louisthoughts

di Takemehomenow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** louisthoughts ***
Capitolo 2: *** φαρμακός ***



Capitolo 1
*** louisthoughts ***


 

Si chiama Rachele. Media altezza, capelli castani tendenti all'arancione, forse al rame, forse al sole. Tra le cose che più odia della sua vita, è proprio il nome a svettare sulla lunga lista. Si pronuncia “chil”, ripeteva con quel tono innocente e spavaldo a qualsiasi persona provasse a chiamarla “chele”, una semplice abbreviazione attribuitagli da quando sua sorella minore iniziò a parlare. Sarà che ama Londra, ama leggere, harry potter, la felpa di quattro taglie più grande del suo esile bacino, gli occhi castani con enormi macchie di verde. Come se Dio avesse accidentalmente lasciato cadere quel colore così intenso sulle sue pupille. Ah, in Dio non crede, ma adoro sperare che lo faccia. Così potrei magari portarla sull'altare, un giorno. Fisicamente è una delle tante gocce di pioggia di un grande temporale chiamato scuola. Sarà che quella gocciolina innocua mi è finita sulla fronte. Ed io l'ho notata. E lei non lo saprà mai. Ha le guance di qualcuno che arrossisce anche per un semplice “ciao”, le braccia di qualcuno che le manca da stringere, due gambe così magre da invidiare. Sembrano stecchini, vorrei ingrassasse.

Mi chiamo Louis, Louis Tomlinson. Frequento il quarto anno di una scuola che sono sicuro non mi porterà nulla, ma meglio di andare a lavorare. Vorrei davvero capire cosa mi ha portato a scegliere una scuola dove sono costretto ad imparare lingue morte, morte dentro, scavate in fondo, vecchie.

Rachele è stata una delle poche ragazze ad avermi davvero colpito, lei è la doccia dopo una giornata sui libri a marcire.

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Capitolo 2
*** φαρμακός ***


Un normalissimo lunedì, o forse giovedì, probabilmente un sabato. E' assurdo come la cognizione del tempo si fotta quando ci innamoriamo, che ci sia la pioggia o un forte vento, che il sole spacchi le pietre, che sia un martedì di febbraio o siano appena iniziate le vacanze estive. Non importa quanto si possa essere precisi, attenti, loquaci, l'amore arriva e non capisci più nulla. Rachele era li, immobile, ferma. So come ci si sente a vivere traballando, pesava più la sua insicurezza che la miriade di libri che sosteneva tra i bracci. Non ricordo cosa stessi facendo in cortile, ma ero solo, convivendo con una tristezza che mi stringeva lo stomaco, il tempo di respirare a sufficienza per salutare a stento qualcuno e tornare a stringermi ancora. Rachele. Lo sapevo il suo nome, lo sapevo perché la mia assomigliava ad un'ossessione travestita d'amore. Avevo sentito un professore chiamarla così, avrà poi odiato così tanto anche il suo cognome?

Questo mi chiedevo. Perché le ragazze arrivano ad odiarsi così tanto per particolari stupidi, ma non si soffermano su quanto possa essere affascinante una misera fossetta? Rachele. Rachele sono giorni che mi tormento, non ti ho mai parlato, mai sputato addosso tutto quello che sto provando.

“ φαρμακός”, in greco cura, farmaco. Ma sai qual è il colmo? Saranno stati folli, o forse pazzi, probabilmente innamorati, ma la stessa parola assume un altro significato. Veleno.

Rachele non lo sa, ma è molto che la osservo. Fissarsi sui particolari, amare i dettagli, custodire ogni piccola scoperta come un geloso regalo...sarà forse questo che la gente chiama 'amare'?

Ma giuro che le parlerò, giusto il tempo di trovare il coraggio sufficiente con la scusa di un accendino, o cinquanta centesimi, o aspettare che le cadano i libri a terra e correre per sollevarne ognuno. Sono patetico, lo riconosco. Forse c'è una cosa che davvero non riesco a realizzare: perché nessuno le parla con la stessa frequenza per cui l'ammiro? Perché la evitano? Perché non si espone mai, non la vedo scherzare con nessuno, non ondeggiare tra le braccia di un muscoloso universitario? Cosa avrà mai commesso un dolce angelo? Io lo so che Rachele fa parte di quella fascia di ragazze che preferisce inghiottire l'insulto piuttosto che masticarne uno più pesante, so che la sua timidezza le tace la bocca e che la sua paura verso il mondo le fa tremare le gambe, ho capito anche questo. E avrò il tempo sufficiente per comprendere questi strani avvenimenti.

 

Chi si alza la mattina prima che la sveglia suoni, è afflitto principalmente da tre cose: ansia, insonnia e paura. Tutte e tre dettate dall'amore.

L'armadio di mattina nasconde ogni maglia decente che un normalissimo ragazzo possieda, così, un po' come ogni volta, afferro la canotta meno imbarazzante che ho e dopo aver indossato gli unici jeans ancora puliti, allaccio le scarpe ed esco di casa. Non piove, non c'è sole, non c'è vento. Tutto morto, spento, sembrava che avessero accidentalmente spento l'interruttore delle persone.

Arrivo a scuola completamente in ritardo, l'ansia nella gola, con il sangue pulsare a mille in ogni vena.

“tomlinson, interrogato”. E qui si sa, si sa cosa si pensa, si conoscono le bestemmie sussurrate mentre si finge di pregare qualcuno che puntualmente non risponde, chiamare ad un numero non esistente. Interrogazioni come omicidi, proiettili come domande, colpi come silenzi.

“Ma dove mi trovo?” - “insegna storia o greco?” - “sono nella sezione giusta oppure ho sbagliato piano?”, chiunque avrebbe letto la disperazione nei miei occhi.

Mi avvicino alla cattedra rassegnato, guardando a terra come uno sconfitto..si, moralmente. “Non so nulla prof, giuro che non so nulla. Giuro che studierò, che sono tartassato da problemi (ed è forse l'amore a causare tutto questo?) che supererò a breve.”

In una frazione di secondo, sento bussare alla porta.

Una mano timida avrà appoggiato piano alla superficie di legno le sue dita, e lentamente il palmo, poi chiudendolo e rilasciando un leggero rumore.

E si vede aprire piano la porta, vedevo le porte del paradiso, vedevo la Beatrice di Dante e Penelope per Ulisse, c'era la Silvia di Leopardi davanti a tutti. Rachele. “Buongiorno a tutti. Mi servirebbe un ragazzo disposto ad aiutare i miei compagni di classe a spostare delle sedie e qualche banco, siamo solo dieci in classe oggi e dovremmo cambiare aula entro la fine dell'ora”. In quel momento, la proclamazione del messia, la lettura del vangelo, il discorso di Martin L. King erano stati pronunciati, per me, davanti a tutti. “No Tomlinson, tu rimani qui a ripetere la lezione.”

Aveva già letto tutto, letto ogni sguardo, aveva visto i cuscini bagnati da lacrime di totale inutilità nei suoi confronti, aveva capito tutto. E vedo lentamente andar via un mio compagno, sorridendole, porgendole la guancia destra per aspettarsi un bacio di conoscenza. E tutto era andato male. Ma giuro, giuro che lei mi sentirà parlare, sentirà quanto amore scoppia quando le stringerò le mani e quanto bene mi faccia. Giuro che ti amo, Rachele. Che non ci credo nemmeno io, ma un giorno capirò perché parli con pochi e tra i pochi io non rientro. Rachele, se non è stato da sempre, può diventare per sempre, che se ti avveleni e per curarti il farmaco è lo stesso, allora probabilmente qualcosa di diverso c'è. Tu sei diversa.

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