Let her go

di Claudia_27
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Other side of love ***
Capitolo 3: *** Ready or Not ***
Capitolo 4: *** Another one ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

“Non esistono le parole per scrivere la poesia della tua vita, è sola in te contenuta quell’inesauribile armonia”. Non so chi abbia scritto questa frase ma è un genio. È il mio motto. Io credo poco nel destino e nelle coincidenze. Credo piuttosto che siamo noi a creare in qualche modo le situazioni che ci capitano, belle o brutte che siano.        
Poi esistono gli imprevisti. Eh quelli si che rovinano tutto. Sono imprevedibili. Compaiono alle spalle e ti attaccano quando meno te lo aspetti e hanno l’abilità di apparire quando sei più felice. Servono a buttarti giù, a distruggere tutto quello che hai creato nei momenti di felicità.
Ma abbiamo un’arma. L’amore. L’amore per gli amici, la famiglia, il fidanzato, il cane. L’amore sotto qualsiasi forma.
Se perdiamo quello, beh siamo fottuti.

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Capitolo 2
*** Other side of love ***


Other side of love
 
La vita è proprio divertente. Gioca certi scherzetti che sono proprio.. simpatici come un dito in culo o come una cacca di piccione sul cappotto appena comprato. A me ha riservato uno scherzo proprio bello. Uno di quello che quando lo senti ti tappi le orecchie, tocchi ferro, ti gratti la tetta sinistra, e speri che a te non succeda mai.     Eh ma che ci vuoi fare, si chiamano apposta scherzetti.
24 settembre 2012
-MAMMAAA!!- urlai a pieni polmoni.
-Che cavolo vuoi??!!- urlò di rimando lei. –Please, dove sono le mie punte? Non mi ricordo dove le ho messe a giugno… - le chiesi, facendo la faccia più cucciolosa che potevo. –E ti pareva! Non sai gestirti le tue cose! Come al solito! Se non ci fossi io in questa casa! Come farete! Non ce la faccio più!- e blablabla. La solita mamma. La solita solfa ogni volta che mi dimentico anche dove ho messo l’oggetto più inutile che vi possa venire in mente: tipo il codino. È capace di intavolare un’intera discussione su quel codino. “Stai sempre con quel telefono in mano”. Il suo motto, e la mia tortura. Avanti, ditemi quante mamme vi ripetono sta frase. Se fosse per me la abolirei. Ma noi giovani siamo così. Se non abbiamo whatsapp per due giorni, ci arrivano 1234567 messaggi, e non siamo capaci di vivere senza Facebook. Eh ma che ci vogliamo fare; ogni generazione ha la sua droga, e la nostra è questa.
-Mamma! Mi vuoi dire dove stanno? O vuoi continuare all’infinito?- le dissi esasperata. Quando attacca a lamentarsi, non la finisce più. –Ma come posso fare con te?- mi rispose abbattuta. –Comunque stanno nella scarpiera in camera da letto. E muoviti che se no fai tardi!-. E ti pareva.
-Eccole, le ho trovate! Grazie mamma!! Io vado, ciaoo!- e uscì di casa infilandomi le cuffiette nelle orecchie.
Adoro Londra a quest’ora. È piena di vita, di bambini che tornano felici dal parco coi nonni, di gente stanca nel traffico, di turisti che fotografano qualsiasi cosa. E per qualsiasi cosa, intendo QUALSIASI COSA. Ho quasi paura di quei turisti.
Camminavo a passo spedito verso la scuola di danza. Era il primo giorno ed ero emozionata come sempre. Quanto mi era mancata quella saletta piena di specchi, che odorava sempre di pece e fatica. Perché quello non era sudore normale. Era sudore impregnato di amore, quel sudore che non ti dà fastidio, che non ti fa puzzare. È quel sudore che ti regala una bellezza particolare, che ti illumina gli occhi come nient’altro. Entro e aspiro quell’odore che tanto mi era mancato.
-Claudia!-. Mi sentii chiamare e mi voltai.
-Mery!- abbracciai la mia insegnante che non vedevo da mesi. –Come stai?- le chiesi, sorridendole contenta. –Bene bene, grazie. E tu? Ti vedo dimagrita lo sai?- mi disse squadrandomi bene da capo a piedi. –Eh se, magari!- risposi ridendo. –Vado a vestirmi, scendo subito-. E salii negli spogliatoi a cambiarmi. Mi guardai intorno per vedere se c’era qualche mia compagna ma, ovviamente, ero la prima ad arrivare. Mi infilai le calze rosa, il body nero, le scarpette e mi feci lo chingnon. Ed eccone arrivare un’altra. Quelle fitte dolorose che avevo allo stomaco da qualche giorno. Mi piegai in due dal dolore, aspettai un po’ e mi passò. Come sempre. Erano una cosa fastidiosissima. Ma niente e nessuno mi avrebbe fermato dal venire a danza. Nel frattempo erano arrivate le mie compagne di corso, e dopo i saluti, gli abbracci, i baci, e i riassunti delle vacanze, scendemmo giù per iniziare questo nuovo anno di danza.
-E braccio in terza posizione ragazze. E uno, due, tre, quattro. Alza quella gamba Denise! E cinque, sei. Abbassa quel braccio Charlotte! E sette, otto.- Ricominciava tutto. Ero così felice. Non avrei abbandonato danza per nulla al mondo. –E adesso iniziamo a provare le pirouette, su ragazze dai! Mia nonna di 80 anni è più attiva di voi!- ci riprese Mery. Non ebbi nemmeno il tempo di mettermi in posizione che una fitta più forte del solito mi colpì in pieno. Urlai di dolore. Ricordo solo lo sguardo preoccupato della mia insegnante e la sua voce che mi ripeteva di stare tranquilla, prima di svenire.



SPAZIO AUTRICE:
Salve pipolllllll! Sono sempre stata una lettrice passiva di questo sito, poi è spuntata fuori l'idea di questa storia ed eccomi qua! Spero che vi piaccia e se lasciate qualche recensione mi farete piacere. Adesso vado, a presto peipii :*

 

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Capitolo 3
*** Ready or Not ***


 Ready or Not

-Cuginaaaaaa!-. Eccola. La voce squillante che mi aiutava a sorridere e ad andare avanti in questo inferno ospedale. –Ciao minchiona!- salutai con la mia solita dolcezza la mia cuginetta Charlie, di solo dieci giorni più grande di me.
-Ogni volta che ti vedo mi meraviglio della tua finezza! Ma facciamo finta che tu mi abbia salutato come una persona normale e passiamo alle cose serie.- mi disse, scoppiando a ridere da sola, scuotendo quella massa di ricci castani che si ritrovava al posto dei capelli e sorridendomi contenta.
-Avanti, spara. Chi è la vittima di questa settimana?- le chiesi a bruciapelo, facendole spazio sul lettino che era abbastanza striminzito, stando attenta a non muovere gli aghi delle flebo.
-Mamma mia, come sei prevenuta cugina! Mica ti vengo a raccontare solo delle mie pomiciate in discoteca?- mi chiese, facendo una finta faccia seria come se l’argomento fosse davvero importante, serio o degno di un minimo di importanza.
-Mmm, fammi pensare.. Si!- dissi sarcasticamente incrociando le braccia al petto e strizzando l’ormai consueto camice azzurrino, mettendo su un’espressione di rimprovero verso Charlie, scoppiando a ridere insieme immediatamente e abbracciandola di slancio.
-Sei un’antipatica! E comunque non ero venuta qua per parlarti di questo che, tra parentesi, ti ricordi John? Quello della squadra di hockey della Nevis? Te lo avevo detto che ci sarei riuscita!- esclamò tutta soddisfatta della sua “vittoria”.
Alzai gli occhi al cielo. Mi faceva sempre sorridere quella pazza. Era una delle cose che mi distraeva dalla tristezza di quella stanza bianca.
-Ero venuta qui per dirti una cosa seria e bella, se mi facessi parlare!- mi disse finalmente, spostando un altro po’ le mie gambe per sistemarsi meglio sul letto.     Sfilò un codino da quella moltitudine di bracciali che aveva al polso e si tirò in uno chignon disordinato quella massa di riccioli.
-Cosa hai sempre desiderato da quando sei qui dentro?- disse guardandosi intorno, con uno sguardo affranto, finendo il giro sul mio comodino dove avevo messo delle mie vecchie foto, quando avevo ancora i capelli, e i trucchi. È vero che stavo in ospedale, ma non rinuncio a un po’ di mascara!
-Non essere qua dentro?- le risposi sarcastica.
-No cogliona, a parte quello è ovvio. Avrai un compagno di stanza!- e urlò come un’ossessa. Urlai anche io. Era la notizia più bella che mi potesse dare. Non solo ero ricoverata in questo reparto del cazzo, ma essendo un ospedale nuovo, non c’erano molti pazienti e quindi stavo in stanza da sola. Era proprio un’istigazione al suicidio.
-Non potevi darmi notizia più bella! Mio dio! Finalmente! E chi è? Quanti anni ha? Maschio? Femmina? Gay? Ma che minchia me ne fotte, basta che parli!- non riuscivo a calmarmi. Ero troppo contenta di avere qualcuno che mi capisse a fondo, perché per quanto Charlie, Sarah, mia madre e tutti quanti, dicessero di capirmi, in realtà non comprendono fino in fondo come il cancro mi abbia cambiato la vita. È la cosa più sconvolgente che una teenager di 16 anni si possa aspettare. Altro che delusioni d’amore, litigate con le amiche per un ragazzo, lotte con i capelli la mattina, scegliere cosa indossare a scuola per non sfigurare mai. Altro che litigate con i genitori per il coprifuoco, con il fratello per il telecomando della televisione, con il letto perché non vuole farti alzare la mattina. Qua è una lotta per la sopravvivenza, ogni giorno preghi che non sia l’ultimo, che tu possa dire addio alle persone che portano questa croce con te. Ma non serve a un cazzo deprimersi. Porterà solo alla morte precoce. Quindi ogni volta che mi viene da piangere, guardo il tatuaggio che ho al lato del polso e che hanno anche Charlie e Sarah: STAY STRONG, dove loro hanno aggiunto, a mia insaputa, una D accanto. Le amerò sempre per questo gesto.
-Per prima cosa, riprendi fiato, e se ti calmi ti spiego tutto.- disse calmandomi e aggiustandomi i cerotti sul braccio. –Allora- riprese, -si chiama Niall, ha 17 anni e a quanto pare, ha un tumore alle corde vocali, che gli ha impedito di continuare a cantare-. Sospirò abbassando lo sguardo e osservandosi i jeans piegati oltre la caviglia e le supra che un tempo erano bianche.
-Ehi, dai. Guardami. Lo sai che ogni persona che entra qua ha dovuto rinunciare a qualcosa no? Quindi, spero solo che non sia uno di quei depressi rompipalle, altrimenti stavo meglio da sola!- dissi, cercando di sorriderle e asciugandole quell’unica lacrima che era sfuggita al suo durissimo controllo.
-Sì lo so. È solo che ogni volta che sento una storia.. vabbè non ci pensiamo. Pensiamo alla parte bella della questione. Pensa se magari è figo!- si girò dicendomi tutta eccitata all’idea. –Ehm, stai calma cuginetta, ti vorrei ricordare che ci passerò io più tempo, quindi ho la priorità ok?- la minacciai ridendo puntandole un dito quasi sul naso.
-Tutto quello che vuoi!- rispose lei tra una risata e un’altra.

 
“Non aspettare di finire l'università, di innamorarti, di trovare lavoro, di sposarti, di avere figli, di vederli sistemati, di perdere quei dieci chili, che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina, la primavera, l'estate, l'autunno o l'inverno.
Non c'è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione. Lavora come se non avessi bisogno di denaro, ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce, i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l'importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c'è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c'è un'altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.” Madre Teresa di Calcutta.


SPAZIO AUTRICE:

MA IO VI AMO!! 161 lettrici solo al prologo! Vi adoro e mi scuso per come erano scritti il prologo e questi due primi capitoli. Adesso che avevo un po' di tempo li ho sistemati, spero siano più accattivanti adesso. Se lasciate qualche recensione mi farebbe molto piacere, anche negativa non vi preoccupate. E' solo per capire se faccio schifo a scrivere o la storia vi sta piacendo. Detto questo scappo a studiare Socrate. Un bacioo :*

 

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Capitolo 4
*** Another one ***


Another one

L’ho adorato dal primo momento in cui l’ho visto. Non poteva essere né un rompipalle, né un lamentoso, né un antipatico. Doveva essermi per forza simpatico quell’angelo dai capelli biondi e gli occhi blu che aveva varcato la soglia della stanza 102 dell’ospedale in quel fantastico giovedì che mi avrebbe cambiato per sempre la vita.
-Niall, porco cazzo! Erano i miei biscotti preferiti e te li sei mangiati tutti! Ti odio!- urlai contro il ragazzo che mi stava davanti.
-Non hai le prove!-
-Ah si?! Vieni qui, ti odora ancora l’alito di cioccolata! Dai Niall, sai che se li vuoi te li do.- dissi cercando di abbassare i toni, visto che riuscivo a sentire l’eco in quelle quattro mura blu, decorate ormai coi nostri poster e vecchie foto di tempi ormai passati.
-Scusa..- sussurrò lui, mettendo su un musetto triste al quale era impossibile resistere.
-Va bene, va bene. Basta che ti togli dalla faccia quell’espressione a ebete che mi fa venir voglia di prenderti a schiaffi e di baciarti allo stesso tempo.- gli risposi, cercando di mantenere lo sguardo e il tono più freddi possibile. Ma fu praticamente impossibile visto che quel tornado di felicità mi travolse in un abbraccio, obbligandomi a mantenermi alla barra del lettino per non cadere col culo a terra e ripetendomi almeno cinquanta volte “grazie” nelle orecchie.
-Si vabbè ma ora scendi di dosso che mi stai alzando il camice!- gli dissi facendo la finta infastidita e scoppiandogli a ridere in faccia.
-E fammi capire dove sia il problema.- mi sorrise di rimando malizioso, con gli occhi illuminati improvvisamente.
-Sei un angelo travestito tu! Dante ti avrebbe messo all’inferno!- gli urlai sconvolta, puntandogli un dito contro cercando di smettere di ridere come un’ossessa, ma ormai ero stesa a terra e piangevo dalle risate. Era sempre così ormai, da quando Niall era entrato nella mia vita. È stata forse una delle cose più belle che mi fosse capitata nell’ultimo periodo; un angelo caduto dal cielo, un uragano di felicità.
Non c’era un momento in cui lo avevo visto piangere o smettere di sorridere, un momento in cui i suoi occhi si incupivano o diventavano tristi. Mai.
Lo adoravo. In tutti i sensi, d'altronde come era possibile non farlo? Mi entrava dalla porta questo ragazzo irlandese biondo, con gli occhi color del mare al largo, come quello che vedi quando ti allontani dalla riva, e con un sorriso ultra-contagioso. “Ciao, sono Niall. Vuoi un biscotto Diamond?” fu la prima cosa che mi disse. Sapeva già il mio nome e la mia storia e per di più mi aveva offerto i miei biscotti preferiti, quelli con le gocce di cioccolato dentro. Come potevo non amarlo? Persino i miei genitori lo adoravano, facevano delle fitte conversazione ed era un tifoso del Manchester come mio padre e mio fratello. Si era guadagnato l’affetto di tutti con uno sguardo e un sorriso. Questo bastava a Niall. Era la sua sincerità, la sua bontà, il suo essere così solare a conquistarti.
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Fui svegliata dalla solita infermiera che apriva le finestre ogni mattina e ci cambiava le flebo.
-Cuginaaaaaa!-. Era tornata finalmente. Da quando mi aveva annunciato di Niall non era potuta più venire a causa della scuola.
Mi travolse in un caloroso abbraccio, non degnando di uno sguardo quel fantastico ragazzo nel lettino affianco. –Non puoi nemmeno immaginare quello che è successo con Josh questa settimana! Allora praticamente stavamo in laboratorio e mi ha sorriso ben due volte! Ceh due volte! Te lo giu..-. La stoppai con una mano sulla bocca.
-Ciao anche a te Charlie. Come stai? Io bene grazie. E tu? Mi fa piacere che stai bene anche tu. Ci sono novità dall’ultima volta che ci siamo viste? Si?! Dai racconta. Adesso puoi continuare il tuo interessantissimo incontro con Josh.- E tolsi la mano dalla bocca, mentre Charlie mi fulminava con lo sguardo, scoppiando in una risata trenta secondi dopo, venendo seguita a ruota da un Niall che fino a quel momento era stato in silenzio osservando, un po’ troppo a lungo, la mia cuginetta la quale, sentendo una voce maschile, si girò di scatto verso l’altro lettino che fino a una settimana fa era vuoto.
-E tu chi minchia sei?-. E poi quella volgare sono io.
-Piacere, Niall. Sono colui che è venuto a portare un po’ di gioia in questa stanza.- disse con un sorriso come suo solito, a trecentosessantacinque denti, tendendo la mano verso la ragazza ai miei piedi che nel frattempo si era imbambolata a bocca aperta verso Nialler. Tra un po’ sbavava pure quella mangia-ragazzi.
Questo sì che sarà un giorno da ricordare. Mia cugina Charlie arrossita e senza parole davanti un individuo di essere maschile, in questo caso, davvero figo.
-Niall lei è Charlie, mia cugina. Charlie lui è Niall, il compagno di stanza tanto voluto. Adesso puoi tendergli la mano.- dissi, dandole un colpetto sul braccio, facendola distogliere dal sogno erotico che sicuramente il suo cervello stava elaborando.
Cazzo quei due nemmeno la smettevano di guardarsi.
-Allora, cugina. Stavi raccontando?- mi girai verso di lei tentando ri riportare i due piccioncini sul pianeta Terra.
-Ah si, scusa Diamond.- rispose la massa di capelli ricci nella stanza. –Niente di importante comunque.- e si tornò a girare verso il biondo al mio fianco.
-Vabbè ho capito. Vado in bagno a lavarmi, vestirmi e giocare a Candy Crush per un po’ di tempo.- urlai a Romeo e Giulietta, che ovviamente non mi avevano assolutamente cagata, chiudendomi alle spalle la porta del bagno.
Accesi il mio nuovo iphone dopo che il vecchio telefono era “casualmente caduto nel gabinetto”. Un regalo di papà, che ogni tanto se ne usciva con qualcosa in modo da vedermi sorridere più spesso.
2157 messaggi su whatsapp! Cazzo. Ma parlano sempre quando io non ho il telefono? pensai subito. Non avevo nessuna intenzione di aprire le conversazioni dei gruppi: troppi messaggi, troppa gente. Aprii solo quella delle mie due migliori amiche, Sarah e Ary.
“RIP telefono. Ti porteremo sempre nel cuore”
“Ma quando possiamo venire a trovarti? Cazzo non ti vedo dal vivo da un casino di tempo. Mi manchi”
“Non ti invio più nessuna vita su Candy Crush! Basta! Hahahahahah”
Erano solo alcuni dei messaggi di quelle due pazze scampanate che mi ritrovavo come migliori amiche. Sorrisi involontariamente leggendo tutti quei messaggi, a volte stupidi, altre volte tremendamente dolci, così tanto da farmi ricoverare pure per diabete.
Aprii Candy Crush (avevo chiesto a papà di rimettermi tutte le app del vecchio telefono: non vivo senza questo gioco) e mi sedetti sulla tazza a giocare un po’ aprendo in contemporanea la musica, così da non ascoltare quei due nell’altra stanza che parlavano e ridevano.
Quanto tempo era che non uscivo con un ragazzo? Beh da quanto sono entrata in questo fottuto ospedale, cioè quasi sei mesi fa. Cazzo sto proprio a secco. Niall mi ha parlato dei suoi 4 migliori amici, descrivendomeli come belli ma non quanto lui, e divertenti ma non quanto lui, solo che da una settimana a questa parte non erano ancora venuti. Avevo bisogno di vedere nuove facce maschili, a parte mio padre e mio fratello e ovviamente, “Uragano Niall”. Non feci in tempo a pensarlo che sentii delle voci verso il biondino: “Hey amico! Non posso dirti che ti sei mancato perché sarebbe troppo a femminuccia” “Nialler! Ti volevamo presentare una tipa fantastica, ma a quanto pare vedo che sei in buona compagnia!” “Certo che Megan Fox è proprio una bomba in quel poster! Bella scelta!”
Risi pensando al poster che Niall si era appeso di fianco al letto, dove c’era Megan Fox in tutto il suo fottuto splendore.
Mi alzai dalla tazza, decidendomi che era arrivato il momento di uscire: mi lavai un po’ la faccia e i denti e cercai di rendermi più presentabile, cosa difficile visto i capelli corti che stavano ricrescendo dalla chemio e la faccia più pallida del solito. Aprii la porta e quello che mi trovai davanti fu lo spettacolo più bello di sempre.
 
“Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata.”
FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ


SPAZIO AUTRICE:
Scusateeeeeeee! Lo so, ho un ritardo esagerato, ma l'ispirazione era andata a farsi fottere e di idee nemmeno l'ombra, infatti non sono molto soddisfatta di questo capitolo, ma ho voluto pubblicarlo lo stesso. Ringrazio le 25 persone che hanno letto il capitolo precedente e mi auguro di soddisfare le vostre aspettative verso questa storia. Spero che vi piaccia e se mi lasciate qualche recensione so che la storia vi sta piacendo. Baci girlz :*

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