Ancora

di AliDOro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


ancora (NVU)

Ultimamente mi è ripresa la  fissa di Merlin,e, visto che  sono  masochista e me  ne  frego altamente dell’esame di settimana  prossima, ho deciso di scrivere una  fic… tragicamente  mi sono resa conto di non poterla  rendere una  one  shot. Non ne  sono in grado, ed ho paura che  perderò le  redini di questa storia. Sinceramente  non so quanti decideranno di leggerla, ma  temo che  non saranno tanti. Ciò nonostante sarei grata, ai pochi che leggeranno, se lasceranno un commento anche  solo per dirmi che  no, la storia non gli piace,che scrivo da cani, che faccio troppi errori e che perdo troppo facilmente  il filo del discorso.

Il ratering per ora è giallo ma si alzerà.

Non ho una  beta  reader al momento, ma se qualcuno volesse farsi avanti io non  mi schifo, anzi XD (sappiate che  se  mi farete sapere dove e come  commetto errori, anche solo tramite  commento, li modificherò immediatamente). Grazie  infinite.

La scelta delle  città citate nella fic non è casuale ma come  al solito i personaggi non sono miei, e riferimenti a luoghi, fatti e persone  è puramente casuale.

 

 

Ancora

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi a guardare il soffitto candido della camera. Sentiva la pelle sulle guance tirare per le lacrime ormai asciutte e si sbrigò a cancellare quelle che ancora non lo erano passandosi le mani sui viso.

Aveva di nuovo sognato Camelot, la sua bellissima Cameot, e Arthur.

La sveglia cominciò a suonare un vecchissimo pezzo degli Aqua fin troppo allegro a suo parere, per quella mattina quantomeno.

«Troppo tardi» biascicò allungandosi a spegnere l’elettrodomestico.

Si alzò a fatica dal letto rabbrividendo per il freddo. Si sforzò di non tornare sotto il piumone, doveva andare al lavoro e in quell’epoca, come in tante altre non c’era Gaius a richiamarlo se si fosse rimesso a dormire. Quanto gli mancava quel periodo della sua vita. Beh, ex vita. Quant’era passato? 1500 o 1600 anni? E chi teneva più in conto delle vite e del tempo.

Il brutto di nascere maghi è che poi la magia non ti si stacca più di dosso.

Vai avanti ad esistere nei secoli vivendo, morendo, rinascendo come ogni anima ma senza mai scordare chi e cosa sei.

Merlin si diresse in bagno e si guardò allo specchio sopra il lavello; la figura che rispose al suo sguardo era completamente differente da come si ricordava, ma , d’altronde, non era più “Merlin” da un' infinità di tempo adesso si chiamava Martin Evans. Lavorava part-time all’università di Glastonbury,che tra le altre cose aveva aiutato a creare vite fa, e nel tempo che gli rimaneva scriveva ed illustrava storie per bambini.

E grazie al cielo le sue storie piacevano. A ventitre anni aveva già pubblicato otto libri tutti sulla sua vita a Camelot.

Otto libri e la storia era solo all’inizio.

 

Martin si lavò velocemente la faccia per evitare di congelarsi poi si riguardò allo specchio: adesso aveva capelli castani e li teneva leggermente più lunghi, i lineamenti del viso erano meno affilati e le orecchie meno a sventola , era ancora magro , era una cosa che nel corso dei secoli non era cambiata. Poteva mangiare di tutto ma il suo corpo non assimilava nulla. Nel complesso questa volta non era cambiato molto da quello che era in origine, e la cosa gli parve ridicola: era cambiato così tanto nell’arco dei secoli che ritrovarsi simile alla sua forma originale era, sotto un certo punto di vista, assurdo.

L’unica cosa che nei secoli e nelle vite non era mai cambiato erano gli occhi sempre dello stesso blu profondo, sempre immutabili nel tempo, come la sua magia.

Ogni vita a dover ricominciare da capo ad imparare dalle magie più semplici per riuscire a padroneggiarla di nuovo.

 

Evans uscì di casa in fretta e furia. Era rimasto a fissarsi allo specchio in preda ai ricordi per così tanto tempo che aveva fatto dannatamente tardi .

Entrò velocemente in aula salutando gli studenti e pregandoli di prendere appunti senza chiacchierare visto che la lezione che stava per spiegare poteva essere un argomento interessante per l’esame di fine semestre.

 

Martin si era laureato a 17 anni, altro inconveniente dell’avere una coscienza dei “sé” passati è sapere già le cose che devi studiare.

In quella vita se l’era presa un po’ più comoda che nelle altre. Vero, ma gli erano piaciuti davvero i sui genitori.

Sua madre, Sylvie, assomigliava così tanto a Hunith.

 

In passato gli era capitato di incontrare le reincarnazioni dei suoi amici. Li vedeva passare accanto a lui come normalissime persone, poi all’improvviso all'attuale aspetto si sovrapponeva a l’immagine del loro vecchio io e allora dolorosamente li guardava allontanarsi e sperava che loro arrivassero ricordare. Cosa che di solito succedeva. Probabilmente venivano influenzati dalla sua magia e allora lo andavano a cercare.

Gwen di solito gli saltava al collo sorridendo baciandolo sulla guancia e dicendo gentilmente un “sono felice di rivederti”.

Morgana ogni tanto gli sorrideva da qualche angolo di strada, ma anche lei ricordava, anche lei era una maga e ,nonostante tutto, non l’aveva ancora perdonato, né lui né Arthur.

Lancillotto gli dava una pacca sulla schiena ghignando un “ohi mago! Ci rivediamo finalmente” .

Gwain sorrideva blaterando sulle esigue probabilità di ritrovarsi in un mondo tanto vasto.

Hunith lo abbracciava e lo stringeva forte senza dire nulla con gli occhi pieni di lacrime ed un sorriso dolce sulle labbra,il sorriso che non le era mai cambiato qualunque fosse l’avversità e l’epoca, per lei lui rimaneva sempre il suo bambino, il suo piccolo Merlin; non importava che lui avesse 39 anni e lei 5, lui rimaneva il suo piccolo bambino.

Arthur… lui l’aveva visto una volta sola nel 1276, ma era stato così sciocco da inseguirlo per strada per ricordargli chi era che non aveva pensato al carico di ricordi che avrebbe dovuto affrontare. Ed era rimasto spiazzato quando l’aveva visto scappare tenendosi la testa tra le mani ed aveva capito il suo errore. Il “Merlin” di quel secolo poi morì qualche giorno dopo nel tentativo di difendere la reincarnazione di Freya.

 

Martin si bloccò a metà frase guardando l’anfora greca di cui stava spiegando le decorazioni.

La voce di uno studente che chiedeva se stava bene lo fece risvegliare e dopo una breve frase di scuse portò a termine la lezione.

Gli studenti uscirono velocemente dalla classe e un gruppo di ragazze si premurò persino di salutarlo con un gesto della mano e il sorriso quasi imbarazzato sulle labbra.

 

« Di nuovo a pensare a Camelot, Emrys?» gli occhi grigi di Mordred lo guardavano dal fondo dell’aula.

Il professore si voltò verso di lui «Perché? Tu non pensi mai a quel periodo?».

«Certo che lo faccio. Solo… Beh non era un periodo poi così felice per me. Dovresti saperlo. Hai contribuito.»Mordred si avvicinò all’uscita.

«Lo so. E tu sai che mi dispiace.»

Il ragazzo dagli occhi grigi sorrise rispondendo che sì, lo sapeva, prima di uscire anche lui dall’aula.

 

La classe rimase vuota, Martin si sedette stancamente alla sedia girevole spegnendo lo schermo del pc. Mancava ancora un'ora alla prossima lezione. Altre tre ore e sarebbe potuto andare a casa ad affogare nei ricordi e a maledirsi per essere un mago.

Quelli della sua specie di solito o diventavano monaci buddisti sostenendo che è il loro karma a farli soffrire e che è giusto così, oppure cercavano altri maghi per farsi uccidere: forse l’unico modo sicuro per morire e liberarsi della magia definitivamente.

Certo c’era i pochi che come lui stoicamente cercavano vita dopo vita di non impazzire.

Checché  ne  sapesse lui era il mago più antico esistente.

Gli era anche  capitato d’incontrare Kilgharrah intorno al 1800. Era un ometto basso e magro con un gran nasone  ed un paio di piccoli occhialetti rotondi che sembravano essere incastrati  poco prima della gobba sul naso.  Faceva il bibliotecario e nonostante non fosse più un drago parlava ancora ad enigmi, ma  in una  maniera o nell’altra gli aveva spiegato che  se era ancora lì senza sparire, senza vivere come persone  normali era perché ancora avevano da fare. Cosa piuttosto sconfortante a  parere suo. E secondo l’ex drago era per quel motivo che le  loro anime  in una  maniera o nell’altra, qualunque  fosse il luogo in cui tornava al mondo, tornavano a Glastonbury oppure a Tnintagel sempre e comunque.

A detta di Kilgharrah  venivano richiamati dalla magia che  ancora risiedeva in quei luoghi.

D’altronde nonostante il castello non esistesse più, se non in minima parte, le foreste sparite per dare spazio ad abitazioni e campi ed il borgo era diventato sempre più piccolo e moderno, Caerleon, meta turistica o meno,  rimaneva pur sempre Camelot la sua adorata Camelot. Ma Glastonbury  era speciale, c’erano fin troppi ricordi e non tutti belli,  il grande lago  che la  circondava secoli prima  era sparito, riassorbito dalla  terra insieme allo spirito di Freya , ma l’isola, ormai diventata una  collina dove rimaneva ancora qualche  resto dell’ antica religione, rimaneva pur sempre la bella Avalon. Le nebbie  non erano cambiate affatto, lago o non lago in inverno era quasi impossibile sperare in una  serata  senza nebbia.

E poi li c’era la tomba di Arthur e Gwinevere. Ogni tanto andava ancora a trovarli, su, tra i resti dell’antica abbazia. La croce di piombo che segnava il luogo, quella che il fratello di Gwen aveva fatto per loro, era stata trafugata  da tempo e l’erba era cresciuta tra le  lastre  di granito che  i monaci dell’abazia avevano messo per  ricordarla, ma l’avrebbe  rintracciata anche  se si fosse trovata in mezzo al deserto.

 

Il primo ragazzo entrò in aula seguito quasi subito da un secondo; Martin si mise composto sulla sedia e riaccese il computer. Due ore e sarebbe finalmente tornato a casa, non vedeva l’ora.

 

 

 

 

 

 

Piccoli appunti post capitolo.

La  città di Caerleon nella  Galles meridionale è considerata  assieme aTintagel, Viroconium, Gateshead e Colchester, una  delle più probabili locazioni  di Camelot.

Per quanto teorie dicono che Colchester sia la  più probabile  e che  il suo nome  derivi proprio da Camelot collocherebbe  la  città di re Artù  in una  regione  differente da quella  descritta nei più antichi libri che  narrano del re e dei cavalieri della tavola rotonda.

Il castello di Tintagel per quanto splendido e di mia preferenza sorse solo dopo l’anno 1000 e questo lo esclude, ahi me.

Ho scelto, quindi, Caerleon per i bellissimi resti del castello e dell’ anfiteatro che  dicono abbia dato il via alla leggenda della tavola rotonda.

Google aiuta e queste immagini  potrebbero aiutarvi. http://www.google.it/search?q=Caerleon&rls=com.microsoft:it:IE-SearchBox&oe=UTF-8&rlz=1I7RNRN_it&redir_esc=&um=1&ie=UTF-8&tbm=isch&source=og&sa=N&hl=it&tab=wi&biw=1280&bih=497

 

Per Avalon,invece la  scelta è stata  più razionale. E basata su dati dalle ricerche  scientifiche.

Glastonbury durante il periodo arturiano era davvero sommersa quasi del tutto dalle acque  del lago e dalle  paludi che  sono state poi riassorbite non so bene  in quel epoca.

A Glastonbury sono legate  tantissime leggende legate anche  a santi cristiani e si  intrecciano senza problemi alle  vicende arturiane questo sito http://www.cerchinelgrano.info/glastonbury.htm potrebbe esservi d’aiuto(anche se v’interessano i cerchi nel grano, cosa che  li intorno sembrano apparire frequentemente ).

Tra  le  rovine  dell’abazia c’è davvero la  presunta tomba di Artù e Ginevra, fu scoperta durante i lavori di ricostruzione  della  chiesa costruita  sopra ad essa ed andata  a fuoco nel XII secolo. I muratori scoprirono  una  croce tombale  di piombo su cui era inciso "Hic iacet inclitus Rex Arturius in insula Avalonia" (Qui nell'isola di Avalonia è sepolto il famoso re Artù); la  croce sfortunatamente  è andata perduta ma  la tomba esiste  ancora, è sopravvissuta alla distruzione dell’abazia nel 1539 ed è tuttora visitabile.

 

Ovviamente  tutto si basa su leggende e sui riscontri che  hanno nell’epoca attuale.

Le somiglianze tra  l’isola di Avalon e Glastonbury sono parecchie e se diamo ascolto alla  leggenda Artù morì e fu sepolto proprio ad Avalon.   Nel regno unito ci sono 4 o 5 diverse presunte tombe d’Artù ma  a mio parere questa  a Glastonbury è quella che s’avvicina di più ad essere quella  vera.(tral’altroè stata  aperta ed all’interno sono stati trovati i resti di un uomo di 2 metri e 40  e di una  donna  dalla lunga  treccia).

 

Grazie  ancora per aver letto e scusate la  lunghezza dell’appunto.

Spero in qualche commento, anche  piccolo piccolo.

 

Al prossimo capitolo , sperando di riuscire a scriverlo appena dato l’esame  del 2 settembre.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Ebbene  non state  avendo un allucinazione  finalmente c’è il secondo capitolo in verità era già terminato due settimane fa ma  giovedì la  mia beta  è stata così gentile  da dirmi che  non aveva più tempo per correggere le mie fic T___T. Sigh. Quindi tutti i miei ringraziamenti a emychan che  è stata così gentile  da farmi fa beta / si inginocchia ai suoi piedi/ infinite  grazie !

Ebbene ecco i ringraziamenti d’obbligo e che  per me  è un grande piacere ed onore fare:

a  elfin emrys (senza cui il primo capitolo sarebbe  stato un orrore pieno di  errori), Yaoithebest,  simplymyself,  ChibiGaara,  Miki87,  esther98 ed emychan per aver recensito il primo capitolo ed a speranza che  poverina  temeva io abbandonassi la  storia =) come  buona  partedi tutti immagino;

a erol89 che  l’ha  messa tra le  ricordate ed infine a alucard51, Betta90, capricorno24, cassy_star, Chiby Rie_chan, denverhight, Didolatan, emychan, esther98, Il_Genio_del_Male, joey_ms_86, Lan, Lily 4ever, Lolo19, niwa, SilviAngel, speranza, Wrong e Yaoithebest  per averla  messa tra le  seguite.

Quando ho scritto il primo capitolo mai avrei pensato di  vedere così tanta gente interessata. GRAZIE.

Scusate ancora il ritardo, ma  ho seriamente rischiato di rimare al primo anno di università e la  ripresa è stata  pesante  T_T.

 

 

 

 

 

Ancora

 

 

 

 

 

Merlin rimase per qualche istante a guardare il disegno appena finito. Stando attento a non inclinarlo troppo lo spostò più vicino alla finestra leggermente aperta, così da farlo asciugare più velocemente.

L’acquarello ritraeva Kilgharrah che incendiava Camelot con il suo alito di fuoco mentre un gruppo di cavalieri tentava di abbatterlo. La linea decisa della biro a sfera definiva i margini dei personaggi e delimitava i colori. Sfiorò uno degli angoli del foglio, dove il colore era già asciutto, la carta porosa e ruvida per un istante gli ricordò le pergamene e i vecchi libri del suo mentore.

Si riscosse in fretta.

Non aveva più voglia di dipingere per quel giorno e mancava ancora molto al tramonto: aveva tempo per andare a portare i suoi saluti alle spoglie di Arthur.

Si recò all’abazia in bicicletta, incurante dell’aria gelida di metà novembre che filtrava attraverso la sciarpa e il pesante cappotto.

Uscì velocemente da Pendragon Park  svoltando in St. Dunstan's Close, da lì fino a Manor House Rd, percorrendo poi tutta The Archers Way finendo su High St e da lì, finalmente, in Magdalene St.

Il tragitto durava meno di dieci minuti in bicicletta, ma fu più che sufficiente a congelargli le mani. Si maledì per non aver messo i guanti.

Entrò di corsa nella hall, dopo aver abbandonato la vecchia bici contro un muro, e salutò Victor, l’anziano dall’aria scontrosa alla reception.

«Era tanto che non ti facevi vivo da queste parti» gli disse in tono quasi accusatorio . Martin sorrise e alzò lievemente le spalle « Ho perso la nozione del tempo» sospirò sorridendo «Non c’è molta gente vedo.»

«Lo sai anche tu» sbuffò l’anziano «Ad agosto ci sono stranieri ovunque per il festival, non c’è tregua, e poi, sa settembre in poi, sembra che nessuno riesca a reggere la temperatura dell’Inghilterra. Bah. E tu? Vuoi farti un giro dentro?» chiese indicando con la testa la direzione dell’abazia.

«Già» sorrise il mago «Era tanto che non venivo a portare i miei omaggi al grande Re» scherzò.

«Prima o poi dovrai deciderti a pagarle queste entrate a scrocco» borbottò l’uomo, come se non bastasse il suo lavorare gratis per loro praticamente per tutto agosto.

Martin rise e s’incamminò verso l’ingresso.

Il parco era deserto, gli alberi quasi del tutto spogli e l’erba leggermente ingiallita, rendevano il luogo ancora più malinconico, ma nella calda luce del tramonto tutto sembrava più vivo. Le vecchie pietre sembravano quasi emanare calore.

Passò oltre le prime rovine, quelle della chiesa principale, attento a passare solo in zone soleggiate così da recuperare un po’ di calore.

Arrivò in fretta alla tomba. L’erba cominciava a farsi più rada; era umida e gli bagnò le scarpe e l’orlo dei pantaloni. Non se ne curò. Rimase in piedi davanti al riquadro marmoreo senza aspettarsi nulla. Nell’arco dei secoli quel posto era l’unico in cui gli era parso di sentire vicino lo spirito di Arthur, per quanto sapesse che non era possibile.

«Merlin!»

Martin alzò la testa di scatto cercando la fonte di quella voce infantile e conosciuta. Quando la trovò, sorrise.

Un ragazzino biondo con enormi occhi nocciola correva verso di lui dall’ingresso del parco. Si fermò a pochi passi con un broncio adorabile.

«Andrew» sorrise avvicinandosi a lui «Come mai qui?»

«Ti ho visto passare dalla finestra di casa» spiegò prima di accentuare automaticamente il broncio «Quante volte ancora dovrò chiederti di chiamarmi Gwaine almeno quando siamo da soli? »

« Dipende. Io quante volte dovrò dirti di chiamarmi Martin?»

«All’infinito, immagino» sogghignò Gwaine «Qualunque sia il tuo aspetto tu sei e rimarrai sempre Merlin» continuò. Martin scosse la testa con aria ilare e sconsolata allo stesso tempo.

«Ancora mi chiedo» proseguì il più piccolo «Per quale astruso motivo continui a cambiare aspetto. Va bene dover ricominciare da capo e dover cambiare età ogni volta che ti uccidono. Non fare quella  faccia. Lo so che ti fai ammazzare, se nonlo facesi saresti ancora con il tuo corpo originario, non credere che non lo sappia. Mordred ha la lingua lunga e adora vantarsi delle sue conoscenze sulla magia. Però, insomma, dovresti mantenere il tuo aspetto fisico, tu che puoi! A me è perfino toccato rinascere donna un paio di volte!»

Merlin scosse la testa e non rispose. Quante volte aveva già sentito quello sproloquio? Certo non sapeva che era stato quella vipera di Mordred a spifferare tutto. Avrebbe dovuto fargli un bel discorso uno di quei giorni, in università.

«Ho una notizia per te» lo riscosse Gwaine «Ieri ero al parco con Percival, lo sai che frequenta la mia stessa scuola? Ha due anni più di me. Ma, tornando all’argomento principale, al bar lì di fronte c’erano Morgana e quell’idiota di Agravine.»

Merlin lo guardò stranito.

«Ci credi che quella carogna ha un figlio che viene in classe con me? In ogni caso stavano parlando di Arthur.»

Il mago si fece più attento.

«Dicevano qualcosa su una loro vendetta e di farlo sentire in colpa per secoli. Dovresti parlarne con Mordred. Sicuramente  non è un nostro alleato, ma, di certo, non sta dalla parte di Morgana. In più dubito che si stia divertendo a continuare a reincarnarsi. È stressante per voi maghi. Noi quantomeno dimentichiamo, ma voi…» Gwaine si morse la lingua maledicendosi.

«Se ciò che dici è vero, dietro tutto questo c’è Morgana e io come un idiota non me ne sono mai accorto. Come ho fatto a non pensarci? È vero che non l’ho vista spesso in questi secoli, ma da qui a non accorgersi del suo piano… mi sento un idiota.»

Gwaine qui prese una mano tra le sue. «Ehi. Nessuno di noi ci ha mai pensato. Non sei un idiota, non lo sei mai stato. Usciamo da qui. Oramai starà per chiudere.»

Il mago asserì con un movimento della testa e s’incamminò con lui verso l’uscita.

Si fermarono in un bar a prendere una cioccolata e si salutarono. Andrew riuscì a strappargli la promessa di passare a salutare Percival.

Ripresa la vecchia bicicletta, Martin, si riavviò verso casa.

Corse alla libreria e rispolverò i vecchi libri d’incantesimi. Doveva prepararsi.

Doveva riprendere il controllo dei suoi poteri, doveva tornare ad essere il più potente mago della storia, e doveva farlo in fretta.

Se tutto ciò che aveva detto Andrew era vero, quello era l’inizio di una guerra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccoli appunti post capitolo.

Tutti i posti che  ho nominato sono realmente  esistenti … anche se non li ho mai visitati (anche  se andarci e uno degli obbiettivi della  mia vita >W< ).

Mi sembrava abbastanza carino mandare Merlin a vivere a “Pendragon Park” (tra  l’altro è una  zona  piuttosto carina U_U). Insomma  un modo come  un altro per tenerlo legato ad Arthur (che  ancora non si fa vivo /si sentono  lamenti dentro da dentro l’armadio/  chissà se si farà rivedere presto^_^… /i rumori aumentano/).

http://www.glastonburyabbey.com/  <- questo è il sito ufficiale  dell’abazia  di Glastonbury.  Se vi va date un occhiata  alla  gallery ha  delle  foto splendide soprattutto quelle  invernali con la  neve, in alternativa c’è sempre google  che  aiuta  e ha  foto decisamente più sceniche : http://www.google.it/search?hl=it&q=abbazia+glastonbury&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&biw=1280&bih=562&um=1&ie=UTF-8&tbm=isch&source=og&sa=N&tab=wi#q=abbazia+glastonbury&um=1&hl=it&sa=N&tbm=isch&fp=1&biw=1280&bih=605&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.,cf.osb&cad=b

 

Il festival a cui Victor fa riferimento  è il Glastonbury Festival of Contemporary Performing Arts.

E’un festival musicale e di spettacolo che si tiene a Pilton, a circa 10 km da Glastonbury . Il festival è conosciuto soprattutto per la sua musica, ma non sono da trascurare gli elementi relativi alla danza, al teatro, al circo e altre forme d'arte.

L'edizione 2011 si è tenuta dal 22 al 26 giugno. I 130000 biglietti disponibili sono stati esauriti dopo 4 ore dall'inizio della vendita, il 3 ottobre 2010.

°_° Incredibile  eh  però sarebbe  bello andarci prima o poi XD

Anche se il tutto può risultare … beh un po’… come dire … soffocante? -> http://spectacleart.com/New_2001_pics/Glastonbury-site-.jpg

 

Sfortunatamente non posso mettere più appunti di così o rischierei di anticipare troppo. Il prossimo capitolo ne  metterò di più ^_^.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Corto , infinitamente corto... ma è pur sempre un nuovo capitolo, il prossimo non arriverà tanto presto, mi spiace. Non ho molto tempo con la tesi... e i maledetti tirocini in ospedale. Ma farò del mio meglio.. non ho nemmeno anedoti interessanti da lasciarvi. Scusatemi. Sia per la mia prolungata assenza, sia per la scarsa lunghessa del capitolo. Per non parlare della mancanza di anedoti e/o curiosità. / si prostra in ginocchio sui ceci/. Spero continuiate a seguirmi =).

Alle solite non è betato. Sarà pieno di errori , già lo sento....

grazie a tutti quelli cone hanno letto, commentato,messo tra preferiti ricordati e seguiti gli scorsi capitoli e a tutti quelli che avranno ancora la pazienza di continuare a seguire le mie storie. =)


ANCORA


Merlin ansimava. Il fiato che si condensava in fitte nuvole bianche davanti ai suoi occhi; sentiva il sangue scorrere e pulsare nelle orecchie così forte da coprire ogni altro suono. Se ne stava con le gambe divaricate e le ginocchia piegate, una mano su una di esse, per reggersi e l’altra ancora tesa davanti a se.

Barcollò leggermente e fece un mezzo passo avanti per non cadere.

Mordred, di fronte a lui a distanza di qualche metro , non era messo tanto meglio, ma continuava a guardarlo con arroganza senza accennare ad arretrare o a lascarsi cadere.

Si guardò attorno. Il campo era devastato: buche profonde e bruciature tappezzavano l’intero appezzamento; c’era solo da ringraziare che il grano era già stato raccolto da tempo, e che il campo era abbastanza distante dalla città e da strade trafficate dove i loro incantesimi avrebbero potuto attirare fin troppa attenzione.

Sentì un tonfo sordo e si girò verso il ragazzo dagli occhi grigi. Mordred si era lasciato cadere a terra e gemeva per il contatto tra la schiena sudata e la terra coperta di brina.

Alla poca luce della luna sembrava ancora più pallido del solito. Merlin, avvicinandosi a lui, pronunciò un incantesimo veloce per avere una piccola sfera di luce per poterlo guardare meglio.

«Spiegami» ansimò il più piccolo «Come diavolo fai ad avere ancora energia per reggenti in piedi e addirittura fare un incantesimo» .

Merlin sorrise «non ne ho idea. Me ne sorprendo anche io» sussurrò sedendosi al suo fianco.

La terra era dura e gelida. Sentiva la brina sciogliersi e penetrare nei suoi jeans. Piano si stava alzando la nebbia, la vedeva, appena due dita sopra il campo, scivolare sinuosa e coprire il loro “campo di battaglia” come un sudario. Sopra di loro le stelle brillavano pallide, così diverse da quando avevano vissuto per la prima volta. L’aria sporca e le luci rendevano dannatamente difficile vederle, figuriamoci leggerci il futuro come si faceva secoli prima.

Anche Mordred si guardava attorno. Sembrava piuttosto sorpreso dello stato penoso in cui avevano ridotto il campo. «Per fortuna» disse con tono vagamente ilare «Che eri fuori allenamento. Se eri allenato cosa facevi? Mi distruggevi in due minuti netti? »

Il più grande sorrise mesto «Guarda che sono davvero fuori allenamento. Oramai uso i miei incantesimi solo per fare i lavori di casa».

Il castano al suo fianco lo guardò indignato. «Ti prego.» Sibilò assottigliando lo sguardo «Dimmi che stai scherzando» Merlin si limitò a guardarlo con un messo sorriso sulle labbra, ed il più piccolo roteò.

«Oh, dea madre!» sospirò esasperato «ma tu dov’eri quando la dea ha distribuito l’intelligenza e il buonsenso,eh? Dei! Sei il più grande stregone di tutti i tempi . Mi hai praticamente distrutto questa sera ed era una vita, letteralmente, che non usi la magia mentre io una vita che mi alleno per migliorare a mia. E tu che fai? Usi la magia solo per fare le pulizie domestiche?!»

Merlin era sicuro che se solo ne avesse avuto la forza, il più giovane, l’avrebbe fulminato all’istante.

A riportarli alla realtà ci pensò il campanile che in lontananza batté l’una e mezza.

«Abbiamo fatto tardi.» sospirò Mordred «Il dormitorio sarà chiuso oramai.»

«Puoi venire da me» offrì il più grande alzandosi lentamente e, nonostante tutto, sentendo i muscoli protestare.

«Vada per casa tua»

Mordred avanzò sul vialetto con circospezione, annusando l'aria e guardandosi attorno quasi s'aspettasse un imboscata.

Entrò in casa facendo il minimo rumore possibile e lasciando la porta aperta dietro di se ad avere una via di fuga in caso di necessità.

Merlin non disse nulla e si diresse alla cucina. «Vuoi dell’acqua?» Chiese cominciando a trafficare con il frigorifero e la credenza con i bicchieri. Mordred non rispose, ma Merlin lo sentì chiudere la porta e avviarsi alla cucina.

Bevvero più o meno mezzo litro d’acqua a testa, svuotando i bicchieri a grossi sorsi. Rimasero seduti al tavolo per diversi minuti, guardando il vuoto. Il tonfo della testa di Merlin che colpiva il tavolo di legno chiaro riportò Mordred alla realtà. Merlin sentiva i suoi occhi grigi puntati su di lui.

«ho pensato qualcosa che non approveresti.» dichiarò calmo come spiegazione. Mordred non parlò ed il più grande lo prese come un silenzioso invito a parlare. «Ho pensato che se Uther non fosse stato così idiota nella sua ignoranza della magia noi saremmo potuti essere amici.»

Mordred storse il naso «Hai ragione non approvo.» prese un lungo e teatrale respiro «Ciononostante, penso tu abbia ragione».

Merlin sgranò gli occhi e lo guardò con aria stralunata, poi entrambi scoppiarono a ridere.




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