Yourself Through My Eyes

di Akira14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risoluzione (Hikaru) ***
Capitolo 2: *** Il Male Minore (Kaoru) ***
Capitolo 3: *** Do We Really Need This? ***
Capitolo 4: *** Without you, I'm nothing ***



Capitolo 1
*** Risoluzione (Hikaru) ***


Yourself Through My Eyes ( 光・馨 )


Fissa il telefono come se potesse ordinargli di mettersi a squillare con la sola forza del pensiero.
Può anche essere lui a scendere compromessi con il suo orgoglio e la paura che non ammetterebbe mai nemmeno d’avere, lui a prendere in mano quella dannatissima cornetta e telefonare. Sa che, però, non sarà così.
La questione non sta tanto nel non voler essere il primo a cedere, quanto nell’aspettarsi delle scuse. Spera che il fratello s’accorga del torto che gli ha fatto e questo gli basterà; non saranno necessari grandi gesti o lunghi giri di parole.
Per loro non lo sono mai stati.

Eppure la chiamata tarda ancora, insinuando in lui una tristezza infinita oltre che rabbia e frustrazione nel non capire esattamente cosa possa aver causato una tale ira nei suoi confronti. Non può essersela presa tanto alla scherzosa proposta di dividersi la Fujioka; piuttosto può darsi che l’abbia ferito perché non s’é accorto dei suoi sentimenti per la ragazza.
Ma é pur sempre l’altro il colpevole. D’essersi allontanato da lui senza chiedergli alcun parere o permesso, girando attorno a Haruhi come se non fosse successo nulla, di avergli tenuto segreta fino a pochi giorni prima l’attrazione che provava per poi prendersela con lui.
Comodo scaricare la colpa su qualcun altro!
Quindi perché dovrebbe essere Hikaru a fare il primo passo verso la riappacificazione?
Non ha il benché minimo senso. 


Sa che le loro quotazioni al Club stanno calando, che le clienti sono sinceramente preoccupate per la distanza venutasi a creare tra loro e che Kyoya minaccia di “suggerire” a Tamaki i nomi di altri due membri sostitutivi; eppure anche volendo agire, non saprebbe cosa fare o dire.

Non è che si parlino per niente tra loro, che s’ignorino vicendevolmente; altrimenti ci vorrebbe ben poco prima che uno dei due ceda. No, peggio. Si parlano, ma solo di faccende triviali, prive d’importanza.
Quando gli viene rivolta una domanda spesso Kaoru risponde, a sproposito, al posto suo e presto lui ha preso l’abitudine di fare lo stesso.

A differenza delle altre volte, dei loro numerosi “finti litigi”, dove era bastato un pugno a farli ragionare, la guerra fredda sta cogliendo impreparati tutti.
Hikaru per primo.

In classe sfruttano entrambi il fatto d’essere divisi da Haruhi, al Club s’occupano separatamente delle clienti, con una flemma che faceva invidia a quella di Mori.
E a casa…Oh be’, non ha intenzione di tornarci a breve.
In breve, il suo umore é talmente nero che le ragazze preferiscono correre da Kasanoda.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, é stato l’appuntamento con Haruhi.
Lui se ne sta lì, a tormentarsi sull’atteggiamento del fratello, arrivando addirittura a trovare delle sue responsabilità per l’accaduto, a dirsi che forse in virtù della loro vicinanza non accorgersi di nulla é effettivamente ottuso da parte sua, e lui se ne va allegramente al luna park come se non avesse altre preoccupazioni, addirittura baciava Haruhi!
Stupido. Idiota. Tappo malefico.

A distanza di qualche giorno si rende conto che la sensazione di fastidio non è stata data tanto dalle attenzioni che ha rivolto a quel procione di una ragazza, checché ne dica Kaoru lei non gli interessava in quel senso - affatto…o forse sì, ma solo un pochino! – quanto per la crescente consapevolezza che, in fondo, conosce sempre meno il gemello. Molto meno di quanto credesse. Non può ignorare, poi, che la distanza crescendo senza che lui possa farci nulla.
D’altronde, una volta diventati due differenti individui è mica detto che l’altro voglia rimanere al suo fianco.
Ecco un’altra eventualità per la quale non é preparato, per la quale sta esitando ad agire, paralizzato dal timore di peggiorare le cose. Si stanno accumulando; aumentando in lui la collera per la sua stessa impotenza.


Ma ora basta. Sebbene l’orgoglio gli abbia impedito d’agire fino a questo preciso istante, vede chiaramente che a forza di piangere sul latte versato sta diventando qualcuno in cui presto non si sarebbe più riconosciuto; qualcuno che avrebbe finito per disprezzare e l’autocommiserazione è qualcosa che vuole evitare come la peste.
Deve prenderla di petto e bando al pessimismo!
Niente può essere peggio della sensazione d’impotenza che prova negli ultimi tempi, qualcosa di cui si libererebbe a qualsiasi costo.
Fosse anche lo stesso Kaoru.


*****************

N/A: Sto cercando di ritrovare la consecutio temporum perduta. Mi sembra che adesso il primo capitolo vada meglio, se notate qualche errore fatemelo sapere, sarà da anni ed anni che non scrivo niente al presente, mi sento un’analfabeta ç_ç !

 

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Capitolo 2
*** Il Male Minore (Kaoru) ***


Yourself Through My Eyes ( 光・馨 )

Sarebbe facile farlo passare per altruismo, crederlo un martire.

Il suo essere taciturno – o perlomeno meno rumoroso del gemello – e riflessivo, può effettivamente essere interpretato come una maggiore maturità. Sì, mettiamo che abbia un maggiore controllo sull’esternazione delle sue emozioni, ma è tutto qui.

Basta osservarlo un po’ più attentamente per accorgersi che non era lui a stare crescendo, a trovare una sua strada.
Se si sta impegnando tanto ad allontanare il fratello da sé è solo perché, lui per primo, non poteva essere contento nel veder un altro di quei falsissimi sorrisi dipingersi sul suo volto, la sbiadita copia di ciò che la felicità dovrebbe essere. Si poteva perciò chiamare il suo un ‘sacrificio’, quando la sofferenza più grande era data dal vedere quell’aria da cane bastonato sul volto del gemello e ciò che aveva fatto era atto a cancellarla per sempre, o almeno il più a lungo possibile, dal suo volto?
Che al momento stia soffrendo anche Hikaru, che per raggiungere i suoi scopi si fosse letteralmente servito di Haruhi è una questione che lo tocca in minima parte.
Un prezzo che ha messo in conto di pagare fin dalla fatidica domanda di Honey-sempai, l’interrogativo sui suoi sentimenti che l’ha convinto a prendere questa linea d’azione.

 

D’altra parte, dal malaugurato giorno in cui ha fatto chiarezza nei sentimenti del gemello, sa bene che non si poteva tornare indietro. Prima che la mezzanotte arrivasse ha fatto in modo che la carrozza tornasse una zucca, ed ora non gli resta che da pensare a come affrontarne le conseguenze.
Con una capacità d’analisi di azione/reazione che farebbero invidia a Kyoya – probabilmente solo sotto l’effetto del jet lag in ritorno dalla Francia – è ben conscio che la guerra fredda non può prolungarsi ad oltranza, già è stato difficile fingere tutta quella rabbia, quando l’altro gli ha riproposto di “adottare” Haruhi.

L’indifferenza ha funzionato solo perché era sconosciuta nei loro litigi, l’aveva disorientato, ma è solo una soluzione temporanea.
Tirare troppo la corda servirebbe solo a far aggrappare Hikaru con maggior forza, una volta passato lo scazzo; é fatto così.
Il modo migliore per prenderlo in contropiede, invece, é chiedergli di far pace. Far finta che in fondo non sia successo niente di che, mostrare al fratello quanto possa essere egoista, calcolatore e codardo.
Il disprezzo l’avrebbe allontanato, rendendo più facile e rapida l’attuazione del suo piano ultimo.
La necessità di dividersi.

Oh, fosse stato per lui le cose avrebbero potuto continuare ad essere com’erano sempre state; prima che arrivasse Haruhi.
Ma lei c’é, ingombrante tra loro come un elefante in una cristalleria. Per preservare ciò che di prezioso era rimasto ancora intatto, ignorarla non é un’opzione.

Prima che sia troppo tardi deve spingere Hikaru ad agire sui sentimenti che prova per lei, almeno avrebbe qualcuno nel suo ‘nuovo mondo’ di cui Kaoru si fida, che sappia in grado di poter rendere felice suo fratello.

Aver vissuto in un mondo in cui esistevano solo lui ed il gemello non l’hanno reso cieco al modo in cui aveva parlato loro di Tamaki quel pomeriggio, sotto la pioggia, sa che lo sguardo di lei non si addolcirebbe a quel modo se si fosse trattato di un altro membro del Club. E nemmeno alla frustrazione negli occhi di Hikaru, geloso marcio all’idea che lei potesse provare qualcosa per il Lord.
Ma forse…Forse é già troppo tardi?
Be’, un altro caso in cui la caparbietà e la determinazione gli avrebbero fatto pensare che in fondo é quando le cose si fanno difficili che valeva la pena mettersi in gioco, no?

 

Nel frattempo, Kaoru ha provveduto a ritirarsi dalla competizione, o meglio si è dichiarato pur sapendo che Haruhi avrebbe capito poco dopo la sua uscita “Hikaru è più importante”, mettendo in dubbio la serietà delle sue azioni. Ne sta dubitando pure lui, dopotutto, dei sentimenti che prova nei suoi confronti…non può certo biasimarla se liquidasse il tutto come un’altra delle loro recite curate ad arte.
Ad instillare il seme del dubbio é bastato riflettere sul fatto che lui, a differenza del gemello non prova alcuna gelosia a vederla in compagnia del Lord, di Kasanoda o di Hikaru. Non l’ha mai provata, ma é anche la prima volta che una ragazza ha tanta confidenza con lui.
Come può sapere che non è amore? Certo, non può esserne sicuro al cento per cento; ma la consapevolezza di non essere disposto a sacrificare ogni possibilità di una futura riconciliazione con quest’ultimo ed il reputare, nonostante tutto, ancora più importante il fulcro della sua famiglia piuttosto che lei è un chiaro segno che doveva essere solo amicizia, ammirazione, che aveva confuso per amore. Lo si può forse biasimare, quando lui e Hikaru hanno aperto i loro orizzonti grazie a Tamaki solo qualche anno prima?
Non s’é mai preso il disturbo di conoscere una ragazza, né tanto meno di farle vedere una parte di sé concessa finora solo al fratello o al massimo agli altri ragazzi del club. Appena provato qualcosa di ‘diverso’ é subito saltato a conclusioni sbagliate. Già, é andata così.


Una volta libero di pensare alla sua di realizzazione, però, ci sarebbero state altre occasioni per innamorarsi veramente di una donna. Tanto da mettere in discussione le sue priorità.
Per tanto tempo ha creduto che non esistesse al mondo una persona capace di distinguerlo da Hikaru, eppure l’ha trovata…Quindi non é poi così impossibile che un giorno l’altro una simile eventualità si presenti.

Se n’é convinto, ormai.

 

Così si conforta, si giustifica per aver tagliato i ponti con l’altro negli ultimi giorni, mentre camminava verso il patibolo; ovvero la casa di Mori.
Che diavolo! Sta diventando melodrammatico e visionario come qualcuno di fin troppo familiare, deve sbrigarsi prima che la trasformazione si attui completamente.

Ogni passo gli sembra un peso in più sulle spalle; maledizione.
Vorrebbe avere fiducia in Hikaru come gli ha suggerito Haruhi, lo vorrebbe davvero, ma sa che tutto è perso. Frantumato in maniera tale che se anche fossero in grado di rimettere insieme i pezzi non potrebbe che uscirne qualcosa di male.

Se però questo servisse a farlo reagire di petto, ne sarebbe valsa la pena.

Non è forse il male minore?

Note: Siccome ho iniziato a concepirla prima che uscisse il capitolo 53, dal prossimo capitolo in poi potrebbero esserci differenze rispetto a ciò che effettivamente succede.
Spero che la ripetizione dei concetti non vi disturbi troppo; ma penso che per convincersi come fanno i gemelli uno debba ripetersi più volte le cose in mille modi diversi.
Vabbé, fa schifo pure a me XD!

16/9: Restaurato anche il secondo capitolo. So che avrei potuto farlo prima di pubblicare, ma è da un po’ di tempo che ho il cervello letteralmente sconnesso, mi sembrava che andassero bene le frasi XD!

 

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Capitolo 3
*** Do We Really Need This? ***


Yourself Through My Eyes ( 光・馨 )

I wish you could see yourself through my eyes, there’s no need to cling to unnecessary lies.
(Maria Mena, Internal Dialogue)

 


“Hika-chan se ne sta chiuso in camera da quando siamo tornati dal luna park.” comunica un Honey quasi in lacrime al ragazzo appena arrivato, che già si era preparato al peggio.
La notizia lo lascia perplesso a dir poco; lagnarsi in un angolino dell’ingiustizia della vita è la scena madre di un altro componente del Club…forse stava subendo la sua stessa metamorfosi?
Il Lord sarebbe, forse, stato deliziato dalla notizia che i gemelli stavano diventando come lui, ma a Kaoru la prospettiva non sembrava delle più rosee.
Anzi, il solo pensiero basta a dargli il coraggio per aprire le porte scorrevoli e confrontarsi con il fratello.

Hikaru, nell’impeto della sua determinazione, evita al gemello la fatica e si trovano così l’uno di fronte all’altro.
S’osservano a lungo, studiandosi, come due pistoleri di un vecchio film western che si prendono il tempo per decidere il preciso istante in cui faranno scivolare le dita sulla curva del grilletto, togliendo all’altro la vita.
Se s’alzasse improvvisamente un vento arido a sferzar loro il viso, sollevando tanta polvere da nascondere i loro visi, non ci starebbe neanche poi così male.
E’ proprio lui a sparare per primo, attaccando il fratello minore con un “Che cosa ci fai qui? E prima di potersi fermare prosegue, “Magari ti stai pure aspettando le mie scuse, eh?!”
Per un soffio Kaoru evita che le parole lo colpiscano più a fondo, e prima di poter essere gravemente ferito passa al contrattacco con un bacio sulla guancia, che manda momentaneamente in tilt l’assetto da combattimento dell’avversario.
“Perdonami, Hikaru.” Gli dice, mentre sa che l’altro sta elaborando la realtà che anche quello scambiato con Haruhi non era che un semplice bacio sull’angolo delle labbra. Che con quel gesto gli aveva svelato che era stata tutta una grande farsa ai suoi danni.
Aggiunge poi “Ho dovuto.” Perché sa che tornerebbe indietro prenderebbe esattamente le stesse decisioni e l’ipocrisia non si sposa bene con le sue intenzioni pacificatrici: lui non prova alcun pentimento e non vuole che questo trasparisca dalle sue scuse.

Sentono tutti, forse persino Pyo-chan e Tanuki, il timer della bomba innescata da quelle parole in Hikaru, già livido alla sola idea che tutto quello che gli era stato fatto passare negli ultimi tempi era stato ampiamente e freddamente pianificato. Non da un concorrente degli Hitachiin, non dal suo acerrimo nemico: da suo fratello gemello.
“DOVUTO? DOVUTO COSA? CALPESTARMI PER RIDERE ALLE MIE SPALLE?” Boom. “ED IO CHE HO ANCHE PENSATO CHE FORSE AVEVO FERITO I TUOI SENTIMENTI QUANDO TU…”
“Quando io cosa? Pensi veramente che io sia tanto vile da architettare qualcosa ai tuoi danni?” Diavolo, questo non voleva dirlo ad alta voce. Teme la risposta di Hikaru, ma forse lui avrebbe semplicemente glissato la domanda...
“Io non so più cosa pensare, Kaoru.” La mancata assoluzione sottintendeva un ‘Per quanto ti conosco ora potresti anche esserne capace.’
Combattendo le lacrime che già gli bruciavano agli angoli degli occhi, tenta di trovare la giusta cosa da dire per fugare ogni dubbio nella mente di Hikaru, per riacquistare la sua fiducia. Non c’è, ma può comunque rivelare parte dello scopo per cui l’ha fatto.
Ferma le mani del gemello prima che afferrino con forza il suo colletto. Prima le spiegazioni, poi magari potrà anche farsi strozzare. “Senti, ti ho già detto che mi dispiace. Non ho mai creduto che i tuoi sentimenti per Haruhi non fossero profondi e sinceri. Eri tu quello che doveva rendersene conto.”

Hikaru, intanto, tenta disperatamente di liberarsi dalla sua presa.
Con quale presunzione aveva dedotto i sentimenti altrui ed aveva agito facendo quello che lui credeva fosse il loro bene?
Ancora con questa storia del suo presunto amore per Fujioka! Era più un’indefinita sensazione che provocava il suo imbarazzo ogni qual volta si trovava vicino alla ragazza. Okay, non essendosi mai innamorato non poteva escludere niente, e Kaoru poteva anche aver ragione su ciò che sentiva per lei, ma questo non gli dava il diritto di usarli entrambi.
Almeno poteva smetterla con quest’arrampicata libera degli specchi! Invece no, non s’accorgeva che non faceva altro che peggiorare la situazione ogni volta che fiatava.

“Dovevo farmi da parte, far sì che tu facessi tesoro di quest’impeto. Smetti di dirigerlo contro di me ed usalo per farti avanti con lei. Starla a guardare, borbottare di quanto ti senti frustrato per il modo di cui parla di Tamaki non è da te.”  Ogni protesta di Hikaru tace dopo questa affermazione.

Ne vuole comprendere pienamente il succo, prima di prendersela nuovamente con l’altro, che sta ora raccogliendo i suoi bagagli con la certezza che lui sarebbe tornato a casa.
E’ confortante che almeno non ci sia stata cattiveria dietro alle sue azioni, era così confuso che ha quasi temuto che potesse essere il contrario.
Si lascia trascinare, mentre, approfittando della tregua, Kaoru si scusa per il disagio causato dal loro litigio e ringrazia Mori per l’ospitalità.

Camminano in silenzio verso casa. Avevano fatto portare via le valigie dal loro autista, ma loro due avevano preferito prendere una boccata d’aria per sbollire gli animi.
All’inizio era sembrata una buona idea, ma poi qualcuno non era stato in grado di tenere chiusa la sua boccaccia.

“Non mi aspetto che tu capisca che non è stata certo la cattiveria o la malizia a spingermi a comportarmi così. Sei libero di pensarla come meglio credi.” Lo dice con tanta tranquillità, come se fosse un dato di fatto, che Hikaru non può che ribattere “Oh, troppo gentile, tanta libertà potrebbe uccidermi.” Il sarcasmo che trasuda in ogni sillaba fa tremare le spalle di Kaoru, ma ciò che Hikaru prova è solo soddisfazione, un sadico compiacimento nel sapere di avergli fatto del male.

La chiara mancanza di fiducia nei suoi confronti è peggio di una coltellata alle spalle. E’…é…é una stilettata al cuore.
Quasi lui pensasse che non ci potesse arrivare. Che non fosse abbastanza sensibile o addirittura intelligente per comprendere le motivazioni del ragazzo che con spaventosa impassibilità continuava a tenergli la mano.
“Farà meglio a non ucciderti, perché non è l’unica libertà che avrai da stasera.” Il tono è scherzoso, come se stessero progettando una nuova, malefica, burla ai danni di Tamaki. Ha ignorato del tutto l’acidità di Hikaru, gli era scivolata addosso facilmente.
“Intendo lasciarti la camera tutta per te, io andrò in quella degli ospiti. Domani avviseremo Kyoya che d’ora in poi le clienti si godranno il piacere della nostra compagnia separatamente. Sarà un po’ dura convincere lui e il Lord a lasciarci mollare la nostra recita, ma….Sapremo convincerli con i numeri.” Di nuovo la sua opinione contava meno di zero.


Tanto è lo sgomento a questa cruda constatazione, che Hikaru neanche ha la forza di replicare. Lascia che Kaoru continui a descrivere come intende rivoluzionare la loro vita.
Ciliegina sulla torta delle opinioni non richieste è la sua crudele – seppur veritiera – analisi delle sue possibilità con Haruhi.
Un’altra bella coltellata. Eh sì, ci voleva. Non può tacere, e lo fa presente a Kaoru, rosso in volto a parlare dei suoi (sempre supposti) sentimenti per la plebea dell’Host Club.
Viene liquidato con l’affermazione che proprio perché gli vuole bene deve dirgli le cose come stanno, ma questo non vuol dire che si debba arrendere e rinunciare alla prima difficoltà.

In realtà l’unica impresa in cui Hikaru vorrebbe riuscire, ora come ora, è far entrare in quella testa di legno di suo fratello il concetto che non si può controllare così ossessivamente né la propria vita né tantomeno quella degli altri…una causa persa, almeno per quella sera.

Kaoru, d’altra parte, non è così cieco come il gemello pensa al suo disagio. Solo non intende dargli spazio per convincerlo ad avere ripensamenti, quindi continua il suo sproloquio fino a casa ed anche durante la cena, seppur le risposte a monosillabi dell’altro gli fanno dubitare di essere ascoltato.
“Questa sarà l’ultima sera che dormiremo insieme. Meglio non rimandare la fine di un’epoca…” dichiara con un sorriso tanto falso che si può vedere guizzare negli occhi di Hikaru l’intenzione di levarglielo con un pugno.

E’ presto per dormire, normalmente avrebbero passato qualche ora a fare la prova generale della loro prossima interpretazione, a trovare qualche nuovo metodo per tormentare il Lord e Haruhi o anche solo a giocare con le loro consolle.
Tutto fuori discussione quando la tensione tra loro si poteva tagliare con un coltello. Entrambi s’erano infilati immediatamente sotto le coperte, giurando l’uno all’altro di non essere mai stati così stanchi.

Spente le luci non si dicono più nulla, ma una domanda continua o frullare nella testa di Hikaru: tutto questo è davvero necessario?
Questa rabbia, frustrazione…dolore…incomprensione…E’ inevitabile?
No, ci dev’essere uno sbaglio un errore. Non erano proprio tutti questi sentimenti che aveva cercato d’evitare confrontandosi con Kaoru?
Proprio non è possibile scegliere un’altra strada, da percorrere insieme?
Lo dovrò chiedere l’indomani a Kaoru.
Sperando che questa volta lo stesse veramente ad ascoltare.


**************

Note: Detesto scrivere al presente, non mi viene naturale per niente. Però ho deciso di prenderla come una sfida…e spero che la consecutio temporum non sia andata a farsi benedire. Alla fine ci sono solo le battute cambiate rispetto al 53, non tanto le situazioni. Voglio complicargli un po’ la vita *o*
Pensavo di aver scritto chissà quanto, invece questo capitolo è di nuovo schifosamente corto, mi spiace…Cercherò di rimediare con i prossimi ;) !

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Capitolo 4
*** Without you, I'm nothing ***


È l’alba di un nuovo giorno, che solitamente per lui vuol dire nuove occasioni per far impazzire il Lord e stuzzicare Haruhi, ma per quanto lo riguarda oggi potrebbe benissimo essere l’inizio dell’Apocalisse

È l’alba di un nuovo giorno, che solitamente per lui vuol dire nuove occasioni per far impazzire il Lord e stuzzicare Haruhi, ma per quanto lo riguarda oggi potrebbe benissimo essere l’inizio dell’Apocalisse.
Sì, è decisamente melodrammatico da parte sua; d’altronde s’è svegliato e Kaoru era già sgattaiolato fuori della camera.
Stropicciandosi gli occhi corre a controllare che le cose di suo fratello siano ancora al loro posto, che non abbia portato via i vestiti a sua insaputa.
Perché se davvero la sua intenzione è quella di dividersi, allora deve farlo alla luce del sole.
Tira un sospiro di sollievo: è ancora tutto lì.
Poi una morsa lo prende allo stomaco. Non sarà ancora per molto.
Anche se lui ora lo affrontasse e gli dicesse che non c’è n’è bisogno, che possono crescere insieme e spronarsi a vicenda… sarebbe inutile. Che non ne senta lui la necessità non vuol dire che debba essere lo stesso per il gemello.

Un altro, l’ennesimo, punto di rottura. Mai si sarebbe immaginato che l’altro potesse desiderare cose diverse rispetto a lui, che questo avrebbe portato attriti tra loro.
Ciò che più lo spaventa, in questo momento, è che le mezze misure non sono mai state una caratteristica degli Hitachiin.
Ha paura che Kaoru decida di tagliare ogni ponte, sebbene sappia che per la natura del loro rapporto questo non è possibile. Potrà allontanarsi quanto vuole, ma continueranno sempre a pesargli quei sedici anni vissuti quasi come un’unica entità. Niente al mondo potrà cancellare il fatto che sono gemelli.
Eppure che l’ignoto continui ad addensarsi intorno alla persona che dovrebbe conoscere meglio al mondo, o così ha sempre pensato, fa sì che sia in preda alle più assurde paranoie.
Sente bussare fuori dalla camera, e per qualche strana ragione chiude l’armadio in fretta e furia – come se si vergognasse di avervici frugato dentro – e si nasconde nuovamente sotto le coperte.
Non risponde, ma la porta si apre comunque.
“Hikaru? Hikaru sei sveglio?” Ecco, se fosse stato nel letto accanto e l’avesse aspettato come fa di solito si sarebbe potuto risparmiare questa domanda idiota.
“No. Parlo nel sonno. Borbotta nel cuscino.
“Beh, vedi di mangiare anche colazione nel mondo dei sogni, perché se non ti sbrighi ad alzarti arriveremo tardi a scuola. E non ho intenzione di perdere mezz’ora di lezione a causa tua. Richiude la porta, ed il fratello maggiore è quasi tentato di rimanersene a letto giusto per vedere se il gemello l’avrebbe aspettato davvero.
Vorrebbe dire che c’é ancora speranza. D’altra parte fare colazione insieme è un’ottima occasione per continuare il dialogo della sera prima, vedere se dopo averci riflettuto una notte Kaoru abbia scoperto che avere anche il parere di Hikaru non sarebbe stata una cattiva idea.
Ed così, alzandosi e vestendosi per raggiungere Kaoru, che si scopre anche inguaribile ottimista.


Seduti insieme al tavolo sembra che nulla sia cambiato. Hanno ancora gli stessi gusti e mangiano alla medesima velocità, in silenzio, ancora troppo addormentati per iniziare già a complottare ai danni di Tamaki di primo mattino.
“Non voglio fare come dici tu. Rompe risentito la quieta, facendo sussultare il gemello. “Ci dovrà essere un altro modo, meno categorico.”
“Hikaru…” Sospira l’altro, avvilito. “Tornerebbe tutto come prima, lo sai.”
“No, lo sai tu. Che c’era di male nel prima, scusa? Ti svegli una mattina, decidi che non ti va più bene e metti su tutta quella recita con Haruhi. E se a me non andasse bene?” Sbatte le mani sul tavolo, raccogliendo cartella e giacca della divisa. Gli è passato l’appetito.

Il fratello lo ferma, prendendolo per il polso. “Calmati.”
“Calmarmi? IO?” Alza la voce, furioso di non riuscire a liberarsi della stretta.
“Sì. Sta tranquillo. Non ho mai parlato di toglierti il saluto, trasferirmi via di qui cambiando nome e identità. Cerco solo di farti capire che ho bisogno dei miei spazi. Lo lascia andare, ma l’altro non s’allontana.
“Dall’oggi al domani?” Domanda, incredulo.
 Da quando ho scoperto di desiderare qualcosa tutto per me.” Ribatte Kaoru.
 “Allora c’entra Haruhi! Anche tu la ami.” Alla fine si riduceva tutto a questo? Ad una mera competizione per le attenzioni della loro compagna, che tanto non li vedeva più che amici?
 “Lei è stata la scintilla. Annuisce, ma zittisce il fratello con un cenno, facendogli capire che non ha ancora finito la frase. “Per capire che non posso essere la tua ombra per tutta la vita.”

Questa è grossa. Che il loro rapporto stesse togliendo qualcosa al gemello non gli è mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello.
Ecco cosa stava evitando di dire, facendogli credere che si stesse sacrificando per il suo bene.
Lo conforta che si preoccupi ancora di non ferirlo, ma alla fine la verità è venuta a galla lo stesso.
Sempre che questa non sia un’altra strategia di Kaoru per farsi odiare. Capirlo sta diventando pressoché impossibile.
Alza gli occhi, per scorgere qualche indizio in quelli del fratello, ma l’altro sta già uscendo a grandi falcate dalla stanza.

Non poteva credere di averlo detto ad alta voce. E a quel modo poi!
Adesso Hikaru avrebbe pensato che lui lo trovi ingombrante, di ostacolo alla propria crescita come persona. Quando è l’esatto contrario. Gli è insopportabile in pensiero di esserlo all’evoluzione di quest’ultimo.
A lui, tutto sommato, di stare all’ombra della personalità spiccatamente più forte dell’altro va anche bene.

Per il gemello, invece, desidera che abbia l’occasione di farsi conoscere anche al di fuori dell’Host Club, non che torni nel loro piccolo mondo.
Si conosce fin troppo bene: un cambiamento graduale, come quello che suggeriva Hikaru, lo porterebbe a sedersi ben presto sugli allori e finire per essere di peso alla sua indipendenza.
Scappare è da vigliacchi, ma non trova altra soluzione.

A scuola fa scambio di posto con il capoclasse. Pranza con un gruppo di ragazze estasiate di averlo al loro tavolo e poi passa il resto del pomeriggio in biblioteca.
Probabilmente, al Club, l’avranno già dato per disperso. Sequestrato dal Club di Magia Nera per essere usato come vittima sacrificale di qualche strano rito dei loro, tipo.
Non può fare a meno di sorridere, immaginandosi le varie pose drammatiche che deve aver assunto Suou.


In effetti, il biondo presidente non si dà pace dell’assenza.
“L’hanno rapito? Ma chi? Perché?” gli altri componenti scrollano le spalle, disinteressati. Honey ha avuto modo di parlare con il minore dei gemelli Hitachiin quando lo è andato a trovare, all’inizio della rottura tra lui e Hikaru. Non è preoccupato: comprendeva la sua scelta e rispettava i tempi che gli sarebbero stati necessari per capire che non è quello il modo giusto di affrontare la questione. La sua pacatezza, poi, distende l’animo delle clienti.
Kyoya appunta quando sta perdendo il Club per colpa della diserzione di un elemento senza il quale il fratello non perdeva solo la metà del suo fascino… Non è nulla di che, un ragazzo come tanti. Più ricco e più bello della norma, ma banale agli occhi delle ragazze, che preferiscono dirottare le loro attenzioni sul placido Fujioka.
In realtà lei è agitata tanto quanto Tamaki, solo che riesce a non darlo a vedere. La sua preoccupazione non è la stessa – sa che oggi Kaoru ha semplicemente deciso di starsene per conto suo  – ma si sente ugualmente inadeguata ad affrontare la situazione.
Due suoi amici, nel ristretto gruppo di persone che può definire tali, sono ai ferri corti e si eludono l’un l’altro e lei non sa far altro che stare a guardare.

“Hikaru, sei sicuro che non ti sia arrivata una richiesta di riscatto?” Continua ‘The King’, passeggiando su e giù in preda all’ansia.

“Ne sono sicuro.” Mormora, guardando fuori dalla finestra distrattamente.
Tamaki corre a prenderlo per le spalle, scuotendolo con forza “Come fai a non essere preoccupato? Potrebbe essere in pericolo. È della tua famiglia che stiamo parlando!”
“Di che pericoli vai parlando? Di quel tipo della sezione D, quello che ha giurato che ce l’avrebbe fatta pagare?” Risponde, con un ghigno sulle labbra.
Il sempai rabbrividisce, prendendosi teatralmente il volto fra le mani. “Ma allora è davvero in pericolo! Dobbiamo salvarlo!”

“Sìììì!” Gridano le ragazzine, credendo che sia un’altra delle recite studiate dal Club.
“No. Kaoru non ha due anni. Sa prendersi cura di se stesso. Se andassimo a salvarlo penserebbe che non lo crediamo capace di farcela da solo.” Respinge la missione di soccorso con tanta decisione da zittire tutti i presenti. “E poi non ha niente che lo minacci, non avrà avuto voglia di stare a sentire le idiozie che escono continuamente dalla tua bocca. Francamente, non lo biasimo.”

Lo biasima eccome, invece, ma non ritiene che altri debbano intromettersi nei problemi tra loro due.

Non capirebbero, comunque. Tanto vale che ne stiano fuori.

 

Per quanto lo riguarda, sta riflettendo sul fatto che così non funziona.
Lo spazio che Kaoru sta cercando di crearsi è forzato a tal punto da far soffrire entrambi. È come essere tornati a due giorni prima.
Forse se gli dicesse che lui è disposto a collaborare andrebbe meglio.
‘Oh!’ Una buona idea si fa strada, finalmente, tra i suoi pensieri.

Immagina dove poterlo trovare, quindi non appena il Lord gli dà il via libera - con gli occhi velati di lacrime per l’ammirevole mutamento della sua posizione sul lasciare gli altri al proprio destino – si reca alla biblioteca.
Aspetta pazientemente. Per circa un minuto.
Poi entra e, non preoccupandosi affatto di disturbare il chiacchiericcio di studenti che fingono di ripassare, si mette a gridare il nome del gemello.
“Che c’è?” Lo sente rispondere, infastidito.
Ah, bel coraggio che c’ha ad essere lui quello scocciato.
“Alzati e vieni qua. Gli ordina, come ad un cagnolino.

“Vieni tu, scusa.” Replica l’altro, non schiodando di un millimetro dalla sua sedia.
“Scusa un corno, sono dovuto già arrivare fin qui!” Sbraita dall’entrata.

“Chissà che fatica.” Constata Kaoru, sarcasticamente.
Sembra uno dei loro finti litigi. Una serie di punzecchiature prive di alcuna cattiveria, atte solo ad darsi noia vicendevolmente. Avrebbero continuato, se non avessero visto il vice-preside sbucare da dietro uno scaffale.
“Si può sapere cos’è questo baccano? Se intendete continuare a bisticciare, siete pregati di farlo fuori di qui. Li ammonisce, voltandosi prima verso Kaoru – più vicino a lui – e poi verso Hikaru.
“Ce ne stavamo giusto andando. Quest’ultimo fa cenno al gemello di uscire insieme a lui.

Una volta fuori lo sorprende, abbracciandolo.
“Mi sei mancato. È ancora arrabbiato con lui, furente a dir la verità, ma non può negare che riaverlo vicino sia come prendere una boccata d’aria proprio quando si sta per soffocare.
Lo sente irrigidirsi, cercare stoicamente di resistere all’impulso di ricambiarlo.
Non può, non ancora.
“Ed è passato solo un giorno. Bisbiglia contro il suo collo, appoggiando la testa sulla sua spalla in segno di resa. Per il momento.
Hikaru gli accarezza la nuca; la rabbia è sbollita con la strana docilità di Kaoru “Hey, sta a sentire cosa mi è venuto in mente…”

 

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