Blackbird

di _Branwen_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Blackbird.


The willow it weeps today
A breeze from the distance is calling your name
Unfurl your black wings and wait
Across the horizon it's coming to sweep you away.
It's coming to sweep you away”.


Immedesimarsi negli animi della gente spesso è difficile, forse addirittura quasi sempre, se devo essere onesta fino in fondo con me stessa. Il famoso “prova a metterti nei panni altrui” credo si possa utilizzare solo se ci si trova dinanzi a degli attori, precisiamo però bravi, che sanno uniformare la finzione alla realtà, rendendola pertinente e verosimile, così schifosamente verosimile.
Occorre ancora precisare che, nel caso in cui ci si trovi davanti a persone che affermano di conoscerti, allora questo ingrato compito dovrebbe risultare, se non proprio facilissimo, almeno agevole, per certi versi.
Per lo meno, questa era la mia supposizione, fino a un paio di mesi fa, o giù di lì, quando mi sembrava che potesse esserci un piccolo barlume di speranza, un qualcosa capace di riscaldare il mio cuore e di farmi continuare a pensare che la mia lotta, la mia forza, il mio essere testarda, potesse farmi giungere alla meta, una vittoria felice, sperata, desiderata con tutta me stessa, attestante il mio coraggio.
Ho capito però di essere una grande codarda e non è giusto arrogarmi l'etichetta di ragazza senza macchia e senza paura, capace di affrontare le sfide che mi ritrovo davanti ogni giorno della mia vita.
Penso che il massimo del mio ardire sia proprio ammettere, almeno tra me e me, che non sono la grande eroina che sembro agli occhi di chi non mi conosce affatto, o solo superficialmente, o ancora, per l'unica persona che ha trovato del buono in me al punto da avermi affidato il suo cuore e la sua anima, senza riserva alcuna, con tutto l'amore che nutre per me.
Sono una pusillanime, c'è poco da dire o da fare.
Osservo il mio volto allo specchio, gli occhi cerchiati dal naturale nero delle occhiaie che ormai sono prossime a raggiungere gli zigomi, resi neri a loro volta dal trucco scuro che amo portare anche se ormai sciolto dalle troppe lacrime versate quotidianamente, oggi compreso; i capelli lunghi tendenti al rossiccio e pesantemente richiamati sui miei fianchi dalla gravità ad incorniciare un viso considerato carino, ma che, se fosse per me e per delle capacità che non ho, muterei del tutto, al fine di poter iniziare una nuova vita, scongiurando l'eventualità che qualcuno mi riconosca.
Ma poi, lo vorrei davvero?
In cuor mio la mia risposta è una sola e la so bene.
Voglio solo che tutto questo finisca, che tutto sparisca e si perda nei flutti del fiume che scendiamo e non scendiamo, simbolo di costante mutare e divenire.
Voglio soltanto che un supplizio che per me dura da tanto, troppo tempo, trovi una soluzione, quella stessa soluzione a cui avevo pensato da chissà quanto tempo, ma che non attuavo mai.
Per paura, forse?
Probabilmente è così, magari si tratta solo di un ultimo atto di egoismo che afferma che è giusto aggrapparsi alla vita, perché unica fonte sì di sofferenze, dolori, ma anche di meravigliose esperienze da scoprire, soddisfazioni da assaporare, piaceri mai conosciuti e tante altre belle cose che, se ci rimugino su, mi lasceranno desistere dal mio volere, l'ultima mia volontà.
Il mio non è un atto di coraggio, non si tratta di una resistenza stoica la mia, non sono di certo Seneca, altro uomo dalle grandi contraddizioni come le mie, forse posso però dire che è un gesto del tutto sentito, voluto fino in fondo, la paura vinta con la viltà.
Il simile si cura col simile.
Si tratta solo della sublimazione della mia disperazione, l'estremo sfogo di una ragazza mai capita fino in fondo.

The fragile cannot endure
The wrecked and the jaded a place so impure
The static of this cruel world
'Cause some birds to fly long before they've seen their day
Long before they've seen their day”.


Apro l'armadietto dei medicinali in bagno, cercando qualcosa che possa alleviare un lancinante mal di testa giunto così, all'improvviso.
Pronuncio con un sorriso sulle labbra la parola “nimesulide” dopo aver preso il tubetto delle compresse che mi servono; ho sempre trovato divertenti i nomi dei principi attivi dei farmaci, per un qualche astruso motivo ignoto anche al mio io. La mia parola preferita però è “metoclopramide”, sarà perché mi piacerebbe che la merda del – e nel – mondo avesse fine, o quanto meno, che si attenui almeno un po'.
Questo sarebbe il compito che l'umanità intera, comprensiva di Homo sapiens superior, dovrebbe prefissarsi come fine ultimo, come bene supremo.
Il bene del mondo viene prima di tutto e ognuno di noi può e deve fare la propria parte, seppur piccola. Le parole del buon vecchio Professor X non erano proprio queste, ma la sua filosofia di vita presenta anche questo assioma.
Penso proprio che questo non potrà mai accadere.
Non credo che io poi, personalmente, assisterò in prima persona a un miracolo di tale portata. Non merito di essere felice, quindi questa grazia non giungerà mai per me, sono giunta alla consapevolezza di averlo capito, oramai. Anche se ho impiegato ventidue anni per arrivarci... beh, meglio tardi che mai.
Penso che la felicità sia preclusa soltanto ad alcuni individui, definibili come eletti, tra i quali io non figuro per nulla.
Non lo dico perché mi sento oppure perché voglio fare la vittima, al fine di essere compatita, per me la compassione è peggiore oppure sorella dell'ipocrisia e quest'ultima è da sempre la mia peggior nemica. Ritengo che la mia vita non valga poi così molto, contrariamente a quanto mi hanno insegnato.
Ho provato a cambiare la mia situazione, ad abbracciare il mio destino e tentare di scriverlo a modo mio, direttamente, senza che nessuno intralciasse la mia strada, fatta di sogni, desideri, ambizioni e il cielo sa cos'altro.
Inutile dire che non ci sono riuscita, altrimenti non sarei qui, a meditare su cose che non dovrei nemmeno pensare, o più precisamente, cose che una ragazza come me, che ha tutto dalla vita – sempre secondo chi non mi conosce – non dovrebbe nemmeno lontanamente percepire nell'anticamera del cervello.


Ascend may you find no resistance
Know that you made such a difference
All you leave behind will live to the end
The cycle of suffering goes on
But memories of you stay strong
Someday I too will fly and find you again”.


Mando giù due compresse senza bere dell'acqua, deglutendo direttamente il tutto. Inclino il collo all'indietro, compiendo un'estensione del collo e di riflesso del capo; un gesto secco, deciso, che termino mordendomi le labbra, lasciando che sanguino un po' dall'interno.
Ripenso con un malsano piacere al fatto che non sono l'unica a cui piace torturare in questo modo le mie labbra, e, proseguendo sull'onda di questi pensieri, ricordo ancora meglio di quanto io mi sia persa tra le braccia dell'uomo che amo, alcune ore fa, dopo essere corsa a perdifiato a casa sua, cercando un contatto che non mi è stato negato, un abbraccio, un bacio, altre lacrime versate sul suo petto per essere poi cullata dalla sua voce e dal calore di tutto il suo essere.
«Troveremo una soluzione a tutto» mi ha detto così, fiducioso, speranzoso e assolutamente convinto, molto di più di me, e dire che solitamente si dice che io sia la più... tosta tra i due.
Emetto un lungo sospiro, basso e greve, quando una voce mi fa trasalire.
«Allora, Paloma, esci dal bagno o pensi ancora di voler fare delle cazzate?»
Il suo sguardo duro e severo è lì, fisso e concentrato sui miei occhi in un modo che non avevo mai notato rivolto a me.
È appollaiato sull'imposta della finestra del bagno. I suoi occhi azzurri saettano di qua e di là, non allontanandosi mai dalla mia figura, quando mi rendo conto di essere avvolta soltanto da un asciugamano grande, avevo intenzione di fare una doccia, cosa che, ovviamente, ora non è più possibile.


Continua...


L'angolo di Layla.


Salve a tutti, sarò brevissima.
Pubblicherò il secondo capitolo di questa storia che ho frammentato entro la fine della settimana. Tutto ciò che succederà dopo troverà una spiegazione e lì le mie note saranno lunghette.
Spero possa piacervi.
Un bacione,
Barbara.

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


«Ma, Logan, ti pare il modo di entrare qui, nel mio, e sottolineo mio, bagno? Potevo non avere nulla addosso!» scatto a dire terribilmente imbarazzata stringendo la morbida spugna all'altezza del seno.
Con facilità, il mio amato preside entra nel bagno della mia camera e si pone davanti a me, non smettendo di fissarmi, solo che stavolta, i suoi occhi sono giusto un po' più dolci di prima. Mi guarda ancora, sorridendomi in modo bastardo.
«Se è per quello ti ho già vista nuda, non c'è bisogno che tu ti nasconda e, per quanto tu appetibile possa essere, non mi permetterei mai di importunare una mia studentessa, specie se si tratta di te» commenta avendo notato il mio rossore, ora più manifesto. Dimentico sempre che in una missione persi i sensi – e gli abiti – e fui soccorsa proprio da Wolverine, il quale si premurò di portarmi immediatamente al sicuro, ma ero nuda come un verme.
«Oh, certo, per zia, dico bene? So che tra voi c'è stato qualcosa tempo fa...» ribatto, ben sapendo che quello che ho appena detto risponde al vero.
«Sì, diciamo così. Però tu hai più curve di lei, fattelo dire» dice lì per lì indirizzando un'occhiata al mio “balcone”, constatando l'effetto che mi fa questa sottospecie di confessione.
«Maledetto bastardo...» bofonchio a denti stretti. Non può dirmi questo, in virtù del fatto che per ben venti anni circa il solo pensarlo mi faceva inabissare spirito e cuore; non mi aspettavo questa cattiveria gratuita, non da lui.
«Oh, grazie, però dovresti chiamarmi preside, sai com'è, siamo a scuola...» il tono burbero questa volta è malcelato dal suo fare confidenziale che ha con me in tutta libertà.
«E in una scuola normale il preside si intrufola in camera delle allieve ignare e innocenti, vero?» incalzo allo stesso modo.
«Ignara, tu? Okay, posso concedertelo, ma innocente... no, decisamente no, non lo sei. Per me non lo sei mai stata» non riesco a fare a meno di strabuzzare gli occhi, stupita per quanto ha appena detto. È pur vero che non mi sono mai tirata indietro nel fare battute salaci, commenti maliziosi e quant'altro in sua presenza e con lui che, a suo modo, ha sempre accompagnato i miei scherzi non proprio da brava ragazza, atti a sedurlo, come mi sarebbe piaciuto fare.
Sì, prima di incontrare lui...
«Paloma, sei su questa Terra?» mi chiede Logan. Ero assorta nei miei pensieri, come mio solito.
«Ehm, sì, ora ci sono. Dimmi.»
«Sai perché sono qui?» mi chiede con un cipiglio dedicato tutto a me.
«Volevi vedermi nuda di nuovo, vero?» ironizzo.
«No, carina, passo. Rachel ha letto le tue intenzioni» afferma, sicuro di quello che ha appena detto.
«E così alla prof non passa il vizio di curiosare nelle menti altrui...» ribatto sarcastica, dopo aver metabolizzato che lui sa. Logan sa.
«Gliel'ho chiesto io in realtà» notando il mio stupore prosegue «è da alcuni giorni che sei strana, più pensierosa del solito, sentivo che non me la raccontavi giusta.»
Bene. Colta in flagrante. Traggo un profondo sospiro.
Wolverine mi conosce, mi conosce più di quanto lui non creda e forse è per questo che il mio ragazzo è geloso di lui.
Mi sembra di sentirlo parlare proprio ora: «Sai, non sopporto che Logan possa starti vicino più di quanto non possa farlo io. Ogni volta che stai male e soffri, lui è come se fosse un porto in cui tu dimori sicura. Lo invidio non poco.»
Non ha tutti i torti, alla fine.
«Oh, ho capito» mormoro senza troppa convinzione.
Il direttore della Jean Grey School cammina dritto per il piccolo corridoio tra il bagno e il letto, prendendo la sedia accanto alla scrivania e accomodandosi senza dir nulla, anzi, prendendo un libro che non avevo più letto a partire da due giorni prima.
«Le basi patologiche delle malattie, volume uno. Ce ne sono altri quindi?» chiede, sfogliando un po' il pesante volume, notando i segni degli evidenziatori colorati che utilizzo per sottolineare più appunti vari e post-it inseriti a più non posso in un'unica pagina.
«Sì, ce n'è un altro, più grosso di questo...» indico il secondo volume e sento un inequivocabile fischio.
«Se hai la pazienza di studiare tutta quella roba, buon per te, insomma. Hai una certa predisposizione allo studio, perché non lasci che lo studio ti aiuti se questo è un momento difficile?»
«Ci ho provato, quanto meno ho provato ad agire come hai detto tu, giuro. Ma la situazione a casa è ingestibile. Non mi capiscono, non lo hanno mai fatto e quindi, se vuoi tutta la verità, nient’altro che la verità, mi sento in gabbia.»
«E l'unica soluzione che vedi è tirare le cuoia? Ti facevo più intelligente!» mi aspettavo un rimprovero da lui, ma sentirlo davvero, con quella voce più simile a un ringhio, mi ha fatto più male che bene.
«Tu...» inizio «tu, non hai idea di come ci si senta! Non hai idea di quello che significa andare a tavola con gente che si pensi ti vogliano bene e che desiderino il meglio per te e vedere che, quando sei felice, ti affossano! Ti giudicano e non capiscono che ti sei innamorata e fanno del male con delle semplici parole e con gesti ancor peggiori, volti solo a separare chi, dopo tanto tempo, ha capito cosa voglia dire la parola amore o, se non altro, aspetta di scoprirlo con qualcuno che ora è al proprio fianco!» i suoi occhi azzurri saettano subito al mio viso e si specchiano nei miei, forse con quel sentimento che si può chiamare... compassione? Con Logan non si può essere mai sicuri, visto che è imprevedibile.
Esattamente come me.
«No, hai ragione, non lo so, non ne ho idea, ma se posso fare qualcosa... uhm, questo pomeriggio andiamo a trovare la strega e lo stregone, so che li chiami così.
Magari, chissà, sapendo che vi controllo, vi lasceranno in pace. Tanto vale tentare, no?» i miei occhi s'illuminano nel sentire questa sua proposta, inaspettatamente gentile e così tremendamente angosciante.
«Grazie» è tutto quello che riesco a mormorare, mentre la mia mente pensa tutt'altro.
But in this heart of darkness
Our hope lies lost and torn;
All flame like love is fleeting
When there's no hope anymore”.
Se Rachel ascolta anche questo mio pensiero in musica, allora sì che sono spacciata.
«Figurati. Preparati che dopo la lezione andiamo dai tuoi, forza. Le cose migliorano se si ha la volontà di agire e di mettercela tutta.»
Beato te, che ne sei così convinto.
Non mi resta che annuire e il preside va via dalla mia camera, questa volta utilizzando la porta.
E io utilizzerò un'altra porta, sì, per sparire di scena.
Non andrà tutto bene, lo so.
Certe cose le senti a pelle, come in preda a un istinto, quello di una belva che sa di dover attaccare per non soccombere oppure...
Le parole non servono più.
Credo proprio che onorerò il mio nome e sarò coerente fino alla fine. Com'è giusto che sia.
Finisco di scrivere queste piccole righe sulle quali stavo meditando a lungo e prendo le altre compresse, sono stata attenta e ho fatto i dovuti calcoli.
E raggiungerò la me stessa felice, quella che ha capito che la serenità in questo mondo non le appartiene e mai le apparterà.
La Paloma testarda e fiera sarà se stessa in questo ultimo tentativo di chiedere di essere ascoltata e forse capita per davvero.
Prendo dal cassetto della scrivania il wakizashi, prendo la piccola lettera scritta con una bella grafia e mi siedo sulla poltrona.
Sono pronta, magari un po' teatrale come Yukio Mishima, ma va bene così.
Un colpo solo, secco deciso. Seppuku, e sia.
Aspetto che un corvo mi venga a prendere e che nell'aldilà, almeno qualcosa mi appartenga.

Let the wind carry you home,
Blackbird fly away
May you never be broken again.

Beyond the suffering you've known
I hope you find your way
May you never be broken again
May you never be broken again”.

Caro Logan,
avevi ragione, spesso l'amore è l'illusione che noi costruiamo su di esso e lo trasferiamo a persone che o non ci capiscono oppure che non sono quelle che alla fine amiamo davvero.
Nel mio caso, però, sappi che ti ho amato davvero e una piccola parte di me continua a farlo ancora, con tutto che il mio cuore appartenga a Jimmy.
Il nonno, Jimmy e tu siete gli unici uomini per me insostituibili, ma, credo che questa volta sarà l'altra mia forma di coraggio a parlare e quindi tornerò tra le braccia di chi mi ha visto crescere.
Non vedere la mia come una debolezza.
Credo che solo compiendo le mie scelte possa essere davvero libera.
Libera di pensare, di agire, di amare.
Per me non è una fine, semplicemente un nuovo inizio. Chissà, magari, in una nuova vita, in un altro mondo, potrò davvero essere felice come voglio, con chi voglio e come credo.
In questa, purtroppo, non è stato così, ma non ho rimpianti.
Sono soddisfatta, se posso permettermi di dire tanto, sono Paloma di nome e di fatto, mi sa.
C'è un'altra lettera a parte la tua, l'avrai vista di sicuro, per favore, consegnala al destinatario.
Digli che l'amo.
Grazie di tutto,
Paloma.







L'angolo di Layla.


Salve, come promesso, sono riuscita a postare nella settimana.
La canzone che fa da colonna sonora è "Blackbird" degli Alter Bridge, parla della morte e beh, è una delle mie canzoni preferite.
Quella che canta la protagonista invece è "Hope vol.2" suonata dagli Apocalyptica e cantata da Matthias Sayer.
Mi spiace molto di avervi propinato una storia che parla di un suicidio e che nemmeno l'eroe di tutta una vita della ragazza (il cui nome è preso da "L'eleganza del riccio" e se conoscete Paloma capirete subito i riferimenti) sia riuscito a far qualcosa.
Ma l'avevo scritta a marzo e ora mi sono sentita pronta per farvela leggere.
Cosa posso dire?
Spero che non giudichiate negativamente quanto dica il contenuto della storia, posso accettare che sia scritta in un pessimo italiano, coi piedi, con orrori vari ed eventuali, ma avevo bisogno di esternare ciò che sentivo, affinché io possa rinascere ancora una volta.
Scriverla ai tempi fu terapeutico. Rileggerla e correggerla altrettanto.
L'ho fatto solo per questo, perché, sapete, anche a me piacciono le storie a lieto fine, ma nella vita non è tutto bello o allegro, anzi, spesso è esattamente il contrario.
Mi auguro che capirete e se non è così non esitate a chiedere.
Grazie per l'attenzione,
Barbara.

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