Il Libro Magico di Chiara

di bibrilove98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




Ho sempre amato leggere. Leggo da quando avevo sei anni, ma non sottovalutatemi, non sono il tipo di ragazza che può essere considerata un “topo da biblioteca”, fino a quel giorno. Era il 10 Giugno, il primo giorno di vacanze e anche il giorno in cui sarebbe uscito il mio libro preferito. Mi alzai presto e scesi di corsa le scale.
-Buon giorno Chiara. –disse una donna sulla quarantina, con gli occhi chiari e i lunghi capelli ramati.
-Ciao mamma! Lo sai che oggi esce il primo libro di una nuova serie di Richard Roswell? Amo quell’uomo e amo tutti i suoi libri!
Incominciai a saltellare per la stanza e ad urlare come una pazza. Bene, questa era la mia reazione ogni volta che usciva un nuovo libro che volevo leggere. Molti miei amici mi credevano impazzita ma vi assicuro che sono normalissima….o almeno credo.
-Esce un nuovo libro? –chiese mio fratello Mark entrando nella cucina. Mark aveva solo dodici anni, tre in meno di me, ma si credeva molto superiore e spesso in casa nostra scoppiavano enormi litigate anche per la più piccola cosa. Quella mattina indossava il suo solito cappellino degli Yankees, una maglietta enorme e il solito pantalone che lascava scoperto metà del suo adorabile fondoschiena. Mark aveva i capelli castani come i miei e gli occhi azzurri, particolare della mamma che sfortunatamente non avevo ereditato. In fondo non era male come ragazzo, certo, un poco troppo piccolo per me, ma era carino, ciò che non sopportavo in lui, però, era la sua testardaggine e la sua superbia.
-Certo! –dissi tutta emozionata. Mark si sedette su una sedia con la sua tazza di latte e mi guardò intensamente.
-Chiara, sorellona mia, mi chiedo sempre perché non ti fai una vita sociale come una quindicenne della tua età invece di perdere tempo appresso a questi stupidi libri?
Ricambiai lo sguardo. –Mark, caro fratellino stupido e ignorante, perché non cerchi di crescere e di alzarti un poco quei pantaloni che ti si vedono le mutandine rosa con i cuoricini?
Mark mi guardò malissimo. Probabilmente si sarebbe alzato e avrebbe cercato di darmi uno schiaffo se la mamma non lo avesse fermato con un occhiataccia.
-Chiara e Mark, figli miei adorati, perché non la smettete una buona volta di litigare come due bambini? –ci rimproverò la mamma.
-Ma lei ha incominciato! –si lamentò piagnucolando mio fratello.
-Stai zitto stupido. –gli dissi facendo una linguaccia.
-Chiara. –mi rimproverò la mamma. Io mi avvicinai al frigorifero ignorandola completamente, lo aprii e mi presi una fetta di anguria. Dopo aver fatto colazione salii in camera e mi vestii. Ovviamente non mi aspettavo di trovare già il libro in libreria, ma volli tentare quindi presi la mia borsa e uscii di casa. Ero così emozionata che non mi accorsi nemmeno delle parole che mi diceva mio fratello per prendermi in giro. Presi la metropolitana, arrivai al centro di Manhattan e incominciai a girarmi tutte le libreria. Passai prima dalla mia preferita. Era quella più fornita ed era di un amico dei miei genitori ma la trovai chiusa e come quella anche tutte le altre migliori librerie della città. Strano, molto strano. Il desiderio di leggere quel libro, però era così forte che fui costretta ad entrare nell’unica libreria in cui non ero mai stata. Si trovava in un vicoletto e non ci andava mai nessuno, anzi, non sapevo nemmeno della sua esistenza finché non vidi un enorme insegna su una porta piccolissima. Mi avvicinai alla porta, ma questa si aprì da sola. Un poco mi faceva paura, dentro era tutto buio e sembrava che la casa fosse infestata.
-C’è… c’è nessuno? –chiesi un poco titubante. Poi un ometto basso e tozzo uscì da dietro il bancone.
-Un cliente! Vieni bella vieni. –disse l’uomo invitandomi ad entrare. Entrai e mi avvicinai all’ometto.
-Come posso aiutarla? È da tanto che non entrano altri clienti, ma questo lo sapevo, i miei libri non possono andare a chiunque. –disse l’ometto trotterellando da una parte all’altra del balcone. Aveva un grosso naso e degli occhietti piccoli che sembravano più grandi grazie alle lenti dei suoi occhiali rotondi. Indossava un gilet verde e sotto una camicia sgualcita e un poco sporca e un pantalone marrone.
-Ehm, si, giusto. –balbettai. –stavo cercando il primo libro della serie di Richard Roswell, dovrebbe essere uscito oggi quindi non so se vi è arrivato.
-Oh mia cara. –disse l’ometto. –io qui ho tutti i libri esistenti a questo mondo. Richard Roswell hai detto? Torno subito. –l’uomo sparì dietro una porta. Mi guardai in torno e notai che nonostante da fuori il negozio sembrasse piccolo, in realtà da dentro era gigantesco. C’erano un sacco di scaffali pieni di libri anche molto antichi. Mi avvicinai ad uno e trovai un libro che leggeva mia madre quando aveva l’età di Mark, libri antichi come i promessi Sposi di Manzoni (si, l’avevano tradotto anche in inglese) o le vecchie commedie di Shakespeare, ma i libri non sembravano delle copie, dei libri riscritti al computer, sembravano molto più vecchi e polverosi.
-Vedo che ti piace leggere. –disse l’ometto che era ritornato con in mano un libro.
-Quanti libri che possedete. –dissi ammirata.
-Io non li possiedo, io ho il compito di assegnarli a persone speciali come te, perché possano continuare a vivere e riscrivere i vecchi libri. –in realtà non feci molto caso alle parole che disse quell’uomo, mi avvicinai ad un libro e lessi delle scritte in greco.
-L’Iliade… -dissi sforzandomi di capire quel poco di greco che avevo studiato alle superiori.
-Certo. Vicino c’è anche l’Odissea. Sono tra i più importanti libri che io abbia mai conservato. Omero me li diede di persona.
-Che cosa? –chiesi inarcando un sopracciglio.
-Hai capito bene Chiara.
-Un attimo. –dissi un poco allarmata. –come fa a sapere il mio nome e Omero non può averveli consegnati di persona, sono troppo vecchi!
-No, Omero non è il più vecchio, ho anche antichi testi egizi scritti da scribi molto importanti che sfortunatamente nessuno conosce. –disse l’uomo sospirando.
-Ma… ma… va bè, lasciamo perdere. –dissi. Probabilmente quell’uomo era pazzo e non avevo nessuna intenzione di rincitrullirmi con lui.
-Posso avere il mio libro? –chiesi.
-Certo, prendilo. –mi avvicinai alla cassa per pagare, e distolsi lo sguardo da quell’uomo per prendere il mio borsellino con i soldi, ma quando rialzai la testa quell’uomo non c’era più.
-Ehm… signore? La devo pagare. –dissi. Poi abbassai lo sguardo e notai che non era il libro che avevo chiesto. Sembrava molto più vecchio e la copertina era di un grigio chiaro.
-Non ce n’è bisogno. –disse una voce che sembrò proprio quella dell’uomo. Non capii da dove provenisse la voce, sembrava che venisse da tutte le parti, per un momento pensai che fosse la libreria a parlare. –Io conosco tante cose Chiara, ho vissuto tanto tempo… prendi quel libro e custodiscilo, la storia la devi vivere tu, esiste un solo libro magico per specie e tu hai il potere di cambiare ciò che sta scritto, attenta però, nelle storie il bene vince quasi sempre e il tuo intervento può lasciare invariate le cose o peggiorarle, pensa bene a ciò che farai con quel libro. Ho scelto te perché hai le giuste capacità e so che non mi deluderai.
Chiusi gli occhi e in un secondo mi ritrovai fuori dalla libreria, o meglio, dove ci sarebbe dovuta essere la libreria ora c’era un muro di mattoni, sembrava che quel luogo non fosse mai esistito. Aprii le braccia e mi trovai il libro in mano. Che cosa stava succedendo? Quell’uomo era pazzo, sicuro, ma le parole che mi aveva detto mi rimbombarono nella testa. E quello strano manuale che ora stringevo tra le mie braccia mi incuteva un poco di paura. “Stai zitta stupida!” mi dissi “hai solo immaginato tutto, quello era un vecchio psicopatico.” Nonostante ciò, mi diressi a passo svelto verso casa, anche se per un lungo tratto, mi sentii osservata.
 
Finalmente ritornai a casa. Mi chiusi la porta alle spalle di scatto. Avevo l’affanno e non mi spiegai come mai fossi così nervosa. L’incontro con quell’uomo mi aveva molto turbata.
-Ben tornata! –mi disse la mamma affacciandosi dalla cucina. Cercai di ritornare in me e di calmarmi per non far agitare la mamma. –Hai trovato il libro?
-Più o meno. –dissi osservando quello strano libro che tenevo in mano.
-In che senso scusa?
-Non è proprio quello che volevo –confessai. –ma non c’era e ne ho preso un altro.
-Basta che lo leggi. Sei andata da Will non è vero? –disse la mamma continuando ad affettare le zucchine.
-In realtà era chiuso. –ammisi. La mamma mi guardò strana. –Chiara, oggi è Martedì e Will è aperto.
-No, era chiuso, posso giurartelo. –dissi sgranando gli occhi.
-Okay. –fece la mamma. –e dove sei andata?
-In quella libreria vicino a quel vicolo, quella sperduta dove non ci va mai nessuno.
In quel momento la mamma mi guardò con una faccia veramente preoccupata -Chiara, non esiste nessuna libreria lì. –Va bene, ora ero veramente spaventata, ma decisi di non far preoccupare pure la mamma e ammisi di essere andata in un'altra libreria. Salii di corsa le scale ed entrai in camera mia. Poggiai il libro sul letto e osservai la copertina grigiastra.
-Va bene, vediamo cosa mi racconti di bello. –Lo presi tra le mani e incominciai a sfogliarlo. Erano tutte pagine bianche.
-Sto ufficialmente impazzendo. –dissi spalancando gli occhi. Aprii il libro alla prima pagina e ci trovai delle scritte sopra che dicevano: “Questo libro è stato scritto da un autore, ma tu hai il potere di cambiare la sua storia. Attenta ad interferire con ciò che dice il narratore, tu puoi cambiare gli avvenimenti e la storia, ma puoi anche decidere da che parte stare. Attenzione alle tue alleanze o hai rapporti che crei con i personaggi, soprattutto se vanno al di fuori delle semplici amicizie. Ah…e… cerca di non farti ammazzare.”
Certo le ultime parole non erano molto confortanti, ma qualcosa dentro di me mi disse che dovevo leggere e seguii il mio istinto e forse feci il mio più grande errore perché fui letteralmente risucchiata in un vortice magico dentro il libro.

 
 

BUONPOMERIGGIO
Allora, per chi non mi conosce ancora, io sono Bibrilove98 :3
Questa è la mia nuovissima fan fiction che ho incominciato questa estate :D sono arrivata all’undicesimo capitolo, quindi aggiornerò molto velocemente :)
Mi sarebbe tanto piaciuto provare a scrivere una specie di libro con le mie mani e un giorno mi è venuta l’illuminazione :3 spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se è solo il primo, ma posso dirvi che ben presto Chiara si ritroverà catapultata in un mondo fantastico e farà amicizia con delle persone speciali. Chissà come si comporteranno con lei!
Non voglio dirvi altro! Spero vivamente che la storia vi abbia ispirato :D
Se vi è piaciuta, sarei ben contenta di trovare delle recensioni sia positive che negative (cercherò sempre di migliorare ;) )
Ho pubblicato anche una nuova One shot che si intitola “Sono Figlia di Efesto” se vi va passate :D
Aggiornerò molto presto ;)
Un bacio <3
-Bibrilove98
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




Dire che fui molto presa dalla lettura è dire poco. Spesso quando leggi un libro che ti piace molto ti capita quasi sempre di essere attirato e di immaginarti i personaggi ma quello che passai io andò al di fuori di tutte le mie aspettative. Mi risvegliai con un grande mal di testa. Mi sedetti e non appena mi fui ripresa capii che mi trovavo in una grande foresta. Gli alberi erano giganti e molto alti, i loro rami si estendevano fino a quattro metri di lunghezza ed erano pieni di foglie verdi che impedivano a gran parte della luce di penetrare fino al suolo. Io ero seduta su un mucchio di foglie secche e avevo anche qualche rametto incastrato tra i capelli. Mi alzai e tirai un sospiro.
-Ma dove cavolo sono finita? –mi domandai. Poi un corno risuonò nell’aria. Per lo spavento mi buttai per terra e in lontananza sentii i rumori degli zoccoli dei cavalli rimbombare sul terreno. Probabilmente erano quattro perché sentii diversi zoccoli. Non appena mi rialzai notai che dovevano essere andati verso un piccolo villaggio e decisi di seguirli. Forse lì avrei trovato delle risposte a ciò che mi stava succedendo intorno. Niente di più sbagliato.
 
Camminai finché non arrivai ad un ponte. Era di pietra e sembrava stabile. Mi avvicinai ad un albero e osservai i ragazzi a cavallo che avevo visto prima. Effettivamente erano quattro e tutti avevano in dosso delle armature. Uno aveva i capelli castani a caschetto, un'altra aveva dei lunghi capelli biondi con enormi boccoli, un’altra aveva i capelli scuri e un aria da “attenta o ti uccido all’istante” mentre l’ultimo era poco più di un bambino. Avrebbe avuto intorno ai sette anni e stava su un cavallo enorme. Tutti e quattro avevano delle lunghe spade attaccate alla cintura. Mi nascosi dietro ad un albero per osservarli meglio. Certo erano strani, e si vestivano in modo ancora più strano! Le armature e le spade erano passate di moda da un bel po’.
-Ma dove sta Jake? –chiese la ragazza con l’aria da serial killer.
-Era dietro di noi, dovrebbe stare da qualche parte. –disse il ragazzo con il caschetto guardandosi intorno.
-Vedrete che arriverà. –li rassicurò la ragazza con i boccoli dorati. –mio fratello è molto testardo, ma è anche un abile guerriero e sa difendersi.
-Giusto! –disse il bambino agitando la spada davanti alla sua faccia spaventando un poco il cavallo.
-E tu sei? –disse una voce dietro alle mie spalle. Mi irrigidì di colpo. Ad un tratto sentii qualcosa di freddo toccarmi la schiena. Alzai le mani in segno di arresa e mi girai lentamente. Ciò che vidi mi lasciò di sasso. Davanti a me c’era un ragazzo alto più o meno quanto me. Aveva degli splendidi occhi marroni e i capelli erano neri e spettinati. Come gli altri indossava un armatura e la sua spada era lunga più o meno un metro ed era molto affilata.
-Allora? Non hai la lingua? –mi incalzò il ragazzo. Aveva degli occhi stupendi e a stento riuscii a parlare. Farfugliai qualcosa ma non penso che capì ciò che avevo detto, anche perché probabilmente non lo capivo nemmeno io.
-Uffa! Parla in modo comprensibile! –mi disse il ragazzo. In quel momento tutta la mia timidezza sparì.
-In modo comprensibile?! –dissi. –Senti un poco ragazzo non so chi tu sia o cosa sia questo posto! Sono stata catapultata qui da un libro strano e ho intenzione di ritornare immediatamente a casa ora se vuoi scusarmi dovrei andare. –feci per spostarmi ma il ragazzo premette ancora di più la spada nella mia pancia.
-La smetti? Vedi che posso pure farmi male!
-Tu non te ne vai di qui. –continuò il ragazzo con aria sempre più minacciosa.
-Non me ne vado? Sai che posso minacciarti per sequestro di persona?
-Ragazzi! –chiamò gli altri che si avvicinarono di corsa.
-Jake! –disse la ragazza bionda. –che cos’hai trovato?
-Una strega. –disse lui.
-Una strega?! –dissi indignata. –Vi sembro una strega?
-Be, per come ti vesti direi di si. –disse il ragazzo con il caschetto squadrandomi da testa a piedi. Abbassai lo sguardo osservando la mia maglietta e i miei jeans. Cosa ci trovavano di strano in una maglietta e dei jeans chiari non lo so. Forse avevo i capelli spettinati e pieni di rametti ma avevo fatto un volo in un'altra dimensione e penso che sia il minimo.
-Però mi piace questo look da strega, è nuovo? –chiese la ragazza bionda.
-Almeno uno di voi ha gusto. –dissi a bassa voce.
-Alex ma che dici? –la rimproverò l’altra ragazza.
-Ehi calmi calmi! –dissi un poco impazientita. –Come ho già detto non sono una strega, sono stata catapultata qui da uno strano libro che un ometto mi ha venduto dicendomi strane parole e non appena ho incominciato a leggerlo mi sono ritrovata nella foresta.
-Stregoneria al livello avanzato! –osservo il ragazzo che doveva chiamarsi Jake. Sospirai afflitta.
-Voglio solo tornare a casa! –mi lamentai.
-Nel tuo castello pieno di corvi a fare pozioni? –disse la ragazza-killer.
-Io propongo il rogo. –disse il bimbo piccolo.
-Il rogo? Volete bruciarmi viva? –dissi.
-Ovviamente. –affermò il ragazzo con il caschetto.
-Ma non ho fatto niente! Dovete credermi!
-Questo lo vedremo. Greg, Stefany portatela in una cella. Se riuscirà a sopravvivere per tre settimane allora sarà considerata una strega, se morirà be…pazienza.
-Come pazienza! Non potete fare questo! In qualsiasi modo morirò! –mi lamentai.
-Pensa in positivo. –disse Stefany. –almeno avrai la coscienza pulita e non sarai una strega. Ammesso che tu non lo sia.
-Oh bene. Allora potrò morire in pace, grazie tante.
Il ragazzo con il caschetto che doveva essere Greg mi prese per un braccio e mi spinse verso il ponte insieme a Stefany. Non opposi resistenza. Ero troppo stravolta e stanca per resistere ancora.
Arrivammo in una strana stanza. Era buia e si vedeva poco. C’era solo una piccola finestra che faceva entrare un filo di luce grazie al quale potei vedere un giaciglio di paglia dove avrei probabilmente dormito.
Greg mi spinse dentro e chiuse la porta. Mi affacciai alle sbarre che stavano in alto e cercai di fare il possibile per cercare di scappare.
-È inutile che cerchi di uscire strega! –disse Greg. –da qui non si scappa.
-Ma non ho fatto niente! Perché non mi credete? –mi lamentai.
-Abbiamo imparato a non fidarci di nessuno, tranne che di noi stessi e di pochissimi amici. –mi spiegò Stefany.
“Ok, calmati.” Mi dissi. –Almeno potete dirmi in che anno siamo?
-1468 –rispose Stefany
1468? Ma era in possibile! Non potevo essere tornata indietro nel tempo.
-Non può essere. Io vengo dal 2013, non può essere il 1468!
Sfortunatamente non ebbi risposta. Mi sedetti su quel giaciglio di paglia con cautela per paura di ritrovarmi un topo o un animale simile. Chiusi gli occhi e me li coprii con le mani. Ma che cosa avevo fatto di male? Non poteva essere tutto vero, forse stavo semplicemente sognando. Mi diedi un pizzicotto sul braccio ma sfortunatamente provai dolore. Allora cercai di concentrarmi e provare a distogliere gli occhi dalla lettura ma non accade niente.
-Non fare così! Non è poi così brutto. –disse una voce. Alzai lo sguardo e vidi, seduto vicino a me, quell’ometto che avevo visto quando ero andata a comprarmi il libro.
-Tu! –dissi furiosa alzandomi in piedi. –È tutta colpa tua!
-No, non direi che sia tutta colpa mia. –rispose.
-Dimmi come faccio a tornare a casa o giuro che ti ammazzo! –cercai di essere più severa possibile e di non far trapelare la paura che mi opprimeva da dentro.
-Non puoi uccidermi. –disse il nanetto. –comunque io sono Harley.
-Non mi interessa come ti chiami, voglio assolutamente ritornare a casa! –ora stavo urlando. Mi affacciai alle sbarre e urlai ancora di più. –Qui c’è un mago! Io non centro niente! Venite a catturarlo vi prego!
-Non ti sentono. –disse Harley con non curanza.
-Dimmi che cosa devo fare per tornare a casa. –lo supplicai. Harley si guardò le unghie delle mani che erano sporche di terra e con calma mi disse –Tu non puoi tornare a casa.
-E perché? –chiesi sconvolta.
-Semplice, devi aiutare questo posto. Tra poco arriverà una battaglia molto dura e tu sei l’unica che ha il potere di salvare tutti gli abitanti.
Io? Salvare delle persone? Ma come potevo se a stento riuscivo a tenermi fuori dai guai e proteggere la mia di vita!
-Ma mi vogliono morta! E poi come posso fare?
-Abbi fiducia in te, vedrai che andrà tutto per il verso giusto, sempre che lo vorrai.
-In che senso?
-Sei tu che deciderai chi far vincere e come, in questo momento tu sei l’autore di questo libro e spetta a te scrivere la storia. Tu sei la mente e la penna, ma attenta alle parole che usi e hai fatti che racconti perché non possiedi una gomma o un cancellino per tornare indietro. Una volta che scriverai qualcosa, questa si avvererà, ma non potrai mai più cancellarla.
-Non ho capito niente! –mi lamentai piagnucolando. Harley mi guardò e sorrise. –Non preoccuparti, capirai.
E in un lampo l’ometto sparì lasciandomi nuovamente sola tra i miei pensieri e le mie paure.
 
 



SALVE :D
Rieccomi finalmente qui :3
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto C: mi piacerebbe trovare più recensioni perché sono curiosissima di sapere se vi piace il modo in cui scrivo o la storia in generale :D mi sto impegnando molto anche perché penso che sia un poco più difficile inventare una storia tutta tua, ambientata nel tuo mondo, con i tuoi personaggi e tutto il resto :3
Anyway, cercherò di aggiornare più velocemente anche perché tra esattamente sette giorni ricomincia la scuola e sarò più lenta nel scrivere e nel pubblicare :( punto a pubblicare almeno altri due capitoli durante questa settimana ;)
Be, ci vedremo presto :D
Un bacione!
-Bibrilove98 <3

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***




Cercai di addormentarmi per non pensare a ciò che mi stava succedendo e anche nella speranza di risvegliarmi nel mio caldo lettuccio nella mia adorata stanza con la certezza che quello che stavo vivendo era solo un brutto sogno, ma, come al solito, non successe niente. Mi svegliai con il suono di una serratura che scattava. Mi misi in piedi e cercai di trovare tutto il coraggio che avevo per difendermi o almeno, per parlare e per provare a spiegare. Non appena la porta si aprì una forte luce mi accecò. Una figura piccola mi si avvicinò e in mano notai che aveva un pezzo di pane e una ciotola d’acqua.
-Sei sveglia? –mi chiese.
-Chi sei? –chiesi molto allarmata con la luce che continuava ad impedirmi di guardare.
-Sono l’unica tua speranza per sopravvivere. –mi rispose il ragazzo poi mi si avvicinò e finalmente i miei occhi si abituarono alla luce e lo riconobbi. Era il bambino che avevo visto ieri insieme a quegli altri ragazzi.
-Bene! Se l’unica mia speranza di sopravvivere è un bambino di sette anni che ieri ha proposto il rogo, allora sono a cavallo!
Il bambino mi guardò cupo. Aveva gli occhi marroni e i capelli spettinati. Assomigliava moltissimo a Jake e per un istante credetti che fosse ritornato piccolo o che il giorno prima avevo avuto delle allucinazioni e lo avevo visto più o meno grande quanto me. Per un attimo sperai che non fosse successo niente perché Jake era veramente bello e non potevo nemmeno sperare in qualcosa con un bambino di sette anni.
-Io non sono un bambino. Ho dieci anni –si lamentò. –e comunque muoviti a mangiare queste cose, se mio fratello o gli altri mi scoprono, posso essere accusato di tradimento.
-Tuo fratello? Vorresti dire quello che mi ha puntato la spada contro ieri? Jake? –azzardai. Il bambino annuì e poggiò la ciotola e il pane per terra senza mai abbassare la guardia. Mi agitai un poco sulla paglia. In realtà non volevo mangiare, avevo paura che il pane fosse avvelenato, sono sempre stata molto prudente.
-Non è avvelenato. –disse il bambino quasi leggendomi nella mente. Mi avvicinai e presi il pezzo di pane. Effettivamente avevo molta fame, era da un po’ che non mangiavo e il mio stomaco brontolava.
-Come ti chiami? –chiesi masticando un pezzo di pane. Il bambino si irrigidì. –Non dovrei dirtelo. Non mi fido di te.
-Va bene. –dissi bevendo un sorso d’acqua. –Incomincio io. Mi chiamo Chiara.
-Mark. –rispose senza guardarmi in faccia. Mark? Proprio come mio fratello!
-Ha casa ho un fratello che si chiama Mark. –dissi sorridendo.
-Davvero? E gli ci sei affezionata?
-Si, molto. Anche se spesso litighiamo e nostra madre si arrabbia sempre.
Probabilmente facevo pena perché Mark mi guardò come se avesse di fronte un cagnolino che era stato bastonato. Poi sospirò.
-Domani ti faccio uscire di qui. –mi disse. Alzai lo sguardo e lo guardai come se avesse appena bestemmiato.
-Cosa vuoi fare? Ma così verrai accusato di tradimento! Non che non voglia scappare via di qui…–lui scosse la testa.
-No, ti credono una strega e quindi gli altri penseranno che tu sia riuscita a scappare con un trucco magico o con qualcosa di simile. Non sospetteranno mai di me.
La mano con il pezzo di pane si fermò a mezz’aria. Dovevo fare veramente tanta pena. Mark era un poco più che un bambino ma qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo essere cauta. Quello sguardo severo e orgoglioso, fin troppo per uno della sua età. Cosa voleva da me? Come mai voleva liberarmi?
-Perché? –chiesi fissandolo.
-Cosa?
-Perché mi vuoi aiutare?
-Perché so che stai dicendo la verità. Non sei una strega e devi tornare dalla tua famiglia.
Continuai a fissarlo e per un attimo una profonda felicità mi scoppiò nel cuore. Forse finalmente sarei ritornata a casa. Poi le parole di Harley mi balenarono nella mente. “Devi aiutare questo posto”. Non potevo lasciare che quei ragazzi affrontassero una guerra da soli sempre che ce ne fosse stata una.
-Toglimi una curiosità? –dissi. –Siete in guerra giusto?
Mark si guardò in torno nella speranza che non ci fosse nessuno, serrò le mascelle e mi guardò come se volesse uccidermi.
-Non dire quella parola. –mi ammonì.
-Scusa, non volevo. –dissi ritornando a masticare il pezzo di pane.
-No. Hai ragione, c’è una guerra e i nostri genitori sono lì a combattere. Probabilmente moriranno e il villaggio cadrà sotto il dominio nemico. –disse Mark con amarezza. –Preparati per domani. Ti porterò dei vestiti decenti e ti accompagnerò fuori dal villaggio.
Mi alzai in piedi e afferrai per un braccio Mark che subito si irrigidì ed estrasse un coltello che portava legato alla cintura.
-Non ho intenzione di scappare. –dissi e sinceramente non so dove trovai la forza di pronunciare quelle parole perché in quel poco tempo che avevo trascorso in quel buco, il mio unico desiderio era stato quello di tornare a casa. Probabilmente non avrei mai più riaperto quel libro per la paura di finire di nuovo intrappolata in un altro mondo, ma la situazione in cui si trovavano quei ragazzi era terrificante e non volevo abbandonarli. Io dovevo aiutarli. Mark mi guardò strano. Probabilmente non si aspettava una reazione del genere. –Devo rimanere qui.
-Ma ti uccideranno, lo sai bene! –disse Mark abbassando l’arma.
-No. Devi aiutarmi. Voglio dimostrare agli altri che non sono una strega senza però rischiare di morire. Mettimi alla prova. Mettetemi alla prova e vi dimostrerò che potete fidarvi di me. Ti prego.
Mark continuò a fissarmi. Poi rialzò la mano con il coltello e me lo puntò alla gola.
-Se scopro che mi stai mentendo e che mi stai sfruttando, giuro che ti uccido con le mie stesse mani.
Wow! Che bambino adorabile! Gli sorrisi prima che se ne andasse.
-Mark. –lo chiamai. –Toglimi un ultima curiosità. Tuo fratello è fidanzato o ha qualche ragazza promessa in moglie?
Mark si girò e mi guardò accennando ad un sorriso. –Attenta a come fai con lui. Non si fida di te e ci vuole tempo per guadagnarsi la sua fiducia. Occhio, sa combattere molto bene.
-Lo prenderò come un si. –dissi sorridendo prima che il portone si chiudesse.
 
Il giorno dopo ero fuori di prigione. Alex e Greg erano venuti a prendermi e mi avevano portato in un campo sterrato. Era circondato da delle mura molto alte, difficili da scavalcare e in torno c’erano numerose scalinate di pietra. Probabilmente era un posto dove si tenevano delle esibizioni e capii subito di che tipo guardando una macchia rosso scuro sul terreno.
-Questa è l’Arena. –mi spiegò Alex. –è il posto dove tutti si allenano e spesso ci sono dei veri e propri combattimenti.
-Un poco come nell’antica Roma. –osservai.
-Si, più o meno è così.
Nell’Arena c’erano tre ragazzi che si stavano allenando. Riconobbi subito Mark con una spada enorme. Era strano vedere un bambino di dieci anni con una spada alta quasi quanto lui. Gli altri due erano Stefany e Jake. Ci avvicinammo a loro. Rimasi stupita di come il piccolo Mark riuscisse a padroneggiare i movimenti della spada e mi presi un colpo quando Jake gli stava per conficcare la spada nel petto. Fortunatamente Mark riuscì a schivarlo con un salto ma questo non bastò perché Stefany gli si avvicinò da dietro e lo fece cadere. In un lampo il bambino si ritrovò due lunghe spade vicino alla gola.
-Sei troppo lento e impacciato nei movimenti Mark. Devi svegliarti. –lo rimproverò Jake con aria severa.
-Wow. –furono le uniche parole che mi uscirono. Solo all’ora gli altri si accorsero della nostra presenza.
-Che ci fa lei qui. –disse Jake con disgusto.
-Quanto sei simpatico. –lo schernii. –Ti sforzi per essere così o lo sei di natura?
Lui mi si avvicinò con la spada alta e sembrava intenzionato a farmi a brandelli. Fortunatamente Mark si mise tra me e lui.
-Fermati. –gli disse. –Voglio metterla alla prova, gli altri sono d’accordo con me.
-Ma lei vi ucciderà! Ci ucciderà tutti! –continuò ad insistere.
-Ehi calmati. Non ho intenzione di uccidere nessuno. –mi difesi. Jake mi guardò malissimo, probabilmente per lui ero solo un verme, una minaccia che doveva distruggere, un erbaccia da estirpare e lo avrebbe fatto anche all’istante se gli altri non mi avessero protetto.
-Non lo farà, fidati. –disse Mark.
-Lo vedremo. –aggiunse Jake.
 
 
 
ECCOMI DI NUOVO!
E come promesso ecco il terzo capitolo :3 tra domani e dopodomani arriverà anche il quarto e forse anche il quinto ;D
Be, come vi sembra? :) spero che vi sia piaciuto ;) ora devo scappare perché  ho intenzione di scrivere ancora :D
A prestissimo!!! :3
-Bibrilove98

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Mi avevano accettato, più o meno, ma per fargli capire che non ero una minaccia ho dovuto sudare. Mark mi passò una spada. Era lunga, affilata e molto pesante.
-Che ci dovrei fare con questa? –chiesi.
-Ovvio. –mi disse lui. –devi cercare di rimanere viva. - E in un secondo si lanciò verso di me. Dire che fui umiliata da un bambino e dire poco. Mi ritirai con numerosi graffi sulle braccia e la tunica che mi avevano prestato era a brandelli. Non riuscivo a tenere in mano la spada perché per me era troppo pesante e ogni volta che cadevo per terra impiegavo troppo tempo per rialzarmi e finivo spesso con la punta della spada di Mark sotto la gola.
-Umiliante. –ammisi cercando di rialzarmi dall’ennesima caduta.
-Dai non ti arrendere. –mi incoraggiò Alex. Quella ragazza era dolcissima. Aveva una voce meravigliosa ed era bellissima. Al contrario dei suoi due fratelli, lei aveva gli occhi azzurri e dei capelli lunghi e biondi. Probabilmente sapeva padroneggiare bene la spada perché notai che aveva delle braccia sottili, ma muscolose. Mi ripresi e mi rialzai con l’affanno. Mark ritornò all’attacco fece per alzare la spada e colpirmi, ma istintivamente alzai la mia spada bloccando il suo colpo a mezz’aria. Ci fu un breve scontro finché non fui costretta ad indietreggiare. Mark mosse abilmente la sua spada contro di me e mi graffiò un fianco. Gemetti per il dolore ma non volli arrendermi. Cercai di fare una scoccata ma non conoscevo molto la scherma e caddi di faccia per terra.
-Non mi arrendo. –dissi cercando di rialzarmi tra le risatine degli altri. Sfruttai quel momento in cui Mark aveva abbassato la guardia per colpirlo con l’elsa della spada e farlo cadere a terra. Prima che riuscisse a prendere la spada che gli era caduta, io gli puntai la mia vicino la gola.
-Allontanati da lui. –disse una voce. Mi girai di scatto e vidi che Jake mi stava puntando (di nuovo in due giorni) la sua spada contro. Lo guardai dritto negli occhi.
-Ma che problema hai? –chiesi scocciata. –Credi forse che lo voglia uccidere?
-Non si sa mai.
-Se lo avessi voluto penso che non avrei avuto problemi a conficcarli la spada in gola a tuo fratello in questo istante! E poi mi hai visto, sono una schiappa.
-Calmi voi due. –disse Greg cercando di separarci. Io non spostai il mio sguardo dai suoi occhi, che per giunta erano molto belli. Non capivo che problemi avesse quello.
-Penso che per oggi possa bastare. –disse Stefany.
-Lo credo anch’io. –dissi. –Riportatemi in quel buco prima che faccia del male a qualcuno.
-In quel buco? Vorresti dire nelle prigioni. –disse Alex. –No cara, tu verrai a casa con noi.
-Che cosa? –dicemmo io e Jake nello stesso istante.
-No. –si affrettò ad aggiungere il ragazzo.
-Quello mi ammazza! –aggiunsi io subito dopo.
-Non ti preoccupare Chiara. Vedrai che non ti farà niente, vero Jake?
Jake serrò le mascelle e mi guardò con purissimo odio. –Vero. –aggiunse dopo un poco.
-Potrai stare nella camera degli ospiti. –disse Mark sorridendomi.
-O nelle stalle. –aggiunse Jake che si dovette però subire un occhiataccia da parte dei suoi fratelli.
-Andiamo Chiara, voglio mostrarti la tua nuova casa. –disse Alex sorridendo –e un nuovo vestito da indossare. –aggiunse guardando come era ridotta la mia tunica. Ci allontanammo abbastanza lasciando indietro gli altri ma riuscii comunque a sentire Jake. –Non mi fido di lei. –disse.
-Devi fidarti di lei. –aggiunse Mark, poi non riuscii più a capire cosa si stavano dicendo.
 
La casa di Alex, Mark e Jake non era molto grande. Cera un piccolo soggiorno che fungeva anche da cucina. Al centro della stanza c’era un enorme tavolo con cinque sedie in torno. La tavola era apparecchiata come se i tre ragazzi stessero aspettando qualcuno. Vicino ad un muro di pietre c’era un caminetto nel quale scoppiettava un allegro fuocherello. La casa aveva due piani. Al piano di sopra c’erano le stanze. Alex mi mostrò la sua camera che poi era anche quella di Mark e Jake. C’erano due letti, uno grande e uno piccolo. Alex mi spiegò che in quello grande dormivano Jake e Mark mentre lei stava in quello più piccolo.
-Mark è molto legato a Jake vero? –chiesi. Alex mi sorrise.
-Si. –ammise. –i nostri genitori non ci sono più. Ogni giorno speriamo che ritornino vivi dalla guerra, ma ormai abbiamo perso tutte le speranze. Ogni giorno prepariamo da mangiare per cinque, ma la sera siamo costretti a buttare tutto altrimenti i topi vengono a mangiarsele al posto loro. –percepii una forte malinconia nella voce di Alex e il suo racconto mi intristì molto. –Da quando mamma e papà se ne sono andati, Jake ha voluto cercare di prendere il loro posto e di proteggerci e per Mark…bè lui è un esempio da seguire in tutto e per tutto.
Per un attimo cercai di immaginarmi Mark e Jake nel letto a dormire, come due bambini piccoli e indifesi.
-Ecco perché non si fida di me. –dissi con un pizzico di malinconia. Alex annuì silenziosamente. Jake voleva soltanto proteggere la sua famiglia, o quello che ne restava, dovevo fargli capire che non avevo nessuna intenzione di fargli del male, io ero la loro unica speranza per sopravvivere anche se non capivo ancora bene come potevo fare.
-Allora continuiamo? –chiese Alex dopo un po’ facendo ritornare il sorriso sulle labbra. Io mi limitai ad annuire. Mi portò nella mia stanza. Non era molto grande, aveva un letto, un baule di legno e una finestra. Per terra c’era una tazza che probabilmente avrei dovuto usare come bagno, ma che sostanzialmente, non usai mai.
-Penso che ti troverai bene qui. –mi disse. Poi si accigliò e sparì per qualche istante. Ricomparve un minuto dopo con degli abiti in mano. Mi mostrò degli splendidi vestiti lunghi fino ai piedi, con delle maniche molto larghe. Erano stupendi. Alex disse che gli aveva cuciti la madre. Sfortunatamente dovetti rifiutare perché non amavo indossare vestiti e mi accontentai di una casacca marrone lunga fino al ginocchio allacciata in vita con un cordino e dei pantaloni aderenti. Non avevo un specchio a mia disposizione, ma feci il possibile per sistemare i miei capelli in una coda più o meno decente. Poi scesi al piano di sotto dove Alex aveva incominciato a cucinare. In quel momento entrarono Jake e Mark. Erano sporchi di sudore e Mark aveva un taglio sulla guancia. Alex gli si avvicinò e mi chiese di prendere le medicine che prima aveva usato per disinfettare le mie ferite. Jake non mi degnò di uno sguardo. Un poco rimasi offesa, al pensiero di ciò che aveva passato e del peso che aveva deciso di portarsi sulle spalle mi rattristai. Avrei tanto voluto aiutarlo. Mangiammo una zuppa che nonostante fosse fatta di verdure, cibo che odiavo terribilmente, era buonissima. Sul tavolo c’erano sei scodelle. Guardare quei due posti vuoti mi mise una tale malinconia che a stento riuscii a finire la mia zuppa.
-Quindi avete continuato ad allenarvi? –azzardai a chiedere, ma non potevo rimanere ancora zitta, quel silenzio mi opprimeva.
-Si. –disse Mark.
-Posso chiedervi un favore? –dissi. Jake alzò un sopracciglio e mi scrutò come se stesse cercando il mio punto debole.
-Non ti basta tutto quello che hai già? –mi disse in modo burbero.
-Potete insegnarmi a tirare con la spada? Oggi ho provato, ma voglio imparare e diventare più brava. Vorrei esservi d’aiuto, in qualche modo. –dissi ignorando completamente Jake. Ci fu un minuto di silenzio.
-Vi ringrazio per ciò che state facendo per me, davvero –aggiunsi. –Ma vorrei esservi d’aiuto in qualche modo e ricambiare l’ospitalità.
Probabilmente Jake stava per rispondermi in malo modo tipo “se vuoi fare qualcosa per noi, perché non te ne vai?” oppure “Sparisci e saremo tutti molto più contenti, almeno così ti renderai utile.” Ma si limitò a rimanere in silenzio.
-Chiara. –disse Alex con voce un po’ tremante. –perché non vuoi tornare dalla tua famiglia?
Mi accigliai. Non mi volevano tra i piedi, questo era ovvio, ma non potevo andarmene e lasciarli soli, mi sarei sentita un verme. Distolsi lo sguardo e fissai per qualche istante le ciotole di zuppa che ormai non fumavano più.
-Perché in questo momento servo di più qui. –ammisi. –Non posso tornare a casa finché non avrò sistemato alcune faccende importanti, ma vi prego, dovete fidarmi di me.
-Mi hai detto che hai un fratellino che si chiama come me. –disse Mark.
-Si e gli voglio tanto bene, ma la mia priorità è rimanere qui in questo momento.
-Dobbiamo parlare. –disse Jake rivolto ai suoi fratelli. Poi mi guardò e capii al volo cosa voleva da me.
-Va bene, me ne vado. –dissi alzandomi e sparecchiando la mia parte di tavolo. Mentre salivo le scale Mark mi chiamò.
-Chiara. –disse e per un istante mi parve di vedere una luce di speranza nei suoi occhi. –Domani incominciamo il tuo allenamento, stai pronta.
-Non vedo l’ora. –ammisi sorridendo e mi diressi verso la mia stanza.
 
SALVE!
Allora, scusate per il ritardo, oggi è stato il primo giorno di scuola D: mi sarebbe piaciuto mettere prima il capitolo, quindi ho deciso di pubblicarne 2 ;)
Spero che vi piacciano entrambi :D
-Bibrilove98

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Quella sera non riuscii ad addormentarmi subito. Non riuscivo a smettere di pensare a ciò che stava succedendo in quel mondo. Non era il mio mondo, non ero tornata in dietro nel tempo. Era ovvio che stavo nel medioevo, ma era un medioevo diverso da quello che avevo studiato nei libri di scuola. Ero finita nel libro, e non stavo sognando. Era tutto dannatamente vero. Dopo un oretta circa, mi addormenta.
Sognai di ritrovarmi di nuovo nel mio mondo. Appoggiato sul letto c’era il libro e notai che la copertina non era più scura e spoglia, ma aveva incominciato a prendere un colore più chiaro.
-Stai andando bene. –disse una voce che avevo ormai imparato a riconoscere. Harley era sulla soglia della porta di mia camera.
-Che devo fare adesso? –chiesi. –Ho rinunciato a ritornare a casa per aiutarli, ma loro non mi vogliono e Jake non rende le cose molto facili e poi non so come fare ad aiutarli.
-No, infatti. –disse l’ometto abbozzando un sorriso. –Hai fatto la scelta giusta a rimanere in questo mondo, e riuscirai a ritornare a casa solo quando si saranno sistemate le cose nell’altro mondo. Devi entrare a far parte della loro famiglia, devi conquistare la loro fiducia, di tutti.
-Ma…Jake… -balbettai.
-Naaa, non ti preoccupare di lui, si fiderà, vedrai. –poi in un lampo la mia camera si scurì e mi svegliai.
 
I giorni passarono velocemente. Mi allenavo costantemente e i miei sforzi avevano incominciato a dare i loro frutti. Ora riuscivo a disarmare Mark, Stefany, Greg e Alex. Sfortunatamente non ero mai riuscita a combattere contro Jake. Ogni volta che entrava nell’Arena ero costretta ad uscire perché non voleva che lo osservassi. Nonostante avessi questo divieto, il più delle volte rimanevo dietro ad un muro e lo spiavo. Di tutti i ragazzi, lui era il più forte. Aveva un attacco molto forte e ogni volta che affondava, la maggior parte delle volte colpiva il nemico. Certo per le scoccate più forti usava dei manichini di paglia che mutilava senza nessun problema, mentre quando si allenava con Mark e con gli altri, non usava mai il pieno delle sue forze. Tuttavia non era molto bravo in difesa, nella quale io ero diventata molto forte e quando il nemico incominciava ad attaccare, Jake perdeva la concentrazione e finiva di sedere a terra.
Quel giorno era solo ad allenarsi.
-Ciao. –dissi entrando nell’Arena. Lui mi guardò ma continuò a mozzare le teste dei manichini senza nessun problema.
-Che vuoi? –disse scocciato.
-Irritante come al solito. –aggiunsi storcendo le labbra. Lui sbuffò. –Allora che cosa vuoi?
-Niente. –dissi facendo spallucce. –Mark e Alex sono al mercato a prendere delle cose, Stefany sta sistemando i cavalli e Greg è a casa a leggere un libro o una cosa del genere.
-E me?
-Volevo allenarmi, tutto qui.
-Aspetta che finisco e poi ti rimonti i manichini. –disse riportando lo sguardo sull’ultimo fantoccio ancora intero.
-No, zuccone. –dissi sospirando. –Io voglio allenarmi con te.
Jake ritornò a fissarmi. –Vuoi allenarti con me? Non se ne parla.
-Dai. –insistetti. –Non voglio rimanere indietro con l’allenamento e tu sei l’unico che mi può aiutare.
-Be, credo che ti stai sbagliando. Non ho nessuna intenzione di aiutarti.
-Allora facciamo così. –proposi. –Ci sfidiamo. Puoi usare tutta la tua forza e cercare anche di uccidermi.
-No. –insistette lui.
-Perché? Non ti sono antipatica? Non vorresti che io me ne andassi?
-Si, ma non posso ucciderti. –mi guardò dritto negli occhi.
-Allora dimostramelo.
-Vedi che se ce la metto tutta posso farti molto male. –insistette facendo un passo avanti.
-Accetti la mia sfida? –conclusi. Probabilmente se ci fosse stato qualcun altro avrebbe rifiutato, per far vedere che lui non si abbassa hai miei livelli, ma la mia proposta lo allettava molto.
-Facciamo così. –aggiunsi. –vince il primo che disarma l’avversario e lo fa cadere per terra. Se vinco io tu dovrai accettarmi e avrò l’onore di combattere e di allenarmi con te –ora Jake aveva un’espressione strana, che non riuscii subito ad identificare.
-E se vinco io? Come probabilmente accadrà.
-Be, se vinci tu, io me ne andrò e non tornerò più. Non è quello che vuoi?
-Accetto! Prepara le valige perché te ne andrai molto presto. –disse con aria di sfida. Probabilmente avevo scommesso troppo, ma era l’unico modo che avevo per farmi almeno un poco accettare. Ci mettemmo in posizione e incominciammo a combattere. Sapevo che con la spada Jake era forte, ma provare la sua potenza sulla mia stessa pelle, o meglio, sulla mia stessa lama, fu tutta un'altra cosa. Riuscii a rimandare il suo colpo in dietro ma mi era già venuto l’affanno.
-Come già stanca? –mi schernì lui. Non risposi e questa volta attaccai io per prima. Con una mano Jake riuscì a parare il colpo e ci fu qualche secondo, che sembrò durare minuti interi, di scontro lama contro lama. Poi Jake fece una delle sue mosse che non ero mai riuscita a vedere da dietro il muretto. Spostò la lama di lato e fece volare la mia spada lontano di qualche metro. Ora ero disarmata e avevo la sua lama puntata al petto. Se avesse voluto mi avrebbe ucciso all’istante.
-Ti do una possibilità. –mi disse. –arrenditi ora e non ti farai male.
-No caro mio. Per vincere dovrai puntarmi quella spada vicino alla gola e io dovrò essere disarmata e per terra. –aggiunsi e con una velocità che non avevo mai avuto mi abbassai e con un calcio ben assestato alle caviglie lo feci cadere per terra. Approfittai di quel momento per riprendere la mia spada e mi fiondai su di lui. Sfortunatamente fu più veloce di me e si rialzò in pochissimo tempo. Ricominciò un altro scontro, lama contro lama che durò una decina di minuti. Ormai ero stravolta. Avevo la fronte imperlata di sudore e il cuore martellava coì forte che ebbi paura che mi uscisse dal petto. Per mia fortuna anche Jake non sembrava in gran forma. Era molto stanco e l’affanno non gli mancava.
-Non ce la fai più? –mi chiese Jake ironico.
-Più o meno. –ammisi. –Senti perché non facciamo la finita e mi dai la vittoria?
-E no, non se ne parla proprio. Perché invece non ti arrendi tu.
-Come sei simpatico. – e ricominciammo ad attaccare. Questa volta sfruttai la poca energia che avevo nell’attacco e Jake fu costretto ad indietreggiare. Sferrai fendenti e scoccate a non finire finché Jake non cadde per terra. Il ragazzo poggiò le mani sul terreno, io poggiai il mio piede sulla lama della sua spada e con un calcio la mandai lontano. Lo guardai dritto negli occhi, in quei suoi stupendi occhi marroni che trasudavano di un sentimento che in quei giorni avevo imparato a sopportare, la sconfitta.
-Allora? Chi è che ha vinto? –domandai mentre la mia lama gli sfiorava il collo. Non rispose.
-Bene, bene. Sono riuscita a batterti e adesso sarai obbligato a sopportarmi. –aggiunsi facendo una linguaccia. Spostai la lama dal suo collo e gli porsi una mano per aiutarlo a rialzarsi. Lui sorrise per la prima volta da quando lo avevo conosciuto e posso ammettere che ne rimasi abbagliata.
-Lo ammetto, sei stata accettabile. –disse prendendo la mia mano e alzandosi in piedi.
-Solo? Caro mio ti ho letteralmente fatto cadere di sedere a terra! Avrei anche potuto ucciderti se solo lo avessi voluto.
-Ora non incominciare a montarti la testa.
-Montarmi la testa? Questo non è niente in confronto a ciò che faccio di solito. –ammisi sorridendo. E insieme, per la prima volta, ritornammo a casa.
 
Era finito un altro giorno. Ovviamente non dissi niente a Mark e ad Alex di ciò che era successo durante la loro assenza. Mi lavai e mi cambiai e dopo scesi a mangiare. Anche quella sera il sonno non arrivò tanto presto. Stranamente non avevo nessun motivo per non addormentarmi ma il sonno si rifiutava di venire a trovarmi. Ad un tratto sentii bussare alla porta.
-Avanti. –dissi senza alzarmi dal letto.
-Ciao. –disse una voce che mai mi sarei aspettata di sentire proprio nella mia stanza. Mi alzai di scatto e un forte mal di testa mi prese a pulsare vicino le tempie. –Jake! Che ci fai qui?
-Niente, volevo solo parlare. –disse. –Forse, e sottolineo forse, mi sono sbagliato su di te.
Rimasi molto sorpresa di quella frase, probabilmente il mal di testa mi stava giocando dei brutti scherzi. –Forse? –chiesi.
-Si, forse. –ammise un poco scocciato. –Il fatto è che, sicuramente non sei una strega
-Grazie per averlo notato –dissi un poco offesa.
-perché se lo fossi stata non avresti esitato ad uccidermi oggi e per lo stesso motivo non penso che tu sia una minaccia.
-Wow! Penso che queste siano le parole più gentili che tu mi abbia mai detto!
-E sicuramente sei una persona molto scocciante, prepotente e irritante. –aggiunse.
-Faccio del mio meglio per mantenermi sempre in forma.
-Il punto è che, al di là della sfida di oggi, potrai allenarti con me, cercherò di non ucciderti anche se la tentazione è molto forte, ma attenta a come fai, continuo a tenerti d’occhio.
Alla debole luce della candela, Jake sembrava ancora più bello. Gli occhi marroni riflettevano il colore della candela e sembravano gialli. I suoi capelli marroni e spettinati avevano un non so che di scuro e tenebroso, ma questo mi piaceva.
-Aspetto con ansia quel momento. –dissi con un sorriso malizioso prima che se ne andasse e si chiudesse la porta alle spalle.


ECCOMI DI NUOVO
E come promesso anche il quinto capitolo della mia fanfiction :3
spero che vi sia piaciuto! Volevo informarvi che sono arrivata all'11 capitolo e quindi aggiornerò presto :D
Grazie mille per le recensioni, sopratutto grazie ad ambra_chiara che ha avuto sempre la pazzienza di sopportarmi xD
Cercherò di rendere la storia sempre più interessante :3
a presto all'ora :D
-Bibrilove98

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***




Più il tempo passava e più mi sentivo felice. Ero diventata molto più forte con la spada e insieme a Greg avevo incominciato anche a tirare con l’arco. Sfortunatamente la mia mira non è molto buona soprattutto se le distanze sono molto lunghe. Nonostante ciò non mi diedi per vinta e imparai anche a scoccare le frecce. Certo non ero riuscita ad arrivare al livello di Jake, più combattevamo e più mi rendevo conto che quella volta avevo vinto solo per una strana botta di fortuna. Sfortunatamente la mia felicità sembrava direttamente proporzionale alla tristezza degli altri (si, scusate il gioco di parole). Invece di migliorare la loro situazione, mi sembrava di peggiorare le cose. Alex mi aveva detto che più il tempo passava e più aumentava la possibilità che i loro genitori erano morti. Ogni volta che ci pensavo mi veniva una grande malinconia che aumentava ogni volta che vedevo Mark o Jake giù di morale. Quel giorno però, le cose precipitarono. Dall’entrata del villaggio si sentirono dei rumori di tromba e una carrozza attraversò di corsa la piazza. Come al solito noi ci trovavamo nell’Arena.
-Che succede? –chiesi. Alex si irrigidì. –Jake. –disse. Lui annuì e si avvicinò alla carrozza. Noi lo seguimmo ma rimanemmo sempre dietro di lui.
-State allerti. –ci avvisò. Poggiai una mano sul coltello che avevo legato alla cintura e mi preparai psicologicamente a tirarlo fuori in caso di bisogno. Un uomo aprì la portiera e dalla carrozza, insieme a delle guardie ben armate, ne uscì un ragazzo biondo. Era sicuramente un borghese perché indossava dei pantaloni di lino azzurri, una camicia bianca e una lunga giacca dello stesso colore dei pantaloni sulla quale erano attaccate delle spille e delle medaglie d’oro. In testa portava un enorme cappello che a mio parere era ridicolissimo.
-Buona sera. –disse l’uomo facendo un mezzo inchino. Parlava un perfetto inglese ma si sentiva che la cadenza non era quella americana, ma quella proveniente dall’Inghilterra del Nord.
-Principe Albert, che onore. –disse Jake quasi con disgusto.
-Oh il giovane Jake. La trovo in gran forma messere. –poi gli occhi del monarca si illuminarono appena vide Alex. –Mia bella fanciulla, come sta? –fece per baciarle la mano ma Jake si mise tra i due.
-Cosa vuole? –insistette Jake cercando di allontanare Albert dalla sorella.
-Ma che modi! –si lamentò il principe. –Volevo solo essere cortese. Com’è cresciuto il piccolo Mark. –aggiunse appoggiando una mano sulla testa del ragazzo. Mark si staccò subito e fissò l’uomo come se fosse la causa della fame nel mondo. Poi gli occhi del principe si poggiarono su di me.
-E lei chi è? –chiese.
-È nostra cugina! –si affrettò a rispondere Alex. –Si, è nostra cugina, vero ragazzi?
Gli altri annuirono silenziosamente. Albert mi si avvicinò, mi prese la mano e me la baciò. Quella cosa mi fece gelare il sangue nelle vene. Ho sempre odiato qualsiasi tipo di smancerie e il bacio sulla mano, nonostante fosse un usanza molto comune tra gli gentil uomini del medioevo, era una cosa che ritenevo raccapricciante. Nonostante ciò feci il possibile per apparire lusingata ma questo effetto durò poco e rinunciai a fare scena.
-Come si chiama bella donzella?
-Chiara. –risposi un poco gelida.
-Bene, Chiara, vedo che suo cugino non ha un istinto protettivo tanto forte verso di lei.
-Lasciala stare. –disse Jake visibilmente molto arrabbiato.
-Mm… penso che non sia proprio così. –dissi.
-Che cosa vuole! –insistette Jake. –e questa volta arrivi dritto al punto.
-Lei non ha intenzione di entrare in guerra giusto?
-E fare la fine dei miei genitori lasciando la mia famiglia in crisi? Non se ne parla –ringhiò Jake.
-Si, quelle povere anime, spero che sano in un mondo migliore. –aggiunse a voce un poco troppo alta il principe.
-Quindi è vero? –chiese Mark facendo un passo avanti. –Mamma e papà sono morti?
Il principe si abbassò e gli poggiò una mano sulla spalla. –Mi dispiace molto piccolo mio, ma il destino spesso prende e non restituisce più, sono molto addolorato per la perdita.
Un tuffo mi prese il cuore per un momento mi sembrò che quel principe avesse strappato il mio cuore con le mani e lo avesse portato fuori e schiacciato sotto i piedi. Se io stavo così male, non osai immaginare come stessero Mark, Alex e Jake in quel momento. Per un momento provai a mettermi nei loro panni e ritrovarmi a stare sola con mio fratello senza nessuno. Doveva essere dura essere il fratello maggiore e assumersi il peso di sostenere una famiglia. E poi, mentre prima nei loro cuori c’era la speranza che un giorno i loro genitori ritornassero a casa, ora quel principe gliel’aveva portata via. Non avevano più niente. Avrei voluto urlare e saltargli al collo, magari conficcandogli il mio coltello dritto nella fronte ma mi limitai a serrare i pugni. Mi aspettai che almeno Mark scoppiasse a piangere e invece dai suoi occhi non uscì nemmeno una lacrima. Quel bambino aveva una forza pazzesca, in tutto e per tutto.
-Dica immediatamente cosa vuole da noi o giuro che la sgozzo. –lo minacciò Jake. Nella sua voce percepii un pizzico di amarezza e di odio. Non lo avevo mai visto ridotto in quello stato, nemmeno quando ero arrivata io a sconvolgergli l’esistenza. Le guardie reali abbassarono le lance verso Jake pronte a difendere il loro principe, ma Albert fece un gesto con la mano e le guardie ritornarono in posizione di riposo.
-Voglio che tu faccia un lavoretto per me, dovrai andare a prendere una cosa. Potranno accompagnarti anche i tuoi amichetti, non mi interessa. Hai un giorno di tempo per darmi la tua risposta, domani alla stessa ora arriverà un cavaliere a cui dovrai dare la tua risposta, lui ti dirà cosa dovrai fare.
-Che genere di cosa? –chiese Jake particolarmente irritato.
-Il libro di Brook. –per un attimo gli sguardi di tutti si accigliarono, come se il principe avesse detto una parolaccia.
-Ma si trova nei territori avversari! –protestò Greg.
-E con ciò? Mi risulta che Jake sia un abile guerriero, non dovrebbe avere problemi.
-Ma è protetto da delle guardie reali! È impossibile! –continuò Stefany.
-Sciocchezze. Ora, signori miei dovrei andare. –fece per risalire sulla carrozza quando si ricordò di una cosa.
-Ah giusto, se riuscirai a portarmi il libro, potrò garantirti una vita da sogno per la tua famiglia e per i tuoi amici, pensaci bene. –il principe si girò, mi guardò negli occhi e fece un ultimo inchino rivolto a tutti.
-Ancora condoglianze. –disse. –Au revoir messer! Arrivederci signorina Chiara–e la carrozza si allontanò di corsa.
Ci fu un lunghissimo momento di silenzio. Dopo poco Mark non ce la fece e scoppiò a piangere abbracciandosi ad Alex che cercava di consolarlo dicendogli delle dolci parole di conforto.
-Jake non puoi… -cercò di dire Alex.
-Stai zitta! –l’ammonì lui e si avviò verso casa seguito dai suoi fratelli.
-Chi era quel tizio e cos’è quel libro? –chiesi a Stefany e a Greg.
-Lui è il principe di corte. –mi spiegò Stefany. –Il principe Albert Ferdinand e altri numerosissimi nomi, è il diretto discendente al trono di questo regno ed è anche il generale delle truppe dell’esercito. Lui sceglie chi mandare in guerra e non puoi rifiutarti di disobbedire ad un suo obbligo.
-Com’è successo con i loro genitori. –indovinai.
-In teoria ti dà l’opportunità di scegliere, ma in pratica non hai scelta, se disobbedisci ci saranno delle gravi conseguenze sulla tua famiglia. Ecco perché i genitori di Jake sono partiti, non avevano scelta e Jake, Alex e Mark lo reputano l’assassino dei loro genitori.
-Non hanno tutti i torti. –aggiunsi. –Perché Alex ha detto che sono una loro cugina?
-Per difenderti. Ogni persona nuova che non ha dei genitori o che è povera e senza tetto, nel migliore dei casi va in guerra, altrimenti ci pensano le guardi a dare una sistematina al suo corpo. –lo sguardo di Stefany si indurì. All’apparenza sembrava una ragazza pronta ad uccidere, con quei suoi occhi scuri e i capelli neri come la notte, ma in realtà aveva un gran cuore.
-E cos’è il Libro di Book? –chiesi.
-Il libro di Brook. –mi corresse Greg. –è il simbolo del territorio con cui stiamo combattendo. Se si riuscisse a prenderlo la guerra finirebbe in un secondo perché quello è il fulcro del potere di Brook, appunto. –Greg fece una pausa. –naturalmente è ben protetto e nessuno è in grado di prenderlo, ci vuole tanta maestria, cosa che Jake ha, ma se viene scoperto, be prova ad immaginare cosa potrà succedere.
Un brivido mi corse lungo la schiena. Forse non l’avrei mai più rivisto, sarebbe morto e Alex e Mark non sarebbero riusciti a sopravvivere senza di lui.
-Quindi cosa si fa? –chiesi. Gli altri mi guardarono come se la risposta fosse ovvia. Jake non aveva via di scampo.
 
Quella sera a cena nessuno parlò. La tavola però era apparecchiata solo per quattro. I posti riservati ai genitori dei miei amici erano vuoti e anche le loro scodelle. La mano che il principe mi aveva baciato incominciò a pizzicarmi come se il suo bacio fosse stato avvelenato. Una profonda rabbia mi invase e in quel momento giurai che gliel’avrei fatta pagare a quel principino dei miei stivali, avrebbe pagato il dolore che in quel momento i miei amici stavano provando.
 
 

RIECCOMI!
Scusate la mia assenza, ma non ci sono stata questo fine settimana xD
Che dire, spero vivamente che anche questo capitolo vi sia piaciuto! Per favore recensite, sia se la storia vi piace che se la storia non vi piace, voglio migliorare perché mi piace tantissimo scrivere :)
Presto arriverà anche l’ottavo ;D
Un bacione
-Bibrilove98

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




Il giorno seguente Jake non ci aveva ancora detto niente riguardo la sua decisione. Certo non aveva molta scelta dato ciò che mi avevano detto Greg e Stefany però, in cuor mio, speravo che si rifiutasse anche se non era una cosa da lui. La guardia reale arrivò nel pomeriggio, proprio nello stesso orario in cui era arrivato il principe il giorno prima. La guardia era su un cavallo bianco e aveva sulla divisa il simbolo reale: un aquila d’oro. Uno spreco. L’aquila è sempre stato il mio animale preferito e vederla come simbolo di una monarchia che aveva anche solo a che fare con una persona inutile e raccapricciante come quel principe mi metteva i brividi. Uno spreco bello e buono! Il cavaliere scese dal cavallo e si avvicinò.
-Buona sera, il principe Albert vi porge i suoi saluti. –disse con amarezza. –Il signorino Jake ha preso la sua decisione?
Jake strinse i pugni e guardò quell’uomo con puro odio. Nei suoi occhi intravidi un fuoco che bruciava e devastava tutto quello che incontrava. Probabilmente l’avrebbe ucciso se non fosse stato una guardia reale.
-Perché ho qualche scelta? –rispose amaro. La guardia fece spallucce. –Bisogna ubbidire agli ordini del proprio sovrano.
-Anche se il proprio sovrano è un emerito imbecille, ignorante e senza scrupoli? –chiese Jake ironico abbozzando un sorriso malefico. Ora incominciava a spaventarmi. La guardia estrasse la spada e gliela puntò al petto.
-Occhio a come ti rivolgi messere. –Jake ignorò completamente la guardia e disse. –Si, accetto la missione.
-Molto bene. –aggiunse la guardia rifoderando la spada. –Partirai oggi stesso. Possono anche accompagnarti i tuoi amici, al principe non interessa. Dovrai raggiungere il luogo dove si trova il libro di Brook e riportarlo in dietro. Tutto senza farti scoprire. Se verrai catturato o ucciso, il principe negherà di averti conosciuto o di far parte del nostro esercito. Quindi, vedi di riuscirci. –aggiunse sogghignando. Poi risalì sul cavallo.
-A presto signori, e buona fortuna! Anzi, dimenticavo. Chi di voi è Chiara?
-Io. –dissi.
-Bene, il principe la invita nel suo palazzo. –il mio sopracciglio si alzò piano.
-Be, penso che rifiuterò. Non mi piace quell’uomo, potreste dirgli che mi rifiuto a venire da lui? Ci penserà lei non è vero? –risposi facendo un mezzo inchino. Il cavaliere digrignò i denti. –Questo non piacerà al principe.
-Problema suo. –risposi non curante. L’uomo non mi rispose e se ne andò. Pronunciando parole non poco gentili nei miei confronti. Per un attimo mi sentii realizzata dopo aver risposto a quell’uomo in quel modo, poi, però, la tristezza mi invase nuovamente.
-Non ci credo che hai accettato veramente. –dissi.
-E che potevo fare? Quell’uomo c’è l’ha con la nostra famiglia, prima ha ucciso i nostri genitori e ora se la prende con me. –lo sguardo di Jake era duro. –Vado a preparare i cavalli.
-Noi veniamo con te. –dissero Greg e Stefany.
-Ragazzi non posso portarvi in una impresa come questa.
-Andiamo Jake, so combattere molto bene e Greg può aiutarti con le strategie o cose simili. –disse Stefany. Per un attimo mi sembrò che Jake stesse sorridendo, ma era soltanto una mia impressione.
-Chiara, aiutami a prendere i cavalli. –mi disse Jake.
-Aspetta, io voglio venire con te! –si lamentò Mark. –Voglio aiutarti in qualche modo.
In quel momento Jake sorrise veramente e nei suoi occhi, per un istante, quel fuoco che avevo visto prima si spense e al suo posto intravidi una profonda dolcezza. Jake gli voleva veramente bene.
-Mark, voi dovete rimanere qui. Sarete al sicuro.
-Non posso! Ho già perso i miei genitori, non posso perdere anche te, ti prego fammi venire.
-Mark, ho detto di no, non insistere.
-Ma…ma…io
-Dai Mark, andiamo. –disse Alex prendendolo per mano e portandolo, controvoglia, verso casa. Noi ci incamminammo verso la scuderia. Aiutai Jake, Stefany e Greg a preparare i loro cavalli.
-Chiara. –mi disse Jake mentre stavo montando la sella ad uno stallone bianco.
-Dimmi.
-Devi prenderti tu cura di Alex e di Mark ora che non ci sarò. Soprattutto se le cose andranno male.
Gli poggiai una mano sulla spalla. –Vedrai che andrà tutto bene. Puoi contare su di me.
Lui mi rivolse un debole sorriso. Se ne avessi avuta la possibilità, penso che mi sarei sciolta. I suoi occhi erano perfetti e quei capelli spettinati gli davano un aria forte, ma anche dolce. Era proprio bello.
-Lo spero.
-Smettila! –dissi tirandogli un debole pugno su un braccio. –Ti ho detto che tornerai e tornerai ok? Me lo prometti?
-Si, te lo prometto. –disse sorridendo. Bè, almeno ero riuscita a farlo sorridere di nuovo per qualche istante e di questo ne fui fiera per non so quanto tempo.
 
Salutai i miei amici mentre galoppavano e mi accorsi che c’era qualcosa che non andava.
-Dov’è Mark? –chiesi a me stessa. Entrai in casa e vidi Alex impegnata a cucinare.
-Ora penso che prepareremo un'altra zuppa e la lasceremo a raffreddare anche per Jake. –disse a malincuore. Una profonda rabbia mi prese. Non poteva dire così!
-Ma che dici! –urlai. –Lui tornerà hai capito?! Non puoi partire con il presupposto che farà la fine dei tuoi genitori, sempre ammettendo che quello che ha detto il principe sia corretto, ma Jake non può morire! Ne sono sicura, Me l’ha promesso! –probabilmente rimasi più impressionata io di lei. Non mi ero mai rivolta ad una persona in quel modo. –Scusa. –dissi non appena mi resi conto di ciò che avevo detto.
-Non fa niente, hai ragione, non dobbiamo perdere le speranze. Mark dov’è?
-Non lo so, fuori non l’ho visto. –ammisi. In quel momento io e Alex ci guardammo e probabilmente ci venne in mente la stessa idea.
-No, dio mio ti prego. –disse Alex precipitandosi fuori dalla casa. Io presi un sacchetto di emergenza che tenevamo sempre a portata di mano in caso di bisogno e la seguii. In lontananza vidi un cavallo scuro che galoppava. Mi fiondai nella scuderia e presi il primo cavallo già pronto seguita a ruota da Alex e incominciammo ad inseguire quella figura.
-Ma cosa gli è preso! –dissi mentre galoppavamo alla massima velocità.
-Vuole andare da Jake, vuole aiutarlo!
-Ma è impazzito! Probabilmente sarà Jake stesso ad ucciderlo non appena lo vedrà arrivare.
E da lì incominciò il nostro inseguimento.
 
 
RIECCOMI
Resuscitata dagli inferi :3 Scusate se non ci sto mai, ma, veramente, sono impegnatissima per colpa della scuola D: e siamo solo all’inizio T.T poi ho incominciato a leggere una nuova saga (Shadowhunters) ed è fantastica perciò sono un poco indietro xD
Vi chiedo ancora perdono, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto :3 giuro che prima della fine della settimana ne pubblicherò un altro, promesso u.u
Anyway, la storia si sta complicando…spero che vi stia piacendo :D
Un bacione <3
-Bibrilove98

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Sfortunatamente Mark era molto più leggero di noi essendo solo un bambino di appena venticinque chili e il suo cavallo era anche uno dei migliori nella corsa. Si chiamava Scheggia e, fidatevi, il nome era appropriato. Lo inseguimmo per una ventina di chilometri urlandogli dietro nella speranza di convincerlo a fermarsi. Alex lo minacciava di mandarlo a letto senza cena per tre settimane o di non toccare più la spada per un mese intero ma Mark non gli dava retta, o almeno faceva finta di non sentire. Poi accadde il peggio.
Arrivammo vicino ad una stradina che si divideva in due parti e non riuscimmo a vedere Mark nemmeno in lontananza.
-Dove cavolo è andato! –imprecai. –Non può essere così veloce, deve per forza essersi fermato da qualche parte per farci disorientare.
-Perché è così maledettamente testardo e cocciuto quel ragazzo. Non poteva starsene buono a casa senza combinare casini? –urlò Alex strappando letteralmente la criniera al suo cavallo pezzato che per il dolore si impennò e Alex rischiò di finire di sedere a terra.
-Calmati. –cercai di rassicurarla. –Vedrai che lo troviamo. –un mio pregio era quello di sembrare calma anche nei momenti di panico totale, in realtà dentro stavo morendo. Avevo promesso a Jake che avrei badato ad Alex e a Mark in sua assenza, e invece non era passato nemmeno un minuto che già ne avevo perso uno e mandato nel panico più totale l’altro. Probabilmente avrebbe ucciso prima me e poi Mark.
-Da che parte andiamo adesso? –chiesi.
-Penso a destra. Non sono molto brava ad orientarmi, ma gli altri dovrebbero essere andati da quella parte per entrare nel regno di Brook. –disse Alex aggrappandosi al cavallo per riprendersi dallo spavento.
-Allora procediamo e vediamo se riusciamo a trovarlo. –e insieme ci avviammo senza una meta, nella speranza di non cadere in qualche imboscata, o nelle peggiore delle ipotesi, incontrare Jake.
E come al solito la fortuna non fu dalla mia parte. Sperai in qualche aiuto da parte di Harley. Quell’ometto sbucava sempre quando avevo bisogno di aiuto e in quel momento avevo una grande necessità di un consiglio. Naturalmente nemmeno Harley si fece avanti e camminammo finché non si fece buio e anche durante la notte decidemmo di non fermarci. Fummo costrette a fare una pausa per colpa dei nostri cavalli. Il mio avevo incominciato ad odiarlo. Era una cavalla nera e probabilmente il sentimento di odio era reciproco. Non mi ubbidiva mai e dovevo sforzarmi per mandarla nella direzione giusta. L’avevo chiamata Margot, come la mia odiata professoressa di matematica nel mio mondo. Legammo i cavalli ad un albero e li lasciammo brucare l’erba e riposarsi mentre noi cercavamo della legna per il fuoco.
-E ora? –si lamentò Alex. –Mark si sarà perso, è sera e starà piangendo tutto da solo nella foresta.
-Non mi sembra il tipo che scoppia a piangere per queste cose. –obbiettai, ma non penso che migliorai la situazione perché Alex si sedette e fece sprofondare la faccia nelle mani. Le poggiai una mano sulla spalla.
-Vedrai che lo troveremo. –la rassicurai. Poi si irrigidì, come se avesse trovato qualcosa.
-Che succede? –le chiesi. –Shhhh. –mi ammonì.
-A così è? Io cerco di consolarti e tu mi dici di stare zitta? –Alex si alzò e mi tappò la bocca.
-C’è qualcuno. –disse. In quel momento mi parve di sentire delle voci in lontananza e dei passi molto affrettati sulle foglie secche e sull’erba.
-Uhm…ci nascondiamo? –chiesi a bassa voce. Alex non mi rispose ma accettò molto volentieri la mia proposta e mi trascinò dietro un cespuglio.
-Ho trovato dei cavalli! –disse una voce che non riconobbi subito. Eravamo abbastanza lontani dai cavalli quindi non mi preoccupai più di tanto finché quelle voci non si avvicinarono. Penso di essere un amuleto porta-sfiga vivente. Alex imprecò e si mise ad osservare ciò che stava succedendo. Da dietro un albero spuntarono due ragazzi e ciò che vidi mi fece gelare il sangue nelle vene.
-Maledizione. –imprecai. Avrei voluto dire tutte le parole che mi passarono per la mente, e posso giurarvi che non erano molto belle ma mi trattenni. Il ragazzo era alto e bello. I capelli scuri e gli occhi marroni puntavano proprio dalla nostra parte.
-Uscite da lì, ora. –ci ordinò. Per un attimo sperai che non fosse a noi, ma il suo sguardo era dritto dalla nostra parte.
-È stato un onore conoscerti. –dissi ad Alex. Lei per un istante abbozzò un sorriso che si spense subito.
-Non fare così, non penso che ti ucciderà. –cercò di rassicurarmi.
-Ne sei sicura? –mi chiese una voce. Alzai la testa e notai che Stefany ci guardava sorridendo.
-Ragazzi! Che bella sorpresa! Che ci fate qui? –cercai di dire alzandomi e provando a sdrammatizzare la situazione. Sfortunatamente Jake mi guardava come se volesse polverizzarmi.
-Che ci fate voi qui? –chiese.
-Siamo venuti a fare due passi. –mentii.
-Dov’è Mark? –mi chiese Greg. Lo guardai con aria supplichevole chiedendogli di ritirare la domanda.
-È dietro quell’altro cespuglio. –disse Jake chiudendo gli occhi spazientito. Da un cespuglio uscì un ragazzino.
-Ma che ci fai tu qui Mark? Non eri a casa a dormire? Ok, basta, ci rinuncio. –dissi storcendo le labbra.
-Che cosa è successo? –chiese Jake. Stavo per aprire la bocca e parlare.
-È stata colpa mia. –mi precedette Mark, poi mi guardò. –Volevo venire con te e aiutarti, Chiara non centra niente. Lei e Alex mi hanno inseguito per tutto il pomeriggio minacciandomi ma io volevo venire da te. Io devo fare questa impresa con te.
Se fosse successo a mio fratello penso che lo avrei trucidato all’istante. Farmi prendere una paura del genere e inseguirlo per tutta la notte non era stato tanto bello, e lo sguardo di Jake era duro, ma riuscii ad intravedere un senso di dolcezza. Sospirai.
-No. Mi hai detto che dovevo badare ai tuoi fratelli e ho combinato un casino. Dovevo stare più attenta, è stata colpa mia. – Greg aveva preso i nostri cavalli ed era riuscito a trovare anche quello di Mark mentre Stefany ci guardava con aria divertita.
-Ora basta, tutti e due. Passerete la notte nel nostro accampamento e domani mattina ve ne andrete. –disse Jake sospirando.
-Jake. –disse Alex. –Noi vogliamo venire con te. A casa non torniamo.
Il suo sguardo si indurì. Era una ragazza dolce ed era strano vederla in quel modo.
-Domani vediamo. Spero che la notte riesca a farvi ragionare. –disse Jake girandosi e avviandosi verso l’accampamento. In realtà il nostro fu un accampamento di fortuna. Per un attimo sperai di vedere una bella tenda e magari un materasso gonfiabile, ma mi ricordai tardi che ero in un'altra dimensione. Il nostro accampamento era formato da tre coperte e un fuoco al centro. Niente di speciale. Ma per un attimo sperai veramente di trovare qualcosa di più comodo. Certo era da tempo che stavo lì e mi ero abituata al letto di paglia in cui dormivo, ma per una volta sperai di ritornare a casa e di riavere tutte le comodità. Presi la sacca di emergenza e incominciai a vedere cosa ci fosse. Trovai un sacchetto di monete e una specie di coperta. Naturalmente prestai la coperta a Mark che aveva freddo e io e Alex ci dovemmo arrangiare. Cercai di prendere sonno, ma non era facile con tutti i pensieri che mi assillavano e la nostalgia di casa incominciava a farsi sentire. Chi sa cosa stavano facendo i miei in quel momento. Probabilmente avevano trovato il mio corpo mentre leggeva e pensavano che stessi in coma o che avessi usato della droga. Non ho mai fumato ne fatto uso di stupefacenti perché ho sempre ritenuto queste due cose inutili, costose e dannose. Mi misi seduta e una voce mi chiamò. Mi girai e vidi un viso brutto e con qualche brufolo familiare.
-Harley, che ci fai? –chiesi a bassa voce cercando di non svegliare gli altri.
-Hai bisogno di aiuto? Eccomi! –disse Harley tutto contento saltellando.
-Shh! Vuoi svegliare tutti! –lo zittii.
-Oh ma dai. –mi rimproverò lui. –vedi che non ti sentono, non c’è bisogno di bisbigliare. –si lamentò l’ometto.
-Che devo fare adesso? Sono stanca e voglio tornare a casa. –dissi in modo anche un poco infantile come quando una bambina chiede alla mamma di comprarle un gioco nuovo o quando si va a fare una qualche uscita e hai nostalgia dei tuoi genitori.
-Continua così, ma devi sbrigarti a compiere questa missione o il Signore dei Libri si arrabbierà.
-Chi? –chiesi.
-Niente. –aggiunse Harley incominciando a schiaffeggiarsi come per punirsi di avermi detto troppo. Era strano vederlo così.
-Sappi che ti sto aiutando fin troppo. –aggiunse guardandosi in torno come se qualcuno potesse sentirlo. –Lui sente e vede tutto.
-Va bene, ma ora incominci a spaventarmi, mi sembri Gollum del Signore degli Anelli.
-Giusto. Comunque ottima scelta del paragone. Trovo che quello sia un ottimo libro. –aggiunse spolverandosi i pantaloni e ritornando più o meno in se. –Comunque dicevo che ti sto aiutando un poco troppo e da ora in poi potrò venire in tuo aiuto solo in rarissime volte. Non poso dirti più niente.
-Aspetta. –dissi. –Almeno voglio sapere che cosa sta succedendo nel mio mondo, cioè che cosa sta succedendo al mio corpo, alla mia famiglia.
Harley alzò la mano e nel suo palmo comparve una sfera d’acqua. Mi avvicinai e notai che dentro c’era la mia immagine. Stavo seduta per terra nella mia camera con il libro in mano a leggere.
-Nel tuo mondo non sta accadendo niente. È come se si sia fermato nel momento in cui hai aperto il libro e hai incominciato a leggere. Non preoccuparti per quello. Hai problemi più grandi da affrontare e sei solo all’inizio.
La sfera che Harley aveva nella mano si scoppiò e tutto intorno a me si fece sfocato.
Mi svegliai nel cuore della notte. Il fuoco stava ancora scoppiettando e mi chiesi come mai fosse ancora acceso visto che nessuno lo aveva alimentato. Poi mi accorsi di una figura che mi dava le spalle seduta per terra. Mi alzai e, nonostante Harley mi avesse un poco spaventata con quel suo discorsetto da orco psicopatico, la curiosità prese il sopravvento e mi misi vicino a Jake.
-Non riesci a dormire? –chiesi.
-No. Sto pensando alla missione e a tutto il casino che succederà adesso che vi siete uniti anche voi.
-In che senso?
-Ora sicuramente, grazie a te, Alex e Mark vorranno venire con me e questo sarà un rischio. Portare le uniche persone che mi sono più vicine dritte verso il suicidio non è proprio il massimo, e tu…non so cosa pensare di te sinceramente…
-Vediamo… -riflettei. –potresti pensare che sono dolce, simpatica, bella, brava, gentile ed educata. Oppure anche serena, intelligente, leale, giocosa…
-Modesta, rompiscatole, prepotente, irascibile e irritante. –aggiunse lui.
-Si, ti concedo anche questi. –con questa mia battutina riuscii a tirargli un sorriso.
-Mi dispiace. –dissi un poco imbarazzata dopo qualche minuto di silenzio.
-Per cosa? –chiese lui senza distogliere lo sguardo dal fuoco.
-Per tutto. Sono entrata nelle vostre vite sconvolgendo tutto e ora ho anche permesso che Mark e Alex vengano con noi a….
-Con noi?
-Si, io vengo con voi. Ho detto che mi dispiace per essere entrata nelle vostre vite e aver portato il caos, non di volerne uscire o di non venire con voi.
Jake sorrise. Era così bello quando sorrideva che mi faceva venire voglia di abbracciarlo, o di baciarlo. Era forte e coraggioso, ma era anche la persona più gentile e premurosa che io conoscevo.
-Non scusarti, per lo meno adesso. –mi disse. – Scusa per prima, mi sono lasciato un poco andare reputandoti la causa di tutto. Non voglio obbligarti a venire e non ti reputo responsabile per ciò che è accaduto alla mia famiglia o per aver lasciato andare Mark. Prima o poi sarebbe scappato e, sinceramente, meglio ora che è riuscito a trovarci che tardi. Almeno riuscirò a stare gli ultimi istanti della mia vita con loro.
-Non dire così. Tu tornerai a casa, vedrai.
-Sarà. –disse Jake stringendosi nelle spalle. –Però voglio che tu mi prometta una cosa. –si girò verso di me e mi fissò negli occhi. –Devi promettermi che se accade qualcosa a me o se le cose diventano troppo dure, tu dovrai proteggere Alex e Mark a tutti i costi. Promettimelo.
Continuai a fissarlo. Farsi carico di una responsabilità del genere non era cosa da tutti i giorni. Avrei avuto il peso di due vite da proteggere oltre alla mia, ma non potevo fare un torto a Jake. In fondo, dopo molti litigi e cose varie, mi aveva accettata e di questo gli ero riconoscente.
-Te lo prometto.
 
 
ECCOMI!
Buon pomeriggio :3 sono riuscita a mantenere la mia promessa ed ecco l'ottavo capitolo :D
La settimana prossima dovrei aggiungere altri due capitoli ;) spero di riuscirci xD
Cosa ne pensate?? Vi prego fatemelo sapere perchè sono curiosissima di capire se scrivo bene e se vi piacciono i miei testi :3
Grazie di cuore a chi mi segue :D
A presto!!!
-Bibrilove98

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Il giorno dopo ricominciammo a camminare. Facemmo ritardo sulla tabella di marcia perché Jake continuava a ripetere a Mark e ad Alex che dovevano ritornare a casa e che era troppo pericoloso per loro. Jake era pure arrivato a prendere Mark di peso per metterlo sul suo cavallo, ma il bambino si era attaccato ad un albero e non aveva intenzione di mollarlo. Oppure Alex aveva minacciato Jake di dire a tutti quanti le cose “vergognose” che faceva da bambino dato che lei era la sorella maggiore e aveva una buona memoria.
-Yuppi! –urlò Mark dal suo cavallo dopo aver finalmente convinto il fratello.
-Ma chi me l’ha fatta fare. –si lamentò Jake. Avrei tanto voluto rispondergli “io” ma ritenni opportuno non infierire.
-Allora qual è il piano? –chiese Mark.
-Per te quello di rimanere zitto per tutto il viaggio e di non cacciarti nei guai. –lo rimproverò Jake. Mark non fiatò, ma sulla sua faccia spuntò un broncio.
-Jake. –disse Stefany. –Cosa dovremmo fare?
-Non vi siete organizzati? –chiesi io un poco sorpresa.
-Non ne abbiamo avuto il tempo. –disse Jake un poco infastidito.
-Penso che ora un poco di tempo c’è l’abbiamo. –aggiunsi. –Possiamo elaborarlo un piano.
L’espressione di Jake si fece pensierosa. Probabilmente non sapeva nemmeno lui come agire.
-Il libro di Brook si trova nel castello del sovrano. –disse Greg che su queste cose era molto informato. –Potremmo travestirci da guardie ed entrare.
-Due ragazzi, un bambino e tre ragazze non sono delle guardie molto indicate. –osservò Stefany. Effettivamente le guardie dovevano avere almeno una ventina d’anni e nonostante Jake sembrasse più grande, nessuno avrebbe preso per ventenni me o Mark. Alex aveva effettivamente vent’anni, ma le donne non potevano far parte delle guardie reali. Un secondo dopo il cavallo di Jake si fermò di colpo.
-Che succede? –chiesi mentre cercavo di far calmare Margot che continuava ad opporsi a tutto quello che le dicevo.
-So dove dobbiamo andare. –disse Jake e spronò il cavallo per farlo correre. Lo seguimmo e arrivammo ad un bivio. Jake girò a sinistra e Greg se ne accorse.
-Jake, Brook è dalla parte opposta. Dove stai andando?
-Dobbiamo fare una minuscola deviazione.
 
Sfortunatamente quella “minuscola” deviazione ci costò un bel po’ di tempo. Alla sera arrivammo in un villaggio. Era molto simile a quello in cui vivevano gli altri, ma questo sembrava molto più caotico. Le strade sembravano deserte. L’avrei preso per un villaggio fantasma se un forte chiasso non fosse venuto da una taverna. Scendemmo e legammo i cavalli ad una staccionata.
-Chiara, tu vieni con me. Voi altri rimanete qua e non vi muovete. –disse Jake. Stranamente nessuno fece storie.
-Tieni le armi a portata di mano. –mi avvisò Jake. Istintivamente portai la mano alla cintura e sfiorai la lama del mio pugnale. Un mese prima non avrei mai preso in mano un arma, ma dopo ciò che avevo passato in quegli ultimi giorni, sarei riuscita a stendere un uomo adulto in un secondo. Ci avvicinammo verso la taverna dove si levavano delle forti grida e delle urla. Mentre salivamo sul portico in legno, una sedia volò fuori dalla struttura rompendo un vetro.
-Ma che amici frequenti tu? –chiesi prima che Jake aprisse la porta, ma non ebbi risposta. Se da fuori il locale sembrava molto caotico, da dentro posso assicurarvi che era molto peggio. C’erano un sacco di uomini sbronzi con degli enormi boccali di birra pieni fino all’orlo. Spesso vicino a qualche uomo c’erano anche delle ragazze e ci rimasi un poco vedendo con che facilità riuscivano a trovarsi un compagno con cui trascorrere la serata. Certo non era il tipo di locale che pensavo che Jake frequentasse, ma sembrava a suo agio, o fingeva di esserlo. Chissà se si era trovato qualcuna in quel locale con la quale aveva trascorso una bella serata. Il pensiero mi fece un poco male e cercai di scacciarlo subito anche se non ebbi l’effetto sperato. Un uomo particolarmente ubriaco mi prese per un braccio e mi tirò verso di lui.
-Vieni qui ragazza! –disse spingendomi verso di lui.
-Chiara stai attenta! –mi avvertii Jake. Fortunatamente avevo imparato a cavarmela e gli presi il polso con cui mi teneva il braccio e glielo storsi costringendolo a girarsi. Sbatté la faccia su un tavolo di legno mentre con le mani e con le gambe continuava a dimenarsi. Estrassi il coltello e glielo puntai alla gola.
-Attento a cosa fai –lo avvertii continuando a storcergli il braccio –non sono una sgualdrina di quelle che trovi da per tutto qui. Muoviti un altro poco e giuro che ti sgozzo.
Ok, probabilmente mi aveva fatto un poco male stare quei giorni con loro, ero diventata molto più violenta, ma da un lato sapersi difendere è un pregio e quella mossa la usavo spesso con mio fratello quando litigavamo e poi, nessuno poteva paragonarmi ad una sgualdrina. Solo all’ora mi accorsi che la musica si era fermata e che tutti mi stavano fissando.
-Chiara, lascialo. –mi ordinò Jake. A malincuore lasciai andare quell’uomo che subito si portò la mano libera al polso ferito per massaggiarsela.
-Non ti reputi una sgualdrina, ma ubbidisci ad un uomo pure tu. –mi disse l’uomo girandosi e guardandomi con malignità.
-Occhio a come parli. O giuro che quel coltello te lo pianto in gola! –lo minacciai facendo un passo avanti e portando il coltello all’altezza del collo. L’uomo si alzò e senza fiatare si allontanò.
-Muoviamoci ad andarcene di qui. Non ce la faccio già più. –supplicai Jake, ma prima che potesse rispondermi un uomo uscì da una porta, probabilmente attirato dal cessare del caos.
-Ma che succede qui? – Aveva dei capelli ricci e corti e un elegante tunica rosso sgargiante con una cinta dorata legata in vita che cercava di stringere un ammasso di pancia troppo grande. Sotto braccio teneva una giovane ragazza che probabilmente aveva bevuto un po’ troppo dato che continuava ad accarezzare quell’uomo orripilante. Poi l’uomo si accorse di Jake e il suo sguardo cambiò.
-Jake! Ma che bella sorpresa! Quale buon vento ti porta qui? –Jake mimò un inchino.
-Avrei bisogno di un favore –disse il mio amico. L’uomo fece un’espressione sorpresa, poi il suo sguardo si poggiò su di me.
-Certo! Ma dimmi prima come si chiama questa ragazza. È un amica?
-E mia cugina. –mentì Jake. –Si chiama Chiara.
-Bene, signorina Chiara. Forse dovrebbe imparare che non si mutilano gli arti hai miei clienti o non si minacciano di morte.
-Bene –dissi. –la prossima volta dica al suo cliente che dovrebbe imparare a non bere tantissimo e a distinguere le persone, e poi non ho mutilato nessuno mi sembra.
L’uomo mi rivolse uno sguardo di sfida che forse avrebbe dovuto intimidirmi ma che non diede l’effetto sperato.
-Va bene, ora calmati. –mi avvisò Jake. –Chiara, lui è Frank McGreeg ed è il titolare di questo locale…
-La cui quiete è stata stroncata da una ragazzina impertinente. –aggiunse Frank.
-Non si preoccupi, non ho stroncato solo la quiete di questo locale nella mia vita.
-Quindi… -si schiarì la voce Jake. –il signore qui è anche un mio amico che mi deve dei piccoli favori e ora è il momento di saldare con un altro favore.
-Jake, amico mio! Sai che quando hai bisogno di vivere delle belle esperienze puoi venire qui. –lo sguardo di Jake si fece duro. –Non ho bisogno di quel genere di favori Frank. Possiamo entrare nel tuo studio?
-Ma certo! –disse l’uomo mostrando l’entrata con una mano. Non appena mi avvicinai, però, Frank si irrigidì.
-Lei non può venire. –disse indicandomi. Jake si girò verso Frank e lo guardo con uno sguardo intenso.
-Lei viene con me.
-Ma… -cercò di contraddirlo.
-Ho detto che lei viene con me. –a quel punto Frank mi permise di entrare.
-Allora solo Mark riesce ad ottenere delle cose da te giusto? –chiesi sottovoce scherzando.
-Si, solo lui. –mi rispose senza, però, accennare ad un sorriso.
Lo studio di Frank era una stanza. In confronto al resto del locale era la parte migliore. C’era una scrivania con una sedia in legno. Delle specie di quadri riempivano le pareti spoglie e un tappeto rosso copriva parte del pavimento. C’era anche una finestra enorme che pensai usasse per scappare in caso di aiuto. Sfortunatamente, pensai che gli architetti avessero calcolato male la misura della finestra perché anche con quella, il suo pancione non sarebbe passato.
-Ben venuto nella mia umile dimora. –disse Frank poggiando la donna che non si era staccata da lui su un divano e andandosi a sedere sulla sedia del suo studio. –Come posso aiutarvi?
-Conosci il Libro di Brook? –chiese Jake. Frank lo guardò molto perplesso come se non avesse capito bene la domanda.
-Certo. –rispose dopo un poco.
-Mi serve. –arrivò al punto Jake. –Ho bisogno di alcuni consigli su come agire.
-Mi dispiace amico mio, ma non posso aiutarti questa volta.
Jake sospirò e guardò il pavimento di legno. –Frank, mi dispiace, ma mi servono quei consigli. –poi successe il finimondo. Con un salto Jake arrivo sulla scrivania e con un gesto rapidissimo estrasse la spada e gliela puntò alla gola provocandogli un taglio non molto profondo. La donna incominciò ad urlare e io mi precipitai per tapparle la bocca.
-Dammi quelle informazioni, ora! –lo minacciò Jake.
-Dovete andare a Brook. Il libro è stato spostato, non si trova nel castello. Dovete travestirvi. Dovete stare attenti a…
Dei rumori incominciarono a provenire da dietro la porta. Jake mi guardò e capii cosa dovevo fare. Presi un cuscino e lo ficcai in bocca alla donna, poi iniziai a correre verso la porta e cercai di tenerla chiusa. Intanto Jake continuava a minacciare Frank premendo ancora di più il coltello.
-Dove si trova il libro adesso? Da chi dobbiamo stare attenti?
-Nella Casa del re!
-In che senso? –chiese Jake. Nel frattempo gli uomini dietro la porta, nonostante fossero ubriachi, incominciarono a spingere molto forte e come se non bastasse la donna si era liberata dal cuscino e aveva incominciato ad urlare e a spostarmi per far entrare le altre persone.
-Jake, non ce la faccio più! –lo supplicai. Con un ghigno di rabbia prese un coltello e lo conficcò nel tavolo. Poi prese un bicchiere di birra che stava poggiato sulla scrivanie e versò il contenuto in faccia a Frank.
-Mi dispiace. –disse piano. –ma ne va della mia famiglia. –poi mi guardò e capii immediatamente cosa volesse dire quello sguardo. Lasciai andare la porta e la donna e, insieme, ci facemmo strada dalla finestra.



RIECOMI!
Dei miei perdonatemi!!! Lo so, sono in ritardo come semprre sulla publicazione del nuovo capitolo, ma, tra un libro da leggere e 36 pagine di storia da studiare, sono in crisi!
Sono uscita prima da scuola e quindi sono riuscita a pubblicare questo capitolo :) spero vivamente che vi sia piaciuto!
Perdonate l'ambientazione, ma in quel periodo, e ancora oggi, esistevano quei locali e poi avete scoperto un pochino il carattere di Chiara. Lei che non ha mai toccato un arma, lei che non ha mai fatto del male ad una mosca, adesso ha puntato, più di una volta, il coltello alla gola di due persone xD
scusate, sto esaggeerando xD
Cercherò di aggiornare il pèrima possibile, scuola permettendo!
A prestissimo!!
-Bibrilove98

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Fortunatamente riuscimmo a convincere gli altri a salire sui cavalli e a partire senza fare tante domande. Galoppammo per diversi chilometri prima di essere sicuri che nessuno ci seguisse.
-Buttargli la birra a dosso per farlo sembrare ubriaco? Ottima idea! –dissi a Jake congratulandomi.
-Grazie…in realtà mi è venuto spontaneo come il fatto di conficcare il coltello nella scrivania…
-Per far credere che il lustrissimo Frank McGreek si era ubriacato e fatto male da solo. –conclusi io.
-Si, più o meno, ma non penso che la berranno.
-Ci dite che sta succedendo? –chiese Mark raggiungendoci al trotto. Con calma Jake raccontò agli altri che cosa era successo nella taverna e di come avevamo raccolto le informazioni.
-Quindi hanno spostato il libro… -Greg si fece pensieroso. –Ovvio, non potevano far in modo che cadesse nelle mani nemiche, se lo avessero spostato sarebbe stato più al sicuro…
-La casa del re hai detto giusto? –disse Alex facendosi anche lei pensierosa.
-Si, non ho la più pallida idea di dove possa trovarsi. Non ho avuto tempo di strapparli altre informazioni… -disse Jake quasi maledicendosi per non essere riuscito a prendere l’ultimo pezzo del puzzle.
-E poi ha detto che dobbiamo stare attenti ad una persona, o a una cosa…ma non ha specificato. –aggiunsi io.
-Maledizione! –imprecò Jake. –Potevamo avere tutte le informazioni e adesso abbiamo diversi problemi!
-Calmati. –cercai di consolarlo. –Sono nuova di qui, vero, ma so per certo che non esiste nessuna missione senza qualche mistero da svelare! Mi ricorda tanto Scoby Doo!
-Scoby che? –chiese Mark.
-È un cartone che ho visto alla Tv. –ceraci di spiegare.
-Alla che? –mi rispose di nuovo Mark.
-Niente, non è importante, il punto è che riusciremo a risolvere questi piccoli problemi. Vedrai.
Sinceramente non capii bene l’espressione di Jake. Non mi guardò, continuò a rivolgere lo sguardo verso la strada, ma mi parse di intravedere una specie di gratitudine. Di profilo quel ragazzo era ancora più bello. Gli occhi marroni riflettevano il colore chiaro del sole che sorgeva e il suo naso era perfetto. Per non parlare delle labbra! Non erano troppo carnose, né troppo sottili, erano uniche, di un colore chiaro…
-Un momento! –disse Stefany riportandomi alla realtà. –Una volta ho letto su un libro che a Brook esisteva un posto che si chiamava la casa del re…
-Un momento… -disse Greg scherzando. –Tu, leggi? –poi scoppiò in una sonora risata e quello fu il suo più grande errore. Stefany gli si avvicinò e gli mollò un pugno in pieno volto così forte da farlo cadere da cavallo. Ci furono delle risatine generali, persino Jake abbozzò un sorriso vedendo l’amico che si massaggiava il sedere per la caduta.
-Dicevo… -continuò Stefany. –Nel libro parlava della Casa del re come una specie di libreria gigante, la più grande del mondo, paragonata anche alla biblioteca di Alessandria D’Egitto.  Diceva che si chiama così perché il primo re di Brook amava leggere e fece edificare una libreria enorme dove spesso andava a leggere e così la chiamarono La casa del re. Non so se fosse vero il paragone, ma penso proprio che il libro si trovi in quella libreria.
-Giusto! Quale posto migliore per nascondere un libro se non una libreria super-gigante? Hanno davvero tanta fantasia! –disse Mark ironico. Mark era un bambino molto vivace. Se lo conoscevi poteva sembrarti piccolo e indifeso, ma aveva imparato a diffidare dalle persone e se gli davi una spada in mano, riusciva a metterti al tappeto in un secondo. Non dovevi mai abbassare la guardia con lui.
-Inoltre Frank ha detto che dovevamo travestirci per entrare… non ho capito bene il motivo… se è una libreria non possiamo far finta di essere degli abitanti che vanno a comprare un buon libro da leggere? –chiesi.
-Non penso sia così facile. Non so se fidarmi ciecamente di Frank, non l’ho mai fatto e ora che ho dovuto addirittura minacciarlo per avere delle informazioni, non so…potrebbero essere false…
Effettivamente anche io avevo qualche dubbio. Quell’uomo mi era stato antipatico dal primo momento che l’avevo visto e non mi sarei mai fidata di lui se non avessi avuto Jake al mio fianco. Lui era molto prudente.
-Non abbiamo altra scelta. –mi limitai a dire e, per un attimo, mi sentii asociale perché aumentai il passo del mio cavallo, che stranamente mi ascoltò, e mi allontanai un pochino presa dai miei pensieri.
 
“Chiara!” disse una voce nella mia testa. “Chiara sono Harley! Devi sbrigarti! Ormai hai solo tre giorni per portare a termine questa impresa. Il Signore dei Libri è molto arrabbiato! Sbrigati!”
-Harley? Dove sei? –chiesi girandomi e cercando di capire da dove provenisse il rumore.
“Non urlare! Gli altri ti sentono! Mi dispiace ma non posso fare altro.” mi rimproverò la voce dell’ometto. “Stai andando bene, ma devi cercare di far andare più veloci gli altri. Raggiungete Brook e prendete il libro, dopodiché dovrete consegnarlo al principe. Tutto in tre giorni!”
“Tre giorni?! Non ce la faremo mai!” mi lamentai.
“Si che ce la farai, vedrai! Ma devo avvisarti su due cose. Non dire agli altri che vieni da un'altra dimensione, cerca di non dire niente alla tua squadra di cosa sta succedendo o potresti andare in contro a guai seri! Il Signore dei Libri potrebbe…”
“Sempre sto Signore dei Libri! Mi spieghi chi è e cosa vuole da me?”
“Shiss! Lui ti sente e ti vede! Devi stare attenta e seguire tutti i suoi ordini!”
“Harley, veramente, non ascolto i miei genitori ora dovrei ascoltare uno stupido tizio dei libri? Ma per favore!” un lampo squarciò il cielo e cadde a pochi metri dal mio cavallo che, spaventato, si alzò sulle zampe posteriori e mi fece cadere per terra.
-Chiara! Stai bene? –mi chiese Alex scendendo da cavallo e aiutandomi a rialzarmi.
-Va bene, va bene! Ti credo, scusa! –dissi ad alta voce.
-Chiara ti senti bene? –mi chiese Alex un poco preoccupata. –Non è che il fulmine ti ha colpito?
-No, no. Era rivolto a me. –cercai di dire risalendo sul cavallo. “Ti credo adesso, contento?” dissi, o meglio, pensai tutta scocciata.
“Non metterti contro di lui Chiara.” La voce di Harley era molto preoccupata. “Può interferire con la storia e far del male alle persone che nel libro ti sono più care.”
“Va bene, starò attenta.” Poi nella mia testa sentii come una specie di interferenza. “Harley? Mi senti?”
“Devo scappare!” la voce di Harley adesso era nel panico. “Dimmi almeno la seconda avvertenza!” lo incalzai.
“Devi…stare attenta…hai legami che crei…con le persone di questo mondo!”
“In che senso?” chiesi, ma non ebbi risposta. In un lampo la mia preoccupazione aumentò di botto. Ora oltre a cercare di capire cosa non ci aveva detto Frank, per qualche stupido motivo che non capivo dovevamo compiere tutta la missione in tre giorni altrimenti uno stupido tizio dei libri che non conoscevo avrebbe combinato un casino e fatto del male hai miei amici. Inoltre Harley mi aveva detto che dovevo stare attenta ai legami che creavo con gli altri, era una frase che avevo già letto, ma sinceramente, non l’avevo capita per niente.



ECCOMI!!
E questa volta sono riuscita ad aggiornare prima :3 Yuppy!!
Be, che ve ne pare di questo capitolo? Che bello, siete aumentati *^* ma io vi lovvo <3
Cercherò di aggiornare il prima possibile, ma, questa si preannuncia una settimana durissima T^T
tra le varie interrogazioni e Shadowhunters città di vetro da incominciare e finire sono nel panico... T_T
Per voi, però, troverò sicuramente il modo per aggiornare ;D
a presto quindi <3
-Bibrilove98

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Camminammo per gran parte della mattinata finché non arrivammo a Brook. Me la immaginavo molto più grande di quello che fosse in realtà. Era un paesino piccolo, con tante case in torno ad una piazza messe quasi una sull’altra per farle entrare tutte. La piazza non era molto grande, ma era affollatissima di gente e di bancarelle nonostante fosse nel pieno di una guerra. In somma, il tutto non era molto proporzionato. Potreste pensare che arrivare fino a lì fosse stato facile, in realtà non fu proprio così. All’entrata della città c’erano un sacco di guardie armate fino ai denti, pronte ad ucciderci al minimo passo falso. Alex fece il possibile per convincere le guardie a lasciarci entrare, sapeva essere molto convincente, ma nemmeno quello bastò per farci lasciar passare. La città era circondata da mura impenetrabili e le guardie costeggiavano il perimetro. Un sistema di sicurezza maledettamente troppo articolato. Il libro era sicuramente custodito lì dentro. Cercammo di aggirare un poco le guardie, Alex parlò in modo soave, ma non si fecero dissuadere. Costeggiammo il perimetro della città finché Mark non notò una minuscola crepa nelle mura. Scese da cavallo e si avvicinò.
-Che hai visto? –chiese Jake. Mark non rispose, si limitò a scrutare attentamente la crepa. Poi inserì tre dita nella crepa e tirò il masso verso di lui.
-Aiutatemi. –disse. Noi prendemmo il mattone che stava cadendo e lo appoggiammo a terra. Dal buco che si era creato nel muro, intravedemmo un carretto che copriva il passaggio. Greg prese i cavalli e li nascose dietro alcuni alberi mentre noi spostavamo altri mattoni. Riuscimmo a passare e a richiudere il passaggio prima che il carretto si mosse e facesse rivelare a due guardie il modo in cui eravamo riusciti ad entrare. La piazza era piccola in confronto alla fama che si era fatta la città, ma in compenso era piana di bancarelle e di negozietti che allestivano prodotti tipici e strani accessori per la casa che col tempo avevo imparato a riconoscere. Rimasi molto sorpresa nel vedere tutte quelle cose! Mi fermai un secondo vicino ad una bancarella che vendeva dei giocattoli per bambini. Vidi un piccolo cavalluccio di legno legato ad una corda. Quel giocattolo mi ricordò Macchia, il mio cavalluccio giocattolo con cui passavo interi pomeriggi quando ero bambina. L’avevo chiamata così perché una volta non mi sentii bene e vomitai vicino a quel cavalluccio e nonostante mia madre continuasse a lavarlo, la macchia non se ne andò più.
-Che hai Chiara? –mi chiese Stefany incuriosita dalla mia espressione.
-Niente, vecchi ricordi. –risposi allontanandomi da quella bancarella prima di incominciare a piangere per la nostalgia. Che vergogna. Scoppiare a piangere in una situazione del genere non era proprio il massimo, ma la mia famiglia mi mancava tantissimo e vedere quel giocattolo aveva riaffiorato ricordi della mia infanzia e della mia vecchia vita. Chissà se un giorno sarei riuscita a ritornare indietro. Ci avvicinammo ad un enorme edificio, forse un poco sproporzionato rispetto alle casette che costeggiavano la piazza. In cima c’era un enorme bandiera dorata con un leone ricamato sopra.
-Il leone è il simbolo della potenza di Brook, -spiegò Greg. –in passato la città era molto più grande, poi per colpa di una battaglia molte case sono state distrutte e in onore ai defunti hanno deciso di non ricostruire i monumenti bruciati. Nonostante ciò, è diventata una delle potenze del reame e la sua armata viene spesso chiamata a raccolta quando il nostro reame deve combattere contro un altro popolo. È proprio per questo che Albert punta ad aggirare le difese e a costringerli ad arrendersi.
-Quindi quella dovrebbe essere la famosa biblioteca. –indovinai. Jake annuì un poco cupo mentre scrutava l’enorme edificio. Probabilmente stava pensando a come riuscire ad entrare in quel posto e a cosa significassero le parole di Frank. Mi guardai in torno finché il mio sguardo non si posò su un ragazzo che stava spalando il letame di un paio di cavalli. Lo fissai per non so quanto tempo mentre, con la pala, caricava lo sterco degli animali su un carretto.
-Non può essere… -disse Alex non appena si accorse anche lei di quel ragazzo. –Jake…potrebbe essere veramente lui?
Jake scosto lo sguardo dall’enorme biblioteca e per un attimo rimase immobile, come se avesse visto qualcosa di spaventoso o di fantastico. Poi la parte destra del suo labbro si curvò in un mezzo sorriso e si avvicinò a passo svelto verso quel ragazzo.
-Wow, ti sei ridotto proprio male eh amico? –disse Jake non appena arrivò vicino al ragazzo.
-Ehi! Come ti permetti! Pensa al tuo di lav… -il ragazzo non finì la frase perché, non appena alzò lo sguardo, il suo viso un poco sporco si illuminò. –Dio mio, sei veramente tu? –chiese allibito.
-In carne ed ossa amico mio! –poi i due si diedero la mano e un affettuosa pacca sulla schiena. Il ragazzo sembrava molto dolce ed affettuoso. Aveva uno splendido sorriso e i suoi occhi azzurri sembravano riflettere il colore del cielo. Aveva i capelli di un castano così chiaro che sembrava quasi biondo. Alex gli si avvicinò e gli strinse la mano. –Vorrei tanto saltarti al collo per abbracciarti, ma sei leggermente sporco. –disse mostrando il suo migliore sorriso.
-Non ti preoccupare, ti capisco, come va tutto bene?
-Nico! –disse Mark, e nonostante il ragazzo fosse sporchissimo, gli saltò al collo con un salto che sembrò olimpionico.
-Mark! Piccolo come sei cresciuto! Ti ricordo quando avevi tre anni ed eri alto più o meno così. –disse Nico portando la sua mano al livello delle ginocchia.
-Smettila! Sono cresciuto tantissimo e devi vedere come combatto! Jake mi ha insegnato un sacco di cose fantastiche e adesso riesco quasi a sconfiggere Stefany, Greg e Chiara!
Il ragazzo guardò gli altri e gli rivolse uno splendido sorriso in segno di saluto. Poi il suo sguardo si poggiò su di me.
-Ci conosciamo noi? –mi chiese.
-Non penso proprio. –dissi un poco diffidente.
-Con te è inutile mentire o fare doppi giochi. –disse Jake. –lei è Chiara e l’abbiamo praticamente “adottata”
Nico mi guardò un poco diffidente, poi però, sul suo viso comparve un sorrisetto.
-Piacere di conoscerti Chiara, io sono Nico e probabilmente sono il loro migliore amico. –poi si rivolse a Jake. –siete i ben venuti nella mia casa. Adesso dovrei aver finito di lavorare a meno che questi due non decidano di dar foga a tutte le loro risorse intestinali –disse indicando con il pollice i cavalli. Come se gli avessero letto nella mente, in quel momento dal loro fondoschiena uscirono delle belle palle, come quelle che usano i giocolieri al circo, ma un poco più puzzolenti.
-Come non detto. –disse Nico facendo girare gli occhi. –ci vediamo a casa mia tra un ora, ti ricordi la strada vero Jake?
-Certo, ma non ti devi preoccupare di noi, ce la caviamo… -cercò di spiegare Jake.
-Na, -disse Nico liquidando le parole di Jake con un gesto della mano. –è un piacere vedervi di nuovo e se permettete ho il dovere di ospitarvi e poi, mamma è da tanto che non vi vede…
Alex e Mark si scambiarono un sorriso. –Ricordo che le crostate di tua madre erano buonissime! –disse Alex.
-Certo! E lo sono ancora. –affermò fiero Nico.
-Allora accettiamo volentieri, tanto abbiamo tempo da perdere. –disse Jake e ne rimasi molto sorpresa, sembrò che qualcun altro stesse parlando con la sua voce. Lo vedevo troppo calmo e rilassato per essere uno che probabilmente stava andando incontro alla morte nel disperato tentativo di salvare la sua famiglia. Poi quella parola mi risuonò nella testa. Tempo. Noi non avevamo tanto tempo! Dovevamo organizzare un piano e capire ciò che Frank ci aveva detto, prendere il libro e portarlo al re senza farci, possibilmente, ammazzare o catturare senza parlare di quel pazzo squilibrato che Harley aveva descritto come il Signore dei Libri. Non che non ci credessi, mi aveva fatto cadere da cavallo con un fulmine. Probabilmente era lui che controllava il mondo in cui stavo vivendo, ma questa era una cosa che non avevo ancora capito. Loro probabilmente non avevano delle scadenze da rispettare, io invece si.
-Non mi sembra il caso. –cercai di dire. In quel momento tutti si voltarono e mi guardarono malissimo. –Nel senso che non mi sembra il caso di disturbare… -aggiunsi un po’ in imbarazzo.
-Non ti preoccupare per quello. –disse Nico scrutandomi attentamente e con aria un poco sospetta.
-Allora ci vediamo tra un ora a casa tua. –disse Alex cambiando velocemente discorso. Gli altri approvarono e si salutarono.
Per passare il tempo girammo un poco per la piazza. Mi sentivo maledettamente nervosa e quel ragazzo, Nico, mi aveva fatto sentire a disagio. Non aprii bocca finché Jake non mi prese per un braccio e aumentò il passo per separarsi dagli altri.
-Che ti succede? –mi disse continuando a camminare, senza degnarmi di uno sguardo.
-Perché? –chiesi non curante.
-Dai. Sei strana.
-Be, ti sbagli. –in quel momento Jake si fermò di scatto, mi guardò negli occhi e si avvicinò fin troppo a me. –Dimmi cosa ti prende.
-Niente, te lo giuro. –dissi abbassando il tono di voce e scrutando le sue labbra che ormai erano a circa cinque centimetri dalle mie. Il cuore incominciò a battere fortissimo nel mio petto e per un attimo sperai che accadesse qualcosa. Ritornai a guardarlo negli occhi, in quei spettacolari occhi color cioccolato fuso che gli davano un aria severa, ma ci vidi un bambino. Non un ragazzo di quasi sedici anni, ma un bambino che giocava vicino casa con una finta spada di legno. Poi i suoi occhi divennero divertiti e mi accorsi del sorriso che aveva sulle labbra. –Bene, allora andiamo, dobbiamo andare a fare una visita, fidati di me.
Gli sorrisi. –Mi fido.




Angolo Autrice.
E rieccomi quì, riapparsa magicamente dalle profondità del Tartaro :3
Vi prego perdonatemi. Avevo promesso che avrei pubblicato un capitolo/due alla settimana ma quella che è passata è stata orrenda -.-
Perdonatemi, vi prego!!! D:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :D Ecco un nuovo personaggio, Nico! Che ve ne pare? Si, non si capisce molto di lui, ma posso dirvi che è molto importante per la storia, anche se il suo rapporto con Chiara non sarà dei migliori ;) Sto preparando un po' di colpi di scena per i prossimi capitoli ;D Opps, sto parlando troppo xD
Prometto che aggiornerò il prima possibile :D
Un grazie particolare a tutti i mie lettori :) Sto ricevendo delle nuove recensioni e mi state riempiendo di gioia :')
Grazie anche hai lettori che non recensiscono la storia :D
Ora vi lascio e ritorno nel Tartaro dei libri di scuola -.- a presto!!!! (spero)
Un bacio
Bibrilove98

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