Blackbird di _Branwen_ (/viewuser.php?uid=138326)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 1 *** Capitolo uno ***
Blackbird.
“The
willow it weeps today
A
breeze from the distance is calling your name
Unfurl
your black wings and wait
Across
the horizon it's coming to sweep you away.
It's
coming to sweep you away”.
Immedesimarsi
negli animi della gente spesso è difficile, forse
addirittura quasi
sempre, se devo essere onesta fino in fondo con me stessa. Il famoso
“prova a metterti nei panni altrui” credo si possa
utilizzare
solo se ci si trova dinanzi a degli attori, precisiamo però
bravi,
che sanno uniformare la finzione alla realtà, rendendola
pertinente
e verosimile, così schifosamente
verosimile.
Occorre
ancora precisare che, nel caso in cui ci si trovi davanti a persone
che affermano
di conoscerti, allora questo ingrato compito dovrebbe risultare, se
non proprio facilissimo, almeno agevole, per certi versi.
Per
lo meno, questa era la mia supposizione, fino a un paio di mesi fa, o
giù di lì, quando mi sembrava che potesse esserci
un piccolo
barlume di speranza, un qualcosa capace di riscaldare il mio cuore e
di farmi continuare a pensare che la mia lotta, la mia forza, il mio
essere testarda, potesse farmi giungere alla meta, una vittoria
felice, sperata, desiderata con tutta me stessa, attestante il mio
coraggio.
Ho
capito però di essere una grande codarda e non è
giusto arrogarmi
l'etichetta di ragazza senza macchia e senza paura, capace di
affrontare le sfide che mi ritrovo davanti ogni giorno della mia
vita.
Penso
che il massimo del mio ardire sia proprio ammettere, almeno tra me e
me, che non sono la grande eroina che sembro agli occhi di chi non mi
conosce affatto, o solo superficialmente, o ancora, per l'unica
persona che ha trovato del buono in me al punto da avermi affidato il
suo cuore e la sua anima, senza riserva alcuna, con tutto l'amore che
nutre per me.
Sono
una pusillanime, c'è poco da dire o da fare.
Osservo
il mio volto allo specchio, gli occhi cerchiati dal naturale nero
delle occhiaie che ormai sono prossime a raggiungere gli zigomi, resi
neri a loro volta dal trucco scuro che amo portare anche se ormai
sciolto dalle troppe lacrime versate quotidianamente, oggi compreso;
i capelli lunghi tendenti al rossiccio e pesantemente richiamati sui
miei fianchi dalla gravità ad incorniciare un viso
considerato
carino, ma che, se fosse per me e per delle capacità che non
ho,
muterei del tutto, al fine di poter iniziare una nuova vita,
scongiurando l'eventualità che qualcuno mi riconosca.
Ma
poi, lo vorrei davvero?
In
cuor mio la mia risposta è una sola e la so bene.
Voglio
solo che tutto questo finisca, che tutto sparisca e si perda nei
flutti del fiume che scendiamo e non scendiamo, simbolo di costante
mutare e divenire.
Voglio
soltanto che un supplizio che per me dura da tanto, troppo tempo,
trovi una soluzione, quella stessa soluzione a cui avevo pensato da
chissà quanto tempo, ma che non attuavo mai.
Per
paura, forse?
Probabilmente
è così, magari si tratta solo di un ultimo atto
di egoismo che
afferma che è giusto aggrapparsi alla vita,
perché unica fonte sì
di sofferenze, dolori, ma anche di meravigliose esperienze da
scoprire, soddisfazioni da assaporare, piaceri mai conosciuti e tante
altre belle cose che, se ci rimugino su, mi lasceranno desistere dal
mio volere, l'ultima mia volontà.
Il
mio non è un atto di coraggio, non si tratta di una
resistenza
stoica la mia, non sono di certo Seneca, altro uomo dalle grandi
contraddizioni come le mie, forse posso però dire che
è un gesto
del tutto sentito, voluto fino in fondo, la paura vinta con la
viltà.
Il
simile si cura col simile.
Si
tratta solo della sublimazione della mia disperazione, l'estremo
sfogo di una ragazza mai capita fino in fondo.
“The
fragile cannot endure
The
wrecked and the jaded a place so impure
The
static of this cruel world
'Cause
some birds to fly long before they've seen their day
Long
before they've seen their day”.
Apro
l'armadietto dei medicinali in bagno, cercando qualcosa che possa
alleviare un lancinante mal di testa giunto così,
all'improvviso.
Pronuncio
con un sorriso sulle labbra la parola “nimesulide”
dopo aver
preso il tubetto delle compresse che mi servono; ho sempre trovato
divertenti i nomi dei principi attivi dei farmaci, per un qualche
astruso motivo ignoto anche al mio io. La mia parola preferita
però
è “metoclopramide”, sarà
perché mi piacerebbe che la merda del
– e nel – mondo avesse fine, o quanto meno, che si
attenui
almeno un po'.
Questo
sarebbe il compito che l'umanità intera, comprensiva di Homo
sapiens
superior, dovrebbe prefissarsi come fine ultimo, come bene supremo.
Il
bene del mondo viene prima di tutto e ognuno di noi può e
deve fare
la propria parte, seppur piccola. Le parole del buon vecchio
Professor X non erano proprio queste, ma la sua filosofia di vita
presenta anche questo assioma.
Penso
proprio che questo non potrà mai accadere.
Non
credo che io poi, personalmente, assisterò in prima persona
a un
miracolo
di tale portata. Non merito di essere felice, quindi questa grazia
non giungerà mai per me, sono giunta alla consapevolezza di
averlo
capito, oramai. Anche se ho impiegato ventidue anni per arrivarci...
beh, meglio tardi che mai.
Penso
che la felicità sia preclusa soltanto ad alcuni individui,
definibili come eletti,
tra i quali io non figuro per nulla.
Non
lo dico perché mi sento oppure perché voglio fare
la vittima, al
fine di essere compatita, per me la compassione è peggiore
oppure
sorella dell'ipocrisia e quest'ultima è da sempre la mia
peggior
nemica. Ritengo che la mia vita non valga poi così molto,
contrariamente a quanto mi hanno insegnato.
Ho
provato a cambiare la mia situazione, ad abbracciare il mio destino e
tentare di scriverlo a modo mio, direttamente, senza che nessuno
intralciasse la mia strada, fatta di sogni, desideri, ambizioni e il
cielo sa cos'altro.
Inutile
dire che non ci sono riuscita, altrimenti non sarei qui, a meditare
su cose che non dovrei nemmeno pensare, o più precisamente,
cose che
una ragazza come me, che ha tutto dalla vita – sempre secondo
chi
non mi conosce – non dovrebbe nemmeno lontanamente percepire
nell'anticamera del cervello.
“Ascend
may you find no resistance
Know
that you made such a difference
All
you leave behind will live to the end
The
cycle of suffering goes on
But
memories of you stay strong
Someday
I too will fly and find you again”.
Mando
giù due compresse senza bere dell'acqua, deglutendo
direttamente il
tutto. Inclino il collo all'indietro, compiendo un'estensione del
collo e di riflesso del capo; un gesto secco, deciso, che termino
mordendomi le labbra, lasciando che sanguino un po' dall'interno.
Ripenso
con un malsano piacere al fatto che non sono l'unica a cui piace
torturare in questo modo le mie labbra, e, proseguendo sull'onda di
questi pensieri, ricordo ancora meglio di quanto io mi sia persa tra
le braccia dell'uomo che amo, alcune ore fa, dopo essere corsa a
perdifiato a casa sua, cercando un contatto che non mi è
stato
negato, un abbraccio, un bacio, altre lacrime versate sul suo petto
per essere poi cullata dalla sua voce e dal calore di tutto il suo
essere.
«Troveremo
una soluzione a tutto» mi ha detto così,
fiducioso, speranzoso e
assolutamente convinto, molto di più di me, e dire che
solitamente
si dice che io sia la più... tosta
tra i due.
Emetto
un lungo sospiro, basso e greve, quando una voce mi fa trasalire.
«Allora,
Paloma, esci dal bagno o pensi ancora di voler fare delle
cazzate?»
Il
suo sguardo duro e severo è lì, fisso e
concentrato sui miei occhi
in un modo che non avevo mai notato rivolto a me.
È
appollaiato sull'imposta della finestra del bagno. I suoi occhi
azzurri saettano di qua e di là, non allontanandosi mai
dalla mia
figura, quando mi rendo conto di essere avvolta soltanto da un
asciugamano grande, avevo intenzione di fare una doccia, cosa che,
ovviamente, ora non è più possibile.
Continua...
L'angolo di Layla.
Salve a tutti,
sarò brevissima.
Pubblicherò
il secondo capitolo di questa storia che ho frammentato entro la fine
della settimana. Tutto ciò che succederà dopo
troverà una spiegazione e lì le mie note saranno
lunghette.
Spero possa piacervi.
Un bacione,
Barbara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo due. ***
«Ma,
Logan, ti pare il modo di entrare qui, nel mio, e sottolineo mio,
bagno? Potevo non avere nulla addosso!» scatto a dire
terribilmente
imbarazzata stringendo la morbida spugna all'altezza del seno.
Con
facilità, il mio amato
preside
entra nel bagno della mia camera e si pone davanti a me, non
smettendo di fissarmi, solo che stavolta, i suoi occhi sono giusto un
po' più dolci di prima. Mi guarda ancora, sorridendomi in
modo
bastardo.
«Se
è per quello ti ho già vista nuda, non
c'è bisogno che tu ti
nasconda e, per quanto tu appetibile possa essere, non mi permetterei
mai di importunare una mia studentessa, specie se si tratta di
te»
commenta avendo notato il mio rossore, ora più manifesto.
Dimentico
sempre che in una missione persi i sensi – e gli abiti
– e fui
soccorsa proprio da Wolverine, il quale si premurò di
portarmi
immediatamente al sicuro, ma ero nuda come un verme.
«Oh,
certo, per zia, dico bene? So che tra voi c'è stato qualcosa
tempo
fa...» ribatto, ben sapendo che quello che ho appena detto
risponde
al vero.
«Sì,
diciamo così. Però tu hai più curve di
lei, fattelo dire» dice lì
per lì indirizzando un'occhiata al mio
“balcone”, constatando
l'effetto che mi fa questa sottospecie di confessione.
«Maledetto
bastardo...» bofonchio a denti stretti. Non può
dirmi questo, in
virtù del fatto che per ben venti anni circa il solo
pensarlo mi
faceva inabissare spirito e cuore; non mi aspettavo questa cattiveria
gratuita, non da lui.
«Oh,
grazie, però dovresti chiamarmi preside, sai
com'è, siamo a
scuola...» il tono burbero questa volta è
malcelato dal suo fare
confidenziale che ha con me in tutta libertà.
«E
in una scuola normale
il preside si intrufola in camera delle allieve ignare e innocenti,
vero?» incalzo allo stesso modo.
«Ignara,
tu? Okay, posso concedertelo, ma innocente... no, decisamente no, non
lo sei. Per me non lo sei mai stata» non riesco a fare a meno
di
strabuzzare gli occhi, stupita per quanto ha appena detto. È
pur
vero che non mi sono mai tirata indietro nel fare battute salaci,
commenti maliziosi e quant'altro in sua presenza e con lui che, a suo
modo, ha sempre accompagnato i miei scherzi non proprio da brava
ragazza, atti a sedurlo, come mi sarebbe piaciuto fare.
Sì,
prima di incontrare lui...
«Paloma,
sei su questa Terra?» mi chiede Logan. Ero assorta nei miei
pensieri, come mio solito.
«Ehm,
sì, ora ci sono. Dimmi.»
«Sai
perché sono qui?» mi chiede con un cipiglio dedicato
tutto a me.
«Volevi
vedermi nuda di nuovo, vero?» ironizzo.
«No,
carina, passo. Rachel ha letto le tue intenzioni»
afferma, sicuro di quello che ha appena detto.
«E
così alla prof non passa il vizio di curiosare nelle menti
altrui...» ribatto sarcastica, dopo aver metabolizzato che
lui sa.
Logan sa.
«Gliel'ho
chiesto io in realtà» notando il mio stupore
prosegue «è da
alcuni giorni che sei strana, più pensierosa del solito,
sentivo che
non me la raccontavi giusta.»
Bene.
Colta in flagrante. Traggo un profondo sospiro.
Wolverine
mi conosce, mi conosce più di quanto lui non creda e forse
è per
questo che il mio ragazzo è geloso di lui.
Mi
sembra di sentirlo parlare proprio ora: «Sai, non sopporto
che Logan
possa starti vicino più di quanto non possa farlo io. Ogni
volta che
stai male e soffri, lui è come se fosse un porto in cui tu
dimori
sicura. Lo invidio non poco.»
Non
ha tutti i torti, alla fine.
«Oh,
ho capito» mormoro senza troppa convinzione.
Il
direttore della Jean Grey School cammina dritto per il piccolo
corridoio tra il bagno e il letto, prendendo la sedia accanto alla
scrivania e accomodandosi senza dir nulla, anzi, prendendo un libro
che non avevo più letto a partire da due giorni prima.
«Le
basi patologiche delle malattie, volume uno. Ce ne sono altri
quindi?» chiede, sfogliando un po' il pesante volume, notando
i
segni degli evidenziatori colorati che utilizzo per sottolineare
più
appunti vari e post-it inseriti a più non posso in un'unica
pagina.
«Sì,
ce n'è un altro, più grosso di
questo...» indico il secondo volume
e sento un inequivocabile fischio.
«Se
hai la pazienza di studiare tutta quella roba, buon per te, insomma.
Hai una certa predisposizione allo studio, perché non lasci
che lo
studio ti aiuti se questo è un momento difficile?»
«Ci
ho provato, quanto meno ho provato ad agire come hai detto tu, giuro.
Ma la situazione a casa è ingestibile. Non mi capiscono, non
lo
hanno mai fatto e quindi, se vuoi tutta la verità,
nient’altro che
la verità, mi sento in gabbia.»
«E
l'unica soluzione che vedi è tirare le cuoia? Ti facevo
più
intelligente!» mi aspettavo un rimprovero da lui, ma sentirlo
davvero, con quella voce più simile a un ringhio, mi ha
fatto più
male che bene.
«Tu...»
inizio «tu, non hai idea di come ci si senta! Non hai idea di
quello
che significa andare a tavola con gente che si pensi ti vogliano bene
e che desiderino il meglio per te e vedere che, quando sei felice, ti
affossano! Ti giudicano e non capiscono che ti sei innamorata e fanno
del male con delle semplici parole e con gesti ancor peggiori, volti
solo a separare chi, dopo tanto tempo, ha capito cosa voglia dire la
parola amore
o, se non altro, aspetta di scoprirlo con qualcuno che ora è
al
proprio fianco!» i suoi occhi azzurri saettano subito al mio
viso e
si specchiano nei miei, forse con quel sentimento che si può
chiamare... compassione? Con Logan non si può essere mai
sicuri,
visto che è imprevedibile.
Esattamente
come me.
«No,
hai ragione, non lo so, non ne ho idea, ma se posso fare qualcosa...
uhm, questo pomeriggio andiamo a trovare la strega e lo stregone, so
che li chiami così.
Magari,
chissà, sapendo che vi controllo, vi lasceranno in pace.
Tanto vale
tentare, no?» i miei occhi s'illuminano nel sentire questa
sua
proposta, inaspettatamente gentile e così tremendamente
angosciante.
«Grazie»
è tutto quello che riesco a mormorare, mentre la mia mente
pensa
tutt'altro.
“But
in this heart of darkness
Our
hope lies lost and torn;
All
flame like love is fleeting
When
there's no hope anymore”.
Se
Rachel ascolta anche questo mio pensiero in musica, allora
sì che
sono spacciata.
«Figurati.
Preparati che dopo la lezione andiamo dai tuoi, forza. Le cose
migliorano se si ha la volontà di agire e di mettercela
tutta.»
Beato
te, che ne sei così convinto.
Non
mi resta che annuire e il preside va via dalla mia camera, questa
volta utilizzando la porta.
E
io utilizzerò un'altra porta, sì, per sparire di
scena.
Non
andrà tutto bene, lo so.
Certe
cose le senti a pelle, come in preda a un istinto, quello di una
belva che sa di dover attaccare per non soccombere oppure...
Le
parole non servono più.
Credo
proprio che onorerò il mio nome e sarò coerente
fino alla fine.
Com'è giusto che sia.
Finisco
di scrivere queste piccole righe sulle quali stavo meditando a lungo
e prendo le altre compresse, sono stata attenta e ho fatto i dovuti
calcoli.
E
raggiungerò la
me stessa felice,
quella che ha capito che la serenità in questo mondo non le
appartiene e mai le apparterà.
La
Paloma testarda e fiera sarà se stessa in questo ultimo
tentativo di
chiedere di essere ascoltata e forse capita per davvero.
Prendo
dal cassetto della scrivania il wakizashi, prendo la piccola lettera
scritta con una bella grafia e mi siedo sulla poltrona.
Sono
pronta, magari un po' teatrale come Yukio Mishima, ma va bene
così.
Un
colpo solo, secco deciso.
Seppuku,
e sia.
Aspetto
che un corvo mi venga a prendere e che nell'aldilà, almeno
qualcosa
mi appartenga.
“Let
the wind carry you home,
Blackbird
fly away
May
you never be broken again.
Beyond
the suffering you've known
I
hope you find your way
May
you never be broken again
May
you never be broken again”.
Caro
Logan,
avevi
ragione, spesso l'amore è l'illusione che noi costruiamo su
di esso
e lo trasferiamo a persone che o non ci capiscono oppure che non sono
quelle che alla fine amiamo davvero.
Nel
mio caso, però, sappi che ti ho amato davvero e una piccola
parte di
me continua a farlo ancora, con tutto che il mio cuore appartenga a
Jimmy.
Il
nonno, Jimmy e tu siete gli unici uomini per me insostituibili, ma,
credo che questa volta sarà l'altra mia forma di coraggio a
parlare
e quindi tornerò tra le braccia di chi mi ha visto crescere.
Non
vedere la mia come una debolezza.
Credo
che solo compiendo le mie scelte possa essere davvero libera.
Libera
di pensare, di agire, di amare.
Per
me non è una fine, semplicemente un nuovo inizio.
Chissà, magari,
in una nuova vita, in un altro mondo, potrò davvero essere
felice
come voglio, con chi voglio e come credo.
In
questa, purtroppo, non è stato così, ma non ho
rimpianti.
Sono
soddisfatta, se posso permettermi di dire tanto, sono Paloma di nome
e di fatto, mi sa.
C'è
un'altra lettera a parte la tua, l'avrai vista di sicuro, per favore,
consegnala al destinatario.
Digli
che l'amo.
Grazie
di tutto,
Paloma.
L'angolo di Layla.
Salve, come promesso,
sono riuscita a postare nella settimana.
La canzone che fa da
colonna sonora è "Blackbird" degli Alter Bridge, parla della
morte e beh, è una delle mie canzoni preferite.
Quella che canta la
protagonista invece è "Hope vol.2" suonata dagli
Apocalyptica e cantata da Matthias Sayer.
Mi spiace molto di
avervi propinato una storia che parla di un suicidio e che nemmeno
l'eroe di tutta una vita della ragazza (il cui nome è preso da "L'eleganza del riccio" e se conoscete Paloma capirete subito i riferimenti) sia riuscito a far qualcosa.
Ma l'avevo scritta a
marzo e ora mi sono sentita pronta per farvela leggere.
Cosa posso dire?
Spero che non
giudichiate negativamente quanto dica il contenuto della storia, posso
accettare che sia scritta in un pessimo italiano, coi piedi, con orrori
vari ed eventuali, ma avevo bisogno di esternare ciò che
sentivo, affinché io possa rinascere ancora una volta.
Scriverla ai tempi fu
terapeutico. Rileggerla e correggerla altrettanto.
L'ho fatto solo per
questo, perché, sapete, anche a me piacciono le storie a
lieto fine, ma nella vita non è tutto bello o allegro, anzi,
spesso è esattamente il contrario.
Mi auguro che
capirete e se non è così non esitate a chiedere.
Grazie per
l'attenzione,
Barbara.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2131610
|