La Rosa Nera

di syssy5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Diario ***
Capitolo 2: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 3: *** Come nasce un mondo ***
Capitolo 4: *** Il Sodalizio della Rosa Nera ***
Capitolo 5: *** Quelarn ***



Capitolo 1
*** Il Diario ***


La Rosa Nera





Il Diario

Mi sentivo una bambina in un negozio di dolci davanti a quella vetrina; guardavo ogni singolo oggetto con gli occhi sgranati, immaginando come avrei potuto utilizzare tutto quel materiale così vivacemente colorato, con quell'inconfondibile odore di nuovo. Ma non ero più una ragazzina, avevo finito la scuola da un pezzo e non ci avrei fatto nulla con quaderni, matite, raccoglitori e soprattutto diari. Quella era l'unica cosa che mi mancava degli studi: scrivere i miei pensieri nell'agenda.
Tuttavia non potei esimermi dall'entrare e fare il mio unico acquisto di quel giorno: aveva una rosa nera sul frontespizio che pareva quasi dipinta, nessuna scritta, nessun fronzolo particolare. Presi quel piccolo libro dallo scaffale per accarezzarne la copertina e svelare l'arcano della sua stampa senza successo, poi lo sfogliai. Rimasi stupita nel constatare che all'intero vi erano solo pagine bianche, non a righe, non a quadretti, nessuna parola, numero o data; nulla di nulla. Doveva essere un oggetto molto versatile che si adattava a tutti gli usi, quindi anche a me che non avevo più motivo di acquistare materiale scolastico.
Lo strinsi tra le mani come il più prezioso dei doni mentre mi recavo alla cassa. C'era gente quel giorno, l'inizio della scuola era alle porte, così mi misi in fila alla cassa. Iniziai a osservare tutto il negozio: i tre commessi si stavano dando tanto da fare servendo al meglio gli altri clienti, forse erano un po' stanchi di girare a destra e a manca come delle trottole, ma tutti sfoggiavano lo stesso sorriso cordiale.
Ovvio,’ mi dissi, ‘grazie a noi stanno guadagnando un botto di soldi.
Abbassai lo sguardo sull'agenda che avevo preso chiedendomi se fosse giusto spenderci dei soldi, ma giunsi alla stessa conclusione di pochi attimi prima: un oggetto versatile come quello poteva servire anche a me che non frequentavo più nessuna scuola; avrei potuto scriverci qualche mio pensiero, annotare frasi particolari o aneddoti divertenti, o semplicemente appuntare dei numeri di telefono – non avevo mai da scrivere quando qualcuno doveva lasciarmi il suo recapito – invece di continuare a tenere biglietti volanti o nel portafogli che, poverino, non ne poteva più di contenere tutta quella roba, oltre a monete e tessere di ogni sorta, gli oggetti che facevano più spessore.
Quasi non mi accorsi che la fila si era diradata e toccava a me. Pagai, ringraziai il cassiere e uscii dal negozio con un sorriso sulle labbra; mi succedeva sempre così, per quanto fossi in dubbio su un acquisto, non appena avevo con me l'oggetto dei miei desideri ero felice di aver speso una modica cifra solo per me. Non per qualche commissione dei miei, non qualche regalo per mia sorella o le mie amiche, solo per me.
Mentre tornavo a casa mi trovai a sfogliare distrattamente quello diario, come se all'improvviso fosse comparso qualcosa da leggere o qualche immagine che avrebbe attirato la mia attenzione. In realtà non vi era nulla, ma i miei occhi già vedevano le cose che ci avrei scritto su, come una piccola occhiata sul futuro.
Sorrisi di nuovo quando i miei piedi, che conoscevano a memoria la strada senza che io li guidassi, attraversarono la soglia della mia abitazione.



Per prima cosa inizio col dire che questa storia partecipa a ‘Contest Pas a Pas [multifandom e Originali]’ indetto da Fanny_rimes, il che significa che la storia non è già prefissata, ma scriverò ogni capitolo in base ai pacchetti che mi verranno inviati di volta in volta; solo una cosa resterà tale, ossia il numero di capitoli che sarà obbligatoriamente 5. Per questo motivo mi riservo il diritto di cambiare il rating e aggiungere genere/avvertimenti qualora la storia si evolvesse in modo da non rientrare più nei canoni che ho prefissato. Ovviamente, in questo caso, il primo elemento da utilizzare era l'immagine.
Parliamo ora di questo primo capitolo: sappiate che non mi sono messa a raccontare dell'inizio della scuola solo perché sta per ricominciare, l'ho fatto solo perché ogni anno i negozi sono invasi da materiale scolastico, anche i supermercati dove vado di solito a comprare da mangiare, e ancora oggi mi fermo a osservare i quaderni e a sfogliare i diari (ed è questo l'aspetto che ho ripreso nella mia storia, l'immagine del pacchetto che ho scelto mi ha ispirato un'agenda). E quest'anno, per la prima volta dopo 10 anni, ho comprato nuovamente un quaderno: a quadrettoni. Non so se mio figlio lo userà quest'anno, nel caso lo userà quando lo chiederanno a scuola (non ricordo, all'asilo si portano quaderni? Oppure deve aspettare le elementari e in questo caso con quale tipo di quadretti si inizia?); ho anche comprato un libricino di cornicette, io le adoravo ma le ultime le ho fatte in prima media quindi non le ricordo più molto bene (dovrei andare a riesumare i miei vecchi quaderni a casa di mia madre, ma ne vale la pena?). E dopo questa piccola parentesi familiare (si vede che sono felicissima che mio figlio inizia quest'anno la materna?) passiamo ad altro; qui il font del titolo è di nuovo Montague (alternativo: Mistral), mentre del testo è il piccolissimo Windsor Lt BT (alternativo: Cambria).
Non so bene quando ci sarà il prossimo, vedrò i prossimi pacchetti, sceglierò l'elemento che mi ispira di più e scriverò, quindi non so quanto mi ci vorrà. Nel frattempo vi lascio e vi invito come sempre a recensire. ^_^
syssy5

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Capitolo 2
*** Sogno o realtà? ***


La Rosa Nera





Sogno o realtà?

Era buio, non riuscivo a capire se mi trovavo in un edificio o se ero all'aperto, e i miei occhi non ne volevano sapere di abituarsi a quell'oscurità. Mi sforzai il più possibile, cercando di convincere i miei piedi a muoversi verso una qualsiasi direzione, cercando anche di toccare qualcosa a tentoni. Non riuscivo a capire nemmeno su cosa stessi camminando, poi capii: non vedevo nulla perché non c'era nulla. Il vuoto.
A quel pensiero, il nero che mi circondava iniziò a schiarirsi per rivelarmi l'amara verità che avevo già intuito. Cercai di gridare, di chiamare aiuto, ma a rispondermi sentii solo la mia sorda eco. Non c'era luce, non c'era ombra, solo io e il grigio che mi avvolgeva in un abbraccio isolante.
Fu allora che mi svegliai.

Saltai su dal letto, ansimavo e in un primo momento mi chiesi il motivo. L'attimo dopo il ricordo del sogno mi piombò addosso facendomi rabbrividire come sotto una doccia fredda. Ricordai subito il senso di vuoto e di solitudine che avevo provato, sentimenti che non sentivo miei dato che gli affetti che avevo non mi facevano mai sentire sola, ma che in qualche modo ero certa che fossero celati da qualche parte nel mio inconscio.
Mi portai una mano al petto cercando di calmare il mio cuore impazzito, poi chiusi gli occhi come a voler allontanare da me qualsiasi pensiero negativo. Quando sentii martellarmi anche la testa, riuscii a riprendere il controllo di me stessa.
Quella fu la prima volta che feci quel sogno.
Le sensazioni che avevo provato erano ancora così vivide nella mia mente che non potei fare a meno di scriverle, come facevo spesso del resto. Scesi dal letto, non ansimavo più, e inaugurai il diario con la rosa nera. Subito non capii il motivo per cui avevo bisogno di mettere quel sogno su carta, forse volevo esorcizzare quell'assurdo terrore che mi era rimasto addosso, forse era un modo per non dimenticare anche la parte oscura che si celava dentro di me, fatto sta che alla fine della pagina mi sentii meglio.
Purtroppo però, quel vuoto tornò a farmi visita ogni notte. C'era un cielo e una terra, ma non v'erano astri o esseri viventi. Avevo provato ad aspettare, avevo provato anche a volare – si trattava sempre di un sogno e, senza saperne il motivo, ne ero conscia – senza ovviamente trarne risultati e la paura del vuoto saliva dentro di me notte dopo notte.

Cosa mi sta succedendo?

Scrissi una notte dopo l'ennesimo risveglio.

Sono perseguitata da questo sogno, so anche di stare sognando, ma com'è possibile? Dentro di me inizia a farsi strada l'idea che sia tutto vero.

Chiusi il diario e sospirai, mentre quel dubbio non smetteva di farmi compagnia. Sapevo che dopo il solito risveglio non dovevo più temere quel sogno, ma prima di addormentarmi ero tormentata da mille pensieri.
Passavo i miei giorni alla ricerca di ogni distrazione possibile, ero cambiata e se ne accorgevano tutti; io fingevo lievi malanni come mal di testa per giustificarmi, raccontare la verità a qualcuno era fuori discussione. Si può essere ossessionati da un sogno? Eppure quel sogno era così reale, era come se ogni notte lasciassi questa terra per visitare un mondo fatto solo di nulla in cui ero intrappolata finché continuavo a dormire. Vivevo due vite, una nel terrore di addormentarmi, l’altra nel terrore e basta.
Poi accadde.



Secondo capitolo; da questo momento in poi metterò il turbo, mancano una decina di giorni alla scadenza del contest e io ho sempre meno tempo di stare al pc (mio figlio monopolizza il mio computer, vuole vedere in continuazione i film Disney). Stavolta mi sono ispirata a una canzone, non viene citata da nessuna parte ma leggendo il testo (tradotto) ho scritto questo capitolo; la canzone è Down di Jason Walker.
Avrei voluto proseguire la storia in modo diverso (e probabilmente sarà così nei prossimi capitoli), ma mentre scrivevo mi è venuta un'altra idea e così ho preferito scegliere quella. Spero di essere riuscita a creare il terrore così come l'ho immaginato, nei prossimi capitoli si scoprirà cosa sta accadendo. Ovviamente i font restano tali, si aggiunge solo il font del diario che è uno della mia amatissima collezione di handfont: CoreysHand (alternativo: Monotype Corsiva).
Sperando che i prossimi pacchetti mi diano l'idea geniale per dare una svolta a questa storia (e soprattutto me la diano in fretta), vi saluto, invitandovi come sempre a recensire. ^_^
syssy5

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Capitolo 3
*** Come nasce un mondo ***


La Rosa Nera





Come nasce un mondo

Stavo passeggiando per riportare la spesa a casa, come ogni giorno stavo facendo la stessa strada. Il freddo invernale era giunto prepotentemente e dovetti stringermi addosso la giacca per ripararmi da un freddo spiffero.
Attraversai la strada principale e mi infilai in una fredda via ignorando le macchine che mi sfrecciavano vicine; presto sarei giunta a casa, nel frattempo evitavo di guardarmi intorno, non avevo voglia di incontrare qualche vicino, il mio umore me lo impediva. Il cancello della mia abitazione fece capolino dopo l’ultima curva e proseguendo con lo stesso passo spedito finalmente lo raggiunsi.
Non avevo mai avuto paura a uscire di casa, ma l’insicurezza degli ultimi tempi mi impediva di comportarmi naturalmente e preferivo starmene da sola. Prima di entrare però, non riuscii a impedirmi di controllare la cassetta della posta, abitudine che avevo da sempre e che non era passata nemmeno in quel periodo buio; afferrai il malloppo che vi trovai e in fretta oltrepassai l’uscio.
Appena mi richiusi il portone alle spalle tirai un sospiro di sollievo: ero al sicuro, nulla avrebbe potuto spaventarmi lì dentro. Sorrisi e mi diressi in sala da pranzo per appoggiare il sacchetto con la spesa e la posta sul tavolino. Tra quest’ultima erano presenti un paio di lettere e un sacco di pubblicità. Di solito non degnavo molta attenzione alle cose frivole, ma una locandina attirò la mia attenzione: era di una serie televisiva, dodici puntate da poco più di mezz’ora, l’immagine che fungeva da logo era la stessa rosa nera del mio diario.
Quasi ipnotizzata da quella strana coincidenza, andai al mio computer per saperne di più, internet non mi aveva mai delusa. Tuttavia non trovai nessuna informazione, nulla sulla trama o sul genere narrato, trovai solo le puntate da scaricare. Come trasportata da una forza invisibile iniziai il download dell’intera serie e appena ebbe finito la prima parte cominciai a vederla.
La storia mi coinvolse fin dall’inizio, guardai una puntata dietro l’altra, finché non giunsi all’ultima. La scena finale però fu tutt’altro che una coincidenza.

Un diario con una rosa nera sul frontespizio.
Il diario si apre da solo su una pagina a caso.
Il buio avvolge la stanza e lentamente si trasforma nel grigio nulla.
Nasce un sole, sale dall’orizzonte. Cresce l’erba e qualche pianta, gli animali fanno capolino da tutte le parti.
Il diario è sparito.

I colori impazziscono, l’erba diventa blu, gli alberi gialli e il sole verde.
Gli animali cambiano fattezze, diventano miscugli di altri animali.
Un ragazzo arriva dall'orizzonte, in mano il diario, scrive.
E per ogni cosa che scrive una nuova figura appare nella scena.

Non so bene quanto tempo restai a fissare lo schermo nero quando i titoli di coda smisero di scorrere, la scena finale di quella serie televisiva mi aveva coinvolta troppo.
Finalmente il cursore sullo schermo attirò la mia attenzione e spensi tutto. Era già notte, non mi ero resa minimamente conto che la giornata era già volata via ed era ora di tornare a dormire, ma per la prima volta da quando era iniziata quella strana storia non ne ebbi paura. A dire il vero non riuscivo minimamente a definire il mio stato d’animo in quel momento; una cosa però la sapevo...
Presi il mio diario e descrissi quello che avevo visto: il protagonista della serie – non la trama della serie intera – che scriveva su un diario identico al suo, il sole che sorgeva e portava la vita in un mondo vuoto e spento. Chiusi il diario con una strana pace nel cuore e mi recai in camera da letto stanca e assonnata; in pochi minuti, Morfeo mi prese tra le sue braccia.

E venne il mio sogno, il mio incubo. Il nulla che mi faceva visita tutte le notti. Era sempre lo stesso, spaventoso, grigio nulla. Quella volta però c’era qualcosa di diverso: una piccola e fioca luce ballava in lontananza. Aguzzai la vista senza successo, cercai di avvicinarmi, ma ogni passo non mi portava da nessuna parte. Attesi col cuore in gola, pronta a qualsiasi cambiamento spaventoso che avrei presto incontrato.
Uno sguardo verde acido e un riflesso di grano bruciato stavano camminando verso di me. Era il ragazzo della serie televisiva, lo stesso che scriveva nel diario mentre il mondo intorno a lui si plasmava e di cui avevo scritto io stessa nel mio diario. Come poteva essere lì e soprattutto come poteva brillare di luce? Solo allora mi resi conto di cosa recava con sé: un sole giallo.



Avrei voluto mettere prima questo capitolo, ma la sfortuna ce l'ha con me e mi sono ammalata nuovamente (anche se nell'ultimo periodo sembra che scrivo meglio da ammalata che da sana). Per questo capitolo ho utilizzato un prompt che mi dava una situazione/luogo/sentimento da sviluppare e che doveva essere il fulcro e io ho scelto "guardando l'ultimo episodio di una serie televisiva".
Ancora non sono riuscita a far evolvere la storia come vorrei, avevo già un'idea ma i prompt che mi vengono inviati di volta in volta stanno facendo prendere a questa storia una piega tutta sua, è proprio il caso di dirlo: si sta scrivendo da sola. Nessun nuovo font in questo capitolo, ho utilizzato i precedenti e quindi non li riscrivo.
Ora perdonatemi, sono stanca per l'ora tarda e per il malanno che non vuole lasciarmi, stasera sono di poche parole. Vi saluto, invitandovi come sempre a scrivermi una piccola (piccolissima) recensione, giusto per farmi contenta. ^_^
syssy5

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Capitolo 4
*** Il Sodalizio della Rosa Nera ***


La Rosa Nera





Il Sodalizio della Rosa Nera

Mi sembrava impossibile che la soluzione ai miei incubi fosse così semplice, così a portata di mano. Perché alla fine l'avevo capito, non riuscivo a spiegarmelo ma tutto ciò che scrivevo in quel diario diventava realtà.
Il nuovo sole mi riscaldava e illuminava il vuoto nulla; provai a immaginare diversi scenari per quel posto, decisi dove mettere alcuni elementi finché davanti ai miei occhi non apparve il luogo finito. Per la prima volta non ebbi paura di quel sogno, per la prima volta riuscivo a coglierne le infinite possibilità.
Lo strano ragazzo era ancora lì che mi fissava, aspettando paziente che gli rivolgessi parola. Mi chiesi se anche lui fosse frutto della mia fantasia o se fosse una persona reale, qualcuno che esisteva davvero da qualche parte del mondo, ormai non mi stupivo più di nulla. Gli sorrisi prima di avvicinarmi.
— Mi hanno detto di consegnarti questa. — disse ancor prima che potessi aprire bocca. Mi consegnò una busta, poi si voltò e se ne andò.
Io rimasi basita, solo quando mi resi conto di quello che era successo cercai di richiamarlo indietro. Avevo troppe domande: ‘Come poteva stare nel mio sogno?’ e ‘Chi erano coloro che gli avevano dato quella lettera?’ e ancora ‘Cosa significava quel mondo nel sogno?’ tuttavia non potei soddisfarne neanche una.
L'alba arrivò troppo presto strappandomi dal ragazzo e dal sogno. Un altro sole era giunto per svegliarmi coi suoi raggi e la similitudine mi fece sorridere.
Mi stiracchiai restandomene comodamente sdraiata su un fianco, ma quando infilai per caso la mano sotto al cuscino, vi trovai un oggetto piatto e rigido. Lo presi per un angolo e lo tirai fuori; quasi urlai quando mi accorsi che era la lettera del sogno.
Era di una carta pesante e ingiallita dal tempo, chiusa con un sigillo di ceralacca con impresso uno stemma che non riuscii a distinguere. Ruppi il sigillo e aprii la busta sfilandovi un foglio altrettanto ingiallito quanto vecchio. Impaurita e smaniosa insieme iniziai a leggere:

Vossignoria è invitata a presentarsi venerdì p.v. alle ore 17:00, al seguente indirizzo.
Firmato: Il Sodalizio della Rosa Nera

Seguiva l'indirizzo; il tutto era scritto con una calligrafia stretta e spigolosa, e anche se non erano che poche parole, intuii un grande carisma dietro quel semplice invito.
Rilessi la firma: cos'era ‘Il Sodalizio della Rosa Nera’? Per scoprirlo sarei dovuta andare a quell'incontro.
I due giorni che mi separavano dalle risposte che tanto agognavo trascorsero in fretta, mentre il mio mondo prendeva sempre più forma e andare a dormire diveniva sempre più un piacere. Poi arrivò il venerdì che, come a farsi beffe della mia impazienza, sembrava non voler finire mai. Giunse infine l'ora di svelare quel mistero.
Non ci misi molto ad arrivare, non conoscevo quell'indirizzo, quindi mi stupii di trovarmi davanti uno di quei pub che sembravano usciti direttamente dai tempi di re, regine e stregoni. Entrai e sulla prima non vidi nulla, tanto ero accecata dal sole dell'esterno che per abituarmi all'oscurità che lì dentro regnava sovrana mi ci occorsero alcuni minuti.
Una rosa nera era incisa in una specie di insegna che penzolava sopra al tavolo più grosso del locale; era una tavoletta in legno di quercia chiaro e striato di venature, forse l'unica cosa che non era in stile con tutto il resto.
Mi avvicinai notando che già due o tre persone vi sedevano distanti gli uni dagli altri, due ragazze – anche se una pareva trovarsi lì per sbaglio – e un ragazzo. Sedetti anch'io, restandomene in religioso silenzio e limitandomi a osservare gli altri: la prima ragazza era intenta a scrivere fitto fitto sul suo diario che, lo riconobbi poi, era come il mio; il ragazzo parlava con l'altra, quella che aveva l'aria spaventata, cercando sicuramente di rassicurarla. Io invece fui attratta dal menù di fronte a me.
Ben preso il locale – o meglio, il tavolo – si riempì, anche se solo pochi osavano parlare. Non ricordavo di aver mai assistito a un raduno simile senza il solito chiacchiericcio di sottofondo. Infine arrivò una donna alta, coi capelli più lunghi che avessi mai visto: erano lisci, di colore rosso mogano e le arrivavano alle caviglie; era vestita con una lunga veste scura che non riuscii a identificare bene. Si sedette in mezzo a noi e prima di parlare ci rivolse un ampio sorriso.
— Voi tutti vi starete chiedendo perché siete stati convocati qui. — iniziò con voce solenne — Siete qui perché ‘Il Sodalizio della Rosa Nera’ vi vuole con sé. Ma prima di chiedervi cosa sia ‘Il Sodalizio della Rosa Nera’, dovete sapere come nacque la nostra congrega.

Era un diario del tutto simile a un qualsiasi altro pezzo di carta; nessuno ne sapeva l'origine, ma la sua funzione fu scoperta da Nigrum Rosa, una giovane mercante dell'epoca, quando per la volta vi scrisse cosa voleva cambiare nella sua vita. A quelle pergamene vennero prima aggiunte pagine, poi divise in due diari e progressivamente si venne a creare una specie di rete, e di conseguenza una congrega che tenesse uniti gli utilizzatori dei diari.

Seguirono alcune domande, poche, tutte le curiosità dei presenti erano state soddisfatte dal racconto del primo diario.
Mentre quella donna parlava non mi accorsi che alcuni camerieri avevano portato da bere, fu solo le parole che udii in seguito a farmi abbassare gli occhi sulla bevanda ambrata: era il ‘Rito di Iniziazione’, dovevamo bere dai nostri calici come fecero i nostri avi anni addietro. Subito alcuni che le sedevano accanto la seguirono senza indugi, altri alzarono i propri calici dopo un attimo di titubanza; alla fine tutti brindammo e bevemmo. Io mi ero lasciata convincere subito, speravo immensamente di non essere stata abbindolata, ma il mio cuore mi diceva che stavo percorrendo la strada giusta, per questo fui tra le prime ad alzare la mia coppa al cielo. Scoprimmo poi che la bevanda ambrata altri non era che birra, ma tra le più speziate che avessi mai bevuto.
La riunione era finita, la donna si alzò e se ne andò. Alcuni tra i presenti avevano preso a chiacchierare tra loro, segno che già la congrega appena formatasi era già solida. Io non avevo nessuno con cui palare, per la prima volta sentivo di non voler condividere con altri il mondo che avevo creato grazie al diario; una voce ruppe i miei pensieri.
— Spero di non averti spaventata l'altra notte. — La conoscevo, eppure non riuscivo a inquadrarla. Mi voltai per scoprire chi mi stesse rivolgendo la parola e rimasi basita nel vedere il ragazzo del sogno.



Ho pronto questo capitolo da un po', non l'avevo ancora postato perchè c'è un pezzo che non mi piace, ma non sono riuscita a sistemarlo meglio di così e quindi l'ho messo lo stesso (anche e soprattutto perchè non posso più rimandare). Ora manca solo il finale.
Per questo capitolo ho usato il prompt dei tre oggetti da inserire, in questo caso erano "sigillo di ceralacca", "birra" e "legno di quercia". Qui è presente un nuovo font, quello della lettera che è ChicksHand (alternativo: Monotype Corsiva), uno dei miei preferiti.
Scappo, ho il bimbo malato e appena avrò i nuovi pacchetti mi metterò al lavoro sul finale, quindi vi saluto, invitandovi come sempre a recensire. ^_^
syssy5

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Capitolo 5
*** Quelarn ***


La Rosa Nera





Quelarn

Da quel giorno non lo vidi più o almeno non di persona; ci incontravamo ogni notte nel sogno. Era diventato il nostro sogno, lo costruivamo insieme, ognuno metteva del suo e il nostro mondo diventava di volta in volta sempre più perfetto.
Avevo fatto proprio bene a tenere il diario e a entrare nel Sodalizio della Rosa Nera; in ogni caso non avrei potuto fare altrimenti, ero troppo coinvolta per tirarmi indietro. E tutto questo mi aveva portato a lui, oltre a farmi vivere in una specie di paradiso terrestre. I diari ci avevano scelti e in quel momento non potevo non ringraziarli.
Giocavamo, scherzavamo e progettavamo la prossima modifica da fare durante il giorno. Era tutto così vivido, così vivo e reale, così colorato e allegro – o forse era la sua presenza a farmelo vedere tale.
Poi qualcosa si ruppe; non potrò mai dimenticare quella notte, le parole che mi disse. Per lui era solo un gioco da scemi.
— Un gioco da scemi? Può darsi. Però era il nostro gioco. — gli risposi prima di andarmene, anche se in realtà non potevo andare da nessuna parte. Restammo così, ognuno per i fatti suoi, per il resto della notte.
Sperai con tutta me stessa di non doverlo rivedere la sera successiva, ma così non fu. Le mie notti tornarono a essere spiacevoli; non c'era più il terrore del vuoto nulla, bensì la consapevolezza di dover trascorrere quel tempo con qualcuno che mi aveva ferita. Era il nostro mondo e lui, con una sola parola, l'aveva distrutto.
— Rinuncia. — mi disse una notte, arrivandomi alle spalle — Rinuncia al Diario, rinuncia al Sodalizio.
— Perché? — domandai, ma non ottenni risposta.
Una cosa avevo però dimenticato: che la magia del diario non stava solo nel creare un mondo nel sogno, ma anche nel rendere reale ciò che sognavamo.

Si chiamavano Quelarn; sentii quel nome bisbigliato direttamente nel mio orecchio da un'ombra, nell'ultima sera che ricordo. Ero nel mio letto in stato di dormiveglia, il sonno non mi aveva ancora portata via con sé, ma non ero nemmeno così lucida da riuscire a capire cosa stesse accadendo.
Qualcuno si muoveva nella mia stanza, strisciava sul pavimento, sulle pareti, sul soffitto. Raggiunse la scrivania dove tenevo il mio diario: era quello il suo scopo. Poi un'altra voce – la sua voce – bisbigliò:
Se i diari finissero nelle mani sbagliate potrebbero riscrivere il mondo...
Come potevo sentire la sua voce se ancora non dormivo? E come potevo sapere che un'ombra stava strisciando nella mia stanza se non potevo essere sveglia?
Non permettere al Quelarn di prendere il diario...
Che fosse quello l'unico modo per svegliarmi dal mio mondo nel sogno? Proteggere il diario da quell'essere? Era forse per questo che non riuscivo a addormentarmi, anche se ci stavo provando con ogni fibra del mio essere?
SVEGLIATI!
Le voci sparirono, le sensazioni pure, io ero in piedi sul letto, arzilla come non mai. Vidi la creatura e urlai dal terrore: era davvero un'ombra, una specie di fantasma di buio, un fumo scuro senza consistenza. Tuttavia riuscì ad afferrare il diario e a strisciare fuori dalla finestra.
Partii all'inseguimento cercando di attraversare il più velocemente possibile la mia abitazione; l'ombra era molto più avanti rispetto a me, lei non doveva sottostare alle barriere architettoniche che mi intralciavano la strada, ma era lenta e questo mi permise di accorciare la distanza che ci separava.
Altre ombre raggiunsero la prima e ci circondarono. Non seppi dire se ero realmente attorniata da loro o se potevo andarmene calpestandole, in quel momento non avevo la minima intenzione di provarci. Fortunatamente i membri del Sodalizio della Rosa Nera accorsero in mio aiuto, accerchiando a propria volta i Quelarn.
— Ridammi il diario! — urlai alla creatura.
Molti esseri stavano già svanendo, il Sodalizio riusciva a scacciarli, non capii cosa usavano, non li stavo guardando. Il mio sguardo era solo per il diario, quasi non sbattevo le palpebre per non perderlo di vista; lui per me era tutto.
Avanzai qualche passo e la creatura strisciò via, ma avevo già capito di essere più veloce; in un lampo le fui addosso, le mie dita si chiusero attorno all'oggetto dei miei desideri, solo che le cose non andarono come speravo. Lo sentii urlare, il ragazzo che mi aveva prima accolta e poi ferita stava urlando per me. Cercai di voltarmi verso di lui, ma non lo vidi: l'ombra mi stava avvolgendo, mi aveva attirata nella sua trappola e io ci ero caduta. Il Sodalizio aveva voluto proteggermi, evitare che avessi paura di una qualsiasi ombra, invece non aveva fatto altro che portarmi alla mia fine.

Non sentii più nulla, né la sua voce, né alcuna sensazione. Non vidi più nulla, né lui, né il mio mondo nel sogno. Non percepii più nulla, né altri esseri viventi attorno a me, né la terra sotto di me. L'unica cosa che rimase fu solo il vuoto.



Eccomi col capitolo finale giusto in tempo per la scadenza del contest. Per prima cosa vorrei dire che non è il finale che volevo, io sono per i lieti fine o comunque neutri (motivo per cui ho cercato di rendere questa fine non proprio tragica, diciamo qualcosa di simile alla fine de "La sirenetta"), ma praticamente come tutta la storia anche questo capitolo si è scritto da solo, ha voluto finire così e io non posso che sottostare al suo volere. Passiamo ora a queste creature, i Quelarn; da sempre sono stata bravissima a inventarmi creature fantasy strane o inverosimili (o magari banali, fate voi) e quindi ecco qui che non sono riuscita a trattenermi. Mi dispiace solo di averlo fatto solo ora, queste creature escono fuori come un fulmine a ciel sereno e so che come scelta può non piacere (mio marito non è molto soddisfatto di questo finale, lo trova troppo veloce, ma a me piace anche per la sua velocità spiazzante che non ti ci fa capire nulla, ti lascia l'amaro in bocca... o almeno questo è quello che provo io). La narrazione in prima persona purtroppo (o per fortuna, nel mio caso) mi impedisce di spiegare molte cose, del tipo "perchè il Sodalizio non ha avvertito la protagonista del pericolo dei Quelarn?", se ve lo chiedete vi rispondo subito: non lo so. Questo capitolo è nato dalla citazione che dovevo usare e da un commento ricevuto al capitolo precedente; magari un giorno le scriverò un seguito dove spiegherò tutto ciò che qui è rimasto all'oscuro (da notare che i personaggi non hanno nemmeno i nomi).
Per il finale ho usato la citazione "Un gioco da scemi? Può darsi. Però era il nostro gioco. (Amami se hai coraggio)" e con questo finisco la serie di prompt da usare, uno diverso per ogni capitolo; li ricapitolo (scusate il gioco di parole):

• Capitolo 1: Prompt 5 (l'immagine che è poi ripetuta in ogni capitolo)
• Capitolo 2: Prompt 2 (canzone)
• Capitolo 3: Prompt 4 (situazione/luogo/sentimento)
• Capitolo 4: Prompt 1 (tre oggetti)
• Capitolo 5: Prompt 3 (citazione)

La Rosa Nera finisce qui, grazie a chi ha letto, commentato e inserito nelle varie liste la mia storia, è stato un dolce esperimento e sono fiera di averlo portato a termine.
Vi saluto e vi ricordo la classica pubblicazione nel pomeriggio (questa storia era l'unica fuori dalla scaletta, per farcela stare o avrei dovuto pubblicarla a contest scaduto e non era possibile, o avrei dovuto rimandare troppo altre pubblicazioni), sperando che le vostre recensioni non siano troppo crudeli (sempre se me ne lasciate). ^_^
syssy5

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