Project Alice: Evolution

di UmbrellaProject
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Awakening ***
Capitolo 2: *** Old Aquaintance ***
Capitolo 3: *** A Chance For Revenge ***
Capitolo 4: *** War Machine ***
Capitolo 5: *** Falling Down ***
Capitolo 6: *** Alive ***



Capitolo 1
*** The Awakening ***


CAPITOLO 1 - The Awakening


Alice socchiuse leggermente le palpebre, ma la luce abbagliante la costrinse a coprirsi il volto.  Rimase a terra, immobile,  stordita, per minuti che le parvero  anni. Uno stridio le tormentava le orecchie, su fino al cervello, costante, martellante, il cuore le pulsava nelle vene.
Non riusciva a capire dove si trovasse. Forse era morta, magari uno scontro con le truppe dell’ Umbrella finito male. O forse no. Forse si trovava nei loro laboratori, il che era anche peggio della morte. Troppo tempo aveva trascorso sui loro gelidi lettini di metallo, troppo dolore, troppa sofferenza. Le avevano rovinato la vita. Avere tutte quelle capacità non era affatto male, anzi. Poteva rompere il collo di un non morto solo accarezzandolo, pochi la eguagliavano in velocità, era immune alle malattie e resisteva a ferite che per i normali esseri umani risultavano fatali. Il prezzo da pagare, però, era troppo elevato. Avrebbe dato qualsiasi cosa per riavere indietro ciò che le avevano tolto.

Una dolorosa fitta le ricordò che si trovava ancora nel mondo dei viventi. La donna sollevò leggermente il busto e squadrò l’ambiente  circostante, cercando di capire dove si trovasse. Davanti a lei si ergevano imponenti delle barriere di contenimento. E dietro queste barriere Raccoon City, ormai in rovina. Colonne di fumo si sollevavano dai palazzi distrutti,  gli orribili gorgoglii degli infetti echeggiavano a gran voce  mentre gli spari dei sopravvissuti si facevano sempre più radi. Alice rimase ad osservare con ribrezzo il frutto dei test dell’Umbrella. Sulle barricate non c’era segno di soldati e gli sfortunati che al momento della chiusura delle porte si trovavano dentro erano destinati a rimanerci. Carne sacrificabile. Alice si alzò lentamente in piedi nonostante i capogiri. Osservando la città le venne spontaneo chiedersi come mai non era ancora stata distrutta, e decise che di certo non sarebbe rimasta li a scoprirlo.

Fu come una pugnalata al cuore sentirsi rimbombare nella testa una voce terribilmente familiare. 

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Capitolo 2
*** Old Aquaintance ***


CAPITOLO 2 - Old Acquaintance



“Ciao Alice …”  La donna rimase in silenzio per alcuni secondi dopo aver sentito la voce proveniente da un auricolare.   “Wesker …”  Rispose con un evidente nota di disgusto  “Alice, come ti trovi?
Spero che tu sia in forze”  Alice non rispose, sentendo un impeto d’ira crescere dentro di lei.  “Subito dritta agli affari … mi sei sempre piaciuta”  “ Non posso dire lo stesso…” Il presidente dell’Umbrella proruppe in una risatina divertita “Oh, Alice … non si tratta male un ospite così generoso” “Ospite?” “Certamente. Dimmi, ti ricordi qualcosa di ciò che è successo prima del tuo risveglio?” Alice non rispose, constatando che effettivamente non ricordava neanche come fosse finita li “Come immaginavo … Beh, diciamo che … abbiamo giocato un po’ con il tuo corpo … ti abbiamo resa migliore, più di quanto immagini. Però è scortese non ricambiare un favore e quindi ho bisogno che ora tu faccia una cosa per me” Alice si sentì crollare il mondo addosso, esattamente come la prima volta che avevano testato il virus su di lei, quando era diventata il progetto Alice. Una rabbia incontrollabile la pervase. “Va’ al diavolo!”
Alice fece per togliersi l’auricolare dall’orecchio, ma un dolore enorme si propagò per il suo corpo, una violenta scossa elettrica le stava attraversando ogni centimetro di pelle, facendola contorcere a terra, facendola urlare come non aveva mai fatto.

Quando la dolorosa tortura si interruppe la donna rimase a terra, in preda a violenti spasmi, boccheggiando in cerca di ossigeno. La voce di Wesker la raggiunse dall’auricolare “Un normale essere umano sarebbe morto a questo voltaggio. In realtà ne sarebbe sufficiente la decima parte … in ogni caso faresti meglio ad ascoltarmi perché anche tu hai un limite … a qualche metro da te troverai un elicottero con tutto l’equipaggiamento che ti servirà. Preparati, dopodiché entra in città. A quanto pare si è manifestato un nuovo tipo di mutazione negli infetti, estremamente avanzato, estremamente forte ed estremamente letale. Abbiamo bisogno di studiarlo, nell’interesse della scienza ovviamente …” Wesker lanciò un risolino ironico “Il tuo compito è quello di portarci dei campioni di DNA … uno per ogni diverso tipo di mutazione … e se ti venisse l’idea di fuggire ricorda che oltre ad averti reso più forte, ti abbiamo anche impiantato un chip sottopelle di cui ti saranno ormai noti gli effetti … abbiamo la tua posizione, sempre ed ovunque tu vada … quando avrai tutti i campioni contattaci e una squadra si occuperà dell’estrazione … se solo metterai un piede fuori dalla città prima di aver preso i campioni, il chip farà il suo dovere … buona fortuna, progetto Alice” .

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Capitolo 3
*** A Chance For Revenge ***


CAPITOLO 3 - A Chance For Revenge



Alice si sollevò faticosamente da terra, indolenzita dalla scossa elettrica. Le parole di Wesker però le avevano fatto molto più male. Non per paura della missione e neanche per la presunta forza degli infetti, no. Lei se la cavava sempre. Ciò che rifiutava categoricamente era aiutare quel verme schifoso, il piegarsi a lui, l’essere costretta ad eseguire i suoi ordini. Lui le aveva tolto ogni cosa. Era colpa sua se era diventata un mostro, era stato lui a negargli una vita felice. Probabilmente, era stato anche causa della morte di tutti i suoi conoscenti. Non ne era certa, ma se fossero sopravvissuti a quel mondo sarebbe stato un vero miracolo. La donna , pur provando un ira incontrollabile, decise di stare al gioco per il momento. Di sicuro una volta fuori da Raccoon City non l’avrebbero lasciata andare come niente fosse e questo le avrebbe consentito di avvicinarsi e di colpire.

Alice si diresse verso l’elicottero dell’Umbrella dove trovò come promesso una vasta scelta di armi. Le piacevano molto le armi. Non era una tipa sanguinaria e prima dell’apocalisse non avrebbe mai fatto male ad una mosca, se non fosse stato per il suo lavoro. Però quando prendeva in mano una pistola si sentiva enormemente forte. Avrebbe sicuramente causato più danni con il solo dilatare delle pupille, ma la sensazione era totalmente diversa. Infilò velocemente le armi nelle fondine e si mise ai comandi.

Decise di atterrare in uno spiazzo situato in un angolo della città, stranamente sgombro da non morti. Scendendo dal mezzo si rese conto di quanto la città fosse distrutta. I palazzi crollati, le case bruciate, i mezzi di trasporto accartocciati ai lati delle strade o lasciati in mezzo dai conducenti per tentare di salvarsi da quelle cose, quelle cose fino a poco prima prima erano i loro amici, i loro figli, i loro genitori … i loro simili.

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Capitolo 4
*** War Machine ***


CAPITOLO 4 - War Machine




Alice era atterrata da poco più di due ore e aveva cominciato le ricerche. Sperava di trovare al più presto dei non morti evoluti, vedere la città dove fino a pochi anni prima abitava ridotta così la faceva soffrire. In realtà non ci aveva passato moltissimo tempo a causa del suo lavoro che la costringeva a rimanere sottoterra per la maggior parte del tempo, ma era comunque il suo luogo d’origine. Era schifata al pensiero di aver lavorato per Wesker, ma si confortava sapendo che ben presto avrebbe avuto l’occasione di rimediare.

Vagò per varie ore per le strade distrutte ma c’erano solo infetti normali, che aveva prontamente sgozzato. I suoi movimenti erano automatici, tagliava di netto una testa col suo machete, si voltava e lacerava un altro infetto all’altezza del busto, saltava per evitare un morso e prontamente scagliava un colpo sulla scatola cranica come in una elegante danza mortale. E la naturalezza con cui uccideva e massacrava la spaventava. Era diventata una macchina, una macchina che tentava di rimanere aggrappata al suo lato umano per non cadere nel baratro della follia. Era arrivata al punto di essere felice provando rabbia o paura, perché poteva rendersi conto di non essere diventata totalmente insensibile.

Avvilita dall’esito della giornata decise di salire sul tetto di un abitazione dato che ormai la notte stava arrivando. Non che avesse bisogno di dormire, altro vantaggio dell’avere il t-virus nelle vene, ma preferiva riprendere le ricerche il giorno successivo. Anche se amava la compagnia del fuoco decise di non accenderlo per evitare di attirare i non morti. Si sedette sul bordo del palazzo scrutando il lugubre panorama. Osservava gli infetti con i suoi enormi occhi di ghiaccio. Camminavano trascinandosi lungo la strada, mugolando ed emettendo suoni gutturali, in cerca di una preda, in cerca di cibo per il resto della loro vita, se così si poteva chiamare. Chissà cosa provavano. Probabilmente niente, a parte l’inesauribile bisogno di nutrirsi. Però forse qualcosa ricordavano delle loro vecchie vite. Forse si rendevano conto di cosa stavano facendo nel momento in cui mordevano un loro conoscente. Solo che l’istinto animale era più forte della coscienza umana. Realizzò che in fondo, era all’incirca come si sentiva lei. Seguiva l’istinto. Stanca di rimuginare si voltò dall’altra parte e si sdraiò a terra, cadendo in quel sonno vigile che ormai conosceva bene.

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Capitolo 5
*** Falling Down ***


CAPITOLO 5 - Falling Down




Lo sentiva sulla pelle. Un brivido. Una sensazione sgradevole le correva lungo tutto il corpo. Si alzò da terra ad una velocità impressionante, armi in pugno, il sudore freddo le impregnava la fronte.
E lui era li, proprio di fronte a lei, in attesa dell’avversaria. Gli occhi iniettati di sangue, la bocca spalancata in un ghigno malefico. Le sue fattezze erano umane, ma lui era diverso dagli altri infetti ed Alice lo sentiva.
Tra simili ci si riconosce sempre.La ragazza decise di non aspettare una mossa dell’avversario e riempì la sua testa di piombo trasformando il suo volto in una maschera di sangue. Si aspettava che cadesse da un secondo all’altro ai suoi piedi, ma lui era sempre li, fermo di fronte a lei. Il suo viso cominciò a contrarsi violentemente e i proiettili cominciarono a muoversi. Scendevano. Si spostavano sottopelle, passando per il collo, le spalle, le braccia fino alle mani. Poi lacerarono la punta delle dita e caddero a terra, tintinnando contro il cemento. Alice mostrava indifferenza, ma dentro di lei sapeva che quella battaglia non sarebbe stata come le altre. Rapidamente gettò la pistola e prese i suoi machete, slanciandosi in avanti per colpirlo alla gola, ma l’essere si spostò ad una gran velocità alle spalle di Alice e la colpì brutalmente alla schiena togliendole il respiro. La donna si voltò pronta a parare un secondo colpo che non tardò ad arrivare, poi tirò un fendente verso il ventre della bestia provocandogli una profonda lacerazione. Con suo profondo orrore però, i due lembi di pelle cominciarono ad avvicinarsi e a ricucirsi, rendendo vano l’attacco. Alice arretrò di un passo, poi si lanciò su di lui con maggiore foga mirando alla testa, tentando di staccarla dal collo. Ma lui con movimenti sinuosi e rapidi continuava ad evitare i colpi. Poi, stanco di giocare, sferrò un pugno al ventre di Alice facendola piegare in avanti per il dolore e le assestò una potente ginocchiata sul volto, facendola cadere a terra.

Alice sentiva il sangue caldo sul viso e un dolore lancinante la teneva bloccata al suolo. Vide l’infetto camminare inesorabilmente verso di lei. L’essere si chinò, fissandola con gli occhi vuoti, poi protese il braccio in avanti serrandole la gola in una presa ferrea. Lentamente la sollevò da terra, portando il suo volto all’altezza del proprio. Lei si dimenava tentando di dileguarsi dalla presa mortale, ormai l’ossigeno stava per finire e se avesse perso i sensi sarebbe stata la sua fine. Assestò potenti calci alle costole del non morto, calci che avrebbero ucciso un qualsiasi essere umano. L’essere non si mosse di un centimetro e continuava a fissarla con un sorriso raccapricciante, godendo della sua agonia. La vista di Alice iniziò ad appannarsi.  In un ultimo disperato tentativo la donna lo colpì al volto, conficcandogli le dita in profondità negli occhi. Il non morto emise un grido straziante mentre il sangue caldo scendeva dai suoi occhi.
Decise di lasciare la presa.
Ma nel vuoto.

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Spero che la mia fanfic vi stia piacendo :D Mi spiace per i capitoli un po' corti ma avendo parecchi impegni in questo modo posso caricarli più frequentemente :3
In ogni caso questa è in assoluto la mia prima fanfic e qualsiasi recensione, positiva o negativa, mi aiuterà a migliorare ^^ Ciaooo
UmbrellaProject

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Capitolo 6
*** Alive ***


CAPITOLO 6 - Alive

 
Alice cadeva. Vedeva  sopra di lei, sulla cima dell’edificio, l’infetto che l’aveva lasciata. Si stava coprendo il volto con le mani, urlando per il dolore. E lei cadeva. Cadeva molto velocemente, ma ogni secondo le sembrava durare un’eternità. Non sapeva se sarebbe sopravvissuta, non le interessava. In fondo sarebbe stata una liberazione. Ciò che l’aveva colpita invece, era che si stava sentendo viva, per una volta. Forse era il pensiero di una morte imminente, il brivido di una nuova vita.

Fissò il cielo.

Fissò le stelle.
 
Poi l’impatto.
 
 
Alice aprì gli occhi. Vide una figura sfocata avvicinarsi. Lei rimase immobile. Riuscì a distinguere che si trattava dell’infetto. Dunque era sopravvissuta, non che cambiasse molto a questo punto. L’avrebbe fatta a pezzi, era inoffensiva, sdraiata a terra con chissà quante fratture. Lui era a pochi passi ormai.                                      Lo stridio che le tormentava le orecchie cominciò ad affievolirsi e venne presto sostituito da una voce, l’ultima che la donna avrebbe voluto sentire in punto di morte. “Avanti Alice, non è il momento del riposino! Sai fare molto di meglio!” Alice si riscosse. Una rabbia incontrollabile le salì in mezzo al petto. Non sarebbe morta. Non ancora. Non finché non avesse portato a termine ciò che si era promessa e ucciso Wesker. Si sollevò faticosamente da terra facendo forza sulle braccia. Non sentiva dolore. Le ossa rotte non erano nulla. Il sapore metallico del sangue solo un incentivo. Fissò l’essere negli occhi, ormai inutili. Lui era sempre lì con il suo sorriso, a pochi metri da lei. Gli occhi di Alice iniziarono a bruciare, una forza incontrollabile scorreva nelle sue vene come un fiume in piena, una forza che non poteva più trattenere. Le sue pupille si dilatarono.
E fu il caos.
L’energia sprigionata sollevò macerie, spinse auto, trascinò dietro di se tutto ciò che incontrava sul suo percorso per poi colpire ogni cosa che si trovava davanti. L’infetto venne travolto e venne annientato. La potente onda di energia lo aveva trascinato per molti metri e fatto sfracellare contro un edificio.  Poi la calma. Alice restava in piedi. L’unica cosa udibile era il suo respiro affannoso. Non provava nulla. L’istinto aveva avuto il sopravvento. La macchina aveva agito.  Alice si accasciò a terra sfinita, non vedeva che nero ormai. Ma era sopravvissuta.

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