Angels' Kingdom

di KokoroChuu
(/viewuser.php?uid=418613)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sprofonda nell'oceano ***
Capitolo 2: *** Ho imparato a volare ***
Capitolo 3: *** Il regno degli angeli ***



Capitolo 1
*** Sprofonda nell'oceano ***


Click
*****************************************
Capitolo uno.
Sprofonda nell'oceano

Sola. Terribilmente sola.
Salì le scale, e raggiunse il corridoio spoglio.
Niente vasi di fiori, niente quadri, niente. Solo due lunghe file di porte di legno scuro. 
La sua porta era là, in fondo a quel corridoio.
Si fermò un attimo, esitando. Qualcosa non andava. 
La porta in fondo al corridoio si spalancò. Ne uscirono quattro infermieri, e un uomo vestito di nero, spingendo un letto.
Su quel letto, era steso il suo corpo senza vita. Il suo cuore non batteva più.
Rimase immobile qualche secondo. Poi, dalla porta socchiusa, vide il padre, i suoi occhi, il suo sguardo.
E capì.
Era morta. 
Sua madre era morta.
La ragazza si accasciò a terra. Le lacrime le sgorgavano dagli occhi e rotolavano giù dalle guancie. Un grido sordo uscì dalla sua bocca. Gli occhi vitrei fissavano il punto in cui si era aperta la porta, senza vedre altro.
Senza vedere il ragazzo, in piedi di fronte a lei.

***

Il ragazzo esitò un attimo. Aveva visto il corpo della donna venir spinto fuori, aveva sentito la ragazza cadere a terra.
Si girò, lentamente.
E vide ciò che era, un fantasma, consumato da un intero anno passato in ospedale, a pregare per la madre, perchè quella donna che aveva tanto amato guarisse.
Una magnifica farfalla che aveva volato con un unico battito d'ali di speranza, a cui erano state tagliate le ali, e che, inesorabilmente, era sprofondata nell'oceano della solitudine.
Non lo vedeva. Lo guardava, ma non lo poteva vedere. I suoi occhi e la sua mente erano fermi a quel momento, quando l'ultimo sfavillio di debole speranza se ne era andato.
Lentamente si avvicinò.
La osservò un istante.
Era bella. Lineamenti sottili, occhi grandi, ora spenti, ma che un tempo aveva visto brillare.

***

La bionda si recava ogni giorno in ospedale. Portava sempre fiori freschi alla madre. Ma lei stava male.
I medici dicevano che stava passando un brutto periodo. Quando la ragazza andava a trovarla, la madre rispondeva con un debole saluto e un sorriso, ma era pallida e stanca, ogni volta sempre di più.
Natsu, il ragazzo con i capelli rosa, era in ospedale da una settimana. Una brutta caduta, eh sì. Facendo a botte con un amico, si era preso una leggera contusione al polso. Non doveva rimanere per forza in ospedale, doveva venire solo per i controlli. E aveva così conosciuto, anche se non ci aveva mai parlato, la ragazza.
All'inizio aveva preso l'ospedale come un gioco, a suo solito. Poi però, si era accorto di quanta sofferenza vi era al suo interno.
Quel giorno, usi dalla stanza dove parlava con il dottore quando quest'ultimo lo congedò. Ormai doveva solo tenere il polso fermo, e a riposo, sarebbe guarito in fretta.
La prima cosa che vide fu il movimento in fondo al corridoio.
La barella con il corpo della donna, il padre nella stanza, sconvolto, o almeno così pareva.
Poi si era girato, e aveva visto la figlia.
Una ragazza invidiabile, sia per l'aspetto, che per i soldi. Una Heartfilia.
E capì che i soldi non centravano. Lei stava soffrendo come un normale essere umano...

***

Natsu rimase a guardare ancora un po' la ragazza a terra.
Poi si decise.
Doveva salvarla.
E mosse il primo passo verso di lei.

***

-Alzati.-
Un ordine, più che una proposta.
-Dammi la mano e alzati.-
Per Lucy fu come risvegliarsi da un lungo sonno.
Guardò il ragazzo.
Occhi grandi e ingenui, ma che adesso erano animati da una sincera convinzione. Capelli rosa, scompigliati. Se li avesse visti sua madre... pensò, quasi con un sorriso.
Il ricordo della madre fu doloroso come un pugno nello stomaco, come una lancia che trafigge il petto.
Guardò di nuovo il giovane negli occhi. Non vi lesse compassione, nè pietà.
Solo speranza.
E si aggrappò a lui, alla sua mano calda.
E poi pianse, a lungo, sulla sua spalla.
Perchè quel ragazzo che nemmeno conosceva era il suo ultimo appiglio, senza di lui sarebbe caduta, e non si sarebbe più riuscita a rialzare.
Poi, quando anche l'ultima lacrima che aveva fu versata, si staccò da lui, e si preparò a dirgli addio, per sempre.
O forse no.

***
Angolo autrice
Io: Ok, questa fic mi ha commosso tantissimo *si soffia il naso* Non ho molto da dire... bho, spero vi piaccia, recensite e blabla, le solite cose... Bho ciao .-.
Io: Ah, già.... grazie oSi <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ho imparato a volare ***


Lucy socchiuse gli occhi, rimase un attimo intorpidita, sotto il piumino. Avrebbe voluto dormire ancora un po', ma era tardi, doveva alzarsi e prepararsi, come tutte le mattine, par andare a scuola.
Aveva sonno, e le lettere erano sparse sul pavimento. Fino a notte fonda era rimasta a scrivere alla madre.
Si alzò, si stiracchiò e raccolse gli innumerevoli fogli. Li ripose ordinatamente sulla scrivania, e aprì l'armadio per scegliere i vestiti da mettere quel giorno.
15 anni aveva quando la madre morì. Ne erano passati due.
Lei e il padre si erano trasferiti in un'altra città. Stavano fuggendo entrambi dal dolore.
Ma Lucy era rimasta per due anni prigioniera di se stessa, senza sapere perchè lei era ancora lì, mentre sua madre no.
Si era scordata di tutto, dell'infanzia, delle carezze, tutto. E non voleva ricordare. L'unico ricordo vivido, ancora caldo nella sua mente, risale a de anni prima, quando la madre è volata in cielo, e lei per non sprofondare nell'abisso si era aggrappata a quella mano calda... quella no, non la potrà mai dimenticare.
Il padre non è più come prima. Non lo è mai stato, forse. Il padre che lei cerca, che vorrebbe avere, non c'è.
Non è un padre che la consola quando piange, che si interessa a lei. Addirittura vorrebbe che suo padre la sgridasse, come segno palese di un interesse per la figlia, ma niente.
Suo parde è freddo e distante. E' molto che non hanno una vera conversazione.
E' molto, forse, che nemmeno si parlano.
Lucy fa finta che non le importi, ma in realtà ne soffre.
Si rende conto di aver perso entrambi i genitori.
Scende le scale, entra in cucina. Non c'è nessuno.
Solo lei e la sua colazione, meticolosamente disposta dalle domestiche sul tavolo.
Non ha fame Lucy.
Imbocca la porta ed esce.

***

La solita strada, la solita gente. Cammina a passo lento, svogliata. 
A scuola non è molto popolare. E' vista come quella lunatica, sempre triste, la riccona snob. Non ha amiche.
E' chiusa nel suo involucro di solitudine.
L'unico amico che reputa di avere è quel ragazzo con i capelli rosa, che l'ha salvata, che nemmeno conosce.
Nessun altro si interessa a lei.
Non avendo fatto colazione, ha guadagnato tempo. 
La sua nuova città è costeggiata dal mare, sul lato ovest. 
A Lucy quel paese non piace. Fatta eccezione per quello che, a suo parere, è un angolo di paradiso.
Decide di andare lì, a svuotare la mente.
E' una piazzetta circolare, che si affaccia sulla scogliera. Dietro, invece, c'è un piccolo bosco, che nasconde il posto alla strada. 
La parte a ridosso del mare è protetta da qualche metro di corda e pali. Non è difficile da scavalcare.
Lucy la supera e si siede sul bordo, con le gambe a penzoloni. 
Ama l'odore di salsedine, e ama quel posto in cui il cielo è tuttuno col mare.
Ci sono 5 o 6 metri a separarla dall'oceano.
Rimane in ascolto delle onde, del loro moto regolare.
E, lentamente, sprofonda nel sonno.

***

Quando si sveglia, il sole è alto, e le brucia la nuca.
Apre gli occhi e la luce la ferisce con violenza.
Guarda l'orologio d'oro che porta al polso. Le 11.30.
-Merda...-
Le lezioni erano ormai iniziate da tre ore.
Non poteva presentarsi a scuola adesso. Lo zaino era lì, dietro di lei.
SI alza di botto, fa per andarsene.
La posizione scomoda le aveva fatto addormentare le gambe, e perde l'equilibrio.
Si sente molto stupida in quel momento, ma non può farci niente.
Poi si accorge che dietro di lei c'è il mare. 
Chiude gli occhi. Ma non ha paura, e si stupisce.
Poi la vede arrivare. Entra una mano, nel suo campo visivo.
E lei la afferra senza pensare.
Di nuovo, come quel giorno, la sensazione è la stessa. Calore, e protezione.
Ritorna in piedi, si regge sulle gambe, che le formicolano.
Poi guarda il suo salvatore, sportosi al di là della corda, con il braccio teso e un'espressione stupita.
E il suo cuore perde un colpo.
E' il ragazzo con i capelli rosa.
-Sei impazzita? Credevi di aver imparato a volare?-
Le ali della ragazza fremettero.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il regno degli angeli ***


Capitolo 3
Il regno degli angeli

La bionda sbarrò gli occhi. Incredula, tende la mano libera verso il volto del ragazzo, lo sfiora.
La sensazione è sempre la stessa.
Calore e speranza.
I due si siedono di nuovo, sul bordo.
Lucy non stende le gambe, si rannicchia con le ginocchia al petto.
L'altro la guarda.
Poi un lampo di comprensione passa nei suoi occhi, limpidi e scuri.
-Tu sei...?-
Lucy lo osserva, e cerca di capire cos' ha lui di diverso, cosa lo rende così forte, una presenza fissa e sicura.
Lucy ha capito che l'ha riconosciuta.
Il ragazzo la scruta in silenzio.
-Natsu.- dice, all'improvviso.
-Come...?- la bionda non capisce.
-Mi chiamo Natsu. E tu?- esclama sorridendo.
-Lucy...-
-Ci rincontriamo alla fine.-
Lei non sa cosa dire. 
Perchè lei ormai non è più niente. Un involucro vuoto. Un contenitore svuotato.
-Già.-
Silenzio.
-Io... ti ho pensato, in questi anni. Mi sono chiesto spesso dove fossi finita. E alla fine ti ritrovo... così. E' strano.-
Lucy pensa a quel ragazzo a cui ha agognato per molto tempo, e che però adesso le sembra di troppo.
Non c'è spazio per altri nel suo cuore mutilato. Il contenitore vuoto che è la sua anima non può più riempirsi.
Capisce allora perchè non ebbe paura, prima, quando stava per cadere.
Lei non è nulla.
-Natsu...- quel nome le suona dolce sulle labbra -tu sai cos'è successo. Mia madre è morta.-
Natsu incassa il colpo. Non si aspettava niente di così diretto.
-Ho aspettato due anni, ed ora ti rivedo. Se tu non ci fossi stato... credo che ora non sarei qui. Sarei morta, dilaniata dal dolore...-
Tutto ciò suona falso, persino a lei.
Sa che sta morendo lo stesso, un pezzo di lei se ne è andato ogni giorno, lentamente.
Due anni sono tanti.
-Che ragione ha di esistere un corpo, senza lo spirito?- chiede, allora.
Natsu rimane in silenzio.
-Prova a pensarci... Siamo umani. Non possiamo volare, e nemmeno esplorare l'oceano... siamo solo stupidi, semplici e inutili umani...-
disse di nuovo, osservando l'orizzonte davanti a se.
Il ragazzo rimase colpito da quelle parole. Si voltò, e i suoi occhi incontrarono quelli di lei.
Si sentì nudo e indifeso davanti a quello sguardo.
-Se tu non mi avessi salvata, sarei morta subito. Ma io sono caduta lo stesso. Dentro di me non c'è più nulla.-
Le lacrime iniziarono a rigarle le guance.
Lucy si stupì. Pensava di non averne più.

***
Davanti a quel pietoso spettacolo, Natsu sentì di dover fare qualcosa.
Voleva asciugare le sue lacrime , ma non poteva. 
Era davvero qualcosa di vuoto e fragile. Se l'avesse toccata si sarebbe rotta in mille pezzi.
Quella ragazza, dentro di sè, non aveva più nulla per cui vivere.
Istintivamente, le labbra di lui andarono a posarsi su quelle di lei, in quel bacio che entrambi cercavano da due anni.

***
Lucy non si stupì. 
Era giusto così, d'altronde.
Quel bacio casto, con cui Natsu -ne era certa- voleva trasmetterle un po' della sua gioia di vivere, sortì l'effetto opposto.
L'ultimo debole lembo dell'anima della ragazza le venne dolcemente strappato.
Stavolta senza dolore, nè rimpianti. Lucy sentì ogni forza abbandonarla.
Si alzò in piedi, e Natsu fece lo stesso.
-Ora un pezzo di me, l'ultimo, il più importante, ti appartiene.-
Sorrise.
Natsu non capiva. Non era quello che voleva...
-Ho capito che adesso devo andare. Non ho più ragione di stare qua...-
-Vuoi davvero finirla così?- urlò Natsu. 
Finalmente gli era chiaro. Non le avrebbe permesso di lasciarlo, non di nuovo, non per sempre.
Di nuovo, la bionda sorrise. Un sorriso splendido e terribile allo stesso tempo.
-Vuoi davvero arrenderti!? La vita è fatta di sfide, non puoi abbandonare tutto così...-
-Non mi sto arrendendo. Ho vinto la mia partita, ho fatto tutto ciò per cui ero venuta al mondo. La mia anima -e anche il mio tempo- si sono consumati.-
-No...- sussurrò debolmente Natsu, mentre anche sul suo viso iniziavano a scorrere le lacrime.
-Tu devi vivere. Finchè vivi tu, vivrò anch'io, perchè io ora sono con te.-
Sorrise di nuovo. Un sorriso straziante, l'ultimo.
E Natsu finalmente capì. L'avrebbe lascianta andare. Era come un angelo, un angelo ansioso di tornare al cielo. Un angelo che era stato legato con delle catene spesse e pesanti.
Ora finalmente libero.
Lucy spalancò le ali.
Poi, dolcemente, sorridendo, si lasciò cadere.
Il suo corpo era leggero, vuoto. 
Natsu la guardò andarsene, e pensò che fosse bellissima.
-Lucy...-
Le labbra di lei si dischiusero un momento, mentre ancora cadeva.
-Grazie, Natsu.-
Poi toccò l'acqua con l'eleganza di una farfalla, e sprofondò nel mare d'inchiostro, senza tentare di riemergere.
Tuttuno con aria e acqua.
Finalmente si ricongiunse alla madre.
I due angeli erano di nuovo insieme.

Angolino di un'autrice in lacrime
Io: Ok, la fic è finita, spero sia piaciuta a voi come è piaciuta a Jed.
Jed: *si soffia il naso* [o, il naso... di chiunque sia quello che ha adesso .-.]
Io: Mi sono divertita molto a scriverla... non ho altro da aggiungere. Ringrazio oSiRiS e hilda_chan che mi hanno portato a comprare loro-sanno-cosa. Ringrazio tutti i recensori che mi hanno seguito, e anche tutti i lettori che non hanno recensito!

Vi aspetto alla prossima fic ~♥
la vostra stalker professionista, autrice di successo (lol) e cugina di Jed di "Non aprite quella porta 3D"

PS. Vi invito a cliccare sul "Click" che antecede il primo capitolo, vi troverete l'immagine di copertina, fatta con tanto sudore dalla sottoscritta v,v

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2123489