Il ventre della terra

di Whitesea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.0 ***
Capitolo 2: *** 1.1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1.0 ***


Il ventre della terra.

 

 

Mare a perdita d'occhio, mare per giorni, settimane. Grazie a Dio l'Oceano Pacifico stava tenendo fede al suo nome, almeno stavolta.

 

 

-Un'amnesia totale, penso sia data dalla caduta che ha fatto qualche tempo fa'.

-Un'amnesia.

-Un'amnesia. Stronza come solo una donna del mare sa essere. Potrebbe non riuscire a ricordare per anni, per sempre, oppure ritrovare i suoi ricordi grazie a qualcuno, qualcosa.

-Una donna di mare?

-Le donne di mare sono donne .. Mi lasci cercare il termine.

-Cosa ne sa un dottore di una donna di mare?

-Cosa ne sa un uomo di un altro?

-Effettivamente ha ragione. Amnesia quindi?

-Amnesia.

-Cosa dovrei fare?

-Se se lo ricorda, tornare da dove viene. Se ha qualcuno, torni da quel qualcuno.

- …

-Non ha nessuno, lei?

-Non che io ricordi.

-E' una battuta?

-Le sembra una battuta?

-Torni da dove viene, se se lo ricorda.

-Buona giornata.

-Buona giornata.

 

 

Il medico non si ricorda come si chiamava, ma era un uomo che sembrava aver vissuto tanto e a lungo. Tanto e a lungo possono sembrare sinonimi, ma rispetto a una vita non potranno mai esserlo; una persona può vivere tanto e brevemente o poco e a lungo, non si possono considerare equivalenti.

Diceva di conoscere le donne di mare, quel vecchio. Creature sfuggenti e bellissime, passione, sensualità e crudeltà allo stato puro, cose che vedi una volta sola e tutte le notti a terra della tua vita, almeno così gli avevano detto i marinai, quando aveva chiesto.

Dicevo.

Mare per settimane, quale onda di troppo ogni tanto, niente di preoccupante, la nave si chiama Alabama, come lo stato sì, è grande come una foresta e trasporta all'incirca cinquecento persone paganti, specifico paganti.

La nave è una nave mercantile, teoricamente e il capitano è un piccolo ometto del Tennessee, qualunque cosa si possa vendere la vende, così dice.

 

-Vai a Boston?

-A quanto pare?

-Hai una donna lì?

-Non che io sappia.

-Non che tu sappia?

-Non che io sappia.

-Sei un tipo strano.

-Non sembri un mercante.

-Cosa dovrei sembrare?

-Più un sempliciotto.

-E' proprio questo quello a cui punto. Tu sei stato a lungo in Cina?

-Non saprei.

-C'è qualcosa che sai, ragazzo?

-Che devo arrivare a Boston, signore.

-Mi piace il tuo spirito (piccola pausa)

-A me piace il mare, ma sa, signore, la terra non affonda.

-/L'America/ non affonderà mai.

 

La nave arriva alle undici di mattina, una mattina uggiosa di Novembre.

Il porto è lo stesso di sempre, la gente la stessa di sempre, gli odori li stessi di sempre; direbbe così se si ricordasse qualcosa, ma la sensazione è quella. Una piccola sacca e uno sguardo perso, ecco cosa approda al porto di Boston insieme ad altre duecento persone.

Il medico ha detto 'torni da dove viene' e lui c'è tornato, da dove viene, a Boston. Sa che abita alla fine di una strada montuosa, poco fuori dal centro di quella nuova città moderna. La strada inizia subito dopo la parrocchia (non sapendo dove sia la parrocchia questo ricordo è altamente inutile) e ci sono delle viuzze che vanno verso la periferia, l'odore è quello della terra, degli alberi, odora di selvatico.

Casa sua è costruita su due piani, in legno, ricorda anche che camera sua è al primo piano, ma non altro.

 

-Signor Hazel?

-.. Buongiorno?

-Signor Hazel è tornato!

 

La ragazza che gli sta parlando non avrà più di dodici anni, ha i capelli rossicci, corti e gli occhi gialli, sembra più una donna in miniatura che una bimba, ha una postura decisa e nonostante gli abbia cortesemente chiesto di identificarsi non sembra voler accettare risposte negative. In mano tiene alcune buste della spesa, incredibile che una creaturina del genere riesca a portarsi dietro tanta roba.

L'unico problema è che non ha idea di chi sia questa ragazzina.

 

-Signor Hazel? Tutto a posto?

 

La bambina porta una mantella viola, allacciata all'altezza del collo, un vestitino bianco con dei ricami dello stesso colore della mantella, delle calze fino al ginocchio e un paio di scarpette tutt'altro che pulite, non che lui sia un gioellino dopo settimane in mare.

C'è un modo gentile di dire la cosa?

 

-Hazel Grouse, al suo servizio bambina.

 

La bambina sorride, felice di rivedere quella figura a quanto pare a lei cara, in un certo senso.

Non sono bellissimi i sorrisi dei bambini? Danno un senso di casa, se così si vuol dire. I bambini sono esseri speciali, piccoli geni incomprensibili.

 

-E' stato via tanto tempo.

-Quanto tempo?

-Due anni quasi.

-E' un sacco di tempo per un bambino, vero?

-La mia età è sei volte due anni, quindi è una quantità di tempo considerevole non trova?

-Effettivamente sì.

-Lei non si ricorda di me, vero?

-Non mi ricordo di niente a voler essere sinceri.

 

I sorrisi degli adulti, o chi ci si avvicina, non sono mai un granché, hanno sempre qualcosa che non va', i loro sorrisi. Sono persone che hanno capito che vivranno per sempre fuori dalla loro idea di vita, fuori da ciò che avrebbero aspettato.

 

-Anche a mio fratello è successo, ha battuto la testa?

-Abbastanza forte.

-Se vuole la accompagno a casa.

-Mi servirebbe arrivare alla parrocchia.

-Perfetto.

-Come ti chiami?

-Lorelai.

-Perfe.. (pausa)

 

-Signor Hazel! -Signor Hazel! -Signor Hazel!

-Signor Hazel! -Signor Hazel!

 

Una, due, tre, quattro, quaranta voci si alzano nel mercato, tutte rivolte a lui, tutte intorno a lui, tutte per lui.

Riconosce alcuni visi, pochi. Uno dovrebbe essere un droghiere, un altro il proprietario del saloon, quella donna l'ha già vista, ne è certo.

Sono troppe voci, troppi rumori, troppe richieste, troppe domande. C'è chi chiede che fine avesse fatto, chi cosa avesse visto, alcuni sembravano semplicemente volerlo salutare, ma decisamente per uno che a mala pena sa dove si trova tutto questo frastuono non è una grande idea.

-Io (pausa) .. Io devo aiutare Lorelai con le buste! Mi spiace, so che sono mancato tanto tempo, ma stasera sarò a vostra disposizione per qualunque cosa, perdonatemi.

Un veloce sorriso di circostanza, degno del migliore dei ruffiani. Non gli sembra tanto lontana dalla realtà, quella situazione, ricorda più o meno quale sia la sua posizione lì.

 

 

-La ringrazio per il lavoro che svolge qui a Boston, vescovo.

-Si figuri. Procuratore non c'è niente di meno che possa fare se non liberare questo mondo da esseri pericolosi e indegni d'esistere come i mostri che abitano impunemente intorno a noi. E' un lavoro, ma allo stesso una missione che io stesso ho scelto fin da quando ero bambino.

-Mi spiace anche per la perdita che ha subito, essere di nuovo orfano non deve essere stato facile.

-Non lo è stato.

-Persone come lei non lo meriterebbero.

-Magari no, procuratore.

-Si occupa anche della parrocchia, giusto? Ho saputo del suo straordinario potere.

-Cosa c'entra con la parrocchia?

-Effettivamente niente.

-Ah.

-Dove ha avuto queste particolari abilità? Potrebbero risult(pausa)

-La interrompo subito, procuratore. Contro cosa combattete le vostre guerre?

-Prego?

-Le guerre, procuratore. Fra chi e chi si combattono?

-Fra nazioni, fra stati, fra città, di solito.

-Non è la risposta che le ho chiesto. Le guerre sono conflitti senza senso fra .. Capi. Capi che non si accontentano di ciò che hanno o che non sanno occuparsi di ciò che già hanno. Il motivo per cui io non aiuterei lei è perché le guerre non sono dei soldati, le guerre sono sue, non degli uomini ma di coloro che li comandano. Poche, pochissime sono le guerre che sono state richieste dal popolo, dalla libertà. La nostra battaglia per l'indipendenza ne è una prova lampante. Contro cosa combattete ora? Contro il sud? Contro i nativi?

-Entrambi, vescovo.

-Non appoggerò nessuna delle due.

-Perderemo molte vite umane.

-Perderete molti soldati.

-Non intende aiutare in alcun modo?

-Non lei.

-Allora direi che può andare.

-Direi proprio di sì .

(pausa)

 

 

Un esorcista, un cacciatore di mostri e un uomo in grado di riportare in vita i morti, è questo ciò che gli ha dato la notorietà che poco fa' ha capito di avere. Ricorda i suoi poteri, ricorda il suo mestiere, sembra aver rimosso solo alcune tessere del puzzle.

Funziona in modo strano, il nostro subconscio. Un giorno prendi una botta in testa e non sai più chi è la persona che ti sta sdraiata accanto, magari non ti ricordi lei perché hai sbattuto proprio in quell'istante, se fossi caduto un paio di minuti dopo invece ti saresti dimenticato dove abiti.

Funziona in uno strano modo, la testa.

 

-Non ti ricordi proprio niente? Il tuo nome lo ricordi.

Sembra una donna, Lorelai, come parla, come si muove, come guarda.

-Non ricordo alcune cose, per esempio ricordo che mestiere faccio e come farlo.

-Non ti ricordi di nessuno?

-Non saprei. Non ho visto tutti.

-Il medico che aveva visitato mio fratello dice che rivedere le cose serve molto, o vivere di nuovo la propria vita. Dice che le sensazioni e gli odori sono molto importanti.

-Sai un sacco di cose per essere una bambina, vai a scuola?

-Sì, so leggere, scrivere e cantare. Ma non sono molto brava a far di conto.

-Nemmeno io sono mai stato un granché (ridacchia)

 

Gli odori e le sensazioni sono molto importanti, sia per le persone comuni sia per quelle afflitte da un'amnesia di qualsiasi tipo.

Si dice che un uomo una volta aveva completamente perso la memoria, giù nel Kentucky. Si era rimbecillito talmente tanto da non ricordare nemmeno chi fosse. La gente le aveva tentate tutte per farlo tornare in sé, lo aveva portato nei posti in cui andava sempre, lo aveva portato a lavoro, tutto.

Un giorno arriva la madre di quest'uomo, dice che è impossibile che il figlio non ricordi niente. Entra in casa, non saluta nessuno, nemmeno il figlio e si mette ai fornelli, una fatica del diavolo. Cucina per non si sa quanto, cucina fino a che non esce con in mano un enorme piatto di carne di cervo, il più grosso che si sia mai visto da quelle parti. Aveva un odore che non vi dico, una favola, si sentiva fino in fondo alla strada.

La donna prende quell'enorme piatto, lo mette davanti al figlio e aspetta.

-E' pazza.

Diceva la moglie, la osservava incredula. Come poteva pensare che un po' di cervo potesse guarire suo marito? Beh, che ci crediate o no Steven, così si chiamava, si alza in piedi e piange, piange come un ragazzino e abbraccia quel maledetto piatto. Il giorno dopo se n'è tornato a lavoro, Steve.

-E' pazzesco.

Dicevano tutti.

 

-Grazie per avermi aiutato con le buste, io vivo ..

-Nella terza casa dalla fine della traversa, giusto?

-Sì. Se lo ricorda?

-Ti ho riportato in vita, giusto?

-Giusto.

-Prima di partire.

-Prima di partire. Tutti la chiamano sempre vescovo, io non capisco perché lo facciano. Le persone non mi chiamano studente quando parlano di me, no? Mi chiamano Lorelai. Allora io non capivo perché la chiamassero così 'il vescovo ti ha riportato in vita!” mi dicevano sempre.

-Non mi è mai piaciuto effettivamente.

-Posso continuare a chiamarla Hazel?

-Certamente.

-Allora ci vediamo stasera, signor Hazel.

-A stasera Lorelai.

 

 

Sa che abita alla fine di una strada montuosa, poco fuori dal centro di quella nuova città moderna. La strada inizia subito dopo la parrocchia e ci sono delle viuzze che vanno verso la periferia, in una di quelle vive Lorelai. L'odore è quello della terra, degli alberi, odora di selvatico.

Casa sua è costruita su due piani, in legno, ricorda anche che camera sua è al primo piano, ma non altro.

Fuori da casa sua c'è una donna, una donna alta con i capelli biondo cenere vestita da cuoca, non avrà più di trent' anni. Sbatte i tappeti e si lamenta del caldo e della polvere che si accumula in quella casa troppo grande per una persona sola.

Fermandosi nel viale riconosce quella donna come la sua governante, una donna tutta d'un pezzo che si occupa della sua casa da sei anni a questa questa parte. Il nome non è completamente chiaro nella sua testa, deve ammetterlo, ma arriverà camminando.

 

-Signor Hazel!

 

A differenza degli altri visti poco fa, la donna fa proprio un salto e tutto sembra tremare mentre corre a grandi passi verso di lui, stritolandolo in una presa che non lascerebbe scampo al più grosso dei marinai, figuriamoci a lui.

La sua cuoca si chiama Hilda e sua madre è tedesca. Viene da un paesino dell'Alabama dove è cresciuta con suo padre, sua madre e i suoi due fratelli. Non si è mai maritata per il semplice fatto che, come dice sempre a chi lo chiede, 'tutte le cucine sono suo marito e il buon cibo sono i suoi figli'. Una donna tutta d'un pezzo, Hilda.

-.. Hilda?

- Cos'è quel tono, eh ragazzo?

- Ho preso una botta in testa e non ricordo quasi nulla.

-Il mio ragazzo si è beccato un'altra amnesia? Sei un danno, Hazel. Passi da un'amnesia all'altra (ride) ma finché ricordi le cose importanti va' tutto bene.

-Le cose importanti?

-Il mio nome, ovviamente. (c'è una lunga pausa) E Gat?

 

Ci potrebbero essere tante risposte a questa domanda. Non sa come è morto esattamente, non ne conosce i particolari, la morte di Gat è una maledetta incognita con le gambe.

Gat è.. no, era il suo unico compagno.

Lo ha ucciso una volta e da quel momento, per espiazione della sua colpa, sono diventati compagni di viaggio.

Gat è morto per salvarlo, questo lo sa, era una relazione strana la loro, nessuno ci ha mai capito molto, nemmeno lui, ma c'era ed era bella a modo suo, per quanto non riuscisse a capirci molto prima.

Gat era l'unica cosa di cui aveva ricordo una volta tornato cosciente.

 

 

-Oh, sembri stare molto meglio oggi. Quando ti ho trovato tutto sanguinante e quasi morti ho pensato quale sorta di terribile youkai fosse caduto dal cielo. Tieni (porge tazza)

-.. Grazie.

-Di certo non sei di queste parti (pausa) non ricordi ancora niente?

- …

-Non sforzarti troppo.

Ah, vero. Ecco qui. Anche quando eri inconscio non volevi lasciarla andare. Deve essere sicuramente importante per te.

 

 

Esattamente come quella volta, senza che un solo muscolo del viso si ritrovi a cambiare la sua posizione, le lacrime scendono dal viso, tante, salate, dolorose.

C'è qualcosa di sbagliato in quella situazione, c'è qualcosa di sbagliato se quella bandana che porta al collo non è più sul suo padrone.

 

-Gat è morto durante il nostro viaggio, Hilda.

 

Senza che la sua voce tremi, pronuncia queste parole.

Senza che un solo muscolo si muova, continua a piangere.

Un animo spezzato, quello di Hazel, spezzato da talmente tante cose di cui ha o non ha memoria.

Tutto ciò è frustrante. Dolorosamente frustrante.

-Vorrei andare a farmi un bagno, ho passato molto tempo per mare.

-Certamente, preparo qualcosa da mangiare intanto?

 

Come detto prima, gran donna, Hilda. Sa quando parlare e quando no, di cosa parlare e cosa no.

 

-Signor Hazel.

-Sì?

-Quello è il ripostiglio.

-Lo so.

-Certamente. 

 

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Capitolo 2
*** 1.1 ***


Al porto di Boston ci puoi arrivare in molti modi, a seconda del luogo dove provieni, dal quale sei partito. E' uno dei porti più grandi in circolazione, corre il XIX secolo, fine della prima metà, volendo essere pignoli se vi pare, o anche se non vi pare.

Si parte da Tamluk, così gli aveva detto quell'uomo.

 

-Dove devi andare ragazzo?

-Non so, mi piacerebbe vedere l'altra parte del mondo, è possibile?

-L'altra parte del mondo?

-Si dice che si mangi bene lì, lei non trova? Qui ho mangiato tutto quello che si poteva mangiare!

-Sei un pozzo senza fondo ragazzo?

-Me lo dice sempre anche un mio amico. Allora, mi sa dire come posso vedere l'altro lato del mondo? Voglio arrivare dove l'ovest culmina e vedere il sole talmente vicino da bruciarmi la pelle!

-Quello che devi fare è montare sulla prima nave che segue la via della seta e arrivare fino all'America, ragazzo. In quel momento sarai talmente vicino a dove tramonta il sole che potrai afferrarlo.

-America?

-America.

-Cos'è, si mangia?

-E' un continente.

-E com'è?

-Chi ti dice che ci sono stato?

-So riconoscere chi ha viaggiato, signore, sa? Io mangio molto, può raccontare anche per tutto il giorno se vuole!

Gli raccontò che l'America è una 'nazione' nuova, che prima era degli indiani ma che un manipolo di Hooligans se l'era presa, quella terra. Gli raccontò dell'odore del porto, della pioggia, del sole, della terra, delle persone, che tutto è più grande, lì in America, anche le donne sono grandi.

Insomma tutte quelle cose che mica le dici ad un amico, ad una persona che davvero conosci. Sono sensazioni strane, sensazioni che puoi solo passare ad un altro ramingo, sicuro che se le terrà per sé e non ti darà del frocio per tutto il mese seguente. Gli raccontò della guerra, delle creature che abitano quel continente e del miracolo

-Miracolo?

-La mia donna è morta. Otto anni fa.

-E dov'è il miracolo?

-Il miracolo è che lei ora mi aspetta a casa, ragazzino, mi aspetta nel paesino giù a est da cui provengo.

-E' una zombie?

-No, è tornata in vita.

-E come ha fatto?

-Mia moglie è morta in mare, tubercolosi.

-E poi?

-E poi l'ho portata a terra.

-E poi?

-E poi stavo cercando un posto dove seppellire quel fiore di ragazza strappata alla vita troppo presto, ma non appena ho chiesto dove potessi lasciare il suo corpo, la gente mi ha detto che non avrei dovuto seppellirla. Siete pazzi, dicevo, siete completamente pazzi. Volete che lasci mia moglie da qualche parte senza alcuna attenzione? Che abitudini avete qui? .. Questo chiesi in quell'inglese talmente orrendo che anche un bambino avrebbe fatto di meglio. Capisci come potevo sentirmi no?

-Più o meno.

-Dopo che chiesi ciò, mi dissero che loro seppelliscono solo chi muore vecchio o irriconoscibile ... Che mia moglie era una donna magnifica, che si poteva salvare, dovevo solo andare alla cattedrale, tutto qui. .. Ci andai piccoletto, e sai cosa ci trovai lì?

-Cosa?

-Un ragazzino.

-Eh?

-Uno che sembrava essersi appena staccato dal biberon, davvero, un ragazzetto di quattordici anni, capisci? Era .. PAM. Lì, al centro delle due navate, seduto sul secondo dei tre scalini dell'altare, stava seduto lì e mi fissava, capisci? Come se sapesse che sarei andato lì con mia moglie in braccio e il cuore in mano, sembrava mi conoscesse da sempre, quel ragazzino. Aveva un paio d'occhi che ti perforavano. (lunga pausa) Insomma fatto sta che porto mia moglie davanti a questo ragazzino e lui mi sorride, dicendomi che non dovevo preoccuparmi, di poggiare mia moglie sull'altare perché dopo il viaggio dovevo essere stanco. Poggio mia moglie dove mi ha detto lui e mi metto su una delle bancate di .. Destra, se non ricordo male. La chiesa era grandissima, riuscivo a sentire anche l'eco del mio respiro.

Lo sai cos'è successo?

-Cosa?

-Ha detto una piccola .. semplice parola. 'Risorgi'. Aveva un ciondolo, un pendaglio maledettamente grande al collo e quello ha preso ad illuminarsi, si è praticamente sollevato all'altezza del suo naso .. Tutta quella luce .. Quella luce era bella, era energia ragazzo, mi credi? Energia, come la pioggia, come gli oceani, come il vento. Quello che è arrivato dentro mia moglie era anima.

Con una descrizione del genere c'è poco da farsi nodi in testa.

-Hazel ...

-Scusa?

-Si chiamava Hazel per caso, il ragazzino di cui sta parlando?

-Sì.

-Ne è sicuro?

-Sì.

-Io lo conosco!

-Non dire cazzate, ragazzo, tu non ci sei stato in America.

-Ma lui è stato in Cina. L'ho visto con i miei occhi, signore, glielo giuro!

-Non ne sembri soddisfatto.

-Ci siamo conosciuti in conosciuti in circostanze diverse dalle sue.

La prima nave per la via della seta?

-La prima che trovi. Devi arrivare a Tamluk.

 

 

Tamluk, Masulipatam, avanti per l'Oceano Indiano, mille sbarchi, si passa per l'Arabia, tre giorni di viaggio fino ad Alessandria, poi di nuovo nella prima nave disponibile.

Il mondo non gli era sembrato tanto grande in tutti quegli anni di viaggio. Non aveva mai visto le piramidi, le moschee. Non aveva mai sentito l'odore dell'aria di Alessandria, non aveva mai visto l'Oceano, non aveva mai compreso cosa volesse dire vivere sul mare, seppur per un periodo che alcuni potrebbero definire misero.

Quella malsana voglia d'indipendenza, di trovare una sua individualità si stava rivelando ancora più bello di quanto avesse sospettato, per quanto fosse cosciente che la botta di nostalgia, il rimorso di essere partito, lo avrebbero afferrato quando meno se lo sarebbe aspettato.

Da Alessandria quasi si circumnaviga l'Africa fino ad arrivare al pacifico, sono sei mesi di viaggio, giorno più giorno meno.

Sulla nave incontra un vecchio, nella stiva volendo essere pignoli, o anche non volendo.

Il vecchio si chiama Shài e lavora sulla barca da quarant'anni, ha un sacco di storie interessanti, storie che quelli che dormono nelle cabine magari non sentiranno mai.

Ha visto un sacco di cose, Shài. Un sacco di posti. Dice che la nave su cui si trova è stata costruita da mille uomini e ci sono voluti quindici anni a farla tutta.

Questo nessuno sa se è vero o no, ma è una bella storia.

Racconta anche che all'ultimo sbarco ha perso la sua pipa, una gran bella pipa. L'aveva presa molti anni fa in Giappone, ci si erano fermati più del solito e lui si era messo a camminare per i mercatini senza una meta precisa, a dir la verità. Quella pipa sembrò chiamarlo, un po' come una sirena con un povero marinaio inesperto.

-Era una gran bella pipa ragazzo. Kiseru, si chiamava così il modello. Era costituita da tre pezzi, di cui due in metallo, una in legno, bambù.. Sì era bambù. Il fornello poi era uno spettacolo, bello come una Dea, guarda. Io pensavo me l'avesse rubata quel buono a nulla del cuoco, un uomo che definirlo una vergogna è un complimento, stacci lontano, ho visto che mangi parecchio, moccioso, eh?

-.. Cos'è una pipa?

-Si usa per fumare, non ne hai mai vista una?

-E' come le sigarette?

-No, no e ancora no ragazzo! Le pipe sono strumenti magnifici, classici, da veri uomini. Non puoi paragonarle a quella roba da donnicciule.

 

 

La nave attracca al porto in una sera di Giugno, afosa come pochi. Dalla nave scendono un uomo con una scorta di almeno venti persone, una famiglia e lui (pausa) il cui sguardo subito si riempie di quel Tutto.

Non è l'odore di casa sua, non è l'odore dell'India, non è l'odore dell'Arabia, non è quello di Alessandria, non è quello del mare. E' un odore grande, forte, sono colori grandi che sembrano volergli distruggere gli occhi da quanti sono.

E' grande Boston. Così gli hanno detto che si chiama la città. 



 

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Capitolo 3
*** 2 ***



Sopra il saloon ci sono due appartamenti e un piccolo bordello, la gente del posto pensa che il monsignore non ne sia a conoscenza, la gente sale, la gente scende, gli uomini ridono, nessuno pensa che sappia cosa si faccia là sopra.

 

La puttana si chiama Olive, una donna che pochi hanno visto in faccia fuori da quella grande stanza in cui lavora. Differentemente da molte altre donne di mal affare, è arrivata a Boston per fare la puttana, le piace, dice. Almeno così ha detto al signor vescovo qualche anno fa', di questi tempi è pieno di donne disperate.

Non era una donna volgare, tutt'altro, si ricorda di aver parlato con lei, aveva sedici quando ci parlò. Aveva le mani affusolate e le dita lunghe, unghie lunghe, curate, smaltate di un blu che sembrava affondare.

Il vescovo si siede, sospira, poggia i gomiti sulle gambe .. No, meglio incrociate. .. Magari stava più comodo prima

-Quanti anni hai, signor vescovo, mhn?

-Non penso che sia questa la cosa importante.

-Potresti comunque rispondere.

-Sedici.

-Sedici? Dovresti crescere un po' prima di poter fare la predica ad una prostituta. Ci sei mai stato con una donna, almeno?

-No.

-Mai?

-Non vedo perché avrei dovuto, spero di avere ancora qualche anno davanti.

-Perché sei qui?

-Per sapere perché tu sei qui.

-Mi piace il mestiere?

-Ti piace aver sempre uomini diversi fra le gambe?

Una smorfia di disprezzo è inevitabile.

-Cosa ha portato il nuovo /fantastico/ vescovo di Boston in questa stanza?

-Semplice preoccupazione, una piccola nota di merito per il sarcasmo.

-Mi hanno detto che nemmeno tu sei tanto male, in quanto a sarcasmo.

-Questo è vero.

Insomma, parlano a lungo, quei due, parlano di Cuba e del viaggio fino agli Stati Uniti, della fatica per trovare una casa, del suo vero nome, del primo cliente, della madre perduta, del padre, di quanto il desiderio di un uomo verso di lei la soddisfi, di come uno sguardo voglioso e una mano fra le gambe potessero renderla molto più felice di qualunque altro mestiere di riguardo. Mentre parla si versa un bicchiere di vino, chiede anche al ragazzino se ne vuole, lui dice di no, -Non fare l'idiota – risponde -Non è bevendo un po' di vino con me che finirai all'inferno.-

Racconta che ne ha visti di uomini, ne ha visti di tutti i tipi, dal vaccaro che abita fuori città all'avvocato che abita in fondo alla strada, i ragazzini spesso la pagano per dare un'occhiata, ma niente di serio, sia chiaro.

-Non sei mai stato con una donna, quindi?

-Le ho detto di no.

-Sei cattolico?

-Protestante.

-Allora potresti andarci.

-Non tutti gli uomini necessitano di metterlo per forza in qualche buco.

-Sicuro che ti piacciano le signorine, vescovo?

-Posso avere un altro bicchiere?

La puttana sorride, incrocia le gambe olivastre, coperte da delle calze blu come lo smalto, sono in pizzo, arrivano fino al ginocchio, il reggicalze a vista, blu e nero.

-Certamente.

 

Sopra il saloon ci sono due appartamenti e un piccolo bordello, al centro della città, nel pieno centro. La gente là dentro stasera aspetta qualcosa, qualcuno, dopo tanti anni.

L'aria è fresca, infinita, si potrebbe rimanere là fuori, volendo, i rumori intorno sono ovattati, lontani, improvvisamente si sente al suo posto, in quella città, in quel punto, è casa sua, il grembo della terra ... Tutta quella terra era casa sua.

Perché se ne era andato?

Quale forza lo aveva spinto nel lontano oriente?

C'erano così tante cose da fare, da difendere qui.

Questo tepore, questa pace. Non avrebbe lasciato mai più quel luogo, quella gente, avrebbe reimparato la forma della sua vita, avrebbe imparato di nuovo a muoversi, senza spostare niente.

 

-E' indemoniato vi dico!

-Indemoniato! Vuole far del male al signor Hazel!

 

Altre volte, invece, non si può fare a meno di passare attraverso una porta. Quale essere demoniaco si potrebbe mai addentrare in un saloon? Non è normale, non entrano mai nella città da soli, questo lo sa. Niente era mai stato tanto folle da minacciare quel luogo, non così.

 

-Leghiamolo presto!

 

Se si guarda una scena del genere, ci si può rimanere un attimo come un giorno intero, sembrerà sempre ridicola, vedere la porta aprirsi e lentamente si farà viva davanti a te la scena di una folla spaventata che cerca di legare un ragazzino.

 

-Miei cari concittadini ... Che diamine state facendo?

-Ha chiesto di lei, signor Hazel, poi ha iniziato a parlare una lungua sconosciuta, sospettiamo sia uno di loro!

-Vogliono ucciderla!

 

Una risata, in momenti come questi, è inevitabile. Quel ragazzino sembrava il più spaventato di tutti lì in mezzo, cercando di arrampicarsi su un inglese improvvisato e un cinese incomprensibile per gli altri.

 

Il ragazzino dice di venire da Shangri-La, di averlo conosciuto, in un altro tempo, di essere arrivato qui per scoprire il resto del mondo.

Che strano esserino, questo ragazzo.

 

-E come ti chiameresti, intrepido viaggiatore?

 

Una nota di sarcasmo nella voce mentre fa segno di lasciarlo andare.

 

-Goku, Son Goku. Non ti ricordi?

 

-Suona familiare. Se sei venuto qui per scoprire il mondo, beh benvenuto, se invece sei qui per chiedermi qualcosa, mi dispiace ragazzo, ma non posso esserti utile, ricordo poco o niente del mio viaggio in Cina, dimmi, hai qualcuno ad aspettarti qui? Hai avuto un coraggio ammirevole ad arrivare fin qui da solo.

 

-No, in realtà non sapevo nemmeno dove sarei arrivato, ma ho visto un sacco di posti mentre arrivavo! ... Davvero non ti ricordi niente?

 

-Signor Hazel, tutto bene?

 

-Sì ... Sì ... è solo un viaggiatore, niente di più.

 

Eppure, eppure c'era qualcosa che non andava in quella persona. Una sensazione di quelle che ti fanno malle alla gola, te la gonfiano. C'è qualcosa che non va', ti urla il tuo corpo, eppure tu non capisci che cos'è. Come quando si è paralitici. Un giorno qualcuno ti spegne una sigaretta sulla gamba, tu non senti niente, ma sai che c'è qualcosa che non va', in tutta quella storia.

 

Son Goku.

 

Cosa c'è che non va'?

 

Son Goku. Sa che non si dovrebbe trovare là, Son Goku. Ha qualcosa in sospeso, forse in bene, forse in male.

 

-Se non hai nessuno che ti aspetta, non penso tu abbia un posto dove stare.

-Effettivamente non ce l'ho, non che ce l'abbia avuto spesso, negli ultimi anni ...

-Hai viaggiato molto?

-Dalla Cina all'India, per un poco tu eri con noi, anche ... Gat. Ti ricordi di Gat?

 

Quel nodo si fa più grande, più fastidioso, sembra quasi voglia squarciargli la gola e uscire, e gridare con voce propria. Gat. Gat è morto, che ne sa Son Goku di Gat, cosa vuole.

Gat ... La sua perfezione. Era silenzioso e viveva nella sua vita semplice, era come il muto esistere delle praterie, essere umano finito ed intoccabile, a modo suo. Sempre paziente, aveva tenuto dentro di sé per tanto, troppo tempo, un segreto che non riesce a ricordare. Lo aveva protetto, era diventato indispensabile.

Indispensabile. Che strana parola.

 

-Sì. Gat. Puoi stare a casa mia, se vuoi un letto, qui nei dintorni .... Gli stranieri così stranieri mettono un poco a disagio, ma nel giro di qualche giorno dovrebbero abituarsi tutti alla tua presenza.

-A casa tua?

-Sì a casa mia.

-Sei sicuro?

-Non dovrei?

-No .. è solo che ...

-Cosa?

-Lascia stare. Posso venire con te?

-Certo.

 

Un sorriso di circostanza, ed ecco che il sipario si riapre sul monsignore, il quale ha finalmente smesso di parlare quella lingua "demoniaca".

 

-Mi spiace dovervi abbandonare stasera, ma questo ragazzo è solo e confuso, non posso certo negargli un aiuto!

 

Ovazioni nel pubblico, sono così facilmente impressionabili, queste persone. Se Olive sentisse questa conversazione, se vedesse questo spettacolino, di certo riderebbe.

Casa sua è alla fine di una strada montuosa, poco fuori dal centro di quella nuova città moderna. La strada inizia subito dopo la parrocchia e ci sono delle viuzze che vanno verso la periferia. L'odore nell'aria è cambiato, quella piccola figura che lo segue in qualche modo lo mette a disagio.

 

-Sei sicuro che posso stare in casa tua? Ma proprio tua tua?

-Ti ho detto di sì.

 

Son Goku ride, accellera il passo fino ad affiancare il monsignore.

 

-Sei proprio cambiato, sai?

-Mi spiegherai tutto una volta arrivati. Hai fame?

-... Sì, tanta! Mi hanno detto che avete la carne grandissima qui è vero? Posso mangiarla? E cos'altro c'è di strano? Il maiale lo mangiate vero?

-Tutto dipende da quello che deciderà di fare Hilda.

-Chi è Hilda?

-La governante.

-Cos'è?

-Una persona che si occupa di te e della tua casa. (pausa) vorrei che mi raccontassi del tuo viaggio, una volta mangiato, ti va'?

-Hazel .. Ma tu davvero non ricordi nulla?

 

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Capitolo 4
*** 3 ***


 

Non era mai stato in casa occidentale, non era mai stato in occidente, volendo essere più precisi.

Le case in America sono grandi, sono grandi e piene di oggetti, si ritrova quasi spaesato da questa differenza.

Era stato in tanti luoghi, in tante terre, ma questa casa, questa singola casa era riuscito a spiazzarlo.

Un odore diverso, un odore sconosciuto e familiare era penetrato nelle sue narici, odore di legno, odore di ... Casa?

 

-Hazel?

-Oh, Hilda. Sono tornato prima, questo è Goku, viene dalla Cina.

 

Aveva visto donne grandi, nel corso degli anni, in particolar modo Sharak, eppure Hilda sembrava più grande, sembrava una mamma, un grandissima mamma bionda.

 

-Oh, hai portato ospiti?

-Piacere di conoscerti ... Hilda! Sono arrivato qualche ora fa, Hazel mi ha detto che cucini, è vero?

 

L'accento e l'impaccio del ragazzo non possono farl altro che suscitare tenerezza nella donna, il primo pensiero è cosa ci faccia un essere così piccolo in un luogo del genere. Alcune persone suscitano nel prossimo un istinto di infinita tenerezza, come se, indipendentemente dall'età, dovessero essere accudite, protette ad ogni costo. Sono persone speciali, belle.

 

-Molto meglio di qualunque altra persona qui a Boston, piccolo mio. Hai fame?

-Sì! Tantissima!

-Su, dai, vieni con me, vediamo cosa c'è nella dispensa, ti va'? Hazel è un problema?

-No, no fate pure, io intanto metto qualcosa sul tavolo per lui, in caso.

 

Negli occhi di quel ragazzo c'era qualcosa di dimenticato. Gli era sembrato di tuffarsi in acqua, di cercare qualcosa senza trovarlo, gli occhi gli avevano pizzicato. Aveva un'aria lontana, come il ricordo di un bambino, non sai se ti appartiene davvero oppure è di qualcun'altro, sai che c'è ma non lo ricordi, è straziante.

Chi era quel ragazzo? Quale legame aveva con lui? In cosa era "davvero cambiato"?

Cos'è una persona senza dei ricordi? Cosa crea un essere umano se non le proprie esperienze, ciò che ne impara, ciò che decidere di conservare, ciò che decide di superare.

I ricordi della sua vita erano così piccoli, così infinitesimali.

Non ricordava molto della sua infanzia, non ricordava niente del viaggio nel nuovo continente, ricordava poco della sua vita a Boston, ora come ora, era solo un essere incompleto e sofferente, privo dei ricordi per essere felice, privo dei ricordi per essere davvero triste.

Cos'era?

 

-Goku ha optato per gli avanzi dello stufato di carne, sento che questo piccoletto mi renderà felice, a differenza sua sembra essere un uomo di grande appettito!

-Nh? .. Bene, bene, sono felice per te Hilda, ti posso chiedere se vai a preparare la camera degli ospiti? Penso che dopo essersi rifocillato vorrà riposare.

 

Ci fu una lunga pausa prima che uno dei due prendesse la parola, un po' per la situazione, un po' per lo stomaco vuoto del ragazzo.

 

-Quando sei tornato qui?

-Qualche mese fa, in seguito alla riabilitazione, a quanto mi è stato detto sono caduto da un'altezza considerevole, sono stato ritrovato dal proprietario di una locanda che con estrema gentilezza si è preso cura di me finché non mi sono ripreso, dopo di che mi è stato suggerito di ritornare al mio luogo d'origine per aiutare la memoria a tornare. Per quale motivo sei qui?

-Volevo vedere un altro lato del mondo, sai, tu forse non te lo ricordi, ma io viaggiavo con altre tre persone, e queste tre persone sono state la mia famiglia. Io non ho mai avuto una madre o un padre ad occuparsi di me, sono rimasto solo per molto tempo, poi sono arrivati loro e il mondo mi è sembrato un posto bello, un posto da proteggere, per proteggere loro, per proteggere il calore che avevo riscoperto. Magari erano strani, ma eravamo tutti strani. Hakkai alle volte mi faceva paura, però mi ha sempre accudito, Gojyo ... Gojyo aveva tanti difetti, ma era il mio migliore amico e Sanzo ... Beh, Sanzo è difficile da spiegare.

-... Sanzo?

-... Uh?

 

Strano, come funzioni la memoria.

 

-In caso continuerai a raccontarmi domani, ti porterò a fare un giro per farti conoscere dai cittadini, se ti va', ora sono un po' stanco.

-Okay! Io posso mangiare ancora un po'?

-Certamente, mangia finché non sei sazio, la camera degli ospiti è la prima a destra dopo le scale.

 

Improvvisamente, era cosciente di chi fosse quel ragazzo, almeno in parte.

Improvvisamente, si chiese qual era stata l'origine di quel suo odio così cieco? Era una storia di anni fa, una storia che a lui sembrava essere vecchia di secoli.

Cosa l'aveva spinto a voler sterminare una razza intera, oltre alla morte del suo amato maestro?

Fra questi pensieri si ritrovò a sprofondare in un sonno di ricordi offuscati, lontani.

 

 

 

 

-Vedo che sei mattiniero, Goku, già pronto per uscire?

-Non riuscivo a rimanere a letto, non ho ancora visto niente, a parte il saloon e il porto. E poi anche tu sei sveglio, non puoi dare del mattiniero a nessuno.

L'appetito del più giovane sembrava rimanere invariato rispetto alla sera prima, ogni volta che si avvicinava a del cibo dava l'impressione di non vederne da decenni.

-Dov'è Hilda?

-Si sveglierà a breve, non sono nemmeno le sette del mattino, dalle la possibilità di dormire, ha sempre tanto lavoro da fare.

-Oggi dove andiamo?

-Prima di tutto ti farò imparare i dintorni, dopo ti porterò a farti conoscere ufficialmente dagli abitanti della città. Dovrò insegnarti l'inglese perché non puoi parlare cinese con loro, né incespicare mentre parli inglese.

-Sanzo dice che è impossibile farmi imparare qualcosa.

-Vedremo.

 

Come tutti gli adulti, Hazel si ritrova sempre a concludere i discorsi con un'immancabile sorriso, quasi fosse il suo marchio di fabbrica.

 

-Goku

-Sì?

Gli sembrava quasi assurdo che lo chiamasse per nome con tanta tranquillià.

-Posso farti una domanda?

-Che tipo di domanda?

-Voglio solo controllare se ho ragione su una determinata cosa.

-Cosa?

 

Erano di un blu particolare, gli occhi di Hazel. Sembravano cambiare la loro profondità, di tanto in tanto. Goku lo aveva già notato in passato, ma mai erano stati puntati su di lui, in tutto il tempo in cui li aveva seguiti, non aveva dato importanza a nessuno che non fosse Sanzo ... Fino alla fine.

I suoi occhi gli ricordavano l'oceano, sembravano uno specchio, riusciva a vedere se stesso in quegli occhi, riusciva a vedere la bellezza dei vinti, l'orgoglio di chi ha ancora intenzione di lottare, la tenacia, la perfezione.

-Sei un demone, vero?

Gli si gelò il sangue, eppure, dalle sue labbra uscì immediamente un -Sì.-, non avrebbe mentito, non lo fece allora, non lo avrebbe fatto adesso. Se Hazel avesse deciso di cacciarlo, se avesse cercato di ucciderlo, sarebbero stati di nuovo nemici, tutto quello che era successo in Cina sarebbe stato vano.

-Volevo solo esserne sicuro.

-Dove vai?

-Dove andiamo, vorrai dire.

Avrebbe voluto fare mille domande, Goku. Eppure, a differenza di pochi istanti prima, non riuscì a proferir parola per parecchio, finché tutte quelle incognite non ebbero lasciato la sua testa.

Ognuno ha una sua strada, un giorno ti svegli e la cambi, non c'è più quella che avevi scelto, è sparita dalle mappe ... Ti ritrovi semplicemente a prenderne un'altra.

Oppure aveva solo dimenticato?

 

Con il sole, Boston sembrava ancora più bella, più grande. Aveva le mani che gli prudevano le mani e il cuore gli batteva all'impazzata e tutti i pensieri erano spariti.

 

-Ti piace Boston, piccolo avventuriero?

-Non avrei potuto sperare di meglio.

 

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Capitolo 5
*** 4 ***




La prima volta che si erano conosciuti, Hazel era una figura ambigua, in mezzo fra il bene e il male all'interno delle sue certezze. Nel periodo della sua permanenza in Cina, tutti loro avevano conosciuto un nuovo modo di vivere, avevano fatto esperienze che prima non conoscevano, avevano provato emozioni a loro sconosciute, avevano iniziato a capire ciò che prima, ai loro occhi, poteva sembrare impossibile. In tutto questo percorso, nessuno di loro fino alla fine, si era accorto che ne aveva preso parte Hazel stesso.

Se ne erano accorti tutti troppo tardi.

Non lo erano andati a cercare per paura di cosa avrebbero trovato. In quegli ultimi istanti, in quel piccolo lasso di tempo che era stato lo scontro contro il grande corvo, Hazel e Gat si erano trasformati in due compagni.

Avevano avuto paura di non riuscire a riconoscere quello che era caduto dal fianco della montagna. La paura aveva impedito anche solo di parlare, quelle volte che uno di loro leggeva l'incipit del discorso negli occhi di un altro, c'era qualcosa che era in grado di troncarlo.

Per quanto ne sapevano, potevano aver lasciato un cadavere come un uomo in punto di morte, forse ancora in tempo a salvarsi nel bosco.

Erano stati dei cordardi, quella volta. Gli altri avevano deciso di rimuovere quel rimorso proprio come Hazel aveva fatto con il suo tempo fa, Goku non ci era riuscito, gli era rimasta impressa, quella codardia, non lo aveva mai lasciato andare.

Si era salvato, Hazel. Era sopravvissuto all'insopravvivibile, perfino per uno come lui era impensabile.

Cosa lo aveva salvato?

Incontrarlo di nuovo poi ... Era sembrato assurdo, come incontrare un compagno di giochi quando ormai non è altro che un vecchio, come perdere la strada ma arrivare comunque dove dovevi arrivare.

Era destino che incontrasse il suo rimorso? La vita brucia istanti in maniera feroce e poi li riporta davanti a te, funziona così la vita, non lascia mai niente in sospeso, se tu non lo desideri. In cerca della sua libertà, della sua indipendenza come individuo, aveva trovato anche la sua redenzione.

 

-Da quanto conosci Hazel?

-Da quando era molto più piccolo di te, avresti dovuto vederlo. Al tempo io mi ero appena trasferita qui a Boston, mi piaceva l'idea di fare la governante, sai piccolino, io non vengo da una famiglia molto ricca, anzi ... Beh diciamo che la mia passione per la cucina era realizzabile solo con questo lavoro, quindi ero finita in uno di quei posti in cui le donne come me vivono aspettando che a qualcuno serva una donna come si deve che amministri la sua casa.

-Amministri?

-Le donne di qui non sono in grado di tenere una casa, non quelle ricche, almeno. Devi pulire, occuparti dei panni, del giardino, dei pasti ... La casa deve sempre essere bella. Non importa per quanto il proprietario manchi, deve sempre sembrare che ci abiti qualcuno. In questo paese si viaggia tanto, ma alla fine si torna sempre a casa, sarebbe brutto trovarla sporca e disabitata dopo tanti anni, non trovi? Specialmente per Hazel ... Non ha molta fortuna quel ragazzo.

 

Un sorriso malinconico, quello di Hilda. Più la guarda, più le sembra una mamma.

 

-Insomma .. Stavo dicendo? Ah sì, che mi trovavo lì e speravo di finire in una bella casa, non bella nel senso di grande, bella nel senso di ... Abitata. Mi sarebbe piaciuto lavorare per una famiglia, magari con dei bambini piccoli, avevo paura di finire con qualche distinto imprenditore che mi avrebbe trattato come un domestico qualunque per tutta la vita senza mai sapere quale fosse il mio nome.

All'improvviso, mentre stavo chiaccherando nel salone con alcune altre ragazze, arriva uno scricciolo, davvero, all'epoca non aveva più di undici ... Dodici anni.

Insomma, questo ragazzino entra e parla con il gestore, dicendo che ha bisogno di una governante.

 

"-Non sarebbe meglio che venissero i tuoi genitori a chiedere per una cosa del genere?

-I miei genitori sono morti, signore.

-Allora il tuo tutore.

-Il mio tutore è morto una settimana fa, Filibert Grouse, la signora che abita accanto a me dice che non posso continuare a vivere da solo ma lei ha già tre figli, quindi mi ha detto che la cosa migliore da fare era prendere una governante. Ho la possibilità di prenderne una nonostante non sia accompagnato? E' una situazione un po' disperata, lo so, però non saprei cos'altro fare.

 

A questo punto il gestore si ritrova spiazzato, insomma, non è mai capitata una situazione del genere, dice.

 

-Hai i soldi per pagarne una, ragazzo?

-Sì. Il mio maestro mi ha lasciato dei soldi.

-... E sia. Perché non chiaccheri un pochino per vedere quale va' bene?

-Okay."

 

-Non ha fatto nessuna fermata, non ha parlato con nessuno, si è semplicemente fermato davanti a me e ha detto: Ti va' di occuparti di casa mia? E tu capiscimi, come potevo dire di no a quel cucciolo? A quei tempi avevo ... Ventitrè anni, e da lì in poi ho sempre vissuto qui con lui, poi si è aggiunto Gat e poi ... Beh, mi è sembrato di capire che lo conoscessi.

-E come hai fatto a rimanere con lui tutto questo tempo? ... Sai, a me non piaceva, quando l'ho conosciuto, ma alle altre persone piace sempre un sacco.

-Ha un modo particolare di fare, lui. La perdita del signor Filibert quando era piccolo lo ha portato a cercare l'approvazione di tutti, ha sviluppato una sorta di vanità bizzarra, ama che la folla lo adori, che gli chieda consiglio, che riconosca il suo valore, eppure non si è mai fatto un'amico in tutto questo tempo, a parte Gat. E' talmente concentrato su quello che deve fare, quello che deve essere che ho paura che si stia lentamente lasciando alle spalle. Ti giuro, è una bravissima persona, io non avrei potuto chiedere di meglio se non di lavorare qui, eppure vorrei che smettesse di preoccuparsi sempre così tanto del passato, anche quando non lo ricorda.

-Secondo te potrei essere suo amico?

-Non avevi detto che non ti piace?

L'espressione di Hilda era dolce, ti faceva sentire al caldo, protetto.

-Non mi piaceva, ma poco prima di perderlo mi sono accorto che mi sarebbe piaciuto riuscire a vedere cosa c'è oltre quello che ho visto. Ho conosciuto una parte di Hazel .... Ferita. Sai, è come se cerchi di avvicinare un cane randagio, se è ferito ti morderà, ma se pian piano lo fai abituare alla tua presenza, allora ti farà avvicinare e tu potrai aiutarlo.

-Sei molto saggio per essere un ragazzino, sai? 1 

-Ho solo visto tante cose ... Sai, con i miei amici sono andato dall'estremo est della Cina fino in India, è stato un viaggio molto lungo.

-E' durante quel viaggio che hai conosciuto Hazel?

-Sì. Era diverso allora.

-Ha sempre avuto molto ... Odio, verso di sé, prima di tutto, verso i mostri in secondo luogo. Quando era piccolo mi raccontava che avevano ucciso il suo maestro .... Ma non sembrava odiare quelle creature tanto da inseguirle, capisci? Con il tempo quell'odio è diventato più forte, in particolar modo, dopo aver incontrato un determinato .... Essere.

-Un essere?

 

Lo sguardo di Hilda sembra incupirsi per qualche istante, come se ciò di cui si sarebbe trovata a parlare fosse troppo orribile, troppo personale per essere affrontato con qualcuno.

 

-Un giorno sono sicura che Hazel te ne parlerà, ma mi sembrerebbe scorretto nei suoi confronti parlartene adesso, piccolino. Perché non vai a prenderlo? Dovrebbe essere sulla strada di casa a quest'ora.

 

Cosa c'era da raccontare? Cosa poteva essere successo di tanto orribile da non poter essere raccontato? Non lo avrebbe scoperto oggi, quindi tanto vale incamminarsi.

Ogni minuti che passava in quel luogo lo faceva pensare di più a quanto in realtà avevano conosciuto di quella persona, avevano semplicemente deciso, a pelle, che era cattiva, che non c'era modo che potesse diventare uno di loro, per quale motivo?

Qualcosa gli sfuggiva, qualcosa non tornava.

 

-Woff!

-Uh?

 

Sarà stato sì e no otto chili di cane, uno scricciolo. Malconcio, sporco, quasi sicuramente affamato da come gli girava intorno. 2

 

-Ti va' di venire a prendere Hazel con me? Magari ha del cibo, sai .. La signora in fondo alla strada gli da delle pagnotte con il burro tutte le mattine, però non le mangia mai tutte.

 

Abbaia felice la bestiola, seguendo Goku come meglio può in quella stradina, abbaiando di tanto in tanto, scodinzolando come un matto.

Forse attirava le anime sole, Goku. Sanzo, Gojyo, Hakkai, Hazel ... Adesso questo cane.

 

-Se Hazel ti fa restare, ti chiamerò Tippete, ti piace? Non ho mai avuto un cane, a Sanzo non piacciono gli animali, dice che basto io ... Magari ad Hazel piaci, che ne dici? ... Oh, eccolo! Hazel! Hazel! Ho trovato un cane, possiamo tenerlo? Possiamo? Guardalo è piccino, possiamo?

 

Nonostante abitasse dal monsignore da solo una settimana, sembrava essersi abituato alla sua compagnia, la realizzazione della sua natura demoniaca lo aveva turbato, perfino Goku se ne era accorto, però il problema sembrava fermarsi lì.

In città aveva sentito parlare di lui in mille modi, ma mai come lo avevano visto Sanzo e i suoi compagni: tutti in città lo amavano e si occupavano di lui come se fosse il figlio di tutti.

C'era davvero qualcosa che non avevano capito, continuava a ripetersi. Qualcosa che nemmeno Hazel aveva capito.

 

-Oh, Goku. Sei venuto a prendermi? Gentile da parte tua.

 

Un lieve movimento di labbra, simile ad un sorriso.

 

-Come si chiama il tuo nuovo amico? Gli hai trovato un nome?

-Si chiama Tippete! L'ho trovato mentre scendevo da casa, penso sia solo ... Non voglio dare p-

-Beh, se Tippete vuol far parte della famiglia, bisognerà lavarlo e dargli da mangiare, non può certo fare il cane di strada, glielo hai detto? Siamo gente per bene, Tippete.

-Quindi può rimanere con noi!?

-Certamente.

Gli occhi di Goku sembravano essersi trasformati in due pozze d'acqua per la felicità. Non era mai riuscito ad avere un animale domestico, ma ne aveva sempre desiderato uno, qualcosa da accudire, da amare incondizionatamente come solo un animale domestico può contraccambiare.

-Lo pulirò, gli darò da mangiare e lo porterò in giro, ho visto un sacco di altre persone farlo!

-Perfetto, allora vedremo anche di cucire un cuscino bello grande, okay? Stasera avrò molto da fare, quindi non potrò costruirgli la cuccia, domani però ti prometto che avrò modo di occuparmene.

-Cosa devi fare stasera?

-... Si sono sollevate delle .. Questioni. Giusto ti chiedo ti rimanere in casa, la sera.

-Ma Hazel, guarda che io sono forte, se devi andare a sconfiggere qualche mostro posso aiutarti, sai?

-Non si tratta di mostri, Goku.

-E di cosa?

-Rimani a casa e tieni le luci accese, va bene?

-... Va bene.

C'era, per la prima verso di lui, uno sguardo di apprensione negli occhi di Hazel. Sembrava preoccupato, spaventato per qualcosa.

-Hazel ...

-Non preoccuparti Goku, mi occuperò di tutto io.

-Ma io voglio venire con te.

-E' troppo rischioso.

-Puoi pensarci fino a stasera?

-Perché ci tieni tanto?

-Perché non voglio lasciarti solo.

-... Alle volte ricordi Gat.

-Posso venire?

-Va bene. Alle otto devi essere pronto davanti alla porta, altrimenti partirò senza di te.

-Perfetto.

 

 

 

 

 

 

1 Nonostante Goku sia cresciuto, non dimostra l'età che ha, dunque tutti si riferiscono a lui con "ragazzino" o termini simili.

 

2 Il cane è un incrocio fra un bassotto e un volpino

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