AMICI PER LA PELLE 2 - IL RITMO DELL'AMICIZIA

di nikolas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricomincio da qui - AMICI PER LA PELLE 2 ***
Capitolo 2: *** La prima volta - AMICI PER LA PELLE 2 ***
Capitolo 3: *** Sono solo parole - AMICI PER LA PELLE 2 ***
Capitolo 4: *** Ti dico ciao - AMICI PER LA PELLE 2 ***
Capitolo 5: *** L'essenziale - AMICI PER LA PELLE 2 ***
Capitolo 6: *** La fine_ IL FINALE - AMICI PER LA PELLE 2 ***



Capitolo 1
*** Ricomincio da qui - AMICI PER LA PELLE 2 ***


RICOMINCIO DA QUI - AMICI PER LA PELLE 2 
“Una novità sarà e mi porterà a non fermarmi mai, non voltarmi mai, non pentirmi mai… Solo il cielo avrò sopra di me. Ricomincio da qui, da un'effimera illusione, mi risveglio e ci sei ancora tu, qui.” 
                                                                                                                   - Ricomincio da qui, Malika Ayane

 

"Ecco, lo sapevo! Non sarei mai dovuta venire in questo sciocco paesino… Per cosa poi? Mettermi a cercare una persona che non vedo da più di un anno e che potrebbe essere ovunque!?" Pensò Sasha Collins, una ventunenne piuttosto alta, dai lunghi capelli rosso fuoco che teneva raccolti in un’elegante treccia e dagli occhi blu mare. "No no e ancora no, non dovevo fuggire, dovevo restare a New Orleans, dovevo affrontare tutto e tutti. Chissà che pensavo… Bel colpo ragazza, davvero un bel colpo!" La giovane era appena giunta all’unica fermata dell’autobus di Millow, piccolo centro abitato nei pressi di Londra, dopo aver perso il volo diretto da New Orleans e l’unica corriera che collegava l’aeroporto di Gatwick al paesino a causa di problemi con lo scarico dei bagagli. Come se non bastasse, aveva dovuto anche passare la notte in un hotel nelle vicinanze, tutto questo contornato da quella maledetta sensazione che durante tutto il tragitto la aveva tormentata: le sembrava che qualcuno la avesse seguita e che avesse spiato ogni suo singolo movimento… Insomma, un viaggio da incubo.
-Possibile che non ci sia un’anima viva in questo dannato paese alle 11:00 di mattina?!- Pensò ad alta voce, ormai esasperata, la ragazza.
-Le serve qualcosa, signorina?
-A parte i don Giovanni in cerca di facili prede con cui sfamarsi, si intende...- Disse a mezza voce Sasha, quando un prestante ragazzo biondo rispose alla sua richiesta d’aiuto.
-Bel giudizio che ha degli uomini!- Ribattè il ragazzo.
-Oh beh, se le rispondo così ho le mie buoni ragioni!
-Non avevo dubbi, ma in qualunque caso non la voglio importunare, anche se lei rappresenta davvero un bel bocconcino per noi predatori, quindi temo di dovermene andare, a presto bellezza!- Tentò di congedarsi maliziosamente il giovane, prima che la ragazza lo implorasse:
-Oh no, la prego non se ne vada, mi deve aiutare! Le spiacerebbe smettere per un momento di fare il Calimero e, tentarebbe di darmi una mano?
-Calimero, don Giovanni… ha qualche altro nomignolo con cui etichettarmi? Io, cara la mia signorina, sono un galantuomo e la aiuterei molto volentieri se solo la smettesse di fare la principessa viziata!
-Non mi faccia ridere, lei un galantuomo… In ogni caso terrò per me i commenti sul sesso maschile! D’accordo?- Rispose accondiscendentemente la ragazza. -Mamma mia, questa conversazione mi avrà fatto invecchiare come minimo di trent’anni, non potremmo darci del tu? Io sono Sasha Collins, piacere!
-Simon Tootle, incantato!- Sorrise il ragazzo dai capelli biondi.
 
Entro pochi giorni per Lela sarebbe cominciato il secondo anno di medicina e dopo tutti i fatti accaduti nei mesi precedenti, questa volta voleva provare ad affrontare lo studio in tutta tranquillità, con l’unica distrazione dovuta al fatto di dover lavorare part-time nel negozio del fidanzato, dal momento che il fratello, essendo tornato a vivere a New Orleans, non poteva più permettersi di aiutarla economicamente. Tom era partito quattro mesi prima, aveva trovato un lavoro con il quale riusciva a pagare l’affitto del nuovo appartamento in cui viveva e con grande sorpresa della sorella, si era addirittura fidanzato. Certo, a Millow la sua mancanza si faceva ancora sentire, ma tutti i suoi amici avevano finalmente trovato un equilibrio tale da parmettere loro di vivere seranamente: Lela aveva cominciato a lavorare alcune ore al giorno nel negozio di fiori di Diuk, il quale, tra l’altro, andava davvero bene e aveva addirittura trovato il tempo  -e il coraggio-  di prendere la patente; Simon che già lavorava per l’amico era diventato l’addetto alle consegne e tutti e tre vivevano nella palazzina che fu un tempo sede dell’ufficio e della casa dell’avvocatessa Martha Klaus, madre di Tom e Lela.
-Stasera ti porto fuori a cena e subito dopo andiamo al cinema a vedere ‘Profumo d’Amore'!
-Wow Diuk, stai superando te stesso, non starai diventando uno di quei fidanzatini smielati, tutti dolcetti e coccole, vero?

-Figurati, è solo che oggi è il nostro primo anniversario e vorrei che fosse indimenticabile- Disse il ragazzo.
-Ma vivere ogni giorno al tuo fianco rende tutto indimenticabile, amore!
I due conclusero la conversazione come erano soliti fare, baciandosi. La relazione tra Lela e Diuk procedeva a gonfie vele e i due, giorno dopo giorno, erano sempre più affiatati, dal momento che condividevano ogni singolo aspetto della vita quotidiana, vivendo come una coppia in completa serenità, visto che Simon, unico potenziale intralcio alla loro intimità, aveva preferito restare da solo nel suo appartamento. Non per questo, però, il ragazzo si limitava ad assistere passivamente alla relazione tra i due amici, non che fosse geloso di Lela (il loro breve rapporto era concluso ormai da tempo immemore), ma più che altro aveva un tempismo spaventosamente perfetto quando si trattava di interrompere l’intimità della coppia. E questo fu proprio uno dei tanti casi.

-Scusate piccioncini se vi interrompo, ancora, ma ho una sorpresina per voi…- intervenne Simon con la sua solita voce impertinente.
-Come se fosse la prima volta, che cosa v…- La voce di Lela si smorzò non appena vide entrare in casa sua una bellissima ragazza che verosimilmente poteva avere la sua stessa età, la quale, in preda all’imbarazzo riuscì solo a dire:
-Ehm… Ciao Lela, ti ricordi ancora di me?
-Non è possibile, no no, non può essere vero…Sasha?!- esclamò sconcertata e raggiante allo stesso tempo la giovane.
-Scusate l’interruzione, ma vi spiacerebbe rendermi partecipe di questo simpatico siparietto, che, ci metterei la mano sul fuoco, se non è stato organizzato dal quel furfante di Simon per rovinarci l’anniversario?”.
La conversazione che seguì fu una sorta di fiume incomprensibile di parole tra le due ragazze, dal quale Diuk non riuscì a capirci granchè, infatti dovette servirsi dell’aiuto dell’amico che gli spiegò tutta la faccenda: Simon stesso, mentre stava consegnando alcuni mazzi di fiori, aveva incontrato casualmente Sasha alla fermata dell’autobus, la quale gli aveva comunicato di essere appena giunta a Millow per cercare una sua grande amica che viveva proprio nel paesino, ovvero Lela Klaus. Il ragazzo le aveva detto di conoscerla, essendone molto amico e si era offerto di accompagnarla a casa per prendere un caffè insieme in attesa del ritorno di Lela, tuttavia una volta giunti alla palazzina, avendo visto che Diuk e la fidanzata erano in casa, avevano preferito dirigersi immediatamente da loro. E ora erano tutti e quattro lì a cercare di riavvolgere la matassa e capire il motivo per cui Sasha se n’era andata da New Orleans ed era giunta fino a Millow.
-Sai, non ne potevo più del caos della metropoli, era da tempo che pensavo di andarmene come avevate fatto tu e Tom, solo che non ne avevo mai avuto l’occasione.- La ragazza fece una pausa, poi riprese:
-E come se non bastasse il mio rendimento alla facoltà di legge andava peggiorando e mi ero pure lasciata con Brian…
Al sentire queste parole Lela rimase interdetta per qualche secondo, prima di esclamare:
-Tu e Brian vi siete lasciati?! Stavate insieme da una vita! Mi ricordo ancora quando vi siete fidanzati: tu avevi quattordici anni e lui diciassette, stavate così bene insieme…
-Già, purtroppo però tutto ha una fine e lui non l’ha presa certo bene, anzi… solo che nell’ultimo periodo era diventato gelosissimo, mi stava sempre col fiato sul collo e io non ne potevo davvero più. Quando gli ho detto che me ne sarei andata di lì a pochi giorni, si è messo a sbraitare e mi ha giurato che se fossi davvero partita, me l’avrebbe fatta pagare molto cara… Ma tu sai come è fatto, tutto fumo e niente arrosto...
-Brutta storia, ora capisco perchè mi hai trattato come uno zerbino quando mi hai incontrato poco fa- intervenne Simon, che ormai, esattamente come Diuk, era stato preso dalla storia della ragazza. Lela a quel punto disse:
-Non sai quanto mi dispiace… Ma sono felicissima che tu sia venuta qui, sei al posto giusto, con le persone giuste;  sia noi che Simon ti possiamo ospitare! Ma con l’università come farai?
-Davvero? Non sai che gioia mi date, pagherò l’affitto se sarà necessario e contribuirò a tutte le spese!  Per l’università avevo intenzione di iscrivermi qui a Millow, mi sono informata, dovrei ancora essere in tempo… Non ho comunque intenzione di completare il ciclo di studi, al termine di quest’anno intendo presentare la tesi e ottenere la laurea breve, poi cercherò un lavoro, magari come consulente in uno studio legale- Concluse la giovane.
I quattro decisero che Sasha avrebbe condiviso l’appartamento con Simon, aiutandolo a pagare l’affitto, mentre Lela e Diuk avrebbero continuato a vivere insieme.
A causa di tutto quel parlare i ragazzi non trovarono il tempo per sbrigare nessuna faccenda domestica ed essendosi fatta sera, i due fidanzati si congedarono dagli amici per andare a festeggiare il loro primo anniversario, perciò Simon e Sasha rimasero in casa da soli e ne approfittarono per conoscersi meglio. Il ragazzo si trovò a raccontare tutto quanto gli era capitato nel corso della vita come non aveva mai fatto con nessun altro e la giovane non fu da meno. Dalla lunga conversazione emerse che Sasha aveva frequentato le scuole medie e il liceo scientifico con Lela, diventandone la migliore amica. La giovane confidò all’amico di aver sofferto moltissimo quando aveva scoperto che l’amica si sarebbe trasferita in un paesino sperduto dell’Inghilterra e proprio dalla sua partenza le cose cominciarono ad andarle per il verso sbagliato. Proprio questo aspetto della vita della ragazza trovò molti punti in comune con quanto aveva vissuto Simon al momento dell’addio di Tom e Lela avvenuto molti anni prima, quando dal piccolo paese inglese si trasferirono in America a seguito della morte di Martha, loro madre. Ma oltre a queste semplici chiacchiere serali, c’era ben altro che premeva sapere a Simon: il ragazzo voleva infatti avere maggiori informazioni riguardo Brian, l’ex- fidanzato di Sasha.
La ragazza, quando l’amico le porse la domanda, si scoprì piuttosto imbarazzata, dal momento che stava per raccontare la propria relazione ad un quasi perfetto estraneo, tuttavia, capendo le buone intenzioni di Simon, Sasha cominciò a spiegare quanto le era successo nel corso della sua storia d’amore con Brian, fino a quando arrivò ad un punto che lasciò sconcertato il ragazzo.
-Lui è sempre stato molto geloso, ma mai avrei pensato che si sarebbe potuto spingere addirittura a farmi del male… Due anni e mezzo fa, circa, accadde che andai alla festa di compleanno della sorella di un mio grande amico, alla quale Brian non venne invitato. Passai tutta la serata a rispondere ai suoi messaggi fino a quando, esasperata, spensi il telefono e cominciai a godermi la festa. Ammetto di aver bevuto troppo, quella sera, e quindi non mi tirai indietro quando un mio amico mi fece delle avances…  Finimmo a baciarci in un angolo appartato del locale. Credimi, non avevo alcuna intenzione di tradire Brian e la mattina dopo, una volta capito ciò che avevo commesso, decisi di andare a parlare e a scusarmi con il mio ragazzo. Ma qualcuno che aveva partecipato alla festa fu più veloce di me e gli raccontò tutto l’accaduto- Sasha fece una pausa, a quel punto Simon le chiese:
-Bene, se ho capito bene… Tu lo tradisci, ma sei intenzionata a chiedergli perdono, tuttavia qualcuno spiffera tutto l’accaduto a Brian che…? Che succede dopo? Comincio a preoccuparmi!
-Successe che quando andai a casa sua per cercare di parlargli mi saltò addosso, mi mise letteralmente con le spalle al muro e cominciò a schiaffeggiarmi. Inutile dire che anche lui era ubriaco fradicio in quel momento, quindi appena riuscii a liberarmi, scappai a casa e feci di tutto per non vederlo più, tuttavia questa situazione durò solo per qualche settimana…
-Sapevo che ti aveva fatto del male! Quel bastardo! Quindi ti sei lasciata prima di quanto ci hai detto oggi pomeriggio…
-No, Simon, no… Ti stavo dicendo che non lo vidi per qualche settimana  fino a quando, un giorno, lui venne a casa mia in lacrime implorando il mio perdono. Io lo amavo ancora, così ripartimmo da zero, più affiatati che mai… Lela non sapeva nulla di questa faccenda perchè mi ripromisi di non dirlo a nessuno, non volevo che si sapesse che stavo ancora con un ragazzo che mi aveva picchiata…
Il viso di Simon faceva trasparite tutta la rabbia che provava in quel momento. 
-E non lo hai mai denunciato? Ora dimmi come fai a essere tanto sicura che non ti rifarà del male? Ha promesso che se te ne saresti andata te l’avrebbe fatta pagare cara, no?
-Simon, lui non mi farà più del male! Lo conosco… Comunque sono molto stanca, ora vado a letto!
-E quella sensazione di essere seguiti durante tutto il viaggio dalla fermata dell’autobus a casa? Non la ho avuta solo io, vero?- La interruppe il ragazzo.
-Senti Simon, credi davvero che lui possa essere venuto qui da New Orleans? Geloso sì, ma pazzo non credo proprio… E poi, non ti immischiare, mi conosci da meno di ventiquattrore. Lasciami andare a dormire. Sono tornata per ricominciare, VOGLIO ricominciare da qui, da questo posto, da queste persone, da voi! E per farlo devo mettere a tacere il passato, quindi, fai una bella cosa: dimentica questa ultima parte della conversazione e va’ a letto. Domani dovrò iscrivermi all’università, un bel passo avanti, no? A proposito, prima del lavoro mi accompagni?- Domandò Sasha con una voce fin troppo innocente.
-Si… si… Ma sappi che non ho intenzione di dimenticare proprio nulla…- Rispose Simon dubbioso, mentre si dirigeva in camera sua.
 
La mattina dopo, Sasha venne svegliata dal profumo del caffè e da diverse voci che, a giudicare dall’alto volume con cui venivano percepite dalla giovane, dovevano provenire dalla cucina dell’appartamento. Stava per cominciare una nuova vita per la ragazza, lontano dal caos della città, in un paesino che già cominciava ad apprezzare: era un piccolo ammasso di case, ma riusciva a contenere tutto ciò che occorreva per vivere in tranquillità, per non parlare della posizione strategica, era situato a un tiro di schioppo dall’università e a una manciata di kilometri da Londra, il tutto circondato dalla natura.  Tuttavia c’era ancora qualcosa nel profondo che la tormentava… I pensieri di Sasha vennero però interrotti dal volume sempre più alto della conversazione che aveva luogo nella stanza accanto, perciò decise di andare a informarsi riguardo ciò che stava accadendo. Appena varcò la soglia della cucina, vide Diuk, Lela e Simon discutere, di conseguenza si tranquillizzò immediatamente, erano solo chiacchiere mattutine tra i suoi amici. Ovviamente non aveva ancora colto l’argomento della conversazione e appena si accorse che Simon stava riferendo alla coppia quanto aveva appreso la sera precedente, la ragazza decise di interrompere quella conversazione inveendo contro il ragazzo con un semplice “Stupido impiccione!” Solo dopo aver urlato queste parole si accorse dello sgomento sui volti dei giovani e di quanto dovessero essere suonate stupide e del tutto inappropriate in quel momento. Lela, sorpresa dall’arrivo ad effetto dell’amica, rovesciò la sua tazza di caffè, tuttavia, noncurante, le chiese immediatamente:
-Cosa diavolo sta succedendo?
-Succede che era palese che non avrei dovuto fidarmi di Simon e che avrei dovuto evitare di raccontargli i miei fatti personali, ecco tutto- rispose seccata Sasha, non prima di aver lanciato un’occhiata eloquente al giovane con il quale si era confidata. A quel punto intervenne Diuk:
-Senti Sasha, su queste cose non si scherza. Il tuo ex-ragazzo è pericoloso, ti ha picchiato in passato e, se è vero quanto ci ha detto Simon, potrebbe essere qui a Millow, a cercarti!
Sasha avrebbe tanto voluto sconfessare tutto quanto aveva riferito la sera prima all’amico, dicendo che era stato tutto uno scherzo, ma poi pensò che forse, per ricominciare davvero, anche lei avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di qualcuno e, proprio in quel momento, davanti a lei c’erano tre persone disposte a darle veramente una mano, perciò disse, quasi tra le lacrime:
-È tutto vero, l’impiccione non vi ha raccontato delle frottole… Anche io penso che Brian sia qui, pronto a farmela pagare… Forse aveva ragione mia madre, forse non era quel ragazzo buono e perbene che sembrava a tutti e adesso ho davvero paura che voglia fare del male a me e alle persone a cui voglio bene, a voi…
Simon nel frattempo le si avvicinò, la strinse in un abbraccio e la rassicurò:
-Ora non ti devi preoccupare per noi, io e quei due siamo delle rocce… Piuttosto, vai a cambiarti che andiamo all’università. Fin quando ci saremo noi tre accanto a te, non ti devi preoccupare di niente.
Sasha decise di accettare la proposta dell’amico, quindi andò in bagno a cambiarsi, consapevole del fatto che sarebbe stata ancora per un po’ l’argomento della discussione tra gli amici.
 
Simon accompagnò le ragazze all’università e mentre attendeva che queste ultimassero le iscrizioni ai nuovi corsi, decise di andare a prendere un caffè al bar, dal momento che quella mattina, visto quanto era successo, non aveva trovato il tempo di fare una degna colazione. Arrivò al bar, scelse un tavolino piuttosto in disparte dove avrebbe potuto godersi quei pochi momenti di pace che gli spettavano e attese che qualcuno arrivasse a raccogliere la sua ordinazione. Passarono alcuni minuti e, visto che nessun cameriere all’orizzonte aveva la minima intenzione di andare a servirlo, posò il giornale sul tavolo e piuttosto stizzito si diresse verso il bancone. Quando tornò al tavolo, con un misero caffè corto, ovvero tutto ciò che rimaneva a quell’ora di mattina in quel bar che era entrato a pieno titolo nella lista dei posti squallidi di “Millow e dintorni”, si accorse che il suo giornale era stato aperto e qualcuno ne aveva approfittato per leggere le ultime notizie. “Un servizio di prim’ordine… Non mi stupirei affatto se qualche cameriere piuttosto che lavorare si sia letto il mio giornale” Pensò sarcasticamente Simon, prima di accorgersi che tra le pagine dello stesso vi era un biglietto indirizzato a “Simon Tootle e i suoi Amici Per La Pelle”. Prima di aprirlo si guardò attorno per capire chi poteva aver lasciato la lettera, ma, non vedendo nessuno, decise di aprirla. Ciò che trovò scritto lo lasciò senza fiato, era una lettera quasi certamente scritta da Brian, tuttavia il ragazzo non potette averne la certezza dato che in calce non compariva nessuna firma. Preferì attendere il ritorno delle ragazze prima di leggerla e quando le due arrivarono, accorgendosi del suo strano comportamento, Sasha e Lela lo obbligarono a dire quanto gli era capitato. Il ragazzo raccontò tutto e appena mostrò loro la lettera, la giovane dai capelli rossi gliela strappò di mano e cominciò a leggerla. Il biglietto recitava:
Ho deciso di farvi una sorpresa, spero gradirete… Avrei potuto stare ancora un po’ nell’ombra, è vero, ma la tentazione di farvi prendere un bello spavento era troppa e così non ho resistito. Ormai penso che sappiate tutta la mia storia, perciò metto subito in chiaro le cose: non giocate a fare gli eroi con me, soprattutto non fatelo solo per difendere una piccola ingrata! Io non ho paura di niente e di nessuno, non vi conviene intralciarmi perché qualunque cosa voi facciate troverò comunque Sasha e giustizia sarà fatta, non la perdonerò un’altra volta. E fate sapere a quella sgualdrina che se non si farà vedere al più presto inizierò a fare del male anche a voi… Sono sicuro che lei non vorrà che causi altro dolore alle persone a cui tiene, quindi… Non scherzate, lo dico per voi, so tutto, so chi siete, dove vivete, che lavoro fate… Non impiegherò molto tempo a trovarvi. Vi porgo i miei saluti e… che altro aggiungere? Tante care cose…
Appena Sasha finì di leggere la missiva, l’amica decise:
-Non c’è tempo da perdere, bisogna portare la lettera alla polizia!
-Ma che dici? Non abbiamo prove che sia stato lui a farcela avere, e poi noi siamo in quattro, lui è solo… Quanto male potrà mai farci? Io prima di prendere decisioni drastiche attenderei che si palesi definitivamente- Rispose Simon. La ragazza dai capelli rossi intanto non disse una parola, immersa nei suoi pensieri, fino a quando Lela le chiese un parere.
-Sì, Simon ha ragione, è meglio aspettare, ma comunque è giusto che sappiate che avermi accanto vi comporterà dei rischi. Lui è molto intelligente, sa come far del male alla gente e allo stesso tempo sa come non farsi scoprire…
-Forse è meglio che avvisi immediatamente Diuk, inoltre sarebbe cosa buona che uno di noi ti stia sempre accanto in modo tale da non farti trovare mai sola e vulnerabile e poi…
-NO!” Quasi urlò Sasha interrompendo l’amica -Sono venuta a Millow per ricominciare e non lascerò che quel bastardo mi rovini ancora la vita! Niente scorta o cose del genere, chiaro?- troncò la discussione la ragazza.
 
Sulla via del ritorno il cellulare di Sasha squillò, le era appena arrivato un SMS. La ragazza vide che il mittente non era una persona da lei conosciuta dal momento che il numero non compariva nella rubrica, tuttavia decise di leggerne il contenuto. Il malaugurato messaggio recitava “NON MI SCAPPI, BELLEZZA... ERI, SEI E RIMARRAI PER SEMPRE MIA”.
Sasha provò una fitta al cuore, ma fortunatamente riuscì a non darlo a vedere perché proprio in quel momento Lela le chiese incuriosita:
-Chi ti ha scritto? Non nasconderci nulla, ti prego...
La neo arrivata a Millow abbassò lo sguardo e prontamente riuscì a mentire:
-Un’ amica da New Orleans, non ti preoccupare, d’ora in avanti non vi terrò nascosto più nulla.
Per Sasha si stava preparando una nuova battaglia, non avrebbe saputo dire né quanto sarebbe durata, né tantomeno come si sarebbe conclusa, ma di una cosa era certa: la avrebbe combattuta fino alla fine, con tutte le sue forze, per poter ricominciare a vivere, VERAMENTE.
FINE PRIMA PARTE

NOTE: Perdonatemi l'eccessiva lunghezza di questa prima parte, tuttavia ho dovuto allungare un po' il testo (cosa che non è da me se guardate gli altri lavori) per introdurre al meglio la storia. Ogni capitolo avrà il titolo e il tema di una canzone; questa volta è toccato a Ricomincio da qui della bravissima Malika Ayane, canzone che venne presentata (e si classificò 4°) a Sanremo 2010 e che ottenne un enorme successo sia da parte della critica sia per quanto riguarda le vendite. RECENSITE RECENSITE RECENSITE, la 2° parte (notevolemnte ridimensionata rispetto a questa) sarà pubblicata al più presto. Nikolas.

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Capitolo 2
*** La prima volta - AMICI PER LA PELLE 2 ***


LA PRIMA VOLTA - AMICI PER LA PELLE 2
“Ora so cos’è l’amore, cercherò di dirtelo, manon è colpa mia se non riesco a dire niente, anche il silezio con te è musica. Ho già visto molte cose, alcune delle quali chissà, le avrò solo guardate e mai vissute veramente, con te sarà la prima volta.”
                                                                                                                      - La prima volta, Annalisa



Era passato poco più di un mese da quando il gruppo di amici aveva ricevuto i due spiacevoli messaggi da parte di Brian, tuttavia tutto sembrava procedere per il meglio, senza interferenze imputabili al ragazzo; l’unico fatto spiacevole degno di nota era la scomparsa, quasi sicuramente dovuta a un furto, dell’incasso settimanale dalle casse del negozio di Diuk, che aveva minato alcune certezze del giovane riguardo alla sicurezza del suo esercizio e che lo aveva spinto a migliorarne il sistema di allarme. Per quanto riguardava il resto, la sua vita e quelle di Lela, Simon e Sasha procedevano in tutta tranquillità, tanto che la ragazza dai capelli rossi sembrava finalmente aver accantonato i cattivi pensieri riguardanti Brian che in precedenza la avevano tanto tormentata, ed ora, era addirittura in procinto di cedere alle interminabili e innumerevoli avances di Simon che, fino a quel momento, aveva rifiutato categoricamente in quanto pensava che una sua potenziale relazione con il giovane, se scoperta da Brian, avrebbe messo in serio pericolo le loro vite. Malgrado ciò, Simon aveva la fama del latin lover e di certo non si sarebbe arreso facilmente al rifiuto da parte di una ragazza, anzi, la avrebbe sicuramente tartassata fino a quando questa, per sfinimento, avrebbe acconsentito ad avere un relazione con lui; non che questo fosse il caso di specie, ma con buone probabilità lo sarebbe diventato se un piovoso giorno di ottobre il ragazzo non avesse accettato di accompagnare Sasha a fare la spesa. Un amore nato tra gli scaffali.
-Secondo me questo non è il sale che utilizziamo di solito…- azzardò Simon, per tentare un approccio con la ragazza.
-Certo, certo, e immagino che nemmeno quella sia la pasta che mangiamo…  Senti, parla chiaro, che vuoi?- andò dritta al punto la giovane.
-Sai benissimo cosa voglio, io voglio stare con te e so che anche tu provi qualcosa! Di che hai paura? Di Brian? Non si è fatto più vivo e, qualora si ripresentasse, saprei benissimo come difenderci dall’eventuale situazione.
-Simon, non mi sembra davvero il momento di affrontare questo argomento. Ne parliamo in macchina, ora lasciami cercare questi dannati passati di verdure, che sembrano non esistere ancora a Millow- lo interruppe allontanandosi Sasha.
Una manciata di minuti dopo, i due erano seduti uno affianco all’altro in macchina, Simon era alla guida e sembrava non avere la minima intenzione di mettere in moto.
-Non dovevamo affrontare l’argomento in macchina?- cominciò il ragazzo.
-Simon, per favore, sai come la penso… Non complicarmi la vita, non proprio ora che sembra andare tutto per il verso giusto!- lo pregò Sasha.
-Se non ora, quando? Io penso di amarti. Ecco l’ho detto, non avevo mai pronunciato queste parole, tu sei la prima alla quale dico una cosa del genere- fece una pausa Simon, che sembrava intenzionato a dichiarare tutti i suoi sentimenti verso la ragazza, la quale dal canto suo, forse dall’emozione o forse dall’inquietudine, aveva gli occhi lucidi.
-Con te sto imparando veramente cosa significhi amare una persona e non voglio che per colpa di un farabutto tu non sia libera di avere una relazione con me!
-Come fai ad essere tanto sicuro che io ricambi i tuoi sentimenti, Simon?” lo interruppe la giovane, ormai tra le lacrime.
-Ma Sasha, per favore!- esclamò il ragazzo -Vedo come mi guardi e se in questi anni ho imparato qualcosa riguardo alle donne, sono piuttosto certo che tu sia caduta ai miei piedi, come del resto io sono caduto ai tuoi. Ti amo, ti amo tantissimo e voglio che tu sia la mia ragazza… dici di voler ricominciare: allora che aspetti? Vuoi ricominciare da me? Vuoi ricominciare CON me?
Sasha in quegli istanti si trovava nel sottile spazio che intercorre tra l’imbarazzo, la felicità e la disperazione, tuttavia riuscì a dire:
-Certo che voglio. Complimenti Simon, missione compiuta, mi hai conquistato, ma ti avverto: io non sono come le tue amichette, io sono una seria e mi aspetto che tu sia altrettanto serio se vuoi un rapporto con me!- Concluse Sasha prima di cominciare un lungo bacio appassionato che fece sì che per tutta l’ora successiva la macchina non si muovesse minimamente dal parcheggio del supermercato di Millow.
Quando la nuova coppia tornò a casa dovette fare i conti con l’apprensione di Lela e Diuk che, a causa del ritardo con cui i due avevano fatto ritorno alla palazzina, erano ormai certi del fatto che fosse capitato loro qualcosa di spiacevole. Ovviamente si dovettero ricredere quando Simon, per tranquillizzarli, diede un bacio sulla bocca a Sasha, scatenando la curiosità e l’ilarità di Diuk e della fidanzata.
-Ora capisco perché ci avete messo tanto tempo solo per comprare tre o quattro cosucce… Quindi ti sei arresa al fascino del playboy?- Chiese Lela alla migliore amica.
-Immagino di sì, tuttavia oltre che avere il fascino del playboy ha anche il fascino del romanticone… Combinazione pericolosissima, alla quale mi è stato impossibile rifiutare!- Sorrise raggiante la giovane.
-Amore, perché domani, dopo l’università, non dimostri le tue innate abilità di pilota anche a Sasha? Portala a fare un po’ di shopping a Londra, così io potrò restare a parlare un po’ con Simon… Sai, cose da uomini- Consigliò ammiccante Diuk alla fidanzata. -Eh si, mentre voi oggi pomeriggio eravate ad amoreggiare al supermercato io ho rischiato la vita una decina di volte, ma si sa, sono i pericoli del mestiere- Continuò il ragazzo.
-Molto simpatico… Allora, Sasha, che ne dici di provare l’ebbrezza di salire su una macchina guidata da me?- Chiese Lela.
-Se proprio devo… Ma non è che poi va a finire che ci perdiamo o peggio ci schiantiamo contro qualche albero?- Ribattè titubante Sasha.
-Non ti preoccupare, farò in modo di riportarti dal tuo Simon sana e salva!- Promise la migliore amica.
 
Il giorno successivo, come stabilito, Sasha e Lela si congedarono dai rispettivi fidanzati e andarono a Londra, lasciando i due ragazzi al lavoro in completa solitudine.
-Allora, hai scoperto qualcosa di nuovo riguardo al ladro?- attaccò Simon.
-No, la polizia non mi ha ancora comunicato nulla, tuttavia, sono piuttosto sicuro di sapere chi è stato a derubarmi…
-Brian!- Concluse perplesso l’amico al posto di Diuk, prima di riprendere -Secondo me vi state sbagliando di grosso a continuare a pensare che lui sia ancora qui a Millow per renderci la vita difficile. Forse ha capito di aver preso un abbaglio ed è tornato in America, no?- chiese in modo retorico Simon.
-Chi può dirlo, ma forse hai ragione tu, basta continuare a tormentarci con inutili congetture…- decise Diuk -Ah, ora che mi ricordo: Sasha, in queste settimane, ti ha mai accennato riguardo la morte di sua madre?
-Sì, mi disse qualche giorno dopo il suo arrivo a Millow che la donna era morta suicida, buttandosi da un ponte… Mi aveva confidato che da tempo soffriva di una forte depressione. Ma perché ti interessa saperlo?- Domandò il ragazzo biondo all’amico.
-Non fraintendermi, non volevo impicciarmi in fatti che non mi riguardo, solo che Lela, dal ritorno di Sasha, mi continua a ripetere di sentirsi inadeguata a causa del rimpianto che ha, ovvero di non aver potuto presenziare al funerale della donna, sai per via della faccenda di Maya… Quindi mi ero incuriosito. Grazie comunque, ora torniamo al lavoro, forza!- Concluse Diuk cominciando a creare alcune composizioni per un matrimonio che si sarebbe dovuto tenere a Millow di lì a pochi giorni e che avrebbe permesso al ragazzo di riguadagnare quanto aveva perso a causa del furto al negozio
 
Lela e Sasha erano appena risalite in macchina dopo un intenso pomeriggio di shopping a Londra che, a giudicare dall’immane fatica che avevano dovuto sopportare per trovare l’incastro adatto al fine di caricare tutte le borse nel baule dell’auto, aveva permesso loro di rinnovare il guardaroba. Per i successivi due anni.
-Devo dire che mi ci voleva proprio una giornata di shopping con te!- Disse Lela appena mise in moto.
-Hai pienamente ragione, mi mancava davvero molto prosciugare i conti per acquistare qualche vestito- sorrise divertita la ragazza dai capelli rossi.
-Ottimo, sta per arrivare un’altra ondata di pioggia. Comincio a pensare che sia stata tu a portarla da New Orleans, è vero che qui il tempo cambia molto spesso, ma nello scorso anno ben poche volte ha piovuto, mentre da quando sei tornata, un giorno sì e l’altro pure diluvia- scherzò Lela.
-Sempre molto simpatica, devo dire. Comunque, piuttosto che giudicare i miei poteri soprannaturali, stai concentrata sulla guida, che con questo tempo non si sai mai quello che potrebbe succedere.
Per il successivo quarto d’ora le due giovani continuarono a discutere sulle capacità di guida di Lela, fino a quando, per la gioia di Sasha, rientrarono a Millow. Ma fu proprio in quel momento che le due ragazze si accorsero che qualcosa nell’automobile non andava. Il volante cominciò a sfuggire alle mani della giovane alla guida per via dell’acqua e la macchina cominciò a sbandare da un lato all’altro della strada.
-Senti Lela, se stai cercando di farmela pagare per le frecciatine che ti abbiamo tirato in questi giorni puoi anche smetterla subito, ho imparato la lezione!- Disse Sasha, mentre dentro di lei il timore che stesse per capitare qualcosa di terribile cresceva ogni secondo di più. Lela, dal canto suo, non proferiva parola, troppo impegnata a cercare di governare un’automobile che era diventata una scheggia impazzita. Quando la giovane alla guida si accorse che i freni erano stati manomessi, fu troppo tardi: la macchina si stava dirigendo, ormai senza controllo, fuori strada e sembrava non esserci una via d’uscita; qualcuno, mentre le ragazza erano a fare spese, le aveva seguite e mentre l’auto era incustodita aveva trovato il modo di danneggiare il veicolo. In quei momenti di panico, l’unica cosa che le giovani riuscirono a fare fu quella di stringersi la mano, aspettando invano qualcosa che le avrebbe miracolosamente salvate. E lentamente, nelle menti di Lela e Sasha, si fece strada un pensiero, che diventò certezza: Brian non se n’era andato, era ancora a Millow e aveva aspettato nell’ombra tutto quel tempo l’occasione giusta per vendicarsi ed ora che ne aveva avuto l’opportunità, senza esitare, la aveva colta al volo.
L’auto uscì di strada e a causa di un dislivello si capovolse. Questi furono i secondi prima del buio che avvolse le menti delle ragazze. Il veicolo giaceva ora sul fondo del piccolo fossato, quasi completamente accartocciato su sé stesso, tutti i vestiti contenuti nelle buste erano sparsi per terra, sotto la pioggia incessante che non poteva dare più fastidio ai due corpi che erano stesi inermi sui sedili anteriori.
 
Il telefono del negozio di fiori di Diuk squillò. Una. Due. Tre volte. Il ragazzo si avvicinò e quando fece per sollevare la cornetta, un brivido gelido gli corse lungo tutta la schiena. Decise comunque di rispondere, dopotutto poteva essere semplicemente un cliente. Stette a sentire ciò che chi lo aveva chiamato aveva da dire. Riattaccò. L’unica cosa che in quel momento sentiva di dover fare era trovare Simon. Lo cercò per tutto il locale e appena lo incontrò nel retro lo abbracciò e con gli occhi lucidi gli comunicò:
-Lela e Sasha hanno avuto un incidente. L’auto è quasi completamente distrutta. La polizia ci aspetta sul posto.
La reazione del giovane dai capelli biondi fu inaspettata quanto sorprendente: sembrava avere la mente perfettamente lucida, appena l’amico gli aveva riferito quanto era successo alle ragazze, lui non si era minimamente scomposto, come se, malgrado tutte le rassicurazioni che aveva dovuto impartire agli amici in quell’ultimo mese, avesse sempre saputo che prima o poi qualcosa sarebbe successo. E il momento era arrivato. Comunicò a Diuk che lui non sarebbe andato a vedere cosa rimaneva dell’auto di Lela, e nemmeno si sarebbe occupato, qualora ce ne fosse stato bisogno, di riconoscere gli eventuali cadaveri; sarebbe rimasto al negozio e lo avrebbe tenuto aperto ‘Lo spettacolo doveva continuare’, aveva detto. Tutto questo uscì dalla sua bocca con una tranquillità disarmante, che face sentire l’amico ancora più male, tuttavia Diuk non poté far nulla per convincere il giovane ad andare con lui e, ormai in lacrime, uscì dal negozio.
Simon sentì Diuk mettere in moto l’auto e dirigersi fuori dal vialetto che conduceva al locale e, solo in quel momento, scoppiò in un pianto disperato: non poteva credere di aver già perso la persona che, forse per la prima volta,  amava, non poteva credere di aver perso la migliore amica, non poteva credere di aver negato l’evidenza per moltissimi giorni, convincendosi che Brian se ne fosse andato e non avrebbe fatto più del male a nessuno.
Passarono cinque minuti e il telefono squillò per la seconda volta in quel maledetto pomeriggio. Non poteva essere Diuk, era troppo presto… Non poteva nemmeno essere un cliente: quello che stava suonando non era il telefono del locale, era il suo cellulare. Numero sconosciuto. Decise di premere il tasto verde e la voce che rispose gli fece gelare il sangue nelle vene:
-Salve, sembra che il telefono del negozio sia staccato, quindi ho pensato di telefonare a lei dal momento che so che lavora lì…- Simon non riusciva quasi a respirare.
-Avrei bisogno di due corone di fiori, sono morte due mie care amiche e mi spiacerebbe non portare loro i miei omaggi, per l’ultima volta- Era Brian. Aveva avuto il coraggio di chiamarlo, aveva avuto il coraggio di provocarlo, di scherzare sulla morte della sua fidanzata: era troppo, non poteva permetterlo. Simon riuscì solo a dire poche parole, con una rabbia e un odio spaventoso, che nemmeno lui avrebbe mai pensato di essere capace di pronunciare:
-SAPPI, BRIAN SANDERS, CHE IO TI UCCIDERO’. NON SO DOVE, NON SO QUANDO, MA TI FARO’ DEL MALE. TE LO POSSO GIURARE, SULLA MIA STESSA VITA.
Chiuse la comunicazione e decise di andare ad affrontare la verità: doveva sapere se Lela e Sasha erano davvero morte.
FINE SECONDA PARTE



NOTE: Eccoci arrivati al secondo capitolo... Dopo le prime recensioni (che anche se sempre positive, hanno fatto riscontrare pareri contrastanti) sono pronto con questa seconda parte a rimettermi al vostro giudizio. ANCORA TANTI COLPI DI SCENA DEVONO ACCADERE! La canzone-tema di questo 2° capitolo è LA PRIMA VOLTA di Annalisa, giovane cantante di un raro talento, che regala questo brano infinitamente intimo ed emozionante nel suo ultimo album uscito, ovvero Non so ballare: il consiglio è di ascoltarla! Per il resto, io per ora vi saluto e attendo le recensioniii!
 

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Capitolo 3
*** Sono solo parole - AMICI PER LA PELLE 2 ***


SONO SOLO PAROLE - AMICI PER LA PELLE 2
“Siamo troppo distanti, distanti tra noi, ma le sento un po’ mie le paure che hai, vorrei stringerti forte e dirti che non è niente, posso solo ripeterti ancora: sono solo parole…”

                                                                                                                              - Sono solo parole, Noemi


Era ormai un’ora che Simon camminava incessantemente sotto la pioggia, senza un’apparente direzione. Non aveva portato con sé nessun ombrello e i suoi vestiti erano completamente fradici. Tutto gli sembrava diverso, tetro, innaturale: i profili delle case erano confusi, gli alberi sembravano degli scheletri, le poche persone che incontrava gli parevano prive di emozioni. Ogni cosa aveva assunto una forma diversa da quando, alcuni minuti prima, aveva scoperto che la sua fidanzata e la sua migliore amica potevano essere state uccise da un pazzo, un verme, un essere che non meritava nulla se non la morte. Ancora qualche passo e poi crollò a terra, disperato. Capì che l’unica cosa sensata che al momento poteva fare era chiamare Diuk, farsi venire a prendere e affrontare la realtà; riuscì a telefonare all’amico, ma dopo qualche secondo sentì poco a poco le forze svanire e cadde in un sonno profondo.
Quando si risvegliò, Simon scoprì di essere a casa sua, nel suo letto, al caldo e al riparo da ogni brutto pensiero. Appena si voltò vide Diuk e, accanto a lui, Lela, entrambi con gli occhi lucidi. Gli si mozzò il fiato: non poteva essere accaduto veramente, la sua fidanzata non poteva essere morta. Riuscì a pronunciare solo il nome della sua amata prima di ricadere nel sonno incosciente. Nel momento in cui si svegliò per la seconda volta notò che qualcosa nella stanza era cambiato: c’era un’atmosfera più familiare, più serena, qualcosa che non poteva certo far pensare alla morte che in quel momento era il suo chiodo fisso. Si guardò attorno e finalmente vide ciò che in quegli istanti gli parve la vera essenza della gioia di vivere, e lentamente tutto ricominciò a prendere colore. Era Sasha, era viva, ed era affianco a lui. Il ragazzo si mise a sedere sul letto e cominciò a baciare Sasha.
-Amore, fermati, mi fai male… Ho il braccio ingessato… Come ti senti? Ti sei preso una bella febbre, sono quattro giorni che non fai altro che svegliarti e ricominciare a dormire…
-Come mi sento io?! Tu, tu piuttosto? Ti credevo morta e…- Simon venne interrotto da un altro bacio da parte della ragazza. Dopo qualche minuto entrarono nella stanza anche Lela e Diuk che cominciarono a spiegare al giovane l’accaduto. Il fiorista, subito dopo essersene andato dal negozio, si era precipitato sul luogo dell’incidente, dove aveva visto Sasha distesa su una barella e Lela sotto le cure dei volontari del 911, che stavano cercando di rimetterla in sesto. Aveva chiesto informazioni ad un poliziotto, in quanto a nessuno era permesso avvicinarsi troppo all’area su cui si stavano facendo i primi rilevamenti, e questi gli aveva comunicato che una ragazza se l’era cavata con qualche taglio, mentre l’altra stava per essere portata in ospedale dal momento che si era fratturata un braccio e una gamba. Lela, appena aveva visto Diuk, gli era corsa incontro e lo aveva abbracciato; avevano accompagnato entrambi Sasha all’ospedale dove la ragazza aveva dovuto rimanere in osservazione per la notte. Il giorno dopo erano tornati tutti a casa e si erano diretti al commissariato dove avevano dovuto rispondere ad alcune domande del commissario e dove avevano finalmente denunciato Brian, che da quel momento aveva cominciato ad essere ricercato a piede libero. La brutta storia si era conclusa così, nessuno si era fatto veramente del male ed ora, i quattro ragazzi erano di nuovo insieme, più forti di prima e pronti a combattere la battaglia contro Brian Sanders.
 
Da questi spiacevoli eventi passarono alcune settimane e, contemporaneamente all’avvento del Natale, Lela e Sasha diedero gli ultimi esami prima della pausa invernale, che superarono a pieni voti. I quattro giovani lavoravano ormai a tempo pieno nel negozio di Diuk, che con il periodo natalizio teneva tutti occupati e, di Brian, come ormai si erano abituati, non vi erano notizie.
Un giorno nevoso e piuttosto freddo di fine dicembre, Lela e Sasha si trovarono sole nel negozio dal momento che Simon era occupato a svolgere le consegne e Diuk, come era solito fare ormai da qualche tempo, restava chiuso nel suo ufficio senza un apparente motivo. La giovane confidò a Sasha di sentirsi messa in disparte dal fidanzato, il quale non le parlava molto e anche a casa risultava sfuggente. La ragazza dai capelli rossi le consigliò:
-Devi parlargli, anche io ho notato una certa freddezza tra voi. Approfitta di questo momento di calma e vai nel suo ufficio… Magari ti spiegherà anche cosa diavolo fa durante le ore che passa in quel dannato locale.
-E se poi cominciamo a litigare? Io ho paura di perderlo, Sasha… Non avrei mai pensato di arrivare a dire una cosa del genere- Disse afflitta Lela.
-Se continuerete così lo perderesti comunque, vai lì dentro, è l’unica soluzione!
La giovane prese coraggio e, senza bussare, entrò nell’ufficio di Diuk. Il ragazzo non si accorse nemmeno dell’ingresso della fidanzata tanto era impegnato a trafficare con un cellulare.
-Diuk, che stai facendo con il telefono di Simon in mano?- Chiese Lela attonita.
-Oh, ciao amore… Non ti ho sentita entrare. Nulla, non sto facendo nulla… Simon ha scordato qui il telefono perciò ero giusto in procinto di andare a riconsegnarglielo.- Rispose il ragazzo, piuttosto sorpreso.
-Non mentire! Allora dimmi che fai sempre chiuso qui dentro, mentre noi siamo fuori a sgobbare per te.
-Lela, non ti immischiare…- Le intimò il ragazzo.
-Non ti immischiare? Ma stai forse dando i  numeri?!– Urlò la giovane. -Sono giorni che quasi non ci parliamo e io non mi dovrei immischiare?! Ne abbiamo passate di tutti i colori in questo periodo e tu non ti sei mai preoccupato di chiedere come mi sentissi, se avessi bisogno di qualcosa… Forse è meglio che me ne vada a casa… Arrangiati con il tuo negozio.- Sbottò la giovane.
-Sì, forse è meglio per tutti e due.- Concluse freddamente Diuk, senza preoccuparsi minimamente di bloccare la fidanzata.
Sasha vide uscire dalla stanza l’amica in lacrime e non riuscì nemmeno a fermarla per chiederle spiegazioni sull’accaduto tanto corse velocemente per allontanarsi dal locale. Pensò di andare da Diuk a informarsi, tuttavia, non appena si avvicinò al suo ufficio, questi chiuse bruscamente la porta. Piuttosto stizzita, la ragazza continuò a rimettere in ordine il negozio, promettendosi che non si sarebbe più immischiata nelle faccende dei due amici. immischiare
 
Nei giorni che seguirono, la situazione che si era venuta a creare tra Diuk e Lela parve sbloccarsi dato che, a parte alcuni primi momenti di burrasca, i due si erano riappacificati piuttosto velocemente, tuttavia il ragazzo, dopo la discussione che si era tenuta qualche giorno prima, sembrava essere più restio a dialogare con la fidanzata. Lela cercò di buttarsi alle spalle quella piccola crisi che aveva segnato il loro rapporto e con la ripresa dell’università decise di concentrare gran parte dei suoi sforzi nello studio.Sasha e Simon, dal canto loro, dopo aver notato che i due amici erano tornati in ottimi rapporti, avevano preferito non entrare più nel merito della vicenda, limitandosi a vivere il loro amore in completa tranquillità.
 
A partire da metà gennaio le ragazze dovettero cominciare a rimanere quasi tutti i pomeriggi all’università per assistere ad alcune lezioni extra e per questo motivo presero l’abitudine di fermarsi a pranzare in un bar nelle vicinanze, per non far scomodare inutilmente Simon dal momento che Lela non possedeva più una macchina. Fu proprio in una di queste occasioni che la ragazza chiese un consiglio all’amica:
-Secondo te questa situazione di stallo tra me e Diuk finirà?
-Lela, io pensavo che dopo i chiarimenti che ci sono stati voi due avreste ripreso la vostra relazione come se non fosse successo nulla.- Le confidò Sasha.
-Lo pensavo anche io. La cosa che più mi fa rabbia è che non riesco a spiegarmi il suo cambiamento improvviso e di conseguenza non so che fare, consigli?- chiese quasi implorante la giovane.
-Non ne ho idea, e lo sai: ho deciso che d’ora in avanti non mi intrometterò più nel vostro rapporto. Se avrai bisogno di me, non esitare a chiedermi aiuto, tuttavia io non voglio più agire in prima linea per voi due. E, sinceramente, non saprei nemmeno cosa fare… Ormai Diuk non parla più nemmeno con me!
-Gia, questa volta devo cavarmela da sola. Da qualche giorno sembra che abbiamo ricominciato a dialogare, solo che finisce lì: non ci sono più molti gesti d’affetto, non sento più il suo calore… Secondo te Diuk prova ancora qualcosa per me?
-Penso che riguardo a questo non ci sia alcun dubbio…
-Lo spero proprio, io lo amo più della mia stessa vita. Ho deciso: questa sera quando torneremo a casa gli farò una sorpresa, lo porterò io a cena fuori e cercheremo di buttarci alle spalle questa brutta situazione.
-Brava! Questo è lo spirito giusto, ora è tardi, devo andare a lezione, ci vediamo dopo!- Si congedò la ragazza dai capelli rossi.
Lela, dato che mancava ancora qualche minuto all’inizio della lezione, decise di approfittarne per prenotare la cena in un ristorante romantico di Millow: ora che si era confidata con Sasha aveva il cuore più leggero, non sapeva spiegarsi il perché, ma ogni qualvolta parlava con la sua migliore amica, questa, senza quasi aprir bocca, era in grado di risolverle i problemi. E così quel pomeriggio all’università passò molto rapidamente e in un batter d’occhio le due ragazze erano sulla macchina di Simon, pronte per tornare a casa. I tre cominciarono a parlare di come si era svolta la giornata e Lela, comunicando a Simon di voler portare il fidanzato fuori a cena, scoprì che Diuk era rimasto in ufficio e di conseguenza sarebbe dovuta andare a prenderlo prima di recarsi al ristorante. L’amico si offrì di accompagnarla, ma la giovane rifiutò il favore perché non voleva che il ragazzo stesse troppo lontano da Sasha, perciò, alla fine, Simon lasciò la sua macchina a Lela, in modo tale che la ragazza potesse andare al locale, e la coppia si congedò dall’amica.
La giovane, piuttosto in tensione sia per l’appuntamento imminente sia per il fatto di essere alla guida di una macchina non sua, decise di parcheggiare l’auto in uno spiazzo vicino nei dintorni in modo tale da evitare l’angusta stradina che conduceva al negozio che, sicuramente, avrebbe provocato qualche graffio alla macchina di Simon. Quando si avvicinò al locale, Lela sentì una voce piuttosto arrabbiata che sembrava parlare da sola e appena si accorse che la voce in questione era quella di Diuk decise di entrare. La giovane stava per aprire la porta del negozio quando udì all’interno il fidanzato esclamare, evidentemente al telefono:
-Senti, a questo punto io sono stufo. Vedi di fare quel che ti ho detto piuttosto in fretta e poi di sparire, non voglio sentire scuse. Ora vado a casa, che non ti venga in mente di dire qualcosa ai ragazzi, specialmente a Lela, se non vuoi pentirtene per il resto dei tuoi giorni!- Diuk si allontanò dalla vista della fidanzata, di conseguenza Lela non potè più sentire quanto il ragazzo stava dicendo al telefono, tuttavia, piuttosto scossa da quanto aveva sentito, si addentrò nel locale e si nascose dietro un grande vaso di fiori, intenzionata a capire con chi e di cosa stava parlando il suo fidanzato. Dopo qualche minuto di attesa, Diuk tornò fuori dall’ufficio e, ancora al telefono, disse:
-Va bene, va bene… facciamo come dici tu: tra mezz’ora sotto casa tua. Ma ti avverto: io ti do i documenti, tu mi dai i soldi e poi sparisci per sempre dalla mia vita, chiaro?- Il ragazzo titubante chiuse la comunicazione e si diresse verso il bagno. In quel momento Lela uscì dal nascondiglio e corse nell’ufficio del fidanzato: doveva scoprire cosa stava tramando Diuk.
Appena entrò nella stanza vide moltissimi fogli sparsi sulla scrivania, tra quali riconobbe uno dei post-it a forma di cuore che gli aveva regalato lo scorso San Valentino sul quale era annotato un numero sottolineato due volte. La ragazza girò il foglietto e ciò che lesse le mozzò il fiato: il numero telefonico era quello di Brian Sanders. Sempre più angosciata dalle nuove scoperte, Lela cercò tra le scartoffie e incontrò delle fotocopie di documenti riguardo la morte di Jane Phlips, la madre di Sasha. Decise di leggerli: alcune testimonianze erano copie di lettere indirizzate a Sasha che la informavano dell’apertura di un fascicolo d’indagine riguardo la morte della madre, probabilmente mai pervenutele, mentre altre erano fogli pieni zeppi di informazioni riguardo Brian. Sul fondo, poi, intravide un certificato di morte, presumibilmente falso, proprio di quest’ultimo. Cosa ci facevano tutte quelle carte sulla scrivania di Diuk? E come aveva fatto il ragazzo a procurarsele?
I pensieri di Lela vennero interrotti dal rumore dell’apertura della porta del bagno: il suo ragazzo stava entrando in ufficio: doveva decidere, affrontarlo direttamente o nascondersi? Scelse la seconda opzione e si sdraiò dietro un divano di pelle, abbandonato a sé stesso ormai da mesi. Il suo fidanzato rientrò nella stanza, raccolse tutti i fogli sulla scrivania e li chiuse in malo modo in un armadio, dopodiché prese le chiavi della macchina e si allontanò. Qualche secondo dopo, la giovane sentì scattare la serratura della porta del negozio e in quel momento ringraziò il cielo di aver portato con sé una copia delle chiavi del locale.
Lela si sentiva frastornata e ferita: non poteva credere che il suo fidanzato fosse in contatto con Brian, o addirittura suo complice in qualcosa che non voleva neppure immaginare. Malgrado tutto, però, la giovane sapeva cosa fare: doveva seguire Diuk e scoprire per quale motivo il ragazzo si era messo in contatto con Brian. L’uomo che poco tempo prima aveva tentato di uccidere lei e Sasha. L’uomo che molto probabilmente aveva assassinato la madre della sua migliore amica.
FINE TERZA PARTE


NOTE: Eccoci finalmente al terzo capitolo... Dalle recensioni al 2° capitolo ho denotato un interesse ancora invariato per la storia e questo mi fa immenso piacere e vi ringrazio. Spero di essere migliorato ancora in questa terza parte, ma a voi l'arduo compito di giudicare! La canzone-tema di questo 3° capitolo è SONO SOLO PAROLE di Noemi, canzone che si classificò terza a Sanremo 2012 e che riscosse un grande successo tra il pubblico. Un brano ad alto contenuto emozionale che racconta dell'allontanamento lento ed inesorabile tra due amanti. Che altro dire?? RECENSITEEEEEE (se potete)!
 

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Capitolo 4
*** Ti dico ciao - AMICI PER LA PELLE 2 ***


TI DICO CIAO - AMICI PER LA PELLE 2
“Ti dico ciao, ma so che è un addio, c’è molto di te che sento ancor mio. Se c’è un paradiso, adesso sei lì, nel cielo di raso, avvolto così. Te ne vai, lo fai lasciandomi con quel battito che d’ali diventò.”
                                                                                                                             - Ti dico ciao, Laura Pausini

 

Lela vagava ormai da qualche minuto nel buio che attanagliava, come in ogni altra sera invernale, la cittadina di Millow, senza sapere dove andare e su una macchina presa in prestito da Simon. Quando, una manciata di minuti prima, aveva deciso di seguire il fidanzato, non aveva messo in conto l’eventualità di perderlo di vista, non conoscendo minimamente il luogo in cui si trovava la casa di Brian. La giovane era sul punto di abbandonare il pedinamento, quando all’improvviso le parve di intravedere l’auto di Diuk intenta a svoltare ad una rotatoria poco distante dal punto in cui si trovava la ragazza, diretta verso la periferia del paesino. Lela decise di non farsi scappare l’occasione e lentamente seguì l’automobile del fidanzato. Pensò che in tutta quella situazione, la fortuna, almeno per una volta, stesse giocando finalmente a suo favore.
Il tallonamento messo in atto dalla giovane proseguì per qualche altro minuto fino a quando l’auto di Diuk accostò e parcheggiò in uno spazio immerso nell’oscurità. Lela spense i fanali dell’auto e si diresse verso lo spiano brancolando nell’oscurità; ad un certo punto le sembrò addirittura che il fidanzato stesse guardando intensamente nella sua direzione, tuttavia questi, dopo qualche attimo di incertezza, distolse lo sguardo e la ragazza poté tirare un sospiro di sollievo e scendere dalla macchina. Per qualche secondo le passò per la testa uno strano pensiero: possibile che Diuk si fosse accorto della sua presenza e proprio per questo avesse tardato il suo arrivo sul luogo dello scambio? La giovane dedusse che era impossibile, per il semplice fatto che il suo ragazzo, solo mezzora prima, aveva detto chiaramente che lei non avrebbe mai dovuto sapere nulla di quella storia.
Lela vide il fidanzato dirigersi verso una vecchia casa all’apparenza abbandonata che doveva essere il nascondiglio di Brian, e una volta arrivato vicino all’ingresso, estrarre dalla tasca il cellulare e chiamare qualcuno. La giovane decise di nascondersi dietro alcune siepi e continuare a investigare: doveva scoprire assolutamente quello che stava accadendo.
Dopo qualche minuto si aprì una porticina sul lato del vecchio casolare da cui uscì Brian con in mano uno zaino. Lela sentì il fidanzato sussurrare:
-Lì dentro ci sono tutti i miei soldi?
-Certo, cosa credi!? Vieni dentro piuttosto, così potremo parlare con più tranquillità- ribattè Brian.
-No, finiamola qui, il più presto possibile. In questa cartelletta ci sono tutti i documenti che mi avevi chiesto: una copia della tua ‘lettera d’addio’ che domani farò avere alla polizia, le missive indirizzate a Sasha e alcuni fascicoli con delle informazioni sulle indagini che sono cominciate riguardo la morte di Jane Philips.- Disse il giovane, porgendo tutta la documentazione all’altro uomo.
-Grazie mille Follet, sapevo di poter contare su di te. Non hai detto niente a nessuno riguardo quello che hai scoperto, vero?
-No, non sono così stupido, sono stato io in prima persona a chiederti di tenere tutto nascosto. Da quando mi hai messo a conoscenza del tuo piano di voler farti credere morto ho cominciato a stare lontano da casa e ho evitato qualsiasi discorso con i miei amici, addirittura con la mia fidanzata.
-Ottimo, spero vivamente che non ci sia nessuno qui. Hai ragione tu, questa storia deve finire. Io mi fingerò morto e me ne andrò da Millow, cadranno tutte le accuse che potrebbero essermi mosse riguardo la morte della madre di quella sgualdrina e il tentato omicidio. Non sentirete più parlare di Brian Sanders.
-Lo spero, tu per me sei e resterai sempre un folle omicida, e ti disprezzo; tuttavia se te ne andrai per sempre, cercherò di dimenticare questa storia. Ora dammi i soldi e scompari dalle nostre vite, PER SEMPRE!- Disse in modo perentorio Diuk.
-Calmo, calmo…  Qui dentro c’è tutto il denaro che ti devo: una parte è quella che ti ho rubato qualche mese fa, il restante tienilo pure, è la ricompensa per avermi aiutato.
L’uomo lanciò lo zaino verso Diuk, il quale lo raccolse e senza dire una parola si incamminò verso la macchina per poter tornare a casa e mettere una pietra sopra a quella terribile vicenda.
Lela nel frattempo aveva seguito l’intero incontro tra i due dal suo nascondiglio e, forse troppo tardi, si accorse che Brian non si era minimamente mosso dalla sua posizione. L’uomo, qualche secondo dopo il congedo da Diuk, aveva estratto una pistola da sotto il maglione e ora la stava puntando dritta in direzione del ragazzo. La giovane in quel momento capì che la vita del fidanzato era in serio pericolo, uscì dal nascondiglio e urlò a squarciagola il nome di Diuk. Troppo tardi.
Il ragazzo non fece in tempo a rendersi conto di ciò che stava per succedergli perché, in quel preciso istante, l’uomo nel cortile, accortosi che qualcosa non era andato secondo i suoi piani, sparò un colpo che colpì Diuk dritto in mezzo alla schiena. A quel proiettile ne seguì un altro. E poi un altro ancora. Il giovane cadde a terra con un tonfo sordo e tutto parve fermarsi attorno a quella scena.
Lela aveva il volto rigato dalle lacrime, disperata: non riusciva più a capire nulla, vedeva solo sangue, sangue da ogni parte. Pochi attimi dopo sentì la voce di Brian dire amaramente, dopo aver ripreso in mano la situazione:
-Credevi davvero che ti avrei lasciato vivere liberamente sapendo tutte quelle cose sul mio conto, eh Follet? Ora morirà anche la tua fidanzatina, addio cari piccioncini…- Successivamente puntò la pistola in direzione di Lela e sparò un altro proiettile che la colpì sul fianco. La ragazza venne travolta da un dolore immenso e cadde a terra. Finse di aver perso i sensi e quando finalmente vide Brian dileguarsi, con il terrore nel cuore, si diresse strisciando verso il corpo del fidanzato.
Il dolore lancinante al fianco le offuscava i pensieri, tuttavia riuscì a vedere il corpo esanime di Diuk in un bagno di sangue ed ebbe sufficiente lucidità per estrarre di tasca il cellulare e cercare aiuto. Non riuscì a comporre il numero, il telefono le scivolò dalla mano ormai priva di energia, allora decise di sentire se il polso di Diuk mandava ancora cenni di vita. Lela percepì un flebile battito che bastò a infonderle coraggio e a radunare tutte le energie che le erano rimaste in corpo per comporre il numero del 911 e chiedere soccorso. Riuscì in qualche modo a dare le indicazioni corrette riguardanti la posizione del luogo della sparatoria e pochi minuti dopo vide l’ambulanza accorrere sul posto a sirene spiegate. Durante tutti quei minuti la giovane non aveva mai smesso di accarezzare il volto del fidanzato, completamente privo di sensi, sopportando il dolore che le partiva dal fianco e in certi momenti le impediva addirittura di respirare. Lentamente, però, la ragazza cominciò a sentirsi meno vigile e sempre più debole ogni secondo che passava e  l’unica cosa che ricordò prima di cadere in un sonno profondo fu il volto di uno dei soccorritori che, con le lacrime agli occhi, tentava di sussurrarle qualcosa prima di andare verso l’ambulanza e prendere un telo con il quale stava per coprire Diuk, il suo fidanzato.
 
Sasha stava approfittando della serata tranquilla per farsi un bagno rilassante, al quale di li a pochi minuti, si sarebbe aggiunto anche il suo ragazzo. Sentì vagamente squillare il telefono in salotto, tuttavia preferì immergersi completamente nell’acqua bollente e vaporosa piuttosto che andare a rispondere, dal momento che aveva deciso che non avrebbe permesso a niente e a nessuno di interrompere quel momento di relax che finalmente era riuscita a ritagliarsi. Passarono alcuni minuti e stranamente Simon non si presentò in bagno, così a malincuore decise di abbandonare quella vasca che per oltre un’ora era stata la sua dimora accogliente e si mise un accappatoio, intenzionata ad andare in salotto per stare un po’ col fidanzato. Quando uscì dal bagno, Sasha vide Simon disteso sul divano con il volto completamente rigato dalle lacrime, perciò, preoccupata, gli chiese:
-Amore, cosa è successo?
Nessuna risposta da parte del fidanzato. Sasha gli ripetè la domanda, ma ugualmente rimase senza risposta. La giovane si avvicinò a Simon e, con il cuore in gola, quasi urlando, cominciò a scuoterlo, chiedendogli spiegazioni.
- È morto. Sasha, Diuk è morto. Diuk è morto, morto, morto. È morto.
Possibile che il fidanzato stesse delirando? Forse aveva la febbre o forse era semplicemente stanco, ma ormai in preda alla preoccupazione Sasha chiese ulteriori spiegazioni.
-Amore che stai dicendo? Ti prego, parlami!- gemette la ragazza, disperata.
Improvvisamente Simon parve recuperare lucidità e solo in quel momento sembrò accorgersi veramente di quanto era successo.
-Diuk è morto in una sparatoria, Lela è rimasta ferita. Mi ha chiamato la polizia, ci ha chiesto di andare all’ospedale per essere presenti al risveglio di Lela.- Pronunciò il ragazzo in preda al panico.
-Non può essere vero Simon! Non può essere vero! Come è possibile? Chi è stato? – Urlava Sasha disperata.
-Sia io che te sappiamo benissimo chi ha ucciso Diuk. Dobbiamo andare da Lela, avrà bisogno di tutto il nostro supporto quando si risveglierà. – Concluse il ragazzo, piangendo.
I due, con la disperazione nel cuore, si diressero all’ospedale, aspettarono il risveglio di Lela e le comunicarono quanto era accaduto al suo fidanzato. Tutto ciò che ne seguì furono lacrime, solo tante lacrime. Di dolore, di disperazione, di rabbia.
Ormai, i tre avevano avuto la conferma: Brian aveva sparato al giovane e lo aveva ucciso ed ora numerose pattuglie della polizia lo stavano cercando. Malgrado tutto però, quel farabutto rimaneva a piede libero, Diuk invece non esisteva più, ucciso da un pazzo assassino che doveva essere fermato, in un modo o nell’altro.
 
Nei giorni seguenti la notizia della morte di Diuk dilagò per tutta Millow e il numero di persone che cercavano di telefonare a Lela per offrirle sostegno cresceva di minuto in minuto. La ragazza, però, non accennava da tempo ad uscire dalla propria camera e, a turno, Simon e Sasha dovevano rispondere alle chiamate di parenti, amici o semplici conoscenti.
Solo una volta la giovane si era spinta fino alla cucina dell’appartamento e fu quando aveva sentito Simon parlare al telefono con Tom del funerale di Diuk. Lela aveva atteso la fine della conversazione e aveva chiesto all’amico se suo fratello sarebbe potuto venire alle esequie; quando questi gli aveva risposto che era impossibile trovare così in fretta un volo che da New Orleans portasse Tom a Millow, la ragazza era tornata in camera sua, ancora una volta in lacrime.
Quei giorni furono difficilissimi per Simon, sotto tutti i punti di vista: doveva occuparsi di Lela, del negozio di fiori, doveva organizzare il funerale, doveva collaborare con la polizia e non riusciva più a parlare con la fidanzata che improvvisamente era diventata dura e scontrosa, tutto questo contornato dal dolore immenso che sentiva costantemente al petto da quando, qualche giorno prima, era stato avvisato della morte di Diuk.
 
Un giorno di inizio febbraio si svolsero i funerali di Diuk. All’ultimo saluto del ragazzo partecipò l’intera comunità di Millow, stretta intorno a Simon, Sasha e allo zio del defunto ragazzo, unico parente rimasto che era giunto appositamente alla cittadina dalla Germania. Lela non volle prendere parte al funerale di Diuk,tuttavia non stette rinchiusa in casa a piangere: uscì all’aria aperta e camminò, camminò per molto tempo, fino a quando raggiunse il negozio di fiori di Diuk, chiuso per lutto. Si sedette lì fuori, al freddo. Stette per lungo tempo a contemplare il frutto di tutti gli sforzi del suo fidanzato, l’attività di cui tanto andava fiero e dalla quale era stato strappato via prematuramente e ingiustamente.
Quando Simon e Sasha, ormai preoccupatissimi, avevano trovato Lela in quel luogo, la ragazza era addormentata accanto all’ingresso del negozio, avvolta in una semplice coperta. Il giovane la aveva presa in braccio e la aveva caricata in macchina, mentre Sasha, al vedere quella scena struggente aveva sentito qualcosa dentro smuoversi, nel profondo della sua anima. Aveva capito ciò che doveva fare. Da quando era arrivata a Millow sui suoi amici si erano abbattute troppe sciagure. Non poteva più permettere a Brian di causare tanto dolore, quella storia doveva concludersi. Ed era lei l’unica persona in grado di  mettere la parola FINE  a quella triste vicenda.
FINE QUARTA PARTE


NOTE: Eccoci al quarto capitolo della storia, che vi confesso, ha preso molto anche me. Questo capitolo doveva essere il penultimo, ma visto che nella stesura del finale mi sono accorto che l'ultima parte risaltava meglio separata, questo è diventato il terzultimo capitolo di questa nuova serie. La canzone che fa da guida al capitolo e, in particolare, allo straziante addio di Diuk (che abbandona le scene pur essendo stato un personaggio chiave in questa e nella prima parte) è la struggente Ti dico ciao di Laura Pausini, brano contenuto nel suo disco pubblicato l'11 novembre 2011 intitolato Inedito e interpretato da una tra le più brave cantanti al mondo. RECENSITEEE!
 

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Capitolo 5
*** L'essenziale - AMICI PER LA PELLE 2 ***


L’ESSENZIALE - AMICI PER LA PELLE 2
“Sostengono gli eroi: se il gioco si fa duro è da giocare. Beati loro poi se scambiano le offese per il bene, succede anche a noi, di far la guerra e ambire poi alla pace…”

                                                                                                                            - L’essenziale, Marco Mengoni

Dai funerali di Diuk era passato oltre un mese e mezzo e la primavera bussava alle porte degli animi dei tre ragazzi che sembravano completamente assopiti. La vita per i giovani non sembrava avere la minima intenzione di tornare alla normalità: Lela frequentava passivamente i corsi all’università e aveva trascurato diversi esami dalla morte del fidanzato, come se non bastasse, aveva rifiutato l’offerta degli amici di andare a vivere con loro e passava la giornata chiusa nel suo appartamento, Simon aveva ricevuto “in custodia” il negozio di fiori dallo zio di Diuk, il quale aveva preferito affidarlo momentaneamente alle cure del giovane prima di decidere la soluzione da adottare e la vita di Sasha si era trasformata in un incubo. Il cellulare della ragazza dai capelli rossi squillava spesso durante il giorno, improvvisamente, e la giovane non riusciva a capire, se mai ce ne fosse stato bisogno, chi era l’artefice delle telefonate e il motivo per il quale le faceva. Oltre a ciò, Sasha riusciva a stento a chiudere occhio durante la notte, quando i sensi di colpa e i pensieri riguardo alla morte di Diuk e alla libertà di Brian la tormentavano, e a nulla servivano le rassicurazioni di Simon, che ormai era sempre più preoccupato per la vita dell’amica e della fidanzata.
Questa situazione di stallo andò avanti per diverse settimane, fino a quando, almeno per Sasha, qualcosa si sbloccò. Era molto tempo ormai che la giovane cercava un modo per contattare Brian, quasi certa che era proprio lui a telefonarle e a tormentarla durante tutto il giorno, sapendo che lei non si sarebbe mai rivolta né al fidanzato, né alla polizia, tuttavia, appena la ragazza rispondeva alle chiamate, ciò che sentiva dall’altra parte della cornetta era il vuoto più totale.
Un pomeriggio di fine marzo, la ragazza decise, finite le lezioni, di andare a fare una passeggiata nel parco vicino all’università, in attesa dell’amica. Fu proprio in questa occasione che il suo cellulare squillò di nuovo, ancora una volta a chiamarla era un numero sconosciuto. Come era abituata a fare, Sasha rispose alla chiamata e, come al solito, dovette stare a sentire il nulla più assoluto. Quella volta però, qualcosa parve essere diverso: la chiamata si era protratta più a lungo del solito, così la giovane si decise a parlare.
-Brutto bastardo, so benissimo che sei tu. Smettila di fare il codardo e sii un vero uomo per una volta nella tua vita!- Esclamò la ragazza in preda alla rabbia.
Dall’altra parte sentì qualche rumore, per questo motivo, non contenta, rincarò la dose e continuò, quasi urlando, a chiedere di poter ricevere una risposta, fino a quando, dal suo cellulare parlò una voce maschile. Era Brian.
-Ragazzina, calmati. Ne è passato di tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati, vero?- Chiese in modo beffardo l’uomo.
-Dimmi dove e quando possiamo farla finita. Non riesco più a vivere così, affrontiamoci, solo io e te e poniamo fine a tutta questa situazione.
-Determinata, a quanto vedo. Ma, mi spiace per te, l’unico modo che mi sembra adatto per porre fine a tutto ciò è uno solo, e non penso ti piacerà.
-So benissimo quello che mi vuoi fare. Tu non dovevi osare far del male a me, a mia madre, ai miei amici. Ora, però l’hai fatto e non ho paura di affrontarti, faccia a faccia. Dimmi solo dove e quando.
-Ottimo, non starò qui a fare inutili discussioni. Domani pomeriggio ai vecchi magazzini, poco più a nord di casa tua, puoi benissimo arrivarci a piedi. Che non ti vengano in mente strane idee: solo io e te! Ti aspetto.
Brian chiuse la telefonata senza che Sasha potesse replicare in alcun modo; la ragazza rimase seduta nel parco per un po’, a pensare a quanto era successo da quando era arrivata a Millow, a tutto il male che le era stato fatto dall’uomo che solo qualche mese prima aveva amato più di sé stessa, alla possibilità che aveva di mettere una volta per tutte una pietra sopra a quel triste capitolo della sua vita. Quando la giovane guardò l’orologio si accorse di quanto si era fatto tardi e, a passo svelto, fece ritorno all’università.
 
 
La mattina seguente Sasha parve a Simon completamente distaccata e con la testa tra le nuvole. Quando questi le chiese se non si sentisse bene, lei gli rispose che era semplicemente stanca, voleva stare un po’ da sola e di conseguenza quel giorno non sarebbe andata all’università. Il fidanzato, intuendo lo stato in cui versava la giovane, la lasciò fare e poco dopo uscì di casa per accompagnare Lela a lezione, salutandola affettuosamente. Sasha non poteva credere che quel pomeriggio tutto si sarebbe, in un modo o nell’altro, risolto e che c’era la possibilità di non vedere mai più il ragazzo che tanto amava. Malgrado tutto, però, scacciò i cattivi pensieri e si concentrò su quanto avrebbe dovuto fare di lì a poche ore.
Quasi in un batter d’occhio si fece l’ora dell’appuntamento con Brian, perciò Sasha, prima di uscire di casa, scrisse un biglietto per Simon nel quale diceva che non sarebbe rientrata prima di sera dal momento che aveva diverse commissioni da sbrigare e che gli aveva lasciato qualcosa da mangiare nel microonde. Fatto ciò entrò in cucina, prese un coltello dalla lama piuttosto grande, lo mise nella borsa e uscì di casa, avviandosi verso il luogo dell’incontro. Non poteva credere di essere arrivata al punto di essere in grado di risolvere qualcosa uccidendo qualcuno.
 
Quel giorno al negozio di fiori non ci furono molti clienti, perciò Simon decise di rincasare prima del previsto, approfittandone per mangiare qualcosa insieme alla fidanzata. Sulla via del ritorno, le parve di intravedere la figura di Sasha incamminarsi verso la vecchia zona industriale, tuttavia non ci diede troppo peso, considerando che era alquanto improbabile che la sua ragazza, a quell’ora del giorno, si dirigesse in quel posto.
Quando arrivò a casa e lesse il biglietto capì che i suoi sospetti avevano fondamento, tuttavia quando si accorse della mancanza del più grande coltello da cucina che possedevano cominciò a preoccuparsi seriamente. Il ragazzo lasciò incurante il cibo del microonde, scese immediatamente al piano terra e prese la macchina, deciso ad andare nel posto in cui aveva visto Sasha dirigersi, quasi un’ora prima.
 
Sasha era da poco arrivata al luogo dell’appuntamento con Brian, tuttavia dell’uomo non c’era neanche l’ombra. La giovane decise di entrare in quella che un tempo era stata una delle più grandi industrie tessili della zona, per incontrare l’uomo. Non avendo la minima idea di dove Brian si potesse nascondere decise di accelerare il tutto e cominciò a urlare a gran voce il nome del ragazzo. Per qualche minuto le sue urla rimasero senza risposta, fino a quando, all’ennesimo grido, una voce che le parve lontanissima le rispose. A Sasha parve di capire che si sarebbe dovuta dirigere al secondo piano dell’edificio, e così fece. Appena terminò la seconda rampa di scale si rese conto di trovarsi nel nuovo nascondiglio di Brian e infatti, a pochi passi da lei, c’era seduto comodamente su una sedia il ragazzo. Fu Sasha, con voce tremante, ad attaccare discorso:
-Come vedi sono qui. Sono pronta a chiudere questa faccenda.
-Te l’ho già detto, esiste un solo modo dal mio punto di vista per chiudere questa faccenda. E ovviamente è ucciderti.
-Perfetto. Mi vuoi uccidere? Fallo, ma abbi la dignità di andartene per sempre da Millow, una volta fatto quello che devi fare.- La risposta che Sasha aveva dato, del tutto tranquilla, sorprese non poco Brian.
-Non avrei mai pensato che tutto sarebbe stato così semplice. Se lo avessi saputo mi sarei espresso esplicitamente prima…
-Basta con queste inutili chiacchiere, sparami, ti prego solo di non farmi del male…- Implorò la ragazza.
-Non subito, prima avvicinati… Dammi un ultimo bacio…
-No, ti prego, questo no!
-Fai quel che ti ho detto!- Ordinò l’uomo.
La ragazza, a testa bassa, si avvicinò al suo aguzzino e appena gli fu sufficientemente vicina, mise una mano nella borsa ed estrasse il coltello: tutto andato secondo i suoi piani, pensò. Malgrado tutto, però, Brian intuì troppo presto le ragioni di Sasha, e prima che la giovane potesse fare qualcosa, le sferrò un pugno in pieno volto che le fece perdere la presa della sua arma e che la fece cadere a terra stordita. L’uomo le si avvicinò e le sputò addosso, Sahsa, tramortita, pensò che forse era giunta la sua fine. Brian estrasse dalla tasca la pistola e la puntò dritta al petto della giovane. In quel momento, però, accadde qualcosa del tutto inaspettato.
Sasha non poteva crederci: il ragazzo che stava correndo contro a Brian era Simon, il suo fidanzato!
Il giovane dai capelli biondi saltò addosso all’uomo che lasciò cadere a terra la pistola. Nella colluttazione, però, Brian riuscì ad afferrare il coltello caduto precedente alla ragazza e inferse un colpo sulla gamba a Simon che emise un grido agghiacciante di dolore. Solo quando tentò di rialzarsi per andare ad aiutare il fidanzato, Sasha si rese conto che qualcosa nel suo corpo non andava: la caduta dovuta al colpo infertole precedentemente dall’uomo le aveva procurato qualche danno alle gambe, dal momento che non riusciva più a muoversi. In quel momento pensò incredula che ancora una volta Brian stava per avere la meglio su di loro.
Tuttavia, in preda agli spasmi di dolore, Simon estrasse dalla giacca la pistola di Brian che sorprendente  era riuscito, nel corso della lotta, a raccogliere da terra e che ora stava cercando di puntare contro l’uomo. L’unica cosa che riuscì a fare fu premere il grilletto e dalla canna della pistola partì un proiettile che colpì Brian all’altezza della coscia. Un altro urlo di dolore, ma questa volta proveniva dal nemico.
Il giovane, avendo momentaneamente messo fuori combattimento l’uomo, si avvicinò a Sasha e, sorridendole, come se nulla fosse accaduto, le disse di chiamare immediatamente la polizia. La ragazza obbedì e si mise a cercare il cellulare. Nel frattempo Simon, con la pistola ancora in mano, si avvicinò a Brian e mentre la fidanzata stava parlando con un poliziotto, gli disse:
-Te lo ricordi vero? Ti ricordi che ti avevo giurato che ti avrei fatto del male? Ebbene questo non è nulla in confronto a quanto dolore hai causato a noi, e non è nulla in confronto a quanto voglio causarne a te ora.
Dal volto di Brian si lesse un terrore infinito, mentre quello di Simon emanava odio da tutti i pori. Il ragazzo alzò la pistola e la puntò al petto dell’uomo. Sasha, ancora al telefono, urlò:
-No Simon, NO! NON FARLO!
Troppo tardi. Dall’arma in mano a Simon partì un proiettile che colpì Brian in pieno petto, facendolo sobbalzare. Sasha continuò ad urlare parole incomprensibili, mentre Simon cadeva a terra e chiudeva finalmente gli occhi, ormai stremato dal dolore alla gamba, ma soddisfatto.

FINE QUINTA PARTE


NOTE: Questo sarebbe dovuto essere il finale della storia ma (s)fortunatamente è il quinto capitolo... Bhè, che dire... A questo punto siamo di fronte alla preparazione per il gran finale che tenterà di risolvere i vari intrighi di AMICI PER LA PELLE! La canzone-titolo del capitolo è il plurisuccesso, onnipresente, L'ESSENZIALE, canzone vincitrice dell'ultimo San Remo, molto profonda e interpretata con maestria dal nostro Marco Mengoni. Paragona i nostri protagonisti agli eroi "che se il gioco si fa duro è da giocare", ma il confronto ha retto? Ai posteri l'ardua sentenza... VOI INTANTO RECENSITEEE!
 

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Capitolo 6
*** La fine_ IL FINALE - AMICI PER LA PELLE 2 ***


PRIMA DI INIZIARE: LA FINE, stupendo brano scritto e cantato da Nesli, è il brano che chiude anche questa seconda parte di AMICI PER LA PELLE e che probabilmente chiude in maniera definitiva la storia. Non ci saranno note a fine racconto, quindi vorrei ringraziare ora tutti quelli che hanno seguito ancora una volta le avventure di Sasha, Simon, Lela e Diuk, ma anche coloro che si sono avvicinati per la prima volta alle loro peripezie con questa seconda parte alla mia storia (potete sempre rimediare leggendovi anche la prima parte ;) ). Che dire, questo racconto in due anni mi ha dato moltissime soddisfazioni e, pur essendo consapevole di non essere uno scrittore, sento di aver subito un processo di maturazione nella stesura dei capitoli quindi, comunque vada, sono contento. Come al solito non mi sento di chiudere definitivamente la vicenda, ma non nego che penso che le mie doti nel campo della scrittura si sono esaurite qui, con questo capitolo... Scrivere non è quello che voglio fare nella mia vita, quindi forse è meglio chiudere tutto come è iniziato, da veri AMICI PER LA PELLE. A voi il finale:

LA FINE - AMICI PER LA PELLE 2
“Vorrei che fosse oggi, in un attimo già domani, per riniziare, per stravolgere tutti i miei piani, perchè sarà migliore e io sarò migliore, come un bel film che lascia tutti senza parole. Arriverà la fine, ma non sarà la fine..."                                                                                                                                                   - La fine, Nesli
                                                                                                                                                      
Quando Simon si svegliò, si trovava in un letto d’ospedale e accanto a lui era seduti due poliziotti. Appena uno dei due si accorse che il ragazzo era desto, chiamò un superiore, in attesa di nuovi ordini. Nel frattempo, il giovane realizzò tutto quanto era successo e chiese immediatamente notizie al poliziotto alla sua destra. Egli, dapprima titubante, gli rispose che Brian aveva subito una difficile operazione, ma che era sopravvissuto ai suoi colpi di pistola e di lì a poco sarebbe stato arrestato e processato per i delitti che aveva commesso. Inoltre, la guardia aggiunse che Sasha aveva raccontato tutto quanto era successo e che anche Simon stesso avrebbe dovuto subire un processo la cui data gli sarebbe stata comunicata al più presto, per tentato omicidio. Al sentire quelle parole il cuore del ragazzo si dimenticò di battere per qualche secondo. Simon non poteva crederci: la sua fidanzata aveva raccontato tutto quanto gli era successo, per filo e per segno, e a quanto pareva, non aveva messo la benchè minima parola buona sul suo conto e, ora, stava per essere processato per tentato omicidio. Il giovane era incredulo, terrorizzato e allo stesso tempo si sentiva tradito nel profondo dalla persona che amava. Non pretendeva di certo che mentisse di fronte alle forze dell’ordine, ma era davvero stato il caso di raccontare tutta la nuda e cruda verità?
 
Passarono quasi due mesi dal fattaccio e, ormai, il giorno del processo incombeva sulle vite dei nostri protagonisti che, tra l’altro, avevano preso una piega assurda: Sasha, dopo aver lasciato tacitamente Simon, era andata a vivere da Lela, e i due, un tempo fidanzati, non si parlavano più;  la giovane sorella Klaus aveva finalmente recuperato una parte di quella voglia di vivere che da sempre la contraddistingueva, aveva ricominciato a dare gli esami e aveva perfino comprato una nuova macchina che le permetteva di essere del tutto indipendente. Ovviamente, la situazione per i ragazzi a Millow era diventata insostenibile. Lela stava in mezzo a due fuochi: da una parte la sua migliore amica, che aveva vissuto cose terribili negli ultimi mesi, e dall’altra Simon, il ragazzo che per lei c’era sempre stato e che ora, oltre ad aver perso il lavoro al negozio che fu di Diuk stava per subire un processo penale per tentato omicidio; senza contare che poi, Lela stessa, doveva affrontare i fantasmi della morte di Diuk, che puntualmente la assalivano nel sonno e la facevano svegliare nel pieno della notte, boccheggiante a causa del dolore.
 
Erano le 8:00 di mattina, mancavano meno di due ore alla lettura della sentenza. Simon pensò per l’ennesima volta in quelle ore a cosa stava andando incontro: mai e poi mai avrebbe immaginato che sarebbe stato chiamato di fronte ad un giudice per rispondere di un tentato omicidio. Tutte le udienze che si erano tenute in quei giorni facevano presagire il peggio: ovviamente, avendo davvero premuto quel grilletto, non c’era nulla che lo potesse scagionare dall’accusa mossagli dal pubblico ministero, e se poi ci aggiungeva le testimonianze di Sasha il gioco era fatto. Ma da una parte, forse, sarebbe stato meglio: quegli ultimi mesi da incubo avrebbero trovato finalmente una conclusione.
Alle 9:00 in punto il giovane si presentò al tribunale e lì ad aspettarlo, oltre al suo avvocato, c’era anche Sasha. Al vedere la ragazza Simon strabuzzò gli occhi, tuttavia riuscì ad articolare alcune parole:
-Co-cosa ci fai qui? Pensavo non saresti venuta…
-Io vi lascio soli, tuttavia Tootle, la prego, cerchi di presentarsi entro un quarto d’ora in aula- lo interruppe l’avvocato.
-Sarà fatto!- Rispose prontamente il giovane, prima di tornare a rivolgersi alla ragazza –Sei venuta ad assistere alla sentenza? Vuoi davvero mettere un pietra sopra a tutto?
-Non dire sciocchezze. Io non dimentico che tutto ciò che hai fatto, lo hai fatto per me. Sono venuta qui per salutarti, visto che sappiamo tutti e due come andrà a finire.
-Bè, che dire. Ti ringrazio… Una sola cosa mi preme sapere: perché diavolo in questi due mesi non hai tentato di parlarmi, mi hai costantemente evitato! Non ti è mai saltato in mente che forse avrei avuto bisogno di qualcuno con cui dialogare, una spalla su cui piangere, della mia ragazza?!- Disse il ragazzo, in un mare di lacrime di rancore.
-Quando hai premuto quel grilletto contro Brian, mi sei sembrato esattamente come lui. Senza scrupoli. Stavi colpendo un uomo che, pur essendo la più malvagia creatura al mondo, era indifeso e senza possibilità di combattere. Ti ho implorato di non sparare, ma tu non mi hai dato retta…- la giovane fece una pausa, prima che la sua voce si incrinasse e che anche lei cominciasse a piangere: -Io solo una cosa però voglio che non ti dimentichi: ti ho sempre amato, anche in questi ultimi mesi, il mio amore per te non è mai cambiato di una virgola. Non per questo riuscirò a perdonarti, tuttavia voglio che tu sappia che rimarrai per sempre una parte importante della mia vita.
Sasha concluse il suo discorso e, non appena smise di parlare, si avvicinò al viso di Simon, lo strinse tra le mani e lo baciò, forse per l’ultima volta.
-Ora vai, penso che lì dentro ti stiano aspettando-. Disse la giovane, con le lacrime agli occhi e un sorriso amaro.
Simon entrò in aula e poco dopo cominciò l’udienza.
 
 
Nella testa di Sasha rimbombavano ancora le parole della sentenza letta dal giudice. Ormai era passata oltre una settimana dalla condanna di Simon a scontare 6 anni di carcere per il tentato omicidio di Brian. Al ragazzo era stata riconosciuta l’attenuante di aver agito in un momento di esasperazione, e forse, grazie alla buona condotta, si sarebbe risparmiato qualche anno di prigione.
Malgrado ciò, ora, Sasha si doveva concentrare sulla tesi. Forse avrebbe ricominciato a vivere, senza Brian, condannato a 25 anni di reclusione e senza il ragazzo che le aveva insegnato di nuovo ad amare. Ma soprattutto avrebbe ricominciato a vivere affianco a Lela, affianco alla sua
AMICA PER LA PELLE.


FINE

 

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