Liebemärchen

di Cara_Sconosciuta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prima parte ***
Capitolo 2: *** parte seconda ***



Capitolo 1
*** prima parte ***


Nuova oneshot lunga lunga lunga e spero non sfinente

Nuova twoshot dolce dolce dolce e spero non sfinente. Sono in vena di romanticherie, quindi questo vuol dire che, tra un paio di settimane, cambierò registro e moriranno tutti…. Funziono così, vado a periodi!

Intanto, amanti de l’amour, godetevi questa!!!!

Temperance

 

  Liebemärchen

A love story     

 

Co… cosa vuol dire che te ne vai?” Chiese Ryan, sdraiato sul letto della propria camera, drizzandosi a sedere di colpo.

“Vuol dire che mio padre ha deciso di tornare in Germania. Tra una settimana partirò per Berlino.” Gracchiò il telefono.

“Belino…” Ripetè Ryan, passandosi una mano tra i capelli. “Dio santo, Kelsi, è dall’altra parte del mondo!”

“Lo so, ma penso che dovrò farmene una ragione. Volevo solo fartelo sapere, credo… Sai, dato che nell’ultimo periodo siamo diventati molto amici, ho trovato giusto informarti.

°Quanto tempo fa ti sei preparata questo discorso?Da quanto tempo sai che il noi che siamo diventati si sarebbe di nuovo diviso in due semplici io?°

“Non puoi.” Si lasciò sfuggire, forse dando troppo ascolto ai propri pensieri.

“Non posso cosa, Ry?”

“Andartene. Non puoi.”

Non è che io abbia molta scelta, non ti pare?”

°Sarcastica? Da quando sei sarcastica, Kel

“Non puoi convincere i tuoi a restare?”

°No che non può… cose del genere succedono solo nei film.°

Ryan…” La sua voce al telefono parve esitante, come se avesse voluto dire qualcosa ma poi le fosse mancato il coraggio.

“Scusa, lo so che così rendo tutto più difficile, ma tu per me…”

“Sì, anche tu.” Rispose Kelsi.

Ecco, questo era meraviglioso.

Capirsi senza parlare, ascoltarsi anche senza sentirsi, essere vicini anche da lontano.

Amarsi senza saperlo.

O forse senza volerlo sapere.

“Hai detto una settimana?”

“Sì, ma in questi giorni non verrò a scuola: i miei hanno bisogno di me e…”

Ok, non c’è problema, verrò a trovarti tutti i pomeriggi, se serve posso anche darvi una mano.”

“Ti sarei grata se non lo facessi.” Sentenziò la voce di Kelsi dall’altro capo del filo, colpendo Ryan come un pugno alla bocca dello stomaco.

Perché?”

Perché vederti mi farebbe troppo male. È per questo che ti ho chiamato, per non parlarti di persona.

°Ma io voglio parlarti! Anzi, voglio tenerti stretta e non lasciarti più

Ma Kels…”

Scusami, Ryan, devo andare. Ti voglio bene.”

La ragazza attaccò la cornetta, senza dare all’amico il tempo di rispondere.

“Ti amo.” Sussurrò lui alla linea libera.

 

***

 

Kelsi si acciambellò sul divano, stretta ad un cuscino e con il cordless ancora in mano.

Avrebbe avuto voglia di alzarsi, mettersi scarpe e cappotto e correre fino a villa Evans senza fermarsi un secondo, senza pensare a nulla, con l’unico desiderio di sentirsi ancora una volta al sicuro tra le braccia del suo migliore amico, ma sapeva che farlo non sarebbe stato altro che puro e semplice autolesionismo.

D’altra parte, avrebbe dovuto abituarsi a stare senza di lui, visto e considerato che, probabilmente, dopo la partenza non lo avrebbe visto mai più.

Così come non avrebbe più rivisto Gabi, Tay, Martha e tutti gli altri Wildcats, del cui gruppo era ormai ufficialmente parte.

Erano suoi amici, proprio come lo era lui.

E allora perché pensare a loro le faceva molto meno male che pensare a Ryan?

Abbracciò il cuscino ancora più stretto, mentre lacrime calde iniziavano a calare lungo le sue guance.

Non voleva piangere: lei non era una da pianto.

Lei era Kelsi Nielsen, la dolce pianista dal carattere forte, quella che non si offendeva mai e che era felice di rinunciare a qualcosa, se questo serviva a far piacere a qualcun altro.

Kelsi che nessuno mai vedeva davvero.

Nessuno, escluso Ryan.

Solo lui aveva capito che la ragazza viveva costantemente dietro ad una maschera per più di un verso identica a quella della sua gemella.

La differenza?

Quella di Sharpay era offuscata da perline e paillettes; quella di Kelsi brillava di semplicità.

Per questo con Ryan stava bene: lui la capiva come mai nessuno aveva fatto e le era amico senza secondi fini.

L’unico problema era proprio quella parola: amico.

Come poteva dire a Ryan che era più di un amico per lei proprio ora che sarebbe uscita dalla sua vita?

Ehy, Kelschen, ce succede?” Domandò una voce ben nota, mentre una mano accarezzava i capelli della pianista.

“C…ciao, Doris.” Salutò Kelsi, mettendosi a sedere e asciugandosi gli occhi con le mani.

La ragazza che aveva parlato si accomodò accanto a lei, ravviandosi i lunghi capelli chiari e guardandola in viso con occhi identici ai suoi, ma più vecchi di qualche anno.

“Triste per il trasloco?”

Kelsi scosse il capo.

Doris era sua sorella… con lei poteva parlare…

“Il trasloco non è un granché, ma tornare in Germania di per sé non mi dispiace…”

Però…” La incoraggiò Doris. “Perché c’è un però, o non staresti allagando il salotto.

“Il però è Ryan.”

“Il biondino che ti accompagna sempre a casa dopo scuola?”

“Lui. Non voglio lasciarlo, Dor… è l’unica persona a cui tengo davvero!”

“È il tuo migliore amico, no? Potreste continuare a scrivervi e poi, quando compirai ventun anni, potrai tornare qui e tutto sarà come prima.

Ma mancano quattro anni! Tra quattro anni lui potrebbe…” Kelsi si bloccò, arrossendo.

“Potrebbe cosa, Kelschen?”

“… essersi trovato una ragazza. Una bella, ricca, raffinata, più giusta per lui di quanto potrò mai esserlo io e…”

“Stop, stop, stop! Lui lo sa?”

Che cosa?”

“Di piacerti.”

“Oh, quello…” La più giovane ammutolì, iniziando a tormentarsi le mani.

Doris la strinse a sé, posandole un bacio sui capelli scombinati.

“Piccolina, se sei davvero innamorata glielo devi dire.”

“Non posso… insomma, che senso avrebbe, ora? Servirebbe solo a far stare entrambi peggio. E poi… e poi lo so che non ricambia.”

“Di questo non puoi essere sicura, mein Herzblatt. (mio tesoro nda)

“Sì che posso.” Ribattè Kelsi, incrociando le braccia al petto e sentendosi molto, molto stupida: le sembrava di essere una bambina capricciosa, ma era assolutamente certa che Ryan non fosse innamorato di lei.

Ok, forse puoi, però devi comunque sfogarti in qualche modo. Potresti spedirgli una lettera da Berlino, così non sarai qui per vedere la sua reazione.

Kelsi scosse la testa.

“Non avrei mai il coraggio di imbucarla.”

E allora non farlo! Scrivila e basta. Non servirà a chiarire le cose con lui, ma almeno tu sarai più calma.

“Forse questo potrei farlo…”

E allora vai, Meiner Schatz! (mio tesoro nda)! Scrivi tutto quello che senti per questo ragazzo così speciale!”

“Grazie, Doris!” Kelsi abbracciò la sorella per poi correre verso le scale che portavano in camera sua.

“Non so quanto mi ringrazierai tra qualche giorno…” Sussurrò la bionda con un sorrisetto furbo. “ E ora scopriamo dove vive questo Ryan.”

 

***

 

CINQUE GIORNI DOPO

Doris fermò il suo maggiolone giallo davanti al cancello di villa Evans e scese, stringendo trionfalmente in mano una busta blu chiaro.

Per trovare quella maledetta lettera aveva trafficato nella camera di sua sorella per più di un’ora, rischiando di farsi cogliere con le mani nel sacco e, quindi, era piuttosto soddisfatta di essere riuscita ad arrivare fino a quel punto del suo piano.

Il gran finale dipendeva solo da Ryan.

 

***

 

“Signorino Evans, c’è una certa Doris Nielsen per lei.

“Grazie, Button, dille che arrivo subito.”

Il maggiordomo, alto e secco, fece un leggero inchino ed uscì dalla stanza.

Ryan ridacchiò, scuotendo la testa: avrebbe mai smesso, Button, di trattare la sua famiglia come un gruppo di nobili europei di due secoli prima?

Prima di alzarsi, tornò a rivolgere la propria attenzione al computer, sul cui schermo campeggiava la homepage di un sito di traduzioni inglese-tedesco.

“Con te continuo più tardi… e la vincerò io!” Ringhiò, minaccioso, per poi correre da Doris al piano di sotto.

“Ciao.” La salutò, non appena le fu di fronte.

“Ciao… toglimi una curiosità: quanti accidenti di soldi hanno i tuoi?”

“Troppi, assolutamente troppi.” Sorrise lui. Gli piaceva il m0odo che Doris aveva di andare dritta al sodo.

“Beh, danne un po’ a me che schifo non mi fanno!”

Entrambi risero, evidentemente a disagio.

Fu Doris a rompere l’imbarazzo, porgendo al giovane la lettera.

Che cos’è?” Domandò lui, prendendola.

“È da parte di Kelsi. Cioè, lei non voleva dartela, ma secondo me è ridicola… quindi leggila, per favore e comportati di conseguenza. Partiamo dopodomani alle undici del mattino.

“Dal Centrale?”

Doris annuì.

“Beh, allora ciao, Ryan. Spero di rivederti presto.”

“Puoi contarci! Ah, Doris…”

“Sì?”

“Ho problemi a tradurre una parola… come si dice ‘eternamente’ in tedesco?”

 

***

 

15 Maggio 2007

Ryan,

So che questa lettera non arriverà mai tra le tue mani, ma scriverla è un buon modo per sfogarmi, quindi lo faccio.

Io ti amo. Non avrò mai il coraggio né l’occasione di fartelo sapere, ma sono incredibilmente, totalmente, pazzamente, irragionevolmente innamorata di te, anche se so che, al momento, non potrei provare sentimento più sbagliato. Insomma, già è difficile lasciare un amico, ma lasciare chi si ama è come abbandonare il proprio cuore.

Non dico che ti amerò per sempre, perché non so nemmeno cosa farò domani, figurarsi tra qualche anno. Non dico nemmeno che tornerò, perché di certo troverai qualcuna migliore di me, quindi un nuovo trasferimento non avrebbe senso.

Sappi solo che non ti dimenticherò perché, per un po’, tu sei stato tutto per me.

Ora ti saluto, altrimenti finirò per annegare nelle mie stesse lacrime.

Ti voglio bene,

Kelsi

 

Continua…

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Capitolo 2
*** parte seconda ***


Ecco la seconda parte

Ecco la seconda parte!!! Tanti commentini, mi raccomando!!!

L’incontro è ispirato al libro/film “Parlami d’amore”

 

 

 

La Lamborghini arancione di fermò nel parcheggio dell’aereoporto, strappando sospiri e commenti di ammirazione e invidia a tutti coloro che si trovavano a passarle accanto.

Ryan scese, controllò che la lettera fosse al proprio posto nella tasca posteriore dei suoi jeans, si sistemò il cappello leggermente a tre quarti sulla testa e si avviò, con calma, verso l’ingresso.

Aveva due ore per fare ciò che si era prefissato: camminare piano non l’avrebbe di certo ucciso.

Intanto, nella lounge oltre il check in, Kelsi ascoltava la musica sprofondata in una poltroncina, mentre sua sorella guardava l’orologio ogni dieci secondi.

°Con tutta la fatica che ho fatto, se quello non si presenta… non posso essermi sbagliata!°

Non fece in tempo a concludere quel pensiero che il telefono di Kelsi prese, inascoltato dalla propria proprietaria, a suonare.

Kel.” Chiamò Doris, scuotendo la sorella per una spalla. “Kel, il cellulare.”

Kelsi si tolse gli auricolari, ringraziò e si allontanò di qualche passo per rispondere.

“Pronto?”

“Se tu sei incredibilmente, totalmente, pazzamente, irragionevolmente innamorata di me, allora non esistono parole per descrivere ciò che io provo per te.

Ryan, sei tu?”

E chi altri?”

“Ti avevo detto di non farti più sentire. Sentenziò la ragazza, cercando di trattenere le lacrime. Non le importava quello che Ryan le aveva appena detto e nemmeno si era accorta che il giovane aveva ripreso le esatte parole della sua lettera.

Il solo sentire la sua voce le aveva messo in corpo una tristezza e una gioia tali da farle venire voglia allo stesso tempo di fuggire e di correre a cercarlo.

Kelsi, una volta un genio disse che la strada del vero amore non è mai piana ma che non per questo bisogna smettere di percorrerla.”

“Ah sì? E chi era, Sharpay?”

“No, si chiamava William Shakespeare. Kelsi, lo so che non avrei dovuto leggere quella lettera ma… insomma, sono vere le cose che hai scritto?”

Il cuore di Kelsi saltò un battito al ricordo di tutto ciò che aveva messo nero su bianco su quei fogli. Tutti i suoi sentimenti, le sue paure legate a quel trasferimento cos’ improvviso e non voluto…

“No.” Mentì, convinta che fosse meglio così. “L’ho scritto.. perché credevo di essere innamorata di te, ma ora non lo credo più.”

Quanto è difficile, a volte, fare ciò che si ritiene giusto…

Non le rispose, comunque, il silenzio che si era aspettata.

“Sicura?”

“Certo…”

“Perché se ne sei sicura me ne vado e quel che sarà sarà, ma se non lo sei… beh, se non lo sie le cose cambiano.”

“No.” Replicò la ragazza, questa volta sicura delle proprie parole.

Lui era lì.

Era lì e ricambiava i suoi sentimenti…e non erano, forse, meglio pochi minuti d’amore che una vita passata a rimpiangere di non aver dato loro possibilità di esistere?

“No cosa?” Ryan, con il cuore in gola, osservava Kelsi da dietro un pilastro alle sue spalle, seminascosto dalla folla che aspettava l’imbarco.

“No, non te ne andare. Dove sei?”

“Sono qui.” Rispose lui, sorridendo tra sé, mentre Doris, che dal suo posto vedeva entrambi, seguiva, interessata, l’evolversi della situazione.

Kelsi si guardò intorno, cercando un cappello colorato o un paio di occhi azzurri tra i volti che la circondavano. Trovò molti esemplari di entrambe le specie, ma nessuno era mai quello giusto.

“Non ti vedo…”

“È perché non guardi dalla parte giusta.”

Kelsi si voltò di scatto, proprio mentre Ryan, il cellulare premuto contro l’orecchio, faceva capolino tra due gruppi di persone.

“Mi vedi, ora?”

Lei annuì, senza parlare né chiudere la chiamata.

Ryan premette il tasto con la cornetta rossa sul proprio telefono solo quando fu a pochi passi dalla ragazza, che lo imitò, riponendo il cellulare in una tasca.

E così volevi partire senza salutarmi.” Disse lui, circondandole la vita con le braccia.

Di nuovo, Kelsi annuì.

“Sapevi che non te lo avrei mai lasciato fare, anche se tua sorella non mi avesse dato la lettera, vero?”

“Speravo di sì… speravo che avresti capito che vederci ci avrebbe solo fatto più male.

“Anche se io ti dicessi che, ora che so che anche tu sei innamorata di me, non proverei mai né a dimenticarti né a trovarmi un’altra?”

°Soprattutto ora...°

Mentre Ryan le accarezzava una guancia, la pianista si concesse un sorriso quasi invisibile e il suo viso si colorò di un rosa più vivo.

“Dovresti aspettarmi per quattro anni… non sarebbe giusto.

Ryan si strinse nelle spalle.

“Quattro anni, due settimane, un secolo… a me basta sapere che, prima o poi, ritornerai. Il resto non conta.”

“Parola di Jazz Square?” Domandò lei, intrecciando le dita con quelle di una mano di lui.

“Parola di Jazz Square.”

Questa volta, il sorriso sulle labbra di Kelsi non ebbe ragione di essere trattenuto.

“Sai, non mi offendo se mi baci…” Bisbigliò all’orecchio di Ryan, alzandosi in punta di piedi.

“Oh, beh, allora non sia mai che ti faccia un torto!” Rispose lui, chinandosi a sfiorarle le labbra con le proprie.

 

***

 

Kelsi, seduta tra Doris e il finestrino, si rigirava in continuazione tra le mani la busta azzurra che Ryan le aveva dato, raccomandandole di aprirla solo quando fosse stata sull’aereo.

Peccato che, a quel punto, fosse già passata più di un’ora dalla partenza e il suo continuo trafficare con la lettera iniziava a dare veramente sui nervi alla più vecchia delle sorelle Nielsen.

“Per la miseria, Kelschen, apri quella cosa! Di che hai paura, che esploda?!” Sbottò Doris, una ventina di minuti dopo.

“No, però ho paura di quello che ci troverò scritto.”

Kelsi, vi siete baciati, accidenti! Avete passato un’ora e mezza tra baci e coccole: non mi sembra proprio che ti odi!”

Arrossendo, Kelsi fece scorrere un dito sotto all’aletta di chiusura della busta, dalla quale estrasse un foglietto rosa pallido su cui erano tracciare pochi frasi in inchiostro azzurro.

°I nostri colori preferiti…°

Ecco una cosa che amava di lui: la grande cura che metteva in tutto ciò che faceva, rendendo perfetto ogni dettaglio.

La lettera era scritta in un tedesco semplice e non proprio perfetto che fece sorridere la ragazza.

 

 

Meine Liebe,

Ewigkeit ist ein großes Wort, aber ich habe kein Angst es zu sagen, ob du mit mir sein wird.

Ich liebe dich mehr als alle andere Dingen und Leute, aber ich kenne nur ein Paar Wörter, die ich dir sagen will, um dir meine größte Wünsch zu schauen:

Ewig ich

Ewig du

Ewig uns

Ryan

 

P.S. Beh, io ci ho provato… mi ha aiutato tua sorella…spero che sia comprensibile! Torna presto, perché mi manchi già.

 

Fine

 

Traduzione: Amore mio, eternità è una parola grossa, a io non ho paura di pronunciarla, se tu sarai sempre con me. Ti amo più di ogni altra cosa e persona ma ho soltanto un paio di parole da dirti per mostrarti il mio più grande desiderio: eternamente io, eternamente tu, eternamente noi.

 

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