I see your true colors

di alicecascato
(/viewuser.php?uid=524844)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** darkness ***
Capitolo 2: *** Alone ***
Capitolo 3: *** Losing Myself ***
Capitolo 4: *** I wanna help you to save yourself ***



Capitolo 1
*** darkness ***


Era una mattina grigia e umida di metà novembre,l'orologio segnava le sei in punto. Blaine bevve un altro sorso del suo caffè bollente,lo sentì bruciargli la gola fino ad arrivare allo stomaco,ancora non aveva preso l'abitudine e i turni notturni lo scombussolavano molto. Si chiese se quella che stava per cominciare sarebbe stata una giornata migliore.
Sentì dei passi,la sedia accanto a lui si spostò rumorosamente,ma nessuno si sedette,allora alzò lo sguardo e vide Quinn Fabray,con il suo solito sguardo severo,solo,sembrava un po' più triste e stanca.
"Oggi arriverà un nuovo ragazzo con i genitori alle nove,non dovrebbe essere dei tuoi ma oggi il signor Green non è potuto venire quindi ho bisogno di qualcuno che vada al suo posto,non preoccupati,non devi fare molto,far firmare giusto qualche foglio ed essere gentile." disse sbrigativa tirando fuori dalla sua borsa un porta listini perfettamente ordinato.
"Veramente a quell'ora ho il laboratorio per dipingere le foglie e creare composizioni con i bambini del 7." Blaine detestava essere trattato come un semplice segretario. Lui era un dottore. Ed era questo che amava fare.
"Oh su Blaine,oggi piove non potresti nemmeno portarli fuori." sfilò da una busta un pacco di fogli uniti da una graffetta a pois blu e rossi.
"E va bene,ma sappi che non mi piace come idea,perché non puoi farlo tu?"
"Ho un importante incontro con le mamme delle ragazze del 4,non ti sto sottovalutando Blaine,sei uno dei migliori medici che io abbia mai incontrato,ho solo bisogno che tu mi faccia un favore." il suo tono si addolcì e lo guardò in faccia allungandogli i fogli.
Esitò ma alla fine li prese.
"Okay."
Era talmente avvilito che non guardò nemmeno i fogli,li infilò nella sua cartella,la chiuse,bevve gli ultimi sorsi di caffè ormai freddo e si alzò.








Entrò nell'ufficio del direttore,tutto era al suo posto. Il signor Green aveva una certa fissa per l'ordine esattamente come Quinn,ossessione che decisamente non apparteneva a Blaine.
Si sedette nella grande poltrona rivestita in pelle dietro alla scrivania,non si sentì affatto a suo agio,non gli piaceva dare ordini e nemmeno che qualcuno li desse a lui. Sfilò dalla cartella i fogli che gli aveva dato Quinn,fece per sfogliarli ma qualcuno bussò alla porta. Sobbalzò. Diede una veloce occhiata all'orologio bianco sulla parete davanti a lui erano e le nove e mezza.
“Avanti.” disse con il suo solito tono gentile.
La porta si aprì lentamente,un uomo calvo sui cinquant'anni con barba incolta e jeans vecchi varcò la porta e in seguito a lui un ragazzo sui diciotto anni,tanto pallido da sembrare trasparente,aveva il volto scavato e gli occhi di un azzurro talmente inteso che a contrasto con la pelle sembrarono brillare,i capelli erano castano chiaro,lucidi e probabilmente morbidi,indossava dei jeans stretti e una felpa larga.
“Buongiorno.” intonò Blaine con la sua solita solarità.
“Buongiorno.” borbottò l'uomo.
“Accomodatevi pure.”
Blaine notò che il posto che in genere avrebbe dovuto occupare la madre era vuoto,riuscì quasi a percepire la pesantezza di quell'assenza.
“Piacere sono Blaine Anderson” allungò la mano sorridendo.
“Burt Hummel” porse una mano poco curata e ruvida.
Blaine tese la mano al ragazzo pallido.
Lui deglutì e si costrinse a guardare il ragazzo dagli occhi di quella strana sfumatura di castano. Nel tentativo di allungargli la mano sentì ogni muscolo tirare e la sua mente gli implorò di non sottoporla ad uno sforzo tanto grande. Ma sentì di potercela fare. Tese il braccio e strinse la mano morbida e le dita affusolate di Blaine.
Aprì la bocca. La paura gli si arrampicò su per la gola.
“Kurt.” disse con voce fioca.
Blaine gli mostrò uno dei suoi sorrisi migliori,quello rassicurante,gli veniva perfettamente e in genere tutti rispondevano con un altrettanto sorriso,ma non fu così questa volta,Kurt gettò il suo sguardo contro il pavimento.
Blaine finse di non essersene accorto.
“Allora,questo è il programma dei prossimi mesi,la informeremo in caso di cambiamenti -girò il foglio verso Burt- e questi sono i giorni per le visite -gli indicò un elenco di date- ho bisogno solo di qualche firma.”
“Mmh,sì certo.” Burt guardò i fogli con sguardo scettico.
“Non si preoccupi signor Hummel,suo figlio è in buone in mani.”
“Oh,immagino.” bofonchiò.
Blaine lo ignorò.
“Kurt stai tranquillo,qui nessuno rimane per molto tempo.” fece l'occhiolino al ragazzo che però continuava a non guardarlo.
Kurt si impose di alzare la testa almeno e di incurvare le labbra.
Nel frattempo il padre firmò le carte.
“La ringrazio.” rispose gentile Blaine,non poteva biasimare il comportamento di Burt,si stavano prendendo il suo unico figlio e forse aveva mentito a Kurt.
Blaine si alzò in piedi e così anche Burt,gli strinse la mano.
“Fategli del male e vi ammazzo.” aveva risposto al saluto di Blaine.
“Non succederà.” aveva risposto poi guardandolo fisso negli occhi.
Kurt continuava ad odiare ogni singola cosa intorno a lui,stava lì seduto e si sentiva così piccolo,così inutile. Avrebbe voluto urlare,alzarsi in piedi e uscire da quell'ufficio,rubare una macchina,andarsene via dal paese,dallo stato. Ma sapeva di non averne il coraggio,sapeva che non sarebbe mai potuto scappare da se stesso.
“Ehi Kurt,ci vediamo.” aveva detto suo padre serrando la mascella. Voleva solo abbracciarlo. Imploragli di cambiare idea,di portarlo via da lì,perché non era quello il suo posto.
Aveva solo alzato una mano in segno di saluto e teso le labbra,suo padre sapeva che quello non era un sorriso ma in un certo senso si accontentò.
Burt uscì dall'ufficio guardando un'ultima volta il figlio.
Erano rimasti solo loro due.
Kurt avrebbe voluto guardarlo in faccia e sorridergli,così,per rendere più confortevole quel silenzio,ma non ne era capace,il solo pensiero di incontrare i suoi occhi gli faceva mancare il respiro.
Ma a Blaine non piaceva il silenzio.
“Anche io vengo dall'Ohio,bel viaggio eh?” probabilmente era già convinto che non ci sarebbe stata alcuna risposta da parte di Kurt.
Kurt rise nervosamente.
“Dovrò vestirmi di bianco?” chiese senza pensare Kurt.
A Blaine ci volle qualche secondo per capire.
“Oh no,non importa. A proposito,i tuoi bagagli dove li hai lasciati?” Blaine parlò dimenticando di aver a che fare un paziente.
Kurt si sentì messo all'angolo,aveva parlato senza volere prima,ma ora non sapeva che dire,sarebbe stato facile rispondere semplicemente che erano fuori se le orrende voci che aveva in testa non avessero continuato ad urlare.
Blaine decise di lasciare perdere.
Aprì la cartella di Kurt. Non volle leggere delle sue condizioni in sua presenza,cercò solo in quale piano sarebbe stato. Il 3. Il 7 era il suo piano,quello dei bambini e Blaine amava i bambini. Ma infondo lui lavorava ad ogni piano.
Bussarono alla porta.
Kurt sobbalzò,sebbene tentò di non farlo vedere Blaine lo notò.
“Avanti.” esclamò Blaine.
La porta si aprì velocemente ed entrò Quinn.
“Buongiorno.” detto da lei sembrava quasi un avvertimento.
“A te.” rispose Blaine.
“Vieni con me.” disse sbrigativa a Kurt facendogli un cenno con la mano.
Kurt prese un respiro e si alzò dalla sua sedia.
Prese il suo borsone da fuori dalla porta e se lo mise su una spalla.
Blaine seguì i due fino a che Quinn non si voltò di scatto.
“Ora puoi anche andartene Anderson.” aveva detto con il suo solito tono pacato ma autoritario.
“Oh,sì,certo. Ci vediamo. Ciao Kurt.” si voltò e sentì un formicolio nella zona delle guance. Era forse imbarazzo? Cercò di non pensarci.


Kurt entrò nella stanza numero 426,sentì il caldo dei termosifoni avvolgerlo,era una bella camera,c'erano due letti,tutto era in ordine,non assomigliava alla sua,questa era così poco personale,sembrava non ci avesse mai abitato nessuno. Poggiò il borsone sul letto che Quinn gli aveva indicato come il suo.
“Bene,poi sistemare le tue cose qui e fra un'ora avrai l'incontro con gli altri ragazzi,a momenti arriverà il tuo compagno di stanza,potrete andare insieme.”
Kurt annuì.
“Ah,quasi dimenticavo,devo metterti questo -gli mostrò un braccialetto viola- se avrai bisogno c'è un pulsante basterà cliccarlo.”
Kurt impallidì.
“Dovresti allungarmi il braccio.”
Il ragazzo si addentò il labbro inferiore.
Con lentezza gli mostrò il braccio sinistro.
La ragazza gli tirò su la manica velocemente. Parve per un attimo congelata. Kurt sentì l'imbarazzo crescergli dentro.
Quinn si riprese in fretta,gli chiuse il bracciale e inserì un codice.
Sorrise falsamente.
“Bene,ora devo andare. Ciao” annunciò. Si finse calma ma Kurt sentì la paura e l'orrore che provenivano dalla parte alta dello stomaco della ragazza.
Quinn si chiuse la porta alle spalle e Kurt si lasciò cadere sul letto. Fissò il vuoto per vari minuti,non riusciva a smettere di pensare. Sentiva l'amarezza della sconfitta sulla lingua. Sì,Kurt Hummel aveva perso. Si era promesso così tante cose,ma nessuna si sarebbe potuta realizzare,si era lasciato distruggere.
La porta si aprì e un ragazzo dai capelli biondi e spettinati entrò nella stanza con una goffaggine che quasi fece sorridere Kurt,quasi.
Ciao sono Kurt Hummel,sono nuovo qui,tanto piacere” allungò la mano e sorrise spontaneamente.
Kurt immaginò quello che avrebbe certamente detto anche solo qualche anno prima,probabilmente la sua malattia,se ne esisteva davvero una,era degenerata. Si limitò ad osservare il pavimento.
Quando il biondo alzò lo sguardo Kurt vide i suoi occhi di un azzurro tanto intenso quanto profondo,riuscì quasi a sentire il rumore che aveva in testa.
“Ehi ciao,tu devi essere Klark giusto? Ti prego dimmi che non ho capito male” rise spontaneamente.
Kurt deglutì e in quel momento decise che avrebbe fatto qualunque cosa pur di uscire di lì il prima possibile,mise tutto se stesso nel tentativo di apparire normale.
Rise leggermente cercando la disinvoltura che da un po' sembrava aver dimenticato dentro l'armadio.
“In realtà,mi chiamo Kurt. Ma su,ci sei andato vicino” la sua voce parve fredda e totalmente priva di allegria,si maledì e continuò a tentare di sorridere.
“Oh,beh sì dai,io mi chiamo Sam invece” sorrise senza un minimo della grazia che Kurt in tutti quegli anni non aveva mai perso.
Kurt capì che forse sarebbe stato educato alzarsi per tendergli la mano,ma Sam si lanciò sul suo letto.
Avrebbe voluto chiedergli perché si trovava lì ma optò per sfilare un libro dalla tasca della sua borsa,la avrebbe disfatta dopo. Passarono vari minuti e Sam si addormentò,Kurt continuò a leggere sperando solo non si svegliasse a breve.
Qualcuno bussò alla porta.
Kurt sobbalzò e aspettò che Sam facesse qualcosa,ma sembrava non avesse sentito nulla. Improvvisamente ricordò dell'incontro con gli altri ragazzi allora infilò il libro sotto il cuscino,come faceva sempre a casa e si drizzò a sedere.
“Posso entrare?” sentì la voce di Blaine e il suo stomaco si contorse.
“Sì” rispose timidamente.
Allora la porta si aprì ed entrò un sorridente Blaine.
“Ehi ciao Kurt,vi stanno aspettando all'incontro,c'è qualche problema?” Blaine non riuscì a staccare lo sguardo da gli occhi di Kurt. Spostò lo sguardo verso Sam e lo notò appisolato.
“Sam! Quante volte te lo devo dire che devi presentarti agli incontri?” alzò la voce questa volta.
Sam parve svegliarsi tutto in una volta.
“Senti Blaine,non mi va,sono tutte stronzate!” disse con più disperazione di quella che probabilmente avrebbe voluto far trasparire.
“Sam ascoltami -cominciò lentamente- vuoi andartene di qui giusto? Voi stare bene non è vero?”
Lui annuì a testa bassa.
“Ecco,allora devi impegnarti,tutto si sistemerà,devi solo provare ad impegnarti,il resto verrà da sé”
Kurt fu sorpreso dalla dolcezza che mise Blaine nelle sue parole. Anche Sam sembrò convinto,si alzò e si mise una mano tra i capelli,Blaine gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise.
“Amico,vieni?” chiese Sam rivolto a Kurt,lui fece per alzarsi ma Blaine intervenne.
“Sam vai,devo parlare un secondo con Kurt,ti raggiungerà fra un attimo” Sam sorrise e si chiuse la porta alle spalle.
Kurt sentì lo stomaco venir attaccato da un senso di panico.
Blaine aspettò un attimo,sospirò prima di parlare.
“Kurt,Quinn mi ha detto che oggi mettendoti il braccialetto ha visto una cosa che non era sulla tua cartella,cosa hai nascosto a tuo padre?” Blaine odiò Quinn per averlo mandato a parlare di una cosa simile.
Kurt pensò a tutti i posti in cui sarebbe voluto essere piuttosto che lì,aggiunse anche una gabbia per topi nell'ultimo vagone di un treno di merci. Aprì la bocca ma non ne uscì alcun suono.
“Okay capisco che potrebbe essere difficile parlarne ma,noi vogliamo aiutarti”
“No! Volete solo mettermi in un piano diverso alzando la gravità della mia situazione!” esplose.
“Tuo padre ci aveva detto che sapeva che ogni tanto ti graffiavi ma nient'altro,è una cosa grave Kurt!”
Guardò negli occhi Blaine e sentì il coraggio crescergli dalla parte alta dello stomaco fino alla gola.
“Non lo è invece! Posso affrontarlo da solo”
“Ma non sei stanco di essere sempre solo?” Blaine si accorse di aver sbagliato quando ricordò che Kurt era un paziente ma comunque non cercò di riparare.
“Che cosa volete da me? Punirmi per aver mentito?” Kurt sentì le lacrime salirgli a gli occhi,abbassò lo sguardo.
“Oh no,vogliamo solo capire come aiutarti,okay questa parola non ti piace,come farti uscire il prima possibile da qui”
Preferì decisamente il verbo,sorrise.
In seguito sorrise anche lui.
“Va bene,ho cercato di evitare anche questa preoccupazione a mio padre,sono anni che ci convivo,per me non è un problema” le parole gli scivolarono via dalla gola.
Blaine si sedette delicatamente accanto a Kurt.
Si voltò e lo guardò dritto negli occhi.
“Lo so che non ti fidi di me,non ti fidi di nessuno,ma sei giovane e hai tanto da vivere ancora,non permettere che tutto questo ti scavi la fossa” disse piano.
“Lo sto già facendo da solo Blaine”
“Chiuderemo questa fossa Kurt e tu non ci finirai dentro,te lo prometto”
Kurt odiava le promesse e non credeva alle parole di Blaine ma non obbiettò.
“Oddio,si è fatto tardi,sarà meglio andare” Blaine si alzò,si voltò verso Kurt che non si era ancora mosso. Gli allungò la mano.
Kurt l'avrebbe volentieri usata per strangolarsi,si alzò senza afferrarla. Blaine sentì l'imbarazzo avvampargli in volto,infilò la mano in tasca e uscì dalla stanza a passo veloce,Kurt lo seguì odiandosi per averlo fatto apparire ridicolo.
Arrivarono davanti ad una porta bianca con su scritto “Dottor Hudson”.
“Bene,benvenuto,spero ti diverta,Hudson è uno forte” disse Blaine con la voce ancora strozzata dall'imbarazzo.
Kurt annuì ed entrò nell'aula.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Alone ***


Era la solita strada,le solite macchine,i soliti semafori,le solite case,la solita vita.

L'aria di fine autunno pungeva le guance rosee di Blaine,sentiva qualcosa diramarsi dal suo stomaco stritolandogli l'esofago,era forse tristezza? O frustrazione? Il solo pensiero lo fece rabbrividire,sprofondò le mani intorpidite dal freddo nelle grandi tasche del suo giubbotto e cominciò ad incurvare le labbra immaginando gli svariati sorrisi che avrebbe esibito quel giorno.

 

Una luce fioca illuminava la stanza 426,non era ancora ora di alzarsi probabilmente ma Kurt e il sonno non erano mai andati particolarmente d'accordo,le lenzuola erano fredde e quasi prive di pieghe,non era abituato a muoversi la notte,sentì la mancanza dell'odore di frutti di bosco e menta che riempiva ogni angolo della sua stanza,si chiese perché non farla semplicemente finita? E si rispose allo stesso solito modo sei ambizioso Kurt,non lasciare che ti schiaccino Kurt,sei più forte di loro Kurt,hai dei sogni Kurt,sei giovane Kurt,credici Kurt. Forse era stupido ma ancora un po' ci credeva,l'odio e la delusione che provava verso se stesso lo portavano ad infamarsi ed accusarsi continuamente,ma una parte di lui probabilmente non era ancora morta,brillava di una fioca luce vitale,era questa che voleva salvare Blaine.

 

L'odore di uova mischiata a quello di burro di arachidi che infestava la mensa nauseò Kurt,fu tentato di girare su i tacchi e tornarsene in camera quando però vide tutti premere il loro bracciale contro un aggeggio elettronico infondo alla fila,allora con riluttanza si unì a loro.

Si trovò davanti a tutto quel cibo e ricordò quanto odiasse mangiare,per l'amore del cielo quel cibo doveva essere buonissimo,ma non per Kurt,il solo pensiero lo fece agitare,decise di mettersi qualcosa nel piatto per non dare sospetto,prese del latte e un bicchiere con dei cereali e aggiunse una mela. Si guardò intorno e sperò di trovare un tavolo vuoto,effettivamente ce n'erano molti,ed effettivamente lui era anche uno dei primi. Si sedette in un tavolo accanto ad una vetrata.

“Mangi così poco?” sentì squittire alle sue spalle.

Si girò di scatto. Una ragazza circa dalla sua età con un cerchietto rosso sgargiante,un naso imponente e grandi cerchi scuri intorno a gli occhi lo stava fissando con un sorriso quasi inquietante. Kurt non capì se provare imbarazzo o sembrare cordiale,nell'indecisione sorrise leggermente.

“Non ho molta fame.”

Il vassoio della ragazza era pieno di muffin,toast e di cose che Kurt non riuscì ad individuare.

“Dovresti mangiare,sei troppo magro.” sussurrò.

Con riluttanza Kurt notò che le ossa della ragazza sbucavano dal vestitino a pois e le sue gambe erano paragonabili a stuzzicadenti.

Non rispose.

“Posso sedermi?” continuò.

Kurt annuì.

“Okay,piacere,mi chiamo Rachel Berry.”

“Kurt Hummel.” disse piano.

“Sei arrivato ieri giusto?” chiese Rachel,ma era ovvio che lo sapeva benissimo.

Kurt annuì.

“Ecco,tutti odiamo questo posto ma solo perché abbiamo diciotto anni e nessuno dovrebbe essere qui,ma ammettiamolo è un bel posto,e se vorrai,potrò dimostrartelo.” i suoi occhi erano talmente innocenti e ingenui che Kurt si permise per un attimo di pensare a come sarebbe stato avere qualcuno con cui parlare invece che rifugiarsi in libri e canzoni,ma tornò alla realtà,nessuno voleva essere suo amico.

“Di che parli?” tentò.

“Chiederò a Miss Pillsburry di farti fare un giro turistico,si fida di me.”

“Va bene.” deglutì.

“Ora se non ti dispiace,devo mangiare.” disse con serietà,quasi fosse un avvertimento.

Rachel cominciò a trangugiare tutto quello che aveva nel vassoio.

Kurt versò i cerali nel latte,cominciò a girarli con un cucchiaio ma ebbe la sensazione che se ne avrebbe mangiato anche solo uno avrebbe potuto vomitare addosso a Rachel. Lasciò stare i cereali e cominciò a tagliare la sua mela,prima fece degli spicchi,poi li divise,lo fece ancora e ancora.

Rachel non lo degno di uno sguardo finché non ebbe finito tutto.

“Che fai? Non mangi nemmeno quelli?” chiese rivolta ai cereali con la voce squillante con cui gli aveva parlato la prima volta.

“Mi sono ricordato che il latte non lo digerisco.”

Rachel aprì la bocca ma improvvisamente parve capire che le sue lamentele non avrebbero fatto mangiare il ragazzo.

“Ho dimenticato una cosa in camera,la vado a prendere,chiedo a Miss Pillsburry e arrivo.” Rachel si alzò e diede una pacca sulla spalla a Kurt.

 

"Questo è l'auditorium,ebbene sì,abbiamo un auditorium-" disse con eccitazione Rachel indicando una grande porta rossa.

"-Penso sia la parte migliore di tutto questo" proseguì con una tristezza quasi soffocata.

Kurt non rispose,ma la visione di un auditorium lo fece sentire meglio e più distrutto allo stesso tempo.

"Ti va di entrare?" propose la ragazza.

Kurt annuì e la seguì lungo la scalinata.

Si sentì avvolgere da quello che lo circondava,non avrebbe voluto rimanere un secondo di più o forse tutta la vita.

"Non è come Broadway ma ci stiamo lavorando." disse con un sorriso tanto largo quanto falso.

Kurt al suono di quella parola sentì lo stomaco stringersi in un piccola noce.

"Da quanto tempo sei qui?" chiese e fu forse la frase più lunga pronunciata dall'inizio della "visita".

"Giugno,mi sono diplomata e mi hanno mandata qui." rispose a denti stretti.

Non le avevano nemmeno permesso di passare la sua probabile ultima estate da adolescente.

Rachel raggiunse il palco e si sedette incrociando le gambe sottili.

"Ti va di sederti con me?" chiese con l'innocenza che sarebbe potuta appartenere ad una bambina.

Kurt decise di seguirla sebbene le lacrime avessero già iniziato ad inumidirgli gli occhi.

Si sedette con grazia accanto a la ragazza.

"Mi hanno tolto tutto quanto." sussurrò Rachel improvvisamente con amarezza.

Kurt si voltò ad osservarla sorpreso.

"Ho passato tutta la mia vita a progettare il mio futuro,avevo così tanti sogni da costruirci una città,a quanto pare non basta." deglutì e Kurt vide il suo sforzo per fermare la lacrima che le scivolò lungo la guancia destra.

"Ricordo quanti progetti mi fossi fatta in tutti questi anni,quando tutto andava male mi dicevo 'il liceo finirà,avrai il tuo riscatto Rachel',se solo lo avessi saputo..." finì con voce strozzata. Kurt non ricordava l'ultima volta in cui qualcuno si fosse sfogato con lui,in un certo senso si sentì meno soprammobile e più persona.

"Volevo andare a Broadway,vincere un Grammy,avere il mio nome su una stella,la cosa peggiore è ci ho creduto così tanto..." un singhiozzo rovinò la fine della frase.

"Che cosa ti è capitato Kurt?" nascose il volto tra le mani.

Kurt pensò che accarezzarle la spalla sarebbe stato opportuno,ma sentì il peso della risposta che si stava arrampicando fuori dalla sue labbra.

"Io..."

Rachel sventolò una mano e tirando su col naso lo azzittì.

"Chi ti ha fatto questo?"

"È stata colpa mia,non sono forte."

Dopo una risposta tanto stupida avrebbe voluto gettarsi dal palco di testa.

"Non ci credo,ma tanto non me lo dirai giusto? Va beh,possiamo parlarne un'altra volta. Ti piace cantare?"

Kurt sentì un nodo attorcigliarsi intorno alla gola.

Pensò di dire di no,ma poi ricordò quanto fosse orribile essere soli e alla possibilità di diventare amico di Rachel.

"Sì,mi piace tanto." dimenticò di chiederle se le piacesse anche a lei ma poi pensò fosse scontato.

"E ti andrebbe di cantare un po'?"

Certo che gli andava,era la cosa che amava più fare al mondo,e forse una delle poche che non aveva paura di fare.

"O-O-Okay." balbettò.

Rachel gli sorrise ed improvvisamente le si illuminarono gli occhi.

 

'Oh, How about a round of applause, Yeah

A standing ovation'

 

Kurt sentì un brivido percorrergli la schiena,aveva una voce fantastica.

 

'Oooooo, Yeah

Yeah, Yeah, Yeah, Yeah'

 

Tentò un po' troppo piano.

 

'You look so dumb right now

Standing outside my house'

 

Rachel continuò,a Kurt si chiuse lo stomaco.

 

'Trying to apologize

You're so ugly when you cry'

 

Alzò la voce e sentì lo stomaco stringersi.

 

'Please, just cut it out'

 

Rachel lo raggiunse,cantarono insieme per un secondo,non aveva mai duettato con nessuno,il suo stomaco fece una capriola al ricordo,gli venne improvvisamente da vomitare.

Si alzò in piedi di scatto e corse giù per le scale,Rachel smise di cantare e lo guardò interrogativa,cercò ansimando l'uscita,quando giunse alla porta la tastò come per controllare che fosse reale.

"Mi dispiace Rachel." sussurrò e le lacrime gli scivolarono sulle gote chiudendosi la porta alle spalle.

Improvvisamente capì che non doveva trovarsi lì,doveva sparire,doveva...

Si sentì parte di un film quando lasciò la maniglia della porta e cominciò a correre,voleva solo sparire.

Blaine scendeva le scale assorto nella lettura dei fascicoli consegnatagli poco prima.

Kurt girò l'angolo con il cuore in gola e gli occhi socchiusi gonfi di lacrime.

I nasi di Kurt e Blaine furono così vicini tutto d'un colpo.

Tutto si congelò per pochi istanti.

Kurt sentì il calore del respiro che si era appena congelato nella gola di Blaine.

Blaine involontariamente incontrò gli occhi di Kurt,sentì ogni difesa alzata da lui sin dal loro primo sguardo sbriciolarsi.

Blaine fece un passo indietro e liberò i polmoni.

Kurt si sentì con le spalle al muro.

“Kurt...” sussurrò Blaine.

“Stai bene?” continuò tremante.

Kurt si raggelò e pensò ha quanto doveva sembrare penoso il suo aspetto in quel momento.

Abbassò lo sguardo ed annuì.

Cercò di passare oltre Blaine ma lui serrò la mano attorno al polso di Kurt,non con prepotenza,non strinse nemmeno,ma Kurt sentì abbastanza dolore da girarsi di scatto trovandosi dentro gli occhi di Blaine.

“C'è qualcosa che non va?” domandò ancora il ragazzo moro.

Kurt si accorse di non riuscire a mentire ai suoi occhi.

Si lasciò cadere sullo scalino e mise la testa fra le mani,le lacrime gli inumidirono le guance.

Blaine esitò ma poi si sedette accanto a Kurt.

Non tentò di toccare Kurt.

“Ti va di andare un po' in giardino?” azzardò Blaine. Pensò di essersi espresso male ed immaginò lo sguardo spaventato di Kurt.

Ma non fu così,Kurt alzò le spalle ed annuì.

“Bene,se ti incammini magari vado a prendere qualcosa al bar e te lo porto?”

Blaine si alzò in piedi,ma non allungò la mano a Kurt,che fece da solo.

“Okay.” rispose per non annuire di nuovo.

“Che cosa ti porto?”

Pensò di rifiutare ma sarebbe stato scortese.

“Latte macchiato.”

“Perfetto,ti raggiungo.” gli sorrise Blaine,i suoi occhi si fecero più piccoli ma non meno luminosi.

Kurt prese in considerazione di scappare,chiudersi in camera e piangere come una ragazzina,ma decise di evitare un'altra mossa che lo avrebbe fatto sembrare ancora più instabile.

 

Una leggera pioggerellina gli inumidiva il volto,si strinse nel suo cappotto,camminava a piccoli passi sperando che Blaine non ci mettesse molto.

“Ehilà.”

Kurt trassalì quando Blaine sbucò da dietro la sua spalla,gli allungò un bicchiere di carta bollente,lo strinse forte e sperò di riscaldarsi.

“Grazie.” sussurrò senza guardarlo.

Camminarono lungo le stradine bagnate.

“Hai dei capelli fantastici.” Blaine ruppe il silenzio.

Kurt ridacchiò imbarazzato.

“No,dico sul serio. Non sai quanto ti invidio.”

I capelli di Blaine erano sigillati da del gel.

“Beh,grazie.” fece sarcastico.

Blaine parlò a lungo di cose idiote e Kurt lo assecondò fingendo di ridere ad ogni sua battuta,mentre stava con lui si sentiva più leggero,riuscì addirittura a bere il suo latte.

Blaine si avvicinò un po' a lui e i loro gomiti si sfiorarono,improvvisamente una mano invisibile stritolò i polmoni di Kurt.

Si allontanò da lui camminando velocemente.

“Che succede?” chiese Blaine senza capire.

“Perché mi hai portato qui?” rispose Kurt con un po' troppa freddezza.

Blaine si strinse nelle spalle.

“Non è una cosa così strana.” tentò mordicchiandosi il labbro inferiore.

“E poi pensavo ti avrebbe fatto piacere,sai-”

“Non mi conosci nemmeno,Blaine.” lo interruppe Kurt con voce priva di ogni intonazione.

“Ma potremmo conoscerci,infondo dovremo passare molto tempo insieme.” Blaine cercò di non perdere la sicurezza nella voce.

“No,invece. Non c'è bisogno.” parlò senza guardarlo,sentì il latte salirgli in gola,avrebbe anche potuto vomitargli in faccia.

“Sto solo cercando di essere gentile!” sputò Blaine forse con un tono troppo alto.

“E io di fare la cosa giusta.”

Blaine si fermò,ma Kurt continuò a camminare,solo quando fu certo che ci fosse qualche metro di distanza tra loro si voltò.

“Grazie,per il latte,per...questo,ma è meglio così.”

Girò l'angolo e scomparve.

Blaine rimase ad osservare il vuoto,ancora non aveva capito quello che fosse successo e cercò di riordinare tutta la conversazione.

La pioggia aveva cominciato a scendere copiosamente e grandi gocce si infrangevano sul volto irrigidito di Blaine,si lasciò cadere su una panchina bagnata,osservando il vuoto. Che cosa gli stava facendo quel ragazzo?

 


Spazio Autrice:
Saaaaalve.
Ok non sono la velocità in persona,solo che è la prima fan fiction che tratta di argomenti simili che scrivo e non voglio lasciare niente al caso né fare qualcosa di scontato. Percui portate pazienza.
Ringrazio chiunque abbia recensito,siete gentilissime e niente,spero vi piaccia,alla prossima.
Un bacio.
Alice.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Losing Myself ***


AVVERTENZA: Autolesionismo.
 



5 Novermbre 2013.

Probabilmente scrivere una lettera a se stessi è ridicolo,ma diciamocelo,io sono ridicolo.

Mi sento in gabbia da tutta la vita,non so se esista una chiave in grado di liberarmi,so solo che le sbarre stanno diventando sempre più solide e il posto sempre più piccolo.

Mi sento soffocare in ogni momento,è come se avessero vietato l'ossigeno ai miei polmoni,mi sento in una camera a gas.

Continuo ad aver voglia di scappare,ma se devo essere sincero l'unico da cui vorrei allontanarmi è me stesso.

Vorrei convivere con i miei demoni,non dico distruggerli,semplicemente accettarli ed avere una vita normale,ma forse i demoni quando sono troppo grandi ti trasformano,ti rendono un demone a loro volta,un mostro,magari è questo che sono diventato.

Ho paura dalla prima volta in cui ho aperto gli occhi,ogni sera mi sono addormentato pregando che il dolore che mi si accumulava sul petto,sempre più opprimente,sparisse il mattino seguente,ma puntualmente lo ritrovavo proprio lì,sempre un po' più pesante.

Si cerca sempre di dare un senso alla propria vita,c'è chi vive per la famiglia,chi per gli amici,chi per il lavoro,chi per il proprio amore,chi per i suoi sogni,io ho sempre cercato di far parte dell'ultima categoria,ma probabilmente bisogna essere più forti per affrontare tutte le avversità e non punirsi dopo ogni brutta giornata,e nel mio caso quindi dopo ogni giornata.

Non penso nemmeno più di essere umano,non provo niente,mi sento sempre così vuoto e perso,è come se fossi congelato,osservassi tutto dall'esterno,non faccio che combattere per sentirmi più vivo,ma niente sembra potermi salvare,ancora mi chiedo cosa mia abbia distrutto a tal punto.

Mi sento come un giocattolo rotto,tipo quelli a cui manca un occhio o la bocca e danno quell'idea di mostruoso,che dopo averli guardati a lungo lasciano quel senso di riluttanza alla base dello stomaco,magari qualcuno potrebbe ricucirmi le parti mancanti,ma nessuno sceglierebbe me di fronte ad un bellissimo e morbidissimo orsacchiotto parlante.

Mi sento come una frase cancellata,probabilmente nessuno potrai mai più leggerla,né capirla.

Sono patetico.

Kurt.

 

 

La vita,la morte.

Era semplice,bianco.

Poteva solamente continuare a camminare e tornare dentro nella sua fredda tristezza,oppure salire sul muretto,chiudere gli occhi e lasciarsi cadere,spegnere la luce,dire addio a tutto quanto.

Magari era arrivato il momento di arrendersi,ma improvvisamente qualcosa gli strinse lo stomaco,degli occhi,una voce,un sorriso,un nome,Blaine.

Fu come se gli stesse tendendo la mano,era uno strano appiglio,lui non era affatto lì,ma fu come se lo fosse,si poggiò alla staccionata,serrò gli occhi,l'aria fredda gli bucò i polmoni.

Sentiva come se volesse vivere per lui,la piccola lucina dentro di lui sembrava si stesse riaccendendo,andava ad intermittenza,non riusciva ancora ad illuminare tutto il buio dentro di lui ma certamente brillava come mai negli ultimi anni.

Doveva distruggere quella lampadina,non era il sole,era artificiale e stupida,prima o poi si sarebbe fulminata,non aveva senso lasciarla vivere ancora,lui doveva farcela,doveva spegnere tutte le luci,doveva rimanere solo buio,vuoto,doveva non fare più male,doveva essere pronto per morire. Non poteva amare mai più.

Non poteva.

Blaine era così bello,giovane,vivo. Lo avrebbe solo trascinato giù,non poteva permetterlo,lo doveva allontanare,per sempre.

Sentì le gambe cedere,probabilmente sarebbe stato meglio se avesse mangiato a colazione,o a cena la sera prima,o a pranzo,ma se prima sembrava difficile mangiare,beh ora gli risultava persino difficile respirare,non aveva senso,non aveva speranze.

Riaprì gli occhi,la pioggia che gli bagnava i capelli scompigliati,la punta della dita intorpidita dal freddo,le goccioline che scomparivano nel lago,il cielo grigio,il sole non si riusciva nemmeno ad intravedere,Sam. Sam? Kurt sobbalzò notandolo proprio accanto a lui.

Nessuno dei due disse nulla,Kurt era stato strappato da tutti i pensieri che gli si erano avvolti attorno troppo in fretta per poter formulare una qualunque frase,Sam sembrava non vederlo.

Rimasero in silenzio,guardando il lago fin che le mani di Kurt letteralmente congelate minacciarono di staccarsi se non fossero state scaldate al più presto,se ne andò dando un'ultima occhiata a Sam.

 

A Kurt era stato vietato di utilizzare il telefono ma non fu un gran sacrificio,nessuno lo cercava mai.

Accese la televisione,a quelli del suo piano era concessa,girò un po' i canali vari fin che non si fermò su una replica di OC,non l'aveva mai fatto impazzire ma non trovò nulla di meglio aspettando che Sam uscisse dalla doccia.

Quando Sam uscì dalla porta del bagno aveva i capelli bagnati ma fortunatamente era vestito,non aveva ancora detto una parola da quando era rientrato in camera,si avvicinò alla finestra e sembrò gettarsi da essa semplicemente guardandola.

“Quando sono andato sul ponte ero convinto di voler morire,non pensavo che avrei trovato qualcuno lì,che avrei trovato te.”

Kurt raggelò.

“Sono un casino,non faccio nulla di giusto,non riesco nemmeno a morire.”

Continuò impregnando quelle parole con tutte le emozioni che aveva stritolato nella frase precedente.

Kurt rimase seduto fissando il pavimento sempre più rigido.

“Anche io,anche io volevo morire o almeno,ci ho pensato.”

“Perché non l'hai fatto?”

Nessun giro di parole,Kurt lo apprezzò.

“Non lo so. Tu?”

Kurt decise di evitare il discorso poetico sul fatto che Blaine gli avesse salvato la vita.

“Tu,tu eri lì e io ho avuto paura di andare da qualunque altra parte.”

Gli si strinse lo stomaco.

“Tu puoi farcela.” sussurrò Kurt.

Per la prima volta dopo tanto tempo sentì che quella non era una frase di circostanza,che la sentiva davvero,che dopo le parole di Sam la paura gli aveva attorcigliato lo stomaco.

“Non credo.” sussurrò di rimando.

Kurt non cercò di migliorare le cose né di farle sembrare meno crude.

 

 

 

 

I corridoi lì non erano mai affollati,non era come al liceo,non c'erano armadietti contro cui essere spinti,non c'erano gruppetti,né confusione,c'era solo uno strano silenzio sterile,Kurt aveva bisogno di nuovi libri,aveva bisogno di una biblioteca e a quanto aveva capito da Rachel infondo al corridoio,accanto all'aula d'arte ce n'era una.

La porta dell'auditorium era aperta,probabilmente chiunque ci fosse dentro aveva dimenticato di chiuderla,il suono di una chitarra e un voce difficile da distinguere passava attraverso le pareti sottili e usciva dalla porta,Kurt odiava intrufolarsi o entrare nella stanze dove c'era già qualcuno dentro ma qualcosa lo spinse ad entrare.

Camminò a passi leggeri finché non si voltò e sentì il cuore sprofondargli nel petto. Era Blaine.

Era seduto su uno sgabello al centro del palco con solo una chitarra,Kurt avrebbe voluto scomparire,scappare prima che potesse accorgersene,ma non gli ci volle molto a capire che Blaine si era già accorto della sua presenza e gli stava sorridendo.

Lo stomaco di Blaine si era ristretto tanto velocemente che gli venne da vomitare,si odiò per qualche istante per aver avuto una reazione simile,continuò a suonare senza cantare,la voce probabilmente era finita mischiata all'acido che aveva nello stomaco.

Kurt rimase immobile,Blaine gli mostrò un sorriso che non faceva parte di nessuna delle categorie che collezionava,era qualcosa di nuovo,era il sorriso che avrebbe rivolto solamente a lui,era il sorriso per Kurt.

Per Kurt forse valse addirittura più di quanto fosse valso per Blaine quel sorriso,perché fu come quel giorno sul ponte,sentì la mano di Blaine stringere la sua,camminò senza accorgersene fino sotto il palco,senza accorgersene cominciò anche a cantare e fu così assurdo e così reale.

Quando Kurt cominciò a cantare Blaine ebbe seri dubbi sul fatto che stesse sognando o meno,non aveva mai sentito niente di più bello,fu come se conoscesse quella voce da sempre,come avesse vissuto fino ad allora per vivere esattamente questo momento,tutto sembrò prendere senso quando le loro voci si unirono e i loro occhi si intrecciarono,tutto si armonizzava così bene.

Kurt per la prima volta in tutta la vita sentì di doversi trovare esattamente dov'era.

Kurt non seppe per quanto tempo cantarono,ad un certo punto Blaine finì di suonare perché voleva solo abbracciare Kurt,ma sapeva di non poterlo fare.

“Hai una voce meravigliosa.” disse piano Blaine cercando di domare la tempesta che aveva nello stomaco.

“Grazie,anche tu.” sussurrò Kurt.

Blaine cercò le parole da dire ma nessuna gli sembrò appropriata,nessuna gli sembro abbastanza per Kurt.

“Come stai?” chiese allora,voleva davvero sapere come stava Kurt e non gliel'aveva mai chiesto,quasi come se non gli interessasse,ma gli interessava davvero molto.

“Mmh,vado avanti.”

“Oh,beh,bene.” non seppe che rispondergli perché forse quella era una buona risposta o magari una grande bugia.

Sì,Kurt andava avanti,sempre più avanti nel suo processo di autodistruzione,e già cominciava ad odiarsi per essersi permesso di stare bene per qualche minuto.

“Tu come stai?” chiese continuando a ripetersi che doveva andarsene.

Blaine non stava bene,non stava affatto bene,non in quel momento,ma diciamocelo quando mai Blaine Anderson non aveva risposto “Benissimo” a quella domanda? Sempre per la sua convinzione che la vita è bellissima,che le persone lo sono e che tutto si può fare.

“Oh,io b-b-ene.” Kurt sentì la bugia cadere dalle labbra di Blaine mentre si inciampò nell'ultima parola. Avrebbe voluto dirgli che non ci credeva ma forse non si conoscevano abbastanza e forse,quel Kurt non esisteva più.

“Io,io penso di dover andare.” farfugliò Kurt,mentre imponeva al suo corpo di mettersi in movimento.

A Blaine fece male,gli fece male pensare a Kurt che usciva dalla porta,che usciva dalla sua giornata,ancora una volta.

“Ciao.” gli sorrise dolcemente mentre accompagnava la parola con la mano sinistra.

Kurt a sua volta gli sorrise,fece calare la manica della felpa,la strinse perché non potesse risalire e con le dita restanti lo salutò. Sentì i muscoli stracciarsi mente si costringeva a camminare,gli pizzicarono gli occhi e si accorse di aver bisogno di piangere.

 

La sua stanza era vuota,troppo vuota per lui. Sam passava poco tempo solo e Kurt decisamente troppo. Un nodo gli stava stritolando la gola,entrò nel freddo e bianco bagno,aveva solo bisogno di chiudere la porta. Aprì il mobile degli stracci,era lì giusto se a qualcuno cadeva qualcosa di liquido e voleva dare una pulita,ma erano talmente fissati con l'igiene che probabilmente non sapevano nemmeno dell'esistenza di quel mobiletto,tolse il secondo straccio e sotto la spugna la sfilò,brillava

ed sembrava ferire solo guardandola.

Si lasciò scivolare nell'angolo tra la doccia e il mobile dei medicinali,il pavimento sembrava fatto di spine,le lacrime che tratteneva da tutto il giorno e che avevano creato un peso insostenibile dopo aver parlato con Blaine si stavano liberando in singhiozzi irregolari,cercava di soffocarli ma senza troppo impegno,gli si stava appannando la vista,non era un pianto liberatorio quello,era un pianto spaventato,spaventato da morire,non riusciva a smettere di pensare allontana,proteggi,taglia,punisci,libera sarebbe impazzito se non l'avesse semplicemente fatto,strinse la lama forte nel palmo,fece un uscire piccole gocce di sangue dal buco tra il mignolo e il palmo,le lacrime bagnarono la maglietta e fecero saltare qualche battito al suo cuore.

Blaine.

Strinse più forte.

Blaine.

Doveva vomitare.

Blaine.

Aprì il palmo,guardò la lama insanguinata,strappò un po' di carta igienica e ci affondò la mano ferita.

Blaine.

Doveva urlare,non poteva urlare.

Blaine.

Afferrò la lama,spinse forse con troppa forza contro il polso fragile e sottile.

Tante linee orizzontali,qualcuna verticale.

Il sangue cominciò a sgorgare dai polsi come le lacrime dai suoi occhi.

Il dolore gli annebbiò la mente,non riusciva a mettere a fuoco nessuna parola in particolare,rosso vivo,vivo.

Quando i singhiozzi si calmarono il sangue non smetteva ancora di scendere,Kurt sapeva di dover fare qualcosa,di dover fermarlo prima di perdere i sensi ma era così reale e semplice quello che stava succedendo,non era piacevole,era semplice.

Quando mi ferisco mi sento morire e non morto” ricordò di aver scritto nel suo diario qualche tempo fa,non aveva senso probabilmente,ma per lui ne aveva,davvero tanto.


Spazio Autrice:
Ehilàààà,
Lo so sono stata pessima,un mese per poi mettere un capitolo anche abbastanza corto,perdonatemi.
Comunque so che questo capitolo è una tortura o almeno lo è stato per me scriverlo,prometto di essere più veloce per i prossimi capitoli.
Un bacione.
Alice.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I wanna help you to save yourself ***


Era tutta la vita,tutta,che Blaine cercava di darsi un senso,di sentirsi speciale in qualunque modo possibile,aveva scelto un lavoro assurdo solo per sentirsi meno vuoto,non era mai stato una persona problematica,contorta,sola o debole,la sua vita era sempre stata semplice,aveva trascorso un'adolescenza tranquilla,niente di particolarmente orribile,niente di particolarmente bello,aveva degli amici,una bella famiglia,gli piaceva la musica,i libri,tutto troppo normale. Era mosso da una così innocente voglia di salvare le persone,di migliorare il mondo.

 

Erano giorni che Blaine faticava a respirare al solo pensiero degli occhi pieni di dolore di Kurt,doveva fare qualcosa,continuava a sognare il suo letto intatto,il suo posto vuoto a mensa,sentiva il dolore cieco della sua mancanza,ma puntualmente,ogni mattina Kurt era lì,sempre un po' più trasparente; non stava facendo progressi,Blaine chiedeva continuamente a Finn con falso disinteresse di lui,usando ogni volta una scusa diversa,era convinto che un giorno le avrebbe esaurite. Una voce nella sua testa gli ripeteva assiduamente che doveva fare qualcosa,che doveva aiutarlo,che non poteva permettersi di lasciarlo andare,era arrivato il momento di rendere concrete tutte le buone intenzioni che si ripeteva ogni sera prima di addormentarsi nel suo letto,solo e freddo.

 

La mattina Blaine andò a mensa offrendosi di aiutare la signora Murs in cucina.

“Sei proprio un bravo ragazzo Blaine.” sospirò la donna guardandolo con un sorriso materno che lo scaldò.

“Beh mi piace cucinare,poi-”

Lo fermò con un gesto della mano.

“Non parlo solo di questo,non ci sono tanti ragazzi come voi,avete una marcia in più,un cuore così grande,vi ammiro tanto,anche a me sarebbe piaciuto aiutare le persone invece che preparare arrosti tutta la vita.” un sorriso triste fiorì sul suo volto segnato dagli anni.

“Ci sono tanti modi di aiutare le persone e non è mai troppo tardi.” rispose sorridendo guardando la carota che stava tagliando a piccole fette velocemente.

La donna non rispose ma sorrise con nuova allegria decorando con la glassa i cupcakes che aveva appena tirato fuori dal forno.

Dal vetro Blaine riusciva a vedere i ragazzi entrare nella grande stanza e prendere posto,da lì sembrava tutto più strano,vedeva l'espressione di ogni ragazzo mentre prendeva un dolce,si versava il succo o si sedeva ad un tavolo. Kurt era sempre uno dei primi,ma non quel giorno,Blaine sentì l'ansia formicolargli la gola e si impose di smettere di pensarci concentrandosi sul piatto che aveva tra le mani da qualche minuto.

Eccolo,entrò a passi leggeri,sempre con le spalle un po' curve,lo sguardo troppo basso e quella tristezza vuota che si portava dentro da tanto,tanto tempo. Blaine non si accorse di aver smesso di respirare quando i pensieri cominciarono ad annebbiarsi,strinse forte il piatto bagnato,ma la presa scivolò,non riuscì a fermarlo,il rumore sordo della ceramica infranta lo circondò,non puoi permettere che succeda questo anche a Kurt,non devi lasciare che si infranga come uno stupido piatto, urlò una voce nella sua mente,troppi rumori,troppe emozioni,si appoggiò al bancone per non cadere atterra,ci volle qualche secondo prima che si rendesse conto di essere sul punto di piangere,la nebbia continuava ad avvolgerlo,doveva farcela.

“Tesoro stai bene?” chiese piano la signora Murs.

“Mi dispiace-io,io-pulirò tutto,mi dia solo-solo un secondo-sono,così-dispiaciuto,non so cosa sia successo.” farfugliò cercando di mettere insieme i pezzi di se stesso che si erano sparsi sul pavimento assieme ai cocci di ceramica.

“Non ti preoccupare,senti me la cavo bene anche da sola,magari tu vai a prendere una boccata d'aria o a stenderti,penso tu sia molto stanco,puoi venire un'altra volta.” gli sorrise preoccupata.

“Ma..” sentì la forza abbandonarlo quando si accorse che la signora Murs aveva ragione.

“Grazie per l'aiuto Blaine.”

Accennò un sorriso pasticciato e si voltò prima di mettersi ad urlare,doveva andare da Kurt,doveva parlargli,ora.

 

Si fece largo tra i ragazzi,il rumore era assordante,ma nessuno stava urlando. Non riusciva a capire cosa stava facendo,eppure l'adrenalina aveva raggiunto un livello tale da non potersi più fermare. Sapeva benissimo dove si trovava Kurt,lo intravide e non sentì nessun accenno di ansia,pensò che fosse un buon segno,che forse lo faceva solo per il bene di Kurt e non anche per il suo. Si accorse presto di non riuscire a sorridere,eccolo lì,fingeva di non vederlo,riusciva a sentire il battito del suo cuore pulsargli la gola,Blaine non smise mai di guardarlo,era pallido e vuoto,aveva scure occhiaie introno a gli occhi chiari,il vassoio pieno di cose che mai avrebbe mangiato,si fermò esattamente davanti a lui. Kurt fu costretto ad alzare lo sguardo e pensò di morire quando capì che Blaine non voleva solo fargli un saluto cordiale o informarlo di qualche cambio di orario.

“Kurt...” non poteva permettere che tutto il coraggio gli morisse in gola.

“Kurt,ti prego vieni con me.” affermò sentendo la voglia di urlare crescere ancora di più.

Kurt capì di non avere scelta quando incontrò gli occhi di Blaine.

Si alzò e si sentì più pesante che mai.

Blaine allora si voltò e fece per uscire dalla stanza,aveva troppa paura che Kurt smettesse di seguirlo.

Kurt pensò un milione di volte circa di andarsene e basta,ma semplicemente non lo fece,aveva così tanta voglia di sentire la voce di Blaine.

Blaine entrò nella prima stanza vuota che trovò.

Kurt entrò a sua volta,con l'ansia esasperata che gli stracciava le viscere.

Blaine chiuse la porta.

“Che succede?” chiese esageratamente piano Kurt.

“Perché lo fai?” sputò Blaine.

“Che cosa?”

“Perché ti fai,ti fai questo? -gesticolò un po' come per scacciare tutti quei demoni che sembravano assalirlo- io non capisco,ma vorrei,davvero,vorrei capirlo,vorrei che tu mi parlassi,so di non essere nessuno,e hai tutte le ragioni del mondo per non fidarti di me,ma Kurt,io voglio aiutarti,io posso,posso aiutarti.” il cuore gli sarebbe potuto uscire dalla gola.

“No,io,Blaine,io,non credo-”

“Ho bisogno di farlo,Kurt,io,oh,è così difficile.” aveva bisogno di respirare,di calmarsi,l'adrenalina lo stava abbandonando e ora aveva solo voglia di piangere.

Kurt non sapeva cosa dire,non era così strano,ma in quel momento capì che era davvero sbagliato,lui doveva dire qualcosa,lo doveva fare per Blaine.

“Kurt,io penso di essere un idiota,forse quella che ti sto per dire è la cosa più assurda che io abbia mai detto,ma,vedi,io,credo di amarti.” la frase sarebbe dovuta continuare ma Blaine aveva bisogno di vomitare e di piangere e di urlare.

“B-b-blaine io-” non puoi dirglielo,non puoi dirglielo,non puoi dirglielo, continuava a ripetersi,non poteva dirgli di essere ancora vivo grazie a lui,di amarlo come mai aveva amato nessuno,di essere tremendamente spaventato da questa cosa e di non avere assolutamente la forza di affrontarla.

“Oh... No,ti prego,Blaine,questo,questo è sbagliato,tu non puoi,non devi,io,non sono -sospirò- giusto,per te.” concluse ansimando.

“Io,non lo so se è giusto oppure no,ma non riesco a controllarlo e questo non è normale,non per me,non per la mia vita,non riesco a fermarlo e,oh sono così stupido.”

“Vorrei davvero che le cose fossero diverse Blaine,vorrei essermi innamorato di te in un contesto diverso e beh magari sarebbe potuta anche funzionare,ma,no,non così,non ho intenzione di farti vivere questo inferno.” fu difficile,parlare così tanto,lasciare scivolare le parole dalle labbra,trattenere le lacrime.

“Io lo vivo tutti i giorni Kurt! Sono io ad aver scelto questa vita!” sbottò e fu sicuro di aver perso totalmente il controllo della situazione.

“Tu non mi ami! Sei troppo diverso da me,tu,tu mi abbandonerai quando capirai chi sono veramente.” affondò le unghie nelle sue cosce e il dolore alle gambe per un po' coprì quello che aveva nel petto.

“Ti devi fidare di me,se non potrò passare la vita con te,voglio almeno che tu trascorra la tua felice,voglio aiutarti,indipendentemente da quanto io farò mai parte di te,questo è quanto ti amo.”

“Nessuno può salvarmi,Blaine.” la sua voce suonò acuta e impregnata di dolore e paura.

“Sì invece,tu puoi,e io ti prometto che sarò lì in ogni brutta giornata e anche in quelle belle,non piangerai più da solo Kurt.” voleva baciarlo,stringerlo e non permettergli mai più di andarsene,ma rimase lì,fermo ad osservare gli occhi di Kurt riempirsi di lacrime.

“Che succede?” chiese con un velo di ansia nella voce Blaine.

“Nessuno mi aveva mai detto niente di simile.” soffocò un singhiozzo e il rossore invase le sue pallide guance.

Blaine mise le mani a coppa e con il pollice fermò il corso di una lacrima dal suo volto perfetto.

“Io,non so davvero che cosa dire.” sussurrò.

Blaine conosceva abbastanza bene Kurt da dire che non c'era niente di negativo in quella frase.

Staccò le mani dal suo volto e allargò un po' le spalle per accoglierlo tra le sue braccia,lo strinse così forte che penso potesse sbriciolarsi lì.

Kurt nascose il volto nell'incavo del collo di Blaine,era come se l'avesse già fatto milioni di volte,come se solo quello fosse il suo posto,pianse,pianse tanto.

Blaine sentiva l'avanzare delle lacrime di Kurt lungo il suo torace,voleva fermare quel dolore,ma sapeva di aver già fatto un grande passo.

 

 
Spazio Autrice:
Saaaaalve,okay ci ho messo un po' meno dell'altra volta haha,
Personalmente adoro questo capitolo,o almeno quello che succede,spero di averlo descritto in modo abbastanza efficace,spero piaccia anche a voi.
Ah,altra cosa,sono giunta alla conclusione che preferisco mettere capitoli relativamente più corti,ma più spesso;ovvio che in caso il capitolo in questione necessiti  una lunghezza maggiore così sarà,ma in media non vorrei superare le tre o quattro pagine di word,spero concordiate con me in questa scelta.
Beh,basta non ho più niente da dire,grazie ancora per le recensioni,siete dolcissime,andate in pace. ahaha.
Un Bacione.
P.S. se a qualcuno interessasse su twitter sono @kurtscourage
Alice.<3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2118589