belle giornate degli ultimi anni, non si divertiva così tanto da un bel pezzo.

Prima di arrivare, Dominic e Jennifer stavano ancora scambiandosi impressioni sul parco. La ragazza, che un po’ si vergognava delle sue evidenti reazioni causate dalla paura, aveva quasi cercato di giustificarsi.

- Sono sempre stata una gran fifona, mi basta davvero poco per spaventarmi a morte!-

Dominic aveva riso:- Non c’è mica niente di male, anzi… se non altro ti sei divertita.-

- Tantissimo. Grazie. E’ stata una bellissima giornata.-

Dominic non le aveva risposto, aveva staccato per un momento la mano destra dal cambio mettendola sulla sua che teneva su una coscia.

Jennifer era rimasta colpita da quel gesto, era semplicissimo, ma un po’ l’aveva imbarazzata dato che era la prima volta che lui la toccava in quel modo. Per togliersi da quel momento aveva detto la prima cosa che le era passata per la mente.

- Tanto per dirne una che ti riguarda, pensa che sono talmente tanto fifona che quando mi hanno detto che nell’ultimo Signore degli Anelli c’era un ragno gigantesco non ci sono voluta andare!-

- Non hai visto l’ultimo?- le aveva chiesto Dominic dopo che aveva rimesso la mano sul volante, quasi come se per lui fosse stato inconcepibile. Jennifer non ci aveva letto quel messaggio però.

- No, del resto è stato traumatico già il primo con tutti quei brutti orchi e il secondo con quella bestia ossessionata dall’anello… quel cosino magro magro e un po’ viscido…-

- Gollum?- aveva chiesto Dominic intuendo che Jennifer non ricordava il nome del personaggio.

- Sì, quel brutto mostriciattolo.-

Dominic aveva riso. Dopo un po’ era stato sotto casa sua, aveva accostato ed era sceso dall’auto per accompagnarla alla porta, davanti alla quale si erano salutati dandosi la buonanotte e stabilendo di rivedersi al più presto.

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Capitolo 6
*** Quanto può essere romantico un ragno gigantesco? ***


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“Lo acchiapperei x le orecchiotte e lo sgrullerei ben benino!!!”

Oddio Roy, m’hai fatto scompisciare! Sul fatto delle mutande non so te, ma io immagino che per una così, ovvero che te la da dopo nemmeno un’ora che ti conosce, magari, che lui s’è portato via le sue micro mutandine è pure un punto d’orgoglio! Ebbene sì, Orecchiotto è uno stronzo… in linea con quello che è in “Per colpa di Nessie”… del resto il personaggio è quello!

Grazie mille Chu, mi fa un sacco piacere che ti sia piaciuto il primo capitolo, e anche gli altri in seguito! Fai con tutta la calma che vuoi, tanto non la leva nessuno da qui… sta qui e non scappa, e manco io scappo! Effettivamente non le si può dare torto a Jenny nel dire che Gollum è un po’ viscido, no?

Oddio, sul bravo ragazzo non ci metterei la firma,ecco… un’uscita come si deve è un po’ poco, però sono contentissima che continui a piacerti la storia Kaori!

Grazie mille, spero continui a piacervi ancora!!! Bacini a tutti, Mandy!

 

(Ps: Anch’io voglio sgrullarlo ben benino per le orecchiotte… basta… non mi fa te venire in mente ‘ste cose!!! Sigh!!)

 

 

 

Capitolo 6

Quanto può essere romantico un ragno gigantesco?

 

Dopo l’uscita della domenica, Dominic era stato per qualche giorno senza farsi sentire. Jennifer, che era stata talmente tanto bene quel giorno e non vedeva l’ora di rivederlo, aveva cominciato a preoccuparsi arrivata al mercoledì che forse lui l’aveva trovata noiosa e magari anche un bel po’ stupida per tutti i versi strani che poteva aver fatto agli Universal Studios. Si era confidata con Patricia e Susan quella sera, esponendo alle due amiche tutte le sue perplessità. Avevano cenato a casa sua, poi avevano affittato un film, dopo averlo finito di vedere si erano messe a chiacchierare tra loro.

- Sei paranoica.- le aveva detto Patricia. - Vi conoscete da una settimana, insomma, non puoi pretendere che da subito diventiate tanto intimi! Vedrai che ti chiama nei prossimi giorni, stai tranquilla. Poi se non lo fa, è un cretino!- 

Susan continuava a non commentare, si guardava le mani con aria annoiata e fingeva di non sentire quello che le altre due dicevano. Di fatto ci godeva sottilmente del fatto che Dominic sembrava essersi già fatto passare la simpatia per la sua amica, anche se non l’avrebbe mai ammesso.

- Ma se lo chiamassi io?- aveva detto Jennifer.

- Mh, non so.- aveva risposto perplessa Patricia. - Forse c’è anche da considerare chi è e il lavoro che fa. Magari è impegnato e aspetta lui di chiamarti al momento opportuno.-

Jennifer aveva annuito seria, poi aveva guardato Susan che, seduta su una poltrona del suo piccolo soggiorno, continuava a fingere di non essere molto interessata.

- Tu cosa dici Susy? Magari te ne intendi un po’ più di noi di certe cose…-

Susan l’aveva guardata come si poteva guardare una persona poco intelligente. - Che vuoi dire? No, perché non ti comprendo…- aveva detto.

Jennifer era rimasta per un momento perplessa per via dell’espressione dell’amica. - No, niente di che, solo che essendo un’attrice tu magari puoi spiegarmela meglio questa cosa.-

- Ah…- aveva detto distrattamente Susan. - Beh, io non sono mica ai livelli di Monaghan, per la strada non mi riconoscono. Comunque Jen, non per fare la pessimista, ma è perfettamente possibile che non ti richiami più. Sarebbe probabile con un ragazzo normale, figuriamoci con uno così.- Aveva guardato l’amica poi, e aveva visto un’espressione sul suo viso nettamente sconsolata. - Hey Jen… non intendevo dire che il problema sei tu, lo sai vero?- aveva aggiunto dopo, correndo ai ripari.

Jennifer le sorrise. - Ma certo che lo so, non ti preoccupare!-

- Perché non gli mandi un messaggino per salutarlo? Una cosa semplice, tipo come va, che fai, un bacio…- aveva detto Patricia.

Jennifer aveva annuito, quindi si era alzata ed era andata a recuperare il suo telefonino, che aveva lasciato in un posto imprecisato della casa. Si era seduta nuovamente sul divano accanto a Patricia, con il telefono in mano, pronta a scrivere. Tutte e tre si erano messe a confabulare su cosa avrebbe dovuto mettere in quel messaggio. La domanda che stai facendo? fu eliminata subito, troppo invasiva. Anche l’inizio casuale del tipo mi sei venuto in mente e volevo salutarti, troppo banale. Concludere con un bacio era troppo esplicito?

Alla fine delle elucubrazioni mentali delle tre ragazze questo fu quello che venne fuori: Come va, tutto bene? Volevo solo farti un saluto. Un bacio, Jennifer. Era abbastanza banale dopotutto, ma non volevano che fosse una cosa troppo studiata, tanto che lui pensasse che lei ci aveva pensato quasi mezz’ora prima di mandarglielo, cosa che in verità era successa. Erano quasi le undici, Jennifer dopo aver inviato il messaggio aveva appoggiato il telefono davanti alla televisione spenta e si era augurata che lui le rispondesse.

Dopo nemmeno cinque minuti che le tre ragazze avevano ricominciato a chiacchierare tranquillamente, il telefono aveva trillato, c'era un messaggio in arrivo.

Jennifer aveva alzato al testa di scatto guardando il piccolo apparecchio, le altre due avevano guardato lei che, dopo aver esclamato - Caspita! Potrebbe essere lui!- , si era alzata di nuovo e aveva preso il telefono.

L’aspettativa delle altre due era evidente, mentre Jennifer apriva la cartella dei messaggi in arrivo l’avevano guardata entrambe pendendo dalle sue labbra. Dopo pochi secondi la ragazza aveva dato il responso.

- Falso allarme. Pubblicità di una nuova tariffa della compagnia telefonica…- aveva detto sconsolata.

Le altre due non erano riuscite a nascondere un po’ di delusione.

Quando dopo un po’ le ragazze erano tornate a casa loro, Dominic non aveva ancora risposto. Patricia sulla porta aveva abbracciato Jennifer. - Se non ti risponde, peggio per lui. Non sa che si perde.-

In modo analogo anche Susan le aveva dato una parolina di conforto, anche se non aveva nessuna intenzione di rincuorare l’amica dato che non le importava affatto, anzi, le sembrava anche normale che uno come Dominic Monaghan si fosse annoiato subito con lei:- Si, infatti, il problema è solo suo.- aveva detto, tanto per dire qualcosa.

Jennifer quindi aveva spento il telefono, era andata in bagno e poi a dormire, riponendo la sua fiducia per la mattina successiva.

 

***

 

- Ma perché cazzo non siamo usciti?- aveva detto Dominic un po’ scocciato. Si stava annoiando, era a casa di Jonathan e stavano guardando una partita di basket in televisione. A parte il fatto che quello sport, per quanto potesse essere oggettivamente interessante, a Dominic non piaceva affatto, ma poi gli sembrava assurdo che lui e il suo amico passassero una serata simile quando avrebbero potuto fare qualcosa di decisamente più interessante, tipo infilarsi in un locale alla moda e rimorchiarsi due belle ragazze.

- Dom, se me lo richiedi un’altra volta ti giuro che potrei vomitare! Non ho voglia di uscire stasera. Comunque puoi farlo da solo, mica ti trattengo…-

- Sì, sai che divertimento…- aveva ribattuto l’altro poco convinto. Il suo cellulare aveva trillato in quel momento. Aveva letto il messaggio e si era messo a ridere. Jonathan l’aveva guardato incuriosito.

- Che c’è?- gli aveva chiesto.

- La tipa sveglia chiede come va e manda un bacio. Queste donne sono davvero di un palloso allucinante!- aveva commentato, quindi aveva cancellato il messaggio. L’idea di risponderle non gli era minimamente passata per la testa.

- Beh, dai, è stata carina.-

- Una rompipalle carina, ma pur sempre una rompipalle.-

Si erano rimessi a guardare la partita, ma Dominic aveva cominciato a riflettere su una cosa che voleva fare già da quel giorno che lui e Jennifer erano stati agli Universal Studios.

- Senti Jonathan… ma che tu sappia, in città, c’è ancora qualche cinema dove danno Il Ritorno del Re?-

- Perché?- aveva chiesto incuriosito l’altro. - Ti sei dimenticato la trama per un vuoto di memoria causato dal troppo alcool in circolo? Oppure sei stato investito da una potente ondata di narcisismo?-

- Ma vaffanculo!- gli aveva risposto ridacchiando. - Era per informarmi.-

Jonathan si era alzato ed era andato a prendere il quotidiano di quel giorno.

- Vai alla pagina degli spettacoli, dovrebbe esserci una pagina intera con la lista dei programmi dei cinema. Se no su internet, è sicuramente più comodo.-

Dominic aveva aperto il giornale e si era messo a scorrere tutti i titoli. Quasi infondo alla pagina aveva trovato quello che cercava. Ancora davano Il Ritorno del Re in ben due sale, ma quei cinema non sapeva proprio dove fossero. Dovevano essere un po’ in periferia, ma andava bene ugualmente. Chiuse il giornale e si rimise svogliatamente a guardare la partita, avrebbe approfondito il giorno dopo la cosa.

 

***

 

Jennifer la mattina dopo, per prima cosa appena sveglia, aveva acceso il cellulare aspettando in trepida attesa che desse segni di vita. Le aveva scritto Patricia, che voleva essere informata di un’eventuale risposta, ma per il resto tutto taceva. Un po’ giù di morale si era messa ad adempiere alle faccende quotidiane: fare delle pulizie sommarie, cambiare la lettiera del gatto e dargli da mangiare, cose del genere. Quindi aveva fatto colazione, si era lavata, vestita e truccata ed era andata a lavorare, passando prima di uscire dal palazzo a salutare la signora Doyle e a chiederle se avesse bisogno di qualcosa.

La sua giornata era stata regolare, almeno fino a che non aveva ricevuto quella telefonata. Nel vedere quel nome che aveva lampeggiato sul display, quasi quasi avrebbe voluto esultare, tuttavia rimase composta, si limitò solo a far vedere il display a Patricia che stava mangiando seduta davanti a lei. Era l’ora di pranzo e come sempre Jennifer stava pranzando con la sua amica.

- Ciao Jennifer, ti disturbo?-

- No, per niente… ciao…-

Patricia la guardava sorridere come una deficiente, non poté trattenersi dal ridacchiare.

- Sei libera stasera?-

Jennifer aveva agitato il pugno della mano sinistra esultando verso Patricia. - Sì, come l’aria.-

- Bene. Volevo invitarti al cinema. Ho pensato che ben accompagnata forse il brutto ragno gigantesco non ti avrebbe fatto così impressione, ti va di vedere Il Ritorno del Re?-

Jennifer rimase un po’ perplessa, ma se pesava sulla bilancia la sua aracnofobia con la voglia di vedere Dominic, la bilancia s’inclinava decisamente dalla parte di Dominic.

- Per me va bene. Però mi devi fare un riassunto veloce dei primi due, perché non me li ricordo tanto.-

Dominic dall’altra parte aveva riso. - Va bene, non c’e problema.-

La telefonata si era conclusa con Dominic che le aveva dato un appuntamento preciso per quella sera. Jennifer aveva contato ogni singolo minuto, non stava nella pelle dalla contentezza.

Per quella volta Jennifer aveva fatto tutto da sola. Patricia non aveva controllato il modo in cui si era vestita, truccata e pettinata, e se da una parte si era sentita un po’ più libera e meno giudicata, dall’altra aveva paura di aver esagerato come al suo solito e di risultare un po’ ridicola. Aveva indossato un vestito di jeans un po’ corto, scollato e con degli spallini fini, sopra aveva messo un maglioncino leggero di cotone. Si era fatta una mezza codina e aveva cercato di truccarsi più discretamente possibile, ma non è che ci fosse riuscita molto. La buona volontà c’era, ma poi, grazie a continue ritoccatine, finiva sempre per appesantirsi troppo. In ogni modo, guardandosi allo specchio, non si vide tanto male. Certo, se avesse avuto delle gambe un po’ meno tozze sarebbe stato meglio, quello era poco, ma sicuro. In ogni modo non poteva farci niente nell’immediatezza.

Decise saggiamente di aspettare che Dominic l’avvertisse di scendere con uno squillo seduta nella sua cucina, dove non ci fosse alcuno specchio che le mettesse impietosamente davanti agli occhi ogni minimo difetto.

Sploffy, vedendola sedersi, le si era avvicinato cominciando a strofinarsi contro la sua gamba. Jennifer sorrise, con la coda il suo gattone le stava facendo il solletico.

Finalmente Dominic le aveva fatto quello squillo, eccitatissima Jennifer si era alzata prendendo la sua borsa, prima di arrivare alla porta aveva salutato il gatto e si era accinta a litigare con la serratura.

Pochi secondi più tardi, aprendo il portone per uscire, aveva visto Dominic appoggiato alla sua auto che l’aspettava. Gli aveva sorriso e lui le aveva sorriso di rimando.

Santo cielo, perché sei così carino? si era chiesta mentre si avvicinava a lui.

 

Il cinema in effetti era abbastanza lontano, Dominic aveva scelto quello in particolare tra i due perché, se anche era più distante da dove abitava Jennifer, era quello tecnicamente migliore.

Erano entrati nella sala poco prima che cominciasse il film, notando che oltre a loro c’erano veramente pochissime persone, cosa che per Dominic era anche positiva, significava meno possibilità di essere riconosciuto. Non che fosse una gran furbata andare a vedere proprio Il Ritorno del Re se non voleva farsi riconoscere, ma aveva accettato di correre il rischio.

C’erano voluti tre quarti d’ora per raggiungere quel cinema da casa di Jennifer, quel tempo era stato impiegato da Dominic per rispiegare alla ragazza qualche piccolo particolare dei precedenti film che lei non ricordava. Qualcuno piccolo in effetti, altri molti meno in verità.

- Allora, senti se ho capito: Gandalf è caduto nel precipizio al ponte nelle miniere dei nani, ma poi è ricomparso nella foresta dove Frodo e Sam si sono rifugiati perché un orco gli inseguiva e…-

Dominic l’aveva interrotta. - No! Nella foresta di Fangorn ci sono Merry e Pipino, non Frodo e Sam! Frodo e Sam nello stesso momento attraversavano le paludi morte con Gollum.-

- Il cosino magro e viscido?-

- Sì, quello.- aveva risposto Dominic, un po’ perplesso su quanto Jennifer avrebbe potuto capire dalla visione del film, dato che ricordava poco e niente degli altri due.

- Allora c’è una cosa che non ho capito. Ma Merry e Pipino non erano stati rapiti dagli Uruk-hai? Com’è che si ritrovano nella foresta.-

- Perché ad un certo punto gli Uruk vengono attaccati da Eomer e il suo esercito, loro due riescono a scappare verso la foresta per mettersi in salvo dalla battaglia, ma uno degli orchi li insegue, fino a che non incontrano Barbalbero.-

- Chi sono Eomer e Barbalbero?- aveva chiesto Jennifer confusa.

Dominic aveva ridacchiato, quindi, cercando di essere più sintetico possibile, aveva incominciato a raccontarle da capo quasi tutta la storia de Le Due Torri. Poi era toccato sommariamente anche La Compagnia dell’Anello, che Jennifer ricordava ancora meno.

Quando erano scesi dall’auto la ragazza aveva cominciato a capire a grandi linee lo svolgersi della storia, tuttavia era partita con l’ultima domanda, decisamente spiazzante: - Ma tu, di preciso, che parte interpreti nel film?-

Dominic aveva riso di gusto quella volta. Era un misto di cose insieme che gli facevano venire voglia di ridere: un po’ era che Jennifer era involontariamente buffa, un po’ era la spontaneità delle cose che diceva e il modo in cui lo faceva. Era un modo di comportarsi semplice, che a lui piaceva molto. Le si era avvicinato e le aveva passato un braccio attorno alle spalle stringendola a sé mentre camminavano verso l’entrata del cinema.

- Merriadoc Brandibuck, meglio conosciuto come Merry.- le aveva risposto quindi.

- Quindi sei stato rapito dagli Uruk-hai, poi sei scappato nella foresta degli alberi arrabbiati mentre un orco t’inseguiva, poi hai incontrato l’albero che parla, poi Gandalf, poi sei andato in guerra contro lo stregone cattivo con gli alberi… giusto?-

- Perfetto! Ci sei!- aveva risposto lui entusiasta.

Jennifer si era caldamente raccomandata che Dominic l’avvertisse prima che arrivasse sullo schermo il ragno enorme, che scoprì poi rispondere al nome di Shelob. Tuttavia qualche piccola scena con il grosso ragno come protagonista, Jennifer non aveva potuto proprio fare a meno di vederla, perché Dominic si dimenticava puntualmente di avvertirla, impegnato com’era, nonostante la semi oscurità della sala, a guardarle le gambe che erano generosamente in vista per via della gonna corta che portava e per la posizione in cui si era seduta, accavallando la gamba destra sulla sinistra.

Jennifer in quei frangenti si girava di scatto e appoggiava la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi impaurita ogni volta che capitava. Dominic quindi, le aveva appoggiato un braccio attorno alle spalle, per lasciarle più spazio per farlo.

- Dimmi quando se ne va!- gli mormorava.

Nonostante il fatto che il ragno per buona parte del film non si vedesse più, Dominic aveva continuato a tenersi Jennifer stretta in via precauzionale, dato che molte cose la spaventavano. Era solo una scusa stupida, gli piaceva sentirsela addosso, era una sensazione piacevole.

A fine film, mentre i titoli di coda scorrevano, era venuto quasi naturale baciarla. Si erano guardati per un attimo e si erano fatti un sorriso, quindi Dominic si era leggermente sporto verso di lei appoggiando le labbra sulle sue, obbedendo ad un impulso improvviso. Da principio erano stati una serie di piccoli baci  che poi si erano intensificati diventando un bacio vero e proprio che si era interrotto solo quando le luci in sala si erano accese.

Si erano alzati e si erano avviati all’uscita, Dominic continuava a tenerla stretta a sé.

Quando in macchina le aveva chiesto se le era piaciuto, Jennifer aveva detto sì.

Ma si riferiva al bacio o al film? Di preciso Jennifer non lo sapeva, gli era piaciuto un po’ tutto di quella sera, ma soprattutto le piaceva troppo Dominic.

Però, chi l’avrebbe mai detto che un brutto ragno gigantesco poteva essere così romantico? pensò.

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Capitolo 7
*** Beatamente sulle nuvole dell'amore ***


Nuova pagina 1

Grazie mille a tutte ragazze ragazze, fa proprio piacere che vi piaccia!

Buona lettura, Mandy!

 

Capitolo 7

Beatamente sulle nuvole dell’amore

 

La sveglia aveva trillato insistentemente, Jennifer aveva messo una mano fuori da sotto il lenzuolo che si era tirata fin sopra la testa mentre dormiva e a tentoni l’aveva trovata e spenta. Un volta tanto le si era dipinto un bel sorrisone sul volto. Se era felice quella mattina!

Il primo pensiero era stato per la serata appena trascorsa, ancora stentava a credere a quello che era successo. Però non lo aveva sognato, era del tutto sicura che quello che era successo era reale e tangibile. Continuando a sorridere come una deficiente al soffitto, si era stiracchiata ed era rimasta a godersi cinque minuti di calma prima di alzarsi definitivamente e cominciare una nuova giornata.

Si era alzata sentendosi piena di energia, aveva spalancato le finestre della sua stanza da letto ed era andata a dare il buongiorno a Sploffy che, miagolando, appena l’aveva vista entrare in cucina, aveva chiesto la sua abbondante razione mattutina di croccantini. Jennifer non aveva tardato ad accontentarlo, anche facendogli, insieme alla colazione, un’altrettanto abbondante razione di coccole. Quindi si era preparata la colazione per sé e aveva mangiato con calma, per poi mettersi a fare le pulizie nella sua stanza, in bagno e in cucina.

Patricia si chiedeva sempre com’è che Jennifer si svegliasse tanto presto la mattina, dato che abitava anche relativamente vicino a dove le due ragazze lavoravano: a lei piaceva fare le cose con calma, ma soprattutto le piaceva lasciare tutto in ordine per quando sarebbe tornata dal lavoro nel tardo pomeriggio. Detestava mettersi a fare le pulizie al ritorno, a quell’ora aveva solo voglia di rilassarsi e di non pensare più al lavoro, di qualsiasi genere esso fosse. Dall’altra parte era una persona non perfettamente ordinata, quindi sapeva che, se anche un giorno solo avesse evitato di riassettare quello che spostava, la sua piccola casa sarebbe diventata un piccolo caos.

Quella mattina anche al lavoro le cose sembrarono meno faticose e meno difficili: era la sua felicità che sprizzava da tutti i pori o anche il commercialista quella mattina sembrava più rilassato? Chissà, fatto sta che una giornata così bella era tanto che non le capitava.

All’ora di pranzo Patricia, non appena l’aveva vista arrivare, l’aveva guardata bene e le aveva sorriso. Già aveva in mente di chiederle come fosse andata la sera precedente, quando aveva visto i suoi tratti così rilassati aveva subito immaginato le cose migliori per l’amica. Jennifer, cercando di contenere lo sfacciato ottimismo di quel giorno, le aveva raccontato come fossero andate le cose, cosa che aveva reso felice anche Patricia. Le piaceva vederla in questo modo, nella fase iniziale dell’innamoramento in genere un po’ tutti sono così: beatamente sulle nuvole. Sperava che anche Dominic fosse almeno moderatamente nello stesso stato d’animo dell’amica.

Con Dominic Jennifer si era rivista il giorno dopo, era stato un appuntamento piuttosto normale quella volta, una cena in un noto ristorante sul Sunset.  Come sempre lui era passato a prenderla sotto casa, nel vederla arrivare gli era andato incontro e l’aveva salutata con un piccolo bacio sulle labbra, che l’aveva mandata in visibilio, era bastato così poco. Anche quella serata era stata magnifica per Jennifer, dall’inizio alla fine, l’unica nota stonata era stata che, anche quella volta, era capitato che qualcuno lo riconoscesse: forse l’unico difetto di quella frequentazione era proprio la popolarità di Dominic, che veniva fuori nei momenti meno opportuni. Se si escludeva la volta in cui erano andati a vedere Il Ritorno del Re, complice anche una sala semi deserta, non c’era stata volta in cui qualcuno non gli avesse fermati. Dominic poi era carino con tutti, non si faceva spaventare da niente. Scambiava due paroline, faceva qualche battuta e magari posava per una foto. Jennifer invece si vergognava da morire, non importava in che occasione si trovassero, cercava sempre di farsi piccola piccola e sparire. Ovviamente non lo faceva affatto notare a Dominic, del resto non aveva mai avuto nemmeno intenzione di farlo, immaginava che avrebbe potuto pesargli il fatto che lei si sentisse in imbarazzo.

Tuttavia Jennifer immaginava che anche per lui non fosse esattamente il massimo della vita non poter fare un passo senza essere riconosciuto da qualcuno, era per questo che, quando lui aveva proposto che avrebbero potuto vedersi durante quel fine settimana per fare qualcosa insieme, lei l’aveva invitato a cena per quella domenica a casa sua. Almeno là non avrebbero rischiato che qualcuno li vedesse.

Dominic accettò volentieri per due motivi principalmente: innanzi tutto gli faceva piacere vedere casa sua, non appena lei gli aveva proposto quella cena, immediatamente si era chiesto che aspetto dovesse avere l’ambiente dove viveva. Il secondo motivo, non meno importante del primo, era che meno si faceva vedere in giro con una donna, meglio era per lui.

Il suo agente stesso gli aveva sconsigliato di farsi sorprendere fuori accompagnato, in quel momento ne andava della sua carriera. Anche se questa limitazione della sua libertà lo faceva parecchio innervosire, quelle erano le regole del suo ambiente e a quelle si doveva attenere. Già ce n’era voluto per far calmare le acque dopo che un maledettissimo paparazzo l’aveva beccato una mattina mentre faceva colazione con la sua pubblicista, Penny, non voleva ricaderci un’altra volta, anche perché sarebbe stato ben diverso stavolta. La sua pubblicista, bene o male, era una che lavorava per lui, quindi era ovvio che ogni tanto si vedessero in giro insieme, era capitato anche in alcune occasioni ufficiali. Che poi ci fosse anche andato a letto insieme piuttosto regolarmente per un periodo poco importava, queste erano cose loro strettamente private e lo sapevano solo lui e lei, almeno sperava.

Se doveva essere sincero, c’era anche un terzo motivo: per lui non era una cosa seria, la scusa del disagio dei fans che lo fermavano in continuazione era sinceramente una bella scusa per evitare d’ora in avanti di portarsela in giro, specialmente avrebbe avuto un bell’alibi per non doverla presentare ai suoi amici e per non essere costretto ad inventarsi tante scuse se magari per un periodo non si fosse fatto sentire. Non aveva idea di cosa ci sarebbe stato tra loro, per ora erano agli inizi e non se ne preoccupava, ma pensare al futuro dava una certa sicurezza. Perché un futuro ci sarebbe stato sicuramente, con Jennifer stava davvero bene.

Quella domenica sera si era presentato a casa sua poco dopo le sette con una bottiglia di vino che aveva gentilmente scelto per lui Jonathan. Non che Dominic non avrebbe saputo farlo da sé, ma l’amico era notoriamente più bravo di lui a scegliere certe cose, quindi gli aveva delegato il compito sebbene sapeva che questo avrebbe comportato subire un terzo grado, cosa che era puntualmente avvenuta direttamente mentre sceglievano quella bottiglia di vino, il pomeriggio precedente.

- Ma allora prosegue con la ragazza…non dici niente?-

- Il solito, è poco sveglia, mi fa fare un sacco di risate, non mi rompe le scatole. Bisogno d’altro? Poi se ti vuoi fare due risate pure tu, ti racconto la fatica che ho fatto per farle capire la trama del Ritorno del Re, ma dopo.- aveva cercato di zittirlo.

- Allora era per questo che volevi sapere se ancora lo davano in città! Ma quante volte ci sei uscito, tanto per la curiosità?-

- E chi se lo ricorda!- aveva ribattuto Dominic mentendo. In verità si ricordava perfettamente ognuna delle loro quattro uscite insieme, ma non voleva dare a Jonathan l’idea di darci importanza. Gli aveva mostrato una bottiglia di cui aveva letto l’etichetta nel frattempo, l’altro aveva scosso la testa.

- Tanto per la cronaca, ma a ginnastica come stati messi?-

Dominic aveva riso. - Certo sei di una discrezione che fa invidia!- gli aveva risposto.

- Come siamo suscettibili!- aveva ribattuto l’altro sfottendolo. - Deduco che in palestra ancora non ci siete andati!-

- Sono veramente impressionato dai tuoi calzanti doppi sensi.- aveva ribattuto Dominic. - In ogni modo, caro il mio impiccione, vedi di scegliermi bene la bottiglia di vino, che magari domani sera la signorina mi potrebbe anche regalare un abbonamento in palestra…-

Jonathan rise a sua volta della battuta. - Allora dobbiamo spostarci nell’ala dell’importazione dall’Italia, con quello altro che abbonamento, te la regala direttamente…la palestra, ben inteso!-

Mentre suonava al campanello che lei gli aveva indicato ed essere salito, stava per l’appunto ripensando alle cazzate che si erano detti lui e Jonathan il pomeriggio precedente in quel frangente, e non aveva potuto fare a meno di ridacchiare da solo come un cretino. In verità non era il suo obiettivo principale con Jennifer, anzi. Certo doveva ammettere che se fosse capitato non si sarebbe tirato indietro.

Casa di Jennifer era esattamente come se l’era immaginata: piccola, accogliente, ordinata. Anche il mastodontico gatto che coabitava con lei sembrava essere una prova della generosità a livello affettivo di Jennifer. Se Dominic aveva capito una cosa di quella ragazza, era che aveva un cuore enorme. Un gatto ben nutrito era proprio l’emblema di quella parte del carattere di Jennifer. Per altro l’aveva trovato subito simpatico: in genere i gatti di casa sono animali che si dividono in tre categorie: i fifoni, quelli che appena vedono un estraneo scappano e vanno ad infilarsi nel primo angolino nascosto per non farsi vedere, se provi a far loro un complimento svengono dalla paura, quasi che quello appena entrato fosse Jack lo Squartatore felino. Poi ci sono i menefreghisti, categoria che si divide in due rami, ovvero quello degli altezzosi che ti passano accanto con baffi e coda all’insù e nemmeno ti degnano di uno sguardo, o i pigroni, che dormono in continuazione, l’unico contatto che puoi avere con loro è quando li sposti di peso da un divano ad una seggiola o cose simili. Poi la  peggiore, quella dei gatti rompicoglioni, anche questa da dividersi in due sottocategorie: i gatti da guardia, che soffiano ad ogni estraneo e se provi a fargli un complimento magari ti mollano anche una zampata e quella dei giocherelloni, che non ti si scrollano di dosso se non giochi con loro fino allo sfinimento.

Quella specie di mucca striata invece era stato subito piuttosto accogliente, non appena Jennifer lo aveva fatto sedere sul divano del suo piccolo soggiorno era andato a fare gli onori di casa strusciandoglisi sulle gambe e chiedendo un po’ d’attenzione. Dominic si era guadagnato subito la sua simpatia quando aveva cominciato a grattargli la testa appena dietro le orecchie. Per stare più comodo il micione gli si era accoccolato sui piedi e ben presto aveva cominciato a fare le fusa.

Jennifer, che si era assentata un attimo per controllare che tutto andasse bene ai fornelli, tornando si era messa a ridere.

- Vedo che hai conosciuto Sploffy!-

- Eh già…- aveva cominciato a dire lui, poi aveva fatto mente locale a quel nome e aveva alzato la testa di scatto verso la ragazza. - Sploffy?- aveva chiesto un po’ perplesso. La ragazza si era seduta accanto a lui sorridendo.

- E’ un nome ridicolo, lo so. E’ per il rumore che fa quando si tuffa nella vasca da bagno.-

La perplessità di Dominic non accennava a diminuire. - Come quando si tuffa nella vasca da bagno?- chiese un tantino incredulo. Un gatto che fa il bagno? Questa era la prima volta che la sentiva…

- Ebbene sì, hai sui piedi l’unico esemplare di gatto sulla faccia della terra a cui piace l’acqua. Gli riempio la vasca da bagno e lui ci si getta senza paura, è incredibile. Dato che è così peloso, quando arriva fa un rumore tipo uno “sploff”. Il bello è quando esce dall’acqua, con tutto il pelo bagnato, sembra la metà. E’ divertentissimo. Dovresti vederlo una volta.-

- Deve essere uno spettacolo davvero!- commentò Dominic, certo di trovarsi davvero davanti ad una bestiola davvero peculiare.

Per Jennifer, prepararsi per quella cena era stata una cosa piuttosto faticosa. Cucinare non era un problema, anche se per sé e basta non si metteva mai a fare niente di troppo elaborato, aveva sempre avuto un buona propensione alla cucina. Del resto, crescendo tra le cure di sua madre e di sua zia non avrebbe potuto essere altrimenti, le due donne infatti erano rinomate per essere le migliori cuoche della famiglia. E la loro fama, in verità, non si fermava certo solo all’ambito casalingo: ogni volta che a Spring Creek, il piccolo paesino del nord del Nevada da dove proveniva, veniva organizzata qualche festa, sua zia Lucy e sua madre erano sempre le prime ad essere contattate per pensare alla parte culinaria dei festeggiamenti.

Era andata sul semplice in ogni modo, non voleva complicarsi la vita cucinando per due giorni di seguito per una cosa che in un quarto d’ora al massimo sarebbe stata consumata.  Quello che era stato faticoso più che altro per lei, era stato abituarsi all’idea che Dominic sarebbe entrato in casa sua. Non ne capiva il motivo, ma si sentiva un po’ in imbarazzo, era come se mettesse a nudo una parte della sua personalità. Dall’altra parte però era ansiosa di farlo, perché Dominic le piaceva molto. Il fatto che fosse andato immediatamente d’accordo con Sploffy era decisamente un punto a suo favore, tanto per cominciare, poi durante la cena non era stato altro che un continuo aumento di punteggio.

Erano rimasti per un bel po’ a chiacchierare sul divano del suo soggiorno, fino a che non si era fatto tardi e Dominic aveva detto che era l’ora che se ne andasse.

Sulla porta si era fermato un momento prima di salutarla. - Prima di andare via devo dirti una cosa. - le aveva detto serio. Jennifer si era improvvisamente preoccupata. Gli aveva sorriso e l’aveva invitato a parlare.

- Tra due giorni devo partire per lavoro, starò via un mese. Te lo dico nel caso in cui non mi sentissi per un po’ e ti preoccupassi.-

Jennifer ci era rimasta piuttosto male, non voleva che se ne andasse via per un intero mese. Era una vita un mese senza di lui in quel momento. Cercò di sorridergli ancora, anche se non era riuscita a non far trasparire un po’ di tristezza.

- Quando parti di preciso?- gli aveva chiesto.

- Mercoledì pomeriggio. E mi dispiace, ma non so se potremmo più rivederci prima che vada via, devo fare un milione di cose e non so nemmeno se mi basterà il tempo per fare tutto.-

- Non ti preoccupare, non importa.- gli aveva detto lei. - Possiamo sentirci, per telefono?-

Dominic pensò che quasi sicuramente non avrebbe mai avuto né il tempo né tanto meno la voglia di chiamarla, ma non voleva deluderla, quindi preferì mentirle spudoratamente. - Certo che possiamo. Ti telefono, quando posso, fuso permettendo. Sai, giriamo alle Hawaii.-

- Che bello…- aveva commentato Jennifer, che però non riusciva più a nascondere che le dispiaceva da morire quel distacco.

Dominic allora, leggendo quell’espressione sul suo viso, le aveva preso il viso tra le mani e le aveva dato un bacio, scendendo poi con le mani ad accarezzarle il collo leggermente.

- Se mi guardi così mi fai passare la voglia di andare alle Hawaii.- le aveva detto dopo quel bacio.

Jennifer gli aveva messo le braccia intorno al collo appoggiandosi a lui, magari gli avesse fatto passare davvero la voglia di andare via.

Mentre lo vedeva scendere le scale ed andarsene già aveva sentito che gli sarebbe mancato. Non sarebbe stato facile, ma quello era il lavoro di Dominic, Jennifer sperava che si sarebbe dovuta abituare alla cosa.

 

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Capitolo 8
*** Dominic's Lost ***


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Lo sai Roy che io invece credevo che magari al mia classificazione di mici fosse una strullata? No, ti spiego: io sicuramente amo di più i cani, ho sempre avuto il cane e mi piacciono i cani. Non disdegno affatto i gatti, però ne ho avuti pochi: la mia classificazione infatti parte da gatti di amici e parenti…Sploffy, in ogni modo, è inqualificabile! Vi anticipo appena che è veramente un personaggio importante della storia, a tutti gli effetti!

Quella del film Kaori è un po’ per far capire il discorso che Jennifer effettivamente è molto al di fuori di quel mondo. Questo a mio parere dovrebbe spiegare molte cose!

Comunque sono contenta che lo troviate divertente, grazie mille a tutte e spero che continui a piacervi!

 

Capitolo 8

Dominic’s Lost

 

- Come diavolo faccio Pat! Parte domani e a me già manca! Non lo vedrò fino a maggio!-

L’amica aveva appoggiato una mano sulla spalla di Jennifer prima che si separassero per tornare al lavoro, dopo la pausa pranzo.

- La vita è dura Jen… che ne dici se stasera usciamo e facciamo tardissimo? Così ti distrai.-

Jennifer aveva abbassato gli occhi e aveva messo su un leggerissimo broncio.

- No, è martedì sera e domani dobbiamo lavorare, non mi va di fare tardi. E poi stasera l’unica cosa che ho voglia di fare è deprimermi un po’.-

Patricia sentendola dire così le aveva dato una leggera spintarella.- Ma vattene!- le aveva detto sorridendole. Tuttavia subito dopo aveva continuato, solo con un tono un po’ più allarmato. - Mica dirai sul serio, vero? No, perché se l’alternativa è deprimerti a casa tua da sola, ti porto fuori a calci stasera!-

Jennifer aveva sorriso all’amica. - No, dai, non voglio deprimermi… solo non mi va di uscire.- aveva concluso, rassicurandola.

Patricia, tuttavia, verso le sette di sera le aveva telefonato per farle sapere che, nel caso in cui ci avesse ripensato, lei e Susan sarebbero andate a passare la serata in un club dove avevano invitato l’altra, ma Jennifer rifiutò. Effettivamente era stupido aver rifiutato, ci pensò non appena aveva rimesso giù la cornetta, ma veramente quella sera non aveva voglia di vedere gente. Quando pochi minuti prima delle ventidue ricevette quella telefonata, pensò che qualcuno lassù nel cielo doveva volerle davvero bene per aver fatto in modo che lei non cedesse all’insistenza di Patricia. Il nome Dominic lampeggiava su display del suo telefono cellulare, rispose con il cuore in gola.

- Ciao…-

- Ciao Jennifer, ti disturbo? E’ un po’ tardi forse…-

- No, per niente. Come stai? Sei pronto per partire domani?- chiese per darsi un tono.

- Sì, manca solo di andare all’aeroporto e prendere l’aereo.-

- Ah, bene…- rispose.

- Lo so che magari sono del tutto fuori luogo, ma mi andrebbe di salutarti prima di partire, anche se ci siamo già salutati.-

Jennifer era al colmo della felicità per quella richiesta. - Cosa avevi in mente?- chiese senza esternare un eccessivo entusiasmo, temendo che l’avrebbe fatta sembrare ridicola.

- Non lo so… che ne dici se ci vediamo adesso? Potrei passare da te… meglio se non andiamo fuori. Ma se vuoi possiamo farlo, non ce lo impedisce nessuno. - le aveva detto, più per essere educato che per altro. Sapeva che Jennifer avrebbe accettato che si vedessero a casa sua.

- No, vieni pure qui, va benissimo.-

- Allora arrivo.-

A Jennifer prese il panico. Era completamente senza trucco, in tenuta da casa e il suo soggiorno era un bel po’ incasinato.

- Ok… fra quanto?- chiese allarmata.

- Ehm… non lo so… un venti minuti al massimo, non di più.-

Dopo che Jennifer aveva riattaccato si era alzata di corsa dal divano spegnendo la televisione. Aveva fatto scendere anche Sploffy e con una spazzola aveva tolto alcuni peli che il micio aveva lasciato al suo passaggio, poi aveva messo i piatti della cena che aveva consumato da sola non più di un’ora e mezza prima nel lavello della cucina, rassettò un po’ in giro e quindi, dato che mancavano poco più di dieci minuti a quando Dominic aveva detto che sarebbe arrivato, si era precipitata in camera sua a mettersi qualcosa di decente e a darsi almeno una truccatina veloce.

Qui le si presentò un bel problema: lui sapeva che lei era a casa e che probabilmente era in una tenuta prettamente casalinga. Non sarebbe risultata ridicola se, aprendogli la porta, si fosse ritrovato davanti una Jennifer come se fosse pronta per uscire? Sì, in effetti era un rischio che correva. Insomma, non poteva mica dargli a bere che stava in casa sempre ben vestita e truccata di tutto punto ad aspettare eventuali visite a sorpresa? Era ridicolo.

Quindi aveva optato per un paio di jeans larghi e comodi, sicuramente meglio della tuta un po’ vecchiotta che portava prima. Aveva messo una canottierina un po’ corta e una felpa leggera, si era solo accentuata il contorno occhi con la matita, cercando di non esagerare. Non ne ebbe il tempo, perché Dominic aveva suonato proprio mentre stava pensando di mettersi su qualcos’altro. Si fece una coda di cavallo ed andò ad aprire, impaziente di vederlo comparire.

 

***

 

Dominic quella sera era passato a casa di Jonathan per un saluto prima di partire. Non aveva molta voglia di socializzare quella sera, era come convinto di aver dimenticato di fare almeno mille cose che, puntualmente, gli sarebbero venute in mente solo quando sarebbe stato già sull’aereo e questo un po’ lo indisponeva. Jonathan l’aveva invitato a cena, con loro c’era anche qualche altro loro amico, quel ritrovo in effetti era più un’occasione per ritrovarsi che una cena di commiato. Del resto, se l’amico gliel’avesse presentata in quella maniera, nemmeno ci sarebbe andato, figuriamoci. Gli avrebbe chiesto cosa s’era fumato e perché non l’aveva aspettato per farlo.

Uscendo da casa sua aveva buttato un occhio alle valigie che aveva già pronte sulla porta, facendo per almeno la centesima volta mente locale alle cose importanti che doveva fare prima di partire, non trovando niente che, almeno all’apparenza, non avesse già fatto.

Quando era arrivato aveva notato di essere il primo. In effetti era in notevole anticipo, Jonathan gli aveva detto alle otto, ma lui alle sette e mezza era già là. Quando l’amico gli aveva aperto la porta, trovandoselo davanti l’aveva guardato sorpreso.

- E che ci fai già qui? Guarda che arrivare tardi fa star, non presto!-

- Se non mi vuoi torno più tardi, mi faccio una passeggiata…- aveva risposto lui stando allo scherzo.

C’era voluto poco perché Jonathan s’informasse sull’esito che aveva avuto quella costosa bottiglia di vino italiano.

- Allora, ‘sta palestra?-

- Ma che ti fai i cazzi tuoi?- aveva risposto Dominic ridacchiando. In verità si era un po’ rotto di queste battutacce. Insomma, che male c’era se con Jennifer non aveva fatto sesso? Che era obbligatorio? Per una volta era anche concepibile che avesse un interesse diverso, o no?

- Non s’è battuto un chiodo, eh?- aveva commentato Jonathan alla risposta un po’ sulla difensiva dell’amico. - Allora le cose sono due: o questa ti piace seriamente, oppure stai perdendo il tuo charme…-

Dominic rise:- Mi dici come fa a piacermi seriamente una che c’ha un gatto che c’ha un nome che assomiglia vagamente al rumore che fa una cagata?-

L’altro l’aveva guardato ridacchiando, e un tantino perplesso. Dominic quindi aveva continuato:- Sploffy… ma si può chiamare un gatto Sploffy? Povera bestia…-

L’altro aveva cominciato a ridere di gusto. - Santo cielo, ma questa è proprio rincoglionita! Ma dove l’hai pescata?-

- Ubriaco fradicio all’Hard Rock Caffè la sera di San Patrizio…- gli aveva ricordato Dominic.

- Giusto ubriaco potevi interessarti ad una del genere!- Jonathan aveva continuato a ridacchiare per quel racconto, e Dominic, cosa che non pensava gli sarebbe successa, non la stava prendendo tanto bene.

Sì, indubbiamente Jennifer non era forse una cima, cosa poi del tutto da verificarsi, ma questo non dava al suo amico l’autorizzazione a darle della rincoglionita così, senza nemmeno conoscerla.

Cosa si aspettava in ogni modo Dominic? Era esattamente questa la descrizione che lui dava di Jennifer, come pretendeva che l’avrebbero considerata gli altri? Tuttavia, finché era lui a mettere in evidenza certi difetti della ragazza gli stava anche bene, se lo faceva qualcun altro no… lui sapeva che, in fondo, Jennifer era molto di più di quello che aveva raccontato agli amici per farsi due risate.

Fortunatamente quella conversazione fu troncata, dato che qualcun altro aveva cominciato ad arrivare. Dominic si era un po’ isolato dal resto della compagnia mentre erano a cena: un po’ perché era presente anche Jodie, un’amica di Jonathan a cui era sempre piaciuto ma della quale a lui non era mai fregato un accidenti, prima che gli si appiccicasse e non riuscisse più a togliersela di dosso vide bene di salutarla appena e di non considerarla affatto per tutto il tempo; da un’altra parte, ed era anche lievemente stupito della cosa, stava pensando che gli dispiaceva sinceramente non rivedere Jennifer almeno un’altra volta prima di partire.

Probabilmente era per via del fatto che la sensazione che Dominic aveva provato per tutto il tempo che aveva passato con la ragazza a casa sua quella domenica sera appena trascorsa, era una sensazione di beatitudine pressoché totale. Lì, a cena con Jonathan e i suoi amici non si sentiva così tranquillo come lo era stato ogni volta che era stato con lei. Non metteva in dubbio di stare bene con Jonathan, era uno dei suoi più cari amici, solo era diverso.

L’amico aveva notato che non era il solito Dominic, e quando si erano alzati da tavola, circa due ore dopo, gli si era avvicinato e gli aveva chiesto cosa non andasse. Dominic si era scusato adducendo la scusa di essere un po’ stanco, anche se, in verità, stava già pensando di andarsene da lì, per andare da Jennifer.

In principio aveva pensato ad un’improvvisata in piena regola, tipo presentarsi a casa sua così, tipo sorpresa, ma poi ci aveva riflettuto per un momento sopra e aveva convenuto che non sarebbe stata una cosa eccessivamente intelligente: se fosse stata impegnata? O fuori addirittura? Se fosse capitato in un momento poco opportuno? Salì al piano superiore della casa di Jonathan e raggiunse velocemente uno dei bagni, dove pensò bene di telefonarle.

Quindi, dopo la risposta affermativa della ragazza, era sceso nuovamente nel soggiorno e si era congedato dall’amico dicendo che se ne andava via presto perché aveva un sacco di cose da sbrigare prima di partire. Jonathan sembrò bersi quella balla, del resto non gli andava di spiegargli dove sarebbe andato dopo. Dopo i saluti si era diretto velocemente a riprendere la sua auto e si era infilato nel traffico caotico di Los Angeles che non accennava mai a diminuire.

 

***

 

Quello che pensò Dominic vedendo Jennifer in quella tenuta fu che la trovava davvero carina. Si immaginava quasi che si sarebbe fatta trovare in tiro, come avrebbe fatto qualsiasi altra donna al suo posto. Invece appariva semplice e naturale. Le diede un piccolo bacio prima di entrare in casa sua, bonariamente assalito da Sploffy che, come ogni buon animale d’appartamento, era subito venuto a controllare chi stava per invadere il suo spazio vitale.

- Ciao gattone!- lo aveva salutato dopo essere entrato. Non sapeva perché, ma gli veniva difficile chiamarlo con il suo nome.

Si erano seduti nel soggiorno, Jennifer gli aveva offerto da bere e si erano messi a parlare di stupidaggini. Gli aveva chiesto a cosa sarebbe andato a lavorare il giorno dopo, così Dominic le aveva raccontato di quello sceneggiato. - Si intitolerà “Lost”, parla di un disastro aereo. Io ed altri sopravviviamo all’incidente e ci troviamo a dover andare avanti in condizioni precarie, su un’isola che sembra essere deserta. Credo che se tutto va bene lo trasmetteranno in televisione il prossimo autunno.-

Di più specifico altro non le aveva detto, aveva parlato un po’ di cosa lo aspettava, di come sarebbero andate le riprese, ma s’intuiva che non aveva affatto voglia di discutere del suo lavoro, e Jennifer lasciò che cambiasse argomento e che portasse la conversazione dove preferiva lui, del resto lei voleva solo che fosse a suo agio.

Non era la prima volta che aveva quest’impressione, eppure in quel  momento quella sensazione era stata più forte. Era come se Dominic cercasse una sorta di protezione e di accettazione da lei, come se avesse bisogno di essere difeso e di uscire da quello che era probabilmente il suo mondo. Non si era interrogata molto su quell’aspetto però, perché francamente credeva di sbagliarsi. Era ridicolo anche solo pensare che lui poteva sentirsi in quel modo.  Ma poi, quando aveva colto nel suo atteggiamento una sorta di fastidio appena accennato a parlare del suo lavoro, aveva capito che forse non si era illusa.

Man mano che la serata era andata avanti, quella sensazione si era fatta sempre più insistente, Jennifer poteva leggere in ogni suo minimo gesto quelle richieste. Dopo poco lui aveva smesso di parlare e lei l’aveva fatto per entrambi, per lo più di frivolezze, anche se non credeva che lui la stesse poi molto ascoltando, sembrava più interessato a Sploffy, che come un paio di sere prima gli si era accoccolato ai piedi.

Nonostante quella situazione non avesse niente di particolarmente interessante o divertente, era palese che a Dominic piacesse, le sembrava molto più sereno di come era arrivato, e questo le faceva piacere, era segno che stava bene con lei.

Dopo poco più di un’ora Dominic aveva deciso di andarsene. Stava bene là, seduto sul quel divano in compagnia di Jennifer e della mucca striata, ma non poteva rimanere per molto tempo, data l’improvvisata che le aveva fatto immaginava che le avesse fatto perdere abbastanza tempo. Era stato così che si erano trovati nuovamente davanti alla sua porta di casa per salutarsi.

- Dovrei essere di ritorno per il primo o al massimo il due di maggio. Te lo faccio sapere. -

- Va bene.- aveva risposto Jennifer che aveva cominciato a fissare un punto imprecisato verso il basso.

Dominic, guardandola in quel momento, aveva intuito che a lei dispiaceva sinceramente che se ne stesse andando per quel periodo. In fondo non era per tantissimo, però leggendo nell’espressione del suo viso, sembrava quasi che non si sarebbero più visti per un tempo infinito. Era un sentimento prepotente ed estremamente sincero, non poté non rimanerne colpito: non aveva ritenuto opportuno dirle altro, l’aveva abbracciata tenendosela per qualche secondo stretta contro e poi si erano dati un bacio.

Quello era tutto quello che avrebbe dovuto esserci tra loro quella notte, almeno negli intendimenti iniziali di entrambi, ma poi qualcosa era cambiato, proprio durante quel bacio.

Per Jennifer, aver solo pensato alla possibilità che quella notte avrebbe potuto fare l’amore con lui, era una cosa del tutto nuova. Lo conosceva da troppo poco, e non sapeva nemmeno cosa ci fosse tra loro di preciso. Al di là di questo, se anche avesse avuto chiaro che tra loro c’era una storia, rimaneva un passo prematuro per la sua visione delle cose. C’erano stati solo altri due prima, due storie che per lei erano state molto importanti, specialmente la prima, ma che poi erano finite. Per lei era totalmente nuovo poter pensare così, considerando i suoi trascorsi.

Tuttavia, se anche aveva un po’ di paura, era una cosa che avrebbe fatto volentieri, anche se non comprendeva quale fosse il motivo principale che la spingeva a farlo.

Dominic le piaceva molto, veramente tanto, questa era la prima cosa che le era passata per la mente e che pensava fosse la causa principale che le avesse fatto decidere di poter agire in modo un po’ più avventato per una volta. Ma c’erano anche altri due fattori che, sebbene fossero forse meno lampanti, erano ugualmente ben presenti e importanti: quello forse era un modo per ritardare il loro saluto definitivo? Jennifer non aveva voluto rifletterci, ma sapeva che, quando lui l’aveva abbracciata e tenuta stretta davanti alla porta di casa sua, aveva desiderato che rimanesse ancora. Il terzo punto risiedeva sempre in quell’abbraccio, gesto che aveva dato a Jennifer la stessa sensazione che le aveva dato quasi tutta la serata passata con lui, come se quella fosse una sottile richiesta di protezione. Fare l’amore con lui in quel momento sarebbe stato un modo per fargli capire chiaramente cosa lei provasse nei suoi confronti, dargli quell’idea di appartenenza alla sua vita che forse lui cercava. Avrebbe portato il ricordo di quella notte con sé in quel periodo che non avrebbero potuto vedersi e gli sarebbe stato utile.

Dapprima aveva lasciato che fosse Dominic a guidare quel bacio, rispondendogli con un trasporto controllato poi, presa quella decisione improvvisa, gli aveva stretto ancora di più il braccio che gli aveva messo intorno al collo, aderendo ancora di più a lui, issandosi sulla punta dei piedi e accarezzandogli leggermente il collo con la mano che aveva lasciato appoggiata sulla sua spalla.

Per Dominic era stato molto più semplice. Non aveva fatto piani, non se l’aspettava a dire la verità, ma la cosa non gli dispiaceva affatto: si sentiva strano, come se il fatto che lei improvvisamente avesse cambiato leggermente ma decisamente approccio con lui lo rendesse stranamente tranquillo e appagato. Normalmente in quel frangente avrebbe stretto i tempi, erano veramente rare le volte in cui aveva agito con calma, quella volta invece aveva proprio voglia di perdersi in tutte quelle cose che, nei discorsi da maschietti, erano definite, in modo più carino possibile, una perdita di tempo.

Senza che si fossero minimamente sciolti da quel bacio, Dominic aveva fatto per entrare nuovamente nell’appartamento di Jennifer, cercando quindi di richiudere la porta. A tentoni, con gli occhi chiusi, stava tentando di trovare la maniglia, senza successo, fino a che non era rimasto impigliato con la manica alla chiave. Tirava la mano ma non riusciva a liberarsi, voleva farlo senza che Jennifer si accorgesse di niente, ma dopo il secondo strattone la ragazza si era leggermente discostata da lui chiedendosi cosa gli stesse prendendo. Aveva abbassato lo sguardo sulla sua mano aveva visto quale fosse il problema. Gli aveva sorriso, liberandogli la mano e chiudendo la porta, ricominciando a baciarlo subito dopo.

Prestando almeno un minimo d’attenzione a dove stessero andando si erano appoggiati allo schienale del divano e Dominic aveva fatto sedere Jennifer sulla spalliera del mobile, cosa che l’aveva alzata di qualche centimetro non costringendolo più a piegarsi su di lei. Si era tolto la giacca, aiutato da Jennifer, quindi aveva provato a tirarle giù la cerniera della felpa, che però era scesa fino ad un certo punto per poi incepparsi. Jennifer quindi si era leggermente discostata da lui, gli aveva sorriso e l’aveva fatto da sola. Dominic pensò che come inizio, decisamente, non era male: era una barzelletta, ma era estremamente carino. Le sorrise a sua volta, ricominciando a baciarla mentre le faceva lentamente scivolare dalle spalle quell’indumento, che era caduto insieme alla sua giacca sul divano, indugiando a sfiorarle leggermente con i pollici la pelle che, gradualmente, veniva scoperta da quel gesto.

Erano rimasti così per un po’, baciandosi e accarezzandosi come due ragazzini, nessuno dei due aveva fretta che quel momento finisse. Dominic si rese effettivamente conto che Jennifer era molto più ingenua di lui sotto quell’aspetto, cosa che lo spinse ancora maggiormente a fare le cose con la giusta calma, aspettando che fosse lei a dargli un segno qualsiasi che poteva andare avanti. Quando la ragazza si discostò leggermente da lui, dicendogli che avrebbero potuto spostarsi nella sua stanza, non se lo fece ripetere due volte, la prese tra le braccia un po’ più saldamente facendole riappoggiare i piedi a terra e si fece guidare, dato che non aveva la minima idea di quale fosse la porta che doveva prendere. Jennifer prima di uscire dal suo piccolo soggiorno aveva spento la luce e non aveva pensato ad accenderla nella sua stanza, del resto lei conosceva benissimo quell’ambiente a differenza di lui che, per l’appunto, appena entrato, era andato a sbattere contro qualcosa che stava per terra. Non si era fatto male, ma aveva rischiato di inciampare tirandosi dietro anche lei, dato che ancora non avevano accennato minimamente a discostarsi l’uno dall’altro.

- Scusami, avrei dovuto accendere la luce!- disse Jennifer sinceramente dispiaciuta che lui fosse inciampato nella cuccia del gatto che, non sapeva bene in che modo, era finita in mezzo alla sua stanza invece che stare fuori dalla porta. Però era anche divertita per la situazione, non poteva negarlo.

Quella volta non poterono impedirsi di ridere entrambi, si erano stretti, in piedi nella semioscurità della stanza illuminata solo dalla luce che veniva dalla finestra aperta, e avevano cominciato a ridere, poi soffocando la risata con l’ennesimo bacio.

Riconquistata un po’ di serietà le cose erano andate più veloci, Dominic le aveva sbottonato i jeans per poi chinarsi leggermente aiutandola a toglierseli, poi si erano avvicinati al suo letto, dove Jennifer era salita mettendosi in ginocchio, tendendogli una mano che lui aveva preso, mettendosi nella stessa posizione davanti a lei. Jennifer aveva fatto per togliergli la maglietta, con un filo di voce gli aveva chiesto di alzare le braccia per facilitarle il compito e lui l’aveva assecondata, per poi vedere che, mentre le sorrideva con il suo solito sorriso dolce, aveva fatto lo stesso gesto aspettando che fosse lui a liberarla della leggera canottierina che ancora portava. Le aveva sorriso a sua volta, trovandola tenerissima in quel momento. Lo aveva fatto quindi, perdendosi poi per un momento a guardarle il seno nudo, ma aveva smesso subito quando si era accorto del vivo imbarazzo di lei nel vederlo mentre la osservava.

Dopo che anche Dominic si era liberato dei suoi pantaloni si erano sdraiati sul letto di Jennifer continuando a baciarsi e ad accarezzarsi, esplorando reciprocamente i loro corpi, fino a che l’eccitazione di entrambi non era salita prepotentemente richiedendo che la situazione cambiasse.

Dominic si era discostato leggermente. - Jennifer, usi qualcosa?- le chiese.

La ragazza non comprese subito a cosa si potesse riferire, lo guardò per un momento perplessa prima di capire che si riferisse ad anticoncezionale qualsiasi. Scosse la testa, Dominic quindi le aveva dato un piccolo bacio e si era alzato in fretta, cercando di fare prima possibile. Cercando di ricordarsi la strada si era diretto verso il divano del soggiorno dove aveva lasciato la sua giacca e aveva preso un condom dal suo portafogli. Quindi, sempre cercando di fare più in fretta possibile, si era avviato nuovamente verso la stanza da letto di Jennifer, dove la ragazza nel frattempo si era messa sotto un lenzuolo. Guardandola pensò che era veramente un bel po’ che non gli capitava di farlo con una così, distraendosi per un istante dietro a quei pensieri finì per sbattere il piede nello stipite della porta e storcersi il mignolino.

- Porca putt…- aveva esclamato, Jennifer si era tirata su di scatto allarmata.

- Ti sei fatto male?- gli aveva chiesto.

Dominic aveva dipinta sul viso un’espressione un tantino sofferente. - Bene no davvero…- aveva risposto, mentre aveva appoggiato una mano allo stipite della porta per mantenere l’equilibrio e con l’altra si stava massaggiando il piede offeso. Subito comunque aveva raggiunto il letto, prima di mettersi sotto il lenzuolo con lei si era tolto i boxer, notando che Jennifer, vedendogli fare quel gesto, aveva allontanato lo sguardo da lui, quasi che si vergognasse a guardarlo mentre si spogliava. Un sorriso gli salì spontaneo sul volto.

E poi era successo, ed era stato bello per entrambi. Si erano addormentati poco dopo, Dominic aveva appoggiato la testa sul petto di Jennifer tenendogli le braccia attorno alla vita, mentre lei, in un gesto molto protettivo, gli teneva una mano sulla testa e l’altro braccio attorno alle spalle, stringendolo verso di sé.

Prima di addormentarsi Jennifer si sentì del tutto in pace con sé stessa: sì, il giorno dopo se ne sarebbe andato e per un po’ l’avrebbe perso, ma gli aveva lasciato qualcosa di cui avrebbe portato il ricordo con sé per tutto quel tempo che sarebbero stati lontani.

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Capitolo 9
*** Quando tutti i buoni propositi vanno a farsi fottere ***


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Allora…oggi è d’obbligo che cominci a fare un ringrziamentone di quelli giganteschi!

Grazie Moon!! Ragà, questa donna se non ci fosse dovrebbero inventarla!

Concludo con un grande Sploffy sei tutti noi e facciamo il tifo per te! Adoro questo gatto!!

Grazie mille a tutti, buona lettura, Mandy!

 

Capitolo 9

Quando tutti i buoni propositi vanno a farsi fottere

 

Appena era arrivata in ufficio, Jennifer, con un pennarello rosso, aveva fatto una bella croce sul giorno 15 aprile, che era appena passato. Guardando il calendario di quel mese non poté che farsi triste un’altra volta. Erano trascorse due settimane e più dalla sua partenza, dopo quella splendida notte che avevano passato insieme non l’aveva più sentito.

Ma che fine aveva fatto Dominic? Avrebbe voluto telefonargli lei, mandargli un messaggio, contattarlo in qualche modo, ma quando si accingeva a farlo le prendeva il panico. Cosa dirgli? Ma, soprattutto, lui sarebbe stato felice di sentirla?

Era terribile avere quei dubbi per lei, non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile che lui non avesse mai trovato nemmeno cinque miseri minuti per farle un saluto. Nella sua mente si faceva strada, con un’insistenza sempre maggiore, che quella notte per lui poteva essere stata un diversivo.

Jennifer non era né molto navigata e né molto esperta per affermarlo con certezza, ma era più che sicura che quello che avevano fatto insieme non potesse essere altro che dettato da un sentimento sincero, o Dominic, ne era convinta, avrebbe avuto un altro atteggiamento con lei.

Ormai non contava più le volte in cui ci pensava in un giorno, praticamente non pensava ad altro, e un po’ la cosa le dispiaceva. Avrebbe preferito essere un po’ più distaccata, ma proprio non le riusciva. Era decisamente innamorata di lui, e non poteva fare finta che non fosse così.

Patricia, straordinariamente, non le aveva chiesto niente in quel periodo sulla faccenda, cosa per cui le era stata molto grata anche se a sua insaputa. Infatti Jennifer non credeva che l’altra sarebbe stata così discreta se non fosse stato semplicemente per una dimenticanza, forse era anche per il fatto che, quando si vedevano, lei volutamente non accennava mai a parlare di quella faccenda, e addirittura non le aveva nemmeno detto della notte che avevano passato insieme. Certo, se fosse continuato così, da una parte avrebbe avuto presto bisogno di sfogarsi, dall’altra non voleva arrivare a doversi sfogare proprio con lei: sapeva che Patricia aveva sempre nutrito qualche perplessità nei confronti di Dominic, anche se faceva finta che tutto andasse bene. Se le avesse detto che era stata con lui e che poi Dominic non l’aveva più cercata per tutto quel tempo si sarebbe subito arrabbiata.

I programmi per quel venerdì sera erano sobri: Susan aveva scovato un locale ben frequentato secondo i suoi gusti, un posto abbastanza elegante e alla moda. Jennifer aveva accettato di andarci: anche se andare in locali simili le metteva un po’ d’ansia, immaginava che se Susan l’aveva scelto sarebbe stata sicuramente una bella serata. Non le piaceva mettersi in tiro per farsi vedere dagli altri, per altro andare in giro con Susan era sempre una bella penalizzazione per lei: tanto per cominciare, insieme sembravano l’articolo “il”, Susan infatti la superava in altezza di almeno una ventina di centimetri, non c’erano tacchi che riuscivano a darle un po’ di respiro. Se poi ci si aggiungeva anche il fatto che Susan aveva un viso meraviglioso, dei capelli da favola e un fisico da urlo, beh, non c’era storia, qualunque ragazza normale sarebbe sfigurata davanti a lei. E Jennifer era l’emblema della ragazza normale e ordinaria.

Quella sera aveva optato per un vestito grigio chiaro molto semplice e un paio di scarpe nere, ovviamente con il tacco alto. Era uscita abbastanza in anticipo, fermandosi a chiacchierare pochi minuti con la sua vicina di casa che aveva incontrato sul pianerottolo mentre stava rientrando con i suoi figli piccoli prima di andarsene.

Era più forte di lei: ogni cinque minuti doveva controllare se il suo cellulare fosse carico e se c’era segnale, immaginare che Dominic avrebbe potuto cercarla proprio quella sera e non fosse riuscito a trovarla le metteva un panico strano addosso. Insomma, se non l’avesse trovata avrebbe potuto richiamarla. Ma se avesse pensato che lei magari non si fosse fatta trovare? Se si fosse offeso per una cosa del genere? O, peggio, se magari aveva trovato solo quei cinque minuti per contattarla e poi non avesse più avuto tempo? Per la testa le passavano solo pensieri del genere.

Durante quella serata infatti, cercando di non farsi vedere dalle altre, ogni tanto apriva la sua borsetta per controllare il suo telefonino che, benché perfettamente carico e con la ricezione al massimo, continuava a stare muto.

Susan sembrava stare come un pesce nell’acqua in quel locale che sembrava fatto apposta per i fighetti. Dal tavolo dove erano sedute, mentre chiacchieravano tranquillamente, si guardava intorno sorridente, si era alzata anche un paio di volte per salutare un paio di suoi colleghi che le avevano dato la dritta su quel posto. Era stato in uno di quei momenti che Patricia aveva guardato Jennifer con aria annoiata e aveva esordito con un commento sul posto.

- Ma a te piace? No, perché io sto morendo di noia, speriamo che Susan non voglia fare troppo tardi.-

- No, dai, è carino…- aveva risposto Jennifer non molto convinta, tanto che l’altra l’aveva guardata con uno sguardo indagatore e inclinando leggermente la testa.

- Sì, hai ragione tu, è di una noia mortale, ma Susan sembra divertirsi tanto.- aveva ammesso quindi.

- Ho capito, ma mica possiamo sempre stare al suo seguito!-

La conversazione era stata troncata di netto quando l’altra era tornata al tavolo annunciando che in quel locale c’era un sacco di bella gente, pure qualcuno famoso.

- Nella saletta di là ci sono Stuart Townsend e Christian Bale!-

Jennifer e Patricia si erano guardate per un momento, dato che quei nomi per loro erano veramente anonimi. Susan, vedendo che si guardavano perplesse, aveva sbuffato. - Certo che voi di cinema proprio non capite niente, sono due attori famosi! Townsend è stato anche con Charlize Theron!-

Patricia si voltò verso l’amica e le chiese sarcastica:- Che sia stato con la Theron mi fa un po’ poco, se magari mi dici un film che ha interpretato…-

- Mh… non lo so veramente, mi sembra che abbia interpretato un vampiro, in un film non proprio nuovissimo, ma non ne sono sicura.-

Meno male che di cinema ci capisci tu!, pensò Patricia data la risposta decisamente vaga dell’amica, ma evitò di commentare per non entrare in inutili polemiche, del resto a lei non importava un fico secco che ci fossero due attori in quel locale. Quello che le importava veramente, era che Susan negli ultimi tempi sembrava essere sempre più antipatica. E dire che ormai era un bel po’ che la conosceva. L’unica cosa che la tratteneva dal dire tutto è che a Jennifer il cambiamento dell’amica non sembrava aver fatto un grande effetto. Avevano ordinato da bere e avevano continuato a chiacchierare tranquillamente, fino a che, due ragazzi sui trenta che avevano preso un tavolo molto vicino al loro, non avevano cercato di attaccare discorso.

Susan ad un certo punto si era sentita toccare un braccio con discrezione. Si era girata e si era trovata davanti questo ragazzo piuttosto carino.

- Scusa, mi sai dire l’ora?-

Patricia si avvicinò all’orecchio di Jennifer, bisbigliandole:- Mio Dio, che scusa vecchia!-, la quale, per tutta risposta soffocò una risatina. Susan tuttavia fece un sorriso al suo interlocutore e rispose, senza scomporsi: - Le undici e tre quarti.-

- Grazie…- aveva risposto l’altro, sorridendole. Quello che aveva parlato con lei era sicuramente il più carino dei due, anche se l’altro comunque non era male.

- Di niente, figurati.- aveva continuato Susan, prolungando volutamente la conversazione. Non aveva accennato a girarsi nuovamente verso le altre due, cosa che probabilmente incitò l’altro a continuare.

- Io sono Ethan.- le disse, porgendole la mano, - e lui è Jonathan.-

Susan rispose dicendo il suo nome e porgendo la mano ad entrambi, poi passò a presentare le sue amiche.

- Loro sono Patricia e Jennifer.- I due si guardarono per un momento, le ragazze non capirono quello sguardo fugace lì per lì, ma non se ne domandarono nemmeno il perché sul momento. Si erano alzati educatamente per stringere la mano anche alle altre due, poi Susan, agendo del tutto di testa sua e senza minimamente domandarsi se le altre avrebbero gradito quell’intrusione, li invitò a sedersi. Cosa l’aveva attirata di quei due era l’aria dei quartieri alti che avevano appiccicata addosso come una seconda pelle: gli abiti firmati, quel modo di atteggiarsi, il sorriso sicuro sulle loro facce. Erano cose del genere che lei cercava.

I due offrirono da bere alle ragazze e cominciarono a chiacchierare di stupidaggini, quando Jonathan, che fino a quel momento aveva continuato ad osservare Jennifer di sfuggita, aveva esordito dicendo: Ma sei sicura che non ci conosciamo? No, perché io credo che tu sia quella dell’Hard Rock la sera di San Patrizio…-

Jennifer l’aveva guardato stupita, la sera dell’Hard Rock, a parte Dominic, non aveva conosciuto nessuno.

- In che senso scusami?- Gli aveva chiesto.

- Tu non sei quella che si è ritrovata Dominic ubriaco fradicio in macchina? Io sono quello che è venuto a recuperarlo.-

Jennifer gli sorrise. E come poteva ricordarselo, l’aveva si e no visto per tre miseri secondi durante i quali lui si era raccomandato che non gli avesse visti nessuno, nient’altro.

- Ah… non ti ho riconosciuto. Meno male che hai chiamato quella sera, ero disperata.- gli rispose.

- Meno male che c’eri tu, sai, io facevo solo i miei interessi personali. Sono l’avvocato di quello scapestrato lì, e purtroppo anche un amico, quindi, mi tocca fargli anche da balia se capita.-

Lo sguardo che si erano scambiati i due non appena Susan aveva detto il nome Jennifer era da spiegarsi nel fatto che, circa una mezz’ora prima, Jonathan si era voluto sedere a quel tavolo accanto al loro proprio per via del fatto che aveva vagamente riconosciuto quella ragazza. Non poteva esserne sicuro, ma dopo un po’ l’aveva detto ad Ethan al quale non era parso il vero di dover attaccare discorso con quelle ragazze. Del resto Susan era sicuramente una che si notava.

Inizialmente sembrava che Susan dovesse essere entrata più in sintonia con Ethan per l’appunto, ma non appena era venuto fuori che Jonathan aveva a che fare con gente del modo dello spettacolo le cose si erano del tutto ribaltate, tanto che, dopo nemmeno molto, Susan stava deliberatamente flirtando con lui, ed Ethan, che sebbene fosse un giovane architetto piuttosto affermato, era evidentemente stato considerato meno utile, si era ritrovato a chiacchierare piacevolmente con le altre due, specialmente con Patricia, dato che ogni tanto Jennifer si perdeva nel suo mondo e si ritrovava a pensare a Dominic.

Inutile dire che, a fine serata, Susan si era fatta accompagnare a casa da Jonathan, lasciando pochi dubbi sul loro proseguimento della serata, cosa che a Patricia sembrò assolutamente squallida. Insomma, non era una santa nemmeno lei e le era capitato di provare attrazione per qualcuno e di non tirare tanto per le lunghe, ma da qui ad andare a letto con uno solo perché è intramato con il mondo dello spettacolo a certi livelli, era veramente una cosa riprovevole nel suo modo di vedere le cose.

Mentre stava al posto del passeggero, in macchina con Jennifer, pensava a questa cosa anche se non voleva assolutamente parlarne con l’amica, tuttavia le pose una domanda che già da qualche giorno voleva farle.

- Ma Dominic? Non mi hai più detto niente di lui… mi è venuto in mente stasera quando abbiamo incontrato quei tipi. Che coincidenza, eh?-

Jennifer aveva temuto quella domanda per tutta la sera.

- Già, che coincidenza.- disse senza entusiasmo e sembrando non molto incline a parlare di quella storia. Ormai erano arrivate davanti a casa di Patricia, l’amica prima di uscire dall’auto le aveva rifatto quella stessa domanda, e Jennifer le aveva risposto non proprio garbatamente.

- Niente, che vuoi che sia successo, è alle Hawaii e sta lavorando, cosa vuoi che ne sappia io?-

L’altra la guardò perplessa. Non si era né arrabbiata né offesa per quella risposta, ma non era da Jennifer, che in genere era sempre garbata e sorridente. Intuì immediatamente che qualcosa non andava.

- Scusami Pat, non volevo risponderti male, scusami davvero tanto.- aveva detto intanto Jennifer, che si era immediatamente resa conto di quello che aveva fatto.

- Non fa niente. Però domani mi dici tutto, ok?-

Jennifer aveva annuito semplicemente, del resto non si era stupita che l’amica avesse capito nonostante il fatto che lei non le avesse detto niente.

 

***

 

Qual’era il programma al quale voleva attenersi in quelle quattro settimane di lavoro? Dormire regolarmente, mangiare regolarmente, niente scopate e bere moderatamente? Forse sarebbe stato meglio pensarne un’altra, dopo nemmeno una settimana del resto si era già rotto le scatole di fare il bravo e aveva già fissato con qualche ragazzo simpatico del cast e con altri di uscire e fare parecchio tardi già quel primo fine settimana. E poi c’era quella costumista che gli faceva gli occhi dolci da quando era arrivato, dopo un’attenta analisi a tette e culo aveva deciso che poteva anche farle il favore di farsela, se ci fosse stata l’occasione.

Con calma però, del resto era là per lavorare, e se c’era una cosa che non sopportava era la poca serietà sul lavoro, tant’è vero che, se non in qualche sporadica occasione, non aveva mai fatto troppo tardi infrasettimanalmente e si era comunque tenuto entro certi limiti anche nei giorni in cui avrebbe potuto fare un po’ più di baldoria.

In ogni modo, i buoni propositi, erano andati tutti a farsi beatamente fottere, compreso uno, molto idiota a ripensarci, secondo il quale la sua vita doveva necessariamente cambiare non solo durante quel mese, ma anche dopo. Era stata Jennifer a fargli pensare quella cosa, per via di un’associazione di pensiero molto semplice.

Quella notte era stata fantastica. Era un sacco di tempo che Dominic non provava un appagamento del genere, doveva ammetterlo. Non era stato il sesso, ma il modo in cui era successo, il modo di porsi di Jennifer, il fatto che si fossero svegliati insieme la mattina dopo. Non era più abituato a certi piccoli particolari e sul momento la cosa gli aveva dato da pensare. Dopo la scopata in sé, ma che gusto c’era a farsi una e poi andarsene via nel cuore della notte? O, anche peggio, quando se le portava a casa sua ed erano loro ad andarsene, oppure, cosa ancor peggiore di questa, quando rimanevano credendo che magari la cosa gli avesse fatto piacere? Orrore!, pensò mentre nella sua mente pensava a certe cose.

Dopo poco però aveva già cambiato idea. Come che gusto c’era? Ma cosa c’è di meglio di farsi una sana scopata senza avere il benché minimo problema di gestione di una relazione? Con Jennifer era stato bello e tutto il resto, chi lo negava, ma ora basta, ognuno a casa sua e tanti saluti. Dopo una decina di giorni si ricordò anche che le aveva promesso di telefonarle.

Sì, come no.

Ma non è che non voleva telefonarle in quel momento, basta, non l’avrebbe più chiamata definitivamente, portare avanti quel rapporto dopo i nuovi sviluppi sarebbe stato troppo impegnativo, nonché una gran rottura di palle. L’unica cosa era sperare che non l’avrebbe fatto lei. Certo, poteva fare come faceva con tutte le altre, essere freddo e distaccato e far capire che era inutile che lo cercasse, ma gli dispiaceva sinceramente farlo proprio con lei che gli sembrava così indifesa a volte.

Dopo venti giorni tuttavia Jennifer non si era fatta sentire e lui non ci aveva nemmeno molto pensato a lei, almeno fino a quel momento. Pensare che lei non l’aveva cercato dopo tutto quel tempo un po’ lo stupì, ma ne fu abbastanza contento. Era stato più facile di quello che aveva previsto, e poi lì alle Hawaii c’era parecchio da darsi da fare. Caspita, ci sarebbe stato anche altri due mesi.

Ma non potevano girare subito un seguito? Doveva parlarne con qualcuno.

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Capitolo 10
*** Tipe snodate - La cosmogirl che c'è in ognuna di noi ***


Nuova pagina 2

Venerdì, fine settimana, decimo capitolo e poi pausa sabato e domenica!

Per questo capitolo ringrazio profondamente, oltre a voi che mi leggete,  i redattori di Cosmopolitan che mi forniscono spesso e volentieri ampi spazi di risate con i loro pezzi sul sesso. Proprio mentre dovevo scrivere questo capitolo mi capita di leggere l’articolo che si chiamava, più o meno  “Uomini: cosa pensano di te la mattina dopo”…da piegarsi da ridere! Direi che sono stata ampiamente ispirata, anche se quello che io ho scritto in questo capitolo sono illazioni spicciole sul sesso maschile molto ben conosciute al mondo. Insomma, non c’hanno insegnato proprio nulla!

C’è da chiedersi dov’è finita la spontaneità: secondo loro tutte noi dovremmo andare a letto con uno e Cosmopolitan insieme e al momento opportuno dire: scusami caro, aspetta solo un momento, non mi ricordo cosa Cosmopolitan dice che dovrei fare/farti adesso… pessimismo e fastidio!

Insomma, in parole povere, mi dissocio non proprio del tutto ma abbastanza dal pensiero (ma tu pensa…) di Susan in questo capitolo.

Buona lettura e buon fine settimana! Mandy

 

Capitolo 10

Tipe snodate - La cosmogirl che c’è in ognuna di noi

 

- Eh no Jen! Non cominciamo con queste cazzate! Già dopo un bacio che è un bacio ci si può considerare sulla buona strada, ma dopo il sesso, non c’è scampo. Quindi non cercare di difenderlo dicendo che non ti ha più cercata perché il vostro rapporto non è ben definito! S’è fatto una scopata, ammettiamolo, quello che mi dispiace è che se l’è fatta facendoti credere chissà che.- aveva detto decisa Patricia, dopo che Jennifer aveva raccontato a lei e a Susan quello che c’era stato tra lei e Dominic.

- Come sei antica Pat… dopo che hai scopato con uno non è affatto detto che tu ci faccia coppia fissa. Che credi che sia una limitazione solo per loro? Se permetti io voglio avere il diritto di scopare e non sentirmi legata.- aveva ribattuto Susan che, seppur nascondendolo, aveva provato una punta di soddisfazione nell’apprendere che tutto quel teatrino di Jennifer e Dominic era già finito, e in quel modo poi.

- Susy, ma chi ti dice che io non sia per una scopata! Solo che mi sembra che l’atteggiamento di quello stronzetto non sia stato da scopata, capisci?-

Jennifer non partecipava a quella conversazione perché non aveva più voglia di dire niente in proposito, era molto amareggiata.

Ci aveva pensato a lungo e bene, arrivando ad una conclusione: se Dominic in ventun giorni da che era partito non l’aveva mai chiamata, evidentemente era come dicevano Susan e Patricia e la cosa la faceva stare male. Non riusciva a comprendere com’è che si fosse lasciata prendere così in giro e com’è che lui avesse deciso di essere così crudele con lei. Che gli aveva fatto di tanto male? Forse, dall’altra parte, quell’atteggiamento poteva essere dettato dal fatto che Dominic poteva averla considerata una sfida finire a letto con una come lei, una che, per farla breve, non ci sarebbe mai stata al primo appuntamento e che di certo non cercava una storia solo di sesso. Quest’eventualità la faceva stare male ancora di più.

Mentre le sue amiche continuavano a discutere sedute una sul divano accanto a lei e l’altra sulla poltrona, Jennifer, con le gambe incrociate e Sploffy placidamente accoccolato su di esse, accarezzava la testa al suo gatto che le faceva le fusa e si perdeva dietro i suoi pensieri, fino a che Susan non l’aveva richiamata sulla terra.

- Guarda Pat che c’è un modo ben preciso per capire se un uomo ti considera una da una botta e via o un investimento per il futuro, dei capisaldi! Jen, ma avete fatto sesso orale?-

L’altra aveva alzato al testa. - Come hai detto scusa?-

- Ti ho chiesto se avete fatto sesso orale.-

Jennifer l’aveva guardata storto, Susan aveva sbuffato. - Jennifer, un pompino! Lo sai cos’è, vero?-

- Susy, non sono mica scema!- aveva ribattuto Jennifer sulla difensiva.

- E allora? L’avete fatto o no?-

Jennifer non si sentiva estremamente a suo agio a parlare di certe cose, aveva guardato Patricia come a cercare conforto.

- Non sei obbligata a dircelo se t’imbarazza farlo.- le aveva detto l’amica.

- E dai, mica t’imbarazzerai per così poco! Siamo noi!- aveva detto invece Susan.

- Non è che m’imbarazzo, ma non sono abituata a raccontarle certe cose…- aveva fatto una pausa, poi si era detta che poteva anche rivelare quel particolare:- No, non l’abbiamo fatto.-

- Bene, questo è un punto a tuo favore. Se lo fai la prima volta passi come una da botta e via. Che portavi sotto?-

- Nel senso biancheria intima?- chiese a sua volta perplessa Jennifer.

- Certo, che vuoi che intenda? A volte sembra che non capisci!- le aveva risposto Susan.

- Niente di che, un paio di normalissime mutandine.-

- Mh, non sbilanciano troppo. Reggiseno?-

- Non lo portavo.-

- Strano… e il resto com’è andato? Voglio dire, come l’avete fatto?-

- Come l’abbiamo fatto… ehm… normale…- aveva farfugliato Jennifer.

- Cioè tu sotto e lui sopra, eh? Che palle! Ma c’è ancora qualcuna che ci da di missionario? Comunque, anche questo è ok. Ma almeno dimmi che l’orgasmo è stato strano, non t’è piaciuto a te?-

- Non ho avuto un orgasmo strano! Ma si può sapere dove vuoi arrivare con tutte queste domande?-

- Almeno ce l’hai avuto? No, perché se non ce l’hai avuto spero almeno che tu l’abbia finto, altrimenti il maschio tipico se la prende o si smonta.- aveva incalzato l’altra non curandosi molto del suo disagio.

Jennifer era basita, non sapeva nemmeno più che dire a Susan. Patricia, parimenti, non credeva alle stupidaggini che aveva sentito uscire da quella bocca.

- Ma tutte queste belle notiziole, le prendi da Cosmopolitan o riviste simili? No, perché mi sanno di un mucchio di cazzate!- aveva detto infatti.

- Ma quali cazzate, sono fatti attendibilissimi! Lo sanno tutti che ad uomo gli devi far sentire che ti piace, che se ti presenti con il tanga li fai arrapare ma ti considerano da una botta e via, così se ti fai vedere troppo brava pensano che hai fatto troppa pratica e, ultimo ma non meno importante, che non devi assolutamente prendere troppe iniziative personali e devi lasciarli fare, almeno li gratifichi.-

- Scusami Susy, ma credo che siano davvero un mucchio di stronzate!- aveva detto Jennifer. - Io penso che la spontaneità sia la cosa più importante, fare quello che ti senti di fare. Se c’è una giusta intesa perché uno dovrebbe considerarti una zoccola solo perché ti va di fare qualcosa di particolare o hai messo un perizoma? E’ il modo in cui ti atteggi che gli fa pensare certe cose, non altro.-

- Sì, giusto.- aveva rimarcato Patricia.

Susan aveva roteato gli occhi. - Mi arrendo, tanto non ci arrivate proprio. Gli uomini sono un po’, come dire, di mente ristretta, non capiscono le cose come noi. Per loro o sei una donna da sposare, o una da scopare, non si scappa. E solo a noi sta giocarcela bene, ma bisogna conoscere il nemico, non so se mi spiego...-

La conversazione era stata troncata subito dopo, Jennifer del resto si era stufata di sentire quei luoghi comuni scemi e di parlare di quella faccenda, quelle parole non facevano che rigirare il coltello nella piaga, dato che era molto probabile che Dominic fosse proprio uno di quelli di mente ristretta.

 

***

 

Dominic si era sentito scuotere leggermente una spalla. Aveva aperto gli occhi e si era ritrovato davanti quella gran bella figliola dell’hostess che, con un sorriso a trentadue denti, l’aveva informato che a breve sarebbero atterrati all’aeroporto di Los Angeles e che doveva allacciarsi la cintura.

Dominic le aveva sorriso e aveva fatto come lei gli aveva detto, pensando che, finalmente, era tornato a casa sua. Non che fosse stato male quel mese alle Hawaii, anzi, ma casa sua era comunque casa sua. Per altro, tempo un paio di settimane, sarebbe dovuto andare a New York dove avrebbe trovato anche Billy che gli aveva detto che sarebbe capitato nella Grande Mela per qualcosa che riguardava un progetto particolare, di cui però non aveva voluto rivelargli molto. Ovviamente sarebbe stata un’ottima occasione per fare baldoria tutti insieme anche con Elijah, non vedeva l’ora.

Quando finalmente era riuscito a rientrare a casa sua, aveva chiamato Jonathan, che l’aveva salutato con un chi non muore si risente, dato che anche con i suoi amici non si era fatto molto sentire.

- Oh senti, ciccio, ma pensi che avevo tanto tempo libero da perdere appresso a te? Avevo la fila davanti alla porta, s’era sparsa la voce che ero alle Hawaii e, sai com’è, tutte sono venute a testare di persona il fenomeno Monaghan! E quando ricapito in quella parte di mondo? Mica le biasimo!-

L’altro aveva riso. - Sì, sì, fai più casino di un tornado, come no. E comunque una settimana fa circa sono uscite delle belle foto su internet, te e una bionda mica male che cenavate e ammiccavate in un ristorantino… che carini! Sembravate proprio in pieno pucci pucci. Commenti da fare in proposito?-

- Snodata.- aveva risposto secco, ma preciso. - Una delle tante comunque.-

L’altro aveva ricominciato a ridere. - Vola basso, tanto se te ne sei fatta una è grasso che cola! Mica m’incanti, sai! Fai poco il grosso, che è meglio!- aveva commentato quindi.

Dominic aveva riso a sua volta. - Ti piacerebbe, eh? Almeno non avresti le crisi d’inferiorità! Però Nigel mi ha rotto le palle fino allo sfinimento per questa storia, che rompicoglioni!- aveva continuato Dominic, riferendosi al suo agente che l’aveva informato subito della cosa, ricordandogli gli accordi presi sulle uscite pubbliche e non con eventuali donne.

Dopo aver parlato con il suo amico per un po’, facendosi raccontare cosa fosse successo in quel periodo in cui era stato lontano, compresa la storia di Jennifer ma soprattutto della sua amica, aveva fatto una doccia, aveva mangiato qualcosa e, anche se era decisamente presto per dormire dato che non erano nemmeno le nove di sera, si era messo a letto a leggere. La stanchezza per il viaggio gli era piombata addosso tutta insieme.

Veramente non aveva letto molto, alla fine si era ritrovato a guardare il soffitto tirando conclusioni sul periodo appena trascorso. Ad una prima analisi altri commenti da fare non c’erano se non che si era divertito come un matto. Anche sul lavoro era stato un buon mese, si era ritrovato a lavorare con gente simpatica e pazza al punto giusto, ma quello non gli dava da riflettere. Aveva soffermato la sua attenzione su dei particolari ben precisi, sentendosi addosso quella sensazione di leggera vergogna che ti assale quando pensi che, una certa cosa che hai fatto, è stata davvero una cazzata. E ce n’era più d’una da ricordarsi. Improvvisamente gli era piombata addosso una certa ansia, che lo innervosiva perché non vedeva proprio il motivo di star tanto a ripensare a cosa aveva fatto e a cosa non aveva fatto. Insomma, meglio rimpiangere di aver fatto che di non aver fatto, era una gran bella filosofia di vita, insieme alla massima che diceva ogni lasciata è persa erano le cose più intelligenti che un essere umano avesse mai potuto far uscire dalla sua bocca, ma tanto il suo stato d’animo non cambiava ugualmente.

Ormai aveva smesso definitivamente di leggere e quindi aveva appoggiato il libro sul comodino accanto al letto e si era sporto verso l’interruttore spegnendo la luce. Aveva fatto per dormire, ma quel pensiero fisso non se n’era andato.

Dopo un po’ che non riusciva a dormire si era stufato di quella situazione, nervosamente aveva imprecato a voce alta e, con un gesto sbrigativo, si era tolto le lenzuola di dosso alzandosi, cominciando a girellare per la casa in mutande come un deficiente. Non appena si era sentito abbastanza cretino si era deciso a tornarsene a letto, non aveva accesso la luce nel corridoio che portava alla sua stanza, convinto di non averne bisogno. Forse durante quel mese di lontananza si era dimenticato come fosse fatta casa sua, forse era solo un po’ stanco, fatto sta che non aveva centrato perfettamente la porta e si era storto il mignolo del piede destro.

- Porca puttana!- aveva esclamato con una smorfia di dolore sul viso, appoggiando poi una mano allo stipite della porta per non perdere l’equilibrio e massaggiandosi con l’altra il dito.

Improvvisamente aveva avuto come la sensazione di aver avuto un dejà vù. Per un momento si era dimenticato del dolore e aveva riappoggiato il piede a terra crogiolandosi in quel presentimento e cercando di ricordarsi, ma non ci era riuscito. Aveva fatto spallucce ed era ritornato a letto.

Dopo un’ora era sempre nelle stesse condizioni, nervoso come non mai. Continuava a rigirarsi nel letto, pensando alle cose che avrebbe dovuto fare il giorno dopo. Quel mese sarebbe stato impegnatissimo, aveva una serie di uscite pubbliche quasi una di fila all’altra che, solo a pensarci, gli mettevano addosso la voglia di tornare alle Hawai e di svernarci. Per carità, poi si divertiva sempre in certe occasioni, ma in genere non aveva mai voglia di andarci. Sull’orlo della disperazione si era tirato a sedere sul letto e aveva acceso la televisione.

- Per la serie sono proprio alla frutta, cosa danno in tv?- aveva detto tra sé e sé, prendendosi un po’ in giro da solo. - Le solite stronzate…- aveva commentato quindi, dopo aver visto la desolazione che regnava sovrana anche nel piccolo schermo. Alla fine si era soffermato su un canale dove c’era una trasmissione sugli animali, parlavano di gatti. Non molto lucido si era messo a guardarla, tanto peggio di così, non si poteva, fino a che, ad un certo punto, non avevano inquadrato una gatto rosso, molto peloso e grosso.

- Sploffy!- aveva esclamato senza accorgersene, poi si era messo a ridere da solo.

Certo, quello non era Sploffy, ma gli somigliava davvero tanto.

Improvvisamente il dejà vù si chiarì, si era ricordato che di storcersi il mignolo del piede destro gli era successo anche a casa di Jennifer.

Improvvisamente gli era venuta una gran voglia di stare con lei, incominciò a pensarla intensamente sentendo che quel pensiero lo stava gradualmente calmando e lo faceva stare bene.

A ripensarci, forse, era stata una cattiva idea pensare di chiudere con lei. Quel rapporto poteva risultare un tantino anomalo da mandare avanti dato che Dominic non voleva impicci di nessun tipo in quel periodo, ma di certo nessuno lo obbligava a giurarle amore eterno. Pensò che poteva continuare a stare con lei senza mai assolutamente entrarci troppo in contatto e cercando di non definire mai e poi mai la situazione. Insomma, se Dominic avesse avuto fortuna poteva anche andargli bene, a meno che Jennifer non avesse cominciato dopo un po’ a fare domande imbarazzanti. A quel punto, quando sarebbe arrivato, avrebbe potuto cominciare seriamente a pensare di troncare.

Così facendo sarebbe stato libero di fare quello che voleva, era come se tenesse sempre il piede in due scarpe, gestendo le varie situazioni come meglio avrebbe creduto e come gli conveniva.

Colto da un desiderio improvviso aveva afferrato il suo cellulare e aveva fatto il numero di Jennifer, con suo disappunto il telefono della ragazza era spento. Poi si era soffermato a guardare l’ora, mancavano pochi minuti all’una di notte.

- Ops!- esclamò con aria colpevole tra sé e sé, se solo si fosse ricordato di guardare prima l’ora avrebbe evitato di chiamarla. Era sempre in tempo a cercarla il giorno seguente in ogni modo.

Confortato da questo pensiero aveva per l’ennesima volta spento la luce e si era messo a dormire, riuscendoci finalmente. Del resto si era addormentato pensando alla piacevole sensazione che aveva provato addormentandosi con lei, il suo sonno non avrebbe potuto che essere dei migliori.

 

***

 

Dalla sera in cui le ragazze avevano avuto quella conversazione da “cosmogirl”, i ventun giorni erano diventati ben presto trentuno, Jennifer ormai aveva messo non solo crocette su tutti i giorni di aprile, ma ne aveva messa una, definitiva, anche sulla data del primo maggio. Quell’ultima era stata praticamente come metterla su Dominic stesso, forse era per quello che, anche dopo aver capito che lui si era fatto solo una scopata con lei, aveva continuato a fare quel gesto ogni singola mattina. Aveva fissato la pagina nuova del calendario con tristezza, pensando che era stata davvero stupida a farsi tutte quelle speranze su un futuro con Dominic.

Mentre faceva colazione con calma a casa sua, un po’ più tardi del solito dato che era domenica mattina nonché il secondo giorno di maggio, aveva pensato che niente cambiava mai, che lei sarebbe rimasta la solita sfigata di sempre che non ne combinava mai una giusta, come quando era una ragazzina. E dire che di cose avrebbe potuto farne davvero tante nella vita, solo che alla fine aveva scelto quella vita da segretaria un po’ monotona e ordinaria, che tuttavia le garantiva un minimo di stabilità. Non chiedeva molto altro: una vita dignitosa che il suo stipendio le permetteva, purché prestasse attenzione a come spendeva i suoi soldi, delle amiche sincere con cui stare, dipendere solo da sé stessa e condurre una vita tranquilla, che non le avesse portato delle situazioni che l’avessero fatta soffrire troppo. Se le sarebbe piaciuto avere anche un legame? Certo che le sarebbe piaciuto, ma a che prezzo? Per una volta si era fidata di uno che le aveva ispirato fiducia e quello era il risultato, scaricata dopo una notte di sesso senza che il tipo si degnasse nemmeno di dirle come stavano le cose.

Ma era inutile stare tanto a scaricare addosso agli altri le proprie colpe, la responsabilità era solo sua. Come aveva fatto a pensare che uno come Dominic avesse potuto essere interessato a lei, con tutte le donne estremamente più interessanti e più belle che poteva avere? Era stata una stupida, punto. A quasi trentun anni, dato che ormai la data del suo compleanno si avvicinava, ancora non aveva capito niente di queste cose, era frustrante a pensarci.

Aveva guardato in basso, verso Sploffy che stava seduto sotto il tavolo della cucina, intento a lavarsi.

- Lo sai che hai una padrona davvero scema?- gli aveva chiesto, il micio l’aveva guardata per un attimo, poi era tornato alla sua occupazione precedente non badandoci tanto.

- Ecco, anche tu mi guardi con sufficienza pensando che vorrà questa sfigata da me?, vero gattone?-

Il suo telefono di casa aveva suonato in quel momento, Jennifer si era alzata con lentezza, seguita da Sploffy, si era seduta sul divano e aveva preso il cordless in mano. Non aveva nemmeno avuto il tempo di rispondere, Patricia l’aveva praticamente assalita.

- Buongiorno! Ho provato a telefonarti sul cellulare quattro volte, ma non lo accendi? Dico, sono quasi le undici!-

- Mi sono svegliata mezz’ora fa Pat, non c’ho pensato. Scusa.-

Dicendo questo si era alzata ed era andata verso la sua camera da letto, per recuperare il telefonino e accenderlo.

- Ma che ti scusi, non fa niente! Piuttosto, pranziamo insieme? Vieni a casa mia?-

Jennifer aveva acceso il telefono cellulare.

- Sì, va bene, a che ore vengo?-

- Quando ti pare, che ti fai problemi?-

Dopo pochi secondi erano arrivati due messaggi della segreteria, Jennifer pensò che erano molto probabilmente entrambi di Patricia. Tuttavia gli aveva aperti ugualmente.

- Oh mio Dio!- aveva esclamato a voce alta nella cornetta del telefono. Per la sorpresa per poco non le cadeva tutto di mano. Sploffy si era girato di scatto a guardarla.

- Ma sei impazzita! Mi fai diventare sorda, che hai da urlare?-

- Ieri notte mi ha chiamata Dominic!-

- Cosa?- chiese stupita Patricia.

- Dominic ti ha cercato alle 00:54 dello 05-2-2004… il messaggio della segreteria dice così!-

- E che diavolo voleva da te all’una di notte quello stronzetto?-

- E che ne so. Lo richiamo?-

- No, ma sei matta! Allora che vuoi fare tutto il balletto da capo?-

- E se non avesse mai potuto contattarmi alle Hawaii? Ieri sera tornava, magari appena è arrivato mi ha cercata, forse pensava che dato che era sabato sera io fossi sveglia.- Jennifer aveva cominciato a camminare nervosamente lungo il suo piccolo soggiorno, gesticolava con la mano libera ed era tesissima.

- Non importa, se ti vuole, ti richiama lui!-

- Sicura?-

- Sì, accidenti a te! Dai, preparati e vieni qui! E guarda che se lo chiami due calci stavolta non te li toglie nessuno!-

 

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Capitolo 11
*** Cool Cat, davvero un gran sfacciato ***


Nuova pagina 1

Buon inizio di settimana a tutti!!

Per prima cosa…ragazze, siete fantastiche! Voi non avete idea di che grasse risate mi fate fare con le vostre recensioni, siete veramente e dico veramente matte come cavalli, meravigliose!

Chu, sua zeccosità! Mi pento e mi dolgo, ma purtroppo temo che rimarrai un bel po’ incazzata con mr. orecchiotto, sappi che però, nonostante tutto, io gli voglio bene lo stesso, quindi abbi fede! E non ce l’avere troppo con me, sigh! Pat penso sia l’amica che vorremmo avere tutte, una che ti sa prendere e che ti sa dire se c’è qualcosa che non va senza mezzi termini, ma che dall’altra parte è contenta per te quando sei felice seppure rimane perplessa. Sono contenta che ti piaccia il personaggio.

“Sua maestà dalle importanti orecchiotte”…Roy io non se se tu ti sei accorta che hai rischiato di uccidermi per via delle violente convulsioni da risata sopraggiunte a questo epiteto…per il manuale Cosmopolitan, basta che ti compri la rivista…te la tieni in bagno, per quei momenti va più che bene!

Grazie anche a Kaori che è tanto carina e mi segue sempre, spero di non deluderti in seguito.

Moon!! Dobbiamo scovarci una Susan e picchiarla ben benino! Credo che darebbe una gran soddisfazione ad entrambe…ehehehehe!! (risatina sadica)

Allora, a parte questo, passiamo all’illustrare il capitolo in sé per sé.

Io non so se a voi è mai successo che aver ascoltato una canzone un sacco di volte e di non esservi mai chiesti che dicono le parole. A me più d’una volta, quindi una sera all’inizio di giugno mi vado a cercare il libro dei testi delle canzoni dei Queen ispiratrice del capitolo e mi vado a leggere la traduzione di questa canzone.

Premetto che avevo appena cominciato a scrivere questa storia, sono rimasta, come dire, sorpresa? Mi son detta che questo Cool Cat era decisamente la copia spiccicata di come ho caratterizzato il personaggio di Dominic! Inutile dire che m’è partito il treno…

Poi magari non frega niente a nessuno di questa cosa, ma mi piaceva farvela sapere.

Di nuovo grazie di continuare a seguirmi, non avete idea di come mi faccia piacere!

Buona lettura a tutti! Mandy

 

You're taking all the sunshine away

Making out like you're the main line (I knew that)

'Cause you're a cool cat

Tapping on the toe with a new hat

Just cruising driving along like the swing king

Feeling the beat of my heart

You're a cool cat

Coming on strong with all the chit-chat

You're alright

Hanging out and stealing all the limelight

Messing with the beat of my heart

You used to be a mean kid

Making such a deal of life

You were wishing and hoping and waiting 

            to really hit the big time

But did it happen, happen, no

You're speeding to fast

Slow down, slow down

You'd better slow down

Slow down…

 

(Porti via la luce del sole

Cavandotela come se tu fossi la cosa essenziale (lo sapevo)

Perché sei un tipo sfacciato

Camminando con andatura spavalda e un nuovo cappello

Andando a zonzo con l’incedere del re dello swing

Sentendo battere il mio cuore

Sei un tipo sfacciato

Facendomi delle avances pressanti con tutte quelle chiacchiere

Tu sei ok

Mettendoti in mostra per rubare tutta la luce della ribalta

Confondendo il battito del mio cuore

Un tempo eri un ragazzino squallido

Che conduceva una vita squallida

Che desiderava e sperava e aspettava

            il suo grande momento

Ma forse è arrivato, è arrivato, no

Stai andando troppo in fretta

Rallenta, rallenta

Faresti meglio a rallentare

Rallenta…)


 

 

Cool Cat, Queen, dall’album Hot Space, 1982

 

 

Capitolo 11

Cool Cat , davvero un gran sfacciato!

 

- Che ne dici di questo?- aveva chiesto Jennifer a Patricia, mostrandole un vestito piuttosto carino, rosso con gli spallini fini e con una gonna ampia che doveva arrivare circa all’altezza delle ginocchia.

- Troppo elegante, non esagerare. E comunque avresti dovuto dirgli di no.- aveva risposto stizzita, mentre si guardava le unghie della mano destra, seduta sul letto di Jennifer.

- Forse avrei dovuto, ma una cazzata la potrò pur perdonare, no? E poi appena è arrivato mi ha cercata, non ti sembra carino?-

- A me sembra un paraculo.-

- Che stronza!- aveva risposto Jennifer ridacchiando.

Dominic l’aveva richiamata proprio mentre ancora era da Patricia, avevano da poco finito di mangiare e si erano messe a chiacchierare tranquillamente nel piccolo giardino assolato sul retro della casa.

Non si erano detti niente di particolare, Jennifer per di più si era fatta tesissima nel sentirlo.

Gli aveva appena chiesto com’è che lui non l’avesse mai contattata durante quel periodo, Dominic era stato evasivo:- Non sai quante cose ho avuto da fare, non ho avuto mai tempo, e quando ne avevo qui a Los Angeles era notte. Mi dispiace un sacco…- Il bello è che sembrava realmente dispiaciuto.

Patricia, che si era sentita tutta la discussione, mentre Jennifer continuava a stare al telefono, aveva preso un pezzo di carta e ci aveva scritto sopra: Chiedigli se tra i suoi tanti impegni di lavoro c’era anche portarsi quella bagasciona bionda a cena in un ristornate, ‘sto gran paraculo! Mandalo a cagare!

Ovviamente, come tutta la popolazione mondiale munita di collegamento internet, anche loro avevano visto quelle foto, in cui era chiaramente ritratto a flirtare con una donna in un locale. Jennifer aveva fatto finta di niente sia con Patricia che con Susan, ma c’era rimasta malissimo.  

Susan poi si era addirittura curata che lei lo sapesse: non lo faceva mai in genere, ma proprio quella volta le aveva mandato un e-mail con titolo Non ti sei persa niente e le aveva mandato quasi tutte le foto. Patricia si era anche arrabbiata, era del parere che Susan avrebbe anche potuto evitare di rigirare impunemente il coltello nella piaga. Susan si era difesa dicendo che era giusto che Jennifer sapesse, solo che Patricia non era una scema, e non era troppo buona come Jennifer: aveva chiaramente intuito sia la gelosia dell’amica, sia che quel gesto era fatto decisamente con una punta di cattiveria.

Jennifer, quando aveva letto il biglietto, aveva fulminato Patricia con lo sguardo, quindi le aveva tolto quel foglio dalle mani accartocciandolo e tirandoglielo nuovamente addosso, mentre l’altra cercava di non ridere per non fare rumore, o il suo interlocutore l’avrebbe sentita.

Dopo che Jennifer aveva riattaccato, Patricia era passata all’attacco con il terzo grado.

- Allora? Che voleva? Lo rivedi? Uscite?-

- Sì, lo rivedo, stasera a cena, e tu mi aiuti a scegliere cosa mettermi vero?- aveva chiesto Jennifer all’amica, sorridendole soddisfatta, era al settimo cielo.

- Per uscire con quel mesciato che si veste in quel modo ridicolo? Ma te lo puoi scordare!-

- E dai, per favore, ti prego, sii buona!- l’aveva pregata un po’ Jennifer.

L’altra alla fine non aveva potuto che cedere, così adesso, si ritrovavano entrambe a casa sua in piena sfilata.

 

Jennifer aveva mostrato una altro vestito a Patricia, che aveva scosso la testa nuovamente.

- No, troppo vistoso.-

Jennifer non sapeva più cosa farle vedere, Patricia aveva sistematicamente bocciato qualsiasi sua proposta. - Ehy! Io non so più che pesci prendere!- si era lamentata.

L’altra quindi si era alzata e si era avvicinata all’armadio. Aveva velocemente passato in rassegna qualche capo, quindi aveva estratto una paio di pantaloni grigio scuro a righini bianchi e una camicetta molto semplice, bianca.

- Così staresti benissimo, Un bel push up e un bottone allacciato in meno, con un bel medaglione che ti cade nella scollatura. Poi ti metti quegli stivali neri che non porti mai, sotto questi pantaloni starebbero veramente bene… eh?- aveva detto entusiasta.

Jennifer l’aveva guardata un po’ storto. - Pat… non devo andare in ufficio!-

- Mi chiedo perché ti ostini a chiedermi consigli su come vestirti… abbiamo gusti troppo diversi!- aveva detto, entrambe quindi si erano messe a ridere.

- Dai, metti questo, il primo che mi hai fatto vedere.- continuò quindi, tirando fuori un vestito di taglio stile giapponese. Era accollato e con le maniche corte, con una fila di bottoncini puramente ornamentali che partivano dal collo e finivano quasi all’altezza della spalla, piuttosto corto, nero con delle bordature grigio chiaro e disegni grigio scuri. Jennifer l’aveva messo e si era fatta aiutare da Patricia con la cerniera: lo metteva poco per quel motivo, perché era estremamente difficile chiuderlo da sola.

Dopo che aveva adempiuto a quell’incombenza, Patricia aveva fatto per andarsene, Dominic sarebbe arrivato tra non molto e lei non voleva certo farsi trovare lì.

- Io vado allora. Mi raccomando, non fare cazzate!-

- Sì mamma, non farò niente di avventato!- aveva risposto l’altra, sfottendo un po’.

Patricia aveva lasciato l’amica in camera, aveva fatto per avviarsi alla porta, quando si era ricordata di non aver fatto una raccomandazione importante all’amica.

- Hey Jen…-

L’altra si era girata e l’aveva guardata stupita che ancora non fosse andata via. - Che c’è?-

- Non ti caricare troppo!-

Jennifer, che già stava con la matita nera per gli occhi in mano, scoppiò a ridere.

- Ok, proverò!- rispose non appena aveva un po’ smesso di ridere.

 

***

 

Credeva di non aver fatto un pessimo lavoro con il trucco, le sembrava di essere abbastanza carina quella sera. Aveva finito per mettere sotto a quel vestito quegli stivali che Patricia le aveva consigliato. Le sembrò che ci stessero abbastanza bene, anche se in verità non avevano davvero nulla a che fare con la linea del vestito che portava. Aveva tirato su i capelli e, come al solito, si era messa ad aspettare l’arrivo di Dominic in cucina, dove non avrebbe più visto la sua immagine riflessa in uno specchio.

Si era messa nervosamente a giocare con le calamite attaccate al frigo, le staccava e le riattaccava senza un ordine ben preciso, cercando di scaricare l’ansia che le era salita aspettando che lui le facesse quello squillo sul cellulare che significava che era sotto a casa sua.

Il trillo del telefono che era arrivato dopo qualche minuto l’aveva fatta trasalire, quindi era scesa con il cuore in gola. Non vedeva l’ora di vederlo.

E lui era lì, davanti a lei che aveva appena aperto il portone del palazzo in cui abitava, appoggiato alla portiera della sua auto parcheggiata in doppia fila. Le aveva sorriso e le era andato incontro camminando velocemente. In quei pochi secondi Jennifer aveva sentito, quasi come se fosse stata una cosa fisica, che tutto quello che aveva passato quel mese per colpa sua se ne stava andando. C’era poco da fare, era veramente cotta di lui, e non c’era niente che potesse fare per impedirsi di camminare su quella nuvoletta.  Quando lui l’aveva raggiunta e l’aveva abbracciata forte poi, aveva pensato di aver toccato il cielo con un dito, era incredibile come non riuscisse nemmeno più a ricordarsi com’era stato l’ultimo periodo.

Dominic era lì, con lei, avrebbero passato la serata insieme, cos’altro c’era d’importante che doveva prendere in considerazione?

Erano saliti in macchina e Dominic aveva fatto un gesto strano, si era guardato intorno come se avesse paura che qualcuno li stesse spiando. In effetti era entrato un po’ in paranoia dopo l'ennesima volta che i paparazzi l’avevano beccato in dolce compagnia alle Hawaii, se fosse accaduto di nuovo questa volta avrebbe davvero avuto seri problemi con il suo agente. Sicuro non poteva essere, quei bastardi infami si appostavano a volte talmente bene che ci sarebbe voluto davvero occhio per scovarli, cosa che lui non possedeva non avendo la vocazione del detective. In ogni modo gli sembrò che la situazione fosse tranquilla, per altro era l'ora del tramonto, non c’era molta luce, quindi sperò che quello sarebbe bastato a fare in modo che non venisse riconosciuto.

Doveva baciarla, ne sentiva un bisogno impellente. Proprio non poteva aspettare di arrivare dove aveva intenzione di portarla, quindi azzardò quel gesto: si sporse verso di lei, appoggiandole una mano sul collo e passandole l’altra dietro le spalle, attirandola verso di sé e baciandola con trasporto, al quale lei aveva risposto. Dopo erano rimasti per un momento stretti, guardandosi a vicenda e sorridendosi.

- Mi sei mancato.- gli aveva detto Jennifer, mentre ancora erano così.

Ci sarebbe voluta una risposta tipo anche tu mi sei mancata, ma Dominic non le avrebbe mai detto una cosa simile. In primis perché sarebbe stato come dirle che lei era importante per lui e poi perché effettivamente non le era mancata affatto. Si era ricordato che Jennifer esisteva solo la notte precedente, mica poteva fare l’ipocrita. Sempre sorridendole quindi si era un po’ liberato da quell’abbraccio ed aveva notato che Jennifer, all’altezza della tempia destra, aveva una mollettina nei capelli che sicuramente non era per bellezza, dato che era una di quelle classiche mollettine metallizzate che mettevano anche a lui quando era al trucco su qualche set. Aveva assunto un’espressione concentrata per evitare di ridacchiare, non sarebbe stato carino, quindi aveva allungato la mano e le aveva tolto quella cosa, dandogliela quindi.

- Mi sa che te n’eri dimenticata di questa, vero?-

Jennifer non disse niente lì per lì, ma si sentì avvampare. Che figura di merda! pensò, mentre allungava la mano per prendere quella maledetta mollettina che si era messa per fermarsi i capelli per truccarsi.

- Sono proprio distratta!- disse, quasi per giustificarsi.

Veramente rasenti in modo preoccupante la rincoglionitaggine… pensò lui, ma disse:- Dai, per così poco?-

Per qualche secondo era sceso il silenzio, ma Jennifer si era imposta di non lasciarsi prendere dall’ansia. Del resto aveva ragione Dominic, se si agitava per così poco dimostrava di essere un po’ stupida.

- Allora dove andiamo?- chiese, non riuscendo a capirlo da sé.

- A casa mia. Avrei preferito portarti fuori, ma non è proprio il caso. Ho avuto un problemino durante questo mese, mi hanno fotografato mentre ero a cena con una collega, ovviamente ci hanno ricamato sopra, francamente non mi va di rimettermi subito nelle condizioni di farmi rompere le scatole. Ti dispiace?- aveva chiesto lui spavaldo, essendo sicuro al mille per cento che a Jennifer non sarebbe dispiaciuto affatto. Poi, quella scusa che l’avevano fotografato con quella sua collega era stata geniale. Gli era venuta sul momento, aveva pensato che avrebbe preso due piccioni in un colpo solo: si era creato una scusante per non portarsela tanto in giro, dato che, anche se in parte era vero che lo faceva per non farsi beccare dai paparazzi, era lui stesso che preferiva non farsi vedere in pubblico con lei. E poi, nel caso in cui lei avesse visto quelle foto, avrebbe fatto sicuramente una bella figura parlandogliene spontaneamente. Non c’è che dire, ogni tanto il suo modo di fare aveva del geniale.

- No, no, affatto.- rispose infatti Jennifer, cercando di non tradire l’entusiasmo. Innanzi tutto non le dispiaceva per niente vedere casa sua, anzi, era abbastanza lusingata che lui gliela mostrasse e in parte anche curiosa di vederla. E poi le aveva o no appena detto che quelle foto non erano altro che una bufala messa su ad arte dalla stampa scandalistica? Insomma, a detta di Dominic tra lui e quella bionda c’era solo un rapporto di lavoro, e perché mai lei avrebbe dovuto dubitarne? Si sentì inspiegabilmente felice, gli sorrise sperando che lui non avrebbe male interpretato quel sorriso.

Si aspettava che Dominic vivesse in uno di quei quartieri blindatissimi di Beverly Hills dove vivevano tutti i personaggi famosi, invece stava in un quartiere piuttosto normale. Normale in quanto a sicurezza, Jennifer di fatto, se anche aveva provato ad immaginarsi come potesse essere quella casa, non ci era andata nemmeno vicina. L’ingresso e il soggiorno a cui si accedeva subito dopo praticamente erano grandi quasi quanto tutta la sua casa. Data l’ora era buio in quel momento, ma per via delle porte a vetri doveva essere un ambiente molto luminoso durante il giorno. S’intravedeva un giardino al di là di queste, Jennifer si era avvicinata per guardare un po’, Dominic accorgendosi di questo si era allontanato per un momento e aveva acceso le luci esterne.

- Devi venire di giorno una volta.- le aveva detto.

Jennifer si era un po’ spaventata, concentrata in quello che stava guardando non si era nemmeno accorta che lui le si era avvicinato. - Da qui non si vede, di là c’è la piscina. Io non la uso mai veramente, ma c’è.-

- Peccato, con il caldo che comincerà a fare tra poco te la invidio.-

- Vorrà dire che quando proprio non ne puoi più mi vieni a trovare, il mio indirizzo lo sai adesso.- aveva detto, mentre le passava un braccio attorno alla vita e l’attirava a sé, appoggiandole il mento sulla spalla.

- Affamata?- le chiese quindi.

Jennifer inclinò leggermente la testa appoggiandola lievemente alla sua. - Diciamo moderatamente.-

- Mh, speravo di più, perché ho paura di aver esagerato. Forse ho ordinato un po’ troppa roba…- aveva osservato. In effetti quando si erano messi a tavola sembrava che dovessero arrivare almeno altre dieci persone.

Mentre mangiavano avevano parlato di diverse cose, Dominic sembrava piuttosto allegro quella sera e le aveva raccontato un po’ di aneddoti divertenti del mese appena trascorso, dandole anche un’idea, molto poco dettagliata in verità, di come era andato il suo mese. Jennifer da parte sua non aveva molto da dire, quel periodo per lei non era stato proprio memorabile, quindi, a parte raccontargli di quella sera che aveva conosciuto quei suoi amici, non si era persa molto in chiacchiere.

Dominic però su questo l’aveva corretta:- Veramente Ethan non è un mio amico, è amico di Jonathan. - aveva detto quasi come se il fatto che Jennifer avesse pensato che loro due erano amici gli avesse dato una punta di fastidio. - Non è che abbiamo mai legato molto. E’ simpatico, ma come dire, sta un po’ sulle sue, non sai mai quello che pensa davvero.-

Lei in verità l’aveva trovato abbastanza piacevole Ethan quella sera che l’aveva conosciuto, insieme a Patricia ci aveva parlato a lungo, ma non aveva voluto calcare la mano sulla cosa, del resto era un particolare senza importanza in quel momento. Non si fece domande.

Dopo aver cenato si erano spostati a chiacchierare in soggiorno, dove però non erano rimasti molto a lungo. Jennifer aveva detto a Dominic che voleva tornare a casa sua abbastanza presto, per lei il giorno dopo era di lavoro e non voleva stancarsi troppo. Certo era stata una decisione sofferta quella di chiedere a Dominic di riaccompagnarla, la verità è che sarebbe rimasta lì a parlare con lui anche tutta la notte, se avesse potuto.

Ben altri invece erano stati i pensieri di Dominic: come al solito non ci aveva pensato, almeno razionalmente, ma la verità è che sperava che avrebbero passato la notte insieme, era un po’ deluso quindi. Tuttavia, com’era giusto che fosse, aveva fatto come gli aveva chiesto lei, erano usciti e l’aveva riaccompagnata non insistendo nemmeno perché rimanessero insieme ancora un po’.

Dominic aveva parcheggiato l’auto ed era sceso per accompagnarla alla porta, si erano salutati ed era ritornato indietro, sentendosi strano. In quel momento si era fermato a rifletterci seriamente e di tutto aveva voglia meno che di tornarsene a casa e dormire da solo. Mentre si avvicinava all’auto stava pensando di telefonare a Jonathan e chiedergli dove fosse, era da poco passata mezzanotte e probabilmente l’amico era ancora da qualche parte a divertirsi. Si era seduto al posto di guida e aveva fatto per fare quella chiamata, quando qualcosa di strano aveva attirato la sua attenzione, qualcosa che aveva luccicato nel portaoggetti dello sportello accanto al passeggero. Aveva guardato bene in quella direzione e aveva visto che era quella mollettina che lui aveva tolto a Jennifer dai capelli.

Sulle prime aveva semplicemente sorriso, ma subito gli era venuto in mente di fare qualcosa. Aveva allungato la mano verso quel piccolo oggetto, osservandolo per un momento. Poteva essere una buona scusa quella di riportarglielo per salire a casa sua, poi si sa, da cosa nasce cosa.

Era uscito nuovamente dall’auto, camminando velocemente si era avviato verso la porta di Jennifer e aveva suonato al campanello. La ragazza si chiese chi potesse essere, era già in camera sua e, dopo essersi tolta gli stivali stava litigando con la cerniera di quel vestito, non era facile nemmeno toglierselo.

Rispose, anche se era molto titubante.

- Sono Dominic. Hai lasciato una cosa in macchina, te la porto.-

Dopo aver tirato un sospiro di sollievo aveva aperto, quindi si era messa ad aspettare che lui arrivasse, mentre faceva mente locale. Non le sembrava di poter aver lasciato niente, per lo meno le cose importanti le aveva tutte. Il maglioncino lo aveva addosso quando era entrata, quindi non era quello; per scrupolo controllò anche la borsetta: portafogli e cellulare c’erano. Era un po’ perplessa, ma immaginò che doveva essere qualcosa d’importante se si era preso la briga di salire a riportarglielo.

Non appena Dominic era arrivato sul pianerottolo, Jennifer gli aveva sorriso e aveva fatto per aprire la porta del tutto. Il suo sguardo era un po’ indagatore, sembrava che Dominic non avesse assolutamente nulla in mano.

- Scusami, - gli disse, - sono sempre la solita distratta. Ma cosa avevo lasciato?-

Lui non le rispose subito, si era avvicinato molto a lei e quando era stato a pochi centimetri dal suo naso aveva tirato su la mano. Jennifer vide che teneva tra l’indice e il medio quella mollettina e per un momento era rimasta spiazzata. Ma solo per un momento, del resto non ci voleva un genio per capire tutta quella situazione. Non accennò nemmeno a riprendersela.

- Sei proprio uno sfacciato…- gli disse con finto tono di rimprovero, sorridendogli maliziosamente.

Entrambi avevano riso, poi Jennifer aveva fatto un passo verso di lui e, alzandosi sulle punte dei piedi, l’aveva baciato e trascinato dentro il suo appartamento.

Infondo anche lei preferiva concludere la sua serata così, non poteva negarlo. Mentre si baciavano e andavano verso la sua stanza da letto, aveva pensato che Dominic le ricordava tanto una vecchia canzone dei Queen, una canzone d’amore che parlava di un tipo sfacciato che si comportava come se fosse il centro del mondo, mettendosi sempre in mostra.

Dominic era sicuramente così.

Le pareva davvero di sentire la voce carezzevole di Freddie Mercury che cantava le parole di quella canzone dal ritmo lento e un po’ swing.

Dominic era uno sfacciato, era vero, ma le cose per lei di certo non cambiavano.

Jennifer non riusciva davvero a fare a meno che lui confondesse i battiti del suo cuore.

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Capitolo 12
*** Lezioni di anatomia da scemi ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti!

Oggi introduzione di un nuovo importantissimo personaggio: il meraviglioso, ineguagliabile, fantastico… Lillo!!

Eh eh eh eh eh eh eh eh!!

Buona lettura, Mandy!

 

Capitolo 12

Lezioni di anatomia da scemi

 

La sveglia aveva trillato insistente sul comodino di Jennifer, lei aveva tirato fuori una mano e l’aveva spenta cercando di non salire addosso a Dominic nel farlo, anche se non era stata un’impresa facile.

Lui, che era appoggiato alla sua spalla, aveva emesso una specie di mugolio, come se fosse disturbato da quel trillo. Jennifer l’aveva trovato estremamente comico: era una specie di grugnito, ma più strano e più divertente, aveva riso sentendo quel verso.

- Buongiorno, uomo delle caverne!- gli aveva detto non appena si era messa nuovamente sdraiata su un fianco davanti a lui, prendendolo un po’ in giro.

Dominic aveva sorriso, rimanendo con gli occhi chiusi le aveva detto buongiorno anche lui e le aveva dato un bacio sulla fronte. Ci volle ancora qualche secondo perché uscisse dall’intorpidimento del sonno e riuscisse a dire qualcosa di più.

- Ma ti svegli così presto? Per essere a lavoro quando?- le aveva chiesto dopo aver visto che erano circa le sei e quarantacinque del mattino.

- Per adesso ho intenzione di stare almeno per un altro quarto d’ora a letto, in ufficio devo esserci alle nove, ma ho un sacco di cose da fare prima.-

- Tipo?- aveva chiesto scettico Dominic.

- Tipo che la casa non mi si pulisce da sé e Sploffy non è in grado di cambiarsi la lettiera da solo! Giusto per darti un’idea…- gli aveva risposto sorridendogli. Dominic per certe cose sembrava un po’ fuori dal mondo. - Ma tu puoi continuare a dormire per un po’ se vuoi.- aveva aggiunto.

Dominic aveva scosso lievemente la testa. - Ormai sono sveglio…-

Detto questo si era discostato un po’ da lei e aveva guardato per qualche secondo il soffitto. Indicando una porta poi aveva chiesto se quello fosse il bagno. Alla risposta affermativa di Jennifer aveva discostato le lenzuola e si era alzato andando in quella direzione. Non si era certo posto il problema di essere completamente nudo, per lui non rappresentava un disagio che lei lo vedesse, tuttavia per Jennifer, evidentemente, non era una cosa tanto normale. Dominic camminando verso il bagno si era girato solo per una frazione di secondo notando che l’altra aveva girato la testa dall’altra parte e sembrava lievemente imbarazzata per quella situazione.

Gli era quasi venuto da ridere, ma non le aveva detto niente, tuttavia quando era uscito pochi minuti dopo lei aveva subito finto di guardare dalla parte opposta.

Era un po’ bastardo quando faceva certe cose e lo sapeva, questa presa di coscienza però non lo aveva certo fatto desistere dal fare quello che stava per mettere in atto: ostentando una certa tranquillità si era diretto verso la finestra che stava dalla parte opposta della stanza passeggiando, per l’appunto, intorno alla ragazza che era visibilmente imbarazzata. Arrivato alla sua meta aveva discostato completamente la tenda e aveva tirato su la tapparella illuminando completamente la stanza, particolare che aveva appesantito la situazione. Sempre con la massima tranquillità era rimasto per qualche secondo in piedi guardando fuori almeno apparentemente. Di fatto, con la coda dell’occhio, stava spiando Jennifer che non aveva accennato a girarsi nemmeno per sbaglio. Quella volta non era riuscito a trattenersi, si era spostato mettendosi davanti a lei e aveva ridacchiato. La cosa divertente è che Jennifer sentendolo aveva avuto l’impulso di guardarlo, ma poi si era bloccata riuscendo solo a chiedere cosa ci fosse da ridere.

- Sei divertente, voglio dire, abbiamo fatto…- e qui Dominic si era bloccato un momento, nell’incertezza di come definire, appunto, quello che avevano fatto. L’amore? Non gli sembrava proprio il caso, dall’altra parte però definirlo sesso, o addirittura in modi peggiori, gli sembrava ugualmente fuori luogo. Alla fine aveva tergiversato, glissando:-…e ti vergogni se ti giro per casa nudo?- aveva concluso.

- Ma io non mi vergogno!- aveva ribattuto Jennifer, sentendosi un po’ punta sul vivo, sempre guardando altrove.

Dominic era rimasto in piedi, incrociando le braccia al petto e sorridendo furbetto verso di lei.

- Allora guardami!- l’aveva provocata.

Jennifer, che nel frattempo si era messa seduta sul letto con le ginocchia al petto, rigorosamente coperta dalle lenzuola, si era sentita in trappola: non aveva potuto fare altrimenti che girarsi e provare a dargli una sbirciata, ma la cosa non era durata per più di un secondo, non aveva resistito e aveva voltato nuovamente la testa, con evidente divertimento di Dominic.

- Lo vedi, non ce la fai proprio!- l’aveva presa un po’ in giro.

- Lo dici come se fosse dovuto che io ti fissi l’amichetto non appena lo tiri fuori! Non sei mica normale!- aveva ribattuto a tono Jennifer. - E comunque non cantare vittoria troppo presto!- aveva continuato, non ci poteva passare sopra che lui la stesse bonariamente sfottendo e a ragione. Con aria che avrebbe voluto essere spavalda, si era girata e l’aveva guardato come a sfidarlo, rigorosamente in faccia però.

Dominic cominciava a divertirsi seriamente, aveva allargato le braccia e aveva fatto un giro su sé stesso, quasi come se stesse sfilando. Ridacchiando le aveva detto quindi:- Così, a titolo informativo… io affettuosamente lo chiamo Lillo… sai, è  un esserino sensibile, ha bisogno di essere ben considerato…-

Jennifer aveva cominciato a ridere, Dominic quando voleva sapeva davvero essere comico. Le espressioni che riusciva a fare poi con il viso, mentre accompagnava i suoi gesti e le sue parole erano assolutamente esilaranti.

- Ma sei proprio scemo!- aveva commentato quando era riuscita a smettere un po’ di ridere.

- Scemi o meno scemi, siamo fatti tutti così, non c’è proprio niente da imbarazzarsi, quindi guarda pure quanto ti pare!- aveva ribattuto prontamente Dominic, che se avesse dovuto dire cosa stesse provando in quel momento sarebbe stato che anche lui era imbarazzato, forse anche più di Jennifer, e questo semplicemente perché stava bene, si sentiva completamente a suo agio.

Quel momento era talmente strano per lui, però al contempo doveva ammettere che fosse anche molto bello.

Il pomeriggio del giorno precedente Dominic lo aveva passato interamente con Jonathan, il quale aveva osservato che Jennifer non gli era sembrata per niente il suo tipo quando l’aveva conosciuta. Doveva ammettere che, oggettivamente, per via dello standard a cui Dominic era abituato, l’amico aveva ragione ad affermarlo. Tuttavia, sebbene Jennifer non fosse proprio bellissima, a lui piaceva un sacco, e non per via del fatto che, finalmente, come aveva detto Jonathan volendolo sfottere bonariamente, ne aveva trovata una che non fosse più alta di lui. Era l’alone di normalità che emanava, quel modo di porsi e di comportarsi per niente costruito che la faceva ridere solo se aveva qualcosa di cui effettivamente ridere, che non la faceva dirgli sempre di sì qualsiasi cosa le chiedesse, che la faceva essere sincera sempre, anche in quella palese ingenuità che aveva dimostrato mentre facevano l’amore e in quell’imbarazzo che l’aveva colta quella mattina stessa mentre lui le stava davanti come mamma l’aveva fatto. C’era un particolare stupido al quale aveva pensato dopo la loro prima volta e che gli era tornato in mente durante la notte appena trascorsa: una volta tanto era bello togliere i vestiti ad una donna e trovarci sotto un paio di mutandine normali invece dei soliti pizzi e micro mutandine che definire biancheria era un gentile eufemismo: aveva visto talmente tanti tanga che ormai non gli dicevano più niente, anzi, specialmente quelli esposti a bella vista fuori da vestiti esageratamente a vita bassa, lo facevano anche ridere. Sì, per carità, carino il giochetto vedo-non-vedo, ma dopo un po’ viene a noia, era una grossa lacuna in fatto di fantasia.

Probabilmente a Jennifer, certi giochetti che facevano sentire tanto “giuste” le altre, nemmeno le passavano per la testa. Quella era sicuramente una cosa insolita che, proprio perché tale, lo faceva davvero andare in orbita. In quel momento preciso, mentre nella sua testa stava dietro a quelle congetture, vederla che lo guardava dritto in faccia per non dover scendere su altri particolari, mentre gli sorrideva divertita di quella situazione e si teneva saldamente con una mano sul petto le lenzuola facendo in modo che non le scivolassero di dosso, ebbe un desiderio molto forte di fare nuovamente l’amore con lei.

Jennifer aveva continuato a sorridere, ma aveva girato lo sguardo, decisamente aveva retto anche troppo, quando Dominic aveva cambiato espressione facendosi più serio, quello sguardo che parlava da solo proprio non era riuscita a ricambiarlo.

Si era avvicinato al suo lato del letto mettendosi seduto vicino a lei: le aveva passato il braccio destro attorno al collo avvicinandosi e baciandola, dando l’avvio ad una situazione che era palese dove sarebbe andata a finire. Dopo poco Jennifer però si era leggermente discostata o, meglio, ci aveva provato.

- Che c’è che non va?- gli aveva chiesto lui preoccupato percependo questo repentino cambio di rotta.

- Devo alzarmi o faccio tardi!- gli aveva risposto lei, che in verità voleva solo togliersi da quella situazione che, non riusciva bene a comprenderne il motivo, ma le creava un certo imbarazzo, anche se era piacevole.

Dominic aveva praticamente fatto finta di non sentirla, aveva ricominciato imperterrito a baciarle il collo mentre con la mano sinistra le stava accarezzando un seno coperto dal lenzuolo che aveva provato a discostare senza successo, dato che Jennifer continuava a tenerselo saldamente addosso.

- No, dai, veramente, faccio tardi, fammi alzare!-

- Datti malata.- le aveva suggerito lui con un filo di voce, impegnato com’era nel suo compito.

- Ma scherzi, sono cose che non si fanno!- aveva risposto discostandolo con un po’ più di decisione che, in ogni modo le era costata un bello sforzo.

Dominic aveva capito che non era davvero aria e non aveva insistito, anche se gli seccava un bel po’. Ecco, magari quella volta avrebbe preferito sentirsi dire di sì come al solito.

Jennifer aveva allungato la mano verso la sedia che era accanto al letto e aveva preso una maglietta molto grande, se l’era infilata e si era alzata dirigendosi in bagno. Non ne avrebbe avuto affatto bisogno dato che la copriva benissimo, ma si teneva le mani sull’orlo tirandolo verso il basso come se avesse avuto paura che lui la vedesse nuda.

Dominic sorrise tra sé e sé mentre lei si chiudeva la porta del bagno alle spalle e spariva dalla sua vista.

Si era alzato e aveva raccolto i suoi vestiti che la notte prima avevano sparso per la stanza, incominciando pigramente a rivestirsi. Avrebbe aspettato un attimo che lei uscisse dal bagno, tanto per non sembrare maleducato, ma aveva voglia di andarsene a casa sua, di farsi una doccia e un po’ di fatti suoi. Non che fosse stato male, anzi, ma cominciava a sentire il bisogno di libertà.

Jennifer, uscendo dal bagno pochi minuti dopo, l’aveva trovato del tutto vestito. - Hai fame? Che ti va per colazione?- gli aveva chiesto.

- No, niente, ti ringrazio. Vado a casa adesso, ho un sacco d’impegni oggi.-

- Ah… va bene.- aveva risposto Jennifer non troppo convinta. Fino a cinque minuti prima non voleva far andare a lavoro lei e adesso aveva una gran fretta di andarsene. Per un momento pensò male, almeno fino a che Dominic sulla porta le aveva dato un gran bel bacio, l’aveva guardata negli occhi sorridendole e le aveva detto:- Ci vediamo stasera?-

- Mh mh.- aveva detto Jennifer annuendo, rimanendo estasiata almeno finche lui non aveva cambiato espressione e aveva detto:- No, cazzo, stasera no. E’ il tre oggi, vero?-

Jennifer aveva annuito nuovamente.

- Stasera ho da fare, proprio non posso.-

- Lavoro?- chiese Jennifer incuriosita, non sapendo che, sia nel caso lo fosse stato che non lo fosse stato la risposta sarebbe stata affermativa ugualmente. Quella volta Dominic per altro diceva il vero.

- Premiere, di un film che promette di essere una schifezza grandiosa, una roba di vampiri. S’intitola Van Helsing. Mi faccio una dormita alla peggio, però che palle, non ho voglia per niente di andarci!-

- Magari poi ti piace, vai a sapere. - aveva provato ad incoraggiarlo Jennifer, anche se non sapeva nemmeno di cosa Dominic le stesse parlando. - Ci vediamo domani, allora…-

Dominic non sapeva cosa risponderle, effettivamente si era dimenticato che quella sera aveva quell’impegno, ma non aveva fatto quella proposta a Jennifer con molta cognizione di causa. Si era improvvisamente sentito un cretino dato che l’unica cosa che voleva in quel momento era andarsene da lì e allontanarsi da lei più in fretta possibile. Lì per lì si era stupito anche della velocità con cui aveva pensato dapprima che con Jennifer stesse tanto bene e poi di aver provato quel prorompente desiderio di fuga. Si sentiva quasi come se avesse avuto paura di qualcosa, e tutto ciò era ridicolo.

- Non lo so, potrei avere da lavorare. Facciamo così, ti chiamo, va bene?- Non aveva trovato altro di meglio da dire per togliersi da quell’impiccio.

- Sì, va bene, non preoccuparti… basta che non mi fai aspettare un altro mese!- aveva scherzato lei.

Dominic le aveva dato un bacino veloce ed era andato via, verso la libertà.

 

***

 

Patricia non aveva avuto bisogno di sapere come fosse andata la serata dell’amica, il giorno dopo, mentre pranzavano insieme, le era bastato vedere il suo viso rilassato, con su quell’espressione appagata delle persone felici, ma soprattutto innamorate. Ecco, quest’ultima cosa le faceva un po’ paura.

Jennifer si stava facendo coinvolgere troppo in fretta ed era già in quello stadio in cui l’amore in un certo senso non ti fa vedere le cose come stanno. Quando la sua amica le aveva raccontato quella storia della collega di Dominic, lei aveva subito fatto mente locale a quelle immagini delle Hawaii che anche lei aveva visto molto bene: quelli non erano due colleghi a cena insieme, erano due persone che appena si sarebbero alzate da lì era ben chiaro dove sarebbero andate a finire. Jennifer sembrava ignorare quei piccoli particolari, e questa era la spia che aveva messo Patricia sull’attenti.

Della prima impressione non ci si dovrebbe fidare mai, tuttavia Patricia incominciava a pensare che quel Dominic non fosse per niente un bel tipo e soprattutto che non fosse adatto per Jennifer. Per la sua amica ci sarebbe voluta una persona tranquilla, affidabile, stabile: tutte cose che lui, palesemente, non era.

Di certo per ora non aveva intenzione di dire niente delle sue impressioni a Jennifer: si limitava ad essere felice per lei se era felice, sperando che le sue supposizioni fossero sbagliate, sarebbe stata la prima ad esserne contenta se fosse accaduto, ma non ci sperava molto.

Susan, nemmeno a dirlo, era rimasta di sasso nell’apprendere che tra Dominic e Jennifer sembrava andare tutto liscio. Pensandoci aveva dovuto convenire che era stupido farsi prendere dalla gelosia in quel modo, dato che avrebbe potuto sfruttare la situazione. Se Jennifer era la donna di Dominic Monaghan, anche se questo era tutto da stabilire, lei rimaneva una sua amica: se s’introduceva bene nel giro grazie a quel contatto era fatta, quindi la prima cosa che si era sentita di dirle, prima ancora di fingere che fosse contenta del fatto che si fossero ritrovati, era informarsi su quando gliel’avrebbe fatto conoscere.

In effetti si era sentita un paio di volte ancora con Jonathan, ma poi aveva smesso di vederlo perché non le tornava utile per niente. Anche se aveva a che fare con il bel mondo, di certo lui non era uno che contava, l’aveva capito quasi subito, e il fatto che avesse una buona posizione sociale e un bel conto in banca non era sufficiente per lei. Non era stato difficile rompere, Susan aveva quasi l’impressione di avergli fatto un favore a non farsi più sentire e non poteva negare che la cosa l’avesse resa un momento perplessa, ma poi non ci si era soffermata molto a pensarci. Ancora più perplessa era stata quando le aveva telefonato l’altro amico di Jonathan, Ethan, che le aveva chiesto il numero di Patricia. Senza pensare che l’amica poteva anche non essere d’accordo, gliel’aveva dato senza farsi né problemi né domande sul motivo che l’aveva spinto a chiederle il numero, anche se era facilmente intuibile.

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Capitolo 13
*** Vasetti di yogurt particolarmente bastardi ***


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Innanzi tutto tanti auguri a Roy! Buon compleanno estimatrice di pacchi!! Ehehehehe!!

Buona lettura a tutti, Mandy!

 

Capitolo 13

Vasetti di yogurt particolarmente bastardi

 

Nei giorni che erano seguiti Dominic e Jennifer avevano continuato a vedersi più o meno nello stesso modo: raramente uscivano, se non per andare in posti dove non era molto facile che Dominic fosse riconosciuto, più che altro stavano a casa di Jennifer e passavano il loro tempo insieme, semplicemente. Era capitato che Dominic stesse per un paio di giorni senza farsi sentire, ma non di più, cosa che aveva tranquillizzato Jennifer ma che aveva messo in allarme Patricia, dato che i giorni preferiti per il silenzio di Dominic erano in genere il fine settimana. Quella cosa le puzzava, ma aveva evitato di essere troppo polemica: del resto, anche lei in quei giorni aveva avuto di che pensare.

Quando Ethan le aveva telefonato lei aveva stentato a riconoscerlo: era un ragazzo carino, sia esteriormente che nei modi, si ricordava che la conversazione che avevano avuto era stata piacevole e che era un tipo educato e divertente, solo che non capiva proprio come avesse fatto ad avere il suo numero.  Quando ne aveva parlato a Susan ed era venuta a sapere proprio da lei come fossero andate le cose, Patricia si era decisamente arrabbiata, e se non fosse intervenuta Jennifer a fare da paciere tra le due probabilmente quella discussione, per una cosa che sicuramente era stata scorretta da parte di Susan ma che poi, alla fine dei conti, non era poi così grave, sarebbe degenerata.

Diciamo che le era andata bene, aveva passato una serata con Ethan e l’aveva trovato altrettanto piacevole, come quella sera passata in quel club. Era raro trovare persone come lui, se non si era ingannata era una brava persona, cosa che la portò a fare un’associazione d’idee: se lui non era male, allora anche Dominic che era sua amico, probabilmente, non era una cattiva persona. Tuttavia Dominic, almeno in quel primo incontro, non era mai venuto fuori nel discorso nemmeno per errore. Del resto a lei non andava proprio per niente di parlare di lui, quindi si limitò semplicemente a farsi delle domande tra sé e sé.

Jennifer era stata contenta per Patricia, come lei anche l’amica era da un po’ che non aveva un legame affettivo con un uomo, dato che non riusciva a trovarne uno che la coinvolgesse in modo un po’ meno superficiale. Ormai aveva divorziato da otto anni, avrebbe dovuto esserle passata quella sfiducia che aveva nutrito nel genere maschile a causa di quel matrimonio fallito, eppure finiva sempre che Patricia si annoiava del tipo di turno dopo un paio d’appuntamenti o giù di lì. Quando Patricia le aveva detto invece che con Ethan sarebbe andata volentieri oltre i fatidici due, Jennifer aveva cominciato a sperare che fosse la volta buona, ancora di più quando aveva saputo che anche i seguenti appuntamenti erano andati piuttosto bene.

Anche se Susan aveva insistito vivamente, Jennifer non aveva mai avuto nemmeno l’occasione di organizzare qualcosa per farle conoscere Dominic, dato che era presa da ben altri problemi. In primis c’era la sua dannata porta di casa: aveva deciso che l’avrebbe fatta riparare a sue spese, dato che il padrone di casa sembrava essere completamente indifferente al suo problema. Ogni volta che usciva aveva paura di rimanere chiusa fuori, per non parlare del fatto che la serratura in quel modo non era molto sicura. Aveva fatto un paio di conti e aveva deciso di aspettare il pagamento del prossimo stipendio, dato che per quel mese aveva già avuto delle spese che non aveva potuto evitare e che avrebbe dovuto portare Sploffy dal veterinario fra pochi giorni. E poi c’era l’affitto, e le bollette, e tutte le piccole spese di tutti i giorni, che non erano certo cose che potevano essere sottovalutate.

Poi c’era Dominic che le dava da pensare. Quel ragazzo a volte sembrava strano, quasi come se avesse una doppia, magari anche tripla personalità: quella sensazione che aveva avuto spesso prima che lui partisse per le Hawaii, quando si sentiva come se dovesse rassicurarlo per qualcosa, aveva continuato a farsi viva spesso e volentieri, specialmente dopo che non si vedevano per un paio di giorni. In quei momenti era come se Dominic fosse indifeso, come se avesse bisogno di dimenticare qualcosa stando con lei. Jennifer doveva ammettere che quei momenti erano i suoi preferiti, perché le piaceva il fatto che lui non provasse nessuna vergogna nel mostrarsi in un frangente in cui magari era più debole, che non fosse allergico alle dimostrazioni d’affetto come tanti altri erano. Anzi, a lui piaceva davvero tanto quel contatto fisico estremamente dolce, che era diviso da una linea molto sottile dalla sensualità. Un coccolone, ecco, quello era un termine giusto per definirlo, il contatto umano gli piaceva proprio tanto, darlo e riceverlo.

Dall’altra parte ogni tanto sembrava che fosse insofferente, anche se questa era una sensazione che Jennifer non riusciva a spiegarsi. Non che Dominic con lei fosse scostante o maleducato, anzi, era sempre estremamente gentile e carino con lei, solo che a volte se ne andava quasi di fretta da casa sua, la lasciava di corsa come se fosse inseguito; capitava che ogni tanto lei gli telefonasse per sapere come stava e lui sembrava essere piuttosto ansioso di chiudere la comunicazione. Jennifer però immaginava subito che magari lo aveva disturbato sul lavoro, quindi, prima di pensare ad un difetto di Dominic, pensava a quanto fosse lei inadatta a quel tipo di rapporto.

Anche questo era un problema che si era posta spesso: adesso che cominciava a farci davvero caso, aveva potuto notare con un’imbarazzante evidenza quanto Dominic fosse famoso. Leggendo dei giornali, parlando con le persone, guardando i cartelloni pubblicitari appesi ai muri della città, connettendosi ad internet: in continuazione aveva l’opportunità di trovarselo davanti, di sentirne parlare, e questo la portava a riflettere su come fosse possibile che una come lei piacesse ad uno come lui, uno che avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa alla vita.

Quei dubbi sparivano presto in verità quando stavano insieme e Dominic si comportava con lei in quel modo meraviglioso che le faceva dimenticare che, al di là di loro, c’era tutto un mondo, anche piuttosto brutto a ben vedere.

Per un paio di settimane Dominic era stato abbastanza presente, cosa che, sebbene fosse un periodo piuttosto breve per fare certe congetture, fece ben sperare Jennifer sul futuro del loro rapporto.

Intorno alla metà di maggio Dominic le aveva detto che, se fino a quel momento era stato moderatamente impegnato, da quel momento in poi lo sarebbe stato decisamente di più. I suoi impegni l’avrebbero portato anche dall’altra parte del paese, doveva essere a New York infatti per via della presentazione dell’episodio pilota di “Lost” di lì a pochi giorni. Non che a Jennifer importasse molto, ma le piaceva quando Dominic le dava delle notizie precise su quelli che erano i suoi impegni, la faceva sentire parte integrante di una vita della quale non sapeva assolutamente niente, dato che lui non le parlava quasi mai di quello che faceva quando non erano insieme.

 

***

 

Dominic aveva chiuso gli occhi pochi minuti dopo che l’aereo era partito da Los Angeles, addormentandosi e svegliandosi solo quando era a più di metà viaggio. Era abbastanza allegro, aveva bevuto un succo di frutta e si era messo a leggere distrattamente un giornale, pensando a cosa lo aspettava nella Grande Mela. Il giorno dopo sarebbe stato impegnato quasi tutto il tempo con il lavoro, ma quella sera era di baldoria totale. Billy era a New York per degli impegni, quindi avevano unito l’utile al dilettevole e si erano messi d’accordo per uscire anche con Elijah. Che belle le rimpatriate, pensava, se solo quell’uomo impegnato di Orlando non fosse stato, per l’appunto, così impegnato, probabilmente avrebbe potuto esserci anche lui. Se la donna lo mandava, ovvio… ormai non faceva più niente se la sua dolce metà non lo poteva seguire, se l’era portata dietro anche in Marocco sul set del film a cui stava lavorando, a Dominic salivano i brividi su per la schiena se ci pensava, e non erano certo del tipo piacevole.

Ma che diavolo li prendeva a tutti? Sembrava quasi che nell’aria qualcuno avesse spruzzato la polverina dell’amore e l’unico che non se l’era beccata in pieno era stato lui: Orlando era tutto perso per Kate, Elijah anche aveva cominciato a vedersi con una e sembrava piuttosto preso, ma la situazione peggiore era quella di Billy che era totalmente in orbita per quell’acida di Kirsten. Erano due mesi che non si vedevano, anche se si erano sentiti abbastanza di frequente. Una volta sola Dominic l’aveva chiamato a casa e gli aveva risposto miss vasetto di yogurt, che poco ci mancava che lo mandasse dove non batteva il sole.

- E’ occupato al momento - gli aveva detto con quella vocetta impostata manco fosse la sua segretaria. Oh, razza di bancaria che cammini come se avessi una scopa infilata su per il culo, non sono mica un rompicoglioni qualsiasi, sono un amico e che cazzo! avrebbe voluto dirle, poi si era semplicemente limitato a chiederle se, cortesemente, poteva dirgli quando richiamare, e lei era stata vaga.

‘Sta stronza, aveva pensato, poi alla fine aveva trovato il cellulare acceso e aveva potuto parlare con Billy, senza intermediari acidi come lo yogurt scaduto.

Ecco, quella era una cosa che non sopportava. Va bene, Billy era presissimo e avrebbe dovuto essere contento per lui, ma non al prezzo di vedere il suo amico ridursi tipo barboncino: insomma, se una sua fantomatica donna non avesse apprezzato qualcuno dei suoi amici non le avrebbe mai permesso di trattarli così. In ogni modo per Dominic, un sinonimo di innamorato, non doveva essere per nessuna ragione al mondo rincoglionito. Billy invece, evidentemente non la pensava più così da un pezzo.

Appena arrivato a New York aveva trovato qualcuno ad aspettarlo all’aeroporto, una volta tanto era riuscito ad evitare di essere riconosciuto ed era arrivato in albergo senza dover stare una mezz’ora a distribuire autografi e bacini a destra e manca.

Aveva fatto una doccia e poi aveva telefonato ad Elijah, per far sapere che era arrivato ed informarsi sui programmi della serata, che erano ritrovarsi a casa sua dove avrebbero cenato e poi dove li portava il vento, dato che anche lui si era tenuto completamente libero per l’occasione.

Un paio d’ore più tardi, dopo aver sbrigato qualche faccenda di lavoro e aver parlato con un paio di persone, era salito nuovamente nella sua stanza, si era cambiato e si era fatto chiamare un taxi per andare a casa di Elijah.

Si prospettava una serata da ricordarsi, Dominic era veramente contento di vedere i suoi amici. Peccato però, che a volte ci mette lo zampino il destino e rovina tutto: quella serata era andata proprio così.

Già entrando in casa di Elijah aveva fatto la prima figuraccia. Era stato Elijah stesso ad aprirgli la porta, dietro a lui c’era Billy in piedi nell’entrata. Dominic non aveva trovato niente di meglio da fare che chiamargli entrambi affettuosamente brutti piselli mosci che non siete altro, quanto mi siete mancati!, quando aveva sentito provenire una vocina femminile che conosceva bene da una delle stanze vicine.

- Dominic sei proprio una bestia!-

I tre erano scoppiati a ridere, Dominic quindi si era affacciato alla sala da pranzo e aveva visto la sorella di Elijah che gli sorrideva  divertita.

- Ha parlato miss finezza! Che ci fai tu qui?- gli aveva chiesto avvicinandosi per salutarla.

- Ci vivo, testa di cazzo!-

- Oh, che bello, mi ami ancora!- aveva esclamato Dominic mentre l’aveva abbracciata ridacchiando. Gli piaceva quella ragazza, era spontanea, sincera e non si vergognava di niente. Si era dimenticato che Hannah viveva con suo fratello e che studiava lì a New York.

- Sempre di più, che ne dubitavi?- gli aveva detto lei rispondendo al saluto.

Hannah aveva i suoi impegni, i tre quindi avevano cenato soli cogliendo l’occasione per raccontarsi cosa avevano combinato in quei due mesi che non si erano visti, anche se Elijah e Billy non è che avessero avuto tanto da raccontare di nuovo. Come spesso succedeva era stato lui che aveva tenuto banco, facendo divertire gli altri con le sue mille peripezie hawaiane e non.

- E dire che ti immaginerei tanto bene con due noci di cocco e un gonnellino di foglie di palma a ballare l’hula ubriaco su un tavolino… haloha!- aveva detto Dominic ad un certo punto ad Elijah, nel bel mezzo del racconto di una serata un po’ alticcia che aveva passato alle Hawaii.

- Non dire che immagini bene me in quelle condizioni, sono quasi convinto che se ti ci trovassi lo faresti tu stesso!-

- E chi ti dice che non l’ho già fatto?-

- Ora non esageriamo Dom, va bene che sei un deficiente ma spero che tu conservi un minimo di amor proprio!-

Il cellulare di Billy, che per tutta la sera lui aveva tenuto scrupolosamente accanto al piatto buttandoci spesso l’occhio, finalmente aveva suonato. Billy aveva detto ai ragazzi che da un paio di giorni Kirsten non si era potuta far sentire. - E’ un periodaccio al lavoro, spesso fa tardi. Quindi non la chiamo dato che potrei disturbarla, aspetto che lo faccia lei.-

E non sei contento che non ti rompe i santissimi? avrebbe voluto chiedergli Dominic che, per forza di cose, non l’aveva fatto. Comunque, non appena quel telefono aveva cominciato a suonare, Billy aveva cambiato espressione, si era scusato e si era allontanato, sparendo per qualche minuto mentre Dominic ed Elijah ridacchiavano sotto i baffi.

- Certo che è sempre più rincoglionito, eh?- aveva commentato con Elijah.

La voglia di ridere era passata ad entrambi quando avevano visto l’espressione di Billy appena era tornato. Dire che ormai era un po’ che si conoscevano, erano stati per un sacco di tempo a stretto contatto e non l’avevano mai visto così. La cosa era ancor più preoccupante se consideravano il suo umore fino a cinque minuti prima, dato che fino a quel momento avevano riso e scherzato come sempre. Dominic ed Elijah immaginarono subito il peggio, guardarono l’amico mentre si sedeva senza dire una parola mentre l’atmosfera intorno a loro si faceva estremamente tesa.

- Ho bisogno che mi facciate un favore.- aveva detto serissimo, rompendo il silenzio che gli altri due non osavano disturbare. Annuirono entrambi, aspettando di sentire di cosa si trattasse.

- Devo tornare a casa subito, accompagnatemi all’aeroporto.-

- Billy, ma è successo qualcosa?- gli aveva chiesto Dominic.

- Kirsten se n’è andata di casa, mi ha mollato.-

Quello che uscì dalla bocca di Dominic fu una cosa del tutto inaspettata, non solo per gli altri due, ma per lui stesso, che mai e poi mai aveva detto a Billy che Kirsten gli fosse poco simpatica.

- Ah, solo questo? Per un momento ho pensato a qualcosa di grave.-

Elijah l’aveva fulminato con lo sguardo, Billy invece, se fino a quel momento era riuscito a mantenere un minimo di calma, non era riuscito più a trattenersi.

- Ma si può sapere che cazzo stai dicendo? Ma che ti dice il cervello, niente? La donna che amo mi molla al telefono dicendomi che quando torno a casa non la trovo perché se n’è andata, e tu dici meno male pensavo fosse qualcosa di grave? Sei un coglione, Dominic!-

- Mi dispiace, scusami, non volevo dire assolutamente una cosa simile, è che dalla tua faccia sembrava una cosa… diversa, ecco.- Era mortificatissimo, si sarebbe strappato la lingua da solo. Non è che fosse una bugia quello che gli aveva appena detto, scommetteva che anche Elijah aveva pensato che, a giudicare dalla sua espressione, fosse stato qualcosa di molto più grave.

Billy aveva colto che Dominic veramente non l’aveva detto con cattiveria, quindi non rimarcò la cosa.

- Io devo tornare, devo parlarle, mica posso lasciare che finisca così. Non ha voluto dirmi niente, io non capisco, andava tutto bene. Ragazzi, devo trovare un volo per tornare.-

- Ma non hai già il volo per domani sera prenotato?- aveva osservato Elijah che sapeva che l’amico per giunta, prima di prendere quel volo, aveva anche degli impegni di lavoro.

- Non me ne frega niente, francamente è più importante Kirsten.-

In un’ora circa Billy aveva sistemato alla meglio la parte burocratica della faccenda, facendo in modo che il suo assistente si occupasse di mandargli le sue cose e di pagare il conto della camera d’albergo che aveva occupato negli ultimi giorni, quindi erano seguite altre telefonate con il suo agente che era stato informato dei suoi improvvisi problemi familiari che gli impedivano di portare a termine i suoi impegni lì a New York.

Era stato così che la loro rimpatriata si era conclusa all’aeroporto, dove Billy aveva trovato di fortuna un posto su un aereo per Londra con una coincidenza per l’aeroporto vicino ad Inverness, nelle Highlands. La coincidenza diretta per Edimburgo non ci sarebbe stata da Londra che dieci ore dopo l’arrivo del suo volo, e lui non poteva aspettare così tanto, preferiva farsi quasi sei ore di treno, per guadagnarne a conti fatti circa tre.

Dominic sarebbe andato volentieri con lui, dato lo stato in cui era non gli piaceva che affrontasse un volo intercontinentale da solo, per di più immaginava che il rientro a casa non sarebbe stato dei più piacevoli. Se solo avesse potuto, ma il lavoro chiamava anche lui, e non poteva in alcun modo svicolare ai suoi impegni.

Per ovvi motivi Dominic ed Elijah non lo avevano accompagnato all’imbarco, rischiavano di essere visti e fermati quanti erano, e quello non era davvero il momento adatto.

- Senti, mi dispiace per prima, davvero.- aveva detto Dominic a Billy prima che lui andasse via. Dopo quell’infelice uscita aveva evitato di parlare per non dire altre scemenze.

L’altro gli aveva piazzato una mano sulla spalla. - Sì, lo so, non ti preoccupare. E comunque, anche se non hai mai detto nulla, lo so che Kirsten non ti piace. Lo apprezzo il fatto che l’hai sempre sopportata senza battere ciglio, non credere.-

Sia Elijah che Dominic avevano abbracciato Billy più come per confortarlo che per salutarlo, poi si erano diretti al parcheggio dove Elijah aveva lasciato la sua auto.

Non appena erano saliti in macchina erano rimasti per un momento fermi, in silenzio.

- Non è nemmeno mezzanotte, ti va di fare qualcosa?- aveva chiesto Elijah.

Dominic l’aveva guardato un po’ scettico.- M’è passata tutta la fantasia, accidenti a quella gran vacca! Lij, io te lo dico solo adesso perché prima non mi sarei mai permesso, ma a me quella non m’ha mai convinto, io me lo sentivo che faceva una cosa del genere! Ma te ne rendi conto, l’ha lasciato di punto in bianco così, per telefono, dopo sei mesi che convivono! Ma roba dell’altro mondo, che troia.-

Era veramente arrabbiato, se l’avesse avuta davanti avrebbe fatto fatica a controllarsi, gli bastava farsi passare davanti agli occhi l’espressione di Billy di poche ore prima per arrabbiarsi ancora di più.

- Sì, questa storia ha dell’incredibile. Poveraccio, quanto mi dispiace. Poi, sai, in questi giorni ci siamo visti un po’, - stava dicendo Elijah, - da come me ne parlava sembrava davvero che tutto filasse liscio. Ma che diavolo gli è preso a quella?-

- Te lo dico io che gli è preso, che è una stronza, una gran puttana e probabilmente anche una bella opportunista. Comunque basta, non ne parliamo più. Mi sta salendo un nervoso terribile.- aveva concluso Dominic.

Senza aggiungere altro Elijah aveva rimesso in moto e aveva accompagnato Dominic al suo albergo, tanto la serata era decisamente finita. Si erano salutati dandosi appuntamento per il giorno seguente.

 

Più tardi, mentre era già a letto cercando di darsi una calmata e dormire già che c’era, Dominic, non avrebbe saputo dire per quale strana associazione di idee, pensò che Jennifer una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta, né a lui, né a nessun altro.

Quel pensiero lo aveva calmato anche in tempi relativamente brevi. Sarebbe stato bello quella notte dormire con lei, svegliarsi la mattina dopo a casa sua, con Sploffy che gli si accucciava sui piedi non appena si sedeva da qualche parte per farsi grattare un po’. Era un quadretto quasi idilliaco in quel momento il ricordo della casa di Jennifer, ma soprattutto il pensiero della sensazione che gli trasmetteva stare con lei, semplicemente.

In quel momento desiderò ardentemente di essere a Los Angeles per chiamarla e fissare di vedersi. Guardò l’orologio pensando che dall’altra parte degli Stati Uniti erano le nove di sera, poi finalmente riuscì ad addormentarsi, pensando che tra circa quarantotto ore sarebbe ritornato a casa sua, e anche da Jennifer.

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Capitolo 14
*** Incidenti di percorso ***


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Un saluto a tutti!

Dolcemaia, quanto tempo! Era un po’ che non ti si vedeva in giro! Kaori non preoccuparti e non censurarti assolutamente se ti va di dire che l’hobbit mal cresciuto (eheheh! Mi piace la definizione!) è uno stronzo fai pure, del resto ne hai tutte le ragioni!

Eh, ne so una più del diavolo! Effettivamente un po’ diavolaccia lo sono, ma insomma ogni tanto sono anche buona, per lo più mentre dormo!

A parte le cacchiate, buona lettura a tutti e sempre e comunque Evviva Sploffy!!

Mandy

 

 

Capitolo 14

Incidenti di percorso

 

Appena era entrato in casa Dominic aveva cercato di rintracciare Billy sul cellulare. Erano due giorni che si erano lasciati all’aeroporto di New York, e non l’aveva più sentito. Chiamarlo per lui il giorno precedente sarebbe stato un problema, un po’ per via del fuso orario, un po’ per i suoi impegni. Quel giorno invece era stato in viaggio quasi tutto il tempo ed era riuscito a rientrare solo in quel momento.

Il telefono di Billy era staccato, pensò di chiamarlo a casa ma non lo fece, c’era anche la possibilità di mandargli un’e-mail, ma se non rispondeva al cellulare figuriamoci se scaricava la posta elettronica.

Era preoccupato per lui, lo era stato tutto il tempo, aveva anche telefonato ad Elijah per sapere se avesse saputo qualcosa, giusto in tempo per sentirsi dire che l’altro aveva avuto la sua stessa idea e stava per chiamarlo, l’aveva solo fregato sul tempo chiamando prima lui.

Aveva a malapena portato la sua borsa in camera da letto, si era subito messo seduto nel suo soggiorno e aveva pensato a quella situazione.

Billy era un suo amico, doveva necessariamente fare qualcosa per lui. Il problema era essenzialmente il fatto che al momento era impegnatissimo. Invitarlo a stare da lui per un po’? Certo, aveva da lavorare, ma non è che se Billy stava da solo per qualche ora ogni tanto sarebbe morto. Dopo una mezz’ora provò nuovamente a rintracciarlo, ma il cellulare era sempre spento.

Per quella sera era piuttosto stanco, decise di mangiare qualcosa, di fare una doccia e di andare a dormire presto. Gli passò per la mente di chiamare Jennifer, almeno per dirle che era tornato, ma immediatamente si era dato del cretino. Insomma, perché avrebbe dovuto avvertirla? Mica era la sua donna.

Quella voglia di vederla che l’aveva preso la sera che era successo il fattaccio di Billy gli era passata subito la sera dopo, quando alla festa organizzata dall’ABC, la rete televisiva che avrebbe trasmesso “Lost”, aveva conosciuto una tipa bella, simpatica e, soprattutto, estremamente disponibile.  Dopo un po’ di chiacchiere  decisamente inconcludenti avevano deciso di andarsene insieme verso casa di lei, dato che questo avrebbe permesso a Dominic per prima cosa di andarsene quando preferiva, e altra cosa gli avrebbe permesso di evitare eventuali paparazzi che avrebbero potuto essersi appostati fuori dal suo albergo.

Niente che alla fine valesse la pena di essere ricordato, era solo l’ennesima occasione sfruttata, cose che non lasciano il segno. Anzi, forse ne lasciano uno un po’ squallido.

Prima di addormentarsi aveva pensato a quello che doveva fare il giorno seguente e aveva avuto la tentazione di nascondere la testa sotto il cuscino. Quella serie di impegni sì che era stupida, erano tutte occasioni pubblicitarie, tanto per mettersi in mostra, e anche se Dominic non poteva negare che mettersi in mostra gli piaceva, riteneva comunque di averlo fatto abbastanza per quel mese. 

 

***

 

Jennifer quel giorno aveva preso il pomeriggio libero dal lavoro. Doveva portare Sploffy dal veterinario, cosa che non sarebbe stata particolarmente divertente. Era per via delle vaccinazioni di routine, niente di grave, ma non era quello che la spaventava. Piuttosto sarebbe stato preoccupante farlo entrare nella gabbietta e tenerlo fermo mentre il medico faceva il suo lavoro: Sploffy era terrorizzato dal veterinario e, per di più, ogni volta che Jennifer ce lo portava, per un paio di giorni almeno non la guardava nemmeno, le teneva il muso.  Meno male che, se tutto andava per il meglio, era una cosa che succedeva una sola volta all’anno. Infatti, come temeva, non appena era tornata a casa dall’ufficio e aveva recuperato da sopra l’armadio in camera sua la gabbietta, Sploffy, che si era accorto del fatto che la situazione era anomala, era andato a rintanarsi sotto il divano e non c’era stato modo di farlo uscire. Nemmeno una fila di croccantini messi ad arte erano serviti a nulla, Jennifer aveva dovuto spostare il divano e acchiapparlo con la forza, sortendo l’effetto che il povero gattone, finalmente chiuso nella gabbietta da trasporto, aveva cominciato a miagolare tristemente.

- Per favore Sploffy, non fare così!- gli aveva detto Jennifer, che dato il suo cuore tenero non sopportava di sentirlo lamentarsi. Fosse stato per lei gli avrebbe evitato tutto questo, ma era per il suo bene.

Uscendo di casa aveva salutato la signora Doyle fermandosi per qualche minuto a casa sua, quindi era scesa e si era diretta al parcheggio dove aveva lasciato la sua auto.

Il pomeriggio quindi era passato così, mentre Sploffy continuava a miagolare disperato e Jennifer tentava di non farsi impietosire troppo. Mentre aspettava il loro turno nella sala d’aspetto dello studio medico, Jennifer aveva pensato a molte cose, perdendosi nei suoi pensieri: innanzi tutto al fatto che Dominic doveva essere tornato la sera prima da New York. Cercò di non rimuginarci a lungo, anche se non aveva potuto fare a meno di chiedersi perché Dominic si ostinava ancora adesso a farsi desiderare da lei. Le era venuta la tentazione di chiamarlo per vedere se fosse tornato, ma se l’impedì, o avrebbe corso il rischio di sembrare invadente. I suoi pensieri quindi si erano spostati su altri fronti: con Patricia quel giorno non si erano viste a pranzo, dato che lei avrebbe passato, straordinariamente, quella pausa pranzo con Ethan. L’amica non le aveva raccontato molto ultimamente di come si fossero evolute le cose fra loro, anche per via del fatto che si erano viste un po’ meno del solito. In sostanza per lei quello era un periodo strano. Quando era finalmente arrivato il suo turno di entrare nell’ambulatorio, Jennifer era stata piuttosto sollevata che l’attesa fosse finita, anche se il compito successivo di tenere fermo Sploffy mentre il medico gli faceva il vaccino era stato veramente ingrato, dato che il gattone, se pur non voleva farle assolutamente del male di proposito, le aveva piantato le unghiette nel braccio per aggrapparsi a lei, graffiandola vistosamente. Il risultato era stato che dopo avevano dovuto medicare anche lei, l’infermiera le aveva procurato anche un cerotto che, sebbene fosse stato piuttosto grande, non lo era abbastanza per coprire l’intera ferita. Appena era arrivata a casa aveva liberato il gatto ed era dovuta andare di corsa in farmacia per comprarsene di nuovi, dato che in casa ne aveva solo di piccoli. Era un po’ tardi quando era riuscita a rientrare, quasi le nove di sera, Jennifer fece mente locale e si ricordò che a due isolati da casa sua, quindi anche poco distante, c’era una farmacia che stava aperta tutta la notte. Ovviamente ci era andata a piedi, non si trattava che di qualche centinaio di metri, ignorando il consiglio di Patricia che si raccomandava sempre che stesse attenta ad andare in giro da sola dopo che era tramontato il sole. Insomma, cosa sarebbe mai potuto succederle in quel breve tratto?

 

***

 

Dopo che era stato tutti il giorno a fare sorrisoni smaglianti a tutti, Dominic sentiva sinceramente il bisogno di farsi i fatti suoi, ma non aveva voglia di stare da solo. Aveva subito pensato a Jennifer ovviamente, con lei avrebbe potuto togliersi quella sorta di spossatezza mentale dalla testa. Pensò di telefonarle mentre guidava, ma poi, dato che già una volta l’aveva fermato la stradale con il cellulare all’orecchio e per quella volta aveva evitato la multa per un miracolo e che, per di più, era già abbastanza vicino a casa sua, si disse che tentare non nuoceva. In nemmeno cinque minuti era arrivato nella strada dove abitava Jennifer, aveva parcheggiato la macchina e si era diretto verso il palazzo, con l’intento prima di tutto di scusarsi per averle fatto quell’improvvisata. C’era poca luce in strada, a parte quella dei lampioni, e la zona era pressoché deserta, a parte le auto che circolavano. Non aveva percorso che pochi metri quando aveva sentito dei rumori strani provenire abbastanza lontani dietro di lui. Si girò e vide chiaramente due sagome in fondo alla strada: erano due ombre piccole ai suoi occhi per via della lontananza, non avrebbe saputo distinguere né chi fossero né che stesse accadendo con precisione, di sicuro non qualcosa di bello, dato che quello che aveva sentito gli era sembrato un urlo appena accennato. Rimase immobile, non facendo alcun movimento, non voleva certo rischiare di farsi vedere, anche se si sentì un verme a stare lì fermo, ma che cosa avrebbe potuto fare? Certamente l’eroe non voleva farlo, sarebbe stato stupido da parte sua dato che avrebbe potuto trovarsi davanti uno con una pistola ed intenzioni poco raccomandabili. Tuttavia, dopo qualche secondo, vide una delle due ombre cadere a terra e l’altra sparire dietro l’angolo di corsa, quindi si decise ad intervenire. Correndo si era avvicinato, man mano che andava avanti la figura si faceva sempre più chiara, aumentò notevolmente l’andatura quando si accorse di chi fosse. Jennifer stava tentando di rialzarsi non senza difficoltà, cadendo doveva essersi fatta male, perché aveva del sangue che le colava lungo l’avambraccio destro. Quando era stato lì vicino l’aveva chiamata attirando la sua attenzione.

Jennifer, che si era seduta semplicemente non riuscendo ad alzarsi in piedi per quanto tremava, si era messa la mano sinistra sul braccio, appena sopra il gomito, per poi ritrarla subito guardandola visibilmente scossa, aveva un’abrasione piuttosto estesa sul gomito e su parte del braccio e si era ritrovata la mano completamente sporca di sangue. Aveva sentito chiamarsi e si era girata di scatto, non era mai stata felice di ritrovarsi Dominic davanti come in quel momento.

Quando era stato lì vicino a lei si era chinato e si era accertato che, a parte la grossa abrasione sul gomito, una piccola sullo zigomo destro e alcune sulle gambe, non si fosse fatta niente di grave. Jennifer aveva continuato a guardarlo senza riuscire ad emettere alcun suono, si era limitata ad annuire o a negare con dei cenni della testa appena abbozzati alle domande di Dominic che, vedendo che non riusciva ad alzarsi, l’aveva presa saldamente con entrambe le braccia alla vita sollevandola da terra.

Come se si fosse scossa improvvisamente, Jennifer aveva cominciato a piangere appoggiandosi contro Dominic che continuava a tenerla stretta, dato che aveva come l’impressione che, se l’avesse lasciata, non sarebbe stata in grado di reggersi in piedi da sola.

- Shhh, shhh, è finita, non ti preoccupare.- le aveva detto, appoggiandole una mano sulla nuca, per tranquillizzarla. Non appena aveva avuto la sensazione che si fosse ripresa un momento, sempre tenendola saldamente, l’aveva portata verso la sua auto e l’aveva fatta salire, porgendole dei fazzoletti di carta che teneva in uno dei porta oggetti per tamponarsi almeno un po’ il sangue che continuava ad uscirle abbondante dal braccio destro, quindi si era messo alla guida, portandola al pronto soccorso più vicino. Non le aveva chiesto cosa le fosse successo di preciso fino a quel momento, vedendo che si era ripresa un po’ le chiese di raccontargli. A quanto pare questo tipo l’aveva aggredita alle spalle, le aveva puntato un coltello alla gola e le aveva preso la borsa e un anellino che portava, per poi spingerla con violenza a terra e scappare, nell’impatto Jennifer aveva sbattuto piuttosto violentemente al suolo e si era fatta male.

Quando erano arrivati al pronto soccorso avevano dovuto fare i conti con il fatto che Jennifer non era certamente il caso più grave, quindi avevano dovuto aspettare un bel po’ di tempo prima che qualcuno pensasse a lei. Fortunatamente, a parte le abrasioni e il grosso spavento, non si era fatta niente di più grave. Il braccio le faceva piuttosto male, ma non aveva niente di rotto.

Fino a che aveva potuto Dominic era rimasto con lei e non le aveva mai lasciato la mano, ma quando era stato il suo turno di essere medicata non gli avevano permesso di entrare ovviamente. Aveva promesso a Jennifer che non si sarebbe mosso dalla sala d’aspetto per tranquillizzarla, non appena era sparita dal suo campo visivo tuttavia si era appena allontanato per sciacquarsi le mani che si era sporcato di sangue e aveva chiamato Jonathan, dato che non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare adesso. Voleva solo un consiglio da parte di quello che, oltre ad essere un suo amico, era anche il suo legale, ma l’altro aveva insistito per andare da lui.

Quando era arrivato, nemmeno venti minuti dopo, si era ritrovato davanti Dominic che sui vestiti aveva delle evidenti macchie di sangue, lì per lì si era allarmato, anche per il fatto che, non appena Dominic gli aveva detto che era in ospedale, non era stato tanto a porsi domande sui fatti, si era precipitato dove Dominic gli aveva detto.

- Ma stai bene?- gli chiese preoccupato.

Dominic, vedendo l’amico che lo squadrava si era guardato e aveva notato solo in quel momento che aveva delle macchie addosso quantomeno sospette.

- Non preoccuparti, non è sangue mio, a me non è successo niente.-

Quindi si erano allontanati appena un po’ dalla sala d’aspetto affollata e Dominic gli aveva spiegato cosa fosse successo. Appena l’altro aveva appreso i fatti con precisione gli aveva detto che sarebbe stato meglio se Jennifer, con la certificazione che il medico le avrebbe rilasciato, fosse andata alla polizia e avesse denunciato l’incidente. Quel tipo le aveva preso la borsa con i documenti e le chiavi di casa, quindi era necessario anche se inutile al fine della giustizia, dato che tipi come questi, in genere, non li prendono mai. Aveva anche aggiunto che sarebbe stato meglio che lui si fosse tirato fuori da questa storia. - La porto io a fare la denuncia, c’è una stazione di polizia non molto lontana da qui, non mi costa niente. Invece tu dovresti tornartene a casa subito, ti sei già messo anche troppo in evidenza, potrebbe vederti qualcuno che non dovrebbe.-

- Per questa volta correrò il rischio, non me ne frega un cazzo se mi becca qualcuno. Ti pare che la posso lasciare qui così?- gli aveva detto un po’ seccato. Va bene la prudenza, ma quella era una situazione particolare.

- Fai come ti pare, te l’ho detto solo perché è mio dovere farlo.- aveva ribattuto l’altro, un po’ seccato a sua volta dato che Dominic troppo spesso non dava mai retta a nessuno, anche se lo capiva perfettamente in quel frangente e assolutamente non poteva biasimarlo, dato che molto probabilmente anche lui avrebbe fatto esattamente lo stesso.

Dominic non aveva voluto nemmeno che rimanesse, non l’aveva ritenuto necessario, così Jonathan se n’era andato lasciando l’amico solo anche se per poco. Jennifer infatti era uscita dopo poco, aveva firmato dei fogli all’accettazione ed erano potuti andare via. Anche lei si era informata su cosa fosse meglio fare, le avevano consigliato esattamente quello che Jonathan aveva consigliato a Dominic, il quale infatti l’aveva accompagnata al commissariato di polizia.

Per sua fortuna, che lui si fosse accorto, nessuno l’aveva notato e per altro Jennifer, pensando appunto alla sua situazione, non aveva detto che lui poteva aver visto tutto.  C’era voluto un bel po’ per sbrigare tutte le pratiche burocratiche del caso, quando erano usciti dal commissariato era passata la mezzanotte da parecchio, si erano diretti verso l’auto di Dominic.

- Jenny, per stanotte ti fermi a casa mia, va bene?- le aveva chiesto.

Jennifer aveva annuito. - Se non ti disturbo, mi sembra che ti ho già creato abbastanza problemi stanotte. Posso chiamare Patricia, forse è meglio.-

Dominic rimase un po’ spiazzato. - E’ tardi, forse è meglio che chiami la tua amica domani, o le farai prendere un bello spavento. E poi che dici, ma no che non mi disturbi, ma ci mancherebbe! Anzi, francamente forse sarebbe meglio che ti trasferissi almeno per un paio di giorni da me, quel tipo ha i tuoi documenti e le tue chiavi di casa, sa dove vivi, nessuno gli può impedire di farti una visitina.- aveva detto Dominic fin troppo convinto, forse non rendendosi nemmeno conto in pieno cosa le avesse proposto.

- Mi devo affrettare a far cambiare la serratura, è rotta da un sacco di tempo, adesso più che mai devo farlo.- ribatté Jennifer.

- Di questo ora non ti preoccupare, ci pensiamo domani. Ora devi stare tranquilla, ok?-

Jennifer si era girata verso di lui e aveva annuito. Era un po’ più calma adesso, del resto si sentiva protetta ad averlo vicino, mentre guidava non staccando gli occhi dalla strada. Solo in quel momento si chiese come fosse possibile che lui fosse stato là proprio nell’attimo preciso in cui era stata aggredita. Era una coincidenza strana, anche se estremamente fortunata. Non gli chiese niente, in fondo non le interessava, ringraziava il cielo tuttavia per quella coincidenza.

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Capitolo 15
*** Un gatto a guardia del forte ***


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Capitolo 15

Un gatto a guardia del forte

 

Dominic le aveva chiesto se avesse bisogno di una mano, ma Jennifer l’aveva ringraziato e aveva chiuso la porta del bagno. Il problema in quel momento era che invece non riusciva a fare nulla da sola.

Anche se non aveva niente di rotto non poteva proprio muovere il braccio, un po’ per via della fasciatura all’altezza del gomito che non le permetteva di piegarlo, un po’ anche perché ogni minimo movimento le provocava un gran dolore. A mali estremi, estremi rimedi, non poteva fare a meno del suo aiuto in quel momento, o sarebbe rimasta chiusa nel suo bagno tutta la notte. Tuttavia non poteva negare che le seccava chiedergli di aiutarla a togliersi i vestiti di dosso.

In verità sperava che Dominic non se ne fosse mai accorto, ma aveva sempre evitato di farsi vedere nuda sotto la luce. Non che non si piacesse, per lo meno non più del normale, e di certo non era a causa sua: era solo una forma di pudore che aveva sempre avuto, forse un po’ stupida, ma comunque una sua fissa. Aveva fatto un respiro profondo mentre si osservava nel grande specchio lo zigomo destro che si era decisamente gonfiato, le avevano suturato quella ferita con dei piccoli cerotti; quindi si decise ad aprire la porta e ad affacciarsi. Dominic era girato di spalle intento a cercare qualcosa in alcuni cassetti.

- Dominic…- l’aveva chiamato lei, piano. L’altro si era girato nella sua direzione. - Scusami, ma da sola non ci riesco.- gli aveva detto quindi, indicando la cerniera del vestito che portava.

Dominic le aveva sorriso e si era avvicinato, avvertendo quel sottile disagio. Le aveva tirato giù quella cerniera, quindi Jennifer l’aveva ringraziato e aveva richiuso la porta. Peccato che, a causa delle maniche un po’ strette di quel vestito, con l’uso di un braccio solo toglierselo anche così non era un’operazione facile. Non le rimaneva altro che richiamare Dominic e arrendersi al fatto che, volente o nolente, aveva bisogno di tutto l’aiuto che avrebbe potuto dargli.

- Dominic… per stasera ho finito la mia dose di ottimismo, da sola non riesco a fare proprio niente, scusami…-.

L’altro, che nel frattempo aveva trovato quello che cercava, si era girato verso di lei e le si era avvicinato nuovamente. - Non c’è problema, basta che mi dici che devo fare. Mica ti vergogni, vero?- le aveva chiesto. In verità non aveva bisogno di chiederglielo, lo sapeva da se che era così, anche se non riusciva a capacitarsene.  Se Dominic avesse detto che quella cosa non gli piaceva avrebbe mentito, ma poteva comprenderla se si fosse trattato di una cosa iniziale, dopo tutto quel tempo che si frequentavano gli sembrava francamente che lei esagerasse, non gli faceva piacere che si vergognasse di lui, era quasi come se fosse colpa sua.

- No, no…- si era affrettata a rispondergli lei, anche se non era stata molto convincente.- E’ solo che non volevo dipendere troppo da te, ho paura di infastidirti.-

- Ma no che non m’infastidisci, che vai a pensare!- le aveva risposto con decisione.

- Va bene.- gli aveva risposto sorridendogli leggermente imbarazzata. - Non mi riesce di sfilarmi questa manica, se la tiro con l’altra mano finisco per tirarmi anche il braccio e mi faccio male.-

- Ok, ci penso io.-

- Fai piano, per favore.- si era raccomandata Jennifer.

- Pianissimo, non ti preoccupare.-

Aveva fatto pianissimo veramente, ciò però non aveva impedito a Jennifer di strizzare gli occhi mentre Dominic faceva passare la parte stretta della manica sulla fasciatura.

- Grazie.- gli aveva detto.

- Figurati… che posso fare adesso?-

Inutile starci tanto a girare intorno, anche se la cosa la imbarazzava e non poco non sarebbe mai riuscita con una mano sola a farlo da sé. Gli sorrise, si girò di spalle e, cercando di fingere indifferenza gli chiese di slacciargli il reggiseno. Il tentativo di fingere indifferenza era stato un po’ patetico in verità, se n’era reso conto Dominic e se n’era resa conto anche lei che, dandogli le spalle e tenendosi i capelli sulla spalla con la mano sinistra, aveva guardato davanti a sé con aria altrettanto patetica. Dominic aveva visto di sfuggita quell’espressione riflessa nello specchio: aveva sorriso, poi cercando di farla distrarre le aveva parlato. Del resto voleva farle quella domanda da tutta la sera.

- Mi spieghi com’è che stavi per la strada da sola a Los Angeles così tardi?-

- Non era tardi, erano appena le nove!- aveva ribattuto lei, leggermente infastidita.

- Era già buio, questo vuol dire che era tardi.-

Ammettendo che effettivamente aveva ragione lui, dopo essersi tolta il reggiseno sempre dandogli le spalle, non curante del fatto che lui avrebbe potuto vederla benissimo riflessa nello specchio, aveva afferrato la maglietta che lui le aveva porto e aveva tentato di infilarsela. Non ci era riuscita da sola, Dominic non aveva nemmeno aspettato che chiedesse, l’aveva presa e l’aveva aiutata lui.

- Insomma,- aveva continuato a chiederle mentre le tirava fuori i capelli da sotto la maglietta, - non mi hai detto perché eri a spasso.-

- Non ero a spasso, ero andata in farmacia, avevo bisogno di una scatola di cerotti. Oggi pomeriggio ho portato Sploffy dal veterinario e…- improvvisamente si bloccò.

- E cosa?- l’incalzò Dominic.

- Sploffy è da solo! E non ha mangiato! Accidenti!- aveva detto allarmata.

- Ma di cosa vai a preoccuparti, per una notte resisterà pure. Ti prometto che la prima cosa che faccio domattina è di andare a casa tua e di badare al gatto. Va bene? Insomma che ti ha fatto?-

- Mi ha graffiato, ma non l’ha fatto apposta. Lo tenevo fermo mentre il veterinario lo vaccinava e si è aggrappato con le unghie al mio braccio, vedi?- Dicendo questo gli aveva mostrato il graffio che ormai, dopo quell’esperienza, sembrava poca cosa. Per altro si era già quasi completamente rimarginato, cosa che le aveva fatto pensare che quei cerotti erano proprio inutili.

- Accidenti che sgarro…- commentò invece Dominic guardando i tre segni che la bestiola le aveva lasciato. Erano piuttosto evidenti.

Erano usciti dal bagno quindi, Dominic l’aveva fatta sedere sul letto e si era messo in ginocchio davanti a lei per slacciarle i sandali.

- Comunque la colpa non è tua, anche se sei stata terribilmente imprudente. La verità è che questa città è invivibile, un vero mondezzaio. Se non fosse per il lavoro non ci starei davvero. E mi pare che il tuo quartiere non sia proprio dei più consigliabili.-

- Lo so, la mia amica Pat me lo dice sempre che sono una pazza incosciente! Me lo dice in continuazione, mi grida: Jen, sei una pazza incosciente! ogni volta che ne combino una delle mie, sono un caso patologico, sai?- Dominic le aveva sorriso, quindi si era alzato e aveva appoggiato le scarpe sotto alla sedia dove aveva messo gli altri indumenti di Jennifer.

- In ogni modo il mio quartiere non è poi così male, sono la prima persona che viene aggredita da quando abito lì. Però una volta, due o tre isolati più giù, non mi ricordo di preciso, hanno ammazzato una persona. Ci fu una sparatoria, una cosa tipo film poliziesco. Sarà stato al massimo due anni fa.-

- Eh sì, non è poi così male come quartiere, ci manderei i miei figli a giocare per la strada!- commentò Dominic ridacchiando. Jennifer gli sorrise, in effetti aveva ragione lui di nuovo.

Dopo circa una ventina di minuti Dominic aveva spento la luce e le aveva dato la buonanotte, ma Jennifer non riusciva a dormire. Con lui aveva fatto finta di niente perché non voleva farsi vedere troppo scossa e creargli del disagio ulteriore, ma di fatto quello che era successo l’aveva spaventata a morte, non aveva mai avuto così paura prima di allora. Aveva pensato a tutte le volte che aveva fatto qualcosa con leggerezza, che era uscita sola ad ore tarde anche se era solo per fare cento metri. Persino la sera che l’aveva conosciuto aveva agito con leggerezza, all’una di notte si era avviata verso un parcheggio da sola, con il rischio di venire aggredita come le era successo quella sera. Per fortuna poi Dominic si era rivelato essere una buona persona, ma se non fosse stato così? Patricia la rimproverava sempre di prendere troppo alla leggera certi dettagli, ma lei non le aveva mai dato molta retta perché era una stupida, aveva dovuto aspettare che un pazzo qualsiasi le puntasse un coltello alla gola per rendersene conto.

Se chiudeva gli occhi sentiva ancora la sensazione della lama fredda sul suo collo. Mentre ci pensava era trasalita e aveva istintivamente portato la mano sinistra sul suo collo.

Dominic, che ancora non dormiva, aveva sentito questo sbalzo, quindi si era avvicinato a lei e le aveva passato una mano sull’addome.

- Non riesci a dormire?- le aveva chiesto.

- No, ma non ti preoccupare, fra un po’ mi appisolo sicuramente.- aveva risposto cercando di essere convincente. Gli aveva sorriso, anche se Dominic non avrebbe potuto vederlo sperava che si riflettesse nella sua voce.

Di difetti Dominic ne aveva tanti, ma non era un insensibile, aveva capito che quella di Jennifer era una posa, quello che le era successo doveva aver avuto un impatto molto più forte su di lei di quanto effettivamente gli volesse far credere.  Cercò di parlarle in modo rassicurante, come rassicurante voleva essere la carezza che le stava facendo.

- Jenny, non c’è bisogno che fai finta di niente, lo so che hai avuto paura. E’ normale, non hai niente per cui vergognarti.- Dicendo questo si era messo su un fianco girandosi verso di lei e spostando la mano sul suo collo, prendendo ad accarezzarle dolcemente la guancia con il pollice.

Era stato come se in un momento quel gesto avesse fatto cadere la sua ferma volontà di essere forte, del resto, per chi lo stava facendo, per se stessa? Per Dominic? Lui non c’era cascato in ogni modo, quindi tanto valeva che la smettesse di fare quella forte ad ogni costo. Evitando di muovere il braccio si era avvicinata e si era appoggiata contro di lui, non riuscendo a trattenere le lacrime. Dominic non le aveva detto niente, aveva continuato a tenersela stretta addosso e aveva lasciato che si sfogasse, del resto gli era sembrato molto strano che volesse essere tranquilla a tutti i costi dopo quello che le era capitato. Era meglio che si sfogasse, o si sarebbe tenuta dentro tutta quell’angoscia assolutamente nociva, che non le avrebbe fatto certo bene.

- Pensa che io passavo di lì per caso. Cioè, non proprio per caso, volevo vedere se c’eri.- le aveva detto quando si era un po’ calmata. - Mi andava di vederti e avevo pensato ad una sorpresa… lo so che non è proprio carino, ma sono di quelle idee che mi vengono così, di punto in bianco. Poi la sorpresa l’hai fatta tu a me, per essere precisi pero!-

Jennifer aveva sorriso, con la mano sinistra si era asciugata il viso. - Invece era molto carina come idea.-

- Mi stai invitando a rifarlo?-

- Quando vuoi.- gli aveva risposto convinta, cercando tuttavia di non fargli capire quanto fosse rimasta colpita dal suo gesto. Dopo qualche secondo di silenzio aveva parlato nuovamente.

- Com’è andata a New York?- gli aveva chiesto quindi.

Dominic aveva cambiato un po’ espressione, ripensando a Billy. - Il lavoro bene, il privato un disastro. Un mio amico è stato mollato piuttosto brutalmente. Per telefono, dopo sei mesi di convivenza.-

- Oh mio Dio… per telefono è terribile. M’immagino come possa stare. Ma almeno c’era qualche avvisaglia che sarebbe successo?- aveva chiesto, non riuscendo a capire bene la situazione.

- Questo è il problema, un fulmine a ciel sereno, per lui. Per me quella stronza della sua donna aveva progettato la cosa da un pezzo, quanto m’è sempre stata sul cazzo! L’adoro proprio se non s’era capito! Ora poi!- aveva detto ridacchiando, Jennifer insieme a lui. - Ma lasciamo perdere questa storia perché mi da proprio fastidio parlarne…- aveva continuato Dominic.

- Dimmi un po’ del gatto? Sta male che l’hai portato dal veterinario?-

- No, è solo la visita annuale, doveva fare le vaccinazioni di routine. Solo che ha paura del veterinario. Poverino Sploffy, chissà che sta pensando adesso. È da solo a casa e ha avuto questo trauma oggi. No, perché adesso per i prossimi due giorni non mi guarderà nemmeno, anche perché l’ho lasciato da solo.-

- Ah, meno male, pensavo che stesse male.-

- Due anni fa poverino ha ingoiato una palla di pelo, l’hanno dovuto operare. Ha dovuto passare due giorni nella clinica, quando è tornato però il muso non me l’ha tenuto quella volta perché non ce la faceva proprio.-

- Quant’è che ce l’hai?-

- Quattro anni. Era già grandicello quando me lo sono preso in casa, non so di preciso quanti anni abbia, il veterinario dice che potrebbe averne circa sette, o otto. Io in genere preferisco i cani, ma un cane in un appartamento è sacrificato. Meglio un gatto.-

- Io non posso prenderlo un animale domestico, perché non so mai se ci sono e per quanto ci sono a casa. A Manchester ce l’avevo un cane.-

- Perché, tu sei di Manchester?-

Dominic aveva annuito, accompagnando i movimenti della testa con un mh mh.

- Che non sei americano si sente, quando parli. Manchester è in Inghilterra, vero? Ho un’idea un po’ vaga della geografia del nord Europa…-

- Sì, ti ricordi bene. E comunque vorrei ben vedere che non mi scambino per un americano!- aveva detto scherzando Dominic.

Jennifer aveva preso quel commento come una sorta di ci mancherebbe altro che mi scambiassero per un americano, oh che orrore! Sorrise, quindi gli rispose a tono: - Se ti scambiassero per un americano avresti qualche problema? No, sentiamo!-

Anche Dominic rise:- Io? Problemi? Io non mi faccio mai problemi, figuriamoci! Probabilmente sono l’uomo meno problematico del mondo!  Tranquillo come una mucca indù!-

Jennifer rise. - Allora è vero che gli inglesi hanno la puzza sotto il naso!-

- Ma no che non è vero!- aveva ribattuto l’altro.

- Sì invece, se ti scaldi tanto nell’eventualità che ti prendano per un americano!-

Avevano continuato a punzecchiarsi a vicenda per un bel pezzo ancora, saltando da un discorso ad un altro seguendo quello strambo filo logico che avevano preso. Dominic era estremamente soddisfatto di sé stesso perché Jennifer finalmente, a quell’ora tarda, gli sembrava aver riacquistato un po’ di serenità.

 

Quando erano riusciti ad addormentarsi era piuttosto tardi, Dominic si era svegliato la mattina dopo e aveva lasciato dormire Jennifer. Le aveva promesso che avrebbe pensato lui al gatto e che avrebbe telefonato al suo ufficio per dire che non andava a lavorare per quel giorno almeno. La sera prima chiacchierando Jennifer gli aveva detto che per una copia delle chiavi sarebbe bastato andare dall’amministratore di condominio. Era uscito lasciandole un biglietto in cui le diceva che era andato a casa sua e che sarebbe tornato in tarda mattinata, intanto lei poteva fare quello che voleva.

Farsi dare le chiavi dall’amministratore di condominio non era stata un’impresa facile: non che lo biasimasse per tutta quella prudenza, però forse in quel momento era un po’ esagerata. Dopo che aveva raccontato cosa fosse successo la notte prima, l’altro sembrava essere ancora piuttosto scettico. Era un po’ contrariato dalla cosa, spiegandosi non era arrivato a niente, stizzito tentò l’ultima carta.

- Senta, non è una cosa molto complicata. Devo solo salire un momento, dar da mangiare al gatto e prendere alcuni vestiti. Non credo che ci impiegherò più di cinque minuti. Se non si fida può salire a controllare. Va bene così?-

L’uomo aveva acconsentito per fortuna, quindi erano saliti insieme e Dominic aveva cercato di aprire la porta, ma non ci era riuscito se non dopo diversi tentativi, ricordandosi che Jennifer gli aveva detto che era rotta. Con quel cane da guardia dietro aveva riempito la ciotola a Sploffy, quindi si era diretto in camera di Jennifer e aveva preso alcune cose dove lei gli aveva detto che le avrebbe trovate, mettendole in una borsa. Non ci aveva impiegato più di cinque minuti.

Quando aveva fatto per uscire, Sploffy aveva alzato il muso dalla ciotola guardandolo con aria interrogativa, quasi come se gli stesse chiedendo: gia te ne vai?

Quasi come se avesse voluto tranquillizzarlo, prima di chiudere la porta, Dominic gli aveva detto:- Torno presto Sploffy! Mi raccomando, fai la guardia al forte mentre Jenny non c’è, ok?-

L’amministratore di condominio l’aveva guardato un po’ storto, Dominic lo aveva ricambiato puntandogli in faccia lo sguardo più scocciato che potesse fare. Guarda un po’ ‘sto stronzo… cazzo te ne frega se parlo col gatto? aveva pensato mentre scendevano le scale, imbattendosi al pianerottolo del piano inferiore con una signora piuttosto anziana che li guardava entrambi allarmata. Dominic non poteva saperlo, ma era la signora Doyle, che si era accorta sia che Jennifer quella notte non era rientrata, sia che quei due erano andati nel suo appartamento.

Dopo essere uscito dal palazzo Dominic era andato in fretta verso la sua auto, voleva tornare a casa per accertarsi che Jennifer stesse bene e portarle le sue cose. Prima però voleva sbrigare alcune faccende, in primis quella della porta di casa della ragazza. Non sapeva perché lo stava facendo, del resto non era certamente compito suo, ma gli dispiaceva che Jennifer dovesse occuparsi di quell’incombenza da sola. Si era informato e si era fatto consigliare da Jonathan un fabbro a cui rivolgersi ed era andato a parlarci subito. In più, senza starci tanto a pensare, le aveva anche comprato un cellulare nuovo, dato che il suo, comunque la mettessero, era perduto. Non l’avrebbe mai ammesso, ma era una sorta di sottile senso di colpa che lo faceva agire così. Certamente sarebbe stato stupido mettersi a fare l’eroe la sera prima, ma se fosse intervenuto invece di rimanere fermo a guardare forse tutta quella situazione avrebbe potuto essere evitata. In ogni modo, ormai era un po’ tardi per starci a pensare, Dominic non poteva fare altro che rimediare come poteva in quel momento.

 

***

 

- Sei una pazza incosciente! Ma come ti salta in mente di uscire a quell’ora di notte da sola! Dio mio Jen, sei veramente una pazza!- le aveva urlato nell’orecchio Patricia quella mattina. Non appena si era svegliata Jennifer aveva letto il biglietto di Dominic ed era scesa, imbattendosi non senza provare un certo imbarazzo in una persona che stava facendo le pulizie. Riflettendoci non le sembrava certo strano che lui avesse una domestica, però si era vergognata: innanzi tutto era scesa al piano inferiore a piedi nudi e con addosso una maglietta e un paio di mutandine, inoltre sembrava appena uscita da una scazzottata. Lo zigomo gonfio, la grossa fasciatura al braccio, le ginocchia sbucciate. La donna in cui si era imbattuta le aveva educatamente dato il buongiorno, lei le aveva risposto per poi scappare subito un’altra volta al piano superiore, non prima di essersi accorta che l’altra l’aveva guardata un po’ incuriosita. Si era seduta nuovamente sul letto e aveva telefonato alla sua amica.

Quando le aveva detto Sei una pazza incosciente! Jennifer aveva sorriso, ricordandosi che aveva detto a Dominic durante la notte precedente che lei le avrebbe detto proprio così. Parlarono per un po’, Patricia apprese non senza sorprendersi anche del coinvolgimento di Dominic in quella storia. Decisero che per almeno un paio di giorni Jennifer si sarebbe trasferita dalla sua amica. Certo, c’era quella proposta di Dominic, ma Patricia la convinse del fatto che forse era meglio che stesse con lei.

Dopo quella telefonata si sentiva anche meglio, anche se doveva ammettere che, se si sentiva così bene in quel momento nonostante quello che aveva passato, gran parte del merito era di Dominic. Era stato fantastico il modo in cui si era occupato di lei, questo pensiero la fece sentire anche in colpa per aver pensato male del fatto che lui non l’avesse chiamata subito non appena tornato a Los Angeles.

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Capitolo 16
*** Autolavaggio facile e veloce di coscienza ***


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Buona settimana a tutti!!

Dai commenti che avete lasciato sugli ultimi capitoli (Grazie mille! Siete davvero carine!), deduco che entro la fine di questa settimana riceverò delle minacce… sigh! Siate comprensive!

In ogni modo spero continui a piacervi la storia… ri-sigh! Non picchiatemi troppo forte!

Buona lettura, Mandy!

 

Capitolo 16

Autolavaggio facile e veloce di coscienza

 

Patricia si era offerta di andare a prendere Jennifer a casa di Dominic in pausa pranzo, ma lui aveva detto che non c’era alcun problema, per quell’ora era libero e poteva tranquillamente accompagnarla. Aveva qualche impegno nel tardo pomeriggio, avrebbe anche potuto evitarli se voleva, ma la decisione di Jennifer di andare a stare dalla sua amica per un paio di giorni invece che stare a casa sua, non sapeva perché, l’aveva sollevato.

Veramente il perché lo sapeva benissimo, il suo invito era stato fatto sull’onda dell’emotività, ma di fatto non sarebbe stato granché contento di avere Jennifer per casa. I suoi stati d’animo erano contrastanti, questo lo sapeva, però era certo di non voler trasformare la sua relazione con Jennifer in una cosa seria. Le voleva bene, si sentiva a suo agio con lei, ma di fondo voleva continuare a farsi i fatti suoi, senza alcun problema.

Tra loro non c’era niente di stabilito, la cosa gli permetteva appunto di comportarsi come voleva, ma nonostante fosse sicuro di questo, dopo quella storia di una notte a New York si era sentito in colpa. Gli era passata subito, però aveva avuto quel sottile senso di disagio che per un po’ gli era ronzato intorno.

Jennifer aveva telefonato all’amministratore di condominio dato che l’uomo non aveva voluto lasciare le chiavi a Dominic, chiedendogli di farlo la prossima volta che lui ci sarebbe tornato. Dopo averla accompagnata da Patricia ci era di fatto passato subito, tanto più che ormai aveva preso accordi con il fabbro e le chiavi gli servivano. Avrebbe voluto chiederle a lei, ma se le faceva una sorpresa era anche meglio. Aveva promesso alla ragazza che ci avrebbe pensato lui a portarle Sploffy, le aveva detto che sarebbe passato all’appartamento in serata e che le avrebbe portato la bestiola, questo gli lasciava abbastanza tempo per far venire subito il fabbro e togliersi quell’impiccio. Certo, come gli aveva detto Jonathan, di solito non è che un fabbro, appena si chiamava, correva e in una giornata risolveva la situazione, tuttavia le possibilità che davano la fama e una discreta possibilità economica avevano contribuito a fare in modo che, verso le nove di sera, dopo che Dominic aveva adempiuto a tutti gli impegni lavorativi della giornata, arrivato all’appartamento aveva trovato il lavoro già quasi completamente ultimato. C’era voluta un’altra mezz’oretta, che comunque Dominic aveva impiegato prendendo altre cose dall’appartamento di Jennifer e cercando di far entrare Sploffy nella gabbietta, cosa che lui non era riuscito a fare. Alla fine si era arreso, l’avrebbe portato fuori in braccio.

Quando il fabbro aveva finito e gli aveva consegnato due copie delle nuove chiavi, Dominic si era accinto a chiudere appoggiando sul pianerottolo la borsa e tenendosi sotto il braccio sinistro Sploffy, che sembrava gradire abbastanza quel diversivo. Mentre scendeva si era imbattuto nell’anziana signora di quella mattina, come la volta precedente l’aveva salutata, solo che quella volta la signora l’aveva fermato per chiedere notizie di Jennifer, quindi si era fermato un momento per raccontarle sommariamente cosa fosse successo, dato che le sembrava che fosse piuttosto in apprensione.

Fortunatamente c’era anche una buona notizia, la polizia aveva cercato Jennifer per dirle che il suo portafogli era stato ritrovato in una cassetta delle lettere non lontano dal luogo dell’incidente, vuoto, ma con tutti i documenti dentro. Avevano provato a rintracciarla al telefono, ma lei ovviamente non era in casa, così avevano lasciato detto all’amministratore del condominio che avrebbe dovuto passare a riprenderselo alla centrale dove aveva sporto denuncia.

Finalmente, dopo aver lasciato una copia delle nuove chiavi a quel gran simpaticone dell’amministratore, sempre con il gatto sottobraccio, era riuscito ad uscire da quel palazzo e a dirigersi verso la sua auto. Aveva appoggiato Sploffy sul sedile accanto a quello di guida, quindi si era seduto e allacciato la cintura. Sploffy stava elegantemente seduto guardandosi intorno incuriosito, per un momento prima di partire Dominic si era girato e l’aveva guardato. Quindi gli aveva puntato un dito contro il naso:- Ehi tu! Non farmi la pipì in macchina perché torno su, prendo quella gabbietta, ti ci chiudo dentro e butto via la chiave, fosse l’ultima cosa che faccio!-

Quasi che avesse intuito cosa Dominic gli avesse detto, Sploffy l’aveva guardato con aria annoiata e, stiracchiandosi, gli aveva dato le spalle e si era raggomitolato, quasi come se gli avesse detto: sì, come no, tutte promesse...

Dominic aveva riso, quel gatto era veramente una macchietta.

Aveva inserito la prima e facendo un po’ di manovre per uscire dal parcheggio, si era immesso in strada ed era andato via.

Cercava di immaginarsi quale sarebbe stata la reazione di Jennifer quando gli avrebbe consegnato insieme al gatto le chiavi nuove. Per altro ancora non le aveva dato nemmeno il cellulare, era rimasto in un sacchetto nel bagagliaio della sua auto dato che se l’era dimenticato lì quella mattina quando era tornato a casa. Trovare parcheggio nella zona in cui abitava Patricia era stato più facile, l’amica di Jennifer abitava in una zona un po’ meno affollata e sicuramente anche più sicura. Prima di scendere dall’auto aveva messo in pratica un’idea che gli era venuta in mente su due piedi.

Dopo poco aveva suonato il campanello, era andata ad aprirgli Patricia, che gli aveva sorriso e l’aveva invitato ad entrare, Jennifer era seduta nel soggiorno, appena l’aveva visto arrivare si era alzata in fretta e l’aveva raggiunto abbracciandolo con il braccio sinistro, dato che ancora vedeva le stelle se cercava di muovere più di tanto il destro.  Sploffy, che era stato precedentemente appoggiato a terra, ritrovandosi la sua padrona davanti, aveva miagolato e si era avvicinato strusciandosi contro i piedi di Jennifer, la quale però era ancora tra le braccia di Dominic. Il ragazzo le aveva sfiorato pianissimo con il pollice lo zigomo destro. - Dai, si sta sgonfiando velocemente.- aveva commentato.

- Sì, il problema è il braccio, finché sto così non posso nemmeno tornare a lavoro.- gli aveva risposto.

- Perché, hai fretta? Voglio dire, mi sembra il minimo che tu ti assenti dal lavoro per qualche giorno in queste condizioni, no?-

Patricia si era eclissata non appena Dominic era entrato, lasciandoli soli, tuttavia si era sporta più per curiosità che per altro a guardarli un momento. Dopo tutte le cose che gli aveva raccontato Jennifer di quell’esperienza appena trascorsa aveva dovuto ammettere che adesso vedeva Dominic sotto una luce del tutto differente. Forse era stata troppo affrettata e severa nell’emettere un giudizio nei suoi confronti e aveva sbagliato. Guardandoli in quel momento poi, mentre lui le osservava attentamente la ferita che aveva sul viso, le sembravano davvero carini insieme, Dominic poi sembrava davvero premuroso nei suoi confronti.

Gli aveva interrotti solo per un secondo, anche se avrebbe preferito non farlo.

- Dominic, ti va di fermarti a cena con noi? Non abbiamo ancora mangiato.- gli aveva chiesto dalla cucina. Intanto Jennifer si era accorta che Sploffy ai suoi piedi stava chiedendo un po’ d’attenzione, si era chinata e gli aveva carezzato la testa.

- Ehm… ti ringrazio, ma no, tra l’altro devo andare via subito, ho un altro impegno di lavoro per stasera e ho giusto dieci minuti di tempo.-

- Soltanto?- gli aveva chiesto Jennifer un po’ delusa.

- Mi dispiace, ma proprio non posso evitarlo.- detto questo si era messo una mano in tasca.

- Prima che mi dimentichi, le tue chiavi.-

Jennifer aveva aperto la mano e Dominic ci aveva posato sopra il suo nuovo mazzo. La chiave del portone era la solita, ma quella di casa Jennifer si accorse subito che era diversa, chiese spiegazioni. - Che è successo?-

- Niente di preoccupante, ho solo fatto sostituire la serratura, tanto hai detto che l’avresti fatto comunque, quindi ho pensato bene di evitarti la noia.-

Jennifer l’aveva guardato un po’ imbarazzata, davvero non si aspettava che lui avrebbe fatto una cosa del genere per lei, in più subito aveva pensato alla questione economica, dato che evidentemente lui l’aveva fatto a sue spese.

- Io… cioè… non so che dirti. Non avresti dovuto, davvero…- aveva con un po’di difficoltà.

- Non c’è mica bisogno che dici niente, mi faceva piacere farlo, ho pensato che così ti saresti sentita più sicura e soprattutto libera di tornare a casa quando vuoi.-

- Grazie, davvero. Anche se non credo che tornerò a casa tanto presto, almeno fino a che non riuscirò a muovere decentemente il braccio.-

Dominic quindi le aveva detto anche che i suoi documenti erano stati ritrovati, quindi era andato via dopo averla salutata. Appena era stato in strada aveva raggiunto l’auto ed era rientrato, mettendosi seduto al posto di guida e osservando il sedile accanto al suo, sul quale Sploffy aveva lasciato evidenti segni del suo passaggio. Ridacchiò, quindi prese il cellulare e digitò il numero che si era segnato prima sulla mano.

 

Jennifer e Patricia stavano sedute insieme sul divano del soggiorno chiacchierando, Jennifer con il gatto accoccolato sulle ginocchia, intento a farsi coccolare dalla sua padrona. Non appena avevano sentito quel trillo entrambe si erano leggermente spaventate, per prima cosa perché non sapevano da dove venisse e che cosa fosse. Era un cellulare sicuramente, tanto che Patricia si guardò intorno pensando che Dominic avesse lasciato il suo. Si era alzata dal divano e si era guardata intorno, fino a che non aveva capito che era la borsa che lui aveva lasciato per Jennifer che suonava.

- E’ la tua borsa che suona, Jen.- le aveva detto prendendola per i manici e appoggiandola sul divano davanti a lei. Con qualche difficoltà, dato che doveva farlo con una mano sola, Jennifer aveva aperto la borsa e aveva trovato, in cima a tutto quello che aveva chiesto a Dominic di portarle, una scatola che indubbiamente era quella di un cellulare.

- Cielo, no, anche questo…- aveva commentato un po’ contrariata, ma comunque sorridente. Non poteva certo negare che quelle premure nei suoi confronti fossero gradite. Aprì la scatola e tirò fuori il telefonino, era uno di quelli che si chiudevano in due parti, lo aprì e rispose, sicura di chi avrebbe trovato dall’altra parte.

- Sei un disgraziato!- gli disse con finto tono di rimprovero.

- Io, eh? Il tuo simpatico gatto mi ha riempito di peli la macchina e il disgraziato sono io, no, bell’affare che ho fatto, davvero un bell’affare!- le aveva risposto Dominic fingendo anche lui di essere risentito.

Jennifer rise:- Per Sploffy mi posso scusare al posto suo, tu invece non avresti dovuto farlo, questo è ancora peggio della porta.-

- Mettila così, mi andava di farti un regalo. Diciamo che è per farmi perdonare che stasera non posso stare con te, ok?-

- Non c’era alcun bisogno di farti perdonare, non hai niente da farti perdonare. In ogni modo non farlo mai più!-

- Ok, lo prometto, te lo giuro, non lo faccio più. Adesso devo salutarti prima che mi becchi la stradale.-

Si erano salutati quindi, Jennifer aveva chiuso quel telefonino e l’aveva osservato.

- Caspita, siete già arrivati al livello che lui ti fa regali del genere senza un motivo ben preciso? Allora la cosa è seria, oppure ha da farsi perdonare qualcosa.- aveva commentato Patricia. Jennifer l’aveva guardata un po’ storto, così l’altra si era affrettata a dire: - Dai, sto scherzando!-

Jennifer aveva rimesso gli occhi sul telefonino, era un po’ perplessa.

- La verità è che non abbiamo mai chiarito la nostra situazione, lui non sembra volerlo fare. Di fatto sembriamo una coppia, per lo meno lui si comporta con me coerentemente a questa cosa. Sembra non volerlo affrontare quest’argomento in ogni modo, e a me, infondo, bastano i fatti. Se era una scopata sarebbe già finita da un pezzo, no?-

L’altra aveva annuito abbastanza convinta.

- Per quanto riguarda questo, - aveva continuato Jennifer mostrando il telefono nuovo alla sua amica, - mi sento un po’ in imbarazzo, anche se non credo che l’abbia fatto con quest’intento. Certo è stato esagerato, in un giorno solo mi ha fatto aggiustare la porta di casa e mi ha regalato un cellulare, per non parlare del fatto che è stato così carino e paziente con me in questi giorni.-

- Certo è stato carino, avrebbe potuto fregarsene dato che c’ero io che potevo fare tutte queste cose al posto suo, il resto capisco il tuo imbarazzo. Però devi fare i conti con il fatto che le persone come lui hanno una disponibilità diversa di denaro, per lui credo che questo e la porta siano davvero poca cosa.- le fece notare Patricia.

- Per lui, per me no.-

- Se ti da così tanto fastidio dovresti farglielo notare allora.-

- L’ho fatto, non mi hai sentito? Non penso di essere stata molto convincente però.-

- Appunto… no, per esempio, da quando esco con Ethan non mi sono pagata più niente da sola quando sono con lui, che sia il biglietto del cinema, che sia l’entrata e la bevuta in un locale. Per carità, non che la cosa non mi faccia piacere, ma dopo un po’ mi metteva in imbarazzo e gliel’ho detto. C’è rimasto un po’ male, più che altro perché non intendeva certo offendermi, ma ha capito che non ce l’avevo con lui per questo. Dovrebbe capirlo anche Dominic.-

- Beh, però è un po’ diverso… veramente su questo non ho mai avuto niente da ridire, del resto mi ha sempre invitata lui fuori. Per altro negli ultimi tempi non è che mettiamo spesso il naso fuori di casa, quindi il problema non si è posto. Sai, rischiamo di essere fermati decine di volte a sera, poi c’è quella storia dei paparazzi, che palle.-

Patricia aveva riso:- La mia piccola Jen che esce con un attore famoso, chi l’avrebbe mai detto!-

- Ora non fare tanto la protettiva, hai solo una anno più di me, anzi, dieci mesi per la precisione!- aveva ribattuto l’altra ridacchiando anche lei.

- Insomma, raccontami un po’ di quest’architetto, dato che abbiamo tempo!- l’aveva esortata Jennifer. Quell’occasione poteva essere buona per rimettersi un po’ in pari con i rispettivi fatti accaduti nelle loro vite in quel periodo in cui si erano viste un po’ meno.

 

***

 

Dominic era tornato a casa, aveva mangiato qualcosa e si era fatto una doccia. Quindi aveva telefonato a Jonathan per farsi dire dove fosse, quella sera aveva voglia di uscire e di fare parecchio tardi.

Quella del lavoro era solo una balla tirata lì così, di fatto non aveva nessuna voglia di passare la serata con Jennifer. Lì per lì si era dato dello stronzo dato che in quel momento probabilmente Jennifer aveva anche molto bisogno che lui le rimanesse vicino, poi però aveva pensato che non se n’era affatto lavato le mani di quella faccenda, anzi, si era dato abbastanza da fare per aiutarla.

Jonathan gli aveva detto che quella sera lui e alcuni suoi amici, tra cui anche Ethan che si era ritrovato la serata libera, dato che Patricia aveva disdetto il loro appuntamento per stare con Jennifer, erano in un locale piuttosto alla moda e ben frequentato sul Sunset, cosa che lo fece ben sperare per la buona riuscita della serata. Si era preparato con calma ed era uscito.

Era arrivato al locale stabilito un po’ più tardi degli altri, facendo come al solito la sua entrata trionfale e salutando un po’ tutti, compresa quell’amica di Jonathan ed Ethan, Jodie, quella che gli stava dietro da una vita e che lui evitava come la peste. Quella sera però si sentiva aria di cazzate, era quasi tangibile che sarebbe successo qualcosa. 

Jodie innanzi tutto gli si era appiccicata come una sanguisuga, quand’anche ci avesse provato ad evitarla quella sera sarebbe stato impossibile. Complice qualche bicchiere di troppo, complice il fatto che quella sera aveva voglia di divertirsi e fare qualche cazzata anche se non così grossa, verso la fine della serata era passato dal pensare che con le amiche degli amici è sempre meglio non fare scherzi, all’eventualità che, probabilmente, se se la fosse fatta avrebbe smesso di dargli il tormento ogni volta che si vedevano. Di lì ad andare entrambi a casa sua e finire a letto insieme il passo era stato più breve del previsto.

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Capitolo 17
*** Mostro di mattina ***


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Buona lettura a tutti!

Mandy

Capitolo 17

Mostro di mattina

 

Solo la mattina seguente Dominic aveva potuto comprendere la portata della cazzata che aveva fatto.

Si era svegliato piuttosto tardi e piuttosto fuori fase, lì per lì non si era nemmeno reso conto di come fossero andate le cose la sera prima, nel buio aveva pensato che quella ragazza che gli dormiva sulla spalla fosse Jennifer, anche se l’illusione era durata pochi secondi, almeno fino a che non aveva aperto gli occhi e si era guardato intorno riconoscendo Jodie, la quale lo guardava sorridente. Dominic rispose al sorriso decisamente imbarazzato, oltre che ancora piuttosto stranito per via del fatto che si era appena svegliato e che non doveva aver bevuto certo poco la notte precedente, la testa gli faceva ancora male.

- Buongiorno Dom, dormito bene?-

Il tono che aveva usato era troppo zuccheroso per lasciargli la pallida speranza che avesse inteso la notte appena passata per quello che era stata, Dominic cominciò a sudare freddo. E quello non era niente in confronto a cosa lo aspettava.

- Ehm… sì… Jodie…- le aveva risposto perplesso, ripetendo il suo nome come per sincerarsi che fosse davvero lei, nutrendo una folle speranza che non lo fosse.

- Anch’io, benissimo.-

Detto questo, nel medesimo tono che aveva usato prima e sempre sorridendogli, si era avvicinata e l’aveva baciato, anche se lui non aveva risposto lei non sembrava averci fatto troppo caso. Gli teneva la mano sulla testa, accarezzandogli i capelli, appena si era staccata da lui l’aveva guardato intensamente e gli aveva detto:- Quanto sei carino la mattina appena ti svegli, sei anche meglio di come t’immaginavo.-

Porca puttana! Questa s’è fritta il cervello se mi vede carino di mattina che sono notoriamente un mostro, dopo una sbronza poi! aveva pensato Dominic, che si era fermato a guardarla attonito senza sapere benché minimamente cosa dirle. Del resto che avrebbe potuto dirle?

Jodie si era seduta sul letto e si era sporta verso il pavimento con il braccio, raccogliendo la camicia che lui indossava la sera prima.- Me la presti?- gli aveva chiesto, sempre con il medesimo sorrisino sognante stampato in faccia.

Dominic aveva annuito, quindi lei se l’era messa addosso e si era alzata, non prima di avergli dato un altro bacio, dirigendosi verso il bagno.

Stavolta Jonathan mi apre il culo, sicuro, e c’ha ragione… ho fatto la peggior puttanata del secolo! Accidenti a me e alle mie idee del cazzo, sono veramente un coglione! aveva detto tra sé e sé con le mani sulla faccia. Se l’era tolte subito, si era alzato di scatto e si era vestito di corsa, doveva mettere immediatamente le cose in chiaro con Jodie, assolutamente, tirare per le lunghe era assolutamente deleterio.

Appena era uscita dal bagno e l’aveva trovato vestito, Jodie non aveva tardato a fare le sue rimostranze, si era avvicinata appiccicandoglisi addosso e abbracciandolo.

- Perché ti sei rivestito, che fretta c’era? Non ti andrebbe l’idea di fare colazione a letto?-

Dominic aveva cercato di allontanarla appena un po’:- No, dai, Jodie, non mi…-

Lei non l’aveva fatto parlare:- Dai torna a letto, vado a fare il caffè, dai!- quindi aveva cominciato a spingerlo verso il letto, Dominic aveva fatto resistenza, lei presto si era stancata e si era diretta verso la porta, uscendo si era fermata per un momento e si era voltata:- Quando torno ti rivoglio sotto le coperte, intesi?-

- Jodie, mi potresti solo prestare attenzione per un momento?- aveva tentato di dirle Dominic, ma la ragazza appena aveva finito di dirgli di tornare a letto era scappata al piano di sotto e non l’aveva nemmeno sentito.

Dominic le era andato dietro, si era diretto in cucina e l’aveva trovata che apriva di fretta tutti gli sportelli alla ricerca di chissà che cosa.

- Jodie…-

- Che ci fai qui, dovevi rimanere di sopra!-

- Jodie, io…-

- Beh, ormai ci sei, mi dici dove tieni il caffè? Li ho aperti tutti questi sportelli ma non riesco a trovarlo!-

- Jodie, posso…-

- Ah, no, questo non l’ho aperto, aspetta...-

Dominic cominciava ad innervosirsi un po’, ma cercò in tutti i modi di mantenere la calma. - Jodie, mi…-

- Ah, infatti, eccolo!-

- Jodie!- gli aveva detto deciso, ma con un tono di voce tranquillo. La ragazza si era girata con il barattolo del caffè in mano, sorridendogli un po’ imbarazzata.

- Scusami, parlo troppo a volte, mi succede quando mi emoziono!- si era giustificata.

Dominic si sentiva male solo al pensiero di cosa doveva dirle, era una cosa difficilissima, per evitarla sarebbe bastato prendersi una sbronza con più oculatezza o, meglio ancora, non prendersela affatto.

- Non fa niente, ma ora mi ascolti un momento?- le aveva detto avvicinandosi e appoggiandosi al lavello.

- Sì, sì… solo prima devo dirti una cosa io, è importante.-

Dominic non aveva detto niente, aveva lasciato che facesse come voleva, tanto gli pareva più che evidente che non l’avrebbe fatto parlare. Si mise all’ascolto.

Jodie aveva sorriso e aveva abbassato lo sguardo. - E’ solo che è difficile… non hai idea di quanto l’ho aspettato questo momento, non mi sembra vero che sia successo finalmente!- detto questo gli aveva buttato le braccia al collo e gli si era stretta contro, dandogli un bacio sul collo, probabilmente aspettando che lui ricambiasse l’abbraccio e il bacio.

Se prima Dominic aveva pensato che sarebbe stato difficile, adesso quella situazione era diventata insostenibile. Rimase fermo con le braccia lungo i fianchi, aspettando che lei comprendesse che lui non le aveva risposto per un motivo ben preciso.

Jodie riuscì a cogliere quella sottile sfumatura non molti secondi dopo. Si era leggermente discostata e l’aveva guardato seria e preoccupata. - Che c’è che non va Dom?-

Dominic aveva respirato a fondo. - Jodie, non hai idea di quanto mi dispiaccia, non avrei mai voluto che succedesse una cosa simile proprio con te. Eravamo ubriachi ieri sera, abbiamo fatto una cazzata…-

- Che stai cercando di dirmi?- gli aveva chiesto evidentemente turbata lei.

- Che quello che è successo stanotte non doveva succedere, abbiamo sbagliato.-

Jodie si era staccata un bel po’ adesso da lui, aveva girato il viso di lato e si era messa una mano dietro alla nuca. Dominic cominciava a temere il peggio.

- Mi dispiace molto, credimi.- aveva aggiunto.

Jodie aveva cambiato espressione, sembrava piuttosto arrabbiata, parlò con un tono di voce molto diverso. - M’immagino quanto ti possa dispiacere, vedo contrizione e pentimento da tutte le parti! Immagino che appena esco da casa tua andrai pure a confessarti in preda ai sensi di colpa! Ma vaffanculo Dominic!-

Quindi aveva cominciato a piangere, per l’appunto il peggio che Dominic temeva era proprio una scenata di rabbia, anche se la capiva. Non che lui già non lo sapesse che Jodie era cotta di lui, lo sapevano anche i muri, ma lei gliel’aveva appena detto a chiare lettere. Si era messa a nudo e lui le aveva appena risposto che avevano fatto una cazzata. Si sentiva un verme davvero, rimase in silenzio.

- E per tua informazione, io ieri notte non ero affatto ubriaca!- aveva aggiunto strillando e piagnucolando Jodie.

Allora sei scema… aveva pensato lui cambiando rotta improvvisamente. Per carità, si sentiva ancora un verme e tutto il resto, ma anche lei non è che fosse stata tanto furba. Avrebbe dovuto quantomeno dirle qualcosa per confortarla, almeno provarci, ma il cervello non gli suggeriva niente di sensato, il trillo del suo cellulare al piano di sopra lo stava provvidenzialmente salvando dalla situazione.

- Aspetta solo un momento.- le aveva chiesto avviandosi al piano superiore. Per un attimo sembrava che Jodie avesse accettato l’idea di starsene ferma dov’era, Dominic era già arrivato nella sua stanza e aveva preso il cellulare in mano, era un numero sconosciuto. Rispose, trovando Jennifer dall’altra parte.

- Buongiorno Dom, andata bene ieri sera?-

Sentire la sua voce in quel momento era stata una ventata d’aria fresca, l’entusiasmo con cui le aveva risposto era dovuto in gran parte a quello.

- Jenny, tesoro, come stai?-

Mentre Jennifer gli rispondeva:- Meglio, il braccio fa un po’ meno male e lo zigomo mi si sta sgonfiando a vista d’occhio-, alle sue spalle era spuntata Jodie, furiosa a maggior ragione per quello che aveva sentito dire a Dominic, ma soprattutto per il tono che aveva usato.

- Chi cazzo è questa Jenny, eh? Hai anche una ragazza? Allora con me ti sei proprio tolto uno sfizio!-

Dominic si girò di scatto allarmatissimo, mentre Jennifer dall’altra parte chiedeva:- Che sono questi urli, ma dove sei?-

- Ti richiamo dopo scusa!- aveva detto in fretta e furia, riattaccando.

Jennifer era rimasta per un momento perplessa. Di fatto non aveva capito una sillaba di quello che quella voce urlante aveva detto per fortuna di Dominic. Aveva sorriso divertita e aveva appoggiato il telefono nuovo sul tavolo della cucina di Patricia, aspettando che fosse lui a richiamarla.

Dominic si era girato nuovamente in direzione di Jodie. - Ma si può sapere che hai da urlare?- le aveva chiesto un po’ scocciato.

- Che ho da urlare? Che ho da urlare?- aveva ripetuto con un tono di voce sempre più alto.

- Ma me lo chiedi anche brutto stronzo cos’ho da urlare?-

- Jodie, datti una calmata per favore!- aveva detto lui sempre più  seccato. Va bene, l’aveva fatta grossa e tutto il resto, ma quella era una reazione esagerata ai suoi occhi.

- Non mi voglio calmare! E adesso esci di qui, almeno mi rivesto e tolgo il disturbo.-

Dominic aveva fatto come lei gli aveva chiesto, aveva sceso le scale per tornare in cucina e aveva trovato una delle sue scarpe sulle scale. Si chiese come diavolo aveva fatto a finire lì, non si ricordava granché della sera prima. La prese ma non si azzardò a tornare verso la sua stanza.

Quando Jodie era tornata al piano inferiore aveva visto Dominic che l’aspettava infondo alle scale con la sua scarpa appesa per un laccio al dito indice della mano destra. L’aveva cercata per un po’ in camera, poi si era arresa a scendere, vedendolo si era precipitata verso di lui strappandogliela letteralmente di mano e storcendogli il dito.

Dominic aveva evitato di fare una smorfia di dolore troppo evidente perché non gli sembrava il caso. - Vuoi che ti chiamo un taxi?- le aveva chiesto con un tono di voce strano che un po’ tradiva che gli aveva fatto davvero male.

- Vaffanculo.- le aveva risposto lei secca, dirigendosi verso la porta e fermandosi appena un momento prima di uscire per infilarsi la scarpa. Quindi aveva sbattuto violentemente la porta, lasciando Dominic davanti alle scale di casa sua. Era rimasto per qualche secondo fermo lì come un cretino, facendo mente locale a quanto ci sarebbe voluto perché la notizia fosse arrivata a Jonathan e, ancora peggio, ad Ethan. Già sapeva di non essergli estremamente simpatico, cosa reciproca in ogni modo, per di più sicuramente lui era quello che tra i due era più legato a Jodie, avevano fatto l’università insieme e si conoscevano da una vita.

Se avesse detto che di Jodie non gli importava niente sarebbe stato esagerato, ma di fatto quello che gli premeva di più era proprio la reazione di Jonathan, gli dispiaceva innanzi tutto fare una figuraccia con lui. Del resto, rispetto a Jodie, lui aveva più di un’attenuante.

Era salito e aveva recuperato il suo cellulare, voleva richiamare subito Jennifer prima di dimenticarsene. Mentre cercava il suo nuovo numero che ancora non aveva memorizzato sul suo telefono, non pensando che era con quello che l’aveva chiamato prima, si era sentito veramente agitato, aveva decisamente paura a dirla tutta. Se lei prima avesse sentito qualcosa? Se si fosse insospettita?

Si fermò per un momento intimorito da quello che l’avrebbe aspettato, per poi pensare che era un cretino. Se anche Jennifer aveva sentito qualcosa poteva sempre inventarle una scusa qualsiasi, e poi mica le doveva spiegazioni. Troppo spesso tendeva lui per primo a dimenticarsi che non le doveva proprio niente.

Tirò un sospiro di sollievo nell’appurare che Jennifer non aveva capito niente: lei aveva risposto al telefono con la sua voce dolce e il suo tono accomodante che l’aveva subito rimesso a suo agio. Avevano parlato per un po’, Jennifer gli aveva chiesto se potevano vedersi quel giorno, ma Dominic era impegnatissimo per lavoro, per quel giorno era anche la verità.

 

Per capire non aveva capito in effetti, ma Jennifer aveva per la testa quei suoni che si ripetevano come un disco rotto. Capita a volte di non comprendere una parola, di mettersi ad analizzare i suoni e di arrivarci dopo un po’, anche se non aveva intenzione di farlo era proprio questo che si era messa a fare. Dominic era stato evasivo, le aveva detto di essere in strada, ma quella voce era troppo vicina e troppo squillante per appartenere ad una persona di passaggio.

Per altro Dominic, non volendo, si era tradito. Le aveva detto di essere in strada prima, poi le aveva detto che si era svegliato da poco. Qualcosa non tornava.

Però poteva essere un momento sceso in strada per fare una cosa qualsiasi, ritirare la posta, prendere il giornale o chissà cos’altro. In ogni modo non c’era motivo di interrompere così bruscamente la conversazione.

Però, analizzando le parole e il tono di quella voce, sicuramente un tono femminile e decisamente arrabbiato, le pareva di aver sentito le parole “Jenny” e “hai una ragazza”.

Aveva continuato a rimuginare per un bel po’, del resto non poteva fare molto per colpa di quel braccio che le faceva male ed inutile dirlo, le erano passate per la mente le idee più disparate. Ma soprattutto le era passata per la mente quell’idea.

Patricia rientrando l’aveva guardata notando subito che Jennifer sembrava strana e pensierosa. Le aveva chiesto se ci fosse qualcosa che non andava, l’altra l’aveva subito tranquillizzata. Quello che Patricia non sapeva era che dicendole che era tutto a posto e che non era successo assolutamente niente, più che altro aveva cercato di tranquillizzare sé stessa.

Non aveva fatto che girare la testa dall’altra parte, s’impose di non pensarci, non voleva nemmeno lontanamente immaginare una cosa del genere. Del resto era anche un po’ poco per mettersi a pensare già le cose peggiori, la loro relazione era appena cominciata e non voleva affatto mettersi nelle condizioni di rovinare tutto.

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Capitolo 18
*** Looks like Pochaontas ***


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Sigh! Lo sapevo che sarebbe finita così! Chu, non mi odiare troppo!!

Volevo approfittare per ringraziare Frodina, che durante l’estate si è letta i primi diciassette capitoli della storia e mi ha dato le impressioni iniziali, cosa che mi è stata immensamente utile per scrivere gli ultimi capitoli.

Grazie mille e spero tanto che la storia continui a piacere a lei e a tutti voi!

Mandy

 

Capitolo 18

Looks like Pocahontas

 

Dopo che tutto quel trambusto della mattina era finito, Dominic era uscito per sbrigare delle faccende e poi era tornato a casa, staccando sia il cellulare che il telefono di casa. Aveva bisogno di starsene tranquillo per un po’, non voleva scocciature di nessun genere. Dopo un po’ che vegetava davanti alla televisione però aveva nuovamente acceso il telefono, aspettava delle chiamate importanti per lavoro e pensandoci non poteva assolutamente permettersi di non essere rintracciabile.

La segreteria gli aveva annunciato ben tre chiamate perse in nemmeno mezz’ora, Dominic aveva sbuffato e aveva esclamato un che palle a voce alta, quindi aveva letto i messaggi. Il primo era di Jonathan, cosa che l’aveva messo immediatamente sull’attenti. Erano le tre del pomeriggio, era possibile che la notizia di Jodie gli fosse già arrivata? Il secondo era un numero sconosciuto, chissenefrega pensò lui, il terzo era Billy, nel vedere che l’aveva finalmente chiamato, dopo quasi una settimana di mutismo, Dominic tirò un sospiro di sollievo. Non l’aveva chiamato da più di dieci minuti, lo richiamò subito sperando che Billy potesse sempre rispondergli. Aveva provato diverse volte a rintracciarlo, ma non c’era stato modo di parlarci, in genere a casa non rispondeva mai e il cellulare era staccato, dopo qualche giorno che questa storia andava avanti, Dominic gli aveva lasciato un messaggio vocale in segreteria per dirgli che quando avrebbe potuto e voluto sentirlo lo avrebbe potuto contattare in qualsiasi momento volesse. Del resto continuare a chiamarlo sulle cinque volte al giorno gli sembrava da cretini, evidentemente non poteva rispondergli, o non voleva, quindi in ogni caso era inutile provarci.

Le notizie che arrivavano dalla Scozia non erano state certo incoraggianti: come gli aveva detto quell’arpia di Kirsten, Billy non l’aveva ritrovata a casa loro, ma non era finita qui. Non c’era nemmeno una traccia del suo passaggio, si era organizzata così bene che si era portata via ogni singolo oggetto che aveva depositato in quella casa, rendendo più che evidente il fatto che avesse aspettato pazientemente che Billy facesse quel viaggio per farlo. Per il resto Billy l’aveva cercata per vedere di chiarirsi e parlare di quella scelta improvvisa che lei aveva preso senza un motivo apparente: dato che il suo cellulare era perennemente staccato, l’aveva cercata al suo vecchio indirizzo, l’amica con la quale divideva l’appartamento prima di trasferirsi da Billy aveva detto che lì non era tornata e che non la sentiva da un po’; aveva provato a casa dei suoi genitori allora, non sapendo cos’altro fare, titubante perché a loro non credeva di essere mai stato molto simpatico, invece erano stati molto gentili, anche se di un’inutilità che rasentava il ridicolo. Non solo non gli avevano potuto dare notizie utili, ma avevano appreso da lui che la relazione della figlia era finita e in quel modo così strano. L’ultima carta da giocare era stata andare sul suo posto di lavoro, in banca, ma lei si era fatta negare in qualsiasi modo. Per tutta quella settimana non aveva fatto che andarci tutti i giorni, ad orari in cui ci fosse poca affluenza, a volte si fermava anche fuori per vedere di beccarla all’uscita o all’entrata del lavoro, ma Kirsten riusciva sempre a fregarlo: se si metteva all’entrata principale era la volta buona che lei usava quella sul retro o quella riservata al personale, viceversa se si metteva a quella sul retro poteva star sicuro che lei sarebbe uscita da un’altra parte. Probabilmente se avesse potuto dividersi in tre e aspettarla ad ogni singola porta sarebbe uscita da una finestra del palazzo calandosi con una corda pur di non incontrarlo. Poi aveva detto basta, perché si era guardato allo specchio una mattina svegliandosi e si era sentito ridicolo. Mica era un ragazzino ossessionato. Certo, non è che di punto in bianco avesse smesso di amarla, solo non voleva correrle dietro come un cagnolino implorandola per avere un po’ d’attenzione. Del resto chi si era comportato male era lei, che non voleva nemmeno spiegargli quale fosse il problema, quello non era certo un modo maturo di comportarsi.  Alla fine le aveva scritto un’e-mail che sperava avrebbe letto per esporre le sue conclusioni sulla faccenda. Se si fosse voluta far sentire, si sarebbe fatta sentire lei.

Nonostante avesse ricevuto in quei giorni tutti i messaggi di Dominic e anche di Elijah, il motivo per cui non gli aveva mai contattati era che gli serviva un po’ di tempo per riflettere e per starsene da solo con sé stesso. Non aveva voglia di parlare di quella faccenda con i suoi amici, nemmeno con quelli di Edimburgo l’aveva fatto, parlarne per telefono con loro che erano così lontani sarebbe stato troppo complicato.

Dominic gli aveva proposto quindi di andare a stare da lui per un po’ se non aveva impegni, ma Billy aveva il suo bel da fare in quel periodo, e per giunta, dopo aver passato quella settimana a lambiccarsi il cervello con la storia di Kirsten, era bene che si rimboccasse le maniche e recuperasse il tempo perduto. Tuttavia a luglio sarebbe dovuto stare per almeno due se non addirittura tre settimane a Los Angeles, quindi avrebbero avuto occasione di vedersi anche prima di quanto non pensassero.

Lì per lì Dominic si era dimenticato del fatto che anche Jonathan l’aveva cercato, stava rimuginando su quella faccenda di Billy e non riusciva a distrarsi dato che era veramente dispiaciuto per lui.

Giustamente l’amico ci aveva messo, se così si poteva dire, una pietra sopra, del resto non è che poteva obbligare Kirsten con la forza a parlare con lui, ma Dominic nella sua voce aveva sentito un qualcosa che gli aveva fatto pensare che quella faccenda, come era ovvio che fosse dopo solo una settimana, non fosse affatto conclusa. Sperava solo che Billy non si fosse fatto ulteriormente del male con le sue mani.

Quindi aveva telefonato a Jonathan non senza un po’ d’apprensione, fortunatamente Jonathan l’aveva chiamato per una questione di lavoro che, dopo che era stata esaurita, era stata seguita da un quarto d’ora di chiacchiere su come era andata la serata precedente e su come sarebbe stata la seguente, anche se Dominic quella sera era impegnato e aveva dovuto rifiutare l’invito. Insomma, Jonathan, almeno per il momento, non sapeva assolutamente niente di lui e Jodie, e a Dominic andava molto bene così, anche se sapeva perfettamente che prima o poi gli sarebbe toccato discuterne.

 

***

 

Per tutto quel tardo pomeriggio e per gran parte della serata Dominic avrebbe dovuto firmare autografi in uno dei video store più grandi di Los Angeles, in occasione dell’uscita del dvd del Ritorno del Re. Non che saltasse dalla gioia al pensiero di distribuire sorrisi e bacini a destra e manca, diciamo che avrebbe preferito fare altro, ma non era la cosa peggiore che gli potesse capitare nel suo lavoro. Anzi, a volte l’affetto che certi fans provavano nei loro confronti era una cosa che faceva salire molto sia l’umore che l’autostima. Nel caso si fossero presentati solo una fila di stronzi noiosi sarebbe caduto in piedi, infatti in quell’occasione ci sarebbe stata la sua pubblicista, almeno si sarebbe divertito. Se c’era in giro Penny, tra una battuta e uno sfottere continuo chiunque fosse passato loro davanti, non ci si annoiava mai.

Che fosse stato propenso al fatto che lei lavorasse con lui all’inizio perché era indubbiamente una gran bella ragazza non ci pioveva, c’era da aggiungere che poi, conoscendola, era riuscito ad apprezzarla anche per altri motivi.

In genere era una cosa che smontava tanti, invece per Dominic il fatto che Penny fosse l’antitesi della donna fine ed aggraziata non rappresentava il minimo problema, se mai era una caratteristica che gliel’aveva fatta apprezzare di più. Ogni tanto Penny faceva commenti o osservazioni che avrebbero fatto arrossire uno scaricatore di porto, Dominic si divertiva da morire nel vedere che le altre persone spesso e volentieri si scandalizzavano, o la guardavano stranite come se avesse detto chissà quale nefandezza, soprattutto per il fatto che era una donna. E non certo una donna di quelle che non sanno quello che vogliono: sicuramente, il fatto che più d’ogni altro spaventava gli uomini che avevano a che farci in un ambito qualsiasi, era che Penny fosse una persona estremamente determinata, era una che attaccava la vita. Se voleva una cosa era il tipo che si faceva in quattro per ottenerla e caparbiamente in genere riusciva nel suo intento. Era ovvio che poi nascondesse una certa insicurezza di base dietro a quel fare da dura, di questo Dominic si era accorto quasi subito, però non si sarebbe certo messo a discuterci, perché quelli li riteneva sacrosantissimi affari suoi. Anche quando il loro rapporto si era, diciamo, approfondito, non avevano mai granché parlato di cose molto private o molto profonde salvo rare eccezioni, ad entrambi andava bene così.

Dominic doveva essere al video store a metà pomeriggio, l’avevano fatto entrare per un’uscita secondaria dato che la fila fuori aveva cominciato a farsi notevole fin dal primo pomeriggio, aveva trovato Penny che lo aspettava in un locale che gli avevano messo a disposizione.

Era in piedi in mezzo alla stanza, voltata di spalle. Batteva il piede per terra con il suo fare un po’ aggressivo, Dominic non aveva potuto fare a meno di notare che il suo abbigliamento era quantomeno bizzarro, del resto non era una novità. Si era appoggiato con una spalla contro lo stipite della porta, fermandosi per qualche secondo ad osservarla, con le braccia incrociate al petto e sorridendo divertito: portava degli stivali con dei tacchi vertiginosi e un vestitino di pelle beje come gli stivali, con i capelli neri sciolti che le ricadevano sulle spalle, sembrava una specie di indiana d’america. Era intenta a fare una telefonata e dal tono di voce che stava usando e anche dal numero di parolacce più massiccio del solito che stava inserendo nel discorso, sembrava piuttosto arrabbiata. Quando chiuse la comunicazione, Dominic si fece sentire.

- Pocahontas!- l’aveva apostrofata per sfotterla un po’, - Che ti sei data al look da indianetta? Dove l’hai nascosto l’arco con le frecce?-

Penny si era girata piantandogli in faccia gli occhi scuri:-  Che cazzo vuoi da me, non ti vedi con che capelli vai in giro, sembri una galletto spennato! Per non parlare di quello smalto alle unghie, fai tanto Village People, davvero… io mi cercherei subito un solvente e me lo toglierei invece di fare il gran fico!-

Dominic aveva riso. - Ma io me lo posso permettere di fare il gran fico!- le disse tirando su la mano e mostrandole ancora meglio che si era messo lo smalto colorato sull’unghia del pollice e del mignolo. Quindi aveva continuato:- Tu di fare la gran fica te lo puoi permettere solo se entro cinque secondi mi saluti come si deve, porca vacca!-

Penny gli aveva sorriso e si era avvicinata, si erano dati un bacino leggero sulle labbra e poi, come il loro solito, si erano fatti una specie di ruggito stile richiamo erotico, per poi mettersi a ridere. Dopo pochi secondi Dominic aveva ricominciato a chiacchierare, dando inizio ad una delle loro conversazioni tipiche che non erano altro che una presa in giro dall’inizio alla fine.

- Allora, se non vuoi che ti faccio licenziare la prossima volta niente tacchi, per cortesia! Cazzo, già sono piccolino, se poi ti metti ‘sti trampoli non si va d’accordo! Ti perdono solo perché hai come il solito un sedere che parla da solo!- le aveva detto facendo un passo dietro di lei e guardandole eloquentemente il didietro.

- Dom, di culo ne ho uno solo, non è che me lo cambiano ogni tanto, quindi è ovvio che è sempre il mio! E poi vedi di metterti in testa che io mi metto quello che mi pare, se sei alto un tappo, un cazzo e un barattolo prenditela con madre natura!-

- Ah ah, che ridere!- disse Dominic ironico, - Ricordati che la gravità agisce e il tempo passa, chiappe d’oro! Quindi anche il tuo bel culetto non potrà sfuggire al triste fato!-

- Com’è che diventi sempre più stronzo? Non ci vediamo per due mesi e sei già a questi livelli?-

- Non sono uno stronzo, sono solo realista. Non ti piace la gente che dice la verità?-

- Sì che mi piace, a me piacciono tutti, basta che non rompano le palle a me.-

- Allora tanto per non romperti i santissimi, con chi ce l’avevi al telefono?-

- Che scassacazzi che sei, farti i fatti tuoi no, eh?-

Dominic aveva alzato le mani a mò di difesa. - Mi scusi non volevo invadere il suo spazio vitale! Mh, qui qualcuno ultimamente tromba un po’ pochino…- aveva insinuato sempre in quel clima di sfottò generale, con un sorrisetto malizioso stampato in faccia.

- Appunto, solo a quello pensi te, eh?- gli aveva risposto Penny in tono di finto rimprovero. Tuttavia poi aveva cambiato subito espressione. Gli aveva restituito il sorrisetto malizioso, si era avvicinata e aveva messo a pochi millimetri dal suo orecchio sinistro le labbra, chinandosi leggermente dato che lo superava in altezza di più di qualche centimetro con quei tacchi, quindi gli aveva bisbigliato:- Veramente anch’io ho cominciato a pensare solo a quello da quando sei entrato…-

Detto questo gli aveva fatto l’occhiolino ed era uscita dalla stanza. Entro breve sarebbe cominciato lo spettacolo, quindi anche Dominic, dopo essersi tolto il sorrisino compiaciuto dalla faccia ed essere andato in bagno si era avviato. Sarebbe stata lunga la cosa, e lui non vedeva l’ora che finisse, perché dati i preamboli, c’era da aspettarsi un dopolavoro da urlo.

 

***

 

Jonathan aveva saputo la storia di Jodie solo in serata, proprio perché era stato Ethan ad informarlo. I due amici avevano optato per una serata tranquilla, bere una cosa da qualche parte e tornarsene a casa presto, occasione durante la quale Ethan aveva raccontato quello che Jodie gli aveva confidato sfogandosi durante la pausa pranzo.

Jodie aveva pianto e strillato per un’ora intera sulla sua spalla, c’era rimasta davvero male, ed Ethan, che le voleva bene, c’era rimasto male per lei. Ma soprattutto s’era arrabbiato e non poco: per prima cosa la motivazione della sua arrabbiatura era ovviamente il fatto che Jodie stesse male per uno del genere, poi seguivano ad infastidirlo tutte quelle cose che di Dominic aveva sempre sopportato malamente.  

Mettendo tutto sul piatto della bilancia, cosa avrebbe dovuto pensare di Dominic? Era entrato nel suo giro di conoscenze dopo essere entrato nelle grazie di Jonathan, che a dire la verità era stato letteralmente travolto dalla personalità di Dominic, un po’ troppo veramente: Dominic era divertente, Dominic era un pazzo scatenato, quanto si sta bene con Dominic, quanto era ganzo Dominic, questa era la solfa che aveva sentito prima di conoscerlo. Poi si era ritrovato davanti un bambino cresciuto di ventisette anni che si comportava come se al mondo non ci fosse che lui e tutto gli fosse dovuto, che si sbronzava almeno tre sere su due che uscivano, che si scopava una diversa ogni volta quando non era troppo ubriaco per farlo e che era anche decisamente stronzo il più delle volte, e non solo col genere femminile.

E le donne gli morivano dietro, che avesse di tanto speciale per suscitare un simile interesse, si chiedeva ogni volta Ethan. Almeno fosse stato un bel ragazzo l’avrebbe anche potuto capire, ma oggettivamente non lo era affatto, a detta delle donne tra l’altro, non certo per suo parere. Certo, poi la maggior parte diceva che era un tipo che comunque aveva quel non so che di affascinante che lo rendeva assolutamente apprezzabile, però la prima impressione era decisamente negativa. Insomma, l’unica cosa in più che aveva e che lo contraddistingueva da gente come lui e Jonathan era la fama, l’aver avuto la fortuna sfacciata di essere stato scritturato per un film che aveva ottenuto quel successo mondiale incredibile. Sapeva che tutto questo poteva essere scambiato per gelosia, era per questo che, a parte rare volte in cui non aveva potuto fare a meno di far notare certe cose a Jonathan, non aveva mai parlato con nessuno di questa sua schietta antipatia. Del resto lui non aveva assolutamente niente di cui essere geloso di Dominic: la sua professione di architetto andava a gonfie vele, era un bel ragazzo e di certo le occasioni di sesso facile non mancavano nemmeno a lui, la differenza stava nel fatto che non poneva la sua vita intorno a quell’aspetto, era una fase che per lui era finita con i tempi dell’università. Gli piaceva uscirci con una ragazza, conoscerla, in poche parole cercarsi una con la quale fosse valsa la pena di non ridurre tutto ad una scopata. Il suo ideale di rapporto alla fine era quello che aveva con Patricia: ci usciva da un bel po’ ormai e le piaceva stare con lei, non aveva fretta di arrivare a quel passo. Se doveva essere sarebbe stato. Questo non significava di certo che non avesse i suoi buoni stimoli, solo che si sapeva tranquillamente controllare.

Anche a Jodie Ethan aveva sciorinato la lista degli evidenti difetti di Dominic, l’aveva invitata a riflettere su cosa fosse effettivamente che le piaceva di lui e lei gli aveva risposto tutto.

- Ma tutto cosa, Jodie? Io non ti capisco, eppure lo sai che tipo è!- le aveva detto proprio quel giorno. Il risultato era stato che Jodie si era impegnata in un’aringa difensiva sostenendo che quella di Dominic era solo insicurezza, che lui si atteggiava a fare tanto l’uomo che non deve chiedere mai solo per difesa, che quello che gli serviva era che ci fosse qualcuna, ovvero lei, che lo amasse per quel che era.

Non è che Ethan fosse uno psicologo, però per comprendere che a volte ci sono persone che si nascondono dietro a certi atteggiamenti non c’era alcun bisogno di esserlo. Ecco, Dominic non era uno di quelli per lui, ed era palese per il modo in cui si era comportato con Jodie, la quale comunque sia aveva le sue colpe, questo doveva riconoscerlo anche Ethan stesso, che per altro l’aveva detto all’amica.

Alla fine avevano finito per bisticciare pure un po’ tra loro e la ragazza era andata via dall’ufficio di Ethan sbattendo la porta. Nemmeno dieci minuti dopo l’aveva chiamato al telefono per scusarsi in mille modi differenti, ed Ethan, che comprendeva benissimo il suo stato d’animo, l’aveva scusata immediatamente. Addirittura l’aveva già scusata senza alcun bisogno che lei gli porgesse le sue scuse, ma il solo fatto che per colpa di quel cretino montato di Monaghan avessero litigato e fossero volate parole grosse lo faceva uscire fuori di senno. Tutto perché quel deficiente a quasi trent’anni ancora non riusciva a tenere l’uccello al suo posto, era incredibile.

Quella sera con Jonathan non era arrivato subito al dunque, i due avevano chiacchierato di altro per gran parte della serata, solo verso la conclusione Ethan aveva buttato lì quella cosa.

Inutile dire che anche Jonathan ci era rimasto decisamente male, non di certo quanto lui, ma dispiaciuto lo era sicuramente.

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Capitolo 19
*** Tipo da relazione ***


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Buona lettura!

Mandy

Capitolo 19

Tipo da relazione

 

Jennifer aveva preso una decisione che già da sé giudicava in un certo senso piuttosto azzardata, ma che tuttavia aveva ritenuto necessaria per via del modo in cui le stavano andando le cose nell’ultimo periodo. Ne aveva parlato appena con Patricia, solo per chiederle di accompagnarla dal medico quando avrebbe avuto la visita che aveva già fissato: non che il giudizio e il consiglio della sua amica non le interessassero, piuttosto non voleva farsi condizionare da nessun agente esterno, nemmeno da Patricia.

Insomma, a quasi trentun anni non doveva certo chiedere il permesso a nessuno per prendere la pillola, e nemmeno doveva vergognarsi di volerlo fare. Per questi motivi non capiva perché, l’aver preso quella decisione, le dava una certa dose d’ansia.

Patricia aveva in un certo senso intuito quella sorta di inquietudine e le aveva detto che, lavoro permettendo, l’avrebbe accompagnata più che volentieri, senza assolutamente dare giudizi o commentare la cosa, anche se le sembrava una mossa leggermente azzardata. Anche se ormai erano più di due mesi da che Jennifer e Dominic avevano cominciato a vedersi, non era stata una cosa continua, per altro c’era stato quel mese durante il quale non si erano né visti né sentiti, quindi il tutto alla fine si riduceva a circa sei settimane, oggettivamente poco per definire un rapporto come quello stabile. In ogni modo, la decisione spettava a Jennifer, e dato che lei era una sua amica l’avrebbe appoggiata comunque avrebbe deciso.

Entrambe erano andate a dormire presto quella sera, Jennifer per altro non era di umore particolarmente buono. Si era decisa a telefonare a sua madre per dirle cosa le fosse successo e come sempre, quando sentiva sua madre, si era sentita ripetere di quanto avesse fatto male a lasciare Spring Creek per trasferirsi in quell’enorme e pericolosa città. Quando aveva riattaccato, dopo nemmeno un quarto d’ora, si sentiva spossata mentalmente come se fosse stata tutto il giorno a fare complicati calcoli matematici. Anche se era a letto da un po’ non riusciva a prendere sonno, ogni parola di sua madre le riecheggiava in testa e le faceva male. Non è che sua madre non credesse in lei o la considerasse una stupida, era solo che avrebbe voluto che la figlia fosse come lei, nella sua mentalità ristretta non concepiva altro modo di vivere che non fosse il suo. Anche se la sua vita non aveva niente di interessante era tranquilla, onesta e rispettabile. Jennifer in effetti non cercava niente di diverso da una vita calma e senza scossoni, ma non sarebbe mai rimasta a marcire in quel paesino di provincia dove la grettezza e l’ignoranza regnavano sovrane e tutto ciò che c’era d’importante era la reputazione: come la maggior parte dei suoi coetanei, ma soprattutto delle sue coetanee, tutti avevano almeno desiderato andare via, tante delle sue amiche dell’adolescenza erano disposte anche a fare le ballerine a Las Vegas per scappare di lì, alla fine pochi riuscivano veramente a farlo, e tutto per colpa delle convenzioni sociali che legavano tutti come una catena.

Rimanere a Spring Creek per una ragazza significava decidere di non voler altro dalla vita che un marito, che una vita passata in casa a tirare su dei figli e ad obbedire ad un uomo: quella era la mentalità e quello che ci si aspettava da una donna, la sua famiglia era esattamente una di quelle legate a certi tipi di tradizioni. E Jennifer non avrebbe mai potuto sopportarlo.

Già da parecchio si stava rigirando nel letto, aveva pensato improvvisamente che Dominic le mancava da morire in quel momento. L’avrebbe voluto accanto a sé, lì con lei, si sarebbe sentita meno sola e meno spaventata dai suoi fantasmi del passato.

 

Forse era uno strano segno del destino, o una coincidenza quantomeno bizzarra, ma anche Dominic stava pensando a lei in quel preciso momento e non riusciva a dormire. Certo, in modo opposto.

In verità non le mancava, non aveva voglia di vederla, o almeno così continuava a ripetersi, tuttavia la stava pensando sentendosi come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, ed era arrabbiato per il solo fatto di star pensando una cosa simile.

Penny dormiva tranquillamente accanto a lui, in genere era quello che faceva anche lui dopo i loro incontri dato che erano sempre un bel dispendio di energie. Però, nonostante la stanchezza, non c’era stato modo di addormentarsi.

Già quando Penny l’aveva lasciato quel pomeriggio bisbigliandogli all’orecchio quelle chiare parole, aveva cominciato ad essere su di giri, la sua tensione era cresciuta per tutto il tempo che aveva dovuto passare seduto a quel tavolo a firmare autografi, dato che Penny non perdeva occasione per provocarlo. Quando aveva potuto alzarsi da lì aveva sbrigativamente salutato chi doveva e si era infilato di corsa nella stanza dove era entrato non appena era arrivato, sicuro che avrebbe trovato Penny già lì, se la conosceva bene. Non appena aveva aperto la porta infatti qualcuno dall’altra parte l’aveva tirata più forte di lui verso l’interno della stanza, Penny quindi l’aveva afferrato con decisione per la maglia tirandolo dentro e dando una spinta piuttosto forte alla porta facendola chiudere. Sempre con la solita determinazione l’aveva fatto appoggiare contro la porta mentre aderiva a lui. 

Si erano guardati per un momento, sorridendosi complici e godendosi l’attimo. Era strano come tra loro s’innescasse sempre quel meccanismo che li faceva essere così in sintonia ogni volta: non era stato necessario conoscersi o comprendersi, era un’intesa innata.

Subito dopo avevano cominciato a baciarsi con slancio, mentre le loro mani s’insinuavano sotto i vestiti. C’era una certa fretta nei loro gesti, tuttavia era escluso, almeno per Dominic, che potesse succedere qualcosa proprio lì. Non senza fatica aveva interrotto quel bacio, Penny si era spostata verso l’incavo tra la spalla e il collo, cosa che non gli aveva permesso di essere concentrato e dire subito quello che doveva.

- Casa mia o casa tua, chi è più vicino?- le aveva chiesto con un filo di voce.

Penny aveva continuato per pochi secondi a passargli la lingua sulla clavicola sinistra. - Io dico che è più vicino quel bagno…- gli aveva risposto senza mezzi termini.

Del resto, perché no? aveva pensato Dominic. Cosa ci sarebbe stato di male, fino ad allora avevano fatto anche di peggio, come quella volta che Penny gli aveva proposto un intrigante diversivo a quella mostra di scarpe di quella stilista a cui Dominic aveva dovuto partecipare praticamente per forza. Si erano nascosti in uno dei corridoi bui ad uno dei piani superiori del palazzo dove si teneva quella festa noiosissima, certi che, dato che erano piani adibiti ad uffici, nessuno li avrebbe sorpresi data l’ora tarda. Per poco non venivano beccati da una guardia notturna invece, era stata una delle cose più divertenti ed eccitanti che gli fossero capitate. Perché con Penny era così, poteva succedere qualsiasi cosa in qualsiasi momento.

Non era servito che un altro sguardo d’intesa, Dominic aveva chiuso bene la porta e si erano infilati in quel bagno che Penny aveva indicato.

La serata poi era proseguita a casa sua, le cose erano andate analogamente ad altre situazioni simili, anche se con Penny niente era mai uguale a se stesso e tutto era qualcosa che valeva veramente la pena di essere vissuto. Dominic pensò che fosse così soprattutto perché Penny, in qualsiasi modo la volesse mettere, non era certo un’estranea. L’avrebbe considerata una sua amica, ma non poteva perché due amici non vanno a letto insieme, tuttavia quello che c’era tra loro era qualcosa che assomigliava molto a quel rapporto.

Nonostante questo, era come se sentisse che quello non era il suo posto, nonostante quella fosse casa sua e che per tutto il giorno non avesse desiderato altro che stare proprio lì con Penny a fare quello che avevano fatto fino a nemmeno molto tempo prima. Cominciava a chiedersi cosa stesse facendo Jennifer, se stesse bene. Era una cosa che si domandava di frequente dal giorno dell’incidente, sentendosi decisamente in colpa per il fatto che se ne stava lì senza minimamente interessarsi. Anche se era tardi si era alzato e aveva frugato nelle tasche della sua giacca, non si ricordava dove aveva messo il suo telefono. Certo a quell’ora non poteva telefonarle per sentire come stesse, però decise di scriverle un messaggio che Jennifer avrebbe sicuramente potuto leggere la mattina seguente appena si fosse alzata. Non era stato di molte parole, le aveva solo detto che gli dispiaceva di essere stato così poco presente e le aveva chiesto se voleva cenare con lui a casa sua la sera successiva; dopo aver scritto quelle poche parole, in via precauzionale, aveva tolto al suoneria e aveva appoggiato il telefono sul comodino accanto al letto.

Non aveva fatto rumore, per lo meno credeva di non averlo fatto, Penny tuttavia doveva aver sentito qualcosa e si era svegliata, girandosi aveva visto nella penombra Dominic seduto con le gambe incrociate a metà del letto, mentre guardava con sguardo assente nel vuoto davanti a lui.

- Non riesci a dormire porcellino?-

Dominic non si era accorto, assorto com’era nei suoi pensieri, che lei si era svegliata. Si era voltato verso di lei e le aveva sorriso. - Porcellino? E questa da dove viene fuori?- le aveva chiesto divertito.

Penny si era tirata su a sedere avvicinandosi a Dominic, tanto che i loro fianchi combaciavano perfettamente, l’altro le aveva passato a sua volta un braccio attorno alla vita, appoggiandole poi la mano sul fianco, all’altezza dell’inguine.

- Così, dal nulla.- gli rispose lei. - Insomma che hai che non va?- continuò.

- Mi sento una merda, tutto qui.- rispose senza pensarci due volte. Con Penny non c’era mai stato bisogno di nascondersi e di certo non avrebbe cominciato a farlo in quel momento.

- Perché?- chiese lei, incuriosita dato che comprendeva che in qualche modo c’entrava con quello che era successo tra loro. Dominic le aveva sorriso nuovamente.

- La verità è che non lo so, ci sarebbe una cosa per cui sono dispiaciuto, ma infondo non dovrei.-

- Sei stato chiarissimo…- gli aveva risposto Penny sarcasticamente. - E dimmi, quant’è che hai una relazione?- le chiese quindi a bruciapelo.

- Non ho una relazione Penny! Ti sembro il tipo da relazione?- aveva ribattuto immediatamente lui, quasi fosse sulla difensiva.

- Ci sono tanti tipi di relazioni Dom. Tu non sei da quelle stabili e durature, ma questo non significa che non potresti averci provato, con scarsi risultati a quanto vedo.-

- Mettiamola così, - aveva cominciato Dominic, cercando di farle capire una cosa che nemmeno lui alla fine di tutto aveva chiara: - ho conosciuto questa ragazza, ci sto bene, mi ci sono anche affezionato, ma la sto mantenendo sul vago perché non voglio niente di serio. Solo che lei ha avuto un incidente qualche giorno fa, praticamente è stata aggredita davanti ai miei occhi… - aveva fatto una pausa tornando a fissare il vuoto:- Sai quelle situazioni in cui non puoi fare niente? Insomma, per un paio di giorni non l’ho mollata un secondo, poi, quando ero con lei ha cominciato a mancarmi l’aria per respirare e adesso la sto ignorando. Ecco, magari lei ha bisogno di qualcosa, le farebbe comodo che io le prestassi un po’ d’attenzione, e ora come ora mi va anche di dargliela questa benedetta attenzione, solo che lo so, dopo un po’ mi verrà voglia di farmi i cazzi miei. Non dovrei sentirmi come se facessi qualcosa di sbagliato in teoria, non è mica la mia donna che le devo stare appresso come un cagnolino o le devo spiegazioni, ti pare?-

Penny l’aveva guardato un po’ storto, quel discorso non stava proprio in piedi e lei non aveva capito nulla di quello che volesse dire. Per qualche secondo aveva continuato a guardarlo senza dire niente, poi gli aveva messo un braccio intorno alle spalle e gli aveva dato un paio di pacche d’incoraggiamento. - Fai una bella cosa, fa’ pace con il cervello, và…-

Dominic aveva riso di gusto, comprendeva che effettivamente doveva aver fatto un discorso con poco senso, nel frattempo il cellulare aveva vibrato e lui si era leggermente discostato da Penny per prenderlo. Jennifer a quanto pare era sveglia, nonostante le sue aspettative, gli aveva risposto che le era mancato in quei due giorni e che non vedeva l’ora che fosse la sera successiva. Se ascoltava facoltà meno razionali anche per lui era così, di fatto però incominciava a pensare che quella situazione gli stava dando troppi problemi.

- E’ lei?- chiese Penny incuriosita. Dominic annuì semplicemente.

- Che carini, vi mandate anche i messaggini della buonanotte?- aveva detto con aria di chi voleva cominciare a sfottere. Dominic aveva posato immediatamente il telefono deciso a rispondere a quella provocazione. L’aveva guardata decisamente in modo malizioso:- Se non la smetti di prendermi per il culo ti faccio un succhiotto in un posto visibile e compromettente!- l’aveva bonariamente minacciata mentre le puntava un dito contro.

Penny aveva raccolto:- Bisogna vedere se ce la fai, e ricordati che potrei renderti il favore, cosa che metterebbe nei guai più te che me… io ci penserei due volte!-

Avevano ingaggiato una sorta di lotta mettendosi a ridere come dei pazzi, si divertivano un mondo a farsi i dispetti. Alla fine era riuscito ad addormentarsi anche lui, del resto la stanchezza aveva cominciato a farsi sentire pesantemente.

 

La mattina seguente si erano svegliati relativamente presto per l’ora che avevano fatto. Dominic aveva sentito il suo cellulare vibrare, si era appoggiato al gomito sporgendosi per vedere chi fosse. Jonathan.

Era abbastanza rimbambito, tuttavia leggere quel nome lo aveva fatto svegliare decisamente.

Rispose, certo che gli sarebbe toccato un cazziatone, del resto se l’aspettava.

Jonathan alla fine era stato più comprensivo di quello che si sarebbe aspettato in verità, ma forse era solo perché Dominic aveva immaginato le cose peggiori, preparandosi in un certo senso alla cosa, avevano stabilito di vedersi per pranzo dato che entrambi erano liberi a quell’ora.

Appena aveva riattaccato Penny gli aveva dato il buongiorno con metodi poco ortodossi. Da lei non si sapeva mai che aspettarsi, quella volta era stato un morso su una spalla; per altro Dominic aveva parlato a voce bassa sperando di non svegliarla prima, quindi non se l’aspettava in nessun senso.

- Ahi! Ma che t’è preso?- le aveva domandato mentre lei ridacchiava senza ritegno.

- Un momento improvviso di cannibalismo. Dicono che gli inglesi al forno con le patate siano appetitosi…-

Dominic aveva riso:- Ma quante puttanate dici nell’arco di una giornata, si può sapere?-

- Non lo so, mai quante ne dici tu comunque!-

- Io non dico mai puttanate, tutto ciò che mi esce dalla bocca sono cose estremamente intelligenti e filosofiche, dovresti appuntartele!-

- Ecco la prima di una lunga serie di puttanate!- aveva risposto Penny ridacchiando, - Se cominci ora dopo nemmeno cinque minuti che sei sveglio voglio vedere quante ne dici prima di arrivare a stasera! Meno male che oggi non mi tocca starti dietro!-

Dopo un po’ che stavano lì a becchettarsi come al solito si erano alzati ed erano usciti a fare colazione, poi Dominic aveva riaccompagnato Penny a casa sua. La ragazza l’aveva salutato fingendo di dargli un bacio, poi gli aveva impunemente leccato una guancia.

- Ma che schifo!- aveva esclamato lui passandosi una mano sul viso, lamentandosi più per avere qualcosa per protestare che per altro. Penny se la rideva intanto, aveva aperto lo sportello dell’auto e prima di uscire gli aveva detto:- Alla prossima cazzone!-

Dominic aveva colto la palla al balzo, Penny era già uscita dall’auto e aveva chiuso lo sportello, quindi lui aveva tirato giù il finestrino. - Io lo prendo come un complimento…- le aveva detto sorridendole sornione.

Penny aveva appoggiato entrambe le mani allo sportello:- Prendilo un po’ come ti pare…-

Detto questo gli aveva tirato un bacio e si era allontanata verso casa sua. Dominic aveva rimesso in moto e si era immesso nuovamente in strada. Era tornato a casa per fare una doccia e starsene un po’ per conto suo. Fino all’ora di pranzo non aveva impegni, questo gli lasciava finalmente un po’ di tempo per starsene per i fatti suoi.

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Capitolo 20
*** Pareri contrastanti ***


Nuova pagina 1

Ebbene, oggi non è l’ultimo giorno di pubblicazione della settimana! Siccome poi mi va troppo per le lunghe ho deciso di pubblicare anche il sabato fino a che non la finisco, per vostra sfortuna… eheheheheh!

Vabbè… buona lettura!

Mandy

 

Capitolo 20

Pareri contrastanti

 

Dominic aveva appuntamento con Jennifer per le otto di sera, anche se era arrivato con un paio di minuti d’anticipo si era avviato ugualmente verso casa di Patricia. Lo spettacolo che aveva visto non appena si era aperta la porta ne valeva decisamente la pena.

Gli aveva aperto una ragazza alta almeno dieci centimetri più di lui, di una bellezza mozzafiato: i capelli neri leggermente mossi che le ricadevano sulle spalle, longilinea, gli occhi nocciola da gatta ma, soprattutto, quello che Dominic aveva notato prima di tutto erano due tette da urlo e due gambe da infarto messe bene in evidenza dalla gonna corta che indossava. Era rimasto a fissarla per un paio di secondi, poi spavaldo le aveva sorriso.

- Salve…- le aveva detto con un tono di voce che era tutto un programma.

- Ciao.- gli aveva risposto la ragazza. - Sei venuto a prendere Jennifer?- gli aveva chiesto usando anche lei quel tono di voce leggermente lascivo che anche lui aveva usato prima.

Sì ma se vuoi andiamo via io e te…- Sì, sono Dominic. E tu invece sei…-

- Susan.- gli aveva risposto l’altra tendendogli la mano. - Piacere di conoscerti, finalmente.- aveva concluso.

- Ah, la famosa Susan. - aveva detto Dominic che aveva avuto una dettagliata relazione su di lei da parte di Jonathan, il quale ne aveva esaltato “doti” decisamente particolari. - Il piacere è tutto mio…- aveva concluso guardandole con finta indifferenza la scollatura.

- Che fai, rimani sulla porta? Jennifer è di sopra, ora scende.- gli aveva detto facendosi leggermente da parte per lasciargli spazio per entrare, tuttavia Dominic per farlo aveva dovuto sfiorarla dato il poco spazio da lei volutamente lasciato, anche se aveva cercato di farlo il meno possibile era stato inevitabile. Jonathan ci era andato giù decisamente leggero, quella Susan si stava rivelando essere davvero molto intraprendente. Fortunatamente, appena sorpassato l’ingresso, aveva trovato Patricia in piedi nel soggiorno, gli sarebbe seccato trovarsi da solo con quella ad aspettare. Si erano salutati, appena in tempo perché Jennifer scendesse.

Appena era stata al piano inferiore, Dominic le era andato incontro e l’aveva abbracciata per poi darle un leggero bacino sulle labbra. Come aveva fatto l’ultima volta che si erano visti l’aveva guardata chiedendole come stesse, le aveva passato leggermente un dito sullo zigomo destro appurando anche da se, senza che lei dicesse niente in proposito, che le ferite che le aveva lasciato quell’incidente stavano guarendo piuttosto bene.

Chiunque fosse stato spettatore di quella scena non avrebbe potuto far altro che pensare che Dominic era un ragazzo innamorato, anche se di fatto poi non era proprio la verità, era quella l’impressione che dava mentre faceva il premuroso con Jennifer. In ogni modo Susan, che finalmente dopo aver tanto aspettato riusciva sia a conoscerlo che a vedere quei due insieme, guardandoli aveva messo su un’espressione un tantino schifata, come per dire: cosa sarebbero tutte queste smancerie?

Quando i due avevano fatto per uscire, dopo aver salutato lei e Patricia, aveva detto:- Allora vado anch’io. Mi chiamo un taxi.- Patricia l’aveva guardata con aria vagamente sorpresa mentre prendeva il suo cellulare dalla borsa.

- Ma non avevi detto che aspettavi che uscissi anch’io per andare via?- le aveva chiesto un po’ stupita del suo cambio di rotta.

- Sì, scusami, ma ho paura di fare tardi al mio appuntamento se non mi sbrigo ad andare in centro.-

- Ah, va bene.- le aveva risposto Patricia non molto convinta.

Sentiva puzza di bruciato, l’aveva sentita subito fin dalla notizia che proprio quel giorno e a quell’ora Susan aveva deciso di passare a vedere come stava Jennifer. Poi il fatto che fosse andata lei ad aprire di corsa l’aveva quasi convinta del tutto. 

- Se vuoi puoi venire con noi.- aveva esordito Dominic, più per educazione che per altro. Ormai le gatte morte le riconosceva ad un miglio di distanza, e lei incarnava decisamente la tipica gatta morta.

Susan si era girata verso di lui sorridente. - No, ti ringrazio ma vi farei perdere tempo e magari non siete di strada.-

Dominic aveva capito benissimo che se aveva rifiutato era per fare scena. A lui sarebbe bastato, stava per dirle allora non insisto, ma Jennifer era iontervenuta prima di lui, facendo proprio quello che lui non voleva che facesse.

- Non ci fai perdere tempo, e poi anche se dobbiamo deviare un po’ che vuoi che sia? Giusto?- aveva concluso guardando Dominic, il quale non aveva potuto che confermare:- Sì, sì, giustissimo.-

- Allora se insistete approfitto della vostra gentilezza.- aveva ribattuto sempre sorridendo, Dominic le aveva risposto con un altro sorriso, ma se Susan solo l’avesse osservato bene avrebbe visto che lo faceva solo per educazione e perché c’era Jennifer.

Mentre guidava e le due ragazze chiacchieravano, aveva pensato a quanto Jennifer fosse ingenua: lei ovviamente non si era accorta che la mossa di Susan era stata tutta una messa in scena e nemmeno delle più fantasiose. Ne aveva avuto subito il sospetto, che poi si era confermato quando Patricia, stupita della fretta dell’amica, aveva detto chiaramente che quella cosa non era prevista. Ci avrebbe messo la mano sul fuoco che Susan gli avrebbe lasciato sul sedile posteriore un ricordino del suo passaggio: tipo quel foulard che aveva al collo, se non addirittura un cellulare, o un effetto personale del genere. Avrebbe potuto addirittura lasciargli un biglietto con il numero di telefono, non era poi una mossa così imprevedibile per una che sembrava avere una gran faccia di bronzo.

Bell’amica che aveva Jennifer, poco ma sicuro, ma c’avrebbe sbattuto la testa, perché lui non era certo uno sprovveduto, né l’ultimo arrivato. Da certi giochetti si sapeva difendere piuttosto bene.

Infatti, come previsto, appena erano arrivati alla destinazione di Susan, Dominic aveva notato immediatamente che la ragazza, con finta indifferenza, aveva lasciato scivolare proprio il foulard e aveva fatto per uscire. Lui non si era certo fatto sorprendere, l’aveva fermata prima che attraversasse la strada.

- Susan… quello è tuo?-

L’altra aveva finto di essere sorpresa, si era portata un momento la mano sulla bocca. - Oddio, che sbadata!- aveva detto impostata come se stesse recitando. Tentativo patetico, prima di tutto perché lui per primo era un attore e capiva benissimo se una persona stava recitando, per di più Dominic pensò che, se Susan recitava sempre così, il massimo a cui poteva aspirare era qualche film porno di seconda categoria.

- Figurati, sono cose che capitano.- le aveva risposto con altrettanta faccia di bronzo. Era più che evidente che Susan decisamente non aveva idea di con chi aveva a che fare…

Guardandola bene mentre raccoglieva il foulard, Dominic aveva visto che aveva raccolto anche qualcos’altro nascosto sotto a quel pezzetto di stoffa, qualcos’altro che sembrava tanto essere un pezzetto di carta. A Dominic per poco non era scappato da ridere, si era trattenuto a stento.

T’è andata male femme fatale… aveva pensato, insieme al fatto che certe donne erano talmente prevedibili da risultare a dir poco patetiche. Ovviamente si era guardato dal dire a Jennifer cosa aveva visto e ad esternare un qualsiasi giudizio su quella Susan: per prima cosa perché lei non sospettava assolutamente niente, ma anche perché, essendo sua amica, avrebbe rischiato di fare più danno che altro nell’intento di aprirle gli occhi.

Susan era riuscita appena a nascondere un gesto di stizza per quello stratagemma andato male. Allontanandosi dall’auto aveva stracciato con violenza il biglietto che ormai teneva tra le mani, non appena l’auto di Dominic era stata abbastanza lontana lo aveva gettato a terra. 

In quei giorni, sebbene fosse venuta a sapere subito il giorno seguente al fatto da Patricia cosa fosse successo a Jennifer, mai una volta le era passato per la testa di passare dall’amica per sapere come stesse. Le aveva telefonato, questo sì, ma quando si trattava di passare anche solo per un attimo aveva sempre degli impegni inderogabili. Magicamente si era liberata quel giovedì sera dopo aver saputo che Jennifer sarebbe stata in casa fino alle otto e poi sarebbe passato Dominic a prenderla. Era l’occasione che aspettava, dato che Jennifer, anche se le aveva promesso che gliel’avrebbe presentato quando ci sarebbe stata l’occasione, poi non aveva mai fatto in modo di creare questa benedetta occasione. Susan credeva che fosse perché non voleva che ciò accadesse, immaginando che Jennifer la vedesse come una minaccia. Di fatto l’altra non aveva mai nemmeno lontanamente pensato che una delle sue amiche potesse rappresentare un problema del genere.

Si era presentata a casa di Patricia poco dopo le sette di sera, vestita e truccata di tutto punto ed era stata più carina del solito con Jennifer, aveva usato un tono stucchevole per tutto il tempo.

Patricia era quasi al limite della sopportazione, dopo quella sera poi era veramente furiosa con lei. Approfittando del fatto che Jennifer si sarebbe vista con Dominic aveva chiamato Ethan e gli aveva proposto di andare fuori insieme, dato che era dispiaciuta di avergli dovuto dare buca in quei giorni, ma se avesse dovuto dirla tutta non era affatto dell’umore giusto per uscire con lui. Sperava che sarebbe stato comprensivo, ed Ethan lo era stato fin troppo. Avevano cenato fuori, poi avevano deciso di concludere la serata in un locale a bere una cosa, ed era stato lì che aveva cercato di farla parlare dato che la vedeva così tesa. Del resto non è che anche lui fosse di umore proprio idilliaco, anche quel pomeriggio Jodie lo aveva tenuto un’ora intera al telefono a parlargli delle sue pene d’amore causate dall’amore non corrisposto che provava per Monaghan. Sentire che anche l’arrabbiatura di Patricia in qualche modo c’entrava lui, anche se non sembrava che fosse sua la responsabilità stando a quello che lei gli aveva raccontato fino a quel momento, non aveva fatto che peggiorare il suo umore.

Patricia essenzialmente gli aveva raccontato di Susan com’era quando lei Jennifer l’avevano conosciuta.

Una certa dose di voglia di farcela a sfondare in lei c’era già in partenza, ma era stata senza alcun dubbio una persona diversa; le cose erano cambiate quando era riuscita ad ottenere una parte in quella soap opera, da quel momento era come se l’intera esistenza della loro amica fosse ruotata intorno solo al conseguimento di quell’obiettivo. E per giunta la massima all’ordine del giorno per lei era, e ormai era una cosa innegabile, “il fine giustifica i mezzi”, questo purtroppo significava che ciò era applicabile a tutto.

Patricia aveva la netta sensazione che Susan non si sarebbe fermata nemmeno di fronte a quello che c’era tra Jennifer e Dominic: questo la spaventava per un motivo ben preciso, ovvero che non c’era modo di mettere in guardia Jennifer da questo rischio.

- Jennifer è troppo buona, non si accorgerebbe mai che qualcuno le sta facendo del male e di proposito nemmeno se le capitasse sotto il naso. E in genere si fa fare del male proprio dalle persone a cui vuole più bene, proprio perché ha troppa fiducia negli altri. Ho provato qualche volta a dirle che Susan sta diventando una stronza, ma lei la giustifica sempre...- aveva fatto una pausa respirando a fondo. - Spero tanto che non debba sbatterci il muso.- concluse un po’ affranta.

Ethan dal canto suo, dopo che Patricia gli aveva parlato di quella parte del carattere di Jennifer, aveva capito che era la sua ingenuità il motivo per il quale una ragazza che gli era sembrata da subito posata e simpatica, perdesse tempo con un cretino come Monaghan.

Per una volta si sbagliava, e non si poteva certo biasimarlo dato che in genere Dominic era uno che certe occasioni le prendeva al volo, ma era convinto che in qualche modo lui doveva aver incoraggiato Susan a fare una cosa del genere, anche se dal racconto di Patricia sembrava il contrario. Era convintissimo che prima della fine sarebbe successo qualcosa di spiacevole e gli dispiaceva anche per Jennifer. Doveva ammettere che più che per lei, in ogni modo, gli dispiaceva per se stesso, non voleva affatto che Patricia facesse di tutta l’erba un fascio e catalogasse lui come Monaghan, era stato anche questo che lo aveva spinto a dirle quella sera quello che pensava di lui. Ovvio che non aveva raccontato particolari troppo spiacevoli, e non certo per solidarietà maschile: era solo un fatto di correttezza. Comunque era stato deciso nel parlare a Patricia del fatto che lo considerava decisamente un bambino cresciuto e, soprattutto, che non lo annoverava assolutamente tra la schiera dei suoi amici.

Patricia non aveva potuto certo dire di essere contenta di quello che Ethan le aveva appena detto: se aveva cominciato a riconsiderare la figura di Dominic in primo luogo per il fatto che credeva che lui ed Ethan fossero amici, prima ancora per come si era comportato con Jennifer quando era stata aggredita, adesso le cose si mettevano diversamente.

Quando Ethan l’aveva riaccompagnata a casa, fermandosi al bacio della buonanotte come un perfetto gentiluomo, Patricia, oltre al pensare che Ethan a quel punto si dimostrava essere anche troppo gentiluomo, aveva pensato che la figura di Dominic ancora le sfuggiva un po’ troppo. Non riusciva proprio a capirlo quel ragazzo, era una specie di rebus per lei.

Jennifer non era a casa, Patricia immaginava che non sarebbe tornata affatto. Con un po’ di sana gelosia aveva pensato che avrebbe voluto essere nei suoi panni quella sera, però con Ethan, non certo con Dominic.

Ma era lei che aveva fatto qualcosa di sbagliato o era lui che non coglieva proprio? Si era seduta nel suo soggiorno e Sploffy, che si era ambientato benissimo anche a casa sua, le era andato incontro strusciandoglisi contro le gambe e miagolando appena per attirare l’attenzione. Patricia l’aveva grattato un po’, poi si era stufata di lambiccarsi il cervello chiedendosi perché Ethan non sembrava voler andare a letto con lei: per la mente le era passato di tutto. Forse fisicamente lei non gli piaceva? Insomma, non che si credesse una bellona stratosferica, ma non era una falsa modesta, era considerata dai più abbastanza avvenente, in primis perché a trentadue anni ne dimostrava non più di venticinque e poi perché era oggettivamente una ragazza carina, lo era sempre stata. Forse era lui che aveva qualche problema? Questo era un pensiero già più inquietante… l’ipotesi che volesse aspettare solo per il piacere di farlo, in sintesi, non era stata nemmeno considerata.

Aveva riempito la ciotola di Sploffy con dei croccantini, in genere lei era quella che faceva notare sempre a Jennifer che quel gatto lo nutriva un po’ troppo, ma Sploffy si era piazzato davanti alla sua ciotola e l’aveva guardata con occhio lacrimoso, quasi implorante, così aveva dovuto cedere. Mentre riappoggiava la ciotola a terra aveva fatto un appunto per se stessa: non far notare mai più a Jennifer la pinguedine del suo gatto, a quel punto non poteva più permetterselo!

Quindi era andata al piano di sopra e si era messa a dormire, cercando di allontanare tutti quei pensieri dalla sua testa.

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Capitolo 21
*** Terrori (quasi) ancestrali ***


Nuova pagina 1

Buona domenica e buona lettura!

Mandy!

Capitolo 21

Terrori (quasi) ancestrali

 

La serata di Dominic e Jennifer era proseguita nel migliore dei modi, e lui non aveva più pensato a quanto fosse stato patetico il tentativo di approccio di Susan. Per fortuna, perché certi atteggiamenti lo deprimevano e lo indisponevano decisamente. Una cosa era di fondamentale importanza: che se Susan avesse provato a fare una cosa del genere ancora avrebbe dovuto essere molto chiaro, perché di palle al piede proprio non ne voleva intorno.

In ogni modo finalmente erano solo lui e Jennifer in quel momento, nonostante avessero fatto quella deviazione in centro, il traffico era stato clemente e non ci avevano impiegato troppo tempo in più per arrivare a casa di Dominic, cosa per cui avevano dovuto ringraziare il caso.

Una volta a casa sua si erano raccontati sommariamente come fossero andate quelle giornate in cui non si erano visti, Jennifer gli aveva chiesto come fossero andati i suoi impegni di lavoro e Dominic si era ritrovato a raccontarle un po’ controvoglia di quell’aspetto, anche se doveva convenire sul fatto che, raccontarle di altri aspetti che avevano caratterizzato le sue giornate appena trascorse, sarebbe stato quantomeno controproducente. Di fatto non gli piaceva parlare troppo con lei di cose che riguardavano solo lui: avrebbe preferito che fosse Jennifer a parlargli, anche quando gli parlava di stupidaggini riusciva a trasmettergli una calma pressoché totale che lo metteva del tutto a suo agio. Era quella sensazione che Jennifer stessa percepiva spesso quando stava con lui, come se Dominic avesse bisogno di essere rassicurato dalla sua presenza, come se non fosse in attesa altro che di certezze.

Dopo aver cenato si erano spostati nuovamente nel soggiorno a chiacchierare, Dominic per quasi tutto il tempo si era limitato ad ascoltarla, intervenendo di tanto in tanto con qualche commento. Spesso si perdeva ad osservarla, sentendosi come se in tutto quel tempo non l’avesse mai fatto abbastanza: era la prima volta forse che l’osservava con un’attenzione quasi maniacale, Jennifer non doveva averci fatto caso: se Dominic aveva capito un po’ com’era fatta, se si fosse accorta della cosa, si sarebbe sentita molto imbarazzata.

Stavano seduti sul divano l’uno ad un’estremità e l’altra all’opposta, si erano tolti entrambi le scarpe e avevano appoggiato i piedi sulla superficie stessa dove erano seduti, Dominic con le ginocchia contro il petto, Jennifer invece, non potendo mettersi in quella posizione per via del fatto che come quasi sempre indossava una gonna, teneva una gamba piegata davanti a se e il piede destro appoggiato a terra.

Jennifer frequentemente cominciava a muovere il piede che aveva appoggiato a terra, velocemente, alzando tallone e flettendo il piede, rimanendo con la punta di esso fissa a terra. Era un tic molto comune in verità, non era la prima volta che Dominic lo osservava in qualcuno, ma in Jennifer gli piaceva particolarmente anche se non se ne spiegava la ragione. Forse perché gli piaceva come si flettevano e si rilassavano i muscoli del suo polpaccio mentre lo faceva, forse perché era una sorta di visione d’insieme che rendeva l’immagine piacevole. La sua attenzione si era focalizzata poi sulle sue gambe, che decisamente non erano le più belle che avesse mai visto. Di fatto c’era da dire che Dominic aveva sempre trovato che certe parti del corpo di una donna, se abbondanti, rendevano decisamente meglio sia sul piano strettamente visivo che sotto quello tattile. Anzi, soprattutto sotto quello tattile: per lui era quasi un sacrilegio se una donna che poteva vantare un bel sederino piazzato, ma non esagerato, cominciava a sfinirsi in palestra rincorrendo quel mito della donna tutta spigoli che i media pretendevano di applicare a tutte. Jennifer secondo lui aveva un gran bel sedere, stop, su quel punto di vista Jonathan l’aveva detta davvero giusta.

Facendo scorrere lo sguardo lungo il suo corpo, sempre tenendo bene la mente impegnata ad ascoltare il discorso e intervenendo spesso e volentieri per dire la sua, si era soffermato sul suo braccio destro, notando con piacere che, forse anche per il fatto che non portava più la fasciatura, riusciva a muoverlo abbastanza bene. Aveva un neo alla base del collo, proprio sopra la clavicola destra, Dominic aveva avuto la tentazione di sfiorarglielo leggermente con un dito, non l’aveva fatto solo perché sarebbe stato come ammettere che non la stava poi molto ascoltando, e non voleva darle quest’impressione anche se non parlavano di cose importanti.

Quando sorrideva pronunciatamene i muscoli del suo collo facevano un rapido guizzo e sembrava che quella piccola macchietta scura si muovesse, Dominic per fare in modo che ciò accadesse si era ingegnato nel farla ridere più di una volta. Il suo sorriso l’aveva già notato, così come pure il fatto che, la cosa più bella di lei sul lato strettamente fisico, fossero i suoi occhi. Se l’avesse dovuto ammettere a voce alta era convinto che sarebbe risultato uno di quegli uomini patetici che dicono che la profondità dello sguardo della loro donna è una cosa che gli ha colpiti subito, la verità nel suo caso era stata che non ci aveva fatto minimamente caso subito, ma che quando l’aveva guardata bene, durante il pomeriggio che avevano passato insieme agli Universal Studios, aveva notato subito che gli occhi di Jennifer erano una cosa che si sarebbe ricordato probabilmente a vita qualunque cosa ci sarebbe stata tra loro. Non tanto lo sguardo era una cosa che colpiva, ma l’oggettiva bellezza di quegli occhi: erano prima di tutto di un bellissimo taglio, grandi e di un colore verde intenso come pensava di non averne mai visti prima. Anche se in quel momento non erano illuminati benissimo e sembravano più scuri, non perdevano di certo il loro fascino.

Quella sorta di vagare con gli occhi su ogni particolare che attirasse la sua attenzione non era affatto finito, infatti era stato attirato dal naso di Jennifer e quella volta non aveva potuto fare a meno di sorridere: assomigliava al suo, anche se doveva ammettere che il suo era molto peggio. Quello di Jennifer era un naso a patata grazioso, ecco, il suo per niente. Del resto era intonato alla sua faccia, aveva pensato mentre sorrideva ancora per via di aver notato quella sottile somiglianza, un nasino alla francese avrebbe fatto sicuramente a botte con le sue orecchie. Questo pensiero non aveva fatto che accentuare il suo sorriso, se Jennifer da principio aveva fatto quasi finta di non accorgersene, a quel punto non aveva potuto evitare di chiedere che cosa ci fosse che lo faceva sorridere in quel modo.

- Mi ero perso per un momento ad osservarti.- le aveva risposto subito. Era stato impunemente beccato, ma quello non significava di certo che si sarebbe fatto prendere in contropiede o che si sarebbe imbarazzato.

Jennifer dal canto suo non sapeva se preoccuparsi o meno per quella risposta: la trovava forse ridicola? Aveva qualcosa che non andava? Una cosa del tipo il trucco sbaffato, qualcosa tra i denti… incominciava ad essere agitata. Gli aveva sorriso un po’ impacciata senza aggiungere niente, aspettando che fosse lui a continuare. Dominic si era sporto un po’ verso di lei e le aveva appoggiato con delicatezza il dito tra le sopracciglia, per poi farlo scendere a sfiorarle il naso per tutta la sua lunghezza, fino ad arrivare alla punta dove l’aveva tolto e le aveva sorriso. - E’ solo che hai un bel nasino.- le aveva detto per spiegarle il suo gesto improvviso, che non aveva potuto impedirsi di fare.

Jennifer l’aveva guardato perplessa. - Stai scherzando spero! E’ a patata, semplicemente orribile!- aveva ribattuto sorridendo.

- Io difendo la categoria!- aveva esordito Dominic indicando il suo. - E poi il tuo naso sta proprio bene lì dov’è…- aggiunse come a dirle che a lui piaceva sul serio, che non intendeva affatto prenderla in giro.

- Beh, anche il tuo sta bene dove sta.- aveva osservato analogamente Jennifer, inclinando un po’ la testa e guardando fissa Dominic, cosa che a lui era piaciuta da morire.

Jennifer si era anche molto tranquillizzata che non ci fosse niente in lei che, apparentemente, non andasse dopo quello che lui le aveva detto; si stava trovando a pensare che troppo spesso si faceva dei problemi che non esistevano.

- Allora vuol dire che abbiamo due nasi che stanno bene dove stanno tutti e due! E chi li tocca, ci mancherebbe!- aveva detto Dominic non appena si era disincantato dal guardare l’espressione di Jennifer.

- Sicuramente a trentun anni non mi metto nemmeno a pensarci…-

Ecco, adesso era decisamente disincantato. Come trentun anni? Dominic aveva guardato Jennifer vagamente perplesso, quella ragazza che aveva davanti non poteva avere più della sua età. Non solo per quello che dimostrava, ma anche per il suo modo di essere. Era un preconcetto idiota e Dominic lo sapeva benissimo, ma aveva come la stupida idea che dopo i trenta le donne non potessero essere così com’era lei. Ecco, questa era la dimostrazione che quello che aveva pensato fino a quel momento era una grandissima stronzata.

- Trentuno?- le aveva chiesto titubante.

- Fra venti giorni precisi. Oggi è il ventisei, no?-

- No, è il ventisette...- aveva risposto Dominic non troppo convinto. - Sei più grande di me, quindi.- aveva concluso poi.

Jennifer non era sembrata stupirsi della cosa. - Non ne ero sicura, ma me l’immaginavo. Quanti ne hai tu?- aveva chiesto tranquillamente.

A Dominic era sembrato quasi strano sentirselo chiedere, dato che era una di quelle notizie sul suo conto che tutti sapevano, più o meno, infatti non aveva detto fino a quel momento la sua età quasi perché la considerava quasi un dato scontato. Si era accinto a risponderle, cercando di tenere a mente il fatto che il quindici giugno, facendo un rapido calcolo, sarebbe stato il suo compleanno, voleva ricordarsene.

- Ventisette… ventotto per l’anno, prima di compierli però ho ancora un bel po’, sono nato a dicembre.-

- Tre anni… - osservò Jennifer. - …abbondanti.- aveva concluso poi, vedendo che Dominic aveva un’espressione strana, come se la cosa non gli quadrasse. - Che c’è, ti sembra strano?- aveva continuato.

- No, per niente.- era scattato subito Dominic, sulla difensiva. Veramente per lui era stata una notizia sicuramente inaspettata, proprio non s’immaginava che Jennifer fosse più grande di lui. In ogni modo aveva delle amiche più giovani, perché anche Patricia e Susan sembravano non poter avere più di ventisei, a dire tanto ventisette anni. Colse la palla al balzo e le chiese anche di loro.

- Patricia ne ha trentadue, Susan è l’unica ventenne, uno meno di te.-

- No, perché non li dimostrate… tu e Patricia… Susan sì…- aveva risposto Dominic, tanto per dire qualcosa. Continuava ad essere un tantino perplesso e Jennifer l’aveva notato benissimo.

- Ma è una cosa che ti mette a disagio? Sembri strano.- aveva osservato.

- Assolutamente no.- aveva risposto deciso Dominic, davvero per lui non era un problema, solo una sorpresa.

- Ti va una birra? - le aveva chiesto di punto in bianco, tanto per cambiare discorso dato che sentiva la necessità di chiuderlo. Jennifer aveva fatto segno di no con la testa.

- Qualcos’altro?-

- No, grazie, sto apposto.-

Dominic quindi si era alzato solo un momento ed era andato a prendersi da bere, tornando immediatamente e mettendosi seduto come stava prima. Per qualche secondo aveva regnato sovrano un silenzio imbarazzante.

Era decisamente il caso di cambiare discorso, va bene, ma per parlare di che? Il cervello non gli dava segnali, fortunatamente Jennifer aveva provveduto a farlo per lui, come se avesse intuito che era a corto d’idee.

- Sarai molto impegnato nei prossimi giorni con il lavoro?-

Dominic ci aveva pensato su un attimo. - Non ne ho moltissimi programmati, ma tanto poi ci sono sempre quelle cose che spuntano fuori all’ultimo momento. Un paio di apparizioni devo farle, poi i Movie Awards, quelli di mtv.-

- Ah interessante, ti divertirai, è una cosa simpatica, almeno credo.-

Dominic aveva alzato un po’ le spalle con un’espressione sul viso un po’ titubante. - E’ una cosa per ragazzini, alla fine non è che sia tanto divertente. Certo non è tra gli impegni più noiosi.-

Jennifer aveva pensato di aver detto l’ennesima stupidaggine, si chiedeva com’è che non si decideva a tacere una buona volta. Gli aveva sorriso, ma non aveva trovato altro argomento di conversazione, incoraggiando in un certo senso Dominic che invece aveva in mente di non parlare affatto.

Quando si era avvicinato e l’aveva baciata Jennifer l’aveva assecondato passandogli il braccio sinistro intorno al collo e lasciando per il momento quello destro lungo il suo fianco. Era migliorata in quei giorni, ma non aveva ancora smesso di farle male del tutto. Si era appoggiata a lui che aveva messo il piede sinistro a terra e con entrambe le braccia la stava spingendo verso di se. Si era leggermente sdraiato facendo in modo che Jennifer anche lo facesse addosso a lui, a quel punto lei aveva dovuto aggrapparsi anche con la mano destra alla sua spalla per non perdere l’equilibrio. Fortunatamente fare quel gesto non le aveva procurato un dolore insopportabile come sarebbe stato se solo avesse provato a farlo appena pochi giorni prima.

Avevano continuato a baciarsi per un po’, con le mani di entrambi che correvano lungo il corpo dell’altro, per Dominic alla ricerca della dimostrazione che, i pensieri di non molto tempo prima, ovvero quelli per cui secondo una sua teoria certe cose abbondanti erano decisamente piacevoli al tatto, erano del tutto veri.

- Rimani qui stanotte.- le aveva detto in un tono che non era suonato affatto come una richiesta, ma piuttosto come una di quelle imposizioni dettate dal fatto che lui voleva veramente tanto che lei rimanesse lì. Jennifer aveva immaginato che sarebbe successo, e a dirla tutta Dominic non aveva certo bisogno di pregarla, voleva anche lei sopra ogni cosa rimanere con lui quella notte.

- Se anche avessi avuto in programma di andarmene mi avresti fatto passare la voglia.- gli aveva risposto tornando a baciarlo. Ben presto i loro gesti erano diventati un po’ più esigenti, Dominic le aveva passato una mano sotto la gonna, Jennifer però non voleva che succedesse lì, non si sentiva a suo agio e ben presto si era staccata leggermente da lui.

Non c’era stato bisogno che gli dicesse quale fosse il problema, Dominic aveva capito benissimo. Se fosse stato un po’ più lucido sarebbe stata una buona occasione per cercare di farle perdere qualche inibizione, era convinto che sarebbe bastato davvero poco, ma in quel momento non aveva la benché minima voglia di impegnarsi a fare altro. La fece alzare e si diressero verso il piano superiore.

 

La mattina seguente quando Jennifer aveva aperto gli occhi c’era già parecchio sole. La finestra era aperta, doveva averla aperta Dominic che in ogni modo non era a letto. Faceva già caldo, Jennifer si era seduta sul letto tenendosi le lenzuola attorno al corpo e guardando che ore fossero. Erano quasi le nove.

Dominic era uscito dal bagno dopo un paio di minuti, aveva fatto il giro della stanza e si era rimesso a letto con Jennifer. Si erano salutati, avevano scambiato giusto due parole sul fatto che sembrava essere una bella giornata, anche piuttosto calda.

- Ti va se usciamo a fare colazione?- le aveva chiesto Dominic, che per una volta voleva tentare il brivido di rischiare di farsi beccare in giro con una donna.

- Va bene, basta che non facciamo tardi, alle dieci e mezza devo essere in ospedale, ho una visita.-

- Per le ferite dell’incidente?- aveva chiesto Dominic, certo che quello doveva essere il motivo, dato che non ne vedeva altri possibili.

- No, ho un appuntamento dal ginecologo.-

I processi mentali che avevano attraversato la mente di Dominic in quel momento correvano talmente tanto veloci ed erano così confusi che anche lui faceva fatica a stargli dietro. Era stata una sorta di associazione di idee: perché Jenny deve farsi visitare da un ginecologo? E’ successo qualcosa che non so?

Per la mente gli correvano parole del tipo gravidanza, incastrato, responsabilità, pannolini, coito interrotto… cazzo c’entra il coito interrotto? si chiese improvvisamente, dato che veramente era un’associazione che non stava né in cielo né in terra. Non è che Jennifer, dato che aveva più di trent’anni, aveva approfittato di quella relazione per andare contro l’orologio biologico che scandiva ogni secondo con insistenza?

Tic tac, tic tac… ma vaffanculo all’orologio biologico e cazzate varie! Aveva pensato.

Comunque non poteva biasimarla, lui era certamente meglio di una provetta… ma che cazzo mi sta passando per la testa?! si era chiesto non capendoci più niente.

In pochi secondi si era impossessato di lui il terrore ancestrale di aver fatto una bella cazzata, anche se era decisamente impossibile dato che ci stava sempre molto attento, e non certo solo con lei. Aveva cercato di riacquistare un minimo di calma.

- Come mai?- aveva chiesto, appurando che in bocca non aveva più nemmeno una goccia di saliva.

- Ho fatto delle analisi perché voglio cominciare a prendere la pillola. Niente di ché, devo solo ritirare i risultati e farli vedere alla mia dottoressa.- gli aveva risposto tranquillamente Jennifer, del resto era una cosa che l’avrebbe interessato, quindi perché non avrebbe dovuto informarlo subito, dato che chiedeva?

- Ah, ho capito.- aveva ribattuto Dominic che aveva ricominciato a sentire che il sangue cominciava nuovamente a circolargli. - Non ti preoccupare, per le dieci e mezza sei dove ti pare. Però andiamo, ok? Ho davvero fame!- le aveva detto incitandola ad alzarsi e a fare presto, con un sorriso un po’ tirato sulla faccia, del quale comunque lei non si era accorta.

Jennifer aveva annuito, Dominic velocemente si era alzato e si era avviato fuori da quella stanza, cosa che lei aveva apprezzato dato che le sarebbe toccato davvero quella volta alzarsi dal letto nuda davanti a lui.

Di fatto Dominic aveva semplicemente un bisogno urgente di bere, dopo quella smaltita si era scolato diversi bicchieri d’acqua uno dietro l’altro appena arrivato in cucina, tutti i liquidi corporei sembravano essergli come scappati via non si sa bene come.

Si era seduto al tavolo della cucina, aveva appoggiato le mani sulla superficie incominciando a respirare profondamente e dicendo, tra sé e sé: - Calmo… stai calmo… non è successo niente…-

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Capitolo 22
*** Doppia personalità ***


Nuova pagina 1

Buona settimana a tutti!

Torno a dirvi… ragà, mi fate scompisciare!

A fine storia raccoglierò i vostri pezzi migliori, me li stampo e me l’incollo tutti al muro, cioè, siete troppo ganze!

Questo è uno di quei capitoli pallosissimi che io definisco di raccordo…pieni di notiziole interessanti ma che, francamente, io trovo abbastanza noiosi! Per altro mi torna anche male, l’avrò riletto ottantaquattromila volte e continua a suonarmi pessimo…neanche Moon (grazie!!!!!) ha potuto aiutarmi per quanto è intorcinato! Sigh! Ci vogliono anche questi, portate pazienza!

Buona lettura, Mandy

 

Capitolo 22

Doppia personalità

 

Quel lunedì Jennifer era tornata al lavoro. Se le avessero chiesto quella cosa avrebbe negato, ma un po’ le era mancato aver spezzato la sua solita routine, quelle cose che faceva tutti i giorni e che ormai erano normali. Le sue colleghe erano state distaccatamente carine, si erano educatamente presentate quasi tutte alla sua postazione durante la mattinata per chiederle come stesse, ma Jennifer aveva chiaramente intuito che, la maggior parte, lo faceva proprio per circostanza. Aveva di gran lunga preferito quelle che avevano fatto finta di niente.

Il commercialista entrando quasi non l’aveva notata, solo quando Jennifer gli aveva detto buongiorno si era girato e l’aveva guardata notando che sul viso aveva ancora i segni dell’incidente.

- Ah, Jennifer, è tornata. Pensavo che l’avessimo persa. Come sta?-

Il tono che aveva usato era al solito abbastanza burbero, quell’uomo non sapeva essere gentile nemmeno quando avrebbe voluto, Jennifer gli aveva sorriso apprezzando almeno il tentativo.

- Sì, sono tornata, sto abbastanza bene. Grazie.-, gli rispose.

- Perfetto. Appena ha finito con la corrispondenza passi nel mio ufficio.-

Non appena si era chiuso la porta dietro Jennifer aveva sorriso nuovamente, pensando che non cambiava mai niente, e in fondo le stava bene così.

L’unico che era stato veramente felice di vederla, e Jennifer non ne dubitava in verità, era stato Martin, il fattorino che si preoccupava delle consegne al suo piano. Del resto era da quando lavorava lì che Jennifer gli piaceva, proprio perché non lo aveva mai trattato con sufficienza come facevano tante altre. Era un po’ giovane per lei e di certo non era proprio un tipo estremamente interessante a suo parere, questi erano i motivi per i quali, nonostante il fatto che le avesse chiesto più di una volta di prendere un caffè con lui, si era sempre gentilmente rifiutata. Però era carino, aveva sempre una parolina gentile ogni mattina e quel giorno in modo particolare era stato davvero felice di vederla, si era fermato un minuto in più del solito per farsi raccontare cosa le fosse successo di preciso, dato che nessuno aveva saputo dirglielo con esattezza. Per quanto aveva potuto Jennifer gli aveva fatto un rapido riassunto, sempre buttando un occhio alla porta del commercialista perché sapeva che se fosse uscito e l’avesse trovata a scambiare due chiacchiere con Martin di certo non le avrebbe detto niente, però le avrebbe gettato addosso uno di quei soliti sguardi di rimprovero, come per dirle che era tornata da un giorno e già perdeva tempo.

Quel fine settimana l’aveva passato a trasferirsi nuovamente a casa sua, tanto Dominic era occupato con il lavoro, così almeno le aveva detto; non che lei avesse qualche motivo plausibile per dubitare delle sue parole ovviamente.

Aveva passato quasi l’intero pomeriggio della domenica a casa della signora Doyle, alla quale aveva anche telefonato durante i giorni in cui era stata a casa di Patricia. Aveva già in programma di farlo, di fatto la cosa per lei era diventata necessaria quando aveva appreso da Dominic che la signora aveva chiesto notizie di lei. Avevano parlato di lui per un bel pezzo quel pomeriggio tra l’altro, la signora Doyle era rimasta molto incuriosita da questo giovanotto e aveva voluto sapere qualcosa. Poi in serata era passata a casa sua la vicina di pianerottolo, approfittando di un momento in cui i figli erano fuori con i nonni.

Anche l’abitudinario pranzo con Patricia era ripreso quel lunedì, anche con lei si era vista poco durante il fine settimana e durante quasi tutto il tempo che avevano passato insieme, Patricia le aveva sommariamente raccontato delle sue ultime uscite con Ethan. Dato che erano in un luogo pubblico non potevano certo parlare a voce alta, ma dato che Jennifer conosceva bene quale fosse la natura dei dubbi di Patricia, non avevano impiegato molto a comprendere che, durante quel fine settimana, non era successo niente di significativo sotto quel fronte.

- E’ più di un mese ormai, comincio a chiedermi cos’ha che non va…- aveva detto leggermente sconsolata.

- Ma non la devi mica buttare sul tragico. E se poi proprio non ti va di aspettare ancora fatti avanti tu.-

Patricia non si aspettava decisamente quel genere di consiglio da lei, aveva guardato Jennifer sorridendo maliziosa: - Da tutti mi aspettavo una cosa del genere, ma di sicuro non da te! Dì un po’, ultimamente che t’è preso?- aveva cominciato a parlare molto piano, avvicinandosi verso Jennifer. - Questa relazione con Dominic ti sta facendo male… la pillola, rimani a casa sua a dormire, dici alle amiche di buttarsi… mica che ti stai svegliando un po’?- le aveva detto ridacchiando. - Era l’ora, finalmente! Un applauso a Dominic!- aveva concluso sorridendole e battendo le mani senza fare rumore.

Jennifer pure era divertita, in verità non c’era niente di anomalo nel suo comportamento, il fatto che consigliasse a Patricia di farsi avanti non significava che lei nelle sue condizioni l’avrebbe fatto. Sotto quel punto di vista era stata sempre piuttosto ingenua e forse poco attraente, del resto questa era stata, tra le tante, una delle scuse addotte dal suo ex fidanzato che si era giustificato così del fatto che da mesi continuava a stare con lei e intanto si vedeva con un’altra, ignara anch’essa della sua doppia vita. Alla fine l’avevano piantato entrambe, tuttavia la peggio l’aveva indubbiamente avuta Jennifer, che si era chiusa ulteriormente dopo quella batosta.

- A proposito,- le aveva chiesto Patricia prima di rientrare a lavoro, - vi siete visti voi due durante il fine settimana?-

Jennifer fece segno di no con la testa. - E’ stato impegnato in questi giorni, cose di lavoro. Mi ha detto che mi chiama appena è un po’ più libero.-

Patricia era riuscita appena a nascondere il senso di disappunto che le dava quel fatto: quello durante il fine settimana, chissà come mai, aveva sempre da lavorare, la cosa era decisamente anomala. Si erano salutate ed entrambe tornarono al proprio lavoro senza aggiungere altro.

Jennifer a dire la verità era stata quasi sollevata che lui, dopo il giovedì sera non si fosse fatto più sentire. Le era mancato, questo era vero, ma in un certo senso avere un paio di giorni liberi le aveva fatto comodo. Aveva da pensare a parecchie cose, Patricia prendendola in giro su quella storia della pillola le aveva fatto venire in mente proprio che, al contrario di quello che si era proposta, in quei giorni non aveva nemmeno mai pensato a lei e Dominic.

Quella mattina che erano andati a fare colazione insieme l’aveva visto un po’ strano, come se avesse avuto voglia di andarsene via da lei il più in fretta possibile. Non era certo la prima volta che succedeva che lui si dimostrasse restio a stare con lei, quello che la preoccupava era che queste cose le lasciavano sempre l’amaro in bocca, che non andava via se non quando si rivedevano e lui ricominciava a comportarsi con lei in quel modo affettuoso che lo contraddistingueva sempre. Almeno fino alla mattina dopo.

A volte le sembrava di avere a che fare con due persone diverse, e non riusciva proprio a spiegarsi il perché. Anche il fatto che lei gli avesse detto che avrebbe cominciato a prendere la pillola sembrava non averlo minimamente toccato. Per altro si doveva ricordare assolutamente che, con la ricetta alla mano, doveva andare in farmacia a comprarsi quel medicinale, dato che quella mattina le era venuto il ciclo e doveva cominciare a prenderle, come la sua dottoressa le aveva spiegato, non appena fosse arrivato.

 

Dominic si era fatto sentire solo un paio di giorni dopo, e solo per scusarsi di aver avuto una serie di impegni improvvisi nei giorni che erano seguiti al loro ultimo incontro: uno si chiamava Penny, uno non se lo ricordava nemmeno come si chiamava, gli altri erano stati effettivamente lavoro. Nel frattempo aveva anche avuto l’occasione di incontrare nuovamente Susan, nel locale dove abitualmente, a meno di altre proposte allettanti, lui con Jonathan ed altri amici andavano a passare le loro serate. Era stata una cosa fugace, era stata lei ad attirare la sua attenzione, Dominic infatti aveva fatto finta di non averla vista  per due validi motivi: il primo era che temeva che Susan avrebbe detto a Jennifer che l’aveva visto in giro dopo qualche giorno che la ignorava volutamente, il secondo era che proprio non voleva averci a che fare. Quando si era avvicinata per salutarlo, Dominic aveva subito intuito che non c’era proprio niente da aver paura sull’eventualità che dicesse qualcosa a Jennifer, infatti Susan aveva cominciato a flirtare senza la benché minima vergogna, cosa che aveva suscitato la curiosità di Jonathan. Aveva avuto un’illuminante conversazione con l’amico dopo, durante la quale avevano entrambi convenuto che Susan era veramente una tipa della peggiore specie: per prima cosa non si faceva scrupolo praticamente di niente, poi era anche piuttosto prevedibile e grossolana nei suoi metodi di convincimento, anche se Dominic doveva ammettere che se le circostanze fossero state diverse, quei metodi avrebbero funzionato eccome.

Non era successo niente com’era ovvio che fosse, anche se Dominic non aveva saputo dirle un no perentorio come si era prefisso di fare, si era limitato a lasciare tutto sul vago e ad evitare ogni tentativo d’approccio che lei, con una ben limitata astuzia, inventava sul momento. A fine serata si era sentito un po’ in colpa, insomma, avrebbe dovuto dirle a chiare lettere che era decisamente il caso che se ne trovasse un altro, ma non era riuscito a farlo e nemmeno lui ne comprendeva il motivo. 

Poi il giorno seguente, spinto da non sapeva bene cosa, aveva chiamato Jennifer, sentiva che doveva e basta. Non avrebbe potuto chiederle di vedersi perché gli impegni di lavoro gliel’impedivano, ma almeno voleva sentirla e farle capire che, a comodo, a lei ci pensava ogni tanto.

Forse era per un lieve senso di colpa, che si era fatto sentire un’altra volta anche se in modo meno pronunciato delle volte precedenti, ma non era per via del fatto che si era visto con altre donne, più che altro era il discorso un po’ poco carino che aveva fatto su di lei con Jonathan.

Inutile che lo negasse, che Jennifer avesse quasi trentun anni l’aveva messo un po’ in confusione, e per giustificarsi quasi gli era venuta la bella idea di dire che non se l’immaginava così rincoglionita una di quell’età a Jonathan, il quale dapprima aveva riso fino alle lacrime cercando di immaginarsi la sua faccia quando lei gli aveva dato quella notizia, poi aveva asserito che la rincoglionitaggine non era un fattore legato all’età in certi soggetti.

- Alcuni sono storditi anche nell’utero materno!- aveva commentato, - Come del resto alcuni già nell’utero materno sono stronzi, non faccio nomi eh, ne conosco uno che comincia per D e finisce con ominic Monaghan…-

L’avevano presa a ridere, anche se Dominic, ripensandoci, doveva convenire che Jonathan a dire che era stronzo aveva ragione, tanto carino non era stato, soprattutto perché quelle cose di Jennifer non le pensava davvero.

Le aveva telefonato quindi, in pausa pranzo, e dopo nemmeno un minuto che parlava con lei, si era sentito anche peggio: Jennifer aveva sempre qualcosa di bello da dirgli, era sempre così carina con lui e non è che chiedesse niente in cambio. Gli andava e molto di vederla, anche se quel giorno era impegnato decise di farsi in quattro per finire presto e cercare di vedersi con lei.

- Se ci vedessimo sul tardi? Ti dispiace? E’ solo che mi va davvero tanto di vederti, è quasi una settimana che non ci vediamo.- le aveva detto sperando che lei accettasse.

Non aveva bisogno di ricordarle che il loro ultimo appuntamento risaliva ormai al giovedì precedente e, mentre quella telefonata andava avanti era l’ora di pranzo del mercoledì, Jennifer era con il telefono all’orecchio davanti a Patricia che stava finendo la sua insalata e cercava di farsi almeno un po’ gli affari suoi.

- Tardi quanto? Ho ricominciato a lavorare, ti ricordi vero?- gli aveva risposto in un tono che risultava appena un po’ scostante, Patricia si era girata appena nella sua direzione guardandola stupefatta.

- Certo che mi ricordo, non sono così smemorato!- le aveva risposto Dominic che aveva notato che Jennifer sembrava un po’ diversa adesso, da quando gli aveva ricordato che era una settimana che non la chiamava. - Non più tardi delle undici, credo. Anzi, veramente spero anche prima.- aveva aggiunto sperando di guadagnare qualche punto.

- Mi telefoni prima in ogni caso appena riesci a liberarti?-

- Sì, sì, certo, prima ti chiamo.- l’aveva rassicurata.

Quando Jennifer aveva chiuso la comunicazione Patricia era più incuriosita che mai, così Jennifer, suo malgrado, le aveva dovuto spiegare come mai era passata da un tono decisamente zuccheroso ad uno molto più serio.

- Pat, se dovessi dirti che sono contenta che mi snobbi per giornate intere sarei una bugiarda. Se cerco di contattarlo io ho sempre l’impressione che lo sto disturbando, se gli invio un messaggio scritto stai pur sicura che al mille per cento non mi risponde nemmeno morto. Io capisco che fa un lavoro particolare, non mi disturba non vederlo per giorni per via dei suoi impegni, quello che mi disturba è che m’ignori completamente. Insomma, io ormai pensavo che…-

- Che siete una coppia?- l’interruppe Patricia aiutando l’amica a concludere il concetto.

- Ecco… sì…- aveva detto titubante Jennifer, - anche se in verità non ne abbiamo mai parlato, dal modo in cui si comporta lui credevo di sì.-

- Dovresti provare a tirare fuori l’argomento, certe cose è meglio chiarirle, non credi?-

Jennifer si era fatta un po’ più cupa. - Pensi che sia facile? No, dimmi se pensi che lo sia!-

- Se lo fosse l’avresti già fatto, e probabilmente l’avrei fatto anch’io.- aveva risposto diventando un po’ più cupa anche lei. Ma la sua espressione era cambiata subito, aveva sorriso all’amica e aveva aggiunto:- Certo che prima sembrava che avessi una doppia personalità, mi hai fatto paura!-

Anche Jennifer le aveva sorriso:- Dottor Jekyll e Mr Hyde! Visto, siamo una gran bella coppia io e Dominic allora!-

 

***

 

Dominic alle nove e mezza quella sera aveva cominciato nervosamente a guardare l’orologio. Nessuno lo obbligava a stare a quella mostra ancora a lungo, aveva fatto la sua apparizione e diverse foto, il suo l’aveva fatto insomma. Penny, che era con lui, aveva cominciato a preoccuparsi nel vederlo così nervoso, era come se ci fosse qualcosa che lo tormentava. L’aveva lasciato un momento ed era andata a prendersi da bere, un acqua tonica per lei e poi si era fatta fare un gin tonic per lui, chiedendo al bar man di andarci giù pesante con il gin. Quindi, anche se lui aveva detto che non voleva niente, gliel’aveva porto e gli aveva detto:- Magari ti dai una calmata.-

Dominic l’aveva appena assaggiato facendo una smorfia, dato che il bar man aveva decisamente seguito il consiglio di Penny, gli era sembrato di bere un sorso di gin puro. Per altro era a stomaco vuoto, se avesse continuato a bere quella roba si sarebbe sentito male pur essendo fin troppo abituato a bere.

- Non è che sono agitato, è che mi voglio togliere dalle palle presto stasera, ho decisamente altri programmi.-

Penny gli aveva sorriso: - Che c’è, non si accontenta più del messaggino della buonanotte?- aveva affermato scherzando riferendosi a Jennifer.

- Nemmeno io se è per questo.- aveva ribattuto altrettanto sorridente Dominic, solo che il suo sorriso era leggermente malizioso, quasi che volesse darle a bere che era una cosa di sesso. Penny non era una scema, Dominic per altro le aveva parlato ancora di quella ragazza anche se in modo vago e lei aveva intuito che per lui doveva avere qualcosa di speciale, non fosse altro che per il fatto che ancora non si era stufato di vederla.

- Ci penso io, tu non ti preoccupare. Adesso vai a sederti da qualche parte e fai una faccia affranta, e recita come si deve una volta tanto!-

Dominic l’aveva guardata storto, ma sorridendo:- No, scusami, con questo che vorresti dire?-

- Zitto e fai come ti dico!-

Dominic non aveva potuto fare altro, ridacchiando aveva cercato un posto dove sedersi intuendo che Penny si sarebbe scusata per lui e avrebbe detto che lasciavano la festa decisamente contro la loro volontà perché lui non si sentiva bene. L’avevano già fatto altre volte, solo per motivi diversi. Come da copione qualcuno era venuto a salutarlo prodigandosi in grandi ringraziamenti per il suo intervento e per dire che erano molto dispiaciuti che non stesse bene, che speravano che non fosse niente di grave e altri vari bla bla tutti uguali che aveva già sentito.

Con Penny si erano avviati fuori più velocemente possibile, Dominic aveva insistito comunque per essere lui ad accompagnarla a casa anche se l’altra aveva detto tranquillamente che poteva prendere un taxi dato che lui aveva fretta. Non l’avrebbe fatto nemmeno prima di lasciare che tornasse a casa sola, ma dopo l’incidente di Jennifer era diventato ancora più attento a certe cose. Appena lasciata Penny davanti a casa sua ed aver aspettato che entrasse era andato via, telefonando a Jennifer come lei gli aveva chiesto.

 

Mancavano pochi minuti alle ventidue, Jennifer aveva intuito che doveva essere lui quando il suo cellulare aveva trillato, di certo non si aspettava altre telefonate. Dopo la conversazione che aveva avuto con Patricia era  stata per quasi tutto il giorno con addosso una specie d’ansia. Doveva cercare in qualsiasi modo di chiarire quei particolari che le sfuggivano con Dominic, doveva farlo o questa situazione avrebbe continuato a disturbarla e a non farla essere obiettiva.

Aveva risposto, lui dall’altra parte sembrava piuttosto soddisfatto di essere riuscito a liberarsi, Jennifer aveva finito per essere contagiata dal suo entusiasmo e si era messa ad aspettarlo più impaziente di prima. Era certa che lui sarebbe arrivato e che sarebbe stato fantastico per quella serata, che si sarebbe svegliata accanto a lui la mattina dopo e che si sarebbe sentita bene, appagata, felice… ma quanto sarebbe durata?

La doppia personalità era sempre in agguato, quanto avrebbe impiegato Dominic a mostrarsi con un’altra faccia?

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Capitolo 23
*** Incontri ravvicinati del gatto tipo ***


Nuova pagina 1

Capitolo direi più interessante oggi…anzi, direi che forse è uno dei più importanti questo ai fini dello sviluppo della storia. Spero che vi piaccia!

Buona lettura! Mandy

 

Capitolo 23

Incontri ravvicinati del “gatto” tipo

 

Jennifer stava aspettando Dominic con una certa dose d’apprensione addosso. Aveva cercato di entrare nello stato d’animo giusto che le avrebbe permesso di affrontare certe discussioni. Si era caricata in un certo senso, ripetendo a se stessa che era giusto che le cose fossero messe in chiaro: certo che temeva che Dominic non avrebbe apprezzato e che magari avrebbe potuto innervosirsi, lo sentiva estremamente probabile, ma era pur vero anche che lei non poteva continuare a non capire niente della situazione.

Avevano suonato al campanello, Jennifer si era avviata verso il citofono ripetendo a se stessa che doveva farlo per il suo bene, rispose e aprì mettendosi ad aspettare Dominic che stava salendo sulla porta. Era arrivato su abbastanza in fretta, doveva aver corso, infatti aveva il respiro appena un po’ più pesante del normale.

Aveva cominciato a sorriderle non appena l’aveva avuta sotto gli occhi, al primo gradino dell’ultima rampa di scale prima di arrivare al pianerottolo del quarto piano, Jennifer aveva appena alzato la mano facendogli un cenno di saluto e non aveva avuto il tempo nemmeno di metterla giù, dato che lui aveva salito velocemente anche quella rampa e l’aveva abbracciata forte, rimanendo fermo per qualche secondo.

Ecco, adesso diventava difficile. Quel gesto immediato e spontaneo aveva già da solo reso inutile buona parte del duro lavoro di auto convincimento che Jennifer aveva fatto su se stessa, dopo le parole che Dominic le aveva detto avevano concluso l’opera: sempre tenendola stretta con un braccio intorno alla vita, aveva spostato l’altra mano sul suo collo sfiorandoglielo leggermente, guardandola fissa negli occhi: - Non ho idea di come abbia fatto a starti lontano per tutti questi giorni…-

Non le aveva dato il tempo di rispondergli, l’aveva baciata, cosa che Jennifer alla fine dei conti aveva anche apprezzato, anche se con una punta d’amarezza. Se non era ancora convinta, mentre quel bacio andava avanti, capì definitivamente che quel discorso che aveva preparato non gliel’avrebbe fatto, almeno quella sera.

- Se non ne hai idea tu, non chiederlo a me!- gli aveva risposto quando si erano sciolti da quel bacio. Avevano riso, quindi si erano decisi ad entrare nell’appartamento, dato che fino a quel momento erano rimasti sulla porta. Per di più Sploffy li stava guardando incuriosito da un po’, forse chiedendosi perché Dominic era rimasto lì fuori invece di andare a grattarlo come faceva sempre; appena l’avevano notato entrambi si erano rimessi a ridere.

Quella sera a Jennifer era sembrato che Dominic fosse più stanco e più scocciato del solito. Non con lei, nei suoi confronti non era mai stato scostante o maleducato, piuttosto tutto il contrario; in genere non gli chiedeva mai il perché quando lo trovava di cattivo umore, solo che quella sera non aveva potuto farne a meno. In verità non gli aveva chiesto cosa non andasse, si era limitata a dirgli che lo vedeva stanco e un po’ strano. Dominic le aveva sorriso:- E’ che il mio lavoro mi piace, ma è contornato anche da una serie di impegni fastidiosi, che sono anche divertenti entro certi limiti, ma certe volte sono pesanti, è tutto un doversi mettere in mostra per farsi pubblicità. Bisogna essere un po’ ispirati, sennò è pesante… intendiamoci, stringi i denti e sorridi, c’è di molto peggio, però stasera non pensavo altro che all’ora in cui avrei potuto filarmela, non so se rendo l’idea.-

Jennifer aveva annuito e sorriso, quindi Dominic aveva ricominciato a parlare:- Ma non ho nessuna voglia di parlarne, piuttosto dimmi di te… pesante il tuo ritorno al lavoro?- aveva detto, chiedendole la prima cosa che gli era venuta in mente.

Come al solito avevano finito per passare un bel po’ di tempo a chiacchierare, per lo meno era stata Jennifer a farlo mentre Dominic l’ascoltava sorridendole e facendole qualche domanda ogni tanto. Dominic si perdeva in certi momenti nel pensare a quanto l’avrebbe preso in giro Jonathan se solo avesse potuto vedere com’era davvero con lei.

Si era stupito di se stesso per quell’uscita che aveva fatto sulla porta, le aveva chiesto come avesse fatto a passare ben sei giorni senza vederla, e la cosa preoccupante era che lo pensava seriamente. Se cominciava a riflettere su come si sentiva in quel momento e a paragonare il suo stato a quello di appena un paio d’ore prima, il motivo era facilmente intuibile.

Sploffy gli si era addormentato sulle ginocchia, respirava tranquillamente e sembrava essere notevolmente a suo agio. Jennifer mentre parlava con Dominic ogni tanto si fermava a guardarlo: non appena si erano seduti sul divano il gattone gli era andato incontro chiedendo attenzioni, Dominic gli aveva fatto una carezza e questo era bastato a far sì che si sentisse incoraggiato: con un balzo era salito sul divano e subito dopo sulle sue ginocchia, sistemandosi con cura e scatenando le risate di entrambi.

- Fai pure eh…- gli aveva detto sarcasticamente Dominic, a che Jennifer aveva cercato di farlo scendere.

- No, non ti preoccupare, non mi da fastidio.- aveva ribattuto lui, al quale quella situazione piaceva. Sploffy era un simpaticone e il fatto stesso di piacergli gli dava una certa soddisfazione.

Tuttavia dopo un po’ aveva cominciato a fargli caldo, gli sembrava di avere un termosifone sulle gambe e dato il caldo che faceva già normalmente, dato che erano i primi di giugno, la situazione aveva cominciato a non essere più tanto piacevole. Dominic aveva tentato di svegliarlo per farlo andare via, cosa che era risultata impossibile; alla fine l’aveva semplicemente preso di peso e appoggiato più piano possibile sulla poltrona accanto al divano. Sploffy non si era scomposto più del dovuto: si era ritrovato sulla poltrona e si era alzato in piedi, girandosi su se stesso e stiracchiandosi, quindi aveva sbadigliato e si era rimesso a dormire. Jennifer e Dominic l’avevano osservato divertiti.

- Che signor gatto… dove lo metti sta!- aveva commentato sempre con il sorriso sulle labbra Dominic, che poi si era osservato le ginocchia notando che il gatto gli aveva lasciato un evidente ricordo del suo passaggio.

- Ops… ho i pantaloni pelosi!- aveva commentato nuovamente, sempre divertito.

Jennifer l’aveva guardato per poi mettersi a ridere, poi si era alzata andando verso la cucina dicendo che andava a prendere una spazzola. Anche Dominic si era alzato e aveva fatto qualche passo nella direzione in cui andava lei, l’aveva vista attraversare a passetti veloci la distanza che separava il divano in soggiorno dalla porta della cucina, e qualcosa aveva attirato decisamente la sua attenzione, qualcosa che in verità l’attirava ogni qual volta si vedevano.

Indossava un vestito bianco e leggero, con dei disegnini sopra blu scuro, con una gonna lunga fino a poco sopra le ginocchia, leggermente stretto all’altezza del seno e scollato con delle spalline fini. Indubbiamente era già normalmente era un bello spettacolo a vedersi, quando si era alzata camminando velocemente e a piedi nudi, Dominic aveva notato che quel vestito era anche abbastanza trasparente, dato il colore e la leggerezza della stoffa di cui era fatto. Si era ritrovato a pensare che addosso ad un'altra avrebbe fatto ben un altro effetto, forse sarebbe stato più provocante o addirittura volgare, su Jennifer era una cosa fantastica, proprio perché non era una provocazione voluta.

Non ci aveva pensato razionalmente, si era alzato e le era andato dietro, quando aveva oltrepassato la porta della cucina Jennifer l’aveva guardato sorridendogli:- Che c’è?- gli aveva chiesto, mentre era intenta a cercare qualcosa in un cassetto.

Per un momento gli era preso il panico, avrebbe dovuto dirle che era stato attirato dal moto ondulatorio dei suoi fianchi sotto quel meraviglioso vestito? - Ehm…- aveva detto sulle prime un po’ incerto, - volevo solo sciacquarmi del mani, ho toccato il gatto fin’ora.- aveva detto alla fine.

Jennifer, che aveva smesso di guardarlo per tornare a cercare in quel cassetto gli aveva detto di fare come voleva. Si era avvicinato al lavello della cucina e si era tolto l’anello che portava al pollice e quello che portava al medio appoggiandoli sul tavolo, quindi aveva girato il rubinetto dell’acqua fredda e si era insaponato le mani, non riuscendo comunque a staccare gli occhi da Jennifer, che non poteva vederlo dato che gli dava le spalle. Continuando a rimirare quel sedere spettacolare, almeno per i suoi gusti, la sua mente era partita per la tangente, gli stavano passando diverse idee per la testa e doveva ammettere che ben poche erano ripetibili ad alta voce. Si stava asciugando le mani, Jennifer continuava a frugare in quel cassetto, aveva cominciato anche a sbuffare.

- Dove accidenti s’è cacciata quella spazzola di merda? - aveva detto a bassa voce tra sé e sé, anche se Dominic l’aveva sentita ugualmente e non era riuscito a trattenere una risatina.

- Jenny… posso mettere un po’ di musica?- le aveva chiesto mentre una di quelle idee stava prendendo sempre più piede nella sua testa.

- Sì, sì, fai pure, basta che non alzi troppo il volume.-

Dominic l’aveva rassicurata e si era diretto nel piccolo soggiorno, mettendosi a curiosare tra i cd di Jennifer. Era alla ricerca di qualcosa di particolare, stava scorrendo con il dito tutti i cd fino a che non aveva trovato una raccolta di Sting, pensando che quel sound era decisamente adatto. L’aveva inserito nello stereo e l’aveva avviato partendo da uno dei brani che conosceva, fin dalle prime note nella stanza c’era stata un’altra atmosfera; soddisfatto di aver raggiunto lo scopo era tornato a sedersi dove era prima, sperando che Jennifer non c’impiegasse troppo a tornare.

- L’avevo messa in un altro cassetto, quanto sono stordita!- aveva detto nemmeno un minuto dopo Jennifer, tornando velocemente come prima verso il divano. Si era fermata solo quando era stata davanti a lui. - Alzati un momentino, ti aiuto.-

- Ma t’immagini, posso farlo da solo!- aveva ribattuto Dominic tendendogli una mano per farsi dare quella spazzola, ma Jennifer ne aveva approfittato per prendergliela nel tentativo di farlo alzare.

- Dai, lascia, voglio aiutarti!- aveva ribattuto decisa, Dominic quindi aveva fatto come preferiva, lasciandola fare, anche se si sentiva leggermente imbarazzato doveva ammettere che quando Jennifer s’incaponiva nel prendere quell’atteggiamento quasi protettivo nei suoi confronti gli piaceva da morire.

Non ci aveva impiegato più di pochi secondi; per Dominic, che voleva fare ben altro in quel momento, erano stati anche troppi.

Jennifer si era alzata. - Ecco fatto! Vado a rimetterla…- stava dicendo, Dominic le aveva messo una mano sul braccio per fare in modo che non facesse nemmeno un passo, con l’altra mano libera le aveva preso la spazzola e l’aveva appoggiata sul tavolinetto che stava davanti a loro, per poi attirarla con un movimento deciso verso di se.

Jennifer aveva troncato la frase a metà, aveva sorriso e si era appoggiata a lui mettendogli un braccio attorno al collo e l’altro attorno alla vita. Si era issata sulle punte dei piedi e aveva appoggiato le sue labbra a quelle di Dominic, il bacio quella volta era stato un po’ meno tenero di quello che si erano scambiati appena era arrivato, era carico di una tensione passionale che Jennifer aveva subito recepito mentre le loro lingue si cercavano. Aveva fatto per staccarsi leggermente da lui per andare in camera da letto, ma Dominic per tutta risposta si era seduto nuovamente sul divano, continuando a tenerle le mani sui fianchi.

- Che fai?- gli aveva chiesto lei sorridente. Dominic non le aveva risposto, l’aveva attirata verso di lui in modo che fosse obbligata a salirgli sulle ginocchia. Jennifer era un po’ perplessa, glielo leggeva chiaramente in faccia e la cosa un po’ lo divertiva, ma non perché si divertisse cinicamente a vederla in difficoltà, solo che voleva farle superare un po’ di quell’imbarazzo che continuava a mantenere imperterrita nei suoi confronti, e non conosceva altro modo se non spingerla verso i suoi limiti.

Jennifer non aveva potuto fare altro che assecondarlo, anche se, mentre Dominic aveva cominciato a baciarle il collo scendendo gradualmente, non aveva potuto fare a meno che farsi prendere un po’ dal panico.

- Non è meglio se andiamo di là?- gli aveva chiesto ribadendo il concetto che lei avrebbe preferito fare l’amore nel suo letto, normalmente, come l’avevano sempre fatto.

Dominic aveva staccato le labbra dalla sua clavicola destra e l’aveva guardata. - Perché qui non si può?- aveva chiesto, però non dandole modo di rispondere, aveva appoggiato subito la mano sul suo collo e l’aveva baciata, non smettendo fino a che non l’aveva sentita rilassarsi gradualmente.

Era effettivamente impacciata in quella situazione, tuttavia Jennifer sentiva anche che gradualmente quel suo sentirsi “inadatta” stava lentamente andando via lasciando il posto a ben altre sensazioni, molto più piacevoli da assecondare. Quando Dominic aveva ricominciato a scendere a stuzzicarle con la lingua il collo, aveva deciso che non le importava niente, se lui preferiva potevano farlo anche lì, e se proprio doveva essere sincera fino in fondo quella situazione intrigava anche lei, sarebbe stata sicuramente un’esperienza interessante. Su una cosa però non voleva cedere.

- Vado a spegnere la luce.- gli aveva detto cercando di allontanarlo, Dominic non aveva minimamente allentato la presa su di lei, anzi, con il braccio che le teneva alla vita l’aveva stretta di più.

- Dominic, lasciami un momentino…-

- Non ci penso neanche…- gli aveva detto per tutta risposta lui, seguitando a fare quello in cui era impegnato. Jennifer aveva sorriso nervosamente.

- Dai, non scherzare, ci metto un momento…-

- Non sto scherzando Jenny!- le aveva risposto, prendendole il viso tra le mani e guardandola bene. Temeva forse di star esagerando un po’, non voleva che si sentisse troppo imbarazzata e sortire l’effetto contrario, sapeva che certe cose andavano fatte per gradi, o meglio ancora lo intuiva, dato che non gli era mai capitata una cosa simile fino a quel momento. L’aveva guardata un momento per sincerarsi che stesse bene e nel suo sguardo lesse che sì, indubbiamente si sentiva imbarazzata, ma che sarebbe bastato davvero poco per convincerla e per tranquillizzarla.

Jennifer non aveva detto niente in risposta, l’aveva guardato anche lei ma poi aveva voltato lo sguardo verso sinistra, evitando il suo.

- Jenny, guardami.-

Le piaceva da morire quando la chiamava così, la prima volta le aveva chiesto il permesso, Jennifer si era divertita perché Dominic proprio non si ricordava che l’aveva già chiamata così la sera che si erano conosciuti. Era l’unico che abbreviava il suo nome così tra le persone che attualmente frequentava, non il primo, ma ormai erano passati anni dall’ultima volta che si era sentita chiamare Jenny da qualcuno. Girò nuovamente gli occhi su di lui, cercando di sorridergli, e pensando che s’era proprio innamorata di lui, che probabilmente era stato così sin da quando l’aveva visto quella sera, anche se non lo conosceva e per giunta nelle condizioni non proprio ottimali in cui era. Ma che differenza poteva fare una luce accesa o spenta?

Nessuna.

Il suo sorriso si era allargato ed era diventato più deciso, gli aveva appoggiato entrambe le mani sulle spalle, vicino al collo, premendole leggermente, quindi si era avvicinata e l’aveva baciato.

La soddisfazione di Dominic in quel momento era arrivata al culmine, aveva risposto a quel bacio con slancio, deciso a fare in modo che quel momento fosse uno di quelli che sia lei che lui avrebbero ricordato per tutta la vita.

 

Dominic aveva sentito la sveglia di Jennifer, lei si era leggermente discostata da lui per spegnerla tornando subito a mettersi come era prima, quindi erano rimasti per una decina di minuti sotto le lenzuola, abbracciati, fino a che non era arrivata l’ora di alzarsi per lei.

Dominic si era assopito nuovamente, la sua attenzione era stata risvegliata solo quando aveva sentito qualcosa di leggermente umido sfiorargli il naso. Aveva sorriso, stava facendo uno di quegli strani sogni che si fanno nel dormiveglia e quella cosa era stata inglobata perfettamente nelle sue visioni.

Almeno fino a che qualcosa di peloso e che faceva le fusa gli si era strusciata contro la guancia. Di scatto aveva aperto gli occhi trovandosi Sploffy a nemmeno un centimetro di distanza.

Per poco non era morto dallo spavento, aveva lanciato una specie di grido che a sua volta aveva fatto spaventare Sploffy, facendolo letteralmente schizzare ed emettere un miao un po’ strano.

Jennifer, che aveva sentito quei rumori dal bagno, visto che era già vestita, era uscita subito per vedere cosa fosse successo, Dominic l’aveva guardata con aria semicolpevole.

- E’ colpa sua!- aveva esclamato indicando Sploffy che era sceso dal letto andandole incontro e strusciandosi contro le sue gambe. Jennifer rise, sapeva che Sploffy aveva l’abitudine di fare cose sopra le righe, del resto era il suo gatto e lo conosceva. Dominic le aveva sommariamente detto cosa fosse successo, si rammaricò di essersi persa la scena, doveva essere stato esilarante il momento in cui Dominic aveva aperto gli occhi.

Dato che ormai era sveglio, si era alzato e aveva proposto di andare a mangiare fuori: la sera prima, tanto aveva fretta di andare da lei che non aveva mangiato, e in quel momento ne sentiva decisamente il bisogno. Jennifer non aveva potuto accontentarlo, aveva i minuti contati, però gli aveva detto che potevano benissimo mangiare da lei. Avevano fatto colazione ed erano usciti insieme, incontrando la signora Doyle che dava l’acqua alle piante sul davanzale della finestra sul pianerottolo, entrambi l’avevano salutata cordialmente. Si erano lasciati prima di uscire in strada, dandosi appuntamento per quella sera.

Jennifer avrebbe contato i minuti, se non addirittura i secondi: dopo la notte appena trascorsa non poteva pensare nemmeno di stargli lontana per più di un’ora, sarebbe stata dura arrivare a quella sera.

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Capitolo 24
*** Spazzolino da denti, calzini e mutande ***


Nuova pagina 1

Quando ho cominciato a scrivere questa storia non vedevo l’ora di scrivere questo capitolo!

Per chi ha letto “Per colpa di Nessie” non risulterà nuovissimo come episodio!

Buona lettura a tutti! Mandy

Capitolo 24

Spazzolino da denti, calzini e mutande

 

Jennifer prima di aprire gli occhi aveva atteso qualche secondo. Dominic doveva aver tirato la tenda e tirato su la tapparella, anche ad occhi chiusi riusciva a capire se c’era luce nella sua stanza. Sentiva dei rumori strani, non ci volle molto per capire di cosa si trattasse. Mentre si stiracchiava riuscì a bofonchiare:- Dom… dimmi che non stai giocando con quell’arnese infernale…-

- Mi dispiace deluderti!- le aveva risposto lui tutto contento.

Jennifer quindi aveva aperto gli occhi e si era tirata leggermente su reggendosi sul suo gomito sinistro.

- Dominic, smettila! Mi sono appena svegliata, mi faccio spavento da sola!-

- Questo lascialo decidere al fotografo!- le aveva risposto lui, che stava accovacciato per terra sulle punte dei piedi davanti a lei, completamente nudo e in una condizione di equilibrio decisamente precaria. Quello che aveva in mano era il suo nuovo giocattolo, una macchinetta fotografica digitale che aveva comprato dopo diverso tempo che ci pensava. Non aveva fatto altro che studiare il suo funzionamento il giorno prima, aveva anche chiesto a lei di istallargli nel suo computer il programma per scaricare le foto, Jennifer se la cavava abbastanza con i computer dato che ci lavorava molto in ufficio. Non era certo perché non fosse capace di farlo da se che aveva chiesto a lei di farlo, era solo per una sorta di pigrizia mentale per la quale Dominic aveva sempre preferito che fossero gli altri a pensare a queste cose per lui. Dopo il lavoro era andata a casa sua un paio di giorni prima per fargli quel favore, anticipando di un paio d’ore l’appuntamento che già avevano.

- Se avessi immaginato che mi avresti rotto così le scatole non ti avrei istallato il programma, accidenti!- gli aveva detto riferendosi a quel giovedì pomeriggio.

- Ormai è tardi!-

Dominic si stava divertendo un sacco, ridacchiava soddisfatto del suo nuovo passatempo, ignorando volutamente che Jennifer si sentiva davvero in imbarazzo.

- Insomma Dom smettila!-

- Mi dispiace molto ma lei è la povera vittima che l’artista qui presente ha scelto per imparare a mettere a fuoco, quindi si rassegni!-

Jennifer sbuffò risentita, Dominic continuava a scattarle impietosamente foto con quell’aggeggio, esasperata non trovò niente di meglio da fare che prendere il cuscino e tirarglielo. Nel tentativo di evitarlo Dominic aveva perso l’equilibrio ed era caduto: non si era fatto niente, del resto era già praticamente per terra, aveva battuto una sonora sederata, la cosa l’aveva fatto scoppiare a ridere.

Era rimasto qualche minuto a terra non riuscendo a smettere, con Jennifer che stava nelle sue stesse condizioni, dopo un po’ gli faceva male lo stomaco per quanto aveva riso.

- Cazzo che botta di culo che ho battuto!- aveva esclamato quando era riuscito a smettere di ridere almeno un po’, si era messo seduto e aveva aspettato che anche Jennifer si calmasse, guardandola fingendo di essere offeso.

- Ridi eh, ridi pure… delle disgrazie altrui, mi hai fatto battere una culata per terra e te la ridi pure, essere insensibile che non sei altro!-

- Direi che ti sta bene! Così impari!- gli aveva risposto stando al gioco.

- Ah si, eh? Ora ti faccio vedere!- si era alzato e aveva tirato il cuscino nuovamente sul letto, aveva fatto il giro della stanza e si era infilato sotto le lenzuola, sempre con l’odiosa macchinetta in mano.

- Cos’hai intenzione di farmi, mentecatto che non sei altro?- gli aveva chiesto scherzosamente lei, che comunque non riusciva a non essere un po’ preoccupata.

Dominic non le aveva risposto, con fare sornione si era avvicinato a lei abbracciandola da dietro. Le aveva passato il braccio sinistro sotto il collo e aveva appoggiato la mano sulla spalla destra di lei, imprigionandola in quell’abbraccio. Le aveva spostato i capelli dal collo e aveva incominciato a darle una serie di baci sulla nuca, era un modo per distrarla estremamente efficace, Dominic aveva già capito da un po’ che quella era una cosa che le piaceva parecchio. Quando l’aveva sentita rilassarsi era tornato al piano iniziale: aveva steso davanti a loro e verso l’alto il braccio destro e aveva cominciato a scattare nuovamente delle foto che li ritraevano entrambi. Non appena Jennifer aveva sentito il primo “click” della macchina fotografica si era subito ribellata alla cosa.

- Ma non t’è passata ancora la voglia? Sei tremendo!-

- E te ne accorgi solo adesso?-

- Oggi sei peggio!- aveva ribattuto liberandosi del suo braccio, si era girata e gli aveva dato una spintarella per allontanarlo leggermente, mentre avevano ricominciato entrambi a ridere senza riuscire a smettere di fermarsi.

Dominic evidentemente ancora non aveva voglia di smettere di giocare, sembrava averla lasciata in pace per un momento, quando Jennifer meno se l’aspettava era tornato alla carica: l’aveva afferrata per le spalle costringendola a sdraiarsi sulla schiena, entrambi avevano ricominciato per l’ennesima volta a ridere, quindi Dominic si era messo in ginocchio a cavalcioni su di lei appoggiandole le mani sulle spalle e immobilizzandola un’altra volta.

- E adesso come la mettiamo?- le disse con un tono decisamente malizioso.

- Mh… vediamo…- gli rispose lei nello stesso tono che aveva usato lui, - Se sei carino con me potrei esserlo anch’io…-

- Mi sembra uno scambio equo, ma ti ricordo che mi hai fatto battere una sederata per terra nemmeno cinque minuti fa!-

- Oh poverino, vuoi un bacino sulla bua?- gli aveva risposto sorridendogli con fare furbetto.

- Eh sì, ti piacerebbe!-

- Non credere che baciarti il sedere sia la mia massima aspirazione!-

Dominic era scoppiato a ridere, se pensava che nemmeno tre giorni prima non l’aveva nemmeno mai vista nuda sotto la luce e invece in quel momento stavano scherzando insieme in quella situazione decisamente particolare, con Jennifer che sembrava del tutto a suo agio con se stessa, non poteva crederci. Dopo aver smesso di ridere era rimasto con il sorriso sulle labbra a guardarla per qualche secondo, poi aveva subito riacquistato la sua verve, aveva fulmineamente staccato una mano dalla spalla di Jennifer sporgendosi sul comodino alla sua sinistra dove aveva momentaneamente appoggiato la macchinetta. Jennifer aveva cominciato a preoccuparsi seriamente.

- Non ci pensare neanche…- gli aveva intimato. Aveva cercato di riprendere il lenzuolo e coprirsi, ma Dominic ci si era appoggiato sopra e anche tirandolo riusciva a ricavarne abbastanza appena per coprirsi l’ombellico. Non le teneva più le mani sulle spalle, tuttavia standole seduto addosso non le permetteva neanche di sfuggirgli.

- Perché no? Non l’hai mai visto un film che si chiama Blow Up?-

- No, non l’ho visto, ma che diavolo c’entra?-

- Te lo spiego subito fiorellino di campo… allora, è un film degli anni sessanta, c’era questo fotografo di moda di successo che un giorno scatta casualmente delle foto in un parco di Londra e poi, quando le sviluppa fa degli ingrandimenti e crede di vedere un cadavere nascosto sotto un cespuglio. Questa cosa lo intrippa talmente tanto che quella notte dopo aver sviluppato quelle foto torna in quel parco a vedere se trova il cadavere ma il cadavere non c’è… fondamentalmente a me e te della trama non c’importa una pippa in ogni modo, perché ci interessa solo il motivo per cui quel film ha fatto tanto scalpore quando è uscito.-

Dato che Dominic non accennava a scattare Jennifer si decise a farlo continuare a parlare:- Perché ha fatto scalpore?- gli chiese.

- Perché questo fotografo, che poi era David Hammings nel film, ad un certo punto durante un servizio fotografico si mette a cavalcioni ad una delle donne più scheletriche che mi sia mai capitato di vedere e comincia a farle delle foto. Tutti a dire oh mio Dio, sembrava che scopassero…- aveva detto usando una vocina scema che aveva fatto ridere Jennifer. - Da qui nasce lo scalpore. E’ una scena che a vederla adesso, con le porcate che fanno nei film oggi come oggi, ti viene pure da ridere.-

- E dove vorresti arrivare?- aveva chiesto Jennifer un po’ perplessa.

Dominic aveva sorriso, quindi aveva spostato lo sguardo sulla macchinetta, osservando tutti quei tasti molti dei quali ancora non sapeva minimamente a cosa servissero. - Mi piacerebbe rifarla un po’ più hard quella scena…- aveva detto, mettendosela davanti all’occhio destro.

Jennifer si era istintivamente coperta il seno con le braccia. - Sei un deficiente! Non t’azzardare a farlo!-

Dominic aveva già cominciato a scattare, Jennifer però quella volta non era intenzionata a lasciargli fare come voleva, insomma, a tutto c’era un limite.

- E dai, fammi contento, fatti fare un paio di foto, tanto rimangono tra noi!-

- Ma non me ne frega un benemerito cazzo se rimangono fra noi, finiscila!-

Era finita che Dominic aveva smesso solo quando Jennifer lo aveva minacciato di un calcio a parti notoriamente delicate; aveva alzato le braccia e con un’espressione più ridicola che mai aveva esclamato: - Se mi minacci Lillo e le sue amichette mi arrendo, sia mai!-

Jennifer era scoppiata a ridere, sia per quello che aveva detto che per come l’aveva detto. Una cosa era certa, avrebbe potuto stare per una giornata a guardarlo, con tutte le smorfie che riusciva a fare non si sarebbe annoiata, anzi, era più che certa che sarebbe stata a ridere la maggior parte del tempo.

Quando entrambi avevano smesso di ridere, Dominic aveva spento la macchinetta e si era sporto nuovamente per riappoggiarla dove l’aveva presa prima. Non si era spostato dalla posizione che aveva preso, si era leggermente chinato su Jennifer che, solo quando era stata completamente sicura che quella macchinetta era uscita fuori gioco, aveva spostato le braccia per passargliele attorno al collo, attirandolo verso di se. Si erano baciati piuttosto a lungo, fino a che non si erano fermati per un momento, sorridendosi.

- Comunque, buongiorno, eh…- le aveva detto Dominic, pensando che quella mattina non si erano nemmeno salutati, avevano subito attaccato con quel giochetto.

- Buongiorno anche a te.- gli aveva risposto tranquillamente Jennifer.

Avevano finito per passare l’intera mattinata a letto alzandosi quasi a mezzogiorno. Jennifer ci era rimasta un po’ male quando lui aveva dovuto andarsene poco dopo aver pranzato, quel giorno aveva diversi impegni di lavoro, era la sera in cui avrebbero registrato i Movie Awards e aveva diverse cose da fare.

- E poi non posso nemmeno lavarmi i denti finché sto qua, - si era lamentato bonariamente ad un certo punto, - bisognerà che se continuo a rimanere qui a dormire mi porti uno spazzolino da denti. Ti dispiace?-

- No che non mi dispiace, perché dovrebbe dispiacermi?- gli aveva risposto lei sorridendogli. - Anzi, se vuoi ne ho uno nuovo, puoi usare quello se vuoi.-

Dominic le aveva sorriso e le aveva dato un bacio ringraziandola, quindi Jennifer si era alzata e si era avviata in bagno per prendergli quello spazzolino, che Dominic era stato abbastanza contento di usare subito.

Quando aveva fatto per andarsene sulla porta, tra un bacio e un altro Dominic le aveva chiesto una cosa che non solo l’aveva sicuramente spiazzata, ma l’aveva anche resa abbastanza felice.

- Se non ti scoccia, posso lasciare qui anche un po’ di biancheria di ricambio? Mi sentirei più a mio agio. Sai qualche paio di calzini, qualche paio di mutande… roba così.- le aveva detto con un’espressione ridicolissima sulla faccia per poi sorriderle.

Jennifer gli aveva sorriso a sua volta. - Certo che puoi, domani ti faccio un po’ di spazio.-

Quando Dominic se n’era andato mancava poco alle tre del pomeriggio. Jennifer si era messa a rassettare un po’ casa sua dato che ancora non l’aveva fatto. Aveva acceso lo stereo e si era messa ad ascoltare la radio come faceva sempre, le pulizie quel giorno le erano sembrate anche meno noiose del solito.

Se avesse dovuto dare un limite alla felicità che stava provando in quel momento non ce l’avrebbe proprio fatta, era una cosa che proprio era impossibile. Parimenti non riusciva a trovare parole adatte per descrivere quanto trovasse Dominic straordinario.

Aveva telefonato a Patricia per salutarla dato che non si erano più sentite dal giorno prima a pranzo. Le era sembrata tranquilla e rilassata, Jennifer pensò che le cose per la sua amica forse stavano andando per il meglio. Avevano deciso di vedersi per fare una passeggiata insieme quel pomeriggio, in serata sarebbe stata impegnata con Ethan.

Patricia si era un po’ dispiaciuta che Jennifer sarebbe stata sola di sabato sera, l’aveva invitata a bere una cosa con lei ed Ethan perché proprio non le andava l’idea di saperla a casa ad annoiarsi, ma l’altra aveva rifiutato con decisione, pur apprezzando il bel gesto.

Passare un sabato sera a guardarsi un film del resto non le dispiaceva affatto, anzi, le andava di starsene tranquilla per un po’ e di farsi una bella dormita. Magari avrebbe cercato quel famoso Blow Up al videonoleggio, tanto per vedere di cosa si trattasse.

 

Dominic non era arrivato nemmeno in fondo alle scale del palazzo dove abitava Jennifer che aveva cominciato a pensare di essere completamente e definitivamente rincoglionito. Il suo stato mentale di quel periodo lo metteva decisamente sull’attenti, veramente, gli sembrava di star diventando una specie di maniaco affetto dalla doppia personalità, e la cosa per lui era davvero, ma davvero preoccupante. Come gli era saltato per la testa di chiedere a Jennifer se poteva lasciare delle cose da lei? Ma era impazzito?

Lasciare degli effetti personali a casa di una donna era il primo passo che significava ho una relazione seria. La sola idea lo ripugnava! Per non parlare del fatto che così facendo rischiava di darle dei segnali sbagliati, e questo non era bello.

Ripensandoci però era sempre in tempo a non farla una cosa del genere. In ogni modo si ritrovava già con uno spazzolino da denti a casa di Jennifer, il prossimo passo erano le chiavi di casa?

Orrore, orrore e ancora orrore!, pensò mentre era arrivato a casa sua e si era infilato sotto la doccia. Mentre con gli occhi chiusi stava sotto al getto d’acqua e il sapone gli scivolava addosso, era stato colto da un’intuizione improvvisa e fulminante, di quelle che ogni tanto lo coglievano a tradimento quando meno se l’aspettava. Forse era un po’ tardi per preoccuparsi se Jennifer avesse pensato che per lui quella storia fosse più di una relazione divertente e che avrebbe sicuramente avuto un termine. Il modo nel quale si comportava con lui dimostrava chiaramente che era successo.

- Cazzo!- aveva esclamato a voce alta, sia per l’illuminazione sia perché, nella disattenzione, si era lasciato scivolare del sapone negli occhi.

Cercando di sciacquarsi abbondantemente aveva pensato che era arrivata decisamente l’ora di chiudere con lei, le si era affezionato e non voleva crearle dei problemi. Aveva già deciso che per qualche giorno non si sarebbe fatto sentire, coerentemente al suo progetto l’aveva fatto, ma quando era arrivato al lunedì aveva intuito che non aveva nessuna voglia di smettere di vederla, anzi, le mancava già un bel po’. S’impose di aspettare, non era normale quella reazione per lui e doveva almeno cercare di combatterla un po’.

Di raccontare anche sommariamente a Jonathan cosa gli passava per la testa non aveva la benché minima voglia, sarebbe stato come offrirgli su un piatto d’argento l’occasione per sfotterlo; certo, lo sapeva che Jonathan non lo faceva davvero per cattiveria, ma non gli andava di parlargli di questa storia e questo era quanto. Aveva pensato a Penny come possibile confidente in quel momento, ma quando era stato lì per chiamarla ci aveva ripensato.

Insomma, aveva un bel grattacapo per la testa e doveva sbrogliarsela da solo, una volta tanto.

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Capitolo 25
*** Febbre da soap ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti!

Ho notato giusto ieri sera che quella scena di “Blow Up” che ho citato nel capitolo di ieri l’hanno sfruttata per una pubblicità di un orologio: un fotografo che sale addosso alla modella, solo che nella pubblicità lui le fotografa l’orologio e lei s’arrabbia pure! Vabbè… era così per dire!

Buona lettura, Mandy

 

Capitolo 25

Febbre da Soap

 

Dominic quel martedì aveva pranzato da Jonathan, era andato a casa dell’amico verso mezzogiorno, dato che per quella mattina erano entrambi liberi. Dopo aver mangiato si erano messi nel soggiorno a guardare distrattamente la televisione, fino a che al padrone di casa non era presa un’improvvisa folgorazione e aveva afferrato il telecomando cambiando canale.

- Ora ti faccio vedere una cosa che quando abbiamo finito mi ringrazierai!-

Erano più o meno le due e mezza del pomeriggio, Jonathan aveva messo su una tv locale, era un canale che nella zona di Los Angeles e dintorni riscuoteva molto successo. C’era la pubblicità in quel momento, ma dopo pochi minuti era cominciata una soap opera che, già dal titolo prometteva di essere una stronzata colossale.

- Ma che minchiata è? - aveva chiesto leggendolo ad alta voce Dominic. - Amore a Santa Monica? Ma ti sei rincoglionito?-

- E non rompere, aspetta e fidati!-

Dominic aveva fatto una smorfia, quindi non aveva aggiunto altro, si era messo a guardare scettico fino a che non era finita la stupida sigla ed era cominciata la soap vera e propria. Ambienti patinati, dialoghi idioti, sceneggiatura da celebrolesi.

- Jonathan, ma bisogna durarla a lungo?-

L’altro accanto a lui ridacchiava, comunque sembrava seguire con un po’ d’interesse la cosa.

E poi eccola, aveva fatto la sua entrata trionfale Susan infilata in un camice bianco candido, faceva molto dottoressa. Dominic cominciò a ridere appresso all’amico.

- Che cazzo, me lo potevi dire subito, pensavo che ti fosse presa la sindrome da casalinga frustrata!-

- Mi ci sono imbattuto per caso la settimana scorsa, sulle prime non ci capivo niente, poi mi sono fatto raccontare la trama da mia zia che la segue da anni. Insomma, è intrigante quando ci entri dentro. Le soap sono una specie di droga, quando entri nella storia non puoi più smettere.-

- Ti sei rincoglionito!- commentò Dominic divertito, sembrava che Jonathan fosse davvero preso dalla cosa.

- Ma tu non hai idea di cosa s’inventano!- aveva esclamato l’altro. - Allora, il personaggio di Susan è entrato da sei mesi, è la nuova donna di uno dei quattro figli di un industriale, intorno alla loro famiglia ruota l’intera faccenda. Praticamente è successo che uno di questi figli è un medico che è partito per il Perù per andare a lavorare in un campo profughi dove vaccinano i bambini, anche Susan è un medico e il figlio con cui lei s’è accompagnata invece è un cinico senza scrupoli. Insomma, il medico è tornato dal Perù perché s’è preso una malattia, e guarda caso Susan è proprio nel reparto dell’ospedale che si occupa di malattie infettive e mi pare ovvio che con questo fratello più, come dire, impegnato nel sociale, ci si trova molto meglio che con quello cinico. Insomma, sono tre settimane che cincischiano e da un momento all’altro pare che la dottoressina curerà il malato con qualcosa di più che una punturina ogni tanto, ma sai come sono i tempi da soap, ci sta che ci mettano altri sei mesi per dichiararsi e farsi una scopata.-

- Mh, interessante…- aveva commentato Dominic, per poi fare una pausa riflettendo su un piccolo particolare:- Un campo profughi in Perù? Ma profughi di che?-

- E che ne so io!- aveva ribattuto l’altro.

Si erano messi a ridere un’altra volta, poi nuovamente a seguire. Intanto erano entrati in scena altri personaggi e Jonathan aveva spiegato a Dominic chi fossero: alla fine tra corna, scambi di coppie, figli di dubbia paternità, rigiri vari e cose al limite dell’immaginabile Dominic era talmente tanto confuso che non ci si raccapezzava più.

E poi il momento topico, Susan era andata a ritirare le analisi del fratello impegnato nel sociale.  

Nella puntata precedente si era solo avviata a prenderle, nel leggerle finalmente in questa che stavano vedendo, aveva messo su uno sguardo da mucca che stava per essere mandata al macello, una cosa davvero disgustosa. Dominic aveva cominciato a ridere.

- Oh mio Dio, era come immaginavo…- Susan aveva fatto una pausa ad effetto portandosi una mano alla bocca enfaticamente, - E’ molto più grave del previsto, e io non posso fare niente per lui!-

Era scoppiata a piangere, Dominic e Jonathan a ridere come due deficienti, la puntata si era conclusa sull’immagine di lei in lacrime, mentre passavano i titoli di coda avevano continuato a ridere senza potersi fermare. Quella telenovela era veramente oscena, quelle brasiliane avevano più dignità.

- Ma tu non sai che lui praticamente si è già dichiarato!- stava commentando pochi minuti dopo Jonathan.

- Ma no, davvero?- aveva chiesto interessato Dominic.

- Sì, un giorno mentre lei gli misurava la pressione, saranno state due o tre puntate fa, lui l’ha guardata negli occhi e le ha detto che lui era sfortunato, che tutte le volte che s’innamora di una donna non può averla. -

- Che sfortuna, eh?- aveva detto Dominic con un’espressione delusa sul viso.

- Eh sì, sono davvero fatti l’uno per l’altra, è triste quando ci sono certi impedimenti.- aveva ribattuto l’altro annuendo, con la stessa aria delusa.

Ad un certo punto i due avevano smesso di fissare il vuoto con quell’espressione e si erano guardati, vergognandosi leggermente. Dominic aveva assunto un tono di voce anche più profondo del solito:- Bella fica Susan, eh?-

L’altro aveva fatto anche lui in modo di parlare in modo più mascolino possibile:- Porca vacca, lo puoi dire forte…-

- M’immagino come dev’essere a letto.-

- Una roba allucinante. Dovresti provare.-

- Eh, una botta mica mi dispiacerebbe, ma francamente mi sentirei in colpa per il medico con la malattia peruviana!-

Erano scoppiati a ridere entrambi.

- Oh, ma prima sembravamo due casalinghe che non trombano da vent’anni!- aveva aggiunto Dominic.

- Le soap intrippano Dom. Ora, in tutta sincerità, dimmi se adesso non sei curioso di sapere se se la tromba!- aveva ribattuto Jonathan convinto.

- Cazzo si, sono curioso…- aveva dovuto ammettere suo malgrado l’altro. - Oh, se la guardi poi me lo racconti!-

- Ci puoi scommettere le palle che la guardo! E poi ti dico tutto!-

Altro momento di imbarazzante silenzio, i due si erano guardati e avevano riassunto una postura da uomini duri.

- Guardiamo un po’ che fanno sul canale di sport…- aveva aggiunto Jonathan riprendendo in mano il telecomando e cercando qualcosa da vedere che fosse un po’ più mascolino. - Ti va una birra?-

Dominic aveva annuito con fare da duro, serrando le labbra e riducendo gli occhi a due fessure, mentre in televisione stavano trasmettendo un incontro di boxe del quale, in fin di conti, non fregava niente a nessuno.

 

Dopo una giornata di tira e molla a pensare se chiamarla o meno, Dominic aveva deciso che non avrebbe chiamato Jennifer perché era evidente che aveva ancora bisogno di prendersi una boccata d’aria. Di certo non aveva nemmeno voglia di rimanersene a casa sua, ad una certa ora aveva chiamato Jonathan per sapere dove fosse.

- Dom, guarda, ti avverto, stasera c’è anche Jodie.-

Per un momento Dominic era rimasto in silenzio, poi aveva osservato:- E che differenza fa?-

- Se non fa differenza per te, figuriamoci per me. Allora ti aspettiamo?-

Dopo la risposta affermativa, si erano dati un appuntamento, Dominic aveva passato il tempo che mancava ad uscire cercando di rintracciare Billy senza successo. Si erano scambiati un paio di e-mail dopo l’ultima volta che si erano sentiti, Billy gli faceva sapere che stava tutto sommato bene e che sarebbe stato a Los Angeles per i primi venti giorni circa del mese. Che sarebbe stato a Los Angeles per tutto quel periodo gli faceva anche piacere, sul fatto che stesse bene aveva qualche dubbio: Billy pretendeva di fregarlo, se non lo chiamava era perché era evidente che non avesse voglia di sentirlo, o non poteva proprio e non certo per impegni che non gli lasciavano il tempo. Sperò che gli passasse presto, in ogni caso avrebbe avuto la possibilità di fargliela passare lui, aveva già in mente un programmino niente male a cui sottoporre l’amico una volta arrivato a Los Angeles, si sarebbe scordato la bancaria in cinque minuti.

 

Erano andati nel solito locale, Dominic era arrivato leggermente più tardi degli altri. Si era seduto al tavolo con Jonathan ed altra gente, il resto della compagnia non l’aveva vista. Aveva scorto Ethan da lontano, nel marasma generale però l’altro non aveva visto lui. Non che avesse fretta di salutarlo, certo, di fatto c’era anche rimasto male nel vedere che era lì. Ma non faceva coppia fissa con quell’amica di Jennifer? Questo appunto gli precludeva anche interessanti sviluppi della serata, dato che avrebbe potuto spifferare qualcosa. Di Jodie per il momento nemmeno l’ombra, a dire la verità era anche leggermente preoccupato per la sua presenza: non sapeva come salutarla, era un po’ dispiaciuto ancora per quello che era successo e avrebbe voluto dirle qualcosa che l’avesse fatta stare meglio, ma probabilmente non c’era niente che avrebbe potuto farla stare meglio, specialmente se detto da lui.

Era già al secondo cuba libre quando l’aveva vista non lontano da dove era seduto, in compagnia di altre sue amiche. Stava parlando anche con Ethan, questo fu il motivo che lo bloccò lì seduto per il momento: come minimo voleva salutarla, o avrebbe fatto la figura del codardo che si vergognava delle sue azioni. Insomma, non che ne andasse fiero, ma non aveva proprio niente da nascondere o di cui vergognarsi. Aspettò che si separassero, quando l’aveva vista avvicinarsi al bar si era alzato in fretta e l’aveva raggiunta, facendo in modo che il loro incontro sembrasse casuale si mise al bancone e ordinò anche lui da bere. Jodie non l’aveva visto, Dominic si era discretamente avvicinato e l’aveva salutata, lei gli aveva sorriso timidamente rispondendo al saluto, di fatto era contenta che lui l’avesse fatto.

Nonostante tutti i discorsi che aveva fatto con Ethan, Jodie era rimasta pressoché sulle sue posizioni. Anzi, se si poteva ne aveva pensate anche di peggio: per lei Dominic, la mattina che si erano svegliati insieme, aveva solo avuto paura di quello che poteva nascere tra loro. Non era evidentemente abituato ad avere accanto qualcuna che fosse seriamente interessata a lui e la cosa sul momento l’aveva spiazzato da morire. Jodie provava anche un grande dispiacere: tutte quelle storie di sesso di una notte, per lei era evidente che Dominic scambiava l’atto sessuale per una dimostrazione d’affetto, chissà cosa cercava ogni volta, ma non poteva trovare in nessuna di quelle donne quello che avrebbe potuto dargli lei.

Il fatto che lui quella sera fosse andato da lei per salutarla l’aveva fatta ben sperare: si era accorto che aveva sbagliato e voleva rimediare.

- Come stai?- le aveva chiesto Dominic dopo che lei gli aveva sorriso.

- Bene, sto bene. Tu piuttosto?-

- Non c’è male nemmeno per me.-

Era seguito un momento di silenzio, Dominic aveva cominciato a bere dal suo bicchiere e Jodie anche sembrava essersi distratta un attimo. Stava aspettando che lui le dicesse qualcosa, ma Dominic non accennava a dirle niente.

- Hai lavorato tanto ultimamente?-

- Non più del dovuto. Tu?-

- Normale, come sempre.-

Altro momento di silenzio, Dominic aveva pensato che adesso, fatto il suo dovere, era ora di tornarsene  al suo tavolo, stava per salutarla di nuovo quando Jodie fece una mossa che non si aspettava e che lo mise decisamente di cattivo umore. Gli aveva appoggiato una mano sull’avambraccio e poi gli aveva parlato seriamente:- Io e te dovremmo parlare di quello che è successo Dom, perché non posso pensare che ti ho lasciato così quella mattina. Mi sono arrabbiata e invece avrei dovuto capirti.-

Dominic l’aveva guardata incredulo. E dire che pensava di essere stato chiaro.

- Jodie, scusami ma proprio non ti capisco.- le aveva detto asciutto.

- Immaginavo che mi avresti risposto così. Non devi stare sulla difensiva con me, io non sono come tutte le altre, non me ne andrò via e non me ne fregherò di te, su questo puoi contarci.-

Dominic cominciava ad intuire cosa le stesse passando per la testa. Da una parte gli veniva da ridere perché quella situazione era proprio ridicola, dall’altra era decisamente contrariato.

- Guarda, veramente credo che ci siamo proprio fraintesi.-

- Insomma smettila di stare sulla difensiva una buona volta!- aveva ribattuto lei con impeto e spostando la mano dall’avambraccio alla spalla. - Non ti chiedo altro che di vederci un po’, di frequentarci.- aveva fatto una pausa enfatica accarezzandogli la spalla. - Io ci tengo a te.-

Dominic non ce l’aveva proprio fatta, più gentilmente possibile le aveva fatto togliere quella mano che imperterrita Jodie gli teneva addosso e aveva cercato tranquillamente di spiegarle le sue ragioni.

- Tu hai travisato e non poco quello che è successo, credo di aver sbagliato a essere venuto a salutarti…-

- Tu sei venuto a salutarmi perché lo sai che ci tengo a te, anche se non vuoi ammetterlo perché hai paura!- gli aveva detto lei interrompendolo. Poi era stata zitta aspettando una sua reazione, che era stata del tutto differente da quella che si aspettava.

- Tu hai il vizziaccio di non far parlare gli altri, se stai zitta per cinque miseri minuti forse riesco a spiegarti che io non ho proprio paura di niente, che con te ho fatto una delle cazzate peggiori degli ultimi tempi perché non eri proprio il tipo da scopata e che l’unica giustificazione che ho è che ero ubriaco fradicio anche se la cosa non mi assolve e per altro non mi ricordo nemmeno che diavolo abbiamo fatto e come siamo finiti a casa mia, pensa un po’ tu. Tutto quello che pensi sono favole che ti racconti e se sono venuto a salutarti stasera l’ho fatto per educazione e non certo per incoraggiarti a salvarmi dalla mia presunta paura dell’amore, che per altro esiste solo nella tua testa.-

Immediatamente si dette dell’idiota, l’espressione di Jodie si era fatta triste, sembrava che stesse per scoppiare a piangere da un momento all’altro. Decisamente si era fatto prendere troppo dalla rabbia del momento e aveva usato un tono decisamente sbagliato.

- Scusami, sono stato uno stronzo.- aveva aggiunto cambiando atteggiamento, si stava sentendo in colpa, anche se forse aveva fatto bene a dirle in modo molto diretto come stavano le cose, forse era proprio quello di cui Jodie aveva bisogno.

Lei stava stoicamente cercando di mantenersi calma, gli si leggeva in faccia che però calma non lo era proprio per niente. - No, non preoccuparti. La cretina sono stata io.-

- Ma non sei una cretina, hai solo visto qualcosa che non c’è, e credimi mi dispiace…-

Jodie si era girata ed era andata via, non dandogli il tempo di finire la frase, Dominic l’aveva vista sparire tra la folla e non l’aveva più incontrata nuovamente.

- Che serata di merda!- bofonchiò tra sé e sé, quindi aveva preso il suo bicchiere e aveva fatto per tornare al tavolo da Jonathan. Qualcuno l’aveva preso per un braccio trattenendolo.

Dominic si era girato e non aveva potuto fare a meno che snocciolare una litania di parolacce dentro alla sua testa, quella serata sembrava volgere sempre in peggio. La grande attrice di soap opera stava davanti a lui sbattendogli le tette in faccia e ammiccando.

- Chi si vede…- le aveva detto poco convinto, alzando un po’ lo sguardo per guardarla in faccia.

- Visto le fortunate coincidenze della vita? Bisognerebbe sfruttarle, no?-

Ecco, appunto, ci mancava solo questa maiala in calore! aveva pensato, tuttavia aveva cercato di essere educato e ci aveva parlato per qualche minuto, solo che dato il rumore avevano dovuto farlo parlandosi direttamente nelle orecchie, e Susan non aveva certo perso l’occasione di fare la stronza. Aveva anche bevuto dal suo bicchiere curandosi di appoggiarci bene la lingua sopra, uno spettacolo raccapricciante a vedersi.

Non avrebbe mai detto che sarebbe stato possibile, ma quando aveva visto Ethan andare verso di lui con passo deciso era stato quasi contento che l’altro l’avrebbe salvato da quella situazione. Almeno era stato contento fino a che non aveva intuito che Ethan era arrabbiatissimo con lui e per un motivo che lui conosceva fin troppo bene. Si era congedato da Susan che si era raccomandata che lui non se ne andasse senza salutarla, quindi aveva cominciato a parlare con Ethan.

Dire che era su di giri per quanto era arrabbiato era poco, quando aveva visto Jodie in lacrime e si era fatto spiegare il perché, gli era arrivato il sangue alla testa nel sentirlo. Ma era mai possibile che Dominic dovesse sortire quell’effetto in lei? Una volta tanto voleva mettere i puntini sulle i, gli sembrava dovuto a quel punto. L’unico problema era che Dominic non era certo nello stato d’animo adatto a sopportare quella strigliata, da Ethan poi, che non era certo uno che si potesse permettere di fargliela.

Era andata a finire che erano volate parole un po’ grosse, e che prima che se ne accorgesse Jonathan, se ne’era invece accorto uno degli uomini della sicurezza che era intervenuto per paura che sfociasse tutto in una rissa.

Di fatto non erano stati buttati fuori dal locale perché c’era coinvolto Dominic, di certo non sarebbe convenuto alla gestione che una persona del suo calibro, che per altro frequentava molto spesso quel posto, non si fosse più presentata per un episodio che ai suoi occhi avrebbe potuto risultare come un affronto in piena regola. Inutile dire che Ethan fosse rimasto immensamente innervosito da questo particolare. Se li avessero buttati fuori entrambi sarebbe stato meglio, almeno Dominic avrebbe avuto un trattamento normale, invece che sempre quel trattamento con i guanti che gli era dovuto solo perché era famoso, ma che non si meritava affatto.

Dominic aveva rassicurato il buttafuori che sarebbe finita lì, e quest’ultimo si era prodigato in mille scuse per averlo disturbato. 

Neanche a dirlo Dominic aveva subito tolto le tende senza salutare nessuno, era passato al guardaroba e si era ripreso la giacca per poi andarsene via di corsa. Era di pessimo umore e gli ronzavano in testa le parole di Jodie, non sapeva nemmeno lui perché.

Ma quanto sono belle le serate casalinghe, pensò. Cominciava a sentirne la nostalgia.

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Capitolo 26
*** Inutili prese di coscienza ***


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Buona lettura! Mandy

Capitolo 26

Inutili prese di coscienza

 

Di tornare a casa Dominic non aveva la minima voglia. Non rendendosi conto che effettivamente lo stava facendo si era diretto verso casa di Jennifer e aveva cercato parcheggio quanto più vicino potesse a casa sua. Non si era fermato a riflettere sul fatto che mancasse poco più di un quarto d’ora alla mezzanotte, lo fece e basta: si diresse spedito verso il portone e suonò al citofono.

Gli rispose almeno un minuto dopo una voce leggermente assonnata. - Chi è?- aveva detto Jennifer dall’altra parte, un po’ scocciata.

- Jenny, scusami…-

Lo riconobbe subito, del resto non è che ci volesse molto.

- …sono Dominic.-

- Hey…- gli aveva detto cambiando decisamente il tono della voce, - Vieni su.-

Dal sabato mattina non si erano più visti né sentiti e Jennifer quella volta si era imposta di non preoccuparsi e di non prenderla male, per non incappare in certe situazioni del resto le bastava chiudere gli occhi e ricordarsi come erano stati l’ultima volta insieme, non poteva essere arrabbiata con una persona che la faceva sentire così.

Era arrivato al pianerottolo, Jennifer al primo sguardo aveva subito intuito che ci fosse qualcosa che non andava. Dominic aveva un’espressione decisamente crucciata che veniva fuori in tutta la sua prepotenza, anche se cercava di fare finta di niente. Appena era stato davanti a lei le aveva sorriso mentre la raggiungeva, l’aveva abbracciata e le aveva chiesto nuovamente scusa per quell’improvvisata a quell’ora decisamente tarda.

- Mi andava talmente tanto di vederti che non ho resistito. E poi una volta mi avevi detto che potevo farlo, così ho preso la palla al balzo.-

Jennifer capì che se era lì, a quell’ora e di quell’umore decisamente contrariato, anche se nei suoi confronti era sempre così carino, era perché aveva davvero bisogno di stare con lei. Chissà quale poteva essere la causa di quello stato d’animo, mentre ancora lui la teneva tra le braccia gli aveva appoggiato una mano sulla nuca e l’aveva sentito molto teso. In verità non le interessava poi molto il motivo, l’unica cosa che le importava era fare qualcosa per lui.

- Hai fatto bene, dai entriamo.- l’aveva incitato spostandosi dalla porta per lasciarlo passare.

Anche Sploffy si era alzato per controllare chi fosse arrivato a quella strana ora, appena aveva visto Dominic gli era andato incontro e gli si era strusciato contro le gambe. Dominic gli aveva fatto una carezza, ma a dirla tutta non era molto in vena di fare le coccole a Sploffy. Gli animali sono più sensibili dell’uomo in certe situazioni, è come se avvertissero nell’aria certe vibrazioni: dopo quella carezza il gattone si era voltato ed era tornato a dormire.

- Ti ho svegliata, vero?- le chiese mentre Jennifer stava chiudendo nuovamente la porta, sentendosi leggermente in colpa.

- No, ancora non stavo dormendo. Ero già a buon punto, ma non preoccuparti, davvero. Mi fa piacere che sei qui.-

- Era meglio se ti chiamavo prima, scusami, sono un deficiente.- aveva ribattuto Dominic, che più stava in quella situazione e più si sentiva, per l’appunto, un deficiente.

Jennifer si era avvicinata a lui appoggiandogli entrambe le mani sul collo, quindi aveva parlato con un tono di voce più rassicurante possibile, dato che cominciava a notare che Dominic era in uno stato psicologico piuttosto debole. Mai come in quel momento aveva sentito così forte da parte sua quella richiesta di accettazione e protezione.

- Non ti preoccupare, va benissimo. Sono contenta che sei qua, hai fatto bene a venire.-.

Detto questo si era tirata su sulle punte dei piedi e gli aveva dato un bacio, Dominic l’aveva assecondata stringendole le braccia attorno alla schiena e premendola contro di sé. In effetti, se anche non ci aveva riflettuto, sapeva perché aveva avuto quel bisogno improvviso e del tutto non controllabile di andare da lei. Era arrivato da nemmeno un minuto, ma già percepiva il suo umore cambiare, si sentiva bene, e se anche era dispiaciuto di averla infastidita era convinto che quella fosse stata la cosa migliore che poteva fare. Tuttavia non poteva rimanere lì, quando quel bacio era finito le aveva sorriso.

- Grazie, ma adesso me ne vado, vorrai tornare a letto e io ti sto infastidendo.-

In effetti Jennifer era stanca e aveva bisogno di dormire, ma non voleva affatto che Dominic andasse via.

- Non devi andartene. Puoi dormire qui, se vuoi.-

La proposta era indubbiamente allettante, Dominic accettò, anche se gli sembrava una cosa lì per lì un tantino strana. Era stupido, non era certo la prima volta che dormivano insieme, forse era la situazione che era strana, o forse solo il suo umore.

Jennifer, una volta tornata in camera da letto, si era tolta la maglietta un po’ grande che aveva messo per andare ad aprire la porta ed era rimasta con addosso solo le mutandine e una canottiera molto leggera, Dominic era rimasto un momento sulla porta del bagno a guardarla mentre si rimetteva sotto il lenzuolo, poi si era deciso a chiudere la porta e a sbrigarsi ad andare a dormire pure lui.

Non aveva acceso la luce per andare a letto, ormai poteva dire di conoscere abbastanza bene quella casa e la stanza da letto di Jennifer, senza difficoltà si era messo sotto il lenzuolo e le si era avvicinato. Non l’aveva nemmeno toccata, era stata lei ad abbracciarlo, cosa che gli fece intuire che doveva aver colto il suo stato d’animo. Dopo qualche secondo di silenzio Jennifer gli chiese anche cosa ci fosse che non andava, ma Dominic si limitò a risponderle che in quel momento non c’era proprio niente che non andasse.

Se anche avesse potuto e voluto dirle cosa fosse successo del resto le avrebbe mentito, perché non sapeva nemmeno lui cosa fosse che non andava. Sicuramente la discussione di quella sera, sia quella con Jodie che quella con Ethan, non l’avevano ben predisposto, ma non era quello ad averlo maggiormente crucciato. Si sentiva irrequieto, sentiva che c’era qualcosa che non tornava e della quale ignorava la natura: non sapeva se fosse qualcosa che gli mancava, se fosse qualcosa che doveva fare o che rimpiangeva di aver fatto. Non riusciva a capire. Stare lì con lei aveva un effetto calmante e quasi lenitivo sul suo animo.

Jennifer capì che non voleva parlarne e non lo forzò a farlo, le bastava sentirlo più sereno. Erano rimasti stretti per un po’ ancora prima che il sonno gli vincesse entrambi.

 

Solita sveglia, un quarto alle sette del mattino. Durante quella notte sia Dominic che Jennifer si erano gradualmente sciolti da quell’abbraccio nel quale si erano addormentati e ognuno aveva dormito nella sua metà del letto, dato il caldo che faceva. Solo durante quei dieci minuti in cui Jennifer dopo il fastidioso richiamo era rimasta a letto si erano riavvicinati. Senza dire niente, ad occhi chiusi e ancora piuttosto addormentati, si erano accostati l’uno all’altro e Dominic aveva passato il braccio destro sulle spalle di Jennifer, facendo in modo che si appoggiasse contro la sua spalla. Le aveva dato un bacio sulla fronte, poi entrambi erano rimasti fermi per qualche minuto, fino a che lei non si era alzata entrando in bagno.

Faceva davvero caldo, per altro la mattina Jennifer aveva il sole puntato direttamente sulla parete della sua stanza da letto. Anche se era ancora presto già la temperatura estiva si faceva sentire, si era infilata sotto la doccia e aveva aperto il getto dell’acqua posizionando il miscelatore in modo che l’acqua non risultasse troppo calda, a mano a mano che si abituava al fresco diminuiva sempre leggermente la temperatura. Si era asciugata e messa qualcosa addosso lasciandosi i capelli leggermente umidi. Si sentiva benissimo e allegra, nonostante il fatto che quella giornata al lavoro non sarebbe stata una passeggiata. Il commercialista aspettava dei clienti importanti e Jennifer sapeva che sarebbe stato più burbero del solito, ma in quel momento era sicuramente una cosa che passava in secondo piano: si sentiva bene e al di là della porta c’era Dominic, i pensieri negativi almeno per un po’ non l’avrebbero toccata.

Quando era uscita dal bagno l’aveva guardato per un attimo, era disteso supino e teneva un braccio sotto il cuscino, sembrava essersi riaddormentato. Appena aveva richiuso la porta del bagno, Dominic aveva alzato una mano facendole un cenno di saluto, rimanendo per il resto immobile e con gli occhi chiusi. Jennifer rise, l’aveva trovato decisamente divertente.  Per un momento era salita nuovamente sul letto e gli aveva dato un po’ fastidio, sortendo l’effetto di farlo svegliare del tutto e di invogliarlo a rispondere a quei dispetti. Del resto, tra loro due, più che a Jennifer l’indole dispettosa apparteneva a Dominic, era praticamente scontato che avrebbe risposto alla provocazione. Jennifer tuttavia si era allontanata presto, non voleva rischiare di fare tardi, così si era rimessa in piedi avviandosi verso la cucina, a sbrigare tutte le incombenze della mattina. Stava dando la colazione ad un affamatissimo Sploffy, quando Dominic l’aveva raggiunta in cucina.

- Jenny, - le aveva detto un po’ incerto, - Vorrei fare una doccia, posso?-

Jennifer si era alzata da terra sorridendogli divertita. - Che fai, me lo chiedi? Certo che puoi!-

Dominic le sorrise di rimando, effettivamente dato il tipo di rapporto che c’era tra loro non c’era alcun bisogno di chiedere il permesso, però gli era venuto di farlo. Jennifer gli aveva indicato dove avrebbe potuto prendere un asciugamano pulito ed era tornata alle sue incombenze.

Dopo aver sistemato Sploffy era tornata in camera sua per finire di asciugarsi i capelli, se li era momentaneamente legati in una coda di cavallo e aveva cominciato a rassettare anche la sua stanza. Aveva appena finito di rifare il letto quando Dominic era uscito dal bagno con l’asciugamano intorno ai fianchi e con i capelli che ancora gocciolavano. Anche se il letto era già rifatto si era seduto per un momento ai piedi e aveva assunto un’espressione strana, come se non sapesse cosa fare. Jennifer l’aveva osservato per qualche secondo sorridendo sulla porta, lui non sembrava essersi accorto della cosa. Le faceva venire in mente un sacco di cose con su quell’espressione: le faceva tenerezza, era buffo, mentre lo guardava non aveva potuto togliersi il sorrisino scemo dalla faccia. Solo quando lui l’aveva notata e l’aveva guardata rispondendo al suo sorriso, si era decisa a prendere un altro asciugamano dall’armadio e a mettersi seduta dietro a lui. Dapprima si era messa in ginocchio dietro alla sua schiena, subito però aveva steso le gambe facendole aderire a quelle di Dominic: aveva incominciato ad asciugarlo partendo dalla schiena e risalendo verso l’alto per poi passare ad asciugargli i capelli.

Dominic non aveva detto niente, semplicemente si era goduto quelle attenzioni non richieste, apprezzandole molto proprio in quanto spontanee. Non che ci fosse amore almeno da parte sua, però gli piaceva da morire quel rapporto perché ne aveva bisogno, come la sera prima aveva chiaramente percepito.  Aveva bisogno che ci fosse qualcuna come Jennifer che gli volesse sinceramente bene, che fosse affettuosa con lui e che lo accogliesse a braccia aperte sempre e comunque, cercando di capirlo senza asfissiarlo troppo. Lei era diversa da ogni singola donna che c’era stata fin da quando la sua vita era cambiata: diversa ovviamente da quelle che erano entrate a far parte della sua vita per una notte, diversa da quelle che duravano un po’ di più, diversa anche da quelle con cui aveva provato seriamente a stare, abbagliato da qualcosa che poi gli veniva sempre negato, che non c’era.

Lei era Jennifer. Semplicemente Jennifer.

Una a cui non sembrava importare un fico secco di chi lui fosse e di come vivesse, alla quale non interessava minimamente farsi vedere con lui o della sua posizione sociale, dei suoi soldi e della sua fama, qualcuna per la quale lui era solo Dominic, e basta. A Jennifer interessava solo stare con lui, era tanto che non provava simili cose e in quel momento gli era stato chiaro più che mai che la verità era che aveva bisogno di lei, quasi disperatamente. Jennifer era ormai l’unica cosa che lo legava alla realtà, l’ultima cosa che gli desse un senso di stabilità. Il solo pensiero di avere Jennifer gli dava la sensazione di avere una casa, un punto fisso a cui fare riferimento quando sentiva che tutto il suo mondo diventava talmente frivolo e al contempo opprimente da togliergli il fiato. Il resto era confusione.

Mentre questi pensieri gli attraversavano la mente aveva appoggiato la sua schiena contro il petto di Jennifer, che intanto aveva smesso di asciugarlo e l’aveva abbracciato passandogli il braccio destro davanti al collo e il braccio sinistro sotto il suo sinistro, continuando con dolcezza ad accarezzargli una spalla. Aveva appoggiato la testa sulla spalla di lei buttandola leggermente indietro.

- Sei pensieroso stamattina, sei sempre giù?- gli aveva chiesto improvvisamente.

Dominic le aveva sorriso scuotendo la testa leggermente. Lei non chiedeva cosa avesse, non era una che pretendeva di sapere cosa gli passasse per la testa. Voleva solo sapere se stesse bene, questo era ciò che davvero le interessava.

Istintivamente aveva sollevato la mano destra e con il dorso leggermente le aveva sfiorato una guancia per poi scendere sul suo collo e risalire, ripetendo il percorso variandolo appena.

Jennifer aveva stretto ancora di più la presa con il braccio sinistro, quasi che volesse spingerlo ancora di più verso di sé. Era probabilmente un particolare insignificante, tuttavia aveva cambiato leggermente le cose per lui, che aveva istintivamente girato la testa cominciando a sfiorarle il collo con le labbra. Jennifer aveva assecondato i suoi movimenti, altrettanto coinvolta da quella situazione, poi aveva lasciato che si sciogliesse per un momento dal suo abbraccio, il tempo necessario che Dominic aveva impiegato per girarsi e far cadere a terra l’asciugamano che ancora aveva in vita. L’aveva fatta sdraiare e si era messo su un fianco accanto a lei, baciandola mentre con una mano s’insinuava sotto la sua maglietta, raggiungendo velocemente il suo seno destro e cominciando a giocare con le dita sul suo capezzolo, sentendola reagire ad ogni suo minimo tocco, come del resto lui reagiva ai suoi.

Gli piaceva da morire sentirla mentre inarcava la schiena e i suoi tocchi su di lui si facevano meno lenti e più decisi, cercava sempre di prestare la massima attenzione ad ogni minima reazione e non solo per reagire di conseguenza, anche solo per il semplice fatto che voleva sempre cogliere il massimo da quelle esperienze con lei: ogni minimo cambiamento, ogni variazione dell’espressione del suo viso, non voleva perdersi niente.

Gli piaceva farla stare bene. Aveva capito sin dall’inizio che tipo fosse, aveva avuto la sensazione che nessuno l’avesse mai messa di fronte alle sue potenzialità e che lei si fosse in qualche modo sempre frenata nell’esprimersi, reprimendo la sua sessualità come se fosse qualcosa di cui vergognarsi. Più andavano avanti con la loro relazione e più Dominic si rendeva conto che, piano, Jennifer si apriva sempre di più e lui lo percepiva quasi come se fosse un regalo che lei gli stava facendo.

E poi, quello che gli piaceva più di qualsiasi altra cosa, era quel preciso istante in cui tutto finiva e la sentiva improvvisamente rilassarsi contro di lui, quel momento in cui il battito accelerato del cuore si confondeva con il respiro appena un po’ più pesante, quando erano assaliti entrambi da quel misto di spossatezza e appagamento che provavano mentre erano ancora allacciati l’uno all’altra. Durava pochi secondi, in assoluto il momento più piacevole che Dominic viveva sempre con Jennifer.

Anche quella volta era stato così; dopo erano rimasti per qualche minuto abbracciati a godersi il momento, almeno fino a che Jennifer, ricordatasi improvvisamente che esisteva una sciocchezzuola chiamata tempo, si era appena girata verso il suo comodino ed era trasalita.

- Che c’è?- aveva chiesto Dominic allarmato.

- Porca vacca, mancano venti minuti alle nove! Se arrivo tardi oggi quello mi fa licenziare!-

Si era alzata di scatto dirigendosi velocemente verso il bagno, Dominic anche si era alzato e aveva cominciato a vestirsi, quindi aveva abbassato la tapparella e accostato la finestra della stanza, immaginando che lei nella fretta avrebbe perso tempo a fare quelle cose.

Quando era uscita dal bagno si era diretta di corsa all’armadio tirando fuori un vestito leggero grigio chiaro, senza bisogno che lei gli chiedesse niente Dominic aveva aspettato che l’avesse indossato per tirarle su tempestivamente la cerniera, analogamente, mentre lei si allacciava il sandalo destro lui le aveva allacciato il sinistro.

Non si era truccata nemmeno, aveva preso delle cose dalla toletta e le aveva messe nella borsa.

Erano usciti di corsa e avevano fatto le scale di fretta, arrivati fuori dal palazzo Dominic l’aveva convinta a farsi accompagnare da lui dato che aveva la macchina lì davanti mentre invece lei chissà dove e che, in quel modo, non avrebbe perso tempo a parcheggiare. Si era fatto spiegare dove lavorasse ed era partito; l’aveva guardata un momento appena distogliendo per un secondo gli occhi dalla strada e non aveva potuto fare a meno di sorridere. Con l’ausilio dello specchietto che era sul parasole si era data una truccatina veloce, a Dominic questa cosa sembrò assolutamente divertente.

Aveva accostato per un momento in doppia fila per farla scendere davanti agli uffici, prima di scendere dalla sua auto Jennifer gli aveva buttato rapidamente le braccia al collo e l’aveva baciato lasciandogli evidenti segni del rossetto che aveva appena messo. Si era messa a ridere e aveva tentato di togliergliene un po’ con il pollice, poi era scappata.

Trafelata aveva raggiunto la sua postazione alle nove e due minuti spaccati. Il commercialista non era arrivato per fortuna, sorrise tra sé e sé mentre riprendeva fiato dopo la corsa folle che aveva fatto. Era più che certa che quel sorriso non se lo sarebbe più tolto dalla faccia per tutta la mattina.

 

Dominic era tornato a casa sua più o meno con lo stesso sorrisino sulla faccia, questo però non significava che l’aver preso coscienza della natura del suo rapporto con Jennifer gli avesse aperto nuovi orizzonti, tutt’altro. Di fatto non era cambiato proprio niente per lui.

Era intenzionato a godersi la cosa fino a che sarebbe stato possibile, poi, quando sarebbe diventato inevitabile, avrebbe chiuso. Cercava di scacciare dalla sua testa i pensieri che si susseguivano uno dietro l’altro sul fatto che era decisamente ingiusto da parte sua portare avanti quel rapporto così come stava facendo. Sapeva benissimo di essere estremamente egoista, che quella situazione nei confronti di Jennifer era disonesta: la stava illudendo deliberatamente di star provando dei sentimenti che non provava, si comportava come se fosse normale, per uno che non è intenzionato ad una storia a lungo termine, atteggiarsi come faceva con lei.

Però non poteva farne a meno, come non riusciva a decidersi a chiudere prima che fosse troppo tardi. Nel qual caso avesse ancora avuto qualche dubbio era già troppo tardi, anche se si girava stoicamente dall’altra parte davanti a certi evidenti segni, aveva intuito che Jennifer doveva essersi innamorata di lui.

Gli dispiaceva che fosse così, da una parte tuttavia era contento che lei fosse molto coinvolta.

Le aveva promesso che sarebbe andata a riprenderla dopo il lavoro dato che era senza macchina, cercò di organizzarsi la giornata in modo da riuscire a tener fede alla parola data, quindi aveva allontanato ogni pensiero gli fosse venuto in mente sulla faccenda: finché non ci pensava e si diceva che, in fondo, a lei non aveva mai promesso niente, la sua coscienza rimaneva in silenzio.

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Capitolo 27
*** Verità? No, grazie ***


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Salve a tutti!

Ultimo capitolo della settimana e bastonata tra capo e collo… leggendo capirete il perché!

Stavolta l’incasinatura, specialmente sul finire del capitolo, è voluta, mi sembrava che rendesse meglio lo stato psicologico del personaggio. Se poi ho fatto una strullata me lo direte voi con le vostre impressioni!

Volevo ringraziare, oltre che a tutti coloro che mi leggono e mi recensiscono sempre (siete veramente rassicuranti, grazie mille!), l’ultima persona che mi ha recensito, Sarish…grazie mille! Caspita, mi sento parecchio sotto esame quando qualcuno mi dice che sta leggendo anche i miei vecchi lavori, brrrr! Speriamo siano di tuo gradimento.

Buona domenica a tutti, Mandy!

 

 

Capitolo 27

Verità? No, grazie

 

La sera successiva Ethan era ancora molto arrabbiato per quello che era successo con Dominic. Fin da quando era andato a prenderla, Patricia aveva notato che era piuttosto strano e non c’era voluto molto perché lui lo ammettesse. Non avrebbe voluto discutere di quella faccenda, soprattutto con lei, di fatto però aveva anche bisogno di scaricarsi parlandone un po’. Ovviamente con Jonathan non aveva potuto farlo, con Jodie ancora meno dato che era stata lei a piangere sulla sua spalla per l’ennesima volta: alla fine tutta quell’ansia accumulata era uscita nel momento meno opportuno, e se anche Ethan aveva provato a lasciare fuori le scappatelle di Dominic da quella storia, alla fine era uscito tutto, sortendo un effetto decisamente liberatorio su di lui. Aveva finito per non risparmiarsi, facendo un resoconto abbastanza dettagliato dei normali costumi sessuali di Dominic, tanto da far capire molte cose a Patricia, la quale in ogni modo, avendo intuito già da se determinate cose, l’aveva fortemente incitato a parlargliene.

- Ecco, mi hai estorto tutto, per lo meno tutto quello d’importante che hai da sapere sulla faccenda.- le aveva detto, finendo per parlare di cose che, in fondo, con il suo malumore non avevano niente a che fare.

Patricia era in uno stato d’animo veramente strano: da una parte era piena di rabbia verso Dominic, dall’altra era così dispiaciuta per Jennifer che quasi le veniva da piangere se solo si soffermava a pensare a quanto la sua amica fosse presa da quella storia. Specialmente pensando all’ultima conversazione che aveva avuto con lei all’ora di pranzo, era stata assalita da uno sconforto pressoché totale.

Jennifer era arrivata di corsa al loro abituale appuntamento, il commercialista quel giorno doveva averle davvero rotto le scatole per averle fatto fare tanto tardi. A pranzo aveva mangiato quasi per due, Patricia l’aveva guardata un po’ stranita e l’altra, sorridendole sorniona si era giustificata dicendole:- Non ho mangiato a colazione, ho una fame terribile. E’ che proprio non ho avuto il tempo di mangiare stamattina…- il sorrisetto sornione si era trasformato in qualcosa di più malizioso, così Patricia, incuriosita, si era fatta raccontare a grandi linee cosa fosse successo.

- Non è per questo in particolare… è tutta la situazione che è fantastica. Credo che non mi sia mai successo di incontrare una persona come Dominic.- le aveva detto in conclusione con aria sognante. Improvvisamente si era fatta un po’ più seria e aveva ricominciato a parlare:- Ci sono dei punti oscuri, certo. Non è che lui parli mai molto, a dirtela tutta ci sono tante cose che vorrei sapere di lui e che non ho mai avuto occasione di chiedergli, ma penso proprio che sia il problema minore, credo che avrò sicuramente il tempo di chiedergli quello che voglio.-

Aveva taciuto di nuovo, fissando per un momento il piatto, poi verso destra in un punto imprecisato, non aveva potuto evitare di sorridere nuovamente. - Sono innamorata di lui Pat, è un sacco di tempo che non mi sento così! E’ una sensazione indescrivibile, come se in questo momento potessi affrontare tutto e tutti, mi sento forte e… bene… sì, mi sento benissimo!-

L’aveva sempre pensato di fatto, sin dalle prime volte che aveva cominciato a vederlo, ma era la prima volta che Jennifer ammetteva ad alta voce e davanti a qualcun altro che era innamorata di Dominic, e la cosa rappresentava sicuramente un passo decisivo, Patricia l’aveva intuito precisamente.

Dopo quella specie di confessione l’aveva guardata sorridente, era felice per lei. Aveva sempre avuto le sue perplessità, ma mai come in quel momento era stata convinta che si sbagliava, che doveva assolutamente essersi sbagliata.

E invece alla fine risultava che lei aveva visto giustissimo per quanto riguardava le strane sparizioni di Dominic, come allo stesso modo aveva visto bene che nel suo modo di porsi iniziale c’era qualcosa che non la convinceva.

Tutta questa situazione la metteva in una posizione decisamente scomoda. Da una parte avrebbe voluto dire tutto a Jennifer, per farle capire con che razza di persona si stava vedendo, dall’altra temeva che dirle la verità avrebbe significato incrinare la loro amicizia pesantemente. Per quanto riguardava Susan non si era stupita di sapere che stava tampinando Dominic ad ogni occasione possibile, anzi, se l’immaginava che l’avrebbe fatto dopo quella sera che Dominic era venuto a casa sua a prendere Jennifer. Aveva tuttavia deciso che avrebbe taciuto, anche se si faceva una gran violenza a farlo. Parlare con Jennifer alla fine poteva significare fare anche peggio, e non voleva che ciò accadesse. 

Quello che più la infastidiva era il modo in cui Dominic si era sempre comportato con Jennifer, sia per come ne parlava l’amica, sia per quello che lei stessa aveva visto con i suoi occhi. Indubbiamente era un tipo un po’ sopra le righe, ma con lei era stato sempre carino, gentile, premuroso, affettuoso: insomma, un concentrato delle migliori doti che un uomo possa tirare fuori con una donna.

La stava prendendo in giro, e nemmeno poco. Tutte quelle balle sul lavoro che lo impegnava, quelle foto delle Hawaii che Jennifer aveva voluto platealmente ignorare: se i suoi calcoli erano giusti, e lo erano, Dominic doveva essere andato a letto con l’amica di Ethan quella sera che aveva portato il gatto a Jennifer, si ricordava come se fossero passati nemmeno cinque minuti che al suo invito a cena lui aveva risposto no, che aveva dieci minuti e poi avrebbe dovuto correre ad un impegno di lavoro. Chissà quante volte era già successo che lui l’avesse ignorata o addirittura bidonata per scoparsi un’altra.

E quel cellulare che le aveva regalato, tutte le attenzioni che le aveva riservato per via di quell’incidente.  Tutto questo le faceva male, soprattutto perché saperlo per lei era inutile, si sentiva completamente impotente. Qualcosa però doveva pur farlo, non poteva rimanere con le mani in mano. Quella notte si addormentò tardissimo proprio nel tentativo di escogitare qualcosa, una cosa qualsiasi da fare per aprire gli occhi a Jennifer.

 

***

 

Era stato un pomeriggio impegnativo per Dominic: strano ma vero, gli pesava di più passare quattro ore in uno studio televisivo a registrare una stupida pubblicità, piuttosto che passare una giornata intera sul set di un film, probabilmente dipendeva dall’attrattiva e dall’interesse che il tipo di lavoro gli suscitava. Anche se Penny l’aveva accompagnato, non è che gli aveva potuto alleviare la cosa, anche se dell’impegno ce l’aveva messo. C’era un tipo che, mentre Dominic lavorava e lei stava lì a guardare, non aveva fatto che tampinarla. Dominic per ovvie ragioni non sentiva cosa si stessero dicendo, tuttavia immaginava perfettamente che tipo di conversazione fosse dalle loro espressioni: quella di lei era un tantino scocciata, era palese che gli stesse rispondendo a monosillabi e per educazione, lui invece continuava ad ammiccare e a sorridere. Ogni tanto, nei momenti di pausa, Dominic riusciva ad incrociare lo sguardo di Penny, che lo guardava esasperata, lui non riusciva a far altro che ridacchiare, almeno finché lei non aveva poco elegantemente alzato il suo dito medio in sua direzione e il tipo appiccicoso si era accorto. Non che Dominic avesse capito molto della situazione, non aveva potuto fare a meno di mettersi a ridere, ma era evidente che Penny aveva dovuto dare una spiegazione plausibile di quel gesto, che poteva essere rivolto anche al tipo appiccicoso.

Quando erano state quasi le sei del pomeriggio Dominic era riuscito a liberarsi. Nel suo camerino aveva scritto un messaggio di testo brevissimo a Jennifer dicendole che avrebbe fatto un po’ tardi, intanto stava bonariamente sfottendo Penny, che era entrata senza nemmeno bussare, come del resto faceva sempre, e aveva subito attaccato a parlargli male di quel tipo.

- Ma porca puttana, ma è mai possibile che certi proprio non capiscono quando devono togliersi dai coglioni?-

- Secondo me sei tu che non sai rimbalzare…-

Penny aveva riso. - Comunque, brutto pezzo di merda che non sei altro, ce l’ho anche con te che te la ridevi delle mie disgrazie, ma tanto mi sono vendicata!-

Dominic l’aveva guardata perplesso.

- Si hai capito bene… dato che il tipo non afferrava gli ho detto che dovevo fare una cosa, allora lui puoi immaginare che mi ha chiesto il numero prima di lasciarmi andare via, e indovina un po’ Penny il numero di chi gli ha dato?-

L’altro l’aveva guardata stupito:- No, dai, non l’hai fatto davvero?-

- Sì che l’ho fatto!-

- Ma che stronza!- l’aveva apostrofata Dominic ridacchiando. - Detto fatto, quando chiama gli do il tuo!-

- No, non lo farai!- gli aveva risposto di getto Penny, guardandolo mentre gli sorrideva.

- Se tu gli hai dato il mio io posso dargli il tuo… a meno che non mi convinci a non farlo.-

Penny aveva sbuffato mentre Dominic faceva una finta risatina sadica, accompagnando quella specie di bonario ricatto che le aveva fatto.

- Se proprio devo…- aveva detto in un tono che faceva quasi sembrare che l’eventualità di doverlo convincere le dispiaceva. Si era avvicinata a lui che stava in piedi appoggiato alla parete, appena era stata a due millimetri di distanza dal suo naso gli aveva messo entrambi le mani sulle natiche e l’aveva attirato contro di lei.

- Sono abbastanza convincente?- gli aveva chiesto guardandolo fissa.

Dopo quest’uscita si erano entrambi messi a ridere mentre Dominic le ricambiava il favore, dopo qualche secondo ancora non erano riusciti a smettere di ridere.

- Se ridi così però mi smonti…- si era lamentata Penny, che tuttavia non riusciva a smettere, praticamente come lui. - E poi non sarebbe nemmeno una cattiva idea.-  aveva aggiunto poi dandogli un bacio al quale Dominic aveva risposto.

- Diciamo che conta il pensiero e non darò il tuo numero al rompicoglioni,- aveva asserito Dominic cercando di sembrare serio, - ma stasera ho da fare, desolato di non poter mettere a tua completa disposizione il mio immenso charme.-

Penny aveva riso nuovamente e si era staccata da lui.

- Ma vaffanculo te e il tuo charme! Che fai stasera? Esci con la tipa del messaggio della buonanotte?-

- Sì, ma un nome ce l’ha, eh!-

Penny l’aveva guardato con un’espressione stupita sul volto:- Ma allora è una cosa seria se te la prendi così! Uhhhhhhh!- aveva detto sfottendolo.

- No, non è seria, ma questo non vuol dire che non abbia un nome! Si chiama Jennifer.-

- Va bene, allora esci con la famosa Jennifer… wow!- gli aveva risposto enfaticamente, sfottendolo.

- Esco con la famosa Jennifer e devo pure darmi una mossa perché sono in ritardo. Ma se hai bisogno di un passaggio te lo do, non c’è problema.-

Penny aveva scosso la testa. - Non ti preoccupare, chiedo a Henry.- gli aveva risposto quindi, riferendosi al suo assistente.

Si erano salutati poco dopo, nel parcheggio, prima che ognuno andasse per la sua strada.

 

 

***

 

Come aveva fatto anche quella mattina, Dominic aveva accostato in doppia fila davanti al suo ufficio e Jennifer, vedendolo arrivare, subito gli era andata incontro. Si erano appena scambiati un bacino ed era subito ripartito. Aveva riflettuto su quella faccenda per tutto il giorno, sul filo dei pensieri che gli erano venuti spontanei quella mattina dopo averla accompagnata in ufficio. Di fatto s’impose di non pensarci più: a che pro si doveva lambiccare sempre il cervello? Gli andava di passare del tempo con lei? Ottimo, avrebbe passato del tempo con lei senza stare a farsi troppe domande.

Tenendo gli occhi fissi alla strada, Dominic aveva fatto la sua proposta per la serata:- Allora, senti se ti piace l’idea. Adesso andiamo a casa tua dove tu, più velocemente che puoi, dai una quantità industriale di croccantini al gatto; poi usciamo nuovamente, andiamo a casa mia e facciamo il bagno, oggi ho fatto pulire la piscina! Poi con tutta calma ci ordiniamo una pizza. Che te ne pare?-

Jennifer gli aveva sorriso e aveva accettato con piacere, assicurandosi solo che l’acqua della piscina non fosse troppo alta, dato che lei non sapeva nuotare. Quindi erano andati a casa sua dove aveva dato la cena a Sploffy, si era cambiata e aveva fatto per cercare un costume da bagno, che tuttavia non riusciva a trovare. Non li usava spesso, anzi, molto di rado, proprio perché dato che non sapeva nuotare non è che le piacesse molto andare in spiaggia. Dominic l’aveva aspettata pazientemente nel soggiorno, per giunta in solitudine dato che Sploffy era totalmente immerso nella sua cena e l’aveva considerato decisamente poco, dopo qualche minuto era andato a vedere cosa stesse facendo e l’aveva trovata mentre era intenta a rovistare in un cassetto.

Vedendolo entrare con la coda dell’occhio, Jennifer si era giustificata:- Scusa, è che non riesco a trovare il pezzo di sopra!- gli aveva detto mostrandoli gli slip di un costume blu.

- Perché avevi intenzione di fare il bagno con il costume?- aveva risposto Dominic ridacchiando.

Jennifer aveva ridacchiato insieme a lui, fino a che finalmente il resto del costume non era venuto fuori ed erano usciti lasciando Sploffy solo a guardia della casa.

Erano stati per più di un’ora a fare il bagno, si erano divertiti insieme, erano usciti solo quando Jennifer aveva visto che le sue dita erano diventate simili a prugne secche. All’inizio si era un po’ lamentata per il fatto che in certi punti quella piscina non era affatto bassa, ma Dominic non aveva impiegato né troppo tempo, né troppe energie per farla sentire a suo agio.

Per un po’ erano rimasti seduti sul bordo a godersi il sole non troppo forte del tramonto, quando era calato quasi del tutto, Jennifer era entrata in casa dicendo che andava in bagno. Istintivamente si era diretta al piano superiore entrando nella stanza da letto di Dominic e dirigendosi nel suo bagno, che poi era l’unico che effettivamente conosceva di quella casa.

 

- Ma dove sei andata?- aveva chiesto Dominic a Jennifer pochi minuti dopo, sorridendole. Si era fermato davanti alle scale con il cordless in mano, si era ricordato che ancora non aveva chiesto a Jennifer come volesse la pizza ed era entrato in casa appunto per chiederglielo. L’aveva vista scendere le scale e non capiva dove fosse andata, per altro aveva una strana espressione sul viso, come se nel breve lasso di tempo in cui non erano stati insieme fosse cambiato qualcosa.

Lei aveva appena sorriso verso di lui, sforzandosi di farlo.- Sono andata in bagno.- aveva detto cercando di non tradire con il tono della voce che il suo umore era notevolmente cambiato.

- Ce n’è uno anche lì, non c’era bisogno che andassi al piano di sopra.- Dominic le aveva indicato il breve corridoio accanto alla cucina, sempre sorridendole.

- Ah, non lo sapevo…-

C’era stato un momento di silenzio durante il quale Dominic aveva continuato a fissarla cercando di comprendere a cosa fosse dovuto quel repentino cambiamento di umore. Jennifer sembrava quasi spaventata.

- Jenny che c’è?- le aveva chiesto subito Dominic che aveva chiaramente percepito che ci dovesse essere qualcosa che non andava dato anche il suo tono, specialmente quello che aveva usato per dire quell’ultima cosa. Lì per lì avrebbe fatto anche finta di niente, ma in quel momento la sensazione di disagio che lei gli stava trasmettendo era stata molto forte

Jennifer era arrivata in fondo alle scale e aveva cercato di sorridergli in modo rassicurante. Quando era stata vicino a lui aveva appoggiato la testa contro la sua spalla e le braccia intorno alla vita, lui l’aveva assecondata mettendole una mano sulla testa e l’altro braccio attorno alle spalle.

- Va tutto bene?- le chiese nuovamente.

Jennifer aveva alzato la testa e l’aveva guardato sorridendogli. - Sì, va tutto bene. Mi andava solo di abbracciarti. E poi mi è venuto un po’ di freddo, ti vorrei ricordare che porto solo un costume da bagno e per giunta è bagnato!-

Dominic aveva sorriso e l’aveva stretta un po’ di più, quasi che volesse riscaldarla, anche se lui stava più o meno nelle sue stesse condizioni.

In quell’abbraccio si era sentita protetta e con tutte le sue forze nella sua testa aveva preso a ripetersi che si stava sbagliando, che si era sbagliata, che aveva visto male. Eppure no, non aveva visto male. Ma non poteva essere o, meglio, Jennifer si rifiutava di accettare la cosa.

Era impossibile che si fosse verificata una cosa del genere, decisamente: era assurdo che solo le potessero venire in mente certe idee. Era semplicemente inconcepibile che le venissero certi dubbi su un uomo che si comportava così con lei, che la faceva sempre sentire speciale, qualsiasi cosa facesse.

Sapeva che non era carino curiosare tra le cose degli altri, in verità non l’aveva fatto nemmeno di proposito. Come la volta precedente che aveva compiuto quei gesti, aveva aperto il mobiletto che stava accanto allo specchio del bagno attiguo alla stanza da letto di Dominic, solo per cercare un bastoncino per aggiustarsi il trucco; tuttavia non aveva potuto fare a meno che la sua attenzione fosse catturata dalla scatola di preservativi che, l’ultima volta che era stata là, era ancora sigillata, mentre invece adesso era aperta.

Erano più o meno due settimane che aveva colto quel particolare, se ne ricordava bene perché l’aveva notato proprio quella mattina in cui aveva detto a Dominic che voleva cominciare a prendere la pillola. Aveva visto quella scatola ancora avvolta nella plastica e aveva detto tra sé e sé che molto probabilmente così sarebbe rimasta. Invece era aperta.

La sua mano si era allungata senza nemmeno che lei se ne rendesse conto, aveva tenuto fra le mani quella maledetta scatola per pochi secondi, guardandola impaurita, poi aveva guardato dentro. Da dodici che avrebbero dovuto essere ne rimanevano solo la metà. Aveva ricontato per esserne certa, il risultato non era cambiato. Istintivamente si era portata una mano alla bocca, frettolosamente poi l’aveva rimessa a posto e aveva richiuso il mobiletto di scatto.

Si era guardata allo specchio e si era vista spaventata e debole, improvvisamente era come se avesse fatto un passo indietro alla sua precedente relazione, una sensazione che, lo aveva promesso solennemente a se stessa, non avrebbe dovuto provare mai più. Mi sto sbagliando, ricordo male sicuramente, pensò immediatamente. Se mancavano tutti quei condom evidentemente c’era una spiegazione plausibile: Dominic poteva averli buttati lasciandosi solo quelli per sicurezza, poteva averli dati a qualcun altro, oppure lei si era sbagliata, e Jennifer era più che convinta che fosse così, doveva aver visto male lei.

Quello che c’era di certo è che con lei non li aveva usati.

Quando si era decisa ad uscire dal bagno, arrivata in cima alle scale, si era trovata davanti Dominic che le sorrideva, a sua insaputa in modo che Jennifer, nello stato d’animo in cui era, trovò rassicurante.

Doveva essersi sbagliata, era sicuramente così. Aveva sentito un bisogno fortissimo di essere tranquillizzata, mentre rispondeva come un automa alle sue domande, sforzandosi di sorridere per non mostrare che in quel momento si sentiva come se la terra sotto di lei avesse cominciato a vibrare, aveva sceso le scale e si era fatta abbracciare.

Si era sbagliata, aveva visto male. Doveva essere così, doveva per forza.

Sentiva che quella volta non sarebbe stata poi molto diversa dalle altre: avrebbero cenato, passato una serata piacevole insieme, avrebbero fatto l’amore e lei si sarebbe sentita benissimo.

Il resto aveva poca importanza, perché era solo suggestione della sua mente.

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Capitolo 28
*** Brufoli veri e fittizzi ***


Nuova pagina 1

Buon inizio di settimana a tutti!

Lo sai che hai proprio ragione, Artiglio del falco d'argento? Personalmente io l’avrei preso a schiaffi mi fosse capitata una cosa del genere, ma effettivamente bisognerebbe sempre guardare il lato positivo della faccenda!

Volevo ringraziare, fra gli altri, Yarel, che mi ha lasciato una recensione che, devo ammetterlo, mi ha lusingata molto. Effettivamente ho sempre notato che questo sito è un po’, se così si può dire, a compartimenti stagni: di solito ci si chiude un po’ nel proprio genere e si da poco spazio ad altro. Io stessa devo ammettere di essere piuttosto chiusa, non è cattiveria, o menefreghismo, è che proprio non conosco certi argomenti e non riesco ad entrare nelle storie, per quanto ci siano degli scrittori e scrittrici bravissimi anche in quelle sezioni e questo non lo metto assolutamente in dubbio.

Per quanto riguarda le ingenuità, Yarel, nessuno è perfetto! Alcune sicuramente sono distrazioni, altre devo ammettere che le lascio volutamente anche se so che magari sono veri e propri insulti alla lingua italiana ben scritta. A mia difesa posso dire che non ho l’ardire di diventare una scrittrice un giorno, non scrivo queste storie con quest’intento, d’altra parte ho il mio stile e me lo tengo stretto perché ci sono affezionata!

Buona lettura, Mandy

 

Capitolo 28

Brufoli veri e fittizi

 

La mattina dopo, quando si erano svegliati a casa di Dominic, Jennifer aveva appurato che era abbastanza tardi, dato che erano già passate da un pezzo le otto del mattino. In fretta si era data una sistemata, non aveva avuto il tempo di tornare a casa sua né per dare da mangiare a Sploffy né per cambiarsi, si era dovsduta rassegnare all’idea di dover andare a lavorare con sotto al vestito il costume da bagno.

Dopo averla accompagnata al lavoro, Dominic aveva preso un altro cappuccino e si era comprato un giornale. Arrivato a casa sua si era messo sul divano e si era messo a leggere qualche notizia. Era un po’ che non leggeva un quotidiano, anche se seguiva le notizie al telegiornale non ci prestava mai particolarmente attenzione. Dato che aveva la mattinata completamente libera, aveva deciso di comprarsi un quotidiano e rimettersi “in pari” con il mondo, solo che dopo un po’ che leggeva gli era passata la voglia. A volte era meglio crogiolarsi nell’ignoranza piuttosto che apprendere che il mondo fa così tanto schifo, dall’altra parte si sentiva un po’ in colpa per quel menefreghismo nei confronti del resto della popolazione mondiale che ostentava. Certo, era un comportamento comune quello di girare la testa dall’altra parte davanti a certi orrori, questa però non era certo una giustificazione.

Mentre era perso in questi pensieri si era sentito per un momento stanco. Aveva chiuso per un momento gli occhi con l’intenzione di rimanere così per qualche minuto.

Era stato il trillo del suo cellulare a svegliarlo, Dominic aveva risposto con voce decisamente assonnata. Mentre diceva pronto si era sporto per guardare che ore segnasse l’orologio, con sua sorpresa vide che erano quasi le tredici. Dall’altra parte silenzio.

- Pronto?- aveva ripetuto, dall’altra parte sempre silenzio.

- Insomma, c’è qualcuno di là o sto parlando con l’aria?- aveva detto scocciato, dato che dall’altra parte c’era sicuramente qualcuno.

- Scusami, cercavo Penny.-

Per poco non era scoppiato a ridere in faccia a quel tipo, evidentemente era l’appiccicoso che aveva fatto il filo a Penny per tutto il pomeriggio precedente.

- No, mi dispiace, nessuna Penny qui.- gli aveva risposto.

- Ah, scusami, ciao.- Dall’altra parte avevano subito riattaccato.

Dominic aveva appoggiato il cellulare sulla poltrona accanto al divano, ridacchiando aveva appoggiato entrambe le mani dietro la sua nuca e si era sdraiato nuovamente guardando il soffitto, sorridendo tra sé e sé. Si era fatto indubbiamente una bella dormita, evidentemente doveva averne proprio bisogno.

Il cellulare aveva ricominciato a squillare, Dominic aveva allungato una mano e aveva notato che nuovamente era un numero sconosciuto.

- Sì?- aveva detto aprendo la conversazione.

- Eh no, allora vuol dire che ho proprio il numero sbagliato. Scusami ancora.-

Dominic rise, evidentemente il tipo di prima aveva ritentato nella speranza di aver sbagliato lui a digitare.

- Mi dispiace, mi sa che questa Penny t’ha fregato!-

- Mi sa anche a me… scusami ancora, eh! Ciao!-

- Ciao.- aveva chiuso Dominic.

Nuovamente era tornato a sdraiarsi con le mani dietro la nuca, nuovamente dopo qualche secondo il cellulare aveva ripreso a squillare, nuovamente un numero sconosciuto. Dominic sbuffò, rispose.

- Senti, ho capito che t’ha rimbalzato di brutto, ma qui non ti risponde nessuna Penny, quindi non mi richiamare più!-

Dall’altra parte una risata cristallina, indubbiamente di donna. - Dominic… sei tu?-

Per qualche secondo era rimasto in silenzio, poi era riuscito a dire qualcosa. - Si, ma chi è?- aveva chiesto, conscio di aver fatto una discreta figura di merda. Per di più quella voce, nonostante non avesse la benché minima idea di chi fosse la proprietaria, era molto intrigante.

- Sono Cleo, come stai?-

Chi accidenti fosse questa Cleo proprio non se lo ricordava, gli sembrava veramente brutto però chiederle di punto in bianco chi era, soprattutto perché era palese che lei credeva che lui si ricordasse perfettamente di lei. Non ci fu bisogno di chiedere tuttavia, fu lei che comprese che quel silenzio era quello di una persona che non aveva idea di con chi stesse parlando.

- New York, il diciotto maggio, al party dell’ABC…-

Dominic si ricordò immediatamente, del resto non è che avesse avuto altre avventure l’ultima volta che era stato nella Grande Mela, gli sarebbe mancato il tempo.

- Ah, scusami, lì per lì non ho fatto mente locale. Certo, Cleo… sto benissimo, tu?- le rispose, mentre si chiedeva com’è che avesse fatto ad avere il suo numero privato.

- Anch’io sto bene. Sai, ho pensato che dato che sono a Los Angeles per questi prossimi giorni, magari potevamo vederci. Adesso sono nella mia stanza d’albergo, sono appena arrivata e sono piuttosto stanca. Potremmo vederci addirittura stasera se non hai altri impegni. Ti va di cenare con me?-

In un secondo Dominic rifletté su quella proposta. Quella sera era impegnato di sicuro anche se non c’era un vero e proprio appuntamento, con Jennifer. L’aver pensato subito a quell’eventualità, al fatto che sembrava tutto in un certo senso prestabilito, gli fece prendere una decisione immediata.

- Sarebbe fantastico. In che albergo stai?- le chiese subito.

La loro conversazione si era protratta per poco ancora, giusto il tempo sufficiente a prendere un appuntamento. Subito dopo Dominic aveva telefonato a Jennifer per dirle che non poteva andare a prenderla dopo il lavoro perché gli erano capitati degli impegni di lavoro improvvisi e lei si era dimostrata comprensiva come sempre.

 

Quando Dominic l’aveva chiamata, Jennifer stava pranzando con Patricia, che in quei giorni con lei era stata un po’ strana. Aveva percepito che ci fosse qualcosa che non andava, aveva pensato che le cose con Ethan non andassero bene, ma non aveva chiesto per discrezione. Patricia era diversa da lei, era una persona che parlava dei suoi guai solo di sua spontanea volontà, altrimenti era perfettamente inutile anche solo provare a scucirle qualcosa.

Quando il suo cellulare aveva trillato, aveva letto il nome che lampeggiava sul display e sorriso, mentre rispondeva si era momentaneamente dimenticata del filo che stavano seguendo i suoi pensieri.

Patricia aveva capito che doveva essere Dominic al telefono e non era riuscita a reprimere una smorfia di disappunto della quale, fortunatamente, l’amica non si era accorta; mentre la loro conversazione andava avanti aveva capito che Dominic le stava tirando un pacco, cosa della quale la informò in ogni modo subito dopo aver chiuso la comunicazione Jennifer stessa.

- Accidenti, stasera lo bloccano al lavoro. Io non capisco, insomma, non credevo che fare l’attore comportasse impegni improvvisi, invece a lui capita spessissimo. Forse sono io che non ci capisco un accidenti di come vanno queste cose, che ne so. Mi sa che ha ragione Susy quando dice che non sarebbe un mondo per me!- disse ridacchiando.

Chi deve scoparsi stasera? - Di che si tratta, te l’ha detto?- Le due domande erano state formulate nello stesso momento nella sua testa, Patricia ovviamente aveva finito per rivolgerle la seconda.

- No, non me l’ha detto di preciso. Ma non è che m’interessi molto, tra l’altro credo che a lui non piaccia parlare molto del suo lavoro, quindi evito sempre di chiederglielo, se poi vuole lui dirmi qualcosa, quello è un altro discorso. Mi da sempre l’impressione che sia faticoso parlarne per lui, credo che gli dia come una sorta di spossatezza mentale. Una volta mi ha detto che il suo lavoro indubbiamente gli piace, ma che ci sono una serie di cose, diciamo di contorno, che sono abbastanza noiose e faticose.-

Immagino che scoparsi qualsiasi donna gli capiti a tiro e ci sta sia molto stressante, pensò Patricia con un’espressione sul viso che trasmetteva il suo stato d’animo, Jennifer immediatamente le chiese cosa ci fosse. Patricia dette l’altra versione, che comunque era una cosa che veramente pensava, anche se in quel momento poteva apparire come una cosa detta tanto per non dirne un’altra.

- Questo è proprio un discorso del cazzo Jen, scusa se te lo dico, ovviamente sia ben inteso che non ce l’ho con te. Da quello che ho capito, in questo periodo Dominic sta facendo promozione, giusto?-

Jennifer aveva annuito, quindi Patricia aveva ricominciato a parlare.

- Ecco, quindi è tutto un apparire in televisione, un servizio fotografico, interviste ai giornali, farsi vedere alle premiere, feste varie, come mi dicevi tu stessa. Allora un operaio che lavora per otto ore al giorno in una fabbrica a, forse, un quindicesimo del suo stipendio, cosa dovrebbe fare? Andare da uno psichiatra a vita? Insomma, guardiamo in faccia la realtà, anche rispetto a me e a te, senza andare a prendere il caso estremo di un operaio, che vita fa uno come lui? Non ha un problema che sia degno di essere chiamato tale, e se ce l’avesse stai pur sicura che troverebbe una fila di persone pronte a risolverglielo. Che non mi venga a dire che si annoia e si stanca, vorrei tanto vederlo alle prese con il mio capo, o col tuo…-

Jennifer aveva accennato un sorriso, pensando a Dominic alle prese con il commercialista per cui lei lavorava, poi era rimasta qualche secondo in silenzio, pensando alle parole dell’amica. Aveva indubbiamente ragione, ma in mente aveva anche le immagini di tutte le volte che Dominic le era sembrato perso e sinceramente bisognoso di un appoggio.

- Scusami Jen, non volevo essere stronza con te, lascia stare quello che ho detto…- aveva detto Patricia vedendo che Jennifer non le rispondeva e che sembrava essersi fatta pensierosa.

- Non hai bisogno di scusarti, hai perfettamente ragione.- le aveva risposto sorridente. - Se posso spezzare una lancia a favore di Dominic però, credo che sia perfettamente cosciente del fatto che c’è di peggio, tra l’altro me lo dice in continuazione che c’è di peggio… alla fine penso che ognuno abbia i suoi problemi e che se anche rapportati a quelli degli altri sono forse meno gravi, sempre problemi sono, e con una loro dignità.-

Patricia le sorrise, trovando che anche nel suo ragionamento non ci fosse nulla di sbagliato. Jennifer era sempre così, cercava di capire tutti e tutto, sempre nel tentativo di trovare il buono nelle persone. Peccato che quella volta stava cercando del buono in una persona che, Patricia ne era ormai tristemente sicura, l’avrebbe fatta soffrire e anche molto. Prima o poi i nodi vengono al pettine, sempre.

- Hai ragione anche tu. Dai, non ne parliamo ancora. Piuttosto, dato che sei libera stasera e pure io, ci organizziamo per un’uscita o qualcos’altro?-

Jennifer sorrise e annuì. - Si, dai, chiamo anche Susy… è un sacco di tempo che non ci vediamo tutte e tre insieme, vero? Facciamo una cena a casa mia e una seduta di chiacchiere, almeno ci rimettiamo in pari!-

Non che a Patricia sorridesse tanto l’idea di passare una serata a chiacchiere con Susan, ma accettò ugualmente. Anzi, in un certo senso era anche curiosa di sentire cosa aveva da raccontare quella vipera…

 

***

 

Straordinariamente Dominic era arrivato agli studi dove avrebbe dovuto rilasciare un’intervista e posare per un servizio fotografico prima sia di Penny che di Henry, il suo assistente personale. Aveva guardato l’orologio notando che erano le tre del pomeriggio passate da poco, per altro faceva un gran caldo e stare lì ad aspettare lo indisponeva un po’. Quando era arrivata Penny non l’aveva vista arrivare, gli era arrivata alle spalle e la prima cosa che aveva fatto, senza nemmeno salutare, era stata pizzicargli il sedere, gesto che aveva fatto schizzare letteralmente Dominic che proprio non se l’aspettava. Si era trovato davanti Penny e aveva risposto al suo sorriso, per poi lamentarsi.

- Ti pare questa l’ora? No dico, devo stare ad aspettarvi io, vi faccio cacciare a calci nel culo, te e quell’altro…!- le aveva detto fingendo di essere arrabbiato.

- Ma vai a cagare.- gli aveva risposto lei, usando la solita parlata “fine” che la caratterizzava. - E poi sei tu che sei in anticipo, dobbiamo essere lì alle tre e mezza, che poi sono sempre le quattro come minimo, se sei rincoglionito che te la prendi a fare con me e con Henry?-

Dominic l’aveva guardata un po’ contrariato. - Ma non erano le tre?-

- No, proprio no…- gli aveva risposto Penny guardandolo seria, più che altro guardandolo sul collo.

- Che c’è?- le aveva chiesto incuriosito da quello sguardo indagatore.

- Ti sei fatto la barba, te la sei fatta davvero male, ma te la sei fatta! Che è successo, che devi fare?-

Dominic si era messo a ridere, Penny lo beccava sempre, capiva al volo che se faceva determinate cose era per un motivo ben preciso. In effetti il dover uscire con quella Cleo lo aveva messo leggermente in ansia, non avrebbe saputo spiegarsi il perché, forse perché se la ricordava estremamente sicura di se e voleva fare una buona figura. Da quel poco che si ricordava, dopo un grosso sforzo per non pensare solo al lato sessuale della faccenda, Cleo era una tosta, ma in modo diverso da quello che poteva essere il modo in cui lo era Penny: forse era un po’ più fredda nel perseguire quello che voleva. Insomma, non è che avesse impiegato molto quella volta a New York a dirgli che abitava lì vicino e che la loro serata avrebbe potuto proseguire in modo molto diverso. Certo, poteva essersi fatto un’impressione sbagliata, poi c’era sempre quel dubbio che gli era rimasto in testa da quando l’aveva chiamato all’ora di pranzo, cioè su come avesse fatto ad avere il suo numero privato. Magari gliel’avrebbe chiesto.

- Esco con una tipa stasera, allora ho pensato che magari era carino se mi presentavo in ordine, poi ho anche il servizio fotografico e allora ho colto entrambe le occasioni. Magari il mio illimitato esercito di fans apprezza, hai visto mai.-

Penny aveva scosso la testa. - Soprassedendo alla cazzata dell’esercito di fans, che poi se ci sono un esercito di ragazzette rincoglionite e anche un po’ arrapate, certo te la sei fatta proprio male. Guarda, te ne sei lasciata un po’ qui e qui. - gli aveva detto indicandogli con un dito due punti sul suo collo.

Aveva sortito l’effetto di farlo preoccupare che si vedesse molto, tanto che Penny aveva cercato di rassicurarlo. Alla fine aveva dovuto tirare fuori dalla borsa uno specchietto e fargli vedere.

- Cazzo, ma sono proprio deficiente!- aveva commentato vedendo che Penny aveva ragione.

- Ti dico che non si vede, non ti preoccupare.-

- Tu te ne sei accorta!- aveva ribattuto sempre mentre si preoccupava guardandosi.

- Ma io ho l’occhio lungo! E poi io fossi in te mi preoccuperei di più di quel brufolo che ti sta spuntando sotto il naso.-

- Anche la lingua ce l’hai lunga…- aveva osservato ridacchiando. - In ogni modo per il brufolo ci posso fare ben poco, e comunque ne sta spuntando uno anche a te!-

Penny si era ripresa lo specchietto e si era guardata il viso con aria critica e preoccupata insieme.

- Dove cazzo me l’hai visto?- aveva chiesto non vedendo niente di lontanamente somigliante sul suo viso.

Dominic si era messo a ridere, prima discretamente, poi sempre di più, fino a che Penny non aveva distolto lo sguardo dallo specchietto e l’aveva guardato inferocita, dato che aveva capito che la stava palesemente prendendo per in giro, e c’era anche riuscito.

- Brutto stronzo!- gli aveva detto assestandogli uno schiaffo su un braccio, Dominic si era piazzato una mano sul punto dove lei l’aveva colpito ma non era riuscito a smettere di ridere, aveva quasi le lacrime agli occhi. Penny per un po’ gli aveva tenuto il muso, poi non era riuscita a non farsi contagiare da quella risata, in effetti doveva ammettere che la situazione aveva davvero del comico.

 

***

 

La serata con Cleo, che poi aveva scoperto essere il diminutivo di Cleopatra, era stata tutto sommato piacevole.

- Penso che molti genitori abbiano un disastroso senso dell’umorismo ad affibbiare nomi tanto ridicoli ai figli, non trovi?- gli aveva chiesto quando gli aveva raccontato che il suo vero nome era Cleopatra, Dominic aveva subito pensato a Penny, che di cognome faceva Lane. Suo padre era stato un fan dei Beatles in gioventù, così aveva deciso di darle un nome intonato alla sua passione. Fortunatamente in America non tutti conoscevano quella canzone, “Penny Lane”, così ogni tanto se la cavava. Lui che era inglese si era accorto immediatamente della cosa, quando gliel’avevano presentata aveva cercato per educazione di non scoppiarle a ridere in faccia, riuscendoci a malapena.

Effettivamente Cleo era come la ricordava: oltre che molto bella era una donna estremamente decisa e anche con poco senso dell’umorismo, cosa che a lui magari non era piaciuta tantissimo. In altre circostanze sarebbe stato un deterrente sufficiente a far sì che la cosa cadesse immediatamente, tuttavia anche quella volta non c’era voluto molto ad arrivare al punto cruciale della serata, tanto che Dominic si era sinceramente chiesto cosa l’avesse invitato a fare a cena.

Ma non poteva chiedergli direttamente se gli andava di andare a letto con lei? Insomma, si sarebbero risparmiati almeno un’ora e mezza buona di cazzate.

Fortunatamente l’attività successiva era stata del tutto appagante, tanto che quando lei aveva rinnovato l’invito dicendo che per lavoro tra due settimane sarebbe stata nuovamente in città, lui le aveva detto che poteva tranquillamente chiamarlo. Aveva anche dimenticato della faccenda del numero, del resto alla fine non è che gli importasse molto o che fosse una cosa importante, forse era stato lui stesso a darglielo e se n’era dimenticato.

 

Quella mattina molto presto, tornando a casa, si era soffermato a pensare che Cleo era proprio il classico tipo che si divertiva ad andare a letto con gente come lui per dire di essersi fatta un attore, la cosa era decisamente squallida vista in questi termini, tuttavia non era quasi sempre così? Una sorta di mutuo scambio in cui ognuno da quello che può e prende quello che vuole.

Ormai ci aveva fatto l’abitudine, in tante occasioni era sicuramente un gran bel mutuo scambio e anche quella volta era stato certamente piacevole, solo c’era qualcosa di fondo che rovinava il quadretto, forse il fatto che alla fine dei conti tutto ciò risultasse abbastanza squallido.

Appena era arrivato a casa sua si era fatto una doccia, sarebbe tornato volentieri a letto e ci aveva provato, solo non era riuscito a dormire. Tanto per fare qualcosa aveva acceso il computer con l’idea di scaricare la posta elettronica, cosa che non faceva da un bel po’, anche perché matematicamente, ogni volta che accendeva quel computer, dopo un po’ che lo usava si bloccava. Era un po’ vecchiotto effettivamente, però aveva sempre funzionato bene o quasi fino a che non ci aveva fatto installare quel programma per scaricare le foto dalla sua nuova macchinetta digitale.

Jennifer gli aveva detto che era un sistema operativo non molto compatibile con il programma, lui non aveva nemmeno capito di cosa lei gli stesse parlando, poi il computer aveva cominciato a bloccarsi.

Quella mattina il pc era sembrato clemente, Dominic aveva fatto i suoi giri in internet senza problemi e la cosa l’aveva rassicurato, tanto da fargli venire voglia di aprire un po’ di foto che aveva fatto. Da quando ce l’aveva si era portato dietro quella macchinetta digitale dappertutto e aveva scattato foto a qualsiasi cosa lo colpisse, nel computer però aveva salvato solo quelle che aveva fatto a Jennifer quella mattina in cui si era messo in testa di farle un servizio fotografico alla Blow Up.

Le aveva aperte distrattamente, dapprima aveva sorriso, poi quel sorriso si era trasformato in una smorfia di disappunto, quasi come se il fatto che quelle foto lo rendessero felice lo infastidisse. Dopo nemmeno molto il computer s’era bloccato senza possibilità di fare niente, a Dominic non era rimasto che staccare la corrente e lasciarlo stare. Quasi quasi era anche meglio così.

Me ne devo prendere uno nuovo, pensò, allontanando altri pensieri che anche lontanamente riguardassero Jennifer. Era tornato a letto ed era riuscito a dormire finalmente.

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Capitolo 29
*** Scherzi del destino ***


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Buona lettura a tutti, Mandy

Capitolo 29

Scherzi del destino?

 

- Betty… io… io… io ti amo, Betty! Non posso più negarlo, andrei fino all’inferno per te, sono pronto a scatenare tutta l’ira di mio fratello per averti, non mi fermerò davanti a niente se ricambi il mio amore!- aveva detto l’uomo sdraiato sul letto d’ospedale.

- Oh, Alan… ti amo anch’io, la mia vita non è più la stessa da quando ci sei tu!- aveva detto la dottoressa in camice bianco.

I due si erano guardati intensamente con faccia da triglia e si erano baciati. Quindi i titoli di coda erano passati su di loro mentre si avvinghiavano.

Dominic era rimasto lì a guardare, mentre per poco non gli veniva da piangere per quanto rideva. Il suo cellulare aveva trillato, era Jonathan.

- Dom, Dom… si sono dichiarati! E’ stato fichissimo!- gli aveva detto non appena aveva risposto tutto eccitato l’altro, senza nemmeno salutarlo.

- Lo so, lo so, lo sto vedendo anch’io! Fantastico!- aveva risposto Dominic altrettanto euforico.

- Io dico che lo segue in Perù…- aveva aggiunto Jonathan.

- Sicuramente, se no è una deficiente!-

Aveva seguito qualche momento di silenzio imbarazzante, durante il quale i due avevano fatto mente locale a qualche particolare: Jonathan ormai era rimasto invischiato nella trama di quella stupida soap, incidenti che possono capitare, ma anche Dominic evidentemente non aveva retto al fascino dell’intrigo da telenovela. Era evidente che i due avevano continuato a guardare la soap all’insaputa dell’altro per tutto quel tempo.

- Ehm… ci sentiamo più tardi?- aveva chiesto tradendo un leggero imbarazzo Dominic, interrompendo il silenzio.

- Sarà meglio, a dopo Dom.-

Entrambi avevano riattaccato sentendosi due completi deficienti. Di fatto dovevano ammettere che era stato un momento davvero divertente.

Dominic era corso fuori casa subito dopo, aveva degli impegni per quella giornata che l’avrebbero tenuto occupato tutto il pomeriggio almeno fino a dopo le otto di sera, sempre i soliti impegni stupidi di cui aveva dovuto occuparsi per tutto quel periodo. Fortunatamente, tempo una ventina di giorni, quella fase sarebbe finita, Dominic non vedeva l’ora che arrivasse l’ultima settimana del mese successivo: praticamente aveva più di un mese libero quell’estate, una cosa incredibile se ci pensava. Sicuramente poteva approfittarne per tornare per un po’ a casa sua in Inghilterra e per fare un sacco di cose che fino a quel momento si era ripromesso di fare appena avesse avuto un po’ di tempo. Per non parlare del fatto che, sebbene sarebbe stato impegnato le prime tre settimane del mese di luglio, ci sarebbe stato anche Billy a Los Angeles e questo significava che ci sarebbe stato da divertirsi.

Durante una delle ultime chiacchierate che si erano fatti, Billy gli aveva comunicato con certezza la data della sua partenza, il trenta di giugno. Si sarebbe allontanato da Los Angeles solo per qualche giorno durante il suo periodo di permanenza per andare a New York, dopo di che anche lui aveva progettato di prendersi delle lunghe ferie, che per entrambi sarebbero finite in tempo per la fine di agosto, quando ci sarebbe stata la presentazione del dvd in edizione estesa del Ritorno del Re, alla quale loro due e il resto della banda avrebbero partecipato.

Ovviamente avevano parlato anche di Kirsten, Dominic con profondo rammarico aveva capito che Billy stava davvero male anche se faceva finta che non fosse così, il peggio è che non sapeva cosa dirgli per confortarlo. Insomma, poteva anche fargli presente che una del genere era meglio perderla che trovarla, ma non sapeva quale avrebbe potuto essere la reazione dell’amico e francamente, rischiare che lo mandasse dove non batteva il sole solo perché aveva espresso un suo parere più che legittimo su quella stronza, gli scocciava.

La domanda che Billy si poneva era sostanzialmente sempre la stessa: perché?

Billy non era più riuscito a rintracciare Kirsten, anche se aveva deciso di smettere di correrle dietro aveva in ogni modo cercato di parlarle. Aveva frequentato i posti dove andavano di solito, posti che le piacevano, nella speranza di incontrarla casualmente, solo per chiederle il perché di tutta quella faccenda. Non era questione di non essersi rassegnato all’idea che tra loro fosse finita, era solo perché non riusciva a capire. A dire la verità era anche perché non si era rassegnato, ma questo non lo voleva ammettere nemmeno con se stesso, figuriamoci se l’avrebbe detto a Dominic.

C’era un’altra cosa che non aveva raccontato all’amico, non perché si vergognasse, ma solo perché la riteneva una cosa molto personale: aveva continuato a mandare a Kirsten un’e-mail tutte le settimane, lettere piuttosto lunghe, nelle quali continuava a raccontarle quello che faceva e tutte le sue impressioni su quello che gli capitava. Insomma, quello che durante il periodo in cui stavano insieme faceva a voce, nel quotidiano, aveva continuato a farlo in quel modo. Sapeva che probabilmente lei non leggeva nemmeno quelle e-mail, che poteva risultare decisamente patetico e stupido da parte sua incaponirsi a cercarla ancora dopo tutto quello che gli stava facendo passare, ma mettere nero su bianco i suoi pensieri e crogiolarsi nell’idea che lei avrebbe potuto prenderne visione lo faceva sentire meglio, come se quel legame che gli aveva uniti fino a quella dannatissima metà di maggio non si fosse del tutto spezzato.

Incoscientemente, ogni volta che controllava la sua casella di posta elettronica, sperava vivamente che lei gli avesse risposto, speranza che ogni volta veniva resa vana.

Anche se era all’oscuro di questa faccenda, Dominic s’immaginava una cosa simile da parte di Billy. Lo conosceva, sapeva che tipo fosse e come reagiva alle cose, sapeva anche che era il classico tipo che preferiva tenersi certi particolari per se. Non aveva indagato, sapeva che era perfettamente inutile farlo e per di più non aveva nessun motivo per invadere la sua privacy.

 

***

 

Dopo il lavoro, Dominic era uscito a cena con Penny. Aveva avuto una mezza idea di telefonare a Jennifer ma poi gli era passata la voglia, tra una serata con lei e una serata con i suoi amici a fare baldoria, decisamente era di fare baldoria che aveva voglia.

Quella mattina, appena si era svegliato, aveva acceso il telefono cellulare e aveva ricevuto un suo messaggio. Era una specie di buongiorno, un gesto molto carino, ma che l’aveva leggermente infastidito: che bisogno c’era che lei gli augurasse buongiorno? Insomma, va bene che negli ultimi tempi si svegliavano quasi sempre insieme la mattina e quindi per forza di cose si dicevano buongiorno, ma così sapeva di guinzaglio. Per una volta non sarebbero certo morti se non si dicevano buongiorno, anzi, Dominic era del parere che un po’ di stacco avrebbe fatto bene ad entrambi.

Dopo questo filo confuso di pensieri che era seguito nella sua testa, per riassumere il concetto in due parole, in un momento aveva pensato magari la chiamo e subito dopo aveva pensato col cazzo.

Nella sua testa sentiva una vocina che sembrava tanto dirgli che stava diventando scemo, ma l’aveva volutamente ignorata.

Dopo aver riaccompagnato Penny, che a sua volta aveva degli impegni in tarda serata, aveva chiamato Jonathan per informarsi sui programmi, che consistevano nel solito locale con la solita gente, Jonathan ci aveva tenuto a specificare che Jodie era compresa nel quadretto, dato che ci sarebbe stato Ethan e altri suoi amici. Quella volta non c’era problema davvero per Dominic, non l’avrebbe guardata nemmeno da lontano e si sarebbe tolto il pensiero, evitando qualsiasi spiacevole incidente.

Quello che non potevano né lui né Jonathan davvero prevedere era ben altro: per prima cosa, non appena era arrivato Dominic aveva trovato Susan al locale. Era con altre persone che lui non aveva mai visto, probabilmente amici suoi. Aveva fatto in modo di non farsi vedere, ma lei l’aveva visto subito e gli era andata incontro sempre atteggiandosi a femme fatale.

Dopo il bacio di rito per il quale la ragazza aveva dovuto chinarsi a sufficienza per arrivare al livello di Dominic, avevano scambiato due parole.

- Sei stato davvero cattivo l’ultima volta che ci siamo visti…- gli aveva detto lei, parlando con un tono tra il lascivo e l’imbronciato, Dominic non aveva capito bene se stava tentando di atteggiarsi a Lolita o se, come al solito, stava facendo la stronza e basta.

- Perché mi dici questo?- le aveva chiesto ammiccando un po’ anche lui. Non ne poteva fare a meno, anche se non aveva la benché minima intenzione di combinare niente con lei non poteva non ricambiare il flirt, era una cosa che era più forte di lui.

- Mi avevi promesso che prima di andartene saresti venuto a salutarmi, e invece te ne sei andato e non mi hai degnato nemmeno di uno sguardo. Sei stato cattivo.- aveva ribattuto lei che intanto, fingendo indifferenza, con il dito indice stava seguendo le linee disegnate sulla maglietta che portava sotto la giacca.

- Eh, hai ragione…- le aveva risposto lui che nel frattempo si stava chiedendo a quanto ammontasse il suo livello di stronzaggine. Insomma, era o non era un’amica di Jennifer?

Una cosa però doveva ammetterla, era una gran furba, con quell’accidenti di ditino lo stava anche mettendo a dura prova. Indubbiamente sapeva come suscitare l’attenzione maschile su di se: era un po’ grossolana, ma decisamente efficace.

- In qualche modo mi farò perdonare,- le aveva detto quindi, - Magari ci beviamo una cosa insieme più tardi, se ti va. Mi raggiungi al tavolo? - aveva aggiunto subito dopo.

Susan non se l’era fatto ripetere due volte. Lì per lì l’aveva salutato tornando a chiacchierare con i suoi amici: aveva solo intenzione di non dargli l’idea di non vedere l’ora che lui facesse un passo avanti nei suoi confronti, avrebbe fatto passare un’oretta, poi sarebbe andata al suo tavolo e si sarebbe fatta invitare a sedere con lui e la sua compagnia, e il gioco era fatto. Magari tra i suoi amici c’era qualche bel nome quella sera.

Il fatto di aver passato giusto pochi giorni prima una serata con Jennifer e aver sentito, direttamente dalla bocca dell’amica, che era decisamente presa da quella storia e che le cose tra lei e Dominic sembravano andare bene, non la metteva assolutamente in imbarazzo flirtare così pesantemente con lui, anzi.

Doveva ammettere di non aver mai avuto mire su Dominic, nemmeno quando aveva tentato di lasciargli il suo numero di cellulare in macchina era stato perché era interessata a lui in particolare, era stato solo per farsi notare. Tuttavia lei era certa, specialmente dopo la serata passata con le sue amiche, che Jennifer non sospettava minimamente che Dominic conduceva praticamente una doppia vita. La cosa la divertiva e non poco, per il semplice fatto che Jennifer poteva aver avuto una gran fortuna ad accalappiare uno come lui, ma evidentemente ne stava pagando il prezzo. Durante quella serata, non sapeva bene il perché, cominciò a pensare che non le sarebbe dispiaciuto farsi portare a letto da lui e per un motivo ben preciso, oltre a quello che, ne era convinta, sarebbe stata una mossa utile alla sua carriera.  Era una sorta di sfida con se stessa e con le sue amiche: ultimamente aveva letto chiaramente nel comportamento che Patricia teneva nei suoi confronti che la disprezzava, la cosa le aveva dato profondamente fastidio; dall’altra parte vedeva Jennifer tanto sulle nuvole per la piega che aveva preso la sua relazione con Dominic che le faceva rabbia, era veramente una cretina.

Se riusciva nel suo intento avrebbe fatto capire per prima cosa alla sfigata che non aveva fatto che illudersi per tutto quel tempo e l’avrebbe in un certo senso rimessa al suo posto. Inoltre, conoscendo bene sia Patricia che Jennifer, sapeva che un colpo inferto ad una era automaticamente un colpo inferto anche all’altra… erano così pateticamente unite quelle due. Certo, la loro amicizia sarebbe finita e lei non avrebbe più potuto contare sull’appoggio di loro due che, inutile negarlo, le trasmettevano sicurezza.

Altri motivi non c’erano, Dominic in fin dei conti non le piaceva nemmeno: era uno che aveva la puzza sotto il naso, e poi era anche decisamente poco avvenente per i suoi gusti, per non parlare del fatto che a Susan sembrava francamente un cretino per il modo in cui si atteggiava e per come si comportava. A dirla tutta era anche un po’ stronzo, questo non poteva non ammetterlo: anche se non le importava di lei e in un certo senso pensava anche che se lo meritasse, con Jennifer si stava comportando malissimo.

Come aveva stabilito, si era avvicinata al suo tavolo circa un’ora dopo e, come si aspettava, Dominic l’aveva cortesemente invitata a sedersi con lui e con altre persone che stavano al suo tavolo, offrendole da bere e cominciando a chiacchierare con lei. Gli aveva presentato le persone che erano sedute con lui: a parte Jonathan, non era nessuno di conosciuto, c’erano altri due tipi di cui uno avvinghiato a una bionda che l’aveva guardata un po’ male quando era arrivata. Susan avrebbe voluto dirle che lei puntava a ben altro che a quel tipo anonimo a cui stava praticamente addosso, tuttavia distribuì sorrisini ipocriti a tutti e fece per sedersi, letteralmente appiccicata a Dominic, che comunque non si era affatto scomposto per la cosa.

Durante tutto il tempo in cui era rimasta seduta c’era andata giù abbastanza pesante sia per allusioni verbali, sia per il modo in cui, sempre distrattamente, gli metteva le mani addosso facendo sembrare casuale ogni suo minimo movimento. Dominic e Jonathan, spesso e volentieri, si scambiavano occhiate più che eloquenti a commento di ciò che stava succedendo. Se fino a quel momento avevano avuto dei legittimi dubbi sulle mire di quella, adesso non potevano davvero più averne.

Ad un certo punto, Dominic si era reso conto che Ethan e Jodie ancora non si erano visti. Non che la cosa gli dispiacesse, anzi, però l’aveva notata e aveva chiesto a Jonathan come mai Ethan ancora non fosse lì.

 

***

 

- Non sento storie, perché dovresti rimanere in casa a romperti anche stasera che è venerdì? Tu stasera ti metti carina e esci con noi, non voglio scuse!-

- Pat, no, ma possibile che debba venire a fare il terzo incomodo con te e Ethan?-

- Andiamo in un locale e ci saranno anche altri suoi amici e amiche, quindi questo rischio non si pone affatto. Se non vieni me la prendo…-

- E dai Pat, non farmi ricatti…- aveva detto Jennifer usando un tono leggermente lamentoso.

- Invece te li faccio, se è l’unico modo per farti alzare il culetto da quel divano!-

Alla fine Jennifer aveva finito per accettare, tanto era più che sicura che per quella sera Dominic non si sarebbe fatto sentire. Le dispiaceva un po’, ma così era la vita, e Patricia aveva ragione ad insistere perché uscisse. Insomma, la sua esistenza non ruotava certo intorno a Dominic!

All’ora stabilita era scesa in strada, Patricia fortunatamente era già arrivata in macchina con Ethan. Per ovvie ragioni, dopo l’incidente Jennifer non aveva mai messo piede fuori da sola dopo il tramonto, e a dirla tutta era sempre piuttosto spaventata dall’eventualità di dover ripetere l’esperienza. A volte era anche per questo che usciva meno spesso, per evitare anche di dover fare da sola quei cento metri che la separavano dal parcheggio al portone di casa sua.

Era salita in macchina e si erano avviati, erano passate le undici e mezza e probabilmente sarebbero stati gli ultimi ad arrivare.

Jennifer non l’aveva notato subito, era rimasta indietro rispetto ad Ethan e Patricia che si erano invece incamminati subito al tavolo dove erano seduti gli altri.

 

- Ethan s’è perso?- aveva chiesto Dominic.

- Aveva detto che faceva un po’ tardi stasera, beghe di lavoro, ma ora starà per arrivare.- Jonathan aveva alzato gli occhi guardando verso l’entrata e aveva visto per l’appunto Ethan andare verso di loro insieme a Patricia.

- Le ultime parole famose, eccolo.-

Dominic si era girato per un momento e si era ritrovato davanti quella bella sorpresa. Avere Patricia tra i piedi quella sera significava non poter fare niente di particolare. Per di più ormai li avevano visti bene entrambi, quindi era stato beccato in pieno struscio, per di più con Susan. In quel momento preciso la ragazza gli aveva appoggiato un braccio sulle spalle e con l’altra mano libera gli stava dando dei colpetti sul ginocchio, a cadenze più o meno regolari. Lui le teneva il braccio attorno alla vita e cercava di seguire il discorso che stavano facendo, anche se era notevolmente distratto dalla scollatura di Susan, che in ogni modo non perdeva occasione di mettersi in pose che sembravano dire da sole: Hey! Ma me le hai viste le tette? No, perché se non le hai notate basta che lo dici e le metto in mostra ancora un po’!

- Ciao Dominic. Susan, che sorpresa, non mi aspettavo di trovarti qui.- aveva detto gelida Patricia, confermando i timori di Dominic. La situazione era peggiorata quando dietro a loro era arrivata anche Jennifer, che pure aveva visto la situazione evidentemente.

Di scatto si era discostato da Susan quel tanto che bastava per mettere una distanza minima tra loro, tentativo patetico ma comunque un tentativo. Per un momento si era sentito gelare il sangue, per poi darsi del deficiente subito dopo. Era parlare al muro allora quando si ripeteva che a Jennifer non doveva né spiegazioni né altro? Tuttavia si era sentito come colto in fallo, e se anche si era dato del deficiente le cose non cambiavano. In fretta aveva dovuto escogitare un qualcosa che l’avesse tolto da quel fastidioso stato: dopo essersi discostato da Susan si era alzato e ed era andato incontro Jennifer.

- Mi hai fatto una sorpresa!- Le aveva detto quando era stato davanti a lei, prima di abbracciarla e darle un bacio su una guancia.

Jennifer, che davvero non si aspettava di trovare proprio lui in quel locale, appena l’aveva visto gli aveva sorriso, per altro era rimasta piacevolmente sorpresa che ci fosse anche Susan. Dopo aver salutato Dominic si era seduta, Dominic si era messo accanto a lei che nel frattempo stava salutando l’amica.

- Susy, ci sei anche tu, ma che sorpresa!- aveva esclamato vedendola, sorridente.

Si erano accomodati anche gli altri e insieme avevano cominciato a chiacchierare tranquillamente. Gli unici che improvvisamente si erano chiusi in un mutismo pressoché totale erano proprio Dominic e Susan, entrambi per motivi diversi: il primo per via del fatto che, dopo aver rischiato così non aveva sinceramente nulla da dire, la seconda perché quell’incursione improvvisa le aveva rovinato tutti i piani. Quella sera le cose sembravano funzionare, dovevano proprio capitarle quelle due tra i piedi?

Aveva salutato Jennifer affettuosa come al solito in ogni modo; altrettanto non aveva osato fare con Patricia, aveva capito benissimo che l’altra, se solo avesse potuto, l’avrebbe presa a schiaffi. Per sua sfortuna non era una che aveva lo stesso grado di fiducia negli altri che aveva Jennifer, le era bastato lo sguardo gelido che aveva accompagnato il suo saluto a farle capire che Patricia aveva intuito tutto.

Erano rimasti tutti là a chiacchierare per un bel po’ ancora, eccetto Susan che non aveva retto per molto. Dopo un po’ si era scusata ed era tornata dalle persone con cui era uscita quella sera, tanto ormai era perfettamente inutile che stesse lì, era tutto tempo perso.

Se anche Dominic aveva tenuto un atteggiamento diverso con lei quella sera, Jennifer non si era preoccupata più del dovuto. Anzi, le era sembrato comprensibile: aveva pensato che fosse più freddo del solito per via del fatto che erano in luogo pubblico. L’unico neo era che lo vedeva un po’ troppo assente. Con lei era sempre brillante, spiritoso, se lo immaginava un trascinatore in compagnia. Evidentemente si sbagliava.

A fine serata era stato Dominic a riaccompagnarla. Jennifer non l’aveva invitato a salire anche se avrebbe voluto che lo facesse: le era sembrato strano tutta la sera, aveva pensato che forse era stanco, per questo non si era stupita più del dovuto che lui non le avesse nemmeno dato l’idea di volerlo fare.

Appena in casa aveva preso il cellulare e mandato messaggio a Patricia. Fin da quando aveva visto Dominic al locale aveva capito che Patricia doveva aver insistito tanto quella sera proprio perché sapeva che l’avrebbero trovato là. Grazie di aver tanto insistito, tanto è inutile che neghi, lo so che c’è il tuo zampino! Sogni d’oro, Jen, le aveva scritto.

 

Patricia si era appena chiusa la porta alle spalle dopo l’insoddisfacente bacino della buonanotte di Ethan. Già era abbastanza nervosa di suo, quel messaggio aveva peggiorato la situazione. Il suo piano era andato a farsi friggere, dato che certamente lei non aveva organizzato tutto quel teatrino per permettere a Jennifer di passare una serata con Dominic, piuttosto voleva tanto che lei sbattesse il muso in quello che era l’ambiente naturale di lui. Sarebbe bastato che al posto di Susan ci fosse stata un’altra, invece quella sera la sorte aveva voluto che Jennifer trovasse in pieno struscio con Dominic quella che considerava un’amica, ovviamente non aveva avuto il benché minimo sospetto di quello che, tuttavia, si era ritrovata sotto il naso.

Era stato immensamente frustrante, proprio perché per una volta sembrava che il piano fosse riuscito: per prima cosa niente le dava la certezza che Dominic sarebbe stato proprio con loro quella sera, per altro non era detto che l’avrebbero trovato con qualcuna… insomma, a parte un misero particolare la situazione era perfetta, ma Jennifer non aveva visto, o forse non aveva voluto vedere. Patricia temeva e molto che la seconda ipotesi fosse valida: in quel caso era perfettamente inutile anche solo provare a far capire a Jennifer con chi aveva a che fare.

Tuttavia aveva subito ricominciato a pensare a come poteva fare per mettere di fronte Jennifer davanti alla realtà dei fatti: doveva solo aspettare pazientemente la prossima occasione che, ne era più che sicura, non sarebbe tardata ad arrivare.

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Capitolo 30
*** Happy Birthday ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti!

Yarel, non mi sono affatto offesa, se ti ho dato quest’impressione scusami tanto, non era affatto nelle mie intenzioni. Come ti avevo detto l’altra volta la tua recensione mi aveva fatto molto piacere, veramente molto. Avevo capito a cosa tu ti riferissi, quindi non preoccuparti e ancora grazie mille per i tuoi commenti.

Ebbene sì, l’orecchiotto scatena istinti omicidi! Anche in “Per colpa di Nessie” c’era chi voleva prenderlo a calci nel posteriore, quindi posso dire con certezza che per fortuna sono riuscita nell’intento! Evvai!

Kaori non preoccuparti, leggi quando vuoi e quando puoi, tanto la storia non ha la data di scadenza! Sono contenta che continui a piacerti!

Buona lettura a tutti, Mandy

 

Capitolo 30

Happy Birthday

 

- Goal! E vai!- aveva esclamato Dominic alzandosi dal suo divano e cominciando a saltellare per la stanza. Ancora seduto Jonathan lo guardava allibito.

- Io proprio non capisco la vostra propensione tutta europea per il calcio, è veramente un gioco del cavolo…- aveva osservato l’amico mentre Dominic si lanciava in una sorta di telecronaca dell’ultimo minuto. Con una voce impostata e ridicola stava dicendo:- Al trentottesimo i francesi se lo prendono in…-

- Veramente, voi europei siete strani.- aveva aggiunto l’altro interrompendolo, guardandolo mentre si eccitava tanto per uno che aveva buttato una palla dentro una rete.

- Per me siete strani voi americani che non lo apprezzate! Tutto è relativo!- aveva risposto Dominic dopo essersi dato una calmata ed essersi rimesso seduto sul suo divano.

Gli dispiaceva essersi perso la prima partita degli Europei che era stata trasmessa il giorno precedente, insomma, veder vincere la Grecia contro il Portogallo doveva essere stata una cosa interessante.

Ovvio che la partita dell’Inghilterra, per di più contro la Francia, non se la sarebbe persa per niente al mondo: poteva arrivare pure Francis Ford Coppola e dirgli che se lo incontrava proprio in quel momento aveva una parte sicura nel suo prossimo film, gli avrebbe detto no… beh, forse la partita avrebbe potuto anche registrarla nel caso che proprio Coppola si fosse fatto sentire.  In ogni modo non l’aveva fatto, quindi Dominic aveva invitato Jonathan a pranzo a casa sua e si erano messi a vederla subito dopo.

A dirla tutta Jonathan si annoiava abbastanza, il calcio non lo interessava molto, Dominic aveva provato anche a farlo appassionare facendogli vedere qualche match e spiegandogli dettagliatamente le regole, ma da americano medio proprio lui non era riuscito a farselo piacere.

Prima del trentottesimo del primo tempo, prima dell’azione portata avanti prima da Beckham che aveva crossato da destra verso Lampard che, a sua volta, con un colpo di testa aveva messo preciso la palla in rete, la partita non era stata granché emozionante, e dopo quel goal lo era stata ancora meno. Nella ripresa i francesi avevano alzato decisamente la testa e si erano fatti più aggressivi, Dominic era schizzato dal divano più di una volta quando sembrava che i francesi dovessero pareggiare.

Durante l’intervallo, prima della ripresa francese, Dominic si era dato una calmata, del resto aveva dovuto ammettere che la partita non fosse proprio una cosa stratosferica, Jonathan aveva approfittato per fargli una domanda che avrebbe voluto fargli sin da quel venerdì sera.

Dominic era tornato dalla cucina con due birre in mano, una l’aveva porta all’amico mentre si sedeva.

- Senti un po’, me la dici una cosa?-

- Che?- gli aveva risposto Dominic guardandolo incuriosito. Quando Jonathan cominciava così era perché stava per partire una domanda personale, e dato che lui era uno che in genere badava ai fatti suoi, la prendeva sempre alla larga.

- Una stronzata… ma quella tipa, Jennifer, allora è una cosa seria? No, perché venerdì sera sei schizzato come se fossi stato beccato con le mani nel sacco quando è arrivata, non so se rendo.-

- Dici?- aveva chiesto Dominic come se non fosse vero quello che l’amico gli aveva detto.

- Dico e come!- aveva ribattuto Jonathan ridacchiando.

Dominic aveva pensato ad una scusa plausibile da fornire. - No, non è seria la cosa. Solo che, sai com’è, ci vediamo e non era proprio carino che mi strusciassi ad un’altra davanti a lei, capisci vero?-

- Ah, sì, come no.- aveva detto serio Jonathan. - Ma con Susan…- aveva cominciato subito dopo.

Dominic l’aveva interrotto immediatamente, del resto aveva perfettamente intuito dove volesse andare a parare Jonathan.

- No, no, assolutamente no.- aveva detto deciso. - Per carità, ci mancherebbe altro che mi scopassi quella, francamente ne faccio a meno, c’è di meglio.- Improvvisamente si era ricordato che Jonathan invece c’era finito a letto, così s’era affrettato a dire:- Oh, senza offesa, eh!-

L’altro ridacchiò appena. - Che offesa, figurati!-

La partita era ricominciata, ma Jonathan aveva continuato con quel discorso, sortendo però l’effetto dì innervosire Dominic per due motivi ben precisi: un po’ per il fatto che lo stava distraendo dal match, un po’ effettivamente per quello che aveva detto.

- Certo che hai ragione a dire che è un tantino rincoglionita.- aveva commentato dopo un po’.

Dominic si era girato di scatto verso di lui. - Chi?- gli aveva chiesto.

- Come chi, quella Jennifer. Voglio dire, chiunque si sarebbe accorto che quella situazione era anomala, dai…-

Dominic aveva leggermente cambiato espressione. - Ma se nemmeno la conosci, come fai a dire che è una rincoglionita?-

- Infatti io dico quello che dici tu su di lei!-

- Perché tu con la tua testa non sai pensare?- aveva risposto secco Dominic.

- Va beh, mi sarò sbagliato, non c’è bisogno che t’incazzi!-

Dominic si era improvvisamente reso conto che forse aveva esagerato. - No, mica m’incazzo, anzi, scusa.-

- Figurati…- gli aveva risposto scettico Jonathan.

L’umore di Dominic era notevolmente peggiorato dopo il fallo che al settantatreesimo Silvestre aveva fatto su Rooney in piena area, un bel calcio di rigore a favore dell’Inghilterra.

Dapprima Dominic aveva esultato:- E vai che gli facciamo il culo a questi francesi del cazzo!- aveva detto, ma quando avevano visto Beckham avvicinarsi al dischetto, si era rimesso seduto e aveva detto:- No! Beckham no! Novanta su cento lo sbaglia ‘sto demente!-

Detto fatto, Barthez aveva respinto senza troppe difficoltà il tiro del centrocampista inglese. Dal divano di casa Monaghan era partita una litania di parolacce.

- Che deficiente! Ma se ti mettessi le tue mutande invece di quella di tua moglie non sarebbe meglio, testa di cazzo con i piedi a banana! Lo facevo pure io quel rigore, e che palle! Rincoglionito!-

Jonathan era scoppiato a ridere tanto che non riusciva più a smettere, Dominic se l’era pure un po’ presa e gli aveva chiesto che avesse tanto da ridere.

- No, scusami, tu parli di uno che si mette la biancheria intima della moglie e poi mi vuoi dare ad intendere che voi europei non siete strani? No, perché io posso anche farlo, ma non lo vado a dire al mondo intero!-

Dominic aveva dovuto dire che in effetti l’amico non aveva tutti i torti. - Sì, e voi siete un popolo che s’incazza se il vostro presidente si tromba una stagista, che per altro c’ha pure la faccia da maialetta, nemmeno da maiala, dimmi te che cos’è peggio!-

- Hai ragione, Monica Lewinsky sembra un maiale…-

Avevano cominciato a ridere entrambi non riuscendo bene a capire com’era che fossero arrivati a parlare di quello.

La voglia di ridere, almeno a Dominic, era passata alla fine della partita: al novantesimo Zidane aveva realizzato un bel calcio di punizione pareggiando, nei tre minuti di recupero l’Inghilterra aveva praticamente regalato un rigore alla Francia, che sempre Zidane aveva realizzato pochi secondi prima del triplice fischio dell’arbitro.

- ‘Sti fetenti di francesi!- aveva concluso Dominic spegnendo la televisione un po’ stizzito.

- Così è la vita Dom, non si può vincere sempre!- aveva commentato Jonathan alzandosi dal divano.

- Come no! La palla è tonda e bla bla vari… come no!- aveva ribattuto Dominic.

Jonathan se n’era andato poco dopo lasciandolo solo nel suo soggiorno. Per un po’ aveva rimuginato sull’esito della partita, ma poi i suoi pensieri si erano spostati su altro. Aveva subito cominciato a riflettere su come aveva reagito quando Jonathan aveva parlato di Jennifer.

Aveva letteralmente rizzato il pelo come i gatti, se ci pensava gli veniva da ridere.

 

***

 

Quando Martin insieme alla posta le aveva dato quel mazzo di tulipani facendole gli auguri di buon compleanno, Jennifer era rimasta talmente tanto sorpresa che per qualche secondo non aveva saputo proprio che dire.

- Grazie Martin, ma perché ti sei disturbato tanto?-

- Disturbato? Ma vuoi scherzare spero? Per me è un piacere!- le aveva risposto sorridente il ragazzo delle consegne.

- E poi ti sei ricordato, sei veramente un tesoro!- aveva continuato Jennifer sorridendo e guardando quei fiori che lui le aveva portato.

Martin pure le aveva sorriso, era contento che a lei avesse fatto piacere quel gesto. - Allora ancora auguri Jennifer, io continuo con le consegne, ci vediamo quando ripasso.-

L’altra l’aveva ringraziato nuovamente, per un momento aveva avuto la tentazione di invitarlo a quell’uscita che lei e Patricia avevano organizzato per quella sera. Niente di particolare, era solo una serata in un locale e una bevuta per festeggiare il suo trentunesimo compleanno. Si era trattenuta solo perché aveva paura di dargli ad intendere che ci fosse dell’interesse da parte sua, la cosa più cattiva che poteva fare a Martin era proprio illuderlo.

Almeno lui si era ricordato… di Dominic quel giorno neanche l’ombra. L’ultima volta che si erano visti era stato quello strano venerdì sera, sul quale Jennifer aveva finito per riflettere a lungo.

Certo che le aveva fatto piacere trovarlo là e passare una serata con lui, solo che Jennifer dopo aveva pensato che lui avrebbe dovuto essere a lavorare. Non che le avesse detto che non usciva con lei perché aveva impegni di lavoro, per la verità lui non le aveva detto assolutamente nulla sui suoi impegni, ma Jennifer aveva ingenuamente incominciato a pensare che, se non si vedevano, era perché lui era impegnato con il lavoro. Ripensandoci si era data della stupida: dove stava scritto che Dominic non poteva prendersi la serata per conto suo e uscire con i suoi amici? Di certo non doveva chiederle il permesso, ci sarebbe mancato altro, e per lei era lo stesso, quando voleva stare con le sue amiche ci stava e basta.

Poi però c’era stato il silenzio assoluto, ormai erano ben quattro giorni che di Dominic non sapeva niente. Quel giorno era martedì, il 15 giugno, il suo compleanno. E lui sapeva che il 15 giugno era il suo compleanno, se solo aveva prestato un po’ d’attenzione ai loro discorsi. Ne avevano parlato una sera, Jennifer si ritrovò a pensare che forse poteva essersene dimenticato, forse averne parlato una volta così di sfuggita era troppo poco. Ma a parte la storia del compleanno, cominciava a chiedersi com’è che lui non l’aveva più cercata dal venerdì, sebbene le aveva promesso che l’avrebbe fatto. Si era decisa a scrivergli un messaggio, lo faceva spesso la mattina, giusto per augurargli una buona giornata. Raramente Dominic le aveva risposto, anche quella mattina era stato così, e la cosa quella volta l’aveva depressa più del solito.

Erano solo le undici del mattino in fin dei conti, fino a mezzanotte era in tempo per farsi vivo, il che significava che aveva altre tredici ore di tempo. Jennifer si concesse di incominciare a preoccuparsi verso l’undicesima, non prima. Che poi, preoccuparsi, era una cosa grossa. Di fatto non sapeva nemmeno lei cosa aspettarsi con certezza, era abbastanza confusa da tutta quella situazione senza bisogno di mettere altra carne al fuoco con il fatto che era il suo compleanno.

A pranzo con Patricia quel giorno era stata più taciturna del solito, tanto che l’amica aveva cominciato a prenderla in giro.

- Che c’è, ti senti vecchia? Non sei contenta che per i prossimi due mesi abbiamo la stessa età?-

Jennifer aveva riso, aveva preferito non dirle niente sulla natura delle sue preoccupazioni perché le sembrava di essere un po’ troppo invadente a farlo. Del resto erano preoccupazioni di poca importanza in fin dei conti. Prima di tornare entrambe al loro lavoro si erano date appuntamento per quella sera, prima a casa di Patricia dove avrebbero cenato, per poi uscire a fare un giro.

Jennifer ci aveva pensato per il resto del pomeriggio, il pensiero la metteva tanto in tensione che si era dimenticata di Dominic per qualche tempo. Dato che era il suo compleanno, poteva scommetterci, alle sette precise sua madre avrebbe preso il telefono e l’avrebbe chiamata, pretendendo di sapere ogni singolo particolare della sua vita attuale, per criticarlo ovviamente. Avrebbe potuto rimetterci l’orologio su quella cosa, infatti, dopo essere tornata a casa dal lavoro aveva dato da mangiare a Sploffy, si era cambiata e aveva fatto qualche faccenda in casa. Alle sette si era seduta sul divano e aveva aspettato per non più di trenta secondi. Il telefono aveva trillato puntualissimo.

- Mamma?- aveva risposto direttamente.

- Ciao tesoro, come facevi a sapere che ero io?-

- Telepatia.- aveva risposto sarcasticamente Jennifer che, volente o nolente, nella mezz’ora successiva, era stata costretta a sorbirsi le prediche di sua madre. Quando aveva potuto riattaccare era veramente arrivata al limite, sarebbero bastate poche parole di critica in più a farla scoppiare.

Di Dominic, quasi alle otto di sera ormai, nemmeno l’ombra. - Ha ancora quattro ore, ancora quattro ore…- aveva cominciato a ripetere tra sé e sé mentre si preparava per uscire.

La serata era stata piuttosto divertente. Avevano cenato da Patricia, c’era anche Susan con qualche altra loro amica che vedevano meno frequentemente, poi erano andate in un locale per concludere la serata, per rientrare poi relativamente presto, dato che il giorno dopo era di lavoro per tutte.

Jennifer era tornata a casa e aveva salito le scale piuttosto lentamente, un po’ perché aveva bevuto leggermente più del solito e, non essendoci molto abituata, le girava ancora la testa, un po’ perché era veramente stanca, anche se era solo mezzanotte passata da poco.

Quando era arrivata al pianerottolo del terzo piano aveva alzato la testa per un attimo e aveva visto che c’era qualcuno seduto sulle scale, qualcuno che per la verità non aveva impiegato molto a riconoscere. In fretta aveva salito le ultime due rampe, Dominic vedendola arrivare si era alzato e le aveva sorriso.

- Che ci fai qui?- gli aveva chiesto Jennifer più che sorpresa. Si sarebbe aspettata di tutto, tranne che quello.

Effettivamente Dominic doveva riconoscere che averla aspettata lì per quasi un’ora e mezza non era molto da persone normali, quindi capiva benissimo come fosse possibile che Jennifer l’avesse guardato in modo così strano. - No… cioè… io ho provato a chiamarti, ma hai il cellulare staccato.- si era giustificato.

Jennifer si ricordò improvvisamente che l’aveva spento per lasciare la borsa al guardaroba del locale dove era andata, e che poi si era dimenticata di accenderlo una volta ripreso.

- Eh, sì, l’ho spento quasi due ore fa… ma quant’è che sei qui?-

Dominic, anche se sapeva benissimo che era là da pochi minuti prima delle undici, aveva guardato l’orologio. - Poco più di un’ora. Ho finito tardi stasera, ma volevo vederti lo stesso. Mica pensavi che me ne fossi dimenticato, vero?- le aveva detto sorridendole e avvicinandosi. Non le aveva dato il tempo di rispondergli, le aveva preso il viso tra le mani e le aveva dato un bacio.

- Buon compleanno.- le aveva detto una volta che quel bacio era finito.

Jennifer gli aveva sorriso, poi aveva aggiunto:- Veramente pensavo non lo sapessi affatto, e più che altro a preoccuparmi è stato il fatto che è un po’ che non ti fai sentire.- Aveva fatto una pausa dopo aver detto questo, aveva visto che Dominic aveva cambiato espressione. Non voleva che quello che aveva detto risultasse come un rimprovero, così l’aveva abbracciato e aveva aggiunto:- Ma non me ne frega niente, sei qui ora e francamente mi va benissimo così.-

Il fatto che lei avesse sempre una buona parola per lui fece sentire Dominic più sereno, ma nel profondo ancora peggio di come si era sentito quella sera.

Quando si era ricordato di che giorno fosse, Dominic non solo stava lavorando ed era impossibilitato a fare una cosa qualsiasi, ma era anche piuttosto tardi. In quel momento proprio non poteva né telefonare a Jennifer, né fare altro, durante una pausa era corso da Penny, che se l’era visto arrivare con una faccia che non prometteva niente di buono.

- Che è quella faccia?- gli aveva chiesto.

- Mi devi fare un favore enorme. Oggi è il compleanno di Jennifer, me ne sono dimenticato, le volevo fare un regalo… non è che ci penseresti tu?-

- Io? Ma se nemmeno la conosco!- aveva ribattuto Penny leggermente infastidita dalla richiesta.

- Perché hai bisogno di conoscerla una persona per comprarle un regalo?-

- Il più delle volte sarebbe consigliabile Dom…-

Dominic non aveva avuto bisogno di insistere troppo, se si trattava di fargli un favore non è che Penny si sarebbe fatta pregare molto. A dire la verità si era ulteriormente innervosita per il fatto che Dominic non aveva voluto darle nemmeno uno straccio di indicazione, nemmeno sulla cifra che avrebbe dovuto spendere. Si era limitato a dirle che si fidava di lei, e Penny sperava tanto che non si sarebbe dovuto pentire della cosa, lei in genere aveva dei gusti pessimi in fatto di regali.

Era tornata agli studi quaranta minuti più tardi con in mano un sacchetto di Cartier, Dominic vedendolo si era preoccupato un po’.

- Mica che è una cosa vincolante, vero?- le aveva chiesto appena aveva avuto un momento di tempo.

- Come no, è un brillante grosso come una noce di cocco, farà fatica a portarlo!- gli aveva detto sfottendolo Penny, che poi aveva aggiunto:- Lo puoi guardare, il sacchetto si può aprire!-

Quando aveva potuto guardarlo, poco prima delle dieci di sera, Dominic aveva visto che si trattava di una semplice catenina di oro bianco con un ciondolo a forma di coccinella. Penny aveva fatto un’ottima scelta: gli sembrava molto carino, per di più un regalo che non sapeva troppo né di studiato né di troppo vincolante, in poche parole adatto all’occasione.

Era uscito dagli studi e non ci aveva nemmeno pensato, era andato dritto a casa di Jennifer, ma quando aveva suonato al campanello non gli aveva risposto nessuno. Per un colpo di fortuna la vicina di casa di Jennifer stava rientrando con i bambini proprio in quel momento, si erano incrociati qualche volta sulle scale con Jennifer, quindi la donna gentilmente, riconoscendolo, gli aveva permesso di entrare con lei.

Era talmente sicuro che avrebbe trovato Jennifer a casa che aveva pensato piuttosto ad un guasto del citofono, ma di certo non al fatto che lei poteva essere, giustamente, andata a divertirsi per conto suo dato che lui l’aveva ignorata per tutto quel tempo volutamente e che era il suo compleanno. Era come se desse per scontato che l’avrebbe trovata ad aspettarlo.

Dopo aver aiutato la vicina di Jennifer a portare il passeggino del bambino più piccolo fino al quarto piano, aveva suonato il campanello di Jennifer e anche quella volta non aveva ricevuto risposta. Dapprima aveva pensato che era strano, aveva provato a telefonarle e aveva trovato il cellulare spento.

Si era seduto per un momento sulle scale davanti alla sua porta di casa, cominciando a capire essenzialmente una cosa, ovvero che era stato un completo idiota e che non poteva certo giustificarsi in nessun modo.

A parte il fatto che aver dato per scontato che Jennifer fosse lì, a casa, ferma immobile ad aspettarlo era veramente un’assurdità di dimensioni colossali, ma cosa pretendeva da lei? Riconosceva di non essersi comportato affatto bene, di averla ignorata un po’ troppo negli ultimi tempi, e non poteva certo pensare di poter rimettere tutto apposto arrivando lì per farle una sorpresa con un regalo per il suo compleanno. Era ridicolo soltanto che l’avesse pensato.

Jennifer era una persona con i suoi impegni, con la sua vita, e soprattutto con i suoi sentimenti, di cui lui si stava approfittando. Che cosa gli stesse prendendo in quel periodo poi, non lo sapeva dire con certezza nemmeno lui. Sapeva solo che era sicuro che, se si guardava indietro, non era sempre stato così.

Alla fine non si era nemmeno accorto che aveva passato più di un’ora e mezza seduto su quelle scale, per giunta al buio, dato che dopo un po’ la luce delle scale si era spenta e non aveva ritenuto necessario accenderla nuovamente, non gli serviva a niente. Era rimasto lì a pensare, in condizioni normali se ne sarebbe andato semplicemente, invece non l’aveva fatto.

Quando aveva visto la luce accendersi si era sentito in ansia, non si sarebbe stupito se Jennifer trovandolo lì magari si fosse innervosita, o forse era già arrabbiata con lui per via del modo che lui aveva di comportarsi e avrebbe approfittato di quell’occasione per farglielo presente. Poco dopo, quando Jennifer gli aveva fatto notare che da diversi giorni non si faceva sentire, Dominic c’era rimasto male, ma non certo perché si era offeso che lei gli avesse detto quella cosa, piuttosto perché aveva capito che doveva essere un particolare che le era pesato. Ripensandoci non le aveva mai risposto nemmeno ad uno di quei messaggi che aveva cominciato a mandargli di mattina, non aveva fatto assolutamente niente che le facesse capire che, in fondo, lui a lei ci teneva, anche se in un modo tutto suo.

La coccinella a Jennifer era piaciuta, erano rimasti per poco seduti sul suo divano, quando Dominic aveva fatto per andarsene lei gli aveva tassativamente impedito di farlo.

- Non crederai mica di andartene così vero?- gli aveva detto sorridendogli, per poi baciarlo.

Non che lui volesse farlo veramente, era solo che non credeva che fosse il caso quella sera.

Alla fine si era tranquillizzato, anche se nel profondo il suo dispiacere era cresciuto. Forse sarebbe stato meglio se Jennifer gli avesse dimostrato più platealmente il suo disappunto, se fosse stata meno comprensiva e più dura, ma così non era stato, del resto non lo era mai.

Dominic non sapeva più cosa pensare: mentre Jennifer si era addormentata da un pezzo lui non riusciva a farlo, perso a pensare a cosa sarebbe stato giusto fare. C’erano troppe cose da considerare, troppe cose che si erano complicate.

Ormai non era più questione di concludere quella relazione, di continuarla, di cambiare il suo atteggiamento. Sembrava che tutto fosse diventato così complicato da non vedere una soluzione possibile che fosse almeno un po’ indolore per entrambi.

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Capitolo 31
*** Amare prese di coscienza ***


Nuova pagina 1

Altro capitolo mazzata… sigh!

Buona lettura, Mandy

 

Capitolo 31

Amare prese di coscienza

 

Probabilmente è proprio nel momento in cui si tocca la punta massima di confusione che le cose si fanno chiare; tuttavia a volte, invece di tentare di fare chiarezza, si finisce per accantonare i problemi, come se fossero patate fin troppo bollenti da tenere in mano.

Dopo la notte del compleanno di Jennifer, Dominic non aveva cercato per l’appunto di fare chiarezza. La mattina dopo era stato profondamente infastidito dal senso di colpa che l’aveva colpito la notte precedente, tanto che si era svegliato di pessimo umore. Aveva sbagliato, va bene, aveva dato una cosa per scontata quando scontata non lo era affatto, ma non era proprio il caso di starci così male.

Anche con Jennifer era stato un po’ scostante, le aveva dato un paio di risposte decisamente poco educate quella mattina, tanto che era stata lei stessa a chiedergli, non nel solito modo gentile che usava sempre, cosa gli stesse prendendo.

Anche se sapeva benissimo che aveva ragione lei, Dominic si era ancora più innervosito, come se si aspettasse che Jennifer fosse nella posizione di dover accettare qualsiasi suo stato d’animo senza battere ciglio. Per prima cosa era rimasto per un attimo stupito dal tono che aveva usato con lui, come se non riuscisse ad accettare che Jennifer per una volta facesse valere con forza le sue ragioni: non l’aveva mai vista rivolgersi né a lui né a nessun altro così. Solo dopo essersi soffermato su questo particolare era riuscito a chiederle scusa. Non perché non l’avrebbe fatto altrimenti, di fatto non era un maleducato e non lo era mai stato, ma non erano state poi così sentite le sue scuse. Per risolvere il problema alla radice aveva visto di eclissarsi in fretta da casa sua, con l’intento di non tornarci per un bel po’.

Una cosa era certa: l’idillio cominciava a rompersi. Fino a pochi giorni prima, passare una notte con Jennifer significava raggiungere una tranquillità insperata, stare bene. Improvvisamente non era stato più così, era come se qualcosa si fosse irrimediabilmente rotto e non si potesse riparare.

Dall’altra parte, come già precedentemente aveva pensato altre volte, non aveva intenzione di troncare con lei, non voleva e probabilmente non poteva proprio farlo. Questa era forse la cosa che lo infastidiva di più, il fatto che, fin dalle prime volte in cui aveva cominciato a vederla, aveva cominciato a farsi mille domande. Ogni singola volta che si vedevano dopo, sistematicamente, si autosottoponeva ad una seduta di psicanalisi personalizzata interrogandosi sui significati che quegli incontri avevano avuto.

Per la miseria, era questo che voleva? No, la sua massima aspirazione sicuramente non era farsi una sega mentale ogni volta, quello che voleva era non avere problemi di alcun genere. La storia con Jennifer incominciava a procurargliene, forse era arrivata davvero l’ora di troncare. Il problema principale era che non sapeva come, proprio perché lui non sarebbe mai stato in grado di dirle è finita.

 

Per Jennifer quella mattina era stata decisamente significativa, per un motivo essenzialmente. Se fino a quel momento Dominic con lei era sempre stato estremamente gentile e corretto, almeno all’apparenza, quella volta era stato diverso. Non si riferiva tanto al modo scostante in cui si era posto, aveva letto quella volta nei suoi gesti non la sua solita spossatezza che spariva quando stavano insieme, ci aveva letto una stanchezza di cui lei era la causa.

Le era preso il panico, ma questo non significava di certo che avrebbe lasciato che Dominic le mancasse di rispetto, non appena si era presentata l’occasione gli aveva fatto notare che non era carino comportarsi così: la reazione di lui era stata quella di chiederle scusa per poi andarsene di corsa, come se lo stessero inseguendo.

Jennifer a quel punto avrebbe voluto fargli almeno mille domande diverse, prima fra tutte gli avrebbe voluto chiedere cosa rappresentava lei nella sua vita. Loro due erano o non erano una coppia?

Dopo quello che era successo quella mattina, Jennifer poteva rispondersi tranquillamente da sola che forse no, non lo erano. Peccato che in mille altre occasioni Dominic si fosse atteggiato con lei come se lo fossero, questo la metteva profondamente di cattivo umore se solo ci pensava.

Uscendo per andare a lavorare si era rimessa la coccinella che lui le aveva regalato la notte precedente, non sapeva nemmeno perché l’aveva fatto, forse per un sano senso di masochismo, dato che ci aveva giocato distrattamente per tutto il tempo al lavoro, e che ogni volta che si accorgeva razionalmente che lo stava facendo ricominciava a pensare a quella situazione.

L’aveva notata anche Patricia mentre pranzavano, Jennifer le raccontò sommariamente quello che era successo la notte precedente, omettendo volutamente quello che era successo la mattina; Patricia non commentò e lei le era stata grata per non aver continuato quel discorso. Appena era stata in ufficio se l’era tolta con un moto di stizza e l’aveva messa in un cassetto della sua scrivania.

La verità è che s’innamorava sempre delle persone sbagliate, questo era il punto focale della situazione. Come le fosse saltato in testa di farsi coinvolgere fino a quel punto da Dominic proprio non lo sapeva, e ormai il danno era fatto. In quel momento era arrabbiata, un po’ delusa, ma sapeva benissimo che già Dominic cominciava a mancarle, in pochi giorni avrebbe dimenticato tutto e tutto quello che avrebbe voluto sarebbe stato passare del tempo con lui.

Nei giorni successivi infatti era proprio questo che era successo: Jennifer era stata arrabbiata per non più di un paio di giorni, dopo di che aveva cominciato a sentire la sua mancanza; la semplice mancanza aveva fatto in tempo a diventare un bisogno reale, dato che lui non si era fatto sentire.

Arrivata al sabato successivo era stata lei a chiamarlo. Aveva aspettato almeno le undici del mattino per farlo, per paura di svegliarlo nel caso che la notte precedente avesse fatto tardi. Effettivamente quando le aveva risposto le era sembrato leggermente assonnato.

- Pronto…- aveva risposto lui dall’altra parte, era evidente che non aveva guardato nemmeno chi lo stesse chiamando, dato che sembrava non avere la benché minima idea di con chi stava parlando.

- Dominic, ciao, sono…-

- Jenny, ciao…- non le aveva fatto finire la frase. - Che bello sentirti.- aveva concluso.

Jennifer sentendo quelle parole e il tono in cui le aveva pronunciate si era rincuorata molto.

- Come stai?- gli aveva chiesto.

- Un po’ stanco, questa settimana è stata piuttosto piena.- le aveva detto.

In effetti aveva avuto vari impegni che l’avevano tenuto occupato per parecchio, se in più si aggiungevano al lavoro anche le varie uscite di piacere che si era concesso per dimostrare a se stesso che era un uomo libero, si poteva ben dire che fosse abbastanza provato. Quello che Jennifer non poteva sapere era che, in quel preciso momento, mentre stavano parlando, Dominic si era alzato in fretta dal letto, dato che non ci aveva dormito da solo. Cleo gli aveva telefonato la sera prima dicendogli che era appena arrivata a Los Angeles e che voleva vederlo, lui non se l’era fatto ripetere due volte. Quella volta erano finiti a casa sua, era strano ma non gli era seccato svegliarsi con lei, non per lei in particolare, non gli era seccato ritrovarsi in compagnia piuttosto. Per non svegliarla era uscito di fretta dalla stanza.

- Tu invece?- le aveva chiesto.

- Abbastanza bene, a parte il fatto che mi sei mancato un po’.- aveva fatto una pausa, quasi aspettandosi che lui dicesse qualcosa, dato che non l’aveva fatto era stata lei a fare una proposta. - Ti va se ci vediamo? Potresti venire a pranzo da me se ti va.-

- Oggi è meglio di no Jenny, oltre ad essere stanco non sto nemmeno tanto bene, ho bisogno di riposarmi. Magari domani, che ne dici?-

- Va bene, vada per domani.- gli aveva risposto lei, un po’ delusa.

- Credimi, mi dispiace, andrebbe anche a me di vederti, ma oggi è proprio una giornataccia. Giuro che domani ti telefono e magari passiamo la giornata insieme, andiamo da qualche parte, poi abbiamo tutto il tempo di decidere insieme dove.- aveva aggiunto Dominic che aveva colto quella delusione dalle parole di lei.

Quello che le aveva detto era vero, anche a lui andava di vederla, ma per farlo non poteva di certo mandare via Cleo da casa sua dicendole che aveva degli impegni. Si erano salutati non appena le aveva assicurato nuovamente che l’avrebbe chiamata il giorno successivo, tuttavia Jennifer non aveva nessuna intenzione di accontentarsi di quello. Aveva voglia di vederlo, per di più, se non stava bene, aveva pensato che potesse avere bisogno di lei in quel momento.

Era uscita e aveva fatto la spesa, come faceva tutti i sabati mattina, era tornata a casa solo per riporre quella che aveva fatto per sé, aveva lasciato integro solo un sacchetto nel quale aveva messo delle cose che le servivano per mettere in atto quello che aveva pensato.

Lui l’aveva fatto di presentarsi a casa sua improvvisamente, pensò che una sorpresa poteva fargliela anche lei per una volta.

Immaginava di arrivare là e che le avrebbe detto qualcosa del tipo Sono venuta ad occuparmi di te, o una stupidaggine simile, che lui le avrebbe sorriso sulla porta e che l’avrebbe fatta entrare, che avrebbero passato la giornata insieme e che sarebbero stati bene.

Jennifer aveva parcheggiato in strada, poi si era avvicinata al cancello e aveva visto che era solo accostato. Si chiese come mai, ma non che la cosa avesse una grande importanza. Si era avviata alla porta di casa e aveva suonato il campanello. Il suo sorriso si era spento immediatamente nel vedere che ad aprirle la porta era stata una donna, che aveva tutta l’aria di aver dormito lì.

La sorpresa era stata decisamente grossa, Jennifer impiegò qualche secondo per proferire parola. Si era persa ad osservare la donna che aveva davanti: era molto bella, poteva avere un’età che andava dai venticinque ai trent’anni, bionda, più alta di lei.

- Mi dica.- le aveva detto Cleo, vedendo che non parlava.

Il fatto di aver trovato una donna che dava tutta l’idea di essersi alzata da un letto da poco più di cinque minuti in casa di Dominic, non significava necessariamente che tra lui e questa donna ci fosse stato del sesso, ma Jennifer sapeva anche bene che era una prova molto ben definita. Cercando di mantenere la calma e, soprattutto la dignità, le rispose.

- Stavo cercando Dominic.- le aveva detto.

L’altra l’aveva guardata incuriosita dopo che le aveva detto così, intanto Dominic era sceso, dato che aveva sentito anche lui il campanello. Non aveva fatto in tempo a chiedere chi fosse, aveva scorto la figura di Jennifer e si era fermato a metà delle scale. Aveva come l’impressione che il sangue nelle vene gli si stesse gelando. 

Cleo si era girata sentendolo scendere, dicendogli semplicemente:- Dom, ti cercano.-

Aveva continuato a stare fermo, Jennifer gli aveva rivolto un sorriso tirato.

- Sono passata a vedere come stai, mi pare che tu stia abbastanza bene dopo tutto.- aveva detto decisa.

Cleo, dal tono che Jennifer aveva usato, intuì che quella donna che gli stava davanti non era passata lì tanto per caso. Improvvisamente si sentì decisamente di troppo, si allontanò dalla porta lasciandola aperta, Jennifer fece un passo avanti entrando in casa di Dominic. Era scossa, si sentiva malissimo, ma non voleva andarsene senza aver sentito cosa lui avrebbe avuto da dirle in proposito.

Dominic aveva cercato di scuotersi e aveva sceso le scale, le aveva sorriso, ma anche il suo di sorriso era piuttosto tirato, preoccupato forse sarebbe stato meglio dire.

- In effetti sono solo un po’ stanco, non sto propriamente male…-

- Non stento a crederci che sei stanco.- gli aveva risposto Jennifer.

Dominic aveva deglutito nervosamente.- Entra, che stai a fare sulla porta.- le aveva detto non sapendo che fare, quindi aveva indicato Cleo che fingeva indifferenza non lontana da loro. - Lei è Cleo, una mia amica. Cleo, lei è Jennifer.-

Cleo lo aveva fulminato con lo sguardo, tuttavia aveva alzato la mano verso Jennifer e le aveva fatto un gesto di saluto, dicendole tanto piacere. Era imbarazzata e non poco anche lei dalla situazione, Jennifer gliel'aveva letto in faccia.

- No, non credo che entrerò. Piacere mio, Cleo.- Detto questo si era girata e si era allontanata. Non che si fosse guardata indietro mentre tornava a passo spedito verso la sua auto, ma almeno si aspettava che Dominic avesse provato a dirle qualcosa, almeno che le avesse mentito dicendole quelle frasi banali tipo non è come pensi. Nemmeno quello aveva fatto, aveva richiuso la porta e aveva lasciato che se ne andasse.

 

Almeno fino a che si era tenuta occupata in qualcosa aveva resistito. Dopo aver parcheggiato sotto a casa sua era rientrata, aveva finito di rimettere a posto la spesa e si era tenuta occupata in qualsiasi cosa la casa le avesse fornito per raggiungere il suo scopo: aveva rimesso in ordine in modo maniacale il soggiorno, si era messa quindi a lucidare tutte le finestre, non contenta si era messa a spolverare tutti i soprammobili del soggiorno, per poi passare alla sua stanza.

Aveva staccato il telefono e spento il cellulare, non voleva che nessuno per il momento la cercasse, la radio accesa la stava distraendo, ma dopo un po’ le lacrime erano uscite da sole, senza nemmeno fare rumore. Quasi non se n’era accorta da principio che aveva cominciato a piangere, ma dopo un po’ aveva dovuto prendere atto delle sue debolezze e di quello che aveva visto, che quella volta non era affatto equivocabile. Si era seduta sul divano per un momento.

Sploffy era stato attirato da quella situazione e si era avvicinato, con un balzo era salito sul divano. Jennifer non l’aveva visto, si teneva le mani sul viso, per attirare la sua attenzione il gatto le aveva appoggiato una zampetta su una coscia; lì per lì si era leggermente spaventata, si era tolta le mani da davanti agli occhi e si era trovata davanti Sploffy che la guardava, il micio le aveva offerto un miao d’incoraggiamento. Spontaneamente gli aveva sorriso e l’aveva accarezzato, Sploffy gli era salito sulle ginocchia incominciando rumorosamente a fare le fusa.

- Certo che ti manca solo la parola, eh Sploffy?- gli aveva detto Jennifer continuando ad accarezzargli la testa.

Se ancora aveva dei dubbi su quello che legava lei e Dominic, adesso non era più plausibile averne, solo che non riusciva a spiegarsi com’è che lui le avesse fatto credere per tutto quel tempo che ci potesse essere un legame profondo tra loro. Questo era quello che le faceva male, essere stata presa in giro: Dominic avrebbe potuto essere più sincero e farle capire che si stava solo divertendo, che non era importante per lui, almeno non si sarebbe fatta coinvolgere in quel modo.

Si era asciugata il viso subito, versare lacrime per quello proprio non aveva senso. Era uno stronzo. L’ennesimo stronzo, purtroppo per lei.

Si era truccata nuovamente e aveva fatto per uscire, una passeggiata non le avrebbe fatto che bene.

 

Non appena Dominic aveva visto Jennifer andare via non aveva saputo che fare. Forse era la risposta che aspettava dall’alto per risolvere quel problema: lui non era in grado di piantarla, così era intervenuto il destino a creare quella situazione. Ma c’era qualcosa che non andava, perché in verità Dominic non era molto soddisfatto di quello che era successo. Era rimasto fermo un momento davanti alla porta dopo averla richiusa, poi la voce di Cleo l’aveva richiamato alla realtà.

- I miei complimenti.- gli aveva detto.

Dominic si era girato e l’aveva guardata senza proferire parola, ma decisamente infastidito per via del tono che aveva usato.

- Voi uomini siete tutti uguali, e non è un luogo comune.- aveva continuato Cleo, - Hai fatto davvero una figura patetica a dirle che sono una tua amica. Per di più m’infastidisce che tu mi abbia fatto fare questa figuraccia. Insomma, se hai una donna affari tuoi, la coscienza è la tua, ma potevi fare almeno in modo di non farci incontrare.- aveva concluso piuttosto stizzita.

Dominic l’aveva guardata gelido, aveva aspettato un secondo prima di risponderle. - Si può sapere che vuoi da me? Che ci fai ancora qui, perché parli? Chi ti credi di essere per giudicarmi?-

Cleo aveva riso:- Come chi mi credo di essere, una tua amica!- aveva detto. Dopo qualche secondo l’aveva guardato gelida anche lei. - Comunque non preoccuparti, mi tolgo immediatamente da casa tua, dato che la cosa ti disturba tanto. E tanto per chiarire un paio di cose, se mi tiri nel mezzo ai tuoi casini è ovvio che mi metto a giudicare.-

Era salita al piano di sopra per tornare dopo poco pronta per andarsene, si era avviata alla porta e Dominic non aveva fatto nemmeno per salutarla, del resto non gli importava proprio niente di lei. A quel punto era veramente infastidito dalla sua presenza e non vedeva l’ora di togliersela da casa.

Quando se n’era andata si era soffermato a riflettere un momento. Certo che quella poteva essere la rottura definitiva con Jennifer, ma il pensiero che lo considerasse male per quello che aveva visto si stava facendo sentire più forte del sollievo che ipoteticamente avrebbe dovuto provare.

Aveva preso il telefono e aveva provato a rintracciarla, era irraggiungibile. Anche a casa il telefono dava occupato, aveva provato diverse volte a chiamarla ma non c’era stato modo di contattarla.

Fermo ad aspettare che si decidesse a farsi rintracciare non riusciva a starci, per di più sarebbe stato molto meglio che ci parlasse di persona. Si era vestito ed era uscito, quando era arrivato sotto casa di Jennifer aveva fatto appena in tempo a parcheggiare e ad uscire dalla sua auto che l’aveva vista allontanarsi dal palazzo. L’aveva chiamata, ma lei non l’aveva sentito, per raggiungerla aveva dovuto fare una corsa verso di lei, che non aveva comunque sembrato gradire la sua presenza lì.

Non aveva pensato a cosa avrebbe dovuto dirle, aveva agito d’impulso e adesso che si ritrovava davanti a lei non sapeva che fare. Si era sentito uno stupido, non sapeva nemmeno che linea prendere, se negare l’evidenza o se dirle la verità. Una cosa era certa, negare l’evidenza sarebbe stato come trattarla come una cretina, e lui non voleva darle quell’impressione.

- Mi dispiace per quello che hai visto.- le aveva detto subito.

- Credimi, mai quando è dispiaciuto a me averlo visto.- aveva risposto lei. 

- Possiamo parlarne, se vuoi.-

Jennifer l’aveva guardato piuttosto male per un secondo, poi aveva girato la testa verso sinistra e aveva sorriso nervosamente. - Parlare di cosa, Dominic? Di cosa vuoi parlare?-

- Di quello che ti pare, solo che non voglio che questa cosa finisca qui.-

- Questa cosa, la chiami. Appunto, per te è una cosa! Sei incredibile, davvero!-

In quel momento erano passate delle persone sul marciapiede che gli avevano guardati incuriositi, Dominic si era sentito un po’ in imbarazzo, per di più aveva paura che lo potessero riconoscere, di scatto si era girato dando le spalle ai passanti, Jennifer aveva intuito il motivo.

Si era incamminata verso casa sua senza aggiungere niente, Dominic l’aveva seguita.

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Capitolo 32
*** Boccacce, portogallesi e amici in arrivo ***


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Salve a tutti!

Grazie CowgirlSara, sei molto carina! Non so a cosa tu ti voglia riferire quanto dici nei tuoi prossimi capitoli ma vabbe, chi vivrà vedrà! Davvero hai letto anche le altre storie? Mi fa piacere, non pensavo!

Buona lettura, Mandy

 

Capitolo 32

Boccacce, portogallesi e amici in arrivo

(Quando avere una faccia di culo salva la situazione)

 

E poi alla fine il luogo comune era arrivato, in sordina, ma comunque facendo più rumore di un tuono.

- Guarda che ti sei sbagliata, hai frainteso tutto. Quella è solo una mia amica.- aveva detto Dominic a Jennifer, a bassa voce, dopo che lei, cercando di mantenere la calma, lo aveva fatto entrare in casa chiedendogli di dirle cosa doveva.

Dominic era partito con l’intento di dirle tutto, ma poi aveva avuto paura della sua reazione. Quello che aveva considerato era solo un semplice fatto, il colpo che avrebbe potuto ricevere lei se lui avesse ammesso la verità. Del resto, non aveva nemmeno bisogno di scaricarsi la coscienza, non credeva di doversi sentire in colpa per quello che aveva fatto, perché avrebbe dovuto dopo tutto? In fondo Jennifer non aveva visto niente, aveva solo tirato delle conclusioni più che giuste sul fatto che aveva trovato Cleo a casa sua in una situazione del tutto fraintendibile. Non li aveva colti sul fatto, insomma.

- Posso anche credere che tra te e lei non ci sia niente, ma le cose non cambiano. Dovevi necessariamente raccontarmi la cazzata che oggi era una giornataccia? Non potevi dirmi che eri impegnato con una tua amica… cazzo Dominic, non sono così ottusa!-

- Sì, hai ragione, avrei dovuto dirtelo, mi disp…-

- Non basta nemmeno questo.-

- Allora cosa dovrei fare?- le aveva chiesto lui guardandola fisso.

Jennifer strinse i pugni. O parlava, oppure la chiudeva lì, definitivamente. Respirò a fondo, concedendosi ancora qualche secondo per fare quella domanda.

- Che posto ho io nella tua vita?- chiese dopo essersi girata di scatto verso di lui.

Dominic rimase a guardarla senza sapere cosa dirle, aveva sempre temuto una domanda del genere, che significava scegliere tra due strade ben precise. Eppure forse una terza scelta c’era, qualcosa che gli permettesse di guadagnare tempo.

- Non lo so. - le aveva detto guardando per terra.

Jennifer sorrise nervosamente, aveva distolto lo sguardo da lui facendolo vagare senza una meta precisa per la stanza. - Bene, ottimo. Che meraviglia, dopo quanto? Fammi contare, tre mesi circa, tu ancora non sai nemmeno cosa vuoi da me! Ma che bello, tutto questo è meraviglioso.-

Aveva parlato gesticolando nervosamente, Dominic si era avvicinato prendendole le mani per fermarla.

- Non vuol dire che me ne frego.- le aveva detto, Jennifer in risposta aveva staccato con forza le sue mani da quelle di lui, che nel frattempo si chiedeva perché stava facendo tutta quella fatica per fare in modo che Jennifer lo riaccettasse. Si stava seriamente chiedendo per quale assurdo motivo aveva quasi paura che lei chiudesse con lui.

- Sembrerebbe tutto il contrario. Sparisci per giorni, sei irrintracciabile, m’ignori. Dimmi tu cosa dovrei pensare! Quando hai passato quel mese alle Hawaii non ti puoi rendere nemmeno conto di quello che mi è passato per la testa, credevo che sarebbe finita lì. Poi sei tornato, ti sei fatto risentire e io ho pensato come un’idiota che non avresti più fatto una cosa simile!- aveva fatto una pausa, poi aveva ricominciato a parlare: - Quanto sono scema, dato che hai fatto anche peggio possibilmente.-

- Ma non dire così, mi spieghi perché devi darti sempre della scema! Lo sai che non lo sei.- aveva esordito Dominic, che improvvisamente cominciava a capire un po’ di più di cosa significavano per lei certi suoi atteggiamenti. - Non sono così libero come pensi, il mio lavoro…-

- Il tuo lavoro, il tuo lavoro, non sai dire altro!- l’aveva interrotto. - Non so nemmeno che diavolo fai a lavoro!  Possibile che tu non abbia mai cinque miseri minuti per farmi almeno sapere se sei vivo?!-

- A volte non ce l’ho, davvero.- le aveva risposto, pur sapendo che le stava dicendo in parte una bugia, dato che se si fosse sforzato avrebbe anche potuto contattarla ogni tanto. Credeva di non poter fare a meno di mentirle in quel caso. Cominciava a stare male perché quello che Jennifer gli stava dicendo era tutto vero, fino a quel momento aveva voluto ignorarlo, ma lei, com’era giusto che fosse del resto, in quel’occasione gli stava riversando tutto addosso, molto probabilmente si portava dentro quelle cose da un bel po’, il momento in cui non avrebbe più potuto di tenersele dentro era arrivato proprio ora.

- Mi rimane difficile crederci.- aveva risposto Jennifer seria.

Dominic non le rispose, non avrebbe nemmeno saputo che dirle del resto. Da una parte si sentiva già condannato, dall’altra continuava a covare un po’ di speranza che la situazione finisse bene, anche se non sapeva sinceramente cosa sarebbe stato bene o meno in quel caso.

Jennifer si era allontanata ed era andata a sedersi su una sedia in cucina. Aveva appoggiato le mani sul tavolo, si era messa a guardare fissa davanti a se. Non sapeva se avrebbe dovuto credergli, al di là di questo era totalmente insoddisfatta da quello che Dominic aveva risposto alle sue domande. Gli aveva chiesto cosa ci fosse tra loro e lui aveva risposto che non lo sapeva; era anche meno di niente forse. Dominic aveva quasi avuto la tentazione di andarsene, ma solo per un momento: l’aveva seguita e si era seduto non troppo distante da lei. Ormai che era lì, sarebbe rimasto finché la faccenda non si fosse risolta, in un modo o nell’altro. Erano rimasti in silenzio per un po’, come se avesse percepito che aria tirasse Sploffy non si era fatto minimamente vivo, Dominic ci aveva improvvisamente pensato e aveva appena accennato un sorriso, che tuttavia se n’era andato immediatamente quando aveva guardato distrattamente Jennifer soffermandosi sulla sua espressione. Non avrebbe saputo definirla: guardava nel vuoto, leggermente in basso, aveva girato la testa verso la sua destra, nella direzione opposta a dove si trovava Dominic rispetto a lei. Era un’espressione neutra, che non faceva trasparire nulla.

Aveva aspettato ancora un po’, non potevano essere passati più di pochi minuti da quando si erano seduti là, almeno a lui era sembrato che fosse passata una vita per via dell’atmosfera che si respirava.

Aveva preso il coraggio a due mani e aveva parlato.

- Jenny, che vuoi fare?-

Lei non si era nemmeno girata verso di lui. - Adesso sono io a dirti che non lo so.-

- Un’idea ce l’avrai.-

- No, non ce l’ho!- aveva esclamato duramente Jennifer. -Tu sei autorizzato a non sapere cosa rappresento io per te e io non posso avere le idee un tantino confuse dopo quello che è successo?- aveva risposto tagliente, girandosi verso di lui.

Dominic non intendeva di certo non darle la possibilità di essere confusa, ci rimase un po’ male perché non avrebbe voluto darle l’idea di pretendere qualcosa da lei. - Scusami, non intendevo…-

- La vuoi piantare di scusarti, per cortesia!- l’aveva interrotto Jennifer.

- Va bene, scu…- si era fermato improvvisamente. - Niente.-

Le sue labbra s’incurvarono senza volerlo in un sorrisetto appena abbozzato, quella situazione aveva involontariamente del comico. Jennifer l’aveva guardato improvvisamente, Dominic aveva fatto sparire immediatamente il sorrisetto, sperando che lei non s’infastidisse troppo per il fatto che lui aveva trovato divertente quel momento. Lontano dalle sue aspettative vide comparire un pallido sorriso anche sul volto di Jennifer.

- Non c’e niente da fare, i miei tempi comici, anche quelli non voluti, non lasciano scampo…- aveva detto.

Jennifer a quell’uscita l’aveva guardato un po’ storto, ma Dominic ormai aveva capito come dovesse muoversi, continuò su quella strada.

- No, mica è sempre bello. Ci sono delle volte in cui mi piacerebbe mi prendessero sul serio. Prendi l’altro giorno per esempio, stavo in uno studio televisivo a registrare una stronzata di programma, a fine giornata mi arriva un pezzo grosso che francamente non ho idea di chi potesse essere. Perché è venuto da me senza contattare il mio agente poi non lo so davvero, forse ho la faccia da scemo del villaggio…-

Jennifer aveva cominciato a sorridere appena, anche se non lo guardava, Dominic aveva fatto una breve pausa e l’aveva osservata bene, contento del risultato ottenuto aveva ricominciato subito.

- Comunque, il tipo mi chiede se voglio partecipare nuovamente ad una puntata di uno show a tema. Allora io gli dico che avrei partecipato solo se la puntata a tema fosse stata sulle conigliette di Playboy e se sarei stato l’unico ospite uomo presente in mezzo ad una marea di conigliette di Playboy, e questo tipo lo sai che ha fatto?- Jennifer non gli aveva risposto, Dominic allora aveva richiamato la sua attenzione.

- No, dicevo, lo sai che ha fatto ‘sto tipo?-

Jennifer si girò verso di lui. - No, non lo so che cos’ha fatto.- gli aveva detto, notando la sua espressione, che era una cosa estremamente buffa. Non voleva ridere, proprio non voleva farlo e si stava sforzando per riuscirci.

- Si è messo a ridere, mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto che mi vuole come ospite perché sono divertente e faccio una marea di battute! Tutto ciò è frustrante, insomma, io volevo davvero le conigliette! La gente non mi prende mai sul serio, non è giusto.-

Jennifer aveva tentato, ma i suoi sforzi erano stati inutili. Il suo non era un sorriso pronunciato, ma era pur sempre un sorriso che era salito spontaneo e sincero. Dominic aveva smesso di parlare, ma aveva messo su una specie di broncio, mettendo le labbra leggermente in fuori e corrugando la fronte, era una cosa davanti alla quale nessuno avrebbe sinceramente saputo rimanere serio.

- E guarda è sempre stato così, mi ridono tutti in faccia! Sempre, ti giuro! Se la prima cosa che nota la gente poi è il mio naso corredato dalle mie orecchie poi, ti lascio immaginare! Comunque sia le mie prime delusioni sono arrivate in tenera età, quando costruivo i mostri con la plastilina: li facevo vedere a mia mamma e lei si metteva a ridere. Avrebbe dovuto spaventarsi! Ma sai, mia madre non fa testo, lei ride sempre, specialmente se si tratta di me, poveraccia, l’ha presa a ridere per non avere altre plausibili reazioni.-

Il sorriso di Jennifer si stava facendo più pronunciato.

- Ci sono delle fans ogni tanto, quando mi capita di stare a quelle occasioni in cui mi mettono ad un tavolo a firmare autografi, che si sganasciano da ridere e magari non ho aperto nemmeno bocca. Beh, lì mi preoccupo. Un po’ per me, ma soprattutto per loro eh…-

Stava evitando di guardarlo in quel momento, Jennifer sentiva che il suo proposito era sempre più arduo da portare avanti. Dominic intanto continuava imperterrito a sparare cazzate.

- In quei momenti mi chiedo cosa succederebbe nell’eventualità che raccontassi una barzelletta, magari mi limito a fare una boccaccia, tipo questa…- si era fermato per un momento e aveva storto gli occhi verso il naso e aveva fatto un sorriso forzato, mettendo bene in evidenza i denti. Jennifer si era girata e aveva riso, quella volta era stato proprio impossibile farne a meno. 

- Non l’ho più fatto, me l’hanno sconsigliato dopo che una è stramazzata a terra colta da improvvise convulsioni e hanno dovuto portarla via.- Aveva fatto una pausa ad effetto scuotendo leggermente la testa sconsolato. - Ad alcuni faccio quest’effetto, faccio venire le convulsioni, il che non è molto bello se ci pensi. Sarebbe peggio se facessi venire l’orticaria, eh…- aveva detto con un’espressione ridicola in faccia, fermandosi un momento e vedendo con immensa soddisfazione che Jennifer rideva alle sue battute ormai.

- A mio cuginetto, quando era piccolo, gli facevo venire sonno. Boh, poi chissà che effetto faccio ad altre persone. A casa mia ho sempre rotto le palle a tutti, ma quella non è una reazione, è un dato di fatto… A te che effetto faccio? Così, per sapere…-

Jennifer non gli aveva risposto subito, stava ancora ridacchiando.- Mi dai suoi nervi, non riesco a rimanere arrabbiata con te nemmeno quando voglio.- aveva detto dopo un po’.

- Perché a ben vedere sono un cosino tanto carino, e con i cosini carini non si può rimanere arrabbiati! Aspetta che ti sbatto le ciglia e ti faccio gli occhioni lacrimosi da cucciolo, così ti convinco a non avercela troppo con me, aspetta!- detto questo si era strusciato un po’ gli occhi con le mani ed aveva piegato un po’ il busto in avanti, mettendosi vicino a Jennifer e sbattendo le ciglia guardandola.

Jennifer aveva sorriso, poi gli aveva dato una leggera spintarella per allontanarlo. Aveva riso anche lui, poi aveva avvicinato la sedia a quella dove era seduta lei. Le aveva preso la mano sinistra, Jennifer aveva continuato a tenerla sul tavolo per tutto quel tempo, Dominic l’aveva tenuta tra le sue per un momento, poi aveva intrecciato le sue dita a quelle di lei.

- Mi dispiace, dico sul serio.- aveva detto cambiando tono, facendosi più serio. - Cercherò di essere più presente, te lo prometto. Basta che non ce l’hai troppo con me, mi fa proprio male pensare che sei tanto arrabbiata con me.-

Jennifer non aveva risposto a quella domanda indiretta che lui le aveva posto, una risposta sufficiente per Dominic era stata il fatto che lei non l’avesse respinto quando aveva fatto per baciarla, dopo qualche altro secondo di silenzio.

Cosa le stesse passando per la mente mentre quel bacio andava avanti non lo sapeva nemmeno Jennifer stessa. L’unica cosa che era riuscita a pensare era che quello che Dominic le aveva detto, poteva essere anche vero. Quella poteva benissimo essere un’amica che aveva dormito là a casa sua: ovvio che ci fossero decine di punti oscuri, ma non ci voleva pensare nemmeno per sbaglio. Quel bacio che era partito dolcemente, in modo rassicurante, era diventato più intenso non appena lei si era decisa a buttarsi tutto alle spalle: era stato come se, lasciate da parte tutte le preoccupazioni, si fosse potuta godere le sensazioni prettamente fisiche di quella situazione. Senza prendere atto razionalmente di quello che stava accadendo, entrambi erano scivolati l’uno verso l’altra, finché era stato Dominic ad azzardare un movimento più deciso. Non che ne fosse completamente sicuro che lei fosse incline ad accettarlo, ma l’aveva sentita decisamente sciogliersi da tutta quella tensione accumulata e questo gli aveva fatto pensare di poter azzardare. Deciso aveva spostato le sue mani, che aveva tenuto sui fianchi di Jennifer fino a quel momento, verso la sua schiena, tenendosela per qualche secondo ancora stretta, poi l’aveva attirata verso di verso di se, Jennifer non aveva potuto fare a meno di sedersi sulle sue ginocchia.

Avevano continuato a baciarsi con trasporto, perfettamente coscienti di cosa sarebbe avvenuto di lì a poco, fino a che non si erano per un momento sciolti da quel bacio. Avevano continuato a tenere gli occhi chiusi, mentre le loro fronti e il loro nasi ancora si toccavano.

- Sei pessimo.- aveva detto Jennifer a Dominic.

- Lo so.- aveva sorriso dicendolo.

- Non credere che mi sia passata…-

- Vediamo che mi dici in proposito fra un po’.- le aveva detto sorridendo per ricominciare dove avevano interrotto.

- Imbecille!- aveva risposto Jennifer sorridendo, non tanto convinta in realtà.

 

***

 

Dominic aveva guardato l’orologio impaziente ogni poco negli ultimi dieci minuti. Era casa sua, stava aspettando, ed era irrequieto. Billy gli aveva detto che sarebbe stato là per le otto, erano le otto e ancora lui non si vedeva, in genere era un tipo così preciso per certe cose, non faceva mai tardi.

Alle otto e due minuti infatti Dominic aveva sentito suonare al campanello ed era andato ad aprire.

Dopo l’abbraccio di rito aveva fatto entrare l’amico in casa. Avevano deciso di uscire anche se Billy era appena arrivato dalla Scozia quel giorno, era un bel po’ che non si vedevano e non volevano perdere tempo. Erano rimasti per un po’ a parlare a casa sua, Billy non aveva perso l’occasione di sfottere Dominic per via della fine poco dignitosa che la nazionale inglese aveva fatto ai campionati europei.

- Ma la cosa più divertente è che guarda caso, le uniche due partite che sei riuscito a vedere tu l’Inghilterra le ha perse. Sbaglio o stai diventando il gufo nero della situazione?- gli aveva detto ridacchiando.

Dominic fece finta di risentirsi:- E che colpa c’ho io se quel piede a banana di Beckham non sa tirare i rigori! E che gran paio di palle, le altre partite non le potevo guardare, lavoravo porca miseria! E comunque io penso una cosa, che i portogallesi hanno avuto solo un immenso e sconfinato culo!-

Billy aveva cominciato a ridere della grossa, non riusciva a smettere. Tra i bofonchiamenti senza senso Dominic riuscì a capire che stava dicendo portogallesi.

- Eh, portogallesi! Che c’è che non ti torna? ‘Sti bastardi, ai rigori dovevano passare questi oh!-

- Dom, ma che cazzo dici? Va beh, lasciamo stare, comunque è inutile che ti lamenti, il secondo tempo l’hanno giocato molto meglio loro, i portoghesi…- aveva detto Billy sottolineando la parola portoghesi.

Non che Dominic non sapesse che la dicitura corretta fosse quella, era solo una cosa che si era inventato mentre guardava la partita con il solito annoiatissimo Jonathan, che però si era divertito a deriderlo mentre lui s’arrabbiava sempre di più. Specialmente durante i rigori Jonathan aveva riso fino alle lacrime vedendo quando l’altro sbraitava come uno scimmione contro chiunque gli venisse in mente. 

Erano usciti a cena e per tutta la sera, anche dopo in un locale dove avevano deciso di andare a bere una cosa per poi rientrare, avevano chiacchierato tranquillamente di cose abbastanza futili; Dominic avrebbe voluto chiedere a Billy di Kirsten, ma aveva letto tra le righe che l’amico proprio non aveva nessuna voglia di rivangare certi particolari. Anzi, aveva chiesto a lui come andasse la sua vita amorosa.

L’altro si era messo a ridere. - Quale vita amorosa?- gli aveva risposto sempre ridacchiando.

Non sapeva come avesse fatto Billy, del resto era sempre stato un mago a farlo chiacchierare, si era ritrovato a raccontargli di Jennifer, soffermandosi a parlargli dell’ultima settimana. Non che con Billy avesse particolari segreti, però raccontare certe cose non era molto semplice.

- Mi rompe questa storia, ma non ci posso fare niente. Mi scoccia stare con lei certe volte, ti giuro che mi scoccia davvero tanto dopo un po’, ma dall’altra parte mi dispiace pensare di troncare. Insomma, mi sto rincoglionendo ben bene, comincio a sperare che arrivi una risposta dall’alto, non so se mi spiego.-

Billy si era fermato a riflettere, si ricordava abbastanza bene di come lui avesse conosciuto Jennifer, rimase talmente tanto stupito che si vedessero ancora dopo tutto quel tempo che non poté fare a meno di pensare che probabilmente Dominic, anche se era un po’ preso da lei, non se ne fosse reso conto. Poi Dominic gli raccontò vagamente delle sue recenti conquiste e questo dubbio gli passò del tutto. Per come era lui, se anche era minimamente preso da una donna, le altre poteva anche guardarle, ma non finirci a letto con una regolarità impressionante come quella di Dominic. Tuttavia rimaneva un primato sicuramente notevole che questa Jennifer durasse da praticamente tre mesi e mezzo.

- La settimana prossima, quando viene Lij, tu ce la presenti, non sento scuse.-

Dominic aveva sorriso.- Ma te lo puoi scordare!-

- No, no, tu ce la presenti! Pretendo che tu ci presenti questa donna da Guinnes dei primati!-

- Billy, se ci fotografa qualcuno insieme il mio agente mi apre il culo! Me l’ha promesso!-

- Tutte scuse!- aveva esclamato l’altro, - Non ho intenzione di bermene nemmeno una, se non te la vuoi portare in giro facciamo una cena a casa tua, non me ne frega niente, basta che me la fai conoscere ‘sta ragazza!-

Avevano continuato su questa linea per un bel po’, a fine serata quando si erano dati la buonanotte e ognuno era tornato alla propria abitazione, erano rimasti in sospeso per quel discorso. Dominic aveva tirato un sospiro di sollievo, ma già sapeva che Billy non si era affatto dimenticato, avrebbe aspettato solo il momento giusto per tirare nuovamente fuori l’argomento e convincerlo, Dominic sapeva che sarebbe finita così, stava già cominciando a mettersi l’anima in pace.

 

Erano trascorsi una decina di giorni da quando Jennifer gli era improvvisamente arrivata in casa trovandoci Cleo, e le cose con lei erano radicalmente cambiate come lui le aveva promesso quel giorno. Era stato più presente, ancora più carino di quanto non lo fosse stato sempre con lei e aveva cercato di essere sempre divertente, di non gettarle addosso suoi eventuali malumori o stanchezze.

Non aveva dormito per più di un paio di notti a casa sua in quei giorni, era successo solo quando aveva lavorato fino a tardi e gli era sembrato brutto andare da Jennifer a quelle ore tarde. Aveva finito addirittura per portare davvero della biancheria a casa di lei come aveva ipotizzato qualche settimana prima, dato che praticamente dormiva sempre lì. Alla fine il fatto che lei gli avesse dato una copia delle sue chiavi di casa non gli aveva fatto così orrore come aveva immaginato, anzi. Era anche più comodo, se una sera faceva tardi e voleva andare da lei non doveva nemmeno svegliarla per entrare. Aveva voluto vedere il lato pratico della situazione, senza soffermarsi a pensare ad eventuali significati reconditi.

La cosa strana era stata che era stato bene con lei in quei giorni, davvero. Per un tempo notevolmente più lungo del solito quel disagio che lo assaliva dopo un po’ aveva tardato ad arrivare, si era sorpreso più volte a pensare che era proprio contento e rilassato.

Quando era stato il momento di dirle che sarebbe arrivato Billy e che per qualche tempo si sarebbe fatto sentire un po’ meno, era stato preoccupato di una possibile reazione negativa di Jennifer. Gliel’aveva detto un paio di mattine prima che Billy arrivasse, si erano svegliati da poco e Jennifer aveva già cominciato a fare le pulizie in casa sua mentre lui aveva fatto una doccia. Dopo essersi asciugato si era avviato verso la cucina e le aveva detto che quel mercoledì sarebbe arrivato un suo amico che non vedeva da qualche mese e che avrebbe passato del tempo con lui, quindi, facendola breve, tra tutti i suoi impegni di lavoro e altre cose si sarebbero potuti vedere un po’ meno.

Jennifer gli si era avvicinata, gli aveva sorriso e gli aveva detto che andava benissimo, che era giusto che entrambi avessero i loro spazi e che lui poteva stare con il suo amico quanto voleva. Insomma, l’aveva presa bene, cosa di cui Dominic era stato abbastanza sollevato. Non che volesse il suo permesso per farlo, sarebbe stato con Billy comunque, ma dato i trascorsi e dato anche il fatto che in quel momento anche per lui le cose sembravano andare meglio nei confronti di Jennifer, era contento che lei non avesse problemi in proposito.

Però quella cosa di farla conoscere a Billy e pure ad Elijah gli dava una sorta di fastidio, che comunque era intenzionato a nascondere, per quanto ne sarebbe stato capace.  

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Capitolo 33
*** Tagli di capelli rivelatori di personalità ***


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Buona domenica e buona lettura a tutti!

Mandy

 

Capitolo 33

Tagli di capelli rivelatori di personalità

 

Billy aveva sceso le scale di casa di Dominic. Si era appena svegliato dall’amico, la notte prima si era fermato a dormire lì dato che avevano fatto molto tardi e che non aveva avuto voglia di tornare al suo albergo. A metà scalinata aveva sentito dei rumori decisamente strani provenire dal soggiorno. Sospiri, gemiti strozzati, sia maschili che femminili, quelli maschili sicuramente di Dominic, ma non solo. Si era fermato e si era messo ad ascoltare, non riuscendo a trattenere un sorrisetto divertito. Quello che era certo era che Dominic era veramente un raro esempio di deficienza.

Billy si era appena sporto oltre il muro per vedere cosa stesse succedendo nel soggiorno di casa Monaghan. Appurandolo era sceso e, cercando di non fare rumore, era spuntato dietro al divano, si era appoggiato alla spalliera ed era rimasto fermo, senza che nessuno dei due occupanti si accorgesse che lui stava lì. Dopo un po’ si era deciso a parlare e a dar segno della sua presenza.

- Se solo non avessi sentito il rumore della palla sulla racchetta avrei pensato che qui eravate in piena orgia. Avrei potuto anche incazzarmi perché non mi avevate chiamato!-

Dominic e Jonathan si erano girati di scatto ritrovandosi Billy alle spalle. Si erano sentiti due completi deficienti, poi avevano riso dato che Billy doveva aver sentito la parte migliore della loro performance.

Quel venerdì, nel primissimo pomeriggio, sul canale di sport stavano trasmettendo la finale femminile del torneo di Wimbledon. Dominic e Jonathan, non sapendo in che altro modo passare il tempo, anche se non ci capivano assolutamente niente di tennis, si erano messi a guardare la russa Maria Sharapova e l’americana Serena Williams che si sfidavano per ottenere il titolo. Ed era decisamente un bello spettacolo. Specialmente per quanto riguardava la russa, entrambi avevano concordato nel dire che era veramente una gran bella figliola.

- Visto, diciassette anni, una gran fica, guadagna i miliardi… che stronza, mi sta sulle palle!- aveva detto Dominic ad un certo punto commentando quello che vedeva.

Jonathan non si era scomposto minimamente. - Ti piacerebbe che ti ci stesse!-

L’altro aveva riso, effettivamente gli aveva offerto la battutaccia su un piatto d’argento.

- E poi tutti questi gridolini, insomma, si stanno rimbalzando una palla e sembra che stiano facendo ben altro!- aveva aggiunto Dominic, Jonathan si era limitato ad annuire.

Improvvisamente, ad ogni gemito tipico di chi è sotto sforzo delle due tenniste, si erano aggiunti quelli dei due deficienti sul divano che si erano decisamente fatti trasportare dalla cosa. Quando Billy era arrivato li aveva colti proprio mentre tra gemiti e gridolini anche un po’ esagerati facevano finta di stare nel bel mezzo di un atto sessuale.

- Porca miseria, sei arrivato sul più bello e ci hai interrotti! Cazzo Billy, è la prima volta che faccio cilecca e la colpa è tua!- aveva scherzato Dominic, scatenando le risate degli altri.

- Sì, la nostra libido ha avuto un picco vertiginoso verso il basso e la responsabilità è tua, vergognati!- aveva rincarato la dose Jonathan.

- Sì, come no, date la colpa a me del fatto che i vostri amichetti hanno qualcosa che non va!-

- Lillo sta benissimo, cosa vuoi dal povero Lillo?- aveva esclamato Dominic mettendosi le mani davanti al cavallo dei pantaloni, come se la parole di Billy avessero sortito l’effetto di un attacco a parti delicate.

Billy aveva sorriso scuotendo la testa. - Io veramente per i vostri amichetti intendevo quell’ammasso di materia grigia che avete nella testa e che usate veramente poco spesso!-

Jonathan aveva riso, Dominic invece faceva finta di essere offeso, aveva assunto la sua espressione tipica di quando faceva finta di essersi arrabbiato, labbra in fuori in una specie di broncio e fronte corrugata.

- Io me ne vado, sono stato insultato abbastanza e ho fatto abbastanza figure di merda per oggi. Per di più tra dieci minuti dovrei essere in ufficio.- aveva detto Jonathan alzandosi dal divano e rimettendosi la giacca che aveva lasciato su una poltrona accanto al divano. Si era avviato alla porta salutando gli altri due con un ciao bastardi, prima di uscire però si era girato e aveva richiamato l’attenzione di Dominic, che si era girato verso l’altro. Jonathan l’aveva guardato sognante.

- Dom… è stato bellissimo anche se non abbiamo concluso, volevo che lo sapessi!-

L’altro gli aveva tirato una delle scarpe da ginnastica che si era tolto quando si erano messi sul divano.

- Ma vaffanculo!- gli aveva risposto ridacchiando, Jonathan aveva fatto in fretta a richiudersi la porta dietro, anche se la scarpa di Dominic non gli sarebbe arrivata ugualmente, la distanza era troppa.

Billy se la rideva, erano dei veri deficienti se ci si mettevano, ma erano decisamente spassosi. Aveva presto occupato il posto di Jonathan, per il momento la partita di tennis era stata lasciata un po’ da parte. Lui e Dominic avevano parlato distrattamente dei loro programmi, entrambi erano abbastanza impegnati con il lavoro. Per quella sera avevano deciso di non uscire, avendo fatto piuttosto tardi la sera precedente, si erano accordati per un sabato sera scoppiettante però.

Billy era tornato al suo albergo dopo non molto, anche Dominic si era staccato dalla televisione per andare via verso “ingrati” impegni di lavoro. Prima di spegnerla del tutto però si era imbambolato per un secondo ancora a guardare quella russa mentre tutta concentrata colpiva la palla.

- Mh… che non ti farei… Maria!- aveva esclamato a voce alta. Quando si era reso conto di quello che aveva detto aveva scosso la testa come per scacciare quei pensieri, aveva spento la televisione ed era uscito di fretta, tanto per cambiare rischiava di arrivare in ritardo.

 

Dominic si era ritrovato con la serata libera, mentre stava al lavoro si domandava cosa avrebbe potuto farne. Non sarebbe stata una brutta idea quella di andare a dormire presto e riposarsi dato che era reduce da bagordi sufficienti, considerando anche il fatto che la sera successiva si sarebbero ripetuti con qualche probabile quanto allettante variante. Aveva rifiutato pure un invito a cena di Penny, con dopo cena sottinteso ovviamente, quello sarebbe stato davvero troppo da sopportare.

Gli andava di vedere Jennifer, fermandosi un attimo a riflettere sulla cosa non gli era sembrato poi così strano. Appena aveva avuto una pausa sul lavoro lunga quel tanto che gli bastava per fare una brevissima telefonata, l’aveva cercata e con disappunto aveva appurato che aveva il cellulare spento. Guardando l’orologio si era reso conto che era orario di lavoro anche per lei.

Non sapeva se avrebbe avuto altre pause, anche se dopo i recenti fatti avvenuti si era ripromesso di non farle più sorprese per non incoraggiare lei a fargliene, aveva pensato che per quella volta poteva anche fare uno strappo alla regola.

Penny l’aveva beccato mentre durante una pausa successiva ritentava senza successo e non aveva perso tempo a fargli bonariamente il terzo grado. Assicuratasi che Dominic stava proprio chiamando quella Jennifer, aveva cominciato a sfotterlo.

- Marchi visita?- gli aveva chiesto.

Dominic le aveva fatto un sorrisino. - Spiritosa…-

- Però questa me la devi presentare, perché è veramente un fenomeno!- aveva aggiunto Penny.

- Ma che vi prende a tutti, sembra che è scoppiata la mania facciamoci i cazzi di Dom!- aveva esclamato lui. Non che gli seccasse la cosa, solo non capiva tutto questo clamore che Jennifer suscitava negli altri.

Penny aveva riso. - Mamma mia come sei suscettibile! Non importa, stavo scherzando, rilassati!- aveva ridacchiato ancora, anche Dominic le aveva sorriso.

- E poi scusami, eh, ma dai buca a me e chiami lei, non potrei anche incazzarmi? Dimmi tu!- aveva concluso Penny facendo finta di essersi arrabbiata: si era puntata le mani sui fianchi e lo guardava storto.

- Hai ragione…- le aveva risposto pensieroso, poi aveva allungato una mano verso di lei. - Se ti può far rilassare, picchiami!- si era messo a ridere quindi.

Anche Penny aveva riso e gli aveva dato una spinta. - Vai a lavorare invece di dire stronzate, vai, che è meglio!-

Dominic era tornato al suo lavoro ridacchiando, contento anche per il fatto che non ne avrebbe avuto per molto ancora, cominciava ad essere piuttosto stanco.

 

***

 

Jennifer, quel venerdì, era rimasta bloccata al lavoro ed era riuscita ad uscire dall’ufficio solo pochi minuti prima delle otto, era piuttosto nervosa. Dato che Dominic era occupato in quei giorni avrebbe voluto organizzare qualcosa con le sue amiche, ma a quell’ora sapeva che sarebbero state già tutte organizzate. Per di più, anche complice il nervosismo che quell’imprevisto aveva causato, la stanchezza accumulata si stava facendo sentire anche più di quel che effettivamente era. Insomma, l’aspettava un’altra serata solitaria che avrebbe passato a leggere con Sploffy, che per quanto effettivamente fosse davvero un animaletto di compagnia, non era paragonabile a passare una serata con le sue amiche, tanto meno con Dominic.

Non che le stesse mancando esageratamente in quei giorni, le stava più che bene che passasse del tempo con i suoi amici, in quel momento ci aveva pensato quasi distrattamente a lui, inserendolo nella lista di cose che avrebbe preferito fare invece di starsene lì da sola.

Dopo essersi cambiata mettendosi in tenuta casalinga, aveva mangiato qualcosa e si era assicurata che in televisione non dessero niente che valesse la pena di rimanere davanti allo schermo, quindi si era messa in camera sua a leggere, mentre Sploffy si era accoccolato a dormire accanto a lei.

Ricordandosi dopo un bel po’ che non aveva più acceso il suo cellulare da dopo la pausa pranzo, aveva messo il segnalibro alla pagina che stava leggendo, mentre tornava in camera sua dopo aver preso il telefono che aveva lasciato nella borsa abbandonata nel piccolo soggiorno erano arrivati dei messaggi della segreteria. Si stupì che ci fossero, non si aspettava chiamate, tanto meno di Dominic. L’aveva cercata ben tre volte quel pomeriggio, l’ultima volta non molti minuti prima, così l’aveva richiamato.

- Pensavo che fossi emigrata in un’isoletta sperduta del Pacifico senza dire niente a nessuno!- le aveva detto Dominic scherzando per il fatto che non l’aveva trovata nemmeno chiamandola a casa in un orario in cui teoricamente doveva aver già smesso di lavorare.

- Non sarebbe mica male, - gli rispose lei divertita, - Vieni come me se lo faccio?- gli aveva chiesto.

- Mh… ci penso, eh!- aveva commentato ridacchiando.- Certo che hai una vocina…- aveva osservato Dominic, - Giornataccia?- le aveva chiesto.

- Mi hanno bloccata al lavoro oggi, sono uscita alle otto, ma lasciamo perdere. La tua giornata?-

- Al solito, niente di nuovo.-

Avevano deciso per vedersi a casa di Jennifer, mentre lei lo aspettava si era rimessa a letto a leggere con Sploffy, tanto Dominic ormai aveva le chiavi e non aveva bisogno che lei gli aprisse la porta.

Dopo una ventina di minuti aveva sentito una chiave girare nella serratura, Sploffy aveva alzato la testa, sentendo che la porta si apriva si era alzato uscendo dalla stanza andando a controllare chi stesse entrando. Dopo pochi secondi da dietro alla porta accostata Dominic si era affacciato. O meglio la mano di Dominic si era affacciata, con Sploffy sopra.

- E’ tua questa belva feroce che non voleva farmi entrare?-

Jennifer rise, aveva richiuso il libro e l’aveva messo sul comodino accanto al letto mentre Dominic si avvicinava con il gatto in braccio.

- Non è che sei molto credibile, lo sento da qui che ti sta facendo le fusa!-

- No, no, che fusa, sta ringhiando! Dillo che non mi vuoi in casa tua allora!-

Jennifer aveva allungato le braccia e Dominic le aveva restituito il gatto, poi, dopo essersi tolto le scarpe, era salito sul letto e si era sdraiato accanto a lei.

Avevano chiacchierato distrattamente per qualche minuto delle loro rispettive giornate, con Sploffy che, adagiatosi tra loro, teneva la testa dritta e gli occhietti chiusi facendo le fusa e godendosi le attenzioni di entrambi, che per la verità non erano state particolarmente pronunciate. Dopo un po’ infatti si era alzato, aveva sbadigliato e si era stiracchiato per poi togliere il disturbo, come se avesse capito che le coccole per quella sera non erano proprio per lui.

Era come se entrambi, senza rendersene conto, non avessero che aspettato quel momento: dopo una giornata faticosa non avevano molta voglia di parlare, piuttosto avevano voglia di stare insieme semplicemente, senza porsi alcun problema. Sembrava che quei gesti lenti e carichi di tenerezza fossero arrivati da soli: un momento prima Jennifer si lamentava del suo capo e Dominic le aveva illustrato l’idiozia di alcune persone con cui era costretto a lavorare; un momento dopo lui le aveva appoggiato la testa sulla spalla e le aveva passato un braccio attorno alla vita prendendo ad accarezzarle la schiena, mentre lei faceva più o meno la stessa cosa, passando dalle spalle alla nuca. L’unica interruzione era stata il fatto che Jennifer aveva sorriso divertita mentre gli passava la mano sul collo, spostandogli leggermente i capelli. Dominic ovviamente non aveva potuto fare a meno di chiederle cosa ci fosse da ridacchiare. Era strano provare una cosa del genere per lui, ma si era quasi sentito come se ci fosse qualcosa che non andava e non era una sensazione rassicurante.

- Che hai da ridacchiare si può sapere?- le aveva chiesto fingendo di essere indispettito, con il suo solito fare da burlone impenitente che non prende mai niente sul serio. Il sorrisino appena accennato di Jennifer si era decisamente fatto più marcato quando lui le aveva posto quella domanda.

- E’ il tuo taglio di capelli, è un po’ strano, no? Specialmente il fatto che ti tieni i capelli un po’ più lunghi sul collo. E’ buffo, e fa un po’ anni ottanta anche!-

Dominic le aveva sorriso di rimando. - Taglio strano, uomo ancora più strano… torna tutto! Sugli anni ottanta non so che dirti però, forse io ero troppo giovane, tu te li ricorderai sicuramente meglio di me!- aveva scherzato lui a sua volta, mentre prendeva un appunto per se stesso, ovvero di tagliarseli.

Dopo un leggero imbarazzo iniziale infatti, Dominic non aveva mai minimamente accennato a dimostrare di avere il benché minimo problema riguardo al fatto che Jennifer fosse di qualche anno più grande di lui, era una cosa che non gli interessava minimamente. Ogni tanto, come aveva appena fatto, ci scherzava cercando di farla arrabbiare in modo bonario, e in genere ci riusciva sempre. Jennifer quella volta aveva solo riso per la sua battuta. 

- Non fa una grinza, un ragionamento perfetto ragazzino!- gli aveva risposto lei sempre sorridendogli.

Era venuto da solo anche quello che era successo dopo, progressivamente quei gesti avevano perso un po’ di quella tenerezza che gli aveva caratterizzati all’inizio. La stanchezza di entrambi non era stata sufficiente a non svegliare i loro sensi: del resto Jennifer indossava uno dei suoi soliti vestitini leggeri che Dominic adorava con tutto se stesso, infatti, se abbassava appena lo sguardo, da quella posizione, intuiva perfettamente la forma dei suoi seni e i capezzoli che sembrava quasi spingessero in fuori sotto la stoffa. Percorrendo con lo sguardo il corpo di lei si era soffermato a guardare il leggero solco che l’elastico delle mutandine che portava le stava lasciando, una cosa che s’intuiva discretamente sotto la stoffa del suo vestito. Gli piacevano quei particolari, fermarsi ad osservarli in lei, di solito non lo faceva mai perché non ne aveva il tempo, ma lì con lei il tempo pareva fermarsi addirittura a volte.

Allo stesso modo Jennifer non aveva potuto fare a meno di notare tutte quelle piccole cose che a lei piacevano di lui, oltre al modo in cui le aveva sfiorato la schiena per tutto quel tempo: la sua mano si era fermata rimanendo per metà sopra la sua pelle nuda e per metà appoggiando sul suo vestito. Con il pollice, con movimenti a volte leggeri e altri più decisi, la stava accarezzando tra le scapole in un modo che le faceva venire i brividi. Il gesto in sé per sé non era poi granché, ma Jennifer si era sempre chiesta come facessero certe donne ad essere toccate in modi particolari da un uomo e a rimanere impassibili. Forse sentivano certi richiami meno di lei. Era una cosa che aveva spesso osservato per esempio in Susan, e non era mai riuscita a capirla.

Aveva allontanato quel pensiero subito mentre gli passava la mano sul collo fino a sfiorargli la guancia, dove aveva potuto sentire sotto le sue dita la barba un po’ lunga. Magari bucava un po’, ma a Jennifer piaceva, come le piaceva quel modo di porsi da finto trasandato che Dominic aveva spesso, quelle magliette improponibili che si metteva, il fatto che si presentasse spesso in modi bizzarri, era la cosa che lo contraddistingueva da molti il fatto di portare con non curanza cose insolite senza sentirsi mai minimamente ridicolo, lo invidiava a volte per quella sicurezza che ostentava.

Jennifer sapeva che lui doveva aver intuito che le piacevano le sue carezze, che aveva perfettamente coscienza che la sua pelle d’oca non aveva niente a che fare con un cambiamento del tempo atmosferico; parimenti anche lei sapeva cosa stesse passando a Dominic per la testa, anche perché dopo un po’ che si frequentavano aveva cominciato a capire cosa lo attirasse. L’aveva appena intravisto guardare verso il basso, mentre la sua mano si spostava dalla sua scapola al fianco, percorrendo il suo corpo lentamente ma con decisione. Quel bacio che era cominciato lentamente si stava intensificando insieme a tutto quello che facevano, Jennifer continuava a sentire la mano sinistra di Dominic che le percorreva il fianco verso il basso, fermandosi all’altezza dell’anca: era una sensazione assolutamente piacevole sentire la leggera pesantezza di quella movenza. Istintivamente gli aveva passato una mano sotto la maglietta, passandogliela addosso nello stesso mondo in cui lui la stava toccando, prima sullo stomaco e poi sul torace, sentendo che reagiva sotto il tocco delle sue mani intensificando i suoi movimenti.

Non molto dopo, quando le cose erano andate ben oltre, ma il campanello li aveva distratti. Jennifer aveva istintivamente alzato la testa, chiedendosi chi potesse essere a quell’ora di venerdì sera, Dominic l’aveva guardata un po’ storto.

- Mica avrai intenzione di andare ad aprire spero?- le aveva chiesto tenendosela stretta contro.

Jennifer lo guardò un po’ perplessa. Da una parte non avrebbe voluto lasciare quella situazione per tutto l’oro del mondo, dall’altra aveva come il sesto senso che si trattasse di una cosa importante che non poteva ignorare. Il fatto che pochi secondi dopo il campanello avesse ripreso a suonare con più impeto di prima le fece dar valore alla seconda ipotesi.

- Temo proprio di doverlo fare invece.- gli aveva risposto dispiaciuta, dandogli un leggero bacio e staccandosi da lui. Si era alzata in piedi infilandosi frettolosamente il vestito che era finito a terra pochi minuti prima, Dominic l’aveva guardata un po’ contrariato, tutto voleva meno che interrompersi proprio in quel momento!

Era uscita dalla stanza e lui, anche se aveva teso le orecchie, non aveva sentito bene cosa fosse successo, solo la voce della vicina di casa, che sembrava piuttosto allarmata. Aveva solo capito che Jennifer le aveva detto di non preoccuparsi e che non c’era alcun problema, esortandola poi ad andare via in fretta. L’altra aveva ringraziato ed era andata via. Jennifer era tornata pochi secondi dopo giusto per mettersi un paio di sandali.

- E’ successo un casino,- gli aveva spiegato. - La mamma della mia vicina è stata ricoverata d’urgenza in ospedale. Lei doveva andare e il marito ancora non è tornato dal lavoro. Mi ha chiesto se posso stare con i bambini giusto fino a che non torna lui, ha detto che il marito dovrebbe essere a casa fra non più di un quarto d’ora.-

Dominic effettivamente non è che fosse tanto felice della situazione, ma era una situazione di emergenza e certamente non era tanto insensibile da non capirlo. Aveva fatto per alzarsi, magari sarebbe andato con lei, ma Jennifer non gli aveva permesso di farlo. Si era avvicinata guardandolo maliziosamente.

- Rimani qui, tra meno di quello che ti aspetti torno e magari riprendiamo da capo.- quindi l’aveva baciato.

- Agli ordini!- le aveva risposto Dominic facendo una faccia buffa e facendole una specie di saluto militare.

Jennifer aveva sorriso per la battuta ed era andata nell’appartamento della sua vicina a badare ai due bambini che erano rimasti da soli.

Tanto per fare qualcosa, Dominic si era alzato per un attimo spostando il copriletto e mettendosi sotto il lenzuolo. Dopo cinque minuti si era già stufato di aspettare, si era sporto verso il comodino di Jennifer e aveva preso il libro che lei aveva chiuso quando era arrivato, qualcosa di James Ellroy, autore che lui non conosceva. Aveva appena letto la prima pagina che aveva cominciato a sbadigliare, e non certo per colpa del libro, piuttosto per il fatto che, se fino a quel momento era stato occupato a pensare decisamente ad altro, la stanchezza accumulata si stava facendo sentire. Aveva rimesso il libro al suo posto e si era messo a fissare il soffitto, fino a che Sploffy, che silenzioso si era intrufolato nuovamente in camera da letto, si era strusciato contro il piede che lui teneva fuori dalle lenzuola. Pigramente si era fatto strada verso Dominic, si era seduto accanto a lui e l’aveva guardato distrattamente. L’altro gli aveva ricambiato lo sguardo un po’ vago, Sploffy aveva visto bene di cominciare a dargli testate affettuose lungo il fianco, che erano state ricambiate prontamente da una soddisfacente grattata dietro le orecchie.

 

Con la chiave che la sua vicina le aveva lasciato, Jennifer era entrata nell’appartamento accanto al suo. Caroline le aveva detto che i bambini dormivano di già e che non avrebbe dovuto fare assolutamente nulla, in effetti Jennifer costatò che era così quando per scrupolo li aveva controllati entrambi: il piccolo, che aveva più o meno dieci mesi, era piuttosto tranquillo nel lettino nella camera dei genitori, anche l’altro di sei anni che dormiva nella stanza accanto sembrava tranquillo.

Il problema era che, dopo venti minuti, nessuno si era fatto ancora vivo. Fino a quel momento Jennifer era rimasta seduta nel soggiorno dei suoi vicini a guardarsi intorno, non vedendo l’ora di poter riprendere da dove aveva lasciato con Dominic. Dopo mezz’ora aveva incominciato a preoccuparsi.

Il telefono aveva trillato, dato che non era in casa sua aveva avuto la tentazione di non rispondere, ma poi aveva subito pensato all’eventualità che i bambini si svegliassero per il rumore, così aveva alzato la cornetta. Dall’altra parte era il padre, rimasto imbottigliato in un ingorgo di dimensioni colossali per via di un tamponamento a catena che aveva paralizzato la viabilità. L’uomo si era scusato in mille modi differenti, la moglie l’aveva chiamato per spiegargli la situazione, Jennifer ovviamente gli aveva detto di non preoccuparsi.

Approfittando del fatto che i bambini dormivano, aveva fatto un salto ad avvertire Dominic della cosa, trovandolo che dormiva anche lui della grossa, con il gatto sdraiato accanto a lui per giunta.

Si era fermata ed aveva sorriso mentre lo guardava, a vederlo così le faceva venire in mente un sacco di cose: era buffo e le faceva tenerezza, era un misto di sensazioni diverse che le venivano alla mente. Si era avvicinata per recuperare il gatto, lei lo faceva stare sul letto solo con il copriletto sopra dato che lo toglieva quando andava a dormire, evidentemente Dominic non si era posto il problema.

Aveva messo il gatto nella sua cuccia ed era tornata nell’appartamento adiacente.

Ormai riprendere da dove avevano interrotto non sarebbe stato possibile, ma sperava ugualmente che il suo vicino sarebbe rientrato presto dato che anche lei era piuttosto stanca.

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Capitolo 34
*** Se è singol a trent'anni un motivo c'è... ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti!

Chu, non ti accecare per leggere! Stai arzilla che mancano due settimane di pubblicazione e poi smetto di tediarvi inutilmente… mi sa che stavolta l’ho fatta troppo lunga? Bo, il problema è che io so da dove parto, ma non so mai dove arrivo! Hai ragione Artiglio, questi ultimi sono capitoli di svolta, succedono un sacco di cose! E vedrai i prossimi, sempre che non vi rompiate prima di leggere ‘sta lungagnata… sigh!

Ciao a tutti e buona lettura! Mandy

 

Capitolo 34

Se è single a trent’anni un motivo c’è…

 

L’incidente domestico di cui era stata vittima la madre di Caroline, la vicina di casa di Jennifer, si era rivelato essere meno grave del previsto. Quella mattina era passata a casa sua per ringraziarla del favore che le aveva fatto la notte precedente; Jennifer dal canto suo era stata sollevata nel sapere che non era stato niente di grave e aveva rassicurato Caroline di poter fare affidamento su di lei.

Nel primo pomeriggio, Jennifer aveva ricevuto la telefonata di Patricia. Dominic se n’era andato da poco, aveva degli impegni importanti quel sabato ed era dovuto andare via di corsa dato che, come al solito, rischiava di fare tardi.

L’amica le era sembrata da subito piuttosto strana, ancor più strano le era sembrato che le avesse chiesto di uscire quella sera. Non per il fatto in se stesso, piuttosto perché pensava che avrebbe passato la serata con Ethan, dopo tutto si parlava del sabato sera.

Avevano deciso per andare prima a cena fuori e poi a bere qualcosa, ma poi avevano finito per andare solo a cena e poi dritte a casa di Patricia, dato che lei aveva decisamente bisogno di sfogarsi.

La sera prima, improvvisamente, aveva piantato Ethan. Questo era tutto quello che aveva detto a Jennifer mentre erano a cena, Patricia si era sfogata solo quando erano state a casa sua in tranquillità.

- Eppure ormai dovrei avere abbastanza esperienza per capire che se un uomo è single a trent’anni, e un uomo come lui vorrei specificare, un motivo c’è! Cazzo se c’è! Bigotto del cavolo, ti giuro che m’ha fatto sentire come se fossi un’arrapata, mi ha veramente umiliata! Ma che paura ha di venire a letto con me?-

Jennifer aveva essenzialmente capito che il problema doveva essere lo stesso del mese scorso. Forse era perché aveva avuto la sua bella gatta da pelare anche lei in quel periodo che non si era resa conto che il problema dell’amica era perdurato, anzi, in verità si era convinta che tra Patricia e Ethan quella ormai fosse una cosa decisamente superata, invece non era così.

- Ma cos’è successo?- le chiese preoccupata e anche un po’ incuriosita.

- Te lo spiego subito: ieri sera dopo l’uscita solita l’ho invitato a casa mia per bere una cosa, certo che l’ho fatto perché mi sarebbe piaciuto che succedesse qualcosa. Sai come vanno queste cose, l’ho baciato, lui mi ha risposto, quando ho cercato d’intensificare la cosa, come al solito, si è staccato da me e mi ha detto che era ora che tornasse a casa!-

Jennifer aveva fatto un’espressione delusa, come se sentisse addosso la frustrazione della sua amica.

- Insomma, ho preso il coraggio a due mani e gli ho esplicitamente chiesto di rimanere, e lo sai cos’ha fatto lui, dico, lo sai cos’ha fatto?- disse infervorata dal suo discorso verso l’amica. Ovvio che non aspettasse una risposta, Jennifer la seguiva con lo sguardo mentre camminava nervosamente nel suo soggiorno.

- Mi ha guardata come se fossi una maniaca sessuale e dopo qualche secondo mi ha detto che non sta cercando una storia di sesso! Dopo due mesi che usciamo regolarmente si rifiuta di fare l’amore con me perché non vuole una storia di sesso! A quel punto non c’ho visto più, l’ho messo alla porta e gli ho detto di non farsi più vedere, che deficiente! Certo, non prima di avergli spiegato, forse in modo abbastanza confuso, che se volevo fare l’amore con lui era perché lui mi piace, non certo per un orgasmo!- fece una pausa, si rimise seduta accanto a Jennifer.

- Mi dici che ho di sbagliato Jen? Ti giuro che m’ha fatto sentire come se fossi una ninfomane o giù di lì. Sono quasi otto anni che non ho una storia così lunga, stavolta pensavo davvero di aver trovato una persona che valesse, invece mi ritrovo ad essere scambiata per una che vuole solo scopare!-

- Tu non hai niente che non va, se mai è lui che è un tantino fuori di testa! Va bene aspettare, però mi sembra palese che il tuo voler fare l’amore con lui era per dimostrargli che ci tieni, se non l’ha capito vuol dire che in fondo non ti sei persa niente.- le aveva detto Jennifer.

- Cioè, mica che non mi attrae fisicamente… insomma, Ethan senza dubbio è veramente un bell’uomo, mi piace come si muove, quello che dice e come lo dice, se ti dicessi che volevo fare l’amore con lui solo per amore, se così si può chiamare, ti direi una bugia. Sono fatta di carne anch’io, che credi! Mi chiedo se è lo stesso per lui. Forse è asessuato…-

Entrambe scoppiarono a ridere, di una risata liberatoria, ne avevano proprio bisogno a quel punto. Continuarono a chiacchierare finché non si era fatto tardi e Jennifer aveva deciso di tornarsene a casa sua, tuttavia quella discussione fatta con Patricia aveva continuato a tenersela in testa.

Per prima cosa era sinceramente dispiaciuta per la sua amica: era vero che finalmente sembrava che le cose per lei avessero ricominciato a funzionare, era da quando si era separata che per lei gli uomini erano un argomento estremamente delicato. Non che la sua separazione fosse avvenuta per motivi particolari o molto dolorosi: il problema era che si era sposata troppo giovane, e con il fidanzato dell’adolescenza, sin dai primi mesi del matrimonio le cose avevano cominciato ad andare male e non c’era voluto nemmeno un anno perché tutto finisse.

Sebbene tutto questo fosse avvenuto senza grossi scossoni, era stato però come se a Patricia si fosse spezzato qualcosa dentro: aveva smesso di credere che potesse esistere l’amore, per lei il vero amore era stato quello da cui aveva dovuto allontanarsi e che si era trovato un’altra in tempi più che record, tanto che si era sposato nuovamente nemmeno un anno dopo che il loro divorzio era diventato effettivo. In un rapporto a due Patricia riusciva a vedere solo una sorta di adattamento reciproco che due persone compiono in un lento processo che durava anni ed anni, un po’ com’era il matrimonio dei suoi genitori, ovvero la cosa che non voleva dalla vita. Sotto sotto sperava sempre che potesse arrivare qualcuno che le avrebbe fatto cambiare opinione, nonostante il fatto che due mesi non fossero sufficienti per poterlo dire, Ethan aveva tutte le carte in regola per poter essere il suo uomo ideale.

Questo Jennifer l’aveva capito subito, del resto anche lei era stata ad un passo dallo sposarsi, come Patricia, con il fidanzato del liceo, quello che conosceva da una vita e con il quale il suo futuro di moglie e madre era già praticamente programmato. Poi non l’aveva fatto, ed era stato meglio così per lei: quella scelta, per quanto era stata dolorosa a quel tempo, le aveva permesso di vivere la sua vita davvero.

Anche lei aveva avuto un momento di sconforto e aveva pensato che l’amore non esistesse, ma era sempre stata più ottimista di Patricia e non aveva smesso di cercare.

Certo la sua vita sarebbe stata immensamente diversa se fosse rimasta in Nevada, nella ridente e perfettissima Spring Creek, dove tutti sono un modello di virtù e, se anche non te lo dicono, di frustrazione. Questo Jennifer aveva potuto vederlo con i suoi occhi, dato che Robert si era sposato con un’altra sua compagna di liceo: l’ultima volta che lo aveva visto era stato quasi un anno prima, l’aveva incontrato casualmente, per strada nel centro di Spring Creek, durante una delle sue visite annuali durante le quali sua madre non faceva che criticare la sua vita. Era stato una domenica mattina dopo la messa, alla quale nessun membro della piccola comunità mancava, pena la catalogazione come eretici da perseguitare. Con addosso i vestiti della festa aveva visto lui e Sara, la sua dolce mogliettina che dai tempi del liceo doveva aver messo su almeno una decina di chili, probabilmente un regalino lasciato dalle sue tre gravidanze. All’età sua Sara aveva già tre bambini, tre odiosi bambini in verità, litigiosi e piuttosto stupidi, come i genitori. Non che Jennifer non volesse figli, era solo quel modo di averli che non accettava, come non accettava il fatto che Robert, per il solo fatto che lei non avesse accettato di diventare così come lui avrebbe voluto, la considerasse una donna perduta, destinata a bruciare tra le fiamme dell’inferno. Del resto tutti in quel posto pensavano che chissà che vita conducesse a Los Angeles, sua madre per prima.

Subito il suo pensiero era andato alla sua relazione con Dominic mentre sdraiata nel suo letto, prima di addormentarsi, non riusciva a smettere di rimuginare su quanto Patricia le aveva raccontato.

Il problema che l’amica aveva avuto con Ethan per lei quella volta non si era mai posto minimamente, anzi, se mai si era posto quello contrario. Con Dominic era andato tutto anche troppo velocemente: il fatto di aver fatto l’amore la prima volta dopo solo due settimane che si conoscevano per prima cosa, ma anche il modo in cui si era posta con lui nel sesso. Inutile negarlo, era sempre stata una timidona sotto quel punto di vista e di certo nei suoi rapporti precedenti lei non era mai stata spinta a capire cosa significasse stare veramente con un uomo in quei frangenti. In un certo senso si sentiva come se si fosse appena svegliata da una sorta di torpore, pensò che se aveva scoperto quel lato di se stessa e anche il fatto che non si vergognava minimamente di tutto questo era interamente merito di Dominic.

Un sorriso le increspò le labbra, pensò a Sara e al modo in cui probabilmente aveva concepito le sue tre “splendide” creature, a meno che Robert non avesse imparato qualcosa dopo che lei l’aveva lasciato.

Dire un paio di spinte e via forse era esagerare, ma non è che Robert si fosse impegnato molto di più con lei, e il bello era che credeva di essere un grande amante, forse perché nell’inesperienza dei diciott’anni, età in cui Robert era riuscito a portare Jennifer a quel passo, lei gliel’aveva lasciato anche credere.

Il sorriso si era allargato quando aveva ripensato che lui, come pretesto per convincerla a non lasciarlo, gli aveva proprio ricordato che lei si era concessa a lui, era stato un peccato di debolezza che avevano commesso, le aveva spiegato:- Dio forse ci potrà perdonare per essere stati deboli, - gli aveva detto quella volta, erano passati più di sette anni da quella discussione, - Ma è un errore che potremmo buttarci alle spalle solo se rimarremo insieme e se ci sposeremo…-

Era un discorso ridicolo, come ridicolo era il fatto che lui non aveva colpa di quello, perché era stata lei a concedersi a lui e a rinunciare alla sua virtù… lui non aveva fatto niente, figuriamoci, quel sant’uomo! Gli mancava solo l’aureola!

Robert aveva continuato per un po’ con quel sermone da quattro soldi, ma Jennifer ormai aveva capito quello che voleva, e non era certo che la rendesse una donna onesta. 

A dirla tutta aveva spesso pensato che probabilmente non era stato nemmeno sesso con Robert, aveva capito cosa fosse veramente un orgasmo solo quando era arrivata a quel passo con Colin, anche se poi aveva dovuto costatare che spesso gli uomini sono disattenti e pensano solo al loro. Ma più probabilmente era Colin che era un egoista: era finita da parecchio anche con lui e Jennifer ancora si chiedeva come fosse possibile che si fosse innamorata e per giunta perdutamente di uno del genere.

Tanto per cominciare lei e Colin non avevano niente, ma assolutamente niente in comune. Si erano conosciuti per via del fatto che era stato un cliente del commercialista per cui lavorava, lui stava nel campo dell’economia e se Jennifer avesse dovuto dire quale fosse di preciso il suo lavoro, non avrebbe saputo dirlo. Lui le aveva anche spiegato in cosa consistesse il suo impiego di consulente finanziario, ma lei, del tutto a digiuno di rudimenti di economia a quei livelli, non riusciva mai a capirci niente di tutti quei termini strani. Finiva sempre che lui s’innervosiva e le diceva di non scocciarlo.

Alla fine si era conclusa per lei in modo devastante, dato che in quel rapporto Jennifer aveva visto un punto di arrivo ed era stata invece ripagata con una serie infinita di tradimenti che erano venuti alla luce tutti insieme. Addirittura l’ultima non sapeva nemmeno di essere l’amante, Colin conduceva praticamente una doppia vita ed entrambe ignoravano la cosa, o volevano ignorarla, almeno per Jennifer era così.

Anche se non ne era sicura, Jennifer aveva finito per lasciarlo, per continuare per un bel po’ a pensare a lui e a pentirsi di non averlo perdonato, finché un giorno non aveva aperto gli occhi: Colin era soltanto uno stronzo, e della peggiore specie, uno di quelli che di tutto sanno sempre più di te e che quando aveva pensato per sé stava apposto. Il modo poteva anche cadere se lui stava bene e aveva tutto quello che gli serviva, compresa una stronza, ovvero Jennifer in persona, che per lui avrebbe fatto anche lo zerbino tanto era innamorata. Era stato a quel punto che Jennifer aveva smesso di starci male e che si era, se così si può dire, rimessa in piazza, anche se sempre con una certa cautela.

Quella cautela Dominic l’aveva spazzata via con un sorriso, offrendole una birra e chiamandola Jenny Jennifer quella sera all’Hard Rock.

Per come era andato l’ultimo periodo con lui dopo quel fraintendimento dell’amica che aveva trovato a casa sua, Jennifer cominciava davvero a concedersi il lusso di pensare che probabilmente quella storia stava ingranando veramente. Certo non era facile, ma non era impossibile in fin dei conti, e lei voleva credere che sarebbe stato possibile costruire qualcosa con Dominic.

 

***

 

- Che fine hai fatto ieri sera? Ad un certo punto non ti abbiamo più visto e ci siamo pure preoccupati, eri così ubriaco che se ti chiedevano chi eri saresti stato capace di rispondere che eri il grande puffo!-

La domanda di Billy, il pomeriggio della domenica, aveva riportato improvvisamente Dominic allo spiacevole stato d’animo con cui si era svegliato all’alba di quella mattina. Giustamente l’amico gli aveva chiesto che fine avesse fatto, dato che la notte prima, da quello che aveva capito, se ne doveva essere andato in fretta e furia dal locale dove erano andati tutti insieme senza nemmeno avvertire.

Non che fosse una sensazione nuova, ma era sempre piuttosto spiacevole svegliarsi e per prima cosa farsi una serie di domande che mettono in discussione anche il più piccolo dettaglio della propria esistenza: Dove sono? Chi è questa? Cosa ho fatto? L’avrò usato il preservativo? Ma quanto ho bevuto ieri sera che non mi ricordo un accidenti di niente? Ma che ore sono? Dove sono le mie mutande? Qual’è l’uscita?

A quel punto una cosa si faceva chiara: il bisogno di fuga. A occhio e croce dovevano essere le sei di mattina, la luce era più o meno quella con cui si era svegliato la mattina del giorno prima, l’unica differenza, e che differenza, era che la crisi esistenziale la mattina prima non gli era presa, dato che era a casa di Jennifer e che non era reduce da festeggiamenti.

Quando gli succedevano cose simili non poteva fare altro che arrabbiarsi con se stesso: per quanto potesse essere soddisfacente in termini puramente fisici, Dominic sapeva perfettamente che cose del genere erano veramente senza senso, senza bisogno di rincarare la dose fermandosi a riflettere sul perché certe donne ci stavano con lui senza farsi troppe remore.  Ma così, era ridicolo! Non ricordarsi nemmeno com’era arrivato in quell’appartamento, cosa avevano fatto e se gli era piaciuto era proprio da mentecatti. Allora che l’aveva fatto a fare?

La sera prima aveva optato per non prendere la macchina, tanto già lo sapeva che sarebbe finita così. Con Billy e gli altri si erano dati appuntamento nel solito locale, si ricordava vagamente dell’inizio della serata, che c’era anche quella rompiscatole di Susan, che come il suo solito gli si era strusciata senza ritegno per buona parte della serata almeno fino a che lui non era riuscito a liquidarla in qualche modo.

Non appena lo aveva visto gli era andata incontro, circuendolo e facendo in modo che lui si staccasse addirittura dagli amici con cui era arrivato. Susan subito gli aveva chiesto com’era che nell’ultimo periodo non l’aveva mai visto. Se fossi davvero un’amica di Jennifer, brutta stronza che non sei altro, lo sapresti, aveva pensato subito lui, poi invece le aveva dato una delle sue solite risposte a gran fico, alla quale lei aveva riso in modo anche esagerato.

- Mi faccio desiderare, del resto me lo posso permettere.- le aveva detto.

Poi si ricordava vagamente di una tipa carina che doveva essere quella che dormiva alla sua destra. Doveva esserlo almeno, di certo non ne era poi così sicuro.

Era uscito da quell’appartamento per ritrovarsi in una zona della città che nemmeno conosceva tanto bene, chiamare un taxi e spiegare dove fosse era stato anche abbastanza difficoltoso, la signorina che gli aveva risposto doveva averlo preso per un rincoglionito, Dominic aveva come il sospetto che se l’avesse pensato non avrebbe avuto tutti i torti. Mentre aspettava il taxi per scrupolo aveva controllato nel suo portafogli costatando che il condom che ci aveva messo prima di uscire la sera prima non c’era più, tirando l’ovvia conclusione che almeno quello l’aveva usato. Tutto ciò seguito da un rassicurante sospiro di sollievo. Almeno di quello, aveva pensato, era sicuro.

La domanda di Billy gli era stato rivolta sulla porta, Dominic non gli aveva risposto subito, l’aveva fatto entrare prima e poi gli aveva detto che semplicemente si era svegliato a casa di una e se l’era filata subito dopo. Billy lo aveva guardato un po’ di traverso, non che lui quelle cose non le avesse mai fatte, ma decisamente non con la sorprendente frequenza con cui le faceva Dominic. Si era astenuto da ogni giudizio ovviamente, Dominic era libero di vivere come voleva, di certo però non lo approvava.

Era piuttosto curioso di una cosa dopo quella sera, dopo un po’ aveva chiesto a Dominic di spiegargli un po’ la faccenda e l’altro l’aveva fatto a grandi linee, mostrando di non essere molto propenso a parlare di quell’argomento. Billy era stato molto incuriosito dal fatto che lui si fosse mostrato così freddo con quello schianto di ragazza che gli era stata appiccicata per buona parte della serata, ovvero Susan.

- Tanto per fartela breve, quella è un’amica, si fa per dire ovviamente, di Jennifer, che crede che se riuscirà a venire a letto con me forse le si apriranno le porte del cinema, che imbecille. A parte il fatto che se anche riuscisse a venire a letto con me ben poco potrei e vorrei fare per lei, ma poi, voglio dire, io potrei anche farmela, che mi frega, ma lei dice di esser amica di Jenny… insomma, è un gran troione. Pensa se l’è fatta pure Jonathan e nonostante questo si struscia a me davanti a lui che è una meraviglia.-

Billy lo guardò perplesso, più di una parte di quel discorso non gli era stata chiara.

- Scusami, ma che differenza fa se ci prova davanti a Jonathan? E poi, abbi pazienza se te lo dico, ma non è che pure tu faresti una gran bella cosa a farti un’amica della tua donna!-

Dominic girò la testa di scatto guardando Billy piuttosto seccato. - E chi sarebbe la mia donna scusa?-

L’altro rimase un momento spiazzato per il tono e per la domanda che gli sembrava davvero fuori luogo.

- Come chi è la tua donna? Ma che domanda è?-

- Se ti riferisci a Jennifer chiariamolo una volta per tutte, ci vediamo e tutto il resto ma non è la mia donna e su questo non ci piove, cazzo!-

Billy s’innervosì per il modo poco gentile con cui Dominic si era rivolto a lui. - Tanto per cominciare datti una calmata, ti sei fatto anche una scopata stanotte dovresti essere un tantino più tranquillo. E poi vedi tu di spiegarmi, perché francamente parli di questa Jennifer come se fosse la tua donna, e questo mi porta a pensare che forse sei tu che hai le idee un tantino confuse!-

- Scusami, sono un cretino, è che m’innervosisce questa situazione.- rispose Dominic dopo qualche secondo. Si era reso conto di aver esagerato.

Billy comprese e continuò. - Da come parli di lei sembra che questa tipa sia molto presa, poi passi un sacco di tempo a casa sua, come l’altra notte, veramente dai un’idea diversa.-

Dominic tentò di spiegare all’amico parte della natura del suo rapporto con Jennifer semplicemente con questo concetto, che se anche vago, fece intendere a Billy tutto il necessario, non spingendolo a fare altre domande.

- Che ci posso fare io se questa crede che io sia preso da lei quanto lo è lei per me? Insomma, io la coscienza apposto ce l’ho, mica le ho mai promesso niente. Se si è innamorata, affari suoi.-

Dal canto suo Dominic pensò che quella era in assoluto la prima volta che doveva giustificarsi del fatto di aver continuato a vedere Jennifer per tutto quel tempo, e l’aveva fatto esprimendo a chiare lettere quella che era la sua scusa principale. Da come Billy l’aveva guardato o, meglio, non l’aveva guardato, intese che l’amico non approvava per niente. Pazienza, quella era la sua vita, se Billy non approvava tanto peggio per lui.

Billy infatti rimase in silenzio, ma pensando che a Dominic qualcuno doveva aver fatto un lavaggio del cervello negli ultimi mesi. Non era quel Dominic che aveva conosciuto agli inizi, lui non avrebbe mai detto una cosa tanto stupida, nel frattempo ingiusta e pure di comodo. Non si sarebbe comportato mai così con una ragazza: Billy aveva capito benissimo che lui stava approfittando di lei per un suo tornaconto, e la cosa lo disgustava un po’. Cominciò seriamente a chiedersi chi fosse la persona che aveva seduta davanti, perché non la riconosceva.

Quella conversazione, che sul momento sembrava conclusa, era rimasta impressa a Dominic: Billy non aveva parlato, ma lui aveva colto perfettamente tutti i sottintesi di quel silenzio e questo l’aveva portato a rifletterci su.

 

Appena pochi giorni dopo, di prima mattina, l’aveva chiamato il suo agente, buttandolo anche giù dal letto. Nel suo solito tono piuttosto autoritario gli aveva detto di passare nel suo ufficio di corsa, Dominic aveva eseguito dato che aveva intuito che doveva essere una cosa importante. Mentalmente, mentre in macchina percorreva la strada che doveva fare, aveva pensato a quale potesse essere il problema. Forse l’avevano beccato ad uscire da un locale con qualcuna, sicuramente doveva essere quello. Infatti, non appena era entrato nell’ufficio del suo agente, l’uomo gli aveva sbattuto davanti un periodico e gli aveva detto di andare ad una certa pagina. La sorpresa era stata piuttosto pronunciata, Dominic era rimasto a guardare quelle foto a bocca aperta come un luccio.

- Sei sorpreso? Mi dici chi è questa per piacere?- gli aveva chiesto tagliente l’agente.

Dominic l’aveva guardato. - Sì che sono sorpreso, saranno state nemmeno le sette di mattina, francamente non mi aspettavo che mi facessero le poste anche all’alba! E’ un’amica, non ti scaldare più di tanto.-

- Per me quella poteva essere pure tua cugina o una che ti sei portato a letto ripetutamente, non fa differenza, mi devi dire quale parte della frase non ti devi far vedere in giro con donne non ti è chiara.- Dominic però non lo stava molto ascoltando, e forse era anche meglio dato che non aveva nessuna voglia di arrabbiarsi per quello che diceva il suo manager.

Era Jennifer nelle foto, senza alcun dubbio. Fortunatamente solo lui era ben riconoscibile, le foto non erano molto chiare, Jennifer non era mai stata inquadrata bene in nessuno scatto, ma per chi la conosceva era certamente riconoscibile in più d’uno. Improvvisamente Dominic si era perso nel guardare nuovamente quelle foto, aveva dei flash che gli attraversavano la mente, ricordi di quella mattina in cui si era svegliato e si era ritrovato Jennifer appoggiata contro la sua schiena, mentre gli teneva il braccio destro sul suo e gli teneva la mano sulla sua spalla. La sera prima c’era stato quell’incidente della sua vicina, lui non ce l’aveva fatta ad aspettare che lei tornasse e si era addormentato. Svegliarsi così, con la prima luce dell’alba che filtrava dalla tapparella era stata una sensazione molto bella. Le aveva preso la mano mentre lei ancora dormiva e aveva intrecciato le dita alle sue, non ci aveva messo molto a svegliarsi anche lei. Dato che era così presto erano usciti a fare colazione, erano tornati subito a casa sua però a riprendere finalmente quello che non avevano potuto finire la sera prima. Se n’era andato solo nel primo pomeriggio, ed era stato bene, una sensazione che stava cercando di rivivere in quel momento.

- Mi stai ascoltando?- aveva ribattuto l’altro, Dominic era quasi trasalito a quel richiamo, aveva alzato di scatto la testa.

- Sì, ti sto ascoltando. E comunque lo sai che a me questa cosa non piace, dato che sono un personaggio pubblico si pretende che io non abbia una vita privata? Insomma, è assurdo!-

Avevano discusso su questa linea per un po’, alla fine Dominic aveva detto che avrebbe provato a stare un po’ più attento, anche se a dire la verità nemmeno lui ci credeva. Quando se n’era andato aveva chiesto se poteva tenere il giornale, il suo manager lo aveva guardato storto e gli aveva detto di fare un po’ come voleva. - Tanto fai sempre quello che ti pare comunque, nemmeno a dirtele le cose!-

Una volta a casa sua aveva sprecato tempo anche a leggere l’articolo, un mucchio di stronzate dove si facevano delle ipotesi su chi Jennifer potesse essere. Dominic aveva sempre considerato la categoria dei paparazzi malissimo, li detestava veramente dal profondo, in quel momento ancora di più. Ormai lui si poteva dire che ci fosse abituato, la sua paura era che la cosa potesse nuocere in qualche modo a lei. Dove li avevano fotografati erano anche vicini a casa di Jennifer, questo complicava molto le cose.

Non si rendeva nemmeno pallidamente conto di quanto fosse strano il suo comportamento, e di certo in quel momento non si accorse affatto che si stava preoccupando per lei, che temeva che avrebbe potuto avere dei problemi e che li sentiva come suoi, mentre invece a Billy, uno dei suoi migliori amici, aveva candidamente detto che di lei non gl’importava nulla.

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Capitolo 35
*** Soluzioni piovute dal cielo ***


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Buona lettura! Mandy

Capitolo 35

Soluzioni piovute dal cielo

 

Nei giorni successivi sia Billy che Dominic avevano avuto diversi impegni che li avevano tenuti piuttosto lontani. Almeno quella era stata la scusa, Dominic aveva avuto come l’impressione che Billy avesse voluto staccarsi per un po’ da lui. Elijah sarebbe arrivato in città a metà della settimana, così Dominic aveva pensato che sarebbe stata una buona occasione per vedersi se avesse ceduto alla richiesta di Billy e avesse fatto conoscere Jennifer a lui e ad Elijah. Infondo non era una tragedia, ovviamente per come si erano messe le cose dopo che quelle foto erano state pubblicate su quel giornale, non avrebbero potuto andare fuori tutti insieme, ma potevano ugualmente organizzarsi.

Billy aveva rivisto un po’ delle sue posizioni nei giorni in cui non si erano visti. Forse si sbagliava ad aver tirato delle conclusioni così negative sul modo di comportarsi di Dominic nei confronti di quella ragazza: quell’occasione poteva essere veramente chiarificatrice. Che Dominic da diverso tempo fosse effettivamente cambiato non era cosa su cui si potesse discutere o avere dubbi, ma era anche molto probabile che questa Jennifer non fosse una santa: specialmente dopo aver conosciuto Susan, Billy aveva pensato che potesse essere così. Non era in genere il tipo che faceva di tutta l’erba un fascio, ma cominciava a pensare all’ipotesi che, se erano amiche, tanto diverse non potevano essere.

La famosa serata era stata organizzata non appena Elijah era arrivato a Los Angeles, una cena a casa di Dominic della quale Jennifer non aveva potuto che essere entusiasta. Le stava presentando dei suoi amici, dei suoi buoni amici da come Dominic ne parlava quando accennava a loro, questo l’aveva lusingata. Si sentiva come se lui la stesse facendo entrare sempre di più nel suo modo. Certo, poi si era sentita in imbarazzo incontrandoli, non era riuscita ad essere molto sciolta in loro presenza, sperò solo di non aver fatto la figura della stupida.

Quando Elijah e Billy si erano trovati davanti Jennifer, entrambi erano rimasti per qualche secondo a fissarla piuttosto sorpresi. Se poi la sorpresa fosse stata piacevole o meno c’era voluto un po’ per stabilirlo. Jennifer era tutto meno che il tipo di donna che Dominic solitamente frequentava, specialmente nell’ultimo periodo. Piuttosto truccata, anche un po’ appariscente, magari questo era anche normale. Di più insolito c’era che non era una bellezza stratosferica e che non fosse una del giro. Ai loro occhi risultava quasi strana nel suo modo di fare, eppure Jennifer non aveva dei comportamenti anomali per una persona comune.

Non ci avevano parlato molto, per l’intera durata della serata Dominic per altro era stato anche piuttosto distaccato nei suoi confronti e Jennifer non si era inserita nei loro discorsi, del resto avevano parlato parecchio di lavoro e lei non è che avesse poi molto da dire.

In un momento in cui lei era andata in bagno e anche Dominic si era allontanato, Billy ed Elijah avevano potuto tirare fuori le loro impressioni. Billy non aveva potuto fare a meno di ridere fino alle lacrime per un commento di Elijah su Jennifer.

- Ma siamo sicuri che se gli monta addosso non lo rompe? Insomma, la ragazza ha dei polpacci da terzino non indifferenti! E poi pensa ai loro eventuali figli… guarda i nasi di entrambi!-

- Dai, è una ragazza normale, non è una bellona ma nemmeno un cesso!- aveva ribattuto Billy ridacchiando. - Comunque una cosa ti dico, dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Forse mi sbaglio, ma a giudicare dalle sue amicizie probabilmente la ragazza è sveglia, nonostante quello che vorrebbe far credere. Non ha detto una parola da quando siamo qui, e secondo me lo fa apposta.-

- Dici?- aveva commentato Elijah sorprendendosi per il commento di Billy.

- Chiamalo sesto senso, chiamalo come vuoi. Ti dico perché penso questo. Sai che Dominic si da parecchio da fare, come sempre del resto. Ecco, lei sembra non farci caso, e se è un minimo intelligente queste cose le vede. Allora perché continua a farsi incornare? Secondo me c'è un tornaconto, non ho capito di che tipo, da quel poco che so lei fa la segretaria, non è una che ha mire di farsi vedere con lui per pubblicità o che, ma sai, c'è modo e modo di approfittare di una persona. Che poi Dominic in questo periodo sia insopportabile e che viva veramente in modo strano non lo nego, comunque considero anche i fattori esterni a questo punto.-

- Allora, al di là di questa tipa, non lo penso solo io che Dom ha avuto un picco vertiginoso di stronzaggine…- aveva osservato Elijah.

Billy aveva annuito. - No, per niente.-

La conversazione era stata interrotta subito dopo, quando Dominic era tornato, appena in tempo perché tutti e tre potessero vedere Jennifer che tornava dal bagno. Era evidente che la ragazza pensava di non essere vista, si era aggiustata il vestito all'altezza degli slip non molto finemente e loro si erano visti tutta la scena. Billy ed Elijah si erano fatti una risata di gusto, Dominic un po’ meno: tutto avrebbe ammesso meno che quei gesti, che non avevano niente di precostruito, lui li trovava fantastici in lei; specialmente dopo la reazione dei due non l’avrebbe detto. Doveva ammettere che se fosse stato al loro posto, lui non solo avrebbe riso, ma probabilmente l'avrebbe presa anche pesantemente in giro, certe occasioni non se le faceva mai scappare di solito.

Quando Billy ed Elijah erano andati via, Jennifer aveva esternato a Dominic le sue impressioni. - Mi sa che i tuoi amici mi devono aver preso per una deficiente.- gli aveva detto sorridente, anche se Dominic aveva intuito che era dispiaciuta di quell’eventualità.

Ci aveva messo un po’ a tranquillizzarla e a rassicurarla del fatto che Billy ed Elijah non avevano pensato niente di simile su di lei. Il fatto che entrambi non avessero espresso nessun giudizio su Jennifer, preoccupò Dominic ancor più che se avessero espresso un parere negativo, questo non tanto per la ragazza, quanto per quello che avrebbero potuto invece pensare su di lui.

Con Jennifer le cose continuavano a rimanere stabili, si vedevano spesso e stavano insieme, lei gli dava sicurezza in un certo senso, era questa la parte migliore. Non cambiava nemmeno la propensione di Dominic alla scopata facile però, del resto in quel periodo era semplice eludere i controlli, bastava dire a Jennifer che si vedeva con i suoi amici. Dominic prima di tutto aveva bisogno di libertà, la sua coscienza era secondaria e anche se spesso si faceva sentire, lui la zittiva semplicemente. Era stanco però di tutta quella situazione, cominciava davvero ad avere bisogno che una soluzione gli arrivasse tra capo e collo dall’alto, senza pensare che se non era lui a trovare una situazione, nessuno l’avrebbe fatto al posto suo.

Come anche Billy aveva osservato, aveva cominciato a passare davvero tanto tempo a casa sua, in quei giorni in cui decideva di vederla. Ormai a casa di Jennifer si sentiva bene come se fosse la sua, anche se la sua, per forza di cose, era un po’ meglio. Innanzi tutto non era ad un quarto piano senza ascensore, per di più in quella casa non c’era l’aria condizionata che, con il caldo che faceva in quel periodo, era una qualità decisamente apprezzabile. Poi era piccola, davvero molto piccola.

Però casa sua, proprio perché più grande, sembrava più vuota. In casa sua mancava quel non so ché di vissuto che invece in casa di Jennifer si avvertiva, quel senso di stabilità che si ha quando una casa si considera davvero la propria casa.

Nella sua grande casa non c’era Sploffy che lasciava scie di pelo dovunque andasse, non c’erano dei vicini simpatici. Ormai, capitando spesso nel palazzo in cui abitava Jennifer, quasi ogni volta che passava per le scale gli capitava di salutare qualcuno: la signora Doyle intenta a dare l’acqua alle piante davanti alla finestra sul pianerottolo, lo salutava sempre dicendogli ciao caro; spesso incontrava anche la vicina di Jennifer con i bambini, faceva sempre le boccacce al più piccolo per farlo ridere, gli piaceva farlo. E poi Jennifer si occupava di lui e non lo faceva certo in modo opprimente, la cosa per Dominic era rassicurante. Che ogni tanto usasse un tono quasi materno non gli dispiaceva, si era soffermato a pensare a quell’aspetto e non l’aveva trovato poi così strano, anche lui a volte aveva come una strana voglia di essere protettivo. Gli era successo per ovvie ragioni quando Jennifer era stata aggredita e gli era capitato, tra le altre volte, anche la sera in cui l’aveva presentata ad Elijah e Billy e lei gli aveva confessato che si era sentita una stupida. Sapeva che si sentiva così molto spesso, forse per una sorta d’insicurezza insita in lei, chissà a che cosa poteva essere dovuta, si chiedeva Dominic.

Se solo si fosse fermato per un momento a pensarci forse in quel momento avrebbe potuto finalmente capire, capire che il suo modo di comportarsi così incoerentemente era sintomo che qualcosa non andava affatto. A domanda fatta, Dominic era pronto a dire che Jennifer per lui non significava nulla, eppure si preoccupava per lei, di continuo. Anche se non la chiamava, se la ignorava, non c’era giorno in cui non si chiedesse cosa lei stesse facendo, se stava bene.

A volte pensava che anche Jennifer avrebbe potuto potenzialmente comportarsi come lui, immaginarselo lo infastidiva e non poco, anche se poi questo senso di fastidio se lo faceva passare immediatamente ricordando a se stesso che se lui era libero, anche lei poteva esserlo. Pretendere il contrario sarebbe stato da egoisti, o ancora peggio da maschilisti. Tuttavia l’unica cosa che lo rincuorava era pensare che Jennifer non fosse affatto il tipo che faceva determinate cose, era quella che si può definire una ragazza per bene, era notevolmente rilassante poter pensare che lei non si sarebbe mai fatta portare a letto da uno che magari aveva conosciuto un’ora prima in un locale. Come invece Dominic era capacissimo di fare. 

Sin dall’inizio era stato così, Dominic aveva sentito che con Jennifer c’era la possibilità di ritirarsi in un mondo parallelo, man mano che le cose erano andate avanti, quel modo di estraniarsi dalla realtà era diventato sempre più persistente. Quella tranquillità era stata in un certo senso turbata da quelle foto su quel giornale, Jennifer anche le aveva viste qualche giorno dopo di lui, quando il giornale era uscito.

A metterla al corrente della cosa era stata Patricia, la quale a sua volta aveva ricevuto la notizia da una sua collega, che di punto in bianco gli era arrivata in ufficio con il giornale dicendole:- Mi sbaglio o questa ragazza assomiglia tantissimo alla tua amica Jennifer?-

Patricia aveva prima sgranato gli occhi, poi aveva abbozzato un:- Davvero, come le somiglia!-, per poi correre appena era cominciata la pausa pranzo dal primo giornalaio che trovava per comprare almeno un paio di copie, una per tenersela e una per darla a Jennifer. Gliel’aveva consegnata pochi minuti dopo, mentre pranzavano, Jennifer era rimasta a bocca aperta, senza sapere minimamente come commentare.

Non che quelle foto fossero rimaste circoscritte al giornale: la testata era uscita quella mattina, ma tutti gli scatti pubblicati e anche diversi altri erano già su internet a portata di clic della popolazione mondiale.

Con Dominic Jennifer non aveva avuto occasione di parlare almeno fino a quella tarda serata, dato che lui aveva lavorato per tutto il giorno e non aveva avuto il tempo di farlo prima.

Jennifer lo aveva sentito entrare alle dieci passate, aveva sentito la chiave girare nella toppa mentre era al telefono. Quando aveva risposto e aveva sentito sua madre dall’altra parte per poco non le era preso un colpo. Non si sentivano spesso per ovvie ragioni, il fatto che proprio quel giorno con quel giornale in giro l’avesse chiamata, l’aveva messa sull’attenti. Sapeva che se a Spring Creek avessero visto quegli scatti lei e la sua famiglia sarebbero stati sulla bocca di tutti e in modo poco lusinghiero, quindi per un momento aveva sudato freddo, almeno fino a che non aveva capito che sua madre non sapeva nulla e quella telefonata voleva essere solo un’intrusione nella sua vita, come sempre.

Quando Dominic si era affacciato alla porta della sua camera da letto, Jennifer gli aveva fatto un cenno con la mano, lui si era avvicinato e si era seduto accanto a lei, passandole un braccio attorno alle spalle e dandole un bacio sulla tempia. Jennifer gli aveva fatto cenno di spostarsi guardandolo in un modo che era a momenti minaccioso e in altri implorante, aveva paura che sua madre dall’altra potesse sentire qualcosa e quest’eventualità quasi la terrorizzava. Intanto continuava a mandare avanti quella conversazione cercando di mantenere i toni quanto più normali riuscisse e, soprattutto, cercando di chiudere in fretta, del resto era già diverso tempo che sua madre indagava sulla sua vita.

- Dici mamma? A me non sembra che quest’estate sia eccessivamente calda, almeno non più delle altre.-

Jennifer aveva accentuato leggermente il mamma sperando che Dominic capisse che era un momentaccio, sicuramente non adatto per fare scherzi.

- Sì, certo, come al solito, lì da te è peggio.-

Dominic non aveva accennato minimamente a lasciare la presa, anzi, sembrava non volerne proprio sapere, le aveva spostato i capelli dall’orecchio e aveva cominciato a darle dei piccoli baci, Jennifer istintivamente aveva cercato di spingerlo via, ma infondo non le dispiaceva granché e non era riuscita ad essere convincente nel tentativo di toglierselo di dosso.

- Non lo so quando mi danno le ferie mamma, te lo faccio sapere appena mi dicono qualcosa. Comunque quest’anno forse verrò per meno tempo.-

Dall’altra parte Dominic aveva sentito lievemente alzare il tono della voce, intanto si stava divertendo a far scorrere le mani su di lei. Jennifer si era girata e l’aveva guardato torva, di rimando Dominic le aveva offerto uno dei sorrisi più furbetti che potesse tirare fuori.

- Non ti sto dicendo che non verrò affatto, dico solo che forse starò un po’ di meno.- aveva ribattuto lei evidentemente per delle proteste che aveva ricevuto.

Dominic diventava sempre più insistente e soprattutto ignorava palesemente tutti i tentativi di Jennifer di farlo smettere. Era più forte di lui, in quella situazione non poteva non darle fastidio.

Jennifer stava tentando in tutti i modi di chiudere la conversazione con sua madre, del resto durava da quasi una mezz’ora e lei non sapeva proprio cos’altro sua madre poteva pretendere che lei le raccontasse della sua vita, dato che aveva già messo il naso in tutto quello che avrebbe potuto rivelarle, ricevendo in risposta una serie di balle su certi argomenti anche piuttosto grosse. Specialmente su quanto riguardava la vita amorosa, non avrebbe mai potuto dirle che si vedeva con qualcuno, o avrebbe ricevuto un ulteriore terzo grado da manuale al quale non voleva sottostare, dato che nemmeno lei sapeva fino in fondo se quella con Dominic poteva definirsi una relazione stabile, anche se lo sperava con tutta se stessa. Preferiva mille volte farsi ripetere la solita tiritera sul fatto che cominciava ad essere in un età in cui una donna avrebbe dovuto mettere su famiglia.

- Ma non lo vuoi un marito e dei figli come tutte le altre?- le diceva sempre, - Vuoi rimanere sola per sempre? Non vedi che tutte le ragazze della tua età sono tutte sistemate e tu no?-

Qui incominciava la lunga tiritera della lista delle sue compagne di liceo che ormai erano sposate e con marmocchi al seguito, Sara compresa, la moglie di Robert. - Avresti dovuto sposarti con Robert quando ne avevi la possibilità, un così bravo ragazzo non lo troverai mai in quella città infernale!-

Sempre le stesse cose, sempre gli stessi concetti e detti sempre con le stesse parole, ormai Jennifer rispondeva a monosillabi, sapeva che con sua madre non c’era modo di discutere, a volte aveva provato a farla ragionare, ma era riuscita solo a sortire l’effetto di essere considerata per la cattiva ragazza che, in fin dei conti, non era e non era mai stata. 

- Senti mamma, scusami, ma qui sono quasi le undici e io sono veramente stanca, oggi ho lavorato molto e vorrei dormire.- aveva detto Jennifer a sua madre mentre intanto cercava di tenere a distanza di sicurezza Dominic dal suo collo.

- Sì, non ti preoccupare, non mi sto sfinendo al lavoro, è stato solo per oggi.-

C’era stato un momento di silenzio, Dominic continuava imperterrito a dare fastidio a Jennifer, almeno fino a che lei non aveva alzato la voce piuttosto alterata:- Ma che domande sono mamma! Non sono una bambina, ma certo che mangio! Smettila di preoccuparti di questo!-

Dominic si era finalmente staccato per via del tono, quindi si era girato dall’altra parte ridacchiando, lo trovava troppo comico che la madre di una trentunenne facesse delle domande sul fatto che la figlia mangiasse o meno. Certo, anche a lui sua madre le faceva quelle domande, ma era diverso, le mamme con i figli maschi sono sempre più apprensive e a suo parere avevano ragione di esserlo, le donne per queste cose sono molto più regolari e disciplinate. Jennifer gli aveva dato un leggero schiaffetto come a dirgli: che hai da ridere di me?

- Sì, scusa, non volevo arrabbiarmi… d’accordo… buonanotte mamma… sì certo, ci sto attenta… ciao… ciao… sì… ciao…-

Jennifer aveva attaccato con decisione e aveva letteralmente buttato il cordless sul letto dietro di se, Dominic aveva seguitato a ridacchiare, per lo meno aveva continuato fino a che aveva visto l’espressione che Jennifer aveva sul viso. Non avrebbe saputo descriverla con lucidità, era dispiaciuta, ma forse dispiaciuta non era abbastanza. Tuttavia non volle sapere il perché di quell’espressione, non voleva sapere cose che la riguardavano così privatamente e di certo non le avrebbe chiesto niente.

Jennifer nel vedere che lui aveva smesso di ridacchiare e la stava osservando gli aveva sorriso.

- Sei veramente un bastardo quando ti ci metti!- gli disse sempre sorridendo.

Dominic la guardò sornione. - Un adorabile bastardo, però…-

- Non ne sarei così convinta fossi in te.- gli rispose Jennifer inclinando un po’ la testa e guardandolo storto, ma evidentemente divertita. Poi aveva continuato:- Adesso che non daresti noia a nessuno hai smesso? Certo sei strano…- aveva commentato quindi.

Dominic non se l’era certo fatto ripetere, aveva fatto una smorfia e usando una vocetta ridicola aveva detto:- Ogni suo desiderio è un ordine!-

Jennifer aveva sorriso, ma non aveva aspettato che fosse lui a cominciare, si era alzata per un attimo solo per mettersi a cavalcioni sulle ginocchia di Dominic e baciarlo, per poi farlo stendere sotto di lei, in uno di quei gesti che fino a prima di conoscerlo non avrebbe mai fatto per paura di sembrare una poco di buono. Era un semplice retaggio sbagliato che le era stato inculcato in testa, in quel momento le era sembrata la cosa più normale da fare oltre che un modo per affermare a se stessa che tutto andava bene, nonostante sua madre cercasse sempre di convincerla che non era così.

Non sapeva spiegarsi il perché, ma Jennifer dopo si chiese com’è che lui non le avesse mai chiesto di parlargli di cose che andavano un po’ più nel privato. Si ritrovò a pensare che non sapevano niente delle loro rispettive famiglie a parte cose rivelate appena, magari nel bel mezzo di un discorso che nulla aveva a che fare con quell’argomento. Immaginò che doveva essere per discrezione, del resto non è che a lei faceva molto piacere raccontare determinate cose, probabilmente non gli aveva mai fornito nemmeno l’occasione di introdurre l’argomento.

 

Stavano abbastanza lontani l’uno dall’altro, anche se si sfioravano leggermente. Erano rimasti un po’ in silenzio, lo facevano sempre di solito, almeno finché Dominic non lo aveva interrotto per farle una domanda, del resto era anche per quello che era andato da lei quella sera.

- Allora l’hai viste anche tu quelle foto, eh?- le aveva detto riferendosi al messaggio di testo che lei gli aveva mandato quel pomeriggio dopo aver visto il giornale.

Jennifer aveva annuito accompagnando i movimenti della testa con un mh mh.

- Pensi che sia un problema?- gli aveva chiesto poi, mettendosi seduta sul letto con le gambe incrociate e girata verso la spalliera, il modo da poter guardare Dominic in faccia.

Per un momento lui aveva guardato nel vuoto, per poi tornare con gli occhi su di lei. - No, per lo meno lo spero. L’unica cosa è che dovremmo stare davvero attenti, potrebbero anche rompere le scatole a te se t’individuano, le foto ce le hanno fatte qui vicino, potrebbe succedere che magari scoprono dove abiti e ti vengono a cercare, sono capacissimi di farlo.-

Mentre le diceva questo si era avvicinato mantenendo la posizione in cui stava, sdraiato supino accanto a lei, le aveva passato il braccio destro attorno alla vita, per poi accarezzarle il fianco sinistro.

- Davvero arrivano a tanto?- gli aveva chiesto Jennifer incuriosita.

- Fanno anche di peggio, ti fanno le poste ogni tanto.-

- Che palle.- aveva commentato Jennifer di getto, in un modo che aveva fatto sorridere Dominic, che le aveva istintivamente passato la mano dal fianco al viso. Jennifer aveva ricambiato quel sorriso e aveva messo la sua mano su quella di lui.

- Già, che palle!- le rispose Dominic, mentre cercava di attirarla verso di lui. Jennifer aveva assecondato quel movimento appoggiando la testa contro il suo fianco all’altezza della stomaco.

- Mi darebbe davvero fastidio se scocciassero te, io ci sono abituato, li prendo un po’ per il culo e faccio il vago, ma tu non lo so, magari ti mettono in difficoltà, o t’infastidiscono.- aveva aggiunto.

Jennifer gli sorrise e rimase per un momento a guardarlo. - Ma quanto sei carino!- gli disse prendendogli il naso tra l’indice e il medio della mano sinistra e stringendoglielo appena, per poi ritrarre la mano subito dopo. - Si direbbe quasi che sei innamorato di me quando ti preoccupi così!-

Non ci aveva pensato a quello che diceva, l’aveva detto e basta. Per un momento aveva temuto di aver fatto il passo più lungo della gamba, anche se, riflettendoci bene, non era poi così prematuro scherzare su quel concetto. C’era stato un momento di silenzio e Jennifer aveva sinceramente temuto il peggio, in un attimo le era cresciuta dentro un’ansia enorme, insieme alla paura di aver detto una scemenza che non avrebbe potuto rimangiarsi.

Effettivamente Dominic aveva avuto bisogno di un secondo per assimilare la cosa, ci volle pochissimo perché decidesse di risolvere la situazione come meglio sapeva fare. Del resto era stata lei per prima che l’aveva messa sullo scherzo, quindi bastava semplicemente che seguisse il tono della conversazione.

- Non dire certe cose o la rappresaglia sarà durissima!- aveva detto scherzando.

Jennifer aveva raccolto la sfida, gli aveva sorriso. - Ah sì? Che hai intenzione di fare se io ti dicessi ancora che potresti essere innamorato di me?-

Dominic aveva evitato di risponderle, era passato alla dimostrazione pratica direttamente. Jennifer quasi non si era accorta, era stato talmente veloce ad immobilizzarla sotto di lui che si era ritrovata a rispondere al suo bacio da un secondo all’altro senza capire come ci fossero arrivati.

Quando era sceso a baciarle il collo e non si era fermato scendendo fino all’altezza del suo ombellico Jennifer aveva cominciato a capire quali fossero le sue intenzioni.

- Mica avrai intenzione…-

- Mi lasci fare per una volta?- le aveva risposto lui interrompendola, alzando per un attimo la testa e incontrando il suo sguardo, le aveva sorriso furbetto per poi ritornare imperterrito alla sua “rappresaglia”.

Jennifer aveva sorriso a sua volta, anche se l’imbarazzava un po’ quella situazione la divertiva anche tanto. Del resto era sempre così, fin dalle prime volte era sempre stata imbarazzata, ma poi Dominic le faceva passare tutto.

- Tanto fai sempre quello che ti pare!- aveva commentato.

Dominic si era alzato improvvisamente, fermandosi di colpo. - No, per piacere non mi dire così perché mi sembra di sentir parlare il mio agente e l’ispirazione mi passa di colpo se mi fai pensare a lui adesso!-

Entrambi si erano messi a ridere dopo qualche secondo che si guardavano, era stata una di quelle risate spontanee che non si può fare a meno di assecondare. La cosa comunque non aveva certo distolto Dominic dal suo obiettivo principale.

 

Quando Jennifer si era addormentata sulla sua spalla dopo, Dominic si era ritrovato a pensare seriamente a quello che lei gli aveva detto non molto tempo prima. Si stava interrogando sul perché gli avesse detto una cosa del genere che, se anche era stata detta quasi per gioco, aveva l’aria di essere una cosa molto importante. Forse Jennifer si aspettava che Dominic le dicesse qualcosa di simile, ma lui sapeva che non l’avrebbe mai fatto. Istintivamente la strinse ancora di più verso di sé, quasi come se volesse fisicamente proteggerla, in antitesi con il fatto che se da qualcuno doveva proteggerla, quel qualcuno era proprio lui stesso.

Quella sicurezza che quel rapporto gli dava cominciava nuovamente a vacillare e questo gli faceva paura perché Dominic si conosceva e sapeva che quando la crisi arrivava lui reagiva sempre scansando il problema come meglio gli riusciva. In genere questo significava fare una marea di stupidaggini.

Conoscersi però evidentemente non bastava, o forse era un particolare irrilevante, perché puntualmente Dominic non faceva mai niente per evitarlo.

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Capitolo 36
*** La cocciutaggine premia ***


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Salve a tutti!

Per la gioia di tutte le Orlandiste anonime che popolano questa sezione, questo è il primo di alcuni capitoli di cui sarà protagonista, tra gli altri, il vostro eroe… una parte breve, ma intensa!

Buona lettura, Mandy

 

Capitolo 36

La cocciutaggine premia

 

Billy era partito per andare a New York con Elijah due giorni dopo quella notte, dato che dovevano entrambi andare nella stessa città si erano accordati per partire insieme. Billy sarebbe tornato dopo qualche giorno, dopo aver sbrigato tutti i suoi impegni.

Se questo periodo all’inizio Dominic aveva pensato di dedicarlo un po’ di più a Jennifer, a quel punto tutto era nuovamente in discussione. Non si era sentito a suo agio quella mattina svegliandosi dopo aver dormito decisamente poco e male.  Come gli capitava spesso quando si sentiva così l'unica cosa che era riuscito a fare era stata andarsene il prima possibile cercando di non dare ad intendere a Jennifer che lo faceva perché si sentiva a disagio.  Era stato abbastanza discreto, aveva detto che aveva diversi impegni e che preferiva ritornare subito, aveva rifiutato anche di fare colazione con lei a casa sua.

Quel sabato mattina, il giorno seguente, si era alzato piuttosto tardi ed era stato svegliato dal citofono. Dovevano aver suonato parecchie volte perché dapprima l’aveva sentito lontano, quasi come se fosse un rumore che veniva da un altro mondo, poi era riuscito a svegliarsi e a scendere dal letto. Era sceso al piano inferiore e aveva sollevato la cornetta del citofono, dopo aver appreso chi fosse si era svegliato del tutto, aveva aperto il cancello all’entrata e poi era uscito per andargli incontro. Non ci poteva credere che era Orlando.

- Certo che sei veramente un coglione! Bastava che venivi un paio di giorni prima e ci trovavi anche Billy e Lij!- gli aveva detto andandogli incontro. Si erano salutati ed erano entrati in casa, Orlando aveva in mano un borsone, Dominic dedusse che doveva essere appena arrivato, anche se l’altro subito gli spiegò com’è che era in città. Era a Los Angeles per sbrigare delle faccende di lavoro, ma aveva deciso di concedersi anche un paio di giorni di vacanza quel fine settimana, lontano anche dalla sua dolce metà.

Per quello che aveva raccontato a Dominic, Orlando doveva essere in piena crisi, una delle sue solite. Nessuno aveva messo mai in dubbio che con Kate fosse una cosa seria, ma ogni tanto, a cadenze quasi regolari, avevano una piccola crisi, per i motivi più disparati: una volta era perché s’arrabbiava lei con lui perché le dava poche attenzioni, un’altra volta perché la soffocava, altre volte era lui a dire che era Kate a soffocarlo. Si tenevano il broncio per una settimana, durante la quale solitamente succedeva di tutto e di più, e poi i due colombi tornavano insieme più felici di prima. Non che Dominic avesse mai avuto a che fare con Kate, non poteva dire di conoscerla, ma aveva capito che tipo fosse a grandi linee, un tipetto semplice, un po’ rompipalle magari a momenti, ma non una di quelle donne che ti rendono la vita impossibile almeno per la maggior parte del tempo, una come ci voleva ad Orlando per farla breve. Non poteva dire né che gli piacesse né che non gli piacesse, era troppo difficile tracciare un quadro preciso su di lei dato che Kate non si era mai esposta troppo con loro. Dominic e anche gli altri a volte avevano avuto come la sensazione che si comportasse così per superbia, ma non avevano mai dato troppo peso alla cosa.

La crisi quella volta verteva sul fatto che entrambi si erano sentiti soffocare: del resto erano stati insieme giorno e notte per un sacco di mesi, Orlando addirittura si era fatto scortare in Marocco da lei mentre girava, arrivati negli Stati Uniti dove avrebbe cominciato di lì a poco a girare un altro film, avevano cominciato a non sopportarsi più e ad avere voglia di una pausa. Ed ecco che Orlando aveva deciso di concedersi un paio di giorni di follie a Los Angeles.

- Non ti ho avvertito che arrivavo ma ero sicuro che eri in città. Sai, sono partito in fretta e furia, se no quell’arpia avrebbe continuato a darmi il tormento!- si era giustificato Orlando.

- Hai fatto benissimo a venire qui, ti difendo io dalla monogamia!-

In pochi minuti si erano già organizzati il fine settimana: per prima cosa quella sera si sarebbero messi in tiro, sarebbero usciti e avrebbero rimorchiato due sventolone da paura che certamente non avrebbero dato modo ad entrambi di pensare ai loro problemi con il gentil sesso; il giorno dopo si sarebbero svegliati nel pomeriggio e avrebbero passato la giornata a vegetare davanti alla televisione nel soggiorno di casa Monaghan con pizza, birra a volontà e magari anche rutto libero. La variante poteva essere sfinirsi con la play station come facevano di solito loro due, ma avevano deciso che quel sabato sera doveva essere talmente tanto movimentato che il giorno dopo, anche giocare alla play sarebbe stato chiedere troppo alle loro stanche membra.

Così era stato deciso e così era stato fatto. Dominic e Orlando avevano pranzato insieme quel giorno e poi ognuno era andato alle sue occupazioni, per incontrarsi la sera al posto e all’ora stabilita, con tutta la compagnia di Dominic al completo. Purtroppo per Dominic anche Ethan si faceva vedere con loro quasi sempre negli ultimi giorni dato che era stato piantato. Inizialmente, quando aveva saputo quella cosa, un po’ ci aveva fatto del cinico sarcasmo che aveva strappato una risata amara a Jonathan, ma poi aveva potuto vedere che il fatto che Ethan fosse libero significava trovarselo sempre tra i piedi, il che non era poi il massimo della vita, dato che questo significava che la sua sempre presente amichetta Jodie gli andava dietro come un cagnolino. Trovarsela ogni benedetta volta che usciva lo infastidiva non poco, però Dominic aveva applicato con rigore ciò che aveva stabilito: non la salutava nemmeno per educazione, non la guardava e per lui era come se non esistesse, non gl’importava niente di lei, poteva fare un po’ quello che voleva per quello che lo riguardava.

La cosa divertente era che, non si sapeva bene come ciò fosse stato possibile, tutti sapevano che Patricia aveva dato il giro ad Ethan perché lui non aveva voluto fare sesso con lei.

- Io lo sapevo che è impotente! O peggio un eiaculatore precoce, io dico che non c’ha voluto scopare perché si vergogna!- aveva commentato Dominic. Jonathan gli aveva detto che era uno stronzo, ma aveva riso di gusto ugualmente alla sua battuta.

Quella sera infatti la situazione era la seguente: Dominic e Orlando avevano fatto la loro trionfale apparizione nel locale, più tardi degli altri. Orlando, per quanto riguardava gli amici di Dominic, era conosciuto da quasi tutti di persona, ovviamente era molto probabile che non ci fosse anima viva in quel locale che non sapesse chi fosse. Non aveva nemmeno fatto in tempo a mettere piede dentro che c’era stato il tripudio tra la popolazione femminile presente.

- Che uomo che sei! Quasi quasi subisco anch’io il tuo fascino…- aveva commentato Dominic dopo la terza o quarta che si era avvicinata ad Orlando per farci un po’ la scema, prendendolo un po’ in giro.

- Questa è classe!- aveva risposto pavoneggiandosi l’altro. - E comunque stasera siamo troppo due begli uomini perché la popolazione femminile non svenga al nostro cospetto!-

Effettivamente si erano davvero tirati a lucido, facevano davvero una gran bella figura a vedersi.

Avevano raggiunto gli altri al tavolo, si erano seduti e avevano attaccato a chiacchierare, l’attenzione delle amiche di Jonathan ovviamente era stata tutta per Orlando, Dominic ridacchiava sotto i baffi per quella situazione che si era venuta a creare. La serata era divertente, avevano decisamente alzato entrambi il gomito ed erano serenamente brilli e felici, per di più erano contenti di essere insieme: erano abbastanza affezionati l’uno all’altro, e il fatto che non si vedessero tanto spesso per via dei loro rispettivi impegni pesava un po’ ad entrambi.

Era forse anche per quello stato di euforia che, quando Dominic si sentì picchiettare una spalla e si girò per vedere chi fosse, non provò il solito magone che provava sempre nel vedere Susan. Anzi, dato che per gli occhi era sempre un gran bello spettacolo ci si era intrattenuto anche un po’.

Non sapeva bene come lei fosse riuscita a convincerlo, Dominic si era alzato ed era andato a prendersi una cosa da bere al bar con lei, poi l’aveva lasciata nuovamente al suo tavolo facendosi strappare la promessa che però sarebbe passato a salutarla più tardi. Susan aveva colto anche l’occasione di presentargli una tipa con cui era, una gran bella ragazza anche lei.

Quando era tornato al tavolo Orlando l’aveva guardato e gli aveva sorriso un po’ inebetito, evidentemente doveva aver bevuto abbastanza più di lui, Dominic aveva riso e gli aveva appoggiato una mano sulla spalla:- Non mi dire che sei già sbronzo!-

Orlando aveva alzato la testa e l’aveva guardato con l’occhio assente:- Un pochino…- aveva risposto.

Si era seduto nuovamente al tavolo con lui e gli altri ed erano stati a chiacchierare per un bel pezzo ancora indisturbati. Anche Ethan quella sera sembrava essere meno propenso a rompere e addirittura, cosa che Dominic non si aspettava davvero, Jodie non si era presentata.

 

Sedute ad un tavolo non lontano, Susan e la sua amica, che altri non era che un’attrice che interpretava una parte in quella soap dove recitava anche lei, continuavano a discutere della faccenda della quale parlavano sin da quando avevano visto entrare Dominic insieme a niente di meno che Orlando Bloom. Inutile dire che Susan era andata a salutarlo nella vana speranza che lui le presentasse Orlando, la sua amica Kathleen infatti aveva cominciato a ben sperare che, dato che Susan conosceva Dominic, quell’incontro avesse buone possibilità di potersi fare. Susan, più che farsi promettere da Dominic che non sarebbe andato via senza salutarla, altro non era riuscita a combinare, ma ormai erano passate quasi due ore e Dominic non aveva fatto nemmeno il gesto di voler andare da lei. Quella situazione cominciava ad essere fastidiosa, ormai era un bel po’ di tempo che tutte le volte che lo incontrava provava a circuirlo in tutti i modi che conosceva, ma lui, testardo, riusciva sempre a neutralizzare le sue mosse. Pensò che fosse l’ora di cominciare ad usare le maniere forti, prese una decisione drastica.

- Katy, andiamo noi da loro. Tu lascia parlare me. - disse decisa all’altra, che trovò l’idea meravigliosa e la seguì.

Con Dominic e Orlando c’erano Jonathan con una ragazza e Ethan solo. Attorno al tavolo sei sedie, di cui una sola era vuota.

- Buonasera a tutti, scusate se vi disturbiamo!- aveva detto Susan con un tono stucchevole.

Tutte le persone al tavolo avevano risposto al saluto.

- Io e Kathleen ci sentivamo sole, così abbiamo pensato che potremmo unirci a voi, se non disturbiamo.-

Orlando, dopo averle squadrate bene entrambe prese in mano la situazione. Dedusse che doveva essere quella Susan di cui Dominic gli aveva appena accennato come ad una che le stava tentando tutte pur di farsi sfilare le mutandine da lui, per lo meno la descrizione fisica combaciava.

- Prego accomodatevi!- aveva detto sorridendo ad entrambe. - Io sono Orlando e credo di essere l’unico qui che non ha avuto ancora il piacere di fare la vostra conoscenza.- aveva detto alle ragazze presentandosi, poi era stato il turno delle presentazioni per Kathleen.

Dopo quell’inizio Susan si sentì forte, Orlando non solo non era refrattario come Dominic, ma era addirittura notevolmente espansivo. Susan aveva occupato l’unica sedia libera, guarda caso accanto a Dominic, Orlando si era addirittura scomodato per cercare una sedia per Kathleen. Dopo nemmeno molto le cose avevano già cominciato a prendere una certa piega e Dominic cominciava a sentirsi fortemente a disagio.

Orlando sembrava totalmente perso dietro alle risatine e alle mossettine studiate di quella Kathleen, lui invece stava nel pieno di una vera e propria guerra con se stesso nel tentativo di fare chiarezza.

Susan gli piaceva, anzi, più che piacergli doveva ammettere che gli risvegliava gli istinti più bassi che aveva. Ci sapeva fare, sapeva come muoversi, sembrava che con ogni singola parte del suo corpo lo stesse invitando a cedere, ma Dominic non voleva cederle. Anche se non ne era più tanto sicuro.

Non era più sicuro di nulla in quel momento, ma non lasciò che quei bassi istinti lo dominassero. Non voleva dare a Susan la soddisfazione di vincere quella sfida, se poi Orlando voleva approfittare della sua disponibile amica quella era una cosa diversa. Ma Susan si stava giocando così bene le sue carte che Dominic capì improvvisamente che o chiudeva la serata così, oppure sarebbe successo qualcosa oltre il suo controllo. Quella sera Susan era veramente in forma, così in forma che quasi gli dispiaceva mandarla in bianco.

Ad un certo punto, come se non bastasse già il fatto che lo avesse provocato in tutti i modi possibili, si era appoggiata a lui facendo bene attenzione che, in un gesto che sembrasse del tutto casuale, il braccio di Dominic toccasse il suo seno destro, quando era stata abbastanza sicura della cosa ovviamente aveva cominciato ad atteggiarsi di conseguenza. Praticamente, considerando la stoffa leggerissima della canottierina che lei portava, non c’era in sostanza niente a parte quel millimetro di stoffa tra la pelle di Dominic e il capezzolo di lei, che gli stava strusciando addosso senza un minimo di vergogna e in un gesto che in altre occasione avrebbe fatto ridere Dominic fino alle lacrime, data la poca eleganza e anche la scarsissima classe di Susan. Ma quella volta il tutto risultava semplicemente di una pesantezza insopportabile. Fece per allontanarsi un po’ da Susan, che però ci aveva messo poco a spostarsi con lui; intanto qualcun altro osservava la scena e ne era quasi disgustato.

Dominic si era alzato e si era scusato, era andato verso il bagno, una pausa pensò che gli ci voleva per riordinare le idee, per chiarire quali fossero le sue priorità ma soprattutto per staccarsi da quella piovra che lo stava mettendo suo malgrado in difficoltà.

Nel frattempo Ethan si era girato verso Jonathan che stoicamente faceva finta di non vedere, si era avvicinato all’amico.- Io non ce la faccio più a sopportare questo spettacolo deprimente, francamente se devo stare qui a vedere i preliminari di questi me ne vado a casa a dormire.- aveva commentato.

Jonathan si era girato verso di lui, poi aveva dato una sbirciata sia ad Orlando e Kathleen che a Susan, momentaneamente da sola, come se avesse bisogno di guardarli tutti nuovamente per farsi un’idea di cosa stesse succedendo davanti ai suoi occhi.

- Hai ragione, sai che c’è? Che adesso ci togliamo di mezzo tutti.- aveva risposto, anche lui del resto era stufo, da quando quelle due erano arrivate al tavolo la conversazione era stata praticamente interrotta e la serata, da divertente, era diventata di un noioso insopportabile.

Jonathan si era alzato un momento e aveva raggiunto il bagno, con l’intenzione appena tornato di togliere le tende insieme ad Ethan e alla ragazza con cui era uscito quella sera e che di certo non doveva aver avuto una gran bella impressione della serata. Non era per una sorta di perbenismo che Jonathan si era trovato a fare quelle considerazioni, era semplicemente il fatto che il suo amico, quella sera aveva esagerato, Orlando insieme a lui.

Non che avesse bisogno di usare i servizi, voleva solo dirgli una parolina: Orlando non l’avrebbe fatto e di questo era sicuro per un motivo ben preciso. Se conosceva Dominic, Jonathan sapeva che non doveva aver detto assolutamente niente di Jennifer all’amico e di conseguenza lui non avrebbe potuto redarguirlo; Jonathan invece sapeva che stava ad un passo da andare a letto con un’amica della donna con cui si vedeva ormai da parecchio tempo. Anche se per Dominic non si sarebbe trattato di più che di una scopata e che continuamente supportasse la tesi che con Jennifer non c’era niente di serio, non era comunque una mossa intelligente: da amico voleva ricordarglielo.

Era entrato e l’aveva trovato che si guardava con uno sguardo perso davanti allo specchio. Si era avvicinato e aveva aperto il rubinetto, mentre si sciacquava le mani gli aveva parlato.

- Insomma, questa t’ha messo le mani da tutte le parti…-

- Così pare.- aveva risposto evasivo Dominic.

- Mica farai ‘sta cazzata vero?-

Dominic si girò e lo guardò a metà tra l’allarmato e l’incuriosito.- Ma perché ti preoccupi?- gli aveva chiesto. - Voglio dire, pensavo che non avessi nessun interesse per lei.-

Jonathan lo guardò storto, quella domanda l’aveva innervosito. Insomma, a lui di Susan non fregava niente, come aveva fatto Dominic a pensare che lui fosse interessato a quella e a non pensare che se gli diceva una cosa del genere era per via di Jennifer proprio non lo capiva. Dominic continuò dato che Jonathan taceva.

- Comunque sia no, ‘sta cazzata cerco proprio di non farla, la soddisfazione a quella non gliela do.-

Jonathan lo guardò come se fosse stato un deficiente, Dominic non capì il perché sul momento.

- Buonanotte, eh.-  gli disse, prima di dargli una pacca sulla spalla e andarsene.

Non aveva voluto nemmeno perdere tempo a spiegargli come stavano le cose, a che pro doveva farlo? Se uno non vuole capire, non vuole capire, punto.

Era tornato al tavolo dove aveva recuperato Ethan e la ragazza con cui era uscito, aveva salutato gli altri e se n’era andato. Dentro di se aveva la consapevolezza che forse se fosse rimasto avrebbe evitato a Dominic di fare una stronzata, anche se lui aveva detto il contrario era convinto che con Susan quella sera sarebbe successo qualcosa. Ma era anche vero che era un po’ stufo di contenere le sue stronzate, quella sera più che mai era in totale accordo con Ethan.

Dominic aveva l’età per fare le sue scelte, se erano cazzate tanto peggio per lui, se ci sbatteva il muso probabilmente era anche meglio.

Non appena erano stati lontani dal tavolo, c’era stato un fugace scambio di sguardi complici tra Susan e Kathleen che erano rimaste sole con Orlando. L’occasione era propizia per usare davvero le maniere forti, fino ad allora Susan sapeva di aver solo giocato. Orlando al tavolo non si era accorto di niente, Susan si era alzata e senza indugiare si era infilata nel bagno degli uomini, dove per sua fortuna altri non c’era se non l’unica persona che gli interessava.

L’occasione si era presentata e lei l’aveva saputa prendere al volo, aveva avuto la fortuna che quell’attimo d’indecisione di Dominic nel vedersela apparire le lasciasse il tempo per fare le sue mosse. Ci aveva giocato abbastanza intorno per sapere con precisione che se lo portava fino ad un certo punto dopo lui non sarebbe riuscito a dirle di no nemmeno se avesse voluto, sapeva bene che gli uomini erano tutti così. Dominic ovviamente non faceva nessuna eccezione.

L’approccio che aveva avuto con lui anche in quel frangente era stato dello stesso tipo di quelli che aveva sempre tenuto. Diretto, sicuramente poco elegante, atto solo a svegliare nel minor tempo possibile gli istinti peggiori.

Alla fine l’aveva preso quasi per sfinimento, quando aveva deciso di fregarsene di tutto e tutti e di portarsela al letto una buona volta, dato che non sembrava aspettare altro, Dominic l’aveva fatto con un misto di sentimenti negativi addosso, quasi come se quella cosa la facesse per dimostrarle quanto fosse infastidito che lei alla fine ci fosse riuscita a portarlo a quel punto di non ritorno.

Ci era mancato addirittura poco che non succedesse lì, in quel bagno, a Dominic per altro sembrò che per lei non avrebbe fatto differenza, e la sua impressione era giusta: ormai Susan voleva talmente tanto che lui cedesse che se Dominic avesse voluto, avrebbe lasciato che la prendesse anche lì.

Intuendo lo stato delle cose, Dominic aveva ceduto a fare quel passo proprio per il senso di potere che gli dava. Se sapeva che Susan si stava offrendo a lui solo per quello che rappresentava? Certo che lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene, e in un certo senso si stava esaltando del potere che tutto quello che aveva conquistato gli stava permettendo.  Se non fosse stato Dominic Monaghan una come Susan non l’avrebbe mai nemmeno guardato, invece in quel momento era lì, in quel bagno di quel locale, e Dominic sapeva perfettamente che avrebbe potuto chiederle quello che voleva.

Si erano spostati a casa di Susan in tempi relativamente brevi, era lei quella che abitava più vicino al locale dove erano. I tempi erano stati veloci anche per il seguito, soprattutto per via dello stato d’animo con il quale Dominic si era approcciato alla cosa.

Per lui compiere quel gesto non era, almeno razionalmente, un modo per dimostrarle il suo disprezzo, ma anche senza che lui lo volesse era stato così. Quell’atto non gli aveva nemmeno permesso di testare se Susan era effettivamente così intrigante come Jonathan gli aveva raccontato, era stata una cosa meccanica, fatta senza pensare e volutamente mantenuta così: se solo si fosse fermato a riflettere su cosa stava facendo, si sarebbe reso conto della stupidità di quell’azione. Alla fine era molto meglio non pensarci.

Dopo Dominic aveva sentito prepotentemente il desiderio di andarsene senza nemmeno aspettare che Susan si addormentasse, del resto era così fastidioso stare con lei in quel momento che altro d’intelligente non c’era da fare. Susan addirittura trovò il modo di essere fastidiosa anche in quel contesto: aveva cominciato a fare domande, che riflettevano esattamente il fatto che fosse molto innervosita che, per usare le sue parole, lui si fosse preso quello che voleva e poi si comportasse in quel modo.

- Più che io, penso proprio che l’hai ottenuto tu quello che volevi, dato che tra i due non sono certo io quello che c’ha provato in tutti i modi. - le aveva detto mentre si rivestiva quasi al buio, Susan lo stava guardando furente, ma a Dominic non faceva assolutamente nessun effetto la sua rabbia.

- Tanto per essere chiari - aveva continuato, - io spero vivamente che tu non ti aspetti altro da me, perché non lo avrai. Anzi, io spero proprio di non rivederti più.- 

Se n’era andato poco dopo, senza nemmeno guardarsi indietro.

Era ovvio che Susan si aspettasse qualcosa di più da lui, si era già fatta il suo bel programmino. Per prima cosa era sicura che una volta con lei sarebbe bastata a fare in modo che agli occhi di Dominic Jennifer risultasse solo una ragazzetta insignificante e che lui avrebbe lasciato perdere quella specie di relazione per concentrarsi su di lei. Quella cosa sarebbe durata e Dominic sarebbe stato del tutto soggiogato da lei che sarebbe riuscita a circuirlo ben bene con i suoi mezzi convincenti. Poi ci sarebbe stata qualche apparizione pubblica, foto suoi giornali e interesse per lei da parte della stampa. Nel frattempo chi di dovere avrebbe capito che doveva stare al suo posto, insieme a lei la sua perfetta amica Patricia, modello di virtù e con la mania di stare sempre a giudicare gli altri. Poi, quando non avrebbe avuto più bisogno di Dominic se lo sarebbe tolto di torno.

Il fatto che lui le avesse fatto chiaramente capire che non gl’importava niente, non solo era stato degradante per lei, ma era stato anche il vedere il suo progetto, che nella sua grettezza credeva perfetto e realizzabile, andare in fumo senza possibilità di fare niente per rimettere le cose apposto.

Ma Dominic non aveva fatto i conti con la sua voglia di rivalsa. Prima di tutto aveva pensato che anche lei si sarebbe guardata bene dal rivelare qualsiasi cosa a Jennifer perché di certo non le sarebbe convenuto che lei lo sapesse, non immaginando nemmeno che in tutta quella faccenda c’era anche il fine di colpire lei usandolo.

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Capitolo 37
*** Lacrime di coccodrillo ***


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Salve!

Mi piacerebbe lasciare un commentino a questo capitolo, ma non mi viene niente di sensato quindi evito…forse a voi, come al solito del resto, verrà fuori qualcosa di più sensato di quello che potrei scrivere io…è per una simbiosi con il personaggio? Può darsi, c’è che questo capitolo mi fa diventare sempre un po’ triste…

Buona lettura, Mandy

Capitolo 37

Lacrime di coccodrillo

 

Inutile dire che Susan non era riuscita a chiudere occhio dopo che Dominic se n’era andato. Si era fatta una doccia per cercare di rilassarsi un attimo, quando aveva riacquistato un po’ di lucidità la sua mente si era persa in mille congetture diverse. Non fu difficile immaginare come avrebbe dovuto muoversi, conosceva Jennifer e sapeva come reagiva a certe situazioni. Appena la mattina si era fatta un po’ più tarda aveva subito messo in atto il risultato delle sue riflessioni.

Aveva preso il telefono e l’aveva chiamata a casa, alle nove del mattino della domenica non avrebbe potuto che essere là, a memoria non si ricordava il suo numero di cellulare da quando l’aveva cambiato. Jennifer doveva essersi svegliata per colpa di quella telefonata, la sua voce tradiva quel particolare.

- Jen…- le aveva detto lei. - Scusami, ti ho buttata giù dal letto.-

Jennifer dall’altra parte sentì un tono che non le piaceva affatto. Aveva perfettamente riconosciuto Susan, e aveva capito che c’era evidentemente qualcosa che non andava.

- Susy… buongiorno. Non ti preoccupare, avrei dovuto alzarmi comunque. Ma che hai?-

Susan per tutta risposta era scoppiata a piangere, causando l’improvvisa preoccupazione dell’amica.

- Hey, ma che ti prende, che è successo?- le aveva chiesto allarmata.

- Mi è successa una cosa orrenda.- le aveva detto tra un singhiozzo e l’altro, - E tu lo devi sapere perché è giusto che tu lo sappia, perché siamo amiche e sono sicura che capirai.-

Jennifer era stata in silenzio per un attimo, decisamente perplessa. - Cercherò di farlo, certo che siamo amiche… ma di che si tratta?-

- Non mi va di parlarne al telefono, posso venire da te per piacere? Non voglio disturbarti, è solo che è stato terribile, se non parlo con qualcuno scoppio. E tu lo devi sapere.-

L’altra aveva incominciato seriamente a preoccuparsi. Non poteva sentirla così, il suo dolore sembrava sincero e Jennifer che le voleva bene stava male per lei. - Ma certo che puoi venire, vieni subito, ti aspetto. Stai tranquilla, vedrai che qualsiasi cosa sia andrà tutto a posto.-

- Grazie Jen, sei davvero un’amica.- le aveva risposto Susan per poi riattaccare, pensando che dopo lo scherzetto che stava per giocarle, sì che sarebbe andato tutto a posto, si sarebbe ristabilito finalmente l’ordine e diverse persone, Dominic compreso, avrebbero capito che lei non era una con cui si potesse fare i propri comodi alla leggera.

Far uscire le lacrime per lei non era stato difficile, era un’attrice di soap, era il primo requisito richiesto quello di saper piangere a comando, forse anche l’unico; in più la notte passata praticamente in bianco era servita a lasciarle due occhiaie appena accennate che rendevano la sua immagine ancora più sofferente. Soddisfatta del suo aspetto era scesa e aveva preso la macchina per andare dall’amica.

Jennifer nel frattempo si era alzata e si era data una sistemata. Era uscita dal bagno, si era vestita e aveva messo a fare il caffè prima di dare da mangiare a Sploffy che reclamava miagolando la sua colazione. Non aveva granché fame, tra l'altro il disagio che le lacrime di Susan le avevano provocato e  anche la curiosità di sapere cosa fosse successo, le avevano fatto passare anche quel poco di appetito che aveva. Mentre aspettava che l’amica arrivasse aveva telefonato a Patricia, buttando giù da letto anche lei. La sera prima loro due erano uscite insieme e non avevano fatto certo presto: infatti, nel sentire che era Jennifer, Patricia si chiese cosa le stesse prendendo. Non appena Jennifer le raccontò in modo dettagliato la telefonata di Susan, ebbe la netta sensazione che qualcosa non tornava. C’era qualcosa che non tornava in tutta quella storia, era una cosa che aveva avvertito chiaramente.

- Senti, mi vesto e fra un po’ vengo anch’io,- le disse, - magari posso esservi utile. E poi ho qualcosa da raccontarti anch’io.- aggiunse.  Voleva verificare di persona cosa fosse successo di tanto terribile a Susan, in verità era un bel pezzo che Patricia aveva smesso di considerarla un’amica.

Quando Susan aveva suonato al campanello, Jennifer si era precipitata ad aprire. Aveva aspettato che l’altra salisse sul pianerottolo, non appena era arrivata le era andata incontro abbracciandola e facendola entrare. Jennifer era stata affettuosa, più del solito, l’aveva fatta accomodare sul divano del soggiorno e le aveva portato una tazza di caffè. Le aveva parlato con un tono rassicurante da quando era entrata, come se volesse tranquillizzarla e farle capire che lì era tra amici e che non doveva temere niente, che avrebbe cercato di capirla e di aiutarla per quanto avesse potuto. Di certo non si aspettava di sentirsi dire quello che Susan si stava per accingersi a raccontarle.  Aveva l’aria di una che stava per mettersi a piangere da un momento all’altro, Jennifer non l’aveva mai vista così, tuttavia fin da quando Susan aveva cominciato a esporle la sua versione dei fatti, aveva capito che qualcosa non andava nel suo racconto.

Jennifer l’aveva lasciata parlare senza interromperla mentre il racconto andava avanti, non avrebbe potuto farlo del resto, nemmeno se avesse voluto. Susan non arrivò subito al punto, aveva preso piuttosto larga la faccenda, raccontandole tutto sin dall’inizio, ma Jennifer aveva capito benissimo cosa lei stesse per dirle, non era certo stupida nonostante quello che evidentemente Susan pensava di lei. Non voleva nemmeno pensare alla serie di assurdità che le stava propinando, sul modo in cui, secondo lei, Dominic non aveva perso un’occasione per importunarla e per tampinarla ogni volta che si vedevano, sin da quella sera in cui si erano conosciuti a casa di Patricia quando lei si stava rimettendo dall’incidente.

- Io stavo tranquilla, voglio dire, sapevo che stava con te e non mi sono preoccupata, pensavo che fosse carino solo per essermi amico, ti giuro che se solo avessi intuito che il suo interesse era ben diverso non mi sarei certo messa nella condizione di provocarlo.-

Nella mente di Jennifer, mentre Susan andava avanti con il suo racconto, si stavano riproponendo come dei brevissimi flash diversi particolari che le facevano comprendere che la sua cara amica lì davanti a lei le stava propinando una balla dietro l’altra: se fino a quel momento Jennifer aveva negato l’evidenza per via dell’affetto che provava per Susan, ora si era resa perfettamente conto che quella sua dannatissima e sconfinata fiducia nel prossimo l’aveva fregata per l’ennesima volta. Nonostante in quegli ultimi mesi le cose fossero cambiate infatti, prima c’era stata una vera e propria amicizia tra lei e Susan: forse era stato per attaccarsi a quel ricordo che aveva sopportato ogni singola volta in cui la sua così detta amica era stata scortese e magari a volte aveva fatto finta di non vedere, ma ormai capiva di aver sopportato anche troppo. Quello che era successo dopo era il risultato del suo voler essere a tutti i costi cieca.

Avrebbe dovuto accorgersene fin da quella volta che Susan si era presentata a casa di Patricia, chissà come mai proprio quando ci sarebbe stato anche Dominic, sempre nella famigerata occasione del suo incidente, per non parlare di quella volta in cui l’aveva trovata in quel locale: aveva voluto ignorarlo, ma aveva notato benissimo che lei gli stava abbarbicata addosso e che Dominic, particolare decisamente da non sottovalutare, la lasciava fare. Quante volte aveva ignorato gli ammonimenti di Patricia? Lei aveva sempre cercato di metterla in guardia sul fatto che Susan non era più quella che avevano conosciuto e che era diventata loro amica, era solo una squallida arrivista.

Il racconto di Susan era arrivato alla notte precedente. Secondo la sua versione lui era stato particolarmente insistente e lei era un po’ ubriaca, come se Jennifer non sapesse che lei non andava mai oltre una birra perché bere non le piaceva affatto. Lui l’aveva accompagnata a casa e aveva insistito per salire un attimo, situazione tipica insomma. Susan con enfasi le stava dicendo che lei aveva resistito per un po’ alle sue avances piuttosto pesanti, ma lui era stato così insistente che alla fine era successo perché lei non aveva saputo difendersi.

- Questo è tutto.- aveva detto quando aveva concluso. - Jen, tu non hai idea di quanto stia male per questa cosa, volevo che fossi la prima a sentirlo perché mi sembra giusto che tu sappia con chi hai a che fare. E’ solo un poco di buono, guarda come si è approfittato di me.-

Jennifer a quel punto scoppiò a ridere, di una risata nervosa e anche lievemente liberatoria. Non avrebbe saputo spiegarsi il perché di quella reazione, sapeva solo che non voleva certo dare soddisfazione a Susan di vederla stare male al solo pensiero che una cosa simile potesse essersi verificata.

L’altra la guardò incredula, senza capire cosa avesse tanto da ridere. Quando riuscì a riacquistare un po’ di calma Jennifer lesse nello sguardo sorpreso di Susan quella tacita domanda, senza indugiare le rispose.

- Il tuo racconto ha del ridicolo! Non so se ti rendi pallidamente conto che mi stai dicendo che Dominic, una ragazzetto che ti arriva forse all’altezza della spalla, ti ha praticamente obbligata ad andare a letto con lui, tu che sai difenderti benissimo da sola! Stai insultando la mia intelligenza Susan, non sarebbe nemmeno la prima volta, ma su quest’argomento ti consiglio di non farlo. Non credo ad una parola di quello che mi hai detto.-

Susan l’aveva guardata in modo comprensivo, poi appoggiandole una mano sulla spalla le aveva parlato in un modo che voleva essere rassicurante, ma che evidentemente era solo la continuazione della recita che aveva cominciato al telefono una quarantina di minuti prima.

- Lo so che è difficile accettarlo, lo so che sei innamorata di lui, ma forse questo ti annebbia il cervello. Non lo vedere perfetto solo perché lo ami… lo so che ci credi in fondo a quello che ti ho detto, lo sai che sono tua amica e che di proposito non farei mai niente per farti del male.-

Jennifer si tolse la mano di Susan dalla spalla con un gesto veloce e secco, quindi si alzò dal divano. Era furiosa, probabilmente Susan non l’aveva mai vista così. Per dire la verità di essere così arrabbiata non le era capitato che poche volte nella vita, le avrebbe potute contare sulle dita di una mano.

- Lo so perfettamente che Dominic non è perfetto, la persona che è sotto accusa in questo momento sei tu! Se anche fosse vero quello che tu mi dici, di certo tu non ti sei tirata indietro e magari te la sei pure andata a cercare… anzi, non mi sorprenderei se magari ci sperassi, in lui ci vedevi una bella opportunità di finire nel letto giusto, come al tuo solito! Vero o no?-  le aveva detto guardandola dritta negli occhi.

Susan la interruppe approfittando della pausa che aveva fatto:- Ma che dici! Non farei mai una cosa del genere ad un’amica e…-

- Stai zitta!- la interruppe con decisione Jennifer. - Non parlare di amicizia, tu non sei una mia amica, sei solo una stronzetta arrivista che si crede un metro sopra gli altri. Ti piacerebbe vero se io credessi alle tue parole e magari ti ringraziassi anche per avermi aperto gli occhi? Quello che penso io invece è che tu vuoi solo rovinare una cosa bella che mi è successa, perché proprio non puoi accettare che a me e non a te stia accadendo tutto questo! Fammi il piacere di uscire da casa mia, subito.-

Susan si era alzata di scatto. Ribolliva di rabbia perché anche quel piano era andato a farsi friggere, decisamente si aspettava che Jennifer avrebbe pianto e strillato come una donnicciola, ma soprattutto che l’avrebbe considerata la sua migliore amica perché le aveva aperto gli occhi sul mostro che le voleva far credere fosse Dominic, che di certo non era un santo, ma nemmeno come lo descriveva lei. Per di più Jennifer, cosa che sicuramente non si aspettava, aveva centrato con precisione assoluta il punto. Quello che pensava Susan infatti era proprio il fatto che di avere la fortuna di accalappiare uno come Dominic avrebbe dovuto succedere a lei, non certo ad una come Jennifer.

- Io vengo qui a metterti in guardia contro uno che potrebbe rovinarti la vita e tu mi tratti così! Bell’amica che sei, pensavo che io e te avessimo un altro rapporto. Scommetto che se al mio posto ci fosse stata Patricia le avresti dato perfettamente ragione, certo, lei è perfetta, e invece io che sono? Solo una stronzetta arrivista che si sente sempre un metro sopra gli altri!- aveva tuonato, non senza un filo di dispiacere nel tono della voce. - Sai che ti dico? Non me ne frega niente, affari tuoi. Tolgo il disturbo dato che ti ho tanto infastidita!- aveva concluso, quindi si era diretta alla porta, ma prima di uscire si era girata nuovamente verso di lei, ricominciando a parlarle: - Tu sei convinta che Monaghan sia innamorato di te, che magari ti sia pure fedele… sei ridicola, quello si scopa una diversa ogni sera non appena giri gli occhi, che ti credi? Io lo vedo com’è, lo vedo ogni santa sera che mi ritrovo a passare una serata nello stesso locale dove c’è anche lui e se anche non ci vuoi credere comunque è così.- aveva taciuto un momento, sorridendole freddamente. - O forse il punto è che ti piace farti incornare ben bene, non sarebbe nemmeno la prima volta, o sbaglio? Eh sì, mi sa proprio che ci godi a farti trattare come uno zerbino. E sai che ti dico? Mal voluto non è mai troppo.-

Stavolta era Jennifer che era sul punto di piangere. Non che il fatto che Susan le avesse parlato della condotta di Dominic non l’avesse in qualche modo turbata, quello che le aveva fatto più male era che quella che fino a poco tempo fa credeva un’amica le avesse riversato addosso quelle cattiverie gratuite tirando in ballo la brutta esperienza del suo ex. Sul momento non era riuscita a proferire parola, poi le aveva chiesto nuovamente di andarsene, e Susan così aveva fatto.

Jennifer si era nuovamente seduta sul divano, aveva appoggiato i gomiti sulle ginocchia e la testa sulle mani, chiudendo gli occhi e mettendosi a riflettere su quella faccenda.

Susan l’aveva fatto apposta, quello era sicuro, nelle sue parole ci aveva letto una certa soddisfazione, come quando le aveva inviato quelle foto di quella donna che cenava con Dominic alle Hawaii. Aveva voluto ignorare quel particolare, ma già allora aveva capito che le faceva piacere che Dominic cominciasse a non comportarsi bene con lei. Era confusa e non riusciva a capire bene tutta quella storia che le era piovuta improvvisamente addosso, forse non voleva nemmeno pensarci o questo l’avrebbe costretta a vagliare la possibilità che Susan, almeno in parte, le avesse il vero.

In quel momento avevano suonato il campanello, Jennifer si era diretta al citofono. Sapeva che sarebbe stata Patricia dall’altra parte, chiese chi fosse più per abitudine che per altro. Era contenta che la sua amica fosse già arrivata, sfogarsi per tutta quella rabbia non avrebbe potuto farle che bene.

Quando Patricia era arrivata al quarto piano le era bastata un’occhiata per capire che c’era qualcosa che non andava in Jennifer, ma l’amica aveva negato.

- Susan se n’è già andata, quella stronza.- le aveva detto mentre Patricia entrava. L’altra l'aveva guardata più che stupita.

- Cosa odono le mie orecchie? Finalmente ti sento dire che è una stronza! Sia lodato il cielo!-

- Ho poca voglia di scherzare Pat, è venuta qui in lacrime propinandomi una storia assurda sul fatto che Dominic ieri notte le è praticamente saltato addosso, una cosa veramente dell’altro mondo! Mi ha detto che lui ci sta provando da un sacco di tempo e che si è approfittato del fatto che ieri notte era ubriaca!- aveva sorriso nervosamente, poi aveva aggiunto: - Dico, tu l’hai mai vista Susan ubriaca?-

- Se mai l’ho vista fingere di essere ubriaca, per atteggiarsi…- aveva detto Patricia, che intanto aveva cambiato espressione, si era fatta un po’ più cupa.

Come avesse fatto a non pensarci prima non lo sapeva, ma se avesse messo insieme il fatto che, di punto in bianco, Susan aveva chiamato Jennifer facendo una scena madre e quello che Ethan le aveva detto la notte precedente, avrebbe potuto arrivarci in men che non si dica. Per il momento però aveva taciuto le rivelazioni che lui le aveva fatto la notte prima, voleva aspettare solo che il momento giusto arrivasse.

Jennifer aveva ridacchiato. - Già, è vero!- aveva commentato. - E poi si vede lontano un miglio che l’ha fatto perché è gelosa, di cosa poi non lo so. Va bene, ho una relazione stabile, sono felice, ma se solo volesse anche lei potrebbe averle tutte queste cose! E poi ha tirato fuori la storia di Colin, dice che mi piace farmi tradire, dato che lei pensa di sapere tutto quello che fa Dominic quando non è con me. Dice che si scopa una diversa ogni sera, che stronza, anche questo doveva arrivare a dirmi.-

Patricia, contrariamente a quello che Jennifer si aspettava, non le stava dando man forte nel sostenere la tesi che quelle di Susan erano solo balle, piuttosto sembrava imbarazzata e dispiaciuta, uno sguardo che Jennifer in Patricia conosceva fin troppo bene. Era evidentemente a conoscenza di qualcosa che lei non sapeva, l’idea che fosse così davvero e che quello che l’amica sapeva avrebbe potuto avvalorare tutto quello che Susan le aveva raccontato la riempì di paura. Non ci fu bisogno di parole, solo guardandosi le due compresero quello che passava nella testa dell’altra. Jennifer avrebbe voluto ignorare, ma dall’altra parte era anche giusto che sapesse.

- Ero venuta qui proprio perché sentivo che c’era qualcosa che non tornava, - aveva cominciato Patricia con calma,- non certo perché m’importa qualcosa di Susan. Volevo anche raccontarti del fatto che quando sono rientrata ieri sera Ethan mi aspettava in macchina davanti a casa mia per parlarmi, ma credo che comincerò da un bel pezzo prima.- Patricia si era fermata e aveva respirato a fondo. - Ti ricordi quando eri a casa mia, quando sei stata aggredita, la sera in cui Dominic è venuto a portarti il gatto?-

Jennifer aveva annuito, si ricordava perfettamente che era rimasto pochi minuti per poi andare verso dei suoi impegni di lavoro. Quindi aveva appreso da Patricia di Jodie e della sfuriata durante la quale Ethan si era sfogato raccontandole delle abitudini di Dominic, per sentirsi ripetere in modo molto più particolareggiato la stessa tesi che anche Susan aveva portato avanti, fino ad arrivare alla notte prima.

- Ieri quando sono rientrata c’era Ethan che mi aspettava. Non è successo niente di eclatante, voleva solo parlare con me per chiedermi com’è che avevo deciso di chiudere improvvisamente, come se non fosse già abbastanza chiaro. Pazientemente gli ho detto come mi ero sentita, e lui si è arrabbiato tantissimo. Per la verità avevo già intuito che non era molto tranquillo, se n’è uscito fuori dicendomi che noi donne siamo tutte uguali, che cerchiamo tanto l’uomo carino, gentile e che non pensi solo al sesso ma quando siamo al dunque è solo quello che vogliamo.- aveva fatto una pausa, già da un po’ non riusciva a guardare Jennifer fissa per molto, nel dire quello che stava per farsi uscire fuori addirittura aveva girato la testa di lato.

- Ditelo che volete gente come Monaghan, mi ha detto, lo sai dove sarà probabilmente adesso? A farsi la tua amica Susan mentre prende in giro la tua amica Jennifer! Ma tanto li volete così gli uomini, che pensano solo ad entrarvi nelle mutande. Poi non ve ne frega niente se la mattina dopo vi svegliate e nemmeno ve li ritrovate vicini, o se vi usano! Peggio vi trattano e meglio è!- aveva continuato Patricia ripetendo su per giù le stesse parole che aveva usato Ethan. 

- Poi se n’è andato e io all’inizio non ho pensato a quello che mi aveva detto almeno finché non ho saputo di Susan e di quello che ti ha detto stamattina. Ti giuro che mi dispiace, forse avrei dovuto dirtelo direttamente invece di cercare di fartelo capire un bel po’ fa. Non so se sia successo davvero il fatto di Susan, non che voglia proteggere Dominic perché per me è soltanto un bastardo, e nemmeno lei, ovvio… ma ti assicuro che se fosse successo è stato perché lei l’ha circuito in tutti i modi possibili, te lo garantisco. Per il resto però è tutto vero, te lo giuro Jen, è tutto vero.-

E Jennifer sapeva che Patricia non avrebbe mai potuto mentirle su cose simili. La sua prima reazione tuttavia era stata ugualmente quella di pensare che anche lei le stesse dicendo una serie di bugie, come se avesse voluto difendersi a tutti i costi da quell’intollerabile verità. Erano rimaste per un bel po’ in silenzio, con Jennifer che vagava con sguardo incerto da un punto all’altro del suo soggiorno, cercando le parole per quello che aveva da dire. Patricia la osservava allarmata; dopo ancora un po’ di silenzio le chiese di dirle qualcosa.

- Non dubito di quello che mi stai dicendo, dubito di chi ti ha detto queste cose.- le aveva detto Jennifer, - Sono io che so quello che facciamo quando siamo insieme, com’è lui con me, e ti giuro che non si è mai comportato come se non gl’importasse, come se volesse mancarmi di rispetto.- le aveva detto convinta.

Non che Patricia potesse essere certa di Ethan, anche lui aveva i suoi bei difetti, però non le era sembrato che le avesse mentito in quel caso. Non badò a quell’affermazione di Jennifer, ma la invitò a pensarci su.

- Jen rifletti. E tutte le volte che non ti chiama per qualche giorno e che si fa negare, tu pensi che sia per lavoro, ma non è così. Mi vorresti dire che credi che lavori venti ore al giorno?-

- A che pro dovrebbe mentirmi?- aveva ribattuto energicamente l’altra.

- Mi sembra ovvio perché ti mente!-

Jennifer si era richiusa nel mutismo più assoluto, non riusciva a proferire parola mentre le affioravano mille particolari alla mente.

La scatola di preservativi che prima era sigillata e che invece aveva trovato a metà.

Credeva di aver allontanato certi spettri, ma evidentemente non era così.

La mattina in cui gli aveva telefonato e aveva sentito una voce di donna, quella che avrebbe dovuto essere quella Jodie per quanto le aveva raccontato Patricia.

Cleo, la sua “amica”.

Tutte le volte che gli aveva telefonato per sentirsi dire che era a lavoro e che aveva pensato che faceva davvero un lavoraccio se gli toccava lavorare anche a quegli orari. Tutte le volte che non le rispondeva nemmeno. La sera in cui Patricia l’aveva praticamente obbligata ad uscire con lei ed Ethan e l’aveva trovato con Susan.

- Scusami, ho bisogno di stare un po’ sola.- aveva detto improvvisamente Jennifer all’amica. Patricia in verità non aveva preso molto bene la cosa, anche se aveva fatto come l’altra le aveva chiesto prendendo la porta e tornando a casa sua. Le era quasi sembrato che Jennifer ce l’avesse con lei per quello che le aveva detto. Eppure non aveva nessuna colpa se non quella di averle detto la verità troppo tardi.

Non era stato affatto facile dirle tutto, ma aveva sentito che doveva farlo: certo, la loro amicizia avrebbe potuto risentirne, ma se quel gesto fosse stato utile almeno per farle capire in cosa si era persa, sentiva che poi tutto sarebbe tornato apposto.

 

Jennifer aveva passato diverso tempo da sola, eppure non si era nemmeno accorta del fatto che non aveva fatto altro che stare ferma immobile, tentando di non farsi prendere dallo sconforto e sorbendosi senza poter fare altro tutti quei flash che avevano invaso la sua testa fin da quando Susan era uscita da casa sua. Le uniche cose che era riuscita a fare erano state, come sempre quando stava così male, di mettersi a rassettare casa sua in modo quasi maniacale e occuparsi di Sploffy il quale, nonostante percepisse chiaramente la tensione che c’era nell’aria e si fosse defilato, aveva comunque i suoi bisogni.

Quando nel primo pomeriggio aveva sentito il rumore di una chiave girare nella serratura, aveva drizzato le orecchie e si era girata di scatto verso la porta. Poteva essere solo Dominic, si chiedeva cosa ci stesse facendo lì dato che le aveva detto che avrebbe passato la giornata con un amico che non vedeva da un po’. Decisamente non era pronta a vederlo, almeno non in quel momento, eppure non era riuscita a muoversi da dov’era, nemmeno a fare un passo.

Quando Dominic era entrato trovandosela praticamente davanti le aveva sorriso, avvicinandosi e abbracciandola. Le aveva appoggiato con delicatezza una mano sulla nuca accarezzandole i capelli e le aveva dato un bacio sulla tempia sinistra.

- Scusa l’improvvisata, - le aveva detto, - ma mi andava proprio di vederti. Ti va se facciamo qualcosa insieme… non possiamo andarcene a zonzo, ma se ti va possiamo fare un bagno in piscina a casa mia, guardarci un film. Decidi tu, a me va bene tutto.-

Per un momento Jennifer, cullata in quell’abbraccio che nonostante tutto non riusciva a sentire come negativo, aveva detto dentro di sé al diavolo tutto.

Susan, le sue chiacchiere, i suoi propri sospetti, Ethan e addirittura Patricia. Ma sapeva che non era così che doveva andare, che in fondo una delle cose che Susan le aveva detto poche ore prima erano vere: non si poteva far trattare come uno zerbino.

Dominic la guardò in quel momento, intuendo qualcosa, e tutte le buone speranze che aveva sparirono in un secondo.

- Sei stato a letto con Susan ieri notte?- gli aveva chiesto di punto in bianco Jennifer.

Quella domanda era arrivata con forza, e quasi non ne era stato sorpreso, l’aveva accettata come qualcosa d’inevitabile. Si era appena allontanato da lei, mantenendo il silenzio per qualche secondo.

Quella volta non ci sarebbero state battute di spirito, trucchetti o stratagemmi che l’avrebbero aiutato a cavarsela. Non sarebbe bastato niente che era capace di offrirle e anche delle scuse probabilmente non sarebbero servite a nulla. Ovviamente la sincerità non sarebbe stata apprezzata, ma era l’unica via che probabilmente avrebbe causato meno danni.

Alla sua risposta affermativa, Jennifer sentì come se si fosse aperta una voragine sotto di lei. Per non caderci dentro non vide strada migliore che indietreggiare, quasi che quella voragine si fosse davvero aperta fisicamente nel suo soggiorno. Si era diretta in cucina, con le mani che le tremavano, come un automa si era versata un bicchiere d’acqua, per poi ritornare da dove era venuta fronteggiandolo nuovamente.

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Capitolo 38
*** Perchè proprio di te? ***


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Buona lettura a tutti!

Mandy

Capitolo 38

Perché proprio di te?

 

Quando si era svegliato quella mattina, Dominic l’aveva fatto con il sorriso sulle labbra, e per un motivo ben preciso. Nel dormiveglia aveva sognato Jennifer, aveva sognato di essere svegliato come lei aveva fatto l’ultima volta che aveva dormito a casa sua.

Di per sé era già strano che quella volta non si fosse svegliato da solo al suono della sveglia di lei, fatto sta che quella mattina si doveva essere alzata facendo pianissimo e sbrigando tutte le faccende che la occupavano sempre tutti i giorni.  

Aveva cominciato a dargli una serie di baci rumorosi sul viso, quando era riuscito a prendere coscienza se l’era ritrovata addosso a cavalcioni su di lui, che gli sorrideva, ancora senza trucco e la coda di cavallo che gli era caduta sulla spalla sinistra. Ovviamente portava uno dei suoi soliti vestitini leggeri, doveva averne una quantità spropositata nel suo armadio. Jennifer gli aveva dato il buongiorno e un lieve bacio sulle labbra, per poi alzarsi e sedersi alla toletta che teneva in un angolo della stanza cominciando a truccarsi. Era un’operazione che non impiegava poi molto tempo a compiere, Dominic dai suoi gesti precisi e veloci aveva intuito che era una cosa che ormai doveva aver fatto talmente tante volte che era assolutamente meccanica, anche se assolutamente non priva di fascino per lui che la guardava; per osservarla meglio si era messo su un fianco, girato verso di lei, che ogni tanto gli sorrideva nello specchio vedendo che la guardava. Poi era uscita lasciandolo ancora a letto, gli aveva detto di continuare a dormire quanto gli pareva se ne aveva ancora voglia e che gli aveva lasciato del caffè se lo voleva.

- Passa una buona giornata.- gli aveva detto prima di accostare nuovamente la porta per evitare che il gatto entrasse in camera e si mettesse sul letto seminando peli in giro.

La notte precedente si era addormentato male per via di tutto quello che lo turbava, forse per via del modo in cui si era svegliato, che riconosceva essere stato quasi idilliaco, era riuscito a riaddormentarsi serenamente e a recuperare un po’ di sonno; quando aveva riaperto gli occhi erano le dieci e mezza passate. Si era alzato e si era fatto una doccia, mettendo la biancheria che aveva addosso la sera prima nel cesto che stava in bagno, come Jennifer lo aveva praticamente obbligato a fare quando si era portato della biancheria da lasciare lì da lei. Dominic veramente avrebbe preferito portarsela a casa e spedire tutto in lavanderia come era abituato a fare solitamente, gli seccava il solo pensiero che Jennifer fosse obbligata a lavare anche le sue cose.

- Ma che discorsi fai, - gli aveva detto lei quando Dominic le aveva detto che non voleva darle altro lavoro da fare, - tanto il bucato per me devo farlo, un paio di mutande e un paio di calze in più cosa vuoi che siano?-

Quando era uscito aveva trovato la signora Doyle che rientrava con un sacchetto della spesa.

L’aveva salutata e lei aveva risposto al saluto dicendogli:- Buongiorno anche a te caro, ti sei alzato tardi stamattina?-

- Eh, un po’…- le aveva risposto lui con un’aria semicolpevole. - Oggi lavoro di pomeriggio.- aveva concluso. Non sapeva perché, ma quella signora lui dava sempre quel tipo di particolari, pur sapendo che ignorava del tutto chi fosse e quale fosse il suo lavoro.

- Allora hai fatto proprio bene!- gli aveva risposto arzilla mentre apriva la porta di casa sua.

Si erano salutati nuovamente e Dominic era uscito dal palazzo per tornare a casa sua, mentre quel senso di irrequietezza lo invadeva nuovamente, lo stesso senso di irrequietezza che lo aveva portato a non chiamare più Jennifer almeno fino al giorno successivo e solo per dirle che avrebbe passato quei due giorni con Orlando. Quell’irrequietezza era la stessa che l’aveva portato a fare l’enorme stronzata di cedere a Susan.

Si era reso conto che aveva fatto davvero una cosa terribile solo dopo che si era svegliato con l’immagine di Jennifer in testa e improvvisamente si era ricordato fin troppo bene della notte precedente e di Susan.

Era quasi mezzogiorno, Orlando aveva detto che l’avrebbe raggiunto per l’ora di pranzo e questo gli lasciava circa un’ora di tempo da passare da solo, purtroppo. La verità era che non voleva stare da solo, perché se stava da solo si ritrovava a pensare, e se pensava stava male per quello che aveva fatto. Più cercava di non pensarci e più i brutti ricordi lo assalivano, per distrarsi si era messo a fare qualcosa con il computer nuovo che alla fine si era comprato, obbligando Billy e Jonathan a rinunciare ad un pomeriggio libero per accompagnarlo, dato che lui avrebbe fatto danno e basta nel comprarselo da solo. Non che ci fosse una gran differenza con il vecchio, escluso il fatto che almeno questo non si bloccava sistematicamente dopo poco che lo usava, ma ogni tanto non ci si raccapezzava.

Quando Orlando era arrivato, Dominic gli aveva detto che stava litigando con il computer, e l’altro l’aveva guardato alzando le mani e dicendo:- Non guardare me per avere un aiuto!-

Dominic aveva ridacchiato e aveva risposto a tono:- E ci mancherebbe solo che chiedessi a te, signor anti-tecnologia-che-vive-ancora-negli-anni-cinquanta!-

Dopo la risata di entrambi Dominic aveva fatto accomodare Orlando, che però aveva specificato una cosa.

- Non rimango molto, ho chiamato Kate stamattina. Sai, mi manca…-

- Dopo nemmeno un giorno? Stai messo proprio male, eh?- l’aveva bonariamente sfottuto l’altro piazzandogli una mano sulla spalla. Orlando aveva riso.

- Guarda, se sono qui è perché veramente volevo parlarti di una cosa, credo che la prenderò con le molle perché è un discorsaccio che non è nemmeno bello da fare, ma siamo amici giusto?-

Dominic aveva annuito preoccupandosi un po’ di quello che Orlando stava per dirgli.

- Bene, sono un po’ di mesi che non ci vediamo, e francamente non ti ho trovato molto bene, voglio essere completamente sincero con te. Un po’ anche fisicamente, mi sembri dimagrito un sacco…-

Dominic aveva riso:- Oh, Orlandino, mi sembri mia mamma! Mi preoccupi ragazzo!-

Orlando anche aveva riso:- Non mi fraintendere, non ti sto mica facendo una paternale, mica ho paura che sei diventato anoressico!-

Entrambi scoppiarono a ridere nuovamente, poi Orlando, deciso, mise fine alle risate. Voleva parlare con Dominic seriamente nonostante quello che poteva sembrare.

- Comunque, quello che volevo dirti non era questo, piuttosto volevo dirti che sei diverso. Ecco sì, diverso. Non lo so che ti prende, insomma, la propensione a prendere per il culo gli altri ce l’hai sempre avuta, però non sei mai stato uno stronzo e veramente non ti ho mai visto comportarti come fai ultimamente. Spero che tu capisca quanto mi dispiace doverti dire una cosa simile, mi detesto in questo momento, ma mettiti nei miei panni, non sarei un amico se non te lo dicessi.-

Dominic ci era rimasto veramente male. Non era arrabbiato con Orlando, il suo esserci rimasto male dipendeva anche dal fatto che sapeva che Orlando aveva ragione, forse lui vedeva più degli altri la sua differenza d’umore perché era quello che non lo vedeva da più tempo. Intanto Orlando aveva continuato.

- Lui non vuole che te lo dica, ma io lo faccio lo stesso.  Ho sentito Jonathan per telefono stamattina e mi ha detto di preciso una cosa che forse avrei dovuto sapere prima di incoraggiare quelle due a sedersi con noi ieri notte… insomma, io pensavo che fossero solo due belle ragazze sveglie, non che una fosse l’amica di una con cui esci. Io spero che tu non abbia fatto questa cazzata, ecco.-

Dominic si risentì un po’, Orlando aveva toccato il punto debole e questo lo fece letteralmente schizzare.

- Tanto perché sia chiaro, non è la mia donna. Secondo punto, non mi fare la predica perché non credo che tu sia finito a fare niente di diverso da quello che sono finito a fare io ieri notte.-

- Ah, scusa, non lo sapevo che non era la tua donna fissa, da come me ne ha parlato Jonathan ho pens…-

- Jonathan si sbaglia.- l’aveva interrotto bruscamente.

- Sì, va bene, ho capito, non t’arrabbiare!- aveva ribattuto Orlando sorridendo. - Comunque io non c’ho fatto niente con quella ieri notte, te lo posso giurare su che ti pare. Oddio, lei me l’avrebbe servita su un piatto d’argento, ma a me proprio non andava. Lo so che quando io e Kate abbiamo le nostre piccole crisi voi pensate che io mi dia alla pazza gioia, ma vi sbagliate. Io sono preso innamorato di lei e non ti dico che le altre non le guardo e che il flirt ha smesso di piacermi, ma certamente non ho intenzione di buttare tutto via per una scopata. Insomma, non ci starei da tutto questo tempo se non fosse così, ti pare? E poi francamente mi è passata la voglia di stare sempre a girare per locali, la sbronza fissa… insomma, ieri sera è stata proprio una serata così, francamente l’ho trovata un po’ deprimente in fin dei conti. Magari potevo rimanere da Kate e ci saremmo chiariti subito invece di fare tante stronzate.-

Orlando l’aveva messa in quel modo, senza dire che era stupido il fatto che fosse Dominic a comportarsi come lui aveva descritto. Che l’amico fosse in crisi l’aveva capito subito, se gli diceva quelle cose era nel tentativo di fargli capire che era assurdo il suo modo di fare, se era in crisi poteva chiedere aiuto a qualcuno, ma non fare una stronzata dietro l’altra senza il minimo controllo.

- Ma questi sono affari tuoi Orlando, io non ci metto bocca.- aveva risposto Dominic con il sorriso sulle labbra, ma decisamente seccato.

Dopo questa risposta allusiva Orlando capì che era meglio chiuderla, il suo dovere l’aveva fatto, sperò tanto che Dominic avesse capito cosa l’aveva spinto a farlo e che non rimanesse mal disposto nei suoi confronti. Fece per guardare l’orologio, era ancora presto ma fece finta che non fosse così, del resto non era opportuno che rimanesse.

- Io vado, Kate è partita stamattina e starà per arrivare, le ho chiesto di raggiungermi.-

- Allora vai, mica vorrai fare tardi!- aveva ribattuto Dominic sorridente, come se nulla fosse. In verità era molto contrariato, anche se riconosceva che Orlando non aveva tutti i torti non aveva potuto impedirsi di diventare nervoso. Analogamente, trovatosi da solo, non aveva potuto impedirsi di ripensare a tutta quella faccenda.

Tanto per cominciare, Jonathan poteva anche farsi i fatti suoi per una volta. Va bene, magari l’aveva fatto perché pensava di fare una cosa fatta bene, ma se lui ad Orlando non aveva detto di Jennifer un motivo c’era, ed era quello che almeno uno dei suoi amici non avrebbe fatto battutine sceme sul fatto che lui poteva avere una relazione seria. Caspita, lui questa relazione seria non ce l’aveva, perché il resto del mondo doveva necessariamente pensare il contrario?

Non appena i suoi pensieri si diressero per l’appunto a pensare, per l’ennesima volta in quei mesi, alla natura del suo rapporto con Jennifer, Dominic vide subito di accantonare tutto ed impegnarsi in altro. Era domenica quel giorno, era libero, a parte una serata con Orlando e, novità degli ultimi cinque minuti, con Kate, particolare che la rendeva necessariamente una serata tranquilla, non doveva proprio fare niente. Sarebbe stato immensamente difficile tenersi occupato per non pensare. Anche se non avrebbe voluto, parole come “rispetto” e “carognata” continuavano a girargli in testa.

Se anche Jennifer non era la sua donna questo non significava di certo che poteva mancarle di rispetto in questo modo: con quel gesto aveva decisamente passato il limite; aveva cominciato a chiedersi perché era stato tanto stupido da non pensarci prima che fosse tardi. Improvvisamente aveva capito anche che l’uscita di Jonathan della notte prima di certo non era stata per un suo interesse per Susan, ma per quello che avrebbe significato rapportato a Jennifer.

Doveva fare qualcosa e doveva farla pure in fretta. Era uscito di corsa e si era diretto a casa di Jennifer, covando orribili presentimenti, che tuttavia, razionalmente, doveva ammettere fossero poco fondati. Lei sicuramente non sapeva niente, eppure lui era più che convinto che, arrivato da Jennifer, lei sarebbe stata arrabbiata con lui e questo era un pensiero che lo faceva agitare non poco. Non sopportava che lei fosse arrabbiata con lui, non lo sopportava soprattutto perché Jennifer quella volta avrebbe avuto tutte le ragioni dalla sua per essere arrabbiata. Si sentiva come uno di quei bambini che fanno i dispetti e poi si dispiacciono che la mamma sia arrabbiata con loro, con l’unica differenza che ormai lui, per quanto la cosa gli suonasse strana detta così, era un uomo adulto che avrebbe dovuto farsi carico della responsabilità delle sue azioni.

Quello che aveva trovato non appena aveva varcato l’ingresso era stato proprio quello che aveva temuto. Sul momento Jennifer era sembrata normale, ma quando l’aveva abbracciata non aveva sentito le solite vibrazioni positive che un gesto del genere gli trasmetteva. Era stato anche per questo che il suo tono era stato più dolce del solito nel chiederle di passare la giornata con lui.

 

***

 

- Sì, è successo.- aveva risposto alla sua domanda con una sincerità quasi brutale.

Poi l’aveva vista girare lo sguardo da una parte, nervosamente, mettersi la mano sinistra sul gomito destro, stringendo forte l’arto, quasi che volesse bloccarsi la circolazione, indietreggiare per allontanarsi da lui fino a che non si era girata e incamminata verso la sua cucina. Quella volta Dominic non l’aveva seguita, sarebbe stato inutile, era stata lei a tornare con in mano un bicchiere riempito per poco meno della metà pochi secondi dopo.

Non c’era giustificazione possibile, era per questo che non le stava dicendo niente. Si fronteggiavano già da qualche secondo e nessuno dei due parlava. Dominic non l’avrebbe fatto comunque, aspettava che fosse lei a fare qualcosa, una cosa qualsiasi, avrebbe accettato di tutto perché era perfettamente cosciente di meritarsi quanto di peggio lei avrebbe potuto fargli. L’unica cosa che sperava, anche se sapeva che probabilmente la sperava invano, era che lei non lo buttasse fuori definitivamente dalla sua vita, quella era la cosa che lo spaventava di più, e l’unica cosa che avrebbe faticato ad accettare se si fosse verificata.

- Perché proprio lei?- gli aveva chiesto improvvisamente, senza guardarlo e con un tono di voce grave.

Dominic aveva risposto dopo qualche secondo. - E’ capitato.-

Jennifer sorrise. - E’ capitato…- ripeté alzando le sopracciglia, sempre guardando a terra verso la sua destra. - Era una mia amica Dominic! Era una mia amica, Cristo Santo! Non doveva capitare!-

Queste ultime frasi le aveva dette alzando la voce, mentre alzava leggermente il bicchiere scagliandolo a terra, come se quel gesto avesse potuto tranquillizzarla in qualche modo.

Il rumore dei vetri che andavano in frantumi misto al tono alterato di Jennifer fece trasalire Dominic, che era tanto teso che ogni singolo agente esterno, anche il più insignificante, sortiva in lui qualche reazione.

- Come se non lo sapessi che fai come se io non esistessi, che fai quello che ti pare senza benché minimamente pensare al fatto che io sono qui, che magari aspetto un tuo cenno, un tuo messaggio una cosa qualsiasi. Devi avermi preso per una stupida, una stupida che non si accorge di niente…-

- Non ti ho mai considerato una…- tentò di dire Dominic.

Jennifer lo interruppe secca. - Allora parlami della tua amica Cleo… dì un po’, siete amici d’infanzia? Siete andati a scuola insieme? Magari avete fatto l’università insieme! Dimmi, come vi siete conosciuti?-

Dominic rimase ovviamente in silenzio.

- Oppure, se vuoi, puoi elencarmi tutte le volte in cui mi hai detto che avevi da lavorare e invece sei andato a scoparti qualcuna che magari conoscevi da un’ora. Come quando ti sei scopato una certa Jodie mentre io ero a casa di Patricia dopo l’incidente… beh, almeno lei non la conoscevi da un’ora…-

Avrebbe voluto chiederle come faceva a saperlo, poi ricollegò Jodie ad Ethan, Ethan a Patricia e poi a lei. Ovviamente continuò a tacere.

- Potresti esserti preso di tutto comportandoti così, e io come una scema, pensando ad una relazione seria ho cominciato a prendere anche la pillola, potresti avermi attaccato di tutto, ma tanto che te ne frega, vero?-

Quell’affermazione non piacque granché a Dominic, che non si sentiva egoista fino a quel punto.

- Questo lo escludo proprio, non credere che non convenga prima a me proteggermi in questi casi! E se mai avessi avuto soltanto il sospetto che qualcosa non andasse, spero che non crederai che ti avrei mai esposto a pericoli simili!- aveva ribattuto decisamente, ma mantenendo comunque un tono di voce basso.

- Ma che nobiltà d’animo, i miei complimenti!- rispose Jennifer battendogli le mani.- Se non altro questo spiega la strana sparizione di preservativi, quelli che tieni nel mobiletto del tuo bagno. Sei un uomo previdente e attento! Bravo!-

Che si stava trattenendo dal piangere era più che evidente, il silenzio era caduto improvvisamente su entrambi, Jennifer si era allontanata e si era seduta sul divano, dando le spalle a Dominic.

Sploffy si era avvicinato, aveva fatto per andare ad annusare i vetri, Dominic l’aveva preso di peso e spostato, temendo che potesse schiacciare un vetro e farsi male. Non voleva assolutamente andarsene, ma nemmeno importunare Jennifer con chiacchiere inutili che avrebbero sicuramente peggiorato le cose. Raccolse i vetri cercando di non tagliarsi, almeno i pezzi più grossi, per i frammenti cercò in cucina una scopa e una paletta che gli servirono a terminare il lavoro. Jennifer l’aveva solo sentito farlo, non si era voltata a guardarlo: aveva lasciato che terminasse, in parte curiosa di sapere cosa avrebbe fatto, se avrebbe capito da solo che lì di certo non era più il caso che rimanesse.

Anche dopo Dominic non aveva accennato ad andarsene, era passato qualche minuto ancora senza che Jennifer desse segno alcuno di muoversi, almeno finché non si era alzata nuovamente. Dominic stava seduto su una sedia appena dietro di lei, non appena l’aveva vista alzarsi l’aveva seguita con lo sguardo, cercando di intuire cosa stesse per fare. Era tornata verso la cucina, aveva detto un paio di parole a Sploffy che Dominic non era riuscito a sentire molto bene, quando era tornata non era riuscito a rimanere lì ad aspettare ancora, si era alzato e aveva fatto per parlare, ma lei gli aveva piantato in faccia uno sguardo che era una vera e propria intimazione al silenzio, decisa era arrivata dove voleva arrivare, senza dare il minimo accenno di speranza a Dominic.

- Ma perché proprio di te?- aveva detto Jennifer rompendo il silenzio, per poi portarsi una mano sulla fronte; non appena l’aveva tolta aveva ricominciato a parlare.

- Perché dovevo innamorami proprio di te?-

Detto questo si era girata dandogli le spalle, aveva appoggiato le mani al viso e aveva finalmente cominciato a piangere.

Non era la prima volta che Dominic la sentiva piangere, la prima ed unica volta prima di quel momento era stata quando avevano passato la notte insieme dopo che era stata aggredita. Quella volta era stato un pianto che le era servito a sfogare tutta la tensione accumulata per via della brutta esperienza che aveva vissuto, quel pianto invece era diverso, era perché stava male, e se stava male era per colpa sua.

Questo particolare lo rendeva estremamente difficile da sopportare, era come se il dolore di Jennifer fosse il suo, accompagnato da un forte senso di colpa e da quella fastidiosa sensazione che sopraggiunge quando si ha la certezza che di fronte ad un problema siamo disarmati e non si può fare niente.

L’unica cosa che Dominic fece, non standoci tanto a pensare, fu quella di avvicinarsi a lei: le aveva appoggiato una mano sulla spalla e aveva appoggiato la fronte alla sua testa, chiudendo gli occhi e rimanendo fermo per qualche secondo, bisbigliandole un mi dispiace a bassa voce, almeno finché Jennifer non gli aveva preso la mano togliendosela di dosso e facendo un passo in avanti per eliminare del tutto quel contatto.

Solo a quel punto Dominic capì inequivocabilmente che lei non lo voleva più lì, che molto probabilmente non lo voleva più affatto.

Fece per uscire, prima di arrivare alla porta Jennifer gli chiese di lasciare le chiavi, che lui mise sul mobile accanto all’entrata, dove anche lei lasciava sempre le sue.

Il dolore che Dominic provava per quel distacco, che ormai aveva capito essere il definitivo, non era quantificabile, era una cosa che partiva dallo stomaco, che gli causava un vero e proprio dolore fisico. Aveva cominciato ad avvertirlo non appena aveva sentito il rumore metallico che avevano fatto le chiavi quando le aveva appoggiate su quella superficie prima di andarsene, mentre lentamente scendeva le scale si era fatto così lancinante che quasi aveva avuto la tentazione di fermarsi per un momento a respirare; non l’aveva fatto, si era fermato solo quando era salito sulla sua auto e si era già allacciato la cintura di sicurezza.

Non che non l’avesse già capito in precedenza che fosse così, ma Jennifer quella volta gli aveva chiaramente detto che lo amava; Dominic tra sé e sé si era posto esattamente la stessa domanda che lei si era posta a voce alta. Perché proprio di me?

Jennifer si sarebbe meritata qualcos’altro, decisamente qualcuno che fosse stato molto meglio di lui. Nonostante tutto in quel momento continuava a pensare che la rivoleva, sebbene non avrebbe potuto prometterle di migliorare. Se pur in maniera sicuramente egoista, aveva bisogno di lei, e il resto erano una serie di particolari che per lui passavano in secondo piano.

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Capitolo 39
*** Un bel taglio netto ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti!

Ho come la netta impressione che qualcuna di voi dopo questo capitolo vorrà pestarmi…beh, siate comprensive! Del resto per me, Orlando e Kate, sono soltanto due  personaggi che mi sto rigirando come mi pare e come mi torna meglio!

Mah… speriamo in bene!

Buona domenica e buona lettura a tutti, Mandy

 

Capitolo 39

Un bel taglio netto

 

Chi aveva detto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare era decisamente uno che della vita aveva capito, se non tutto, parecchio.

Sì, era verissimo che Dominic rivoleva Jennifer, era un cosa contro la quale non avrebbe potuto combattere, ma trovare il coraggio per fare un passo verso di lei era un’altra cosa davvero.

Quella sera aveva declinato l’invito ad uscire di Orlando, non certo perché fosse arrabbiato con lui per quello che gli aveva detto, ma l’ultima cosa di cui aveva bisogno quel giorno era finire la serata in un locale con l’amico e la sua dolce metà. Tutti hanno il proprio limite, e per quel giorno il suo era stato decisamente superato.

- Dai, ci rifacciamo domani sera, tanto Billy torna domattina e almeno ci vediamo tutti insieme.- gli aveva detto, quasi come se stesse tentando di indorare la pillola.

Orlando effettivamente aveva pensato che fosse perché evidentemente Dominic non aveva preso molto bene la chiacchierata che avevano fatto quella mattina, tuttavia non si preoccupò più del dovuto, l’aveva messo in conto che poteva finire così. Allo stesso modo, se conosceva un po’ Dominic, sapeva anche che gli sarebbe passata presto.

La giornata successiva era trascorsa tra i normali impegni di lavoro, durante ogni pausa Dominic si ritrovava spesso a guardare il suo telefono cellulare con aria interrogativa e speranzosa, quasi che si aspettasse una chiamata, o aspettasse che gli arrivasse di punto in bianco quel pizzico d’intraprendenza in più che gli sarebbe servita per farla lui. Gli era arrivato invece un messaggio di Billy, che gli aveva detto che lui, Orlando e Kate, lo aspettavano ad un noto ristorante quella sera per cenare tutti insieme.

Dominic aveva sperato fosse Jennifer, non sapeva nemmeno il perché si ostinasse a perdersi in desideri talmente irrealizzabili come quello, comunque nel vedere che era Billy gli si era increspato un sorrisino spontaneo sulla faccia. Gli andava di passare una serata tranquilla con loro, e fu proprio così, senza scossoni, che la serata trascorse. Peccato che lui non era il solito Dominic e gli altri due di certo se n’erano accorti, specialmente Billy, che aveva notato pesantemente lo stacco rispetto al modo in cui Dominic stava in quel momento rispetto a quando era andato a New York, pochi giorni prima.

Coerentemente al suo modo strano di comportarsi, Dominic se n’era andato via prima degli altri, che invece avevano deciso di bere una cosa e fare due chiacchiere insieme prima di tornarsene ognuno alla propria sistemazione. Anche Kate, adducendo una scusa qualsiasi, aveva insistito per tornarsene subito in albergo, Orlando e Billy l’avevano accompagnata in taxi prima di andare in un locale tranquillo dove mettersi a chiacchierare.

Appena un secondo prima che Kate scendesse dal taxi, Billy aveva visto Orlando guardarla con uno sguardo profondo, ovviamente ampiamente ricambiato, che era un sottinteso di mille cose: da una parte era pieno di gratitudine, dato che era palese che Kate non era affatto stanca come aveva detto, piuttosto era ovvio che avesse inteso che i due amici, non vedendosi da molto, volevano fare due chiacchiere in santa pace, cosa che ovviamente sarebbe riuscita meglio senza di lei; dall’altra parte era carico di quel sentimento indefinibile che si ha quando si ama una persona, una sorta di mi mancherai anche se starò lontano da te per poco.

Improvvisamente, pur senza volerlo, Billy si era sentito immensamente solo. Certo, un po’ la ferita di Kirsten cominciava a rimarginarsi, ma parecchio tempo sarebbe passato perché smettesse di sanguinare del tutto; ormai Billy si era ritrovato a farci i conti e la cosa era più dolorosa di quanto immaginasse.

Orlando l’aveva guardato non appena Kate aveva richiuso la portiera del taxi, scorgendo per un momento quello sguardo un po’ triste, Billy l’aveva visto subito e gli aveva sorriso, mascherando tutto. Anche se sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare l’argomento anche con Orlando, preferiva il poi piuttosto che il prima; anche per questo il resto della serata fu speso principalmente a parlare di Dominic.

Se qualcuno li avesse sentiti parlare li avrebbe presi per una mamma e una zia apprensive, ma loro non persero tempo a guardarsi dall’esterno e a sentirsi ridicoli, del resto non si sarebbero di certo sentiti tali finché si preoccupavano per lui.

Il fatto che rendeva allarmante la situazione in cui versava Dominic era che quello era una specie di allarme generale che era partito già qualche mese prima, addirittura durante il periodo delle premiere per Il Ritorno del Re.

A quel tempo ad accorgersi bene della cosa era stato quasi solo Billy, che si era tenuto i suoi sospetti per se, dato che nessun altro sembrava essersi accorto dei cambiamenti di Dominic. A ruota però avevano cominciato un po’ tutti ad esternare il problema, per primo un insospettabile Jonathan, che era un po’ da tutti sempre stato considerato il degno compare di Dominic. Per forza di cose era quello che aveva più a che farci di tutti loro, quindi da una parte era anche logico che se ne fosse accorto, però aveva evidentemente sottovalutato il problema. Billy si ricordava di averne parlato con lui quando era andato negli Stati Uniti alla metà di marzo per il concerto della sera di S. Patrizio, la sera in cui Dominic si era preso una sonora sbronza e ad un certo punto era sparito non riprendendosi nemmeno la sua giacca e non lasciando tracce. Quella sera aveva messo in allarme tutti, poi fortunatamente quella Jennifer aveva risposto al suo cellulare, quella Jennifer che praticamente negli ultimi mesi l’aveva tenuto almeno un po’ a bada.

Billy, dopo la prima impressione negativa che lei gli aveva fatto, aveva avuto modo di discutere con Jonathan della cosa, e l’altro gli aveva parlato di Jennifer in toni decisamente lusinghieri. Innanzi tutto non era affatto della stessa pasta di Susan, anzi, ancora sia Jonathan che Ethan non erano riusciti a capire come lei, e anche Patricia, potessero essere amiche di una così. Un’altra però era la cosa importante: Dominic per lei, al contrario di quanto sembrasse e soprattutto dicesse, doveva avere un affetto sincero, dato dal fatto che lei prima di lui gli era molto affezionata. In un suo modo del tutto strambo Dominic la rispettava e, a parte scoparsi una diversa quasi ogni sera, era sempre estremamente corretto, attento e desideroso di fare una buona impressione. Certo, lo faceva un po’ alla sua maniera, ma sicuramente il modo con cui si comportava con lei rispetto ad altre che aveva avuto prima era del tutto diverso. Se lei era in giro Dominic si comportava a modo, evitava di esagerare con il bere, non avrebbe mai fatto stupidaggini tipo fumarsi uno spinello e, per forza di cose, non faceva il galletto. Ovviamente il fatto che passasse molto tempo con lei evitava che di conseguenza lo passasse in altri modi. Per farla breve Jennifer probabilmente aveva un effetto catartico su di lui che, finché fosse durato, benvenuta Jennifer.

Orlando era stato incuriosito dai racconti su questa donna con cui Dominic si vedeva da mesi, anche lui aveva sentito parlare di lei proprio da Jonathan ma non gli erano stati forniti tutti i particolari che Billy invece conosceva. Orlando comunque aveva raccontato all’amico il breve colloquio che aveva avuto con Jonathan.

- Sai, mi ha chiamato ieri mattina sul tardi, non me l’aspettavo. Per carità, un ragazzo simpatico, ma francamente non è che con lui ho mai avuto una gran confidenza. Insomma, a momenti nemmeno mi salutava quando ci vedevamo, mi ha chiesto subito di Dominic, se sapevo dove fosse e chiedendomi in modo molto diretto se la sera prima era successo qualcosa con quella Susan. A quel punto io gli ho detto che pensavo proprio di sì, dato che se ne sono andati insieme, al che Jonathan mi snocciola una fila di parolacce nell’orecchio e poi mi fa: accidenti, è una delle migliori amiche della sua donna! Io sono rimasto di sasso, allora lui mi ha un po’ spiegato che tra l’altro questa tipa che s’è fatto è una gran stronza e che Dominic rischiava grosso davvero a giocare con lei.-

Billy aveva capito, non è che ci volesse un gran genio, le tipe come Susan erano di facile comprensione.

- Allora credo che sia successo il peggio.- aveva commentato. - Susan deve averlo detto a Jennifer che ha dato il giro a Dominic, ecco perché sta così!-

Orlando aveva guardato Billy perplesso:- Per una che non è nemmeno la sua donna sta così? No, perché Dom è stato categorico su questo, sembrava inviperitissimo del fatto che avevo appena accennato che Jennifer è la sua donna, mi si è rigirato come una belva!- aveva concluso ridacchiando.

- L’ha fatto anche con me di rigirarsi come una belva, il fatto è che io ancora non c’ho capito niente. Comunque sia, secondo me lui racconta balle.-

- Dici, eh?- aveva chiesto incuriosito Orlando.

- Eh sì…- aveva risposto Billy convinto.

 

***

 

Quando la mattina dopo Dominic aveva sentito suonare alla porta; tutto si aspettava che di trovare dall’altra parte Orlando e Billy che gli sorridevano come due cretini.

- T’abbiamo portato la colazione, mica avrai già mangiato, vero?- gli aveva detto Orlando con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

Dominic li aveva guardati entrambi come se fossero due deficienti per qualche secondo, con gli occhi mezzi chiusi perché si era appena svegliato per via del campanello che suonava. Non erano nemmeno le nove di mattina, questi l’avevano buttato giù dal letto per portargli la colazione? Ma erano rincretiniti o cosa?

La prima reazione era stata quella di richiudere la porta, forse stava sognando, anzi, stava avendo un incubo, sarebbe tornato a letto e magari si svegliava. Scosse un po’ la testa nel tentativo di riprendersi dalle sue visioni oniriche, e gli sembrò di essere già sveglio.

- No che non ho mangiato, cazzo Orlando è l’alba!- aveva risposto decisamente rintronato dal sonno.

- Benissimo, ti abbiamo portato anche un cappuccino, un po’ di caffè ti farà bene, ti sveglia!-

Gli aveva detto Orlando piazzandogli in mano uno di quei cartoni d’asporto per le bevande calde e un sacchetto di carta dove c’erano due ciambelle.

Dominic si fece da parte e fece cenno agli altri due di entrare, si erano diretti nel soggiorno dove si erano appropriati del divano. Quando gli altri due si erano seduti Dominic, che era rimasto in piedi, li aveva guardati con aria interrogativa: aveva capito benissimo che quell’improvvisata era per un motivo ben preciso e del resto se l’immaginava. Decise che avrebbe detto loro le cose come stavano, ma che avrebbe anche giocato un po’ d’astuzia, per di più voleva togliersi subito il pensiero, senza che gli altri due cominciassero un assurdo teatrino per tirargli fuori tutta la storia. Li aveva guardati bene e aveva cominciato:- Come Orlando ben sa, sabato notte ho commesso l’assurdo e imperdonabile errore, si fa per dire ovviamente, di farmi Susan. Jennifer l’ha saputo e mi ha dato il ben servito, il che per essermi semplicemente svuotato le palle mi sembra un po’ eccessivo, ma le donne si sa, sono strane.- aveva fatto una brevissima pausa guardando Billy, quindi aveva aggiunto:- E tu lo sai bene, vero Billy? pensa al santo che sei stato tu con Kirsten e pensa allo scherzetto che t’ha fatto. Una così non ha nemmeno l’idea della fortuna che ha avuto.- aveva detto serio, sapendo perfettamente del casino che aveva combinato dicendo questo. Era stato un colpo basso, ma era anche vero che era un po’ stufo del fatto che quei due volessero intromettersi nella sua vita a tutti i costi.

Dopo quell’affermazione ad Orlando scattò un campanellino d’allarme, improvvisamente capì tutti gli strani comportamenti di Billy, in primis quello di non aver accennato a parlare di Kirsten mai, nemmeno una volta, lui che in genere aveva sempre qualcosa da raccontare su di lei. Si era girato verso l’amico che era seduto vicino a lui e stava guardando Dominic contrariato. Ci fu una breve discussione anche su quello, Billy era tesissimo: prima o poi ne avrebbe parlato ad Orlando, ma avrebbe preferito una situazione più tranquilla, e soprattutto che Dominic non avesse tirato fuori quell’argomento per ripicca.

Cercò di essere sintetico, Orlando l’aveva guardato assolutamente basito, non sapeva nemmeno che dire.

- Mi dispiace…- aveva detto imbarazzatissimo, - non avevo idea, cioè…-

- Tranquillo, - gli aveva detto Billy, poi si era girato e aveva guardato male Dominic. - Magari qualcuno poteva degnarsi di usare un po’ più di tatto nel tirare fuori certi argomenti.- aveva aggiunto.

- E qualcun altro potrebbe degnarsi di farsi i cazzi suoi una buona volta!- aveva risposto alterato Dominic: - M’avete scocciato un po’ tutti, state sempre a giudicare che faccio e che non faccio, se volevo un controllo del genere me ne rimanevo a casa con i miei, porca puttana!-

- Dom, stai calmino!- aveva aggiunto Orlando, che si era sentito in dovere di fare da paciere tra i due, dato che sembravano sull’orlo di litigare pesantemente. - Nessuno di noi voleva assolutamente negare che puoi fare come ti pare, solo che ieri sera ti abbiamo visto un po’ strano e ci siamo preoccupati, non te la prendere a male!-

- Perché uno per una volta non può essere un po’ scoglionato? No, passo subito come quello che ha qualche problema e che fa una marea di stronzate! Come se voi foste due santarelli, ma fatemi il piacere, che se non avete fatto quello che faccio io, ovvero divertirmi, avrete fatto anche di peggio!-

- Certo, perché essere sbronzi una sera sì e una no e non ricordarsi nemmeno con chi hai scopato la notte prima è un gran divertimento! Un vero spasso!- aveva aggiunto sarcastico Billy.

- Dom, è ovvio che abbiamo fatto tutti le nostre cazzate, ma ogni tanto esageri, dai! Non sei mica un ragazzino, l’età della ragione ce l’hai per vederlo da solo, e non dirmi che non lo sai.- aveva aggiunto Orlando, che era molto più calmo di Billy.

Dominic non rispose, stando zitto per qualche secondo aveva avuto modo di riflettere sul fatto che quello che Orlando aveva detto era verissimo: certo che lo sapeva da solo, e il fatto che i suoi amici glielo facessero notare non lo infastidiva per il fatto in sé che lo mettessero davanti a quello che faceva, loro agivano da amici, più che altro gli faceva capire che tutti si erano accorti come era diventato, ovvero qualcuno che in fondo non piaceva nemmeno a se stesso.

Aveva respirato profondamente e poi si era seduto sul suo divano in mezzo a loro, dove erano rimasti tutti e tre in silenzio per un po’.

- Ragazzi, mi dispiace. Billy scusa, non dovevo tirare fuori la storia di Kirsten in quel modo.-

Billy gli aveva risposto: - Lo so, non importa. Del resto noi abbiamo fatto una carognata ad acchiapparti ancora intontito dal sonno in modo che la tua reazione sarebbe stata, speravamo, moderata. In ogni modo non ci sei sfuggito! Qua la mano Orlando!-

Billy aveva teso la mano verso Orlando, che ci aveva schiacciato la sua sopra, poi tutti e tre si erano messi a ridere di gusto, era stata una delle risate più liberatorie che si erano fatti insieme. Non che fosse la prima volta che capitava si prendessero a parole, ma a queste cose non ci si abitua mai, anche se a ben vedere sono di ordinaria amministrazione.

Orlando aveva messo un braccio attorno alle spalle di Dominic, quindi gli aveva un po’ stretto il collo e con l’altra mano libera aveva stretto il pugno e cominciato a strofinarglielo in testa.

- Accidenti a te, che testa dura che ti ritrovi!- gli aveva detto, mentre Dominic cercava di divincolarsi.

- Mi vuoi lasciare, bastardo che non sei altro!- gli stava dicendo, mentre Billy li guardava e rideva. Poi nel cazzeggio era stato coinvolto anche lui, del resto un’altra delle loro peculiarità, insieme a quella di non abituarsi alle litigate, era quella di non riuscire proprio a stare seri in certe occasioni. Solo dopo un bel po’ di cazzate erano riusciti a riacquistare almeno una parvenza di serietà e si erano messi a discutere sensatamente, soprattutto Dominic e Billy, dato che li incasinati della situazione effettivamente erano loro due, piuttosto che Orlando.

- Il problema è che avete ragione su tutta la linea, avrei decisamente bisogno di staccare. Jennifer però fa caso a parte, anche se poi non è una cosa seria sono stato uno stronzo con la s maiuscola e pure la t. Mi dispiace davvero un sacco, ma ormai è andata, che ci posso fare più che chiedere scusa?-

- Forse è meglio così, - aveva aggiunto Billy,- almeno è finita del tutto.-

Per un momento Dominic aveva pensato a quell’ipotesi con orrore, poi però aveva deciso di essere serio e di guardare in faccia la realtà. Jennifer quella volta non l’avrebbe perdonato, e se anche l’avesse perdonato a cosa sarebbero arrivati? Lui avrebbe ricominciato sicuramente a fare come prima, era inutile.

- Sì, infatti, meglio così, un bel taglio netto e via.-

- Quello che dovrei dare anch’io. Forse s’era già capito, ma io Kirsten non riesco a togliermela dalla testa. Mi manca, non avete idea di quanto.-

Avevano continuato per un po’ a parlare di quella faccenda, quell’idea di un bel taglio netto era piaciuta un sacco: subito avevano cominciato a pensare ad un piano atto a recuperare la propria vita.

Innanzi tutto pensare alla salute fisica: sia Dominic che Billy, parlando, avevano deciso di ricominciare a fare un’attività sportiva regolare dato che un po’ per pigrizia, un po’ perché presi da altro, avevano mollato. Poi, dato che le loro ferie, anche se non combaciavano perfettamente, potevano subire qualche aggiustamento, avevano preso una grossa decisione, ovvero quella di andare un mese da qualche parte, solo loro due e dedicarsi ad un progetto che avevano accantonato per via del fatto che gli era mancato il tempo, ovvero quello di scrivere una sceneggiatura insieme, la loro seconda sceneggiatura in verità, su un soggetto un po’ mediocre, ma che magari rielaborato un po’ non poteva essere tanto male.

Anche Orlando inizialmente era stato introdotto nel quadretto, però lui se n’era tirato immediatamente fuori:- Guardate che io non sono un perdigiorno come voi che non c’ho da fare un cazzo dalla mattina alla sera e mi posso permettere di andare in ferie, io sto girando! Dopodomani me ne torno sul set! E poi siete voi quelli sentimentalmente inguaiati, io sto benissimo, ho Kate!- Improvvisamente si era ricordato che l’aveva lasciata in albergo da sola. Quando era uscito ancora dormiva, ma ormai erano passate più di due ore, doveva essersi svegliata. Si era alzato e se n’era andato baciando gli altri due in fronte, di fretta. Poi però era tornato indietro prima di andarsene via del tutto e gli aveva abbracciati un pochino, dicendo:- Belline le mie testine di rapa preferite!-

Si erano fatti un’altra sonora risata, poi Orlando era andato via davvero.

I due che erano rimasti si erano messi a discutere seriamente su quel viaggio. Billy aveva diverse cose da sbrigare a Edimburgo di lì a pochi giorni, più o meno quando Dominic avrebbe cominciato le sue vacanze. Certo era che Dominic, prima di fare quel viaggio con lui, voleva passare almeno qualche giorno a Manchester dai suoi, videro bene quindi di far combaciare gli impegni scozzesi di Billy e la visita a casa di Dominic, poi avrebbero avuto quasi un mese pieno per il loro progetto. Ma per andare dove?

- Una bella isola dei Caraibi, piena di belle fiche in topless!- aveva suggerito Dominic.

Billy per tutta risposta gli aveva assestato uno schiaffo sulla nuca, Dominic aveva fatto le sue rimostranze ovviamente.

- Ma allora non capisci niente! Niente donne, non le voglio nemmeno vedere, nominare, parlarci! Quello che ci serve adesso è un posto per famiglie con bambini piccoli e anziani, una cosa di completo stacco. E poi, per dirtela tutta, mi piacerebbe più andare al fresco, questo caldo mi sta veramente annoiando!- aveva commentato Billy che aveva trovato il caldo di Los Angeles quasi insopportabile in quei giorni, quello di New York ancora peggio.

- Andiamo in Islanda! O in Canada!- aveva detto Dominic tutto ispirato.

- Ora non esagerare, mica ho detto freddo da cappotto. Senza andare troppo lontano dalle nostre mete prima del nostro viaggio, che ne pensi delle Highlands?-

Dominic aveva inclinato una po’ la testa da una parte. - In Scozia? Praticamente a casa tua…- aveva commentato senza mostrare un particolare entusiasmo.

- A casa mia… le Highlands sono un po’ lontane da casa mia! Stavo pensando ad Inverness, mi piacerebbe ritornarci, è un sacco di tempo che non ci vado.-

- No, senti, Inverness no!- aveva ribattuto Dominic.

- Mica mi dirai che ci sei già stato e non ti è piaciuta, vero? E’ una cittadina graziosissima!- aveva commentato Billy sorpreso.

- No, è che sono un tantino intolleranti verso gli inglesi da quelle parti! E poi, se vogliamo andare nelle Highlands, non ci conviene andare in un posto un po’ più sommerso dalla natura… tipo andare a Loch Ness, mi dicevano che è un posto bellissimo, e io non ci sono mai stato.-

Era stato Billy quella volta a scuotere un po’ la testa:- Sì, stupendo, il lago oppresso dall’umanità e un negozio di souvenir ogni due metri. Facciamo così, magari andiamo in qualche agenzia e vediamo cos’hanno, o su internet…-

Dominic risolse meglio la cosa, perché dovevano scomodarsi fisicamente loro per organizzare quel viaggio? Aveva preso il cellulare e chiamato Henry, il suo assistente personale, chiedendogli di pensare lui a trovargli qualsiasi depliant possibile per quanto riguardava una vacanza nel nord della Scozia.

Ovviamente il suo assistente si era dato da fare e gli aveva consegnato quel pomeriggio diverso materiale, si era girato diverse agenzie ricavando tutto quello che poteva, Dominic non aveva potuto che ringraziarlo caldamente. Va bene che era il suo lavoro, però quella volta se lo meritava davvero.

Aveva chiamato Billy durante una pausa sul lavoro dicendogli che, se poteva, doveva assolutamente venire da lui a cena quella sera per visionare il tutto.

- Senti, ma mica che questa scusa del materiale è solo una buona occasione per non andare in palestra, mollacchione che non sei altro?- aveva scherzato Billy che aveva intuito che Dominic doveva essersi scordato.

- No, facciamo dopo la palestra, certo! Mollacchione a chi, disgraziato?!-

Effettivamente la figura dei mollacchioni l’avevano fatta entrambi, era più che evidente che erano fuori allenamento. Ma la figura peggiore l’avevano fatta la mattina seguente.

La sera prima, mentre stanchissimi guardavano tutti quei depliant che Henry aveva messo insieme per loro, avevano partorito la malsanissima idea di andare a correre insieme la mattina dopo.

- Oh, si parte da una mezz’ora, vero?- aveva chiesto Dominic, come se avesse detto poco.

- Certo!- aveva risposto convinto Billy.

La mattina dopo alle sette e mezza, come stabilito, si erano trovati all’appuntamento al posto convenuto, entrambi in perfetta tenuta da jogging. Avevano cominciato a correre, perfettamente intenzionati ad arrivare al traguardo dei trenta minuti, peccato che già a dieci avevano cominciato ad accusare. Ogni tanto si guardavano e si sorridevano, come per dirsi: Che pensi che sono stanco? Sono una roccia io, che credi?!

Arrivati ad un quarto d’ora avevano decisamente dovuto deporre le armi, erano veramente arrivati al loro limite per quella volta. Si erano fermati e avevano appoggiato entrambi le mani sulle ginocchia respirando a fondo.

- Che casi umani che siamo, Cristo Santo, manco venti minuti abbiamo retto!- aveva osservato Billy.

Dominic per tutta risposta si era messo a ridere di gusto.- Ci rifaremo, fra una mesata andiamo a fare i concorsi di body building, ciccio!- aveva commentato anche lui.

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Capitolo 40
*** Gli ultimi momenti ***


Nuova pagina 1

Buon inizio di settimana a tutti!

Buona lettura, Mandy

Capitolo 40

Gli ultimi momenti

 

Dire a Billy che con Jennifer era chiusa definitivamente era stato facile per come si erano messe le cose, la verità era che Dominic ci pensava sempre, provando quasi rabbia quando si rendeva conto che razionalmente lo stava facendo. Un po’ i nuovi progetti lo stavano distraendo, per altro alla fine Dominic e Billy erano riusciti a scegliere una meta definitiva per il loro viaggio: come aveva suggerito Dominic avevano optato per Loch Ness. Erano riusciti a trovare un posto molto bello, non in pieno centro, il che garantiva una certa tranquillità. L’albergo che avevano prenotato era rinomato per essere ottimo, sicuramente uno dei più belli della zona, con molti servizi; per stare un mese lì avrebbero speso davvero un sacco di soldi, ma si erano detti che l’avarizia in quel caso poteva anche crepare. Del resto, se i soldi non li spendeva gente come loro, chi poteva spenderli? Dalle foto sui depliant sembrava un posto stupendo, per di più ad appena dieci minuti di macchina dal lago. Senza pensarci troppo avevano delegato il compito all’assistente personale di Dominic di prenotare per loro.

Quel tarlo però continuava a rosicchiare, Dominic nonostante tutto non riusciva proprio a smettere di pensare a Jennifer, soprattutto non riusciva a smettere di sentirsi in colpa per quello che aveva fatto. Ancora, se si concentrava, poteva chiaramente sentire i suoi singhiozzi, quella era in assoluto la cosa peggiore.

Era proprio concentrato su quel particolare quando Penny gli era arrivata da dietro, circondandogli le spalle con le braccia e dandogli un bacio con lo schiocco sulla nuca. Anche lei l’aveva visto strano in quei giorni, non incline a scherzare come il suo solito. Il loro rapporto era così, non si chiedevano mai vicendevolmente cosa ci fosse che non andava, se mai aspettavano che le confidenze fossero spontanee. Per questo lei non gli aveva fatto domande, ma quel giorno l’aveva visto particolarmente abbattuto, così, a fine giornata, l’aveva raggiunto e aveva pensato di consolarlo un po’.

- Che hai porcellino, si può sapere? Vuoi fare il porcellino brontolone e musone ancora per molto?- gli aveva chiesto quando lui aveva ricambiato quel gesto prendendole la mano destra e dandole un bacio.

Quella cosa del porcellino era rimasta, non sapevano perché, ma entrambi l’avevano trovata carina, tanto che Dominic aveva quasi pensato che avrebbe potuto comprarsi un costume da maialino e presentarsi così alla prossima festa di compleanno di Penny, che per la verità non era certo vicina.

- Ho bisogno di coccole Penny…- le aveva risposto tenendo un po’ il broncio.

Penny aveva sorriso, quindi aveva lasciato la presa per poi andare a sedersi sulle sue ginocchia. Gli aveva passato un braccio attorno al collo e gli aveva dato un bacino sulla tempia, Dominic aveva alzato la testa e le aveva sorriso.

- Ti va di cenare da me stasera? E’ tanto che non passiamo una seratina insieme noi due, che ne dici?- aveva proposto Penny che intanto aveva cominciato a fargli delle carezze sulla testa.

Dominic si era messo a ridere. - Chissà come mai alla maggior parte delle donne finisco per fargli tenerezza e mi fanno un sacco di coccole…- aveva commentato ridacchiando ancora.

- A me non fai tenerezza, me le hai chieste!- aveva puntualizzato Penny. - Piuttosto, per stasera?-

Dominic aveva annuito, per poi aggiungere:- Ci ordiniamo un cinese?-

- No, un cinese non mi va, di uomo basso mi basti tu!- aveva risposto Penny, mettendosi a ridere.

Dominic aveva alzato la testa guardandola facendo finta di essersi arrabbiato.

- Vada per il cinese, permaloso che non sei altro!- aveva aggiunto dopo Penny.

Dopo a casa sua non c’era stato molto che Dominic le avesse voluto raccontare, avevano cenato ed erano stati bene, divertendosi a sfottersi l’uno con l’altra come facevano sempre. Erano rimasti a lungo seduti nel soggiorno di Penny, le ore erano passate e nessuno dei due si era certo preoccupato sul modo in cui la serata si sarebbe conclusa. Ormai non c’era incertezza tra loro, sapevano entrambi che Dominic avrebbe finito per passare la notte lì.

Fatto sta che quella serata con Penny gli aveva fatto bene, forse perché se passava una serata con i suoi amici, soprattutto con Billy, in quei giorni doveva fare sempre stoicamente finta che niente lo toccasse più, che quella di Jennifer fosse una storia morta e sepolta, quando invece non lo era affatto.

Con Penny non aveva dovuto fingere un bel niente, sapeva che lei aveva capito benissimo che qualcosa non andava, ma la cosa non lo preoccupava. Anche il modo in cui avevano fatto l’amore quella sera rifletteva benissimo quel particolare stato d’animo. In genere Penny si dimostrava più decisa, per una volta tutti quei gesti, che poi a ben vedere erano più o meno sempre gli stessi, da Dominic erano stati interpretati come una sorta di tacita affermazione che lei voleva solo rassicurarlo e farlo stare bene.

 

Penny si era messa a ridere fragorosamente, Dominic per un momento era stato veramente spiazzato dalla cosa. Lei aveva smesso solo per un secondo, gli aveva dato un bacio in mezzo alle clavicole per poi stringergli le braccia intorno al collo tenendoselo stretto, quindi si era appoggiata accanto a lui scendendogli di dosso e tirandolo vero di se, facendo in modo che si girasse verso di lei. Quindi aveva appoggiato la testa contro la sua spalla cominciando nuovamente a ridere, non riusciva più a smettere.

- No, adesso mi spieghi cosa vuol dire questa risata, hai qualcosa da ridire sulla mia prestazione?- aveva chiesto Dominic fingendo di essere offeso. A dire la verità proprio non capiva.

Penny, non senza difficoltà, era riuscita a smettere di ridere e a spiegargli, evidentemente Dominic non si era accorto assolutamente della tremenda gaffe che aveva fatto.

- Dom, io mi chiamo Penny, non Jenny!- dopo di che aveva ricominciato a ridere.

- Cosa?- aveva chiesto lui basito e allo stesso tempo timoroso di poter aver fatto una cosa simile.

- Un momento fa, diciamo nel momento più importante, mi hai chiamata così!-

- Ma no, assolutamente non è possibile!- aveva ribattuto Dominic.

- Ti dico di sì, porcellino!-

- Ma davvero?- aveva chiesto uno scetticissimo Dominic.

- Ti ci puoi giocare il culo!-

Per un momento, imbarazzatissimo, Dominic aveva girato lo sguardo verso la sua destra, poi le aveva dato un bacio. - Scusami Penny, ci sei rimasta male? Sono veramente un coglione!-

- Diciamo che non mi ha fatto piacere, ma non te ne faccio una gran colpa, almeno adesso capisco cosa ti tormenta!- aveva fatto una pausa e gli aveva restituito il bacio. - Che è successo tra te e Jennifer, ti va di dirmelo?- gli aveva chiesto usando un tono rassicurante, che aveva convinto Dominic a parlarne con lei.

Le aveva raccontato tutto, ed era stato davvero liberatorio: di come si erano conosciuti, di come lui si sentiva a stare con lei, dell’incidente e di Jodie, di Cleo, alla fine anche di Susan, cosa che era stata difficilissima, soprattutto perché Penny al racconto delle peripezie di Susan era morta dal ridere; Dominic si era pure un po’ risentito.

- Ma che diavolo hai da ridere?- le aveva chiesto leggermente innervosito.

- E’ che questa è proprio ridicola, voglio sapere com’è che voi uomini vi rincoglionite davanti ad una così… così… così… non mi viene nemmeno la parola da quanto è triste!-

- Vorrei vedere te se una, dopo che te l’ha fatto capire in tutti i modi che ti vuole scopare, ti entra nel bagno, ti sbatte poco gentilmente al muro e ti piazza una delicata manina su Lillo e le sue amichette che faresti! Lillo ovviamente s’è svegliato e ha salutato, è un tipo educato lui!-

Penny si era messa a ridere di gusto. - Ma che commenti del cazzo…- aveva osservato ridacchiando.

- E poi,- aveva continuato Dominic, - Non so se rendo, ma questa è veramente un pezzo di donna notevole…- aveva fatto una breve pausa quindi. - Non ai tuoi livelli, s’intende!-

- Questo mi pare ovvio!- aveva commentato Penny, scherzando per glissare sul fatto che Dominic le aveva appena fatto un complimento che l’aveva imbarazzata.

C’era stato un po’ di silenzio, quindi Dominic aveva parlato nuovamente:- Ti posso fare una domanda Penny?-  La ragazza aveva annuito.

- Com’è cominciata tra noi? Voglio dire, perché?-

Penny l’aveva guardato bene prima di rispondere:- Dom, io faccio due passi dal cesso alla porta del bagno e mi scordo se ho tirato l’acqua o no, non mi fare di queste domande!-

Dominic era scoppiato a ridere all’ennesima risposta alla Penny. - No, voglio dire, cos’è stato che ti ha spinta a venire a letto con me? Almeno questo te lo ricorderai, spero!-

Per la verità Penny si ricordava benissimo tutto, solo che non aveva voglia di ricordarselo, né di parlarne, dato che l’inizio della sua pseudo relazione con Dominic coincideva con la fine di una storia che per lei era stata decisamente dolorosa. Tuttavia poteva rispondere tranquillamente alla seconda domanda:

- Beh, mi piacevi, tutto qui. Mi sei sembrato subito un po’ buffo, questo devo ammetterlo, però anche in un certo senso affascinante. Soprattutto mi piaceva il fatto, e mi piace ancora ovviamente, che mi tratti alla pari, che non ti scandalizzi se dico parolacce o faccio gesti inconsulti o poco femminili. Non ce ne sono mica tante di persone come te che sono così prive di pregiudizi, è bellissimo tutto questo. Un’altra cosa è che un uomo qualsiasi che fosse al tuo posto di me non avrebbe un’alta opinione. Tu invece no, e non dirmi il contrario perché non ci credo!-

- Questo non lo so, dovresti chiederlo a qualcun altro!- aveva ridacchiato Dominic, per poi continuare.

- Certo che di te ho una buona opinione, perché non dovrei averla, perché facciamo solo questo e non stiamo insieme? Francamente non mi faccio che no di questi pregiudizi, non mi converrebbe e soprattutto lo trovo da trogloditi non accettare che ormai gli uomini e le donne sono uguali, anzi, mi sa che voi state diventando peggio di noi!-

- Ah sì, eh? Senti da che pulpito…- aveva commentato Penny ridendo. - Lo so che ti sembrerà una stronzata,- aveva continuato facendosi più seria,- ma ti giuro su quello che ti pare che non ho mai fatto con un altro quello che ho fatto con te. Sei il primo, e penso rimarrai l’unico, e non certo perché l’esperienza non mi sia piaciuta, s’intende.-

- Perché non dovrei crederci?- aveva chiesto Dominic. - Devo essere sincero, non me l’aspettavo, ma non ho assolutamente nessun motivo per dubitarne se me lo dici. Certo, permettimi di pavoneggiarmi un po’ che una come te abbia scelto un tipo buffo come me…- aveva aggiunto scherzando.

Penny gli aveva dato uno schiaffetto sul braccio.

- Datti poche arie! Sei solo arrivato al momento giusto, io uscivo da una storia importante e ho pensato che una storia meno importante non poteva essere tanto male. Sei capitato tu, abbastanza carino, simpatico e piacevole e, cosa da non sottovalutare, il primo inglese che non mi abbia preso ben bene per il culo per la storia di Penny Lane! Non potevo non approfittarne!-

- Sono un uomo cuscinetto! Sono solo questo per te allora!- aveva ribattuto Dominic fingendo di essere offeso. Penny gli aveva sorriso e l’aveva stretto un po’, poi si era appoggiata con la testa contro la sua spalla. - No, non sei un uomo cuscinetto, sei il mio porcellino!-

Avevano riso entrambi, Dominic le aveva passato il braccio destro attorno alle spalle e se l’era avvicinata dandole un bacio sulla testa.

- Come mai mi hai fatto questa domanda?- aveva chiesto Penny a bruciapelo.

Dominic non aveva esitato a rispondere:- Perché me la sono fatta su molte ultimamente, e la risposta è sempre una. Ovvero che le donne che ci stanno con me in verità non lo fanno per me, ma per quello che rappresento. La cosa a pensarci è veramente squallida, soprattutto considerando che una come Jennifer invece l’ha fatto proprio per me, ed è quella che è stata trattata peggio di tutte.-

Si era fermato per un momento, quindi aveva ripreso:- Sul momento non c’ho mai riflettuto abbastanza, eppure era così chiaro sin dal primo momento che per lei non era una cosa così, tanto per fare. Il suo problema è che è una persona forse troppo generosa, e io ho approfittato largamente di questa generosità, veramente troppo.-

Penny continuava ad ascoltarlo in silenzio, senza interromperlo.

- Mi ha compreso, mi ha capito, m’è stata dietro, ha fatto l’amore con me e non ti sto dicendo sesso, ti sto proprio parlando di amore. Lei è una che non ti chiede mai che è successo, piuttosto ti chiede come stai, perché quello che le importava era solo questo, che io stessi bene. E’ una che si da, in tutti i sensi, al mille per cento. Il bello è che lo faceva pur sapendo benissimo come mi comportavo, pur sapendo che sono uno stronzo, e questo mi fa stare ancora più male.-

- Che tu stia male per questo è legittimo, e scusami se te lo dico, anche molto giusto. Sei stato con una che, se anche non lo era di fatto evidentemente, lei considerava una delle sue migliori amiche… io ti avrei lasciato penzolare dalla mia finestra appeso per il tuo caro Lillo, non so se rendo l’idea!-

Dominic aveva riso e fatto un verso di disgusto, Penny aveva continuato.

- Ti giuro che l’avrei fatto!-

- Non ne dubito!- aveva risposto lui, sempre un po’ impressionato dall’immagine.

- Comunque, se proprio vuoi saperlo,- aveva continuato Penny, - non credere che a lei sia passata da un giorno all’altro, perché non è possibile. Forse se provassi a parlarle invece di fare il cacasotto forse riusciresti a risolvere la cosa.-

- Per offrirle che, Penny? Lo stesso trattamento? Io non sono innamorato di lei, questo non lo posso cambiare, la farei stare male e basta e non posso continuare ad essere così egoista.-

Dopo questo avevano taciuto, entrambi erano rimasti svegli, lei continuando ad accarezzare il torace di Dominic, lui a giocare con i capelli di Penny, ognuno con i propri pensieri in testa.

Eppure sarebbero stati una coppia perfetta, stava pensando Penny, anche se lei, proprio perché lo conosceva bene, sapeva che non avrebbe mai potuto stare con uno come lui.

Erano abbastanza in linea su tante di quelle cose, addirittura Dominic era uno di quei pochissimi capaci di tenerle testa, a letto andavano benissimo. Ma era più che palese che lui era un’altra che amava, anche se diceva il contrario.

Dopo un po’, Penny si era stretta ancora un poco, aveva alzato il viso per un momento piazzando a Dominic un sonoro bacio sulla guancia e dandogli la buonanotte.

Quella era la loro ultima notte insieme, era una cosa che, se si soffermava a pensarci, a Penny dava una buona dose di tristezza. Certo, dato che lui era uno zuccone e non voleva ammettere che era irrimediabilmente innamorato di Jennifer, chissà poi perché, quella loro relazione avrebbe potuto continuare. Ma lei non sarebbe mai stata capace di stare con un uomo che era davvero innamorato di un’altra, avrebbe sentito di tradire lei stessa, lui e anche l’altra e i suoi sensi di colpa non avrebbero retto.

Si era addormentata mentre cercava di godersi al massimo quei momenti, i loro ultimi momenti.

 

***

 

Si stava avvicinando il giorno della partenza per la Scozia. I voli erano prenotati, l’organizzazione ormai ultimata, era tutto apposto, nemmeno una virgola che non tornava. Come tutte le volte le sante volte Dominic era a dir poco tormentato dall’eventualità che si fosse dimenticato di qualcosa. Il problema era che quella volta sapeva benissimo che il disagio non era provocato da qualcosa che aveva dimenticato, piuttosto da qualcosa che voleva fare, ma non poteva.

Voleva rivederla, almeno un’ultima volta prima di partire, ma ovviamente un buon deterrente era sicuramente il fatto che la paura lo bloccava quasi del tutto. Billy, in fondo, poteva anche non venirlo a sapere, non era certo il fatto di avere una specie di tacito accordo niente donne con l’amico che lo bloccava. In quei giorni la domanda più frequente era stata chiedersi come Jennifer stesse, sperando con tutto il cuore che non soffrisse troppo per quella situazione. Dominic avrebbe tanto voluto vedere con i suoi occhi se quello che sperava per lei si era avverato.

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Capitolo 41
*** Un'altra possibilità ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti!

Grazie mille Cassiopea, ti ringrazio molto proprio perché in effetti quello che volevo rendere era proprio l’effettiva normalità di Jennifer: è una tipologia di donna molto comune a mio parere, e a ben vedere anche il comportamento di difesa a riccio adottato dal personaggio di Dominic è abbastanza comune.

Passando al capitolo di oggi, volevo darvi giusto una spiegazione,  e qui vi chiederete perché vi sto a dare certe notizie: avete presente il personaggio del nano Brontolo di Biancaneve e i sette nani? Se sì bene, sappiate che in lingua originale, in inglese quindi, il suo nome è “Grumpy”…capirete poi!

Buona lettura, Mandy

 

Capitolo 41

Un’altra possibilità

 

Sin da quando Dominic era andato via da casa sua quella domenica, Jennifer non aveva smesso un solo secondo di pensare alla stupida che era stata. Anzi, che ancora era.

Nonostante tutto Dominic le mancava, il che era decisamente inconcepibile, eppure era una cosa che non aveva potuto impedirsi di provare.

Patricia quella sera era tornata a casa dell’amica perché non era riuscita a passare sopra al fatto che Jennifer potesse ancora essere arrabbiata con lei per quello che le aveva rivelato. Quando Jennifer le aveva aperto la porta subito le aveva detto che le dispiaceva di essersi comportata in quel modo strano con lei mandandola via quel pomeriggio. In fin dei conti sapeva benissimo sia che Patricia facendole quelle rivelazioni voleva solo essere una buona amica, sia che doveva esserle costato.

L’altra in verità si era sentita in colpa persino dopo quella volta che aveva organizzato quella serata sperando che Jennifer beccasse Dominic in flagrante con Susan. Ripensandoci, anche se l’aveva fatto con tutte le più buone intenzioni, doveva ammettere che era stata un’intrusione gratuita nella vita della sua amica, una cosa insomma di cui non andare poi così fiera.  In quel momento, quando l’aveva trovata piuttosto affranta per il fatto che addirittura Dominic le avesse detto che tutta la storia di Susan era vera, l’unica cosa che aveva potuto fare era stata starle vicino e consolarla per quanto potesse, dicendole meglio che si sia rivelato adesso per quello che è che più tardi. Anche se ormai, a ben guardare, era già tardi e i danni non potevano definirsi poi così limitati.

Questo dipendeva anche dal fatto che l’altra in questione fosse Susan, e questo era fuori d’ogni dubbio.

A Jennifer infatti, in fin dei conti, non era importato molto chi avesse provocato chi, il tradimento in quel caso era doppio e faceva doppiamente male. L’unico fatto certo era che Dominic non si era giustificato in nessun modo e dalla sua parte c’era addirittura la parola di Patricia. Da quella di Susan invece c’erano solo prove contrarie, la più importante delle quali era sicuramente il fatto che Jennifer stessa finalmente aveva aperto gli occhi sulla vera natura di quella che avrebbe dovuto essere una sua amica. 

Ma una sola era la cosa che la faceva stare più male, ed era l’unica che era fuori di ogni discussione. Immaginarli insieme.

I loro baci, come avevano fatto sesso. Non era riuscita ad impedirsi di pensare sin nei minimi particolari ai loro movimenti, persino i loro gemiti. Aveva visto un intero film nella sua testa, quel film che lei si era fatta da sola in modo così masochista e auto punitivo che da solo sarebbe dovuto bastare per fare in modo che a Jennifer passasse quella voglia che era quasi un bisogno prepotente di vederlo, di parlare con lui, di fare l’amore con lui, di stare con Dominic.

Per il resto la vita era andata avanti normalmente tra il lavoro, i pranzi con Patricia, le faccende di casa, le bollette e Sploffy, ultimo della serie ma non certo il meno importante. A volte a Jennifer sembrava che il micio la capisse più di chiunque altro, in quei giorni era più affettuoso con lei, come se volesse farle capire che era lì e dimostrarle tutta la sua comprensione.

Finalmente le avevano comunicato la data delle sue ferie, due settimane, dal due al sedici agosto, che lei avrebbe passato quasi interamente a Spring Creek, in Nevada, da sua madre. Certo, se ci fosse stato Dominic, le cose sarebbero state diverse. Come aveva detto a sua madre l’ultima volta che si erano sentite al telefono, quella volta Jennifer aveva in progetto di rimanere per meno tempo. Ma per come stavano messe le cose adesso, che bisogno c’era di stare una settimana senza fare nulla a Los Angeles? Nemmeno per Sploffy doveva preoccuparsi, il gattone sarebbe andato a fare compagnia alla signora Doyle, che era felice di tenerselo, anche per il fatto che li legava una bella amicizia fatta di coccole e croccantini al tonno. Ogni tanto Sploffy, approfittando di una finestra lasciata incautamente aperta, prendeva la scala anti incendio che stava sul retro del palazzo e andava nell’appartamento della signora Doyle, che spesso l’aveva chiamata per dire che il gatto era da lei, ma di non avere fretta di andarselo a riprendere dato che le faceva compagnia.

Sarebbe tornata appena in tempo per organizzare il compleanno di Patricia, il diciotto agosto, quindi aveva già provveduto ad avvertire sua madre della data del suo arrivo e del suo ritorno, addirittura aveva prenotato i biglietti aerei, non voleva ritrovarsi a doverlo fare all’ultimo momento.

In quel momento accettare che con Dominic fosse finita era dura, così dura che Jennifer non sapeva se ce l’avrebbe fatta o no. Ma l’esperienza le insegnava che il tempo aiutava in tutto: da una parte allontana dai fatti, in un certo senso li distorce e li modifica nella nostra memoria, dove rimangono per essere ricordati, ma diventando una proiezione tutta nostra; dall’altra il tempo schiarisce le idee e fa vedere le cose così come sono, senza andare incontro all’eventualità che una persona sia vista in modo diverso, migliore nel caso di Dominic, da com’era poi effettivamente.  

Il fatto che non si fosse fatto più sentire sortiva più di un pensiero in Jennifer. Era contenta da una parte, meno lo vedeva e meglio stava, già la televisione ed i giornali erano impietosi con lei, il fatto che almeno lui in carne ed ossa non si presentasse era già qualcosa. Se da una parte un distacco netto l’avrebbe aiutata a superare il momentaccio più in fretta, dall’altra si era chiesta il motivo per il quale lui non avesse più tentato di contattarla. Tutte le risposte che si era data non le erano piaciute, una più di tutte si era fatta strada sgomitando tra le altre. Forse a Dominic non era mai importato niente di lei, per questo era sparito solo dopo un semplice e poco convincente mi dispiace. Doveva essere così, Jennifer da una parte voleva crederci, voleva credere che anche per lei fosse una cosa di poco conto, perché una cosa di poco conto si dimentica in fretta.

La sua opera di auto convincimento era andata a farsi benedire quando Dominic l’aveva chiamata, a distanza esatta di una settimana dall’ultima volta che si erano visti, solo per chiederle se potevano vedersi un momento, per parlare.

Si era detestata Jennifer in quel preciso istante: già nel vedere il nome che lampeggiava sul display del suo cellulare, il suo cuore aveva cominciato ad accelerare i battiti. Istintivamente aveva allungato la mano verso l’apparecchio, fermandola a mezz’aria, incerta se rispondere o meno, alla fine aveva risposto, e la conversazione era stata breve, intrisa d’imbarazzo da entrambe le parti. Dominic le aveva detto che era una cosa importante quella che doveva dirle, Jennifer gli aveva risposto che era a casa sua, che poteva anche andare da lei se voleva. Inutile dire che l’aveva aspettato con il cuore in gola, scattando visibilmente quando finalmente avevano suonato al citofono. L’aveva aspettato sulla porta che salisse, il primo sguardo era stato imbarazzante, dopo neanche un secondo avevano distolto gli occhi l’uno dall’altro.

- Stai bene?- le aveva chiesto Dominic appena arrivato.

- Non c’è male.- aveva risposto Jennifer incerta, senza aggiungere altro.

- Posso entrare? Giuro, non ti rubo molto tempo, ho solo bisogno di dirti una cosa.-

Solo a quel punto Jennifer era riuscita a guardarlo nuovamente negli occhi. Aveva annuito e gli aveva lasciato spazio per entrare, indicandogli di andare verso il soggiorno. Dominic tuttavia si era fermato in piedi nell’ingresso.

- Te l’ho detto, non voglio rubarti del tempo prezioso, faccio presto a dirti tutto.- aveva fatto una pausa, Jennifer era rimasta in piedi davanti a lui con la mano sinistra appoggiata sul gomito destro, evidentemente quella era la posizione che preferiva quando era nervosa, come l’ultima volta che aveva visto che lo faceva, una settimana prima, si stava stringendo forte il gomito nella mano.

- Volevo dirti che stanotte parto, torno a casa mia in Inghilterra per qualche giorno, poi mi concedo una vacanza con un amico, l’hai conosciuto, Billy. Abbiamo sinceramente bisogno di staccare un po’ tutti e due, tra l’altro c’è un progetto lavorativo che vogliamo portare avanti in tutta calma. Andiamo in Scozia. Tornerò solo per la fine di agosto.-

Jennifer l’aveva guardato con aria interrogativa. - Perché senti il bisogno di dirmi tutto questo?-

Mentre Jennifer faceva quella domanda Dominic aveva sentito qualcosa che si strusciava contro la sua gamba, aveva abbassato lo sguardo incontrando quello di Sploffy che, dopo aver segnalato la sua presenza, si era seduto e gli aveva rivolto un miao di benvenuto.

- Ciao bello!- gli aveva detto Dominic, chinandosi leggermente per fargli una carezza, quindi si era subito riconcentrato sulla domanda di Jennifer.

- Non volevo partire per tutto questo tempo senza dirti prima che mi dispiace davvero per quello che è successo, non te lo sto dicendo così per dire, non mi sarei preso la briga di venire fino a qui per dirti una cosa che non penso.- Si era interrotto giusto per un attimo. - Mi piacerebbe poter pensare che l’ho fatta meno peggio di quel che era, che tu magari non ci stai male… magari poi è anche così e sono io che mi do un’importanza che non ho… Comunque in ogni modo spero arrivi presto uno meglio di me Jenny, perché te la meriti una persona che dia quanto dai tu in queste cose, te la meriti proprio.-

Jennifer non aveva detto niente ma aveva sentito il suo stomaco come se fosse stretto in una morsa. Nonostante tutto quello che era successo, ciò che lui le aveva appena detto l’aveva colpita.

Dominic non voleva rimanere ancora lì, sapeva di essere una presenza nociva in quella casa. Si era chinato e aveva accarezzato Sploffy un’altra volta, incredibile come anche solo quel gatto gli sarebbe mancato. Non si era azzardato nemmeno a tentare di compiere un gesto affettuoso nei confronti di Jennifer, gli sembrava che qualsiasi tipo di contatto con lei sarebbe stato respinto brutalmente. Si era limitato a guardarla e a sorriderle timidamente, non aveva ritenuto di doverle dire addio, o un altro saluto magari meno decisivo.

La verità era che, nonostante il fatto sapesse che era meglio per entrambi che finisse così, era come se si aspettasse qualcosa di diverso. Si era tenuto quella giornata libera prima di partire proprio nel caso in cui fosse riuscito a trovare il fegato per chiamarla, aveva pensato e ripensato a quanto fosse opportuno parlarle: di fatto sapeva che se non si fosse scusato parlando chiaro la sua coscienza non l’avrebbe lasciato in pace, teneva troppo a Jennifer per uscire di scena in quel modo senza nemmeno assumersi le sue responsabilità; il fatto che Jennifer non avesse benché minimamente dato segni di ritrosia né nel volerlo vedere, né nell’accoglierlo in casa sua, gli aveva dato come l’assurda speranza che fosse possibile una riconciliazione. Il silenzio quasi totale di Jennifer nei suoi confronti aveva spazzato via la speranza: ora andarsene via da lì era dura, ma era anche inevitabile.

Dopo quel sorriso si era avviato alla porta, Jennifer però, che era rimasta bloccata fino a quel momento, l’aveva raggiunto e gli aveva messo una mano sul braccio sinistro, come per trattenerlo.

Vederlo andare via, dopo quella specie di addio, le mise una paura terribile addosso. Di fatto non era sicura di volere che finisse, non era sicura di odiarlo a sufficienza. Anzi, forse i fatti erano più semplici ancora: voleva dargli un’altra possibilità, e non lo faceva certo per lui, ma per se stessa. Quando Dominic si era girato di scatto e l’aveva guardata aveva avuto un momento di esitazione, ma era durato poco.

- Non lo capisci che non m’importa di qualcuno che sia meglio di te?- gli aveva detto, non sapendo nemmeno doveva aveva trovato la forza per farlo, e per essere così convincente.

- A me è di te che importa.- aveva aggiunto.

Poi si era avvicinata, issandosi sulle punte dei piedi aveva appoggiato le labbra a quelle di Dominic, che per un momento non aveva risposto a quel bacio.

La cosa più giusta da fare sarebbe stata quella di respingerla, di dirle che era finita, magari di essere anche un po’ cattivo con lei, per fare in modo che il distacco fosse definitivo, che lei andasse avanti, che capisse che lui non era quello che lei voleva veramente, o uno che la meritava.

Per lo meno sarebbe stata la cosa più giusta.

L’aveva stretta contro di se, sostenendola, come era successo tante altre volte, aveva risposto al bacio con slancio, era inutile che lo negasse a se stesso: la verità era che l’aveva voluta fin dal primo momento che l’aveva vista quando era arrivato, pur sapendo che era un pensiero egoista il suo.

Era parso ad entrambi come di fare un passo indietro, Jennifer si era sentita come la prima volta che avevano fatto l’amore in un certo senso, anche se in quel momento tutto si era come ribaltato.

Quella volta era stato perché lei aveva come l’impressione che quel gesto avrebbe rassicurato Dominic; in quel momento era lei invece che aveva bisogno di certezze, il fatto che lui non l’avesse rifiutata era stato per Jennifer come una sorta di tacita affermazione che lui non voleva davvero chiudere la loro relazione.

Percepivano entrambi che su di loro c’era un alone di tristezza, e quel gesto sapeva di un modo quasi disperato di attaccarsi a qualcosa che Jennifer sperava fosse esistito almeno per un momento, ma che forse, di fatto, non era nemmeno mai nato.

Il passo indietro per Dominic era quello di non essere riuscito a resisterle nonostante sapesse che era tutto sbagliato. Anche se era decisamente improbabile che sarebbe successo, senza pensarci l’aveva sperato senza concedersi il lusso di rendersene conto, nello stesso tempo imponendosi di non cedere ai suoi desideri e costruendosi a mò di difesa una specie di muro intorno.

Jennifer non aveva impiegato più di due secondi a farlo cadere quel muro.

Di fatto era troppo triste per lui pensare che fosse finita, era sempre il solito ritornello: ad un passo dalla rottura definitiva che magari aveva sinceramente desiderato, il suo cervello, ma anche il suo cuore, si rifiutava di accettarlo e finiva sempre per fare in modo che quella rottura non avvenisse, e le cose si complicavano sempre di più. Quella volta già sapeva che sarebbe stata la peggiore, ma non era riuscito ad impedirlo.

Non che ne avesse bisogno, ma Jennifer si era mostrata insistente. Era stata lei a trascinarlo quasi nella sua camera da letto, come era stata lei a cominciare a togliergli i vestiti di dosso. Non lo aveva fatto in fretta, ma con decisione, facendo intuire a Dominic che fare l’amore con lui era veramente quello che voleva in quel momento. Da parte sua, se non ne era stato del tutto sicuro fino a quel momento, lui pensò che gli andava di assecondarla e non aveva pensato più al resto, se non a lei.

Le aveva spostato i capelli dal viso e l’aveva guardata bene negli occhi, ancora una volta nel tentativo di scorgere qualche remora che l’avrebbe costretto a fermarsi. Non percepì alcun segnale diverso da quello che Jennifer gli aveva mandato fino a quel momento, se mai quel perdersi per un momento nel suo sguardo era servito a far arrivare ancora più forte il messaggio.

Aiutandosi con le mani, Dominic dal bordo si era spostato verso la spalliera del letto, aveva appoggiato la sua schiena contro questa, facendo in modo che Jennifer si mettesse a cavalcioni su di lui. Le aveva percorso con le mani le cosce, insinuandole sotto la sua gonna, percorrendo il suo corpo, mentre lei faceva più o meno la stessa cosa passandogli le mani sul torace, interrompendosi solo per poco, ogni volta che uno dei loro vestiti che ancora avevano addosso usciva di scena.

Aveva lasciato che fosse Jennifer a guidare i loro movimenti, ne era venuto fuori qualcosa di lento, dolce, non certo privo di passione da entrambe le parti, sicuramente bello e coinvolgente come al solito, rovinato solo in parte dall’alone di tristezza sempre presente, che si era fatto sentire specialmente in quel momento che piaceva tanto a lui: il fiato corto di entrambi, il battito del cuore accelerato, poteva sentirlo bene in quel preciso momento. Jennifer era rimasta a cavalcioni su di lui, rilasciandosi completamente, Dominic poteva sentire molto bene la vibrazione che il suo battito cardiaco trasmetteva alla sua mano, appoggiata per metà sul petto di lei e la sua scapola.

Pochi secondi dopo Jennifer si era alzata leggermente, Dominic aveva assecondato ogni suo movimento, permettendole di sedersi tra le sue gambe. Si era appoggiata contro il suo petto e aveva piegato le gambe assumendo una posizione quasi fetale, lui le aveva passato le braccia intorno, rimanendo fermo.

Dopo un po’ l’aveva sentita piangere e quel dispiacere che stava provando si era trasformato in fastidio, un fastidio tremendo.

Quella volta non era stato perché si sentiva in colpa, o responsabile della sua sofferenza. In fondo era lei che l’aveva voluto, lui sarebbe andato via immediatamente, liberandola dalla sua presenza e influenza per sempre. Il suo fastidio era perché percepiva quel pianto come una sorta di ripicca, un modo come un altro che lei stava usando per convincerlo a fare qualcosa. Tutto quello non gli era piaciuto affatto.

***

 

Aveva aperto la porta di casa circospetto, quasi come se volesse farlo di nascosto. Una delle cose che faceva tutte le volte che tornava a casa a Manchester era quella di spaventare sua madre, era uno dei suoi divertimenti preferiti: lei s’arrabbiava da morire, lui se la rideva. Non ci aveva pensato che lei poteva essere al lavoro a quell’ora del pomeriggio, tutto il suo fare circospetto era andato a farsi benedire. Non c’era nemmeno suo padre, la casa era deserta. Il cane doveva essere nel giardino sul retro e forse non l’aveva sentito. Era strano in ogni modo, se la casa era deserta e qualcuno rientrava, Grumpy, il bastardino di casa, si metteva sempre quantomeno a dare botte alla porta se non ad abbaiare per dire che c’era anche lui, non a caso gli avevano messo quel nome, perché era un gran brontolone e anche un po’ rompipalle.

Senza badarci troppo era salito al piano di sopra dove aveva fatto per mettere la valigia nella sua stanza, non aveva fatto in tempo ad aprire la porta che sua madre era spuntata fuori praticamente dal nulla e l’aveva spaventato.

- T’ho fregato stavolta!- gli aveva detto dopo che Dominic si era girato verso di lei di scatto. Si erano fatti una bella risata, Dominic si chiese com’è che non se l’era mai aspettata un’uscita del genere, nemmeno non sapesse com’era fatta sua mamma. Alle volte era più scema di lui, per non parlare di quando si mettevano insieme a fare gli scemi, non c’era scampo per nessuno.

- Vieni un po’ qua e dammi un bacio come si deve, figlio disgraziato che piuttosto che vedere sua mamma ogni tanto s’è trasferito dall’altra parte del mondo!-

- Ah, l’hai capito che è questo il motivo… pensavo non ci saresti mai arrivata!-

Dopo le domande di rito sul viaggio e avergli permesso di riposarsi per un po’, sua madre l’aveva bonariamente obbligato ad andare a fare la spesa con lei, cosa che Dominic aveva fatto ma non molto volentieri. Se si trattava di stare con sua madre, per carità, gli andava più che bene, il problema era che quella zona di Manchester era come un paesino, tutti più o meno si conoscevano di vista. Ovviamente, dopo che era diventato famoso, lì tutti avevano cominciato a salutarlo nemmeno fossero suoi amici d’infanzia, gente a cui magari credeva di essere sempre stato antipatico gli andava incontro e lo salutava affettuosamente. Ovviamente in quei casi sfoderava la migliore faccia da culo che gli veniva e, possibilmente, era ancora più gentile di loro. Questo era già capitato ai tempi in cui il serial “Hetty Waintrop Investigates” gli aveva dato una discreta popolarità in Inghilterra, poi da quando quella popolarità si era estesa a livello mondiale il fenomeno era aumentato. Mentre facevano la spesa infatti, Dominic si era ritrovato a dover salutare anche persone che lì per lì non riconosceva e la cosa l’aveva un po’ spiazzato. Di certo sua madre non lo aiutava, non perdeva occasione per sfotterlo.

- Ma che figlio diplomatico che ho, avresti dovuto buttarti in politica invece di fare l’attore!-

- Guarda, quasi quasi ci faccio un pensierino! Ma tu mi voteresti?-

- Non ci penserei nemmeno, ti conosco e la tua faccia non riesce più ad incantarmi!-

Quando erano tornati a casa era rientrato suo padre, si erano messi a chiacchierare e anche lui aveva trovato su cosa prenderlo in giro.

- Maureen!- Aveva detto suo padre ad rivolto a sua madre, mentre tutti e tre stavano rimettendo a posto la spesa. - Ma ti rendi conto che questo guadagna un sacco di soldi, si diverte dalla mattina alla sera e adesso si fa quasi quaranta giorni di ferie! Certo che abbiamo sbagliato proprio tutto nella vita!-

- Questo io l’ho sempre sospettato per la verità, eh!- aveva risposto l’altra.

Era a casa, questo non c’era dubbio, mentre ridacchiava per lo scambio di battute con sua madre e suo padre la sensazione era stata proprio quella. Questo finalmente aveva significato riuscire a scacciare dei brutti ricordi, accompagnati da altrettanto brutte sensazioni.

Sinceramente Dominic pensava che sarebbe stata molto diversa la situazione, quando aveva ceduto e aveva deciso di fare l’amore con Jennifer prima di partire non aveva calcolato diverse cose, prima delle quali quello che avesse significato per lei di averlo fatto.

Quel mese di distacco non ci voleva per lei, Dominic, sebbene superficialmente, aveva intuito che Jennifer era stata decisamente infastidita soprattutto nell’apprendere che era una semplice vacanza. Nonostante il fatto che Dominic le avesse parlato di un progetto comune che lui e il suo amico Billy avevano in mente di portare avanti, lei non riusciva proprio da accettare la cosa. Di certo non poteva impedirgli di partire, né tanto meno chiedergli di restare, se non ci arrivava da solo a capire che forse sarebbe stato meglio diminuire quel distacco se volevano chiarirsi, lei non poteva dirglielo chiaramente. Aveva paura che in quel mese potesse succedere di tutto, che lui avrebbe fatto come aveva fatto sempre, ovvero tradirla in continuazione, e questo Jennifer non poteva proprio accettarlo.

Avevano discusso un po’ dopo di quello che era successo, Dominic come al suo solito non aveva fatto nemmeno un passo verso di lei, anche se non aveva potuto impedirsi di rassicurarla sul fatto che quando sarebbe tornato a fine agosto avrebbero ripreso l’argomento. La verità era che si era sentito così a disagio che improvvisamente non si era ricordato più i motivi per cui aveva tenuto quell’atteggiamento protettivo con lei. Scusandosi in mille modi diversi aveva visto bene anche di andarsene relativamente poco tempo dopo.

- Mi devi promettere una cosa prima di andartene.- gli aveva detto Jennifer prima che uscisse da casa sua. Dominic l’aveva guardata con un’espressione volutamente neutra, per nascondere il forte disagio del momento. Jennifer aveva continuato approfittando del fatto che non le rispondeva.

- Mi devi promettere che ti farai sentire, più spesso che puoi. Ne ho veramente bisogno.-

- Jenny, non so se mi potrò far sentire poi così spesso…-

- Se te lo domando vuol dire che è una cosa importante.- l’aveva interrotto, - Altrimenti non te lo chiederei.-

Dominic le aveva assicurato che l’avrebbe fatto, ma poi non aveva mantenuto la sua promessa.

Si era sentito come incastrato, una brutta sensazione di oppressione l’aveva stretto alla gola, tanto che aveva sceso le scale in fretta senza girarsi indietro. In quel momento veramente non voleva più saperne di quella storia, aveva fatto davvero una delle cose più stupide che poteva fare a cederle.

Quel mese di distacco arrivava provvidenziale, Dominic sperava proprio che quel bisogno di lei, che nonostante il fastidio che provava in quel momento era certo sarebbe tornato, grazie a quel distacco, sarebbe scomparso del tutto.

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Capitolo 42
*** Per colpa di Nessie e di una ragazza di nome Elena ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti!

Per il capitolo di oggi la faccenda è un tantino complicata. Vi avevo assicurato all’inizio della storia che non c’era alcun bisogno di leggere per Colpa di Nessie. E’ sempre vero, però, per motivi tecnici, non potevo spiegare nei dettagli in un solo capitolo tutto quello che capita a Billy e, soprattutto, a Dominic in questo periodo che passano in Scozia. Quindi, prima del capitolo, inserisco un riassunto di “Per colpa di Nessie”, sperando che serva a chiarire qualche cosa che magari ho curato un po’ meno nella stesura di questo capitolo. Ovviamente, per chi ha già letto l’altra storia, il riassunto non serve a nulla, a meno che non vogliate fare un ripassino.

Ovviamente, se ci fossero ancora dei punti oscuri per chi sta leggendo e non ha letto “Per colpa di Nessie”, chiedete pure… la mia e-mail è nel profilo e sarò ben felice di rimediare a tutto questo gran casino!

Buona lettura a tutti! Mandy

 

Per colpa di Nessie

Elena è italiana e ha vent’anni, si è appena diplomata. E’ una ragazza particolare, sempre un po’ nel suo mondo. I suoi genitori sono i proprietari di uno dei più rinomati alberghi del circondario del lago di Loch Ness, Elena quindi decide di passare un mese dai suoi in Scozia, una sorta di pausa di riflessione che avrebbe dovuto servirle per fare chiarimenti dentro se stessa e scegliere la strada che avrebbe preso la sua vita.

La sua decisione è tutto meno che facile: Elena è piena di ripensamenti e di paure, soprattutto ha paura di non essere in grado di sostenere i ritmi che l’università le imporrebbe. La sua insicurezza è data da più di un fattore: Elena non è mai stata bellissima, per lo meno una bellezza che obbedisse ai canoni della moda corrente. Nell’anno appena trascorso ha perso diversi chili, arrivando ad avere un peso più o meno normale, ma la cosa, che riveste comunque un traguardo importante per lei, non è comunque sufficiente a fare in modo che la sua insicurezza diminuisca.

La sua insicurezza comunque non fa sì che Elena sia una compagnia poco piacevole o una persona schiva: è una ragazza piuttosto intelligente, arguta, sensibile proprio per via di tutti i problemi che ha dovuto affrontare. Sicuramente non è una ventenne come età mentale, cosa ampiamente dimostrata per il modo in cui si pone con la gente ed anche dal fatto che una delle sue migliori amiche, Chiara, ha quindici anni più di lei.

Essendo le uniche persone sotto i quarant’anni che si trovano a passare un periodo in quell’albergo, Elena finisce per stringere amicizia con Dominic e Billy. Da sempre Elena è una grande appassionata di cinema: sin dalla prima volta in cui lei li vede sa benissimo chi ha davanti. Ne è incuriosita, ma data la sua natura discreta non fa mai un passo verso di loro: tuttavia sono Billy e Dominic che una sera attaccano discorso con lei con una scusa banale, ovvero quella di sapere quanti anni avesse.

Da lì in poi i rapporti tra loro cominciano a farsi a mano a mano più amichevoli, cominciano a frequentarsi regolarmente: ogni momento che Dominic e Billy non passeranno a lavorare sulla loro sceneggiatura lo trascorreranno con lei, e tutto sarà occasione di fraintendimenti e situazioni ridicole.

Com’è nella sua natura, Dominic comincerà quasi subito a comportarsi con Elena in modo decisamente molto affettuoso, anche troppo: ogni occasione è buona per affettuosità e per fare dell’ironia dai doppi sensi sicuramente non fraintendibili, tanto che Elena, come chiunque avrebbe pensato al suo posto, scambia questo comportamento per un interesse da parte di Dominic, fraintendimento che è anche più facile compiersi in lei in quanto Elena per prima si sente molto attratta da lui.

Anche Billy con lei è gentile ed espansivo, i due dimostrano di avere molte cose in comune, come la passione per la lirica e le opere di Giacomo Puccini e di essere sulla stessa linea di pensiero per un sacco di altre cose. Billy si accorge quasi subito dell’interesse che Elena ha per Dominic, tuttavia lui è a conoscenza anche dell’altra faccia della medaglia. Dominic infatti non perde occasione mai e sistematicamente di fare dell’ironia, spesso decisamente cattiva e fuori luogo, per far notare il fatto che Elena non sia poi una gran bellezza; la cosa mette decisamente di cattivo umore Billy, che nonostante tutto tace per non creare dissapori tra lui e l’amico.

Anche Chiara, l’amica di Elena che riesce ad ottenere una settimana di ferie a cavallo di ferragosto per raggiungerla, arrivata lì, si accorge dell’atteggiamento di Dominic e lo prende esattamente per quello per cui l’ha scambiato anche Elena: una cosa di cui si accorge, con grande gioia, è dell’atteggiamento che la ragazza a sua volta tiene con lui. Prima, anche per via dei suoi problemi di peso, Elena era sempre stata chiusa verso i ragazzi, in quel momento riesce benissimo a districarsi in quel flirt e a goderselo, tanto che Chiara, che all’inizio era stata contenta che lei ci fosse andata con i piedi di piombo, le consiglia di aprirsi un po’.

Una sera Dominic, dopo aver flirtato forse in modo più pressante delle altre volte, chiede ad Elena di appartarsi un momento con lui. Da Elena quella richiesta viene chiaramente interpretata, a quel punto tutto si fa abbastanza chiaro. L’unica cosa che Dominic vuole dirle è che l’apprezza perché nonostante il suo problema Elena non si chiude e sembra non esserne troppo turbata. Per Elena è un colpo durissimo: si sente come se Dominic, dopo averle dato a credere chissà cosa, le avesse detto che era una menomata, un’anormale.

Quando Billy viene a sapere questa cosa, la sua pazienza nei confronti di Dominic, il quale di per se senza la storia di Elena era già insopportabile da un bel po’, arriva al limite. Dopo una litigata in cui Billy mette in chiaro diverse cose, Dominic comincia a capire cosa ha fatto di sbagliato nei confronti della ragazza, tuttavia, probabilmente per il senso di colpa per aver detto una stupidaggine di tale portata, crede di essere innamorato di Elena.

Manca circa una settimana al ritorno di Billy e Dominic a Los Angeles: in quella settimana tutto viene chiarito. Dominic capisce di non essere innamorato di Elena, piuttosto si rende conto di sentire un affetto profondo per lei. Ha trovato una nuova amica, un’amica che cercherà con tutte le forze di mantenere. Dall’altra parte invece si accorge che è Billy invece ad essere preso da lei, forse non innamorato addirittura, ma quantomeno fortemente attratto dalla natura della ragazza. Sarà Dominic stesso a spingerli l’uno verso l’altra, più che altro spingerà Billy a non soffocare quel sentimento nascente solo per una convenzione sociale per cui una differenza d’età simile, sedici anni, è troppa.

Ci sarà un chiarimento tra Billy ed Elena, che non porterà a niente se non al far capire l’uno all’altra che quell’interesse è assolutamente reciproco, anche se, almeno all’apparenza, irrealizzabile.

Elena alla fine non ha ancora deciso cosa farà della sua vita, l’unica cosa di cui è convinta è che quell’esperienza l’ha aiutata ad avere una nuova concezione di se stessa. Qualsiasi cosa sarà, sa che l’affronterà a testa alta e senza avere più tanta paura di sbagliare o di non essere capita.

Billy riesce a voltare pagina: Kirsten è sempre viva nei suoi pensieri, ma la ferita smette di sanguinare.

Il trambusto di quei giorni invece ha su Dominic l’effetto di rimetterlo in carreggiata e di riallineare le sue percezioni, soprattutto per quanto riguarda il suo rapporto con gli altri, Jennifer su tutti.

 

Capitolo 42

Per colpa di Nessie e di una ragazza di nome Elena

 

Quel soggiorno a casa sua a Manchester per Dominic era stato molto piacevole. Era passato tra scherzi vari che lui e sua madre si facevano e uscite con i suoi vecchi amici. L’unica nota stonata era stata il fatto che il suo cellulare non aveva mai smesso di trillare.

Dopo l’ennesima telefonata che il suo agente gli faceva in quei pochi giorni, Dominic aveva sinceramente detto basta. Aveva spento il telefono con l’intento di riaccenderlo solo quando sarebbe ripartito per Los Angeles e così aveva fatto, o per lo meno aveva provato a fare. L’aveva tenuto spento per un giorno appena, poi aveva cominciato a venirgli la paura di perdere qualche chiamata davvero importante: la sera aveva trovato una serie infinita di messaggi in segreteria di vari scocciatori, Jennifer inclusa, dato che quello che aveva provato nel vedere che l’aveva cercato più di una volta anche quel giorno in quel momento era solo fastidio.

Aveva cancellato tutto senza nemmeno ascoltare i messaggi vocali o leggere quelli scritti, la mattina dopo era uscito e si era fatto fare un numero nuovo, che avrebbe tenuto solo ed esclusivamente per quel mese di ferie. L’aveva lasciato scritto su un foglio in casa, attaccato sul mobile della cucina, dove sua madre sicuramente l’avrebbe avuto davanti, poi aveva cominciato a darlo agli amici. Era stato in dubbio se darlo a Jennifer per un bel po’, poi aveva deciso di chiamarla, sperando che lei non lo trattenesse troppo e non cominciasse, come ogni singola volta che si erano sentiti negli ultimi giorni, a fargli il terzo grado.

In quella settimana Jennifer era diventata un incubo per lui, arrivava a chiamarlo anche più di una volta al giorno, Dominic dopo un po’ aveva sentito acutizzarsi quel senso di oppressione che aveva sentito farsi chiaro fin da quando aveva lasciato casa sua dopo l’ultima volta che avevano fatto l’amore.

Del resto non si capacitava neanche del perché all’improvviso Jennifer si fosse così attaccata a lui, mentre fino a poco tempo prima era stata sempre piuttosto discreta e non opprimente: era perfettamente concepibile che il guinzaglio fosse un po’ corto dopo la storia di Susan, ma era completamente assurdo che solo adesso che il danno era fatto Jennifer pretendesse che lui le dicesse tutto quello che faceva. Era tremendamente fastidioso, soprattutto per il fatto che Dominic le aveva già spiegato a chiare lettere che avrebbe cercato di contattarla quando poteva, ma soprattutto che non doveva asfissiarlo così.

Questo cambiamento di rotta era stato necessario per Jennifer: l’ultima volta che si erano visti, dopo aver parlato, nonostante il fatto che Dominic se ne fosse andato subito dopo non accennando minimamente a voler rimanere, Jennifer aveva visto un qualcosa che gli aveva lasciato la sensazione che ci fosse del rimediabile nella loro storia. Inutile che negasse l’evidenza, era innamorata di lui e proprio non poteva farci niente, nonostante il pessimo tiro che le aveva giocato non riusciva ad allontanarlo, o ad odiarlo. Nonostante gliel’avesse chiesto a chiare lettere non si era fatto vivo quasi mai, Jennifer quindi aveva cominciato a cercarlo, spesso, ogni volta che le prendeva l’ansia, o si sentiva sola, o semplicemente aveva voglia di sentire la sua voce; peccato che almeno per la maggior parte delle volte Dominic non rispondeva né alle sue chiamate né ai messaggi.

A Billy poi, poco prima che partisse per la Scozia, Dominic aveva raccontato del fatto che, nonostante avesse detto che non aveva intenzione di farlo, aveva rivisto Jennifer, parlandogli anche del disagio che aveva provato dopo quello che era successo, quel disagio che gli avevano dato le sue lacrime e il fatto che lei lo avesse quasi obbligato a chiamarla e ad essere presente. Aveva raccontato al suo amico che gli era sembrata anche infastidita che lui se ne andasse per tutto quel tempo, sensazione giusta per altro.

Billy, che dapprima lo aveva guardato storto, aveva dovuto confessare di esserci cascato anche lui. Aveva cercato Kirsten, non trovandola le aveva mandato l’ennesima e-mail sperando che gli rispondesse.

- Tu lo fai perché ti vuoi fare del male e questo mi sembra fuori di ogni dubbio!- gli aveva detto Dominic.

Billy non aveva tardato a rispondergli:- Tu invece perché lo fai allora?-

Dominic alla fine l’aveva ammesso anche con Billy:- Perché non riesco a fare a meno di lei, non è che posso più fare finta che non sia così. Jennifer è come un punto fermo, una certezza.- gli aveva risposto con un tono grave, che faceva chiaramente trasparire quanto quell’aspetto lo crucciasse. - Ma penso che le cose stiano cambiando, e molto in fretta. - aveva concluso con un tono speranzoso.

Il discorso per il momento era stato chiuso, Billy era partito per la Scozia e Dominic era partito il giorno dopo per l’Inghilterra, ne avevano riparlato solo quando si erano ritrovati ad Edimburgo, circa una settimana dopo, lasso di tempo in cui per Dominic, come aveva ipotizzato, le cose erano cambiate davvero del tutto: di Jennifer, adesso, non voleva sentire nemmeno il nome.

Il programma era quello di dormire per quella notte ad Edimburgo e partire la mattina dopo di buon ora per essere a Loch Ness per l’ora di pranzo, infatti Dominic era partito in serata con l’aereo ed era arrivato da Billy all’ora di cena. Erano usciti a mangiare fuori, e in quell’occasione avevano ripreso i discorsi lasciati a metà la settimana prima.

Riaffrontando il discorso di Jennifer, Billy aveva cercato di far capire a Dominic quanto avesse considerato assurdo quel suo attaccamento a lei, tanto che rasentava l’ossessione. - Non ti faceva bene, avresti dovuto camminare con le tue gambe e non appoggiarti a lei. Potrei capire se fossi stato, che ne so, almeno un po’ innamorato di lei, ma dici di no, quindi, proprio non capisco! Sono contento che ti sta passando, davvero. - gli aveva detto, terminando un lungo discorso.

Dominic aveva semplicemente detto che, una volta a Los Angeles, avrebbe definitivamente chiuso, e quella volta l’avrebbe fatto sul serio. Del resto non sarebbe stato affatto difficile per come si erano messe le cose nell’ultima settimana.

Appena prima di partire la mattina dopo, Dominic aveva appoggiato la sua macchinetta digitale sul tettino dell’auto di Billy e aveva obbligato l’altro a mettersi in posa con lui per una foto. Aveva inserito la funzione dell’autoscatto, quindi si era messo accanto a Billy davanti alla sua porta di casa e si erano fatti questa foto. - Così almeno potremmo vedere di preciso che faccia avevamo prima e dopo… saremo due uomini nuovi quando torniamo, bello!- aveva detto allegro Dominic.

Billy aveva riso. Lo sperava proprio.

 

***

 

La verità era che Dominic non aveva mai creduto in cose tipo il destino, o simili. Anche se la sua vita era stata indubbiamente caratterizzata da dei bei colpi di fortuna, e questo certamente non lo aveva mai messo in dubbio, era sempre stato portato a pensare che se certe cose gli erano successe, nel bene e nel male, era stato perché lui le aveva volute e perché aveva spesso anche lottato perché succedessero. Adesso poteva dire che tutto fosse più facile, ma non era certamente sempre stato così.

Il viaggio in macchina da Edimburgo con Billy era stato piacevole, per dire la verità non avevano parlato molto, era stata più la contemplazione del paesaggio quella che li aveva accompagnati durante tutte le ore di auto che avevano fatto lungo la Scozia. Appena erano arrivati il colpo d'occhio era stato notevole, quel posto era addirittura più bello di quello che sembrava dalle foto sul depliant.

Erano entrati nella hall e si erano diretti all'accettazione, mentre Billy sistemava la parte burocratica che Dominic gli aveva lasciato molto volentieri, lui si era perso nell'osservare cosa aveva intorno. Era un ambiente che dava tranquillità, esattamente quello di cui sia lui che Billy avevano bisogno in quel periodo, poi la sua attenzione era stata catturata da un altro particolare.

No, non ci credeva lui nel destino, ma chissà come mai, quella ragazza che lo guardava, una tipetta abbastanza insignificante che faceva proprio adolescente bene, una di quelle con la puzzetta sotto il naso e che a prima vista sembrava proprio il tipino perfetto in tutto, avrebbe significato per lui il compimento di un processo che, sebbene in sordina, era decisamente già cominciato.

Era veramente insignificante, cicciottella, con un viso che all’inizio sembrava davvero anonimo, una di quelle che lui non avrebbe mai guardato una seconda volta per intendersi. Eppure, nei giorni che sarebbero seguiti, non sapeva spiegarsi il perché, ogni volta che sia lui che Billy l'avevano incrociata, non aveva potuto fare a meno di notarla e di farsi delle domande su di lei. Entrambi avevano pensato di esserne incuriositi perché era l'unica ragazza giovane in quel posto, per di più sembrava essere assolutamente sola. Di fatto, almeno per Dominic, non era stato solo quello, anche se se l’aveva capito solo ad un'analisi a posteriori di quel periodo.

Era stato come attirato, era difficile per lui spiegarsi quella sensazione.

Quando Dominic aveva ricambiato il suo sguardo, il giorno in cui era appena arrivato, lei aveva subito rimesso gli occhi sul libro che teneva sulle ginocchia, era sembrata molto imbarazzata di essere stata sorpresa. Dominic aveva sorriso, Billy in quel momento si era girato verso di lui e l'aveva guardato.

- Che hai da ridacchiare?- gli aveva chiesto.

- Niente.- aveva ribattuto Dominic.

Billy non aveva insistito, gli aveva dato una chiave, c'era scritto 115 sopra. Si erano allontanati subito dalla hall, non prima che Dominic avesse fatto una radiografia, accurata per quanto gli fosse possibile, alla signorina della reception. Va bene che aveva giurato a se stesso e tacitamente anche a Billy che sarebbe stato buono per quel mese, ma anche l'occhio voleva la sua parte, e quella tipa non era niente male davvero.

Per i primi giorni era andato tutto liscio: erano riusciti a lavorare ed erano stati bene a godersi quella calma pressoché totale. Avevano detto loro che quella calma era dovuta anche un po’ alla bassa stagione, in ogni modo c’erano solo persone dai cinquant’anni in su in vacanza là, Elena esclusa ovviamente.

Era quello il suo nome, l’avevano scoperto qualche giorno dopo il loro arrivo. Aveva attaccato discorso Dominic stesso, per caso. Del resto gli andava di farlo nonostante capisse che era una cosa strana.

Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto le torture più atroci, ma aveva fatto tutto di proposito, anche il fatto di cercare di coinvolgerla sempre e comunque nei suoi passatempi e in quelli di Billy nei giorni che erano seguiti. Un po’ era perché quella vita eccessivamente tranquilla aveva stancato lui come Billy, un po’ era perché decisamente Elena si era rivelata essere ben diversa da come l’aveva immaginata.

Da quello che aveva capito sin dalla prima volta che ci aveva parlato, era tutto meno che una ragazza bene e perfettina: era una vera appassionata di cinema, cosa che era risultata agli occhi sia suoi che di Billy estremamente coinvolgente, quando parlava diceva sempre cose interessanti, sicuramente non era quella che si poteva definire una signorina, diceva parolacce e non si formalizzava su nulla, pur non risultando comunque mai volgare ai loro occhi.

Dominic si era attaccato a lei, gli era piaciuta praticamente da subito. Per sua natura era sempre stato affettuoso, sapeva di aver trasceso notevolmente arrivando a dei livelli di affettuosità senza dubbio troppo alti con lei, ma era quello che Elena gli ispirava, forse per il fatto che fosse anche abbastanza più piccola di lui avendo vent’anni. In ogni modo affezionarsi a lei era stata una cosa che non aveva potuto impedire che succedesse. Gli piaceva la sua intraprendenza, la sua acutezza, il modo in cui rispondeva alle sue battute, quelle a doppio senso soprattutto. In qualche modo Elena gli ricordava Penny, anche se ovviamente tra le due non c’erano paragoni possibili in certi campi. 

Ma soprattutto gli piaceva il modo in cui attaccarsi ad Elena era il modo di non pensare a Jennifer: tanto più si sentiva il fiato di lei sul collo, più flirtava con quella ragazza. Non che avrebbe voluto farlo, Elena sotto quel punto di vista lo stuzzicava ben poco, ma voleva sentirsi libero di poter fare qualsiasi cosa volesse, anche di andare a letto con un’altra se ne avesse avuto voglia, per poi magari andarlo a raccontare pure a Jennifer, perché a lei Dominic non doveva proprio niente.

Se mai prima di quel momento Dominic non aveva provato del fastidio nel pensare a lei, quello stato d’animo era improvvisamente arrivato. Aveva deciso che appena tornato a Los Angeles le avrebbe parlato subito, senza alcuna esitazione, sicuro comunque che, per come stavano le cose, non ne avrebbe avute affatto. Pensare che avrebbe fatto quella cosa, anzi, lo tranquillizzava subito.

Tutte le mattine si era svegliato sistematicamente con un suo messaggio di buongiorno che gli faceva montare il nervoso, per via del fatto che leggeva tra le righe che l’intento di Jennifer era solo ed esclusivamente quello di controllarlo. Ogni tanto aveva dovuto chiamarla a causa delle sue insistenze, ma l’aveva sempre fatto da scocciato, come una cosa che doveva fare, e non certo che faceva perché gli faceva piacere farla. Era stata durante una di queste conversazioni che aveva commesso lo stupido errore di dirle che aveva conosciuto questa tipa simpatica. Gli era proprio scappato di bocca il fatto che lui e Billy avevano fatto amicizia con Elena, Jennifer aveva subito cominciato a fargli mille domande. Chi era questa ragazza, che rapporto aveva lui con lei, che voleva da loro…

- Me la sono fatta in tutte le posizioni del Kamasutra, ti basta?- le aveva risposto Dominic usando un tono decisamente freddo, in preda ad un momento di rabbia improvvisa.

Non voleva ferirla veramente, il fatto che provasse solo fastidio nel sentirla non significava che Dominic fosse improvvisamente diventato un maleducato, ma era proprio quello che aveva fatto e lì per lì era stato anche contento di averlo fatto.

- Ma che stai dicendo?- gli aveva risposto in tono grave lei dopo qualche secondo di silenzio.

- Jenny, ma che diavolo di domande fai? Pensi che te lo sarei venuto a dire se l’avessi fatto? Smettila di avere tutte queste paranoie, è soltanto una ragazzina, e non è nemmeno tutto questo granché se la cosa ti tranquillizza.- aveva aggiunto.

Quella conversazione era stata decisamente deleteria, dopo di che Dominic non si era fatto più sentire. Se lei lo cercava, sistematicamente, la ignorava.

 

Gli avvenimenti di quel mese erano stati frenetici se pur si erano consumati in quella calma che a volte sembrava quasi irreale, forse erano sembrati ancora più frenetici proprio per via di quella staticità che sembrava circondarli. Solo il tempo atmosferico era volubile, tipico delle fresche estati scozzesi, probabilmente Dominic era stato contagiato molto dal tempo.

Le cose erano peggiorate verso la fine del soggiorno di Billy e Dominic in Scozia.

Era stato dopo una sera che Dominic, Billy, Elena e una sua amica, Chiara, che era venuta a trovarla rimanendo una settimana in Scozia, avevano trascorso a ballare in un locale, che la situazione era precipitata. Così, di punto in bianco.

Avevano deciso di passare una serata diversa dato che Chiara sarebbe ripartita il giorno seguente; Dominic all’inizio, come Billy del resto, non era stato molto entusiasta del programma, ma quando era stato lì aveva cercato di divertirsi il più possibile. Aveva ballato tutta la sera con Elena, flirtando come sempre. Aveva avuto una strana sensazione mentre la guardava ballare con Chiara, in un momento durante il quale insieme a Billy era rimasto seduto al tavolo: l’aveva trovata notevolmente affascinante. Era pur vero che due donne che ancheggiano in modo provocante senza farlo di proposito sono sempre uno spettacolo notevole da avere davanti agli occhi, il fatto che gli sembrava strano era di trovare Elena attraente quella sera. Forse era stato per quello che il suo modo di flirtare con lei era stato più pronunciato, la cosa che continuava a stupirlo era che Elena non s’imbarazzava mai, anzi, stava al gioco. Tutta quella situazione era il massimo per lui, quella sera aveva sentito prepotentemente il bisogno di dirle quanto l’apprezzasse. Le aveva chiesto di uscire un attimo con lui a prendere una boccata d’aria, era stato un po’ titubante fino all’ultimo perché voleva trovare le giuste parole.

Si erano seduti davanti all’entrata del locale, Elena sembrava avere un po’ freddo alla parte delle gambe che la gonna che portava le lasciava scoperte. Era stato così, guardandola dritta negli occhi, a pochi centimetri dal suo visto, che senza pensarci Dominic si era alzato e aveva appoggiato le mani sulle sue ginocchia, poi si era appoggiato alle sue gambe con il busto, come a proteggergliele in uno di quei gesti affettuosi che lui faceva senza rendersi conto che avrebbero potuto essere fraintesi.

Aveva tergiversato un po’, poi era riuscito a dirle chiaramente quello che voleva:- Non sembra toccarti il fatto che non sei molto bella. In genere la gente come te è complessata, non si cura minimamente, evita il contatto con gli altri. Tu no, sembra che reagisca bene alla cosa.-

L’aveva vista rabbuiarsi improvvisamente. Elena aveva fatto finta che non fosse così, ma Dominic aveva capito che c’era qualcosa nel complimento che le aveva fatto che lei, con molta probabilità, non aveva capito.

- Volevo farti un complimento…- le aveva detto infatti, come a rimarcare la cosa, Elena aveva troncato la frase alzando il braccio verso di lui con il palmo della mano indirizzato verso la sua faccia.

- Lo so, ho capito.- aveva detto cercando di sembrare tranquilla.

Quella situazione per fortuna era stata interrotta dall’arrivo di Chiara e Billy che erano usciti dal locale, dato che si avvicinava l’ora di chiusura.

Si era addormentato quella notte ripensandoci, soprattutto pensando che Elena non l’avesse capito. Forse sarebbe stato meglio spiegarsi il giorno dopo, l’avrebbe fatto non appena avrebbe avuto occasione di rivederla.

La mattina dopo si era alzato tardi e si era messo tranquillamente a leggere. Jennifer l’aveva chiamato quattro volte durante quella mattinata, lui l’aveva ignorata dato che di tutto aveva voglia quella mattina tranne che di sentirla. Billy aveva accompagnato le ragazze alla stazione di Aberdeen, una cittadina scozzese che si trovava lungo la costa est della Gran Bretagna, affacciata sul Mare del Nord, dove Chiara avrebbe dovuto prendere un treno per Edimburgo e da lì l’aereo per tornare in Italia. Erano rimasti d’accordo che si sarebbero visti non appena lui fosse tornato, ma quando era tornato la loro conversazione o, meglio, la loro discussione, era stata tutto meno che piacevole.

Lui non c’era arrivato, Billy allora gli aveva spiegato tutto: Elena lui l’aveva offesa la sera prima, e più profondamente di quello che avrebbe potuto immaginarsi. L’occasione per Billy era stata propizia per tirare fuori rospi che teneva in gola da mesi, compresi gli ultimi, ovvero quelli che frenava quando Dominic cominciava a prendere in giro Elena, ovviamente quando lei non era con loro, attaccandola sul suo aspetto fisico. Ovviamente Billy non poteva sapere che per Dominic quel modo di prendersela con Elena era per sminuire quel bisogno che aveva di essere affettuoso con lei: per la prima volta aveva fatto notare chiaramente a Dominic che non sapeva più cosa fosse la realtà. Quando se n’era andato via dalla sua stanza dicendo che per quel giorno non voleva stare con lui, Dominic aveva dovuto fare i conti con quello che l’amico gli aveva detto.

Il suo telefono, mentre cercava di concentrarsi, aveva suonato nuovamente. Era ancora Jennifer.

Dominic aveva imprecato prima di rispondere, le aveva parlato subito con tono adirato, senza darle il tempo di dire niente e senza nemmeno salutarla.

- Mi vuoi lasciare in pace! Ma se non ti rispondo ci sarà un motivo, e allora non rompere!-

La risposta che era arrivata dopo, Dominic non se la sarebbe mai aspettata. Eppure, se un minimo si fosse soffermato a riflettere, avrebbe capito cosa aveva spinto Jennifer a dirgli quello che si era sentito dire.

- Ma sai che ti dico? Fottiti.- aveva risposto lei, per poi riattaccare il telefono.

Prima ancora di pensare che se l’era meritata e che aveva riversato su di lei, in modo del tutto ingiusto, tutta la frustrazione per la discussione avuta di fresco con Billy, Dominic aveva capito che era appena successa una cosa fondamentale, che fino a quel momento non si era mai verificata.

Jennifer gli aveva detto a chiare lettere di andare a farsi fottere.

Non erano le parole in se che aveva usato, piuttosto il concetto che aveva espresso e il tono con cui l’aveva fatto: anche dopo l’episodio di Susan, Jennifer non gli aveva mai detto che tra loro era finita in modo perentorio, piuttosto gli aveva fatto capire che era fortemente contrariata nei suoi confronti. Quella volta no, gli aveva detto vai a farti fottere, come per dire che non le importava più di lui.

Dominic si era fatto prendere dai sensi di colpa, si era reso conto di quello che aveva fatto e aveva avuto la tentazione di chiedere scusa, cosa perfettamente normale, nonostante tutto.

Aveva tentato di chiamarla, ma quella volta era lei che non gli rispondeva.

Per quel momento Dominic non pensò molto al resto, le aveva inviato un messaggio di testo per chiederle di rispondere al telefono, per dirle che voleva scusarsi, che era stato uno stronzo, quindi aveva aspettato ancora un po’ prima di ritentare.

Quello che ignorava era che il trambusto peggiore doveva ancora svolgersi, probabilmente proprio perché, per una volta, il volere del destino, quello a cui lui non credeva, avrebbe messo il suo zampino in tutta quella storia.

Del resto, cosa li aveva spinti a scegliere proprio Loch Ness e proprio quell’albergo per passare quel mese? Qualsiasi posto sarebbe andato bene, eppure loro proprio quello avevano scelto.

Allo stesso modo, perché Elena era lì, nello stesso momento in cui c’erano anche loro?

Se non era stato per puro caso che quell’incontro era avvenuto, allora per quale altro motivo?

Alla fine, se stava andando verso il termine quel processo che per Dominic era cominciato la volta in cui Orlando, da amico, gli aveva detto che stava peggiorando, la colpa, o meglio il merito, era proprio di Elena.

In fondo lei non aveva fatto molto: nient’altro aveva fatto se non mettere di fronte a Dominic ciò che era diventato nel corso del tempo, durante tutto quel periodo in cui aveva creduto che tutto gli fosse concesso e magari dovuto. Compreso ferire le persone a suo piacimento, tanto per farsi quattro risate.

E il tutto in tempi davvero record, nel giro di un giorno, meglio di qualunque ramanzina fatta da amici volenterosi avrebbe potuto fare.

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Capitolo 43
*** E' finita ***


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Buona lettura! Mandy

Capitolo 43

E’ finita

 

Come era nei programmi, Jennifer, il giorno stabilito per la partenza per Spring Creek, era passata a salutare la sua vicina e i bambini e poi era andata dalla signora Doyle al piano inferiore. Le aveva lasciato Sploffy e tutte le sue cose, sperando che il gattone al suo ritorno non ce l’avrebbe avuta troppo con lei per averlo lasciato solo tutto quel tempo. Quindi le era rimasta più o meno un’ora di tempo prima di dover andare all’aeroporto, era tornata a casa sua e si era seduta sul divano, mettendosi a contemplare il soffitto, che in verità non aveva nulla di molto interessante, pensando a tutto quello che stava succedendo in quei giorni.

A Patricia non aveva raccontato subito del suo riavvicinamento con Dominic, dato che sapeva che l’amica avrebbe pensato cose del tutto negative della faccenda. In un certo senso si era tutelata, almeno finché non era stato inevitabile parlarne. La situazione era diventata insostenibile dato che Dominic, nonostante lei gli avesse chiesto chiaramente di farlo, non si faceva sentire che raramente, per altro sembrando sempre piuttosto seccato. 

Patricia la prese proprio come Jennifer temeva. Non aveva più motivo di nascondersi, del resto le aveva già detto a chiare lettere che razza di farabutto credeva che Dominic fosse; tuttavia poi, da amica, aveva cercato di farle coraggio.

I suoi pensieri poi si erano spostati su quel viaggio che stava per fare: che gioia passare dieci giorni a casa di sua madre! Non vedeva l’ora… in tutta la vita non c’era stato un solo momento in cui si fossero trovate d’accordo su qualcosa, mai. Sin dalle cose più stupide, come scegliere un taglio di capelli, fino ad arrivare a quelle più importanti, ad esempio se fare o meno l’università. Sapeva come sarebbero andate quelle giornate: un litigio continuo o, meglio, tutto un borbottare di sua madre mentre lei stringeva i denti e sorrideva, facendo buon viso a cattivo gioco. E poi le metteva tristezza rivedere tutti gli allegri abitanti di Spring Creek, vecchi compagni di scuola, amici di sua madre, su tutti chi proprio avrebbe fatto volentieri a meno di vedere erano Robert e Sara, con marmocchi al seguito.

 

Il taxi l’aveva lasciata all’entrata, Jennifer aveva pagato l’autista che l’aveva aiutata a togliere le valige dal bagagliaio dell’auto e se n’era andato. Prima di prenderle ed avviarsi lungo il breve viale alberato che celava la grande casa dietro di sé, era rimasta per un attimo ferma a godersi da una parte il piacere che le dava rivedere quella casa dove, durante le lunghe giornate della sua infanzia era stata felice, dall'altra si era goduta gli ultimi momenti di libertà che avrebbe riacquistato solo tra dieci giorni.

La famiglia di sua madre era decisamente benestante. Suo nonno, che era morto l’anno prima che Jennifer si trasferisse in pianta stabile a Los Angeles, possedeva molte terre nel circondario di Spring Creek e ne aveva fatto, con il lavoro di una vita, un’azienda agricola molto competitiva. Quell’opera era apprezzabile soprattutto per il fatto che quello era il lavoro che suo nonno aveva curato per tutta la vita come se fosse un passatempo per distrarsi dal suo vero impiego, che era quello di notaio; di fatto la loro ricchezza veniva dal fatto che la famiglia della nonna di Jennifer era molto benestante, e lei era stata l’unica figlia.

La casa dove sua madre e sua zia vivevano era la casa che era stata dei nonni di Jennifer, immersa nelle campagne circostanti a Spring Creek. Era sempre stato un posto bellissimo.

Con quei pensieri in testa aveva camminato lungo il viale, il grosso terranova legato alla catena, Tom, era stato il primo a segnalare il suo arrivo. Sua zia Lucy, mastodontica come sempre, era uscita dall’entrata secondaria che dava sulla grande cucina della casa e le era andata incontro, salutandola affettuosamente. Indossava un grembiule e aveva le mani sporche di farina, come al suo solito era intenta a cucinare uno dei suoi manicaretti: sua zia infatti per diletto passava le sue giornate cucinare, era da sempre la sua passione.

Quando Jennifer era passata a salutare sua madre, che stava leggendo tranquillamente nel soggiorno adiacente alla grande sala da pranzo, aveva avuto come una strana impressione. Si erano salutate e la donna le aveva fatto le solite domande di rito su come fosse andato il viaggio, ma le era sembrata ancora più fredda di come era solitamente. Il contraccolpo per essere passata prima dalla zia, che era sempre gioviale con il sorriso sulle labbra, era notevole. Non le aveva nemmeno detto il solito poi più tardi ci facciamo una chiacchieratina io e te, che voleva dire che dopo la cena quella sera sua madre l’avrebbe tenuta incollata al divano a farle una lezione su come, a suo parere, avrebbe dovuto condurre la sua vita.

Jennifer aveva pensato che fosse strano il suo umore, ma anche una cosa passeggera: tuttavia, i giorni andavano avanti e sua madre aveva continuato a tenere quel modo di comportarsi distaccato. Fosse stato qualcun altro Jennifer avrebbe chiesto chiaramente cosa ci fosse che non andava, ma trattandosi di sua madre aveva quasi paura di fare un gesto del genere. Sua zia era l’unica ad accorgersi del suo disagio, a suo modo aveva provato a tirarla su di morale, cucinando per lei ovviamente. Ogni mattina Jennifer si alzava, andava verso la cucina e sentiva un buon profumo provenire da quella stanza, entrando la trovava intenta a sfornare dolcetti che poi le piazzava davanti in quantità disumane dicendole:- Mangia tesoro, sei così magra!-  Se non altro sua zia aveva il potere di sollevarle notevolmente il morale!

Effettivamente Jennifer sapeva di avere l’aria decisamente abbattuta in quei giorni: oltre al fatto che sua madre quasi non la considerava e che là si annoiava davvero molto, dato che il massimo divertimento era andare a messa la domenica mattina, Dominic si ostinava a non richiamarla, mai. Il colpo di grazia era arrivato quando le aveva candidamente confessato che aveva conosciuto una ragazza italiana molto simpatica con la quale lui e Billy stavano passando molto tempo libero. Jennifer si sentì malissimo, anche se probabilmente sapeva di esagerare. Fece delle domande su questa ragazza, sul tipo di rapporto che c’era tra loro, per sentirsi rispondere, anche se poco seriamente, che c’era stato a letto.

Aveva concluso la chiamata con Dominic per chiamare immediatamente Patricia, parafulmini della situazione, che quotidianamente aveva dovuto sorbirsi i suoi sfoghi.

- Ti ha detto che se l’è fatta in tutte le posizioni del Kamasutra? Jen, scusa se sono sinceramente brutale, ma quello stronzo ne sarebbe capacissimo. Te lo dico da due settimane che devi piantarlo, e in modo definitivo, o questa storia finirà per farti impazzire!-

Effettivamente Patricia le diceva di piantarlo ogni volta che ne parlavano, Jennifer sapeva che aveva ragione lei, quindi anche se le dava fastidio quel solito ritornello, lo sopportava, sentendosi poi peggio.

Quella sera si era decisa a chiamare suo cugino Bill, il figlio del fratello di sua madre, aveva voglia di uscire e vedere qualcuno. Le sembrava già strano il fatto che sua madre non avesse invitato tutta la loro famiglia a cena una di quelle sere, in genere quando Jennifer si trovava a passare del tempo lì l’altra organizzava sempre di quegli incontri, quella volta invece sembrava non aver avvertito praticamente nessuno del fatto che Jennifer si trovava a Spring Creek. Bill fu molto stupito di sentirla e anche molto contento, fin da quando erano piccoli erano stati sempre molto uniti, poi si erano persi per forza di cose, anche se avevano mantenuto comunque dei buoni rapporti.

- Quando sei arrivata? Strano, zia Julie non ci ha detto niente! Stasera si va a bere una cosetta insieme e mi racconti che combini a Los Angeles, eh?-

- Speravo che me lo chiedessi Bill! Sto morendo di noia e dalla voglia di vederti!- gli aveva risposto lei.

Quella sera era uscita, sua madre per la prima volta dopo una settimana le aveva fatto una specie di terzo grado per sapere dove andava, quando sarebbe tornata e con chi usciva. Sentendosi rispondere che usciva con Bill aveva cambiato espressione, Jennifer non aveva potuto fare a meno di notarlo.

- Come mai non l’avevi detto agli zii che sono qui?-  aveva approfittato per chiederle.

- Dimenticanza.- aveva risposto l’altra, piuttosto seccata.

Quella sera Jennifer aveva finalmente potuto vederci chiaro, dato che Bill le aveva spiegato anche il motivo per il quale sua madre non aveva detto ai familiari che arrivava.

Bill appena era arrivato era sceso dalla macchina ed era andato incontro a Jennifer, l’aveva presa in braccio e se l’era messa senza il minimo sforzo sulla spalla, mentre lei si lamentava e gli intimava di metterla giù, ridendo divertita ovviamente. Bill era quello che si poteva definire un armadio a quattro ante: era alto più di un metro e novanta e aveva le spalle larghe tipiche dei giocatori di football, sport che praticava fin dal liceo. Per un periodo aveva anche nutrito il sogno di poter realizzare il progetto di giocare professionalmente, era davvero molto bravo, poi sotto la spinta della famiglia si era laureato in legge per diventare un notaio come suo nonno. Alla fine si era appassionato e la sua professione era diventata la sua vita, tuttavia non disdegnava di giocare nella squadra locale.

Non appena erano partiti le aveva raccontato quello che sapeva:- Insomma, mi sono stupito, quindi ho chiesto a mia madre com’è che non sapevano niente, mia mamma allora mi ha dato quel giornale, quello che sta sul sedile posteriore, prendilo.-

Jennifer aveva già intuito quando aveva sentito parlare di un giornale di cosa potesse trattarsi, il suo sospetto si era trasformato in certezza quando aveva visto la copertina della testata.

- Io non me ne sono minimamente accorto del polverone che ha alzato in questo buco di merda, mi ha raccontato tutto mia mamma stasera, pare che la notizia abbia fatto un bel giro del circondario e che tua madre sia stata un po’ mal vista ultimamente.-

- Porca puttana!- aveva esclamato Jennifer, perfettamente cosciente di cosa significava. Adesso capiva perché tutto quel silenzio circa il suo arrivo e anche il suo comportamento più freddo del solito.

Bill, che era assolutamente diverso da tutto il resto della famiglia, la prima cosa che fece davanti ad una birra, poco dopo, fu quella di chiederle se con il tipo con cui l’avevano fotografata era felice. E Jennifer purtroppo non poté dargli una risposta affermativa.

- Sia ben chiaro, se non si comporta bene tu chiami il cugino Bill che gli spacca il culo e torna indietro, eh! Sia mai che qualcuno solo si permetta solo di poter pensare di trattare male la mia cuginetta!-

La serata era durata parecchio, alla fine Jennifer e Bill avevano fatto le ore piccole rivangando i ricordi del passato, quando erano entrambi al liceo. Robert era entrato ovviamente nel discorso, Bill non aveva mai potuto sopportarlo quel cazzone tutto casa e chiesa, come si divertiva a definirlo. L’unico di tutta la famiglia che era stato contento che Jennifer l’aveva piantato era stato lui.

- Lo sai che dicono che mette le corna a Sara?-

- No! Non ci posso credere, e come la mette quando va a confessarsi?- Risero entrambi per la battuta, poi Jennifer fece un’altra domanda:- E con chi?-

- Te la ricordi Sandrine, la figlia degli Spencer, che lavorava in quel negozio di abbigliamento proprio davanti alla ferramenta dei Douglas?-

- Me la ricordo che sì, abbiamo fatto le medie insieme… oh mio Dio, certo che i suoi gusti in fatto di donne sono peggiorati, modestamente parlando.-

- E’ solo un cazzone, e dire che abbiamo rischiato di diventare parenti… brrr! Che orrore!-

Jennifer aveva riso, poi aveva cambiato argomento:- E tu che mi dici, sempre single?-

- Certo, non ho nessuna intenzione di accasarmi con una di qui, io nutro sempre la folle speranza di poter togliere le tende un giorno. Lo sai che mio padre mi ha combinato un appuntamento qualche tempo fa? Una cosa tristissima, se ti dico con chi mi prenderai in giro per almeno sei anni!- aveva detto Bill non senza una certa vergogna. Jennifer l’aveva obbligato a sputare fuori quel nome.

- Hai presente la cugina di Julia Phils, quella che ha fatto il liceo con te?-

- Vuole farti uscire con Nelly? Ma non sta non Jimmy Key, il figlio di Key il commercialista?-

- Infatti non è Nelly, è sua sorella Connie!-

Jennifer era scoppiata a ridere. - Ma avrà quindici anni meno di te!-

- Dodici per la precisione…- aveva puntualizzato Bill, - E comunque nemmeno ci penso, per carità!-

Quando era rientrata Jennifer era ancora divertita per la bella serata con suo cugino, ma da una parte sapeva cosa aveva sua madre, ed era preoccupata. La mattina dopo le avrebbe parlato, quello era sicuro, ma non sapeva come. Era incredibile che alla veneranda età di trentun anni ancora fosse così agitata al pensiero di affrontare una discussione con sua madre, era una donna adulta accidenti! Le venne una gran voglia di chiamare Dominic e di sentire la sua voce, questo l’avrebbe confortata. In Scozia più o meno dovevano essere le tredici. Provò, ma lui non le rispose, quindi si decise a rientrare piano in casa, dato che era tardissimo non voleva che nessuno la sentisse.

Aveva salito le scale in punta di piedi, togliendosi le scarpe, senza accendere le luci aveva raggiunto la sua stanza e aveva tirato giù piano la maniglia. Accendendo la luce si era spaventata non poco.

- Buon giorno Jennifer.- le aveva detto sua madre che stava seduta composta su una poltrona.

- Mamma…- le aveva detto imbarazzata Jennifer, - Che ci fai qui?-

- Ho visto che non tornavi e ho creduto giusto aspettarti. A Los Angeles puoi fare come vuoi e non voglio nemmeno pensare alla tua condotta laggiù, qui ci sono delle regole che gradirei rispettassi.-

Jennifer si sentì una vera stupida. Aveva continuato a guardare sua madre che la squadrava severa. Era sempre stata una bella donna, i segni dell’età non avevano certo cancellato quel fatto, per di più vestiva sempre elegantemente, anche quando doveva stare a casa. In quel momento indossava i pantaloni di un tailleur color panna e una camicia marrone, i capelli biondi erano legati in un soffice chignon, sul suo viso si leggeva una leggera traccia di trucco e di stanchezza, del resto erano le quattro del mattino.

- Non pensavo che fosse un problema se rimanevo a fare due chiacchiere con mio cugino, mi dispiace che sei stata in ansia, ma non ce n’era bisogno! Mamma, dai, ho trent’anni, so badare a me stessa!-

Sua madre le sorrise freddamente, mantenendo una calma innaturale. - Oh sì, lo so che sai badare a te stessa, anche troppo per i miei gusti. Ma il tuo modo di comportarti così liberale, te lo ripeto, tienilo a Los Angeles, dove nessuno può vederti in giro di notte come se fossi una sgualdrinella qualunque.-

Jennifer per un momento non ci vide più dalla rabbia. Bere una birra e passare qualche ora a rivangare vecchi ricordi con suo cugino lei lo definiva comportarsi da sgualdrinella. Perché a lei importava solo di quello che diceva la gente, ma non di lei. Sentì il bisogno di dirglielo.

- Ma che t’importa di quello che pensa la gente mamma! Perché devi pensare certe cose di me, tutto questo è del tutto ingiusto, e mi offende che tu mi giudichi così.-

- Quello che tu fai si riflette su tutti! Hai delle responsabilità nei confronti della tua famiglia, ma a te non è mai importato questo, sei andata là a vivere e Dio solo sa in cosa ti confondi Jennifer!-

- Tutto questo è ridicolo!- aveva tuonato Jennifer la cui rabbia era cresciuta. - Se la mia presenza qui non è gradita, dato che non l’hai detto nemmeno a zio che venivo qui, bastava dirlo e sarei rimasta a casa mia a vivere la mia vita di perdizione! Il tuo problema mamma è che non t’importa niente di me, non te n’è mai importato che fossi felice o no, hai sempre e solo pensato alle apparenze!-

- Come avrei potuto renderti felice Jennifer? Sei tu che hai buttato all’aria un futuro con Robert, avresti potuto avere una famiglia adesso, e una stabilità, non saresti costretta a fare la segretaria e a vivere in quel buco di casa! Non avresti dovuto fare altro che ragionare come fanno le ragazze normali!-

- Come avresti potuto rendermi felice, mamma? E’ molto semplice, non impedendomi di fare quello che mi sarebbe piaciuto fare… se mi avessi dato la possibilità di andare all’università come avrei potuto e voluto fare per esempio, cercando di capirmi qualche volta, cercando di comprendere che io quella vita con Robert non l’ho mai voluta e non so nemmeno come ho fatto a stare con lui tutto quel tempo!- fece una pausa raccogliendo le idee. Sapeva di essere sul punto di dire una cosa che per sua madre sarebbe stata come una pugnalata, ma non poté farne a meno. - Scommetto che papà avrebbe capito invece.-

Il viso di sua madre non avrebbe potuto essere più espressivo in quel momento: in un attimo la sua espressione mutò, il suo sguardo si fece come velato di una sorta di misto di sentimenti, poche volte Jennifer aveva visto quello sguardo. Una di quelle era stata quando aveva annunciato che sarebbe andata a vivere a Los Angeles con il suo consenso o meno. Era tristezza, ma c’era dentro anche una grande rabbia.

- Tuo padre avrebbe capito se fosse stato qui, ingrata che non sei altro. Ti ho tirata su da sola da quando hai nove anni, non ti ho mai fatto mancare niente, ti ho dato tutto l’amore che potevo darti e tu mi vieni a dire che tuo padre ti avrebbe capita? Tuo padre ci ha abbandonate Jennifer, tu lo sai cosa vuol dire? Che di noi non gli importava niente!- disse l’ultima frase alzando il tono della voce, Jennifer rabbrividì, ma non per questo quella volta si sarebbe fatta mettere i piedi in testa in nome del timore reverenziale che da sempre provava per sua madre.

- Almeno lui con me parlava fino a che c’è stato, tu non l’hai mai fatto in trent’anni, non mi stupisce di sentirti parlare così in fondo, tu non sai nemmeno chi sono e figuriamoci se sai cosa mi rende felice.-

- Lo so invece cosa ti rende felice, lo so eccome! L’hanno viste tutti in città quelle foto su quel giornaletto scandalistico, me l’immagino benissimo! Basta guardare la faccia di quel poco di buono che ti teneva le mani addosso… quello che ti rende felice è una squallida storia con gente del genere, ho cresciuto una figlia perché finisse nel letto di un attorucolo qualunque! Se questa è la tua idea…-

Jennifer scoppiò a piangere, quello era veramente troppo. Poteva attaccarla da ogni parte, poteva dirle di tutto, ma non poteva parlare di lei e Dominic così alla leggera. La faccenda di Dominic in quel momento era il suo tallone di Achille, sua madre l’aveva colpita in modo preciso e doloroso.

- Io sono innamorata di Dominic!- l’aveva interrotta alzando la voce. - Ma cosa ne sai tu della mia vita, stai qui e giudichi, non te ne frega niente di cosa provo io, dei problemi che ho, sai solo dirmi che sono una puttana, e lo dici solo perché non mi conosci, non te ne frega niente di me perché non puoi accettare che non sono come te!-

Sua madre, con una freddezza di cui Jennifer non la credeva capace, si era alzata in piedi e si era avviata verso la porta. - Tu lo ami quindi?- le aveva chiesto, senza aspettare una sua risposta. - E lui? Sei sicura che non ti userà e non ti getterà via come fanno la maggior parte di quel genere d’uomini? Io ci rifletterei bene prima di fare gesti avventati, che tu comunque credo che abbia già fatto.-

Detto questo era uscita, lasciando Jennifer in lacrime. Quella discussione, oltre ad essere stata terribile per le cose che erano venute fuori, l’aveva ferita anche per la freddezza mantenuta da sua madre, che aveva agito come se tutto quello che era successo non l’avesse toccata che marginalmente.

Non aveva perso tempo a rimuginare, Jennifer si era messa a rifare le sue valigie, decisa a ripartire il giorno seguente senza pensarci nemmeno un momento.

Non aveva dormito affatto, la mattina dopo era scesa in cucina con in viso segni evidenti del fatto che aveva passato la notte in bianco. Là aveva trovato la governante e sua zia, che si era stupita di vederla già in piedi dato che aveva fatto tardi la notte precedente. Jennifer le aveva spiegato che sarebbe ripartita quella mattina stessa, aveva già chiamato per prenotare un posto su un aereo che era riuscita a trovare di fortuna e doveva essere all’aeroporto in tarda mattinata. Sua madre evidentemente aveva saputo la notizia da qualcun altro, quella mattina non era nemmeno uscita dalla sua stanza; quando Jennifer era andata via dopo essersi sfogata con la zia, sua madre era ancora trincerata lì dentro e non aveva dato in benché minimo segnale di voler uscire nemmeno per salutarla.

 

***

 

Appena arrivata a Los Angeles, Jennifer aveva appena avuto il tempo di riprendere Sploffy dalla signora Doyle e di farsi una doccia, quindi era uscita con Patricia. La scusa era stata organizzare il suo compleanno, ma la sua amica aveva capito che ci fosse qualcosa che non andava e, sentendole raccontare di quello che era successo con sua madre e del fatto che Dominic la ignorava ancora, aveva intuito cosa avesse spinto Jennifer a tornare prima. Patricia si convinse che il suo compleanno sarebbe stata una buona occasione per far distrarre l’amica e, perché no, anche per distrarsi lei stessa.

La festa che avevano organizzato era stata divertente, ma a Jennifer non era servita a molto. Del resto in quei giorni i suoi pensieri erano stati soprattutto per Dominic, che era del tutto assente.

Alla fine Jennifer aveva preso una decisione drastica: l’avrebbe chiamato fino a che lui non sarebbe stato costretto a risponderle, così aveva fatto. Aveva caricato la sveglia alle cinque considerando il fuso orario scozzese, quindi l’aveva chiamato quattro volte nel giro di un’ora, trovando il telefono sempre libero ma senza ottenere nessuna risposta. Poi, come se fosse una beffa, dato che significava che Dominic aveva volutamente ignorato le sue chiamate, aveva trovato occupato.  Sperò che il numero cinque le portasse fortuna, e così era stato evidentemente perché Dominic, finalmente, le aveva risposto, peccato non nel modo che si aspettava.

- Mi vuoi lasciare in pace! Ma se non ti rispondo ci sarà un motivo, e allora non rompere!- le aveva tuonato scocciato in un orecchio, lasciandola per qualche secondo incapace di fare niente.

Se dopo giorni di silenzio questa era l’accoglienza, Jennifer ormai sapeva che fare, a questo punto era diventata una cosa tristemente inevitabile. Raccolse tutto il suo sangue freddo nel mandarlo dove non batteva il sole. Prima di scoppiare a piangergli in faccia aveva visto di attaccare il telefono in tempo record. Quindi aveva riappoggiato la testa sul cuscino e si era coperta interamente con il lenzuolo, come se volesse nascondersi. Dominic aveva ricominciato a chiamarla, lei non voleva assolutamente dargli la soddisfazione di sentirla piangere per lui, giurò a se stessa nel frattempo che sarebbe stata l’ultima volta.

Non ottenendo risposta Dominic le aveva inviato un messaggio per chiederle di rispondere, Jennifer esaudì quella richiesta non appena si era calmata un po’.

- Jenny, mi dispiace, scusami, non volevo…-

Non ne poteva più di sentirlo dire che gli dispiaceva, tanto nemmeno ci credeva che fosse davvero così.

- Non me ne frega niente se volevi o non volevi, lo fai sempre!- gli aveva detto lei decisa.

- No, ascoltami un momento…-

L’aveva interrotto nuovamente:- Non mi va di ascoltarti, non mi va più di cercarti e non mi va più di stare qui a pensare con chi potresti aver scopato stanotte. Che non te ne frega niente di me l’ho capito, e anche che non c’è speranza che la cosa possa evolversi, perché a te non frega niente di nessuno, se non di te stesso! Quindi che altro ho da dirti?-

- Ti prego mi fai parl…-

- T’ho già detto che non mi va di starti a sentire. Vai per la tua strada e quando torni a Los Angeles non disturbarti nemmeno a venire casa mia a riprenderti le tue cose, le sto buttando.-

- Jennifer accidenti, ascoltami!- 

Questa frase era stata l’ultima cosa che aveva sentito dire a Dominic. Scoppiò a piangere di nuovo, spense il telefono cellulare e staccò quello di casa. Sempre con le lacrime agli occhi si alzò e si diresse in cucina a prendere un sacco della spazzatura. Aveva fatto il giro della casa alla ricerca di cose che Dominic aveva seminato in giro: in bagno c’era il suo spazzolino, lo buttò dentro senza pensarci; quindi si diresse ad aprire un cassetto del mobile in camera sua dove lui aveva appoggiato la sua biancheria, prese tutto alla rinfusa e lo buttò dentro il sacco, compreso quel paio di jeans che lui per sicurezza lasciato da lei. Così fece anche per i cd che aveva lasciato in soggiorno. Scrutò in giro dappertutto cercando di ricacciare indietro le lacrime, Sploffy la guardava in modo strano, come se comprendesse che qualcosa non andava, non aveva nemmeno chiesto la colazione.  Quando fu certa di aver fatto piazza pulita chiuse il sacco e lo mise davanti alla porta, avrebbe buttato tutto insieme alla spazzatura nel cassonetto più vicino a casa sua. Quindi si mise a fare tutte le faccende di casa, fino a che non era arrivata l’ora di andare a lavoro.

Scendendo aveva salutato l’immancabile signora Doyle sul pianerottolo.

- Buongiorno cara, fai pulizie? Quanta roba butti!-

- Si signora Doyle, faccio proprio questo! Tolgo il superfluo da casa!-

- Brava, brava! Nelle case si accumula tanta di quella robaccia inutile!-

- Lo può dire proprio forte! Arrivederci!- le aveva risposto continuando a scendere.

Quando era stata in strada si era diretta spedita al cassonetto, aveva buttato senza indugio la spazzatura, ma il sacco con la roba di Dominic era stata cosa più ardua: stava davanti al cassonetto e lo guardava, come per trovare l’ispirazione. Era quasi come farsi la ceretta alle gambe: stendeva la striscia con la cera e fin lì tutto bene, altra cosa era trovare il coraggio di tirare via tutto.

Ad un certo punto si era decisa, con il piede aveva tirato giù la leva apposita, aveva fatto per tirare il sacchetto dentro, ma un secondo prima di caricare il colpo qualcosa l’aveva bloccata. L’operazione si era ripetuta più di una volta, almeno finché Jennifer non si era accorta di non essere sola. Si era voltata e si era trovata dietro un vecchietto che, con il suo sacchetto di spazzatura in mano, stava appunto aspettando che Jennifer finisse per buttare il suo.

Non ci fu uno scambio di parole, ma il tutto fu molto eloquente: il vecchietto la guardava come se fosse una povera deficiente, Jennifer scosse la testa come per dire Beh? Che hai da guardare?

L’anziano le aveva sorriso e aveva indicato il cassonetto, Jennifer quindi l’aveva guardato contrita e aveva schiacciato con il piede la leva che lo apriva, l’altro aveva buttato la sua spazzatura. L’anziano, sempre con quel sorriso sulle labbra, pensando probabilmente di fare un gesto cavalleresco, aveva allungato la mano come per prendere il sacchetto di mano a Jennifer per buttarlo lui al suo posto. Di rimando lei l’aveva guardato storto e aveva allontanato la mano che lo reggeva.

L’espressione dell'uomo allora era cambiata improvvisamente: le aveva ricambiato lo sguardo torvo e si era allontanato borbottando improperi che Jennifer, in fin dei conti, era stata contenta di non udire chiaramente.

Si era arresa, aveva piazzato quel sacco nel bagagliaio dell’auto ed era andata in ufficio, arrivando in anticipo. Aveva preso il telefono e aveva chiamato Patricia, che nel vedere che l’amica la stava chiamando a quell’ora strana si preoccupò.

- Hey Jen, tutto bene?- le rispose allarmata, per poi sentire che Jennifer le rispondeva con voce tremante, di chi stava facendo una fatica enorme per controllarsi.

- Pat… è finita.-

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Capitolo 44
*** Riappropriazione della propria vita in tre fasi... ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti!

Per la serie: Ma come siete vispi, ti ci sono voluti ben 44 capitoli per… ehm…sarà meglio che non vi scrivo la trama nel preambolo, se no poi che gusto c’è a leggere il capitolo?

Dopo questo capitolo c’è l’ultimo (era l’ora, lo so…) quindi un epilogo, che posto la prossima settimana.

Quindi buon fine settimana e buona lettura! Mandy

 

Capitolo 44

Riappropriazione della propria vita in tre fasi: P.S.S.

(Parrucchiere, Shopping, Sbronza)

 

Dopo quella chiamata durante la quale si era rimessa a piangere sbaffandosi tutto il trucco, Jennifer aveva raccontato a grandi linee a Patricia cosa fosse successo. Lì per lì non ne parlarono a lungo, solo dopo, durante la pausa pranzo, ebbero modo di sviscerare a fondo la faccenda.

- Bene allora adesso finalmente siamo due donne libere! E stasera ci andiamo a divertire bambola! A che ora esci dall’ufficio?- 

- Oggi presto, alle cinque e mezza, perché?-

- Ottimo, allora alle cinque e trentacinque mettiamo in atto il piano di riappropriazione della propria vita dopo una batosta. - Patricia aveva fatto una pausa enfatica per poi ricominciare subito dopo. - P.S.S…. parrucchiere, shopping e una bella e sana sbronza che dopo non ci ricordiamo nemmeno il nostro nome!-

Jennifer rise. - E questa dove l’hai sentita dire… P.S.S.: parrucchiere, shopping, sbronza?-

- L’ho inventata io adesso!- aveva risposto Patricia ridacchiando.

- Comunque non ne ho nessuna voglia Pat…- aveva ribattuto Jennifer

- Non cominciare a fare la piagnona, adesso ti prendo un appuntamento dal parrucchiere e stasera facciamo follie! Non sento scuse!-

Alla fine, così era stato, Patricia aveva chiesto addirittura un’ora di permesso che aveva ottenuto non troppo facilmente per uscire prima e far distrarre l’amica: subito l’aveva portata in un salone di bellezza dove le avevano fatte accomodare mentre discutevano su cosa Jennifer avrebbe dovuto fare, anche se lei non aveva affatto voglia di pensare ad una nuova acconciatura e ad un nuovo taglio. Alla fine si era fatta consigliare da uno dei parrucchieri. Il risultato era stato un nuovo taglio, colpi di sole e alla fine un bel rosso mogano che aveva acquistato delle sfumature più chiare grazie ai colpi di sole fatti in precedenza. Non stava affatto male, solo che per un minuto buono, alla fine della messa in piega, Jennifer si era guardata allo specchio quasi non riconoscendosi: i capelli così corti non li aveva mai portati probabilmente, sebbene il taglio un po’ irregolare che le avevano fatto non fosse poi tanto corto dato che i capelli le arrivavano sulle spalle, Jennifer non ci era abituata; il colore poi era una cosa del tutto nuova. Patricia la vide guardarsi allibita nello specchio e cominciò a ridere, scatenando l’ira bonaria dell’altra.

- Non so nemmeno cosa sembro… non è che non mi piace, ma cavolo, mi sento così strana!-

Dopo il parrucchiere il tempo per lo shopping era stato davvero esiguo. Dato che erano in centro avevano fatto una passeggiata per Rodeo Drive fermandosi a guardare le vetrine di tutti i negozi che c’erano. Giusto per guardare, dato che comprarsi un vestito e un paio di scarpe in uno di quei negozi significava lasciarci praticamente uno dei loro stipendi o quasi. Esposto nella vetrina del negozio di Ferrè, Jennifer aveva visto un vestito che le era piaciuto da morire, ovviamente dopo aver visto che costava più di duemila dollari era andata oltre trascinandosi dietro anche Patricia, che la stava prendendo in giro:- Vuoi dire che ti metteresti una cosa così elegante e nemmeno un po’ appariscente? Ma dai, non ci credo!-

Quando lo shopping, anzi, lo shopping virtuale era terminato, le due erano andate a cena, anche se non avevano una gran fame decisero che sarebbe stato meglio mangiare comunque dato che la loro sarebbe stata una serata un po’ alcolica. Avevano deciso di mettersi in tiro e di andare a ballare in un posto alla moda, possibilmente frequentato da persone più giovani di loro. Erano stati fatti un po’ di nomi di locali, alla fine era stato scelto quello dove non erano mai andate:- Se dobbiamo ubriacarci di brutto è meglio andare in un posto dove non rischiamo di incontrare persone che conosciamo! - aveva giustamente osservato Patricia, Jennifer era stata d’accordo con lei. 

Più tardi, prima che Patricia la chiamasse per dirle di scendere sotto casa, Jennifer si era persa a guardarsi allo specchio dell’armadio in camera sua. Si era messa un vestito che aveva comprato circa un anno prima e che poi aveva finito per mettere poche volte, dato che le sembrava troppo serio: lungo fino a poco sopra il ginocchio, bordeaux, era un po’ stretto in vita e sui fianchi, le lasciava scoperte le spalle dato che si chiudeva con due laccetti dietro il collo. Si era girata guardandosi la schiena, che era davvero nuda: prima, anche se metteva dei vestiti che le scoprivano le spalle comunque i capelli la coprivano sempre un po’, ma adesso erano corti, per lei era un colpo d’occhio del tutto nuovo.

Se l’era messo anche perché aveva perso qualche chilo ultimamente nonostante i dolcetti di sua zia Lucy, non più di due o tre per la verità, comunque quel poco che le bastava per decidere di mettersi un vestito che le fasciava i fianchi un po’ abbondanti mettendoglieli impietosamente in risalto. Ai piedi aveva messo un paio di sandali neri, con un tacco non troppo alto. Alla fine il colpo d’occhio non era poi tanto male, come al solito forse si era truccata un po’ troppo, decise comunque che non le importava un accidenti.

Addirittura Patricia, che non era certamente una di quelle che se veniva chiesto loro un parere sincero si tiravano indietro, vedendola aveva fatto un commento d’approvazione. Aveva alzato un pollice verso l’alto e annuendo le aveva detto:- Caspita che panterona stasera!-

Jennifer aveva riso, osservando il suo tubino bianco: - Anche tu mica scherzi, eh!-

- La verità è che siamo due donne troppo affascinanti, anche in jeans saremmo irresistibili!-

- Ebbene sì! - aveva aggiunto Jennifer, poi aveva guardato bene Patricia in faccia, già dopo qualche secondo che il taxi era partito:- Stasera ci sei andata giù pesante con il trucco anche tu, eh?-

- E ci credo, andiamo in un locale dove l’età media a dire tanto sarà di venticinque anni, almeno così nascondo un po’ la mia età!-

Erano scoppiate a ridere, poi dopo, guardandosi intorno all’entrata, Jennifer non aveva potuto evitare di fare una battutaccia:- Pat, ma non è che rischiamo di sembrare due trentenni arrapate che cercano la storia di sesso con il ragazzino di turno? - aveva osservato parlando direttamente nell’orecchio dell’amica.

Patricia l’aveva guardata fingendo di essere seria:- Non so tu, ma è esattamente quello che sono io!-

Le due erano scoppiate a ridere nuovamente, talmente forte che un ragazzo e una ragazza che facevano la fila davanti a loro si erano girati a guardarle, le due si erano armate della loro migliore faccia tosta. I due avevano capito e si erano girati nuovamente, appena in tempo prima che Jennifer e Patricia scoppiassero a ridere nuovamente.

Se già all’inizio della serata le due versavano in questo stato di euforia e ilarità, dopo qualche bicchiere erano al centro della pista che ballavano e ridevano come due sceme, facendo delle brevi pause solo per andare nuovamente a prendere da bere. Non che avessero bevuto poi molto, solo non ci erano abituate, alla fine si era trattato di qualche birra che entrambe erano riuscite a reggere decentemente, era stata la pessima idea di concludere la serie con un cuba libre che era stato poco saggio. Jennifer continuava a non capire come facesse a rimanere in piedi senza perdere l’equilibrio, come incrociava lo sguardo con Patricia le due non potevano fare a meno di ridere della grossa anche a causa del fatto che la loro esigua e difficoltosa conversazione si basava sul prendere in giro chi stava loro intorno.

- Jen, stasera finisce che prendiamo qualche manata in faccia, io ti avverto!- aveva detto Patricia prima di mettersi a ridere sul commento dell’altra. Jennifer ad un certo punto si era sentita chiamare.

- Pat, ma qualcuno mi sta chiamando o sono io che sento le voci nella mia testa?- aveva chiesto Jennifer a Patricia, che non aveva proferito parola e si era messa a ridere. La certezza Jennifer l’aveva avuta quando quel qualcuno le aveva appoggiato le mani sulle spalle costringendola a girarsi. Un po’ le seccava di aver trovato qualcuno che conosceva mentre era in quello stato, tuttavia fu anche troppo carina, probabilmente proprio a causa del troppo alcool in circolo. Tirandosi su sulle punte dei piedi aveva abbracciato il ragazzo che le stava davanti. - Martin, ciao, che sorpresa!- gli aveva detto mentre Patricia la guardava incuriosita.

Martin per primo era rimasto sorpreso per quel saluto così affettuoso, ma aveva capito subito che Jennifer non era molto in se. - Che sorpresa lo dico io… ti stanno bene i capelli, li hai tagliati?- le aveva chiesto subito non appena Jennifer aveva lasciato la presa.

- Ti piacciono?- gli chiese Jennifer toccandoseli e sorridendogli, poi non aveva aspettato che le rispondesse, gli aveva indicato Patricia:- La conosci la mia amica Patricia, la mia compagna di sbronze? Lei è Patricia, e lui invece è Martin.- concluse diretta alla sua amica.

I due si erano stretti la mano, Patricia l’aveva guardato con un certo interesse. La conversazione era continuata per poco, Martin aveva presentato alle due i suoi amici che erano rimasti a ballare nelle loro vicinanze, non appena era stato possibile Patricia aveva preso per un braccio Jennifer e l’aveva attirata verso di lei parlandole nell’orecchio:- Quello è Martin? Il piccolo Martin, quello che fa le consegne nel tuo ufficio, il tipo che ti fa il filo da un anno e mezzo e che ti ha perfino portato dei fiori per il tuo compleanno?- Jennifer aveva annuito. - E quello te lo chiami piccolo Martin? Porca miseria, ma l’hai visto il suo sedere? Mi ci farei volentieri un giretto con il tuo piccolo Martin!-

Jennifer scoppiò a ridere.- Ha ventiquattro anni, come dovrei chiamarlo, Martin il vecchietto?- puntualizzò. In ogni modo, guardandolo bene, dovette riconoscere che Patricia non aveva tutti i torti a dire che fosse un bel ragazzo. Spalle larghe, un bel viso, il resto era decisamente interessante con qualche punto extra che veniva ampiamente guadagnato dal suo fondoschiena, che Jennifer in verità notava solo in quel momento. - Certo anche il suo amico non è male, quello biondino con gli occhi chiari.- aveva aggiunto diretta a Patricia.

Quello che le due amiche non potevano sapere era che anche Martin e il suo amico stavano più o meno facendo le stesse valutazioni. Per lo meno per Martin quella era veramente la manna dal cielo: erano quasi due anni che provava a combinare qualcosa con Jennifer e veniva sempre rimbalzato, anche se ogni volta in modo così gentile che era quasi un invito a riprovarci: essersi ritrovato in quel momento con lei a portata di mano, per giunta decisamente brilla, era certamente un’occasione da non lasciarsi scappare. D’accordo con il suo amico che aveva trovato interessante Patricia, aveva cominciato a darsi da fare, fino a che non si era ritrovato a ballare prima solo vicini, poi insieme a lei.

C’era stato una scambio di sguardi fugaci tra Jennifer e Patricia che avevano perfettamente capito cosa stava succedendo, di fatto decisero entrambe di stare al gioco, poteva essere divertente e quella sera avevano deciso di divertirsi.

Jennifer non era perfettamente lucida, aveva scambiato qualche parolina con Martin, aveva riso alle sue battute, quando aveva sentito che ballando la stava abbracciando aveva trovato che il tocco di quelle mani non era affatto spiacevole e aveva finito per fare anche lei la stessa cosa.  Ad un certo punto però si era sentita come se non riuscisse a respirare, aveva appoggiato saldamente il braccio su quello di Martin per paura di perdere l’equilibrio, lui l’aveva sentita farlo e aveva avuto come l’impressione che stesse per cadere. Aveva subito capito che doveva aver bevuto un bel po’, vide bene di chiederle come stesse.

- Mi gira la testa, fa troppo caldo qui dentro, ho bisogno di una boccata d’aria.-

Se avesse potuto Martin si sarebbe inginocchiato seduta stante per rendere grazie al cielo di quella golosissima opportunità, aveva guardato bene Jennifer e le aveva sfiorato una guancia con la mano.

- Andiamo di là, c'è una bella terrazza.-

Jennifer aveva annuito, Martin le aveva fatto strada reggendola saldamente per la vita per impedire che perdesse l’equilibrio, l’aveva lasciata camminare da se solo quando era arrivato sulla porta che dava su un’ampia terrazza. C’era poca gente fuori, qualcuno seduto a dei tavolini, Jennifer ebbe l’impulso di andare verso il basso muro di cinta e sporgersi, si staccò per un momento da Martin, ma il suo equilibrio era precario e avrebbe rischiato di cadere se il ragazzo non fosse intervenuto per sostenerla. L’aveva scortata lui verso il muretto che delimitava la terrazza.

- Oh cazzo, - era scappato di dire a Jennifer, - a trentun anni nemmeno qualche birra riesco a reggere!-

Martin aveva riso e l’aveva aiutata a sedersi sul muretto, badando bene di continuare a reggerla. Di fatto non gli interessava per niente parlare con lei in quel momento, ci aveva parlato anche troppo per tutto quel periodo, quindi vide bene di agire subito. Le aveva sorriso, quindi le aveva appoggiato piano una mano sull’incavo tra il collo e la spalla, scostandole i capelli leggermente da un lato, poi si era avvicinato e aveva appoggiato le labbra sulle sue.

Jennifer, ancora stordita, dapprima quasi non rendendosi conto l’aveva lasciato fare, l’aveva anche un po’ assecondato, era davvero piacevole quel bacio; quando aveva sentito che la lingua di Martin cercava la sua però aveva fatto i conti con la sua coscienza: in fondo di Martin non le importava niente, per tutto quel tempo aveva fatto in modo di non incoraggiarlo mai, alla fine non poteva buttare via tutti i suoi sforzi per una sbronza. Cercò di allontanarlo da se, sapendo che stava facendo la cosa giusta. Con un po’ di sforzo riuscì nel suo intento.

- Che c’è che non va?- le aveva chiesto lui visibilmente deluso.

Jennifer l’aveva guardato con un’espressione dispiaciuta sul viso:- C’è che non voglio che tu ti faccia illusioni… scusami, non avrei dovuto incoraggiarti, è che è un momentaccio, ho appena rotto con il mio ragazzo e io e la mia amica stasera volevamo solo passare una serata allegra e non pensare a niente, e di certo non voglio che tu ci vada di mezzo… mi dispiace, davvero, mi dispiace tanto se ti ho fatto credere che ci sia un interesse serio nei tuoi confronti.-

Martin sembrava non aver capito cosa lei gli stesse dicendo, per lo meno Jennifer ebbe quest’impressione quando lo vide sorridere con l’aria di chi non aveva nessun problema in quel momento. In effetti Jennifer capì il perché solo pochi secondi dopo: Martin, che precedentemente aveva lasciato che lei si staccasse anche se di poco da lui, l’aveva stretta nuovamente facendola riavvicinare e l’aveva baciata un’altra volta, Jennifer si era allontanata per la seconda volta.

- Martin, ma hai capito che cosa ti ho detto?-

L’altro l’aveva guardata e le aveva sorriso:- Sì, ho capito, ma non è che anche io cerchi poi un interesse tanto serio da te… piuttosto potrebbe essere l’occasione per te di non pensare al tuo ex, se solo ti lasciassi andare per una volta…-

Tutto quel tempo che aveva passato ad essere carino con lei, le aveva riservato gentilezze continue, si era sempre interessato come se gli importasse davvero e al dunque era solo una cosa che voleva? Jennifer si staccò decisa da lui, lo fece allontanare e scese dal muretto dove si era seduta, cercando di mantenere l’equilibrio. - Mi dispiace Martin, ma non sono proprio il tipo che si fa una scopata tanto per non pensarci.- gli aveva detto decisa e anche un po’ offesa che lui avesse pensato che lei fosse quel tipo di donna. 

Per la verità Martin si sarebbe accontentato anche di una notte, era per questo che aveva reagito in quel modo, di fatto le era sempre stato affezionato. Quando Jennifer gli aveva detto quelle parole aveva tentato di scusarsi, ma non è che lei gli avesse dato molta udienza. Aveva cominciato a camminare per tornare dentro il locale dove aveva cercato Patricia e insieme avevano fatto rotta verso casa sua.

Mentre a Jennifer gli effetti della sbronza erano passati, a Patricia ci volle un po’ di più, avevano deciso di passare entrambe la notte a casa della prima, e in quell’occasione ebbero anche modo di parlare di quello che era successo con Martin. Si erano sedute sul divano del soggiorno a parlare, con Sploffy che sdraiato tra le due amiche sonnecchiava, Jennifer tirò a proposito di Martin anche delle considerazioni su Dominic.

- Se penso a come si è comportato lui durante tutto questo tempo,- disse riferendosi a Martin, - capisco molto bene anche l’atteggiamento di Dominic. Voglio dire, lui è sempre stato carino con me, eccetto forse una paio di volte in cui comunque non è stato poi così cattivo, abbiamo passato dei momenti in cui personalmente ho letto del vivo interesse da parte sua. Mi sa che invece lui non è mai stato innamorato di me, forse affezionato e nemmeno troppo, era carino solo per arrivare evidentemente dove voleva. Non ero niente di più che un passatempo. Un semplice passatempo che ovviamente non gli impediva di fare i suoi comodi.- aveva fatto una pausa, guardando per terra nel suo soggiorno. - Non permetterò mai più a nessuno di trattarmi così.- aveva detto con un tono grave. - Io voglio al mio fianco qualcuno che mi voglia davvero bene, a cui interesso, ma soprattutto che abbia su tutto del rispetto per me. Pensa anche a Colin, o a Robert… non sono mai stata con nessuno che mi avesse considerato degna di rispetto, Colin soprattutto anche se Dominic comunque ne ha avuto ben poco… adesso mi sono stancata. Se uomini del genere non esistono Pat, allora preferisco rimanere da sola per sempre, io e Sploffy!- concluse con un sorriso abbozzato sulle labbra e accarezzando il suo gattone.

 

***

 

Dominic si stava davvero annoiando. Era su quell’aereo da tre ore, avrebbe dovuto passarne altre cinque lì sopra. Billy accanto a lui dormiva tranquillo, cosa che aveva fatto anche mentre lui guidava da Loch Ness fino ad Edimburgo dove si erano fermati a casa dell’amico per poi andare all’aeroporto.

In primis era curioso da morire e quell’altro lì, che dormiva beato, non aveva voluto raccontargli nemmeno uno straccio di particolare su quello che era successo tra lui ed Elena. Ingrato, pensava Dominic, se non fosse stato per me non sarebbe successo niente e nemmeno mi ha detto se è andato tutto bene o no!

Non avrebbe saputo dire quando gli era stato chiaro che tra Billy ed Elena era nato qualcosa anche se nessuno dei due, almeno razionalmente, lo sapeva con precisione. Eppure, ad un certo punto, la risposta era stata lì, davanti ai suoi occhi.

Forse Dominic si era reso conto di quella situazione sin dal primo momento in cui aveva pensato di essere lui ad essere innamorato di Elena. Che coglione, pensò nuovamente di se stesso.

Mentre rimuginava lì seduto aveva proprio dovuto darsi nuovamente del coglione, non che nei giorni precedenti non se lo fosse dato abbastanza, un’altra volta però l’aveva sentita come necessaria in quel momento: erano state delle giornate così strane quelle appena vissute!

A parte il febbrone da cavallo che si era preso e che l’aveva costretto a passare qualche giorno a letto, lo strano era il modo in cui aveva creduto di essere innamorato di Elena. Era stata una di quelle rivelazioni tipo fulmine a ciel sereno, Billy all’inizio aveva sostenuto semplicemente che fosse per via del suo senso di colpa, ma Dominic, pensandoci, aveva capito che il suo attaccamento ad Elena, dapprima solo per gioco, era sempre stato solo ed esclusivamente per una sola causa. Jennifer.

All’inizio attaccarsi ad Elena era stato un modo per proclamarsi libero, quando con Jennifer era finita con quell’assurda litigata telefonica il suo livello di attaccamento ad Elena era salito in modo proporzionale con la convinzione di essere innamorato di lei. La frase motto di quei giorni era chissenefrega di Jennifer, ho Elena. Quella ragazza infatti in quel momento era stata l’unica arma per difendersi da una serie di sentimenti contrastanti che all’improvviso avevano messo il caos nella sua testa.

Durante tutto il tempo che aveva passato da solo a rimuginare aveva scandagliato ogni singolo pezzetto della sua vita trovando ben poco di cui andare fiero. Se Orlando gli aveva detto che era diventato uno stronzo aveva le sue buone ragioni, buonissime ragioni; anche Jonathan erano mesi che cercava di dirgli che stava peggiorando, Penny aveva provato a farlo ragionare un paio di volte, Billy poi era sempre stato diretto, forse meno di Orlando da principio, ma sempre ugualmente ben intenzionato ad aprirgli gli occhi. Elena gli aveva fatto capire di non avere il diritto di emettere giudizi, che non aveva il diritto di giudicare solo le apparenze e di poter dire e fare quello che gli pareva, perché le proprie azioni hanno sempre delle conseguenze: aveva fatto deliberatamente in modo che Elena provasse qualcosa per lui, per quanto effimera poteva essere stata l’infatuazione di lei nei suoi confronti lui l’aveva abbondantemente incoraggiata. La nota dolente però era Jennifer, sempre lei. 

Essere ciechi va bene, ma come aveva fatto a non capire che di lei era sempre stato sinceramente innamorato? In mezzo al lancinante dispiacere che gli procurava pensare a quello che le aveva fatto durante tutti quei mesi, soprattutto il pensare all’ultima volta che si erano visti, quando era stato così infastidito per il semplice fatto che lei avesse pianto lo sconvolgeva e lo faceva anche piuttosto vergognare. Come aveva solo potuto pensare che quella fosse una stupida ripicca da parte di lei non lo sapeva nemmeno lui stesso. Stava di fatto che in quel momento era stato molto più semplice per lui credere che lo fosse: il problema infatti era il non riuscire ad accettare che di quella sofferenza era lui stesso la causa, preferiva pensare che Jennifer fosse la solita donnicciola che usava qualsiasi mezzo pur di tenere un uomo legato a sé o, ancora peggio, per far leva sui suoi sensi di colpa.

Pensare alle parole sono innamorato di Jennifer gli faceva sempre l’effetto di fargli crescere un sorrisino scemo sulle labbra. Aveva capito che tutti quegli stati d’animo alternati per cui era passato a causa di lei dipendevano esclusivamente dalla sua idiozia, dal fatto che per lui era inconcepibile che potesse stare bene ad avere un rapporto fisso con una donna quando poteva avere tutte le donne che voleva: era il suo momento e voleva goderselo; non poteva, non voleva, non era possibile che s’innamorasse di qualcuna in quel momento e che rinunciasse a tutto.

Ma quando mai queste cose succedono a comando? Se succede d’innamorarsi succede, e non ci si può fare un bel niente, è così, punto, non ci si può lottare contro.

Tutto quel credere di aver bisogno di lei… in effetti non era un vero e proprio bisogno, o forse lo era davvero, Dominic non sapeva spiegarsi perché, nonostante che avesse deciso da tanto tempo che quella storia era meglio non portarla avanti, non era mai riuscito a troncarla. Veramente solo in quel momento aveva capito che il motivo era che fosse innamorato.

Forse lo era stato sin dall’inizio, per lo meno la prima avvisaglia c’era stata durante la prima notte che avevano passato insieme, prima che lui partisse per le Hawaii. Non sapeva se era un riflesso incondizionato, fatto sta che come gli succedeva sempre quando dormiva a casa di qualcuna, ad una certa ora della notte aveva aperto gli occhi spalancandoli e si era chiesto dove fosse, ricordandosi immediatamente che era da Jennifer. Quello che aveva pensato era che razionalmente avrebbe dovuto alzarsi, rivestirsi senza fare rumore e tagliare la corda, ma l’idea di farlo in quel momento non gli piaceva affatto. Si era girato verso Jennifer e l’aveva guardata un momento, pensando che in fondo gli dispiaceva pure non vederla più per tutto il mese successivo, quindi aveva rimesso la testa sul cuscino, si era avvicinato a lei pur senza nemmeno sfiorarla, aveva richiuso gli occhi e non li aveva riaperti fino alla mattina, quando la sveglia di Jennifer gli aveva svegliati entrambi.

La sera prima di partire per tornare a Los Angeles, ne aveva parlato con Billy, anche per dire all’amico che per tutto quel tempo aveva avuto ragione a sostenere che non fosse innamorato di Elena. Poi, più tardi, prendendo il coraggio a due mani aveva provato a chiamare Jennifer che inizialmente non gli aveva risposto. Quando si era decisa a farlo, nonostante il tono poco raccomandabile che aveva usato nel chiedergli mi spieghi cos’altro vuoi da me razza di bastardo che non sei altro?, era riuscito a strapparle la promessa che avrebbero parlato un po’ insieme.

- Non so quale altra cazzata tu voglia raccontarmi stavolta, ma sai che c'è di nuovo? Un paio di cosette voglio dirtele anche io, e lo farò! Quindi, se proprio è questione di vita o di morte, per me possiamo benissimo vederci e parlare- gli aveva detto Jennifer piuttosto alterata dopo che lui l’aveva letteralmente pregata di dargli quell’occasione.

Tra cinque ore sarebbe stato a Los Angeles. Fece un rapido calcolo, almeno un’ora forse anche abbondante l’avrebbero persa tra la burocrazia all’aeroporto e il traffico per arrivare a casa sua, quindi una doccia veloce e poi sarebbe andato da lei, non avrebbe proprio saputo aspettare di più.

Più o meno ancora sette ore. Quattrocentoventi minuti. Venticinquemiladuecento secondi.

Caspita, era una vita!

E Billy dormiva beato, accidenti a lui!

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Capitolo 45
*** Dominic's return ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti!

Grazie mille Artiglio, mi fa piacere che ti sia piaciuta così tanto questa storia, spero che non ti deluda la fine, con oggi praticamente la storia è finita, l’epilogo che posterò domani non è un vero e proprio capitolo.

Il titolo di questo capitolo vorrebbe rifarsi al capitolo numero otto, che s’intitolava “Dominic’s Lost”…è un particolare forse secondario, però volevo farlo presente.

Buona lettura! Mandy

 

Capitolo 45

Dominic’s return

 

Quando aveva risposto al citofono e aveva sentito che era Dominic, Jennifer si adoperò in una specie di azione di auto convincimento. Veramente era dal giorno prima, da quando lui l’aveva chiamata per chiederle di poter parlare, che pensava a cosa gli avrebbe detto quando ne avrebbe avuto l’occasione.

L’aveva aspettato sulla porta, con uno sguardo duro sul viso. La verità era che lo rivedeva mal volentieri, anche perché, scavando nei suoi sentimenti, aveva capito che ancora ci teneva a lui, anche se non lo voleva più. Del resto non poteva farsela passare in un momento, sapeva che ci sarebbe voluto tempo per dimenticarsi di Dominic. Intanto voleva togliersi lo sfizio di dirgli quello che pensava di lui.

Era stata contenta quando nel vederlo apparire in fondo all’ultima rampa di scale non aveva provato quel tuffo al cuore che in genere provava sempre ogni volta che lo vedeva arrivare. Inizialmente lui le aveva sorriso, lei aveva continuato a guardarlo senza mostrare particolare entusiasmo, così Dominic si era tolto il sorriso dalla faccia. Quando era stato vicino a lei l’aveva guardata un momento incuriosito.

- Che hai fatto ai capelli?- le aveva chiesto non riuscendo proprio a farne a meno.

- Non sono affari tuoi.- gli aveva risposto secca Jennifer.

Dominic era entrato un po’ in confusione. - Sì, scusami, non volevo… no, ma stai bene, davvero bene…-

- Che vuoi?- aveva tagliato corto lei.

- Parlarti un momento.-

- Per dirmi cosa?-

- Mi fai entrare un attimo?- le aveva chiesto speranzoso, non gli andava di parlare lì.

- No.- aveva risposto nuovamente secca Jennifer, nello stesso tono che aveva sempre usato in quel breve scambio di battute. Dominic cominciava a scoraggiarsi, soprattutto perché sapeva che se lei teneva quell’atteggiamento era perché aveva tutte le ragioni per farlo.

- Allora rimaniamo qui…- aveva detto incerto.

- Basta che ti sbrighi, non ho tempo da perdere.-

Dominic aveva guardato Jennifer con l’espressione di uno che è davvero in difficoltà, ma lei non si era smossa di un millimetro, non aveva la benché minima intenzione di farlo. Si era messo una mano sul collo, piegando il gomito dietro la testa, aveva guardato per terra; così in difficoltà Jennifer non l’aveva mai visto.

- In verità non ho niente di preciso da dirti, volevo sapere solo come stai…-

- Sto benissimo, e dato che tu non hai niente da dirmi di sensato o intelligente credo proprio che sarò io a parlare.- lo interruppe perentoria Jennifer.

Dominic deglutì, in un certo senso aveva intuito sin da quando aveva parlato con lei il giorno precedente che di certo Jennifer non l’avrebbe accolto molto bene. Era sicuramente la prima volta che la vedeva così, decisa e sicura di se stessa, questo purtroppo per lui non faceva che accrescere il suo interesse, ma anche il suo timore che di lì a poco sarebbe arrivata una secchiata d’acqua gelida nella sua direzione.

- In un certo senso dovrei ringraziarti, mi hai fatto capire una cosa, ovvero che devo guardarmi dagli stronzi montati come te. La cosa ridicola è che torni qui sperando che dopo tutto quello che è successo io ti accolga qui a braccia aperte, anzi, magari nel mio letto perché temo che sia l’unica cosa che ti è veramente interessata. Non posso proprio credere alla quantità di cazzate che mi hai propinato, il modo in cui ti sei sempre preoccupato per me…- fece una pausa e lo guardò bene, mentre l’espressione di Dominic era proprio quella di una persona che proprio non sapeva che dire.

- Sei quanto di peggio poteva capitarmi Dominic, veramente l’individuo peggiore di cui mi sono innamorata, mi è già capitato di stare con un paio di stronzi, ma almeno loro si sono rivelati sin dall’inizio, tu invece non hai fatto che prendermi in giro per fare il tuo comodo.-

Aveva smesso di parlare, ma Dominic continuava a tacere, più o meno con la stessa espressione smarrita sulla faccia. Jennifer ci aveva letto anche un certo dispiacere, ma non si sarebbe fatta fregare dal suo buon cuore quella volta. Il tempo della Jennifer buona e comprensiva era finito, adesso c’era la Jennifer forte, quella che prendeva il toro per le corna e non si faceva spaventare da niente e nessuno.

- Non dici niente? Allora buonanotte Dominic, e stammi bene.-

Stava per chiudere la porta quando Dominic l’aveva trattenuta per quanto gli era possibile.

- Aspetta un momento, per favore!- le aveva detto, ma Jennifer con una spinta decisa che Dominic non si aspettava si era richiusa la porta dietro senza nemmeno dargli il tempo di riordinare le idee.

Dominic, in un gesto di sconforto, aveva appoggiato la testa contro la sua porta, cercando di accusare il colpo. Stava pensando che ogni singola sillaba, di ogni singola parola, di ogni singola frase che Jennifer aveva pronunciato era così vera che faceva male pensarci.

Con lei era stato uno stronzo montato. Accidenti se lo era stato, veramente lo era stato con tutti. Dopo tutto quello che le aveva fatto, e le aveva fatto davvero tante carognate ignobili di cui non sapeva se mai si sarebbe perdonato lui stesso per primo, tornava là a chiederle chissà che. Effettivamente doveva riconoscere che non si meritava il suo perdono, non si meritava proprio niente da lei, nemmeno la minima considerazione.

Le aveva fatto credere che le interessasse sul serio stare con lei. Quello era perché per lui era davvero così, solo che era stato tanto stupido da non capirlo che pochi giorni prima di quel momento. Le era sempre stato a cuore che Jennifer stesse bene, che per lei fosse tutto apposto, forse anche troppo, cosa che teoricamente avrebbe dovuto fargli capire i suoi veri sentimenti.

Era quanto di peggio le era capitato. Sì, questo era decisamente possibile. Un egoista come lui era sicuramente quel che di peggio poteva trovarsi sulla strada di una persona generosa come lei, una che non gli aveva negato praticamente niente e che aveva cercato sempre di farlo stare bene.

Era vero anche che lui aveva fatto il suo comodo, verissimo, ma non era vero che l'aveva presa in giro, piuttosto forse aveva preso in giro se stesso e le aveva fatto del male anche se non avrebbe voluto, adesso pagava il conto della sua stupidità.

Era rimasto ancora qualche secondo a pensare a cosa fare, con la testa appoggiata contro la porta di Jennifer. La cosa più giusta sarebbe stata quella di scendere quelle scale, di andare verso la sua auto e di liberarla una volta per tutte dalla sua presenza; di fatto non voleva che finisse tutto così, con lui che non era stato neanche capace di dirle una volta per tutte che gli dispiaceva sinceramente.

Gli venne un’idea, forse era stupida, ma se non altro, se anche lei non l’avesse voluto ascoltare, almeno le avrebbe fatto arrivare i suoi pensieri in qualche modo. Immediatamente cercò quel foglio, era convinto di averlo infilato nel suo portafogli, lo trovò piegato dove l’aveva messo nemmeno molto tempo prima. Certo, così non poteva darglielo, Jennifer non avrebbe capito niente, gli occorreva una penna, ma a portata di mano non ce l’aveva. Ce l’aveva in macchina però, il problema si poneva per il fatto che se usciva dal portone poi non poteva contare sul fatto che Jennifer gli avrebbe aperto nuovamente la porta. Il problema si era posto quando, dopo essere sceso velocissimamente per le scale rischiando anche di cadere e rompersi l’osso del collo, Dominic per l’appunto aveva aperto il portone. Si era guardato intorno frettoloso ed aveva notato un pezzo di cartone da imballo che forse poteva fare al caso suo. Provò a vedere se appoggiandolo per terra tra la porta e lo stipite riusciva a mantenere il portone aperto, fortunatamente la sua auto era parcheggiata molto vicina, riuscendo nell’esperimento fece una corsa riuscendo in pochi secondi a prendere la penna. Quindi, sempre di corsa, era tornato dentro il palazzo, aveva preso le scale ed era arrivato nuovamente al quarto piano, davanti alla porta di Jennifer.

Per un momento aveva cercato di riprendersi dal fiatone, quindi si era seduto sul secondo gradino, appoggiandosi come piano di scrittura al primo.

 

Non ci aveva certo pensato che Dominic potesse essere ancora lì, Jennifer si era messa nuovamente ad occuparsi dei suoi affari, anche se non l’aveva fatto certo con la mente sgombra e il cuore leggero. Aveva acceso pigramente la televisione, come al solito non davano niente di interessante, alla fine aveva optato per una sit com che sembrava meno peggio delle altre cose che trasmettevano. Ad un certo punto era stata distratta da Sploffy che stava raspando con le zampette e le unghiette contro la porta all’ingresso. Non era un comportamento comune, Jennifer si chiese immediatamente da cosa dipendesse. Si era alzata giusto in tempo per vedere che il gattone stava strascinando nell’appartamento un foglio di dubbia provenienza. Quando aveva finito di portarlo dentro si era messo a giocarci, Jennifer però intuì che doveva essere qualcosa che di proposito era stata messa sotto la sua porta, lo aveva tolto dal pavimento e l’aveva aperto, già intuendo cosa potesse essere.

Era una calligrafia abbastanza comprensibile, decisamente particolare ma leggibile. In effetti l’aveva già vista, ma lì per lì non si era ricordata. Le n sembravano u rovesciate, la g era uguale alla q, non c’erano puntini sulle i. Non sapeva perché prima di leggere si era messa ad osservare questi particolari invece di concentrarsi su ciò che c’era scritto. Dopo qualche secondo lesse.

 

Che cosa ti piace? Mi sto sforzando di ricordarmi certe cose ma credo proprio di non saperle.

Qual'è il tuo colore preferito? La canzone? Il film?

E il cibo? Che cosa ti piace di più?

Dove sei nata? Una volta mi hai parlato di un posto in Nevada, ma non mi ricordo perché.

E i tuoi genitori? Che rapporto hai con loro? Com'eri da piccola? Hai fratelli o sorelle?

Come ti sei fatta quella piccola cicatrice sul braccio sinistro, quella appena sotto il gomito? Scommetto che c'è una storia dietro, non chiedermi perché, me lo sento!!

Il tempo del liceo... andavi bene a scuola? Sei andata all'università?

E che adolescente eri? Una di quelle problematiche oppure eri spensierata come un fringuello e magari avevi un sacco di fidanzati?

Ma di preciso, ma proprio di preciso, che lavoro fai? (Oddio come sto messo male!!!!!)

Perché ti trucchi così tanto? Sei carina la mattina quando ti svegli struccata. Veramente lo sei anche truccata.

Sei carina anche mentre dormi... che cazzo c'entra? Qui solo domande! Niente considerazioni.

Mi piace un sacco quando cominci a muovere il piede di scatto quando stai seduta, è una cosa che fai come un riflesso incondizionato oppure la fai quando sei nervosa?

Non sei una che si arrabbia spesso, come fai? A essere così buona, intendo.

Come fai a vedere sempre il buono nella gente?

Una volta o l'altra dovrò chiederti com'è andata quando ci siamo conosciuti, perché mica mi fido tanto di quello che racconta quel bastardo di Jonathan!

Ma una come te, che ci trova in uno come me?

 

Con un’altra penna, ma sempre chiaramente scritto con la stessa calligrafia, c’era un altro appunto.

 

Veramente non volevo che leggessi questo foglietto, era solo una specie di appunto per me stesso, l'ho scritto sull'aereo mentre tornavo, per fare pace con il mio cervello, eravamo in guerra da troppo tempo! Sono solo delle stupide domande, solo alcune di quelle che vorrei farti.

Volevo solo che tu sapessi che mi sono chiesto queste cose, veramente avrei dovuto già saperle, solo che quando avrei potuto scoprirle mi sembrava che invece non fossero importanti. Sono un coglione, lo so.

Se non vuoi rispondermi ti capisco, se pensi che sia tardi per chiederti queste cose hai ragione, è anche troppo tardi per dirti sinceramente che mi dispiace per tutto. Mi piacerebbe che mi perdonassi, ma se non lo farai ti capisco, per l’appunto non potresti mai perdonare, per usare le tue parole, quanto di peggio ti sia capitato e se fossi al posto tuo, per dirlo con le parole di una mia amica, mi sarei appeso per Lillo e mi sarei lasciato penzolare dalla tua finestra! Orribile pensiero!

Io ci provo... credo che rimarrò un po’ seduto sullo scalino davanti alla tua porta. Sono un tipo cocciuto, anche un po’ rompipalle!

Per favore, non chiamare la polizia! Se vuoi che me ne vado basta dirlo, anche se mi sa che mi prenderai a calci tu stessa, e credimi, te lo lascerei anche fare.

 

Ci volle qualche secondo per accusare il colpo, Jennifer d’istinto si avvicinò alla porta e guardò fuori dallo spioncino. La luce era spenta, ma aveva scorto i contorni della figura di Dominic, seduto sul primo gradino delle scale.

Aveva ragione lui a dire che non l’avrebbe perdonato, per lo meno di certo quello non bastava. Tuttavia, se Dominic voleva metterla nella condizioni di rimanere quantomeno incuriosita da quell’improvviso cambiamento di rotta, l’intento era riuscito.

Immediatamente Jennifer aveva appoggiato il foglio sul mobiletto all’ingresso e si era allontanata, rimettendosi seduta in soggiorno e incominciando una vera e propria lotta con se stessa. Non aveva potuto impedirsi ad intervalli più o meno regolari di andare a sbirciare dallo spioncino, lui non accennava a volersi togliere di lì.

Così era passata più di un’ora.

Jennifer ormai aveva scandagliato ogni singola parola scritta su quel pezzetto di carta: alcune cose l’avevano fatta ridere, quel biglietto rifletteva esattamente la natura di Dominic, uno che proprio non poteva cercare di tirare fuori anche solo per un momento l’ironia dalla sua vita.

Forse le andava di rispondere a qualcuna delle sue domande. Fece passare un’altra mezz’ora, che Jennifer aveva passato interamente accanto alla porta, sbirciandolo. Poi lo fece.

Aprì la porta piano, Dominic, che era rimasto al buio per tutto quel tempo, fu investito dal fascio di luce che la porta aperta aveva lasciato uscire. Si alzò di scatto in piedi, girandosi e rimanendo faccia a faccia con Jennifer. A dire la verità non ci sperava più che lei uscisse, ma il fatto che non fosse uscita per cacciarlo a pedate gli aveva dato speranza. Lei si era tolta uno dei sandali che portava e l’aveva messo tra la porta e lo stipite, perché non si richiudesse alle sue spalle lasciandola fuori casa.

- Blu. Il mio colore preferito è il blu, con tutte le sue gradazioni. It’s a Hard Life, dei Queen, la mia canzone preferita. Loro sono anche il mio gruppo preferito. La finestra sul cortile, Hitchcock, ma sceglierne uno solo di film è riduttivo.-

Detto questo aveva fatto pochi passi, si era seduta sul gradino dove fino a qualche secondo prima era rimasto seduto Dominic, lui si era seduto nuovamente accanto a lei.

- Mi piace la cucina italiana, mi piace la pasta. E i dolcetti di mia zia Lucy, in qualsiasi modo siano fatti, sono conditi d’amore e d’affetto, per questo hanno comunque un buon sapore.-

Dominic le aveva sorriso, non aveva proferito parola, aveva appoggiato i gomiti sulle ginocchia e la testa sulle braccia, mettendosi all’ascolto.

- Sono nata a Spring Creek, in Nevada, il 15 giugno del settantatre. Sono vissuta là fino a sei anni fa, poi mi sono trasferita qui, e non è stato bello, è stato solo utile. Lasciai il mio ragazzo di allora, stavamo insieme da quasi nove anni, praticamente ci saremmo dovuti sposare, ma non mi andava l’idea di diventare una mamma e una moglie e basta, come si pretendeva da me. Avevo fatto un corso da segretaria, perché io faccio la segretaria per un commercialista se la cosa non ti fosse ancora chiara…- dicendo questo guardò Dominic con uno sguardo lievemente accusatorio, l’altro le sorrise imbarazzato.

- Grazie al padre di un amico di mio cugino sono riuscita a farmi assumere in quello studio, dapprima lavorando dove capitava, poi per il commercialista per cui lavoro da cinque anni, uno stronzo che si diverte a torturarmi ogni giorno che Dio regala al mondo.-

Jennifer si era interrotta per un momento, non sapeva se andare avanti, Dominic la stava guardando.

- Continua, per favore.- le chiese, Jennifer quindi fece come lui le aveva chiesto.

- Sono figlia unica, ho un pessimo rapporto con mia madre. Lei è una che pensa solo alle apparenze, non le è mai importato niente di me. Io sono sempre stata bravissima a scuola, specialmente in matematica e chimica, avrei potuto ottenere una borsa di studio per l’università, ma lei mi ha tassativamente impedito di farla, diceva che per una donna, una come me soprattutto, era inutile, tanto io presto, non appena il mio ragazzo di allora si fosse laureato, mi sarei sposata e ulteriori studi non mi sarebbero serviti a niente. Non la perdonerò mai per questo. Per tre anni ho fatto la cameriera in un ristorante, fortunatamente mi ha appoggiata mio nonno in quel caso, mia madre non voleva assolutamente, lui invece diceva che lavorare mi avrebbe fatto bene, mi avrebbe aiutata a capire la vita e il valore dei soldi guadagnati con il proprio lavoro. Con quello che ho guadagnato mi sono pagata il corso da segretaria che ho frequentato di nascosto spalleggiata da mio cugino. Non ho fratelli, ma Bill è come se lo fosse. Quando mi sono trasferita a Los Angeles mia madre mi ha tolto la parola per quasi un anno intero, fu mia zia a rimettere le cose apposto. La famiglia di mia madre è assolutamente patriarcale, mio nonno era il sovrano assoluto contro cui non c’era mai da discutere, la sua parola, fino al giorno in cui è morto sette anni, fa è stata legge; è stato lui che ha fatto sposare mio padre e mia madre praticamente per forza, mia madre è rimasta incinta a diciott’anni. Con mio padre all’inizio era cominciata per amore, poi in quella casa hanno finito per distruggere anche lui. Era, o forse è, non lo so se è ancora vivo, un bravo avvocato, non lo vedo da ventidue anni. Una mattina mi ha accompagnata a scuola e poi non è tornato a riprendermi. Da una parte, con il senno di poi, forse ho capito che cosa l’ha spinto a farlo, dall’altra non lo perdonerò mai di avermi abbandonata, ero solo una bambina e ho pensato che non mi avesse mai voluto bene. Era l’unica persona che mi capiva in quella casa, quegli anni sono stati terribili, almeno finché non me ne sono fatta una ragione.-

Qualcuno aveva visto bene di aggiungersi al quadretto, Sploffy si doveva essere svegliato e aveva notato che qualcosa di strano era successo, era uscito passando sopra il sandalo di Jennifer ed era andato a strusciarsi contro la schiena di Dominic, per poi fare il giro e salirgli sulle ginocchia, come il suo solito.

- Ciao bello, sei venuto a sentire anche tu?- gli aveva detto Dominic mentre aveva preso a grattargli la testa, Sploffy rispondeva facendo le fusa. Quindi aveva rimesso gli occhi su Jennifer, che aveva continuato.

- I miei anni del liceo sono stati normali tutto sommato, non ero brava in ginnastica, per niente, il che era penalizzante, ma me la cavavo in altre cose. A sedici anni mi sono messa con Robert, eravamo come si suol dire la coppia perfetta: lui il rampollo di una famiglia di industriali, suo padre ha un’industria tessile nei pressi di Carson City, io ero una gentile ed innocente fanciullina, molto carina a quei tempi che non fa mai male, proveniente da una delle famiglie più in vista di Spring Creek. Certo, mio padre era l’unica macchia del mio curriculum vitae, era un disgraziato a detta di tutti, che aveva lasciato mia madre chissà perché, ma fortunatamente per la reputazione della famiglia e di mia madre poco importava alla gente. Sai, la reputazione a Spring Creek è tutto. Io e Robert eravamo la coppia perfetta anche perché io stavo zitta e lui era quello che decideva, le donne devono essere necessariamente così a Spring Creek: io ero il suo cagnolino, lo sono stata per quasi nove anni, poi ho capito che così facendo mi sarei solo rovinata la vita. Non ho mai voluto che la mia esistenza si riducesse ad essere quella, volevo di più. Non che l’abbia ottenuto, fare la segretaria non è tutto questo granché, lo riconosco, ma almeno vivo tranquilla e soprattutto come voglio. Più o meno questa è la storia della mia vita… almeno i punti salienti, quello che volevi sapere.-

Dominic era estasiato. Solo in quel momento si era reso conto che si era effettivamente perso tanto di lei, quanto non si sarebbe mai potuto immaginare: non era una bambolina, non era una stupida, non lo era mai stata. Era una donna forte, che era stata capace di lasciare gli affetti e una vita che seppur sicura sapeva che non l’avrebbe resa felice. Doveva essere stata una decisione difficile, l’aveva presa però, e l’aveva portata infondo con tenacia. Forse i suoi sogni Jennifer non li aveva realizzati, ma non si erano avverati nemmeno i suoi incubi. Viveva a modo suo, non chiedendo aiuto a nessuno provvedeva a se stessa e lo faceva nel migliore dei modi. Solo adesso Dominic vedeva la sua forza, la sua tenacia, la sua vera intelligenza, quella che a prima vista poteva essere nascosta da quell’alone d’ingenuità, dal fatto che sembrava sempre così indifesa e un po’ facile, con il suo trucco marcato e i suoi vestitini corti, i suoi fantastici vestitini corti, Dominic li adorava.

Jennifer era una che al momento giusto sapeva combattere, e sapeva tirarsi fuori dalle brutte situazioni, come forse lui stesso non avrebbe mai saputo fare.

Continuarono a lungo a parlare, a bassa voce dato che erano per le scale, con Sploffy sulle ginocchia di Dominic che dopo un po’ si era addormentato tranquillo. 

Avevano ripercorso episodi della loro vita e avevano riso insieme, Jennifer tuttavia non aveva di certo abbassato la guardia: si era seduta abbastanza distante da Dominic, l’unica volta in cui si erano sfiorati era stato casualmente, Jennifer aveva fatto una carezza a Sploffy e aveva incrociato la mano di Dominic. Per lui quel momento era stato il massimo.

Delle altre domande, quelle che Dominic aveva scritto su quel foglio in aereo, avevano finito per non parlarne molto, Jennifer gli raccontò soltanto come erano andate le cose la sera che si erano conosciuti, il racconto fece sovvenire alla mente di Dominic tanti particolari di quella sera che nella sua memoria era immersa negli effluvi dell’alcool, era stato esilarante quel racconto.

Alla fine, data l’ora tarda, Jennifer si decise a concludere la serata, lei la mattina dopo doveva essere a lavoro, fortunatamente era venerdì.

- Se non hai altre domande sarà l’ora di andarcene a letto.-

- Veramente ne avrei una.- aveva risposto Dominic deciso.

- Dimmi.-

- Ci usciresti con me domani sera? Ho bisogno di un’accompagnatrice per un’occasione particolare.-

- Credo che tu ti stia allargando un po’ troppo!- rispose Jennifer con un leggero tono di rimprovero nella voce.-

- E dai, per favore! Una cosa innocente, ti sto solo chiedendo di accompagnarmi in un posto, nient’altro! E poi se non ci vieni tu con me ci vado da solo, non ci porterei nessun altra, e andarci con la mia pubblicista è proprio brutto! Poverina, comprendila, è costretta a lavorare con me, se le impongo anche di accompagnarmi a questa occasione potrebbe avere un tracollo nervoso. Se non vuoi farlo per me, fallo per Penny, ti sarà immensamente grata! Ti sto chiedendo un’opera di bene!-

Jennifer si era alzata, aveva recuperato il suo gatto e si era rimessa il sandalo al piede, quindi era rientrata nell’appartamento, senza chiudere la porta. Si era affacciata.

- Vedremo. Buonanotte Dominic.-

Di certo non le aveva dato il sicuro, ma per Dominic quel vedremo era più di quello che si sarebbe mai potuto aspettare.

Con addosso quasi cinque ore di macchina, nove d’aereo e un bel po’ di fuso orario, aveva finalmente sceso quelle scale. Eppure non aveva voglia di dormire, affatto. In quel momento dormire era la cosa più stupida che gli poteva venire in mente di fare.

Era tornato a casa sua, si era fatto un’altra doccia canticchiando più per fare qualcosa che perché ne avesse realmente bisogno, quindi era andato a letto ma non aveva dormito nemmeno cinque minuti, si sarebbe messo a saltare per scaricare l’adrenalina se avesse potuto. Tuttavia, non era cosa da farsi razionalmente parlando. E il cervello, l’esperienza insegna, va sempre usato.

La mattina dopo aveva chiamato il suo manager, per dire che c’erano buone possibilità che al party per la presentazione del dvd della versione estesa del Ritorno del Re che ci sarebbe stato la sera successiva ci sarebbe andato con una donna.

- Cosa vuoi fare? E’ fuori discussione che tu faccia una cosa simile!- gli aveva detto il suo manager.

- La mia, caro Nigel, è una decisione insindacabile, non si discute! E più gente la vede, più sono contento! Lo devono sapere tutti che io sono totalmente e irrimediabilmente cotto di lei!-

Il suo manager dall’altra parte aveva sospirato.

- Con te non si può discutere! Tanto fai sempre quello che ti pare!-

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Capitolo 46
*** Epilogo ***


Nuova pagina 1

Epilogo

 

Jennifer aveva pranzato con Patricia quel sabato, ma per tutto il tempo aveva evitato di parlarle del fatto che si era rivista con Dominic e soprattutto del fatto che alla fine aveva finito per accettare di uscire con lui quel sabato sera, all’invito dell’amica però si era vista costretta a rifiutare e a spiegare il perché di quel rifiuto. L'amica nel sentirlo nominare aveva messo su un'espressione crucciata, aveva aperto la bocca e stava per caricare una rispostaccia, Jennifer la fermò.

- Prima di dire qualsiasi cosa sappi che è tutto diverso! Io sicuramente, lui, da quel poco che ho visto... beh, sappi solo che l'aria scozzese deve avergli fatto bene e gli deve aver schiarito le idee!-

Patricia aveva alzato le braccia e, senza aggiungere altro, era salita nuovamente in macchina. Aveva chiuso lo sportello, poi aveva tirato giù il finestrino, solo che non era riuscita a fare di più che guardarla e scuotere la testa con un'aria smarrita e con la bocca semi aperta di chi vorrebbe dire qualcosa ma proprio non gli esce niente. Jennifer aveva riso.

- Ridi, ridi!- era riuscita finalmente a dire severa Patricia. - Vabbè, ti lascio al tuo destino, se proprio non riesci a levartelo dalla testa il mesciatone… saluti!-

Aveva messo in moto ed era andata via, lasciando Jennifer davanti al portone di casa sua che agitava la mano in sua direzione.

Era rientrata quindi, per dimenticanza aveva lasciato il suo cellulare a casa, lo trovò con una serie di chiamate perse, tutte di Dominic.

Il giorno precedente l'aveva tempestata di telefonate ogni minuto, si era giustificato dicendo che era il suo modo di convincerla ad uscire con lui la sera del sabato. - Perché se io ti rompo le scatole tutto il giorno forse ce la faccio a prenderti per sfinimento!-

Jennifer aveva resistito stoicamente tutto il giorno senza cedere, in ufficio aveva tolto la suoneria al cellulare e lo aveva appoggiato sulla scrivania, ogni poco tempo si accendeva la luce e il nome Dominic cominciava a lampeggiare sullo schermo, continuava imperterrito a chiamarla anche se sapeva che non poteva rispondergli dato che stava lavorando. Ad un certo punto aveva chiamato anche al numero dell'ufficio, Jennifer l'aveva anche un po’ sgridato.

- Dom, sto lavorando accidenti!-

- Lo so che stai lavorando, infatti non pretendo che tu mi risponda al cellulare, ma saranno due ore che non ti sento e m'è presa l'astinenza!-

Jennifer aveva ridacchiato. - Cretino!- gli aveva detto, quindi gli aveva riattaccato il telefono praticamente in faccia. Il problema era stato che rialzando gli occhi aveva incontrato lo sguardo di sufficienza del commercialista. Gli aveva sorriso con la faccia più tosta che potesse fargli, l'uomo l'aveva continuata a guardare storto, quindi le aveva porto dei documenti.

- Queste pratiche sarebbero da archiviare, signorina.-

- Certo, subito.- aveva risposto Jennifer. Quando era andato via si era messa a ridacchiare tra sé e sé, se non altro quella situazione era divertente.

La sera, appena tornata dall'ufficio, si era decisa a rispondere alla telefonata numero quattordicimila e seicentoquarantatre di Dominic per quel giorno.

- Non ne posso più, mi arrendo, vengo con te domani sera!- gli aveva risposto senza prima dire altro.

Dall'altra parte della cornetta era partito un urlo di gioia.

- Ma sei veramente scemo!- aveva commentato Jennifer che aveva dovuto necessariamente staccare il telefono dal suo orecchio, o Dominic l’avrebbe fatta diventare sorda.

- Hai voglia a scemaggine, c'ho da venderne Jenny!- le aveva risposto lui al settimo cielo.

Non ci sperava e sapeva di non meritarselo, ma i suoi sensi di colpa per un momento gli avevano permesso di godersi quel momento. Del resto quella giornata passata a farle quei bonari dispetti l’aveva divertito oltre ogni misura, non avrebbe voluto o potuto davvero fare altro se non quello.

Quando l’aveva richiamato il giorno dopo, appena rientrata a casa dopo il pranzo con Patricia, Dominic l’aveva investita con le parole:- Ma che fine avevi fatto? Mi sono preoccupato, pensavo che fossi scappata su un’isola tropicale, oppure che t’avevano rapito gli alieni… in terza opzione ho pensato che magari ci avevi ripensato e stasera non mi accompagni più!- aveva fatto una breve pausa, sentendola ridacchiare dall’altra parte, poi le aveva detto:- Ben inteso che se emigri sull’isola tropicale voglio venire con te!-

- No, non c’è posto, siamo al completo.- gli aveva risposto Jennifer, stando al gioco.

Quella serata poi per Jennifer era stata strana, lei non c’era minimamente abituata a passare del tempo ad occasioni del genere. Per prima cosa era stata subito abbondantemente messa in guardia da giornalisti e paparazzi da lui: - Non m’interessa se ci vedono insieme, per me non fa alcuna differenza, quindi facciamo come vuoi tu - le aveva detto facendole intuire buona parte del suo cambiamento di posizione. Fino a poco tempo prima Dominic non avrebbe mai permesso che li vedessero insieme.

Jennifer gli aveva espressamente chiesto di poter essere notata il meno possibile, così Dominic aveva fatto di tutto perché lei non si sentisse minimamente a disagio, era l’ultima cosa che voleva del resto.

Da subito a quella festa si era sentita impacciata e goffa, anche se Dominic aveva fatto il possibile per metterla a suo agio anche in quell’occasione, sia di proposito che non di proposito. Se c’era una cosa che Jennifer poteva dire di Dominic era che era veramente un tipo particolare. Per lui non faceva differenza essere in pubblico o meno a giudicare dal suo comportamento, distribuiva bacini a uomini e donne indistintamente e diceva e faceva cavolate con i suoi colleghi, tra i quali lei conosceva solo Billy ed Elijah, anche se gli altri, più o meno tutti, sapeva almeno chi fossero. Billy poi era stato molto carino con lei. L’aveva fatta ridere il fatto che durante la serata, ad un certo punto, Billy era arrivato alle spalle di Dominic e gli aveva dato, anche se gentilmente, un colpetto con il suo cellulare in testa.

- E’ per te, inglesino!- gli aveva detto mentre Dominic si passava la mano sulla parte offesa con un’espressione finto risentita in faccia. Poi, sempre con il cellulare dell’amico in mano, l’aveva fissato per un momento con aria interrogativa chiedendosi chi potesse essere che lo chiamava al numero dell’amico, quindi se l’era messo all’orecchio e aveva risposto. La sua espressione smarrita era stata spazzata via in un secondo scarso.

- Passerotta!- aveva esclamato a voce tanto alta che qualcun altro si era girato nella sua direzione; Billy aveva riso e Jennifer anche, dato che non aveva potuto fare a meno di farlo per via del tono e anche del modo in cui aveva chiamato la persona con cui stava parlando. Certo non aveva potuto impedirsi anche di farsi nella sua testa qualche domanda, che di certo presagiva di tutto meno che rosei pensieri.

Subito dopo aver concluso la chiamata Dominic, che aveva intuito che Jennifer avrebbe giustamente potuto trovare quantomeno anomalo quel termine affettuoso, le aveva spiegato chi fosse al telefono: la famosa Elena che lui e Billy avevano conosciuto in Scozia. Billy aveva trovato un suo messaggio nella segreteria telefonica quel giorno e l’aveva richiamata subito, Elena l’aveva cercato per fargli gli auguri per il suo compleanno, dato che in quel giorno cadeva anche il trentaseiesimo compleanno di Billy.

- L’ha chiamato! Ma allora vuol dire che i bastardi qualcosa stanno combinando!- aveva esclamato diretto a Jennifer Dominic, mentre Billy si allontanava. - Accidenti a loro, non mi vogliono raccontare niente! Devo assolutamente torchiare Billy, sappi che prima o poi gli farò sputare il rospo a quello scozzese del cavolo!-

Per forza di cose Jennifer non aveva capito molto, ma Dominic ebbe il tempo di spiegarle nei giorni successivi cosa fosse successo durante quel mese in Scozia, parlare di quel mese poi fu utile anche per non incappare in argomenti decisamente spiacevoli per entrambi.

Avevano continuato a vedersi, sempre in campo neutro. In genere era Dominic a chiamarla per proporle di uscire, l’andava a prendere, passavano qualche ora insieme e poi la riportava a casa, non facevano altro che parlare. A Jennifer piaceva quel modo di approfondire la loro conoscenza, era quell’inizio che per loro era durato troppo poco, e probabilmente anche lei aveva le sue responsabilità in quella cosa.

Pendenti erano rimaste molte di quelle domande che Dominic aveva scritto su quel foglio, una su tutte, ovvero cos’era che a Jennifer piaceva di lui.

Di certo lei non avrebbe potuto rispondergli presto, tutto il precedente non era stato affatto cancellato, ma forse, lavorando bene Jennifer sarebbe riuscita a capire cosa avrebbe potuto riservarle il futuro. Anzi, cosa avrebbe riservato ad entrambi.

Due settimane dopo quella festa, alla metà di settembre, Jennifer aveva ritirato la posta dopo essere rientrata dal lavoro. Tra le bollette e la pubblicità c’era una busta non affrancata con scritto il suo nome, la calligrafia non era fraintendibile. Si era inizialmente chiesta come avesse fatto a metterla nella sua cassetta della posta, evidentemente qualcuno doveva avergli aperto. Era rientrata in casa e si era seduta sul divano, Sploffy le era andato a fare compagnia.

L’aveva aperta chiedendosi cosa potesse essere, al primo sguardo Jennifer capì che si trattava di analisi. Un test dell’HIV, con risultato negativo. In fondo al foglio c’era scritto a mano Nel caso in cui ancora fossi preoccupata. Te l’ho già detto che sono un coglione? A stasera

Appena sotto il messaggio continuava: P.S.: non ho nemmeno il colesterolo! E vai!

Si era messa a ridere spontaneamente, il gatto le era salito sulle gambe sporgendosi sul foglio come se volesse leggere e ridere anche lui. Sempre tenendo in mano quel foglio e accarezzando Sploffy che faceva rumorosamente le fusa, Jennifer si era messa a guardare un punto non precisato del soffitto, sorridendo e riflettendo.

In quelle settimane Dominic le aveva raccontato a grandi linee degli ultimi mesi che aveva passato, si era dato del coglione almeno un milione di volte, Jennifer capì di punto in bianco molte delle cose che erano successe tra loro in quei mesi, soprattutto capì il perché di tutte quelle volte in cui lo sentiva debole, come se avesse bisogno di protezione e accettazione da lei. Tuttavia non lo scusava affatto per tante delle cose che le aveva fatto, ci sono decisamente dei modi migliori di superare le crisi che gestire la vita come Dominic aveva fatto in tutto quel tempo.

Il momento di voltare pagina per Jennifer non era ancora arrivato.

Non sarebbe stato certo quel giorno, nemmeno fra una settimana probabilmente, ci sarebbe voluto del tempo, nemmeno lei avrebbe saputo dire quanto.

Quello che era certo era che se tutto fosse continuato così come stava andando avrebbe anche potuto perdonarlo. Certo, quell’esperienza le aveva definitivamente insegnato a tirare fuori il suo vero carattere da combattente e che cosa voleva davvero, che non certo quello che Dominic le aveva dato in precedenza.

Nonostante avesse deciso di essere un po’ più cattiva però, il suo buon cuore era sempre lì, in agguato, aspettando il momento in cui le sue difese si sarebbero un po’ abbassate… in fondo tutti possono avere i propri periodacci, si possono fare delle cose assurde se non si ascolta il cervello, probabilmente a Dominic era successo proprio questo, e in fondo era un essere umano come tanti, aveva diritto ad un’altra possibilità anche lui.

Non sarebbe stato presto, di questo ormai Jennifer non poteva che esserne sicura, ma cominciava a capire che sarebbe successo, prima o poi.

 

 

 

E alla fine ce l’ho fatta a postare anche tutta questa storia! Ce n’è voluto e v’ho fatto venire anche due palle… ehm… per una volta vorrei evitare di essere troppo volgare, su!

Innanzi tutto un grazie speciale alla sora Moon, collega… se non ci fossi dovrebbero inventarti, e non ho mai detto questa cosa più seria di così! Sappiate che questa donna mi fa notare tutte le sviste dei capitoli che senza di lei sarebbero pubblicati un po’ peggio… un po’ parecchio peggio! Sigh!

Io mi impegno, lo giuro, ma tanto mi scappano uguale le cazzate… doppio sigh!

Un grazie sentitissimo va a persone come Sarish, Cassiopea, Dolcemaia, Yarel, July Aneko e Cowgirl Sara, che mi hanno lasciato i loro commenti e mi hanno decisamente messo il buon umore in più di un’occasione! Grazie mille davvero, mi avete fatto un sacco di complimenti che non so se poi me li merito tutti, ma insomma, la soddisfazione maggiore è che la storia vi sia piaciuta, che vi abbia tenuto compagnia e che vi abbia emozionate… un bacione enorme, che va anche a Contessa che mi ha fatto arrivare il suo pensiero in privato… grazie anche a te!

E lo so che qui qualcuna di voi dirà furente: e io?

E non vi ho dimenticate, è solo che per voi ci vogliono i ringraziamenti speciali perché mi avete fatto fare tante di quelle risate che a volte ho rischiato le convulsioni!

Partiamo con Artiglio del falco d’argento con il suo Casinista Dom! Però c'è di buono che i preservativi li usa sempre, no?;).

Proseguiamo poi con la Chu che s’è sdata con qualche commento davvero notabile: Billy...il grillo parlante; direi che gli si addice!

- Benedetto ragazzo!(m'è salita 'na rabbia...mannaggia i vasetti di yogurt!!Sgrunt!);

- …l'unico qui da odiare è mr 'FaccioLeCazzateQuandoMiPareEPiaceEPoiRimpiangoDiAverloFatto'... ah, e anche miss vasetto di yogurt!... (anche se dubito che Mr 'NonSoTenereLilloAlSuoPosto' (:P) capirà...ah!benedetto figliolo!)

La Kaory anche non è stata niente male con il suo: Ma orecchietta a Dumbo è davvero uno stronzooooo!!... nn saprei proprio come definire quella specie di hobbit mal cresciuto...l’orecchietta è stato graditissimo!!

Ma il primo premio, che le altre non me ne vogliano, va a quella pazza scatenata di Roy che, per usare le parole sue, a volte è proprio un taglio! Sentite qui:

- Ma che razza di bastardello, altro che sgrullatina!!! Acchiappandolo pe gli orecchiotti toccherebbe rinturcinarlo come na caramella!!!!!!!!;

- Ma io nun mollo finchè nun se sbottona (in senso pscologico! ^__* ma pure nell'altro ^___^ );

- …E soprattutto che non faccia l'errore di quasi tutto il genere maschile dandola per scontata, perchè secondo me la nostra Jenny sotto sotto sa essere una tosta!!!!! E quando meno se lo aspetta potrebbe rimetterci le orecchiotte!!!!!!!!, per altro c’hai visto molto giusto!;

- Mandy non ti preoccupare non ti prenderemo a randellate (in caso se proprio c'è da bastonà si bastona sulle orecchiotte pronunciate.... ^__* )…;

- … sono curiosissima di vedere l'arrampicamento sugli specchi del famoso scalatore Orecchiesner!!!!

- WUAO ma Dom il suo bisonte non lo fa riposare mai????? *__*… forse una solenne portata sulle orecchiotte potrebbe accellerare la crescita!!!! ^__*;

Ma il pezzo forte è stato: Lo acchiapperei x le orecchiotte e lo sgrullerei ben benino!!

Un abbraccino speciale va a te e sai il motivo…

In coda, vorrei dire che spero la storia sia piaciuta anche a chi ha letto e non ha lasciato segni del suo passaggio se non nel numero delle aperture dei capitoli… immagino che se avete continuato a leggere era perché vi piaceva… almeno spero! Oh, però se v’ha fatto schifo lo potevate anche dire, mica me la prendevo se me lo dicevate educatamente! Volendo siete sempre in tempo ad infamarmi… gentilmente però, ho l’animo sensibile anche se non sembra!

Stavo per dimenticarmi la grande sparita! Frodina!!! Ma che fine hai fatto? Se ci sei batti un colpo!

Ovviamente aprirò ufficialmente un fan club per l’amatissimo Sploffy che ha già milioni di miliardi di fans sparsi per tutte le galassie (s’è anche montato la testa… è insopportabile)!!!!

Qui a questi link vi mostro i disegni di due sue affezionate fans che ringrazio:

Questo e lo Sploffy di Falwes: http://nura.altervista.org/sploffy_falwes.jpg

E questo è lo Sploffy della mia mamma: http://nura.altervista.org/sploffy_bina.jpg

Grazie a tutt’e due, anche da Sploffy!

 

Anche nei ringraziamenti non so essere sintetica… ognuno c’ha le sue!

Ancora grazie mille a tutti, Mandy!

 

P.s.: potrei non avere finito… lo so, suona come una minaccia, ma non lo è, ve l’assicuro!

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