It's dangerous if you stay here, with me.

di dis0bey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Chapter one. ***
Capitolo 3: *** Chapter two. ***
Capitolo 4: *** Chapter three. ***
Capitolo 5: *** Chapter four. ***
Capitolo 6: *** Chapter five. ***
Capitolo 7: *** Chapter six. ***
Capitolo 8: *** Chapter seven. ***
Capitolo 9: *** Chapter eight. ***
Capitolo 10: *** chapter nine. ***
Capitolo 11: *** Chapter ten. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


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Prologo.





7 aprile 2004, miranda’s pov.

“Justin! Miranda! Non allontanatevi, lì passano le auto!” la giovane mamma di Justin, era seduta in compagnia della mia su una panchina a chiacchierare delle solite cose da donne mamme, mentre io e Justin ci rincorrevamo nel parco, ormai persi nel boschetto adiacente ad esso.

“Sei una frana, non riesci nemmeno a correre!” ero piegata in due su me stessa, quella corsa mi aveva stancato, con la lingua a penzoloni seguì Justin che non si stancava mai, e mi dava della frana nonostante lo seguissi dappetutto... quella specie babbuino con un casco di banane.

“Non sono una frana! Sei tu che sembri uscito da Dragon Ball e non ti stanchi mai, idiota!” gli urlai contro sfinita.

“Come mi hai chiamato? Stupida bambina, me la paghi!” si voltò e mi venne contro, si gettò letteralmente su di me, e cominciammo a rotolare per picchiarci, quando finimmo in una siepe e ci ritrovammo fuori dal parco, sul marciapiede.

“Vedi cosa hai fatto? Justin hai 10 anni, non 5!” mi alzai cercando di mettermi in ordine il vestitino, ormai completamente segnato da macchie di fango.

“Oddio Miranda, guarda!” alzai lo sguardo e notai che Justin indicava un negozio di giocattoli, misi a fuoco l'immagine di quel grande edificio dalle mura colorate, e ricordai che era il più grande negozio di giocattoli del Canada, vetrine enormi che contenevano piccole città, aerei, treni, robot, bambole, una cosa pazzesca!

“Andiamo?” mi rivolse uno di quegli sguardi che avrebbe convinto anche il diavolo.

“Ma non sappiamo attraversare da soli Justin, dai torniamo indietro e ci facciamo portare dalla mamma!” lo presi per la manica del maglioncino blu che indossava e cercai di trascinarlo indietro, ma lui essendo più forte di me, e anche più testardo, mi tirò con lui per strada.

“JUSTIN! MIRANDA! ATTENTI! UNA…”  le ultime parole che le mie orecchie sentirono, la mano di Justin stretta alla mia fu l’ultima cosa che i miei occhi videro e poi notte..buio e silenzio.

1 marzo 2010, justin’s pov.


“Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanto auguri a Justin, tanti auguri a te!” partì un’applauso generale, e io spensi quelle stupide candele, su quella stupida torta, durante quella stupida festa, di quello stupido compleanno, dell'anno duemila-schifo-e-qualcosa.

“E la torta a me!” il mio migliore amico venne vicino a me, e mi tirò la guancia per prendermi in giro, probabilmente, poichè mia madre lo faceva in continuazione..quel bastardo coglione.

“Come è cresciuto il mio piccolino! Sedici anni, non ci credo!” fulminai mia madre, che si avvicinava a me per rendermi partecipe ad una delle sue stupide inutili prove d'affetto.

“Mamma non chiamarmi piccolino, ho 16 anni cazzo!” mi allontanai da lei che continuava spinta dall'amore, e dalla testardaggine, a provare ad abbracciarmi, mentre notai Chaz Somers ridere come una foca per la scenetta a cui assisteva.

“Ehi, ehi niente dimostrazioni di affetto!” indietreggiai ancora, fino ad incontrare il muro.

“Non sei più il mio piccolino, ok lo capisco!” balbettò qualcos’altro molto simile ad un 'Scusa, non lo faccio più' e andò dai miei zii che stavano bevendo qualcosa di forte e..canadese.

“Chaz, pensi che possiamo scappare di nascosto e andare da Miranda?” guardai il mio amico di soppiatto da sotto il ciuffo biondo che ormai mi copriva persino gli occhi.

“E lo chiedi anche? Andiamo brò!” ecco perchè amavo volevo bene a Chaz, mi capiva sempre, e mi supportava ogni cosa facessi, anche se era una grande cazzata, quindi nemmeno il tempo di dirlo, che eravamo già sulle nostre biciclette pedalando come due coglioni che cercavano di scappare dalla morte, e da lei era difficile scappare, e io lo sapevo bene..

*


“Siamo arrivati!” lasciammo le biciclette vicino le siepi adiacenti all'entrata, e accedemmo all'interno il grande palazzo.

“Justin! Non mi aspettavo di vederti anche oggi, proprio il giorno del tuo compleanno, auguri!” la vecchia signora in bianco, che sedeva sempre su quella sedia, e che sembrava non muoversi mai, si alzò e mi abbracciò, per poi baciarmi la fronte dolcemente, come solo una 'nonna' sapeva fare, e a lei non vietavo queste dimostrazioni, non meritava di conoscere l'aspetto di me bastardo, stronzo e cinico, assieme a Chaz in questi anni mi era stata a fianco, ed era l'unica che aveva assistito ai miei sfoghi, quelli peggiori, quelli che finivano silenziosamente, con il viso bagnato.

“Grazie signora Reece, ora vado da Miranda, scusatemi!” le feci un gran sorriso, e trovando una scusa velocemente, mi liberai dal suo abbraccio e percorsi il lungo corridoio vuoto, con Chaz alle spalle che non proferiva parola, sapeva che non amavo essere interrotto quando pensavo, quindi terminai fuori ad una porta bianca, come il resto del palazzo del resto, e fissai la targa dorata che era stata appesa tempo fa.

‘Stanza 109, Miranda Acacia Lewis.’

Abbassai la maniglia della porta e la aprì lentamente per non far troppo rumore, era strano essere premuroso, io ero un tipo casa, piazza Kennedy, casa, piazza Kennedy, e raramente ci capitava in mezzo la scuola, quindi non ero per niente un tipo premuroso, o affettuoso.

“Brò, ti aspetto qui!” Chaz si stese sulle poltroncine di fronte la stanza 109, e come sempre non mi negò quella poca intimità che potevo avere con la mia biondina, quando chiusi la porta e mi voltai verso Miranda la trovai beatamente addormentata, ormai era inutile sperare di trovarla sveglia la mia principessa, era una dormigliona, ormai erano 6 anni che dormiva







~ writer's corner ~

potrei scrivere chilometri nel mio spazio, ma non voglio rovinarvi niente, 
questa ff è diversa dalle altre, non lo dico con tono di presunzione o superiorità, ma come dato di fatto
per quanto l'inizio sia banale, tutta questa 'banalità' la perderemo andando avanti nella storia,
quindi vi lascio con il dubbio.
inoltre spero vi piaccia leggere, perchè i successivi capitoli saranno DANNATAMENTE lunghi,
vorrei dividerli, ma per far apprezzare meglio l'intera ff ho deciso di lasciarli immutati, sperando che a voi mie piccole bambine piaccia.
E' a raiting rosso, per alcune scene spinte, e per altre cose che vedrete col passare dei capitoli, per ora
vi lascio davvero.
xx

 

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Capitolo 2
*** Chapter one. ***





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1.



 

 

 


1 marzo 2010, justin's pov.

“Signorino Justin, cosa ci fa qui?” l’infermiera entrò, e sorpresa nel vedermi rimase sull’uscio della porta.

“La mia visita quotidiana signora, comunque non urli Miranda dorme” tornai a sistemarle i fiori sul comodino di fianco al suo letto, cambiai l’acqua alle rose che le avevo portato due giorni prima e poi tornai a sedermi sulla sedia vicina al letto.

“E’ il tuo compleanno, dovresti essere con la tua famiglia almeno oggi Justin, apri gli occhi ragazzo, non c’è speranza, sono 6 anni che è in coma, a meno che Dio non faccia un miracolo, quest’angelo non si sveglierà, ora torna a casa, e non fare deviazioni!” arrivò lentamente vicino a me e mi strattonò, non volevo sentire quelle parole, anche se era la realtà, Miranda era in coma a causa mia, della mia negligenza, porca troia.

“Lei che ne sa? Sa come ci si sente a svegliarsi ogni giorno e sentirsi addosso il peso di un assassino? Io ho ucciso Miranda, io l’ho costretta ad attraversare la strada 6 anni fa, lei non capisce, nessuno può capire, io le devo la vita, perché se non mi avesse spinto la macchina avrebbe mandato in coma me e non lei! Vedete quel sorriso? Non posso svegliarla e chiederle cosa sta sognando, non conoscerò mai il motivo per cui sorride nel sonno! E non si preoccupi, ora me ne vado, ma farò una lunga deviazione! E sapete cosa vi dico? La vita è mia, e la prossima volta che sarò qui, non entrate in questa fottuta stanza, ok?” mi alzai scaraventando la poltroncina su cui sedevo dall’altro lato della stanza, e mentre uscivo dalla porta della stanza 109 sentì la vecchia donna dire: ‘Ti rovinerai solamente così, hai 16 anni Justin!’.

“Chaz, togliamo le tende, ci aspettano in piazza Kennedy!” il mio amico moro non si alzò dalle poltrone, continuò a far finta di dormire.

“Stasera passo, l’altro giorno tornai a casa stra-fatto, mia madre dubita Justin e non voglio finire nei guai!” si alzò tirandosi su i pantaloni e mi guardò da sotto la visiera del cappello degli yankees.

“Fanculo Chaz!” lo mandai a quel paese alzando il dito medio e senza ascoltarlo me ne andai, deluso da lui e ferito dalle parole dell'infermiera che mi avevano scosso più di quanto dessi a vedere, maledetta vecchia, salì in sella alla mia stupida bicicletta e corsi fino a piazza Kennedy, più veloce di quanto dovevo, il vento pressava contro il mio volto, ma fanculo anche a lui, io avevo bisogno di farmi una spada, in quel momento esatto, e nemmeno il tempo di mettere a fuoco quella mia voglia di droga nelle vene, che mi ritrovai in piazza Kennedy, la piazza dello spaccio per eccellenza, e la mia piazza.

“Justin Bieber ci onora della sua presenza! Un applauso amici, il biondo ragazzo tutto casa e chiesa è tornato a trovarci!” mi voltai alle spalle e trovai Darek, che non solo era un mio caro amico, ma anche un mio socio in affari quando si parlava di droga, però in quel momento era stra-fatto, non riuscivo nemmeno ad immaginare quanta droga gli circolasse nel corpo, e non connetteva il già minuscolo cervello alla sua enorme bocca, cosa che però capitava anche quando non era fatto.

“Derek, brutto bastardo, sei più fatto di quella cagna di Melanie la settimana scorsa, vai a casa qui me ne occupo io” scesi dalla bicicletta, che lasciai cadere ai miei piedi, e lo spintonai verso il motel che si trovava in piazza e in cui viveva, lo lasciai fuori il portellone girevole e aspettai che entrasse, io odiavo quelle porte di vetro, erano così..invisibili, finivo sempre per sbatterci contro.

“Justin!” mi voltai e trovai Marcus, non era ne il mio socio, ne mio amico, ma un'ottimo braccio destro, e notai che portava un piccola bustina, che mi porse.

“Cosa è questa?” la afferrai tra le mani.

“Immaginavo ti volessi sparare una spada, quando vieni qui finisci sempre per fartene una” mi sorrise e io gli diedi una pacca sulla spalla.

“Resta qui di guardia, io vado lì a farmela” gli indicai un'angolino appartato, e poi mi ci avviai, nel mentre notai quanta gente c’era quella sera, mi sentivo meno solo, meno malato di mente.
Mi sedetti per terra e aprì la busta con l’occorrente, alzai la manica della maglia e arrotolai il tubicino di silicone intorno il braccio tanto forse da far risaltare le vene, e nemmeno il tempo di pensare a quale fosse la vena giusta, che la droga stava penetrando nelle mie vene, rilasciata da quella siringa che sembrava non finire mai.



 

12 marzo 2010,  justin’s pov.


“Miranda, mi dispiace!” camminavo per la stanza con le lacrime agli occhi, senza rendermi conto del perché, anzi il perchè lo conoscevo, ma come ogni errore che mi riducevo a compiere, me ne accorgevo fin troppo tardi.
“Non volevo, ti avevo giurato di smettere con la droga, ma niente va bene, dal giro non si esce così facilmente, mi sento una feccia umana, non mi importa di nessuno tranne di te, in questo momento, in realtà vorrei tanto tornare a casa senza dover ascoltare mia madre piangere perchè è delusa dal figlio che sono..ma basta parlare di me, tu come stai? Ci sono anche io nei tuoi sogni, vero? - le accarezzai il volto, spostandole una ciocca bonda dietro l'orecchio. - Hai 17 anni principessa, e sei anni li hai passati in questo letto, per colpa mia.. perché volevo quel fottutissimo robot del cazzo? In realtà ne avevo uno identico, volevo soltanto portarti a vedere quel negozio, tu non ci eri mai stata, vero? Porco Giuda, mi dispiace amore mio, ma ora è meglio che esca anche io da questa stanza per un po’ di tempo, non starò via per sempre, solo per qualche tempo.. ti voglio bene” baciai la fronte bianca e tiepida di Miranda e lasciai quella stanza, sicuro di non averci fatto ritorno per molto tempo.





~ writer's corner ~

vi avevo promesso un capitolo lungo, in realtà avendo già
scritto i primi 10 capitoli avevo dimenticato che i capitoli DAVVERO lunghi 
inizieranno al capitolo 3, perchè il 2 non è molto lungo, ma come dice la mia professoressa d'italiano:
''non importa la lunghezza del tuo tema, ma il suo contenuto''.
volevo ringraziare chi ha aggiunto tra i preferiti, i seguiti e i ricordato la storia,
ora vado a rispondere alle 5 recensioni (che ho AMATO!), sperando che vi è piaciuto il capitolo, non ho molto
da dire visto che siamo sempre ai primi capitoli e la storia ancora non è cominciata.
xx

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Capitolo 3
*** Chapter two. ***





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2.


 



19 luglio 2012, justin’s pov.

(ore, 11:05 am)




Il sole aveva fatto diventare la mia Range Rover un forno, al diavolo l’aria condizionata che non andava, dovevo portare anche a far vedere questo catorcio di centinaia di migliaia di dollari, spalancai i finestrini.

“Amore mio!” Jude entrò nella macchina sbattendo così forte la portiera da portarsela dietro.

“Manco l’avessi pagata tu questa macchina eh!” le guardai di sfuggita le gambe tatuate e poi misi in moto e partì, facendo da 0 a 67 km/h in meno di due secondi.

“Fanculo Drew, tieni più a questa macchina che a me, come sei materialista!” mi disse lanciando la sua stupida borsa borchiata sui sediolini dietro.

“Non chiamarmi Drew, sai quanto lo odio” svoltai per intraprendere la strada che portava all’autostrada.

“E tu non sai quanto ti amo, comunque io ho portato almeno un chilo di roba, tu?” mi sfiorò la mano che tenevo poggiata sulle marce e io sorrisi.

“Ci divertiremo molto, questi giorni!” la guardai e nemmeno il tempo di pensarci che fui costretto ad accostare visto che la piccola ragazza tatuata si avventò su di me.



 

19 luglio 2012, miranda’s pov.


(ore, 3:29 pm)


“Buongiorno piccola Miranda, in realtà non così tanto piccola - rise. - come sei cresciuta in questi anni, sei una principessa” era la voce dell’infermiera, la sentivo, riuscivo a sentire la sua voce da donna matura, ma perché non riuscivo ad aprire gli occhi, perché?
Volevo muovermi, cavolo! Dio non illudermi, ti prego, ho bisogno di alzarmi e vivere la mia vita, non privarmi di qualcosa che tu stesso mi hai donato.

“Oh ciao Charles!”

“Signora Reece, cosa ci fa qui?” era la voce di un’uomo questa, chi era? Oddio, volevo urlare di gioia, riuscivo a sentire, riuscivo a capire cosa dicevano quelle persone.

“Sono venuta a controllare come stava la piccola Miranda, sono due anni che è sola” sospirò, era come..dispiaciuta?

“E’ sparito anche il suo amico? Non ricordo proprio il suo nome”

“Si Charles, è sparito anche Justin..l’ho visto l’ultima volta due anni fa, se ne andò piangendo da questa stanza, era..distrutto, poi non so che cosa abbia fatto, ho sentito dire che sia andato sulla brutta strada, roba brutta e pesante, e questa povera bambina è rimasta sola, sua madre è andata via l’anno scorso, però c’è qualcuno che continua a pagarle le cure e non sappiamo chi sia, ma non so per quanto tempo potrà rimanere” Justin è vivo, non è morto.. ero riuscita a salvarlo, ma mi ero uccisa io, al diavolo, l’importante è che lui stava bene, ma dov’era? Mi aveva giurato che non mi avrebbe mai lasciato, perché è sparito? Cattiva strada? Cosa succedeva? Cavolo, doveva essere in guai seri quello stupido ragazzino biondo montato.
“Mi dispiace, ma ora è meglio che andiamo signora Reece” quell’uomo era come..nervoso.

Bip, bip, bip, bip…

Cosa cavolo erano quei rumori snervanti? Andavano a una velocità impressionante, cazzo, sarà qualche stronzata di questi medici..

“Charles guarda il battito cardiaco!”

Il battito cardiaco? Il mio cuore, oddio, sentivo che andava velocissimo, mi sentivo a mano a mano le parti del corpo..riuscivo a muovere le dita, cosa cavolo succedeva? Una luce accecante mi fece stringere gli occhi, che poi lentamente aprì.

“SI STA SVEGLIANDO, CHARLES CAVOLO ECCOLA, CHARLES E’ VIVA, ODDIO CHARLES!” quella donna..piangeva? Cosa cavolo succede? Perché piange?

“Miranda mi senti, piccolina mi senti?” mentre vedevo tutto bianco, come un'alone di fumo, intravidi la sagoma nera, probabilmente di quella donna, avvicinarsi a me e afferrarmi la mano.

“Justin..” fù l’unica parola che pronuncia..

“Oddio Charles, chiama tutti i medici che trovi in giro, questo è un miracolo di Dio! Che sia ringraziato l’altissimo Signore dei Cieli! Sei sveglia piccola bambina, non riesco a crederci!” quando riuscì a focalizzare la figura della donna, vidi davanti a me una donna bassina e grassottella, con i capelli grigi raccolti in uno chignon e con un viso non troppo segnato dal tempo, inoltre aveva un camice bianco, era l’infermiera che sentivo parlare di Justin.

“Dove mi trovo?” mi guardavo intorno, senza capire dove ero..

“Sei a casa Miranda, sei a casa, non preoccuparti” mi strinse a sé, sentì il calore di un corpo umano avvolgersi a me, era una cosa spettacolare e una sensazione che ormai avevo dimenticato.

“In che anno siamo? Da quanto sono qui? Dov’è Justin? E ho fame!” la donna mi sorrise e mi diede una mano ad alzarmi meglio nel letto, quindi poggiai mi portai su sullo schienale.

“Siamo nel 2012 piccolina, hai dormito per 8 lunghi anni..non sappiamo dov’è, ma presto lo riporteremo qui! E ora vedremo cosa darti da mangiare, ora vado a vedere un po’, aspettami qui, immobile!” mi baciò la fronte e sparì e rimasi in quella stanza da sola, di nuovo..mi fissai le mani e il corpo che riuscivo a intravedere dalla posizione in cui mi trovo, avevo delle mani grandi, almeno rispetto a quelle di..otto anni fa, oddio quanto tempo ero rimasta in quello stato? Chi ero ormai? Una ragazza con un nome un’anima senza una famiglia..



 

19 luglio 2012, justin’s pov.

(ore, 6:57 pm)


“Oddio, vai così..” gli orgasmi di quella sconosciuta riempivano il cesso di quel motel sull’autostrada.

“Come ti chiami?” ma quanto parla questa? La penetrai con più violenza tanto da zittirla.

Justin..

Ma questa non era la voce di questa puttana, ma di..Miranda? Ma fanculo anche a lei, mi ha portato più problemi in questi due anni che altro, con quegli incubi del cazzo, avrò 365 giorni di sonno arretrato, stronza.

Drin, Drin, Drin..

Mi fermai un’attimo e afferrai l’iPhone dai miei pantaloni calati.

“Dai non smettere, dai gattino..” Come mi aveva chiamato? Si salvava solo perché faceva del buon sesso, tornai a spingere lievemente mentre fissavo lo schermo dell’iPhone che mostrava la foto di Chaz, col cazzo che ti rispondo grande figlio di puttana traditore.







~ writer's corner ~

e come al solito eccomi qui, con il secondo capitolo, che come
forse prevedeva qualcuno, finalmente Miranda apre gli occhi, e cosa fa?
chiede di Justin, non voglio rovinarvi nulla, ma non aspettatevi
una storia d'amore di quelle che ci sono nelle altre ff, dove dopo pochi problemi
i due si innamorano, qua per innamorarsi ce ne vorrà, e non è detto che succederà,
vi lascio con il dubbio, per scusarmi del fatto che i capitoli sono ancora brevi vi faccio uno spoiler.
Ah, quasi dimenticavo, RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE HANNO RECENSITO, STAVO PER PIANGERE DALLA GIOIA,
ovviamente ringrazio anche chi ha aggiunto tra i preferiti, i seguiti, ed i ricordati questa ff, vi amo ogni giorno di più.
xx



~
spoiler cap. 3


  “Niente ma, ho una sorpresa per te, c’è qualcuno che vuole vederti!” ogni mio muscolo si immobilizzò,
persino il cuore smise di battere per un periodo indefinito, era Justin? Non volevo illudermi, erano ormai 11 giorni che ero sveglia e che potevo muovermi e lui ancora non era uscito fuori, non volevo crederci che avrei rivisto il mio migliore amico, il sole che si trovava davanti ai miei occhi mi permise di vedere una sagoma di un ragazzo alto e snello che mi si avvicinava.

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Capitolo 4
*** Chapter three. ***


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3.



 



30 luglio 2012, miranda’s pov.


Era tutto così bianco in quest’ospedale, quasi lattiginoso, mi ricordava quel mondo che poco tempo fa ho lasciato. I letti, i divani, i muri, i camici, il mio vestitino persino! E che noia portare avanti questa sedia a rotelle, perché non ho qualcuno che mi porta in giro come quel vecchietto che è nella stanza vicino alla mia? Ah sì, io non ho nessuno.

“Miranda!” mi voltai sentendo la voce dell’infermiera Cassie.

“Signora Reece!” mi venne incontro e afferrò la mia sedia a rotelle e evitandomi altri sforzi mi trascinò fuori.

“Chiamami Cassie, Miranda quante volte devo dirtelo?”

“Si, ma..”

“Niente ma, ho una sorpresa per te, c’è qualcuno che vuole vederti!” ogni mio muscolo si immobilizzò, persino il cuore smise di battere per un periodo indefinito, era Justin? Non volevo illudermi, erano ormai 11 giorni che ero sveglia e che potevo muovermi e lui ancora non era uscito fuori, non volevo crederci che avrei rivisto il mio migliore amico, il sole che si trovava davanti ai miei occhi mi permise di vedere una sagoma di un ragazzo alto e snello che mi si avvicinava.

“Miranda, che sorpresa vederti” non era la voce di Justin, ma non mi spiegavo di chi diavolo era quella voce.

“Scusa, ma tu chi sei?” cercai di focalizzare l’immagine del ragazzo, ma il sole era troppo forte.

“Ah giusto, tu non ti ricordi di me, le poche volte che ci siamo visti tu..dormivi - il tatto è di sicuro il suo pezzo forte. - comunque mi chiamo Chaz, piacere di conoscerti Miranda” finalmente misi a fuoco l’immagine del ragazzo, era alto e bruno, la sua fronte era un mistero poiché coperta da un lungo ciuffo, aveva un bel sorriso di quelli contagiosi, e dei begli occhi, era un bel ragazzo tutto sommato, e non mi dispiaceva così tanto vederlo qui.

Ma non è Justin. Non potresti zittire per una buona volta coscienza?

“Piacere mio, scusa la domanda..ma come fai a conoscermi?” Era una domanda leggittima, quel ragazzo a me conosciuto, sembrava conoscermi e oltretutto era venuto a trovarmi, ma perchè?

“Ah giusto, io ero amico di Justin!” perché ogni volta che sentivo il suo nome mi sentivo un nodo in gola così forte che per sciogliersi avevo solo bisogno di piangere?

“Justin? E sai dov’è?” cominciai a torturarmi le mani, ansiosa del sapere cosa succedesse al mio biondo.

“Vi lascio da soli, ma non prima di averti portato in un posto al fresco, non devi prendere troppo sole” la signora Reece, premurosa come sempre, mi trascinò sotto un’albero e Chaz ci seguì a ruota, senza proferire parola, quando poi la donna dal camice bianco si allontanò il ragazzo si sedette a gambe incrociate sull’erba.

“E’ sparito, Miranda, Justin non è più quell’innocente bambino che conoscevi, è una cosa seria, io non lo frequento ormai da due anni, ma qui le cose si vengono a sapere e non è assolutamente bello quello che sta facendo..” lo guardai sentendomi pizzicare gli occhi, non potevo credere che il bambino biondo che avevo visto crescere e avevo amato tanto fosse diventato un ‘bad boy’.

“Cosa gli è successo? Dimmelo Chaz, sono pronta a qualunque cosa..” non era vero, non volevo saperlo, non volevo sapere che era cresciuto senza di me, e quali quante cazzate avesse fatto.

“E’ nel giro Miranda, ora ti spiego, la droga, il fumo, le puttane, dopo che sei andata in coma, dopo quattro anni non ha più retto, tra i sensi di colpa e tutto ha cominciato a bucarsi, io volevo che si fermasse, mentre lui voleva che entrassi anche io nel giro, ma io mi fermavo a della semplice ganja, e poi due anni fa io mi ero tirato indietro e lui mi mandò a fanculo, poi vuoto totale, non l’ho più visto, ma so che è diventato il capo dei vari spacciatori di zona, ultimamente ci sono state varie esplosioni in giro per mano sua visto che ci sono quelli che vogliono rubargli le piazze di spaccio, ma non ci sono mai state abbastanza prove per incolparlo..” non ci credevo stavo piangendo, piangevo perché quello  non era quello che volevo per Justin.


1 agosto 2012, justin’s pov.

“Sei pronto a vedere saltare in aria tutta questa merda?” la voce del mulatto mi sembrava più un ronzio che una voce normale, ero troppo pieno di roba, così tanta che non ricordo nemmeno quale fosse.

“Parla meno e più fatti, sei sicuro che dentro c’è tutta la Bulls Gang?” feci un altro tiro di una banalissima Lucky Strike.

“Tutti, da Marcus a Lukas, tutti lì, pronti per fare..”

Drin, Drin, Drin..

Afferrai l’iphone dalla tasca e osservai lo schermo, Chaz, ancora.

“Bum, si ok ho capito, ora tu fai saltare in aria questi bastardi, così vado a trovarmi una cagna da fottermi che mi sto annoiando!” mi allontanai, non era il vero motivo per cui mi distaccavo dall’operazione, cosa che non capitava mai, ma dovevo rispondere a questo traditore, dovevo capire che aveva tanto da insistere.

BUM!

Ok, tutto apposto, era saltato in aria il capannone, ora potevo parlare.

“Pronto!”

“Pronto..” la voce di Chaz era sempre la stessa, infantile, poco profonda, una voce del cazzo.

“La smetti di cercarmi? Non so nemmeno come tu abbia le palle di..”

“Justin invece di parlare a vanvera mi fai parlare?”

NO! Non voglio sentire le tue stupide scuse, mi hai abbandonato due anni fa ed è per colpa tua se ora sono in questa situazione, e ho appena fatto saltare in aria Marcus Rainold!” lanciai la restante parte della sigaretta in mezzo ad alcune piante innervosito.

“Justin tu sei stupido! Davvero pensi sia colpa mia? Insieme saremmo finiti dove sei tu ora, se non peggio, e poi non è colpa mia! E’ colpa della tua testa calda, dei tuoi sensi di colpa nei confronti di Miranda e del suo coma, sei contento? Secondo te sarebbe fiera di te?” aveva nominato Miranda, l’aveva fatto davvero?

“Tu osi parlarmi di Miranda? Non sai niente di lei! E poi lei ormai è morta sepolta, quel coma l’ha uccisa, Dio non esiste, la medicina non fa miracoli, lei è destinata a passare il resto della vita in quel letto!”

“Justin, invece ti sbagli, Miranda..” non sopportavo più le sue cazzate, soprattutto quando parlavamo di Miranda, e lui il mio ex ‘migliore amico’ sapeva quanto fossi legata a lei e alla vitalità che anni fa portava nella mia vita.

“Io non mi sbaglio mai! IO SONO JUSTIN DREW BIEBER! Capito? Ora levati dal cazzo e la prossima volta che chiami, mi troverai direttamente sotto casa tua con una calibro 9 pronto a piazzarti una pallottola in piena tempia!” terminai la telefonata e tornai verso il mio produttore di bombe preferito.

“E’ tutto ok?” chiesi accendendomi un’altra sigaretta.

“Morti tutti amico!”

“Se continuiamo così, l’intera città presto avrà un solo cervello che comanderà tutto” risi, era una di quelle risate cariche d’odio, droga e felicità.








~ writer's corner ~

ehilà! sono tornata, e come al solito, dimenticando ciò che ho scritto due settimane fa
non ricordavo che il capitolo era breve, ma non siate sicure che lo faccia per caso.
Justin è orgoglioso, testardo, e coglione, un pò come me, perchè ammetto che ho messo più
me stessa in Justin che nella piccola Miranda.
Resta che in basso troverete uno spoiler, come sempre per farmi perdonare, e ovviamente
per farvi restare sulle spine! 
Tralasciando che oggi ho sclerato contro il ragazzo di MediaWorld, e sono nervosissima, 
ringrazio chi legge la mia storia, chi la aggiunge tra i preferiti|seguiti|ricordate, e ovviamente
tutte quelle che mi deliziano delle proprio opinioni lasciando una recensione. vi amo.
Al prossimo capitolo.
xx




~
spoiler cap. 4



“Ricordami perché siamo tornati in questa città di merda” lanciai il mozzicone della sigaretta dal finestrino della Range Rover e tornai a fissare la strada.
“Perche’ i miei genitori mi hanno chiamato da Atlanta e hanno detto che devo venire a vedere mio nonno come sta” continuai a fissare la strada, mentre giravo nella traversa per raggiungere casa di Adam.
“Aspetta però, non è a casa, ti ricordo che è un vecchio decrepito e si trova all’ospedale frenai in modo MOLTO brusco.


 

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Capitolo 5
*** Chapter four. ***





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4.





12 agosto 2012, justin’s pov.


“Ricordami perché siamo tornati in questa città di merda” lanciai il mozzicone della sigaretta dal finestrino della Range Rover e tornai a fissare la strada.

“Perche’ i miei genitori mi hanno chiamato da Atlanta e hanno detto che devo venire a vedere mio nonno come sta” continuai a fissare la strada, mentre giravo nella traversa per raggiungere casa di Adam.

“Aspetta però, non è a casa, ti ricordo che è un vecchio decrepito e si trova all’ospedalefrenai in modo MOLTO brusco.

“IN OSPEDALE? QUELL’OSPEDALE?” Adam mi guardava come se fossi impazzito, e fossi in lui l'avrei pensato anche io.

“Che ti sei fumato prima di venire? Quanti ospedali ci sono in questo buco di città?” diedi un pugno al volante, cazzo, in ospedale no, non dove c’era ancora..Miranda.

“Io resto fuori, tu fai quello che ti pare, ma non ho intenzione di entrare in quel cesso bianco” Adam scosse la testa, e borbottò qualcosa come ‘chi ti capisce amico’, ma non risposi non volevo litigare, non in un momento come questo, e quindi l’intero tragitto verso l’ospedale fu silenzioso e veloce.

“Siamo arrivati! Tu aspetta qui, non dovrei metterci troppo” uscì dalla macchina e richiuse la portiera alle sue spalle, che palle, faceva un caldo soffocante, io come al solito camminavo con l’aria condizionata a puttane e quindi non riuscivo a stare nemmeno un minuto in più in quella sauna, mi decisi a uscire dalla macchina e mi avviai nel giardino sul retro dell’ospedale, nessuno avrebbe fatto caso a me, troppo presi dall’accudire i propri familiari decrepiti.

Justin Bieber?” mi voltai al sentire il mio nome e mi trovai l’infermiera che due anni fa vide andarmene via da quella porcheria.

“Cosa cazzo vuole?” avevo bisogno delle mie sigarette, MERDA le avevo lasciate in macchina.

“Ragazzo, che sia lodato Dio, ti cerchiamo da un mese ormai!” ma era impazzita quella vecchia..babbuina? Sì, somigliava proprio a una femmina di babbuino.

“Davvero? Non mi interessa, non voglio più avere a che fare con voi”

“Sentimi, Miranda..”

“E’ morta? NON MI DITE! SMETTETELA DI PARLARE DI MIRANDA, NON MI FREGA UN CAZZO!” non era vero, oppure non le avrei pagato tutte le cure mediche da due anni ormai.

“No, sentimi signorino, prima cosa moderate il linguaggio!..”

“Mi state dicendo cosa fare? Ma vi siete fumata qualcosa per caso?”

“La signora Reece no, ma tu sì..”
mi voltai e trovai l’ultima persona che volevo vedere.

“Chaz, questa me la paghi..” accecato dalla rabbia per l’impertinenza di Chaz mi lanciai su di lui e cominciai a prenderlo a cazzotti in volto, prima che lui mi stendesse con un pugno nello stomaco, io reagì prendendo a calci, stavo per afferrare la pistola dal retro dei jeans, ma..

“CHAZ!” quella voce..mi voltai, maledetto sole che mi accecava!



 

12 agosto 2012, miranda’s pov.

Ero affacciata alla grande vetrata che si trovava nel retro, quando vidi Chaz che veniva verso di me, poi però cambiò direzione per avviarsi verso..la signora Reece e un ragazzo, cosa diavolo faceva? Lo vidi parlare e fino qui tutto bene, quindi cominciai a spingere la sedia a rotelle verso la porta che portava nel gran giardino, quando alzando lo sguardo notai Chaz accasciato a terra con quel ragazzo che..lo picchiava?
Non potevo crederci! Quella sedia a rotelle del cazzo che non camminava, si era bloccata nello scalino, dovevo fare tutto da sola, come al solito, quindi mi alzai in piedi, traballavo come sempre, la fisioterapia mi aiutava, ma non più di quanto doveva, cominciai a camminare lentamente, poi notai che qualcosa non andava, cominciai a correre, sentendo le mie gambe sempre più cedere al peso del mio busto, c’ero quasi.

“CHAZ!” urlai, e caddi a nemmeno un metro da dove c’era Chaz steso a terra con quel..bastardo su di lui, che alzò lo sguardo non appena sentì le mie urla, Chaz mi guardò e disse.

“Vai via, ora!” la voce di Chaz era stanca e affannata.

“Chaz, stai bene? Non mi dire quello che devo fare! E tu? Sparisci prima che chiami la polizia e ti denunci..” guardai quel ragazzo con tale disprezzo, da provare un sentimento che prima di all’ora mi era sconosciuto.

“VATTENE PICCOLA, ORA!” Chaz cercava di gesticolare, ma quel ragazzo gli bloccò le mani.

“BASTA! CHIUDI QUEL CESSO DI BOCCA CHAZ!” quel ragazzo non faceva che sputare parolacce, ma si sentiva bene?

“SMETTETELA, TU - indicai Chaz - DI DIRE CHE DEVO ANDARMENE E TU – indicai il ragazzo biondo - DI DIRE PUTTANATE, STRONZO! SEI FORTUNATO CHE NON RIESCO ANCORA A USARE LE GAMBE OPPURE TI TROVAVI CASTRATO!” mi tirai su col busto e distesi le gambe davanti a me.

“Bel temperamento, la ragazzina eh” la voce della signora Cassie mi fece rendere conto che c’era anche lei.

“Signora Cassie, mi dispiace! Ora questo piccolo teppista sparirà da qui!” le sorrisi.

“Come mi hai chiamato? Sai chi hai di fronte?” si alzò in piedi, e si sistemò i vestiti, mentre Chaz si alzò assieme a lui e lo spintonò.

“Sparisci, lei non lo sa chi ha di fronte, e non deve saperlo!” cosa intendeva Chaz?

“Sei un piccolo coglione” mi guardò, e fece per avvicinarsi.

“MIRANDA SMETTILA!” l’infermiera si stava infuriando.

“Miranda?..” quel ragazzo era..sorpreso?


19 agosto 2012, justin’s pov.

Non era lei, non poteva essere, non ci credevo, quanta avevo fumato? Forse avevo le allucinazioni? Al diavolo quello stronzo di Adam che mi ha portato in quella merda di posto, ora mi dovrà un favore enorme, perché sono tornati gli incubi con quella merda di Miranda che va sotto quella fottuta macchina del cazzo.
Comincia a ripensare alle parole di quel traditore di Chaz e della donna babbuino, mentre feci un’ultimo tiro di ganja.

‘Secondo te sarebbe fiera di te?..’

Tutto aveva un senso..

‘Justin, invece ti sbagli, Miranda..’

Non poteva essere vero..

‘Sentimi, Miranda è..’

Era viva, era lei quella ragazza, e io ero scappato, ero corso via, perché l’avevo fatto? La realtà mi faceva stare da schifo, non avevo più scusanti sul perché ero in quel giro, ma ormai quella era la mia vita e tutta la zona ormai era quasi completamente mia, non mi sarei di certo tirato indietro per una..cagna.

Non è una cagna, è Miranda..

“Certo ora ci si mette anche la coscienza, a questo punto voglio anche il grillo come Pinocchio e la Fata Turchina, ma vaffanculo!” lanciai la cicca nel bicchiere vuoto che si trovava sul tavolino di fronte al mio.

“Justin parli da solo?” Adam si lanciò sul divano vicino al mio.

“Adam, ti faccio saltare in aria!”

“Amico calmati! E’ da quando siamo andati in quell’ospedale che sei diventato insopportabile, che ti stanno venendo le mestruazioni?” afferrai il coltellino che avevo sempre in tasca e feci per lanciarglielo.

“SMETTETELA, subito!” Katherine afferrò il mio coltellino svizzero e se lo infilò in tasca.

“Non sei mia madre, stronza!” fece Adam.

“Sei fortunata che sei la ragazza di Colton, oppure saresti stata la mia prima cavia quando dovevo provare la mia nuova pistola!” mi tirai su, e andai verso le scale per andare in camera mia.

“Dove vai piccolo coglione? Abbiamo una riunione, ora.” mi rimproverò.

“Vaffanculo Katy, dici a quelli, che il loro capo ha di meglio da fare!” ero ormai sul pianerottolo dove c’era la mia stanza, quando sentì Adam.

“Lascialo perdere Katherine, è da quando l’ho portato nella sua città che non fa che stare perennemente incazzato, ha ancora conti aperti col suo passato” quel coglione doveva farsi i cazzi suoi.

Ha ragione..

“OH MA VAFFANCULO GRILLO PARLANTE!” dissi entrando nella mia stanza.

“Grillo parlante? Da quando ne hai uno?” guardai il letto, dove sorpreso trovai una ragazza semi-nuda mi fissava.

“Jude..”

“Justin, dai vieni, hai bisogno di riposare un po” mi tirò su di lei.

“Per me riposare significa dormire, non fottere!” scioccai la lingua annoiato.

“Oh dai, so io come farti rilassare..” ammiccò, quindi lentamente scese verso il basso ventre dove sbottonò il jeans e lo abbassò assieme alle mutande, e cominciò a succhiare con forza..ci era riuscita, ora la mia testa era vuota.








~ writer's corner ~
ciao bambine, finalmente Justin e Miranda si sono incontrati, ma cosa fa Justin?
Scappa, il solito codardo, e come dice Adam ha ancora legami con il passato.
Alcune mi hanno detto che Justin avrebbe trattato male la piccola e indifesa Miranda,
invece lui è scappato e lei ha tirato fuori gli artigli.
Per il resto vado a fare il mio solito giro da MW per vedere se il Believe Acoustic
è arrivato, e vi lascio allo spoiler.
Ringrazio le lettrici, le ragazze che hanno aggiunto la storia
tra preferiti|seguiti|ricordati, e a chi ha recensito.
Al prossimo capitolo.
xx


  
spoiler. cap 5


‘Baby you light up my world, like nobody else! Baby, you..’

Diedi un pugno alla sveglia talmente forte che la fece spegnere e mi alzai dal letto su cui dormivo da otto anni ormai, finalmente riuscivo a stare in piedi e camminare, quindi mi stiracchiai per bene e infilai le ciabatte che Cassie mi ha sistemato vicino il letto,  e attraversando il lungo corridoio finisco per trovarmi nella mensa dove, felicemente, mi cibo di un cornetto alla nutella, di latte e cioccolato e di una sana mela.

“Abbiamo appetito stamattina, eh?” un ragazzo completamente incappucciato e con dei grandi occhiali da sole si sedette di fronte a me, per quanto irriconoscibile fosse io sapevo chi era.

 
 

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Capitolo 6
*** Chapter five. ***






 

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5.
















21 agosto 2012, miranda’s pov.

‘Baby you light up my world, like nobody else! Baby, you..’

Diedi un pugno alla sveglia talmente forte che la fece spegnere e mi alzai dal letto su cui dormivo da otto anni ormai, finalmente riuscivo a stare in piedi e camminare, quindi mi stiracchiai per bene e infilai le ciabatte che Cassie mi ha sistemato vicino il letto,  e attraversando il lungo corridoio finisco per trovarmi nella mensa dove, felicemente, mi cibo di un cornetto alla nutella, di latte e cioccolato e di una sana mela.

“Abbiamo appetito stamattina, eh?” un ragazzo completamente incappucciato e con dei grandi occhiali da sole si sedette di fronte a me, per quanto irriconoscibile fosse io sapevo chi era.

“Sì, a quanto sembra” finì il mio cornetto, e mi pulì le labbra velocemente.

“Puoi uscire da questa porcheria o devi restare rinchiusa qui per sempre?”

“Dovrei chiedere il permesso alla signorina Cassie..” cominciai a tamburellare con le dita sulla tavola circolare.

“E tu a 19 anni dipendi da quella babbuina?”scoppiai a ridere, che nome buffo.

“A quanto pare, non preoccuparti, posso venire con te, però non ho nulla da mettere oltre questi camici..”

“Non credi che io lo immaginassi?” mi sorrise, era così pieno di sé.

“Tu penseresti mai che un piccolo coglione sia così intelligente?” ammiccai, alzandomi.

“Ti aspetto fuori Miranda..ho lasciato dei vestiti sul letto nella tua stanza, se è sempre quella” si alzò e uscì dalla mensa prima che potessi replicare, o almeno ringraziarlo.

Justin..” mi alzai e calai il contenuto del vassoio nella spazzatura, e andai nella mia camera.



 

21 agosto 2012, justin’s pov.

Per essere quasi fine agosto, non faceva poi così caldo, almeno non nella mia macchina, aspetta..avevo riparato l’aria condizionata, ma si può essere più idioti? Sono troppo distratto, anzi nervoso, sto tamburellando le dita sul volante della Range Rover, la mia bambina, guardavo distrattamente fuori dal finestrino aspettando che Miranda arrivasse, quanto tempo ci voleva a vestirsi?

“O mio dio..”

Non mi ero mai soffermato ad osservare Miranda, non è che non mi interessasse, ma quando l’ho vista le ho rifilato due parole e sono scappato, da codardo quale sono, non era cresciuta molto, aveva 19 anni, ma una persona sconosciuta gliene avrebbe dati solamente 16, i lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle, e gli occhi azzurri erano come me li ricordavo, talmente profondi da portersi perdere dentro, ma così tristi, le lunghe gambe erano scoperte, coperte solo nella parte alta da un pantaloncino, la pelle bianca risaltava vicino la camicia blu, era bella, ancora troppo bambina, ma pur sempre bellissima.

“Sveglia, oh..” mi vidi sventolare un mano davanti il volto, e scossi il capo.

“Ah scusa, pensavo ad alcune cose” misi in moto l’auto, e accelerai lentamente.

“A cosa?”

“Mh, niente di importante, comunque sono un genio! Ho indovinato anche la tua taglia” risi divertito.

“L’hai chiesta alla signora Cassie, coglione..”

“Fanculo, non doveva dirtelo!” scoppiò a ridere, il rumore della sua risata mi ricordò di quando rideva, mentre cercava di prendermi per picchiarmi perchè la offendevo.

“Infatti non me l’ha detto, ma come facevi a sapere che avevo 39? – mi voltai verso di lei e notai che si osservava le converse bianche che le avevo lasciato nella valigia sul letto – e poi come facevi a sapere che ho 38 come taglia di pantaloni? E la xs? Dai Justin, non ci vuole un genio!” mi sorrise e io tornai a guardare la strada.

“Potevi assecondarmi e dire che ero un’ottimo indovino, anche se è una stronzata, ma almeno sarei stato felice!” anche se ero già felice stando con lei, svoltai nell’ultima traversa e mi fermai davanti a una villetta ormai abbandonata.

“Dove siamo?” scendemmo dalla macchina, e arrivammo fuori al cancello basso della villa che aprì con un calcio.

“Nella tua vecchia casa” si girò di scatto e fece per tornare indietro, e io l’afferrai per il polso.

“Non andare, aspetta, ti ho portato qui solo perché il posto più sicuro per parlarti, dove nessuno viene a cercarci, oppure immagina che ci siamo noi” malavoglia mi seguì nell’erba alta che dopo 8 anni mi arrivava al petto, arrivai vicino alla porta e la aprì dandole una leggera spallata, i cardini ormai vecchi di anni erano arrugginiti.

“Entra muoviti!” tirai Miranda per un braccio, forse in modo troppo brusco visto che la sentì mugolare,quindi prima di accostare la porta mi osservai intorno, nessuno ci aveva seguiti potevo parlarle senza problemi.



 

21 agosto 2012, miranda’s pov.

 

Mi guardai intorno, nulla era cambiato, il colore delle pareti, le foto di famiglia, era come se mia madre non avesse mai mosso nulla dopo il mio coma, e dopo la sua morte nessuno si era occupato della dimora Lewis, l’unica cosa che rendeva tutto così triste era la polvere che spesso nascondeva le foto, o gli specchi, o il pavimento stesso.

“Justin penso che..”

“Zitta, e fammi parlare!” camminava a grandi passi per il grande salone, massaggiandosi le tempie, ma che diavolo gli prendeva? Andava per caso stitico? Era bipolare?

“Justin! Smettila!” il biondo si fermò di colpo e mi fissò livido in volto.

“Devi stare lontano da me!” lo fissai stordita, prima mi trascinava qui e poi mi diceva quelle cose? Ma si era per caso rincoglionito?

“Hai il ciclo, Justin? Hai un cervello sottosviluppato per caso? Sei bipolare? Soffri di personalità multipla? Prima mi trascini in questa casa e poi pretendi che ti stia lontano? E mi rifili un ‘devi stare lontano da me’ – mimai le virgolette con le dita, e imitai la sua voce. – Non ci sto proprio ragazzino, ora tu mi spieghi che cazzo hai, e dopo starò lontano quanto vorrai da te, ma ora sputa il rospo prima  che te lo faccio sputare io a calci nelle palle!” infuriata lo minacciai mentre mi sedetti sulla scalinata che portava al piano superiore, mandando a fanculo il pantaloncino nuovo e i metri di polvere.

“Senti, non cominciare a provocarmi, non è ne il momento e ne il caso di fare la bambina! – mi guardò, per poi accendersi una sigaretta. – Ora ti spiego tutto, anche perché sentirlo dalle voci altrui non è la stessa cosa che sentirla dalla mia” afferrò un cuscino e lo sbattè a destra e sinistra con gesti veloci e lo liberò dalla polvere, poi lo gettò a terra e ci si sedette sopra, perché lo fissavo così insistentemente?

“Come ti avranno detto, sono entrato nel giro, e non mi tiro indietro dalle ‘accuse’ che mi hanno rifilato, insomma è vero, ormai lo sa anche mia madre ed è quasi ridicolo che non me la sia trovata fuori la porta di casa con una bastone tra le mani pronta a rimproverarmi –rise. – Comunque, non ho una spiegazione, ero semplicemente depresso, e mi sentivo così in colpa, per l’incidente, per il coma, per averti mandato io in quel letto, i primi anni non mi sentivo così in colpa, anzi, poi però mi hanno raccontato una cosa e io ho cominciato a cadere a pezzi, prima della semplice Maria, così per divertirmi, poi sono sempre andato a peggiorare, finchè non mi sono riuscito a controllare e ho deciso che dovevo avere un obbiettivo, comandare tutto, e uccidere una persona! Perché devi sapere, che se eri in coma, non era stato un incidente, ma era tutto..”

Drin, Drin, Drin..

La suoneria del telefono di ultima generazione di Justin, lo interruppe.

“Pronto!” comincio a mordersi il labbro nervosamente.

“Si, ho capito, so badare a me stesso..” si alzò e lanciò il cuscino sul divano, poi ascoltando la voce del suo interlocutore aprì un cassetto del grande mobile che si trovava di fronte a lui e ne estrasse qualcosa che infilò velocemente in tasca.

“Si, è qui con me..Cosa?..OK!” infilò velocemente il telefono in tasca.

“ANDIAMOCENE!” mi tirò su per i polsi.

“Justin, ma..”

“Niente ‘ma’, dobbiamo scappare, io l’avevo detto stare lontano da me!” mi trascinò fuori dalla villetta e aumentò costantemente il passo.

Cinico. Bastardo. Pezzo di merda. Bipolare. Coglione. Teppista. Drogato.

E' solo Justin, calmati.


 

21 agosto 2012, justin’s pov.

Come al solito qualcosa andava storto, quando non pensavo a tutte le cose in modo maniacale finivo sempre nei guai, come ora, il problema e che avevo con me Miranda e lei era l’ultima che volevo mettere in pericolo, l’avevo fatto 8 anni fa e non volevo che si ripetesse, mi voltai e vidi una persona che ci seguiva, correva e ci aveva quasi raggiunto, lasciai la mano di Miranda.

“Corri Miranda, chiuditi in macchina e non muoverti di lì!” lei mi guardò, esitando.

“BOO, ORA!” la chiamai con quel nomignolo che tanto detestava da bambina e per il quale finiva anche a piangere, ma quando la chiamavo così, ubbidiva sempre, forse sapeva che se non l'avesse fatto avrei cominciato a continuare a chiamarla Boo o avremmo litigato, come sempre, mentre io alzai la felpa e afferrai la pistola che portavo sempre dietro, e mi voltai, puntando quella calibro 9 sulla fronte del ragazzo.

“Non ti facevo così furbo, Bieber!” scioccò la lingua sul palato, amava provocarmi quel brutto bastardo.

Dan, io non ti facevo così stupido” risi tranquillo del fatto che ero io quello col coltello dalla parte del manico, e non lui.

“Non fare il gradasso soltanto perché quello che ha piantato una pistola in testa sono io e non tu, non ti conviene per niente!” cosa farneticava quel coglione? Mi stavo innervosendo visibilmente.

“Non divagare Dan, dimmi cosa vuoi e sparisci prima che un proiettile ti trapassi il cervello”

“Continui? Hai appena messo in pericolo la tua amica, lo sai? Quel bel faccino, potrebbe essere sfregiato da qualcosa, come un coltello, una pistola, proprio lì vedi? C’è Curt che la tiene tra le braccia” mi indicò ridendo la mia Range Rover, quindi mi voltai immediatamente terrorizzato all'idea che qualcuno avesse fatto male a Miranda e invece della scena che mi aveva descritto, trovai Miranda che era ancora chiusa nella macchina e che osservava dal finestrino nero la scena, quando mi voltai accecato dall’ira,  Dan era già scappato.

“Ti troverò, e non sarai fortunato come sta volta..” brontolai tra me, quando si voltò ridendo.

“Sappi che come l’hai persa 8 anni fa, potresti perderla presto!” urlò, e prima che potessi prendere la mira per spararlo sparì tra gli alberi dietro la casa.

Questo non doveva dirlo..


 

21 agosto 2012, miranda’s pov.

Il tragitto in macchina era durato più di quanto mi aspettassi, anche perché nessuno dei due parlò, e quando provai a domandare a Justin cosa gli aveva detto quel ragazzo per innervosirlo così tanto, mi minacciò di farmi scendere dalla macchina.

Bastardo..

“Non posso restare con te?” muguali quando Justin parcheggiò davanti l’ospedale.

“No, non puoi, ora scendi, e fai finta che io non sia mai tornato..” spense la sigaretta che fumava da un po’ e poi mi guardò negli occhi.

“Sei incredibile – mi guardò interrogativo. – e no! Non è in modo positivo, come puoi chiedermi certe cose? Anzi, perché cazzo sei tornato? Potevi andare a uccidere qualche bastardo come te, o a farti qualche canna con qualche cagna, non pensi?” urlai,  dopo essermi innervosita a causa del comportamento del biondo, quindi non aspettai nemmeno una sua risposta e uscì dal suo suv sbattendo violentemente lo sportello e corsi verso l’entrata dell’ospedale, cercando di trattenere le lacrime inutilmente e di dimenticare il suo sorriso, e i suoi occhi nocciola.

Justin Drew Bieber, ti odio.

No, lo amavo come solo Miranda potesse amare Justin, il suo migliore amico canadese.









~ writer's corner ~
bellissime! ok, come al solito ecco il mio spazio, che pochi cagheranno, o no?
Comunque è meglio velocemente dirvi tutto, così vi lascio anche a uno spoiler fantastico, visto
che nel prossimo capitolo succederà l'imprevedibile, quindi aspettatevi di tutto!
Davvero, non scherzo, io avrei paura di quello che vi ho appena detto, damn!
Volevo avvisare che sto per cominciare anche una nuova ff, appena finisco di scrivere un prologo che 
mi convinca la pubblico, e avviso che sarà originale anche quella perchè è nata
da un'idea mentre studiavo letteratura latina, e ringrazio Plauto, poi vabbè meglio non divagare
vedrete tutto appena la pubblico, sempre se volete :) (3/1/13) ecco il link della ff: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1583882&i=1
Ah ultimo avviso, ho fatto il trailer di questa fan fiction, se avete voglia di vederlo, ditemelo nella recensione!
Grazie a chi semplicemente legge, a chi recensisce facendomi sorridere come un povera idiota, e grazie
a chi ha aggiunto questa storia tra preferiti|seguiti|ricordati, vi amo!

Al prossimo capitolo.
xx






~
spoiler cap. 6


Ormai avevo perso le speranze, probabilmente era uscita, o era nella mensa, quando notai una stanza diversa dalle altre, non aveva una semplice finestra, ma un’intera vetrata, e come dubitavo ci trovai Miranda, in realtà non la vidi poiché la visuale era coperta da lunghe tende di un celeste chiaro, notai soltanto un’ombra gracile dai lunghi capelli distesa a cavalcioni sul letto, o su qualcuno?
 

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Capitolo 7
*** Chapter six. ***


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6.


 



22 agosto 2012, justin’s pov.

Tende del cazzo, perchè ho dimenticato di chiuderle ieri sera? Ah sì, ero troppo nervoso per impegnarmi a fare qualunque cosa, infatti notai che ero ancora vestito con quelle porcherie del giorno prima, mi alzai e mi spogliai della maglietta e del pantalone, quindi scesi in cucina.

“Ci hai onorato della tua presenza?” alzai gli occhi notando Colton intento a caricare la pistola.

“Colton, non mi scocciare, non è giornata!” aprì il frigorifero tirando fuori il cartone del latte, a cui appoggiai le labbra per poi bere.

“Con te non è mai giornata, Justin” terminai di bere e posai il latte di nuovo nel frigo.

“Non è vero, e taglia corto Colton, lo sai anche tu che perderesti contro di me, mi serve un pugno per stenderti” scioccai la lingua, aprendo la dispensa cercando qualcosa di commestibile che non fossero dei fottuti Ringo, e trovai delle merendine al cioccolato, grazie al cielo c’erano delle donne in questa casa.

“Se non sei presente alle riunioni, se non partecipi alle operazioni, sei fuori” guardai Colton serio, poi scoppiai a ridere.

“Se sei qui, e hai la carta igienica per pulirti il culo è grazie a me, tutto questo l’ho creato io, se lascio per poco il gruppo perché ho alcune cose urgenti da fare non è detto che io stia lasciando o dimenticando il gruppo Colton” mordicchiai la merendina e mi sedetti su uno sgabello vicino al piano della cucina.

“Justin, mi dispiace, ma devi chiuderla col passato, addio Miranda, e quegli amici, ora hai una vita con noi, e noi siamo il tuo futuro” si alzò e si diresse verso di me, mi afferrò il colletto, e bisbigliò.

“Se per le tue cazzate metti in pericolo me, i ragazzi, o Katy, io giuro che ti ammazzo” mi mollò, e poi sorrise dandomi una pacca sulla spalla.

“Hanno riconosciuto Miranda, è di nuovo in pericolo, 8 anni fa volevano me ed è finita lei in mezzo, non voglio che succeda anche ora, che per arrivare a me, usino lei” non so perché mi uscirono quelle parole di bocca, fatto sta che anche se Colton era peggio di una donna mestruata ed era stato spesso una minaccia per me, era il miglior confidente e amico che avevo.

“Non possiamo proteggerla, Justin abbiamo di meglio da fare come occuparci di..” si voltò andando verso il garage, probabilmente andava a fare il palo.

“Di Dylan?” dissi io, con un mezzo sorriso sul volto, e vidi Colton annuire.

“E’ Dylan, che vuole arrivare a me, è lui che utilizzera Miranda per arrivare e me!” mi alzai uscendo anche io dalla cucina, ma per dirigermi nel bagno, e l’ultima cosa che sentì prima di avvertire le urla di Katy perché si era trovata un ragno sul letto, furono cattive e mi fecero riflettere.

“Ora utilizzerai Miranda per arrivare a Dylan, oppure userai questa scusa per starle vicino, Justin?”

Fanculo Colton.

 


 

22 agosto 2012, miranda’s pov.

Un pacchetto di sigarette poggiato su un tavolo nella mensa attirò la mia attenzione, fregai quel pacchetto di Marlboro e lo infilai in tasca osservandomi intorno, campo libero, tornai nella mia camera e mi ci chiusi dentro.

“Posso farcela, Justin lo fa quando vuole rilassarsi, ora ci provo anche io..” ne presi una dal pacchetto, e notai con mia gioia che all’interno si trovava anche l’accendino, quando l’accesi mi resi conto di non sapere nemmeno cosa fare, la appoggiai alle labbra, e..

“Oddio sto fumando una sigaretta!” cominciai a saltare in giro mantenendo saldamente la sigaretta tra le labbra.

“Da quando le scimmie fumano?” mi voltai e per la sorpresa feci cadere la sigaretta dalle mie labbra.

“Chaz, oddio che paura, stavo per morire d’infarto lo sai? Stupido!” risi, e mi abbassai per raccogliere la sigaretta che si era spenta a contatto col pavimento.

“Comunque per informazione, non stavi fumando, vieni qui, ti insegno io come si fa” si sedette a gambe incrociate sul letto e mi fece segno di sedermi vicino a lui, e così feci, mentre lui prendeva un’altra sigaretta dal pacchetto, e la accese e con un movimento fluido la portò alle labbra.

“Vedi? Allora quando fumi, devi aspirare il fumo, ma non devi ingoiarlo, vedi così” mi mostrò come realmente si fumava, e io lo osservai rapita, le labbra si schiusero leggermente per far fuoriuscire il fumo, che uscì lentamente e a piccoli cerchi, poi tornai a osservare le labbra di Chaz, non avevo mai baciato un ragazzo, in fondo avevo dormito fino a un mese prima e la mia adolescenza era come andata a farsi fottere, e Justin non mi aiutava di certo a riacquistarla dicendomi che dovevo stare lontana da lui, perché io l’adolescenza, sono sicura, l’avrei passata facendo il suo cagnolino, e lui ora non sarebbe in questo casino, e..perchè Chaz mi sventola la mano davanti agli occhi?

“Chaz, che cosa..?” dissi io fissandolo interrogativa.

“Eri come incantata, so di essere bellissimo, però smettila, vorrei sentirti parlare” scoppiò a ridere, e io gli diedi una pacca sulla spalla fingendomi offesa dalle sue parole.

“In realtà pensavo! Pero’ ora dammi qui, voglio provare” afferrai tra l’indice e il medio la sigaretta e la portai alle labbra, e feci come mi aveva detto e mostrato Chaz, sentì il fumo riscaldarmi la bocca e lasciarmi un gusto molto simile al caffè, poi lasciai uscire il fumo dalla mia bocca lentamente e sottoforma di nuvola, ecco come mi sentivo, come quella nuvola di fumo, intrappolata per un periodo in un posto buio e uscita da quel posto si sente smarrita, non sa cosa fare e si dissolve nell’aria.
Mi resi conto che ero troppo depressa, quando mi sentì gli occhi di Chaz addosso che mi fissava.

“C’ho qualcosa in faccia? Rossetto? Nutella?” mi tastai il volto lasciando prima la sigaretta nel portacenere sul mio comodino, e mi resi conto di essere pulita e liscia come cinque minuti prima che Chaz mi osservasse con tanta insistenza.

“Chaz, mi fai paura, sorridi e non parli, svegliati, poi ti lamenti di me” risi, e lo punzecchiai come avrebbe fatto lui con me.

“Sei bellissima!” mi sorrise, e mi bloccò le mani che cercavano di fargli il solletico inutilmente, si avvicinò a me, oddio no..non il mio primo bacio..non qui..



 

22 agosto 2012, justin’s pov.

Cosa spera di ottenere dicendo quella frase? Quanto odio Colton quando cerca di fare il misterioso, mi mette sempre in difficoltà, e io come il coglione mi faccio abbindolare dalle sue mezze frasi, peggio ancora è che sono andato contro di lui, che per me è come un fratello, e sono nel giardino dell’ospedale di Miranda, non ricordo nemmeno dove è la finestra della sua stanza, finora ho visto solo vecchi decrepiti stesi nei loro letti a fare stupidi cruciverba o a fumare pipe ormai spente, mi chiedo come Miranda riesca ancora a vivere in un posto del genere.
Ormai avevo perso le speranze, probabilmente era uscita, o era nella mensa, quando notai una stanza diversa dalle altre, non aveva una semplice finestra, ma un’intera vetrata, e come dubitavo ci trovai Miranda, in realtà non la vidi poiché la visuale era coperta da lunghe tende di un celeste chiaro, notai soltanto un’ombra gracile dai lunghi capelli distesa a cavalcioni sul letto, o su qualcuno? Bussai con vigore su quella vetrata, probabilmente avrei spaccato il vetro se avessi continuato o se avessi fatto con più forza.

“Justin, sparisci!” il mio piccolo angelo biondo, aveva scostato la tenda e..mi stava mandando via?

“Non ci penso nemmeno, ora mi apri questa porta oppure la sfondo!” ringhiai quasi, cosa mi nascondeva quella piccola..stronza?

“Justin, mi dispiace, ma è meglio che vai via, capisci? Mi hai detto tu di stare lontana da te, e io lo sto facendo!” perché mi rinfacciava quello che gli avevo detto la sera prima? In fondo ero stato chiaro, ero un pericolo per lei, ma questo non voleva dire che se la cercavo io dovesse andare via da me, perché non azionava quel criceto che aveva al posto del cervello? Che nervoso.

“Fanculo Miranda, non capisci proprio!” la fissai sbigottito, e mi voltai per andarmene via, in realtà speravo con tutto me stesso che Miranda uscisse da quella stanza e mi fermasse, forse le parole di Colton avevano un senso, avrei utilizzato la scusa per arrivare a quel bastardo di Dylan per finire col stare con Miranda..Porco Dio!

“Justin!” mi voltai, e come avevo immaginato, e anche sperato, Miranda correva verso di me.

“Sei testarda, ma alla fine ced..”

“Senti Justin, non farti strane idee, ho dimenticato una cosa nella tua macchina, e la rivorrei indietro, ora!” la guardai esasperato, quella ragazza non sarebbe mai cambiata.


23 agosto 2012, miranda’s pov.

Non vedevo Justin dal giorno prima, forse mi ero comportata fin troppo da stronza, gli avevo rinfacciato le parole dure e cattive che mi aveva detto quando mi aveva portato nella mia vecchia casa, anche se l’aveva fatto per me non accettavo di essere trattata come un cagnolino, che prima porti in giro, e poi abbandoni.

“Miranda!” mi voltai, e notai che alla fine del corridoio la signora Reece gesticolava, per attirare la mia attenzione.

“Signora Reece!” a passo veloce la raggiunsi, e le feci un sorriso enorme.

“Hai voglia di farmi compagnia? Devo andare a fare la spesa, e non ho proprio voglia di andare da sola!” sorrise. Quella donna da otto anni mi sta accudendo, sostituendo la mia mamma ormai sepolta in  qualche cimitero da queste parti..anzi ora che ci penso dovrei informarmi, vorrei proprio vederla.
Nel frattempo accettai di buon grado l’invito della signora Reece, uscire mi avrebbe fatto soltanto bene dopo lo stress del giorno precedente, aver rifiutato Chaz e aver allontanato Justin, diciamo che ora mi trovavo 2 – 0 per la stupidaggine cronica.
Assorta nei miei pensieri, mi diressi con la signora Reece verso la sua macchina, e quando entrammo e ci accomodammo sui sediolini, quel silenzio mi aveva annoiato.

“Signora Reece..”

“Miranda, quante volte dovrò ancora dirti che DEVI chiamarmi Cassie?” ormai era esasperata quella povera vecchia, ogni volta che dovevo parlarle le davo del lei, ho sempre pensato fosse una cosa a cui ormai ero abituata, e in realtà era così, quel 19 luglio, non era la prima volta che riuscivo a sentire quello che mi circondava.

“Scusa Cassie, ma sai, ormai sono abituata!” sorrisi imbarazzata, quasi per scusarmi ulteriormente.

“Fa niente piccolina, comunque voglio domandarti una cosa, pensi che posso?” mise in moto la Golf e partì, tenendo saldamente una mano sul voltante con l’altra si accese una sigaretta, ma in questo paese fumavano tutti?

“Chieda pure!”

“Cosa provi per il signorino Justin?” per poco non mi affogai con la mia stessa saliva al suono delle parole di Cassie, e comincia a tossire rumorosamente.

“Assolutamente – tossì. – niente!” mimai con le mani il nulla assoluto, e la signora Reece ridacchiò, convinta di qualche sua teoria stupida, dove io e Justin saremmo prossimi al matrimonio.

“Dite tutte così..” perché ridacchiava? Stronza, e anche babbuina! No, parlavo con Justin, cazzo.
Non le risposi, ero rimasta colpita e scocciata dalle sue parole, io e Justin eravamo due EX amici, a cui Dio ha negato di stare insieme perché io dovevo finire in ospedale.

“Siamo arrivati!” fissai fuori dal finestrino, felice di uscire da quella auto carica di tensione e nervosismo, quindi spalancai lo sportello della macchina e la chiusi con molto vigore presa dall’euforia, l’ultima volta che ero stata in un supermercato avevo 10 anni ed ero in compagnia di mia madre, ricordo che uscimmo da quello squallidissimo market con così tante porcherie da poterci sfamare un esercito di bambini.

“Sign.. – mi fulminò con lo sguardo. – Cassie! Per fare più in fretta può darmi una parte della lista della spesa, non trova? Almeno anche io avrò qualcosa fare!” risi, sottintendendo che seguendola come un segugio mi sarei annoiata a morte.

“Tieni, e mi raccomando se hai bisogno di aiuto, cerca in giro e trovi tutto!” entrammo nel grande supermercato, e poco dopo già mi persi tra gli scaffali a fissare quante cose ci fossero, probabilmente non ne sarei uscita viva, fissai la lista e decisi di cercare la prima cosa elencata, dei cereali non erano così difficili da prendere..
Ok, mi sbagliavo, ma quanti tipi di cereali esistono? Ora quali prendo? Cioccolato, frutta, miele, integrali, frutti di bosco, ma scherziamo? Non potevamo mandarmi in panico soltanto per degli stupidi cereali, e che cazzo! Afferrai quelli classici, e decisi di andare avanti e prendere il detersivo per lavare i piatti, quando assorta a fissare il foglio con scritta la lista della spesa su, mi scontrai con qualcuno, e mi ritrovai con il sedere spiaccicato sul pavimento freddo, e un lieve dolore alla fronte che avevo sbattuto contro mister x.

“Ai! Ma vedi dove vai?” mi massaggiai la fronte, alzando lo sguardo verso un ragazzo, lo fissai forse per un po’ di più del tempo dovuto, ma non feci a meno di notare la sua pelle più scura rispetto quella dei canadesi, i suoi muscoli enormi, gli occhi scuri, e i capelli castano scuro non facevano di lui un canadese, o almeno un ‘purosangue’ come avrebbe detto Justin..ma perché trovavo sempre un modo per pensarlo? Al diavolo Miranda!

“Potrei dire la stessa cosa di te, non ero io che ero impegnato a borbottare leggendo su un foglietto!” mi rivolse un mezzo sorriso, e poi mi porse la mano, facendomi intendere che avrei dovuto afferrarla per ritrovarmi su due piedi e non su due chiappe.

“Grazie mille!” afferrai la mano e senza nemmeno darmi una leggera spinta il ragazzo mi sollevò di peso, mi passai le mani sulla canotta bianca che indossavo per sistemarla e poi alzai gli occhi verso il ragazzo che nel frattempo aveva anche raccolto il mio cestino da terra che dentro conteneva solo quegli stupidi cereali.

“Di nulla, dovresti soltanto non stare così sulle tue, comunque piacere Dylan!” mi porse la mano che io strinsi, e gli rivolsi un sorriso enorme.

“Piacere mio, mi chiamo Miranda!”

“E’ stato divertente conoscerti, persone buffe come te non se ne incontrano spesso!” si grattò la nuca, e mi fissò sperando di non aver detto qualche stronzata, io gli sorrisi.

“Ce l’hai un cellulare vero?” scoppiò a ridere, mi stava prendendo in giro, lo sentivo, ecco ora doveva soltanto scappare perché avrei potuto ucciderlo.

“Certo, eccolo – mi porse il suo iPhone, che io afferrai. – Segnami il tuo numero, così ci sentiamo sempre se vuoi..” io annuì sorridendo, finendo di comporre il mio numero, e poi gli ridiedi il cellulare.

“Come ti chiami di cognome?”

“Lewis. – gli porsi il mio iPhone, che grazie ad alcuni soldi che avevo da parte potetti comprare, per la mia gioia e quella di Chaz che finalmente quando mi faceva compagnia poteva giocare a Temple Run. – ora segnami il tuo!” gli sorrisi, e quando mi ridiede il cellulare, gli feci un altro dei miei sorrisi enormi.

“Oh, Miranda, mi dispiace! Ma devo proprio andare, ti mando un messaggio appena posso!” mi diede un bacio sulla guancia, un normalissimo bacio casto, e poi fece per andarsene, quando mi ricordai di non aver salvato il suo numero nella rubrica.

“Dylan! Come fai di cognome?” urlai, in modo che potesse sentirmi.

“Santiago, Dylan Santiago!” e dopo quelle parole lo vidi sparire dietro a uno di quei corridoi enormi, che chissà dove portavano.

Dylan Santiago…mh un nome che non dimenticherò così facilmente.















~ writer's corner ~
Ciao bellissime! E sono tornata, prima del previsto, visto che volevo pubblicare il capitolo
domani, ma visto che mi sento buona, e mia madre mi ha preparato la torta pan di stelle,
mi sento in dovere di far felici anche voi!

Justin fa tanto il gradasso, ma contro Miranda è costretto ad arrendersi, perfetta descrizione di lui? Coglione.
Ok, la smetto!
Vi lascio allo spoiler, che rende felice anche me! op op op.
E ogni volta le lettrici aumentano, quindi vi amo!
Ringrazio, come sempre, chi legge la storia, chi la aggiungete
tra seguiti|preferiti|ricordati, e chi continua a recensire nonostante i capitoli (per ora) ancora noiosi.
Al prossimo capitolo.
xx


Ps: a chi interessa, ho pubblicato una nuova fan fiction, se siete interessati la leggete e recensite? Grazie!
Si chiama 'The twins and the slayer.'





Spoiler. cap 7


“Justin smettila, sono due giorni che fumi ganja in casa, e stai stressando Katy, e sai che poi lei viene a rompere le palle a me, e invece di darmela, cosa che non vuole proprio fare , mi fa dei monologhi sulla tua vita, e sulle tue sofferenze!” Colton afferrò la mia canna e la gettò sul pavimento, per poi spegnerla con il piede, io lo fissai indifferente, con la mente offuscata da quella grande quantità di ganja e droga in generale che girava nel mio corpo.
“Colton, crepa!” mi premetti un cuscino sul viso, la testa scoppiava lentamente, negli ultimi due giorni non mi ero mosso di casa e avevo soltanto assunta droga di vari tipi, quasi per sfogarmi, perché il mio ego era stato distrutto dalle parole di Miranda, che mi aveva allontanato, ripetendo le parole che io il giorno prima le avevo detto nella sua vecchia casa.

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Capitolo 8
*** Chapter seven. ***


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7.
 










24 agosto 2012, justin’s pov.

“Justin smettila, sono due giorni che fumi ganja in casa, e stai stressando Katy, e sai che poi lei viene a rompere le palle a me, e invece di darmela, cosa che non vuole proprio fare , mi fa dei monologhi sulla tua vita, e sulle tue sofferenze!” Colton afferrò la mia canna e la gettò sul pavimento, per poi spegnerla con il piede, io lo fissai indifferente, con la mente offuscata da quella grande quantità di ganja e droga in generale che girava nel mio corpo.

“Colton, crepa!” mi premetti un cuscino sul viso, la testa scoppiava lentamente, negli ultimi due giorni non mi ero mosso di casa e avevo soltanto assunta droga di vari tipi, quasi per sfogarmi, perché il mio ego era stato distrutto dalle parole di Miranda, che mi aveva allontanato, ripetendo le parole che io il giorno prima le avevo detto nella sua vecchia casa.

“Justin, mi sembri un bambino, cosa ti aspettavi? Che ti aspettasse a braccia aperte? Io avrei fatto di peggio, almeno un calcio tra le gambe, sulla palla sinistra, e poi sarei andata via” la voce di Katherine non aiutò di certo il mio umore che ormai era già alle stelle.

“Katy, sparisci anche tu, perché non scopate? Sareste meno acidi del solito, e imparereste a farvi i cazzi vostri, o mi sbaglio?” portai il cuscino dietro la nuca, e fissai i due fidanzatini, che si fissavano sconcertati dalle mie parole, 1 – 0 per Justin!

“Giuro, ucciderei prima te, e poi quel tuo ego del cazzo, Justin!” mi alzai di scatto, e afferrai il colletto della camicia rossa a scacchi di Colton.

“Smettila Colton, a volte sei peggio di una donna mestruata!” gli ringhiai contro.

“E tu smettila di essere così nervoso, nemmeno la menopausa porta certi effetti!”

“Ragazzi!” Katy mi afferrò i polsi per farmi staccare dal suo amato fidanzatino, e io lo strattonai leggermente per poi mollarlo per la felicità sua e della sua ragazza dai capelli rossi fuoco.

“RAGAZZI! HO VISTO DYLAN!” mi voltai, e vidi un Francisco affannato sullo stipite della porta, appoggiato con entrambe le mani sulla cornice e piegato probabilmente per il dolore alla milza.

“Dove l’hai visto?” non fui io a fare quella domanda, ma Colton, mi rubava anche le battute, bastardo..

“Ero andato al supermercato – lo fissai interrogativo, e lui subito afferrò il senso del mio sguardo. – a comprare dello yogurt! Sapete quanto ne vado ghiotto, potreste biasimarmi. Comunque, l’ho visto mentre era con una ragazza, e poi dopo poco che l’avevo notato è sparito dietro uno degli scaffali e non l’ho visto più!” mentre parlava, entrò in cucina per bere dell’acqua, e non potetti che biasimarlo, aveva fatto una corsa per riferirci quella stronzata, anche se era una cosa più seria di quanto sembrava.

“Sappiamo che è in città, e non si aspetta nulla” sorrisi famelico, presto sarebbe saltato in aria..lui e quei quattro mini-palestrati che si portava in giro come dei cagnolini da compagnia, che per essere felici gli bastava anche leccargli la piscia che schizzava quando non riusciva nemmeno a centrare il gabinetto.

“Justin, dobbiamo fare tutto con cautela, sai che deve essere il colpo migliore e quello più organizzato? Non possiamo piantarci dietro la sua base e farla saltare in aria come abbiamo fatto con gli altri, Dylan è un personaggio influente, è il figlio del sindaco, Justin!” fissai John che era arrivato dal nulla e si era comodamente seduto su una sedia di fronte a Francisco, voltando le spalle a me..al suo capo.

“Non farneticare, non mi interessa che è il figlio del ‘capo’ di questa città, tra poco il capo sarò io, e nemmeno il sindaco potrà fare qualcosa contro di me!” calciai il tavolino che oscillò, ma non perse l’equilibrio.

“Non farnetichiamo Justin, ma il problema è che qui metti a repentaglio l’incolumità di tutti! Ci giochiamo la vita con questa stronzata, e io non voglio rischiare di morire perché sei frustato contro quell’altro coglione perché ha mandato in coma la tua amica, non mi interessa!” forse fu l’alto tasso di droga a fermarmi, o il fatto che non volevo creare discussioni in quel momento perché mi scoppiava la testa, ma mi trattenni dallo strangolare Colton.

“Non voglio farlo per Miranda, perché non capisci? E’ il mio destino questo, io come mio padre ho ereditato tutto questo, devo prendere tutto, nessuno deve occuparsi della MIA zona, oltre me, è chiaro? Lo faccio per me, e per Jeremy Bieber!” mi sentì le vene pulsare, il cuore battere, e il cervello dire che stavo dicendo tante di quelle balle che sarei potuto scoppiare.

“Vorresti farmi credere che non lo fai per Miranda? Che non ti vendichi, levando a quel ragazzo la cosa a cui tiene di più? La vita, eh? Perché a 10 anni la tua vita era Miranda, giusto? E ora porti ancora più rancore verso di lui perché Miranda ti disprezza, poiché deve starti lontano per quanti pericoli puoi portarle? – i miei nervi stavano per non reggere più il discorso, e stavo per avventarmi contro Colton, che stava dicendo troppe stronzate. – JUSTIN, NON E’ COLPA DI DYLAN SE TU SEI QUI, SE SEI UN RAGAZZINO CHE SI SENTE UNO PSEUDO-BOSS, CHE E’ DIVENTATO UN DROGATO, O CHE NON RIESCE A FARSI UNA VITA PERCHE’ PREFERISCE LA DROGA, E’ COLPA TUA, SOLTANTO TUA! UNA PERSONA NORMALE AVREBBE DIMENTICATO QUELL’EPISODIO, E SAREBBE ANDATA AVANTI, TU NO! E SAI PERCHE’? SEI LEGATO AL PASSATO, E AI TUOI STUPIDI SENSI DI COLPA!” per quanto i miei nervi fossero saldi, il mio ego, il mio orgoglio non mi permisero di starmi con le mani in mano, e afferrai Colton per la camicia, tirandolo a me gli diedi un pugno che lo colpì sul naso, che sentì sgretolarsi sotto la pressione delle mie nocche, quando riportai indietro il braccio per dargli un altro pugno, notai il sangue sul mio pugno e quello sul suo viso, e mi sentì offuscata la vista, i rumori, le voci dei miei amici erano lontane, mi sentì delle mani tirare e poi vuoto totale.


 

24 agosto 2012, miranda’s pov.

Il cinguettio dell’iPhone, mi fece sobbalzare, ero in uno stato di dormiveglia continuo dal giorno prima, non ero riuscita a dormire, pensando a Justin, perché quel ragazzo doveva rendere tutto complicato? Non riuscivo a capirlo, era la sua tristezza a farlo diventare così? O la paura? O la verità? Che tipo strano che era diventato nel periodo che ero bloccata in quel letto sognando un mondo completamente diverso da questo, che sciocchezza, arcobaleni, unicorni, e pace nel mondo! Bella merda!
Afferrai lo smartphone bianco e osservai lo schermo che segnava un messaggio da ‘Dylan Santiago’:

‘Credevi mi fossi dimenticato di te, vero? Mi dispiace deluderti, ma sono qui a romperti un po’ le scatole, buongiorno!’

Sorrisi fissando il messaggio, e mentre pensavo a cosa rispondere a Dylan, balzai giù dal letto e mi infilai le infradito, e sgattaiolai verso la mensa, convinta di non trovare nulla essendo quasi le tre del pomeriggio, infatti mio malgrado sperassi di trovare anche un pezzo di pane svanì quando trovai la mensa chiusa, al diavolo! Non volevo tornare nella mia stanza a passare un pomeriggio noioso, i miei pochi neuroni rimasti non avrebbero sopportato una tale depressione, quindi decisi di rispondere a Dylan, per poi chiamare Chaz, per quanto sia stato triste ed imbarazzante respingerlo era un ottimo amico, e un ottimo rimedio anti-depressione, per non parlare delle sue battute che per quanto squallide fossero mi facevano contorcere sul pavimento per le risate.
Sfilai il mio iphone dalle tasche della mia tuta e inviai un messagio a Dylan:

‘Come potevo dimenticarmi del ragazzo che mi ha investito, e poi mi ha soccorso? Sono pronta per questo rompimento di scatole, sorprendimi! Giorno!’

Sorrisi soddisfatta e inviai il messaggio, poi aprì la rubrica e cercai il numero di Chaz.

“Pronto, Chaz?” era ovvio fosse lui, perché quel tono interrogativo?

“Ciao Miry..” il tono dolce e ancora non maturato di Chaz, mi fece sentire al sicuro, e poi al sentir pronunciare il mio nomignolo capì che non portava rancore e potevo stare sicura.

“Scusami Chaz, sono stata una stronza, e so che le scuse sono troppo poche, e da un telefono non potrei nemmeno dimostrartele, quindi non è che puoi venire qui, così usciamo?” fremevo dalla voglia che accettasse e che potessi chiarire con lui, ma soprattutto uscire da questo ospedale.

“Dai Miry, dieci minuti e sono da te!” sorrise, non è che lo vidi, ma percepì il suo tono rilassato e felice.

“Ti aspetto qui!” staccai la telefonata, e mi feci prendere dall’euforia e corsi nella mia stanza per mettermi qualcosa di decente, quindi mi bloccai fissando il mio armadio spalancato, nell’impossibilità di scegliere cosa indossare, poi dopo aver pianto anche il sangue afferrai dei pantaloncini, una canotta e delle converse bianche, quel guardaroba era stato completamente comprato da Justin, con chissà quali soldi, quel ragazzo era folle quanto dolce, e inconcepibilmente stronzo.





~ writer's corner ~
Scusate se non ho aggiornato prima, ma avevo da fare, quindi
sono tornata op op op (gagnam style!) In realtà non sapevo nemmeno se riuscivo ad aggiornare
oggi, quindi siete fortunatissime! no scherzo.
Comunque sono un pò giù, l'ultimo capitolo non l'hanno cagato in molte, e ci sono rimasta malissimo :/
Vabbè, all'inizio mi ero decisa di far entrare questa ff tra quelle più seguite, ma penso sia impossibile, anche se ci spero ancora.
Non parlo del capitolo, perchè è un capitolo intermedio perciò è così breve, nel prossimo capitolo
resterete a bocca aperta, e abbiate paura, lo dico per voi ahahaha.
Facciamo che il prossimo capitolo lo pubblico ad almeno 10 recensioni, quindi, pubblicizzate se volete, se non raggiungiamo
le 10 recensioni non aggiorno (che cattivona) comunque vi lascio ora, allo spoiler, ok? 
Ah, ringrazio chi legge, recensisce e aggiunge ai preferiti|seguiti|ricordati la mia storia.
Al prossimo capitolo.
xx




spoiler. cap 8



Il dolore era forte, quel tanto che mi fece perdere la testa e farmi correre dalla piccola Miranda, che come mi aspettavo mossa dal suo buon’animo da bambina di 11 anni mi aiutò. Mi amava. E non poteva negarlo, certo non quell’amore che si prova in quelle coppie sdolcinate, ma quello tra amici, quello che li aveva legati fin da quando erano alti poco più di  un metro.

“Che sei tornato a fare da lei? Non avevi la tua dolce puttanella per farti passare il lieve dolore?” Chaz che mi fissava dall’altro lato della stanza, seduto su una schifosissima poltrona azzurra, espresse la sua stupida opinione.

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Capitolo 9
*** Chapter eight. ***


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8.











23 agosto 2012, miranda’s pov.

Una forte serie di pugni sulla vetrata della mia stanza che affacciava sul giardino, mi distrassero dalle labbra di Chaz, che dopo tante peripezie, quanto quelle di Ulisse forse, si incontrarono, in realtà in un modo meno dolce di quanto mi aspettassi, o meglio di quanto si aspettasse la Miranda di 11 anni, che continuava a fantasticare sul principe azzurro e sui cavalli bianchi che trainano una carrozza, in realtà quel bacio era stato meglio di quanto si potessero immaginare sia la Miranda di 19 anni che quella di 11 , era stato un rincorrersi tra le nostre lingue, un continuo mordersi le labbra, e forse il momento migliore era stato quando il ragazzo le aveva solleticato il palato con la sua lingua, che mi fece ansimare impercettibilmente, quindi al sentire quei rumori molesti, mi staccai dalle labbra del moro.

“Grazie Chaz..” per quanto volessi auto-convincermi che l’avessi fatto per attrazione fisica, in realtà non lo era, avevo chiesto al ragazzo di insegnarmi come si baciasse e lui dopo qualche esitazione acconsentì, e lo stesso sguardo triste che mi rivolse quando accettò, è quello che incontrai ora che mi staccai da lui.

“Di nulla piccola!” ecco il falso sorriso che mi aspettavo, e fu come un gancio destro all’altezza dello stomaco, dritto nell’organo in cui prima sentivo le farfalle che svolazzavano felici.
Scostai le tende e trovai un Justin, accasciato su se stesso, ricoperto di sangue, probabilmente non tutto suo, e che lanciava gemiti di dolore che erano attutiti dalla sua bandana che portava al collo e che aveva premuto sulle labbra, spalancai la porta di vetro, lacerando probabilmente le tende che non avevo scostato del tutto.

“Justin!” urlai inginocchiandomi al suo fianco, e facendolo rotolare in modo da poter esaminare da dove provenisse tutto quel sangue, inizialmente notai le mani ricoperte di sangue, forse non suo, lui odiava toccare il suo sangue con le mani fin da piccolo, cominciava ad avere le convulsioni se lo faceva, a quanto pare non valeva per quello altrui.

“Miry, che succe..JUSTIN! Cosa gli è successo?” Chaz si appoggiò allo stipite della porta, perché non avverti i suoi passi sull’erba o almeno non in vicinanza di me, ma non lo risposi, in quel momento l’unica cosa che mi importava era capire cosa succedeva a Justin, che sicuramente si era trovato in una rissa.

“Costole incrinate, il naso non si è rotto per fortuna, il sangue probabilmente non è nemmeno il suo, avrò preso a botte qualcuno sul naso” finì di tastare il corpo di Justin, e poi lentamente gli sfilai prima la giacca di pelle, a alla vista delle braccia di Justin sentì i brividi lungo la spina dorsale , era ricoperto di lividi così violacei da sembrare quasi disegnati, poi gli alzai la canotta, e lì ne trovai di peggio.
Justin mugolò quando cominciai a toccargli le costole, il contatto tra la pelle calda di Justin e la mia mano fredda probabilmente gli causò una sensazione di sollievo.

“Justin, mi dici cosa ti è successo?..” lo guardai, continuava a tenere gli occhi chiusi, anche se era cosciente di cosa gli succedesse, però notai un sorriso furbo dipinto su quelle labbra rosee e perfette.

“Miry, vedi che Justin ti sta..” fissai Chaz, che mi indicò il mio fondoschiena, lo guardai e notai la mano di Justin che palpava il mio sedere, presa dalla foga di curarlo non mi ero accorta nemmeno di cosa stesse facendo.

“Porco! Bastardo! Stronzo! Giuro, sparisci prima che ti spezza quelle costole incrinate!” mi alzai di scatto indietreggiando fino ad arrivare a toccare con la mia schiena il petto di Chaz, che mi tenne salda a sé, mentre Justin ghignò soddisfatto e finalmente aprì gli occhi color caramello.

“Dai Miranda, scherzavo, comunque ho bisogno del tuo aiuto..” cercò di mettersi su inutilmente essendo troppo stanco e dolorante.

“Ti aiuto soltanto perché lasciarti morire qui sarebbe troppo cattivo anche per me!” alzai il sopracciglio fissandolo, lo stavo sfidando e lui sarebbe stato pronto a rispondermi se le mani di Chaz non lo avessero afferrato, per poi trascinarlo nella mia camera, mentre io afferrai la giacca e la canotta bianca di Justin, per poi seguirli silenziosamente richiudendomi la porta alle spalle.

“Dove lo metto?” chiese Chaz.

“Non sono un oggetto, e tantomeno un sacco di patate, ti è chiaro?” protestò Justin sbuffando rumorosamente.

“Se riesci a metterlo sul letto, io vado a prendere qualcosa per bendarlo, nel frattempo trova anche un modo per tappargli la bocca!” dissi frettolosa, mentre pensavo dove trovare qualcosa per prendermi cura del mio caro amico.

“So io come potresti tapparmi la bocca” mi voltai verso il biondo guardandolo a bocca aperta.

“Prima che ti sbatta fuori a calci in culo, mio caro boss, tieni a bada quella lingua biforcuta!” girai i tacchi e uscì dalla stanza.

 



24 agosto 2012, justin’s pov.

Il dolore era forte, quel tanto che mi fece perdere la testa e farmi correre dalla piccola Miranda, che come mi aspettavo mossa dal suo buon’animo da bambina di 11 anni mi aiutò. Mi amava. E non poteva negarlo, certo non quell’amore che si prova in quelle coppie sdolcinate, ma quello tra amici, quello che li aveva legati fin da quando erano alti poco più di  un metro.

“Che sei tornato a fare da lei? Non avevi la tua dolce puttanella per farti passare il lieve dolore?” Chaz che mi fissava dall’altro lato della stanza, seduto su una schifosissima poltrona azzurra, espresse la sua stupida opinione.

“Chaz, ho appena preso a botte il mio destro, sai con che facilità potrei farlo con te che per me non vali nulla?” avrei voluto alzargli il dito medio, ma le nocche coperte di sangue mi facevano male, visto che avevo stretto il volante della mia Range Rover con tale irruenza da poterlo sentire piegare tra le mie mani.

“Vorresti ripeterlo al Chaz di 16 anni? Justin, sei stupido quanto orgoglioso, lei non ti vuole e tu lo sai benissimo, è legata a te perché sei l’unica persona che le è rimasta e che potrebbe  ricordarle la sua infanzia” con che coraggio Miranda si lamentava della mia lingua biforcuta, ma non aveva mai pensato a quella del suo nuovo..passatempo.

“Chaz, ero piccolo e ingenuo, se sapevo che eri falso come ti sei dimostrato non ti avrei fatto entrare nella mia vita, nemmeno nel giorno 1!” fissai rabbioso il moro, che in realtà era calmo come se si fosse drogato di..camomilla.

“Justin, sii sincero per una volta, davvero ti sei dimenticato tutte le nostre cazzate? Non ti facevo così orgoglioso, per quanto mi duole ammetterlo, eri il mio migliore amico, e avermi lasciato così, da solo, non è che mi abbia fatto avere una bella opinione di te in questi anni, quindi stai lontano da Miranda, e nessuno si farà male!” fissai Chaz non intimorito, o impaurito, ma colpito.

“Mi hai minacciato? Charles Somers mi ha minacciato? Cos’è uno scherzo?” scoppiai a ridere divertito dalla situazione, quel microbo aveva minacciato me, il futuro boss della città, che insulso essere, presto sarebbe scoppiata la testa anche a lui.

“Non è uno scherzo, presto scoprirai..” guardai rabbuiato il moro che era rimasto impassibile, con un sorriso sulle labbra per tutto il tempo, facendomi saltare ancora di più i nervi, ma a scogliere quella tensione fu la voce di Miranda che varcò la stanza sorridente.

“Ho trovato questo qui!” mi mostrò una valigetta con una grande croce sul davanti, bello..Miranda..la croce rossina.. improvvisamente immaginavo la bionda ragazza con un completino striminzito da infermiera, che si avvicinava al mio letto con fare sensuale “Justin..” si piccola, vieni qui, su di me, potrei baciarti ogni angolo di pelle scoperta e sentirlo bruciare a contatto con le mie labbra “Justin..” si mise a cavalcioni su di me, poggiando il suo culo sulla mia erezione, poi si accovacciò cominciando a baciarmi sul collo, a mordicchiarmi il lobo, fece così scendere la sua mano fino al mio jeans e la infilò all’interno dei due strati di stoffa che non riuscivano a contenere ciò che avrebbero dovuto tenere al sicuro, e al tocco della sua mano fredda mi fece gemere “JUSTIN!” sbattei le palpebre ripetutamente per ritrovarmi in quella squallidissima stanza di ospedale con Miranda che mi fissava sconvolta.

“Che c’è? Ho qualcosa in faccia? Perché mi fissi?” mi toccai il viso e non trovai nulla di strano.

“Justin, smettila di ansimare, è imbarazzante..” abbassò lo sguardo imbarazzata, e io fissai il vuoto, sentendo quel bastardo ridacchiare, mi ero fatto prendere la mano, maledetto sesso e maledette le gambe di Miranda che uscivano fuori da quel pantaloncino troppo corto per una ragazza come lei.

“Scusa, stavo immaginando..”

“Non voglio saperlo Justin! Con calma, eh, fa niente..!” era completamente rossa in viso, e quest’ultimo lo coprì tra le mani, da un imbarazzo iniziale cominciò a ridere, mi prendeva in giro?

“Miranda,  se non la smetti di ridere te la faccio pa..!” mi alzai verso di lei, ma il dolore alle costole era troppo forte, notai che durante quel mio piccolo sogno lei mi aveva fasciato, ero così preso da quei baci, così lontani ma così reali.

“Ti odio, mi fa malissimo..” sbuffai tornando a stendermi nel letto, deciso a fermare i miei istinti e non fare movimenti bruschi.

“Non è colpa se hai preso a pugni con qualcuno, non credi? Sta volta chi è stata la tua vittima? Dai sono così curiosa” stava alludendo al fatto che odiasse tutto quello che facevo, e io alzai gli occhi arreso all’idea di non andarle per niente a genio.

“Il mio amico, Colton, mi ha parlato come fossi suo fratello, e io sono il suo capo, mi sono innervosito e l’ho picchiato, sei felice? Ha toccato argomenti che non doveva osare nemmeno pensare, quel bastardo..” strinsi i pugni, non cedendo alla rabbia che si stava impossessando nuovamente di me.


Avevo perso i sensi, quando riaprì gli occhi la rabbia che prima già si stava nutrendo di ogni mio neurone ritornò a pulsare nelle vene, nei pugni chiusi, e nelle viscere, mi alzai in piedi e tornai ad avventarmi su Colton, un pugno nello stomaco forse? Non rispondevo alle mie azioni, tiravo pugni a caso, sperando di colpire il ragazzo e ferirlo come lui aveva fatto con me, ma poco dopo lui sulla difensiva mi saltò contro, e con un solo pungo sentì le mie costole muoversi, quindi lo guardai negli occhi mentre i ragazzi ci dividevano, stavamo soffrendo, ma questo era la giusta punizione per aver toccato il mio orgoglio, mio piccolo Colton.



Le immagini della lite mi tornavano in mente, ogni singolo pugno, ogni singola fitta che avevo provato quando Colton mi colpiva, mi faceva male ancora, come se mi stesse colpendo in quel momento.


Strattonai i miei amici e scappai, corsi verso la mia Range Rover e prima di partire tirai un tiro profondo, e accecato dal dolore e dalla rabbia mi diressi verso Miranda. Stava facendo un grande errore, ma lui di lei ne aveva bisogno. E anche tanto. 





~ writer's corner ~
mi dispiace essere mancata, ma avevo da fare, e ho da fare anche ora, quindi è davvero un fatto straordinario se mi sono connessa, infatti scappo subito!
Mi dispiace non poter rispondere alle recensioni, mi rifarò in questo capitolo, lo giuro.
Vi amo, sempre per tutti i complimenti, e tutto ciò che dite di bello su questa storia a cui io tengo davvero molto!

Continuo a 13 recensioni.
Lo volevo dire soltanto perchè ho tante visualizzazioni, ma nessuno recensisce, cioè in poche lo fanno rispetto alle recensioni.
Se ottengo 13 recensioni lo pubblico appena si arriva al numero, oppure dovete aspettare il 15 febbraio per leggere un altro capitolo :)
Ok, ora vado a studiare.
Vi lascio allo spoiler: e vi avviso che sarà un capitolo lunghissimo e pieno di sorprese.
Al prossimo capitolo.
xx





Spoiler cap. 9


“Troia..” notai che gli tremò la mano quando pronunciai quella parola, che non le aggettivavo da un anno e mezzo.

“E’ successo un anno e mezzo fa, non puoi continuare ad attaccarti su questo quando discutiamo, perché non ti hanno donato un cervello quando sei nato?”

Principessa, non si può avere tutto, sono fin troppo bello, non potevo essere anche intelligente, non credi?” ghignai, mi sarò dato anche del deficiente, ma lei odiava quando mi facevo i complimenti da solo, quindi pensai di punzecchiarla come sempre.

 

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Capitolo 10
*** chapter nine. ***


 9.





24 agosto 2012, miranda’s pov.

“Miranda..” un mano mi percosse lievemente, e così aprì gli occhi, mi ero addormentata sul divano di fronte la mia stanza, innervosita dalle liti di Chaz e Justin, il primo mi si presentò davanti con un sorriso enorme, forse per scusarsi, o solo per essere gentile.

“Justin è andato via, se vuoi puoi andare nella tua camera, io sto andando via..” mi portai in piedi e mi sistemai i vestiti con le mani.

“Non preoccuparti, mi dispiace che già vai via..domani tornerai vero?” non era una domanda, e nemmeno una richiesta, volevo una conferma a quello che già sapevo, che il moro non mi avrebbe mai lasciato, e che dopotutto anche se non potevo ricambiare i sentimenti che lui forse provava per me, mi voleva bene e aveva bisogno della mia compagnia come io avevo bisogno della sua, e dei suoi abbracci..e di qualche altra lezione sui ‘baci con la lingua’.

“Certo che torno! Però vengo nella tarda mattinata, ho alcune cose da fare per..mia mamma, ci vediamo domani piccola” mi stampò di sfuggita un bacio sulla guancia, troppo vicino all’angolo delle labbra, e se ne andò, senza farmi replicare, l’avevo visto un po’ timoroso e titubante sulle ultime parole, aveva qualcosa da nascondermi? Non mi interessava, per ora.

‘Drin, Drin, Drin!’

Il cinguettio del mio iPhone mi fece sobbalzare, lo cercai in tasca, poi mi ricordai di averlo lasciato sul comodino della mia camera, quindi vi entrai e lo afferrai, senza nemmeno leggere chi fosse a cercarmi, risposi.

“Pronto!”

“Pronto, ciao Miranda!” una voce non così tanto sconosciuta, ma nemmeno così familiare, mi salutò felice.

“Dylan! Scusa se ti ho fatto aspettare, ma non trovavo l’iPhone” risi, divertita dalla situazione.

“La solita sbadata, eh?” la sua risata, che non avevo avuto modo di sentire il giorno precedente, era stupenda, e riusciva a farmi sorridere.

“Mi stai dando della stupida? Me la paghi questa, eh!”

“Quando hai voglia di farmela pagare?” perché avevo provato una fitta allo stomaco, era un dolore sopportabile, forte, ma dolce.

“Quando ne avrò voglia, quando meno te lo aspetti, questo è sicuro..”

“Stasera hai da fare, biondina?”

“Non mi pare, perché?” mi stesi sul letto, sorridendo come un’ebete, mi sentivo che stava per chiedermi di uscire, non è che fossi cotta di lui, ma un altro ragazzo figo come lui di certo non l’avrei trovato dietro la porta.

“Hai voglia di uscire con il sottoscritto? Una pizza e una birra, che ne dici?” ecco, come sempre avevo ragione, dovevo fare la veggente come minimo.

“Dico di sì, diciamo alle..”

“Alle 20 fuori casa tua?” mi precedette, non che fossi così prevedibile, però.

“Mh, sì, però ecco..io non è che vivo in una casa..cioè, devi venirmi a prendere all’Othello Common Ospital..” mi accigliai, speravo non avesse fatto storie, insomma mi sarei dovuta presto trovare un appartamento, perché per quanto io sia guarita non potevano tenermi ancora per molto.

“E questo sarebbe un problema? Aspettami all’entrata alle 20, e sii puntale, odio i ritardatari” in quel momento mi immaginai il suo volto mulatto, che mi faceva un occhiolino con quegli occhi scuri come la pece.

“Sarò puntualissima! Promesso!”

“Ciao biondina” sorrisi, come al solito, come un’ebete.

“Ciao Dylan!” staccai la telefonata, e posai l’iPhone, osservando l’ora, erano soltanto le..19? DOVEVO VESTIRMI, mi feci per alzarmi dal letto, quando una voce mi spaventò.

“Signorina Lewis?” mi voltai e sull’uscio della porta un vecchio ‘decrepito’, come l’avrebbe definito Justin, che si manteneva con un bastone di legno mi osservava.

“Si, sono io!” dissi, timorosa, e curiosa, non di certo impaurita.

“Eccovi! Non la trovavo, la signora Reece mi aveva mandato dall’altra parte dell’ospedale! Quella vecchia rimbambita! – lo guardai sconvolta, ma che sfrontato quel vecchietto, quindi notò che io lo fissavo interrogativa riprese a parlare. – Ecco, io sono il Notaio Yarnall”

“E..scusate le parole, ed il tono..ma cosa volete da me?”

“Voi, signorina cara, sa cosa è un notaio, vero?” io scossi la testa, e il vecchietto per poco non perse l’equilibrio dalla sorpresa.

“Ecco, non voglio stare qui a disturbarvi, perciò andrò dritto al punto, forse voi avete da fare – sarà un veggente anche lui? – Sono qui, per darvi, o meglio comunicarvi, le volontà della vostra defunta madre!” questa volta a rischiare di perdere l’equilibrio fui io, e non il Notaio, mia madre mi aveva lasciato delle cose? Ricordavo, che un signore del genere si recò in casa mia quando la mia nonna materna morì, venne per comunicare a mia madre alcune cose che la vecchia signora Spears le lasciò.

“Signorina, se volete posso passare anche un altro giorno!” il vecchio notò che ero assorta nei miei pensieri e forse pensò che non volessi sapere di mia madre, o non volessi ascoltarlo.

“No assolutamente signore! Resti qui, prego si accomodi, mi dispiace non poterla ricevere, ma questo è tutto quello che posseggo in questa stanza” mi alzai velocemente e portai la poltrona che si trovava nell’angolo della stanza di fronte al letto, e aiutai il vecchio signor Yarnall ad accomodarsi, e dopo svariati ‘Grazie’ e ‘Prego’, il signore si schiarì la voce con un colpo di tosse.

“La sottoscritta Signora Ariana Katherine Jacqueline Spears – Lewis, avvenuta sua morte, lascia alla figlia Miranda Acacia Lewis, mia unica figlia, e unico amore: la Manor Lewis situata di Street Churchill numero 12 , l’intero conto di famiglia conservato nella Banca Svizzera, e tutto ciò che è situato nel magazzino di famiglia Lewis situato in Street Fitch numero 49.”

Quando finì di leggere, mi resi conto di avere più cose di quanto mi aspettassi, più di quante me ne servissero, ma ora non mi importava, i miei genitori non si erano dimenticati di me come una volta sentì dire da Justin, mentre ero in coma, anzi, mi erano più devoti e provavano più amore verso di me di quanto io o Justin sapessimo.



 

24 agosto 2012, justin’s pov.

Sbattei la porta di casa, non per rabbia, anzi fissare per ore intere Miranda che dormiva mi aveva calmato più di un sonnifero, volevo che Colton e gli altri sapessero che il capo era tornato, che era meglio se fossero spariti alla sua vista..ma forse il messaggio non fu chiaro a tutti.

“Capo!” Conor mi venne in contro, e notò la mia frustrazione e stanchezza negli occhi e fece per girare le spalle per sparire, forse furono i suoi occhi troppo simili a quelli di Miranda.

“Dimmi Conor, cosa c’è?” troppo dolce anche per me, era la stanchezza, e..gli occhi di Miranda.

“Capo, volevo dirti..stai bene? Prima ti ho visto svenire, poi quando ti sei ripreso sei scappato, ecco io ero preoccupato per te..” scossi la testa, quel ragazzo era davvero incomprensibile.

“Sei sicuro che è solo questo Conor?” il biondo mi fissò, poi scosse la testa in segno di dissenso, e io con la mano lo incitai ad andare avanti.

“Ecco, Colton è andato via, Katherine è in camera a piangere da almeno due ore, io non sono riuscito a fare qualcosa, ma tu dovresti parlare con Colton e chiarire, siamo una squadra e non vogliamo che prima di un colpo così grande ci separiamo, o sbaglio? Scusa se te lo vengo a dire, picchiami se vuoi, ma risolvi la situazione” lo fissai, quel ragazzo per quanto mi avesse innervosito, perché le sue parole sembravano quasi come un’ordine più che come un consiglio, aveva fin troppo ragione.

“Sparisci Conor” lo fulminai, e lui alzò le spalle sorridendo per poi andare al piano di sopra, se questi ragazzi avevano imparato una cosa in questi anni, è che quando io non ho ragione gli dico di dileguarsi, quando invece so o almeno penso di aver ragione comincio a urlare bestemmie che fanno rotolare tutti i morti nelle proprie tombe.

‘Katherine è in camera a piangere da almeno due ore..’

Mi avviai verso il piano superiore, e cercai di ricordarmi la camera di Colton, quando la trovai cercai di bussare lentamente, ma il risultato fu l’opposto, e scatenai l’ira della ragazza.

“Conor, vai via, smettila! Lasciami stare!” credeva fossi il biondo, chissà quanto l’aveva rotto quel ragazzo tanto premuroso, che aveva una cotta tanto grande per Katy.

“Katycat..sono Justin”

“Entra” ero così sicuro che mi avrebbe mandato via, che non avevo pensato che avesse potuto accettare il mio auto-invito, era da tanto tempo che non ero da solo con Katy, dopo che avevamo avuto un litigio un anno e mezzo fa, dove la scaricai, perché stanco delle sue scenate di gelosia e del suo non-te-la-do, e fanculo! Dopo nemmeno tre mesi la trovai con il mio migliore amico, non nego di essere rimasto stranito da quella situazione, però presto eravamo tornati amici, e avevamo imparato a sopportarci a vicenda.

“Come stai?” dissi, chiudendomi la porta alle spalle, e sedendomi sul piano più vicino al mio culo, il comò di fronte il letto su cui era seduta Katherine intenta a leggere uno di quei giornali spazzatura sul gossip.

“Come credi che io stia?” non alzò nemmeno lo sguardo da quel giornale, a cui avrei probabilmente dato fuoco in quel momento, odiavo quando la gente non si degnava di guardarmi negli occhi mentre parlavamo.

“Uno schifo? E quindi leggi stronzate su..qualche vip? Cerchi di renderti felice, perché George Clooney si è lasciato con quella porcona – accentuai la parola ‘porcona’ per stuzzicarla.-  di Elisabetta Canalis?” dissi ghignando.

“In realtà si sono lasciati molto tempo fa, stupido ragazzino pieno di se, e no non sto uno schifo, sto peggio!” alzò lo sguardo quel tanto per lanciarmi uno sguardo inviperito, arrabbiato, e rancoroso.

“Quindi con questo sguardo stai intendendo che sia colpa mia?” mi cercai in tasca delle sigarette, e ne afferrai una per poi portarla alle labbra ed accenderla.

“Non sto intendendo nulla, Justin, sto solo intendendo che potevi evitarti quel teatrino” continuava a fissare il giornale, quella codarda.

“Ti devo ricordare chi ha cominciato la discussione?”

“Tu!” mi fissò, e poi lanciò il giornale sul comodino, e cominciò a stendersi lo smalto sulle unghie.

“Colton.”

“Tu!”

“Colton.”

“Tu.”

“Troia..”
notai che gli tremò la mano quando pronunciai quella parola, che non le aggettivavo da un’anno e mezzo.

“E’ successo un’anno e mezzo fa, non puoi continuare ad attaccarti su questo quando discutiamo, perché non ti hanno donato un cervello quando sei nato?”

“Principessa, non si può avere tutto, sono fin troppo bello, non potevo essere anche intelligente, non credi?” ghignai, mi sarò dato anche del deficiente, ma lei odiava quando mi facevo i complimenti da solo, quindi pensai di punzecchiarla come sempre.

“Montato, sparisci!”

“Oddio, la principessa sul pisello.. –
la fissai, mentre uscivo dalla stanza, lasciando un profumo di sigaretta e One Million. – aspetta, proprio sul pisello no eh? Verginella” sbattei la porta, soddisfatto di me, e di aver mandato a fanculo l’ego di quella stronza.

‘Bong, Bong, Bong!’

Non riconobbi subito la suoneria del mio iPhone avendola sostituita, visto che ormai in questa casa avevamo tutti l’iPhone e tutti con la stessa suoneria, afferrai il cellulare dalla tasca e vidi scritto: “Miranda ti chiama”, risposi subito.

“Pronto!”

Nessuna risposta, sentivo soltanto tanto casino, sarà partita la telefonata senza che lei se ne rendesse conto.

“Cosa ordini biondina?” riconobbi la voce di un ragazzo, che si riferiva probabilmente a Miranda, essendo lei bionda.

“Non ne ho idea, tu cosa vuoi?”

“Te, andrebbe più che bene..” sentì ridere entrambi, che porco, come poteva parlare così alla mia piccola.

“Eddai..” non volli sentire più niente, e staccai la telefonata, più nervoso di quando credevo che Miranda stesse a cavalcioni su un ragazzo, nella sua camera il giorno dopo che la portai a casa sua.


 

24 agosto 2012, miranda’s pov.

“Eddai Dylan!” scoppiai a ridere, quando le mani del ragazzo incontrarono i miei fianchi e presero a solleticarmi. “Fermati, stronzo!” quando mi resi conto di averlo offeso mi tappai la bocca, e abbassai lo sguardo.

“Scusa..” scossi la testa dispiaciuta, era il primo appuntamento, e già avevo offeso il mulatto, dovevo proprio far schifo come ragazza.

“Per così poco? Al primo appuntamento ne ho sentite di peggio!” rise, forse divertito, o forse no.

“Del tipo?”

“Porco, ninfomane, bastardo, traditore..cazzate del genere, e la cosa più divertente è che quando una ragazza mi diede del traditore è perché mi trovò a telefono con mia sorella quando tornò dal bagno, e io la chiamavo ‘Amore mio’, penso che non sappiano cosa voglia dire amore fraterno, vero?”
io annuì divertita.

*

2 ore dopo.

“Ti sei divertita?” io annuì sorridente, era la pura verità, da quando mi ero risvegliata, non mi ero mai sentita così felice, forse solo quando ho rivisto Justin, ma quella felicità durò circa il tempo di rendermi conto che stava prendendo a pugni Chaz.

“E tu?” lo guardai, mentre la macchina si fermava fuori l’entrata dell’ospedale.

“Molto! Pensi che ti possa baciare Miranda?” lo guardai, mangiata dall’indecisione, se l’avessi baciato avrei ferito i sentimenti di qualcuno? No. Se l’avessi baciato, forse lui avrebbe creduto che potessimo intraprendere una relazione? No, insomma, non è proprio il tipo. Se l’avessi baciato e Justin l’avesse saputo, come l’avrebbe presa?..Meglio non pensarci.

“Mh, credo proprio di si” sorrisi, prima di incontrare le labbra del mulatto, che si muovevano leggere sulle mie, quando poi la sua lingua mi tocco il labbro inferiore schiusi le labbra per permettere di approfondire il bacio, che fu dolce e passionale, non troppo spinto, ma nemmeno troppo casto, non opposi resistenza, nemmeno quando Dylan mise le mani sui miei fianchi, e sfiorò col palmo i miei fianchi scoperti, quando si staccò da me, io ero come affannata.

‘Nemmeno avessi corso su per una montagna, e  poi fossi scesa giù sempre correndo’ pensai..

“Buonanotte biondina” mi diede un leggero bacio casto sulle labbra, e poi io mi voltai per uscire dalla macchina, e prima di chiudere la portiera, gli augurai la buonanotte.

Non volevo percorrere il corridoio, o incontrare la signora Reece  che mi avrebbe sicuramente chieso dove fossi stata per tutto quel tempo, quindi decisi di entrare per il giardino interno, e quindi per la famosa porta di vetro.
Corsi, avevo paura del buio, ed essendo ormai quasi mezzanotte corsi come una disperata lungo il giardino, fino a quella che era la vetrata della mia camera, che aprì e chiusi velocemente alle mie spalle, quasi volessi evitare all’uomo nero di entrare, chiusi a chiave quella porte, calai le serrande, e poi accesi la luce, quando mi voltai verso il mio letto lo trovai occupato.





||writer's corner||

mi perdonerete mai? No, non mi perdonerei nemmeno io, so che non ho più aggiornato e mi sento in colpa, spero che non abbandonerete la ff a cui tengo molto :) Non ho più aggiornato per due motivi: 1) non avevo terminato il capitolo, 2) non avevo voglia di scrivere. 
Per farmi perdonare questo è lunghissimo, e vi avviso che il 10 che è pronto sta aspettando voi!
Vi lascio il mio profilo di twitter per qualunque cosa:

https://twitter.com/mcbjeber
xx, silvia!

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Capitolo 11
*** Chapter ten. ***


10.



25 agosto 2012, miranda’s pov.

Quando mi tirai su nel letto, dovetti ricordarmi del perché Justin fosse steso sul tappeto a dormire.

“Dove sei stata?” mi chiese con aria indifferente, ma vedevo nei suoi occhi quel velo di gelosia, che lo stava mangiando vivo.

“Ti interessa? Non mi pare debba rispondere ai tuoi ordini” lo fissai scocciata, e mi diressi verso l’armadio e afferrai il mio pigiama.

“Non che mi interessi, ma sai, non ci sono persone affidabili da queste parti, non voglio che tu sia in pericolo” posò il giornale che stava leggendo, e mi fissò.

L’unica persona poco affidabile da queste parti sei tu!” soddisfatta della mia risposta pronta, entrai nel bagno riservato alla mia camera e aprì l’acqua della doccia, avevo bisogno di una doccia fredda, no ok, calda.

Quando notai che Justin cominciò a russare, gli lanciai un cuscino in testa, che lo fece saltare in piedi, quel povero idiota, non avendo trovato la chiave per aprire la porta si era arreso e si era addormentato sulla prima superficie morbida che aveva trovato.

“Buongiorno” disse, alzandosi in piedi e stiracchiandosi velocemente.

“Ciao” sbadigliai, e tornai in posizione supina, coccolata da qualche leggero raggio di luce che riusciva a penetrare dalla finestra.

“Continui a fare la tirata? Oggi potrei dedicarti un’intera giornata se solo tu volessi!” mi guardò triste, la discussione della sera prima era finita male, la mia frecciatina l’aveva probabilmente ferito, avevo colpito il punto debole di Bieber ovvero..io.

“Se proprio vuoi, dobbiamo tornare nella mia vecchia casa, mi trasferirò lì..”

“In quelle condizioni? Preferisco che vai a vivere sotto i ponti!”

“Justin, non me ne vado oggi, anzi dobbiamo andare a pulire un po’, ho chiamato anche un’impresa di pulizie e un giardiniere, e di certo la porta non se la possono aprire da soli..”

“Ti ricordo che è basta questa – si indicò la spalla destra. – per aprire la porta di casa tua!” lo guardai ridendo.

“Buffone, andiamo dai!”

“Devo andare a cambiarmi! Che schifo, ho i vestiti di ieri..”

“Nessuno ti ha obbligato a dormire qui, lo sai?” lui annuì.

“Se avessi saputo dove tenevi le chiavi, sarei scappato..ero..”

“Ferito? Mi dispiace..” abbassai lo sguardo, afferrando qualcosa dal mucchio di vestiti che avevo nell’armadio.

“Fa nulla, se mi ferisce anche la realtà, non so come andrò avanti..ora muoviti, dovrei avere dei vestiti in macchina, appena hai finito andiamo via, dai muoviti!”



25 agosto 2012, justin’s pov.

“Buongiorno, si..ecco, allora il giardino deve essere tagliato all’inglese, corto, ma non inesistente..potate gli alberi, e piantate qualche fiore..ecco si, questi qui sono perfetti..certo..grazie!” continuavo a fissare le foto sulla mensola del camino, ormai liberate dalla polvere e da qualunque altro tipo di sporcizia, mentre ascoltavo Miranda discutere con il giardiniere.

“Signora Holland! Si, ecco..ha trovato qualcosa da mettere sui letti?..Capisco, allora mi dica cosa devo comprare, tutto quello che serve in casa, ma tutto..si, vado a comprarlo dopo con Justin..grazie!” mi bloccai alla vista di una foto mia e di Miranda, era in un formato abbastanza grande e occupava l’intera parete che andava dalla cappa del camino, al mobile di vetro vicino, in realtà era un collage, tre fotografie, tre carnevali diversi..

“Mario e Luigi, Pippo e Topolino, Pikachu e Ash..” mi voltai a sentire la voce di Miranda, che citava in ordine i modi buffi in cui eravamo vestiti.

“Amici per sempre..” sospirai fissando la piccola Miranda, ormai non così piccola.

“Oltre ogni dolore, ogni litigio, ogni pianto, ogni ferita, ogni incidente..” continuava a citare, tutte quelle parole che ci eravamo detti, ogni volta che ci vestivamo da due migliori amici.

“Posso aggiungere qualcosa?” mi avvicinai, e lei annuì, mi calai verso di lei, e trovai le sue labbra a poca distanza dalle mie.

“Oltre ogni bacio..” mi avvicinai, ancora di più, quando il mio volto venne a contatto, con molta violenza ed irruenza, dal palmo di Miranda.

“Justin!” urlò sconvolta, mentre io mi massaggiavo la guancia che bruciava.

“Dai Miry, scherzavo!”

“Col cazzo, Drew! Ora andiamo, non ho tempo da perdere, dobbiamo comprare molte cose per Manor Lewis!”



25 agosto 2012, miranda’s pov.

“Miranda!” mi voltai e vidi Justin che finiva di appendere alcune stampe di Parigi, Londra e New York sulla parete della mia camera.

“Oddio Justin! Sono bellissime!”

“Cosa ti avevo detto? Se io non ci fossi stato non le avresti nemmeno comprate!” disse facendomi l’occhiolino, sogghignando.

“Justin..ma se tu, mi avevi vietato di comprarle, e hai fatto i capricci, urlando che le avresti riportate al loro posto, se non ti avessi comprato le Red Bull..” lo guardai alzando il sopracciglio divertita.

“Dai, reggimi il gioco, comunque sono fighe, devo ammetterlo, anche se avrei preferito delle foto di Red Bull..decisamente, sì!” mi colpì la fronte con il palmo delle mano, disperata, quel ragazzo di  ormai 18 anni era stupido quanto, se non peggio, lo era a 11 anni.

“Allora, ricapitoliamo! – afferrai il taccuino, che avevo nella tasca posteriore dei pantaloncini dell’Abercrombie & Fitch, e osservai la lunga, anzi lunghissima, lista di cose da dover fare. – Rifare i letti delle varie camere?”

“Fatto!”

“Appendere i vari quadri?”

“Fatto!” sorrise soddisfatto, in fondo li aveva appesi lui, accompagnato da un coro di insulti perché rischiava di appenderli obliqui, ma tutto sommato era stato un ottimo aiutante.

“Riempire il frigo, la dispensa, ed il mobile con i detersivi?”

“Fatto! Certo, con qualche inconveniente, perché qualcuno ha volutamente mangiare alcuni pacchi di biscotti, ma è apposto!” lo fulminai con lo sguardo, avevo voglia di biscotti, non poteva rinfacciarmi la fame.

“Penso sia tutto apposto..” guardai Justin, e poi fissai il letto, malinconica, quel letto 8 anni prima era occupato da mia madre, e qualche notte da degli sconosciuti che trovava nei locali che frequentava con la madre di Justin.

“Cosa c’è, Miry?” Justin notò il silenzio, il mio respiro rotto da laconici singhiozzi, e le mie palpebre pesanti che bruciavano per le lacrime che volevano uscire.

“Niente, pensavo a mia madre, e a quanto avesse lavorato per darmi un tetto sopra la testa, e che ora devo occuparmi di tutto io, ma come posso Justin? Ho 19 anni, non posso farcela da sola..” mi sentì avvolgere, le braccia muscolose di Justin si erano strette intorno la mia vita, in tutti i sensi, mi sentivo protetta, come quando mi abbracciava fino a 8 anni prima.



26 agosto 2012, justin’s pov.

“Pronto?” risposi al telefono stranito ed assonnato al mio iPhone che non cessava di suonare.

“Justin Bieber?”una voce femminile, rauca, vecchia e stanca mi rispose dall’altro lato.

“Si, chi sei?” sbadigliai, e mi tirai su nel letto, mentre aspettavo una risposta fissai l’orologio che segnava ‘6:34 pm.’.

“Sono la signora Reece, Justin! Scusa per il disturbo!” studiai il tono di voce, e riconobbi in lui, o meglio lei, la voce di Cassie Jasmine Reece.

“Non si preoccupi, signora, ha qualcosa da dirmi?”

“Miranda..ecco..stamattina non l’ho trovata nella sua stanza, sai dove possa essere andata?” fissai di nuovo l’orologio, e poi fissai i miei vestiti ammucchiati sul letto, poi focalizzai cosa aveva detto la dottoressa.

“Ne è sicura? Sarà andata a Manor Lewis, non pensa?” mi alzai dal letto, e afferrai i pantaloni della tuta grigi, e li infilai utilizzando una sola mano, mentre l’altra teneva saldamente l’iPhone nero.

“Non credo, anche perché io l’ultima volta che l’ho vista, ovvero poco meno di due ore fa, è venuta a chiedermi se sotto un determinato tipo di shorts stessero meglio delle scarpe, penso sia uscita, forse con un ragazzo? Ha qualche amico oltre te e Chaz?” lasciai la felpa rossa che non avevo nemmeno sfilato prima di fiondarmi nel letto, e afferrai le chiavi della Range Rover che erano poggiate sul comò, e uscì dalla mia camera.

“Non che io sappia, non si preoccupi, vado a cercarla, per ora la chiamo, appena so qualcosa, la avvertirò signora!” scesi le scale, dove Katy mi fermò, piantandosi davanti, cercai di evitarla, ma fu inutile.

“Mi raccomando Justin, ciao!” la vecchia signora staccò la telefonata, e io posai l’iPhone nella tasca posteriore della tuta.

“Katy, mi fai passare?” dissi scocciato, evitando di stare ai suoi giochetti per superarla.

“No, Justin, devi trovarmi un altro posto dove stare, per un qualche tempo” guardai esasperato la richiesta, forse preso dall’ansia che provavo perché Miranda era sparita, focalizzai troppo tardi le parole di Katherine.

“Perché dovrei? Ora fammi passare, devo andare da Miranda” mi decisi a spostarla, e la superai, percorrendo il resto delle scale correndo.

“Mi abbandoni per lei, come due anni fa? Sono tua amica Justin, non esiste esclusivamente lei nella tua vita!” evitai di risponderle, per anni Miranda è stata la mia priorità, quando poi decisi di lasciarla, non fu come avevo immaginato e deciso per il mio futuro, fu completamente l’opposto, ma di quello ormai non importava, la mia principessa era sveglia, ed era sparita, e io dovevo trovarla.

“Justin!” mi voltai, perché oggi avevano tutti bisogno di me? Avevo una calamita attira rompi-coglioni?

“Francisco, dimmi” il ragazzo alto e palestrato, fin troppo simile ad un modello mi raggiunse.

“Ho origliato la tua telefonata..ecco, pensavo, che fosse meglio se tu la chiamassi, se sta bene? Non piombarle vicino all’improvviso, si sentirebbe in pericolo” dovevo essere arrabbiato perché aveva origliato la mia telefonata, o perché aveva osato darmi un consiglio? Ma evitai in entrambi i casi di sfuriare, e feci come il moro aveva proposto, chiamai Miranda, dopo qualche minuto di attesa mi rispose.

“Pronto, Justin!” la sua voce, felice, tranquilla, riposata e melodiosa raggiunse il mio timpano, e ogni muscolo fin poco tempo prima aggrovigliatosi per l’ansia, si distese completamente.

“Miranda!” il mio tono sollevato, la insospettì.

“Justin, successo qualcosa?” la sua voce preoccupata, fece risvegliare i miei neuroni, che cominciarono a zampillare, si stava preoccupando, per me forse? Sì, per me.

“Niente di che piccola, dove sei?”

“Da nessuna parte in particolare, sono uscita a fare un giro..”

“Sei sola?”

“..si” ero ancora più sollevato di prima, almeno non era in pericolo, almeno così credevo.



26 agosto 2012, miranda’s pov.

“Dai che ti sei divertita, ammettilo!” Dylan continuava a solleticarmi i fianchi mentre io mi rotolavo dolorante sul pavimento.

“Dai Dylan, smettila!” tra una risata e l’altra cercavo di interrompere quella piacevole tortura.

“Se ammetti che sei stata bene con me, ti lascio!” gli afferrai i polsi per allontanare da me le sue armi di tortura, invece continuava.

“Ok, sono stata benissimo!” finalmente si stacco da me, e si alzò, visto che si era ritrovato a cavalcioni su di me per solleticarmi meglio.

“Ecco, così ti voglio!” alzai gli occhi al cielo divertita.

“Non alzare gli occhi con me, non mi piace” lo guardai interrogativa, pensando che stesse scherzando, preso dal momento divertente, invece era serio, l’avevo sempre pensato che aveva manie di dominio.

“Dylan, mi parli un po’ di te?” mi alzai e guardai Dylan che si era sistemato sul mio divano, della mia casa, nel mio fottuto soggiorno, davanti la mia televisione, lui, mosso da pena o da una cotta grande come questa casa, divaricò le gambe e mi fece accomodare in mezzo a esse, e con facilità mi sistemai poggiando la testa sulla sua pancia e distesi le gambe sul divano.

“Cosa vuoi sapere piccolina?” afferrò il telecomando, e fece zapping, fino a fermarsi su un canale che mandava una partita dei Lakers, non che io li conoscessi bene, o che seguissi quello sport, ma Justin da piccolo ne andava matto, e aveva la maglia autografata da uno dei giocatori.

“Tutto, sai, è un po’ surreale come cosa, cioè non è che ci conosciamo, da..molto, ecco. Io non ho mai avuto una relazione, in realtà non so nemmeno aggettivare quello che c’è tra noi, cazzo. Farnetico. – senti irrigidirsi ogni parte del corpo di Dylan, alle mia parole. – Comunque, cioè, queste cose succedono nei film, non di certo a me, io non sono una principessa, o almeno non più” alzai lo sguardo verso il moro, che mi fissava divertito, sbuffò, e cominciò a raccontarmi di se, e probabilmente cullata dalle sua parole, e anche dalla troppa stanchezza che avevo accumulato in quegli ultimi giorni, mi addormentai.

Quando mi risvegliai ero nel letto di Manor Lewis, mi guardai intorno contenta di non trovare un corpo nudo estraneo al mio, mi trovai sorprendentemente vestita e stranamente indolenzita, quando portai il mio culo giù da quel letto mi aspettavo qualcuno che mi aspettasse al piano di sotto, qualcuno come Dylan, e invece trovai Justin Bieber in persona che, senza maglietta e scarpe, faceva colazione con i miei cereali preferiti.

“Cosa ci fai qui?” dissi tra uno sbadiglio e l’altro avvicinandomi alla penisola situata in cucina.

“Ieri sei sparita e l’infermiera era preoccupata, hai come al solito le chiavi sotto il secondo vaso e ovviamente sono entrato, pensavo di trovarti morta, sono sollevato di averti trovato viva e soprattutto inviolata nel tuo letto” sgranocchiando i suoi miei cereali mi guardava sorridendo, per quanto il desiderio di sbatterlo al muro e picchiarlo era tanta mi limitai a sorridere e ringraziare il cielo che mi avesse riportato dal mio mio migliore amico.

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29 agosto 2012, justin’s pov.

Feci cadere gli ultimi due scatoloni sul pavimento di Manor Lewis, e mi sgranchii leggermente le gambe e la schiena distrutte da quel trasloco.

“Katy c’è tutto posso anche mandarti a fanculo ora?”

La ragazza entrò ridendo mentre parlava con Miranda, non capivo come in pochi giorni avessero legato e per quale folle e stupido motivo Miranda, sapendo che Katy cercava casa, l’avesse invitata nella propria, era propria una scellerata.
Lasciai entrambe con un fugace saluto e ritornai a casa mia, percorrendo la strada del ritorno il più velocemente possibile a bordo della mia Range Rover che frenò soltanto fuori la porta di casa.
Quando entrai nella mia dolce dimora, trovai una tale confusione da far invidia alla discarica di Stratford, evitando di calpestare i vestiti che erano sparsi per casa arrivai vicino al camino e dando un pugno sul fondo qualcuno venne ad aprirmi e così accedetti nel ‘Quartier Generale’ come amavano chiamarlo i miei compagni, ma per me era una stanza con delle lucine verdi per fare scena e varie attrezzature per lo spionaggio e tutte le armi che ci servivano per difendere noi stessi da attacchi esterni.

“Justin, ho brutte notizie” Francisco osservava gli schermi che mostravano le immagini video dell’esterno della casa di Miranda, avvicinandomi osservai che all’esterno vi era parcheggiata una Porsche nera corvino da cui uscì Chaz.

“Ha visite, non ne vedo il problema!”

Tutti i membri del clan si girarono verso di me, quando mi sentii i loro sguardi sulle spalle mi resi conto che qualcosa non andava.

“Cosa non so?”

“Pensiamo che Chaz appartenga a Dylan” la prima cosa che trovai fu lo schermo del computer che mostrava Manor Lewis in cui piantai un pugno tale da romperlo.


 
leggimi

sono imperdonabile, ma tra corsi di recupero estivi e vacanze passate tra il mare ed il mio ragazzo non ho avuto dieci secondi liberi, ovviamente ho continuato a scrivere, infatti ho fino al capitolo 20 pronto, ma sono indecisa se continuare a pubblicare o intraprendere una nuova ff, voi che mi consigliate? Per farmi perdonale ecco una piccola anticipazione dell'undicesimo capitolo, che entro qualche giorno leggerete.

Chapter eleven:


‘Justin corri da me, sono in pericolo, vogliono rapirmi…’

Premuto invio la porta crollò sotto le spallate di Dylan e il suo sguardo ricadde prima su di me e poi sull’iphone caduto a terra, estrasse qualcosa dalla tasca e..

 
 

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