As de cœur

di redeagle86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il cristallo rosso ***
Capitolo 3: *** Nero come la pece ***
Capitolo 4: *** Un brutto finale ***
Capitolo 5: *** La luce dell'amore ***
Capitolo 6: *** La pena ***
Capitolo 7: *** Una decisione pericolosa ***
Capitolo 8: *** Il ricordo della mamma ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


As de cœur

 

Chocolat è più che mai decisa a impadronirsi del cuore di Pierre…

Ma se accadesse il contrario?

 

 

Un nuovo anime e una nuova ff…

Devo dire di averlo cominciato a seguire più per crisi d'astinenza dai miei cartoni preferiti che per altro, e mi sono ritrovata ad appassionarmi alle vicende delle due streghette. La mia preferita è ovviamente Chocolat…

E questa storia parla proprio di lei e di Pierre, il misterioso principe… Perché a volte già la sigla ispira strane ff… ^^ 

 

 

 

1. Prologo

 

-Vanilla! Robin! Duke!- gridò Chocolat, varcando in lacrime la soglia di casa. Ma non le rispose nessuno, nemmeno il suo famiglio, che avrebbe dovuto restarle sempre accanto.

Nessuno.

Scivolò lungo la parete, cadendo a terra e nascondendo il viso tra le mani: era disperata e non sapeva davvero come uscire da quella situazione.

-Chocolat, cosa succede?- chiese Robin, comparendo da una porta e correndole accanto. Non l'aveva mai vista piangere in tutti quei mesi, anzi, era arrivato a credere che non ne fosse capace, che la sua energia e vitalità scacciassero sempre ogni malumore.

-Robin…- singhiozzò, abbracciandolo di slancio. Si aggrappò alla sua giacca di pelo viola, piangendo incontrollabile.

Il suo tutore le passò un braccio attorno alle spalle, accarezzandole i capelli rossi e lasciandola sfogare. Vanilla era uscita pochi minuti prima con delle compagne e Duke…chissà dov'era quel ranocchio…

-Chocolat!- sentì esclamare alle sue spalle. In pochi balzi, la rana fu dalla sua padroncina. –Che ti prende, piccola? Cosa le hai fatto, Robin?

-Io?! Io non ho fatto niente! È arrivata a casa così… Chocolat, dai, calmati…

-È…è stato terribile, Robin…e non ho potuto fare niente…

-Chocolat…- mormorò l'uomo, attendendo che esaurisse le lacrime. Anche Duke riuscì a restare in silenzio, forse troppo preoccupato per la sua amica sconvolta. Sentiva una grande tristezza guardandola fra le braccia di Robin, tremante, il corpo scosso dai singhiozzi. Le saltò su una spalla, restandole vicino finché il suo pianto non si placò.

-Scusa…per la giacca…- disse la giovane, separandosi. Sapeva quanto il mago ci tenesse.

Ma questi scosse la testa, asciugandole un'ultima lacrima.

-Tu sei più importante, Chocolat. Adesso andiamo in salotto e ci prendiamo una tazza di cioccolata calda, va bene?

La ragazza annuì, seguendolo. Si sedette sulla poltrona, assaporando la bevanda: era la sua preferita, ma non riusciva a risollevarle il morale.

-Come ti senti? Un po' meglio?

-Sì…grazie.

-Ti va di raccontarci cos'è accaduto?

Chocolat si portò una mano al petto, chiudendo gli occhi: quella terribile sensazione di vuoto non accennava a diminuire, non la abbandonava.

E partiva da lì, dove un tempo c'era il suo cuore.

-Pierre…Pierre ha preso…il mio cristallo…

 

 

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Capitolo 2
*** Il cristallo rosso ***


2. Il cristallo rosso

 

-Sei sicura di riuscirci, Chocolat?- chiese Vanilla, leggermente preoccupata per i propositi dell'amica.

-Certo. Oggi avrò il cuore di quel pallone gonfiato di Pierre.

-Io non capisco cosa ti abbia fatto quel ragazzo da darti tanto sui nervi.

Chocolat strinse i pugni: solo nominarlo la rendeva furiosa. Le ci sarebbe voluto un intero anno per elencare le cose che odiava in lui: altezzoso, spocchioso…ma chi si credeva di essere? E c'erano anche delle oche che gli morivano dietro…cosa ci trovassero, restava un mistero.

-Vanilla, sei davvero una strega fortunata: con una rivale del genere il trono di Extramondo sarà senza dubbio tuo.

-Cuciti la bocca, Blanca: sarà Chocolat la nuova regina.

-Sì, rospo: la regina delle sconfitte!

-Prova a ripeterlo, se ne hai il coraggio!

Sospirando, le due streghe lasciarono a discutere i rispettivi famigli: al contrario di loro, quei due erano davvero in continua competizione. Alle ragazze non importava il risultato finale: chiunque avesse vinto, sarebbero rimaste comunque amiche per l'eternità. Se lo erano promesse.

-Senti…stai attenta, d'accordo?- le raccomandò la bionda.

-Non hai nulla di cui preoccuparti- ribatté la rossa, sicura di sé come al solito. Aveva accumulato esperienza in quei mesi, non si era più lasciata sfuggire un solo cristallo: ne aveva raccolti di tutti i colori, tranne quelli rossi, quelli del vero amore.

E da quel giorno avrebbe vantato quello del principe Pierre.

Trascorse così la mattinata, con quel pensiero fisso in mente e , appena terminarono le lezioni, era carica e pronta ad agire.

-Augurami buona fortuna, Vanilla.

-Sii prudente, quel ragazzo mi mette i brividi.

-Terrò gli occhi aperti. Ci vediamo a casa.

-A più tardi, Chocolat.

La ragazza si avviò verso la biblioteca, sicura di trovarvi il giovane: le era capitato spesso di incontrarlo lì, vi trascorreva interi pomeriggi. E infatti eccolo, seduto all'ultimo banco.

Chocolat sorrise, assumendo il suo vero aspetto e impugnando lo scettro: non avrebbe perso quell'occasione.

-Ciao, Chocolat- la salutò Pierre.

La giovane spalancò gli occhi verdi: la sua magia avrebbe dovuto congelare il tempo…nessuno si poteva sottrarre all'incantesimo…tranne…

Tranne un mago.

Pierre…era un mago?!

-Sei stupita, piccola strega?- proseguì, alzandosi. La divisa scolastica lasciò il posto ad indumenti bene diversi: pantaloni scuri, camicia bianca e un mantello più nero di una notte senza luna né stelle.

-Chi…chi sei?

-Non l'hai ancora capito?

Cosa doveva capire? Era convinta fosse un comune terrestre, semplicemente più antipatico di altri. Ora scopriva che possedeva dei poteri magici proprio come lei.

-Davvero il mio nome non ti ricorda nulla? Si sono già dimenticati di me?

Pierre…dove l'aveva già sentito? Certo, su Extramondo… Pierre era il ragazzo che si era unito alle tenebre, che era stato esiliato dal regno…

Era lui?

-Vedo che ci sei arrivata, finalmente. Ti facevo più perspicace.

Chocolat strinse la presa sullo scettro: doveva fare qualcosa…ma cosa?

Pierre sollevò un braccio: al polso portava un bracciale con una strana pietra…era quella in cui venivano custoditi i cristalli del cuore!

-A me, cristallo- pronunciò freddamente.

La strega sentì la magia fluirle dentro, come una mano insidiosa che le scivolava nel corpo, stringendo le dita attorno al suo cuore. Si portò istintivamente le braccia al petto, tentando disperatamente di impedire quel furto. Ma il suo cristallo uscì allo scoperto, rosso come il sangue.

Lo fissò, incapace di credere ai suoi occhi: quella pietra si rivelava solo quando si era fortemente innamorati… Lei provava quel sentimento?

Infine il cristallo svanì nel bracciale del giovane, che riprese i suo travestimento da studente, passando accanto ad una Chocolat immobile e sopraffatta. Aveva sperato in un'avversaria più tenace…

La fanciulla crollò sulle ginocchia, quasi l'avesse privata di ogni energia: si sentiva svuotata, violata, strappata… Si era impossessato del suo cuore e lei non aveva potuto far niente, non era stata in grado di fare niente.

Avvertì le guance umide e si accorse di aver iniziato a piangere. Era la prima volta da anni.

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Capitolo 3
*** Nero come la pece ***


3. Nero come la pece

 

E le lacrime scorrevano anche durante il racconto, mentre le mani stringevano l'orlo della gonna, fra l'infuriato e il disperato.

-Sei stata imprudente, Chocolat- disse Robin.

-Non ti sembra già abbastanza depressa?- ribatté Duke.

-Sono stata…una vera stupida…

-Non intendevo questo. Sei stata imprudente, ma non potevi sapere chi fosse realmente Pierre.

-Non ho fatto niente, Robin! Sono rimasta lì, impalata…come una streghetta spaventata.

Il suo tutore non replicò, pensieroso: dunque era lì che Pierre aveva trovato rifugio dopo l'esilio. Quel ragazzo era sempre stato una spina nel fianco per l'intero regno…e continuava ad esserlo anche sulla Terra.

-Io…io merito quello che mi è successo…

La frase sconsolata della sua protetta lo riportò al presente, ai suoi doveri più prossimi. Come costringere il biondino a restituire il maltolto. Più facile dirlo che farlo.

-No, Chocolat. Eri in una situazione che non hai saputo gestire e ti sei lasciata prendere dal panico…ma c'è un rimedio per tutto.

-Come, Robin? Sai benissimo anche tu che i cuori delle streghe…

-…non rinascono come quelli degli esseri umani- terminò per lei. –Sì, ed è per questo che affronterò Pierre: per riavere il tuo.

Il silenzio seguì per un lungo istante quella frase.

-Non è giusto che sia tu a farlo- ribatté la fanciulla, recuperando la sua grinta. Era stata colpita, d'accordo, ma non era ancora caduta. E non era nemmeno intenzionata a farlo. –Io ho combinato il pasticcio e io lo risolverò.

Il mago cantante la osservò: era una ragazzina incredibile, ma non era ancora in grado di tener testa a Pierre. La sfida non era più una semplice raccolta di cuori: si era spostata su un terreno molto diverso, dove rischiava più del perdere la corona. Essere sconfitti in un duello contro le tenebre, poteva anche voler dire morire.

E non avrebbe permesso a Chocolat di correre un simile pericolo.

-Ciò che hai appena detto ti fa onore, però sono costretto a impedirtelo: Pierre non è un mago qualunque…

-Non capisco…

-Quando abitavo su Extramondo, Pierre era un bambino e già allora mostrava delle stranezze…era molto più precoce nell'apprendimento della magia, rispetto ai suoi coetanei- spiegò Robin. –E questo lo allontanò dagli altri: crebbe da solo, escluso da ogni gruppo, dedito soltanto all'incremento dei suoi poteri, senza un amico al mondo…

-Perché ha scelto le tenebre? Perché ha rinnegato le sue origini, il suo regno?

-Forse per lo stesso motivo per cui esistono il sole e la luna o il bianco e il nero…

-Cioè?

-Per creare equilibrio…da soli non potrebbero esistere. E, nel caso di Pierre, forse il buio era l'unico che lo accettasse per ciò che era.

-Dev'essersi sentito molto solo…- mormorò la rossa a mezza voce. Ma che stava facendo? Provava pietà per quel mostro?! L'aveva ingannata e si era preso il suo cristallo: se l'era forse dimenticata?!

--Immagino di sì- rispose il suo tutore.

Chocolat si alzò, ringraziando Robin per il suo conforto e il suo aiuto: era stato davvero un tesoro…pensare che l'aveva sempre considerato uno svitato un po' eccentrico. Ma, prima di uscire, aveva un'ultima domanda.

-Di che colore è il suo cristallo?

-Nero come la pece.

La ragazza annuì, chiudendosi la porta alle spalle. Robin fissò per un attimo la superficie di legno, poi chiuse gli occhi, reclinando all'indietro la testa: poteva capire i sentimenti e i turbamenti della strega. Aveva sperato che non capitasse loro niente del genere, ma non era stato ascoltato. Eppure era convinto che fra le due fosse Vanilla la più debole, la più fragile: Chocolat gli era sempre apparsa una persona dal carattere forte. Invece era proprio lei ad essere crollata.

Sentì aprirsi la porta e i passi di Vanilla nell'atrio: l'avrebbe mandata dalla compagna, aveva bisogno di lei.

-Ciao, Robin. Come mai quell'aria abbattuta?- domandò con il suo sorriso dolce.

-Vanilla…vai da Chocolat, per favore: ha qualcosa da dirti…

-Ma…è successo qualcosa?

-È meglio se le stai vicino in questo momento- rispose l'uomo.

La bionda si precipitò fuori dal salotto e salì le scale di corsa: Chocolat…le era capitata una cosa brutta, lo avvertiva…

Perché non era rimasta con lei?

Bussò alla porta della sua camera, ma non ottenne risposta. entrò titubante, guardandosi attorno: la stanza era vuota e la finestra spalancata.

-Vanilla, sul letto- la richiamò Blanca, andando a liberare Duke, legato e imbavagliato. Accanto a lui un biglietto.

 

"Perdonami, Robin, ma devo risolvere questo problema con le mie forze"

 

-Chocolat…- sussurrò, precipitandosi dal loro tutore. –Robin! Robin!!- gridò, facendo irruzione nel salotto. –Chocolat è sparita…c'era solo questo…

Il mago lesse quelle poche righe, dandosi dello stupido: avrebbe dovuto sospettare un'azione del genere… Lei non si rendeva conto del pericolo che correva.

-Aspettami qui, Vanilla.

-No, non la abbandonerò. Voglio venire con te.

-Non fare la bambina. È pericoloso.

-Per questo devo aiutarla…Chocolat farebbe lo stesso.

Infatti era proprio la rossa che rivedeva nel comportamento della timida principessa. Non aveva molta scelta: se si fosse rifiutato di portarla, l'avrebbe seguito di nascosto.

-D'accordo, andiamo.

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Capitolo 4
*** Un brutto finale ***


4. Un brutto finale

 

"Dovevi portarla dalla nostra parte…era questo il piano" echeggiò una voce, nel silenzio della villa. "Che ti è saltato in mente di impadronirti del suo cristallo? Pierre…Pierre, rispondi!"

Ma il ragazzo non lo ascoltava, impegnato a rimirare quel cuore rosso vivo che illuminava la stanza, irradiando luce e calore. Era davvero il più bello fra i vari tipi di cristalli…il simbolo del più bel sentimento che si potesse provare. O almeno così aveva sentito dire: lui non conosceva che l'indifferenza e la solitudine, i compagni con cui era cresciuto.

Per chi brillava quel cuore? A chi era diretto l'amore di Chocolat?

-Speri forse che brilli per te?- chiese un gatto nero, saltando sul divano su cui stava sdraiato Pierre.

-Non dire sciocchezze, Noir. Cosa me ne farei?

"Esattamente" intervenne la voce misteriosa. "Per questo devi distruggerlo."

Gli occhi di Pierre si spalancarono: distruggerlo? Perché?

Era un cristallo di strega e romperlo portava gravi conseguenze per il proprietario: significava privarlo per sempre dell'amore. I cuori degli esseri umani rinascevano in poco tempo, ma le creature magiche ne avevano uno solo per tutta la vita.

"Cosa aspetti?"

-E se io non volessi?- domandò all'improvviso, stupendo il suo invisibile interlocutore. Noir sorrise sotto i baffi: lo divertivano quelle situazioni. Ultimamente Pierre non era più così succube del Signore del buio, iniziava a ribellarsi, e questo non faceva che piacere al suo famiglio.

"Pierre, quante volte dobbiamo ripetere lo stesso discorso? Tu sei diverso dagli altri e per questo il mondo non ti ha accettato. Ti hanno isolato…ti hanno privato di tutto. Finché…"

-Finché non ho incontrato te. Proseguì il biondino, conoscendo bene l'antifona. Il buio non l'aveva messo da parte, additandolo come se fosse una bestia rara: l'aveva accolto come un ospite gradito. Gli era debitore, se ne rendeva conto, ma quel continuo rinfacciare iniziava ad innervosirlo.

In quella gemma splendente, vedeva il volto di Chocolat, le sue mille espressioni, le sue vittorie e i suoi momenti di sconforto. Gli raccontava il suo mondo, insomma, quel sole che su di lui non si era mai posato. Non poteva distruggerlo.

"Mi deludi, Pierre. Credevo avessi sofferto abbastanza per colpa di quelli come lei."

-Lei non c'era.

"Ma non si sarebbe comportata in modo diverso."

-Questo non puoi saperlo!- esclamò, sorprendendo persino il felino.

"Invece sì, perché non sono annebbiato da sbandamenti adolescenziali. Per questo ora farò la cosa migliore per te, per il tuo bene" continuò, avvicinando una mano di tenebra al cuore, intenzionato a liberarsene.

Ma il mago fu più rapido e lo ripose nuovamente nel bracciale. Noir, scattato sulle zampe, si rilassò con un ghigno fra l'ironico e il soddisfatto.

"Come vuoi, Pierre. Forse hai bisogno che il mondo ti volti un'altra volta le spalle per aprire gli occhi sulla realtà" concluse, svanendo.

-Forse…- sussurrò, interrotto da un suono di passi. Il gatto sollevò la testa, voltandosi insieme al suo padrone.

Chocolat era lì, di fronte a lui, nella sua divisa da strega, con un'aria agguerrita dipinta sul viso. Allora non si era sbagliato nel giudicarla: era davvero una ragazza determinata.

Non solo si era ripresa, ma aveva anche avuto il coraggio di scendere nella fossa dei leoni per riprendere ciò che le apparteneva. Era piacevolmente sorpreso.

-Ti credevo a casa a piangere.

-Quello lo lascerò fare a te quando ti avrò sconfitto.

-Non essere troppo sicura di te, Chocolat. Non c'è il tuo tutore, il tuo famiglio e neppure la tua migliore amica… Sei sola, contro di me.

-Sei riuscito a cogliermi impreparata una volta, ma ora non scapperò, Pierre. Non me ne andrò finché non riavrò il mio cristallo- affermò, impugnando lo scettro. No, questa volta avrebbe reagito. Non aveva fatto tutta quella strada per chinare di nuovo il capo davanti ai poteri del biondo. Aveva disubbidito a Robin, seguendo il segnale che le mandava il suo cuore, era scappata e probabilmente stava facendo preoccupare tutti.

Doveva riuscirci…non poteva attendere sempre l'intervento degli altri.

-Io ti sfido, Pierre.

Il giovane esibì un sorriso ironico mentre si alzava dal divano.

-Ed io accetto la tua sfida.

-Pierre- lo richiamò Noir. –Ricordati che è solo una ragazzina.

-Certo che me lo ricordo- rispose sottovoce, prendendo il suo scettro argento, con delle pietre nere incastonate. –Lascio a te la prima mossa.

-Dolce, dolce magia…magia di Chocolat!- disse la rossa, evocando una tempesta di petali rosa.

 

-Questo posto mette i brividi, Robin- commentò Vanilla, stringendosi al suo tutore.

Non che avesse torto: quella villa pareva uscita da un romanzo gotico, con quello scenario grigio e lugubre. Mancavano solo tuoni e lampi a squarciare il cielo.

-Restami vicino- le raccomandò.

Duke, sulla sua spalla, guardava davanti a sé, teso e agitato.

-Chocolat, sto arrivando- si ripeté. Si era lasciato ingannare come uno stupido e la ragazza lo aveva legato e imbavagliato, rivolgendogli uno sguardo triste e una supplica:

-Perdonami, Duke, e cerca di capirmi, se puoi…

Comprendeva le sue ragioni e non era in collera con lei, ma avrebbe voluto restarle vicino per proteggerla: saperla sola, in pericolo, lo riempiva d'angoscia. Se le fosse accaduto qualcosa…sarebbe morto di dolore.

Persino Blanca era preoccupata per quell'incosciente: per Vanilla era una sorella e anche la topolino aveva finito per affezionarsi a lei. Non poteva battere Pierre: i suoi poteri erano ancora limitati.

-Chocolat, piccola sciocca…- pensò, tentando poi di consolare la sua padroncina.

La strega era la più in ansia: da quando Robin le aveva raccontato l'accaduto, non faceva che pensare alla sua amica. Non avrebbe dovuto lasciarla sola, non avrebbe dovuto permetterle di incontrare Pierre… Non voleva perderla, non l'avrebbe sopportato.

-Sicuro che si trovi qui?- chiese, avanzando alle sue spalle. Erano ormai giunti alla porta e Robin stava cercando di scassinare la serratura. Purtroppo era sigillata con una magia potente, lanciata da poco. Forse da quando era entrata la rossa.

-Sento il suo potere…ma non riesco a sciogliere quest'incantesimo, maledizione.

Il mago era in allarme: la sua protetta stava ingaggiando battaglia contro Pierre, malgrado l'avesse avvertita di non farlo. A meno che non avvenisse un miracolo, Chocolat non aveva speranze di vincere.

-Chocolat…Chocolat!- urlò Vanilla. Voleva farle sentire la sua presenza, voleva che sapesse di essere sola, che lei era lì, a pochi metri, e aveva fiducia nella sua magia. –CHOCOLAT!

 

Chocolat si fermò un attimo per riprendere fiato: Pierre era riuscito facilmente a fermare tutti i suoi attacchi. Non aveva più molte frecce al suo arco, eppure non era disposta ad arrendersi.

Noir la guardava, spostandosi poi al giovane: non aveva sferrato un solo incantesimo, limitandosi a bloccare quelli di lei. Non che ne fosse stupito: Pierre non le avrebbe mai fatto del male.

Nonostante la sua appartenenza alle tenebre, non avrebbe mai potuto usare i suoi poteri per ferire, per sottomettere, per imporre la sua superiorità. Non ne era capace.

E poi, il famiglio era convinto che quella ragazzina risvegliasse qualcosa nel suo padrone, qualcosa che sopiva dimenticato da anni nel suo petto, qualcosa che il tempo aveva ricoperto di cristallo nero.

-CHOCOLAT!- si udì improvvisamente.

-Vanilla…- sussurrò la strega.

Vanilla…era Vanilla che la stava chiamando. Ma…dov'era? Che ci faceva lì?

E di colpo un brivido lungo la schiena, una ventata gelida, come una finestra lasciata aperta… Qualcosa di invisibile e spaventoso la strinse, impedendole di muoversi. Venne sollevata da terra, malgrado si dibattesse nel vano tentativo di liberarsi.

-Lasciala andare!- gridò Pierre.

"Perché? Lei è la causa di tutto…non ti accorgi che sta annebbiando la tua mente?"

-Nessuno ti ha detto di intrometterti. Lasciala subito!

"Oh, una volta che me ne sarò liberato, la lascerò andare, stai tranquillo…"

Chocolat era in grave pericolo. La mente di Pierre non concepiva che quel pensiero. Sì, forse era offuscato, ma doveva salvarla. Lui non le avrebbe mai fatto del male, ma il buio l'avrebbe uccisa senza pietà.

Doveva impedirlo in qualsiasi modo.

-Noir!

Il gatto nero balzò sul braccio del Signore del buio, piantandovi denti e artigli. Attendeva quel momento da quando lo aveva conosciuto: non gli era mai andato a genio con quel suo modo di circuire le persone. Bhe, ora avrebbe pagato per tutte le sciocchezze con cui aveva cresciuto Pierre.

"Sei uno stupido, Noir"

-AHHH!

Il felino si voltò di scatto all'urlo del mago: il buio gli aveva afferrato il polso su cui il giovane indossava il bracciale.

Il cuore…era quello che voleva, non la ragazzina… Perché non l'aveva capito?

Corse nella sua direzione, in una lotta contro i secondi: quel cuore poteva riscaldare il suo padrone, era la sua unica speranza…

Ma una luce rossa invase la stanza, seguita dalla risata vittoriosa delle tenebre.

"Ed ora, mettiamo fine a questa seccatura."

 

 

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Capitolo 5
*** La luce dell'amore ***


5. La luce dell'amore

 

-Cos'è questa luce, Robin?

Purtroppo il mago lo sapeva bene: era lo splendore di un cristallo rosso… Il cristallo di Chocolat.

Un suono agghiacciante si sparse intorno, una risata cattiva…e la luce si spense di colpo. Cosa diavolo accadeva in quella casa?!

-È successo qualcosa…- mormorò Vanilla, spaventata. –Le è successo qualcosa, Robin! Lo sento! Dobbiamo entrare!

-Ci sto provando, Vanilla- ribatté il tutore, avventandosi sulla maniglia. E quasi cadde a terra quando la porta si aprì di scatto.

-Chocolat!

 

Pierre crollò sulle ginocchia, con gli occhi sgranati: l'aveva…distrutto…

I frammenti rossi si stavano spegnendo a poco a poco, raffreddandosi con il pavimento, lanciando il loro muto grido di dolore, che, alle orecchie del giovane, suonava come un urlo lacerante.

Era finita…e il buio aveva vinto.

Chocolat era stata liberata e rimessa a terra. Era sconvolta: non sapeva nemmeno descrivere cosa provava esattamente, tanto era shockata e incredula. Il suo cristallo…

Mosse dei passi tremanti in quella direzione. Il suo cristallo…era in pezzi…non avrebbe mai assaporato il calore di un amore sincero…non ci sarebbe stato…più nulla…

Si inginocchiò distrutta davanti a ciò che restava…non poteva essere vero. Era solo un incubo…sì, presto si sarebbe svegliata nel suo letto, accorgendosi che non era altro che un brutto sogno.

Non udì nemmeno la voce di Vanilla.

-Chocolat!- la chiamò la bionda, felice che fosse sana e salva. Voleva correre da lei, ma Robin la fermò: lui aveva capito cos'era avvenuto. Sapeva cos'erano quei cocci sparsi al suolo…

-Robin…- chiese spiegazione la ragazza. Ma il mago si limitò a scuotere la testa: non potevano fare più niente.

Duke era immobile, il cuore stretto in una morsa alla vista della sua protetta ridotta in quello stato: avvertiva i suoi sentimenti confusi, la sua sofferenza…e si malediva per averla lasciata sola.

La rossa sfiorò i frammenti, quasi volesse accertarsi che fosse reale, che fosse accaduto davvero…

-Per…per chi batteva il tuo cuore…Chocolat?- domandò Pierre.

Già, per chi provava quell'emozione? Perché il suo cristallo era rosso?

Non che avesse ormai molta importanza. Ma quella risposta era sempre stata lì, dentro di lei, ignorata…ma indelebile, in attesa di considerazione.

Abbassò la testa, nascondendo il viso sotto la tesa del cappello. La risposta era davanti a lei.

Il ragazzo notò le lacrime solcarle le guance, mentre rispondeva:

-Batteva…per te…

Sgranò le iridi celesti: non era possibile, non poteva aver detto veramente…

Una delle sue mani incontrò quella di Chocolat, mentre l'altra le alzava il bel volto. Il suo corpo stava agendo da solo, d'istinto: Pierre non capiva cosa gli stesse succedendo. E poi, l'inevitabile…

Un istante prima stava specchiandosi nei suoi occhi smeraldo, e un attimo dopo si chinava sulle sue labbra. La baciò lievemente, sentendo la sua agitazione, il suo tremore iniziale dettato dallo stupore. Dopo tutto svanì e Chocolat ricambiò quel bacio così dolce, passandogli le braccia attorno al collo.

Il tempo era come sospeso.

I pezzi del cristallo iniziarono a brillare di un rosso sempre più intenso, sollevandosi da terra e iniziando a ruotare attorno ai due giovani, ancora stretti l'uno all'altra.

Una luce sempre più forte, un vortice sempre più rapido…e infine il cuore, di nuovo integro, splendette sopra di loro, fra gli sguardi attoniti dei presenti.

Pierre si staccò sorridendo, ammirando la sua espressione confusa nel prendere fra le mani la gemma cremisi, incredula: com'era possibile? Era…incredibile…

Guardò il mago, felice, mentre il cuore svaniva, riprendendo il suo posto.

"NO! È impossibile!" tuonò il buio. Quella ragazzina aveva compiuto un miracolo.

-Hai perso- ringhiò Noir, frapponendosi tra lui e i ragazzi. –Ti conviene sparire.

"Potete aver vinto una battaglia, ma la guerra è ancora lunga…" li minacciò, dissolvendosi lentamente.

-Chocolat!

Le due amiche si corsero incontro, abbracciandosi raggianti: non c'era bisogno di domande fra loro, perché la sola cosa che contava era l'essere di nuovo insieme. E poi fu il turno di Duke, che si strinse alla sua padroncina, versando fiumi di lacrime.

-Duke…

-Ero così preoccupato!! Non farlo mai più!!

-Scusami, amico mio…- rispose, accarezzandolo.

-Chocolat- pronunciò una voce seria, che la costrinse ad alzare gli occhi. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo.

-Robin…mi dispiace…so di aver sbagliato, ma…

-Zitta- la interruppe il tutore. –Vieni qui, piccola peste- aggiunse dolcemente, attirandola a sé. –Sono contento di vedere che stai bene.

Pierre li osservò, tranquillo e finalmente sereno. Dopodiché si voltò, allontanandosi.

-Dove andiamo?

-A casa, Noir. Su Extramondo, a pagare per i miei errori.

-E…Chocolat?

Non aveva risposte per quella domanda. Lei gli faceva provare delle sensazioni del tutto nuove e sconvolgenti. L'aveva baciata, ed era stato splendido… Ma si rendeva conto di non poterla avere: lei meritava qualcosa di meglio di uno che si era unito alle tenebre.

-Pierre!

Si girò con un sospiro. Sperava di riuscire ad evitare quel momento.

Ma lei era lì, con i suoi occhi traboccanti d'amore e di aspettative.

-Dove stai andando?

-A Extramondo…a scontare la mia pena…

-E…e io?- chiese tremante. –Io che farò?

-Tu hai la tua sfida da vincere: devi diventare regina.

-Pensi che m'importi?- esclamò. Perché non capiva che lo amava, che era lui la sua vita? –Se non ci sei tu… niente è importante…

-Chocolat…hai sprecato con me il tuo primo bacio. Non fare lo stesso con il tuo amore.

-Pierre…non lasciarmi…

-Abbi cura di te, piccola strega. Un giorno incontrerai qualcuno che merita i tuoi sentimenti, non come me. Addio- concluse, sparendo.

-No…Pierre…Pierre!- gridò fra le lacrime. –Pierre…

 

 

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Capitolo 6
*** La pena ***


6. La pena

 

-Chocolat…è pronta la cena- la chiamò Vanilla, affacciandosi alla porta. Chocolat era seduta sul davanzale della finestra, lo sguardo triste, spento, perso sul paesaggio.

-Grazie, ma non ho fame.

La solita risposta, quella che dava ad ogni pasto.

-Devi mangiare qualcosa…

-Adesso non mi va, scusami.

-Come vuoi.

La bionda chiuse, sospirando. Erano trascorsi due giorni dalla partenza di Pierre e l'allegria della rossa sembrava scomparsa insieme a lui. L'amica non la riconosceva più: ogni cosa aveva perso interesse, anche la cattura dei cristalli. Il mondo di Chocolat si riduceva a Pierre, al fatto che fosse lontano, alla pena che gli sarebbe stata inflitta, all'amore che provava nei suoi confronti.

Vanilla avrebbe fatto qualsiasi cosa per alleviare il suo dolore…

-Non viene neanche stasera?

-No. Robin?

-Dimmi.

-Voglio scrivere a mia madre…voglio convincerla a liberare Pierre, o almeno a non essere troppo dura con la punizione- disse la giovane. –Non è un ragazzo cattivo e Chocolat lo ama così tanto…

-Vanilla…- iniziò il mago, non sapendo però come continuare. Con quale coraggio poteva rivelarle quale sorte sarebbe toccata al giovane? Nemmeno Blanca e Duke ne erano stati capaci, pur conoscendo perfettamente le leggi del regno. E dubitava che la streghetta riuscisse a cambiare la sentenza.

Personalmente Robin non lo riteneva giusto e non solo perché vi era coinvolta la sua protetta: Pierre era solo un ragazzo…e il mondo non gli aveva concesso molte alternative alla sua scelta di schierarsi con il buio.

E per quanto riguardava Chocolat…bhe, non l'avrebbe sopportato e avrebbe finito per fare qualcosa di stupido.

-Tu scrivi il messaggio e io farò in modo che lo riceva.

-Grazie, Robin. Vado subito.

Blanca aspettò che la sua padroncina uscisse per dar voce ai suoi pensieri.

-Che intenzioni hai?

-Le chiederò un colloquio…prima che tu lo dica, so bene che non servirà a niente, ma se la regina vuole infliggere la condanna…bhe, sarà lei a comunicarlo alle ragazze.

-E pensi che accetterà?

-È un suo dovere.

-Duke è preoccupato per la reazione che potrebbe avere Chocolat- confidò la topolina. –Non è una cotta che passa con il tempo…a volte si addormenta piangendo…

La vedeva ogni mattina, quando usciva per andare a scuola: gli occhi verdi gonfi e arrossati per i pianti, il viso pallido e le labbra che non sorridevano più. La sua piccola strega non avrebbe retto un altro colpo.

-Eccomi, Robin- tornò Vanilla, consegnandogli la lettera. Era così piena di speranze che quasi riusciva a convincere anche lui che le cose sarebbero andate per il meglio. –Buonanotte, Robin.

-Buonanotte, Vanilla.

 

"Ti prego, mamma…è davvero importante. Se non puoi liberarlo, cerca almeno d'essere clemente. È la sola cosa che ti chiedo…"

 

Così si chiudeva la lettera di Vanilla, ed erano proprio quelle parole a turbare la regina di Extramondo: che la sua dolce figliola si fosse innamorata di Pierre? E se non era così, perché tanta premura per quel ragazzo? Persino il loro tutore le chiedeva un colloquio per parlare di lui…

Fu proprio per via di questi dubbi che, la mattina dopo, la sovrana si presentò alla porta della casa in cui alloggiavano le due streghe. La accolse Robin, ringraziandola per avergli concesso udienza e spiegandole la situazione.

-Conosci la legge, Robin. La pena per chi si allea con il buio e infrange l'esilio è la cancellazione della memoria.

-Allora siate voi a dirlo a Chocolat…siate voi a spezzarle il cuore- pronunciò freddamente.

-Non usare quel tono.

-Mi dispiace, ma non posso fare altro: non sarò io a darle questo dolore, non ne ho il coraggio. E lo stesso vale per il suo famiglio. Voi forse avete la forza per guardarla negli occhi e annunciarle la vostra sentenza.

-Robin, stai sfiorando l'impudenza.

-Voglio semplicemente che vi assumiate la responsabilità delle vostre azioni. Chocolat tornerà fra poco.

-È una ragazzina…alla sua età non può sapere cos'è l'amore- replicò Candy.

-Voi non la conoscete, non avete visto la forza dei suoi sentimenti: lei ama Pierre e non le passerà con il trascorrere del tempo- concluse il mago. –Buona fortuna.

 

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Capitolo 7
*** Una decisione pericolosa ***


7. Una decisione pericolosa

 

-Chocolat…- mormorò Duke, saltandole sulla spalla. –Calmati, ti prego…

La giovane piangeva disperata, nascondendo il volto fra le mani: avrebbero cancellato la memoria di Pierre…si sarebbe scordato di lei…

-Io lo amo…non voglio che mi dimentichi…

-Lo so, piccola. Lo so.

Come potevano fare una cosa del genere? La regina non aveva nemmeno ascoltato le sue proteste: era la legge e non si poteva cambiare…

Ma non era giusto. Doveva agire. Non poteva restare con le mani in mano.

 

La luna piena gettava la sua luce sulla città addormentata quando Robin bussò alla porta della stanza di Chocolat: voleva accertarsi che stesse bene. La verità sul destino di Pierre le era caduta addosso come un macigno, distruggendo il suo povero cuore senza pietà.

Aprì lentamente l'uscio, convinto dormisse, ma si sbagliava. Si sbagliava di grosso.

Le sue peggiori premonizioni si erano avverate: la camera era vuota. Chocolat e Duke erano scappati.

Svegliò Blanca, ordinandole di vegliare sull'altra strega, poi si precipitò a cercare la ragazza.

Cosa poteva avere in mente?

 

L'aria della notte le agitava l'orlo della mantella mentre atterrava dolcemente fuori dalla città: era un'idea folle, ma anche la sua unica possibilità. Non le importavano i rischi o le conseguenze. Le importava solo di Pierre.

Aveva disubbidito di nuovo a Robin…

-Cosa stai combinando?- domandò una voce che la fece sussultare.

-Duke…credevo…

-Di essere riuscita ad ingannarmi un'altra volta, vero? Ma non è così. Cosa vuoi fare?

-Niente…avevo solo bisogno di uscire.

-È la prima volta che non ti sento dire quello che pensi realmente- ribatté il ranocchio. –Tu vuoi andare a Extramondo, non ho ragione?

La rossa celò il viso sotto la tesa del cappello.

-Non mi fermerai, Duke.

-Non ci avrei nemmeno provato. Mi domandavo solo cosa intendessi fare.

-Farò fuggire Pierre. Non posso sopportare il pensiero che mi dimentichi…

-Ti caccerai nei guai, Chocolat…

-Credi che non lo sappia?

-Per questo verrò con te…e non accetto un no come risposta.

Chocolat lo fissò un istante incredula, poi si sciolse in un sorriso dolce.

-Sei il miglior famiglio che potesse capitarmi.

-Modestamente…

-Dolce, dolce magia…magia di Chocolat!- esclamò la ragazzina, trasportandoli nel loro mondo.

-Ehi, ce l'hai fatta- commentò Duke.

-Avevi forse dei dubbi?

-Quando sei tu a usare la magia, sì. Comunque, muoviti: le prigioni sono da questa parte.

 

Pierre fissava il soffitto, con sguardo rassegnato, accarezzando pigramente Noir, appallottolato al suo fianco. Sapeva cosa lo aspettava, la regina era stata chiara: aveva infranto l'esilio e poco contava se aveva salvato Chocolat da una fine orribile o se aveva voltato le spalle al buio… Era ciò che aveva fatto prima, da bambino, ad avere valore per la corte. Il passato non si poteva cancellare, si poteva solo godere di un istante di pace, di amore, di affetto che una dolce ragazzina dai capelli rosso fuoco gli aveva fatto vivere.

E il suo cuore, o almeno quello che doveva essere il suo cuore, si ostinava a cercare di conservare quel ricordo, di proteggerlo prima che arrivasse l'incantesimo.

Chissà se un giorno, rincontrandola, l'avrebbe riconosciuta, avrebbe sentito che un tempo era stata importante… Chissà…

"Sei penoso, Pierre, lo sai…"

-Credevo te ne fossi andato per sempre…

"Mi piange il cuore a vederti rinchiuso qui, in balia dell'inevitabile. E pensare che ti basterebbe poco per essere di nuovo libero…"

-Mi basterebbe tornare dalla tua parte, vero? Una proposta allettante, non c'è che dire…

Noir sollevò la testa, fissando il suo padrone: non poteva aver in mente di accettare…non ci credeva…

"E allora cosa aspetti? Insieme conquisteremo Extramondo e la Terra…e potrai avere anche quella piccola strega solo per te…" continuò il Signore del buio. "Dì una sola parola e sarai fuori di qui in un attimo."

-Una sola parola? Benissimo…- rispose Pierre. –Vattene.

"Come?"

-Non sono stato abbastanza chiaro? Ti ho detto di andartene… Ho deciso di tornare e pagare, niente mi farà cambiare idea.

"Nemmeno il pensiero della tua dolce Chocolat che soffre sapendoti qui?"

-Nemmeno questo. Addio.

Il gatto nero si volse, sfoderando gli artigli. Non aveva capito? Gli era stato chiesto di sparire…e di non farsi più rivedere. Li aveva giocati una volta…non sarebbero ricascati nelle sue macchinazioni una seconda.

"Come vuoi, Pierre. Rimani qui a languire…ho mille altri maghi disposti a seguirmi. Addio, sciocco."

-Sono fiero di te, Pierre- affermò Noir.

Aveva fatto la cosa più giusta. Sarebbe stato più semplice dire di sì…ma non voleva essere di nuovo ridotto alla mercé del buio. Avrebbe pagato…perché giustizia fosse fatta.

 

-Dove sarà finita?- si domandava Robin nel frattempo. L'aveva cercata dappertutto, ma di lei non c'era la minima traccia. Iniziava a credere che non si trovasse più sulla Terra. Forse era tornata a casa per sentirsi più vicina a Pierre, o per chiedere un'altra udienza alla regina, oppure…oppure per fare qualcosa di molto stupido.

Quella streghetta…

Da un lato ammirava il suo carattere deciso e irruente, la volontà che metteva nel fare ciò che riteneva giusto. Dall'altro era proprio questa sua caratteristica a preoccuparlo: seguiva l'istinto, senza valutare i pericoli che poteva correre.

Come quelli in cui si sarebbe infilata se era davvero nelle prigioni di Extramondo come sospettava il suo tutore.

 

I passi veloci di Chocolat echeggiavano nei corridoi. Non aveva molto tempo. L'incantesimo di Duke non durava in eterno. Doveva trovare Pierre e scappare con lui…non contava dove, qualsiasi posto andava bene purché fossero insieme.

Doveva riuscirci prima che l'allarme si riattivasse. Ma dov'era? Le sembrava di correre da ore…

Una luce…forse laggiù…

-Pierre…

Il ragazzo si sollevò di scatto dalla branda: quella era la voce di…

-Chocolat…- pronunciò incredulo. Era lì e stava aprendo la porta…era proprio lei… -Ma come…

-Ora non posso spiegarti- replicò la giovane, aprendo la prigione. –Dobbiamo andarcene.

-Chocolat, che stai facendo?

-Ti faccio evadere, mi sembra evidente- rispose. –Se non scappi, domani ti faranno il lavaggio del cervello.

-È ciò che merito- ribatté, allontanandosi di qualche passo.

-No, Pierre! Io…io non voglio che tu mi dimentichi…non potrei vivere…

-Scorderei anche il male che ti ho fatto. E tu, con il tempo, mi cancellerai…ti innamorerai davvero di un altro ragazzo, a cui darai tutto il tuo amore…

-No- singhiozzò la rossa. –Non posso dimenticarti…io ti amo…

E detto questo, si sollevò sulle punte dei piedi, gettandogli le braccia al collo e baciandolo. Il cappello le scivolò via, mentre il mago cedeva a quei sentimenti che lo animavano, che non poteva reprimere, e la stringeva a sé, ricambiando il suo bacio.

Era follia, ma così dolce che vi si abbandonava volentieri.

Nell'istante in cui il cappello toccò terra, l'allarme scattò.

 

 

 

Ciao a tutti amici lettori!

Ho spedito mail a chi ha commentato, ma se fanno come che guardo la casella una volta al secolo…

Ringrazio Mewlulu (Anch'io adoro Pierre!! È stupendo!!), Ferula_91 (Il test sull'eevoluzione era strabello!) e vampirosolitario91 (ehi, ci sei anche qui!) per i loro commenti… Grazie!!

 

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Capitolo 8
*** Il ricordo della mamma ***


8. Il ricordo della mamma

 

-Chocolat, non ho parole per descrivere quanto il tuo comportamento mi abbia delusa- esordì la regina, fissando severamente la ragazza.

Nel momento in cui era scattato l'allarme, le guardie si erano precipitate nelle prigioni: Chocolat aveva tentato per un po' di resistere, aiutata da Pierre e dai due famigli. Ma il giovane non aveva più i suoi poteri e quelli della strega erano limitati. In poco tempo era stata battuta e portata al cospetto della sovrana.

-E tu, il suo famiglio…invece di consigliarla per il meglio, facendola desistere da questo folle piano, l'hai aiutata…

-Sì- rispose Duke. –E non ne sono pentito, perché era questo il meglio per Chocolat.

-Non credevo saresti arrivata a tanto, a cercare di far evadere un prigioniero…

-Lo rifarei altre cento volte- ribatté la rossa senza la minima esitazione. –La legge è sbagliata!

-Chocolat!

-Possibile che non riusciate a capirlo? Io lo amo!!

Candy si alzò dal trono, intenzionata a sistemare la faccenda. Per il bene di Chocolat.

Dimenticando Pierre, sarebbe tornata a vivere felice come tutte le ragazze della sua età. Non meritava di sprecare la propria esistenza dietro ad uno che aveva scelto le tenebre, rinnegando ciò che era.

Avrebbe usato su di lei la stessa magia che avrebbe subito il giovane.

La fanciulla tremò nel vederla impugnare lo scettro, ma non arretrò di un passo. Nemmeno quando venne scagliato l'incantesimo.

Incantesimo che qualcosa deviò…

-Chi si è permesso di…

-Io- replicò Robin, apparendo nella sala.

-Robin!- gridò la strega, correndogli incontro.

Il mago sorrise, accogliendola fra le braccia.

-Stai bene?

-Sì…grazie a te…

-Perché non me l'hai detto, non ti sei confidata?

-Pensavo mi avresti impedito di farlo… Pierre…

-È la cosa più importante per te, lo so- concluse, separandola dolcemente. Il suo sguardo si fece duro nel posarsi sulla sua sovrana. –Non vi permetterò di sfiorare Chocolat neppure con un dito.

-Ha tentato di far scappare un prigioniero. Ammetterai che non posso tollerarlo.

-Voi non avreste fatto lo stesso se dietro le sbarre ci fosse stata una persona a cui volevate bene?

La regina distolse gli occhi, sopraffatta da un ricordo ormai lontano nel tempo, ma indelebile nella sua memoria. Passarono alcuni secondi prima che guardasse nuovamente la streghetta, notando il rosso vivo del suo cristallo. Robin aveva ragione: non era un'infatuazione, una cotta adolescenziale. Chocolat amava veramente Pierre, e per questo sentimento era disposta a tutto, anche ad andare contro ogni legge.

-Vorrei parlare un attimo con Chocolat…da sola…

La ragazza cercò una risposta nel suo tutore, e questi annuì: non le sarebbe successo niente, ne era certo. Seguì Candy in un salotto privato, sedendosi sulla poltrona di fronte a lei.

-Somigli molto a tua madre, lo sai?

-Davvero? Io…io non l'ho mai conosciuta…so solo che perse la sfida al trono contro di voi…

-Bhe, la verità a volte è molto diversa da ciò che si racconta…fu Cinnamon a vincere la nostra gara.

-Cosa?- esclamò stupita. Aveva vinto? Allora perché era scomparsa?

-Era…una ragazza straordinaria, sempre allegra e piena di vita, un po' come te. I ragazzi terrestri non avevano occhi che per lei e a me andava bene così, perché non ambivo a regnare: per me era solo una vacanza con la mia migliore amica e le lasciavo volentieri la cattura dei cuori.

-E poi?

-I guai cominciarono quando tornammo a casa, quando si trovò davanti ai doveri di una sovrana e a delle leggi che considerava sbagliate. Si ribellò alla regina di allora e venne arrestata…

Chocolat era senza parole: allora era quello il segreto sulla scomparsa della sua mamma…

-Con la mia rivale in prigione, si preparò la cerimonia per la mia incoronazione. Ma io non facevo che pensare alla mia amica: avevo cercato di farla ragionare, di convincerla a scusarsi…ma Cinnamon era certa di essere nel giusto e non cedette di un passo. Per questo decisi di farla evadere.

-Quindi voi…

-Sì, Chocolat, mi sono macchiata del tuo stesso crimine, con la differenza che non mi hanno scoperta. Tua madre era una sorella per me e non potevo lasciarla là- continuò la regina. –Non la rividi fino al giorno della tua nascita, quando tornò segretamente a Extramondo per darti alla luce e affidarti a suo padre. In seguito sparì di nuovo, senza dirmi dove andasse…

La giovane ascoltava stupita: la sua mamma…era proprio come lei…le somigliava in molte più cose di quante credesse.

-Io e te abbiamo qualcosa in comune…per amore si può fare davvero qualsiasi cosa. Perdonami, Chocolat, se non ho compreso la profondità del tuo sentimento.

-Pierre non è cattivo…ha commesso degli errori, lo so, ma è cambiato… Robin mi disse che sole e luna da soli non possono esistere, ma si incontrano in un'eclissi- proseguì la fanciulla. –Ed è ciò che siamo noi.

-Tu sei riuscita ad accettarlo per ciò che è…il regno intero non ne è stato in grado, e questo l'ha portato a schierarsi con il buio.

-Che ne sarà di lui?

-Potrà tornare sulla Terra. gli assegnerò un tutore e rimarrà lì per la durata della tua sfida con Vanilla. In seguito, sarà la vostra gara a decidere il futuro…

-Grazie…maestà. Lei…lei mi ha reso davvero felice…

-Ti auguro di poterlo essere sempre, piccola. Vai pure a dare la notizia al tuo innamorato.

Non se lo fece certo ripetere: si precipitò fuori dalla stanza, ridendo e piangendo allo stesso tempo.

-Pierre!

Il suo mondo, la sua vita…

Era per lui che batteva il suo cuore.

Forse non sarebbe diventata regina, proprio come sua madre, ma non le importava. Quel giorno aveva trovato cose molto più preziose: la verità sulla sua mamma, e l'amore, quello vero, il primo e l'unico.

Le guardie stavano aprendo la porta della cella e Chocolat gli saltò al collo, baciandolo con passione, sentendo le sue braccia attorno alla vita e le sue labbra rispondere al bacio con altrettanto trasporto.

-Ti amo…- mormorò lei, separandosi. –Ti amo…e sei libero…

Pierre non riuscì a risponderle, travolto dal risveglio delle sue emozioni. Sapeva solo che la voleva con sé, ora, adesso, e per sempre. Non poteva vivere un altro secondo senza di lei. Non conosceva il nome di quel calore che sentiva nel petto, dove avrebbe dovuto esserci il suo cuore, ma qualunque cosa fosse, lo rendeva euforico. Lo faceva sentire…in pace con il mondo.

E doveva tutto a quella streghetta che teneva ancora tra le braccia, quasi temesse di poterla perdere da un momento all'altro. Lei, che lo amava perché era così, che non lo voleva diverso da com'era.

Lei, che aveva combattuto con le unghie e con i denti, che aveva rischiato di subire la sua stessa pena, solo per salvarlo.

Quel piccolo, incredibile vulcano di energia e vivacità, che travolgeva ogni cosa come un ciclone. Quel vortice che era entrato nella sua vita e lo aveva trascinato via con sé, verso un mondo che non conosceva. O meglio, un mondo che aveva preferito escludere dalla sua vita, perché lo aveva fatto soffrire a sufficienza.

Chocolat invece gli aveva restituito la fiducia negli altri, nelle persone che lo circondavano. Aveva saputo guardare oltre il cristallo nero che lo avvolgeva. Che lei fosse diversa, lo aveva capito al primo istante, ma mai avrebbe immaginato fino a quel punto, fino a trovare in lui il vero amore.

Si chinò sulla giovane, esitante:

-Chocolat, io…io non so…

-Non dire niente- lo interruppe. –Scopriremo insieme il significato della parola amore…giorno per giorno…

Pierre le sorrise, un sorriso sereno, radioso, prima di incontrare le sue labbra.

 

FINE

 

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